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1 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Storia “DALLO SPAZIO ANTROPOLOGICO AI LUOGHI VIRTUALI. ITINERARI CORSI DEL RICONOSCIMENTO.” Relatore: Candidato: Prof. Paolo De Simonis Giovanni Mancini Anno accademico 2004-2005

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea in Storia

“DALLO SPAZIO ANTROPOLOGICO AI LUOGHI

VIRTUALI.

ITINERARI CORSI DEL RICONOSCIMENTO.”

Relatore: Candidato:

Prof. Paolo De Simonis Giovanni Mancini

Anno accademico 2004-2005

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INDICE:

INTRODUZIONE…………………………p. 7

CAPITOLO 1: Lineamenti di storia còrsa

1.1 La Resistance……. …………………...p. 16

1.2 La dominazione genovese………….…..p. 18

1.3 L’indipendenza e Pasquale Paoli……....p. 21

1.4 Un problema francese………………….p.24

1.5 Il 1975………………………………….p. 31

1.6 Delle Giustificazioni…………………...p. 37

CAPITOLO 2: Siti internet e luoghi antropologici

2.1 Presentazione dei siti internet………….p.44

2.2 Colori e musica …in riflessione……….p. 63

2.3 Epistemologia dei siti e dei luoghi……..p. 65

2.4 Non-luoghi… ……………………..…...p. 75

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CAPITOLO 3: Le comunità virtuali

3.1 Reale e virtuale: una premessa………....p. 84

3.2 Comunità: concetto equivoco…………..p. 94

3.3 Comunità di…scelte…………………....p. 98

3.4 Comunità e identità……………………..p. 99

3.5 Identità nella rete……………………….p. 103

CAPITOLO 4: Etnografia del virtuale

4.1 I dati etnografici………………………...p. 112

4.2 Identità in rete………………………......p. 118

4.3 Le comunità virtuali, oggi……………....p. 127

4.4 Psicologia ed antropologia……………...p. 130

CONCLUSIONI: Cosa fare?…….…….p. 143

APPENDICE:…………………….……....p. 151

BIBLIOGRAFIA:…………………….….p. 225

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…dobbiamo ricordarci che ciò che osserviamo

non è la natura stessa, bensì la natura sottoposta

al nostro modo di porre le domande.

Heisenberg W.

PREFAZIONE

La Corsica non è solo un’isola. Qualcosa di speciale le appartiene: lo si

percepisce in ogni stagione si presti per una visita, oppure anche solo parlando

di Lei: non può lasciare indifferenti.

Il suo popolo, con la sua storia fatta di resistenza, possiede la stessa aura, lo

stesso fascino: la stessa sottile e quasi perversa forza d’attrazione; per

avvicinarvisi può essere utile rileggere alcune pagine di Mérimée1, che così

bene ne ha descritto lo spirito e l’ambiente.

Conoscere la Corsica significa amarla fino al punto di volerne essere parte.

Ma cos’è che la rende speciale, sinceramente non lo so.

Per quanto mi riguarda, può trattarsi di un’empatia naturale con il carattere

ostico ma generoso degli isolani.

1 Mérimée, 1966: “Colomba” , oltre ad offrire descrizioni geografiche estremamente chiare, decifra ad uso e consumo del lettore la tradizione còrsa della vendetta. “Matteo Falcone”, racchiude in poche struggenti, pagine, tutta la considerazione che essi provano per i francesi del continente: “…Quel briccone si è difeso come un orso…Mi ha ucciso un volteggiatore e, non contento di ciò, ha fracassato un braccio al caporale Chardon; ma, poco male, non è che un Francese.” [op.cit. p. 12] e il forte senso dell’onore e del rispetto nel quale si riconoscono tutti i còrsi: Matteo Falcone ucciderà infatti il figlio, di dieci anni, perché vendutosi per tradire un brigante.

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La mia volontà è trovare questo unicum: il problema è che non saprei cosa

cercare. La speranza è di riuscirci, magari per vie non volute, come un novello

Principe di Serendip, scoprendo qualcosa che solo gli occhi di un sognatore

possono ri-trovare, chissà, fra le castagne delle Sue foreste… e della Sua

birra…

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INTRODUZIONE:

L’antropologia ha avuto modo, e lo avrà ancora in futuro, di confrontarsi

spesso con il concetto assolutamente umano di “luogo”.

Il significato fondante, credo di poter mettere tutti d’accordo, riguarda quegli

spazi che, per svariati motivi, sono riconducibili a delle coordinate storiche,

emotive, e non ultime, geografiche (l’incrocio è un classico luogo di

riconoscimento). Potremmo chiamarli gli spazi della comunicabilità,

considerando elemento distintivo dell’essere umano la capacità di relazionare

la propria persona anche al di fuori del proprio contesto d’origine, generando

spesso, per questa via, situazioni che Umberto Galimberti definisce così:

“…allo stesso modo il luogo che lo straniero si trova ad abitare è per

lui estraneo, e perciò carico di solitudine…se poi impara a conoscerlo

troppo bene, allora dimentica di essere straniero e si perde in un senso più radicale perché soccombendo alla familiarità di quel mondo non

suo diventa estraneo alla propria origine”

[Galimberti, in Navarra, 2002].

Questa perdita della presenza, dal sapore demartiniano, può essere il risultato

non solo dell’allontanamento geografico del o dei soggetti in questione: il

riferimento palese è l’immigrato, ma anche l’allontanamento metaforico dalle

proprie origini.

A questo punto il riferimento al caso Corsica è d’obbligo. Come si potrà, spero,

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ben vedere dalle varie citazioni riportate, lo smarrimento identitario degli

isolani è ben rappresentato da quella che loro chiamano “francesizzazione”

dell’isola: una sorta di occupazione sentita come coloniale, che implica la

perdita di posti di lavoro a vantaggio di francesi del continente, ed un

progressivo oblio linguistico nel quale sembra ormai caduto l’idioma isolano.

Ecco che la ricerca identitaria coinvolge anche spazi particolari, ma pur

sempre relazionali, come i luoghi virtuali, dove le liste di discussione

assurgono a ruolo di tribuno del popolo post-litteram, o come i siti internet,

capaci di risolvere in suoni ed immagini concetti politici assai complicati.

Dopo una rapida incursione nella storia dell’isola, che ritengo sufficiente per

inquadrare lo “spirito” della resistenza a sua volta molto indicativa di una

“essenza” còrsa, passerò all’analisi dei siti internet che si occupano del

nazionalismo Còrso. Questa mia è stata una ricerca in progress; ad un certo

punto dello studio ho avuto l’opportunità di accedere alla lista di discussione

politica “unita-naziunale”. Da quel momento ho deciso di valutare di persona,

dal punto di vista della comunicazione sociale, quali potrebbero essere i limiti

ed i vantaggi dell’utilizzo di una risorsa globale come internet. La mia

intenzione, con il presente lavoro, è quella di dimostrare la possibilità di

utilizzo delle moderne tecnologie per i fini delle politiche identitarie.

Il processo mi ha costretto ad un tentativo di rivalutazione epistemologica degli

spazi virtuali, alla loro successiva riabilitazione come luoghi antropologici, e

all’analisi etnografica degli stessi.

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Questo obiettivo non è certamente nuovo nell’ambito delle scienze sociali.

La discussione, molto aperta in proposito, vede dispiegati due schieramenti:

da un lato chi ritiene “…che queste tecnologie siano in grado, in sé e per sé, di

aprire la strada a una versione diretta2, ossia partecipativa di democrazia”

3

[Maldonado, 1997, p.11], dall’altro i tecno-scettici, o forse, e la mia non è una

scelta di parte, chi probabilmente osserva con più distacco la realtà

telematica4.

E’ ancora Maldonado ad offrirmi lo spunto, quando osserva che pochi, (se pure

siano in costante crescita gli utenti di internet ) si possono permettere il costo

“…dell’impresa e avere a disposizione il tempo libero richiesto per

affrontarla”[p. 18]. Se la speranza, continua Maldonado, è quella di vedere

ripristinata l’agorà ateniese, il salto in avanti sarebbe costituito dal fatto che i

cittadini sarebbero gli artefici di una “… democrazia senza delega…”

[ibidem]. Ma non solo. Facendo parte di una piazza senza confini geografici,

D’un colpo, le soffocanti gabbie della nazionalità, della razza, del

genere e della religione perderebbero vigenza. In questo modo si

creerebbero le condizioni per l’avvento di una cultura che enfatizza i

fattori di convergenza e non di divergenza tra gli umani [ibidem, p.19] 2 Corsivo nell’originale 3 nella bibliografia citata in calce a questa affermazione, Maldonado non riporta Levy, 1994, opera che ritengo centrale per l’argomento in questione. 4 Lungi dall’assumere una posizione assoluta, riesco a valutare effettivi aspetti positivi e negativi nell’uso della rete: ritengo pertanto più giusto introdurre una nota di scetticismo anziché di totale negatività. Oltre allo stesso Maldonado, riferimento utile può essere Formenti, 2000, che già in sede di introduzione chiarisce la posizione di quanti vorrebbero demistificare lo spazio di internet: “Come suggerisce il titolo, - Incantati dalla Rete- il nuovo libro prende avvio proprio da questo ultimo aspetto: l’incapacità di analizzare la realtà della rete senza demonizzarla o beatificarla dimostra come la fulminea diffusione di internet abbia mostruosamente dilatato e potenziato il ruolo escatologico…che le nuove tecnologie svolgono nell’immaginario collettivo della tarda modernità” [op. cit. p. 14] . Interessante anche il taglio critico di Augè, che in La Guerra dei sogni denuncia le colpe che le tecnologie moderne, soprattutto quelle legate all’informazione digitale, hanno nella formazione di un : “…nuovo regime di finzione”, che entrando a far parte della realtà sociale, la contamina e la penetra “…al punto da farci dubitare di essa, della sua realtà, del suo senso e delle categorie (l’identità, l’alterità) che la costituiscono e la definiscono” [Augé, 1997a, p. 9]

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E’ forse questo quello a cui stiamo assistendo?

O forse il sorgere delle comunità virtuali, come vedremo, si presta a nuove

forme di chiusura verso l’esterno?

Non è forse vero che nelle comunità cerchiamo i nostri simili, siano esse

comunità fisiche o virtuali?

Come negare, infatti, l’affermazione secondo cui “…le comunità virtuali si

configurano come punti di ritrovo (o di rifugio?) in cui si coltivano soprattutto

le affinità elettive.”[ibidem, p. 20]?

Internet si ridurrebbe così ad un immenso crogiuolo, un melting pot della

comunicazione, ma solo in potenza, giacché nessuno ri-cerca ciò che non lo

attira.

E’ possibile risolvere questa contraddizione? Non lo so. La risposta

probabilmente la potranno sapere i nostri figli in un futuro quanto mai

prossimo, ricco di promesse tecnologiche.

Per il momento, questi sono i dubbi con i quali confrontarci.

Queste le sfide di un’antropologia del virtuale.

Una cosa ancora.

La stesura del testo mi ha spesso coinvolto oltre quanto pensavo possibile.

Credo che in parte questo fatto si debba all’argomento trattato, data la

vicinanza, in termini di investimenti emotivi, che ho con l’Isola.

Del resto, non riesco ad immaginarmi scrivere di qualsiasi cosa senza vedermi

coinvolto personalmente. Non sono in grado di valutare se questo fatto possa

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inficiare la correttezza di un lavoro di ricerca. Certamente, l’idea del

ricercatore avulso dal contesto in cui si applica, non fa parte del mio modo di

vedere.

Resta il fatto che, per una forma di correttezza usata nei miei e soprattutto nei

riguardi del possibile lettore, ho ritenuto necessario inserire, laddove

maggiormente sentite, delle note, “riflessioni” capaci, se non altro, di chiarire

la mia personale ed intima visione delle cose.

Credo e spero che possano dimostrarsi utili.

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Le speranze di Unità-naziunale…

1. Stabilire nuove relazioni con lo stato Francese, sulla base dell’uguaglianza e del riconoscimento del popolo còrso 2. Esercitare i poteri legislativo, esecutivo, giudiziario 3. Concepire e organizzare un proprio modello di amministrazione, determinare l’uso e l’ordinamento del proprio territorio ed esercitare il controllo sulle acque territoriali 4. Avere il controllo della propria fiscalità e delle risorse finanziarie, in particolare nell’ambito di rapporti nuovi con l’Europa 5. Definire la politica economica, sociale e culturale nonché l’ambito di attività degli agenti economici e finanziari stabiliti sul proprio territorio 6. Assicurare il controllo dei trasporti, quello della produzione e della distribuzione dell’energia 7. Assicurare la protezione e la restaurazione del proprio patrimonio e del proprio ambiente nell’ambito di un progetto di sviluppo sostenibile e durevole 8. Rendere la lingua còrsa ufficiale nell’Isola, nella prospettiva di un plurilinguismo necessario 9. Favorire un’economia identitaria diversificata e geograficamente equilibrata, fondata sullo sviluppo del settore produttivo e sulla cura della giustizia sociale 10. Determinare il proprio sistema educativo, garante della propria storia e della propria cultura, aperto sul mondo, sviluppando una politica di ricerca scientifica e tecnologica rispondente ai propri bisogni 11. Dotarsi di nuovi modelli di comunicazione per affermare la propria identità culturale e garantire la pluralità dell’informazione 12. Attuare una politica di corsizzazione degli impieghi, favorendo il ritorno dei còrsi dispersi nel mondo e definire la politica d’immigrazione in funzione dei propri interessi economici e culturali, nel rispetto dei Diritti dell’Uomo 13. Gestire la politica di cooperazione e delle relazioni internazionali, contribuendo in particolare a fare del Mediterraneo uno spazio di pace e libertà

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14. Ottenere l’amnistia di tutti i patrioti còrsi incarcerati, ricercati e perseguiti 15. Integrare un cammino per tappe che includa l’esercizio del diritto all’autodeterminazione, affinché la Corsica acceda ad una reale sovranità nazionale [rivistaindipendenza, n° 8, nuova serie, gennaio/marzo 2000]5

5 On-line sul sito www.rivistaindipendenza.org

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CAPITOLO 1: lineamenti di storia còrsa6

6 Le informazioni storiche delle prossime pagine, se non diversamente indicato, sono tratte da internet, specificamente dai siti cronologia.it e curagiu.com, sito, questo, dedicato dal nazionalismo còrso alla storia del proprio paese.

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1.1 La Resistance

Si chiede un piano di governo adatto alla Corsica. E’ chiedere più di quanto non si creda.

J.J.Rousseau, Progetto di costituzione per la Corsica, Ginevra, 1765, (1861)

La volontà di procedere alla costituzione di una nazione Còrsa ha origini

antiche. Le suggestioni, di natura filosofica e politica, che la accompagnano,

hanno subito il lento fluire del tempo, ammantandosi di un’aura leggendaria che

ne accresce l’importanza. Queste suggestioni nascono dalla storia stessa

dell’isola, che annovera fra i suoi figli personaggi che, presi singolarmente,

potrebbero bastare per l’epopea di un paese ben più grande.

La forza di questi personaggi e di coloro che nell’anonimato li hanno

accompagnati, sta nella loro capacità di resistere, in senso fisico e soprattutto

politico, a tutti quelli che nel corso dei secoli hanno cercato di governare il loro

paese.

In un recente volume, Jean-Guy Talamoni fornisce una sua definizione

dell’atteggiamento vitale Còrso, parlando di “culture de resistance” :

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« En manteinant cette culture de resistance …ils n’entendent pas faire survivre un archaisme, mais au contraire relever les défis du nouveu millenaire. » [Talamoni, 2001, p.84]

Ed in effetti è vera resistenza quella che ha accompagnato la crescita dell’isola

dagli inizi della sua storia.

Dapprima i Romani, che se pur in veste di conquistatori, la subirono

praticamente per tutta la durata della loro dominazione. L’intervento militare

iniziò nel 259 a.C. e si protrasse fino al 111 a.C.

Il popolo autoctono, che da ora in poi chiamerò còrso, combatteva conducendo

un’aspra guerriglia, tema militare ricorrente per far fronte all’endemica scarsa

risorsa di vite umane, nascondendosi nelle sue macchie impenetrabili :

“le Sénat la déclara province romaine; en réalité elle conserva cette liberté qu’aucun ennemi n’osait aller dompter au fond de ses impénétrables maquis.” [Duruy, in Talamoni, op.cit., p.61-62]

Dopo il 111 a.C., seguirono circa cinque secoli di “pax romana”, che videro la

fondazione di Mariana e soprattutto di Aleria.

Nei secoli successivi, si alternano invasioni barbariche e Impero Romano

d’Oriente. Nel 725 è la volta dei Longobardi e quando Pipino il Breve segna la

fine del regno di Liutprando nel 755, dona l’isola alla Santa Sede.

Le razzie Saracene sono invece la costante successiva, costante che si ripeterà

fin verso il XVII secolo.

Nel 1077 Papa Gregorio VII delega i poteri sull’isola al vescovo di Pisa

Landolfo; la città Toscana può così mantenere il controllo, per lo meno

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nominale, delle coste còrse, e questa presenza si protrae fino al 6 agosto 1284,

giorno della battaglia della Meloria, dove è sconfitta dalle forze di Genova.

Questa sarà presente con il suo governo, nonostante brevi interruzioni, fino al

1768, anno in cui si compie la “cessione” dell’isola al Re di Francia Luigi XV.

1.2 La dominazione genovese

Nel 1295, Papa Bonifacio VIII, compie un’operazione che si può prestare ad

una duplice lettura.

Nel tentativo di fermare la grave crisi che stava distruggendo il sud Italia, a

causa della disputa fra Angiò e Aragonesi per il controllo della Sicilia,

stabilisce, con il trattato di Anagni, che il nuovo Re d’Aragona Giacomo II

assuma il controllo del Regno di Sardegna e Corsica, che erano ancora soggette

al controllo rispettivamente di Pisa e Genova.7

Secondo invece gli storici còrsi, (qui potrebbe aprirsi un capitolo molto vasto

sulla voglia di protagonismo di questo piccolo grande popolo) la donazione

farebbe invece parte di un progetto teso a sminuire l’influenza genovese

sull’isola.8

7 Vedi Vitolo,1995, p. 558 8 si veda il sito www.curagiu.com alla voce storia

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Ma anche se il controllo, perlomeno sulla carta, era in mano agli Aragonesi,

segue comunque un lungo periodo durante il quale sarà proprio la città italiana a

lasciare il segno, nonostante numerose rivolte popolari dovute alle richieste

troppo pretenziose dei funzionari genovesi, rivolte che, fra l’altro, trovavano

nei sovrani Spagnoli fomentatori interessati.

Del 1383 è la nascita di Bastia come città, essendo stata fino allora solo un

presidio militare.

Dal 1408, anno in cui Genova cede i diritti sull’isola alla Banca di S.Giorgio,

i lavori di ammodernamento si susseguono ininterrotti: ponti, strade, castelli,

le torri litoranee volte a prevenire le incursioni barbaresche. Nascono le città di

Saint Florent, (1440) Ajaccio (1492) Porto Vecchio (1539). Ma tutto questo non

serve a placare il risentimento della società còrsa, che stanca dei continui

soprusi economici, spesso si ribella alla dominazione ligure.

Dalla metà del 1500 la Francia comincia ad interessarsi seriamente all’isola.

Sampiero di Bastelica, detto Sampiero Còrso9, soldato di fortuna nell’esercito di

Francesco I, si vota al progetto di battere i genovesi a favore dei francesi. Nel

1553, Sampiero, che diverrà eroe sfruttabile anche dalla “matrigna” Francia,

(usato nel tentativo di mostrarne l’attaccamento alla futura ed attuale patria)10

libera Bastia Corte ed Ajaccio, chiedendo il congiungimento dell’isola al regno

9 Nella mitologia popolare còrsa e nello spirito del nazionalismo stesso, Sampiero Còrso rappresenta uno dei grandi eroi che offrirono i propri servigi e la propria stessa vita per la causa della libertà contro l’invasore. Per una biografia si veda il già citato Talamoni, 2001, p. 66-69 10 “Eroi presunti come Sampiero Corso, milite del XVI sec. che –“reso cieco da un’ambizione divorante”- fu strumento in mano francese per dominare la Corsica, diventando però incredibilmente un eroe cui si ispirano direttamente molti dei più irriducibili nazionalisti. Eppure la storia è fatta anche di questi uomini, l’importante, - ricorda Donati – è saperli tenere al guinzaglio, utilizzarli per la giusta causa” [Pesenti, 2000]

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del nuovo sovrano Enrico II. Questa prima parentesi francese durerà fino al

1559, anno del trattato di Cateau-Cambrésis, con il quale tornerà nelle mani di

Genova. Al periodo genovese risalgono numerosi “ligurismi” tuttora presenti

nella lingua còrsa; si sviluppa inoltre una fiorente letteratura, soprattutto

annalistica storica. L’agricoltura conosce una crescita importante, attraverso lo

sviluppo della coltivazione di olivi e castagni. Nonostante tutto, le forti

pressioni di natura fiscale mantengono vivo un sentimento di insofferenza, che

nel 1729 darà corpo a un generalizzato movimento di ribellione contro la tutela

genovese.

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1.3 L’indipendenza e Pasquale Paoli11

Nel 1735 la Corsica reclama la propria indipendenza: si stabilisce una

Costituzione, che per la sua modernità molti studiosi vedono come precorritrice

della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, si crea una moneta e, fatto che come

vedremo assumerà rilievo molto importante in sede iconografica, la bandiera

con testa di moro in campo d’argento diviene il simbolo della nuova Nazione12.

Del 1736 è l’incoronazione di un Re, il Barone Theodor von Neuhoff, che non

ebbe, come monarca, la fortuna di reggere il regno molto a lungo, mentre invece

conobbe migliore sorte scenica divenendo personaggio del Candido, di Voltaire,

ed ispirando il Re Teodoro in Venezia, libretto di Giambattista Casti, musicato

da Giovanni Paisiello, nel 1784.13

Come già ricordato, il regno ebbe vita breve e tumultuosa; anzitutto non era

stato riconosciuto da nessuna potenza europea, inoltre Genova non si era mai

11 se non diversamente indicato, gli avvenimenti riportati sono tratti dal sito www.cronologia.it/storia specificamente “la Corsica e Genova, 1729-1769” 12 “Diverse le teorie riguardanti la scelta di questo simbolo. Attualmente la più accreditata tende ad evidenziare, oltre all’origine, il mutamento semantico di tale bandiera. Ideata dagli Aragonesi ai tempi della Reconquista della penisola iberica, la testa di moro era intesa come il macabro trofeo del moro decapitato, bendato perché condannato a morte. Sulla bandiera attuale, invece, la benda non copre più gli occhi, ma la fronte, intendendosi oggi la testa dello schiavo affrancato e libero.” [Durand, 2003, p. 40] 13 dal Dizionario dell’opera, al sito www.delteatro.it/

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allontanata dall’isola, conservando, nonostante numerose sconfitte dovute al

carattere di guerriglia della resistenza, molti bastioni e fortezze.

Purtroppo per gli isolani, la disponibilità di mezzi economici era completamente

a vantaggio della città genovese, che dal 1737 stipulò una convenzione con i

francesi, tramite la quale, Luigi XV, assicurando di rispettare la sovranità della

Repubblica sull’isola, si obbligava a mandarvi, dietro un compenso di

settecentomila genovine, prima tremila soldati ed in caso di bisogno altri

cinquemila, posti sotto il comando del conte di Boissieux.14

I ribelli còrsi, a fronte di uno sforzo così grande, si trovarono presto a mal

partito, ed il conte di Boissieux ed il suo successore Maresciallo Maillebois

ottennero la loro sottomissione.

Allo scoppio della guerra di successione austriaca, (1740-1748) i francesi

richiamarono le proprie truppe, credendo l’isola ormai pacificata.

In realtà, gli isolani non aspettavano altro per insorgere nuovamente, e vista

l’impossibilità di successo che aveva riscosso il tentativo di una monarchia

nazionale, si appellarono alla Casa Savoia, al Re Carlo Emanuele III (1745).15

Neanche questa volta l’isola riuscì a rimuovere il giogo dei genovesi: la

concomitanza della fine della guerra di successione austriaca ed il successivo

trattato di pace di Aquisgrana, (1748) distolsero l’attenzione dei reggenti dalla

voglia di libertà dei còrsi, più che mai in balia di Genova.

Ancora una volta non ci fu rassegnazione né si accettò lo stato delle cose.

14 dal sito www.cronologia.it/storia/aa1729a.htm 15 ibidem

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23

Essi ripresero le armi sotto la guida del patriota Giampiero Gaffori, che riuscì in

un primo tempo a tenere in scacco le forze congiunte di Genovesi e Francesi,

fino alla sua morte, per assassinio, il 3 ottobre 1753.

Lo stato di guerra proseguiva comunque, e la resistenza ottenne nuova linfa con

l’arrivo di colui che doveva diventare l’eroe più grande dell’indipendenza e di

tutta la storia còrsa, Pasquale Paoli.

Questi, il 29 aprile 175516, tornò sull’isola dall’Italia, dove si era trasferito

giovanissimo nel 1739, seguendo l’esilio del padre Giacinto, e di altri esuli

costretti alla fuga dopo il fallimento dei moti del 1735 ed il conseguente regno

di Theodor von Neuhoff.

Notevoli furono gli sforzi del Paoli, che si preoccupò inizialmente di unificare

gli animi dei suoi compaesani, sconfiggendo il partito dei feudatari.

Il passo successivo riguardò la rigenerazione e l’organizzazione del paese,

soprattutto per ciò che riguardava finanze, amministrazione, agricoltura ed

istruzione: oltre ad una costituzione, che metteva finalmente ordine nell’inquieta

isola, è del 1761 l’apertura dell’Università di Corte, nella quale potevano

insegnare solo professori còrsi.

Purtroppo i notevoli successi interni non intaccavano la ferma intenzione

genovese di riprendere il controllo totale dell’isola, (non bisogna infatti

dimenticare che i genovesi non l’avevano mai abbandonata e mantenevano il

controllo di importanti zone e roccaforti).

16 ibidem

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24

Fu così che il 7 agosto 176417, di fronte alle continue difficoltà, Genova stipulò

una nuova convenzione con il regno di Francia, tramite la quale si assicurava la

presenza sull’isola truppe transalpine, fermo restante il fatto che, alla scadenza

della convenzione, fissata per il 1768, i francesi avrebbero dovuto abbandonare

l’isola. Ma il 15 Maggio 1768,18 il plenipotenziario della repubblica di Genova,

stipulava a Versailles la cessione definitiva dell’isola, ponendo fine a secoli di

continue lotte che avevano causato non pochi danni alle casse dell’erario della

città ligure.

1.4 Un problema Francese.19

Se il passaggio alla Francia risolveva un problema annoso per Genova, non

lasciava certamente felici gli abitanti dell’isola, che si ritrovavano costretti a

combattere un nuovo e più potente nemico.

Dopo circa un anno di aspri combattimenti, il 9 maggio 1769, ottomila còrsi si

batterono contro trentamila francesi, nella battaglia di Pontenuovo, finendo

definitivamente sconfitti: Pontenuovo è tuttora considerata la tomba della libertà

còrsa.

Pasquale Paoli, costretto alla fuga, trovò asilo nella lontana Inghilterra. Dal

punto di vista politico, il riconoscimento francese della Corsica come parte

17 ibidem 18 ibidem 19 Fonte del par. : www.cronologia.it, “la Corsica e la Francia, 1730-1796

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25

integrante del regno di Francia, e non come territorio conquistato, fu successivo

al 1789, quando l’assemblea costituente estendeva all’isola i diritti e le leggi

francesi e richiamava i fuorusciti còrsi, vietando la loro persecuzione.

Fra questi ovviamente era il Paoli, che fece il suo trionfale ritorno sull’isola il

16 luglio 1790.

In forza della sua saggezza ed esperienza politica ottenne che fosse eletto

presidente dell’assemblea degli elettori, generalissimo delle guardie nazionali

còrse nonché amministratore di tutta l’isola.

Il suo amore per la libertà, che tanto lo aveva guidato nelle lotte per il suo paese,

non poté però impedirgli di risentirsi dell’atteggiamento violento e liberticida

che stava a poco a poco assumendo l’esito della rivoluzione francese. La sua

disapprovazione per la politica del Terrore, così come per la volontà del

Direttorio di portare la guerra contro altri popoli con il pretesto di consegnare

loro la libertà, lo mise presto sotto cattiva luce presso la Convenzione.

Accusato di tradimento, il 2 aprile 1793 fu decretato il suo arresto.

Gli isolani si schierarono compatti dalla sua parte, provocando una completa

rottura tra Francia e Corsica, tanto che il Paoli, a capo delle milizie isolane,

tentò a più riprese di scacciare i francesi.

Nell’impossibilità di farlo da soli, per l’esiguità delle loro forze, fecero appello

all’Inghilterra, da sempre amica del Paoli. Le operazioni militari si protrassero

dal 7 febbraio 1794, giorno dell’arrivo delle forze inglesi, al 10 agosto 1794,

data della capitolazione di Calvi, ultima roccaforte Francese.

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26

Durante questo periodo, il Paoli conduceva i colloqui per l’annessione della

Corsica al regno di Re Giorgio III.

Il 10 di giugno 1794, la Consulta còrsa, dichiarò ufficialmente la separazione

dell’isola dalla Francia, e dopo soli nove giorni presentò una propria

costituzione di modello monarchico parlamentare. Sovrano dell’isola era

Giorgio III, viceré e suo rappresentante Sir Gilbert Elliot, presidente del

parlamento Pasquale Paoli.

Da questo momento storico nasce una lunga controversia su quale fosse il reale

carattere del Paoli; i suoi denigratori asseriscono che deluso nella sua aspettativa

di essere eletto viceré, rifiutasse il ruolo di presidente del parlamento: altri, più

benevolenti, insistono invece sul fatto che la stanchezza fisica e ormai anche

mentale lo costringessero a declinare l’invito.

Purtroppo per la Corsica, il momento delle discordie non era ancora finito.

Da una parte la Francia si stava preparando per un contrattacco in grande stile,

dall’altra, i dissidi interni avrebbero presto portato il Paoli ad abbandonare

l’isola su suggerimento dello stesso re d’Inghilterra, che prestava orecchio alle

continue calunnie di chi vedeva il vecchio eroe come fomentatore del

malcontento còrso.

Partito per l’ultimo esilio il 13 ottobre 1795, Pasquale Paoli morì a Londra nel

1807 senza poter fare ritorno nella sua terra, se non per esservi definitivamente

tumulato nel 1889.

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Durante i primi anni del suo esilio le armate rivoluzionarie francesi andavano

mietendo successi in tutta Europa.

L’Inghilterra, rimasta da sola a combattere nel Mediterraneo, per ovvi motivi

logistici non era in grado di aiutare il viceré Elliott, alle prese con i tumulti degli

isolani, né tanto meno di vettovagliare la sua flotta.

Così il governo inglese si trovò costretto ad abbandonare l’isola. Era l’ottobre

del 1796: dopo poco più di due anni, durante i quali ben pochi erano stati i

giorni di pace, la Corsica tornava in mano francese. Praticamente da questo

momento, eccettuato per il breve periodo relativo all’occupazione italo-tedesca

(11 novembre 1942 – 8 settembre 1943) la storia Còrsa è storia di Francia.

Con l’occupazione definitiva non terminarono certo i problemi.

Credo sia importante sottolineare, per gli sviluppi successivi della storia còrsa,

che già dal 1792, in piena epoca rivoluzionaria, la Convenzione inizia a varare

proposte di legge tese all’abbattimento dell’alloglossia; il francese deve essere

la lingua ufficiale a tutti i livelli. Il problema del riconoscimento linguistico è

tuttora facente parte delle rivendicazioni dei nazionalisti: si è creata, per questo,

una sorta di ambivalenza nei rapporti affettivi con la madrepatria.

Ho personalmente constatato a più riprese come, per esempio, i francesi del

continente siano chiamati tutti, in tono canzonatorio, parigini, senza distinzioni,

e dico canzonatorio per addolcire ciò che in realtà è spesso un vero e proprio

tentativo di offendere. Eppure, come nel passo successivo ben chiarisce il

Durand:

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“Eppure la realtà affettiva della maggioranza dei còrsi è tutt’altra: mettere in dubbio la francesità di un còrso significa nel più dei casi ferirlo profondamente…Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, il 4 dicembre 1938, migliaia di reduci del 1914-18 non giurarono solennemente a Bastia… face au mond, de toute notre ame, sur nos

gloires, sur nos tombes, sur nos berceaux […] de vivre et de mourir

Francais...20 ? Certo il còrso sa bene di non essere francese “per

natura”: egli vive la sua francesità come un titolo pienamente guadagnato e meritato” [Durand, 2003, p. 47-48].

Resta comunque un problema: vorrei parlare a questo proposito del saggio di

Ernest Renan, Che cos’è una nazione?. In sede introduttiva,21 Silvio Lanaro

sottolinea come, in un periodo storico di intensa immigrazione, la “Commission

du code de la nationalité”, insediata da Jacques Chirac il 22 giugno 1987, al

momento di dover sciogliere una delle questioni più controverse, (è necessaria,

a uno straniero nato in Francia, una procedura di opzione volontaria per la

nazionalità francese?) invochi sovente il saggio di Renan, tanto che la frase che

ne è simbolo l’esistenza di una nazione è un plebiscito di tutti i giorni,

“…campeggia in epigrafe al preambolo dei due tomi-intitolati Etre francais

aujourd’hui et demain, in cui è contenuto il rapporto finale della Commissione”

[Lanaro, in Renan, 1998, p. XXIX].

Qual è allora il problema a cui accennavo precedentemente?

Renan afferma:

“l’oblio, e dirò persino l’errore storico, costituiscono un fattore essenziale nella creazione di una nazione…la ricerca storica, infatti, riporta alla luce i fatti di violenza che hanno accompagnato l’origine di

20 il corsivo è mio. 21 Trovo questa citazione obbligata per suffragare la modernità e l’attualità che rivestono il saggio di Renan, dal punto di vista politico e sociale, nella Francia di oggi.

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tutte le formazioni politiche…l’unità si realizza sempre in modo brutale”. [Renan, 1998, p. 6]

La Corsica, il suo popolo, non scorda, non hanno scordato i soprusi subiti, non

scordano ciò che attualmente si dice di loro in continente.22

Renan continua, ed elenca ciò che non necessariamente offre una base

sufficiente per “fare” una nazione: non la razza, non la lingua, neanche la

religione né la comunanza di interessi. Cos’altro, allora?

“la nazione è dunque una grande solidarietà, costituita dal sentimento dei sacrifici compiuti e da quelli che si è ancora disposti a compiere insieme. Presuppone un passato, ma si riassume nel presente attraverso un fatto tangibile: il consenso…l’esistenza di una nazione è…un plebiscito di tutti i giorni.”[p. 16]

In realtà, il metodo compiuto dalla Francia per “includere” l’isola nei propri

confini geografici, è chiaramente di stampo colonialistico. Esporrò di seguito

tutte le circostanze che rafforzano quanto sostengo e che non mettono certo in

buona luce la patria dell’Illuminismo.

Il modo migliore di vincere un avversario che sul piano militare costerebbe

troppo combattere, consiste nel tentare di metterlo dalla propria parte: in un

territorio nel quale, dal punto di vista economico, sono presenti scarse

prospettive occupazionali, si può cercare di “corrompere” anche lo spirito più

battagliero, se questo ha una famiglia a cui provvedere, offrendogli opportunità

lavorative in ambito statale: nel caso còrso, migliaia di individui sono stati

costretti ad emigrare sulla terraferma per lavorare in Francia o nelle colonie, in

22 “tra le varie manifestazioni di questo anticorsismo è spiccata ultimamente una vignetta…raffigurante un incappucciato armato e sovrastato da una dicitura: vous avez une gueule de con? Devenez corse (hai una faccia da stronzo? Diventa còrso). [Durand, 2003, p. 58]

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qualità di impiegati, sottufficiali dell’esercito, polizia e quant’altro fosse loro

offerto. Si è così arrivati a parlare di una diaspora còrsa, che ha tuttora gravi

conseguenze sulla presenza di indigeni còrsi nell’isola.

Ma l’amministrazione centrale francese non si è fermata certo qui: al fine di

diluire il confine di sapore etnico, fra còrsi e francesi, provvedeva e provvede a

mandare sull’isola, dal continente, i cosiddetti “parigini”, ottenendo in questo

modo anche lo scopo di annientare l’esistenza della lingua còrsa, ultimo fra i

baluardi del nazionalismo.

Ed è proprio sul versante linguistico che l’operazione di rottura, compiuta

dall’amministrazione francese, raggiunge i risultati più alti. Durand, nell’opera

citata, afferma che:

“…l’antica ostilità francese per patois23 e lingue regionali si è nel frattempo trasformata in un pregiudizio non lontano dalla fobia nei confronti del bilinguismo infantile, paventato come presunta fonte di confusione…” [Durand, 2003, p.53]

Considerato che questi pregiudizi sulle difficoltà di apprendimento di una

seconda lingua o dialetto, facevano parte della cultura statale così come questa

si presentava intorno agli anni Cinquanta del XX. Sec., le stesse famiglie còrse

si trovarono nella condizione di rinnegare la loro stessa lingua, tanto che:

“…per i figli degli anni Sessanta il còrso non sarà più una madrelingua, tranne rare eccezioni, bensì una nonnalingua, appresa passivamente e cui mai ricorrono tra di loro…” [p. 54]

Se questo non bastasse per far capire il tipo di “occupazione” intrapresa dallo

stato francese, basti aggiungere questa nota: polizia, vigili del fuoco e chiunque

23 patois: dialetto, lingua locale.

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presti servizi di questo genere, viene pagato con lo stipendio doppio rispetto ad

un pari grado che operi sul continente! Praticamente lo stesso trattamento

offerto a chi lavora nei territori ex coloniali fuori dai confini dell’Europa.

Pensate come dovrebbe sentirsi un còrso!

Ma probabilmente, i problemi legati alla violenza politica nascono alla fine del

vero periodo coloniale francese, nel 1962; durante questo e gli anni successivi,

molti dei coloni rimpatriati dall’Algeria (pieds-noirs) si stabiliscono sui terreni

della costa orientale còrsa, lasciati incolti a causa dell’emigrazione autoctona.

Questi coloni portano con sé, dall’Algeria, la propria mano d’opera: per i còrsi

non rimane nemmeno la possibilità di lavorare come contadini a servizio. La

disoccupazione, la conseguente povertà, troveranno possibilità di sfogo di lì

breve.

1.6. Il 1975

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Il 21 agosto 1975 rappresenta, nell’immaginario collettivo còrso, un giorno, per

la sua importanza, in assoluto da non scordare. In quella data, presso Aleria,

cittadina situata a metà della costa orientale dell’isola, un commando

dell’ARC24 composto di sette uomini armati di fucili da caccia, penetra nella

fattoria di un pied-noir, accusato di adulterare con prodotti chimici il vino in

produzione; ciò che in realtà egli rappresenta agli occhi del commando, è la

volontà francese di annientare lo spirito dell’isola, con un ultimo sussulto di

volontà colonialistica.

Ed in effetti la reazione di Parigi all’assalto suona alquanto fuori luogo, quasi

confermando l’atteggiamento che gli viene rimproverato.

Probabilmente per dimostrare che nei confini del Paese non possono essere

tollerate azioni di protesta, sono inviati 1200 (milleduecento !)25 uomini in

assetto di guerra, con tanto di carri armati ed elicotteri! Nella sparatoria che

segue, il 22 agosto, muoiono due gendarmi, colpiti ancora non si sa da chi.

Vorrei aggiungere un’ulteriore nota riguardo l’esperienza provata e vissuta

dall’opinione pubblica francese:

L’opinion publique est partagée entre la stupeur et la crainte : rien ne lassait prévoir une telle explosion de violence, et le parallèle avec l’Algérie s’impose à tous. [Pellegrinetti, Rovere, 2004, p. 96]

Quello che poteva essere affrontato come un avvenimento grave, ma facilmente

risolvibile con i mezzi della politica e della discussione, trovò talmente

24 ARC, Action Régionaliste Corse, fondata nel 1967 dai fratelli Simeoni, diventa nel 1973 Azzione per a Rinascita di a Corsica, con un programma di rivendicazione autonomistica.[Durand, op.cit. p. 54] 25 op.cit. p. 55

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impreparata la Repubblica d’Oltralpe da arrivare ad une quasi-opération de

guerre.26 Come ha fatto notare E. Bulzi,

“secondo il Rapporto LeRoux, tale operazione di “commando” [sic] si pone chiaramente come “l’atto fondatore della violenza politica in Corsica” apparendo cronologicamente successivo all’approvazione della legge del 15 maggio 1975 nella quale vengono ristabiliti i due dipartimenti27, istituiti nel 1793 e soppressi nel 1811. Quindi per il suddetto Rapporto non alla menzionata legge, ma piuttosto agli avvenimenti d’Aleria va, invero, imputato il clima di violenza sull’isola.” [Bulzi, 2002]

Effettivamente, anche se già negli anni venti del secolo scorso esistevano

tendenze autonomistiche, che trovavano nella rivista A Muvra (lo stambecco

come simbolo di libertà) la propria propagazione culturale e nel Partitu Corsu

Autonomistu, del 192628, la prima opzione politica riconosciuta, si può far

procedere dal 1975 la proliferazione di partiti e movimenti, che inizialmente

fecero del puro terrore, con ripetuti attacchi a vari bersagli sull’isola e sulla

terraferma, il proprio biglietto da visita. Dopo la messa al bando dell’ARC e

l’incarcerazione di Edmond Simeoni, capo riconosciuto dell’azione di Aleria,

cominciano a nascere: nel 197629, il Fronte di Liberazione Naziunale di a

Corsica (FLNC), dichiarato fuorilegge nel 1983.

Successore dell’ARC, nel 1977 nasce Unione di u Populu Corsu (UPC),

movimento autonomista guidato da E. Simeoni.

26 Andreani J. Comprendre la Corse, 1999, citato in Durand, op.cit. 27 Ajaccio, 2A. Bastia, 2B. 28 si veda Pellegrinetti, Rovere, 2004, pp. 242-250 29 per le seguenti notizie, Durand, op.cit. pp. 56-57

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Nel 1987, ciò che resta del FLNC si ricostituisce in A Cuncolta Nazionalista, di

tendenze indipendentiste. La Cuncolta (raggruppamento), sarà poi l’origine di

due gruppi, Accolta Naziunale Còrsa (ANC, 1989) che disporrà di una frangia

armata, chiamata Resistenza,ed il Movimentu Per l’Autodeterminazione (MPA,

1990).

Sempre originati dal movimento Fronte, bisogna segnalare: FLNC Canal

Historique, di ispirazione indipendentista e formalmente braccio armato di A

Cuncolta, e FLNC Canal Habituel, che il Durand specifica essere aperto alle

pratiche malavitose.

Infine, una menzione particolare necessita la nascita, nel 1992, di Corsica

Nazione, proveniente dalla fusione di A Cuncolta e UPC.

A tutt’oggi, Corsica Nazione rappresenta una delle principali forze politiche

dell’isola. I suoi due più importanti rappresentanti, Edmond Simeoni e Jean-

Guy Talamoni sono il punto di riferimento per circa il 18% degli aventi diritto

al voto, ed il dato è quanto mai attuale, essendo stato ripreso dalle ultime

elezioni regionali, svoltesi in doppia tornata il 21 ed 28 marzo 2004. A ben

vedere il futuro dell’isola è ancora completamente in ballo. Sotto il governo

socialista di Jospin era cominciato un dialogo, noto come Processo di

Matignon30, preparatorio per la ratifica, nel 2004, di uno statuto che le avrebbe

consentito di esercitare il potere di applicare certe leggi e certe politiche,

offrendo in pratica un decentramento fino ad allora inimmaginabile. Alcune di

queste leggi, come il controllo dei porti e degli aeroporti, assumevano un 30 Matignon è il nome del Palazzo che ospita il Governo ed il Primo Ministro Francese.

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significato particolare, trattandosi di un’isola, perché avrebbero permesso

all’amministrazione còrsa di commercializzare trasporto e pesca ed in genere di

controllare le “porte di entrata”31.

In realtà, il vero bersaglio dei politici còrsi era la possibilità di poter

regolarizzare la politica sociale dell’isola: in Corsica, l’agricoltura, le acque, e

tutto ciò che vi ruota attorno, è controllato da compagnie straniere, e la speranza

era di cambiare.

Purtroppo, la situazione non era, e non è, così fluida.

Sia presso il Governo Francese che fra la popolazione còrsa, la mancanza di

uniformità di vedute ha costretto al fallimento il Processo di Matignon: la

Destra d’opposizione e gran parte della Sinistra al Governo, vedevano nella

concessione di forti autonomie la possibilità di una disgregazione della

République, une et indivisibile, dal momento che anche altre regioni

dell’Hexagone, Bretagna ed Alsazia in primis, cominciavano a farsi sotto con

richieste analoghe.

Invece, dall’altra parte della barricata, c’era chi riteneva la rottura del Processo

causata unilateralmente dalla principale organizzazione armata còrsa (FLNC).

Questa era considerata responsabile della ripresa degli attentati contro obiettivi

della speculazione immobiliare, da sempre nel bersaglio dei gruppi armati del

nazionalismo. In realtà il FLNC dichiarava che l’intenzione non era quella di

rimettere in discussione il cessate-il-fuoco, ma di compiere atti di resistenza e di

31 Si veda rivistaindipendenza.org, sett.dicembre 2001

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avvertimento verso chi intendeva approfittare della tregua per rilanciare la

speculazione nell’isola.32

A questo proposito mi preme sottolineare un dato di fatto: nonostante che il

Còrso « medio » disapprovi gli attentati e gli attentatori stessi, nondimeno ne ha

sempre apprezzato il risvolto, se mi è permesso il termine, dato il contesto,

ecologista, tanto da far dire a Talamoni :

Pendant des décennies, les nationalistes ont évité à la terre de Corse d’etre défigurée. Les clandestins ont, à cet égard, joué un role déterminant. ...De fait, nul ne saurait nier – sauf à etre de la plus parfaite mauvaise foi – que ce sont les bombes qui ont jusqu’à présent permis la préservation de notre littoral. [Talamoni, 2001, p. 207-208]

Nel capitolo successivo vedremo gli ulteriori sviluppi del Processo,

sottolineando ancora una volta la situazione paradossale che si è venuta a creare:

in pratica, per dire No al governo, opporsi ancora una volta a decisioni prese

fuori dall’isola, molti indipendentisti hanno fatto leva sulle paure della

popolazione spingendola a votare contro la proposta d’autonomia.

32 Vedi rivistaindipendenza cit.

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1.7. Delle giustificazioni

Ho iniziato questa introduzione di carattere eminentemente storico-politico

riprendendo il concetto di Culture de résistance espresso da Talamoni.

Il mio scopo era quello di descrivere ciò che il Còrso ritiene possa essergli

somigliante. Per lo meno, fornire i prodromi di un concetto chiaro di quella che

è l’auto-rappresentazione còrsa, fulcro dei capitoli successivi.

(Ottimo soggetto d’analisi potrebbe essere lo studio invece del perché io ritenga

che il Còrso “medio” si veda in questo modo. Dopo tutto, le persone che ho

interpellato personalmente sulla questione, vuoi per timidezza o per assoluta

convinzione, hanno sempre espresso la propria lontananza dall’immagine

stereotipata dell’isolano violento e al tempo stesso tutto di un pezzo).

Ciò che invece adesso mi preme, è collegare questo piccolo pezzo di Umanità

all’ambiente che gli appartiene, l’ambiente mondo.

Per farlo non ho bisogno di andare lontano: è sufficiente che mi sieda alla

scrivania, (che strano, chiamarla ancora così quando quasi più nessuno scrive e

tutti “digitano” su una tastiera. O forse è ancora giusto lasciarle tanta

importanza, in fondo, ciò che “digitiamo”è scrittura…) accenda il computer, e

mi colleghi in rete. Fra le svariate milioni di pagine che potrei scegliere, lo

sguardo cade su quelle che parlano di Corsica, problemi Còrsi, nazionalismo

Còrso.

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Non credo di avere esagerato nel dire che in questo modo collego qualcuno a

qualcosa. Il fatto stesso di aver preso coscienza della questione Còrsa e di

parlarne, facendo riferimento ai siti internet che presenterò successivamente, mi

pone nelle condizioni di usare un linguaggio specifico, significati trasmissibili

di senso proprio solo se, appunto, possono godere di condivisione, uscendo

dallo stato embrionale pertinente al pensiero non scritto. E’ in questo senso che

la cultura Còrsa è un bene universale: non perché Còrsa, ma in quanto cultura.

Perché parlarne? Corriamo il rischio di assistere alla sua definitiva scomparsa, e

per evitare ciò, dobbiamo e devo farla conoscere. Ma come può morire una

cultura, nell’Europa della Libertà, della Fratellanza, delle supposte

Uguaglianze?

Mike Featherstone, nell’introduzione di La cultura dislocata cita una frase di

una poesia di W.B.Yeats: “Tutto crolla, il centro non può reggere” per

”…mettere in risalto il significato della frammentazione e della dislocazione

culturale” [Featherstone 1995, p. 11].

Ebbene, il centro non regge quasi più. Se per centro intendiamo, come ritengo

faccia anche Featherstone, la possibilità di gestire una memoria culturale, una

lingua, un patrimonio fatto di usi e gesti consuetudinari, il centro Còrso non

regge quasi più, tanto che, per salvare il salvabile, si ricorre anche ai più

sofisticati sistemi comunicativi, come internet, con i rischi che questo comporta.

Se appartengo ad una determinata cultura, faccio parte di un determinato

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gruppo, sono in qualche modo obbligato ad usare sistemi comunicativi

pertinenti a quel gruppo o a quella cultura.

Questi sistemi comunicativi non sempre possono essere tradotti ed interpretati

correttamente: si richiede almeno un notevole approfondimento nello studio di

una Lingua, prima di poter dire di saperla parlare. Pertanto, nel momento in cui

si decide di affrontare una cultura altra da noi, dobbiamo rilevare che

l’approccio etnografico dovrà essere del genere thick description33 .

Parlando di altre culture, ciò che ci impedisce di capire cosa fanno gli uomini,

è “…la mancanza di familiarità con l’universo immaginativo entro il quale i loro

atti diventano segni” [Geertz 1973, p. 21]. Mancando di questa familiarità,

qualsiasi tentativo di comprensione potrebbe difficilmente andare oltre la soglia

della traduzione alla lettera. Ma il linguaggio scevro dei suoi contenuti

simbolici può spiegare ben poco: ecco perché internet e le comunicazioni

virtuali offrono il fianco a così tante e differenti interpretazioni da rendere

fallace quasi ogni genere di comunicazione.

Ecco altresì perché, un web master che si rispetti, disegna, volontariamente o

meno, le proprie pagine, con una ricchezza di rimandi densi di significato

altrimenti inspiegabili. Nel capitolo successivo, si potranno notare quali e di

quale specie siano questi rimandi.

Dovremo infine annotare che i siti nazionalisti, o quelli che tengono alla

sopravvivenza della Cultura còrsa, sono gestiti in lingua Francese, Inglese,

molto raramente in lingua Còrsa. 33 si veda Geertz, 1973

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La domanda che ci dobbiamo porre allora è: per chi sono creati e gestiti i siti

web?

Chi è l’utente tipo che può trarre un vantaggio dal suo utilizzo? Questa

uniformazione linguistica, seppure dettata dal bisogno di far conoscere ad un

numero sempre più grande di persone il dramma collettivo di una cultura

moribonda, perlomeno questa è la giustificazione addotta dal web master del

sito libertà.come.to personalmente contattato nel forum del sito, non rappresenta

forse essa stessa l’ammissione di un cambiamento in atto verso una definitiva

contaminazione culturale? Oppure è la comprensione che comunicare solo in

còrso limiterebbe enormemente la cassa di risonanza del messaggio?

