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per ricucireDI MARCO DAMILANO

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Editoriale

MAURO BIANI

AM0LAAPPLAUSI)

Stramante, stralunata, l'esperienza di un pae-saggio conosciuto eppure all'improvviso defor-mato, qualcosa di familiare ma che non si mettepiù a fuoco, è ín dissolvenza. Una lenta caduta,come nei sogni. Prendo a prestito questa imma-gine di Leonardo Sciascia per descrivere lo stato

della istituzione centrale della nostra democrazia. Il Parla-mento, nella nostra Costituzione, è il cuore del sistema demo-cratico e infatti è stato l'oggetto di ogni tentativo di riformadegli ultimi trenta o quaranta anni. Ora ci risiamo: se non cifosse stato il covid avremmo già votato per il referendum cheè chiamato a confermare o meno la legge costituzionale di no-ve mesi fa che ha tagliato il numero dei parlamentari. Da 630a 400 i deputati, da 315 a 200 i senatori.La consultazione è stata spostata a causa dell'epidemia e fis-

sata per il 20 settembre. Per caso, il giorno in cui cadono i 150anni dalla breccia di Porta Pia, Roma capitale che concluse lafase risorgimentale, l'unità d'Italia. Nessuno sembra avere in-teresse fino a questo momento e se ne capisce il motivo. Unreferendum che taglia i parlamentari, quasi senza motivo,senza accompagnare il provvedimento ad un'altra riforma, aun qualche cambiamento, è una festa della Divisione e dellaDisunità, il trionfo dellAnti-politica. Con una campagna elet-torale estiva, con l'attenzione spostata su problemi avvertitidall'opinione pubblica come ben più gravi e urgenti, l'esitosembra scontato, per questo tipo di referendum non è previ-sto un quorum e il risultato è valido a prescindere dal numerodei votanti. I sostenitori del taglio, primi fra tutti i capi del Mo-vimento 5 Stelle, sono sicuri della vittoria. E con ottime ragio-ni. Della riduzione dei parlamentari si parla da decenni. In -,

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Marco Damilano

tempo di crisi economica ogni sforbiciata ai costi della po-litica è benvenuta. E poi c'è la più che decennale polemicacontro la Casta, oggi ripresa dalla nuova Casta costituita (an-che) dagli ex grillini. Gli esponenti della nuova nomenclaturache occupa, lottizza, spartisce il potere, in Rai e negli enti pub-blici, nei ministeri e nelle burocrazie, famelici quanto i prede-cessori.Sembra il tempo giusto per le forbici brandite da Luigi Di Ma-io, il taglio dei parlamentari. Ma è un falso, questo è il temposbagliato. E per questo bisogna parlarne, fin da ora. Perchél'anno del covid ha consegnato all'Occidente e all'Italia due

LA CRISI POST COVIDRICHIEDE PIÙ POLITICA E PIÙDEMOCRAZIA. INVECE L'ITALIAVA A UN REFERENDUM COLTRUCCO, CHE INDEBOLISCELA RAPPRESENTANZAemergenze visibili, ferite pulsanti e sanguinose, ma ancheun'emorragia nascosta e potenzialmente letale. La prima èl'emergenza sanitaria, i nostri quasi 35mila morti, un bilanciospaventoso in tempo di pace, cui si devono aggiungere i costialtissimi pagati dal servizio sanitario nazionale e l'onda d'urtosui pazienti delle altre patologie che nessun conteggio è riu-scito finora a misurare. La seconda si chiama emergenza eco-nomica, in cui siamo completamente immersi il blocco deiconsumi, il commercio che non riparte, le imprese costrette achiudere, i lavoratori in ca ssa integrazione e in mobilità, l'al-larme sociale in vista di un autunno carico di incognite.La terza emergenza è meno evidente ma altrettanto pericolo-sa. Riguarda lo stato delle nostre istituzioni e della nostra de-mocrazia, l'aria che stiamo respirando. Asfittica e intasata daiveleni. Proviamo a elencare. Il potere legislativo è percorso daun senso di inutilità. Se il Parlamento avesse davvero smessodi lavorare in questi mesi, come si è voluto far credere, in po-chi se ne sarebbero comunque accorti. Alla Camera e al Sena-to si muovono le anime morte, i fantasmi dei legislatori senzapiù il corpo che era assicurato dal consenso popolare: anni diliste bloccate, parlamentari scelti dai capipartito nella cer-chia degli amici o dei compagni di classe o dalla piattaformaRousseau hanno eliminato alla radice l'idea di rappresentan-za. Resta in piedi il potere esecutivo, il governo presiedutodall'avvocato Giuseppe Conte: più che decidere appare, piùche guidare è ossessionato dall'esigenza di dare l'impressionedi farlo. Più che affrontare le questioni le contempla e soprat-tutto contempla se stesso nel ruolo di colui che ascolta e chedecide.

