Uno all - Magazine · senza aver paura di giocarla con il portie-re. Quando non abbiamo il...

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ESPERIENZE DALL’ESTERO Non si tratta di un nuovo acquisto per la prima squadra, ma di un’iniziativa del settore giovanile nerazzurro volta a migliorare gli aspetti metodologici e didattici grazie al confronto con un tecnico proveniente dalla penisola iberica. Giuseppe Baresi e mister Vilanova ci raccontano questi sette giorni e le metodologie d’insegnamento tipiche dei vivai spagnoli, oltre ad alcune esercitazioni che il tecnico ha proposto ai Giovanissimi Nazionali Luca Bignami Uno all Uno all

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ESPERIENZE DALL’ESTERO

Non si tratta di un nuovoacquisto per la prima

squadra, ma di un’iniziativadel settore giovanile

nerazzurro volta a migliorare gli aspetti

metodologici e didatticigrazie al confronto con un tecnico provenientedalla penisola iberica.

Giuseppe Baresi e misterVilanova ci raccontano

questi sette giorni e le metodologie

d’insegnamento tipiche dei vivai spagnoli, oltre

ad alcune esercitazioni cheil tecnico ha proposto

ai Giovanissimi Nazionali

Luca Bignami

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L’Inter ha invitato per una settima-na un allenatore spagnolo a lavo-rare sui campi del settore giovani-

le. Una scelta dettata dal desiderio di farproprie idee nuove e conoscere una cultu-ra calcistica differente dalla nostra. MisterFrancesc Vilanova Bayo, entrenador conalle spalle numerose stagioni all’internodel settore giovanile del Barcellona, haaccettato con entusiasmo la proposta diGiuseppe Baresi e ha trascorso una setti-mana a Interello, dirigendo in prima per-sona i Giovanissimi Nazionali con l’aiutodi Salvatore Cerrone, mister della squa-dra.

La presentazioneGiuseppe Baresi, responsabile del settoregiovanile della società di via Durini, cispiega la nascita di questa iniziativa equanto osservato nei giorni di permanen-za a Interello del tecnico spagnolo.

Come è nata l’idea di questo confrontocon alcune realtà straniere? «In una riunione ci siamo chiesti comemigliorare la qualità del nostro lavoro. Euna delle strade che abbiamo pensato diintraprendere è proprio questa: apprende-re metodologie di allenamento da alcunipaesi esteri. In pratica, scoprire culturedifferenti e modi diversi di proporre e in-tendere il calcio ci può consentire di co-gliere alcuni aspetti utili per fare un altropasso avanti nella formazione globale delcalciatore. Quindi, abbiamo rivolto losguardo a quegli stati in cui i settori gio-vanili sono all’avanguardia e la nostraprima scelta è caduta sulla Spagna. Maabbiamo in cantiere un’iniziativa similecon una società inglese. A tal proposito,conoscendo mister Vilanova Bayo e lasua preparazione maturata nel settore gio-vanile del Barcellona l’abbiamo invitato atrascorrere una settimana con noi, guidan-do direttamente uno dei nostri gruppi, iGiovanissimi Nazionali.»

Dopo aver osservato il tecnico spagnolodurante alcune sedute, quali sono ledifferenze notate rispetto agli istruttoridell’Inter?

«Lavora sempre con palla, anche dalpunto di vista atletico. Probabilmente inItalia iniziamo un po’ prima l’interventofisico, mentre in Spagna prediligono finoa una certa età esercitazioni solo con lasfera. E il possesso di questa è la basedella loro filosofia. Comunque credo siauna questione prettamente culturale, lega-ta alla realtà sociale iberica, al loro gustoper l’estetica e per il bello, mentre in Italiabadiamo di più al concreto. Dunque, dob-biamo essere bravi a cogliere gli aspettisalienti del loro lavoro senza snaturare leconnotazioni del nostro calcio. Hanno lafortuna di avere ancora molti ragazzi chegiocano per strada, cosa che in Italia nonsuccede. Quindi non ha senso prendere ilmodello spagnolo e copiarlo pari pari, maè necessario cogliere quanto ci può con-sentire di migliorare.»

Chiacchierando con il mister ha sco-perto altre peculiarità del suo lavoro edella mentalità iberica?«Lo scarso peso al risultato. Giocare beneè la parola d’ordine. Dovremmo far no-stra questa filosofia anche se non è facile.Sappiamo bene che il lunedì la maggiorparte degli addetti ai lavori, dei genitori edei giornalisti guardano la classifica e sidimenticano della prestazione. Ed eccoche nascono pressioni su società e allena-tori.»

Avete in cantiere altre iniziative di que-sto genere?«Stiamo per concludere l’accordo con ilLiverpool in modo da inviare un tecnicoin Inghilterra e avere l’occasione di vede-re all’opera un mister del loro settore gio-vanile qui a Interello. Inoltre, come ognianno è ai nastri di partenza il convegnoeuropeo, un’altra occasione di confrontocon l’estero.»

La cultura del giocoMister Vilanova Bayo ci racconta la suacarriera da giocatore, la filosofia del cal-cio spagnolo e le differenze che lo con-traddistinguono rispetto a quello italico.