Infine, e lo dico con una certa malizia, il non scrivere in còrso, non può

rappresentare il bisogno, profondamente umano, di dimostrare che non siamo

legati alle cose vecchie, ma che anzi, guardiamo avanti, cercando sempre di

migliorare? Avverto la sensazione che il problema culturale còrso, da me

intimamente vissuto, non abbia un corrispettivo proprio laddove ce lo si

aspetterebbe.

Ripeto: essi ritengono di meritarsi un miglioramento delle loro condizioni

economiche, la possibilità di controllare ciò che loro appartiene, ma il connubio

denaro-nazionalismo è stato sfruttato fin dagli albori della storia contemporanea,

e cercare del romanticismo in certi frangenti è certamente un’impresa ardua.

Ho provato spesso, in questi mesi, la sensazione di essermi ingannato sui reali

bisogni di questo popolo. Una certa forma di diffidenza, legata forse ad una non

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completamente rinnegabile formazione materialista, mi ha quasi portato sul

punto di mollare il mio lavoro. Spero di avere superato questa impasse, grazie

anche alla possibilità che ho avuto di comunicare in un Còrso certamente da

migliorare, con altri membri di un gruppo34. Ho precedentemente chiesto per chi

sono preparate le pagine web, chi può essere l’utente finale.

Io, è già una risposta.

Globalizzare le comunicazioni, le conoscenze, e non volere approfondire il loro

intimo significato, è come pretendere di buttarsi in mare e pensare di uscirne

asciutti. La rappresentazione del mondo, del mio mondo, prevede una

connessione sempre più ampia di sapere, e questo concerne la possibilità,

sempre attuale, di commettere degli errori, di provare dei dubbi.

Quello che cerco nelle pagine web sul nazionalismo còrso, è probabilmente una

risposta alla mia totale assenza di nazionalità: mi pongo come cittadino del

mondo, con tutti i miei difetti, la consapevolezza di molti di questi, al servizio di

chi può utilizzare queste note per la propria crescita, o per il loro rifiuto.

Chiedersi del perché di un lavoro, è come chiedersi perché si vive: cos’è che mi

fa scegliere la Corsica, anziché l’Albania o il Marocco? Forse una comodità

personale, rapporti preesistenti, facilità di studi? A chi giova la risposta?

Proverò a fornire la mia. Scrivere rappresenta una forma di autoanalisi

accessibile a tutti: si scrive per descrivere il nostro modo di vedere le cose, di

34 il riferimento è al gruppo cursichella, dove si cerca di comunicare in lingua còrsa, nel tentativo di farla conoscere ad un pubblico sempre più vasto

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conseguenza passiamo al vaglio il nostro modo di pensare: non c’è modo di

ingannare.

Se vogliamo provarci, semplicemente mostriamo la scrittura di un inganno; noi

lo sappiamo, potremmo anche non essere scoperti: resta il fatto che saremo pur

sempre ciò che avremo scritto. Scrivere comporta seguire dei pensieri, che

hanno la possibilità di essere tradotti in una lingua più comprensibile della muta

elucubrazione.

Pensando, e scrivendo dei miei pensieri, mi sono ricordato del mio primo

viaggio in Corsica; viaggio di piacere, di turista attratto dalla selvaggia bellezza,

tanto decantata ed altrettanto vera, delle coste e delle montagne isolane.

Era il 1997, ed ancora la volontà di iscrivermi all’università non si era fatta viva.

Del resto, il lavoro in fabbrica, la palestra, e soprattutto la mia famiglia mi

sembravano argomenti (e che argomenti!) più che sufficienti a riempirmi le

giornate.

Poi, proprio durante quel primo viaggio, ho conosciuto due ragazzi, fratello e

sorella, che durante l’estate lavoravano presso i locali del padre, trascorrendo il

resto dell’anno all’Università.

Non voglio adesso discutere del fatto che abbiano raggiunto o meno i loro

obbiettivi: in quel momento mi sono sentito toccato nell’orgoglio.

Non potevo essere da meno. Scrivere di Corsica, alla luce di queste

considerazioni, assume ora il senso del ringraziamento dovuto, del

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riconoscimento della vita di sacrificio, che mi è stata insegnata da due giovani

Còrsi.

Per me, dunque, ma soprattutto per loro, ho il diritto-dovere di de-scrivere il

loro approccio al mondo: di avvicinarmi agli schemi delle loro auto-

rappresentazioni. Voglio farlo attraverso una nuova via dell’antropologia,

cercando di dimostrare che, nel vituperato agorà delle comunicazioni virtuali,

sia possibile ritrovare quegli schemi che fanno degli abitanti dell’Isola, nelle

nuove comunità, un mondo altro da analizzare.

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CAPITOLO 2: Siti internet e luoghi antropologici 2.1. Presentazione dei siti internet

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In questo capitolo presenterò dei siti di cose Còrse che mi hanno

particolarmente impressionato, seguendo una metodologia legata alla percezione

che io ho avuto del tipo di messaggio ricevuto. Il coinvolgimento personale

deve essere considerato, in questo contesto, parte fondamentale per stabilire le

linee guida di una analisi antropologica di tipo riflessivo.35

L’intenzione è quella di introdurre e descrivere alcuni36 dei siti internet relativi

al nazionalismo còrso, o che trattano di cultura còrsa.

L’ordine con il quale li presenterò è puramente casuale, non essendo stato

adottato nessun criterio di preferenza.

Il primo della lista è cursichella.free.fr/storiaccia.htm

Il sito presenta un’immediata caratteristica che lo rende inconfondibile: sotto il

titolo RESITENZA CÒRSA E REPRESIONE FRANCESE, di per sé già

abbastanza chiaro riguardo al tono delle informazioni, c’è una lunga serie di

date, che una volta cliccate, consentono la lettura di notizie legate alla causa

indipendentistica, relativamente all’anno specificato. (n.b. ho inviato una mail al

web master per avere lumi riguardo il fatto che la prima data sia 1970 e non

un’altra. La risposta non è stata molto precisa né, credo, esauriente. Secondo

35 Resta il fatto che, la ricerca in ambito semiologico sta affrontando, già da alcuni anni, la critica relativa ai siti web, soprattutto, credo, per l’alto impatto che internet ha sugli introiti pubblicitari. Pertanto ritengo opportuno segnalare, per chi fosse intenzionato ad un approfondimento in questo senso, il volume Semiotica dei nuovi media. [Cosenza, 2004, p. 130-139]. Invece, per un approfondimento in ambito accademico, relativamente ai siti internet di contenuto storico, il riferimento è Randy Bass, Culture and History as Electronic Text: A Lexicon of Critical Questions, reperibile presso il sito georgetown.edu/faculty/bassr/511/lexicon. 36 Mi è risultato praticamente impossibile seguire lo schema di presentare tutti i siti che trattavano di nazionalismo còrso. La delicatezza del problema, che ha non poche gravi ripercussioni sulla vita politica francese, ha fatto si che gli organi di governo transalpini preposti al controllo di internet, abbiano provveduto in più di un’occasione a chiudere i siti ritenuti “pericolosi”, per i loro messaggi e il loro incitare alla resistenza. Pertanto l’elenco si è ristretto a quei siti che, nel periodo considerato, hanno mantenuto una certa attività.

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quanto ho ricevuto, la data rappresenta l’inizio della resistenza attiva nei

confronti dello stato, con il riferimento, esplicito nella pagina web, ad un

attentato compiuto all’Hotel A Marana. Ciò che mi lascia perplesso è il fatto che

comunemente si ritiene il 1975 come l’anno dell’incipit, e volendo, dopo una

ricerca più accurata, al massimo si potrebbe risalire al 1973, con lo scandalo dei

fanghi rossi, quando la Montedison scaricò al largo di Capo Còrso residui

tossici che scatenarono la protesta contro il silenzio assenso dello stato

francese.).

La struttura del sito mi ricorda vagamente gli annunci mortuari.

Tale è stata la mia prima impressione, e queste, come ho già rilevato, sono state

fondamentali per osservare e scegliere fra la marea montante dei siti. In fondo

credo che si compia tutti sempre una selezione che si basa sulle impressioni, che

in questo caso possono essere solo visive, o, al più, anche auditive.

Probabilmente proprio questo è l’intento del web master, che vivendo in prima

persona le vicissitudini del suo paese, si vede “costretto” a riprodurre le

emozioni del suo stato d’animo nel modo più consono ed immediato.

Lo spirito fortemente drammatico della cultura di questo popolo, credo non

potesse avere migliore descrizione.

L’uso di un simbolismo di questo genere sarà ripreso e presentato anche durante

l’introduzione dei siti successivi, quasi come se esso costituisse un marchio di

fabbrica. Con questo non voglio affermare che Cultura Còrsa e drammaticità

rappresentativa debbano essere considerate indivisibili.

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Né si tratta in questo caso di un tentativo di ipostatizzazione della cultura còrsa

in quanto tale né, tanto meno, di una sua stereotipazione.

Sto parlando di un aspetto di quella cultura nella quale si riconoscono migliaia

di isolani, anche se politicamente le divisioni sembrerebbero affermare il

contrario.37

Credo che prestarsi all’ascolto delle canzoni, dolci e struggenti, o guardare le

immagini in questione, sia quanto di più necessario per afferrare con chiarezza

il concetto espresso. Questa è la mia necessità, che è un po’ anche un tentativo

di facilitarmi il compito, mentre di tutt’altro parere sembrerebbe il pensiero di

Stephen A.Tyler:

“nelle nostre monografie etnografiche confermiamo la consapevolezza della natura frammentaria del mondo post-moderno, perché nulla definisce il nostro mondo meglio dell’assenza di un’allegoria riassuntiva”, [Tyler, 1986, p. 187]

anche se una parziale marcia indietro attribuisce a

“un senso di nausea, suscitato dalla nostra consapevolezza dell’inesauribilità di tali allegorie, che ci tiene alla larga dal momento della totalizzazione estetica, dalla storia delle storie…”[ibidem].

Nel caso in questione non trovo niente di frammentario, anzi.

Il bisogno che abbiamo di ricondurre il mondo delle nostre sensazioni a

qualcosa di codificabile e di facilmente comprensibile, in pratica di tradurre,

37 Il fatto che esistano svariati siti relativi al progetto di lotta nazionale la dovrebbe dire lunga sulle differenze di natura politico-economica che dividono l’opinione pubblica còrsa; oppure basterebbe scorrere l’elenco dei partiti che cercano di guidare la campagna contro lo stato francese. Gli appelli alla formazione di una Union des Nationalistes si sprecano e sembrano cadere nel vuoto.

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fa parte della nostra esigenza di non perdere il controllo, e questo io intendo

quando mi riferisco a certe caratteristiche di rappresentazioni che possono farsi

risalire alle peculiarità di un popolo. Io ho bisogno di un’allegoria riassuntiva

che mi permetta di essere nella storia di questa o quella gente. De Martino

definisce l’angoscia come il “rischio radicale della perdita della presenza”[De

Martino, 2000, p. 30] e più avanti:

“l’angoscia sottolinea il rischio di perdere la distinzione fra soggetto ed oggetto, fra pensiero ed azione, tra forma e materia: e poiché nella sua crisi radicale la presenza non riesce più a farsi presente al divenire storico…l’angoscia può essere interpretata come angoscia della storia, o meglio come angoscia di non poter esserci in una storia umana.” [p. 31] .

L’applicabilità al nostro caso è palese: basta sostituire al soggetto, al pensiero

agente, il còrso, e all’oggetto la sua intima matrice culturale, o la sua lingua. Il

fatto che questa sua cultura stia perdendosi nei meandri di una storia ricostruita

dalla politica accentratrice francese, (pertanto non riconosciuta da chi còrso si

sente per davvero) fa sì che risulti impossibile una netta distinzione fra pensiero

ed azione come altrettanto impossibile sia applicare le formule del

riconoscimento; ne segue quel problema di identità al quale alludevo in apertura

del primo capitolo. Per tornare a De Martino ed all’applicabilità della sua

filosofia al nostro caso, pensiero ed azione finiscono definitivamente per

sovrapporsi, e lo iato invece necessario, frutto di consapevolezza storica, risulta

assente.

Ora, chiunque abbia sentito canzoni caratteristiche còrse potrà capire a cosa

faccio riferimento: ogni brano è un’allegoria riassuntiva di uno stato d’animo

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che definitivamente ricostruisce una cultura; senza tema di essere smentito

posso affermare che le canzoni popolari còrse, il modo stesso in cui sono

cantate, sono frutto di quel popolo e basta. Estremamente e facilmente

riconoscibili, lasciano un profondo senso di vuoto e d’angoscia, nonostante la

loro dolcezza. Sembra di assistere, o meglio ascoltare, il funerale di una cultura.

Del resto è sufficiente visitare il prossimo sito che intendo presentare per avere

una chiara percezione della tristezza che pervade questi cuori: ritengo che l’uso

dell’allegoria e, o forse meglio ancora, della rappresentazione allegorica, come

nel caso delle immagini sul web e della musica che a volte vi è associata, possa

servire a dominare e superare il flusso che porta verso l’assenza dalla storia. È

come se, attraverso una pratica freudiana, affrontare il problema, renderlo

(musicalmente) vivo possa servire ad esorcizzare la paura di perdersi.

Il sito al quale faccio riferimento è: corsica-nazione.com/accoltacòrsacad

Chiaramente, in questo caso, il compito di tradurre quello che ritengo un

tentativo di esserci nella storia, di distinguere fra soggetto ed oggetto, è affidato

appunto alla musica, che nella sua universale comprensibilità offre possibili

scorciatoie intellettuali, capaci di essere recepite da tutti, verso il comune

obiettivo di unione politica, perseguita ma ancora non raggiunta. (cfr. nota n°3)

L’altro elemento che si ripete è la bandiera al vento con la testa del moro, della

cui importanza simbolica ho già trattato nel corso del primo capitolo.

La musica accompagna anche i vari sotto-menu della pagina centrale:

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è da sottolineare l’uso di menu sia in lingua francese che inglese, al fine di

rendere il più possibile “internazionale” il messaggio che si vuole presentare.

La presentazione, con gli slogan comunque in lingua còrsa, risulta di grande

effetto, e denota una certa abilità professionale dell’uso della realtà virtuale.

Da questo sito, alla voce ligami, -traduzione còrsa per links,- si può accedere a

molte delle più importanti e conosciute pagine web relative al nazionalismo

còrso (ovviamente ho sfruttato anche io questo appoggio): resta il fatto che,

come spesso accade sul web, alcuni accessi sono resi difficoltosi dalla presenza

di pubblicità di natura molto “particolare” che appare improvvisamente senza

permettere di raggiungere il sito richiesto. Non che questo sia un problema

grave: ha però rappresentato un freno finché ho deciso di non usare più il sito in

questione.

Caso a parte è il terzo sito analizzato, webzinemaker.com/avivavoce/ .

Esso rappresenta la versione on-line di una rivista in italiano che tratta di cose

còrse. In questo caso il legame con l’indipendentismo è strettamente connesso

ad una continua analisi culturale tendente a evidenziare la vicinanza linguistica

con l’Italia a scapito della mal digerita onnipresenza francese.

Non voglio entrare nel merito delle discussioni specialistiche relative alla

classificazione del Còrso come lingua di origine italiana, neo latina o come

semplice dialetto: la mia competenza in merito risulterebbe alquanto esigua.

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Posso permettermi di segnalare la recentissima opera di Olivier Durand38, già

citata precedentemente per la sua esauriente analisi storica, estremamente

interessante e straordinariamente ricca dal punto di vista bibliografico

sull’argomento in questione.

Il sito e le informazioni ivi raccolte sono organizzate dal Professor Paolo

Colombani, direttore del dipartimento di italianistica all’Università di Nantes,

fra i responsabili curatori anche della rivista letteraria a viva voce. Il tono degli

articoli, quasi sempre distaccato, mi sembra denotare un differente approccio al

problema dell’indipendenza o di un’eventuale autonomia amministrativa

dell’isola.

Durante un colloquio personale avuto con il professore, ho saputo che il loro

interesse principale è quello di non far morire il dialetto, che è considerato un

chiaro frutto della lingua e della cultura italiana.

Un articolo pubblicato a nome Pascal Marchetti riferisce in merito:

“…i lungimiranti(?!) [sic] ideatori di questa politica, in francese detta de Gribouille39, non avvertono che, sceverato dall’italiano, il còrso muore e l’isola rimane monolingue, con la padronanza del solo francese, cancellando così storia e cultura propria…per chi invece auspica la permanenza del nostro retaggio linguistica e culturale, non sussiste altra scelta se non ritemprarlo in un bagno di autenticità, riallacciando legami malauguratamente allentati.” [Marchetti, 2003]

Di tutt’altro tenore il quarto sito in programma, ribombu.com.

Anzitutto, si tratta della versione on-line di una rivista ad uscita settimanale,

fonte specifica dell’indipendentismo più vivo. Il tono è logicamente politico e di

38 Durand, 2003 39 Si intende così una politica da sempliciotti, balordi.

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parte. Fra le varie voci riportate, premendo attualità si ha un’informazione delle

principali notizie politiche della settimana.

Più insolita ancora risulta essere i patrioti: qui sono presentati i nomi di molti

prigionieri politici còrsi, (al momento della consultazione, aggiornata all’aprile

2004, i detenuti risultano essere 46 (una sola donna), distribuiti nelle carceri del

territorio francese continentale; di questi prigionieri sono riportati nome,

cognome, carcere di detenzione, e numero di cella, con la preghiera di scrivere

almeno una cartolina…)

Come dicevo, la parte del leone è svolta in questo caso dall’informazione

politica, e il tema ricorrente nei siti precedenti, relativo al recupero della cultura

d’appartenenza, è in un certo senso superato dalle problematiche relative ai

problemi socio-economici quotidiani. Resta però il fatto, credo di per sé

estremamente indicativo, che le notizie riportate cronologicamente, sono

racchiuse in un riquadro titolato dal giorno di pubblicazione: tutto è scritto in

francese, tranne i nomi dei giorni, che sono in còrso. Sembra come un tentativo

di mostrare un’appartenenza altrimenti non così evidente, se non dopo aver letto

attentamente gli articoli.

La critica che mi sento di muovere, in qualità di navigatore, è che più richiami

alla propria cultura potevano e possono fare un gioco più produttivo per il sito

in questione. In fondo, il nostro sguardo, quando cerca qualcosa, si sofferma con

più facilità su ciò che offre una vista, un suono familiare.

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INTERMEZZO

Durante la visita del sito avvenuta in data 23 gennaio ’04, mi è capitato ancora

l’inconveniente dei pop-up, questa volta tanto noiosi da costringermi ad

interrompere il collegamento.

Il fatto mi ha però indotto ad alcune considerazioni di carattere riflessivo,

dapprima legate al particolare uso di internet e poi più generali.

In effetti, mi sono detto che organizzare un sito web di questo genere comporta

delle spese: il personale addetto e la lotta politica prevedono delle uscite.

Si possono recuperare le perdite utilizzando lo stesso sito per informazioni

pubblicitarie.

Fin qui niente di male; il problema sorge quando vediamo meglio la questione

legata al nazionalismo: è come mischiare il sacro con il profano.

Possiamo associare l’idea di Nazione a concetti e simboli che fanno venire i

brividi: (non a me; mi ritengo più che altro figlio del mondo) la Patria, la

Famiglia, la Lingua dei nostri avi.( Per molti dei miei conoscenti i brividi

vengono solo per la Nazionale di calcio, ma questa è un’altra cosa). Si combatte

per la Nazione, per la propria Nazione, mettendo a repentaglio la nostra stessa

vita.

Le si può dedicare il nostro primo pensiero e il nostro ultimo.

Se ne parla con un linguaggio fatto di simboli e di rimandi interni, per lo più

incomprensibili a chi ne sta al di fuori; assume nella pratica un senso sacrale.

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Ma da tutto questo ad arrivare a vedere mischiati annunci di vario tipo in una

rete di comunicazione globale (internet), il passo mi sembra troppo lungo.

Avverto come un forte distacco temporale e concettuale, allorché

problematiche di questo genere sono disposte sullo schermo di un computer, ad

uso e consumo di moltitudini che hanno ben altri interessi.

Temporale perché provo la sensazione di navigare nel tempo, con idee e

concetti fuori-luogo, sganciati dal loro habitat naturale e perciò a disagio.

Concettuale perché mi chiedo chi possa capire un’esigenza del genere, se non

chi la vive personalmente.

L’unico vantaggio che mi sembra possa nascere in una situazione come questa è

la possibilità di smuovere coscienze. E forse questo è l’obiettivo.

- - -

Il quinto sito della relazione è carcorsica.com

Anche in questo l’intento ideologico è ben evidente.

La grande scritta comité anti repression corse introduce il menu della pagina

web: anch’essa presenta la sua lista di prigionieri politici, e, senza peli sulla

lingua, uno spazio riservato alla vendita di oggetti, tee-shirts e quanto altro

possa essere utile allo scopo di finanziare il progetto.

Vorrei poter fugare ipotesi dubbie riguardo i proventi delle vendite.

I siti, con le loro pubblicità, sono costruiti anche per ragioni umanitarie.

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Lo stato francese, nell’intento di delegittimare ed ammorbidire i toni della

contesa, allontana i prigionieri politici dall’isola, sottoponendoli a rigidi regimi

carcerari nelle svariate regioni del territorio continentale.

Tolte le spese, i proventi delle vendite on-line vanno a quelle famiglie che

devono sobbarcarsi di viaggi in aereo e lunghi soggiorni per visitare i propri

cari, reclusi a centinaia di chilometri di distanza.

Non che con questo io voglia giustificare la politica violenta delle azioni

terroristiche; semplicemente provo a vedere con l’occhio di un genitore, o di

una moglie, una situazione francamente poco sostenibile.

Il trattamento riservato ai prigionieri còrsi rasenta spesso la tortura: vivono

racchiusi in celle di isolamento, i loro processi sono rinviati per anni, ed hanno

scarse possibilità di visite familiari. Le loro cause sono sovente finite presso la

Corte internazionale di Strasburgo.

Cito in merito un articolo pubblicato su u Ribombu40 del 7 agosto 2003:

A la prison de la Santé a Paris on donne aux familles qui visitent les

prisonniers une carte magnétique avec un code barre permettant à la

personne en passant la carte dans la fente d’un appareil de s’inscrire

pour la prochaine visite, ce qui évite les formalités souvent longues et

pénibles pour chaque visite. Quel ne fut pas la surprise du parent d’un

prisonnier politique corse de voir que la carte qu’on lui avait remis à

son nom, ne fonctionnait pas. Renseignement pris auprés de la direction

de la prison, il lui a été répondu que les cartes ne fonctionnait pas pour

les prisonniers corses et les prisonniers basques. On vous dira que ce

n’est pas du racisme. Quel nom la République francaise, pays des droits

de l’homme, donne-t-elle à cette discrimination

caractérisée ?Dérogations aux droits de l’homme ? Accordée à la

France par l’Europe ?

40 cfr. supra

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Ma niente sembra smuovere la ferma condanna che il centralistico governo

francese esprime contro i moti autonomisti e separatisti còrsi.

A forte connotazione politica anche il prossimo sito, tazzu.net, che è in realtà

l’indirizzo web del giornale còrso virtuale battifocu.com.

In bella vista la scritta in còrso (che scorre anche in francese) u nutiziale di a

resistenza còrsa.

Siamo poi accolti dall’elenco in rosso dei caduti per cause politiche, (la scelta

del colore è sintomo del forte legame che unisce i nazionalisti con coloro che

hanno offerto la propria vita o la propria libertà per la causa) e anche in questo

caso scopro che il sito possiede versioni plurilingue.

Nella pagina in italiano si rileva quanto sia importante mantenere l’anonimato,

al fine di preservare le proprie vite (sic).

L’accento è posto su di un caso di ingiusta carcerazione preventiva, a cui è

sottoposto il redattore capo della rivista, Francois Turchi, detenuto senza

giudizio dal gennaio 2001. Si presenta poi Presenza nazionale, cerchio di

riflessione fondato nel 1980 da Jean-Michel Rossi e sostenuto da battifocu.com.

I principali argomenti delle discussioni sono il riconoscimento giuridico del

popolo còrso, come combattere il crimine e la corruzione, particolarmente in

materia politica, e come ottenere un’evoluzione della vita sociale ed economica

tale da promuovere l’emancipazione dell’isola.

Il problema della corruzione politica è sempre presente in seno alle discussioni

(forum) dei siti còrsi.

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Questo perché fin dall’inizio della lotta organizzata (considerando il 1926, anno

di formazione del Partito autonomista còrso, come una specie di spartiacque fra

il malumore che portava a azioni isolate e una vera e propria campagna politica

di riconoscimento)41 le differenze e le divisioni in seno ai sempre più numerosi

organi politici còrsi compromettevano l’unitarietà d’azione. Ciò che può lasciare

perplessi è il fatto che 260.000 abitanti possano dar luogo a così tante differenze

quando l’obiettivo da raggiungere sembra il solito.

Valga per tutti l’esempio del referendum indetto dal governo il 6 luglio 2003.

Il progetto, noto in Francia come “Processo di Matignon”, era partito,come

precedentemente affermato, sotto il Governo del socialista Lionel Jospin.

In seguito alla vittoria elettorale del 2002, ed all’allontanamento del Primo

Ministro Socialista, il Governo Chirac ha cercato di reimpostare gli accordi, che

si trovavano in dirittura d’arrivo, seguendo il nuovo progetto, presentato questa

volta dal Primo Ministro Raffarin e dal Ministro degli Interni Nicholas Sarkozy.

Esso42 si basava su una forte devolution per l’isola, devolution concentrata su

quattro articoli: A):creazione di un’unica amministrazione con conseguente

cancellazione dei due dipartimenti (Ajaccio e Bastia), fatto che, nei piani di

Chirac, avrebbe dovuto rilanciare l’economia locale e delegittimare le

aspirazioni secessionistiche dei nazionalisti còrsi. B):creazione di una nuova

assemblea legislativa locale con 91 seggi rispetto gli attuali 51 e di un nuovo

Consiglio esecutivo. C): Rivisitazione del significato politico di Ajaccio e

41 vedi Pellegrinetti, Rovere, p. 245 42 dalla pagina degli esteri di www.unita.it del 6 luglio 2003

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Bastia, con il trasferimento nelle due città di due nuovi consigli territoriali e due

nuove prefetture, progetto, questo, che avrebbe permesso il riassorbimento di

parte dei dipendenti pubblici precedentemente occupati nei Départements. D): Il

punto nodale della devolution, che prevedeva nuovi e maggiori poteri per la

collettività Còrsa, sia riguardo al prelievo fiscale che l’assunzione di nuovi

funzionari pubblici.

Ebbene, nonostante il fatto che il principale partito nazionalista appoggiasse il

voto per l’accettazione del progetto, (che in effetti rappresentava un passo in

avanti eccezionale rispetto al passato), il 50,92% dei votanti si è espresso

contro.

Questo scelta ha rappresentato una sconfitta e per il Governo Francese, che

sperava di ridurre le forti pressioni secessionistiche, e per i còrsi stessi, rimasti

in balia della Francia. Ciò che più mi ha sorpreso, allorché ho cominciato a

girare per i locali dell’isola chiedendo delle votazioni, è stato che la maggior

parte di coloro che hanno votato No lo hanno fatto non per convinzione politica,

ma perché temevano di perdere il lavoro (molti dipendono dallo Stato) o il

diritto alle pensioni maturate lavorando! Questo dovrebbe dirla lunga sulla

posizione dei Còrsi e sul loro reale bisogno di indipendenza.

Che sia questo il vero risultato del lavorio interno condotto

dall’amministrazione francese, nei modi e nei tempi di cui sopra? O forse, e

questo aspetto mi intriga più di altri, passato il tempo dei grandi ideali, il

sacrificio personale non è più contemplato?

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Il settimo sito, republica-còrsa.org, presenta anch’esso la sua bandiera in bella

mostra, al vento.

La sua caratteristica principale è dovuta al fatto che è gestito da un particulier

ami de la Corse, e da un gruppo di abitanti di Parigi, di origine còrsa.43

Il sito è molto ben costruito, intuitivo e di facile consultazione.

Molte delle notizie di carattere storico contenute in questa tesi sono tratte dalle

voci che sono presentate qui.

Ancora, in sede di descrizione, tengo a rimarcare l’uso dei colori, nello specifico

il rosso ed il nero.

Un’osservazione di carattere tecnico potrebbe farci pensare che tale uso è

dovuto alla ricerca di una migliore leggibilità dello scritto, anche se, in effetti, il

risultato non è granché, sotto questo punto di vista. Alla fine della presentazione

dei siti, svilupperò quella che ritengo invece la ragione d’essere dei colori, dei

suoni e delle frasi usate.

Ulteriore caratteristica degna di nota di repubblica-còrsa.org è il suo

aggiornamento quotidiano, fatto questo non comune a tutti i siti.

“Voglio cuntà sta storia sta zitta, quella ch’ ùn hè amparata a scola, ghjè a

storia d’ un populu fieru chi mai un s’ hè lasciu fà è chi ùn si lascerà fa. Pè dì

che simu micca una rughjone di francia44 ma una nazione vinta ma sempre fiera.

I nostri antichi ùn so i gaulois.”

43 la nota può risultare spiritosa. Non ho scritto parigini, ma abitanti di Parigi, perché per un Còrso sono “parigini”, in tono canzonatorio, tutti i francesi che abitano sul continente, e che si comportano come se avessero la puzza sotto il naso. 44 Minuscolo nel testo originale

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Questa è l’introduzione della parte riservata alla storia dell’ottavo sito,

culturacòrsa.tk .

La pagina di ingresso mostra la scritta “entrata”, non virgolettata, sotto lo

stemma araldico còrso.

La pagina successiva, oltre alle varie voci relative agli approfondimenti, mette

la musica come argomento principale, così come già ricordato per

corsica-nazione.com, riportando un elenco di musicisti còrsi e lasciando la

possibilità di scegliere fra i tantissimi brani in elenco. Nei mesi successivi al

gennaio 2005, questa parte è stata sostituita con un piccolo questionario

concernente lo studio della lingua còrsa, con la presentazione di varie

prospettive che includono, come opzione, l’insegnamento obbligatorio fin dalle

classi scolastiche più basse, oppure, come estremo opposto, la creazione di corsi

gratuiti fuori dell’orario scolastico.

Come già ricordato, l’offerta dei testi scritti di canzoni tipiche còrse è

estremamente ricca.

Dalla loro lettura si evidenzia il carattere autorappresentativo e celebrativo delle

stesse.

In pratica, i testi di queste canzoni offrono uno spaccato di quello che si

potrebbe definire spirito còrso, secondo una terminologia in uso in vecchie

antropologie.

La loro lettura può senz’altro aiutare per comprendere comunque quale sia lo

stato d’animo dei Còrsi, e sebbene, come ho già sottolineato, il riferimento ad

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uno spirito comune possa far sobbalzare più di uno studioso, credo di poter

insistere nell’affermare il bisogno delle allegorie riassuntive45.

Ho per certo trascorso, a questo proposito, parecchie ore di fronte allo schermo,

leggendo e rileggendo i testi di queste canzoni.

L’aspetto relativo alla ricerca sul campo, soggetto di ogni seria antropologia, mi

si è posto innanzi, impostato come una lunga serie di interviste: ovviamente i

miei interlocutori non erano persone. Erano, ed è, quanto trapela dalle parole di

quei testi. Più avanti cercherò di dimostrare l’importanza epistemologica di

questo sforzo.

Ritengo inoltre importante sottolineare l’attività sempre aggiornata del sito, fatto

non comune fra quelli visitati, e la preponderanza, questa sì assai frequente, dei

temi di natura culturale.

Il nono sito che ho voluto mettere nell’elenco è libertà.come.to.

La pagina d’inizio è certamente molto impressiva. Vi sono rappresentate, su un

funereo sfondo nero, la scritta libertà, che campeggia ovunque, e una foto

raffigurante una persona, anonima, ripresa mentre incolla manifesti dei

prigionieri politici còrsi. Questo dovrebbe dirla lunga sulle reali intenzioni del

web-master ed infatti, entrando nel sito, si è accolti dall’invito a partecipare ad

un forum di natura eminentemente politica, unità[email protected].

Scorrendo verso il basso si trovano (ancora su sfondo bianco) caselle nere di

collegamento ai vari argomenti trattati. Il livello estremamente attivo di

45 cfr. supra

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partecipazione del sito alla lotta nazionalistica è chiaramente documentato: è

sufficiente entrare nelle pagine aperte dai collegamenti per rendersene conto.

Ma prima ancora, al momento dell’ingresso nel sito, un’attivazione automatica

provvede ad inviare la richiesta di partecipazione al forum, attuale ed

impegnativo anche per chi conosce bene sia la situazione interna còrsa che la

politica francese. In questo senso vorrei far notare il livello di internazionalità

raggiunto dal forum, che risulta collegato a tutte le problematiche relative ai

nazionalismi europei e alle lotte contro le ingiustizie sociali di gruppi legati ai

paesi ex colonie di stati europei. Partecipandovi io stesso, ho ricevuto

informazioni dall’Algeria e dal Marocco, dai Paesi Baschi e dall’Irlanda del

Nord, dalla Bretagna alle altre regioni Francesi che vogliono compiere passi in

avanti verso una maggiore autonomia dallo stato centrale.

Dopo una breve ricerca, grazie soprattutto all’aiuto del moderatore del forum46,

ho scoperto che attualmente sono attive sei liste tematiche sulla lingua ed il

nazionalismo còrso: “Corsica in Core”, “Squadra Corsa”, “Associu u Levante”,

“Vocitirreniche”, “Unità-Nazionale” che sarebbe poi quella di cui stiamo

parlando ed alla quale partecipo personalmente, e “Cursichella”, l’ultima nata e

caso particolare, gestita da un italiano. Su invito, ho fatto parte del Forum di

questa lista, che però, dopo un breve periodo ha cessato di funzionare.

46 si intende per moderatore colui che nella lista decide quali messaggi far “…rimbalzare” dal list server a tutti gli iscritti. Un moderatore è necessario nel caso di liste con tematiche controverse, ad esempio politiche, per evitare che la lista sia soffocata da messaggi polemici o da insulti.” (Aa.Vv, 2004, cap. 1, par. 2°)

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Ho fatto però in tempo a rendermi conto di quanto, il mio còrso scadente, fosse

comprensibile ai còrsi ed inintelligibile ai francesi, che pure partecipavano.

2.2 Colori e musica…in riflessione

Vorrei tentare di stabilire quali sono i presupposti sui quali si basa questo

paragrafo.

La mia intenzione è definire, come insieme allegorico, il ripetersi del segnale

musica-colore così come visto e descritto

Comunicare, nell’accezione che qui uso, vuol dire trasmettere significati

condivisi e correttamente interpretabili. E’ ovvio che se non c’è comprensione

reciproca, la trasmissione del messaggio è mutila.

Nella nostra cultura, nel nostro sistema di significati condivisi, i colori hanno

un senso.

Altre culture compongono differenti sinfonie per gli occhi, caricando di

differenti significati gli oggetti della percezione.

Per Noi, il nero, richiama facilmente alla memoria il lutto, la tristezza, la fine

delle speranze. Non c’è bisogno di scomodare concetti semiologici complicati

per venire a capo di questa verità.

Il rosso, d’altro canto, è simbolo di vita, richiama l’idea del sangue, della

battaglia per la vita stessa. Si richiama l’attenzione con il rosso. Attenzione per

pericoli da venire, per lotte da fare.

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La lotta per il sangue còrso, quasi sconfitto, quasi cancellato…rientra in questo

consesso. Assistiamo alla messa in atto della volontà di sopravvivere di un

popolo che da secoli lotta contro tutto e contro tutti. Un popolo che combatte e

che resiste. Questa è l’allegoria riassuntiva che loro stessi hanno imparato a

conoscere e che nella quale si riconoscono.

Ecco che allora diviene comprensibile che se devono tentare di rappresentare sé

stessi, la propria storia, questi lo facciano servendosi di simboli facilmente

riconoscibili.

Il ricorrere continuo alla testa di moro, è parte integrante di questa storia

continuamente rivissuta. In pratica è come se i siti descritti, ovviamente con

maggior enfasi quelli con alto contenuto politico-culturale, stessero dicendo,

con un sottofondo di canzone triste…”eccoci, noi còrsi mai sottomessi. Noi che

abbiamo sconfitto il Moro. Che nelle lotte di sangue riconosciamo la nostra vita.

Che nella vendetta duratura e nell’onore sappiamo essere maestri. Noi che ci

svegliamo dai nostri torpori come il toro nell’arena, se e quando, con le spalle al

muro, non abbiamo altro da spendere che le nostre vite…”

E credo sia certamente un piacere, per il còrso, riconoscersi in un archetipo

siffatto.

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2.3 Epistemologia dei siti e dei luoghi

Di seguito cercherò di analizzare quello che formalmente rappresenta l’aspetto

più rilevante: il significato intrinseco dei siti catalogati.

La questione che mi sono posto è la seguente: da sempre esiste, fra le altre, una

notevole impasse epistemologica propria della disciplina antropologica: quale

senso dare alle informazioni ricevute sul campo, quelle che non possono far

parte del contributo personale ed interpretativo dello studioso e che sono

pertanto dovute all’informatore? Possono avere un significato definitivo oppure,

come la letteratura sull’argomento sembra sufficientemente dimostrare, esse

stesse sono un’interpretazione tradotta ad uso e consumo dell’antropologo?47

In che senso assume notevole importanza antropologica analizzare formalmente

un sito internet? Meglio ancora, in un caso come quello in questione, dal

momento che i siti da analizzare sono molteplici, quale valenza assume

l’informazione che ne ricaviamo? Possono, queste, possedere un elevato peso

specifico?

Credo di poter affermare che quanto più sia possibile trovare spunti

antropologicamente rilevanti comuni ai vari siti, tanto più l’aspetto

epistemologico assumerà connotati che un singolo o pochi informatori non

potrebbero mai eguagliare. Ovvero, seguendo la legge dei grandi numeri,

analizzare svariati contesti, sia pure in ambiti “freddi” come lo schermo di un

47 Si vedano al riguardo le discussioni sorte dopo la pubblicazione di Dio d’Acqua (Griaule, 1975) e in particolare Clifford, 1988, pp. 73-114

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computer, corrisponde all’aver intervistato, o preso in esame, un campione

“caldo” e rilevante di persone. Se compito primario di un antropologo è quello

di andare oltre le apparenze e leggere fra le righe secondo il procedimento già

citato noto come thick description, allora sarà dovere di una antropologia legata

ad internet contestualizzare il sito da un punto di vista storico, analizzarlo da un

punto di vista semiologico e soprattutto, per non perdere la voce di chi opera

tramite il sito in questione, riportare, se possibile, le comunicazioni dirette

provenienti da liste di discussione o comunicazioni del web master.

Devo tuttavia riconoscere che una comunicazione di questo tipo potrebbe

risultare mutila dell’aspetto emotivo e significante, dato dalle posture e dai gesti

di colui che comunica; al momento attuale la tecnologia ci impedisce un

utilizzo della realtà virtuale per una completa comunicabilità.

Resta il fatto, come già anticipato, che trovare ripetutamente messaggi di

struttura complessa, recanti il medesimo significato, è di per sé sufficiente per

garantire una corretta analisi antropologica; se comunicare è trasferire cultura,

per lo meno ritengo che, in queste condizioni, esistano sufficienti garanzie per

completare l’analisi.

Vorrei perciò cominciare a studiare e definire il territorio nel quale ho scelto di

muovermi.

Cosa significa sito?

Riportiamo dal Devoto Oli, ed. 1981:”1) arc. Posizione, ubicazione, situazione,

disposizione, configurazione. 2) lett. Luogo, località.” Vista la data di

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pubblicazione, era impossibile trovare un’accezione con una pertinenza

specifica al lavoro in corso, relativamente ad internet. Apprendiamo, dunque,

qualora ce ne fosse stato bisogno, che sito significa posizione, luogo.

Nell’Enciclopedia Generale Garzanti, ed. 2003, troviamo, invece, la seguente

definizione: “insieme di pagine web tra loro correlate, registrate su un server e

richiamabili a un determinato indirizzo da qualsiasi punto della rete internet.”

Dopo un rapido controllo sulla versione on line del Dizionario Garzanti della

Lingua Italiana, si nota che il significato riportato con data 1981 sul Devoto Oli,

pur con la specifica di un uso letterario o regionale, rimane, e si aggiunge a

quello specifico della terminologia informatica.

Ciò che particolarmente colpisce nella definizione più aggiornata è l’uso del

termine indirizzo relativamente alla rete internet.

Luogo, ubicazione, insieme di pagine web richiamabili ad un determinato

indirizzo: pagine virtualmente situate.

Un sito internet risulterebbe dunque un luogo virtuale. Vediamo se lo possiamo

dimostrare.

Ancora, cominciamo con il fissare il significato di queste due parole.

Marc Augè, nel volume Nonluoghi, dedica un intero capitolo alla definizione

del concetto di luogo antropologico.

Anzitutto, un luogo ha un senso solo se riferito ad una collettività: del resto

niente potrebbe avere un nome di riferimento se non per un comune accordo fra

membri appartenenti ad una comunità.

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Dice Augè:

“le collettività (o coloro che le dirigono)…hanno bisogno di pensare nello stesso tempo all’identità ed alla relazione…Il modo di trattare lo spazio è uno dei mezzi di questa operazione e non deve sorprendere se l’etnologo è tentato di effettuare il percorso in senso inverso, dallo spazio al sociale, come se il primo avesse prodotto il secondo una volta per tutte. Questo percorso è essenzialmente culturale poiché, passando attraverso i segni più visibili…esso ne disegna simultaneamente il luogo, definito contemporaneamente come luogo comune. Riserveremo l’espressione luogo antropologico a questa costruzione concreta e simbolica dello spazio… alla quale si riferiscono tutti coloro ai quali essa assegna un posto…” [Augé, 1992, p. 50-51]

Nelle righe successive, la frase che più ritengo possa definire il concetto in un

modo definitivo, è che “…il luogo antropologico è principio di senso per coloro

che lo abitano.” Il senso in questione credo sia quel fattore non meglio

identificabile che ci fa dire io esisto: esisto perché posso fare riferimento ad un

“qui”, ad un passato che appartiene a questo “qui”, ed alle speranze di futuro

che vi si possono collegare. Ed in effetti, come Augè poi afferma, “Questi

luoghi hanno almeno tre caratteri comuni. Essi si vogliono (li si vuole)

identitari, relazionali e storici.”[p. 53].

In che modo queste tre definizioni trovano una loro unicità?

“Storico, …il luogo lo è necessariamente dal momento in cui, coniugando identità e relazione, esso si definisce a partire da una stabilità minima. Lo è nella misura in cui coloro che vi vivono possono riconoscervi dei riferimenti che non devono essere oggetti di conoscenza.”(ibidem).

Ecco che posso chiarire perché il procedimento è anche di natura culturale: questa

storicità non è frutto di ricerca scientifica, bensì della somma dei valori investiti

emotivamente ed economicamente dalla comunità, sia che la si consideri ristretta,

come un nucleo familiare, sia più ampia, come nel caso specifico della comunità

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còrsa. Questo investimento fa sì che, secondo un’interpretazione della cultura come

testo48, la sua totale intelligibilità sia proprietà esclusiva di coloro che si riconoscono

nel senso di quei valori.

Vorrei proporre un esempio: una foto che mi ritrae sorridente seduto sotto un

albero rappresenta per me la somma dei valori che io le affido: ricordi

particolari, un luogo carico di emozioni. Per un estraneo a quei valori, questa

foto è solo una rappresentazione di un uomo come gli altri, del quale si può

parlare con certezza del colore degli occhi, della forma del viso, cioè di quello

che appare, ma del quale non possiamo conoscere quella storia che gli è propria.

Ma questo spazio, anche lo spazio nel quale io sono ritratto, possiede uno status

intellettuale ambiguo.

Questo perché la definizione che io fornisco in merito non è assoluta.

Come dice Augè:

“Esso è solo l’idea, parzialmente materializzata, che coloro che lo abitano si fanno del loro rapporto con il territorio…Questa idea può essere parziale o mitizzata”[Augè,1992, p. 54]

Un ulteriore punto da sottolineare è la constatazione che un luogo antropologico

è “…prima di tutto geometrico”(p.55).

Lo scopriamo seguendo l’impostazione che ci fornisce Augè: gli incontri, le

socialità, si sviluppano in particolari ambiti, presso un indirizzo, una strada,

(assimilabile ad una linea) un incrocio, (il punto di intersezione di linee).

L’uomo diviene parte integrante del territorio allorché può ricondurre a costrutti

mentali, i punti di riferimento, particolari spazialità del suo territorio.

48 per approfondimenti si veda ancora Geertz,1973, pp. 9-42 e Bruner , 1990, pp. 99-132

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Niente può farci sentire soli, sperduti e impossibilitati a controllare la natura,

quanto il trovarci immersi nella natura stessa, senza punti di riferimento

familiari. L’uomo in questo caso è solito intervenire, tanto che il passaggio da

natura a cultura si rende evidente dopo che la modifichiamo per il nostro

benessere.

Michel Izard, in un contesto particolare come i Regni del Moogo nel bacino del

Volta Bianco afferma:

“andare dal centro verso la periferia, è andare dallo spazio della misura verso quello della dismisura, dallo spazio della ragione verso quello della mancanza di ragione…”(Izard, 1993).

Di ben altro tenore, certamente più poetica, ma comunque meritevole di

citazione per l’ammirazione che nutro per il testo, è l’analisi degli spazi abitativi

di Bachelard.49

I punti di incontro, i luoghi della socialità, sono facilmente riconoscibili: essi

rappresentano, solitamente, il centro, sia esso geografico, fisico, che

concettuale: il mercato, un monumento, un luogo di raduno per una setta

religiosa presso un particolare albero.

Sono quelli che possiamo definire luoghi della memoria, prendendo in prestito

una citazione tratta da un altro saggio di Augè,50 della memoria condivisa e

49 Gaston Bachelard, 1957. In questo saggio, lo spazio è analizzato alla ricerca della sorgente dell’immaginazione, della calda poesia che solo un luogo vissuto, o uno che permette di costruire sogni, possono concedere all’incauto insonne, al filosofo sperduto, al sognatore che vuole tornare bambino. E questi spazi, che forse non possono essere catalogati come luoghi antropologici per la loro incidenza peculiare sulle esigenze del singolo, sono però luoghi così come li intende Augè, perché, come si vedrà successivamente, non hanno bisogno di essere riconosciuti tramite segni, ma, inscritti nell’immaginazione di chi li usa, permettono di costruire strutture che sono antropologiche, in quanto di universale applicazione. 50Il riferimento è a Pierre Nora, Les Lieux de mémoire, a cura di, cit. in Augè, 1994, p. 41

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condivisibile, fermo restando il fatto che ciò avviene soprattutto a livello di

piccole comunità.

Non che siano mancati i tentativi, né tuttora mancano, di creare luoghi che

abbiano valenze che vadano ben oltre i limiti della piccola comunità: gli studi di

George L. Mosse51 al riguardo sono molto chiari in proposito.

Si potrebbe obiettare che questi luoghi oggi assumono significati diversi rispetto

a quelli che avevano al loro tempo.

Per fare un esempio vicino al nostro Paese, l’Altare della Patria a Roma, pur

mantenendo una certa sacralità, rivive agli occhi della comunità nazionale solo

in concomitanza di eventi televisivi che lo pongono in primo piano, come nel

caso della festa delle Forze Armate.

La maggior parte delle persone, intervistate a proposito del monumento, non

saprebbe cosa dire, a meno di non aver visto tale evento di recente. Resta il

tentativo, più o meno fruttuoso, di avere provato, in momenti più congrui, di

nazionalizzare le masse.

Quali “spazi” restano oggi?

Questa domanda può aprire particolari riflessioni in ambito sia storico che

antropologico.

Un’antropologia contemporanea, da molti, non addetti ai lavori, vista e vissuta

come disciplina superflua52, trova il suo motivo di essere proprio per la sua

51 Si vedano Mosse 1974 e 1990 52 il problema di fondo è determinato dal successo goduto, in ambito non specialistico, da molte monografie, lette come avventure pseudo-scientifiche. L’attuale facilità con cui si possono raggiungere e filmare posti sperduti in ogni angolo del mondo, semplificando il lavoro del ricercatore, ne sminuisce i

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ricerca costante di luoghi ai quali ricondurre l’esistenza e l’appartenenza di una

società sempre più distratta.

Gli spazi di cui stiamo parlando, quelli vicini all’esistenza quotidiana, hanno

un’altra dimensione di cui bisogna tener conto: la temporalità.

Una chiesa, la piazza del mercato, o il luogo preposto ad una funzione

istituzionale qualsiasi, assumono la loro valenza solitamente ad intervalli

regolari di tempo.

In questo modo concorrono a generare quella memoria, substrato fondamentale

del riconoscimento, che sembra però contagiata anch’essa dal malessere diffuso

della condizione sociale attuale. Se il nostro cervello, sede ed origine dei

pensieri, è subissato di informazioni, può capitare, ed invero capita spesso, di

perdere il controllo delle nostre stesse memorie storiche. Nella nostra società

assistiamo per esempio ad una progressiva americanizzazione: ci godiamo il

week-end, facciamo il brunch, il coffee-break, facciamo gli spuntini presso i

mac-donalds, beviamo sempre più coca-cola…, per non parlare della

spettacolarizzazione delle informazioni televisive, degli stessi spettacoli

d’intrattenimento che ci hanno obbligati a cercare un nuovo modo di ridere. E se

nella vecchia e sorniona Europa tutto questo è in atto ormai dalla fine della

seconda Guerra Mondiale, nei Paesi in via di sviluppo tale contaminazione

(culturale) sta vivendo ora la sua fase più accelerata.

meriti; il passo successivo della banalizzazione è la visione del filmato documentario visionato il più delle volte bevendo una birra e mangiando un panino… Comunque il dibattito riguardo l’attualità della disciplina è aperto anche in sede accademica. Si veda a tal proposito Geertz, 2000, pp. 107-164 e Clifford, 2003

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Il problema, legato alla globalizzazione di comunicazioni ed economie, consiste

nel “…prendere atto della fine della grande separazione…”[Augè, 1994 p. 155]

che si riteneva dovesse esistere fra le società esotiche, altre da Noi, e la

cosiddetta civiltà occidentale. Dal momento che soggetto d’analisi

antropologica non può più essere un gruppo sociale distinto dagli altri, perché di

fatto questa distinzione non esiste, nel senso che ormai trovare gruppi umani

vergini da contaminazioni esterne è praticamente impossibile, bisogna allora

proporre analisi che prevedano dinamicità e contemporaneità, sia storica che

geografica, un’antropologia che nella sua “dimensione della contemporaneità è

un correlato della globalizzazione” [Fabietti, 2001, p. 240]

Questa straordinaria messe di informazioni, il continuo susseguirsi di

accadimenti storici, ed il riconoscimento del fallimento delle grandi teorie

socio-goniche (capitalismo e comunismo in primis) sembra che partecipino

della fine della società moderna, che credeva nella possibilità di successo della

scienza sul male di vivere. Purtroppo, ed è sotto gli occhi di tutti, non è andata

così.

Anzi, forse a causa dello sviluppo, impensabile prima, della scienza stessa,

abbiamo toccato e visto cose che hanno solo fatto franare le nostre certezze.53

Pensiamo un momento allo sviluppo straordinario delle comunicazioni, fra le

quali internet rappresenta l’aspetto tecnologicamente più avanzato, dal momento

53 il riferimento corre spontaneo a Heisenberg ed al Principio di indeterminazione: per ulteriori informazioni si veda un qualsiasi manuale di filosofia contemporanea.

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che è parte integrante dell’economia politica e di tutti gli altri aspetti del vivere

sociale.

L’aspetto sociologicamente più rilevante di internet è la sua potenza dialogica

ed interattiva: gli altri, gli esclusi del mondo “altro”, se prima erano

“beneficiari” della comunicazione a senso unico proveniente dal mondo

occidentale, ora possono dire la loro. Abbiamo assistito all’abbattimento di

molte delle frontiere del vecchio sistema-mondo, grazie anche alla disponibilità

economica dei nuovi Paesi e della loro capacità di produrre armamenti (e di

acquistarne con la complicità dei gruppi Occidentali).