Infine, l'ordine giudiziario è chiamato ad affrontare una dellecrisi più gravi della storia repubblicana. L'inchiesta della pro-cura di Perugia sul giudice Luca Palamara ha dato il colpo fi-nale e ha delegittimato completamente agli occhi dei cittadinil'imparzialità e l'autorevolezza della magistratura e dell'orga-no di autogoverno, il Csm. «Modestia etica», l'ha definita ilpresidente della Repubblica Sergio Mattarella, in contrastocon l'esempio luminoso dei servitori dello Stato caduti vitti-me del terrorismo rosso e nero e della criminalità mafiosa ne-gli scorsi decenni. Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Gui-do Galli, Mario Amato, Gaetano Costa, Rosario Livatino. Ripe-tiamoli questi nomi, impariamoli a memoria. E paragoniamo-li a quelli dei mediocri faccendieri con la toga, la P2 piccolapiccola quella che ruotava attorno a Palamara e che condizio-nava gli incarichi nelle procure, la manutenzione di carriereinsignificanti nelle mani di traffichini che amministrano lagiustizia. Certo, Palamara non era da solo ad agire, era lo spec-chio di un sistema. Ma questo non fa che sottolineare la fine diun'illusione pericolosa, che i magistrati fossero un'élite sceltaper moralizzare il Paese. Anche in questo: una lunga caduta.

Conclusione: la crisi post-covid richiede più politica equindi, in forme del tutto nuove rispetto al Novecento, piùStato. In tutto l'Occidente le istituzioni sono messe alla prova:negli Stati Uniti che vanno al voto, nella Francia presidenzialee nell'Inghilterra post-Brexit, nella Germania della grande co-alizione e nella Spagna della coalizione inedita socialisti-Po-demos. In tutto l'Occidente, di fronte alle crisi globali, la rispo-sta va nella direzione di un rafforzamento delle istituzioni.Solo in Italia lo Stato è uscito smantellato, pezzo a pezzo. Nel1970 la nascita delle Regioni rappresentò la speranza di unmaggiore equilibrio tra i territori e lo Stato centrale, le riformedegli ultimi venti anni hanno distrutto l'equilibrio e aumenta-to il diritto di veto di ogni singolo presidente di giunta regio-nale, quelli che si fanno chiamare governatori, all'americanaLe riforme costituzionali che hanno toccato i poteri del Parla-mento, respinte dai cittadini nel 2006 (la riforma Berlusconi)e nel 2016 (la riforma Renzi), sono servite a certificare un pro-cesso di svuotamento. In un clima culturale che lo storico Pa-olo Prodi descrisse così in uno dei suoi ultimi libri, "Il tramon-to della rivoluzione" (Il Mulino, 2015): «Negli ultimi decenniabbiamo assistito a un rovesciamento semantico per cui conrivoluzione si intende in realtà il suo contrario, la distruzionedi ogni progetto, di ogni sviluppo coerente di visione del futu-ro. Nella nostra piccola Italia abbiamo addirittura un presi-dente del Consiglio che proclama di voler fare la rivoluzioneutilizzando istituzioni che per loro natura sono preposte allaconservazione delle strutture, senza pensare che il loro abbat-timento non porta alla costruzione di nuove realtà ma sempli-cemente al collasso dell'esistente».

