Università, giovani e scienza Milano corre e stacca l'Italia · media perle imprese eccellenti...

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IMPRESE E SVII, 1,1190 Università, giovani e scienza Milano corre e stacca l'Italia di Dario Di Vico llano corre. Sì, corre. E stacca decisamente il resto d'Italia. Attrae i giovani, in controtendenza rispetto al resto del Paese, e il livello dell'export ha raggiunto e superato le quote precrisi. La produttività media perle imprese eccellenti risulta superiore a quella delle aziende con le migliori performance in regioni come il Baden Württemberg. Ma quanto dista adesso Milano dal resto d'Italia? Tanto, viene da rispondere e la stessa percezione la deve aver avuta ieri il premier Matteo Renzi dopo aver ascoltato in Assolombarda la relazione di Gianfelice Rocca. Mentre dunque il presidente degli industriali milanesi sciorinava i numeri che fotografano lo straordinario balzo in avanti compiuto dalla città, molti in sala hanno avuto la sensazione di leggere la carta d'identità (aggiornata) di una delle grandi capitali terziarie d'Europa. a pagina 25 con un articolo r Rita Querzé

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IMPRESE E SVII, 1,1190

Università,giovani e scienzaMilano corree stacca l'Italiadi Dario Di Vico

llano corre. Sì, corre.E stacca decisamente

il resto d'Italia. Attrae igiovani, in controtendenzarispetto al resto del Paese,e il livello dell'export haraggiunto e superato lequote precrisi. La produttivitàmedia perle impreseeccellenti risulta superiore aquella delle aziende con lemigliori performance inregioni come il BadenWürttemberg. Ma quantodista adesso Milano dal restod'Italia? Tanto, viene darispondere e la stessapercezione la deve aver avutaieri il premier Matteo Renzidopo aver ascoltato inAssolombarda la relazione diGianfelice Rocca. Mentredunque il presidente degliindustriali milanesisciorinava i numeri chefotografano lo straordinariobalzo in avanti compiutodalla città, molti in sala hannoavuto la sensazione di leggerela carta d'identità (aggiornata)di una delle grandi capitaliterziarie d'Europa.

a pagina 25con un articolo r Rita Querzé

«Milano prenda per mano il Paese»11 premier all'Assolombarda. Rocca: la metropoli attrae i giovani, università fattore di successo

Per Milano è l'ora dell'orgoglio. Lacittà della Madonnina mantiene e raf-forza il ruolo di traino dell'economiadel Paese. A certificare questa realtà èstata ieri l'assemblea di Assolombar-da, l'associazione degli industriali diMilano, Monza e Lodi.

Viavai di auto blu. Al centro con-gressi in zona Fiera è arrivato anche ilpremier Matteo Renzi. Insieme con ilpresidente di Confindustria, Vincen-zo Boccia. In platea l'eccellenza del-l'industria del Paese. Il presidente diAssolombarda ha fatto un punto dellasituazione che è anche un'eredità:Gianfelice Rocca è a fine mandato,questa è stata la sua ultima assem-blea. Nessun cedimento alla retoricae alle citazioni. Rocca ha segnalato gliobiettivi raggiunti. Produttività me-dia per le imprese eccellenti superio-re a quella delle aziende con le mi-

gliori performance del Baden Wtirt-temberg o della Cataluña. Capacità diattrarre giovani talenti, in controten-denzarispetto al resto del Paese: aMi-lano nel 2015 31 mila residenti in piùtra i 25 e i 34 anni. Export che ha giàraggiunto e superato i livelli precrisi.

Ma... In effetti un ma ci sarebbe.Anzi tre, secondo Rocca. Milano e laLombardia devono recuperare di-stanze su innovazione, capacità dellestart up di resistere sul mercato, di-soccupazione giovanile. Per il futuro,poi, ci sono le grandi sfide del dopoExpo. Il decollo del Human Techno-pole, la contesa in Europa per portarel'Ema, agenzia europea per i medici-nali, a Milano. Rocca ha detto che lacittà conta sul governo per vincerequesta battaglia. Ma Renzi ha ribalta-to la prospettiva: è l'Italia che conta suMilano. Su quella Milano che con

Expo ha dimostrato di saper sfidare leprevisioni , diventando per il premierparadigma di ottimismo operoso e fi-ducia nel futuro . Milano dovrebbe«prendere per mano il Paese» e por-tarlo verso lo sviluppo . Il presidentedel Consiglio ha strappato applausialla platea quando ha esaltato le dotidell' imprenditore come uno che nonlavora per il profitto - o almeno nonsolo per quello-ma soprattutto perla soddisfazione di creare e ricchezzae opportunità per la comunità. Renziha ribadito che l'Ires scenderà al24°(un punto sotto la Spagna). E il fondodi Garanzia per le imprese sarà rifi-nanziato con go0 milioni come s'eradetto, ma parte di questi sarannomessi già dall'anno prossimo.

Renzi ha dipinto l'Italia come unPaese che attraversa un momento de-licato perché diviso tra «chi crede chesiamo un grande Paese per il nostropassato e chi invece crede in un futu-ro pieno di cose positive». Prima diR.enzi già l'intervento del presidentedi Confindustria Vincenzo Bocciaaveva puntato sulla necessità di «su-perare la dimensione dell'ansietà edella sfiducia» perché «i destini delleimprese sono legati a quelli dell'Ita-lia». Per Boccia le Regioni devono es-sere acceleratori della politica econo-mica . Sottinteso : spingendo nellastessa direzione del governo perchéin questa fase non ci possiamo per-mettere conflitti . Boccia ha chiesto aRenzi di non intervenire in materia dïriforma dei modelli contrattuali«perché preferiamo farlo noi con ilsindacato». Renzi ha risposto con unperentorio «Fate presto».