Se principio ultimo della Modernità era la proiezione di un sistema

“occidentale” sul mondo nella sua globalità, il fallimento di questa prospettiva,

testimoniato dal crescente senso di multipolarismo e l’emergere di centri in

competizione quali il Giappone e l’Asia dell’Est non può che generare quel

senso di smarrimento che oggi compromette la stabilità della cosiddetta “cultura

occidentale”.

Alla luce di queste considerazioni, “Non è più possibile concepire i processi

globali in termini di dominio di un singolo centro sulle periferie.” [Featherstone

1995, p. 24-25]. L’emergere di culture differenti, frutto del processo di

globalizzazione, ci sta rendendo sempre più consapevoli di nuovi livelli di

diversità: ed in questo senso, l’apporto divulgativo dell’antropologia culturale

ha avuto ed ha il suo peso: “se vi è una cultura globale, sarebbe meglio

concepirla non come una cultura comune, ma come un campo in cui si svolgono

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le differenze”[p. 27] . Se la natura stessa degli eventi assume ora portata

globale, (sarebbe inutile ripeterne i motivi) lo sguardo dell’uomo sembra, anzi,

ne sono convinto, si sposta dal macro al micro.

Il già citato insuccesso del neo-positivismo mette in luce, fra l’altro,

l’arbitrarietà con cui si sono “costruiti” Paesi, creati confini, sono nate nuove

Nazioni.

Ecco allora il risorgere dei nazionalismi: sempre più piccoli nelle loro

determinazioni geografiche, ma sempre più pericolosi.

2.4. Non-luoghi…

Per tornare dunque alla questione in corso, posso affermare che i luoghi sono

antropologici allorché possono essere utili per i processi di riconoscimento:

come afferma Pierre Lévy, “gli spazi vissuti sono relativistici, si curvano e si

deformano intorno agli oggetti che contengono e che li organizzano” [Lévy,

1994, p. 147]

Poco fa mi chiedevo quali spazi restano, ora.

E’ possibile poter affermare che quanto connesso alle comunità virtuali, allo

spazio di internet, (spazio virtuale) si possa considerare come un nuovo luogo

antropologico, degno di essere studiato per ciò che rappresenta?

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Cosa non è un luogo antropologico?

“Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico definirà un nonluogo” [Augè, 1992, p. 73].

Qual è l’ulteriore qualità (riduttiva) del non-luogo?: “…se i luoghi antropologici

creano un sociale organico, i nonluoghi creano una contrattualità solitaria.”[p.

87]. Appare ovvio il fatto che da sfondo per questo tipo di analisi antropologica

si debba intendere la concezione dei fatti sociali che è propria di Durkheim:

“un ordine di fatti che presentano caratteri molto specifici: essi consistono di modi di agire di pensare e di sentire esterni all’individuo e dotati di un potere di coercizione in virtù del quale si impongono ad esso” [Durkheim, 1895, p. 26].

In sostanza è evidenziato quanto i fatti sociali siano oltre le coscienze

individuali, pur rimanendo, nello stesso tempo, loro immanenti.

Questo tipo di conclusione sembrerebbe precludere ai non-luoghi ogni tipo di

antropologia, rendendone in pratica lo studio assimilabile all’analisi psicologica

individuale.54

54 Non sono particolarmente d’accordo con la conclusione che si potrebbe appunto dedurre da queste basi di partenza. Fortunatamente, secondo il mio punto di vista, è lo stesso Autore a mitigare la sua posizione, affermando successivamente “Ciò che è un luogo per alcuni può essere un non-luogo per altri…Un aeroporto…non ha lo stesso statuto agli occhi del passeggero che lo attraversa e a quelli di colui che vi lavora tutti i giorni” [Augè 1994, p. 138] Pensate quanto possa essere attuale in questo contesto il film “The Terminal” di S.Spielberg, basato sulla storia vera del rifugiato politico iraniano Merhan Nasseri, che dal 1988 vive confinato nei locali dell’aeroporto Charles de Gaulle, a Parigi, oppure la situazione di molti homeless britannici, che hanno scelto di vivere, con le dovute precauzioni, (lavarsi spesso nei bagni pubblici per non dare nell’occhio ai servizi di sicurezza, cambiare le sale di aspetto, ove dormire, con regolarità…) nel terminal dell’aeroporto Heathrow, di Londra. (notizia tratta da www.Vita.it del 2 ottobre ’04)

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Augè continua definendo come altra particolarità dei non-luoghi il fatto che

l’individuo si debba servire delle parole, cioè dei testi, per stabilire un legame

fra il suo ambiente e gli spazi del non-luogo:

“Sappiamo che ci sono parole che fanno immagine55 …certi luoghi non

esistono che attraverso le parole che li evocano… e si definiscono” a loro volta “attraverso le parole o i testi che ci propongono” [Augè 1992, p. 87-88]

Nel capitolo precedente mi sono sforzato di descrivere i siti internet relativi

all’auto-rappresentazione còrsa, attraverso la descrizione di colori, frasi, musica,

cioè di segni, o testi.

In sede introduttiva di questo capitolo, mi proponevo invece di trovare un senso

( ed un nesso) fra i vari segni adottati.

Vorrei parlare adesso di questo senso, non analizzando singolarmente gli

strumenti adoperati dai web-master, ma inserendo questo bisogno di ricorrere ai

colori ed ai messaggi nella problematica elaborata da Augè.

Il bisogno attuale di ricorrere appunto ad una pratica segnica, al fine di

concettualizzare e relativizzare uno spazio come i siti internet, sembrerebbe

accomunare questi ultimi ai non-luoghi, così come descritti dall’antropologo

francese.

Bisogna però in ogni caso affermare, che questo potrebbe essere solo un limite

tecnologico, determinato dall’attuale incapacità di gestire lo spazio virtuale in

modo meno estraneo alle comuni pratiche sociali.

Allo stato attuale delle cose, Fabietti afferma che:

55 fra virgolette nell’originale

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”lo spazio di internet è tuttavia un non-luogo…uno spazio in cui ciò che vi compare non è riconducibile a delle coordinate temporali determinabili…Internet non raccoglie memorie ad esso esterne, ma ingloba solo quelle che più si adattano al suo tipo di memoria…”. [Fabietti, 1999 p. 54]

Ora, caratteristica peculiare dell’uomo è la sua capacità di intervenire nel e sul

mondo, al fine di plasmarlo secondo i propri bisogni. siano essi pratici,

pensiamo alle coltivazioni agricole, che religiosi, o culturali. Questo aspetto è

quello che vorrei sottolineare: l’Incrocio, la Piazza, il Monumento,

rappresentano, in un crescendo di rilevanze architetturali, l’intervento umano

sullo spazio (che così diventa luogo).

Di tale intervento non si perdono tracce fintanto che se ne può perpetrare il

ricordo, o che rimangano le vestigia in questione.

Da notare che questa manipolazione assume un’importanza sua propria, tanto

quasi da divenire essa stessa auto-rigenerantesi: cioè, la sacralità del luogo

sembra pre-esistere all’attimo fondativo, ovviamente umano.

Un sito internet non subisce forse la stessa procedura?

Assistiamo infatti alla sua costruzione, alla sua importanza sempre più rilevante,

avvalorata dalla quantità dei contatti. Come si può poi negare l’influenza che

può avere sulle scelte di una persona o di un gruppo di persone?

È ovvio che quello che un sito rappresenta per alcuni può non significare niente

per altri.

L’antropologo Marcello Archetti, afferma che:

“Per Paul Lévy e Segaud, si può parlare di antropologia dello spazio in quanto lo spazio e il territorio rilevano una semantica che rivela il

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sociale. La cultura di una determinata società esiste e viene espressa tramite lo spazio” [Archetti, 2003, p. 74]

Cosa voglio dimostrare? Che al centro di tutto sta sempre l’uomo.

Luoghi o non-luoghi hanno senso solo se l’uomo fornisce loro senso.

Se questo accade, se cioè siamo di fronte ad un intervento dell’uomo, allora ha

senso parlare di analisi antropologica: ancora Archetti mi viene in aiuto:

“lo spazio, come aspetto indispensabile e costante di qualsiasi esperienza sia reale che mentale, è anche la caratteristica della realtà che si conosce meglio. Strutturare lo spazio significa determinare ed imporre atteggiamenti, comportamenti, movimenti, conoscenze, valori, simboli. Le pratiche del corpo danno senso agli spazi56. L’individuo sociale traccia e delinea culturalmente i segni nello spazio. I gesti e le azioni danno la forma a questa spazialità. E lo spazio diviene luogo” [p. 83]

Ecco perché trovo necessario un ripensamento, una pausa di riflessione, ai limiti

posti in precedenza. Da Augè, prima, quando afferma: “Come immaginare

l’analisi Durkheimiana di una sala d’attesa di Roissy?”, [Augè, 1992, p. 87] così

come da Fabietti, [Fabietti 1999] poi, a proposito dei siti internet: l’equazione

non regge.

E che qualcosa non torni lo conferma lo stesso Fabietti:

“…in una situazione di diaspora e di deterritorializzazione gli individui… elaborino un immaginario potente di ritorno ad una patria…la cui rappresentazione costituisce un elemento virtuale di forte aggregazione. Questa aggregazione…la si può ritrovare sui siti internet che molte di tali comunità della diaspora aprono in vista del mantenimento di un dialogo fondativo di identità del tutto reali…La comunità virtuale, che si fonda su una doppia finzione (una di fatto, in quanto comunità, e una di nome, in quanto virtuale) non è poi qualcosa di radicalmente diverso dalle altre forme di comunità…anch’essa corrisponde a una forma specifica di produzione e rappresentazione

56 L’Autore fa precedentemente riferimento alle esperienze sia reali, equivalenti alle pratiche del corpo in questione, che mentali, senza però approfondire queste ultime: ecco, l’occupazione di spazi virtuali può, secondo me, essere equiparata all’esperienza mentale di cui sopra. (n.d.a.)

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tanto della memoria quanto dell’identità. Da questo punto di vista, una comunità virtuale è…una versione deterritorializzata della comunità immaginata…” [Fabietti,1999, p. 58]

Un’ultima annotazione personale per concettualizzare, spero in maniera

definitiva, la mia visione dello spazio virtuale.

Se lo spazio fisico necessita di tre dimensioni per potere essere situato, più una

quarta, temporale, per fornire tutti i dati necessari ad un’analisi antropologica,

sociale, o anche storica, lo spazio virtuale può fare a meno di tutte tranne della

relazione storica (monodimensionale, in quanto presente continuo): fare

riferimento ad esso, in quanto parte di una comunità virtuale, significa caricarlo

di investimenti (in senso freudiano) che esulano dalla necessità della

tridimensionalità classica. In pratica, non è necessario che una comunità

virtuale, che occupa uno spazio virtuale, esista anche nella realtà fisica: ho

chiesto specificamente al moderatore di Unita-Naziunale,57 se esistessero

contatti o punti di ritrovo fra i membri della comunità. La risposta, secca e

precisa è stata la seguente: “unità naziunale hè un purtone virtuale, un esiste

micca nella realtà”

Però, e mi ripeto, i suoi effetti esistono. Eccome.

L’obiettivo che mi sono posto dovrebbe dunque ora risultare con chiarezza:

fornire ai non-luoghi uno status antropologico di pari rilevanza rispetto agli

spazi normalmente presi in considerazione dalla disciplina; non-luoghi che, in

57 Unita-Naziunale è la comunità virtuale di cui mi occuperò nei prossimi capitoli.

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definitiva, avendo uno statuto basato sulla relatività dei soggetti che lo

frequentano, si può dire che non esistano.

La squadra degli addetti alla manutenzione dello svincolo autostradale, (a

questo punto gli altri tipi di non-luoghi citati da Augé non hanno, secondo me,

bisogno alcuno di confutazione) ha un suo linguaggio, la sua cultura.

Nella nostra società, spesso è solo l’appartenenza ad un gruppo lavorativo che ci

può fornire un’identità: identità che i suoi portatori troveranno relazionata ai

colleghi ed al luogo di lavoro, che diviene come una seconda casa.58

Quanto poi al fatto che uno svincolo possa portare storia, nel senso di un segno

di filiazione, è ovvio che la cultura che sviluppo all’interno di quello spazio,

sarà un fondamento su cui costruire accadimenti reali e sogni. Fatti cioè che

posso ri-narrare, cercando di spiegarne il contenuto a chi ne può risultare

estraneo, e forse non capace di capire.

Pur sempre fatti, però, che nel mio gruppo permettono un riconoscimento, “…ti

ricordi quando…” e che dunque forniscono Storie.

Il percorso intrapreso mi porta adesso ad affrontare la parte principale del mio

lavoro, che riguarda l’analisi delle comunità virtuali e di una in particolare, che

fa riferimento al bisogno di rafforzamento identitario dei Còrsi.

Credo di poterlo fare in conformità ad una nuova visione dello spazio che essa

occupa.

58 Non credo di scandalizzare nessuno se affermo ciò che anche a me, in fabbrica, mi è spesso capitato di sentire riguardo la frequentazione dei colleghi: “…passi più tempo con me che con tua moglie…”.

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O forse nuova non è, e quanto sopra è solo il tentativo di giustificare il mio

operato. Quello che resta, è che adesso mi sento autorizzato a poter trarre

conclusioni sull’identità còrsa, forte della ricostruzione appena fornita.

La novità sta nel farlo seduto davanti al computer.

Se pure è vero che “malgrado la finzione della pagina bianca, scriviamo sempre

su pagine già scritte” [De Certau, 1990, p. 83]59 il campo delle comunicazioni

virtuali potrebbe fornire nuovi spunti e, mio malgrado, nuovi grossolani

fraintendimenti…

59 Fra parentesi nell’originale

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CAPITOLO 3: Le comunità virtuali

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3.1. Reale e virtuale: una premessa.

Credo che il primo problema da affrontare riguardi la definizione dei termini in

oggetto. E’ probabile che facciano parte di quel gruppo di parole, soprattutto il

termine virtuale, di cui tutti sembrano conoscere il significato, e delle quali,

invece, sappiamo dire poco, o niente.

A questo riguardo ho provato a consultare l’enciclopedia generale Garzanti ed

ho potuto così confermare la distanza, effettiva, che intercorre fra i due termini:

“virtuale: si dice di fenomeno, grandezza o ente non reale.” [AA.VV. 2003]

Un’apparentemente leggera, ma fondamentale distinzione è invece fornita dal

vocabolario: “virtuale: genericamente ciò che è in potenza e non in atto.”

[Devoto, Oli, 1981].

In un testo ormai divenuto un classico della “filosofia del virtuale”, Pierre Levy

traccia quelle che sono le linee da seguire per una corretta interpretazione del

problema: “La parola virtuale deriva dal latino medievale virtualis, derivato, a

sua volta, da virtus, forza, potenza”. [Levy, 1995, p. 5] In sostanza, un essere in

potenza e non in atto.60 La distinzione che si propone non è dunque fra essere e

virtualità, ma con una differenza di livello ontologico dell’essere, fra attualità e

virtualità:

“Contrariamente al possibile, statico e già costituito, il virtuale è come il complesso problematico, il nodo di tendenze e di forze che accompagna una situazione, un evento, un oggetto o un’entità qualsiasi, e che richiede un processo di trasformazione: l’attualizzazione.” [p. 6]

60 Cfr. supra

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Se “da un lato, l’entità ha in sé e produce le proprie virtualità” [ibidem], posso

pensare al seme che contiene la possibilità di diventare albero, o ad una scelta

operativa, che mi preclude nuovi spazi, soluzioni diverse, “dall’altro, il virtuale

costituisce l’entità”[ibidem]; il poter diventare albero, le diverse soluzioni

applicabili alla scelta operativa, costituiscono parte essenziale della

determinazione dell’ente.

Ecco allora che attualizzare significa chiudere un ciclo riproduttivo delle realtà

possibili.

In questo contesto, cosa significa allora virtualizzazione?

“la virtualizzazione può essere definita come il movimento contrario

all’attualizzazione…L’attualizzazione procedeva da un problema alla sua soluzione. La virtualizzazione passa da una soluzione data ad un (altro) problema.” [p. 7-8]

E’ come se si aprissero continuamente porte per cercare vie d’uscita.

Posta in questi termini la questione sembra senza fine. Ci si occupa di uno

spazio che apre, per sua natura, sempre nuovi universi, senza attualizzare.

(l’atto del rendere concreto).

Può avere una fine, allora, una problematica virtuale? Può, in altre parole,

passare dall’essere virtuale all’essere reale, una volta definito il suo campo

d’azione? Proviamo a valutare il caso seguente: una comunità operante tramite

computer, opta per l’occupazione di uno spazio digitale, che, come già

sottolineato, non possiede requisiti fisici, ma anzi, sembra appartenere alle

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coordinate dello spazio onirico, laddove tutto è possibile (virtuale): ma da un

punto di vista dei risultati, la virtualità resta legata solo allo strumento, e non

all’atto pratico della digitazione e quindi della presa in essere di una

conoscenza: altrimenti, tutte le comunicazioni dovrebbero essere definite come

virtuali.

O non è forse sempre così?

C’è ancora un aspetto che dobbiamo prendere in considerazione.

Effettivamente la virtualità è legata solo allo strumento digitale, ma perché?

Bisogna notare, e la questione non è marginale, ma strettamente connessa alla

vita stessa del cyberspazio, che la cultura (digitale) sfrutta non un insieme

comunicativo solito, ma spazi contenutivi collegati e collegabili all’infinito.

In pratica è come possedere una biblioteca che comprende tutto il sapere umano,

o meglio tutto quello che simbolicamente si può intendere come cultura: a mano

a mano che sfoglio posso decidere di saltare da un capitolo all’altro, da un

argomento all’altro, senza mai perdere di vista lo spunto iniziale. Come

suggerisce Carlo Formenti:

“Grazie alla rete di link che costituisce la trama dell’ipertesto61 elettronico, il lettore può scegliere autonomamente fra differenti percorsi di lettura…” [Formenti, 2000, p. 165].

61 ”Un ipertesto si basa su un’organizzazione reticolare dell’informazione, ed è costituito da un insieme di unità informative (i nodi) e da in insieme di collegamenti (…link) che da un nodo permettono di passare ad uno o più altri nodi. Se le informazioni che sono collegate tra loro nella rete non sono solo documenti testuali, ma in generale informazioni veicolate da media differenti (testi, immagini, suoni, video), l’ipertesto diventa multimediale, e viene definito ipermedia.” [AA.VV., 2004, cap.4°, par.3°]

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Quello che viene meno è il senso di sudditanza nei confronti dell’autore, visto

che, tramite l’uso dei rimandi e delle note, oltre al fatto che ogni volume nasce

per un processo di filiazione e così ha un collegamento con altri,62 si formano

“ipertesti”.

La vera novità sta dunque nel fatto che il lettore può scegliere cosa e come

leggere, partecipando alla creazione di un nuovo testo:

“…nel senso che basta un clic sul mouse per saltare da un testo all’altro, da un autore all’altro…l’ipertesto fornisce un sistema infinitamente ricentrabile…” [p. 166].

Questo è il senso che ritengo possa ora chiarirci il concetto di virtualità, così

come espresso da Lévy.

Ma fuori degli spazi definiti ma incommensurabili di internet?

Ogni volta che comunico con mia figlia, offro un campo aperto a interpretazioni

e scelte operative, che hanno poi una ripercussione sul resto della sua giornata.

Le scelte proponibili aprono moltissimi mondi possibili, ma Lei ne compie una,

e costruisce il suo mondo di conseguenza. Si, allora, al virtuale in questo senso.

No ad una de-costruzione della realtà. Sempre di realtà possibili si tratta e,

compito dell’antropologo sarà analizzare come si riempiono queste realtà, e

come ci si pone di fronte ai quesiti che esse propongono.

A questo punto ritengo opportuno esprimere il perché di questo mio insistere

sulla spiegazione dei concetti legati al virtuale: secondo me stiamo assistendo ad

un abuso del termine: lo ritroviamo ovunque, e spesso citato fuori luogo. Il

62 si veda il riferimento a De Certau alla nota n°25, cap. 2°: credo che questo sia il caso più lampante dello scrivere su pagine già scritte, almeno in senso metaforico!

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problema credo sia dovuto ad una ovviamente non corretta comprensione.

Avendo fatta mia la definizione fornita da Lévy, voglio rifuggire da un uso

inconsapevole del linguaggio parlato e scritto, e fare riferimento solo al

collegamento ipertestuale di cui sopra.

Inoltre, poiché ritengo tutte le comunità, per loro stessa natura, non definitive

perché soggette a cambiamenti e pertanto virtuali, da questo momento parlerò

indistintamente di comunità.

Secondo Alessandro Simonicca, il concetto di comunità è applicabile solo a

minuscoli gruppi di persone63.

Dirò di più, questi piccoli gruppi di persone, considerazione che faccio anche

mia, fanno parte di altri piccoli gruppi, e quasi mai i partecipanti dell’uno

collimano con l’altro. Cosa voglio dimostrare? Tutte le comunità, anche quelle

dello spazio fisico, sono virtuali nel senso che i loro appartenenti possono,

contemporaneamente, far parte di altre comunità. Si può essere cattolici, tifosi,

studenti, operai, membri di una mailing list, ed ogni volta dover partecipare di

spazi differenti, con differenti metodi di riconoscimento, e tuttavia essere

consapevoli o meno di questa variabilità di appartenenza.

L’unica differenza che voglio ascrivere a quelle che prima conoscevo come

comunità virtuali è il mezzo usato come medium. Questo si, apre le porte alla

virtualità, ma non trasforma, a guisa di bacchetta magica, ciò che contiene.

63 concetto espresso durante l’intervento d’apertura del convegno “delle Erbe e della Magia” Grosseto, 17-10-2004

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Le comunità, se esistenti, restano tali, a prescindere da ciò che usano per

comunicare: vediamo chi mi può aiutare in merito.

Manuel Castells, nel suo imponente saggio “La nascita della società in rete”,

parlando del momento culturale in cui si trova lo studio delle comunità

virtuali,64 sottolinea quanto segue:

Il punto fondamentale dell’analisi di Wellman65 è che le “comunità virtuali” non devono essere contrapposte alle “comunità fisiche”: sono comunità diverse, con regole e dinamiche proprie, che interagiscono con altre forme di comunità. [Castells, 2000, p. 413]

poi, continuando la sua analisi, Castells sottolinea come gli scienziati sociali

abbiano troppo spesso cercato una comunità idilliaca “scomparsa dai paesi

industrializzati e avanzati” [ibidem] arrivando infine a citare un nuovo lavoro di

Wellman, che dimostra l’esistenza di comunità personali:

Una rete sociale di individui con legami interpersonali informali, che varia da una mezza dozzina di intimi a centinaia di legami più deboli […] Sia le comunità di gruppo sia le comunità personali funzionano online e offline [Wellman e Gulia, 1999, in Castells, ibidem]

Ecco che per me assume un senso parlare degli spazi antropologici legati alle

comunità virtuali.

Perché esse occupano il cyberspazio, lo spazio del virtuale, quando altre

comunità occupano i gradoni di una piazza, ma non per questo si chiamano

comunità gradonali…

64 ci tengo a sottolineare l’anno di pubblicazione, 2000, perché la novità relativa del campo di studio permette ovvie e numerose evoluzioni interpretative. 65 Barry Wellman è presentato come il principale ricercatore sulla sociologia di internet

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Nonostante tutto, frequentare spazi differenti può creare svantaggi o

facilitazioni.

L’ampia diffusione dello strumento internet aumenta a livello esponenziale il

grado di visibilità delle comunità che ivi giostrano le proprie chances. Come

riporta Augé:

“Negli Stati Uniti, alcuni esponenti religiosi molto diversi…hanno aperto dei siti su internet. Hanno trovato incoraggianti i primi risultati…Per esempio oltre trecentomila persone si sono connesse con il sito riservato al Vaticano nei due giorni successivi alla sua apertura (a Natale 1995)” [Augé, 1997a, p. 119]

E’ notizia di questi giorni che la Chiesa Italiana, nelle persone di alcuni

sacerdoti, abbia sentito il bisogno di “mettersi” in rete: per il bisogno di

ammodernamento è la giustificazione ufficiale: probabilmente si tratta di un

tentativo nato dallo studio delle nuove forme di socialità. Chissà se in futuro

non potremo assistere ed usufruire delle funzioni cattoliche tramite la Rete…

Quanto possa servire e come funzioni il sistema internet può essere visto

semplicemente leggendo i risultati pratici che, per rimanere nell’ambito delle

comunità còrse, raggiunge il fronte indipendentistico di Unità Naziunale,

relativamente alle elezioni regionali dello scorso marzo 2004. Il 18% dei

votanti è un risultato abbastanza netto, che può essere ascritto, senza tema di

smentite, anche alla continua presenza in rete di tentativi di convincere gli

elettori al voto, come si evince dagli esempi riportati. E’ logico che se pure in

pochi avessero letto il messaggio, pur quei pochi avrebbero potuto parlarne in

casa, con gli amici, ampliando l’effetto della notizia alle loro reti di socialità:

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Message : 1 Date : Wed, 10 Mar 2004 13:09:50 +0100 De : "AnTo_FpcL" … Objet : PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU Eccu ! La Campagne est lancée sur internet... Les trois listes sont sur la toile et sur le Portail Politique Corse de la Lutte de Libération Nationale. Voici le mail que vous pouvez transmettre, publier, insérer dans votre site etc... modifier, personnaliser... PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU VUTEMU NAZIUNALISTU CORSU! http://www.unita-naziunale.org/ Message : 2 Date : Wed, 10 Mar 2004 13:18:12 +0100 De : "AnTo_FpcL" … Objet : PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU PER L'UNITA NAZIUNALE DI U POPULU CORSU VUTEMU NAZIUNALISTU CORSU! http://www.unita-naziunale.org/ [Ce message contenait initialement des pièces jointes] Message : 4 Date : Tue, 16 Mar 2004 13:25:46 +0100 De : Informations de la liste Unità Naziunale ... Objet : UNIONE NAZIUNALE : RAPPEL le 17/03/2004 PORTI VECCHJU Meeting le 18/03/2004 BASTIA Meeting le 23/03/2004 PORTI VECCHJU Réunion au Cinéma le 23/03/2004 AIACCIU Meeting le 24/03/200 BASTIA Meeting Message : 2 Date : Sat, 20 Mar 2004 01:06:03 +0100 De : "CaPiMaChjA" ... Objet : INF MANCA NAZIUNALE / UNITA PUPULARE INF MANCA NAZIUNALE / UNITA PUPULARE INF MANCA NAZIUNALE / UNITA PUPULARE Une vidéo du meeting d'Aiacciu du 15 mars dernier est en ligne ( format WMV ) ici http://www.unita-pupulare.org/meeting.html U 21 è u 28 di Marzu VUTEMU PA A LISTA UNITA PUPULARE66. 66 ovviamente potrei aggiungere altri messaggi, ma non cambierei il risultato. Si vedano comunque le pagine dell’appendice, sufficientemente esaurienti, anche se contengono solo circa il 25% dei messaggi totali.

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Per avere un’idea del livello di visibilità che il sito e la sua comunità hanno, è

sufficiente leggere il report qui sotto, tenendo conto che l’Isola intera, come già

ricordato, ha solo 260.000 abitanti, e che i còrsi autoctoni sono circa 160.00067.

(Sembrerebbe scontato affermare che forse solo i còrsi autoctoni sono interessati

a questo genere di proposte…)

Message : 2 Date : Fri, 12 Mar 2004 17:22:37 +0100 De : Webumaestru Unità Naziunale ... Objet : Petit bilan.... Le site unità naziunale génère par semaine, un millier ou plus de visiteurs et entre 5000 pages et 7000 pages visitées. Les forums d'Unità Naziunale les plus visités sont : Forum Pasqaule Paoli 6982 Forum Battifocu 5956 Forum ANC 5171 Forum A Techja 4849 Forum Indipendenza 3995 Forum Manca 2803 Forum Libertà 1729 Merci à tous de votre aide, de votre présence. Unità Naziunale L'équipe de modération (liste Pulitica, A Nazione, Unità Naziunale) Non voglio certamente ricavare da un caso specifico una regola generale, ma

ritengo quasi superfluo ammettere che ciò che si propone in una comunità (di

questo tipo, cioè prettamente politica) di un medium virtuale, ha poi un senso

specifico nella vita intima di chi vi appartiene. Che tale senso poi si manifesti

con comportamenti correlati a quanto appreso, è l’altra conseguenza logica; del

resto è possibile paragonare newsgroup, chats, e quanto altro pertinente, al ruolo

67 Fonte: Istituto Geografico DeAgostini, 2003, Corsica, p. 23

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svolto dai quotidiani e dalla televisione: strumenti d’informazione e plagio della

nostra società.68

Nelle pagine seguenti, tenterò una descrizione delle comunità (che per facilità di

comprensione indicherò come virtuali, evitando così lunghi giri di parole),

cercando di evidenziare la letteratura che vede nel virtuale e nelle sue congenite

manifestazioni lo sviluppo dell’informazione e della cultura, date nell’attuale

congiuntura politica: se per globalizzazione si intende la perdita del centro,

(cfr.supra) bisogna anche considerare che le informazioni adesso non sono più

unidirezionali, ma ricevo ed invio, (curiosa l’allusione che fa pensare alla voce

byte inviati e ricevuti, consultabile durante la connessione ad internet) in fin dei

conti partecipo della produzione dell’informazione. A questo scambio, che vede

gli interlocutori agire quasi da pari a pari, non può più corrispondere un mezzo

informativo statico come la tv, o come la carta stampata, che prevedono un

fornitore di servizi ed un fruitore che deve solo leggere, o meglio saper leggere

fra le righe della (dis)informazione.

È senz’altro più congeniale un mezzo che preveda la possibilità di esser-ci nella

storia narrata: un mezzo che possa fornire le capacità di intervenire sulla realtà

e, stante la capacità di tradurre informazioni, modificarla laddove necessario, o

per lo meno, fruirne nel modo più democratico possibile69

68 Si vedano a proposito Castells, 2000, p. 379-434 , il sempre attuale MacLuhan, 1964, e Sartori, 1997, che parlando a proposito della possibilità di allargare gli orizzonti dello scambio politico afferma : “…Il cittadino globale, il cittadino del mondo, si “sente” dappertutto, e quindi è disposto a sposare cause di qualsiasi natura da ovunque.” (ivi p. 88) 69 Sulla presunta democraticità del media Internet, e sulla possibilità di formare nuove agorà elettroniche cfr. Levy, 1994. Nella stessa direzione si muove Rehingold, nel più datato The virtual

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Non più dunque una politica fornita da media reali ma, anzi, da mezzi virtuali:

perciò una politica in progress.

3.2. Comunità: concetto equivoco Non è mio interesse affrontare in maniera approfondita la questione comunità,

per lo meno non in questa sede. Ritengo però opportuno, per il tipo di percorso

fin qui svolto, tentare di tracciare le linee guida relative alla sua definizione.

Il concetto di comunità classico afferma che per comunità si deve intende un

insieme di soggetti, legati da uno o più fattori di varia natura, portati ad

interagire più con i membri stessi della comunità di appartenenza, che con chi

ne è al di fuori.

Per proseguire nella disamina mi sono servito del saggio di P. Ferri “Comunità e

comunità virtuale: due concetti a confronto .” [Ferri, 1999, p. 79-101]

Con altri intendimenti, però. Se volontà di Ferri è:

”…capire se davvero le comunità virtuali configurino una nuova tipologia di interazione tra soggetti, che tende a trasformare il quadro delle nostre relazioni comunicative.” [p. 85]

qui cercherò invece di dimostrare la validità di quello che invece rappresenta un

limite per Ferri:

“…non è ovviamente possibile…delineare …o prevedere quali caratteristiche potrà avere questa supposta ristrutturazione dei nostri riferimenti di appartenenza comunitaria. Il problema che ci troviamo di fronte è più limitato ed è quello di capire se davvero le comunità

community, la cui ed. originale risale al 1993, ma del quale è possibile consultare una versione riveduta edita nel 2000.

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virtuali configurino una nuova tipologia di interazione tra soggetti…” [ibidem]

Ferri parte dalla definizione classica, dalla distinzione fra società e comunità

proposta da Ferdinand Tonnies:

“Tutto ciò che è fiducioso, intimo, vivente esclusivamente insieme è compreso come vita in comunità: la società è ciò che è pubblico, è il mondo. Al contrario ci si trova in comunità con i propri cari sin dalla nascita…Nella società si entra in una terra estranea.” [Tonnies, in Ferri, op. cit. p. 86].

Tonnies identifica così una comunità di sentimenti, la Gemeinschaft, la comunità della volontà organica, distinta dalla società, ove prevale la volontà

razionale, la Gesellschaft, appropriatamente descritta tramite la metafora del mercato. Seguendo il percorso indicato da Ferri, è importante segnalare come, nella

filosofia e nella sociologia del tardo ‘800, così come nei primi decenni del

secolo XX°, la comunità rappresenti la formazione sociale utopica, “…che si

contrappone alla freddezza della società delle merci.” [p. 87], e sia, pertanto,

soggetto di molti studi.

Il concetto di comunità rimane fondamentale negli studi sociologici anche negli

anni seguenti. Il motivo principale è costituito dalla volontà di trovare risposte

ai molti quesiti sulla reale natura umana, anche e soprattutto in seguito alle

aberranti azioni che hanno contraddistinto la Seconda Guerra Mondiale.

Per tornare al nostro obiettivo, l’intenzione del lavoro di Ferri è quello di fornire

un esempio filosofico contemporaneo della discussione.

La scelta cade su La comunità inoperosa di Jean-Luc Nancy :

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“…Nancy sostiene come sia un errore di tipo prospettico contrapporre un’originaria e felice comunità a un’infelice e mercantile società…” [p. 87].

Il rimpianto sarebbe dovuto al lascito filosofico delle tesi di Rousseau relative

allo stato di natura.

Seguendo il suo ragionamento, Nancy vuole dimostrare come prima dell’attuale

società esistesse un qualcosa:

“caratterizzato nello stesso tempo da una comunicazione più ampia di quella che contraddistingue il legame sociale…e da una struttura molto più rigida e più povera di quella propria della società nella quale viviamo. Gli effetti di questa configurazione sociale sulle relazioni tra gli individui erano spesso molto più duri, in termini di mancata solidarietà, di solitudine, di violenza, e disperazione”[p. 88]

Il peso dovuto alle pastoie burocratiche che ci avvolgono nel cammino

quotidiano, le gravi ripercussioni che, guerre, politica, e un mercato economico

per sua natura disumanizzante, fanno ricadere sulle nostre vite, fanno sì che la

cultura occidentale agogni ad uno stile di vita diverso, con meno problemi: da

“paradiso terrestre”.

Quali le soluzioni? Fra le proposte, la ricerca appunto di quei paradisi di

socialità. (purtroppo anche artificiali, laddove alla crisi dell’identità si

aggiungano debolezze costitutive che rendono, consapevolmente o meno,

schiavi delle droghe).

Oppure, adattare risposte e stili di vita a quanto ci viene proposto come

modello70 da culture dominatrici; da politiche, in questo senso, “totalizzanti”.

70 Si veda in proposito il già citato saggio di Michel de Certau “L’Invenzione del Quotidiano”, che dimostra come l’uomo comune, anche quello che vive nella maniera più disagiata, sia in grado di fornire interpretazioni personali dello status vigente, interpretazioni che de Certau definisce “…forme di bracconaggio”. Per un utile approfondimento si veda la già esauriente introduzione generale, ivi p. 5–22

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Nel paragrafo precedente facevo riferimento al fatto che si può essere

inconsapevoli di appartenere ad una comunità.

Mi spingo oltre. Siamo sempre inconsapevoli di ciò, tranne quando ci viene

ricordato il contrario; ci riconosciamo cioè per negazione dell’altro, perché

siamo differenti.

In rari casi, secondo me, agiamo da membri effettivi, da facenti parte, ed è

quando digitiamo l’accesso alla nostra comunità virtuale, oppure quando

forniamo la parola d’ordine, access code, (intesa anche in senso lato, quindi

come forma d’abbigliamento, o come rituale da seguire e così via) per entrare

nel gruppo degli iniziati.

Questo tipo di considerazione mi riporta ad Augé71, ed al fatto che dobbiamo

presentare un documento per accedere ai non-luoghi, fornire le generalità che

permettano il nostro riconoscimento come membri di una comunità e quindi

poter usufruire dei vantaggi del caso.

Questo insieme di considerazioni sugli spazi occupati dalle comunità virtuali,

passibili di essere considerati come non-luoghi, e cioè la loro contrattualità

solitaria e la loro atemporalità antropologica, mi portano però ad una differente

conclusione.

Io non posso considerare le comunità virtuali differenti dalle altre comunità.

Ma devo sottolinearne un livello di appartenenza più definitivo. Esse sono frutto

di una scelta consapevole e condivisa: sono una droga allucinatoria che permette

di fuggire dalle pseudo-comunità reali; in tal senso trovo coerente citare 71 si veda Augé, 1992, p. 93-94

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l’introduzione (della quale non è segnalato l’autore) al romanzo di Gibson

“Neuromante”72 :

“…sono molto interessanti le osservazioni di carattere antropologico di Norman Spinrad. Questi fa notare come il negromante sia, in realtà, un mago contemporaneo (o comunque appartenente ad un futuro non

troppo lontano) la cui magia consiste nell’interfacciare direttamente il

proprio sistema nervoso con il sistema nervoso elettronico della sfera dei computer, manipolandolo (e venendone manipolato) in modo molto

simile a quello in cui gli sciamani tradizionali interagivano con regni

mitici più classici attraverso droghe o stati di trance.”

[Gibson, 2003, p. XI]

3.3 Comunità di…scelte

Secondo il mio punto di vista, viviamo in determinate società non certo per

scelta: se proviamo un secondo a riflettere su quando possiamo intervenire

deliberatamente su gli spazi da occupare, il riferimento è valido per ogni

contesto, scopriamo che le nostre scelte possono raramente assumere un livello

superiore al grado futilità.

Non credo che molti potrebbero fornire risposte, per così dire, felici…non

possiamo scegliere le società, si può solamente optare a quali comunità, ad esse

interne ma per molti versi estranee, dedicare il nostro tempo libero.

72 dell’importanza di questo libro è testimone l’amplissima bibliografia che lo riguarda: se ne veda un estratto in Gibson, 1984, p. XI-XIII, così come il fatto che venga spesso citato in opere di cultura cyber, se non altro per sottolineare come il termine cyberspazio, appaia per la prima volta proprio in questo testo.

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Per quanto riguarda l’identità, possiamo dire che nasciamo nel gruppo che poi

ri-conosciamo come nostro?

Che dire di tutti quei movimenti, ecologisti, di medicina alternativa, no-global,

di religioni messianiche, e via dicendo: se da un lato sono i benvenuti giacché

nella società moderna rappresentano la libertà di pensiero, una parvenza di

democrazia, dall’altro essi sono segno di profondi turbamenti, di scarsa

adeguatezza, infine di mancati ri-conoscimenti. Questo genere di problema

sorge quando, dopo aver appreso culturalmente qual è lo spazio comunitario o

societario che occupiamo, scopriamo di avere altri interessi, altre prospettive.

3.4. Comunità e identità

Fabio Dei sembra riassumere alcune fra le più rilevanti tesi sul riconoscimento

identitario, in un confronto che, da un lato, vede la riflessione antropologica più

recente giudicare i concetti di identità culturale ed etnica “…come coperture

mistificanti di reali rapporti di interresse e di potere tra gruppi umani”

[Dei, 2002, p. 38].

Il testo che Dei rileva essere l’espressione più chiara di questo punto di vista è

“L’Identità etnica” di Ugo Fabietti:

…Ma anziché corrispondere a delle realtà “eterne”, queste etnie, queste identità, sono…il risultato di processi di etnicizzazione voluti o favoriti dall’esterno oppure dagli stessi gruppi che competono, in determinate

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circostanze sempre circoscrivibili sul piano storico, per l’accesso a determinate risorse materiali e simboliche. [Fabietti, 1998, p. 22]

L’altro aspetto del confronto vede un’antropologia, se mi è permesso, più

umana. Se le differenti culture sono da considerarsi costitutive del concetto

stesso di umanità, queste differenti identità non possono ridursi al ruolo di

coperture ideologiche per la lotta al potere. L’autore che Dei, in questo caso,

chiama in causa per definire questa differente concezione è Clifford Geertz:

“ I legami di appartenenza…non vanno in una sola direzione, né si raccolgono...in una lotta uniforme per qualche fine condiviso”73 [Geertz, 1999, p. 84]

Si prendono in esame, così, varie opzioni:

La prima consiste nel considerare l’identità culturale non in modo sostantivo, ma come un campo di differenze, in cui “la funzione della solidarietà si manifesta nell’elusione di divisioni interne gravide di conflitti, e la funzione della divisione nel rifiuto di solidarietà troppo esclusive” [Dei, 2002, p. 53]

La seconda fa riferimento alla capacità dell’uomo di sentire le profonde affinità

che lo legano ad uno specifico gruppo, riesumando aspetti che molta

antropologia cercava di insabbiare, come il sangue, la lingua, il costume, la

fede, la storia. Una sorta di analisi delle lealtà emiche, che Geertz definisce

lealtà primordiali:

…un attaccamento derivante dal senso di “datità” dell’esistenza sociale che prova il soggetto e non l’osservatore - come parlare un determinato linguaggio, professare una certa religione, essere nato in una specifica famiglia, provenire da una data storia, vivere in un determinato posto; i fatti basilari. [Geertz, 1999, p. 86]

Ho cominciato questo lavoro parlando di “culture de resistance”.

73 Corsivo mio, fra virgolette nell’originale.

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La resistenza a cui voglio fare riferimento è strettamente connessa alle lealtà

“primordiali” che il popolo còrso nutre. E’ parte costitutiva della loro identità

come potremo poi facilmente evidenziare nell’analisi dei messaggi della

comunità.

Nazionalismo ed etnicità rappresentano oggi uno dei campi di studio più

“caldi”, per la grave ripercussione prodotta dalle guerre generate in nome

dell’etnia.

In un saggio ormai famoso, Anderson prova a fornire la sua giustificazione, che

per certi versi, risulta compatibile con la questione in corso.

Presentando il collegamento fra etnicità e nazionalismo critica le due

spiegazioni correnti:

“Una è che nazionalismo ed etnicità sono effetti dello scontento economico e della povertà…ma lo stesso scontento ha suscitato un ampio spettro di altri movimenti sociali, spesso in competizione con il nazionalismo: socialisti, comunisti, religiosi e così via…L’altra spiegazione, propagandata dai leader politici dei movimenti nazionalisti ed etnici è che essi rappresentano la memoria storica e la comunità tradizionale. Invece questi movimenti sono immaginari propriamente moderni, e nessuno di loro può risalire più indietro della fine del ‘700”74 [Anderson, 1991, p. 239-240]

Anderson provvede poi a fornire la sua spiegazione in merito, indicando quanto

segue:

“I due fattori significativi che hanno generato nazionalismo ed etnicità sono strettamente connessi al sorgere del capitalismo: sommariamente, comunicazione di massa e migrazioni di massa.” [p. 240]

74 Si veda in proposito Hobsbawm e Ranger, a cura di, 1983

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Nello sviluppare queste tesi, arriva a quella che dovrebbe essere la

giustificazione più volte cercata, e trovata, confacente al caso còrso:

“Dal lato opposto, la comparsa, nelle comunità residenti, di migliaia di immigrati, non mancò e non mancherà di produrre un’etnicizzazione simmetrica. In Francia, il movimento neofascista di Le Pen trova la sua base più forte tra due gruppi che una volta erano visibilmente antagonisti tra loro: i lavoratori un tempo fedeli militanti del PCF, ma i cui quartieri diroccati sono esattamente quelli in cui i poveri immigranti sono spinti ad ammucchiarsi; e gli ex pied-noirs…” [p. 243]75

Il cerchio sembra chiudersi: l’arrivo dei pied-noirs è coinciso, in Corsica, con

l’acuirsi della lotta di rivendicazione nazionalista.76 Si comincia a parlare con

insistenza di ”corsizzazione” dei posti di lavoro, occupati soprattutto da francesi

continentali; l’etnicizzazione simmetrica di cui parla Anderson è così facilmente

riconducibile alla tesi di Fabietti.

Nella realtà còrsa, così come in mille realtà differenti, niente è riconducibile ad

un’unica causa: elementi scatenanti sono anche quelle lealtà primordiali di cui

sopra; il problema della lingua più volte sollevato, il bisogno di sentirsi

riconosciute peculiarità che sembrano risalire indietro nel tempo…ritengo arduo

decidere per l’una o per l’altra, almeno in questo caso.

75 Queste citazioni del testo di Anderson fanno parte di un’ aggiunta in appendice all’edizione italiana del 1996. Esse compaiono in realtà nel numero 193 della New Left review, Maggio/Giugno 1992, pp. 3-13. 76 il riferimento è ai fatti di Aleria, dell’Agosto 1975. (cfr. supra)

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3.5. Identità nella rete

Le identità di cui discuterò più avanti devono essere prese in considerazione da

un duplice punto di vista: sia perché si usano identità singolari, proprie, che

spesso non trovano rispondenza nella realtà fisica, sia perché chi partecipa della

comunità, soprattutto nei casi politicizzati come il nostro, entra a far parte di

un’identità collettiva che è, invece, significativa su di un doppio piano

ontologico: virtuale e fisico.

È il caso, palese, di chi, accettando le regole della realtà virtuale, vi combatte

una battaglia legata al riconoscimento dell’identità collettiva: sia per

rivitalizzare una lingua, o per ri-studiare una storia comune pregnante di

significati condivisibili, che hanno stretta rispondenza nell’effettiva realtà della

vita quotidiana.

Il problema dell’identità, delle identità multiple e della difficoltà di ri-conoscersi

in un archetipo identitario, sembrano ricondursi all’attuale congiuntura

culturale.

Il concetto al quale vorrei fare riferimento, per le sue evidenti implicazioni, è

riassumibile con il termine post-modernità.

Si è detto da più parti e l’ho fatto anche io, che caratteristica del nostro periodo

sia una grave mancanza di punti di “centro”: culturali, economici ed ovviamente

identitari. Secondo gli amanti delle tassonomie, (lo dico senza vis polemica)

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questi sono segni del crollo delle certezze che caratterizzavano gli anni dalla

metà del XIX alla metà del XX sec..

Ma cosa hanno a che vedere queste deficienze con gli ospiti, o meglio, gli

ospitanti le comunità virtuali?

Torno ancora alla definizione di virtuale come fornita da Lévy, introducendo

un’ulteriore considerazione: se vogliamo parlare con Featherstone di

dislocamento culturale, è giocoforza fare riferimento al dislocamento delle

personalità, che di queste culture sono promotrici. Più personalità, o meglio

personalità virtuali, offrono maggiori possibilità di comunicazione, togliendoci

dall’agone solitario del coerente a tutti costi.

Si può essere attratti da questa liminalità, dalla terra di confine rappresentata

dalla realtà virtuale, perché in questi sentieri abbiamo più possibilità di scelta,

possiamo varcare più porte senza dare niente per scontato.

Compito dell’antropologo è stato per anni, capire e descrivere le culture

differenti e lontane. Da questo procedimento ed il susseguente confronto,

risaltava, secondo me, il bisogno recondito di capire chi era l’antropologo

stesso, e a chi apparteneva nel momento in cui metteva in risalto le differenze

fra la sua cultura e quella che, lontano dalla sicurezza delle proprie conoscenze,

egli andava a visitare sul campo.

È tempo di riconsiderare tutto questo: l’invito fatto da Augè77 di analizzare e

studiare, con lo stesso sguardo, la realtà che ci circonda, sia attraverso pratiche

77 il riferimento è Augé, 1994, ma mi pare utile, per un approfondimento, citare anche Disneyland e altri

nonluoghi, (1997b) e Finzioni di fine secolo, 2000, dove dal viaggio antropologico, ritenuto ormai

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riflessive che analisi sociologiche ed etnografiche di quartiere, va adesso esteso

nuovamente al mondo intero, come campo di studio.

È impossibile caratterizzare l’uomo: troppe le variabili in gioco e troppo poco il

tempo a disposizione.

Si può tentare di fornire indicazioni utili. Per farlo, è necessario ricorrere a tutti i

mezzi possibili, non ultima, se non perché ultima ad arrivare, la CMC, la

computer-mediated communication.

Dedicarsi all’analisi delle identità fornite dai fruitori della CMC potrebbe e

dovrebbe comportare una riconsiderazione della psicoanalisi come strumento di

ricerca. In fondo, se propendo per uno studio delle considerazioni emiche,

relativamente al dispiegamento degli sforzi utili a fornire soluzioni nel caos del

riconoscimento identitario, niente dovrebbe funzionare meglio di ricerche

individualmente approfondite volte alla scoperta dei tratti comuni, dei tratti

costitutivi: i fatti basilari.

Vorrei pertanto dichiarare che non mi sento particolarmente d’accordo con lo

sviluppo successivo dell’ opera di Nancy, cui facevo riferimento in precedenza,

nuovamente presa in considerazione, questa volta da Michele Willson, che vede

“…somiglianze tra la cultura delle comunità virtuali e i rilievi teoretici di

Nancy” [Willson, 1997, p. 147]

impossibile, alla scoperta di nuovi mondi e nuove culture, si passa ad un’analisi approfondita, o meglio all’accenno della possibile esistenza di viaggi profondi di scoperta proprio dietro l’angolo di casa. Da segnalare anche Hannerz, 1992, pagg. 225-346 e 1996, soprattutto pagg. 129-146. Anche la ricerca italiana ha espresso analisi approfondite sullo sguardo dal di dentro, soprattutto dal punto di vista del valore epistemologico. Mi sento in dovere di segnalare, a tale riguardo, l’opera di Remotti, 1990, anche e soprattutto per il fatto che sia uscita così “presto” rispetto ai lavori di Augé

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L’aspetto che si evidenzia è il rifiuto operato da Nancy nei confronti della

comunità “…intesa come un raggruppamento o una coalescenza attorno ad

un’essenza e un’identità definite” [p. 148].

Più avanti, si chiarisce ulteriormente il senso della comparazione fra la tesi di

Nancy e le attuali teorie relative alle comunità degli spazi virtuali:

“l’argomentazione di Nancy pone l’accento sulla fluidità e la particolarità dell’essere e sull’importanza delle relazioni tra esseri. L’accento sull’assenza di vincoli o legami tra questi esseri permette una forma non prescrittiva di relazioni. Allo stesso modo i sostenitori della comunità virtuale presentano argomentazioni a favore della molteplicità, della diversità e della fluidità dell’esperienza, sebbene essi collochino questi argomenti all’interno del concetto di Sé/identità multiple…” [ibidem]

Il problema legato al concetto Sé/identità multiple apre la critica di chi si chiede

chi sono i partecipanti di una comunità virtuale. L’opzione relativa alla

molteplicità dell’essere singolo preclude risposte troppo semplici.

Su quali basi sia possibile giudicare la realtà della partecipazione e delle loro

affermazioni in rete e come si possa così equiparare una comunità che occupa

spazi fisici inesistenti con altre “attuali”, è lo scoglio successivo e conseguente.

Ciò che senz’altro rimane, è un qualcuno che parla di sé, non importa se

dicendo il vero o meno. Ciò che dice è vero dal punto di vista ontologico, in

quanto detto, pensato, sublimato attraverso l’uso quasi inconscio della tastiera.

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RIFLESSIONI

Mi è tornato alla mente il saggio di Stephen Tyler che criticavo, nel secondo

capitolo, riguardo l’incapacità, o la mancanza di volontà, dell’etnografia post-

moderna, di trovare un’allegoria riassuntiva. Nello stesso saggio Tyler

affermava anche che:

“Un’etnografia post-moderna è un testo che si evolve cooperativamente, costruito con frammenti di discorso che hanno lo scopo di evocare in chi legge e scrive la fantasia di un mondo possibile (reale in accordo al senso comune) e così di provocare un’integrazione estetica dagli effetti terapeutici. In una parola è poesia…che, attraverso la rottura performativa con la parola quotidiana, evocava memorie dell’ethos della comunità sollecitando così gli ascoltatori ad agire eticamente.” [Tyler, 1986, p. 179]

L’operazione che vorrei eseguire è proprio questa: servirmi dei testi dei

messaggi per ricostruire quello spirito che ritengo esistere, spirito che sarebbe

poi opportuno far agire in una forma eticamente irreprensibile.