Ogni riforma istituzionale, nel clima di emergenza demo-cratica che è conseguenza dell'emergenza sanitaria e econo-mica, dovrebbe darsi un unico obiettivo. Restituire più presti-gio, più autorevolezza, più peso alle istituzioni dello Stato e

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Ammendö a / Uff Stampa / àGF

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda il sindaco Emanuele Crestini al centro Mondo Migliore di Rocca di Papa il 23 giugno

alle donne e agli uomini che provvisoriamente le incarnano.Invece, succede il contrario. II Parlamento già estenuato è allavigilia di un referendum che mira a sgretolare un altro pezzodi quel poco di prestigio che ancora rimane alle Camere. C'èda dire che gli inquilini di Montecitorio e di Palazzo Madamahanno fatto di tutto per meritarsi questo risultato. Decenni dicorruzione e impunità. Risorse divorate. Seguiti dall'avventodei politici improvvisati, tanto incapaci quanto arroganti. Perquesto appare assurdo, grottesco il referendum per cui i citta-dini sono chiamati a tagliare il numero dei parlamentari. Per-ché in questo momento servirebbe l'opposto, un di più di po-litica, di rappresentanza, di Stato, anche quando i rappresen-tanti sono in gran parte clamorosamente inadeguati a rico-prire questo ruolo. Una ragione in più per chiedere migliorimeccanismi di selezione della classe dirigente. Quella che siforma in mezzo alla società, nelle cose della vita, come suc-cesse un anno fa al sindaco Emanuele Crestini. Fu l'ultimo adabbandonare l'edificio del comune di Rocca di Papa, alle por-te di Roma, invaso da una fuga di gas. L'ultimo a lasciare lanave, mettendo prima in salvo tutti gli altri, perché i capitani,gli uomini e le donne delle istituzioni fanno così. Per questosemplice atto di civismo Crestini ci ha rimesso la vita, c'erauna piccola folla distanziata a ricordarlo il 23 giugno, in primafila la figlia Maria Regina con una bambola. Nel giardino diMondo Migliore, l'edificio tutto marmi che negli anni Cin-quanta del Novecento doveva costituire l'avamposto della ri-conquista cattolica della società voluto da papa Pio XII e cheoggi invece ospita le famiglie dei migranti, compresi i profughiarrivati sulla nave Diciotti, i bambini di religione musulmana,

quasi trecento persone di diversa nazionalità, ha detto il pre-sidente della cooperativa Auxilium Angelo Chiorazzo che liaccoglie. C'era il presidente della Repubblica Sergio Mattarel-la. Ecco un uomo delle istituzioni e della politica rimasto inascolto della società civile, a esprimere l'idea di ricucitura traStato e società, tra le istituzioni e quella parte di cittadini chesi sentono lasciati soli, ma che in questi anni sono stati imbro-gliati, ingannati dalla prospettiva che bastasse rovesciare chistava in alto per risolvere ogni problema.Oggi in alto ci sono loro, gli stessi che invocavano le forbicicontro la casta. 11 Pd ha sempre ripetuto di puntare tutto sullanobiltà della politica, ma in questo passaggio si sente obbliga-to a tenere in piedi una maggioranza di governo con M5S chenon è mai diventata una vera alleanza politica. E così vengonotraditi elettori, militanti, amministratori. I tre capi del centro-destra Salvini, Meloni e Berlusconi, sono incapaci di impopo-larità, un punto perso nei sondaggi è una tragedia, in questosono allineati con i 5 Stelle.Resta la possibilità di mobilitare una società civile che non sifa prendere in giro. Serve un No al tagio dei parlamentari nonper difendere l'indifendibile: il Parlamento va protetto anchedai suoi inquilini, attuali e passati, perché, altrimenti, di giocoin gioco, viene giù la democrazia. Un No per svelare il truccodellantipolitica che si è fatta occupazione del potere, con isuoi cortigiani e con la protezione dei suoi fogli di riferimento,ma che vuole tenere viva la radice originaria tagliando un pez-zo delle assemblee rappresentative. II rammendo è l'oppostodelle forbici. Per questo serve il No. Per ricucire. ■

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