I numeri della LombardiaBrevetti (2015 su 2014):

+13% -5%Lombardia Baden-Württemberg

L'export (dati in miliardi di euro)

Rita Querzé© RPRODUZIOfd= RSERVA'A

6,9percentoil tasso didisoccupazionein Lombardia.Dal 2013 più170 milaoccupati alnetto della Cig

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

Il paradosso della cittàche si avvicina all'Europae distacca (ancora) l'Italia

di Dario Di VicoQuanto dista Milano dal re-

sto d'Italia? Tanto, viene da ri-spondere e la stessa percezionela deve aver avuta ieri il premierMatteo Renzi dopo aver ascolta-to in Assolombarda la relazionedi Gianfelice Rocca. Mentre ilpresidente degli industriali mi-lanesi sciorinava i numeri chefotografano lo straordinariobalzo in avanti della città, moltiin sala hanno avuto la sensazio-ne di leggere la carta d'identità(aggiornata) di una delle grandicapitale terziarie d'Europa. Ilguaio è che mentre si riduceva ilgap tra Milano e le Londra, leParigi, le Francoforte, si andavaampliando quello tra la città diAmbrogio e il resto dell'Italia. Ilmotivo è doppio: da una parteMilano si è messa a correre madall'altra il Paese - preso nellasua media - non solo non ha fat-to altrettanto ma nel complessoè rimasto fermo. Da qui Fappel-lo di Renzi al milanesi «a pren-dere per mano l'Italia», non peruna breve stagione ma addirit-tura per i prossimi 20 anni.

Sia chiaro, la straordinaria ri-partenza di Milano ha sorpresotutti, non siamo ancora riuscitia ricostruirne molti dei passag-

gi che l'hanno resa possibile, lachiave del mutamento perònon sembra proprio risiederedentro la dimensione politica.Anzi. È il grado di apertura in-ternazionale della città, la capa-cità delle sue classi dirigenti diessere dentro le reti globali del-le competenze che paiono aver-le permesso non solo di attra-versare i sette anni difficili dellaGrande Crisi ma addirittura di

settori della vita economica chele esprimono e anche nei valoriche le animano. A partire dallareputazione internazionale cheoggi pesa più della ricchezzatradizionale. E a proseguire conpiazza Gae Aulenti che è diven-tato il simbolo di questa rina-scita, ïl posto in cui portare gliamici che vengono da Roma oda Palermo per strappar loro unooh d'ammirazione. Tutto ciòha permesso a Milano di torna-

linvestilimentiliMilano può candidarsia essere un croceviadegli investimentiasiatici in Europa

uscirne più forte e motivata. Unmiracolo che nessuno onesta-mente aveva previsto. E altret-tanto evidente come durantequesta trasformazione, che viavia la sta facendo diventare unhub della conoscenza e dellacreatività, molte cose sonocambiate «dentro» la città. Lestesse élite hanno subito e stan-no subendo una trasformazio-ne nella loro composizione, nei

Scenari

Dall'assem-blea generalediAssolombardaè emersa una«visione difuturo»condivisa, chemostraun'unità diintenti trapolitica,istituzioni emondodell'economiaa suo modounica in Italia

re attrattiva e di poter vantarepersino una folta comunità diespatriati di altri Paesi che vivo-no e lavorano in città. Manca alquadro - e non è un dettaglio -un robusto ciclo di mobilità so-ciale che consentirebbe di met-tere in circolo ulteriori energiee di rivalutare le ragioni del me-rito, soprattutto agli occhi diquei giovani di tante professio-ni che non riescono a usufruiredel dividendo della Milano«speciale» e anzi segnalanouna crescente difficoltà a tenereil campo. È possibile che lachiave di volta di questa rinno-vata scommessa in favore del-l'uguaglianza delle chance stia«nel cambio di paradigma» cheRocca ha chiesto a Renzi: «Por-

cento,percento,il tasso didisoccupazionedella Provinciadi Milano

per cento,il tasso didisoccupazionea livellonazionale

tare il sistema universitario ita-liano fuori dal sistema pubblicoperché non c'è Google senzaStanford». Il capitalismo italia-no dunque ripartirà dalle uni-versità? Nell'attesa e con un podi coraggio forse sarebbe il casodi prendere di petto la questio-ne cinese e, al di là delle querel-le sul riconoscimento di Pechi-no come economia di mercato,pensare che in virtù dei gemel-laggi industriali (Pirelli) e calci-stici Milano possa candidarsi arappresentare in Europa uncrocevia degli investimentiasiatici. Tornando al premier,davanti agli industriali ambro-siani - che lo hanno applauditocaldamente - ha preferitoschiacciare il tasto dell'antropo-logia positiva che l'Italia tuttadeve recuperare per pensare diriprendersi il posto che le spet-ta nel mondo. Era la platea giu-sta per diffondere quel messag-gio, ma anche per parlare dellaprossima legge di Bilancio.Renzi non lo ha fatto: per nonappesantire il discorso, ha det-to. E così una domanda è rima-sta inevasa e ha a che fare an-ch'essa con la grande distanzache separa Milano e il restod'Italia. Non pensa il premierche questo gap si sia allargatoanche per responsabilità di unapolitica economica à la carteche passando dalle leggi di Sta-bilità a quelle di Bilancio haprodotto molte misure e pochecertezze?