L’opzione offerta è quella di poter far parlare di sé l’oggetto dell’analisi,

privilegiando quindi l’aspetto emico, e confrontare le mie personali intuizioni

con lo schema etnografico della raccolta degli scritti ricevuti. Mi viene da

pensare che mai ricerca etnografica potrebbe essere più completa di quelle in

cui, al centro dell’attenzione, si trova una comunità virtuale.

Attraverso il testo scritto, questi personaggi della commedia umana, spesso una

tragedia, si espongono, si denudano, offrono il fianco all’analista, che si trova il

piatto servito su cui scegliere.

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E su cui magari cercare quell’allegoria che sola, potrebbe risolvere il problema

delle lealtà primordiali, dei bisogni nati con l’uomo e che con l’uomo sono

destinati a finire.

Un pensiero ancora, questa volta a proposito dell’irreprensibilità dello spirito còrso, probabilmente ancora alla ricerca di un’etica archetipica: Message : 4 Date : Sun, 15 Feb 2004 14:03:16 +0100 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale … Objet : Inscriptions à PEZZA CARDO (Porto Vecchio) Avà Basta a été saisi le 27 janvier 2004 de menaces racistes concernant une famille de Pezza Cardo. Elle, est Française, lui, Marocain. Messages téléphonés ( dont une demande de versement d'une somme d'argent .) et écrits sont très clairs : « Arabi Fori . » et tutti quanti. Que vaut une démarche de Racket sur une famille qui a du mal à joindre les deux bouts, la mère étant chômeuse et le père ayant un salaire modeste, avec trois enfants à nourrir ?!.Ajoutons que cela n'empêche pas cette femme responsable de militer à dans une association de solidarité « AIUTU CORSU ». Cette famille loge dans une maison appartenant à monsieur CANU cité dans le rubrique local de votre quotidien, comme la victime des inscriptions extérieures. Nous avons été discrets sur cette affaire, l'essentiel étant ,d'une part, qu'une enquête soit sérieusement menée et d'autre part, que cette famille soit réconfortée et soutenue ostensiblement. Ce qui a été fait par les militants d'Avà Basta sur Porto Vecchio. Pour Avà Basta, La Présidente, Noëlle … Message : 5 Date : Sun, 15 Feb 2004 14:03:24 +0100 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale … Objet : EXPLOSION D'INSCRIPTIONS RACISTES Elles ont visé aussi des commerces particuliers et l'association ATLAS dont tout le monde apprécie les activités positives ouvertes à toute la population de la ville. Nous leur exprimons notre fraternelle solidarité. Une explosion d'inscriptions racistes anti-maghrébines vient de salir les murs d'Ajaccio. AVA BASTA et l'opinion publique se posent des questions. En effet, le dimanche 8 février à 6 heures 30 du matin, le jeune BALIL était assassiné de façon barbare dans son lit, devant sa famille. Les informations ont laissé filtrer qu'il était « connu des services de police pour trafic de cannabis ». C'est ce même jour, dans la nuit du dimanche 8 février au lundi 9 que les tags ont

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barbouillé la ville. Quelle relation entre les deux évènements ? Les racistes de combat se sont tout de même manifestés très très vite pour masquer leur haine sous le couvert de la lutte anti-drogue. Nous demandons aux autorités compétentes d'une part de faire effacer les inscriptions infâmes et, d'autre part, de faire la lumière sur ces exactions. Pour Avà Basta, La Présidente, Noëlle … Message : 6 Date : Sun, 15 Feb 2004 14:03:30 +0100 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale … Objet : L'affaire du terrain Mattei ,à Toga.(BASTIA) Ce terrain est propriété de la mairie de Bastia. Alerté le 30 septembre 2003 par « Les Amies des Chats » qui se soucient autant des humains que des animaux, Avà Basta a fait stopper par la mairie les travaux de démolition d'habitations datant de l'exploitation MATTEI, qui logent des maghrébins. En effet l'entreprise VANDASI avait commencé de casser des escaliers, des toilettes, sans complexe, comme s'ils avaient eu affaire à des cafards, sans avis ou procédures préalables et, avec, en sus, injures racistes du conducteur d'engin. Travaux stoppés, et habitants des lieux montant au premier étage par les gravas de l'escalier rompu, la mairie a promis que les travaux cessaient tant que les personnes ne seraient pas relogées. Avà Basta a fait confiance tout en suivant les dossiers individuels des personnes concernées. Or les travaux viennent de reprendre, et Avà Basta a interpellé la mairie qui affirme ne pas être au courant, l'entreprise VANDASI aurait repris les travaux de démolition sans prévenir. Avà Basta, dans une première démarche habituelle de médiation et soucieuse des résultats sur le terrain n'avait jamais médiatisé cette affaire, l'important étant qu'une solution soit trouvée. Trois personnes sur sept ont été relogées. Mais les autres. se trouvent maintenant dans la situation menaçante d'une vieille maison sans toit, car, il semblerait que la récupération des lauzes (pour être utilisées ailleurs.) ait motivé la reprise des travaux. Les personnes non relogées ne le seraient qu'en mars, selon la mairie. Qui va prendre la responsabilité de laisser courir cette situation dangereuse ?. Avà Basta, interpelle les pouvoirs publics, et, l'opinion, sur cette affaire. Pour Avà Basta, La Présidente, Noëlle ...

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I 3 messaggi che ho ripreso dovrebbero fornire chiarimenti su quello che voglio

dire: i còrsi sanno essere, e sono spesso, violenti; hanno scarsa coscienza78

ecologica, nonostante Talamoni nel suo libro sembri dire il contrario79 e spesso,

inutile negarlo, sono anche razzisti. Credo lo siano tanto quanto si sforzano di

negarlo; ho potuto notarlo nell’atteggiamento e nel modo di proporsi nei

confronti dei maghrebini, come anche verso i Francesi continentali, i famosi

“parigini”, per non parlare del loro atteggiamento nei confronti dei “lucchesi”,

gli italiani in generale80, o “ritals”

All’inizio del lavoro mi ero proposto di dar voce alle sensazioni che

istintivamente si affacciavano alla tastiera.

Con questo non volevo né voglio ridurre questo studio ad uno sfogo personale.

Semplicemente voglio essere corretto con me, con i miei soggetti e soprattutto

con chi eventualmente vorrà leggere queste righe. Vorrei che fosse chiaro che

queste “riflessioni”non possono inficiare la correttezza del lavoro, perché

sarebbero presenti sia che le trascrivessi sia che, preso da un impeto di

pudicizia, decidessi di eliminarle dal contesto. Scrivo perché partecipo della loro

incongruenza, che è la stessa di ogni essere umano. Delle loro paure, che sono

forse meno poetiche della lotta per la nazione. Del loro coraggio, perché

78 Ho avuto l’opportunità, più volte, di vedere cacciatori all’opera, e, mio malgrado, sono uscito anche sulle barche da pesca, e posso parlare sapendo di cosa tratto; resta però il fatto che come si vedrà più avanti leggendo i messaggi riguardanti la loi littoral, potrebbe anche sembrare plausibile sostenere il contrario. La mia idea al riguardo è la seguente: l’accanimento riservato alle costruzioni in essere o virtuali lungo la costa, è tale perché i proprietari sono per lo più stranieri. C’è un altro aspetto ancora che mina le bellezze naturali dell’isola: gli incendi, che sempre numerosi, ogni estate distruggono ettari ed ettari di bosco mediterraneo. Molte tristi canzoni sono nate su questo argomento, ma, ancora mi chiedo: è possibile, come sostengono i còrsi, che siano solo terroristi francesi, o speculatori edilizi di ogni origine: italiani, francesi continentali, tedeschi, ad appiccare questi fuochi? 79 Si veda Talamoni, 2001, p. 207-208 80 si veda al riguardo Arrigoni, 2002

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coraggio ci vuole anche per essere razzisti. E forse perché in fondo non siamo

mai così diversi come si potrebbe pensare.

Alla base resta una certa forma di ammirazione per questa gente; forse per lo

spirito, la sua voglia di libertà, il forte sentimento di indipendenza, l’orgoglio di

chi si ritiene unico; e tutto questo nonostante la nuda realtà possa indurmi a

pensare il contrario.

Del resto, credo di avere un illustre predecessore in Malinowski81, quando nel

suo diario scriveva quello che pensava veramente dei Trobriandesi.

Quello che in ogni modo metto in ballo, non è tanto la mia presunta capacità di

essere imparziale, (quando mai lo si potrebbe essere trattando di cose umane),

quanto invece, il saper scrivere, in maniera riflessiva, di un quasi nuovo

argomento come le comunità virtuali: la novità credo debba permettere nuovi

approcci.

O, forse, si tratta solo di incapacità…e di un passo indietro per la mia

antropologia.

CAPITOLO 4: etnografia del virtuale

81 Si veda Malinowski, 1967

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4.1. I dati etnografici

Nelle pagine precedenti, ho avvicinato concetti come identità e comunità nella

loro accezione comune. Come già rilevato, la mia intenzione era di fornire

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un’introduzione, certamente non esauriente dei temi in oggetto, al fine di

rendere in un certo senso più semplice l’analisi che invece vorrei approfondire

ora.

L’intenzione sarebbe quella di evidenziare l’utilizzo dell’identità ed il senso di

identità collettiva che si evince dall’analisi etnografica della comunità di Unita

Naziunale, cercando al tempo stesso di dimostrare che, in una comunità politica,

quasi mai c’è spazio per il trucco, per il gioco, in riferimento alle finte identità

spesso presenti nelle comunità virtuali.

Non voglio, con questo, suscitare le ire di chi ritiene che si stia così scegliendo

figli e figliastri fra gli adepti della virtualità.

Il punto è che, come per ogni cosa nella vita, esistono aspetti più o meno seri o

seriosi.

E’ evidente che la discussione politica, anche sulla rete, distolga il buontempone

dalla volontà di giocare. La lista “Unita Naziunale”, è una lista di discussione

con un moderatore. E’ stata fondata in data 11 Dicembre 2002, con l’intento di

“promouvoir la Lutte de Libération National de la Corse et de son PEUPLE”82.

La sua vita è stata movimentata fin dall’inizio: nei primi ventuno giorni sono

stati inviati 191 messaggi, con una media giornaliera di circa 9. La notorietà

sempre più crescente ha permesso, nei mesi successivi, di mantenere cifre

ragguardevoli: nell’intero anno 2003 sono stati inviati, e condivisi, 3102

messaggi, con una media mensile di circa 258, pari a 8.6 messaggi al giorno.

82 Così come nella pagina introduttiva della lista, alla quale si può accedere solo se iscritti.

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Le punte massime si sono registrate nei mesi di Gennaio: 372, Luglio: 469,

Settembre: 326 e Ottobre, che con 472 messaggi è stato in assoluto il mese più

“attivo”, toccando una media di 15.2 contatti quotidiani.

Per quello che riguarda l’anno 2004, cioè il periodo da me preso in esame e, se

vogliamo, il primo banco di prova dell’utilità pratica della lista in riferimento

alle elezioni regionali del 21 e 28 Marzo, devo presentare i seguenti dati: nei tre

mesi che vanno dal 1 Gennaio al 31 Marzo, sono stati inviati 653 messaggi,

(273 in Febbraio, quinto risultato nella storia della lista) con una media

giornaliera pari a 7.2: da Aprile in poi, ho assistito ad un lento ma costante

rallentamento delle presenze, con punte negative nei mesi di Luglio ed Agosto,

con rispettivamente 75 e 95 contatti.

Dal 25 Ottobre il moderatore della lista si è sentito in dovere di:

Message : 14 Date : Mon, 25 Oct 2004 19:02:39 -0000 De : "antofpcl" Objet : NEWSLETTER NE PAS REPONDRE A CE MESSAGE Salut à tutti, Après lecture et re-lecture des derniers messages sur les Deux derniers mois, nous allons travailler sur une re-structuration de la liste pour une meilleure gestion des modérateurs sur les messages et sur la liste en elle même. Recadrer un peu plus la charte de la liste. La liste comme certaine fois dans l'année passe en mode Liste de diffusion et ne diffusera que les communiqués officiels. Aucun message personnel ne sera validé. Nous allons donc proposer via un sondage sur le site Yahoo / Liste unità naziunale sur un certain nombre de point notamment sur liste de diffusion ou de discussion. La fusion ou non des trois listes 'pulitica' 'Unità Naziunale' et 'Cursichella' (la dernière ne fonctionnant plus, son initiateur ayant disparu de la circulation) sondage proposé aux trois listes. Dans l'optique d'une fusion, la liste resterait donc de diffusion et de discussion. Dans l'optique d'aucune fusion : La question du sondage qui suivra sera : Liste de diffusion/discussion ou Newsletter uniquement. En attendant la mise en place de cette réflexion, la liste est donc en mode Liste de diffusion et plus aucun message ne sera diffusé sauf urgence... :p Anto

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Di conseguenza l’afflusso dei messaggi è sempre più calato, fino a raggiungere

una media di un solo contatto al giorno. Questo è il motivo che mi ha costretto a

scegliere il 30 Novembre come giorno di chiusura della raccolta dati. A questo

punto mi sono rimasti 1345 messaggi utili per la mia analisi, visto e considerato

il fatto che la ripresa dell’attività della lista non è prevedibile prima di alcuni

mesi. Al momento risultano iscritti 708 membri.

La partecipazione alla lista non è, ovviamente, sottoposta ad alcun vincolo.

L’importante è non uscire dai confini della correttezza nel rapporto

interpersonale.

Non tutti gli iscritti si sentono in dovere di partecipare alla discussione.

Questo è uno degli aspetti a cui ho fatto riferimento citando Maldonado in sede

d’introduzione83.

Anche se può risultare ovvio, o quanto meno superfluo, parlare dell’universalità

di internet, può essere certamente argomento più interessante discutere

dell’accesso a questa universalità.

Nel periodo che ho preso in esame, solo 150 membri hanno partecipato alla

lista, e fra questi, ben 58 con un solo messaggio e 47 con due, massimo tre

interventi. Ne segue che in 10 mesi, 550 membri non hanno mai inviato

messaggi e 105, i due terzi del totale degli attivi, hanno avuto un contatto più

che limitato con la comunità. La maggior parte degli interventi è stata eseguita

83Cfr. supra, p. IX: ci si chiede se è vero che internet sia veramente globale: dal punto di vista tecnico potrebbe esserlo. La componente umana ne discrimina la partecipazione.

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dalle liste interne al newsgroup, che sono sei84: le notizie da queste diffuse,

quasi esclusivamente di carattere propositivo e di critica politica, hanno

impegnato ben 246 messaggi, pari a circa il 18,3% del totale. Se inoltre

consideriamo che il moderatore è comparso ben 120 volte, ricaviamo un totale

di 366 interventi, il 27,2% di tutti i messaggi.

Il fatto che dovrebbe far riflettere è il seguente: 22 nominativi hanno inviato più

di dieci interventi a testa nel periodo considerato e fra questi, considerando la

lista di unita-naziunale ed il moderatore, anto@fpcl, come due soggetti, solo 11

hanno dimostrato una continua ed assidua partecipazione: a loro dobbiamo 788

interventi, pari al 58,6% del totale: 11 iscritti su 700 circa, l’1,6%!

Cosa si potrebbe pensare al riguardo?

La mia impressione va nella direzione di confermare quanto detto a proposito

delle comunità virtuali politiche. In queste “piazze”, così come nelle più

riconosciute “piazze reali” esistono molte categorie di persone, che fanno

riferimento a due gruppi ben definiti: chi parla, promuove, critica, offrendosi

spesso come bersaglio, e chi invece preferisce ascoltare, vivere nell’ombra,

partecipare delle conoscenze senza, forse, essere in grado di fornire del suo.

Ovviamente, secondo le leggi dei numeri, al primo gruppo appartengono molte

meno persone, che si distinguono per tradizione culturale, disponibilità

economiche e tempo libero.

84 Ho deciso, per comodità, di fare riferimento alle liste interne di unita-naziunale come se queste fossero un unico soggetto: pertanto, da questo momento, infurmazione@ , pulitica@ , webumaestru@ ,

mailing-list@, cumunicatu@, liberta@ saranno semplicemente liste di unita-naziunale.

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Si può ampliare questo ragionamento includendovi il rapporto che si viene a

creare con il concetto di identità: pensate davvero che tutti si sia in grado di

fornire elementi utili per stabilire un’identità comune, oppure non è più vero che

questi elementi ci siano forniti in modo da trovarli belli e pronti da potersene

servire al momento opportuno? E chi riesce a fornire queste tracce e renderne

partecipi, anche imponendole, se non chi detiene potere politico, mediatico e/o

economico?

In altre parole, se in comunità ristrette, o se vogliamo, arcaiche, è pur sempre

facile distinguere l’in-group dall’ out-group, ed allo stesso tempo si è in grado

di collocar-ci, dal punto di vista identitario personale, all’interno di esse, grazie

alla suddivisione del lavoro o alle proprie capacità specifiche, nella moderna

comunità-mondo il concetto di identità gravita su altre e ben meno facilmente

classificabili variabili. Verrebbe da dire, per ciò che riguarda l’identità

collettiva, che sia possibile da perseguire solo seguendo le tracce che quei

personaggi più dotati, di cui sopra, lasciano secondo le proprie necessità, siano

esse di natura palesemente o strumentalmente economiche.

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4.2. Identità in rete

Rimanendo in tema di CMC, gli studi sociali relativi, fin dai loro esordi85, hanno

avuto quale tema principale la trasformazione delle identità, così come queste

erano usate per partecipare alle comunità virtuali. E così si è continuato, fino ad

anni più recenti.86

Judith Donath in Identity and Deception in the Virtual Community centra il

problema secondo la seguente impostazione:

“Identity plays a key role in virtual communities...Yet in the disembodied world of the virtual community, identity is also ambiguous” [Donath, 1999, p.29]

. Ed effettivamente, benché si sia spesso ripetuto della necessità di fornire i propri

estremi, previa l’esclusione dall’accesso in rete, questi sono spesso non veri.

L’intero saggio della Donath è dedicato all’analisi di questo problema. L’autrice

sembra concludere che non si possa raggiungere una soluzione:

“Yet these identity cues are not always reliable. The account name in the header can be faked, identity claims can be false, social cues can be deliberately misleading.” [p.44]

Mantovani, in Comunicazione e Identità, afferma:

“D’altro canto, e qui nasce il paradosso di VR come medium, essa87 non garantisce nulla sul piano dell’identità” [Mantovani, 1995, p. 195].

85 Si vedano Turkle, 1995, e Rheingold, 1993, autentiche pietre miliari nello studio dell’identità in rete. 86 In effetti, almeno nel campo di studio relativo al virtuale e alle CMC, anche solo cinque anni fanno una notevole differenza, vuoi per l’avanzamento tecnologico, vuoi per la contemporanea crescita degli studi attinenti. 87 Il riferimento dell’Autore è alla telepresenza, che si intende “…surrogato più che accettabile della presenza fisica.” [Mantovani, 1995, p. 194]

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Fra le categorie analizzate dalla Donath, risalta la gender deception,88 l’inganno

relativo all’appartenenza sessuale. Forse che questo inganno non fa parte della

vita di tutti i giorni? Si può obbiettare che certe cose possono risultare più

palesi, quasi grossolane, (pertanto facilmente smascherabili) nella vita reale, e

passare quasi inosservate in un forum virtuale. La maggior parte di questi

inganni, comunque, è destinata ad uscire allo scoperto.

In qualsiasi comunità è molto probabile trovare persone che fingono. È ovvio

che nella realtà fattuale non si può arrivare ai due casi, sorprendentemente

simili, ma che si prestano anche a differenti considerazioni, che seguono: il

primo, citato dallo stesso Mantovani, che riprende uno studio di Stone,

relativamente ad una donna anziana e disabile in grado di scrivere sulla tastiera

solo tramite un’asta fissata alla testa e che poi si scoprì essere uno psichiatra di

mezza età89. Il secondo, ripreso da Mark Poster:

A man named Alex presented himself on a bulletin board as a disabled woman, “Joan”, in order to experience the “intimacy” he admired in women’s conversation. Van Gelder reports that when his “ruse” was unveiled, many of the women “Joan” interacted with were deeply hurt....The women who suffered his ploy regretted the “death” of the virtual friend “Joan”.These are unique uses of virtual communities not easily found in “reality”...If one is to be masculine, one must choose to be so. Further, one must enact one’s gender choice in language, and in language alone, without any marks and gestures of the body, without clothing...90 [Poster, 1997, p. 212]

88 Si veda Donath, 1999, p. 49-52 89 Mantovani, ibidem, p. 195 90 In realtà, Poster usa questo esempio in un differente contesto, per evidenziare che anche nella CMC, “…the mere fact of communicating under the conditions of the new technologies does not cancel the marks of power relations constituted under the conditions of face-to-face ...”[ibidem].Tuttavia si evidenzia un problema laddove forse esso non esiste, visto che preferisco la soluzione offerta dalla Turkle. (vedi succes.)

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Shelley Turkle dedica alla questione un intero capitolo, [Turkle, 1995, p. 255-

268], e sollecitata al riguardo, ecco come si esprime in un’intervista rilasciata a

mediamente:

Noi utilizziamo la tecnologia del nostro tempo per dare forma a un’immagine di noi stessi…il fatto che sul computer ci sono tante finestre e che ci si è abituati all’idea di spostarsi fra le diverse finestre sullo schermo, può essere interpretato come una metafora della visione del sé in quanto molteplice, senza un centro…Quando scegliamo un determinato nome, compiamo il primo passo verso la creazione di un’identità grazie alla quale potremo esplorare diversi aspetti di noi stessi. Non è vero, dunque, che in Rete si sviluppino identità molteplici

o disturbi della personalità; piuttosto ci si accorge che dentro a ognuno di noi c’è una molteplicità di componenti…Oggi si guarda

all’identità come a una realtà molto più fluida…91

[Turkle, in mediamente.rai.it, 1999]

Questo evidenziato dalla Turkle, sembra essere l’aspetto da prendere in

considerazione. Forse ci si preoccupa troppo delle false (o presunte tali) identità

che scorrono nel cyberspazio. Il nostro problema è quello di preferire che le

cose siano bianche o nere, per comodità. Resta il fatto che le truffe, più o meno

bene organizzate, fanno parte del gioco. Ma, rischiando forse un po’, si potrebbe

affermare che analogamente alla crescita globale in termini di conoscenze e

possibilità mediatiche, anche la psyche dell’uomo comune si vede sollecitata ad

accrescere le proprie prospettive, i propri punti di riferimento. Ed ecco allora

che un concetto monolitico del sé cessa di avere la sua ragione di essere, sia

storica che relazionale. Oppure, per dirla come Shawn P. Wilbur:

I suspect that there is some truth to the suggestion that the experience of dislocation in time and space – an effect of immersion in Internet culture-, can help individuals to see their own identities in a different perspective.

91 corsivo mio

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[Wilbur, 1997, p. 11]

RIFLESSIONI

Sento l’argomento così seriamente da provare un profondo senso di

smarrimento.

Parlare, o meglio scrivere di identità altrui, presuppone una profonda

conoscenza della propria.

Come si può altrimenti? Si tratterebbe di uno scrivere vacuo, scevro di

profondità, figlio di evidenze allucinatorie, che ben poco devono avere a che

fare con un’analisi di carattere scientifico. Ma forse il punto è proprio questo.

Se soggetto di analisi è l’Uomo, non si può rinunciare a cogliere gli aspetti

volatili, ma perduranti, vacui ma essenziali, che rendono ogni essere umano un

mondo a sé stante: ecco che allora fornire una giustificazione scientifica diventa

superfluo.

Scrivere, come già rilevato, può essere definita una forma di psicoanalisi:

se compito dell’analista è aiutare il paziente a ritrovare il giusto equilibrio,

affrontando e rivivendo il trauma o i traumi che hanno generato la malattia, il

suo strumento è fondamentalmente il linguaggio. Attraverso lo studio che

l’analista fa delle parole del narratore (il paziente) ed insieme a lui, è possibile

ricostruire l’universo simbolico che ha arrecato il danno, tradurlo in un nuovo

linguaggio coerente con quello accettato dalla società, o dalla comunità; infine

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restituire il figlio perduto, con una nuova e possibilmente duratura trama

esistenziale. La scrittura assume lo stesso compito; è un fai-da-te psicanalitico,

che può essere usato a vari livelli.

Voglio citarne due: la scrittura automatica, che prevede la stesura di tutti i

pensieri così come questi si presentano alla mente (una sorta di stream of

consciousness di Joicyana memoria ) che sembra essere stata una delle

principali motivazioni per lo studio delle libere associazioni, da parte di Freud92,

e la scrittura a soggetto.

Le parole, che anche in questo caso possono fluire senza interruzione, hanno il

tempo di essere digerite, masticate, consegnate alla rilettura che, assurta al ruolo

di analista, aiuta a ritrovare sé stessi. Dicevo che scrivere di identità presuppone

conoscere la propria. Cosa so, della mia? Se devo farvi riferimento

assecondando l’idea corrente nella cultura Occidentale, secondo la quale si è ciò

che si produce, ovviamente in senso lavorativo, aver fatto 7 (sette!) differenti

lavori negli ultimi quattordici anni depone per un’identità spuria. Può esistere

un’identità spuria? Non credo: sono quello che sono, con i miei limiti, le mie

aspettative, con le mie voglie di fare per il futuro, mentre, mio malgrado, il

presente scorre veloce. Quali rifugi cercare?

Cosa posso dare per certo? Che sono attratto e per certi versi respinto dall’idea

che mi sono fatto di un fantomatico spirito còrso? Quale giustificazione può

essere, questa, per farmi scrivere di identità, spazi, comunità ancora da venire?

E, per questo preciso motivo, virtuali? Il mio stesso Io, virtuale e mai attuale, è 92 si veda Jones, 1953-55-57, p. 223

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la giustificazione di tanto sforzo: ha provato empatia per il soggetto, si è

interrogato al riguardo, e adesso può permettermi di andare avanti.

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A questo punto, ritengo opportuno operare un distinguo fra i vari tipi di

comunità, così come queste nascono nella rete.

Derek Foster, a questo proposito afferma:

“…Kumiko Aoki divided the studies of virtual communities into three separate groupings: 1) those which totally overlap with physical communities; 2) those that overlap with these “real-life” communities to some degree; and 3) ones that are totally separated from physical communities.” [Foster, 1997, p. 24]

Nel nostro caso si può parlare di comunità del 1° tipo. Per ciò che riguarda i

membri della lista di discussione presa in esame, bisogna per prima cosa notare

che alcuni fra i partecipanti, usano un nick-name che ne impedisce il

riconoscimento. Probabilmente, in un tipo di comunità come questa, sarà

estremamente raro trovare casi di persone che si descrivono per quello che non

sono; o, meglio ancora, persone che si cimentano in ruoli non pertinenti: il

motivo dovrebbe essere semplice da capire: non si discute di persone, di modi

personali di essere, di fiori rari, ma di un evento politico totalizzante ma di la da

venire.

Si combatte perché vengano riconosciuti i diritti basilari alla differenza.

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Si propaganda la speranza di una Corsica libera. E probabilmente, tutto questo

non necessita di false informazioni personali93.

Molti dei personaggi ritrovati nella messaggeria, usano nomi veri, o che per lo

meno sembrano tali, senza il bisogno di ricorrere ai nick-names, riportando

anche indirizzi civici e numeri di telefono, che ovviamente non posso riportare:

Message : 2 Date : Wed, 11 Feb 2004 00:14:48 +0100 De : Gilles Sereni ... Objet : Encore un site corsophobe ... Message : 1 Date : Sun, 15 Feb 2004 12:28:17 +0100 De : "Yvan Rey" ... Yvan.CH ----- Original Message ----- From: "Gilles Sereni"... Le 13/02/04 9:44, « Christophe GRISONI » ... a écrit :..

Ho provato ad analizzare un periodo scelto a caso, (per comodità dal primo

gruppo di messaggi ricevuti in poi) dal 4 al 20 febbraio 2004: su 119 messaggi

ricevuti, 40 erano firmati con nome e cognome rispondente al nome usato come

indirizzo di posta elettronica, circa 30 provenivano dal webmaster, 7 erano di

associazioni che fornivano n° di telefono ed indirizzo, fatto, questo, comune a

molti di quelli che si firmavano con nome e cognome. Solo il resto riguardava

93 Non vorrei, con questa affermazione, apparire un po’ naif. Le persone a cui faccio riferimento sono, in effetti, quelle che partecipano attivamente della discussione, con vigore e intelligenza propositiva. Degli altri, posso riportare quanto lo stesso moderatore mi ha scritto in una recente comunicazione personale, (2 aprile ’05): “… Annant'à lista ci so di tuttu, ancu italiani Irredenti.. Giandarmi (carabinieri

corsi).. etc... Ma in verità, un m'interesse micca, e un aghju micca a paura.”

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nomi fittizi. Fra questi “chupacabra”, “machja”, “maga92” e “xarlo”, un attivo

indipendentista basco, autori di più del 50% dei rimanenti 42.

Quello che comunque più mi preme sottolineare, è che il contenuto dei

messaggi è quasi sempre di natura propositiva; è ben raro trovare qualcuno che

usa il sito per parlare di sé o delle proprie presunte capacità.

Credo che sia importante rilevare pure il tipo di linguaggio utilizzato.

Come evidenziato anche da Buccieri, nelle conversazioni politiche in rete

“il linguaggio è concitato e partecipativo, i contenuti esortativi, polemici,

interrogativi, oltre che divulgativi” [Buccieri, 2003, p. 25].

Vediamo come :

Message : 1 Date : Wed, 18 Aug 2004 18:13:20 +0200 De : "alain\.vidalsabatte" ... Objet : Re:Rapprochement de prisonnier Je trouve cela vraiment très choquant !!!! Parce que ce "monsieur", assassin, a de l'argent. Il demande d'être incarcéré dans sa région d'origine, on l'accepte. Les Corses se battent depuis longtemps pour le même droit, et il est refusé systématiquement (Ce qui est pareil pour les Basques, les Bretons, côté français, et pour les Basques, les Catalans et les Galiciens, côté espagnol). C'est un véritable mépris contre nos Patriotes incarcérés ! Signé : .... D'ailleurs, j'ai prévu de développer le sujet, avec d'autres sujets (Que j'ai déjà préparé et que j'ai mis en brouillon) ce Dimanche. > LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA > ----------- > > mardi 17 août 2004 > > Bertrand Cantat va prochainement purger sa peine de prison en France. > Le ministère lituanien de la Justice vient de confirmer > officiellement, dans un courrier adressé vendredi aux autorités > françaises, ce qu'il laissait entendre depuis le début de l'été : > d'accord pour le transfert du chanteur de Noir Désir dans un délai de > deux à trois mois, le temps de remplir d'ultimes formalités... >

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... La perspective d'un retour en France n'est pas pour rien dans la > décision de Bertrand Cantat de renoncer à l'appel de sa condamnation > à huit ans de prison pour le meurtre de Marie Trintignant...> (Journal "Liberation") > ---------- > Denari è amizicia torcenu u nasu à a ghjustizia !

� LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA - LIBERTA – LIBERTA. Message : 5 Date : Tue, 11 May 2004 20:05:26 +0200 De : "chantal-dan lodi" ... Objet : Fw: SERATA DI SUSTEGNU Subject: SERATA DI SUSTEGNU SOUTIEN AUX PRISONNIERS POLITIQUES CORSES ET A LEURS FAMILLES ISULA BELLA ORGANISE LE SAMEDI 15 MAI 2004 A PARTIR DE 20H00 UNE SOIREE CORSE CHEZ FRANCOIS 94 RUE DE SAUSSURE 75017 PARIS 30 EUROS LES BENEFICES SERONT REVERSES A L' ASSOCIATION SULIDARITA 14h a 19h VENTE de : t .hirts ,briquets ,casquettes,Autocollants,livres et autres ...... Réservations directement CHEZ FRANCOIS au 01 - 42 - 27 - 85 - 82 VENITE NUMAROSI ! ! ! ! ! ! ! ! ! MERCI DE FAIRE CIRCULER L'INFO Message : 3 Date : Mon, 10 May 2004 14:17:27 +0200 De : "Liste Pulitica" ... Objet : Revue de presse du dossier corse Des jeunes interpellées dans des conditions inadmissibles dimanche ! Une mère de famille matraquée par les Force des Répressions Lundi ! Une Grand mère jetée à terre par les forces répressives lors du procès ! AVA BASTA A RIPRESSIONE !! LIBERTA ! Tornando al testo della Buccieri, confermo anche quanto segue:

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“L’uso piuttosto frequente di punti esclamativi e maiuscole è riconducibile alla stessa origine emotiva. In questi casi internet diventa strumento di impegno sociale, civico…” [ibidem] 94.

Per quello che riguarda la lista presa in esame, ho avuto la possibilità di

osservare che, il grido di sdegno, direi quasi il grido d’aiuto, che sembra

fuoriuscire dalla concitazione di alcuni dei messaggi, è espresso sovente in

lingua còrsa.

Questa osservazione ci conduce ad un successivo approfondimento del

materiale riportato in appendice.

4.3. Le comunità virtuali, oggi

Dalla lettura del saggio di Castells, Galassia Internet,95 si ricava che:

“Mentre per i primi utenti di Internet Chat room, Newsgroup e conferenze multi-purpose avevano un grande significato, con la diffusione di internet la loro importanza quantitativa e qualitativa è andata via via a scemare”.[Castells, 2001, p. 118]

Questo è un aspetto della ricerca che dovrebbe farci riflettere.

94 Nel sistema complessivo comprendente segni e significati proprio di Internet, o meglio della comunicazione via e-mail, l’uso delle maiuscole e dei punti esclamativi ha un senso specifico: secondo le regole del web, usare le maiuscole significa gridare, e pertanto contravvenire alla netiquette. Nel caso in questione, l’uso del maiuscolo è accettato, perché si vuole gridare lo sdegno di un popolo, presentarlo a tutti nella sua gravità. In una comunità di diverso tenore, un membro che usa dei simboli comunicativi in questo modo sarebbe presto allontanato. Per un approfondimento sulla netiquette si veda Guigoni, 2001, p. 22-24, McLaughlin, Osborne, Smith,, 1995, p. 222-228, ed infine il sito: efluxa.it/netiquette/ , a cura di Arlene Rinaldi Per un chiarimento testuale si vedano le pagine dell’appendice. 95 Questo volume offre una delle bibliografie più esaurienti fra tutte quelle che ho potuto osservare, abbracciando praticamente tutte le categorie di studio relative allo spazio Internet. Rilevanti anche gli elenchi di siti pubblicati alla fine di ogni capitolo.

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Quello che Castells sembra dirci, è che forse la letteratura sul caso Internet non

è stata sufficientemente decantata, le speranze che vi sono state riposte ancora

risentono dei toni (troppo euforici) degli inizi della realtà virtuale.

Dice Castells:

“I primi passi dell’uso di Internet, negli anni ottanta, vennero salutati come l’avvento di una nuova età della libera comunicazione…. L’influente libro di Howard Rheingold, The Virtual Community, ha fissato il tono del dibattito, argomentando con efficacia la nascita di una nuova forma di comunità…Una socialità senza vincoli era la promessa.”[p. 119-120]

Invece, cosa sembra essere successo?

Cosa dovrebbe essere stato di queste promesse?

Gli studi attinenti sembrano dimostrare che le ipotesi che valutavano Internet sia

come una fonte di nuovi modi di essere in comunità, sia come causa

dell’allontanamento dal mondo reale, di un’alienazione dell’identità, devono

essere seriamente riconsiderate alla luce degli sviluppi successivi alle origini:

L’interazione sociale offerta da questo mezzo non pare avere un effetto diretto sulla costruzione di modelli della vita quotidiana, genericamente parlando, se non per il fatto che aggiunge l’interazione on-line ai rapporti sociali esistenti. [ ibidem]

Le pagine seguenti del saggio di Castells sono un susseguirsi di studi che

tendono a dimostrare l’inesistenza di forme di socialità sostitutive, e, anzi, un

aumento della densità delle interazioni sociali stesse, frutto della somma delle

relazioni on-line e off-line.

Per questo mi sento confortato nell’affermare l’importanza delle comunità

virtuali come luoghi di riconoscimento. Sembra che esse non sostituiscano,

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fornendo così nuovi termini di paragone, ma anzi, confortino l’esistente,

ampliandolo.

La discussione fra i sostenitori della comunità classica, basata sul concetto di spazio fisico, ed i fautori delle nuove comunità virtuali, sembra perdere così la sua importanza. Ancora Castells:

Certo, non si vuole sostenere che non esiste più una socialità basata sul luogo. Ma le società non si evolvono verso un modello uniforme di

relazioni.…la questione chiave per noi è il passaggio dalla comunità al

network come forma centrale d’interazione organizzativa…i network

sono costruiti attraverso scelte e strategie degli attori sociali… la

principale trasformazione nelle società complesse si è verificata

attraverso la sostituzione delle comunità spaziali con i network come

forme prime di socialità. [p. 126]96

Ed effettivamente, di comunità per scelta si tratta. Per lo meno nel nostro caso.

96 Corsivo mio

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4.4. Psicologia ed antropologia

Quàu ten sa lengo

Tèn la clàu

Que di cateno lou

delieuro…

Frédéric Mistral

L’idea che intendo sviluppare è la seguente: partiamo dal presupposto che la

cultura sia l’insieme dei significati condivisi da un gruppo particolare.

In questo senso, possiamo inglobare molte delle definizioni della cultura stessa,

che, volenti o meno, sembrano apporre paletti e limitazioni ad un concetto così

vago ed al tempo stesso così attinente alla vita pratica.

Primo su tutti, il fatto che in questo modo il concetto stesso è storicizzato, mai

diacronicamente, ma sempre con la possibilità di intervento diretto: possiamo

ben dire che una qualsiasi opera relativa allo studio di una cultura, di un popolo,

abbia il suo valore, fornito da varie voci quali l’autorità dell’autore, la

profondità dello studio stesso, la durata del soggiorno necessaria allo studio, ma

tutto ciò può perdere importanza se, con il passare degli anni, nuove evidenze

scientifiche mettono in risalto aspetti diversamente non considerati. Un insieme

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di simboli, invece, per essere intelligibile, non richiede particolari doti, se non

la possibilità di nascere con la capacità di decifrarli. E, si badi bene, queste

decifrazioni saranno sempre sincroniche:

Dunque io sostengo che la questione di come noi “entriamo nel linguaggio”, debba tener conto di un insieme selettivo di “attitudini al significato” di tipo prelinguistico. Vale a dire che esistono certe classi di significato nei confronti delle quali gli esseri umani si trovano “sintonizzati” in modo innato…In una parola, l’essere umano dispone inizialmente, se non di una “teoria” della mente, sicuramente di un bagaglio di predisposizioni a costruire il mondo sociale… [Bruner, 1990, pp. 77-78]

Da questa teoria, che mi sento di condividere, al concetto ripreso da Geertz,

della lealtà primordiale, intesa come “attaccamento derivante dal senso di

datità dell’esistenza sociale che prova il soggetto e non l’osservatore”97 il passo

è breve e neanche forzato, e questo nonostante il significato effettivo di queste

lealtà, che non sono, ma “sembrano sorgere da un’affinità essenziale”98. Cosa

dobbiamo pertanto considerare come insieme di significati? Secondo me

soprattutto la capacità di tradurre, quindi di comprendere, sentimenti e pensieri

che esulino dal procedimento naturale e naturalizzato della richiesta di cibo o di

altre affini.

Essere al di fuori di questo piano contestualizzato, significa non partecipare

della storia del gruppo. Essere fuori dal gruppo significa a sua volta perdersi.

La perdita può essere volontaria, o imposta.

Nel caso di perdita volontaria, assistiamo, da parte del soggetto, alla

riformulazione di un nuovo linguaggio costitutivo che, nella storia 97 cfr. supra, cap. 3 pag. 86 98 Geertz, 1999, p. 86

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dell’antropologia, è stato osservato come mezzo usato dallo sciamano per

imporsi al gruppo, dallo stregone per giustificare le sue conoscenze, o presunte

tali, superiori.99

E nella nostra società o nelle società contemporanee?

Freud ebbe modo di dire:

“…sono le parole che permettono che qualcosa diventi cosciente…la rimozione, nelle nevrosi transferenziali consiste…nella scissione delle idee degli oggetti dalle parole”100

e De Martino, in Morte e pianto rituale:

“Senza dubbio la presenza malata è, - dal punto di vista della storia culturale dell’umanità – un’astrazione, poiché la cultura è il frutto della lotta vittoriosa della sanità contro l’insidia della malattia, cioè contro la tentazione di abdicare alla stessa possibilità di essere una presenza inserita nella società e nella storia. Ma proprio questa astrazione è la minaccia mortale per eccellenza: onde l’analisi della malattia trionfante presenta il vantaggio metodologico di collocarci davanti al rischio quando esso, diventato egemonico, si sottrae a quella potenza dialettica per cui, nella presenza sana, sta soltanto come momento negato e variamente redento nell’opera attuata e nel valore conseguito”

101 [De Martino, 2000, p. 25]

Ancora, che valore vogliamo dare alle preghiere, dette nei momenti di paura, di

tristezza e di angoscia, se non quello di ricondurci nel torrente dei significati

sociali condivisi, costituenti il linguaggio, così che sia poi possibile riprendere il

controllo della situazione?102

Durante l’esorcismo, sia esso effettuato nella nostra società o in uno sperduto

angolo del mondo, l’uso ripetuto e cantilenante delle formule non ha forse il

merito di ricondurre l’indemoniato nel suo vero mondo d’appartenenza?

99 si veda Hubert, H. e Mauss, M., 1991 100 Jones, 1953-55-57 p. 439 101 corsivo mio 102 con questo non voglio dire che la preghiera non sia un atto di fede; semplicemente chiamo con un altro nome la speranza che queste persone ripongono nelle formule magiche.

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Non si dice forse che la presunta conoscenza di lingue strane, perché straniere,

cioè estranee, sia uno dei sintomi dell’essere impossessati? Perché, poi, non se

ne ha più un ricordo?

Spingendomi ancora oltre, vorrei citare, fa proprio al mio caso, un racconto di

fantascienza degli anni ’50, L’uomo disintegrato 103: il protagonista, colpevole

d’omicidio, cerca di resistere all’analisi telepatica che poi lo porterà alla

distruzione, servendosi di una filastrocca che, secondo me, e secondo la volontà

dell’assassino, ha il merito di mantenerlo saldamente concentrato e vicino alla

sua essenza. L’uso ripetitivo delle parole lo tiene collegato con l’universo

culturale che egli stesso ha contribuito sia a creare che a distruggere per mezzo

del suo misfatto. Esse servono a guisa di preghiera o formula magica per

rientrare nel flusso dell’umanità interrotta.

Un omicidio, del resto, è l’abominio culturale per eccellenza.

Il problema della conoscenza profonda del discorso riguarda, in primo piano, il

metodo stesso della moderna antropologia: al distanziamento, allo sguardo da

lontano, si è venuta sostituendo una differente posizione.

Chiarisce la posizione, con un riferimento quanto mai puntuale alla magia, il

seguente passo di Kilani:

Jeanne Favret-Saada, nel suo studio sulla stregoneria nel Bocage normanno,lo ha mostrato in maniera lampante…Il passaggio dall’esperienza personale alla conoscenza, vale a dire il fatto che si sia lasciata coinvolgere dalla stregoneria per poi poterne parlare, si è realizzato grazie al fatto che l’antropologa è stata “costretta a produrre un certo numero di enunciati” alla stessa maniera dei contadini del luogo, ed a “uscire così dai limiti del corpus[…]

103 Bester, 1953

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[Kilani,1994, p. 45]

Si potrebbe poi tornare al significato antropologico dello spazio, così come già

studiato: uno spazio assume rilevanza antropologica nella misura in cui si carica

di significati condivisi dal gruppo.

Tutto questo, significati, parole, senso dell’essere, dipendono, ci ripetiamo, da

un linguaggio, un linguaggio condiviso, se possibile, fin dalla primissima

infanzia.

“L’arbitrarietà del segno”, afferma Remotti discutendo di ragione e cultura,

“richiede l’accordo sociale”[Remotti, 1990, p. 153] e prosegue:

e così la condivisione da parte dei fruitori si configura come condizione essenziale non solo della sopravvivenza del simbolo, ma persino della sua natura o costituzione. Si può pure rovesciare il discorso e sostenere che la socialità a sua volta esige l’intervento del simbolismo, cioè di accordi su associazioni e distinzioni mentali…visto che le norme…della socialità non sono inscritte nell’organismo e quindi ereditati geneticamente, se non in minima parte. [ibidem]

La mia posizione è la seguente: ritengo che le situazioni relative l’utilizzo di

segni e simboli estranei,104 sia indicativa di un momento di transizione nella

storia singola o del gruppo. Momento che può sfociare in un’evoluzione

positiva o nella perdita di sé. In pratica, è come se il senso di datità fornito dalla

lingua epica, perché appartenente a tutte le storie del gruppo, non sia più

riconosciuto o riconoscibile come tale, e pertanto si renda necessario l’utilizzo

di mezzi estranei, simboli e strumenti del significare, capaci di far passare il

104 cfr. supra

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soggetto storico verso un differente grado, rispetto ad una contemporaneità non

più intelligibile.

Ci possiamo ora chiedere del perché di questa digressione, che ho definito

psicanalitica: il còrso vive, suo malgrado, una situazione linguistica non facile

né definitiva.

Come si può chiaramente evincere dai testi in appendice, la parola scritta ( e

parlata) vive di quella dualità, di pensiero e pratica, che porta Jacques Thiers ad

affermare: “se una conversazione inizia in còrso, non sei sicuro finirà in còrso;

lo stesso vale per il francese.”105

Thiers, che studia il problema dell’identità còrsa proprio in base alla sua

esperienza socio-linguistica afferma:

Dans nos enquetes sur la situation corse, j’avais remarqué à plusieures reprises que sous l’influence de l’idéologie diglossique, les gens qui parlent d’identité individuelle et/ou collective se croient sommés de choisir entre langue corse/identité corse et langue francaise/identité francaise. [Thiers, 1989, p.150]

RIFLESSIONI

L’evidenza dei testi riportati in appendice sembra portare notevole sostegno a

questa tesi. Il fatto poi che si usi più spesso il francese è, come già sottolineato,

105 da: Nel laboratorio dei nuovi linguaggi, intervista a J.Thiers, disponibile su infoline.it/cidilamezia/ Jacques Thiers, docente di lingua e cultura còrsa presso l’Università di Corte, è uno dei massimi studiosi della lingua e dell’identità còrsa.

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dovuto al fatto che lo si ritiene, giustamente, di più facile accesso a livello

europeo.

Una controprova ci è offerta dal tentativo da me effettuato di comunicare

personalmente con i membri della comunità, ovviamente dopo averne chiesto il

permesso al moderatore.

Mi ero preoccupato di informare, in sede di inoltro del questionario, che le

risposte potevano e dovevano essere anonime, e, coadiuvato da Antofcpl106, che

si era prodigato di invitare tutti a rispondere, speravo di ottenere un buon

numero di mail di ritorno.

Ebbene, le righe sotto riportate riguardano l’unica risposta degna di nota,

ricevuta e pubblicata, da parte di Anto.107

1)combien de temps tu passes, par jour, avec l'ordinateur? Pratiquement plus de 5 heures, entre la consultation, les mises à jours, la revue de

presse, etc... 2)la participation à la communauté influet sur la vie de famille et des amis? Evidement, dans mon cas personnel, ca prend une grande partie de ma vie privée

et cela est un choix politique. J'ai choisi de prendre une part active pour la lutte

de libération nationale corse, donc de pouvoir etre rapidement a jour sur internet.

Et de prendre fait et cause pour la corse implique d'etre interactif sur internet. 3)les membres parlent de la communauté, de la politique, de la identité culturelle Corse aussi avec la famille, les amis? Les personnes inscrites sur cette liste sont avant tout là pour se tenir informé de

la lutte en Corse et d'y apporter soit des informations, soit d'exprimer leur

avis. En ce qui me concerne, je parle de ce que j'apprend sur ma liste en famille

ou avec les amis. Internet est un support de communication comme un journal ou

un journal télévisé. 4)Qu'éprouvent ils a etre membres de la communauté virtuelle? cette expérience enrichet leur vie, du point de vue humain?

106 come si ricorderà è il nick-name del moderatore 107 in realtà ho ricevuto una seconda mail in risposta al sondaggio, che dire concisa è forse un po’ troppo: riportava le seguenti laconiche risposte: 2 heures – no – oui – no – no.

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pas de réponse 5)ont, les membres, trouvé un aide pour définir une identité Corse? Si oui, en quelle facon? j'avais déjà mon identité corse avant de faire unita naziunale

Cosa poter dire al riguardo ?

Probabilmente ho fallito nel formulare le domande, anche se penso che con un

poco di gentilezza si poteva, grazie anche all’anonimato, provare qualcosa in

più.

Trovo invero molto indicativo che i membri si siano sentiti come toccati sul

vivo della loro condizione, che direi quasi di liminalità.108

Forse, hanno vissuto la mia intromissione come una pretesa di usufruire di una

posizione che non mi competeva, sia perchè italiano, sia per avere rivolto le

domande nella lingua della Matrigna per parlare della propria Mamma: ma

queste restano supposizioni.

Ciò che mi rimane, è l’impotenza di non aver potuto usufruire delle scorciatoie

fornite dalla rete: di fronte ad un pubblico di circa 700 uditori, solo due hanno

pensato di degnarmi di un cenno…

- - -

Proviamo a fornire alcuni chiarimenti: Thiers introduce il termine diglossia109

allorché fa riferimento allo stato di fatto linguistico del popolo còrso110. In sede

108 Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma in fondo è un’evidenza antropologica che colui che si trova in una posizione liminale usufruisca di una posizione sociale praticamente estranea a chi non ne fa parte.

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di introduzione alla sua teoria afferma che l’ideologia diglossica, comporta un

funzionamento sociale ed una sua percezione retti dal principio dell’esclusione:

…Le sujet corse ne peut penser, etre, parler que corse: il ne peut penser, etre, parler que francais. C’est l’un ou l’autre...Cela veut dire que le présent et l’avenir de la société où l’on vit ne peuvent etre appréhendes qu’en termes de conservations ou de perte de l’un ou de l’autre...l’identité du sujet diglossique est une identité close...Lorsque le sujet pense à son existence et à son condition personelle, il se représente lui-meme comme le centre du conflit et habité – j’allais dire : possédé ! – par le conflit des langues et des cultures. [Thiers, op.cit. p.149]

Nella realtà, come si può evincere dall’analisi dell’inchiesta pubblicata,111

risulta una compenetrazione fra le due lingue principali, che almeno sulla carta

non sembra dare adito a problemi, ma che personalmente ritengo responsabile

sul piano del rimosso e dei sintomi ad esso collegati. Lo stesso Thiers sembra

affermarlo quando dice che questa è una situazione difficile da vivere e

sopportare, tanto che può segnalare nei comportamenti e nei discorsi dei

soggetti diglossici:

“…des stratégies qui tendent à éliminer ou à contourner le conflit, mais cela n’est possible qu’en parole et sans grand effet sur la réalité.”[ibidem]

Nella conclusione poi del suo studio, Thiers afferma che:

…existe un divorce flagrant entre ce que l’on pense des langues en Corse (leur statut symbolique) et la fonction qu’elles remplissent dans la réalité langagiére. J’en attribue l’origine à l’action de l’idéologie diglossique.