Quali sono state le sue esperienze da

calciatore e da allenatore?«Ho iniziato nel settore giovanile delBarcellona, giocando nella seconda squa-dra. Poi ho disputato alcuni campionatinel Celta Vigo, nel Maiorca, nel Lleida ein altre squadre di serie B. Come tecnico,la mia esperienza principale è nelle infe-riores (settore giovanile) del Barcellona,dove la categoria maggiore che ho alle-nato corrisponde ai vostri Giovanissimi.In questa fucina di talenti ho avuto lapossibilità di ammirare molti tecnici, tracui Rexach, Quique Costas e Cruiff. Liosservavo sempre con attenzione perchépenso che l’aggiornamento costante sia lastrada migliore per crescere come allena-tore. Anche da giocatore mi comportavocosì: volevo scoprire i segreti dei mieientrenadores per metterli in pratica in fu-turo. Volevo e voglio migliorare e oracerco di documentarmi il più possibileanche viaggiando in Europa. Questo èuno dei motivi che mi ha spinto ad accet-tare con entusiasmo la proposta degliamici dell’Inter.»

Quali aspetti del calcio italiano cono-sceva prima di questa esperienza? «Ho partecipato con il Barcellona al tor-neo Maestrelli e a quello dedicato aGaetano Scirea in provincia di Milano, ri-manendo quasi un mese in Italia. E lesquadre del Bel Paese erano di buon livel-lo con giocatori di qualità. Però, il princi-pio es un poco distinto: in Spagna il belgioco, raggiunto grazie a un continuo pos-sesso di palla, viene sempre al primoposto. Il risultato è sì importante, ma nondecisivo. Bisogna conseguirlo solo edesclusivamente attraverso ottime presta-zioni; se giochi bene, puoi anche perdereuna o due partite, ma alla fine tale filoso-fia paga sempre, sia in termini numericisia per la crescita e la formazione di uncalciatore. E soprattutto, in caso di scon-fitta, è basilare comprendere il perché:così facendo, mañana ganaremos (doma-ni vinceremo).»

Per raggiungere questo obiettivo è im-portante utilizzare il più possibile ilpallone.

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«Sicuramente! Tutte le parti dell’allena-mento prevedono sempre il contatto conla sfera. Parto dal riscaldamento, con unabase di tecnica individuale e una partecoordinativa con andature pre-atletiche.

Nella seconda fase, intervengo sulla tecni-ca analitica, alternando giornalmente ilpassaggio, il tiro, il gioco di testa, il crosso l’uno contro uno. Nel terzo momento,l’obiettivo preminente è il possesso palla,

con delle partite a tema, lavorando in am-piezza o in profondità. Il tutto si concludecon la classica partita. Propongo anche gliaspetti fisici con la palla: per semplificareil concetto all’estremo, stringo gli spaziper intervenire sugli aspetti di rapidità, liamplio per la resistenza.»

Se vede un errore esecutivo, come locorregge? «Intervengo durante le fasi di recupero.Però, in caso di errori macroscopici, so-prattutto a livello tattico, i miei suggeri-menti sono immediati. Preferisco tale me-todologia perché ritengo fondamentalel’intensità delle esercitazioni e non possocontinuare a fermare l’allenamento. Negliesercizi svolti in questi giorni ho lasciatoliberi i ragazzi di provare nuove esercita-zioni, ricordando che il processo di ap-prendimento è lungo e passa anche attra-verso gli errori: al termine di ogni fase, in-fatti, con mister Cerrone correggevamoinsieme l’operato dei ragazzi.»

Come può riassumere in una parola lafilosofia calcistica spagnola?«Possession de la pelota! Se la mia squa-

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dra ha il pallone, gli avversari non posso-no fare gol. La nostra mentalità si basa so-prattutto sul concetto di campo muy gran-de con el balon e campo reducido sinebalon. Quando siamo in possesso dobbia-mo occupare il maggior spazio possibile ese non possiamo “sfondare” in una zona,occorre girare tranquillamente la sfera,senza aver paura di giocarla con il portie-re. Quando non abbiamo il controllo dellapelota, desidero che gli avversari sianocontrastati già nella loro metà campo, cosìda costringerli a lanciare palla lunga. Nondevono mai uscire palla al piede partendodalla difesa. E poi stringiamo gli spazi, la-sciando libero il lato debole del campo ri-spetto al pallone.»