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"liUniversità offre know how40alle città dell'innovazione„campo della comunicazione enuovi modelli di gestione delprodotto. Il tema dell"'econo-mia circolare" è il caso più con-creto di applicazione del nuo-vo modello, in un'ottica di cre-scita più sostenibile, piuttosto

Università hatutte le compe-tenze che servo-

no allo sviluppo dei territorie intendiamo metterle a di-sposizione dei decisori politi-ci. La stessa industria 4.0, sucui punta anche il governo, èuna sfida che si può vinceresolo col contributo di tutta laricerca che possiamo mette-re a disposizione».

Rettore Gianmaria Ajani, Tori-no è molto attenta all'innova-zione, ma l'ultimo rapportoRota ci vede indietro per Pii ecompetitività . Come se lospiega?

«Il problema di fondo è la dif-ficoltà di produrre nuovi po-sti di lavoro, come emersoanche giovedì, con il presi-dente Renzi, all'Unione Indu-striale. Ma è l'innovazione lachiave di volta: dobbiamo farcooperare le istituzioni ed èper questo che abbiamo invi-tato gli assessori all'innova-zione di Roma, Milano, Tori-no. Come ha detto la sindacaAppendino, questa coopera-zione deve creare un conte-sto per attirare imprese in-novative. Allo stesso tempodobbiamo accompagnare leaziende che già ci sono a in-novarsi».

Quali competenze servono?«Torino ha vissuto una fasedi forte industrializzazionefocalizzata sulla produzione,oggi la capacità manifattu-riera tecnologica ha bisognodi competenze per disegnareil prodotto su misura del con-sumatore. Ecco che servonoeconomia digitale, analisi de-mografica e dei bisogni, riusodegli scarti, competenze nel

Tutte le «scienzeumane e sociali»impattano sullecapacità produttivedi un territorio

che di decrescita».Non servono solo ingegneri,dunque?

«Anche nella fabbrica "intelli-gente", verso cui andiamo, c'èbisogno di economisti, psicolo-gi, sociologi del comportamen-to, demografi, statistici. Tuttele "scienze umane e sociali"impattano sulle capacità pro-duttive di un territorio. E la ri-cerca nelle varie aree discipli-nari in qualunque luogo delmondo è il fattore che abilita lacapacità dei territori di cre-scere, generare nuove oppor-tunità di lavoro e di migliora-mento della qualità della vita».

Quali sono le strade da percor-rere?

«Una è il progetto Open for Bu-siness del Comune, che vedeuniti Università, Politecnico,Ceip e Ministero dello sviluppoeconomico per una semplifica-zione normativa che riduca lefatiche di chi investe».

Altri progetti?«Il nostro #hackUniTO forAgeing dedicato all'invecchia-mento sano e attivo lavora con30 Università italiane che in-sieme hanno proposto oltre270 progetti di ricerca per leimprese e le amministrazioniche realizzano prodotti e ser-vizi per la popolazione che in-vecchia. In questo progetto ab-biamo lavorato per un nuovomodello di partnership con gli

investitori e i finanziatori fi-lantropici che collaborano perfinanziare la nostra ricerca».

Tra i temi del BarCamp c'è la"sharing economy", ma visti iproblemi dei taxisti con Uber ela denuncia dei dipendenti sot-topagati di Foodora non è unsettore di luci e ombre?

«Quei casi non sono vera inno-vazione, non aggiungono valo-re. È solo una modalità diversadi vendere il prodotto. Dal Bar-camp ci aspettiamo che gli as-sessori comprendano che ab-biamo un patrimonio di cono-scenze e capacità che può es-sere loro utile per uscire dainerzie di gestione dei servizi».

O —C NDPLCUNI DIRITTI RISERVATI

kEPOkTEk,

Al Cam- isEínáudi

II Barcampa cui

l'Università hainvitato gli

assessoriall'Innovazio-

ne di Torino,Milano e

Roma si tieneoggi

al CampusLuigi Einaudi

G ía ,,,,,aríali

II rettoredell'Universi-

tà aprirà ilavori

Hit e non soloBiologia e robot,i c' per ricercatori

Cercasi scienziati e di alto li-vello e per l'Italia. L'Istituto ita-liano di Tecnologia(fit) per lesedi di Genova, Torino, Napolie Roma ha appena lanciatouna call internazionale per 4«top scientist». La selezione èsvolta mediante bando di re-clutamento internazionale sulmodello Tenure Track, adotta-to dall'Università di Harvard,rivolto a Principal Investigatornelle aree di ricerca riguardan-ti la biologia sintetica e dei si-stemi, la locomozione in cam-po robotico, l'ingegneria tissu-tale e lo studio multidiscipli-nare dei biosistemi. Icandidati sono valutati dal Co-mitato tecnico scientifico del-l'Istituto. I ricercatori selezio-nati hanno da 5 a io anni perdimostrare di condurre in au-tonomia un programma di ri-cerca di alto livello nel loro set-tore. «Chi fa ricerca è abituatoa spostarsi da un Paese all'al-tro, uno dei problemi del no-stro Paese è che molti cervellifuggono, ma pochi rientrano.Quasi metà del nostro staffproviene dall'estero; con que-ste nuove posizioni, riusciamoa diventare attrattivi per i topscientists a livello internazio-nale, cercando così di bilan-ciare il flusso dei ricercatoritra l'Italia e il resto del mon-do» spiega Roberto Cingolani,direttore scientifico dell'Iit.