109[...]Ce terme implique une inégalité des valeurs symboliques de ces langues. Un ensemble de phénomènes psycho-sociologiques complexes se mettent alors en place pour compenser le prestige de la langue dominante. C’est alors que s’instaure une répartition des fonctions entre les deux langues dont l’une devient «langue de l’esprit », « de l’Etat », de l’officialité, et l’autre « langue du coeur », « des racines », de la famille et de l’intimité [Thiers, 1989, p. 52] 110 N.b. siamo intorno alla fine degli anni ottanta. 111 op.cit., pp. 151-169

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Entretenue par un cadre institutionnel peu favorable à l’atténuation des problémes linguistiques, cette idéologie fait perdurer dans les esprits l’idée qu’il ne peut y avoir d’avenir sans maintien total du patrimoine linguistique de l’identité culturelle. …On peut y lire des perspectives où il est posible de dépasser cette action de la diglossie, par une position pluraliste du probléme de l’identité corse. [p.166]

con una nota finale legata, questa volta, alla lingua italiana112 che sembra

complicare ulteriormente lo stato dei fatti.

E che di complicazione si tratti risulta dall’evoluzione dello studio compiuto da

Thiers,113 soprattutto se confrontato con il lavoro svolto da Durand:

…concordo pienamente con quanti sostengono che l’azione glottoecologica in Corsica sarà vana finchè si insisterà a tenerne fuori l’italiano. I militanti temono che l’apprendimento dell’italiano possa costituire un pericolo…di diluizione della lingua còrsa nella lingua italiana;…succederebbe esattamente il contrario: l’ufficializzazione di due insegnamenti paralleli, ufficialmente diversi, non potrebbe alla lunga che andare nel senso della tanto auspicata separazione…delle due lingue. Perché noi còrsi dovremmo essere trilingui? Perché questo

vuole la nostra storia. Perché questa è la nostra identità.114

[Durand, 2003, p. 119]

Thiers, riprendendo il suo saggio Papier d’identité(s) apporta alcune modifiche,

giustificandole con il cambiamento avvenuto nei rapporti fra Italia e Corsica

lungo gli ultimi quindici anni circa: cambiamento dovuto ad una differente

percezione degli italiani, sia per il crescente sviluppo delle loro migrazioni

turistiche, che ha fatto sì che i perduranti preconcetti sui Lucchesi svanissero

forse definitivamente, sia all’aumento dei rapporti economici fra i due Paesi,

112 « …les témoins interrogés semblent globalement considérer l’italien et le corse comme deux langues distinctes, mais avec un air de parenté qui les rassures et les inquiéte à la fois. » [op.cit. p. 169] 113 il riferimento è ad un testo in corso di pubblicazione per il programma europeo INTERREG, L’Italien et la figure du tiers dans le discours d’identité corse, d’ora in poi Thiers 2005. 114 Corsivo mio

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così come per la presenza di produzioni mediatiche come “Mediterradio”,

prodotta da Radio Corsica Frequenza Mora, (RCFM) in collaborazione con due

stazioni italiane, una toscana ed una sarda, ed infine per le sempre più attive

collaborazioni fra l’Università i Corte e gli Atenei italiani. Appunto alla luce di

questi fatti, Thiers afferma che:

Nous estimons en effet que pour les corses d’aujourd’hui, l’italien est devenu une figure de l’altérité particulièrement féconde parce que’elle est disponible dans le patrimoine culturel...Sans perdre sa valeur de référent géographique et culturel, elle introduit ainsi dans l’identité corse actuelle la figure positive d’un tiers115 gratifiant pour l’identité dominée, sans rupture avec son historicité...nous proposons d’y voir une médiation d’ordre symbolique entre le Meme et l’Autre, la figure d’un tiers susceptible de réaliser des opérations du plus grand profit

dans l’ordre de l’affirmation identitaire [Thiers, 2005] Se tutto questo ha pertinenza per il presente delle relazioni italo-corse,

dobbiamo considerare che il retaggio del recente passato non è certamente

dimenticato, seppure adombrato dalle gesta infami operate dal VII° corpo

d’armata durante l’occupazione fascista116; non si dovrebbe, infatti, mancare di

rilevare che, sebbene storicamente fosse valida l’idea già citata che:

…depuis 1789,…l’image de l’Italien s’en trouve d’autant dévalorisée...Le Lucchese...est celui qui, depuis XVII siècle, vient comme travailleur saisonnier vendre sa force de travail....Le « lucquois » est non seulement le « pauvre », le déshérité, mais aussi celui qu’on ne reconnait pas commeson égal et qui est maintenu en marge. [Pellegrinetti, Rovere, 2004, p. 318]

e che nell’immaginario popolare tutto questo rispondesse ad una verità che trova

riscontro anche nelle storie e negli aneddoti:

115 corsivo mio 116“ …Nonobstant, les Italiens obtiennent aussitot de pouvoir participer auxdites opérations [di polizia]... ils commencent à arreter eux-memes sous les prétextes les plus vagues... »[Pellegrinetti, J.P., Rovere A, 2004, p. 313]

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In i tempi andati, i lucchesi, veri cittadini di Lucca è Pistoia, sbarcaiani par fà a staghjoni. Certi, commè u Portivichjacciu Pitrareddu, i piddaia à calcia, in modu di paga. Alora un paisanu, videndu pienghja certi lucchesi, dissi: - O Pitrarè, chi t’aviani i to lucchesi à pienghja? Tandu iddu, - Hè l’affizioni ! [Marcellesi, L.,2000, pp. 37-38]

i rappresentanti della cultura còrsa, non più tardi degli anni Venti, potevano far

dire a Camillo Bellieni, in una lettera a Giovanni Ansaldo:

…Un consiglio. Gli scriva in francese. Questi còrsi italianizzanti hanno una terribile vergogna della loro completa ignoranza dell’italiano. Se Lei scrive in italiano, vogliono per forza scrivere in italiano, ma accorgendosi delle difficoltà e dell’enorme sforzo che debbono compiere, finiscono per interrompere la corrispondenza117 [Ansaldo, G., 1999, p. 15]

Ovviamente la mia intenzione non è quella di approfondire ancora l’aspetto

socio-linguistico. Ciò che mi premeva invece, era utilizzare quest’aspetto della

questione per evidenziare ulteriormente la difficoltà in cui si trova il

rappresentante còrso, e, nel nostro caso, l’utente della nostra comunità virtuale.

Ritengo probabile e giustificato che il grado di difficoltà del riconoscimento

identitario in atto sia ascrivibile a questa strana situazione: sembra quasi che il

Còrso sia al centro di un triangolo, isoscele nel nostro caso, con i due lati uguali

rappresentanti le lingue Francese e Còrsa, ed il lato opposto l’Italiano.

Ho giudicato uguali due lati perché essi intervengono in egual misura

nell’imprinting culturale.

117 Introduzione del volume Corsica. L’isola persa, a cura di Marcenaro, G., Le due righe successive, descrivono la paradossale situazione còrsa: …Un “sintomo” di un popolo che si sentiva forse italiano,

scoprendo di pensare in francese. [ibidem.]

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Riprendendo la tesi di Fabietti118 diremo che la lingua Francese permette

l’ingresso nel mondo del lavoro e la soddisfazione dei bisogni materiali, la

Còrsa, concilia il riconoscimento delle Lealtà Primordiali, care a Geertz119;

l’Italiano è la figura del terzo incomodo, che sembra uscire dal guscio della

dimenticanza, ma che nella realtà della comunità virtuale non si presume avere

futuro e che anzi credo responsabile del fallimento del mio sondaggio: non una

parola, non una citazione ho trovato che suggerisse una differente posizione.

Questo il rimosso più difficile da sopportare e quello che impedisce la scelta

definitiva di una chiara posizione identitaria.

Il mio timore è che presto dovranno fare i conti con la figure d’un tiers…

118 Fabietti, U., 1998 119 Geertz, C., 1999

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Si deve incominciare a perdere la memoria,

anche solo brandelli di ricordi, per capire

che in essa consiste la nostra vita. Senza

memoria la vita non è vita…La nostra

memoria è la nostra coerenza, la nostra

ragione, il nostro sentimento, persino il

nostro agire.

Senza di essa non siamo nulla…

Luis Bunuel Conclusioni: Cosa fare? Siamo partiti in questo che è un viaggio, per me, alla ricerca di una possibile

soluzione per la vexata quaestio legata all’identità còrsa.

Non vorrei tornare ulteriormente sulle cause che mi hanno portato alla scelta di

questo soggetto; in altre pagine ho discusso abbastanza al riguardo.

Parafrasando Paul Ricoeur, dirò che anch’io mai riuscirò a giustificare

completamente la decisione di questo lavoro di ricerca, così come è altresì vero

che nessuno, tanto meno il sottoscritto, è tenuto ad esibire le proprie

motivazioni né a smarrirsi in una confessione120

.

Ma, in parte per giustificare quelle riflessioni, in parte per evitare possibili

rimproveri, vorrei fare un’ultima annotazione.

Non sono sicuro se commetterò un peccato, se di peccato si tratta, d’ingenuità,

affermando che ben altre intenzioni mi avevano motivato all’inizio.

120 Si veda Ricoeur, P., 1965, p. 15

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Cercavo e cerco punti di contatto con chi, come me, è alla continua ricerca della

propria identità.

Ho pensato e cercato di farlo per vie traverse, quasi nuove, nel panorama degli

studi sociali: il campo riguardante le comunicazioni virtuali, per ovvi processi

costitutivi legati alla giovane età, si offre a numerose teorie interpretative. In

fondo, possiamo dire che quindici anni di storia non siano poi molti se

confrontati con il resto delle produzioni delle scienze umane.

Cosa ho trovato, scrivendo? A cosa a portato la recherche in atto?

Questo vagabondare fra le parole e le lingue citate mi ha reso forse consapevole

di qualcosa in più rispetto a prima?

O forse la simbologia in atto era tale da precludermi la comprensione,

nell’accezione completa del termine, delle forze in gioco?

Per cercare di risolvere il problema, dal punto di vista epistemologico, ho

provato, forse in maniera incompleta, a riaffermare il bisogno di un senso della

storia in grado di fornire allegorie riassuntive.

Ho iniziato pertanto una presuntuosa critica a molta etnografia post-moderna,

critica, per suo conto, suscettibile di ampliamenti.

Forse è servita al mio caso, per facilitare il mio compito.

Qualsiasi testo scritto da Còrsi sulla Corsica mi offriva solo quadri allegorici e

non potevo fare a meno di prenderli in considerazione. Perché in fondo, quei

simboli di cui sopra, ritengo abbiano senso e valore solo se inseriti nel loro

specifico contesto, fissati da specifiche coordinate storico-culturali.

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Ecco che allora, per me, il simbolo diventa la chiave per tradurre il mito che la

Corsica detiene e che tanta parte ha nella configurazione identitaria dei suoi

abitanti.

A quali simboli devo fare riferimento? Anzitutto la lingua, che abbiamo visto

essere l’elemento forse principale delle discussioni nel forum, con il gravoso

problema, che ho definito il rimosso, costituito dall’impossibilità attuale di una

scelta definitiva fra le due a disposizione.

Cos’altro attiene a questa ricerca? Quali altri simboli, simbologie, o elementi

comuni posso annoverare per la decrittazione necessaria? Vediamo chi può

darci una mano:

Un rapido percorso della “storia còrsa” ci ha permesso di rilevare delle costanti, una nostalgia, dei valori eterni che sembrano corrispondere all’essenza del popolo còrso, ciò che una volta un (sic) Fichte chiamava Volkgeist; abbiamo potuto definire un tipo còrso, le cui qualità di guerriero sono ovvie (fedeltà al capo, al principio di autorità, coraggio); ciò non significa che tutti i còrsi siano coraggiosi, fedeli, legati per istinto al potere, spirituale o terreno che sia; però le eccezioni non contano in questo caso, quel che conta è la permanenza, in ogni epoca del tipo, della nostalgia, l’eterno ritorno del Mito Còrso negli atti e nelle coscienze. Così dobbiamo logicamente concludere che nostra storia non è (solo) l’epopea sanguinosa di Ponte Novu121 ma piuttosto la Storia della Roma Antica,…i cui valori fondamentali di gravitas, sancta auctoritas, potestas, fides, imperium, sono in perfetta concordanza con la nostra nostalgia, col nostro Mito, colla nostra verità, al livello individuale e comunitario.122 [Donati, C., 2000, pp. 88-89]

121 cfr. supra, p.19 122 è caratteristico di molti studi etnologici avere a che fare con affermazioni che riguardano storie con radici molto “passate”: in questo contesto si inserisce la citazione di Donati, che ritrova nelle accezioni più significative e direi positive della Roma Antica quelle caratteristiche che renderebbero il còrso un popolo eletto; stessa operazione che anche Talamoni compie. [Talamoni, 2001]: Ma qual è la realtà, se di realtà oggettiva si può parlare? Sono i “Padri” che generano i “Figli”, oppure, questi figli, con un’operazione spesso ardimentosa, attuano cesure e scelte al fine di meglio rappresentare e rappresentarsi agli occhi del mondo? Ma allora, cos’è una tradizione, su cosa possiamo mettere gli occhi per assecondare le nostre ricerche d’identità? Dice Lenclud: “…Non è un prodotto del passato, un’opera di un altro tempo che i contemporanei riceverebbero passivamente, quanto, secondo i termini di Pouillon, un “punto di vista” che gli uomini del presente sviluppano su ciò che li ha preceduti, una interpretazione del passato condotta in funzione di criteri rigorosamente contemporanei.…In tutte le

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Si può o meno essere d’accordo sull’uso, direi cumulativo, dell’esempio storico.

Ciò che invece ritenevo importante era una volta ancora sottolineare dal punto

di vista emico, la natura del presunto, o archetipico, spirito còrso.

Jean-Guy Talamoni, nel suo volume Ce que nous sommes,123 mi ha fornito lo

stimolo per la concettualizzazione di un ulteriore aspetto, quella resistance che

sembra vedere gruppi di persone lottare, attualmente, a guisa di epigoni di storie

passate, per una storia presente ancora da costruire.

Ho avuto bisogno anche di un pretesto, con sincerità trovato per caso, per il

proseguimento dello studio.

Ho sfruttato l’occasione fornita dalla vasta presenza in rete di siti concernenti la

lotta per l’autonomia o l’indipendenza dell’isola Bella, Ile de Beauté, per i

francofoni, Kalliste, fin dall’antichità.

Che dire dunque della mia di relazioni, oramai intrecciata, embedded, per usare

un termine caro agli studiosi della rete, allo scorrere di quelle còrse?

Il senso a-storico da loro vissuto fa sì che il continuo confronto con società che

hanno passato e che vivono l’età definita come post-moderna, con il suo

retaggio culturale di fine della storia e delle grandi narrazioni, provochi un

corto-circuito simbolico che si aggiunge ai precedenti. L’offerta culturale che

queste società possono offrire amplia la frattura, anziché risanarla.

società, le nostre comprese, la tradizione è una “retroproiezione”, formula che Pouillon esplicita in questi termini: “Noi selezioniamo ciò da cui ci dichiariamo determinati, noi ci presentiamo come i continuatori di coloro che abbiamo reso nostri predecessori” [Lenclud, 2001, p. 131] 123 Talamoni, 2001

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In questa situazione, l’ancora di salvataggio sembra essere la riscoperta e la

continua fruizione delle tradizioni popolari. Il problema è quanto mai attuale

nell’Isola, dal momento che i bisogni di apertura verso l’esterno sono

continuamente in contrasto con questi tentativi di riscoperta.

Riporto di seguito un messaggio tratto dall’appendice124:

Message : 8 Date : Sat, 25 Sep 2004 10:34:09 +0200 De : "Yvan Rey" <yvan.rey...> Objet : Aiò Le magazine Aiò suspend sa parution. Il a perdu le soutien de ses principaux partenaires financiers : la SNCM, le conseil général de la Haute-Corse, la CCM.... C'est encore un coup bas en vue de la destruction et de la disparition de la société corse. Que le Conseil général de la Haute-Corse annule son soutien me fait penser qu'il y a des Corses capables de se faire hara-kiri, pas sur le plan économique bien sûr, mais sur le plan social, culturel, identitaire. Ceux qui se sont livrés pieds et poings liés à l'occupant français ne sont, en effet, plus dignes d'être considérés comme des Corses. Ce sont des gueux sans âme, sans coeur, sans racines. Yvan.CH Yvan REY Un’altra testimonianza ancora, ricevuta quando la lista era passata da un modo

di discussione ad uno di diffusione125:

Message : 1 Date : Wed, 13 Apr 2005 21:07:32 +0200 (CEST) De : santoni … <voce_populare> Objet : Lettara a i mo'studienti LETTARA A I MO' STUDIENTI, Avvenimenti gravi sò in traccia di passassi, ci vole à vede ch'elli sò gravi, cumè v'aghju imparatu à capisce è à leghje un passu musicale, ci vole ch'è voi sapiate leghje u passu di a vita.

124 cfr. Appendice 125 cfr. Appendice

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Oghje l'Università lampa fora Prufessori di Corsu, perchè palesanu una manera di imparà u corsu sfarente da quella di a maiò parte di l'insignante di i Studii Corsi. CHI AVVENE PER I STUDII CORSI ? U pusitivu di istu fattu hè d'avè messu à pianu u prublema maiò, quellu di a trasmissione di una Civilisazione. In tantu ch'insegnante issa scelta ghjè una rispunsabilità tremenda ; aghju cura di voi è tale hè u sensu di a mo respunsabilità, ghjè a raggiò per a quale ùn possu micca stammi zitta ! Sò esigente per me stessa è per voi dinù, ùn accetteraghju mai ista mediucrità chì ùn hà micca a so piazza in l'Università. Sè ùn riescu micca à fà accettà a ricchezza di a varietà in l'insignamentu lasciaraghju à d'altri a primura di fà alleanza à a mediucrità. Un' c'hè d'azzione vera chè quella arradicata à a so terra è à a sapienza tradiziunale ; ghjè què a nostra forza è a nostra fede ! Siate esigenti per voi stessi, a carica di i Studii Corsi hè essenzialamente un serviziu, avemu bisognu di istu strumentu à u serviziu di u populu corsu. Vidite bè chì ùn aghju micca paura d'esse ridicula è chì impiegu senza vergogna parulle ch'omu ùn hà più u curaggiu di prununcià oghje. Allora lasciate corre u fattu d'esse ridiculu è u scettiscismu, marchjate dritti ver di l'avvene, ùn vi primurate d'esse seguitati, ghjè tandu ch'omu vi seguiterà, abbiate curaggiu sempre ! Un' siate micca sudisfatti di ciò ch'omu vi prupone, l'azzione vera dumanda a cunniscenza di e cose è sè voi site sudisfatti tandu sarrete scartati da a realità, di u reale. Abbiate issa suprana esigenza afine di entre in a realità di l'omu. Un' campate solu di parulle, di literatura, siate capaci di passà da e parulle à a realità di ciò ch'elle rapresentanu, o sinnò camparete in u falsu, ùn sarrete più capaci di capisce a realità a più semplice. L'educazione è l'amparera di a vita hè tutt'altra, cunsiste à fà entre in u mondu a realità di u nostru campà è dà à ognugnu a capacità di rigiru, è quessa qualesiasi a mediucrità di istu mondu. Ista realità di i studii corsi hè cusì grande, chì di pettu à ella, tutti l'eguisimi, tutte e ghjelusie è l'atti i più vilani duverianu sparisce. Eccu cumè eiu vecu l'andatura di ista filiera di i Studii Corsi, un strumentu per riacquistà a nostra memoria, i nostri modi di campà è di pensà. Site voi chì avete cù a vostra ghjuventù a forza di scambià ogni cosa, di scuzzulà a paralisia è l'amnesia di i cerbelli, tandu fede è speranza rinasceranu. Saraghju sempre à fiancu à voi. Sentimenti patriotti, in Cortì stu 14 di Aprile di u 2005 M… Strada diritta et core in fronte

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Non che questa situazione sia una prerogativa esclusiva della Corsica. I sintomi

diffusi del malessere sono rintracciabili in quasi tutti i Paesi del mondo.

Nell’introduzione al volume Oltre il Folklore Fabio Mugnaini ha avuto modo di

affermare:

“…Sarebbe stato poi il turno del Leader della più potente nazione del mondo a scuotere di nuovo il traballante edificio della cultura tradizionale, ricordando…come i processi di frazionamento delle costruzioni statuali in più limitate entità regionali, allora in atto, fossero mossi, e persino legittimati, da una pulsione identitaria: “…non in nome del separatismo ma nello spirito di un sano orgoglio delle tradizioni” [Clemente, Mugnaini, 2001, p. 12]

Quanto poi la lingua, o il dialetto, o come si voglia chiamare lo strumento

comunicativo, siano componenti essenziali di questo travaglio identitario in atto

nel mondo, lo si può evincere anche da questo passo di Hannerz:

L’ecumene globale è, per un verso, il luogo di diffusione ubiquitaria di videomusica e immagini di telegiornali. Lasciando da parte il fatto importante del bilinguismo e multilinguismo (molta gente oggi oscilla, saltuariamente o abitualmente, da una lingua nazionale a una o più lingue universali, e ciò non può non avere implicazioni sulle comunità che essa immagina) le varie modalità simboliche che vengono mediatizzate probabilmente implicano ognuna una propria peculiare “alfabetizzazione”… [Hannerz, 1996, p. 26]

Forse i giovani Còrsi, che tanto alacremente si stanno battendo in ogni sede possibile,126 potranno farsi carico della trasformazione in atto. Forse no. Quale che sia il futuro dell’Isola, il suo profumo, la sua mitezza, l’asprezza

selvaggia sinonimo di terra libera che mi hanno accompagnato in questo

viaggio, saranno in grado di fornire senso a quegli spazi che, la surmodernità

taccia di insensibile sterilità.

126 cfr. appendice. Il riferimento è alle varie organizzazioni studentesche e non che si battono quotidianamente per il loro diritto di essere Còrsi: Associu di i Liceali Corsi – Ghjuventu Paolina – Ghjuventu Indipendentista – Consulta di i Studienti Corsi.

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U PULLONE RISULUTU127

Una castagna, battuta in bona terra da un cavone forse millenariu, dete vita a

un pullunucciu.

Quand’ellu si n’avvidde, u cavone ludò a Dio e pregò:

-O Signore, fatemi tene arrittu un altru pocu, tantu da pudemmi sgrunchiulì stu

figliulellu!

U pullone, ellu, imprecava:

-Oh, chi sciaùra, la mea! Sò qui inchiudatu a u pede di stu vecchiu scherzu di

natura, chi mi si manghia a luce di u sole e mi leva ancu u rispiru!

Or chi fu, chi nun fu, duie o tre stagioni dopu u cavone finì di siccassi. E i

sigantini u sbembronu tuttu, mandendune una parte a brusgià e l’altra a fà

tinta.

A termine di quella ruina, un capragghiolu s’accinse u locu pé a sò mandria.

Mancu s’accorse di u pullunucciu: in un batter d’occhiu, e capre u s’avianu

runzicatu da cima a fondu, foglie, gambunette e pedale.

A chi ùn stima i s’antichi, mancu pò capì sta murale

127 Filippini, A.F., 1996, p. 43

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Appendice: Testi originali tratti dalla lista di discussione unita-naziunale128 Questa appendice contiene una scelta dei messaggi ricevuti nell’arco temporale

preso in questione; dei 1350 circa ricevuti dal Gennaio al novembre 2004, si è

ritenuto importante riportare solo quei testi che offrono una specifica

connessione all’argomento trattato: i concetti di identità culturale e politica

sono, in effetti, alla base della scelta. Se si ritiene utile consultare tutti i

messaggi, essi sono disponibili su cd-rom.

Dal punto di vista antropologico, essi costituiscono e sostituiscono tout court

l’intervista personale, con il vantaggio di non essere preordinati, o rispondenti

ad uno statuto che potrebbe rinchiudere verità altrimenti facilmente eludibili.

Presentano altresì lo svantaggio di non offrire all’intervistatore quelle

rappresentazioni mimiche ed emozionali, anche loro capaci di disgelare le verità

a volte celate dalle parole.

In ogni caso, ritengo che il valore di questi testi, dal punto di vista

documentario, sia di assoluta rilevanza.

Dalla fine del mese di Ottobre 2004, il moderatore129 ha messo in rete un

sondaggio per cambiare il metodo d’utilizzo della lista. Di conseguenza, a fine

128 Gli indirizzi di posta elettronica sono stati cancellati, per ovvie ragioni di diritto alla privacy. Ho invece mantenuto inalterati i nicknames, perché essi costituiscono materiale di studio.

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Novembre essa è diventata Lista di Diffusione. Non ho voluto inserire messaggi

di questa variabile, tranne che per un caso, riportato alla fine dell’appendice, e

citato nelle conclusioni di questo lavoro.

129 Cfr.supra p. 100

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Message : 2 Date : Sat, 31 Jan 2004 18:24:17 +0100 De : "Chupacabra"... Objet : La première marche SAlute, Comme un virus, tu t'introduis dans un corps et tu le récupère !! Sauf que là, le corps c'est Corsica !!!! et qu'il vous "appartient" !!!! On n'est plus à l'époque de l'Algérie "Française" où les autochtones étaient pas représentés !! Là, le gouvernement colonial vous donne la possibilité (enfin...il met en jeu une colonie) de prendre possession de l'Assemblée Corse par la voie Démocratique, sans maquis ! du jamais vu dans la décolonisation !!! De plus, l'Assemblée Corse, c'est aussi un entraînement à la confrontation de plusieurs factions Nationalistes (Libérales ou Socialistes,...) comme un entraînement à la future République Corse ! Car une Assemblée à 80 % Corse peut lancer un réferendum "local" et demander l'Independenza. Si celui-ci est validé il sera déposé au Nations Unies et fera appel au Droit des Peuples à disposer d'eux-même ! Imaginez, l'avancée Démocratique pour les territoires colonisés dans le monde entier !! C'est avant-gardiste comme en 1755 ! @micalement DAV Message : 3 Date : Sun, 1 Feb 2004 02:17:21 EST De :daltori... Objet : (sans sujet) Pour une fois je vais écrire en français pour être compris par tous. Vu les évolutions de la liste d'union, qui est en fin de compte le diktat d'un seul mouvement qui n'a cédé que sur la tête de liste bicéphale. J'avais d'ailleurs signé la pétition union ou abstention en spécifiant union sans diktat. Vu que le mouvement Indipindenza dont j'ai fait parti, et qu'ils vont être majoritaire sur cette liste, est un mouvement qui dit militer contre le colonialisme français, mais qui impose un colonialisme citadin. Je reste toujours nationaliste, mais je ne me retrouve plus dans ce mouvement, qui oublie ses racines, c'est pour cela étant tombé sur le programme de Jean-Luc Chiappini, et ayant enfin trouvé quelqu'un qui défende les villages, la zone rurale et le peuple je vais faire campagne pour cette liste. M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU Poghju ...Vechja

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BICHISGIÀ Message : 2 Date : Sat, 7 Feb 2004 09:30:44 +0100 De : "Chupacabra"... Objet : CORSICA TV Et bien voilà !!! Fini le martyr ! CORSICA se construit avec son Peuple Il est temps de soutenir CORSICA TV http://www.corsicatv.net/ 8 EUR, c'est 2 paquets de clopes en moins ! + Observatoire Corse des Médias http://www.webzinemaker.com/taravu/ Jean-Marc, tu peux insérer quelques choses sur Corsica-TV ? @ prestu DAV ----- Original Message ----- From: Squadra Corsa... To: unitanaziunale ; ... Sent: Friday, February 06, 2004 10:32 AM Subject: [Unità Naziunale] CORSICA TV Tous les Corses en rêvaient, tous les amoureux de la Corse aussi. Une chaîne de télévision corse dans le Paysage Audiovisuel Français. Corsica TV démarre ... Télévision mirroir, télévision mémoire, télévision de service et télévision d´ouverture, Corsica TV diffusera, de 7h à 0h30, tous les types de programmes : magazines de société et débats, documentaires, films, dessins animés, émissions pédagogiques (cours de langue corse, histoire de la Corse), jeux et télé-achat, etc. Une large place sera faite aux gens et aux traditions (portraits, traditions orales, cuisine, contes et légendes, musique, manifestations populaires), aux lieux (villages, paysages, patrimoine, tourisme) et à la langue corse. Corsica TV sera en outre par sa présence une garantie de pluralisme de l´information sur la Corse et sur les Corses. La première phase de lancement de Corsica TV c´est vous... Faites partie de l´aventure en manifestant votre intérêt et votre soutien. Avec Corsica TV écrivez une nouvelle page de l´Histoire de la Corse. Corsica TV sera proposée par abonnement sur le Cable, le Satellite et l´ADSL au tarif

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de 8 euro par mois à compter du 31 décembre 2004. Dès à présent participez à la création de la première chaîne de télévision corse en renvoyant votre promesse d´abonnement (Il s´agit d´une promesse d´abonnement et en aucun cas d´un abonnement ferme et définitif. N´envoyez pas d´argent) en cliquant ici : http://www.corsicatv.net/_ Message : 8 Date : Tue, 16 Mar 2004 22:25:22 +0100 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale ... Objet : Appel à manifester ; « Lingua Corsa Naziunale ! » Appel à manifester ; « Lingua Corsa Naziunale ! » Comme cela fut annoncé dans sa conférence de presse, la tribune alternative VOCE POPULARE appelle tous les Corses qui refusent de voir dans la disparition de leur langue et l'acculturation de leur peuple une fatalité, à manifester samedi 20 mars, à 15 heures devant l'assemblée de Corse. Dans une démarche démocratique, nous vous invitons à demander des comptes aux élus sortants et à interpeller les listes en présence sur ces deux points fondamentaux : - L'absence de plan de développement linguistique depuis la motion de 1992 adoptée par l'assemblée de corse. - L'ignorance de notre culture, de notre histoire et de notre mémoire, fondement de notre nation, dans les projets de développement adoptés par cette assemblée. Pour Voce Populare, le bureau provisoire. Message : 1 Date : Sat, 20 Mar 2004 01:50:33 EST De : daltori... Objet : Trans. : (sans sujet) Dans un e-mail daté du 19/03/04 09:43:16 Paris, Madrid, Daltori a écrit : > unita-naziunale… > Ci so sempri la ghjenti chi so stunatti chi un fussi micca à nant'una lista naziunalista. Si u primu tornu di sta illezioni ùn aghju micca sustinutu una lista naziunalista, è chi mi socu missa à nant'a lista di " Paesu Vivu " è par via di sti punti : · Sta lista d'unioni hè stata unu " dictat ". · Un si parla micca di i paesi, è un ci so guasgi nima comu paisani · Un ci era cundanazzioni di la ghjenta chi si so sirvuti di a lotta publica o clandestina per fa affari soi (a lista di u Rinovu, hè stata fatta dopu u me ingaghjamentu incu Ghjuvan'Lucu Chiappini). · Un ci era Cundanazzioni di i pirsona, chi faciani travadda ghjenta chi un

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so micca Corsi, per pacalali pocu è micca, per tratali comu ghjacari è per rinvighjali à casccii in culu si sti disgraziati ghjunghjani a suprana a paura institiuata è à dumanda d'essa trattati comu cristiani nurmali. U tempu di a scaviatura hè compiu, sopra tutti, quandu so bascheri chi parlani di culonisazzioni di pupolamenti in un serviziu publicu chi cercani a imponala. INNANZU D'ESSA NAZIUNALISTU, SOCU E SARAGHJU SEMPRI PAISANU. UN VOGLIU NI CULUNIALISMU FRANCESU, NI CULUNIALISMU aiaccinu O bastiacciu. TANTI SALUTI A TUTTI, SARIA ORI D'UNA VERA RIFUNDAZIONA DI U MUVIMENTU. M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU Message : 2 Date : Wed, 24 Mar 2004 21:43:28 +0100 De : "||PinZEradicatoR||" <pinzeradicator@ Objet : Vutate l'unione naziunale Per l'avvene, pè a Pace e pè a Corsica Un votu pè l'Unione Un passu pè a Nazione UNIONE NAZIUNALE Message : 3 Date : Thu, 25 Mar 2004 09:36:49 EST De : daltori@ Objet : Re: Vutate l'unione naziunale Per a me parta un possu vuta una lista chi un mi vogliu da i so pruposta per i paesi, è chi un vo cundana · la ghjenta chi si so sirvuti di a lotta publica o clandestina per fa affari soi (a lista di u Rinovu, hè stata fatta dopu u me ingaghjamentu incu Ghjuvan'Lucu Chiappini). · i pirsona, chi faciani travadda ghjenta chi un so micca Corsi, per pacalali pocu è micca, per tratali comu ghjacari è per rinvighjali à casccii in culu si sti disgraziati ghjunghjani a suprana a paura institiuata è à dumanda d'essa trattati comu cristiani nurmali. U tempu di a scaviatura hè compiu, sopra tutti, quandu so bascheri chi parlani di culonisazzioni di pupolamenti in un serviziu publicu chi cercani a imponala. TANTI SALUTI A TUTTI, SARIA ORI D'UNA VERA RIFUNDAZIONA DI U MUVIMENTU. PER U NOSCIU POPULU VUTETI BIANCU O UN ANDETI MICA A VUTA M. DURAZZO Poghju Message : 3 Date : Sun, 28 Mar 2004 23:38:10 +0200

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De : "Resistenza-Corsa" <resistenza-corsa@ Objet : Enseignement de l'Histoire du peuple corse à l'école... Salutu a tutte e à tutti, Pour ceux qui ne le savent pas encore le site Resistenza a fait peau neuve : http://perso.wanadoo.fr/resistenza Et un forum : http://www.i-services.net/membres/... Je vous invite donc à faire une petite visite. Le site "Resistenza" propose de valoriser l'image du peuple corse aux yeux du monde extérieur en présentant son histoire de façon objective. C'est à dire au-delà des clichés et des caricatures véhiculés par le prisme déformant du colonialisme français. Nous cherchons des partenaires afin de pouvoir traduire le site. Dans un premier temps en langue anglaise. S'il y a des personnes sérieuses prêtes à s'investir dans ce projet qu'elles hésitent pas à nous contacter. Les gaiulois ne sont pas nos ancêtres, l'histoire de France n'est pas la celle du peuple corse. Nous avons la notre !! Aussi nous souhaiterions lancer une idée et peut être un débat sur l'enseignement de l'Histoire du peuple corse à l'école. Merci de donner votre avis si vous pensez que ce débat peut être tout aussi important, ou intéressant, que celui de l'enseignement de la langue corse. A dopu, Carl'Andria Message : 4 Date : Mon, 29 Mar 2004 11:48:04 +0200 De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@ Objet : Revue de Presse du Dossier Corse Inscrits Votants Exprimés Participation 195 553 146 586 142 201 74,96 % http://www.elections-corse.com/2004/Territoriales2.htm Liste et Tête de Liste Nombre de voix Pourcentage Nombre de siège RASSEMBLER POUR LA CORSE DE ROCCA SERRA CAMILLE 35 627 25,05 % 15 POUR LA CORSE DANS LA REPUBLIQUE ZUCCARELLI EMILE 26 435 18,59 % 9 UNIONE NAZIUNALE - TALAMONI-SIMEONI SIMEONI EDMOND 24 652 17,34 % 8 LA CORSE EN MARCHE GIACOBBI PAUL 21 562

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15,16 % 7 RASSEMBLER A GAUCHE POUR UNE CORSE CITOYENNE BUCCHINI DOMINIQUE 11 808 8,30 4 JOSE ROSSI - ANNE MARIE NATALI - L'UNION TERRITORIALE ROSSI JOSE 11 092 7,80 % 4 LISTE SIMON RENUCCI - ENSEMBLE CHANGEONS D'EPOQUE RENUCCI SIMON 11 025 7,75 % 4 Message : 5 Date : Wed, 31 Mar 2004 11:14:58 +0200 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@ Objet : Sujet de débat ? Salutu Voici un message que j'ai reçu ce matin... C'est une bonne idée de débat. Pour information suite au message de soutien au peuple marocain, Trois abonnés ont été exclus. Tous messages qui ne respecteraient pas les règles de la liste ne seront pas publiés et les expéditeurs exlcus. Anto fpcl ----- Original Message ----- From: tit2a@ To: webumaestru@unita-naziunale; cumunicatu@unita-naziunale Sent: Wednesday, March 31, 2004 9:39 AM Bonjour, Après plus dix années durant lesquelles je n'ai plus voté, je suis donc retournée aux urnes en mars 2004, pour voter la liste d'unione. Malheureusement des bruits courent selon lesquels les élus donneraient leur vote en faveur de la droite. Je n'ai pas donné mon bulletin pour la droite ; ni pour la gauche d'ailleurs ; alors je pense qu'il faut que vous fassiez attention à ce que vous faites, les gens comme moi et il y en a beaucoup seraient plus que décus. Nous avons voté sans envie mais alors là ce serait la cerise sur le gateau !!! Merci de prendre l'avis des électeurs en compte, cela changerait un peu !!! sur ce bonne journée Dominique Message : 6

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Date : Wed, 31 Mar 2004 11:33:21 +0200 De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@ Objet : La gauche prête à diriger la Corse, les nationalistes s'interposent Les quatre listes de gauche, majoritaires aux élections territoriales, ont vaincu leurs divisions mardi pour diriger l'assemblée de Corse et l'exécutif insulaire, mais les nationalistes ont juré de s'y opposer, au besoin en joignant jeudi leurs voix à celles de la droite. Si tel était le cas, l'un des responsables de l'UMP a expliqué que sa liste pourrait solliciter la dissolution d'une assemblée qui serait "ingouvernable". "Frères-ennemis" du PRG, les députés Emile Zuccarelli et Paul Giacobbi ont enterré la hache de guerre. M. Zuccarelli a annoncé que les quatre listes de gauche, qui ont totalisé près de 50% des suffrages et 24 élus dimanche, s'étaient entendues pour former une majorité relative à l'assemblée de Corse (51 sièges). De ce fait, la gauche est en mesure de s'emparer jeudi des présidences de l'assemblée et du conseil exécutif de la région la plus décentralisée de France, depuis toujours aux mains de la droite. Cette alternance historique conduirait M. Zuccarelli, député-maire de Bastia, à la présidence de l'exécutif, véritable "gouvernement" de la Corse, et le sénateur PRG Nicolas Alfonsi à celle de l'assemblée. Aussitôt, les leaders de la liste des principaux mouvements indépendantistes et autonomistes, Edmond Simeoni et Jean-Guy Talamoni, ont annoncé que leurs huit élus à l'assemblée de Corse feraient tout pour faire capoter cette alliance "contre-nature". "aucune compromission" "Cette alliance qualifiée de gauche est en réalité une alliance anti-nationaliste et c'est notre rôle (...) que de nous y opposer, y compris, si cela est le seul moyen, en votant contre elle avec la droite", a précisé à l'AFP François Alfonsi, l'un des porte-parole de la liste nationaliste, arrivée troisième dimanche avec 17,34% des voix. "Les nationalistes sont les seuls comptables de leurs propos, nous les combattons depuis toujours et n'acceptons aucune compromission", a rétorqué à l'AFP Ange Santini, maire de Calvi (Haute-Corse) et numéro trois de la liste UMP de Camille de Rocca Serra, arrivée en tête dimanche avec plus de 25% des suffrages. Les deux listes de droite totalisent 19 élus, dont quatre de la liste du président sortant de l'assemblée José Rossi, suspendu de l'UMP. "Mais si nos candidats sont élus à la présidence et à l'exécutif jeudi grâce à l'appoint des voix nationalistes, nous n'avons pas encore discuté de l'attitude à adopter. Nous aviserons", a ajouté M. Santini, une position partagée par M. Rossi. Il a toutefois évoqué les hypothèses d'une "démission", qui laisserait cependant l'assemblée "ingouvernable", ou d'une "dissolution" parallèlement à une réforme du mode de scrutin visant à introduire une prime majoritaire en Corse. Message : 2 Date : Thu, 1 Apr 2004 23:01:38 +0200 De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@ Objet : L'élection jeudi à la présidence de l'Assemblée de Corse a dû être remise à dimanche au terme d'un imbroglio

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L'élection jeudi à la présidence de l'Assemblée de Corse a dû être remise à dimanche au terme d'un imbroglio qui a vu le député UMP Camille de Rocca Serra démissionner du perchoir parce qu'il y avait été élu grâce aux voix des huit conseillers nationalistes. Les élus des quatres listes de gauche, qui disposent de la majorité relative mais dont le candidat, le député PRG Emile Zuccarelli, a été battu par M. de Rocca Serra grâce aux voix nationalistes, ont aussitôt quitté la séance. Le quorum n'étant plus réuni, le doyen de l'Assemblée, le nationaliste Edmond Simeoni, a dû reporter à dimanche 16h00 les élections à la présidence mais aussi au Conseil exécutif, le "gouvernement" de la Collectivité Territoriale de Corse (CTC), la région métropolitaine qui jouit des plus importantes compétences décentralisées. "Je démissionne sur le champ de la présidence", a déclaré le député-maire de Porto-Vecchio après plus de deux heures de suspension de séance consacrées à d'intenses échanges téléphoniques avec Paris. Personne ne dispose de la majorité absolue à l'assemblée de Corse. Mais virtuellement, les listes de gauche, qui ont totalisé dimanche près de 50% des suffrages, ont la plus forte majorité relative avec 24 élus face à la droite qui n'en dispose que de 19 et les nationalistes huit. La gauche serait ainsi en mesure de ravir la région qui est depuis toujours aux mains de la droite. Ses représentants ont cependant annoncé dans la soirée qu'ils n'avaient plus l'intention de briguer de postes dimanche, laissant le champ libre à la droite qui pourra alors mathématiquement se passer des voix nationalistes. Depuis deux jours déjà, annonces péremptoires et revirements se multipliaient. Les quatre listes de gauche avaient annoncé mardi qu'elles étaient en mesure d'emporter la présidence de l'assemblée et de l'exécutif après avoir aplani les divisions entre les "frères-ennemis" du PRG, Emile Zuccarelli et Paul Giacobbi, également député. Aussitôt, les nationalistes annoncaient qu'ils voteraient avec la droite pour contrer le député-maire de Bastia, qu'ils considèrent comme leur "pire ennemi". Coup de théâtre le lendemain, après la défection de quatre élus venus de la droite sur la liste de Paul Giacobbi: la gauche renonçait à s'emparer de la région. Nouveau rebondissement jeudi à la séance inaugurale quand M. Zuccarelli briguait la présidence. "Je constate, et je regrette vivement (...) que certains n'hésitent pas à destabiliser notre institution au profit de jeux politiciens qui n'ont rien à voir avec le respect du suffrage universel", a lancé M. de Rocca Serra en annonçant sa démission. "Ce n'est pas nous qui nous livrons à des trocs et des alliances contre nature incessantes mais vous, avec votre système politique assis sur le clientélisme, la corruption, le népotisme et la fraude électorale généralisée", a rétorqué Edmond Simeoni, en visant les élus "clanistes" dans un discours politique enflammé, applaudi par une partie de la droite. "Vous ne laissez aux jeunes générations que le choix entre la démission ou la violence", a lancé le chef de file de la liste des autonomistes et indépendantistes pour une fois unis, arrivée aux territoriales en troisième position, avec 17,34% des voix. Message : 6 Date : Fri, 2 Apr 2004 00:48:05 +0200

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De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@ Objet : Elu jeudi président de l'Assemblée de Corse, le chef de file de l'UMP Camille de Rocca Serra a aussitôt démissionné Elu jeudi président de l'Assemblée de Corse, le chef de file de l'UMP Camille de Rocca Serra a aussitôt démissionné, refusant de devoir son élection aux nationalistes. "Tout au long de la campagne électorale, je n'ai cessé avec mes colistiers d'affirmer que la Corse avait besoin de clarté, de cohérence et de stabilité", a déclaré Camille de Rocca Serra, à la reprise de la séance à 19h30 après une suspension de trois heures. "Je constate et je regrette amèrement que cette conception de la politique (...) n'est pas partagée par certains, qui n'hésitent pas à déstabiliser notre institution au profit de jeux politiciens qui n'ont rien à voir avec l'éthique et le respect du suffrage universel", a-t-il ajouté. "Donc, en mon âme et conscience, je prends mes responsabilités: je démissionne de mes fonctions de président de l'Assemblée de Corse". La séance s'est ensuite achevée au terme d'une journée mouvementée à l'Assemblée de Corse avait été ponctuée de suspensions interminables. La première demandée par les nationalistes, dès l'annonce des candidats à la présidence de l'Assemblée territoriale, et la deuxième par Camille de Rocca Serra après son élection. Immédiatement après ce vote, Camille de Rocca Serra a demandé une suspension de séance, n'acceptant pas que les voix des huit nationalistes lui aient permis d'accéder à la présidence. Camille de Rocca Serra venait d'être élu avec 27 voix, alors que la droite insulaire ne dispose que de 19 élus. Le député-maire Emile Zuccarelli (PRG) qui s'était présenté contre lui, avait recueilli 19 voix. Sur les 51 conseillers territoriaux, il y a eu trois bulletins blancs et deux abstentions. L'élection faisait suite aux nombreux rebondissements survenus dans le paysage politique insulaire ces derniers jours. Après avoir remporté la majorité avec près de 50% des suffrages à l'issue du second tour de dimanche dernier, les quatre listes de gauche avaient tenté de s'unir en vue d'une majorité stable, pour gagner la région. Dès mardi, les deux frères ennemis radicaux de gauche, Emile Zuccarelli et Paul Giacobbi, se retrouvaient à la villa Pietri à Ajaccio (Corse-du-Sud) avec le leader du PC, Dominique Bucchini, et celui de Corse sociale-démocrate, Simon Renucci, pour tenter de trouver un accord commun qui semblait en bonne voie. Mais lors de la reprise des discussions mercredi matin, quatre colistiers de Paul Giaccobi annonçaient leur intention de s'abstenir, voire de ne pas siéger, estimant que la liste Zuccarelli bénéficiait de tous les avantages dans cette union. Parallèlement, les nationalistes menaçaient de s'opposer à "cette alliance contre nature" dont le seul but était de leur "barrer la route". C'est à Corte que la liste Talamoni-Simeoni avait rassemblé ses militants mercredi soir, pour décider de la marche à suivre. Jeudi, les nationalistes ont pris le parti de voter en faveur de Camille de Rocca Serra, et ainsi d'éviter l'accession d'Emile Zuccarelli à la présidence de l'Assemblée de Corse Message : 4 Date : Fri, 2 Apr 2004 13:25:13 +0200

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De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@ Objet : Novu locu web Salute a tutti, annat'à l'appuntamentu, puverete scopre un novu situ chjamatu I Ritratti Corsi. Stu locu propone di scopre lochi di a Corsica assai scunisciuti, luntani di tuttu cio che noi pudemu truvà annnat'à a tela. Per esempiu, andate à scopre u paese di Fiuminale cu a so ultima casa è u so fucone... A prestu annant'à l'appuntamentu. http://www.appuntamentu.com Message : 2 Date : Sun, 4 Apr 2004 23:54:12 +0200 De : "CaPiMaChjA" <capimachja@ Objet : [C.A.R] Communiqué du C.A.R du 3 Avril 2004 Site unità naziunale Portail politique Corse de la LLN (actu, communiqués, photos, vidéos, informations, listes de diffusions, forums, sites politiques...) http://www.unita-naziunale.org/ ----- Original Message ----- From: Infurmazioni di u situ "Cumitatu Contru a Ripressioni" / CAR Corse To: "Undisclosed-Recipient:;"@ Sent: Sunday, April 04, 2004 11:42 PM Subject: [C.A.R] Communiqué du C.A.R du 3 Avril 2004 Le 3 04 04 Prière d’insérer SVP : Les récentes et – lourdes – condamnations d’Edmond Minicucci, de Cédric Courbey et de Dominique Tafani, condamnations disproportionnées par rapport aux faits reprochés, rappellent la permanence d’une justice politique et répressive. Le Comité Anti Répression réaffirme son total et inconditionnel soutien à ces patriotes : l’oppression carcérale n’aura jamais raison de leur détermination, pas plus qu’elle n’endiguera cet idéal voté par plus de 25 000 personnes lors des dernières échéances territoriales. La répression constitue l ‘aveu de faiblesse d’un gouvernement englué dans une logique non résolutive de l’aspiration identitaire corse. Cette répression, tout un chacun a pu de nouveau la constater lors des récents procès de militants et sympathisants bretons, dont certains ont eu à subir une cruelle et abusive détention provisoire pour leur engagement public au sein d’une organisation de gauche indépendantiste. Là aussi, le Comité Anti Répression rappelle son soutien à leur égard. Enfin, le mercredi 7 avril, un de nos porte – paroles, Ulivieru Sauli, sera de nouveau amené à comparaître devant la Cour d’Appel de Bastia, après une première relaxe au tribunal d’Aiacciu. Un rassemblement sera organisé la même date à partir de 14 heures, devant le palais de justice pour dire non aux pressions judiciaires et autres menées répressives.

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Libertà per tutti i patriotti !!! COMITE ANTI REPRESSION Message : 2 Date : Sat, 10 Apr 2004 21:50:20 +0200 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@ Objet : ASSOCIU DI I PARENTI CORSI ASSOCIU DI I PARENTI CORSI COMMUNIQUE DU 8 AVRIL 2004 LE PREFET ET LA LANGUE CORSE Lors de son interview du 7 avil sur RCFM , le préfet de corse « sorti de sa réserve » s´est livré à un exercice de désinformation, hostile en particulier à tout ce qui peut ressembler à une défense sur le terrain de notre langue. Après avoir distillé savamment quelques contre vérités telles que « l´enseignement du corse sert d´exemple pour d´autres régions », « il n´y a plus de débat, car l´enseignement de la langue corse a fait l´objet d´une convention entre l´état et la CTC », il s´est attaqué aux jeunes qui défendent notre langue en manifestant dans la rue en insinuant que l´objet de leurs manifestations est politique et qu´ils sont manipulés. Ces affirmations fausses du plus haut représentant de l´état dans l´île démontrent la duplicité et le double discours dont font preuve en matière de langue corse l´état français comme d´ailleurs ses complices locaux de la CTC .  La France a institué seulement depuis 1991 la langue française comme langue officielle, ajoutant un obstacle de fond à la prise en compte de notre langue sur sa propre terre.  La convention pour l´enseignement de la langue corse ( 6 pages) prévue au statut de 1991 a mis 12 ans à être rédigée et signée en juillet 2003. Elle n´est toujours pas appliquée.  Les statistiques officielles sont notoirement enjolivées et faussées pour masquer la réalité d´une politique qui vise à l´éradication de notre langue et de notre identité.  La continuité de l´enseignement d´une année sur l´autre n´est en aucun cas assurée ce qui serait considéré comme un scandale dans toute autre matière.  Les conditions d´enseignement ne permettrent pas un apprentissage conséquent et pérenne notamment dans le primaire.  Chacun peut le constater, le système scolaire ne produit pas ou peu de corsophones.  Sans statut officiel, le corse est considéré sur sa propre terre comme une langue étrangère, par un état qui se distingue en Europe par son attitude rétrograde en refusant de ratifier la charte des langues minoritaires déjà adoptée par la majorité des grands pays européens. La Turquie dont on connaît le caractère arriéré est le seul pays à imiter dans ce domaine le « modèle français ». Si pour le préfet, tout est donc pour le mieux dans le meilleur des mondes, nous voyons bien et il le sait d´ailleurs, qu´en réalité notre langue est aujourd´hui menacée de disparition. En l´occurrence, c´est donc lui qui se livre en connaissance de cause à une véritable entreprise de manipulation de l´opinion. Les lycéens et étudiants qui ont manifesté ces dernières semaines ne sont donc pas manipulés. Ils se battent de façon tout à fait justifiée contre le sort fait à notre langue.