Quale sistema di gioco predilige? «Il 3-4-3: rombo a metà campo, con attac-canti esterni e difensori che si allargano infase di possesso. E il vertice basso delrombo deve essere sempre il miglior gio-catore della squadra. Per costruire unaformazione, parto sempre dalla fase dipossesso. Ribadisco il concetto: se la miasquadra si trasmette per quindici volte lapalla, gli avversari faranno quindici sprint

Combinazioni a 4 giocatori: ilblu trasmette la sfera sul movi-mento verso destra del rosso, ilquale rigioca palla al giallo chesi è spostato nello stesso mo-mento in direzione opposta (si-nistra), in modo da creare spa-zio per il primo compagno.Quest’ultimo, ricevuto il pallo-ne, lo passa al bianco, che inguida prenderà il posto del blu.Ogni allievo dopo aver effet-tuato la giocata, cambia posi-zione con quello cui ha passatola sfera (figura 1a).Varianti: gli allievi eseguono lamedesima esercitazione prece-dente (1a) con la variante che ilbianco, ricevuta la sfera, giocadi sponda con il rosso che si èsmarcato per il tiro (figura 1b);gli allievi eseguono l’esercita-zione 1a con la variante che il

bianco ricevuta la sfera, giocadi sponda con il rosso, il qualela trasmette al giallo che si èsmarcato per il tiro (figura 1c).

Il passaggio a 3 giocatori: ilblu gioca palla sul corto alrosso che la ritrasmette a questidi prima. A tal punto, il blu lan-cia la sfera sul lungo al gialloche in guida raggiungerà la po-sizione di quest’ultimo. Il bludunque raggiunge la posizionedel rosso e questo quella delgiallo (figura 2).Variante: i giocatori eseguonola medesima esercitazione conla variante che il giallo rigioca lasfera al rosso. Quest’ultimo diprima intenzione la trasmetteràsul movimento incontro delgiallo (figura 2b).

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Cross e tiro a rete: il rosso trasmette lapalla al giallo che la gioca al blu. Questi lapassa sulla corsa del rosso, che controlla lasfera sul fondo e crossa per il movimento amezzaluna sul primo palo del giallo e perquello sul secondo del blu, entrambi pronti asegnare (figura 3).

2 > 2: il blu (difensore), in possesso di palla,la gioca al rosso più vicino, il quale di primaintenzione la trasmette al compagno a fian-co. Nasce così un 2 > 2 con il recupero dadietro del secondo difensore blu (figura 4).

Possesso di palla con 4 jolly: in un quadra-to di 40 metri di lato, i rossi devono mante-nere il possesso di palla ostacolati dai blucon l’aiuto di 4 jolly (gialli). I due gialli fuoridal quadrato rappresentano idealmente il di-fensore centrale e la punta centrale del 3-4-3,mentre i due all’interno sono i due vertici del

per contrastarci. Così si stancano e recu-perare la sfera, qualora la si perda, è piùagevole. Per insegnare questo sistema digioco, spiego i movimenti prima a seccoe poi con palla, vincolando gli avversariprima a un ruolo passivo e poi attivo.Chiaramente in un primo tempo in spazipiccoli, con pochi giocatori, fino ad arri-vare all’undici contro undici, passandoper numerose esercitazioni con i difensoriin inferiorità numerica. Ci vuole deltempo.»

Che differenze ha notato tra il calcioitaliano e quello spagnolo?«La preparazione fisica in Italia èmolto curata e i giocatori maturano

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rombo di centrocampo. Quando la squadrain fase di possesso perde palla inverte ilruolo con quella che difende (figura 5).

Torello nel cerchio di metà campo: si divi-de il cerchio in quattro spicchi e in ognunodi questi stazionano due giocatori di duesquadre opposte (i rossi sul perimetro e igialli all’interno). Sul diametro, invece, sonopronti 3 allievi jolly (blu), che giocano sem-pre con la squadra in fase di possesso. I rossidevono effettuare un possesso di palla osta-colati dai gialli che possono contrastare uni-camente il diretto avversario nel proprioquarto di cerchio. Cambio di ruoli dopo la

precocemente anche sotto l’aspetto tat-tico. Diciamo che hanno qualche mali-zia in più nel loro bagaglio tecnico-tat-tico; su un calcio d’angolo, ad esem-pio, cercano già il contatto fisico, siappoggiano all’avversario e così via.In Spagna, forse siamo più “puri” e,come già sottolineato, amiamo il pos-sesso di palla con tanti passaggi, moltoveloci, a due tocchi sui nostri campi,quasi sempre bagnati per rendere piùrapida la traiettoria. E poi ogni settoregiovanile produce giocatori per laprima squadra, cosa che non sempreavviene in Italia: al Barcellona su ven-tidue atleti in rosa almeno dieci pro-vengono dal vivaio e di questi quattroo cinque sono titolari.» ◆

perdita del possesso (figura 6). Indicazione: si può alternare questa eserci-tazione ogni 10’ con una di torello 8 > 2 inun quadrato di 20 metri di lato.

Partita a 3 squadre con zona neutra: in uncampo a 11 si disputano una partita in cui siconfrontano in una metà campo rossi e blu,mentre nell’altra sono pronti i gialli. I blu de-vono cercare di segnare ostacolati dai rossi edopo la rete ricevuta la sfera dal portierehanno il compito di superare la zona neutraper segnare nell’altra metà campo ai gialli.Se i rossi conquistano palla devono a lorovolta portarla oltre la zona neutra. Le duesquadre possono avvalersi della collaborazio-ne di un jolly per spazio, gli allievi neri (figu-ra 7).

Un ringraziamento particolare a misterMarco Monti che ha collaborato all’intervista e agli autori della videocassettasugli allenamento svolti a Interello.