Roberto Cingolani,direttore scientifico deli lit

Sul portale lit sono poi apertealtre 32 posizioni per ricerca-tori sempre nel nostro Paese.

I ricercatori vengono sele-zionati anche dalle Universitàitaliane che si danno da fareper tenere i propri cervelli e at-tirarne di stranieri. Ecco alcunicasi. La Ca' Foscari di Veneziaquest'estate ha lanciato unacali internazionale on line peraltri quattro studiosi e ne do-vrebbe lanciare una anche

l'estate prossima. Anche la Bi-cocca ogni anno delibera l'en-trata di ricercatori a tempo de-terminato, a breve sarà apertoil bando per 4 posti per medi-cina e chirurgia, psicologia,scienze della formazione ematematica, ma all'inizio del-l'anno aveva già programmato1,5 nuovi ingressi per il 2017.

Numerose le opportunitàofferte anche dall'Universitàstatale di Milano: a luglio sonostati deliberati 29 posti di ri-cercatore a tempo determina-to di tipo A e a breve sarannodeliberati una cinquantina diposti di ricercatore a tempodeterminato di tipo B, che sa-ranno poi banditi entro la finedell'anno. Tre i bandi aperti almomento per 2 posti per Bio-chimica clinica e biologia mo-lecolare clinica (scadenza 20ottobre), i posto per diagnosti-ca per immagini e radioterapia(scadenza 27 ottobre).

Irene ConsigliereIreConsigliere

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Camp al Campus Eînaudî

Il nostro futurotra big data, riusoe servizi condivisiConfronto tra assessori di tutta Italia

Come cambiano, con la moledi dati che produciamo ognigiorno, le decisioni della poli-tica? Cosa resta della privacy?Come progettare un'auto o unedificio interamente riciclabi-li? Le piattaforme come Air-bnb sono davvero un servizio«condiviso», tenuto conto checi sono gruppi auto organizza-ti che cercano di bypassarle?Sono alcune delle domandeattorno a cui oggi discuteran-no assessori all'innovazione diTorino, Roma, Milano, e cittàminori come Livorno, Lecce,Empoli. «Le città dell'innova-zione» è il tema dell'incontroorganizzato dall'Università diTorino con la media partner-ship della «Stampa», dalle 11alle 18 nell'aula magna delCampus Luigi Einaudi di Lun-go Dora Siena 100.

Modalità nuovaInnovativa è anche la modali-tà: si tratta di un BarCamp,una non-conferenza. 1 temi so-

no dibattuti in grup-pi di lavoro infor-mali, per favori-re lo scambio diidee. Sono in-vitati a parte-cipare univer- Economia circolare, Titolaritàsitari, ricerca- culturale, Big data, Servizitori, politici, as- Condivisi, Amministrazionesociazioni, im- apertaprenditori e sem-plici cittadini.

«Torino è arrivata sulpodio come città europea del-l'innovazione - spiega il socio-logo dell'Università GermanoPaini - e con questo BarCampconferma la sua centralità sultema». Per Torino sarannopresenti gli assessori Paola Pi-sano (innovazione), FrancescaLeon (cultura), Marco Giusta(università) con Flavia Marza-no, assessore all'innovazionedi Roma e la corrispettiva diMilano Roberta Cocco. L'ini-ziativa rientra nel progetto«Innovazione e competitività»,che l'ateneo porta avanti col

sostegno della Compagnia diSan Paolo, per sviluppare ideed'avanguardia per l'industria eil territorio.

I temiOgnuna delle città parlerà dellesue buone pratiche nell'ambitodell'innovazione. L'ateneo met-te sul piatto le sue competenze,chiedendo alla politica di batte-re un colpo e di mettersi in gio-co per combattere la crisi inno-vando. Cinque i temi, i gruppi dilavoro. Il primo è l'economia

circolare, che riguarda un ridi-segno della produzione per fa-vorire un miglior utilizzo e riu-tilizzo delle risorse. C'è poi la«titolarità culturale», in praticasta cambiando il concetto di au-dience e bisogna passare dauna idea del pubblico passivoalla capacità anche dei cittadinidi produzione culturale, contutti i nuovi mestieri ipotizzabi-li. C'è poi il tema, controverso,dei servizi condivisi, da BlaBla-car a Tobike ad Airbnb, che icittadini mettono in campo per

battere la crisi. Un quarto temaè quello dell'amministrazioneaperta e trasparente. I dati e leinformazioni pubblici «sono unpatrimonio della collettività.Ma come garantire la loro cor-retta interpretazione?» è unadelle domande poste ai parteci-panti. Infine, i big data, la moledi informazioni che generiamoogni giorno. «Oggi non si può fa-re politica - dice Paini - senzaanalizzare la realtà con gli stru-menti della ricerca». [F. Ass.]