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Pour seule réponse à leurs légitimes revendications les autorités ont répondu par des brutalités policières suivies de condamnation exorbitantes, sans commune mesure avec les faits reprochés. L´APC apporte son total soutien à la jeunesse corse en lutte pour la survie de sa langue maternelle et de son identité. L´APC appelle l´ensemble des partenaires, syndicats enseignants, représentants des syndicats lycéens et étudiants, élus de la CTC, représentants de l´éducation nationale, à des états généraux de la langue corse avec pour finalité la mise en oeuvre d´une réelle politique d´enseignement et de développement de notre langue, fondée sur des actes concrets et non sur la persistance de la politique des faux semblants qui conduit inévitablement au conflit. Message : 1 Date : Tue, 13 Apr 2004 12:45:32 +0200 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@ Objet : [RAPPEL] CHJAMA A MANIFESTA PER A DIFESA DI A LINGUA CORSA : Marcuri In corti a 2 ore Università di Corti. LINGUA CORSA,LINGUA VIVA TUTTI IN CORTI DUMANE ! CHJAMA À MANIFESTÀ PER A DIFESA DI A LINGUA CORSA TUTTI IN CORTI MERCURI U 14 D'APRILE 2 ore Università Di Corsica LINGUA CORSA, LINGUA VIVA Associu di i Liceani Corsi - Ghjuventù Indipendentista Ghjuventù Paolina - Cunsulta di i studienti Corsi Message : 6 Date : Tue, 13 Apr 2004 13:29:53 +0200 De : "||PinZEradicatoR||" <pinzeradicator@ Objet : Re: [RAPPEL] LINGUA CORSA,LINGUA VIVA avé la liste... Loin de moi l'idée de faire l'apologie du "peace and love", mais force est de constater qu'une manifestation qui dégénère à chaque fois sur le même thème lasse tout le monde. Cette "violence" nécessaire décrédibilise le thème porteur et de ceux qui le portent. Une manifestation sur la défense de la langue corse se doit d'être Mobilisateur

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et mobiliser au delà des simples nationalistes, la langue corse appartient à tous les corses. Cette mobilisation est une condition sine qua non pour dynamiser la défense de la langue Corse. Les provocations de l'Etat colonial lors des manifestations de jeunes de 16 ans sur Aiacciu, Bastia è Corti, ne peuvent entraîner une réponse ferme de la jeunesse corse et au delà du Peuple Corse dans son ensemble. Demain vous serez sur Corti pour défendre une nouvelle fois notre langue qui depuis des années n'a de cesse de reculer. Lorsque nous entendons le préfet symbole de l'Etat dominant en corse s'en prendre à Edmond Simeoni pour son discours en langue Corse prononcé à la CTC, tout est dit ! Rien n'est fait pour apaiser, rien n'est fait pour appliquer ne serait ce que les décrets qui ont déjà été mis en place. Les Proviseurs ont aussi un rôle dans cette manipulation en n'appliquant pas les décrets.. Alors demain, que faire .??? Force est de constater que les forces de l'ordre seront présentes et en masse, elles seront sûrement disposées de manière provocante comme à son habitude. Le bon sens devrait l'emporter, pas de forces de répression à corti ! Dumane saraghju anc'eiu in corti pè sustene a nostra ghjuventù è per difende a nostra lingua. Message : 8 Date : Tue, 13 Apr 2004 19:34:20 +0200 De : "sebastien.sorba" <sebastien.sorba@ Objet : RISPOSTA A UN PAISANU EIU SO SARTINESU MA CAMPU IN AIX EN PROVENCE.RIENTRU IN PAESI TUTTI I 2 MESI.AVEMU SEMPRI LI STESSI PRUBLIMI CHI 200 ANNI FA CU LU STATU FRANCESE.NIGA SEMPRI A NOSCIA LINGUA E A NOSCIA CULTURA.OGHJI PIU CHI MAI AVEMU BISOGNA DI TUTTE E FORZE DI LOTTA PA PUDDE IMPARA A LINGUA DI I VECHJI.AVALI TUTTI GHJORNI GHJUGHJINI I FRANCESI CHI CUMPRANI A NOSCIA TARRA PA MANCA UNA BAIOCCA.I CORSI SO PIU DI PIU I N MINORITA.ECCU A VERITA A NANT A NOSCIA TARRA Message : 13 Date : Tue, 13 Apr 2004 16:30:06 EDT De : daltori@ Objet : Re: email d'amerique Socu passatu par u to paesi u luni di pasqua, o Paulu. Tandu piuvia. Cummencia ghjunghji roba stranghjera, ma per ava po ancu anda. U matrali di l'uspidali hè pienu. Forza saremu tranquiddu per l'istatu. A prestu M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU Message : 14 Date : Tue, 13 Apr 2004 22:55:33 +0200 De : "Ultimu mazzeru" <santumaio@ Objet : La culture corse reste souveraine sur sa terre.

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VOCE POPULARE « CUNVINCE PER VINCE ! » Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou 06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E.C « La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre de Corse ! » Après des élections qui ont laissé plus d'un nationaliste stupéfait, un constat lucide est nécessaire ! Notre mémoire, notre langue, notre culture et notre patrimoine disparaissent sans que rien ne les remplace, qui permette à notre jeunesse de vivre et de vivre bien sur cette terre. La perte des gestes et des savoir-faire indispensables à vivre avec les autres et non contre eux ou à coté d'eux se fait de plus en plus menaçante et, cela se traduit par un rejet de la marginalité et de l'étranger. Aucun repère nouveau, aucun savoir-faire novateur ne permet d'affronter les enjeux de la modernité sans perdre ce qui fait la richesse de notre culture : ses savoir-faire et ses exigences. La reproduction stérile et sécuritaire d'archaïsmes électoraux nous confine au ridicule, là où l'importation massive de biens de consommation s'assimile à une fuite en avant ! La souveraineté économique, sociale et culturelle sont les éternelles absentes d'une lutte qui les subordonne à la souveraineté politique au nom d'une revendication institutionnelle qui reproduit ce qu'elle conteste : le cadre républicain français ! Pour Voce Populare la culture comme la langue corse sont le ciment de notre nation et ne sauraient en aucun cas se réduire à un paragraphe de programme scolaire ou à une plage horaire savamment aménagée dans un paysage étranger. La culture corse demeure vivante malgré les périls qui la menace ; elle n'a pas à être « préservée » dans un ghetto élitiste ou dans le cadre d'un office pour des repentis cooptées. Véritable produit anthropologique, synthèse des hommes de toutes origines et d'une terre, elle demeure souveraine sur celle-ci et tient son droit imprescriptible et inaliénable de l'habitat qu'elle rend possible par les lieux de vie qu'elle engendre. La culture corse avec ses savoir-faire, son savoir-vivre et ses exigences demeure souveraine sur la terre de corse ! A l'unisson avec le vécu populaire, nous devons l'exprimer dans tous les domaines de la vie publique pour conduire la population acculturée à faire peuple aux cotés des sentinelles déjà conscientes de cette perte irréversible. Etre patriote aujourd'hui c'est avoir clairement conscience que le monde auquel nous commençons d'appartenir fait peu de cas de ces exigences qui fondaient notre culture ; le travail, la rencontre, la parole et la mémoire vivante deviennent la part maudite de la consommation, des échanges, de la communication et du divertissement ! Notre culture doit nous guider dans nos choix, préciser le sens de nos projets et fonder par ses exigences nos futurs institutions. Le peuple corse est l'expression publique et singulière d'une communauté de culture, cette communauté de culture fonde notre nation ; la culture corse est la définition de notre identité nationale. La Corse est une nation qui ne fait plus peuple qu'à travers ses patriotes ! Parce que nous sommes un peuple en état de légitime défense, nous avons le devoir de résister à l'Etat français et à ses dispositifs de normalisation, comme nous avons le droit de lutter

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contre les normes libérales du marché et contre les logiques carcérales des clans ancestraux. La langue comme les exigences de la culture corse doivent devenir notre cadre de référence. Aussi, la mise à parité linguistique et culturelle dans tout l'espace publique constitue la première étape indispensable à l'affirmation de notre souveraineté culturelle. Nous apportons notre soutien aux lycéens et étudiants en les invitants à se placer dans leur légitimes affirmations en situation de souveraineté culturelle. Nous appelons nos militants à venir affirmer notre souveraineté culturelle en participant à la manifestation prévue mercredi prochain à corte. Pour Voce Populare , le bureau exécutif. Message : 6 Date : Wed, 14 Apr 2004 13:39:14 +0200 De : "Resistenza-corsa" <resistenza-corsa@ Objet : cultura corsa ??... < VOCE POPULARE « CUNVINCE PER VINCE ! » Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou 06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E. « La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre de Corse ! » > Suite au message de Voce Populare, je veux intervenir pour demander où en est à l'heure actuelle le développement de la culture Corse ? De la culture corse on en parle depuis 30 ans, si ça continue bientôt on en parlera comme un lointain souvenir et même on en parlera plus du tout !!! Où sont les manifestations publiques de la culture corse (spectacles, pièces de théâtre, cinéma, littérature, animations, télévision, etc.) dont l'assemblée de corse se targue de mettre en oeuvre depuis des décennies ? Hormis quelques mesurettes pour faire plaisir à quelques "amis" responsables de quelque association encaisse du pognon sous prétexte de culture corse (c'est notamment le cas de la cinémathèque de Porti Vechjiu). Moi tout de ce que je vois c'est que la culture française s'impose au quotidien en Corse. Quand je vois ce qui se passe à ce niveau en France, où je note la décadence culturelle (bientôt on parlera l'arabe en Corse, ce qui mettra tout le monde d'accord). Et surtout n'y voyez aucun trait de racisme de ma part, ce n'est qu'une réalité à laquelle nous n'échapperont pas. Il serait plus que temps que les corses s'inquiètent de leur langue, de leur culture et de leur avenir en général, en particulier au moment ou la Corse, comme d'autres minorités européennes, courent de très gros risques de se faire engloutir par les poubelles du "mondialisme" européen. Je suis d'accord pour informer les corses à travers des conférences de presse etc., mais est-ce suffisant pour renverser la situation dans laquelle se trouve notre culture ? Il faut aller plus loin, passer à autre chose, s'organiser collectivement pour le riacquistu de notre culture et basta !! On parle, on parle et personne ne fait rien, les décennies se succèdent et c'est de pire en pire !!

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Il serait peut être temps que les corses prennent enfin leur destin en main et qu'ils arrêtent d'attendre de l'état français d'où rien ne viendra jamais hormis des coups de bâtons. Aucun "messie" ne viendra nous sauver, c'est à nous de leur faire nous-mêmes, si non disons le clairement : les carottes sont cuites. Message : 1 Date : Tue, 20 Apr 2004 09:11:04 +0200 (CEST) De : ChjaruScura ChjaruScura... Objet : Re: [Unità Naziunale] La culture corse reste souveraine sur sa terre. From: "Resistenza-corsa"… >Reply-To: unita-naziunale… >To: <unita-naziunale… >Subject: [Unità Naziunale] cultura corsa ??... >Date: Wed, 14 Apr 2004 13:39:14 +0200 > > < VOCE POPULARE « CUNVINCE PER VINCE ! » Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou >06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E. >« La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre >de Corse ! » > > >>Suite au message de Voce Populare, je veux intervenir pour demander où en >est à l'heure actuelle le développement de la culture Corse ? > >De la culture corse on en parle depuis 30 ans, si ça continue bientôt on en >parlera comme un lointain souvenir et même on en parlera plus du tout !!! > >Où sont les manifestations publiques de la culture corse (spectacles, >pièces de théâtre, cinéma, littérature, animations, télévision, etc.) dont >l'assemblée de corse se targue de mettre en oeuvre depuis des décennies ? >Hormis quelques mesurettes pour faire plaisir à quelques "amis" >responsables de quelque association encaisse du pognon sous prétexte de >culture corse (c'est notamment le cas de la cinémathèque de Porti Vechjiu). > >Moi tout de ce que je vois c'est que la culture française s'impose au >quotidien en Corse. > >Quand je vois ce qui se passe à ce niveau en France, où je note la >décadence culturelle (bientôt on parlera l'arabe en Corse, ce qui mettra >tout le monde d'accord). > >Et surtout n'y voyez aucun trait de racisme de ma part, ce n'est qu'une >réalité à laquelle nous n'échapperont pas. > >Il serait plus que temps que les corses s'inquiètent de leur langue, de >leur culture et de leur avenir en général, en particulier au moment ou la >Corse, comme d'autres minorités européennes, courent de très gros risques

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>de se faire engloutir par les poubelles du "mondialisme" européen. >>Je suis d'accord pour informer les corses à travers des conférences de >presse etc., mais est-ce suffisant pour renverser la situation dans >laquelle se trouve notre culture ? >>Il faut aller plus loin, passer à autre chose, s'organiser collectivement >pour le riacquistu de notre culture et basta !! >On parle, on parle et personne ne fait rien, les décennies se succèdent et >c'est de pire en pire !! >Il serait peut être temps que les corses prennent enfin leur destin en >main et qu'ils arrêtent d'attendre de l'état français d'où rien ne viendra >jamais hormis des coups de bâtons. >Aucun "messie" ne viendra nous sauver, c'est à nous de leur faire >nous-mêmes, si non disons le clairement : les carottes sont cuites. L'idea sembra bella ma eu vuleria sapè perchè Voce populare chì difende a lingua corsa, scrive sempre in francese... Ultimu mazzeru wrote:VOCE POPULARE« CUNVINCE PER VINCE ! »Tel/Fax : 04.95.30.38.02 ou 06.76.45.69.87 Conférence de presse du mercredi 7 avril 2004 E.C « La culture corse et ses exigences doivent rester souveraines sur la terre de Corse ! » Après des élections qui ont laissé plus d'un nationaliste stupéfait, un constat lucide est nécessaire ! Notre mémoire, notre langue, notre culture et notre patrimoine disparaissent sans que rien ne les remplace, qui permette à notre jeunesse de vivre et de vivre bien sur cette terre. La perte des gestes et des savoir-faire indispensables à vivre avec les autres et non contre eux ou à coté d'eux se fait de plus en plus menaçante et, cela se traduit par un rejet de la marginalité et de l'étranger. Aucun repère nouveau, aucun savoir-faire novateur ne permet d'affronter les enjeux de la modernité sans perdre ce qui fait la richesse de notre culture : ses savoir-faire et ses exigences. La reproduction stérile et sécuritaire d'archaïsmes électoraux nous confine au ridicule, là où l'importation massive de biens de consommation s'assimile à une fuite en avant ! La souveraineté économique, sociale et culturelle sont les éternelles absentes d'une lutte qui les subordonne à la souveraineté politique au nom d'une revendication institutionnelle qui reproduit ce qu'elle conteste : le cadre républicain français ! Pour Voce Populare la culture comme la langue corse sont le ciment de notre nation et ne sauraient en aucun cas se réduire à un paragraphe de programme scolaire ou à une plage horaire savamment aménagée dans un paysage étranger. La culture corse demeure vivante malgré les périls qui la menace ; elle n'a pas à être « préservée » dans un ghetto élitiste ou dans le cadre d'un office pour des repentis cooptées. Véritable produit anthropologique, synthèse des hommes de toutes origines et d'une terre, elle demeure souveraine sur celle-ci et tient son droit imprescriptible et inaliénable de l'habitat qu'elle rend possible par les lieux de vie qu'elle engendre. La culture corse avec ses savoir-faire, son savoir-vivre et ses exigences demeure souveraine sur la terre de corse ! A l'unisson avec le vécu populaire, nous devons l'exprimer dans tous les domaines de la vie publique pour conduire la population acculturée à faire peuple aux cotés des

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sentinelles déjà conscientes de cette perte irréversible. Etre patriote aujourd'hui c'est avoir clairement conscience que le monde auquel nous commençons d'appartenir fait peu de cas de ces exigences qui fondaient notre culture ; le travail, la rencontre, la parole et la mémoire vivante deviennent la part maudite de la consommation, des échanges, de la communication et du divertissement Notre culture doit nous guider dans nos choix, préciser le sens de nos projets et fonder par ses exigences nos futurs institutions. Le peuple corse est l'expression publique et singulière d'une communauté de culture, cette communauté de culture fonde notre nation ; la culture corse est la définition de notre identité nationale. La Corse est une nation qui ne fait plus peuple qu'à travers ses patriotes ! Parce que nous sommes un peuple en état de légitime défense, nous avons le devoir de résister à l'Etat français et à ses dispositifs de normalisation, comme nous avons le droit de lutter contre les normes libérales du marché et contre les logiques carcérales des clans ancestraux. La langue comme les exigences de la culture corse doivent devenir notre cadre de référence. Aussi, la mise à parité linguistique et culturelle dans tout l'espace publique constitue la première étape indispensable à l'affirmation de notre souveraineté culturelle. Nous apportons notre soutien aux lycéens et étudiants en les invitants à se placer dans leur légitimes affirmations en situation de souveraineté culturelle. Nous appelons nos militants à venir affirmer notre souveraineté culturelle en participant à la manifestation prévue mercredi prochain à corte. Pour Voce Populare , le bureau exécutif. Message : 4 Date : Sun, 25 Apr 2004 08:37:02 EDT De : legateloise... Objet : Re: Hommage à Cla udiu salute mon coeur pleure depuis que j'ai ouvert l'ordi est lu les mails stamane claudiu est partis( bon viaghju) alors que je suis dans le sud ouest de cette france , voila je voudrais s'avoir ci xarlo ou une autre personne sais comment faire pour envoyer de l'argent a ca famille pour les aiders dans leurs peines , et comme je sais que certains sont mefiant et ils ont rèsont ! moi je me souviens bien de cette endroit magigue q'etait U SAMPIERU vous vous rapeller de l' affiche les chomeurs donnes ce qu'il peuve les smicards tant et les autres un peu + et c'est nous memes qui metions l'argent dans la caisse en sortant voila pour les mefiants , donc ci quelqu'un connait l'adresse de ses proches pour leur faire parvenir de l'argent ou bien autre choses , ca serais sympas de me repondre rapidement à mumènti Message : 2 Date : Mon, 26 Apr 2004 15:54:08 +0200 (CEST)

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De : Squadra Corsa … Objet : a Corsica in Pariggi stu mese ! A CORSICA IN PARIGGI SOIREES a Squadra Corsa Canta u Populu Corsu à Paris La Corse à Levallois INFORMATIONS Radio Paese 93.1 Fm CORSICA TV ASSOCIATIONS CORSES RESTAURANTS ET BARS CORSES A PARIS TSUTONE Lingua Corsa in Pariggi I PATRIOTTI INCARCERATI a Techja ! Sonneries Corses pour NOKIA Cunsulta Naziunale ACTUALITE "Une île de crétins !" Natale LUCIANI Michel ROCARD et la CORSE U FOCU BASTA ! La Carte d'Identité Corse L'Unione face a Forza Ho assistito alle serate còrse, musicisti che alternano alle canzoni tradizionali, brani di tutto i mondo… ----- Message d'origine ----- De : "antofpcl" ... À : <unita-naziunale… Envoyé : mardi 27 avril 2004 17:42 Objet : [Unità Naziunale] Mise en Garde à vue de Iviu bourdiec à Paris !!!! BASTA À RIPRESSIONE !!! Le site Unità Naziunale apporte son soutien fraternel à Iviu Bourdiec qui a été mis en garde à vue à paris alors qu'il répondait à une convocation du juge. Unità Naziunale apporte également son soutien fraternel à tous les jeunes qui ont été condamné récement lors des interpelations liés à la manifestation de soutien à Jean Guy talamoni. Hier encore, deux jeunes ont été condamné à 4 et 6 mois ferme. A ce jour, 5 jeunes ont été condamnés par la justice dominante à des

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peines très lourdes. La répression est comme toujours la seule réponse de l'Etat dominant. Pas une semaine ne passe sans son lot de condamnation ou d'arrestation, il est plus que temps de trouver des solutions politiques pour la Corse et les Corses. LIBERTÀ PER TUTTI I PATRIOTTI Message : 2 Date : Wed, 28 Apr 2004 13:25:09 +0200 De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list... Objet : Fw: Forulingua II ----- Original Message ----- From: ADECEC To: mailing-list Sent: Wednesday, April 28, 2004 12:20 PM Subject: Forulingua II Le secrétariat de l'ADECEC a demandé à sa Commission Langue de se pencher sur l'opportunité d'organiser une journée placée sous le signe de l'écriture de la langue corse, en tenant compte des réflexions émises lors de la dernière manifestation consacrée à l'orthographe : http://adecec.net/forulingua.html. La commission ayant répondu favorablement, A Ghjurnata di a Lingua Corsa 2004 lui sera consacrée : L'ADECEC propose une fois de plus la tenue d'une journée (10h00/18h00) dédiée à l'écriture de la langue corse et à sa normalisation. Nous sommes de plus en plus confrontés à des propositions de créations de formules, formulaires ou correcteurs électroniques. D'ailleurs, différents modules sont déjà proposés dans le commerce et les choix de l'écriture sont dictés par les habitudes et pratiques, au gré du concepteur ou du « chargé de traduction ». Il faut bien faire un choix, de toute façon. Sans qu'il soit primordial, car ce n'est sans doute pas l'endroit, de décider ou de définir la forme que prendra l'écriture, cette journée doit lever les tabous et être un plaidoyer pour la création d'un réel office de la langue corse. Des propositions plus techniques et plus ciblées suivront sur l'élaboration de cette journée. Inscrivez vous sur la liste de diffusion du forum par simple Email à adecec@... ou suivez le forum dédié. Nous attendons de ceux qui désirent y participer un résumé écrit de leur intervention, qui peut être envoyé par Email (adecec@...) ou par courrier postal à : ADECEC. Forulingua II. Piazza Ghjuvanni Simonetti - 20221 - Cervioni. L'intervention ne doit pas dépasser 15 mn pour chacun des intervenants et les demandes de participation doivent parvenir à l'ADECEC avant le 1er juin 2004. Un

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débat suivra ou pourra être intercalé entre chaque intervention.. Un forum est ouvert sur le site de l'ADECEC à http://adecec.net... « La présentation du petit lexique de l'Internet (Les mots du savoir, collection pratique) précise que la création de nouveaux espaces d'expression concerne toutes les langues y compris les langues dites régionales. Elles aussi contribuent en effet à créer de nouvelles solidarités qui traversent les frontières, gages de paix et d'enrichissement culturel. Si elles sont laissées en chemin, elles disparaîtront définitivement et avec elles le patrimoine culturel qu'elles représentent. Or, le rapport au Parlement sur l'emploi de la langue française, de 2002, a inscrit comme une de ses priorités de "veiller à la pérennité des langues régionales, qui constituent un élément important et vivant de notre patrimoine national". Les domaines modernes de l'expression (internet, par exemple) intéressent donc bien entendu nos langues puisqu'elles sont appelées à désigner elles aussi les réalités contemporaines ». Voilà un argument de plus, précise Jacques Fusina, pour justifier une journée de réflexion sur ces questions de terminologie actualisée. Le secrétaire général de l'ADECEC Jacques Paoli _________________ A prestu ! Message : 9 Date : Thu, 29 Apr 2004 09:17:55 +0200 (Paris, Madrid) De : "hyper-com" <hyper-com…> Objet : andria semu tutti par te u me cuginu andria corda e in parigi pa u so processu andria socu accantu a te u tou cuginu david Message : 2 Date : Tue, 04 May 2004 08:52:52 -0000 De : "arghjatalesa" <arghjatalesa…> Objet : PONTENOVU 8 MAGHJU SE TU PASSI PE ISSE SPONDE PENSA A SALUTE LA CROCE QUI SO CASCATI L ANTICHI CANTENDU A ALTE VOCE PE DIFENDE A LIBERTA CONTR A U FRANCESE FEROCE Message : 4 Date : Tue, 4 May 2004 10:31:36 EDT De : Ribombu… Objet : Re: PONTENOVU 8 MAGHJU

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pe' u ricordu di ponte novu u 9 di maghju tutti in ponte Aiò Populu Corsu Un ti fà più scarpighjià In sia più cumossu A to scelta hè libertà. Message : 2 Date : Wed, 5 May 2004 16:59:37 +0200 De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione...> Objet : Tutti in Ponte-Novu Tutti in Ponte-Novu Ce samedi 8 mai, L'ANC appelle ses militants et sympathisants à participer nombreux aux cérémonies commémoratives de la bataille de Ponte-Novu, qui vit le 8 mai 1769, les milices populaires de Pasquale Paoli tomber au champ d'honneur face aux armées supérieures en nombre et en armements de l'absolutisme français; Ce jour-là marqua la fin du rêve Paoliste et de la Corse souveraine. Les nationalistes et au-delà tous les Corses doivent honorer la mémoire des Corses tombés ce jour-là pour la Nation Corse Message : 1 Date : Tue, 11 May 2004 09:24:53 -0000 De : "arghjatalesa" <arghjatalesa...> Objet : U nosciu babbu Pasquale Paoli,Nostradamus? En 1790,Paoli revient de Londres et la Corse l'accueille comme un père prodige mais les intrigues de partis le paralysent,il écrit: "Le Corse ne fait preuve d'activité et de talent que pour assouvir ses passions." "Les affaires de notre patrie iront toujours mal parce que nos compatriotes ne s'activent pas dans l'execution de leurs devoirs que s'ils sont mus par une passion privée.Quand je vois tant de froideur dans l'execution des affaires publiques,cent fois par jour je me repens d'etre rentré dans ce pays ou l'on dirait que les hommes ne savent que se plaindre des inconvenients et négligent les moyens qu'ils ont d'y remedier". En 2004 rien n'a changé les intrigues de partis nous paralysent toujours,les affaires de notre patrie vont mal,alors Mr le President de l'assemblée de Corse,Mr le President du conseil executif,plus de 25000 Corses vous tendent la main PRENEZ LES! Andreani Message : 7 Date : Tue, 11 May 2004 17:36:15 +0200 De : "fx.wanadoo" <fx.bartoli....> Objet : Re: U nosciu babbu Pasquale Paoli,Nostradamus?

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Eh oui...on en est toujours là, mais j'espère que les consciences vont se réveiller et j'en appellerai pas seulement aux présidents de l'assemblée et de l'exécutif, mais à tous les citoyens Corses, quels qu'ils soient et de quelque parti que ce soit, car il ne faut pas s'aveugler, la plupart d'entre nous "ne s'activent pas dans l'exécution de leurs devoirs que s'ils sont mus par une passion privée." et pas seulement les élus...ni seulement les membres des partis clanistes....il faut savoir faire sa propre auto-critique pour pouvoir faire celle des autres. Alors remontons nous les manches et travaillons pour notre pays et pas seulement pour notre profit personnel... @ prestu FX Message : 5 Date : Thu, 13 May 2004 22:40:00 +0200 De : "FLPPC" <flppc...> Objet : Basta a riprissioni !!! Basta a riprissioni !!! Nous, syndicats étudiants et organisation lycéenne, représentants de la jeunesse corse en lutte, tenons à réagir unanimement face à la répression qui touche les jeunes militants nationalistes ces dernières semaines, et plus particulièrement les récentes interpellations et incarcérations. Nous tenons à témoigner de notre entière solidarité et de notre entier soutien aux quatre jeunes corses incarcérés à la suite des différentes manifestations qui se sont déroulées depuis fin mars. Nous savons que ces jeunes ne sont ni des casseurs, ni des voyous, et l'Etat français aussi le sait. Nous n'accepterons pas le discours officiel du préfet relayé par nombre de médias nationaux, qui sous-entend que les récentes scènes de «violences urbaines » sont le fruit de jeunes désouvrés qui reproduisent un phénomène rencontré dans les banlieues françaises !!! C'est trop facile ! Non, les jeunes Corses qui ont manifesté, qui ont affronté les forces de répression ces dernières semaines, ne sont pas des jeunes manipulés. Ils ne sont pas non plus des jeunes en quête de sensations fortes, de reconnaissance ou d'identité. Les jeunes Corses qui ont manifesté ces dernières semaines savaient ce qu'ils faisaient. Leur engagement est culturel, identitaire, politique et il est conforté par le sort qui est fait à leur langue, et par l'injustice manifeste de la répression politique de l'Etat français à l'encontre des forces vives de notre pays. Et si pour certains l'attitude spontanée de la jeunesse Corse est apparue comme violente, elle ne l'était pas plus que celle de l'Etat et de ses forces de répression. Il faut une bonne fois que l'Etat français comprenne que les provocations et la répression ne provoqueront en Corse que des drames et que la jeunesse corse ne pliera pas. La seule solution est politique et l'Etat à tout intérêt à s'engager dans cette voie. Nous ne tolèrerons plus que cet Etat réponde à des revendications légitimes telles que l'officialisation de notre langue, par la matraque ou des rafles de jeunes militants nationalistes.

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Nous exigeons donc la libération immédiate de tous les jeunes militants incarcérés pour avoir tenu tête aux forces répressives, et l'arrêt des poursuites à l'encontre de tous les autres. Nous appelons tous les jeunes Corses, et au delà tous les Corses épris de justice et de liberté à manifester Samedi 15 Mai à partir de 16h30, à Bastia, départ au palais de justice. Les organisateurs de la manifestation Pà a lingua Corsa Ufficiali : Associu di i Liceani Corsi Cunsulta di i Studienti Corsi Ghjuventù Indipendentista Ghjuventù Paolina Message : 4 Date : Mon, 17 May 2004 14:50:33 EDT De : Xarlo... Objet : Trans. : [dvasca-fra] Pétition pour les langues régionales en France Dans un e-mail daté du 2004/05/17 16:58:19 Paris, Madrid, claude.guillemain...a écrit : > Sujet : [dvasca-fra] Pétition pour les langues régionales en France > Date : 2004/05/17 16:58:19 Paris, Madrid > De : claude.guillemain...> > Envoyé via Internet > > > > Eurominority lance une pétiton pour demander au Gouvernement français un > statut pour les langues de France au niveau européen, tel que le > gouvernement espagnol vient de le faire. Cette demande est formulée pour > le cas du basque, du breton, du catalan, du corse et de l'occitan en > France. > Car les langues de France sont un élément fondamental du patrimoine de > notre pays, participent à la richesse et à la diversité culturelle, > signez la pétition pour que : > - l'Union Européenne reconnaissent officiellement les langues de France, > - la future Consitution soit traduite officiellement dans ces langues, > - les citoyens puissent s'adresser aux institutions européennes et > recevoir de l'information dans ces langues. > Rendez-vous sur : http://petitions.eurominority.org > <http://petitions.eurominority.org/> > > Claude Guillemain > Membre d´Eurominority >

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Message : 1 Date : Fri, 21 May 2004 10:41:48 +0200 De : "Infurmazioni di u situ \"Cumitatu Contru a Ripressioni\" / CAR Corse" <infurmazione@...> Objet : Communiqué du 20 Mai 2004 COMITE ANTI REPRESSION Le 20 05 2004 Prière d'insérer S.V.P. Les aspirations à la langue, à la culture, et les expressions d'une jeunesse en quête de repères demeurent pour l'Etat Français, sujets à réprimer. La multiplication des procédures judiciaires à l'encontre de personnes, quelquefois mineures, met en évidence la réalité d'un fossé entre d'une part des revendications portant sur la reconnaissance de droits identitaires, et d'autre part la rigidité autoritaire d'un gouvernement empêtré dans ses lubies sécuritaires. Cette situation porte en germe une dangereuse recrudescence d'une situation déjà conflictuelle. Elle matérialise également le refus de la main tendue du mouvement patriotique pour un processus citoyen associant toutes les énergies à dessiner pour la Corse une alternative susceptible de répondre progressivement aux droits naturels et universels d'une communauté à être maîtresse de son avenir. Les dernières condamnations et mises sous mandat de dépôt de Ghjuvan Maria PRESCELTI et Francescu LORENZONI traduisent le fonctionnement d'un appareil judiciaire aux ordres. Tous deux auraient du bénéficier d'une juste remise en liberté : tous deux rejoignent à leur tour la liste hélas déjà trop longue des prisonniers politiques. Par ailleurs les perquisitions se suivent et se ressemblent : La sour d'une personne incarcérée et déportée a vu récemment à l'aube, son habitation envahie par plus de trente gendarmes mitraillettes à la main, au prétexte qu'elle abriterait un recherché. La corse continue à vivre sous le bruit des bottes et il n'est qu'un Camille de ROCCA -SERRA et un Ange SANTINI pour protester contre un redéploiement organisationnel des gardes - mobiles, eux qui se taisent si lâchement devant la multiplicité des atteintes aux droits de l'homme sur l'île. Enfin, un de nos porte - paroles, Ulivieru SAULI sera de nouveau jugé le mercredi 26 mai, à 14 heures, en Cours d'Appel de Bastia, après avoir pourtant été acquitté en première instance à Aiacciu. Il lui est reproché d'avoir refusé un test dit « A.D.N. » alors qu'il avait déjà été soumis dans le cadre d'une autre procédure judiciaire à cet prélèvement abusif. Le Comité Anti Répression appelle toutes les personnes éprises de justice, de dignité et de liberté à se mobiliser, chaque instant, pour faire face à l'arrogance arbitraire. COMITE ANTI REPRESSION Site Officiel du Comité Anti Répression Corse http://www.carcorsica.com/ Contactez le Comité anti Répression : carcorsica... (Section Aiacciu) caraiacciu... Infurmazione...(Informations relatives aux C.A.R) © Copyright Comité Anti Répression Corse 2001 – 2004

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Message : 6 Date : Thu, 27 May 2004 18:45:37 +0200 De : "Ultimu mazzeru" <santumaio...> Objet : Re: collectif Plc2 de l'IUFM de Corse Ne serait-ce pas le décret de mise hors norme de l'académie de Corse que vous demandez? Celui-ci présuppose la reconnaissance de l'existence d'une culture, d'une langue et d'une histoire de la corse ! Ce que l'Etat refuse depuis le S.C.I (Il y a déjà 20 ans!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ----- Original Message ----- From: Cumunicatu di a lista Unità Naziunale To: unita-naziunale... Sent: Thursday, May 27, 2004 12:27 AM Subject: [Unità Naziunale] collectif Plc2 de l'IUFM de Corse NON A L'EXIL CETTE ANNEE ENCORE PLUS D'UNE CINQUANTAINE DE JEUNES PROFESSEURS DE L'ACADEMIE DE CORSE VONT ETRE CONTRAINTS DE QUITTER LA CORSE Le problème récurrent des affectations lors du mouvement inter-académique se pose une fois de plus cette année. Encore une fois de jeunes enseignants corses se trouvent en situation d'exil. La proposition de barème pour le mouvement inter académique sur l'académie de Corse, consensus trouvé lors d'une réunion intersyndicale en début d'année scolaire, s'est transformée en un barème de nouveau injuste et inutile. Encore une fois : ð La spécificité du barème s'est réduite à une bonification de points successifs sur les voux uniques « académie de Corse » (sur quel fondement nous nous le demandons bien ?). Une fois de plus le fondement d'une spécificité (faisant l'objet d'une formation à l'IUFM de Corse lors de l'année de stage) s'ancrant autour de spécificités liées à la culture, l'histoire, l'environnement et la langue corse a disparu. ð Seule a été retenue une bonification supplémentaire octroyée aux stagiaires en situation sortant des CAPES internes et réservés rendant ainsi la situation injuste par rapport aux stagiaires sortant des concours externes et encourageant la précarité en poussant les futurs candidats aux concours à tenter d'obtenir un poste de vacataire ou contractuel donnant accès aux concours internes et donc la possibilité de rester dans l'académie. Nous ne pouvons accepter qu'après des années de contestations du barème par de jeunes professeurs, qu'après le maintien dans l'académie - par des solutions précaires et faussant le système de mutation - des personnels enseignants stagiaires des années précédentes, on nous impose cette année un départ forcé de l'Académie en invoquant des raisons budgétaires et la mise en place d'un nouveau barème totalement inique. Nous demandons par conséquent dans l'attente d'une révision du barème de mutation inter académique pour l'Académie de Corse intégrant de façon significative des critères de spécificité culturelle, de langue, d'histoire relatifs à la Corse, le maintien dans l'académie de tous les enseignants mutés.

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Nous tenons à souligner à ce propos que cette spécificité de recrutement réclamée ne remet en aucun cas en cause la notion d'éducation nationale et d'équité nationale. Preuve en est, les DOM TOM possèdent déjà un recrutement spécifique de leurs personnels d'éducation et d'enseignement pour le même concours national. Les mutations sur l'académie de Corse dérogent déjà aux barèmes traditionnels de mutation inter académique par la bonification spécifique sur le vou unique « académie de Corse ». Pourquoi alors ne pas fonder cette dérogation de bonification sur une véritable spécificité réfléchie aux fondements explicites (ce qui n'est pas le cas de la bonification actuelle !!) ? Nous refusons par conséquent nos mutations et revendiquons notre maintien dans l'académie de Corse. Nous demandons à Monsieur le recteur de l'Académie de Corse de dégager les moyens financiers nécessaires au maintien de tous les enseignants mutés hors de l'Académie. Nous sollicitons le soutien des associations de parents d'élèves afin que leurs enfants puissent bénéficier d'un enseignement de qualité tout au long de l'année scolaire. Ainsi que l'appui des organisations syndicales qui ont toujours soutenu les jeunes enseignants refusant de quitter la Corse. Nous demandons aux élus de l'assemblée de Corse d'intercéder auprès du ministre de l'Education Nationale et du recteur afin que soient maintenus dans l'académie de Corse des enseignants compétents, ayant reçu une formation leur permettant d'adapter les programmes généraux à la réalité locale comme le réclame la circulaire de 1993. ESILIU NO ! SIMU DI STU PAESE CI VULEMU CAMPA Message : 3 Date : Fri, 28 May 2004 15:29:17 -0000 De : "arghjatalesa" <arghjatalesa... Objet : Pasquale Paoli la bète noire des historiens francais Pascal Paoli, sans aucun doute la plus grande figure de l'histoire de la Corse " ; inconnu, parce que nous avons énormément de témoignages sur sa vie et sur sa carrière politique, et que la plupart n'ont même pas été compulsés. Songez seulement qu'il y a aux Archives départementales de la Corse du sud une centaine, je dis bien une centaine, de carton et de liasses de documents originaux relatifs au gouvernement de la Corse institué par Paoli de 1755 à 1769, et que ces documents n'ont été ni inventoriés en détail, ni, pour la plupart, examinés. J'ai réussi à dépouiller un seul carton, pour faire une analyse de la constitution corse de Paoli, dont le texte original se trouve aussi aux Archives. Des historiens ont puisé ici et là dans ce fonds véritablement vaste afin de rédiger des articles, souvent intéressants, sur différents aspects du régime paolien ; mais nous manquons toujours d'un ouvrage de base, solide et consistant, sur l'ensemble de son &#339;uvre. Nous n'avons même pas une édition complète de ses lettres, qui sont extrêmement nombreuses. Deux

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éditions sont actuellement en cours, l'une en France et l'autre en Italie, mais pour diverses raisons elles n'avancent que très lentement. L'explication de cette négligence n'est pas difficile à trouver : Paoli a été victime d'une conjoncture politique. Pendant très longtemps il a été la bête noire des historiens français. Par conséquent, la plupart des livres à son sujet sont d'auteurs italiens ou anglais qui, travaillant sans accès à la grande masse des documents originaux, ont produit des ouvrages superficiels : de simples récits. Beaucoup manquent de sens critique, et certains ne sont que des panégyriques. En fait, un examen attentif des sources originales laisse apparaître que Paoli était d'un caractère complexe et contradictoire. Il faudrait un travail collectif (l'examen des sources n'est guère à la portée d'une seul personne), soutenu, et de longue haleine, pour remédier à notre ignorance à propos de celui qui, selon Albert Soboul, professeur de l'histoire de la Révolution française à la Sorbonne, est une des figures les plus intéressantes du XVIIIe siècle européen. A cet avis j'ajoute celui du grand savant américain, Frederick Pottle, qui compare Paoli à Georges Washington, et estime que s'il avait bénéficié de circonstances aussi favorables, sa réputation brillerait aujourd'hui avec tout autant d'éclat. Quant à moi, j'ai reculé devant la lourdeur de la tâche, et vous offre, plus modestement, un exposé d'un seul épisode de la carrière de Paoli : Sa rencontre, en 1765, avec l'écrivain britannique James Boswell. L'événement a cependant une dimension historique. Avec le livre que Boswell a tiré de son voyage, nous trouvons la description la plus détaillée, la plus intime que nous connaissons de l'homme d'Etat corse au faîte de son pouvoir, dirigeant les affaires de la nation nouvellement créée. Message : 5 Date : Fri, 4 Jun 2004 20:55:10 +0200 De : dominique rivière <dumenica...> Objet : Re: Revue de Presse : On est bien en droit de se demander si un «chromosome» de la lâcheté n'existe pas chez les terroristes corses et ceux qui les soutiennent Madame, la langue francaise étant très complexe, je consulte un dictionnaire ; Définition du mot CHROMOSOME = les chromosomes sont des éléments filamenteux souvent en forme de V,(23 paires chez l'homme), ils transmettent les caractères héréditaires) Madame GARRAUD , (caractère héreditaire) , si je comprends bien vous traiter tous

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nos ancêtres de lâches et oui puisque puisque héréditaire...... Définition:LACHETE = absence d'énergie morale de celui qui accepte passivement les circonstances extérieures, manque de courage , bassese. Vu le nombre de frères corses incarcérés , je ne pense pas que les corses soient concernés par vos paroles, vous avez du vous tromper de site . Dominique RIVIERE.. jeOriginal Message ----- From: Liste Pulitica To: unita-naziunale... Cc: pulitica@... Sent: Wednesday, June 02, 2004 1:27 PM Subject: [Unità Naziunale] Revue de Presse : On est bien en droit de se demander si un «chromosome» de la lâcheté n'existe pas chez les terroristes corses et ceux qui les soutiennent Lâchetés corses On est bien en droit de se demander si un «chromosome» de la lâcheté n'existe pas chez les terroristes corses et ceux qui les soutiennent Dominique GARRAUD Il s'en est fallu d'un rien pour que la roquette à «charge creuse» tirée dans la nuit de jeudi à vendredi contre la brigade de gendarmerie de Cauro n'atteigne la chambre où dormaient un gendarme, son épouse et leurs deux fils âgés de 11 mois et 3 ans. Les dégâts provoqués dans la cuisine attenante par cet engin habituellement destiné à percer les blindages de chars d'assaut démontrent quelles «conséquences humaines irréparables» , selon les mots de Dominique de Villlepin, auraient pu provoquer cet attentat qu'il faut ranger dans la catégorie des actes terroristes aveugles qu'aucune cause ne saurait justifier. Les ministres de l'Intérieur et de la Justice ont bien sûr promis la plus grande «détermination pour retrouver les auteurs de cet acte criminel» . Le président de l'Assemblée de Corse Camille de Rocca Serra a appelé les habitants de l'ële de Beauté «à apporter leur soutien aux gendarmes durement éprouvés par cet acte odieux» . Mais pas un seul mot de condamnation ni même de regret n'est venu de la part des responsables de la «vitrine légale» des nationalistes pourtant si prompts à dénoncer «l'acharnement» dont ferait preuve la justice française à leur encontre. Peu avant les élections régionales où ils ont réalisé un médiocre 17%, les nationalistes avait décrété une «trêve des attentats» qui officiellement n'a pas encore été levée. Mais comment ne pas remarquer que la reprise d'actions violentes contre les symboles et les représentants de l'Etat coïncide avec la fin de l'enquête déclenchée pour malversations financières contre le leader nationaliste Charles Pieri? Comment ne pas se souvenir aussi qu'à chaque fois que les nationalistes se sont trouvés dans une impasse sur le plan de leur reconnaissance politique, les bombes et les attentats sont revenus dans l'actualité corse? Le mois dernier, les nationalistes corses avaient crié au scandale pour dénoncer les conditions très médiatisées de l'interpellation de leur porte-drapeau Jean-Guy Talamoni. Aujourd'hui on attend de Talamoni et des nationalistes

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autoproclamés respectables qu'ils condamnent sans ambiguïté l'attentat à la roquette de Cauro et démontrent enfin que leur renonciation provisoire à la violence ne relève pas d'un calcul mesquinement conjoncturel. Interrogé il y a peu comme témoin dans un procès pour assassinat dans lequel son fils serait impliqué, le chef nationaliste corse Charles Pieri s'est vu demander de confirmer qu'il y avait bien une «tradition de la vendetta en Corse» . «Et pourquoi pas un chromosome du meurtre?» , avait-il alors répondu avec morgue. Mais quand on est confronté à des actes comme l'attentat de Cauro, on est bien en droit de se demander si un «chromosome» de la lâcheté n'existe pas chez les terroristes corses et ceux qui les soutiennent. Message : 1 Date : Fri, 11 Jun 2004 14:10:42 +0200 De : "Webmaster" <webmaster-rvh...> Objet : Re: La Ghjuventù Indipendentista apporte son soutien aux jeunes enseignants Bonghjornu Fratelu, Tu l'as très bien compris : ce que veut le gouvernement français à terme, est de faire disparaite u populu corsu pour pouvoir envoyer leurs esclaves se dorer la pillule sur nostra terra ! :-o( Et comme il n'ont PAS le courage suffisant pour nous éliminer par les armes, ils profitent du SEUL avantage di u serviteli ( servi+viteli ! ) francesi : leur nombre ! n'oubliez pas que c'est l'EXACT scénario de 1789 ! VIGILANZA ! A prestu Raphaël ----- Original Message ----- From: Cumunicatu di a lista Unità Naziunale To: UNITa-naziunale... Sent: Thursday, June 10, 2004 9:54 PM Subject: [Unità Naziunale] La Ghjuventù Indipendentista apporte son soutien aux jeunes enseignants La Ghjuventù Indipendentista apporte son soutien aux jeunes enseignants Comment accepter que ces jeunes corses soient exilés loin de chez eux, non pas pour un an ou deux, mais pour dix ans au minimum (le temps d'accumuler le nombre de points de bonification nécessaires pour rentrer), alors que des dizaines, voir des centaines de fonctionnaires français sont affectes en Corse chaque année ? Aujourd'hui nous demandons à tous les corses d'ouvrir les yeux. Cela est l'application concrète de la décorsisation des emplois officiellement préconisée par le rapport Glavany depuis 1998. Le but de l'Etat français est de vider la Corse de ses forces vives : sa jeunesse. L'Etat français refuse de reconnaître une spécificité culturelle corse aux jeunes enseignants corses ! Or rien ne l'en empêche, puisque cela se fait déjà dans les DOM TOM où il existe un recrutement spécifique pour les concours nationaux. Rien ne l'en empêche, mis à part une volonté politique de colonisation de peuplement, c'est-à-dire de remplacement d'une population par une autre. Ce même procédé qui a été appliqué entre autres en Irlande, d'une façon certes plus violente, mais qui, même sans dimension religieuse, pourrait bien à court ou moyen terme provoquer le mêmes

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effets d'affrontements entre communautés. No a l'esiliu ! Vulemu campà in pace nant'à nostra terra ! Lotta Ghjuventù, l'Avvene si tù ! Message : 2 Date : Sun, 13 Jun 2004 19:12:26 +0200 De : "amg.lamac" <amg.lamac... Objet : Corse : jamais soumise ! fernando rodriguez, votre résonnement et très juste ! c'est malheureux à dire mais, pour que la corse puisse subsister, elle aura toujours besoin d'un pays plus grand et plus puissant car c'est une ile bien trop petite et trop faible... mais notre peuple ne sera jamais soumis ! nous, corses, sommes rebelles et ils est impossible de nous dominer totalement ! Message : 3 Date : Sun, 13 Jun 2004 14:33:21 +0200 De : "Yvan Rey" <yvan.rey...> Objet : Re: Per una scola corsa di a liberta L'intervention est brillante et, malheureusement, peut s'appliquer aussi à d'autres "sociétés". Elle colle en tous cas à une certaine réalité helvétique, hélas. Le texte me renvoie à l'image de quelqu'un qui se regarde dans un miroir et qui se demande qui il est, quelle est cette personne qui est dans le miroir ? Yvan.CH ----- Original Message ----- From: Ultimu mazzeru To: unita-naziunale... Sent: Sunday, June 13, 2004 1:11 AM Subject: [Unità Naziunale] Per una scola corsa di a liberta II/ Le problème de l'éducation en corse. (In lingua francese) L'école française s'est imposée en Corse en même temps qu'une paupérisation de l'île savamment concertée. Avec son idéologie républicaine mais anti-démocratique et, son culte des lumières très peu humaniste, elle a induit une acculturation sans précédent, contraignant à nouveau la jeunesse à s'exiler pour « s'en sortir » ! Aujourd'hui cette école de la discipline des corps, de la distinction par la connaissance fragmentée, de l'autorité scientiste et de la fidélité au sacrifice national ; cette école est morte. Elle a laissé place à une massification qui a bouleversé ses institutions et ses repères. Cette réforme de l'éducation n'a pourtant pas modifié le préjudice de son prédécesseur. Privée de sa culture et privée de la mise à l'épreuve de celle-ci dans l'instruction, la jeunesse corse doit affronter la modernité sans techniques identitaires et sans esprit critique.

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Le problème de l'enseignement se pose donc aujourd'hui en ces termes : L'ignorance chronique des lieux de vie et d'habitat a conduit l'école républicaine à mépriser les cultures sans lesquelles le savoir et les compétences ne peuvent permettre de s'incarner dans une communauté. Comment les jeunes corses peuvent-ils acquérir les techniques nécessaires à habiter un lieu, à se disposer aux rencontres, à s'approprier un savoir ou à faire peuple par leur conduite ? Comment peut-on être soi-même et faire un choix de vie, en ignorant d'où l'on vient et en étant indifférent aux lieux de vie et de mémoire que l'on parcourt ? La jeunesse qui fréquente cette école ne connaît, ni ne pratique son histoire, sa géographie, sa langue ni sa culture. - L'exigence d'instruction ayant disparue de l'école moderne au profit de la régulation des flux vers le marché, comment les jeunes corses peuvent-ils acquérir un sens critique à l'égard de la consommation, du commerce, de la communication et du spectacle qui relève chez nous d'une forme pathologique ? La jeunesse qui fréquente cette école est préservée soigneusement des épreuves qui permettent de se forger une personnalité. Le système éducatif n'est pas un lieu habité où l'on s'incarne par ses productions, ni un lieu de rencontre où l'on se distingue par sa générosité, ni un lieu de dialogue où l'on apprend à écouter et à prendre la parole, encore moins un lieu de témoignage où l'on s'inscrit dans une filiation fondée sur l'amitié ! Nous sommes ainsi passés d'une école fondée sur les logiques carcérales de la discipline, de la distinction, de l'argument d'autorité et de culte du sacrifice à, une école qui épouse les logiques libérales de consommation, d'uniformisation, d'actualité et de divertissement ! La première méprisait notre terre, notre culture et notre langue, la seconde y est tout simplement indifférente ! Qu'est-ce qui caractérise le mieux la pratique du système scolaire aujourd'hui ? Est-ce une exigence d'épreuves, de rencontre, de dialogue et de témoignage ou bien, un besoin impérieux de spectacle, d'uniformisation, d'actualité et de divertissement ? L'école convient aux élèves et aux parents, qui ne la contestent que très peu dans sa structure, sa finalité et son fonctionnement, lorsqu'elle se médiatise dans le spectaculaire, lorsqu'elle ne distingue plus, lorsqu'elle divertit à parité avec les médias et bavarde de l'actualité, ou pire, fait l'actualité ! A ce rythme, les cours seront bientôt un spectacle pour un publique indifférencié qui vient se divertir des actualités. Ne nous leurrons pas et ne leurrons pas les parents, l'école n'est plus un lieu de témoignage, d'instruction, de rencontre et d'épreuves ! L'école n'est ni le lieu de développement des facultés, ni le lieu qui permet d'ouvrer ce qui nous a été légué ! En revanche, elle est devenue le lieu de décharge de toutes les institutions qui n'ont plus les moyens de jouer leur rôle. Le constat est facile : -L'école publique n'est plus nécessaire comme lieu d'épreuve, de rencontre, d'instruction et de mémoire mais comme garderie d'enfant à socialiser ! -L'école publique n'a plus de finalité, sinon l'adaptation cynique aux impératifs de la modernité -L'école publique n'a plus de moyen face à l'éradication moderne du désir qui a laissé place au besoin impérieux de consommation des enfants. Cela n'a jamais fait l'objet de la moindre réflexion, sinon en termes syndicaux, c'est à dire financier !

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Rassurons les parents qui ne voient jamais dans la culture et l'identité corse que des symptômes de la fermeture, celles-ci n'ont toujours pas droit de cité dans ces camps d'activités multiples mais insensées ! Pour l'enseignement primaire et secondaire, Voce Populare interpelle le recteur et les partenaires du système éducatif: -Qu'en est-il aujourd'hui de la transmission de notre culture et des techniques indispensables à vivre ensemble sur notre terre : langue corse enseignante, contenu d'enseignement, formation des maîtres et des personnels du secondaire ? -Qu'en est-il aujourd'hui de l'exigence d'instruction dans le secondaire et le supérieur ? -Qu'en est-il aujourd'hui des dispositifs qui permettent de soustraire l'enseignement au règne de la consommation, des échanges, de la communication et du divertissement ? Pour Voce Populare l'enseignement de l'histoire de la Corse, de la géographie de la Corse et de la langue corse doivent s'insérer nécessairement dans un système éducatif corse dont la finalité ne peut être à nos yeux que la formation d'adultes capables d'habiter leur terre avec intelligence et générosité ! Il est donc urgent pour Voce Populare que se tiennent à la faculté de Corti des assises de l'éducation et de la formation sur ces points précis Pour l'enseignement supérieur, Voce Populare interpelle M Zuccarelli, les responsables de la C.T.C et le président de la faculté : -Est-il raisonnable de financer une école de l'aventure à Bastia, qui conçoit l'avenir de notre jeunesse sur le modèle de l'exil, lorsque l'absence d'une école des arts et métiers digne de ce nom nous conduit à accélérer le phénomène de l'immigration que nous ne maîtrisons pas ? -Est-il raisonnable que les Corses soient privés de l'intelligence de leur pratiques en l'absence d'un département de sciences humaines pendant qu'on travaille à mettre en place une 1ère année de médecine dispensée ailleurs ? Aujourd'hui, parce que les conditions ne sont plus réunies pour qu'un enseignement puisse avoir lieu et, parce que les conditions à la transmission de notre culture disparaissent, nous exigeons la mise en place des assises de l'éducation et de la culture corse à la faculté de Corti. Nous sensibiliserons l'opinion publique dans les mois à venir par la distribution de 30000 tracts sur tout le territoire et interpellerons le recteur et les élus de la C.T.C sur ce problème qui conduit nos enfants à être privés d'avenir chez eux, en Corse ! Message : 4 Date : Mon, 14 Jun 2004 10:32:56 +0200 (CEST) De : delasalle francois <francoisdelasalle... Objet : les mensonges de l'Histoire Le fait est que la Corse est une colonie de l'Etat français, suite à un traité de négrier passer entre celui-ci et Gênes. Et tous, partisans ou adversaires des idées nationalistes corses doivent se rendre à cette évidence.Et, il faut être de très mauvaise foi pour prétendre le contraire.

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Mais qu'en est-il de la situation de la France vis-à-vis du reste de la planéte ? Lisez attentivement l'article qui suit. Un peu de vérités dans un monde de désinformations, cela ne peut être que salutaire. Il apparaît que l'article que j'ai joint à mon dernier courrier n'est pas "passé" ; veuillez m'en excuser. Pour me connecter à Internet, j'utilise les espaces multimédia d'Amiens Métropole, impliquant les difficultés d'utilisation et d'accès à ces sites. Aussi, merci pour votre indulgence si l'article de la pièce jointe n'a pa été scanné correctement ; je n'y puis rien, restant au bon vouloir et à la capacité des animateurs de ces ateliers multimédia. Cordialement, Message : 1 Date : Thu, 17 Jun 2004 10:41:51 +0200 De : "Webumaestru Pulitica" <webumaestru...> Objet : Ils nous aiment.... Vos fichiers sont attachés et prêts à envoyer avec ce message. Voici ce qu'on peut lire sur ce site : http://www.lire.fr/critique.asp/...... Merci de ne pas répondre sur la liste La Corse, laboratoire ou branche pourrie? par Philippe Alexandre Lire, juin 2004 Un jour où il était en peine d'éclat de voix, Raymond Barre avait déclaré: «Si les Corses veulent leur indépendance, eh bien! Qu'on la leur donne!» C'était un de ces moments où l'île venait de connaître une série d'attentats. Il n'y a en Corse qu'une infime minorité d'indépendantistes à tous crins. Les autres, qu'ils soient nationalistes ou non, veulent conserver la liberté de maudire la République tout en jouissant de ses bienfaits. Cette île, dite à juste titre «de Beauté», nous coûte plus cher que leurs danseuses à nos ancêtres. Les emplois publics assurent 55% des revenus de la population. Les journées d'arrêt maladie sont trois fois plus nombreuses que dans la laborieuse Alsace. Les subventions, de l'Etat ou de l'Europe, donnent lieu à un nauséabond trafic. Et les agriculteurs locaux se sont vu attribuer, en un quart de siècle, douze plans d'aides publiques. En 1998, le socialiste Jean Glavany avait mené une enquête parlementaire et découvert un «Himalaya de fraudes», un océan de détournements de fonds. De plus, l'île constitue un parfait paradis fiscal, surtout depuis que le gouvernement Juppé lui a donné le statut de zone franche. Mais si vous osez accuser les Corses de piller la collectivité nationale, vous serez aussitôt soupçonné de racisme anti-Corse. Les deux universitaires qui viennent de publier une savante et minutieuse histoire de La Corse et la République sont au-dessus de tout soupçon: ils s'appellent Jean-Paul Pellegrinetti et Ange Rovère, sont Corses comme leurs noms l'indiquent et ne poussent pas l'audace jusqu'à préconiser l'indépendance de la Corse, pas même son européanisation. Tout au plus espèrent-ils que leur terre natale devienne enfin un jour le «laboratoire» de la Région de demain.

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En mars 1871, le député Georges Clemenceau proposait à l'Assemblée nationale de restituer la Corse à l'Italie. La Commune de Paris, avec son bain de sang, a vite chassé cette idée saugrenue et hérétique. Depuis, l'île a longtemps balancé entre un bonapartisme autoritaire et un radicalisme éclairé, et toujours pratiqué sans vergogne un clientélisme ostentatoire. Ses rapports avec la République mère n'ont été empreints de piété héroïque qu'à l'occasion des deux conflits mondiaux, la guerre étant pour les Corses une pure et simple affaire d'honneur. Les journalistes Jacques Follorou et Vincent Nouzille, enquêteurs magistraux, ont eu l'audace d'écrire une autre histoire de l'île, celle de ses mafias souveraines avec leurs parrains et leurs protecteurs. Leur livre, tout aussi volumineux, est une effroyable saga se déroulant sur sept décennies, avec ses bandits d'honneur en chaussures bicolores, ses tueurs en borsalino et ses chimistes clandestins. Ici, la seule loi est celle du sang versé, la seule morale, la criminalité, la seule religion, le culte de la famille étendue à tous les Corses où qu'ils se trouvent, à Bastia, Marseille ou Chicago, ministres, juges ou narcotrafiquants. A chaque page, on croise aussi une Excellence, Gaston Defferre, Charles Pasqua ou Nicolas Sarkozy. Pour Follorou et Nouzille, pas de doute: la Corse n'est pas un laboratoire mais une branche pourrie - pourrie jusqu'au cour -, dont «l'existence [...] met profondément en cause les fondements mêmes de l'Etat et de la démocratie». Carbonne et Spirito, Mémé Guerini et ses frères, la French Connection et le gang de la Brise de mer, Jean-Jé Colonna: les vrais maîtres de la Corse ont toujours su intimider la République. Aujourd'hui les nationalistes aussi se soumettent à leur puissance. Cette série noire en forme de superproduction plongera les continentaux dans la honte et l'indignation. Ile de Beauté? Peut-être pour les touristes, plus nombreux d'été en été. Mais surtout île de la criminalité. Comment l'aimer, autrement que dans ses couleurs et ses parfums? Dans un émouvant récit de la mort de son père à Ajaccio, Jean-Noël Pancrazi, qui est pied-noir, met en scène un autre peuple corse, fier, secret, fraternel, des MM. Peretti et Cruciani, des Mme Tomasi, pauvres gens écrasés par la peur des mafiosi, le chantage des nationalistes et les promesses de la République des Français? D'abord, des Corses. Mais, comme il s'agit d'une histoire sans cesse recommencée, on retrouvera la Corse de nuit et de brouillard, de cendre et de violence, dans la Colomba de Mérimée, écrite il y a cent soixante-quatre ans. Message : 7 Date : Wed, 23 Jun 2004 18:10:39 +0200 De : "Yvan Rey" <yvan.rey...> Objet : Re: justice et vengeance La résistance de la Corse à la colonisation de la France est une insulte permanente faite au gouvernement français. La résistance de la Corse remet en question le grand dogme républicain (on a tué Dieu, il faut bien le remplacer) de la république une et indivisible. Les dogmatiques ne jugent que par rapport aux dogmes qu'ils veulent appliquer. C'est pour cette raison que la France coupe la tête à tout et tous ceux qui dépassent : Corses,

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Bretons, Alsaciens, Basques, Occitans, Catalans, Savoisiens. La France s'est terriblement appauvrie d'avoir voulu tant de disparition. Elle s'acharne maintenant sur la Corse et tape à bras raccourcis sur tout ce qui a une connotation nationaliste en Corse. Elle provoque ainsi l'émergence d'une guérilla : frapper et disparaître. La France prend aussi le risque de se voir confrontée à une désobéissance civile en Corse. Si la France pense vaincre un jour toutes les résistances nationales en Corse, elle se trompe. Maintenant, que les Corses soucieux de la défense de leur terre essaient d'agir de façon à se mettre à l'abri des coups de massue du gouvernement français. Comment le faire ? Je ne sais pas trop que conseiller, mais je sais que l'intelligence très affûtée des Corses leur donnera certainement une réponse. Que Dieu vous garde tous debout Yvan.CH ----- Original Message ----- From: delasalle francois To: unita-naziunale... Sent: Wednesday, June 23, 2004 2:09 PM Subject: [Unità Naziunale] justice et vengeance justice ou vengeance ? Lorsque des parties civiles se font entendre par leurs accusations et leurs témoignages contre un prévenu, jugé à tort ou à raison, que cherchent-elles à obtenir ? Dans plus de 90% des cas, elles ne cherchent qu'à se venger et à obtenir une compensation et une satisfaction personnelle dans la condamnation du prétendu coupable. Il ne faut pas occulter le fait que, dans un procès, l'accusé est lui aussi une victime en puissance (ce qu'on oublie bien trop souvent) et que, le préjudice et le mal que l'administration judiciaire et pénale peuvent lui faire subir, sont bien souvent supérieurs à tous ce que lui, accusé a pu occasionner, quand il est réellement coupable des faits qu'on peux lui reprocher. Dans l'affaire du préfet Erignac, comme dans bien d'autres, il n'y a pas une recherche de justice mais bien une recherche de vengeance de la part des parties civiles plaignantes. Ceux qui commettent des actes condamnables, doivent être condamner en toute justice mais, la justice ou la recherche de la justice ne doit pas être prétexte à vengeance. François. Message : 1 Date : Sat, 26 Jun 2004 09:08:20 +0200 De : "chantal-dan lodi" <chantal-dan...> Objet : FOOT BRAVO

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Les français sont allés se faire FOOT chez les grecs Quelle belle soirée j'ai passé devant ma télé !!!!!!!!!!!!!!!!! Dan Message : 2 Date : Sat, 26 Jun 2004 13:54:48 +0200 (CEST) De : Sylvie DORNON <tytou2...> Objet : Re: FOOT moi aussi > Message du 26/06/04 11:38 > De : "chantal-dan lodi" > A : "CORSICA LIBERA" , "CORSICA IN CORE" , "UNITA NAZIUNALE" > Copie à : > Objet : [Unità Naziunale] FOOT > BRAVO Les français sont allés se faire FOOT chez les grecs Quelle belle soirée j'ai passé devant ma télé !!!!!!!!!!!!!!!!! Dan ___ Message : 3 Date : Sat, 26 Jun 2004 15:58:01 +0100 De : alain.vidal6... Objet : Foutons une claque de plus aux français en finale de rugby ! Samedi 19 Juin 2004, Portugal 1 - Etat franquiste et jacobin espagnol 0 Elimination de cet état totalitaire. Vendredi 25 Juin 2004, Grèce 1 - Etat jacobin français 0 Elimination de cet état totalitaire. Confrontations Catalunya/France : Coupe d'Europe entre le Barçà (FC Barcelona) et le psg. Les français éliminés Coupe d'Europe entre le FC València et l'OM. Les français éliminés. Finale du championnat de France de rugby entre l'USAP et le Stade français... Et pourquoi ne ferions-nous pas un "3 à 0" ? Suite du message demain. J'espère que les Catalans de l'USAP gagneront les parisiens du Stade français. De plus, chose qui fera plaisir aux Corses, "L'Hymne" de l'USAP, c'est

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l'Estaca, de Lluis LLACH (Qui a été repris par les Corses, sous le titre de A Catena). Missatge citat per chantal-dan lodi <chantal-dan...>: Message : 1 Date : Fri, 25 Jun 2004 15:14:37 +0200 De : "Yvan Rey" <yvan.rey...> Objet : Re: Chirac:Le serment d'hypocrite La France a un particularisme, c'est d'emprisonner les défenseurs de ses "peuples premiers". C'est toujours la mortifère "exception française". Yvan.CH ----- Original Message ----- From: "arghjatalesa" <arghjatalesa...> To: <unita-naziunale@...> Sent: Thursday, June 24, 2004 2:49 PM Subject: [Unità Naziunale] Chirac:Le serment d'hypocrite mercredi 23 juin 2004, 20h45 Chirac veut lutter contre la "dissolution" des peuples premiers PARIS (Reuters) - Jacques Chirac a déclaré mercredi que la France refusait "la fatalité d'une dissolution progressive" des peuples premiers et a appelé de ses voeux une "rupture" politique et juridique afin de reconnaître leurs particularismes en droit international. Ardent défenseur des peuples autochtones, le chef de l'Etat a indiqué que la France se proposait d'accueillir un rassemblement des peuples premiers du monde en 2006, date prévue de l'ouverture du Musée du Quai Branly consacré aux cultures autochtones. "Nul ne peut rester insensible à la sourde tragédie qui se déroule encore, sous nos yeux, sur tous les continents: la disparition lente de cultures et de langues minoritaires laminées par les mouvements dominants", a-t-il déclaré en recevant à l'Elysée des représentants des peuples amérindiens. Après une première rencontre en 1996, le sommet des peuples amérindiens s'est réuni de nouveau cette année à Paris à l'initiative du ministre délégué au Tourisme, le Guyanais Léon Bertrand. Michel Barnier (Affaires étrangères), Brigitte Girardin (Outre-Mer) et Xavier Darcos (Coopération) assistaient également à la réception de l'Elysée. "La France refuse la fatalité d'une dissolution progressive. Elle refuse le faux-semblant de réserves où seraient reclus, tels des peuples témoins, les derniers représentants des modes de vie les plus anciens", a affirmé Jacques Chirac. La France "croit qu'une autre voie doit être trouvée. Une voie par laquelle ces tribus, ces clans, ces nations parcourront à leur rythme

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le chemin vers la modernité qu'ils auront choisie, lorsqu'ils pourront à la fois être fidèles à eux-mêmes et prendre part pleinement aux enjeux de leur temps", a-t-il dit. MIC MAC ET BLACKFOOT Le président français a appelé à "une rupture" en ce sens, notamment à travers l'adoption d'une Déclaration des droits des peuples autochtones, à l'étude aux Nations unies. "Il est temps que la particularité et la dignité de vos nations soient affirmées et protégées en droit international", a dit Jacques Chirac sous les applaudissements de l'assistance. "Il y va du respect que l'humanité se doit à elle-même. Il y va de la mondialisation, souvent perçue comme une occidentalisation imposée et donc comme une menace pour les identités", a-t-il dit, affirmant que la France se sentait "coresponsable (...) du destin des plus vulnérables". Déplorant des "temps de violence, d'arrogance, d'intolérance et de fanatisme", Jacques Chirac a toutefois relevé des progrès "porteurs d'espoir" en faveur de la cause des peuples premiers. Il s'est notamment félicité que le peuple américain ait désormais conscience "de ses devoirs et de ses responsabilités à l'égard des peuples indiens" et a salué "l'attitude de plus en plus ouverte des pays d'Amérique centrale et latine". Des Indiens originaires d'Argentine, Bolivie, Brésil, Chili, Colombie, Equateur, Guatemala, Mexique, Paraguay, Pérou, Guyane, pour certains en costume traditionnel, ont écouté le discours du président, ponctué en préambule et en conclusion d'une musique du folkore amérindien. Des Indiens des tribus américaines et canadiennes (Blackfoot, Mic Mac, Hopi, Iroquois, Nez percé...) étaient également présents, avec force plumes et maquillages. Les participants ont offert à Jacques Chirac une longue série de cadeaux: couvertures traditionnelles, poteries, vanneries, broches, colliers, etc. O Ghjacumu , la Corse aussi vous attend pour une longue serie de cadeaux:figateddu,casgiu casanu,stuvigli di terra,madia in castagnu,musica corsa,libri nantu Paoli,a corsica,a so storia,a so lingua,a so cultura.... Message : 2 Date : Wed, 07 Jul 2004 08:38:40 -0000 De : "arghjatalesa" <arghjatalesa...> Objet : Discours du ministre de l'interieur PEUPLE DE CORSE JE NE VOUS AI PAS COMPRIS,LA FRANCISATION SUR CE

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TERRITOIRE SERA TOUJOURS PROPOSEE. Tel sera le discours du ministre et de son gouvernement toujours attaché aux idées gaullistes.GAULLISTES!!!Mr Sarkozy quand on subit un echec lors d'un referendum on démissionne Ce qu'il faut surtout pour la paix, c'est la compréhension des peuples. Les régimes, nous savons ce que c'est : des choses qui passent. Mais les peuples ne passent pas. [Charles de Gaulle] La politique, quand elle est un art et un service, non point une exploitation, c'est une action pour un idéal à travers des réalités [Charles de Gaulle] Message : 3 Date : Wed, 7 Jul 2004 11:36:35 +0200 De : "Liste Pulitica" <pulitica@...> Objet : Un gène terroriste en Corse ? Une histoire Un gène terroriste en Corse ? Par Marc PIVOIS mercredi 07 juillet 2004 (Liberation - 06:00) e gouvernement américain a-t-il peur d'un complot ourdi par le FLNC, Front de libération national de la Corse ? Elisabeth Lorenzoni, étudiante en quatrième année de l'Ipag, école de commerce, avait décroché un stage de six mois à l'université de Columbia (Missouri). Elle demande aussitôt un visa étudiant. Refus catégorique. L'ambassade des Etats-Unis à Paris l'a convoquée pour lui signifier le motif de ce veto : elle est la nièce de Marcel Lorenzoni, éleveur corse connu pour son activisme indépendantiste. Bref, un «terroriste». Après l'assassinat du préfet Erignac, Lorenzoni avait été emprisonné, les enquêteurs suivant alors une hypothétique «filière porcine». Avant d'être libéré et blanchi. Il est finalement décédé en juin 2000 dans un drame familial. Mais les Américains pensent probablement qu'il existe un gène terroriste. Elisabeth, qui compte reformuler sa demande, a écrit au président Chirac. Message : 7 Date : Sun, 11 Jul 2004 01:53:39 -0000 De : "domcournoyer" <domc... Objet : Manifestation en marge de la fête du Canada Le 14 juillet prochain, vous aussi les Corses pourriez faire la même chose qu'on a fait au Québec. Évidemment, dans votre cas, ce serait une manifestation contre les célébrations du 14 juillet sur votre île, en agitant bien sûr vos drapeaux avec la tête de Maure (si c'est bel et bien ce drapeau qui vous représente le plus?).

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Une dernière chose, ça fait longtemps que je n'ai pas mis mon répertoire de liens indépendantistes à jour, notamment pour les Corses, s'il y a de nouveaux sites à mettre, vous pouvez m'en faire mention, merci. http://www.geocities.com/d... A prestu Dominic Cournoyer http://groups.yahoo.com/group... Québec Manifestation en marge de la fête du Canada Comme l'an dernier, une manifestation du Mouvement de Libération Nationale du Québec a légèrement perturbé les festivités de la fête du Canada à Québec. Entre 150 et 200 manifestants souverainistes, entouré de forces policières, ont scandé des slogans au passage des participants à la fête du Canada sur la terrasse Dufferin. Les deux groupes se sont échangé des insultes, mais sans plus. Le groupe dirigé par l'ex-felquiste Raymond Villeneuve qualifie les célébrations de la Confédération canadienne de «fête du colonialisme et des commandites». Le cinéaste Pierre Falardeau, qui vient de lancer son film Elvis Gratton XXX: la vengeance d'Elvis Wong, était du nombre des nationalistes. http://lcn.canoe.com/lcn/infos/regional/ 93737.html Message : 9 Date : Sun, 11 Jul 2004 09:33:51 EDT De : daltori... Objet : Re: =?Windows-1252?Q?communiqu=E9_du_CAR_du_10_juillet_2004?= pour qu'il n'y est plus de quiproquo il suffirait que comme le Rinovu tous les mvts condamnent la pratique de se servir de la lutte pour ses propres intérêts. qui ne dit rien consent. le fait de condamner une telle pratique renvoieraient le gouvernement dans ces calomnies, feraient que la minorité de militants malhonnêtes envers son propre peuple, s'éloigne de la scène politique. Ceci s'en faire de procés à l'un ou à l'autre. Si Pasquali Paoli era cui diti mia chi saria a so pulitica. Il serait temps d'analyser les années passées et de faire un vrai code de déontologie du militant. L'intérêt collectif, celui du peuple, n'est pas celui de quelques personnes. Vi saluti. Fratellanza

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M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU Poghju ..Funtana Vechja BICHISGIÀ Message : 5 Date : Tue, 20 Jul 2004 03:03:36 +0200 De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@...> Objet : Fw: Ghjurnata di a lingua, 2 d'aostu di u 2004 ----- Original Message ----- From: ADECEC To: mailing-list Sent: Monday, July 19, 2004 8:30 PM Subject: Ghjurnata di a lingua, 2 d'aostu di u 2004 L'ADECEC hà u piacè d'invitavvi à a ghjurnata di riflessione sopra à l'ortografia chì si tenerà u 2 d'aostu chì vene à u Cunventu San Francescu in Cervioni. Si tratterà di a nurmalizazione di a scrittura. Nurmalizazione, chì vole dì ? A primura serebbe sempre di ghjunghje à una forma, quant'è pussibule, ch'ella fussi unica di scrittura, per un dettu diterminassi in pettu à dui usi cuncurrenti : c'hè, ci hè. Ùn si tratta micca di sceglie una di e varietà di u corsu piuttostu chè un' antra, ma di raziunalizà u modu di scrittura. Nurmalizazione, perchè ? S'hè sviluppatu da parechji anni l'insignamentu : à a scola, in cullegiu, in liceu, à l'università ; si sparghje pianu pianu u insignamentu bislinguu ; si multiplicheghjanu e dumande di u publicu (cummerci, media, edizione) ; senza vene ufficiale, a prisenza di a lingua scritta in la vita cuttidiana principia à vene custattata da tuttu ognunu, al di là di i spezialisti è altri cunsapevuli. Tuccheria dunque avà à mette un pocu d'ordine è d'assestu in le pruduzzione ancu à vene, di manera à aiutà a lingua nustrale à francà un passu qualitativu per u so maiò prufittu è per quellu d'ogni so utilizadore. A sessione di travagliu durerà dunque da 10 ore di mane à un' ora dopu meziornu. S'è vo site d'accunsentu à affaccavvi quellu ghjornu è arricà un bellu pocu è tantu di sapè fà è di bona vulintà, serete ricivutu cumu si deve, segondu l'usu stabbilitu da tanti anni. S'è vo site in quella di prupone una intervenzione, fatecila sapè capu nanzu, insignendune quant'è pussibule u tema è i cuntenuti. Sappiate chì a durata d'ogni interventu ùn puderà avanzà u quartu di l'ora, per via di u pocu tempu cuncessuci. Un ripastu essendu servutu sopra à piazza, serebbe una bona ch'è vo ci fessite sapè s'è vo u sparterete cù tutta a squatra di l'associu (a so cultella persunale, à chì l'hà, ch'ellu a porti puru). Per ciò vi tocca à scrivevi capu nanzu fenducila sapè cù un currieru elettronicu à quessu l'addirrizzu : adecec… o puru chjamendu à u...

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Message : 10 Date : Sat, 7 Aug 2004 16:52:49 +0200 De : "CaPiMaChjA" <capimachja....> Objet : INFO MANCA NAZIUNALE : Communiqué /Profanation visant Ghjuvanni Nicoli INFO MANCA NAZIUNALE : Communiqué / Profanation visant Ghjuvanni NicoliSite unità naziunale Portail politique Corse de la LLN (actu, communiqués, photos, vidéos, informations, listes de diffusions, forums, sites politiques...) http://www.unita-naziunale.org/ From: manca.naziunale To: LISTE INFO PROFANATION DE LA STELE DE GHJUVANNI NICOLI Suite à la profanation post-mortem visant Ghjuvanni Nicoli, A Manca Naziunale exprime son indignation la plus vive. C'est un important symbole de notre mémoire collective qui a été attaqué, celui d'un combattant contre la barbarie et d'un militant politique profondément ancré à gauche et dans la lutte du peuple corse pour sa Liberté. Les bêtes immondes qui ont fait cela sont au mieux des imbéciles totalement étrangers à notre culture ou au pire les « avortons » des fascistes dont a été victime Ghjuvanni Nicoli. Il est insupportable de voir revenir des croix gammées, en Corse comme ailleurs. Face à une dépolitisation croissante, les véritables progressistes doivent maintenir coûte que coûte un repère issu d'une période sombre de notre histoire : Face à la Peste Brune, aucune compromission n'est possible, seule la résistance doit prévaloir. MUVIMENTU DI A MANCA NAZIUNALE Message : 4 Date : Sun, 8 Aug 2004 18:59:26 +0200 De : Liste de diffusion Unità Naziunale <mailing-list@...> Objet : En direct des journées de Corti : INTERVENTION DE JEAN-GUY TALAMONI INTERVENTION DE JEAN-GUY TALAMONI Ghjurnate internaziunale 2004 Au nom de Corsica Nazione et d'indipendenza, je voudrais tout d'abord remercier les délégations des peuples amis qui ont répondu à notre invitation et qui ont apporté leurs contributions à ces journées internationales. Je remercie également les représentants des autres organisations du Mouvement national, formations politiques, syndicales et associatives. Je voudrais enfin adresser un salut fraternel à tous nos prisonniers. J'étais le semaine dernière à la prison de la Santé et j'ai pu rencontrer un certain nombre de nos amis.

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Leur message est un message d'amitié pour tous les peuples en lutte, d'amour pour leur terre et pour leur peuple, mais aussi de détermination et de combat pour faire prévaloir nos droits nationaux. Libertà per i patriotti ! Nous voici arrivés à la fin d'un cycle. Après le dialogue, après la rupture, après la répression débridée, voici venue l'heure de relever le défi. Aussi, nous le disons clairement, tranquillement mais avec détermination aux dirigeants de la France et à leurs relais locaux : les nationalistes sont devant vous, les nationalistes sont debout, les nationalistes sont unis, et vous les trouverez bientôt sur votre chemin. Nous avons, et nul ne peut le nier, épuisé toutes les voies transactionnelles. Personne ne peut contester que nous avons participé avec la plus grande loyauté au processus dit de Matignon, puis au dialogue proposé par Nicolas Sarkozy. Les clandestins ont également apporté leur contribution à ces tentatives de construire la paix, en faisant preuve de sens des responsabilité et de retenue, alors même que les agressions parisiennes se poursuivaient et que les engagements des ministres français étaient honteusement reniés. Souvenez-vous d'un ministre français de l'intérieur annonçant à Aiacciu, devant la presse, le rapprochement en Corse de nos frères condamnés. Souvenez-vous du démenti apporté quelques heures plus tard par son gouvernement. Souvenez-vous que l'année suivante, quatre ministres d'un gouvernement ayant une autre couleur politique, venaient solennellement, à la préfecture d'Aiacciu, faire la même promesse. Aujourd'hui, deux ans plus tard, pas un seul prisonnier n'a été rapproché. Souvenez-vous d'un référendum saboté par son promoteur et arraché par une fraude électorale massive. Souvenez-vous de l'engagement pris alors par le premier ministre de la France, aux termes duquel la question institutionnelle serait à nouveau à l'ordre du jour après les élections territoriales. Aujourd'hui, on nous dit qu'il en est plus question. Et à Paris, on s'offusque du boycott décidé par les élus nationalistes à l'occasion de la visite de Monsieur de Villepin. Au nom de quoi aurait-on l'obligation de s'asseoir bien sagement dans l'hémicycle pour entendre et applaudir les sornettes du représentant d'un gouvernement qui a érigé le reniement de la parole donnée en mode de gestion politique, d'un gouvernement - il faut bien le dire - deux fois parjure ? Mais où vous-croyez vous, Messieurs les ministres parisiens ? Nous n'avons pas la prétention de représenter tous les Corses mais nous représentons plusieurs dizaines de milliers d'entre-eux qui nous ont fait confiance. Et nous avons le devoir de faire respecter la dignité de ces Corses. Alors, vous pouvez nous menacer, comme vous le faites habituellement par la voix de vos fonctionnaires de police et de vos préfets.

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Vous pouvez même demander à certains de vos juges de nous mettre en prison. Vous pouvez nous envoyer le RAID. Vous pouvez nous jeter dans un jet et nous emmener à Paris sur le fondement d'un dossier judiciaire farfelu et pitoyable. Mais ce que vous ne pouvez pas faire, c'est nous obliger à venir assister à vos discours et à vous applaudir comme le font la poignée de harkis que vous avez mis en place avec vos investitures. Ce que vous ne pouvez pas faire, c'est nous empêcher de parler et de dénoncer vos responsabilités, vos turpitudes et vos reniements. Vous ne pouvez pas le faire parce que nous ne vous devons rien. Vous ne pouvez pas le faire car vous n'avez aucune autorité sur nous. Vous ne pouvez pas le faire parce que nous ne reconnaissons aucunement votre légalité sur cette terre qui est nôtre. Vous ne pouvez pas le faire parce que, au cas où vous ne l'auriez pas compris, nous ne sommes pas vos subordonnés mais vos adversaires, et que nous sommes prêts à devenir vos ennemis si vous nous y contraignez par votre aveuglement. Tous les Corses ont pu mesurer les terribles fautes de Paris ayant conduit à l'échec du dialogue. Nous prenons notre peuple à témoin et déclinons par avance toute responsabilité dans la dégradation prévisible de la situation. S'agissant des relations internes à la communauté corse, nous le répétons solennellement : nous respectons et reconnaissons tous les représentants du peuple corse qui se comportent effectivement comme tels. Mais force est de constater que ce n'est pas le cas de tous les élus insulaires. Les actuels dirigeants de la Collectivité Territoriale de Corse nous font regretter l'équipe précédente qui, malgré ses lacunes, a parfois su résister aux injonctions gouvernementales pour faire prévaloir les intérêts corses qu'elle avait en charge. C'est la raison pour laquelle elle a été écartée par Paris lors des manouvres qui ont précédé les élections territoriales. Les nouveaux sont, en revanche, totalement serviles et inféodés au gouvernement français, ils sont devenus les faire valoir du préfet, auquel ils ont remis les clés de l'Assemblée de Corse. Ils prennent leurs ordres quotidiennement auprès de leurs maîtres. Ce faisant, ils trahissent honteusement le mandat qu'ils ont reçu de leurs électeurs. Alors que la situation sociale du pays dont ils ont la charge s'aggrave dangereusement, alors que l'économie s'effondre, pendant que la répression frappe leurs compatriotes, pendant que leur peuple s'enfonce dans la crise, ils se congratulent, applaudissent frénétiquement un préfet de police sur le départ et se font remettre des médailles ! Chì vergogna ! Alors, parce qu'ils font, malgré tout, partie de la même communauté que nous, nous leur demandons instamment, une fois encore, de rompre avec cette déshonorante politique de démission, de collaboration et de soumission à Paris. Nous leur demandons de se souvenir que ce sont bien les intérêts des Corses qu'ils sont censés défendre et d'en tirer toutes les conséquences. S'ils reviennent à une attitude plus conforme aux intérêts du peuple corse, nous resterons prêts au dialogue, parce que nous ne sommes pas et n'avons jamais été pour la politique du pire. Mais s'ils persistent dans la démarche qui est actuellement la leur, alors, qu'ils n'attendent pas

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que nous nous en rendions complices, même par abstention, qu'ils n'attendent aucune complaisance de notre part. Et que l'on ne nous parle pas de respect du fait démocratique, alors cette démocratie est en Corse régulièrement ridiculisée par le fraude électorale, y compris à l'occasion d'élections ou de référendums déterminants ; que l'on ne nous dise plus que l'Assemblée de Corse est un sanctuaire tant qu'elle restera une chambre d'enregistrement de décisions prises ailleurs. Alors, si nous y sommes contraints, nous demanderons, dès la rentrée, à tous les Corses qui refusent la situation qui leur est faite, de le signifier aux dirigeants de la Collectivité Territoriale de Corse, dans la rue, sur le terrain, en manifestant, en occupant leurs bureaux, en investissant et en bloquant leurs administrations. Nous demanderons aux Corses de leur délivrer ainsi une motion de censure populaire qui ne leur permettra plus de poursuivre l'exercice de leurs fonctions. Nous ne leur demandons pas de se soumettre ou de se démettre, mais au contraire de refuser la soumission à des autorités étrangères ou bien, s'ils n'en n'ont pas le courage politique, de se retirer purement et simplement. Il nous faut dire quelques mots sur l'état du mouvement national, qui, de toute évidence, sera conduit, dans la situation difficile qui s'annonce, à être très présent et à offrir une alternative au peuple corse. Après avoir réalisé et consolidé leur réconciliation grâce au Cumitatu di u Fiumorbu et au protocole de 1999, les nationalistes ont commencé à construire l'union du mouvement national. A travers tout d'abord la création d'Indipendenza, issue de diverses formations nationalistes, puis celle d'Unione naziunale, réalisant notamment la jonction entre le courant indépendantiste solidaire de la lutte armée et le courant autonomiste. Mais Unione Naziunale compte aussi en sein d'autres partis, comme le PSI et l'ANC qui sont venus enrichir la démarche par leurs réflexions propres. Les clandestins du FLNC Union des Combattants ont également apporté une contribution déterminante à la démarche de rapprochement. Il nous faut cependant admettre qu'à ce jour l'union, bien avancée, n'est cependant pas complète, et nous invitons solennellement tous nos frères nationalistes à la rejoindre. Cum'è lu dice unu di i nostri canti : « Hè ghjunta l'ora di fà l'unione per a salvezza di a Nazione. » Corsica Nazione et indipendenza tiennent par ailleurs à réaffirmer leur engagement au sein de A Cunsulta naziunale et appellent les formations qui n'en sont pas encore partie prenante à l'intégrer, pour renforcer cet espace indispensable de reconstruction nationale. Mais l'union, qui est indiscutablement le maître mot, ne signifie pas uniformité. C'est pourquoi notre courant devra, dès la rentrée prochaine, se structurer à travers la fusion de Corsica Nazione et Indipendenza en un grand parti indépendantiste qui constituera une composante majeure de l'union. Car en ce qui concerne nos deux formations, l'indépendance demeure, sans la moindre ambiguïté, le seul objectif à terme permettant à notre peuple de recouvrer ses droits nationaux, de prendre toute sa place dans l'Europe en construction, et de le faire en toute liberté, en pleine souveraineté. Oghje, più chè mai, indipendenza,sola speranza ! Mais ce redéploiement structurel du mouvement national ne serait rien s'il ne se mettait pas au service d'un véritable projet de société. Ce dernier est en cours

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d'élaboration. Les discussions ont déjà bien avancé au sein d'Unione Naziunale, mais également au sein du mouvement syndical et associatif. Il nous faut en préciser les orientations dans les semaines et les mois à venir. Pour leur part, Corsica Nazione et Indipendenza ont poursuivi leur réflexion et en soumettront le fruit à leurs partenaires d'Unione Naziunale et à l'ensemble du mouvement patriotique. Pour nous, il est clair que les nationalistes se doivent d'être constamment auprès de ceux qui, parmi les Corses, connaissent les plus grandes difficultés. Dans cette perspective, il convient de renforcer notre présence sur le terrain social, aux côtés de nos frères du Sindicatu di i Travagliadori Corsi. Il nous faut ici saluer la lutte du STC pour la défense des intérêts des travailleurs corses et notamment l'action énergique et efficace de ses marins pour la corsisation des emplois, face à l'intransigeance de la SNCM qui joue systématiquement contre la Corse. Il nous faudra bien un jour, que nous espérons proche, en tirer toutes les conséquences et nous assurer la maîtrise de nos transports à travers le départ de la SNCM et son remplacement par une compagnie maritime nationale corse. S'agissant des travailleurs indépendants, Corsica Nazione et Indipendenza apportent leur soutien au nouveau syndicat « Rinascita di l'ecunumia », qui a déjà arraché de haute lutte la présidence du Comité Régional des pêches, le Centre de formation des apprentis et la Chambre de métiers de la Haute-Corse. Cette institution, qui était dans une situation financière catastrophique, a été redressée en deux ans seulement par les nationalistes qui ont accédé à sa direction. Même le préfet français, pourtant peu suspect de sympathie à notre égard, a été obligé de le reconnaître publiquement. Cette simple constatation montre que les nationalistes n'ont pas vocation à demeurer dans l'opposition et qu'ils doivent progressivement accéder aux responsabilités. Sur cette lancée, les nationalistes seront présents aux élections des chambres de commerce qui se dérouleront dans quelques semaines. En ce qui concerne l'agriculture, secteur sinistré par l'action conjuguée de l'administration française et du Crédit agricole, Corsica Nazione et Indipendenza appellent les nationalistes à rassembler leurs forces et à s'unir solidement dans la perspective des prochaines échéances. Le mouvement national continuera à répondre présent chaque fois qu'un agriculteur se verra contester sa place sur sa terre. Nous n'accepterons pas que des opérations à but spéculatif soient substituées à des activités ancestrales qui font partie à la fois de notre économie et de notre culture nationale. En ce qui concerne notre patrimoine naturel et environnemental, nous réaffirmons solennellement, à l'adresse des spéculateurs de tout poil, que les nationalistes ne permettront pas que la loi littoral soit remplacée par des mesures moins contraignantes. Ils demeureront un rempart contre la bétonisation de nos côtes et la mise à l'encan de notre terre et de nos maisons. Comment ne pas évoquer la situation de notre langue nationale ? Celle-ci demeure menacée de disparition alors qu'elle est une part de nous-mêmes. Nos jeunes, lycéens et étudiants, se sont mobilisés pour sa survie. Nous saluons leur combat et nous serons toujours à leurs côtés pour exiger que la langue corse retrouve la place qui est naturellement la sienne sur la terre de corse. A titre d'exemple, la corsophonie dans le monde du travail constitue un élément essentiel de la corsisation des emplois. Nous ferons à cet égard des propositions précises dans les semaines à venir.

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J'en viens à la question des prisonniers : Paris doit se convaincre qu'il n'y aura jamais d'apaisement ni de solution politique sans la prise en compte de tous ceux qui ont payé le prix fort pour la Nation. Leur rapprochement en Corse n'est bien évidemment qu'un premier pas vers leur libération, car leur véritable place n'est pas à la prison de Borgu mais avec leurs familles. Toutefois, une délibération unanime a été prise par l'Assemblée de Corse en faveur de leur rapprochement et nous n'accepterons pas qu'elle soit bafouée par Paris ou qu'elle ne soit pas défendue avec vigueur par ceux qui l'ont voté avec nous et qui ont la charge de la faire appliquer. Il s'agit ici, que les choses soient claires, d'un casus belli, et chacun sera amené à assumer toutes ses responsabilités. Eccu u missaghju di Corsica Nazione è d'Indipendenza, Ghje un missaghju d'unione, di resistanza è di libertà. E ramentemuci ciò ch'ellu dicia u babbu di a Patria, Pasquale Paoli : « Se no simu d'accordu, stretti è uniti, tuttu otteneremu » ! Evviva a lotta, Evviva u populu corsu, Evviva a nazione ! Message : 3 Date : Wed, 11 Aug 2004 08:36:00 +0000 De : "fernando rodriguez" <ipparetarak…> Objet : RE: CHJAMA à a SULIDARITA bonjour anto je n'arrive pas a comprendre pourquoi tant de mouvements nationalistes, ne serait il pas mieux que tous ces partis se donnent la main et pouvoir ainsi travailler ensemble afin que le peuple corse soit reconnu officielement, c'est peut etre pour cela que vous avez du mal mais j'espère que vos idées aboutiront bien mes amiié et bonne lutte, je suis de tout coeur avec vous fernando rodriguez >From: "AnTo_FpcL" <anto_fpcl...> >Reply-To: unita-naziunale@... >To: <unita-naziunale@... >Subject: [Unità Naziunale] CHJAMA à a SULIDARITA >Date: Mon, 9 Aug 2004 22:19:09 +0200 >>----- Original Message ----- >From: Esiliatu >To: anto >Sent: Monday, August 09, 2004 7:42 PM >Subject: CHJAMA à a SULIDARITA CHJAMA à a SULIDARITA > >>BONGHJORNU A TUTT(E)I, >>Aujourd'hui, nous sommes au lendemain des journées internationales corses

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>et les commentaires vont bon train : « l'union est terminée », « il n'y >avait pas de monde », « de pire en pire, « on » recule », etc... >Loin d'apporter leur idées s'ils en ont, en débattre collectivement pour >les mettre en pratique si ces dernières sont retenues par l'ensemble, les « >grands analystes », et nous les connaissons tous car ils sont toujours les >mêmes, représentent ce que nous refusons depuis des décennies.. >L'IMMOBILISME, « activité » principale de tous les clans de ce monde ! > >A ces notions sans aucun sens, sinon que celui d'alimenter les caisses de >résonances de l'état français, NOUS PREFERONS LE COMBAT : celui de tous les >terrains, avec tous les acteurs de la vie publique et sociale, avec et >encore, ceux qui au détriment de leur liberté, voire de leur vie pour >d'autres, n'ont pas hésité par leur propre sacrifice à nous interpeller à >des époques où personne ne songeait que ce Peuple Corse, cette communauté >historique dont nous sommes tous issus était en péril. > >Les choses ne sont pas claires disent certains...Quoi donc, la « perfection >» d'un groupe humain ? Nous reprocherait-on de ne pas développer une « >philosophie » que nos anciens ont combattu en d'autres temps et que nous >réfutons nous-mêmes avec force ? >On n'avance pas disent d'autres..Devrait-on ne pas être à l'écoute de >toutes les composantes nationales, écraser ceux qui posent des questions et >attendent des réponses ? >Ne saurions-nous plutôt admettre que : > 1. L'UNION des nationalistes se poursuivra dans le RESPECT de ses >différentes composantes ! >2. LE CONSEIL NATIONAL se mettra en place afin qu'un CONSEIL DE SAGES, >reconnu de tous, maintienne les grands axes de la lutte et procède au >règlement d'éventuel conflit ! > >3. LA SOLIDARITE se développera par la voie d'une véritable ASSOCIATION >HUMANITAIRE qui prendra en compte TOUS LES PRISONNIERS POLITIQUES (sans que >les contre-pouvoirs des organisations renoncent à leur convictions propres) >! >4. LES PROCHAINES JOURNEES se prépareront dès à présent pour que ces >SCONTRI aient l'écho international qu'ils méritent ! >>Les énergies demandées pour ces mises en place ne peuvent se perdre dans >les méandres des discussions de salons où les terrasses de café dans >lesquels nos « chjachjaroni » de service excellent pendant que d'autres, et >là encore toujours les mêmes, ont la lourde tâche de résister et prendre >tous les coups puisqu'ils sont les seuls à en prendre les risques.... > Esiliatu

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Message : 7 Date : Sat, 21 Aug 2004 18:15:15 +0200 De : "alain\.vidalsabatte" <alain.vidalsabatte...> Objet : Re: Re:Mais, qui sont les terroristes ???? Monsieur Cantat n'est peut-être pas un terroriste, mais les détenus Corses non plus. De plus, Anthony Olivier les insulte en les traitant de 'terroristes au pétards". Ce doit être un jacobin ! Mais, qui sont les terroristes ? Réponse A : Ceux qui refusent de reconnaître les Langues parlées dans l'état français, à part le français, ignorant et jetant à la poubelle les Langues Alsacienne, Basque, Bretonne, Catalane, Corse, Créole, Flamande et Occitane. Ceux qui foutent le feu à nos forêts pour mieux les bétonner ? Ceux qui, comme à Cambrils, interdisent que les messes soient faites en Catalan, du fait qu'ils haïssent tous ceux qui ne se sentent pas espagnols. Ceux qui, comme il y a une vingtaine d'années, avaient refusé à I Muvrini de se produire à Carghjese sous le prétexte qu'ils chantaient en Corse (Quoi de plus naturel ?) Ceux qui licencient à tour de bras, sans se soucier de l'avenir de milliers de familles jetées dans la misère pour que leurs profits augmentent ? Ceux qui emprisonne les syndicalistes ? Réponse B : Ceux qui ne veulent pas que leur Langue meure ? Ceux qui veulent une nature plus saine, avec des forêts et de bonnes odeurs ? Ceux qui veulent entendre les messes et les concerts de musique dans leur propre Langue ? Ceux qui veulent travailler et consommer ? C'est évident : Les terroristes sont dans les réponses A. Nous, on est dans les réponses B. C'est par des réactions comme celle du jacobin Anthony Olivier que des militants, se sentant au pied du mur, passent à la lutte armée ! Indépendantistes Prolétaires de tous les Pays, unissez-vous ! > Ne mélangons pas une affaire médiatique internationale et le cas de terroristes au pétards.. monsieur cantat n'est peut-être tout simplement pas un "terroriste" et donc peut béneficier du rapprochement > Les detenus corses sont d'une manière génerale emprisonnés pour assoc. de malfaiteur ou autres... et sont donc des terroristes = ils ne béneficient pas du même traitement.. > > Attention aussi a ne pas confondre le rapprochement pour des causes hum..hum "familiales" et l'extradition vers son pays d'origine... le problème est tout autre! > > De plus, quand on fait une connerie on l'assume.. ----- Original Message ----- From: alain.vidalsabatte

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To: unita-naziunale Sent: Wednesday, August 18, 2004 6:13 PM Subject: Re:[Unità Naziunale] Rapprochement de prisonnie> > Je trouve cela vraiment très choquant !!!! > Parce que ce "monsieur", assassin, a de l'argent. Il demande d'être incarcéré dans sa région d'origine, on l'accepte. > Les Corses se battent depuis longtemps pour le même droit, et il est refusé systématiquement (Ce qui est pareil pour les Basques, les Bretons, côté français, et pour les Basques, les Catalans et les Galiciens, côté espagnol). > C'est un véritable mépris contre nos Patriotes incarcérés ! > > Signé : alain.vidalsabatte... > D'ailleurs, j'ai prévu de développer le sujet, avec d'autres sujets (Que j'ai déjà préparé et que j'ai mis en brouillon) ce Dimanche. Message : 8 Date : Sat, 21 Aug 2004 14:02:03 -0500 De : "L' indipendentistu" <indipendentistu...> Objet : Re: Breizh Dieub L'indépendance interpelle notre peuple, les peuples de France, et la société internationale toute entière, car elle s'inscrit dans une volonté de sauvegarde et d'enrichisssement du patrimoine universel. Elle se fonde sur la reconnaissance et l'épanouissement de tous les peuples et de leurs cultures. Elle témoigne de solidarité et d'encouragement aux démarches communes et convergentes. Les récentes Ghjurnate Internaziunale ont permis à tous les indépendantistes de se rapprocher et de mieux se connaître. «Le renforcement de l'union entre les organisations indépendantistes et autonomistes corses, ainsi que la critique de la politique du gouvernement en Corse sont au cour des débats de la 23ème édition des "Ghjurnate Internaziunale" (Journées Internationales) qui se déroulent jusqu'à dimanche 8 août au soir à Corte (Haute-Corse). [...] Les orientations stratégiques de la dizaine d'organisations qui composent la coalition "Unione Naziunale" seront rendues publiques dimanche soir à l'occasion d'un meeting de clôture où l'on s'attend à ce que soient tenus des propos très durs envers le gouvernement. La journée de samedi, a été marquée par les interventions de plusieurs délégations extérieures : écossais, occitans, sardes, catalans, basques, siciliens, savoisiens et bretons. Toutes ont livré leurs réflexions sur la question des "nations sans Etat" et appelé à la construction d'une "Europe des peuples", en souhaitant que soit rejeté l'actuel projet de constitution européenne, qui ne prévoit pas de clause d'autodétermination.» (AP 08/08/2004)

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Toutefois, la convergence ne se décrète pas, c'est dans la lutte quotidienne et par l'implication de chaque militant que des relations privilègiées se nouent entre organisations. Le seul moyen de ne pas passer à coté les uns des autres, c'est de marcher dans la même direction, celle de la liberté. «S'e noi tiremu tutt'inseme / Si nous tirons tous ensemble Forse ch'un giornu sciappera / Peut-être qu'un jour ça éclatera Da fanne un frombu frombu frombu / Jusqu'à produire un vrombrissement Chi ribombi da mar'in dà / Qui retentira de l'autre côté de la mer S'e noi tiremu tutt'inseme / Si nous tirons tous ensemble Forse ch'un giornu sciappera / Peut-être qu'un jour ça éclatera Da fanne un frombu frombu frombu / Jusqu'à produire un vrombrissement Cum'un cantu di libertà / Tel un chant de liberté.» CATENA (Chjami Aghjalesi) Extrait _______________________________________________________ Salut fraternel à tous les peuples qui se battent pour leur indépendance. Evviva u populu corsu in lotta ! A PROPOSITO DELLA RESISTENZA: Message : 1 Date : Mon, 6 Sep 2004 16:12:20 +0200 (CEST) De : delasalle francois <francoisdelasalle...> Objet : violence et résistance en corse avec prière de diffusion sur le groupe de discussion - merci. Les problèmes rencontrés par les peuples de France et d'ailleurs, ne pourront être résolus que dans le respect des valeurs humaines qui sont : la tolérance, la non-violence, le respect des autres et de soi-même, le respect de la vie. La violence, na jamais résolu quoi que ce soit. Regardez l'état dans lequel se trouve le monde : voyez-vous dans un pays en proie à la violence, le respect des droits des individus, le respect de la souveraineté des peuples. Et, permettez-moi de vous dire, qu'aucunes violences, qu' aucunes guerres de par le passé, n'ont jamais permis, celles-ci une fois terminées, d'établir dans la totalité de leurs droits les individus. Et, penser le contraire, c'est se méprendre. Je n'annonce pas qu'il nous faut accepter l'asservissement car, l'asservissement est une forme élevée de violence et de non-respect de l'individu. Si vous désirez vous délivrer du joug de l'injustice, la résistance, est la solution. Ne vous méprenez pas, résister signifie : ne pas céder à l'adversaire et, cela n'implique pas l'usage de la violence. La résistance est une force positive et constructive. Ce n'est pas exactement ce qu'on entend par "solution politique" car, la solution politique suppose des compromis, des négociations,... un marchandage.