O BV NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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Sul tema dell'innovazione la nostra città continua ad affermarsi e lo fa anchecon l'iniziativa odierna

Stato innovatorevero venture ca italche costruisce i turo

are capitalismo nell'economia del-l'innovazione, come direbbeWilliamH.janeway, diventato ricercatoredo-

po un'esperienza (fortunata) da venture ca-pitalist, richiedeall'inizio un approccio an-ti-economico. O meglio: l'innovazione di-pende da fonti di finanziamento sulle qua-li non pesi la preoccupazione per il ritornoe la massimizzazione del profitto. L'esattoopposto del dogma neoclassico: l'efficienzanon è una virtù di un'economia di merca-to. Perché la virtù più importante, quandosi parla di avanzamento tecnologico, «è lacapacità di tollerare gli inevitabili sprechinell'evoluzione dell'economia dell'innova-zione». Non ci sarebbero quindi infrastrut-ture-dalle autostrade alla banda larga -senon fossero state le Nazioni a investirci perprime. Lo Stato, cioè, ha assunto negli ulti-mi decenni una posizione centrale nelle di-namiche dell'economia innovativa Sia perfinanziare la ricerca a monte, quella che dàluogo a scoperte e invenzioni, sia per pre-servare la continuità nell'economia di mer-cato quando scoppia la bolla in grado di a-limentarne, con l'effetto leva, la trasforma-zione. janeway si spinge fino ad affermareche l'economia dell'innovazione «partedal-lascopertafavoritadagli investimenti pub-blici, e culmina nella speculazione della fi-nanza». Proprio l'interazione fra investi-menti dello Stato e capitali privati specula-tivi, anzi, ne avrebbe rappresentato in que-st'ottica la variante più produttiva.Che sia «lo Stato» a essere il vero «innovato-re» lo pensa anche l'economista italo-ame-ricana Mariana Mazzucato. La quale di-mostra nell'omonimo lavoro come - da In-ternetal Gps, dalle batterieal litio allo scher-mo touch-senza la ricerca pubblica l'iPho-ne non sarebbe mai nato. Steve Jobs, cioè,«ha integrato tecnologie già prodotte dalloStato in un oggetto commercialmente ap-petibile, evitando il rischio di investimentisenza un chiaro ritorno immediato». Ë loStato, dunque, nelle economie più avanza-te, a farsi carico del rischio d'investimentoiniziale all'origine delle nuove tecnologie. Esenza investimenti pubblici, ci sarebbero po-chi passi in avanti.

Marco Gerardo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Noi, fallitidi successo

di Anna Meldolesl

tutti è capitato difallire e tutti abbia-mo desiderato na-sconderlo. E se in-vece iniziassimo a

raccontare di quella volta incui il concorso non l'abbiamovinto, la promozione è toccataa un altro, la nostra idea è statabocciata?

A dare l'esempio è un'istitu-zione che può essere conside-rata l'emblema stesso del suc-cesso: Harvard. L'universitàamericana è in cima alle clas-sifiche dei migliori posti almondo per studiare e fare ri-cerca, ma ci tiene a insegnareche fallire è normale. Il suo si-to web esplora le dinamiche disuccesso e fallimento nella se-zione del «Success-FailureProject» e documenta le storiedei tanti allievi che sono in-ciampati e si sono rialzati.

La parabola più bella è quel-la del genetista George Chur-ch, che unisce una delle mentipiù geniali dei nostri tempi algusto per la provocazione.Nella sua biografia alla vocepremi dichiara: «Nessuno,davvero». Non si vergogna didire che ha ripetuto il primoanno delle superiori e ha resopubblica la lettera con cui laDuke University nel 1976 lo haallontanato per un pessimovoto. Il ragazzo era troppo pre-so dalla passione per il labora-torio e non seguiva le lezioni,per fortuna IIarvard capì il va-lore delle sue attività extra-curriculum e lo accettò nel1977- Mentre gli dava il benser-vito il rettore della Duke gli au-gurava di avere successo altro-ve ed è andata proprio così. Daallora Church ha lasciato la suaimpronta in tutti i campi in cuisi è cimentato, dalla genomicaallo studio del cervello allenuove biotecnologie di preci-sione. «Se non stai fallendoforse non ti stai mettendo allaprova davvero», è il titolo scel-to dalla IIarvard Gazette che

Sul sito dell'ateneo di Harvarddocenti e grandi scienziatiraccontano le loro sconfitteIl punto non è essere bocciatima avere tenacia nelle difficoltà

lo ha intervistato. La paura difallire è nemica delle grandiimprese, perché impedisce digiocare le partite difficili e dicorrere rischi. «Se non avetemai perso un volo, avete spre-cato troppo tempo in aeropor-to. Se non siete mai stati re-spinti in amore, non aveteamato abbastanza», concordaAndrew Gelman, professore diStatistica alla Columbia Uni-versity.

La tenacia di fronte alle dif-ficoltà consente di prevederele chance di successo dellepersone meglio del loro quo-ziente intellettivo, sostiene an-che la psicologa dell'Universitàdella Pennsylvania Angela LeeDuckworth nel suo libro sullagrinta. La vita è dura ma gliostinati non si scoraggiano. Italentuosi incapaci di accetta-re gli insuccessi, invece, pos-sono finire per arrendersi. Ilsegreto è insistere: fallire an-cora, fallire meglio, per citare

una frase celebredi Samuel Bec-kett.

Nella raccoltadi riflessioni sul-le bocciaturepubblicata daIIarvard trova

In ReteIl sito

dell'Universitàdi Harvarddedicauna sezioneai temidei successoe delfallimento:«The Success-Failure Project»(successfailureproject.bsc.harvard.edu/)

La paginaè una sortadi piattaformadove discutere,raccontareesperienzeed esplorarele relazionitra fallimentoe riuscita.Gli studentisono invitatia rifletteresul significatodei due terminie su come lapaura di falliree il desideriodi riuscireinfluenzinole loro vite

posto un trattatoironico sulla sta-tistica dei falli-menti, firmatoda Xiao-Li Meng,preside dellaGraduate Schoolof Arts andSciences. Ë unaserie di teoremiche smontanouna dopo l'altratutte le scuse che

accampiamo di fronte a un in-successo. La premessa è che,per ogni posizione per cui val-ga la pena competere, la pro-babilità che un candidato scel-to a caso venga bocciato èmaggiore di quella che vengapromosso. Inoltre, la probabi-lità di essere accettati tutte levolte che si compete è uguale azero. La conclusione è che«statisticamente sarete re-spinti e probabilisticamentesarà giusto così».