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Et, de tels compromis, de telles négociations, impliquent qu'une des parties sera lésées et, léser des individus, c'est encore leur faire violence. La résistance qui est l'objet de mon propos est celle mise en pratique au quotidien par la grande majorité Corse ; je n'apporte donc là rien de fondamentalement nouveau. La résistance est le refus strict à tout asservissement et, la détermination de se maintenir dans nos droits les plus fondamentaux. J'ai toute confiance pour un avenir serein de la Corse. Cependant, et j'insiste : en Corse, les extrémistes de tous poils, qui au nom de quelques idéaux que ce soit, usent de violence, ne servent favorablement en rien, ni la Corse, ni les Corses. francoisdelasalle… Message : 4 Date : Tue, 21 Sep 2004 09:44:29 +0200 (CEST) De : delasalle francois <francoisdelasalle...> Objet : la langue corse la langue corse texte de M.B. in, la Corse votre hebdo, n°271, p16 "J'ai 90 ans et, que je sache, la langue corse n'a jamais existé. Il y avait en Corse une multitude de dialectes dérivant tous plus ou moins du génois, toscan et autres provinces italiennes. L'en-deçà des monts était incompréhensible par l'au-delà des monts, celui d'Ajaccio étant encore à part. Au-delà des monts même la prononciation variait d'une pieve à l'autre mais on se comprenait. Bonifacio encore, à part, accueillait les "étrangers" en parlant français. Le Père de la Patrie, notre héros Pascal Paoli, lui-même, n'a jamais écrit en "langue corse" mais en latin ou italien, car tous les gens aisés de l'époque faisaient leurs études en italien. Cette langue que l'on veut imposer pour des raisons politiques ne sera jamais un véhicule pour le commerce international. La grande majorité des adultes ou adolescents ne sait pas la lire et n'écoute plus les informations de FR3 Corse parce qu'incompréhensibles. (...)" Message : 4 Date : Wed, 22 Sep 2004 09:50:11 +0200 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@...> Objet : « La culture corse et l'humanisme chrétien sont les seules valeurs légitimes sur notre île ! » VOCE POPULARE « La culture corse et l'humanisme chrétien sont les seules valeurs légitimes sur notre île ! » Beaucoup de tribuns étaient réunis à Corti pour nous convaincre que l'heur de l'alternative est arrivé ; Il nous faudrait renoncer à faire de notre culture le fondement de notre lutte au profit d'un républicanisme libéral et éclairé. L'affirmation de notre souveraineté culturelle serait source d'obscurantisme et de barbarie comme en

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témoignerait « une recrudescence d'actes à caractère raciste » Voce Populare tient donc à apporter une clarification qui mette un terme aux logiques sacrificielles que ces ténors de l'humanisme désincarné reproduisent allégrement. La culture corse existe et constitue le seul moyen d'habiter cette terre sans l'exploiter comme un simple moyen. Reflet d'une géographie physique qui redessine les frontières en permanence, le corps de l'habitant répond à une géographie mentale qui pondère sa façon de vivre et de partager. Si une culture se transforme au grès des rencontres, des ouvres qui naissent de celles-ci, des savoirs et des utopies qu'elles génèrent, elle préserve une unité par la mémoire qu'elle véhicule et l'habitat qu'elle rend possible. Elle engage ses enfants dans un rapport quotidien au corps, à l'autre, à la parole et au temps qui sont singuliers. Héritière, comme beaucoup d'autres de la radicalité du message christique, la culture corse condamne la pratique du bouc-émissaire et la sacralisation des hommes et des institutions. Elle partage ainsi le fondement du processus de laïcisation qui trouve son origine dans le modèle christique et se réalise dans l'humanisme chrétien. Le peuple corse n'est donc pas « une communauté de sang » car le sang n'existe en Corse que pour signifier une exigence ! Le peuple corse n'est pas « une communauté de destin » car le destin n'existe que pour ceux qui n'ont plus d'avenir ! Le peuple corse existe par tous les membres de notre communauté de culture qui prenne corps dans l'espace public à travers leurs productions. Etre corse, cela signifiait autrefois une façon de vivre, aujourd'hui cela passe par un choix de vie dans une communauté en partie acculturée. Notre nation est « une communauté de culture » et elle fait peuple à travers ses patriotes sans lesquels l'espace public disparaîtrait. A ce titre, notre communauté est ouverte à tous ceux qui veulent s'intégrer à notre culture et aux exigences christiques dont elle recèle. En revanche, nous interdisons le territoire à la mystique libérale incarné par l'empire américain, au fondamentalisme des religions de la loi et au scientisme de l'idéologie des lumières maçonniques qui ont toujours engendré le sacrifice des hommes et des peuples. Nous ne sommes pas dupes de cette médiatisation outrancière du racisme en Corse et savons que les acquis du S.T.C marin pose aujourd'hui un problème tel, qu'il faut détourner l'attention des français et mettre au ban une culture qui reste le fondement de cet acquis. Le racisme est à nos yeux le résultat d'un rejet mutuel qui participe de cette acculturation grandissante ; Rejet de notre culture que l'on ignore superbement, rejet des étrangers à la mystique libérale à laquelle on participe fondamentalement : L'étranger du sporting ou des villas de luxe n'est jamais rejeté ! Pour Voce Populare ce rejet mutuel et ces logique sacrificielles ne trouveront un terme que lorsque la culture corse et les exigences christiques dont elle recèle accèderont à la souveraineté. Semu corsi, semu christiani, innamurati di a liberta di l'omu. (Nous sommes corses, nous sommes humains, épris de la liberté de l'homme !). Pour Voce Populare, le secrétaire national. Message : 5 Date : Tue, 21 Sep 2004 12:32:20 +0200 De : "Yvan Rey" <yvan.rey...> Objet : Re: la langue corse

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Salutu, La Norvège a connu le même problème : il n'y avait pas de "langue norvégienne", mais une multitude de "dialecte"norvégien" selon les régions du pays. Les Norvégiens se sont réunis et, partant des dialectes régionaux, ont défini ce qui est, maintenant, la langue norvégienne. La Corse peut très bien faire de même. Qu'est-ce qu'une langue commerciale ? Aux USA, dans le sud, il est souhaitable, voire recommandé, de connaître la langue espagnole. Dans notre pays où il y a 4 langues nationales, lorsqu'il y a des rencontres entre gens qui ne parlent pas la même langue nationale, il est de plus en plus d'usage de parler anglais... Ca n'enlève rien à nos langues nationales. Yvan.CH Message : 8 Date : Sat, 25 Sep 2004 10:34:09 +0200 De : "Yvan Rey" <yvan.rey...> Objet : Aiò Le magazine Aiò suspend sa parution. Il a perdu le soutien de ses principaux partenaires financiers : la SNCM, le conseil général de la Haute-Corse, la CCM.... C'est encore un coup bas en vue de la destruction et de la disparition de la société corse. Que le Conseil général de la Haute-Corse annule son soutien me fait penser qu'il y a des Corses capables de se faire hara-kiri, pas sur le plan économique bien sûr, mais sur le plan social, culturel, identitaire. Ceux qui se sont livrés pieds et poings liés à l'occupant français ne sont, en effet, plus dignes d'être considérés comme des Corses. Ce sont des gueux sans âme, sans coeur, sans racines. Yvan.CH Yvan REY Delay 4 CH-1110 Morges 0041-21-801.72.45 yvan.rey... De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@...> Date : Mardi 28, Septembre 2004 21:18 Objet : 35 % des Français souhaitent Corsica indépendante !! c'est bon çà !

Subject: 35 % des Français souhaitent Corsica indépendante !! c'est bon çà ! Questions trouvé sur le site expression-publique

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Question 4 : Vous-même, souhaitez-vous que la Corse…

… reste française, avec le même statut que les autres régions

51 %

… reste française, avec plus d'autonomie que les autres régions

11 %

… ou qu'elle devienne indépendante 35 % Sans opinion 3 % Non réponse 0 %

Question 5 : Et pensez-vous que dans leur majorité les Corses souhaitent…

… rester Français, avec le même statut que les autres régions

38 %

… rester Français, avec plus d'autonomie que les autres régions

49 %

… ou que la Corse devienne indépendante

7 %

Sans opinion 6 % Non réponse 0 %

Question 6 : Le nationalisme corse est-il à vos yeux...

… un mouvement d'émancipation qui agit pour une meilleure reconnaissance de l'identité corse

11 %

… ou un mouvement porteur d'une idéologie xénophobe

73 %

Ni l'un, ni l'autre 15 % Sans opinion 1 % Non réponse 0 % Message : 1 Date : Sat, 02 Oct 2004 12:52:38 +0200 De : Gunter Lauwers <gunter.lauwers... Objet : Re: Re: [Unità Naziunale ] Fw: Norpad'calé ? Non ! Nous sommes les PAYS-BAS français ! At 11:09 1/10/2004 +0200, Olivier Dinant wrote: >Pour terminer, si je comprends la frustration des Flamands de France, >personnellement j'agis chaque jour contre la flamandisation de

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>la Wallonie et du Hainaut. Et les exemples de ce phénomène sont légion ;-) > >Oli >>Olivier Dinant j'aimerais bien avoir quelques exemples , parce que j'ai pas mal de doutes, là! Amicalement, Gunter Message : 2 Date : Sat, 02 Oct 2004 11:28:55 -0000 De : "Acquaviva" <petrusantuacquaviva...> Objet : Re : la langue corse Unification ou normalisation, la différence s'estompe si l'on considère que la linguistique comme une science sociale : rien ne peut êtrevalidité scientifiquement .Dès lors quand on impose une langue (unifiée ou normalisée) à un peuple, on ne peut aire table rase du passé; des mots français ont ainsi une origine ocienne,alors que oil a été imposé. D'autre part, ce que tu réponds au sujet du Sud-Ouest et du Comté de Nice ne peut servir d'argument. Je citais avec ces régions la Bretagne, qui , il me semble, ne fait pas partie de l'aire linguistique ocienne mais d'une aire spécifique, comme...Bonifaziu. A cela il est possible d'ajouter d'autre régions telles que le Nord (parlé Chti), par exemple.Donc je peux confirmer ce que je disais précédemment. Enfin, mais je ne m'étendrais pas sur ce sujet car ce n'est pas le but de ce forum, on ne peut considérer Oil et Oc comme des langues totalement différentes. --- Dans unita-naziunale@... "sintineddi" <sintineddi@...> a écrit > Salute > > >Une phase d'unification linguistique - qu'elle soit d'origine politique ou > >non - est nécessaire dans la génèse de toute langue. Le français lui > >même n'est-il pas issu "d'une multitude de dialectes" ? N'exista-t- > >il pas un temps où, les français du Sud, attachés à leur langue > >d'Oc, ne parvenaient à comprendre les français du Nord, > >s'exprimant,eux, en langue d'Oil ? > > C'étaient 2 langues différentes !!! La langue d'oil a écrasé la langue d'oc,

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> tout simplement parce qu'elle était la langue du roi, la langue imposée > administrativement, commune à tous ceux qui savaient lire et écrire au > moment de la révolution, c'est à dire une majorité de notables et de > bourgeois. > En quelque sorte, le roi a tendu le bâton pour le battre. Le français tel > qu'il est parlé aujourd'hui est issus d'une normalisation, pas d'une > unification. > > >En France aussi des régions ne sont-elles pas longtemps restées > linguistiquement isolées >comme l'a pu être Bonifaziu ? La Bretagne, Le > Comté de Nice, le Sud Ouest ont- > >ils vu leur langue évoluer de la même manière que la "France profonde"? > > Les langues du Comté de Nice et du Sud Ouest, sont des dialectes d'Oc. > ----- Original Message ----- > From: "Acquaviva" <petrusantuacquaviva@...> > To: <unita-naziunale@...> > Sent: Tuesday, September 28, 2004 7:57 PM > Subject: Re : [Unità Naziunale] la langue corse > > > Salute a tutti, > Je suis tout à fait d'accord avec ce qu'a repondu Yvan.Une phase > d'unification linguistique - qu'elle soit d'origine politique ou > non - est nécessaire dans la génèse de toute langue. Le français lui > même n'est-il pas issu "d'une multitude de dialectes" ? N'exista-t- > il pas un temps où, les français du Sud, attachés à leur langue > d'Oc, ne parvenaient à comprendre les français du Nord, > s'exprimant,eux, en langue d'Oil ? En France aussi des régions ne > sont-elles pas longtemps restées linguistiquement isolées comme l'a > pu être Bonifaziu ? La Bretagne, Le Comté de Nice, le Sud Ouest ont- > ils vu leur langue évoluer de la même manière que la "France > profonde"? > Pour ce qui est des écrits de Pasquale Paoli, le texte cité avance > un argument totalement irréfléchi. Depuis quand le fait que les > personnalités de l'Histoire d'un pays aient ou non utilisé la langue

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> nationale retire-t-il, à ladite langue , toute légitimité ? Que dire > des penseurs romains qui,jusqu'à la réforme de Cicéron, utilisaient > le grec pour écrire? Le latin ne perdait pas son statut de langue > pour autant. Que dire de personnalités telles que Saint Augustin, de > Descartes qui optèrent pour le latin à la place du français? Le > français ne perdit pas son statut de langue pour autant. Ce qui est > mis en évidence ici, et là est le véritable problème selon moi,c'est > que le corse n'est pas encore une langue à concepts, une langue à > partir de laquelle il est pôssible de théoriser, de conceptualiser. > Cela dit, et là réside mon espoir pour notre langue, tout reste > encore possible : une refonte du corse-à la manière de Cicéron, pour > le latin-est toujours possible. > Enfin, et pour bien montrer que tout argument quui tendrait à > montrer l'inexistance du corse simplement parceque des motifs > politiques tentent de le soutenir, j'invite cet homme de 90 ans à se > tourner une fois de plus sur l'histoire du français...François Ier > avait fait limiter les publications de textes en une autre langue > que le français et, plus receement, Jacques Toubon a proposé une loi > visant à protéger la langue de molière des anglicismes...Le > politique impose le français...mais il continue d'être une langue... > excusez-moi d'avoir été un peu prolixe mais j'ai du mal à tolérer > les inepties émanant de certaines personnes aigries par les années. > > Petru-Santu > > --- Dans unita-naziunale@..., "Yvan Rey" <yvan.rey@...> > a écrit > > Salutu, > > > > La Norvège a connu le même problème : il n'y avait pas de "langue > norvégienne", mais une multitude de "dialecte"norvégien" selon les > régions du pays. > > Les Norvégiens se sont réunis et, partant des dialectes > régionaux, ont défini ce qui est, maintenant, la langue norvégienne. > > La Corse peut très bien faire de même. > > > > Qu'est-ce qu'une langue commerciale ? Aux USA, dans le sud, il est > souhaitable, voire recommandé, de connaître la langue espagnole. > > Dans notre pays où il y a 4 langues nationales, lorsqu'il y a des

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> rencontres entre gens qui ne parlent pas la même langue nationale, > il est de plus en plus d'usage de parler anglais... Ca n'enlève rien > à nos langues nationales. > > > > Yvan.CH > > > > .----- Original Message ----- > > From: delasalle francois > > To: unita-naziunale@... > > Sent: Tuesday, September 21, 2004 9:44 AM > > Subject: [Unità Naziunale] la langue corse > >> > la langue corse texte de M.B. in, la Corse votre hebdo, n°271, > > "J'ai 90 ans et, que je sache, la langue corse n'a jamais > existé. Il y avait en Corse une multitude de dialectes dérivant tous > plus ou moins du génois, toscan et autres provinces italiennes. L'en- > deçà des monts était incompréhensible par l'au-delà des monts, celui > d'Ajaccio étant encore à part. Au-delà des monts même la > prononciation variait d'une pieve à l'autre mais on se comprenait. > Bonifacio encore, à part, accueillait les "étrangers" en parlant > français. Le Père de la Patrie, notre héros Pascal Paoli, lui-même, > n'a jamais écrit en "langue corse" mais en latin ou italien, car > tous les gens aisés de l'époque faisaient leurs études en italien. > > Cette langue que l'on veut imposer pour des raisons politiques > ne sera jamais un véhicule pour le commerce international. La grande > majorité des adultes ou adolescents ne sait pas la lire et n'écoute > plus les informations de FR3 Corse parce qu'incompréhensibles. (...)" Message : 1 Date : Mon, 4 Oct 2004 02:27:01 EDT De : Webtools2... Objet : Re: un nouveau sondage Dans un e-mail daté du 03/10/2004 19:29:32 Paris, Madrid (heure d'été), ribelu... a écrit : > Sujet :RE: [Unità Naziunale] un nouveau sondage > Date :03/10/2004 19:29:32 Paris, Madrid (heure d'été) > De :[email protected] > Répondre à :[email protected] > A :[email protected] > Envoyé via Internet

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>> salute a te > > si proteger sont emploie contre une arriver massiver d'etrenger sur notre > ile( alors oui je suit raciste ) > > si aprendre la langue des miens a mes enfants et qu'ont me disent que celle > ci n'en n'ai pas une > alors oui je suit raciste > > si proteger mon peuple des affamie provulguer sur les continents au sujet > des compatriottes incarcerer pour une noble cause > alors oui je suit raciste > je cpense qu'ont pourait y passer la nuit mais pour finir il faut savoir que > le peuple corse ne demende que la paix > PS si ont dit que les corses sont racistes allez voir ailleurs et vous > comprendre trez vite que les coupable ne se trouvents pas chez nous > sur ceux (a vedecci ) > je confirme que je vous soutiens votre combat est propre Message : 7 Date : Wed, 6 Oct 2004 11:36:16 +0200 De : "Infurmazioni di u situ \"Cumitatu Contru a Ripressioni\" / CAR Corse" <carcorsica… Objet : BASTA L'INGHJUSTIZIA BASTA L'INGHJUSTIZIA NON A LA DEPORTATION POLITIQUE Jugé coupable d'homicide involontaire et condamné à huit années d'emprisonnement en Lituanie, Bertrand CANTAT a été rapproché des siens et on lui a même donné la possibilité de choisir son lieu d'incarcération au plus prêt de sa famille et C'EST NORMAL ! Pendant plusieurs années Emille LOUIS, a pu bénéficier des conditions optimum de détention qu'offre le pénitencier de Casabianda, véritable club Med, pour les plus grands délinquants sexuels. Pendant plusieurs mois ce sinistre personnage a même eu l'occasion de se promener en toute liberté entre la plaine Orientale et Bastia, où il assurait sans aucune surveillance particulière le rapatriement du linge de cet établissement.ET C'EST TRES DANGEREUX ! Depuis plus de quatre années à aujourd'hui plus de 50 prisonniers Politiques Corses et leurs familles vivent un douloureux exil carcéral, ponctué de mise à l'isolement systématisée et de mauvaises conditions de détention caractérisant ainsi, la volonté de l'Etat de ne pas respecter la loi dés lors qu'elle peut permettre à de jeunes corses d'être de véritables êtres humains, emprisonnés pour une lutte éminemment politique certes mais des êtres humains quand même et surtout. ET C'EST INJUSTE! O corsi un li lasciemu fà, femu inseme rispetà i dritti umani , chè l'omu corsu ellu dinù

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hé impastatu di carre e di u nostru sangue. Un lasciemu inghjulià cusi i dritti di e famiglie corse, ùn li lasciemi torna una volta culpiscie e figlioli di u nostru populu di tanta inghjustizia . O corsi , tutti à la mossa , à la riscossa chi n'he ghjunta l'ora d'impone ghjustizia pà u nostru populu . TUTTI IN AIACCIU U 9 UTTROVI PIAZZA DI A GARA A 5 ORE DOPU MEZIORNU. LIBERTA PER TUTTI I PATRIOTTI Message : 1 Date : Fri, 08 Oct 2004 09:47:09 +0100 De : stellalac <stellalac…> Objet : Re: BASTA L'INGHJUSTIZIA le 6/10/04 15:36, daltori…à daltori… a écrit : quandu vennara u ghjornu chi u CAR a da diclara publicamentu, chi u car cundanedgja u principiu chi un ci volli a servasi di u muvimentu per fa affari soii. u pruverbiu francesu dici: qui ne dit rien consent M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU Poghju …Vechja BICHISGIÀ La critique est aisée mais l'art est difficile La critique est aisée quand elle permet de prendre prétexte que le CAR ne dénonce pas telle ou telle chose pour se laver les mains de tout. La critique est aisée quand elle permet de rester tranquillement chez soi. La critique est aisée quand elle permet de faire semblant d'ignorer que le CAR n'est pas un mouvement politique et qu'il n'a pas à prendre position sur tout et n'importe quoi. Mais l'art est au combien difficile quand il s'agit d'être présent aux côtés de ceux qui souffrent au quotidien, depuis de trop longues années, quand il s'agit surtout de ne pas prendre les prisonniers politiques comme alibi pour régler ses comptes personnels. Car il ne faut pas oublier que les prisonniers politiques sont les otages de l'Etat français. C'est l'Etat français qui se sert d'eux comme moyen de pression sur le mouvement national. Alors arrêtons de les prendre pour alibi à tout propos, car alors on utilise les mêmes arguments que l'Etat... et on fait son jeu. Un proverbe français dit : comme on fait son lit, on se couche. Stella Castela

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Message : 6 Date : Fri, 8 Oct 2004 11:27:38 +0200 De : "ODARC - M LUCIANI" <mluciani…> Objet : RE : BASTA L'INGHJUSTIZIA Et un corse dit : Un ti riddi di lu moi dollu, chi quand'ellu sera vecchju, u toiu sera novu ! -----Message d'origine----- De : stellalac [mailto:[email protected]] Envoyé : vendredi 8 octobre 2004 09:47 À : unita-naziunale@y... Objet : Re: [Unità Naziunale] BASTA L'INGHJUSTIZIA le 6/10/04 15:36, daltori… à daltori… a écrit : Message : 1 Date : Fri, 8 Oct 2004 15:58:21 +0200 De : "Esiliatu" <yves.loviconi…> Objet : Re: BASTA L'INGHJUSTIZIA Re: [Unità Naziunale] BASTA L'INGHJUSTIZIAA un certu Durazzo Quandu venerà u ghjornu chi i "Durazzo è consort" dichjaranu publicamente (à u circondu nostru) ch'avemu tutti a missione di difende a Nostra Terra è aiutà tutti i Patriotti senza fà u ghjocu di u statu francese in parlendu sempre troppu pè nunda dì ? Quandu venerà u ghjornu di ghjudicà publicamente u statu francese è no i Patriotti Nostri ? Quandu venerà u ghjornu d'esse à fianca noi è no pè esistà à traversa u web ? Di sicuru, se avete capitu ciò ch'ella rispostu a nosta amica Stella, sarete tutti à fianca noi in aiacciu stu sabatu 9 d'uttobre ........ Sintimenti Corsi l'Esiliatu Message : 5 Date : Fri, 8 Oct 2004 17:40:20 EDT De : daltori… Objet : Re: BASTA L'INGHJUSTIZIA non tout n'a pas était dit. je ne serais pas en Aiacciu demain u me nimicu hè u statu francesu, mais qui ne dit rien consent hè per quessa chi apraraghju sempri à me bocca è ancu di piu si riceva i minacci. hè meghju ha essa mortu è drittu, chi di campa tortu

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Si no vulemu salva qualcosi, ci voli à essa pulitu. Si un di nosciu hè pédophilu l'emu da sustenu???? M. DURAZZO GHJUVAN'FRANCESCU Poghju …Vechja BICHISGIÀ Message : 6 Date : Sun, 10 Oct 2004 04:27:56 EDT De : daltori… Objet : (sans sujet) Anto un ha micca vulsutu passa à me prima risposta alori ha vi mandu à tutti di manera particulara sopra tuttu à unu certu yves.loviconi… . Vi saluti guasgi tutti Incu i vosci risunamenti a francia hè sigura di pudè sta annati è ancu seculi indè no. U Populu Corsu, un hè piu darreti à no, parchi???? Parchi un vulemu micca fa à noscia analisa di sta perza di u sustegnu popularu, indu so la ghjenta chi fallaghjani in carrughji 20 anni fa, indu so passati l'illetori di i primi illezzioni righjunali? Comu si facci chi u rinovu senza nima, partirtu tardu in campagna, a riiscutu a fa stu risultatu?? Parchi tutti sta ghjenta si ni so andati??? Parchi certi un volani micca d'una vera rifundazziona di u muvimentu???? In u muvimentu naziunalistu, ava ci volli a suvita comu peghjuri, sino comu m'hè statu dittu "un ha da micca puda veda crescia à to zitedda", ma ancu mortu appraraghju à me bocca. Message : 7 Date : Sun, 10 Oct 2004 11:41:17 +0200 De : "Esiliatu" <yves.loviconi...> Objet : Risposta è basta sti scritturi Salut à toi, Je te réponds en français pour te dire : 1°) Je maintiens que tes propos sont critiquables dans la mesure où t'exprimant ainsi sur le Web tu fais le jeu de l'état et des médias qui ne font que nous ensevelir un peu plus tous les jours en utilisant l'image et les propos des uns et des autres ! 2°) Je maintiens que toutes les idées des différentes organisations doivent s'exprimer en réunions internes et non en prêtant le flan ! 3°) Je maintiens que toutes les personnes déportées à paris dans le cadre des lois scélérates de l'état français doivent être défendues et soutenues, ce qui n'oblige personne à entretenir des liens qu'il ne désire pas ! 4°) Je maintiens que c'est ainsi que des erreurs seront évitées ! Enfin, je ne pense pas que mes propos aient pû être menaçants envers qui que ce soit, ceux qui me connaissent le savent bien. Que ce soit en détention où ailleurs, j'ai toujours prôné le "fédéralisme corse" (si on peut le présenter ainsi) sans entrer dans l'angélisme mais surtout sans se perdre dans les méandres que nous avons connues. Sentimenti Fraterni Esiliatu

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Message : 8 Date : Sun, 10 Oct 2004 11:48:46 -0700 (PDT) De : paul giudicelli <pcorsica2003...> Objet : reponse a mes compatriotes sur l'affaire corse cher compatriotes un petit mot a propos de l'affaire corse:je n'ai pas encore eu le plaisir de le voir car je vis aux usa mais je suis de zonza pour preciser.critiquer ce film serait faire plaisir aux elus que les corses n'aiment pas ou du moins ne respectent pas les corses ont toujours eu la reputation d'etre une race intelligente et avec un code de l'honneur irreprochable critiquer ce film est nous mettre aux niveau des gens que nous ne respectons pas l'homme intelligent est celui qui ignore ce genre d'insulte et d'autre part je trouve que si on fait un film sur nous c'est qu'on a de l'interet pour notre pays dans mon cas je suis flatte qu'on fasse un film sur mon pays meme si c'est humouritisque ca ne fait de mal a personne ca fait connaitre notre pays de plus en plus c'est de la pub gratuite et la pub ca coute cher donc y'a pas raison de s'enerver plus vous denigres la france et plus vous nous rabaisses aux yeux des francais et nous faites connaitre comme gens sans education j'ai ete eleve par ma grand mere celon les valeurs et le code de l'honneur de la corse d'il y'a 800ans en arriere ma famille est la bas depuis 841 nous sommes une des trois plus vieilles familles de corse et quand je vois comment certains se comportent sur le net ils nous font plus de tort qu'autre chose et le plus commique c'est que certrains n'ont meme pas un nom corse et se permettent de parler en notre nom comme des natifs de la bas ca me fait rire sournoisement et ce sont cela qui ouvrent leurs bouchent le plus,je tiens a lancer un message a mes freres corses a propos de la liberation de la corse on ne sera jamais detaches de la france c'est techniquement impossible je voudrai qu'on m'explique qui va nous founir l'electricite les denrees et le reste,comment je l'a vois l'histoire si on est autonomes demain n'importe quelle grande puissance debarquera chez nous et va nous dire comment vivre et la corse restera un pays misereux car elle devra avoir recours aux explosifs donc aux terrorisme et rappelez vous c'est pas la pauvrete qui ammene a la terreur mais la terreur qui ammene a la pauvrete si on ne s'adapte pas au systeme le systeme nous ecrase et c'est ce qui ce passe en corse on ne veux pas s'adapter on est dans la misere et j'ai cru comprendre que la drogue est un fleau chez nous maintenant de mon temps c'etait interdit voir meme punit severement par le code d'honneur et moral de la corse comment ca se fait que c'est tolere maintenant c'est peut etre par la qu'il faudrait commencer!nettoyer chez nous la bande de petit loufiats qui distribue ca dans les rues la france n'a rien a voir avec ca j'ai comme l'impression qu'elle est une excuse a notre manque d'organisation interne les corses n'ont jamais eu besoin de personne pour regler leurs problemes comment ca se fait qu'on est tombe aussi bas jusqu'ici aux etats unis j'entend parler du probleme corse et ce que j'entend ne me fait pas plaisir je comprend qu'on commence a nous comparer aux petits bedouins de la banlieu parisienne et ca c'est innacceptable pour moi d'ou mon email aujourd'hui et j'espere qu'il sera interprete dans le bon sens et reveillera l'honneur qui a toujours precede la race corse et nous aidera a nous remettre dans le chemin de la paix et de la justice si je peux aider qui que se soit a propos des valeurs ancestrales de la corse je serai ravi de le faire je pense que mon email apparaitra sur l'ecran.sur ce mes freres je vous laisse et j'espere que notre pays trouvera sa voie bientot.pace y salute a tutti,paulu.

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Message : 3 Date : Sun, 17 Oct 2004 22:35:31 +0200 De : Informations de la liste Unità Naziunale <infurmazione@...> Objet : Dédicace de P.Poggioli Le dernier ouvrage de Pierre Poggioli "Derrière les cagoules " Le FLNC des années 80 Paru aux éditions DCL est désormais disponible dans les grandes librairies de l'Hexagone. Après avoir participé au Festival du livre de Mouans-Sartoux les 9 et 10 octobre, Pierre Poggioli présentera son ouvrage le samedi 23 octobre à Paris, Espace Cyrnéa, 38 allée Vivaldi Paris XIIème, à partir de 18h. Derière les cagoules 4ème de couverture Du " Fronte Paesanu Corsu di Libérazione ", (FPCL), apparu en octobre 1973 au FLNC créé le 5 mai 1976 en passant par " Ghjustizia Paolina ", la clandestinité corse s'est enracinée depuis les années soixante-dix dans la vie politique de l'île. Marginale à ses débuts, puis tentaculaire et omniprésente, elle s'est imposée comme la partenaire-clé dans les diverses " négociations " menées depuis par les gouvernements successifs avec les nationalistes. Mythifiée ou vilipendée, elle est devenue un élément majeur du paysage politique insulaire. Nationaliste de la première heure et ancien dirigeant du FLNC, Pierre Poggioli retrace, bulletins internes inédits de l'organisation à l'appui, l'itinéraire méconnu de cette clandestinité corse dans les années quatre-vingts, du temps ou le nationalisme corse en phase ascendante était lié au FLNC alors uni.. Derrière les faux-semblants et les clichés d'un néo-folklore, l'auteur entrouvre la porte de certaines coulisses où s'est écrite l'histoire moderne corse, une histoire, étroitement liée à celle du FLNC et de cette clandestinité qui a profondément marqué les trois dernières décennies. Pierre Poggioli, membre de la Direction du FLNC de 1977 à 1989, élu à l'Assemblée de Corse de 1984 à 1998 est l'auteur de " Journal de bord d'un nationaliste corse ", juin 1996, de " Chroniques d'une île déchirée ", juin 1999, " De l'Affaire Bonnet à Matignon ", juin 2001, de " Le nationalisme en question(s) ", juillet 2004. Message : 1 Date : Thu, 21 Oct 2004 16:11:25 +0200 De : Cumunicatu di a lista Unità Naziunale <cumunicatu@...> Objet : L'ANC et la manifestation du 23 octobre 2004 L'ANC et la manifestation du 23 octobre 2004 Le racisme anti-maghrébin dans l'île est dans la continuité de tous les racismes visant depuis toujours les différentes populations immigrées, donc les plus démunies, qui se sont succédées en Corse. Ce racisme vise les couches sociales les plus défavorisées

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parmi lesquelles y compris des Corses. Ce racisme « social » est à combattre avec force par une politique volontariste en matière de logement ( en s'attaquant aux « marchands de sommeil »), par l'application rigoureuse du droit du travail ( contre le patronat exploiteur), par un meilleur accès à l'école (droit à l'instruction ) au monde du travail (formation et emploi) et dans la vie de tous les jours par une réelle politique d'intégration à la société corse à moyen et long terme. A côté se développe aujourd'hui un racisme empruntant la phraséologie et les slogans lepénistes en s'alimentant des peurs engendrées par une situation internationale inquiétante, avec la montée en puissance périlleuse d'un islamisme intégriste, mais aussi par une situation intérieure française, dont le modèle d'intégration des populations du Maghreb, loin d'être une réussite, ne peut servir de référence en Corse. Profitant de cette situation, une véritable campagne d'intoxication et de manipulation de l'opinion, ne reculant devant aucune calomnie et aucun mensonge, est orchestrée aujourd'hui par les représentants de l'Etat et tous ceux dont le seul objectif est de nier la réalité d'une revendication nationale corse en discréditant par tous les moyens le combat mené par les nationalistes corses depuis trente ans. Face à cette campagne raciste contre la Corse et les Corses, l'ANC réaffirme la nécessité pour les nationalistes corses de dire non au racisme anti-maghrébin et de combattre les slogans lepénistes, tout en réaffirmant les droits du Peuple corse sur sa terre. Le peuple corse aujourd'hui plus qu'hier doit lutter pour arracher à l'Etat français les compétences qui lui sont indispensables pour promouvoir son propre développement. Ces compétences doivent lui permettre la mise en place de relations économiques avec les pays du Maghreb dans le cadre d'échanges et de partenariats impliquant une véritable politique réciproque de contrôle des flux migratoires allant de pair avec une réelle politique d'intégration au sein du peuple corse des populations maghrébines présentes dans l'île, avec tous les droits et les devoirs qui en découlent. Pour tout cela le 23 octobre, les nationalistes, dont il est regrettable qu'ils n'aient pas présenté une position commune quant à un problème de société aussi important, même si cette manifestation comprendra aussi des anti-nationalistes corses, doivent par leur présence rappeler le sens de leur combat pour la reconnaissance du peuple corse, communauté des Corses d'origine et des Corses d'adoption, et ce quelle que soit leur origine géographique, ethnique ou religieuse. Les Nationalistes doivent réaffirmer leur volonté de lutter pour une société corse plus juste, plus solidaire et plus fraternelle, en se référant aux idéaux de ceux et celles qui ont initié le combat il y a trente ans et pour lesquels le Nationalisme corse ne peut pas et ne doit pas être la haine de l'autre Message : 7 Date : Mon, 25 Oct 2004 10:35:43 +0200 (CEST) De : delasalle francois <francoisdelasalle...> Objet : racime en Corse Salute a tutti !

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IL est possible que ce rapport qui indique que le tiers des actes racistes en France ont été commis en Corse est fidèle à la réalité, s'il prend en considération les actes racistes dont sont victimes les Corse sur l'île : propos racistes du show business, des animateurs de télévision, propagande anti-corse irresponsable et systématique de la Presse dans sa grande majorité, discrimination à l'embauche à la défaveur des Corses ("les employeurs préférent les Non-Corses, car plus "maléables"" !) Message : 8 Date : Mon, 25 Oct 2004 10:24:06 +0200 (CEST) De : delasalle francois <francoisdelasalle... Objet : à propos du rapport sur le racisme en France et en Corse On nous informe par la Presse interposée que, selon un récent rapport remis au gouvernement, en 2003, un tiers des actes racistes en France, ont été commis en Corse. Au journal de 20 heures, ce samedi 23 octobre, sur France2, un journaliste commentant la manifestation du jour à Ajaccio contre le racisme, déclara que c'est la moitié des actes racistes en France qui sont commis sur l'île. Quant à Dominique de Villepin, se serait plus de la moitié des violences racistes qui serait commis sur l'île. D'ici à peu, on nous "informera" que c'est la totalité des actes racistes qui sont commis en Corse !!! Dans une étude, dans un rapport, on peut mettre ce qu'on veut bien y mettre et, omettre d'y faire figurer ce que l'on ne désire pas y voir figurer ! Dans ce fameux rapport sur les actes racistes en 2003, en France et plus spécifiquement en Corse, sur quels critères les auteurs ce sont-ils basés ? Personnellement, je ne croies pas à la fiabilité et à la viabilité d'un tel rapport, dans lequel on peut mettre ce qu'on veut et ne pas mettre ce qui gênerait... Je ne partage pas cette idée (car ce n'est qu'une idée, un rapport hautement politique qui n'a rien à voir avec la réalité objective des faits sur le racisme) selon laquelle un tiers des actes racistes serait commis en Corse. En prenant des sources de travail différentes, en utilisant une toute autre méthodologie que celle utilisée pour établir ce fameux rapport, on pourrait s'apercevoir que c'est plus de la moitié des actes racistes en France qui ont été perpétrés par les Services de l'Etat français ! ( actes racistes des forces de l'ordre dites bavures policières ; raccompagnement manu-militari des ressortissants étrangers qui étaient venus demander l'asile politique - les ressortissants étrangers sauvagement entravés et humiliés, violentés ; loi raciste (eh oui !) sur la loi sur le voile et, j'en passe et des meilleurs... Alors que l'Etat et ses agents ne jettent pas la première pierre car il n'est pas le mieux placé pour parler en faveur de la lutte contre le racisme !!! Non, la Corse n'est pas une île raciste. Oui, la Corse reste une terre d'accueil et de fraternité !

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Il faut savoir que la Corse est la deuxième région de France en terme d'immigration et, qu'au deuxième tour des Régionales, le FN était absent des listes. Cela est assez parlant pour reconnaître et admettre que le racisme n'est pas l'apanage de la Corse. francoisdelasalle... Message : 13 Date : Mon, 25 Oct 2004 20:59:36 +0200 De : "AnTo_FpcL" <anto_fpcl...> Objet : Important : A lire.Salut à tutti,Salut à tutti, Salut'à tutti, Après lecture et re-lecture des derniers messages sur les deux derniers mois, nous allons travailler sur une re-structuration de la liste pour une meilleure gestion des modérateurs sur les messages et sur la liste en elle même. Recadrer un peu plus la charte de la liste. La liste comme certaine fois dans l'année passe en mode Liste de diffusion et ne diffusera que les communiqués officiels. Aucun message personnel ne sera validé. Nous allons donc proposer via un sondage sur le site Yahoo / Liste unità naziunale sur un certain nombre de point notamment sur liste de diffusion ou de discussion. a.. La fusion ou non des trois listes 'pulitica' 'Unità Naziunale' et 'Cursichella' (la dernière ne fonctionnant plus, son initiateur ayant disparu de la circulation) sondage proposé aux trois listes. b.. Dans l'optique d'une fusion, la liste resterait donc de diffusion et de discussion selon la nouvelle charte. c.. Dans l'optique d'aucune fusion : La question du sondage qui suivra sera : Liste de diffusion/discussion ou Newsletter uniquement. En attendant la mise en place de cette réflexion, la liste est donc en mode Liste de diffusion et plus aucun message ne sera diffusé sauf urgence... :p Anto ----- Original Message ----- From: ||PinZEradicatoR|| To: unita-naziunale@... Sent: Monday, October 25, 2004 6:09 PM Subject: [Unità Naziunale] Est ce réellement constructif ? Cher modérateur et membres de la liste, y aurait t il moyen de retrouver l'âme de cette liste d'antan ? Loin des attaques personnelles à chaque message. L'intérêt collectif passe par d'autres sujets politiques que ceux liés à l'événementiel (les faits divers) et plus à la mise en place d'une stratégie politique sur le long terme. Si nous avons du temps et de l'argent a perdre, c'est au profit de l'intérêt collectif et contre l'etat colonial. Pas entre nous, et encore moins a perdre notre temps à nous regarder le nombril ou a nous chamailler. Pour ce

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que je me souviens, le but de la liste n'est t il pas de faire partie du contre pouvoir de la LLN. Et non pas l'antre des discussions de salon de thé ou de discussion de comptoir... ? Cette cunsulta, avez vous un instant pris le temps de lire le site de la pétition ou le site de la cunsulta naziunale... ??? ----- Original Message ----- From: paul giudicelli To: unita-naziunale... Sent: Saturday, October 23, 2004 10:57 PM Subject: [Unità Naziunale] Re: [Unità Naziunale] l'Enquête corse - suite mon cher monsieur delasalle un petit mot d'amerique pour vous poser juste une questionest ceque vous etes corse pour parler en notres nom toutes les cinq minutes a chaque fois que j'allume ma becane je vois votre nom et vous parlez de tout ce qui ce passe ne corse et contre les corses je voudrais juste savoir de quelle famille vous etes et de quel village vous etes,les corses regles leurs problemes entre eux et n'ont surtout pas besoin d'interpretes qui n'ont pas un nom corse et sans vous en rendre compte vous commencez a nous faire du tord a toujours parler de tout et de rien l'affaire colona est entre les mains de la justice et il n'y'a rien que vous puissiez faire vous pouvez aboyer tant que vous voulez ca ne changera rien le fait que vous lui apportiez votre soutient je suis pas contre mais arretez de parler en son nom toutes les cinq minutes on a chez nous un code qui s'appelle omerta et vous faillissez a ce code en vous mettant en avant pour nous je vous serai gres de mesurer vos propos quand vous parlez de mon pays et a propos de l'enquete corse ca prouve au moins que le cinema nous porte de l'interet et cest la plus grande industrie de cette planete dans mon cas je suis flatte je ne vois pas ou est le probleme avec ce film et vous vous demandez pourquoi la corse n'est pas riche comme elee le devrait c'est parcequ'a force de tout faire sauter les gros investisseurs ont foutus le camp il y'a compaq qui est pret a investir chez nous et il ont peur qu'on leur fasse tout sauter resultat on est dans la misere rapellez dans mon dernier email je vous ai explique comment c'est arrive:ce n'est la pauvrete qui amene a la terreur mais la terreur a la pauvrete on a fait les malins a tout faire sauter,qui est dans la merde mantenant nous ou les investisseurs je suis d'accord de preserver le littoral et c'est pour ca que je me battais quand j'etais jeune mais il faudra ceder du terrain un jour ou l'autre ou le systeme nous ecrasera etsi vous vous demandez pourquoi je m'avance tant c'est parceque de la violence j'en ai vu plus que vous tous reunis j'etais garde du corps de partout sur cette planete et j'en ai tire une lecon:le crime ne paie pas regardez les palestiniens ils sont dans la merde pourquoi?si ils arretaient leurs bombages intensifs les juifs leur foutraient la paix mais non ils s'entetent resultat ils crevent de faim et il nous arrivent la meme chose et en plus on a le probleme avec l'heroine maintenant le pire fleau que la planete est connu de mon temps ca n'existait pas et c'etait severement punit d'y toucher ou est donc l'honneur corse dans tout ca on devrait faire le menage nous meme comment ca ce fait que personne ne bouge?c'est parcequ'il y'a des gens que ca derange que la corse evolue dans le droit chemin et j'ai l'impression que ce n'est pas les francais que

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ca derangent il faudrait faire un peu de menage chez nous aussi le code de l'honneur corse n'est plus respecte et ca,ca me derange surtout quand j'entend jusqu'ici en amerique qu'on nous prend pour des bedouins par nos actions injustes et ca,ca me revolte.mon cher francois je vous laisse et a l'avenir prechez en notre faveur et ne comairez pas toutes les deux minutes je suis ouvert a toute discution si vous avez des questions je vous donne mon adresse prive ci dessous,amicallement paulu giudicelli paulo... delasalle francois <francoisdelasalle...> wrote: Le FIGARO Entreprise a publié des indications sur les contrats de Christian Clavier et de Jean Réno, interprètes du film l'Enquête corse. L'Enquête corse est l'une des plus importantes productions française de l'année. Le budget du film s'élève à 15 millions d'euros. Sur ce montant, le cachet de Jean Réno est de 1,3 million d'euros et, cela pour seulement... 12 semaines de tournage ! Quant à Christian Clavier, sa prestation d'acteur est évalué à 960 000 euros. Son travail de scénariste lui à rapporté 686 000 euros, soit un cachet total évalué à 1,646 million d'euros ! Pour couronner le tout, les deux acteurs ont été logé gratis dans des hôtels de luxe et dans des suites, lorsque les établissements en comportaient. Ah, j'allais oublier ! Nos deux comédiens, au regard de leur grande précarité, se sont vu octroyé, en plus de tous leurs avantages, 180 euros d'argent de poche par journée de tournage : il faut ce qu'il faut, quand on connaît la cherté de la vie en corse ! Quant aux corses, qu'auront-ils reçu de ce film, à part quelques miettes lancées deci-delà ? J'espère, qu'ils auront au moins obtenu le reconnaissance de l'industrie cinématographique française ! Je laisse à chacun d'entre vous apprécier ces quelques éléments d'information... francoisdelasalle... Message : 1 Date : Wed, 13 Apr 2005 21:07:32 +0200 (CEST) De : santoni .. <voce_populare…> Objet : Lettara a i mo'studienti LETTARA A I MO' STUDIENTI, Avvenimenti gravi sò in traccia di passassi, ci vole à vede ch'elli sò gravi, cumè v'aghju imparatu à capisce è à leghje un passu musicale, ci vole ch'è voi sapiate leghje u passu di a vita. Oghje l'Università lampa fora Prufessori di Corsu, perchè palesanu una manera di imparà u corsu sfarente da quella di a maiò parte di l'insignante di i Studii Corsi. CHI AVVENE PER I STUDII CORSI ? U pusitivu di istu fattu hè d'avè messu à pianu u prublema maiò, quellu di a

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trasmissione di una Civilisazione. In tantu ch'insegnante issa scelta ghjè una rispunsabilità tremenda ; aghju cura di voi è tale hè u sensu di a mo respunsabilità, ghjè a raggiò per a quale ùn possu micca stammi zitta ! Sò esigente per me stessa è per voi dinù, ùn accetteraghju mai ista mediucrità chì ùn hà micca a so piazza in l'Università. Sè ùn riescu micca à fà accettà a ricchezza di a varietà in l'insignamentu lasciaraghju à d'altri a primura di fà alleanza à a mediucrità. Un' c'hè d'azzione vera chè quella arradicata à a so terra è à a sapienza tradiziunale ; ghjè què a nostra forza è a nostra fede ! Siate esigenti per voi stessi, a carica di i Studii Corsi hè essenzialamente un serviziu, avemu bisognu di istu strumentu à u serviziu di u populu corsu. Vidite bè chì ùn aghju micca paura d'esse ridicula è chì impiegu senza vergogna parulle ch'omu ùn hà più u curaggiu di prununcià oghje. Allora lasciate corre u fattu d'esse ridiculu è u scettiscismu, marchjate dritti ver di l'avvene, ùn vi primurate d'esse seguitati, ghjè tandu ch'omu vi seguiterà, abbiate curaggiu sempre ! Un' siate micca sudisfatti di ciò ch'omu vi prupone, l'azzione vera dumanda a cunniscenza di e cose è sè voi site sudisfatti tandu sarrete scartati da a realità, di u reale. Abbiate issa suprana esigenza afine di entre in a realità di l'omu. Un' campate solu di parulle, di literatura, siate capaci di passà da e parulle à a realità di ciò ch'elle rapresentanu, o sinnò camparete in u falsu, ùn sarrete più capaci di capisce a realità a più semplice. L'educazione è l'amparera di a vita hè tutt'altra, cunsiste à fà entre in u mondu a realità di u nostru campà è dà à ognugnu a capacità di rigiru, è quessa qualesiasi a mediucrità di istu mondu. Ista realità di i studii corsi hè cusì grande, chì di pettu à ella, tutti l'eguisimi, tutte e ghjelusie è l'atti i più vilani duverianu sparisce. Eccu cumè eiu vecu l'andatura di ista filiera di i Studii Corsi, un strumentu per riacquistà a nostra memoria, i nostri modi di campà è di pensà. Site voi chì avete cù a vostra ghjuventù a forza di scambià ogni cosa, di scuzzulà a paralisia è l'amnesia di i cerbelli, tandu fede è speranza rinasceranu. Saraghju sempre à fiancu à voi. Sentimenti patriotti, in Cortì stu 14 di Aprile di u 2005 M... Strada diritta et core in fronte

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Bibliografia Nel testo, l’anno che accompagna i rinvii bibliografici secondo il sistema autore-data, è sempre quello dell’edizione in lingua originale, mentre i rimandi ai numeri di pagina si riferiscono sempre alla traduzione italiana, qualora negli estremi bibliografici qui sotto riportati vi si faccia esplicito riferimento. La parte finale della bibliografia sarà dedicata all’elenco degli indirizzi Internet utilizzati durante il lavoro.

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contemporanei. Il Saggiatore, Milano, 1997) 1997a, La Guerre des reves. Exercises d’ethno-fiction, Editions du

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Seuil, Paris. (trad.it. La guerra dei sogni. Esercizi di etno-fiction, Elèuthera, 1998, “s.l.”) 1997b, L’Impossible voyage. Le tourisme et ses image, Payot & Rivages (s.l.) (trad.it. Disneyland e altri nonluoghi, Boringhieri, Torino, 1999) 2000, Fictions fin de siècle suivi de Que se passe – t- il? 29 février,

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de la fin du second Empire au début du XXI siécle, Editions du Seuil, Paris

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articolo inviatomi via mail dall’Autore, in corso di pubblicazione.

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1999, Nel laboratorio dei nuovi linguaggi, intervista effettuata da Marco Ferrari a J.Thiers per L’Unità del 5 Luglio 1999, e disponibile presso il sito infoline.it/cidilamezia/welcome.html nell’archivio. Turkle, S., 1995, Life on the Screen. Identity in the age of the Internet, Simon & Schuster, New York 1999, “Il computer-linguaggio discrimina le donne” intervista rilasciata per la biblioteca digitale di mediamente.rai.it

Tyler, S., A. 1997, “l’etnografia post-moderna: dal documento dell’occulto al documento occulto” in Scrivere le culture, Clifford, J. e Marcus, G.E., a cura di, Meltemi, Roma (ed.orig. Writing Cultures: Poetics

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Elenco dei siti internet concernenti storia e cultura Còrsa:

adecec.net: “a cultura corsa nantu à u web” carcorsica.com

corsica-nazione.com/accoltacorsacad

culturacorsa.tk

curagiu.com: sito dedicato alla storia còrsa

cursichella.free.fr/storiaccia

jdcorse.com: Ebdomadario in linea sull’attualità politico-culturale-còrsa

liberta.come.to

membres.lycos.fr/culturacorsa: altro sito dedicato alla cultura ed alla storia còrse, che al momento della segnalazione, (Maggio 2004) possedeva un link con centinaia di canzoni in Còrso. Attualmente il link non esiste più

perso.wanadoo.fr/gbatti-alinguacorsa/ : interessante sito che si propone l’insegnamento della lingua còrsa. populu-corsu.com: qui è possibile trovare, oltre a pagine di storia, un immenso serbatoio di canzoni in lingua còrsa

repubblica-corsa.org

ribombu.com

tazzu.net

webzinemaker.com/avivavoce

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Elenco siti di particolare interesse per l’Antropologia culturale, la Storia, l’uso di internet per l’insegnamento e le ricerche.

analisiqualitativa.com/magma/index: m@gm@, rivista elettronica di scienze umane e sociali

antropologie.it: sito di dibattito antropologico, con un link per le cyberculture

chromos.unifi.it/ita/index: cyber rivista di storiografia moderna

cronologia.it: sito dedicato alla storia. Immenso serbatoio di informazioni con oltre 700.000 pagine da consultare

cybercultura.it/index.asp: “materiali in rete per capire la rete” efluxa.it/netiquette/: a cura di Arlene Rinaldi, offre spunti sulla Netiquette

fortepiano.it/PagineDelTempo/mainsetpdt.htm: versione on-line di una rivista di scienze umane freeweb.supereva.com/aguy.freeweb/: introduzione alla cyberantropologia

georgetown.edu/bassr/511/lexicon.html: Bass, R., 1997, Culture and History as

Electronic text: a Lexicon of Critica

l Question

georgetown.edu/guide/engines.htm: Bass, R., 1998, Engines of Inquiry: Teaching, Technology, and Learner-

Centered Approaches to Culture and

History

gfvb.it/5edicola/bibminor.html: vasto repertorio bibliografico sulle minoranze etniche di tutto il mondo

istitutodatini.it/biblico/riviste/home: repertorio bibliografico delle riviste on-line

liberliber.it: biblioteca telematica ad accesso gratuito mcel.pacificu.edu/history/jahc/Staley/design.htm: Staley, D., 1998, Designing

and displaining historical

information in Electronic Age

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mediamente.rai.it/biblioteca/: biblioteca digitale contenente oltre 500 interviste ai protagonisti della rivoluzione digitale

novecento.org/ragnatele_6.htm: resoconto di un convegno specifico sull’analisi dei siti rivistaindipendenza.org: rivista di storia contemporanea con particolari accenni ai rapporti Francia-Corsica

swif.it: rivista elettronica di filosofia uniroma2.it/didattica/didattica02/deposito/internet_philos.html: Quintili, P.,Le nuove risorse in rete per la ricerca nel campo delle scienze umane: modelli e

prospettive