Post scriptum: l'augurio suo(e del Corriere) è che l'espe-rienza di vita di ciascuno dinoi bocci sonoramente questateoria.

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Oltre a saggiaccademici, lasezione ospitatestimonianzedi ex alunnio professoriche raccontanoi loro fallimentie come lihanno superati

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Samuel Beckettscrittore, 1906-1989

Tenti sempre. Fallisci sempreNon io a. Tenta di nuovoFalli sei di nuovo. Fallisci meglio

I casi celebriGeorge

Church: nel'76fu allontanatodall'università

AlisonLevine: nel2002 mancòl'Everest, poiraggiunto nel2010 SteveJobs: cacciatodalla sua Apple,se la ripresedopo 12 anni

StevenSpielberg:respinto dallascuola dicinema

riconoscimenti 2016 ia liv r Holmstrómche índagano il rapporto tra

obiettivi e incentivi aperseguirli

1 premio Nobel per l'econo-mia quest'anno è andato aOliver Hart e Bengt Holm-

ström, due sofisticati econo-misti teorici che hanno contri-buito in modo fondamentalealla teoria dei contratti.

Il nome è riduttivo. Non sitratta di studiare le proprietàdi specifiche forme contrat-tuali. La teoria dei contratti èpiuttosto lo studio generaledi rapporti sociali ed economi-ci tra individui e!o istituzioniqualora le parti abbiano stru-menti e informazioni specifi-ci, ma obiettivi non allineati.Esempio classico è il rapportotra i manager e gli azionisti diuna impresa. I primi possiedo-no informazioni e capacitàper gestire l'impresa ma, sen-za appropriati incentivi, lo fa-ranno a proprio vantaggio,non nell'interesse degli azio-nisti. L'analisi degli incentiviappropriati in situazioni diquesto tipo è uno degli obiet-tivi della teoria dei contratti.Le applicazioni sono innume-revoli, al di là dei rapportid'impresa: dal mercato del la-voro, alla politica economica,ai mercati di assicurazione,ai sistemi scolastici, fino airapporti di coppia o di amici-zia.

Hart e Holmström hanno

studiato in modo particolaremodelli in cui gli obiettivi del-le parti sono vari ed eteroge-nei e!o difficilmente osserva-bili (o addirittura difficilmen-te definibili). L'analisi di que-sti modelli porta ad identifica-re le fondamentali luci e om-bre dei sistemi di incentivi.

Alcuni esempi renderannol'idea. Si pensi allo sviluppoeducativo di un bambino ascuola, un obiettivo con tali etante dimensioni da essereappunto impossibile da defi-nire. Legare però gli incentividegli insegnanti ad una suadimensione facilmente osser-vabile, ad esempio il successoin una serie di test, li può por-tare a privilegiare in modo de-leterio alcuni aspetti dell'in-segnamento (quelli più diret-tamente connessi ai test)piuttosto che altri. È chiaro al-lora che il problema è estre-mamente complesso, che gliincentivi sono necessari pergarantire la qualità del siste-ma educativo, ma che incenti-vi troppo specifici possono es-sere inefficienti. Allo stessomodo, nel contesto di una pri-vatizzazione di un serviziopubblico, incentivi specificiofferti all'impresa privatapossono tendere a favoriretroppo la riduzione dei costi,

che è facilmente osservabile,a scapito della qualità del ser-vizio stesso, che non lo è. Piùin generale, situazioni di que-sto tipo si hanno in molti rap-porti di impresa, ma anche inrelazioni sociali come i rap-porti di coppia, dove gli inve-stimenti delle parti al bene co-mune sono specifici e difficil-mente definibili, ad esempioperché composti da tutta unaserie di comportamenti quoti-diani.

La complessità di queste si-tuazioni rende difficili solu-zioni univoche. Ma è la preci-sione concettuale ed analiti-ca dell'analisi a valere il pre-mio Nobel. Aver compreso ilproblema, non averlo risolto.Ciononostante, alcuni ele-menti generali che caratte-rizzano incentivi ottimali sipossono dedurre dall'analisi.Ad esempio, incentivi specifi-ci relativamente poco defini-ti devono essere abbinati auna appropriata distribuzio-ne del potere contrattuale edecisionale tra le parti. In ter-mini degli esempi preceden-ti, è cruciale definire chi ab-bia potere decisionale sui pas-saggi di carriera degli inse-gnanti e quanta flessibilitàabbia nell'esercitarlo; o a qua-li condizioni il rapporto tra leistituzioni pubbliche e l'im-presa privata possa essere ri-solto.

In conclusione, un ottimopremio, che ci si aspettava datempo: un esempio virtuosoche porta munizioni a chi vo-glia sostenere il valore intel-lettuale e la rilevanza della di-sciplina economica.

Gli interessi dei dirigentidevono essere allineatia quelli di tutti gli azionisti

Le applicazioni della teoriadei contratti vanno dallascuola fino ai matrimoni

Ricerca, brevetti e innovazionelo 09a in rimonta sull'EuropaL'ItaliHigh - tech e svilupp o anche al Sud , ma il gap resta forte

MASSIMO TONDINIMILANO

gli italiani l'inventiva non è mai man-cata. La fiducia in se stessi e in chi ligoverna invece sì. Un'altra cosa che

non è mai mancata agli italiani è l'eccessivocarico fiscale. E una certa capacità organiz-zativa invece sì. Potrebbe essere anche il po-co opinabile quadro sullo stato dell'innova-zione tecnologica nel nostro Paese, tra inve-stimenti insufficienti e fughe di cervelli, an-che se poi qualche volta qualcuno ritorna. Unquadro in chiaroscuro, tra cronici e annosiritardi e improvvise impennate di orgoglio einaspettata efficienza. Con eccellenze spar-se un po' qua e là sul territorio, a macchia dileopardo, ma sullo sfondo una strutturaleincapacità di fare sistema, a partire dallasconnessione del mondo del lavoro e im-prenditoriale da quello della scuola, univer-sità in testa. Su tutto ciò, la persistenza di u-no storico gap con l'Europa del Nord. Unadistanza che però si stavia via riducendo, no-nostante il Belpaese re-sti molto al di sotto del-la media europea e an-cora lontano dagli o-biettivi di Europa 2020.Stando all'ultimo Rap-porto Bes 2015, la spesatotale in ricerca e svi-luppo ammontava nel2013 a circa 21 miliardidi euro (+1,1% rispettoall'anno precedente),ma tuttavia l'investi-

turali in molti altri ambiti sociali. La Cam-pania nell'high-tech si posiziona così a Il-vello delle regioni ciel Centro-Nord al pari diVeneto e Toscana e ben sopra il Friuli-Vene-zia Giulia. Certo, a livello nazionale a fare laparte del leone c'è la solita Lombardia, l'u-nica regione italianafrale top 20 europee. Po-sizione che non consente però all'Italia dicollocarsi al di sopra del misero ventesimoposto nella classifica degli occupati nei set-tori ad alta tecnologia, dove siamo seguitisoltanto da Grecia, Portogallo e dai Paesi del-l'Europa orientale.Un'altranota dolente è quella dei brevetti, unchiaro indicatore di capacità innovativa. Idati forniti dall'European Patent Office, l'or-ganismo europeo che registra e tutela i bre-vetti a livello nazionale, dicono che lo scor-so anno gli italiani hanno presentato 3.979richieste di brevetto, con un aumento di 330rispetto al 2014 (+9%0). Un balzo che ci con-sente di superare la Svezia e di agganciarel'ultimo posto della top ten mondiale, che

vede in testa con 42.692brevetti applicati gli U-sa, seguiti daGennania,Giappone, Francia, Pae-si Bassi, Svizzera, Coreadel Sud, Cina e RegnoUnito. In pratica l'Italiaè al sesto posto europeo,ma se si considera il rap-porto brevetti/popola-zione risultiamo moltoindietro in classifica. Trale nazioni della nostradimensione, la Germa-nia vanta 3,02 brevetti

L'attività innovativae commerciale italianaè all'avanguardia in tremacrosettori: chimica,

elettronica e meccanica.Nell'ultimo siamo al top

anche perle registrazioni

mento in R&S è ancora lontano dal targetnazionale dell' 1 ,5% di Europa 2020, con ungap di 0,7 punti percentuali rispetto alla me-diaUe, pari al 2%. In aumento anche la spe-sa privata in R&S ( 12,1 miliardi , +3,4%) chesale dal 57,1 al 57,7% sul totale, ma solo unquarto delle imprese investe nei nuovi pro-dotti , soprattutto tra le industrie di grandidimensioni.Un fronte ancora piuttosto problematico inItalia è soprattutto l'insufficiente interazio-ne tra università e mondo imprenditoriale.Anche se proprio ieri è cominciata a Napolil'esperienza dei primi cento cervelloni del-la Apple Academy nel nuovo polo universi-tario tecnologico, dove i duecento ragazziche hanno superato i test verranno cresciu-ti a pane e algoritmi per diventare esperti diinformatica grazie alla los Developer Aca-demy, la prima scuola europea per svilup-patori di app sorta dalla partnership tra il co-losso di Cuperlino e l'Università Federico II.Un segnale positivo e incoraggiante, soprat-tutto per unaregione che scontaritardi strut-

registrati ogni I0milaabitanti, laFrancia 1,73,il Regno Unito 0,82 e l'Italia 0,65. In praticasuperiamo soltanto la Spagna con 0,33.Ma perché fatichiamo a brevettare, nono-stante un'indiscussa genialità e consideran-do che l'Ego tiene conto della nazionalitàdell'inventore, a prescindere dal Paese in cuiil brevetto è stato registrato? Pur esistendo ilcosiddetto «privilegio accademico» (che at-tribuisce al ricercatore universitario la fa-coltà esclusiva di realizzare l'invenzione e ditrarne i relativi profitti), il ricercatore devevedersela con una burocrazia ostile e concosti proibitivi. Oltretutto le università han -no spesso regolamenti differenti in materiae questo scoraggia le imprese a mettere incampo progetti di collaborazione con gli a-tenei. Nonostante questo, ci sono tre macrosettori nei quali l'attività innovativa e com-merciale italiana è all'avanguardia: chimica,elettronica e meccanica. In quest'ultimo poil'Italia è al top (e in controtendenza) ancheper quanto riguarda ì brevetti.

© RFR000nowe RISERVATA

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Scadono i contratti dei giovani scienziati del Pascale

di Napoli. Edecine di studi con farmaci innovativi salteranno. Con conseguenze gravi peri malati. Così va in panne un grande istituto. Colpa del rosso fisso ella regione Campania

UN GRANDE E PRODUTTIVO istitu-to di ricerca. Accoglie migliaiadi pazienti da tutto il sud. Ed èuno dei più apprezzati punti diriferimento scientifico. In Italia

e nel mondo. Eppure, oggi il valore che gli èriconosciuto rischia di precipitare. Stran-golato, come quello di qualsiasi altra strut-tura sanitaria regionale, da un Piano dirientro che blocca in parte anche la ricer-ca. Uno stop rischioso, non solo per la perdi-ta di tanti posti di lavoro che potrebbe in-crementare la fuga di cervelli, ma ancheper le conseguenze che avrebbe sugli stes-si malati. La situazione è questa. Tra menodi un mese scadono i contratti di circa 250giovani ricercatori. Si tratta di rapporti dilavoro Co.Co.Pro, collaborazioni a proget-to. Quando scadono - in genere durano unanno- dovrebbero essere prorogati. Ma sta-volta, responsabile il Jobs Act annunciatoa giugno del 2015, la procedura diventeràoff-limits già dal prossimo gennaio. E se ivertici del Pascale non si assumeranno laresponsabilità di fare qualcosa subito, laparalisi sarà inevitabile. Certo, non ci sa-ranno ripercussioni sull'attività assisten-ziale di routine, ma il blocco delle ricerchein corso avrà comunque risvolti negativiper i pazienti. Parliamo dei protocolli speri-

mentali, quelli che rappresentano per mol-ti malati di tumore la possibilità di esserecurati con i nuovi farmaci. «Senza il fonda-mentale supporto di questi giovani, per l'Istituto sarà la fine della ricerca», avverteSandro Pignata, direttore del dipartimen-to uro-ginecologico del polo oncologico par-tenopeo e tra i firmatari dell'appello finitosulla scrivania del ministro della Salute edel presidente della Regione Vincenzo DeLuca. Ultima chance in cui il personale (enon solo) confida è il governo nazionale.Che potrebbe adottare un'iniziativa di sal-vataggio, prima che sia troppo tardi. Sia-mo al paradosso, spiegano dall'Istituto, an-che perché i fondi della ricerca necessariper i contratti sono disponibili.

Ma quali protocolli il Pascale ha già av-viato? «Circa 250 gli studi clinici aperti - ri-sponde Gennaro Ciliberto, il direttorescientifico in procinto di assumere lo stes-so incarico al Regina Elena di Roma - e diquesti, ogni anno ne vengono attivati uncentinaio della durata media di 12 mesi. Ipazienti coinvolti sfiorano quota 3000. Ingran parte della Campania ma, visto che lesperimentazioni rappresentano un'attrat-tiva, c'è anche una percentuale che arrivada altre regioni». Ad assicurare la realizza-zione dei progetti sono ovviamente i finan-ziamenti che, solo per il Pascale, ammonta-no a 10 milioni l'anno. Primo sponsor è ilministero della Salute che contribuisce at-traverso fondi di ricerca corrente per 4 mi-lioni. A seguire, le quote che provengonodai Por regionali, da altri enti, come Miur,Comunità europea e Airc.

«Le conseguenze di un'interruzione del-le sperimentazioni sono ovvie - aggiungeCiliberto-i pazienti non potrebbero giovar-si delle molecole sempre più innovativeche per molti di loro spesso rappresentano

l'ultima speranza».Esemplare il caso della genetica. Il suo

ruolo, ormai riconociuto per lo sviluppo dinuove terapie, ha consentito l'avvio di mol-teplici studi clinici anche a Napoli. SpiegaNicola Normanno, direttore del diparti-mento di ricerca del Pascale e membro del-la Translational Research Working Groupdell'Esmo: «Uno dei trial riguarda la valuta-zione delle alterazioni genetiche che rive-lano se un determinato tumore risponderào meno a specifici farmaci. E questo vuol di-re che ci sono pazienti ai quali queste mole-cole vengono somministrate sperimental-mente. Se si ferma la ricerca, i malati per-deranno questa opportunità terapeutica.Che spesso è anche l'ultima».

I contratti in scadenza non coinvolgonosolo il Pascale, ma tutti gli Irccs nazionali.Secondo recenti stime, a rischio disoccupa-zione ci sono 4mila ricercatori in tutta Ita-lia. Ma la condizione del Pascale è partico-larmente delicata, proprio per il Piano dirientro che, insiste Pignata «si rivela assur-do quando intacca anche un istituto dei tu-mori».

È il maggiore IRCCSOncologicodei Mezzogiornoed è Centrodi Riferimentoper la rete oncologicanazionale e regionale

Lo hanno definito"Effetto AngiolinaJolie". In aumento del20 per cento lerichieste. È così daquando l'attriceamericana, dopoavere saputo di esseresuscettibile asviluppare un cancro,si è sottoposta allachirurgia "preventiva"ricorrendo ad unamastectomiabilaterale. A segnalareil trend in salita didonne interessate aconsoscere se sono arischio o meno diammalarsi, sono lestesse aziende cheproducono il kit. Inquesto caso, si parladi neoplasie dellamammella edell'ovaio: grazie aun'indagine geneticaoggi i tecnici possonoidentificare mutazionidei geni BRCA1 eBRCA2. Quelle che nesono portatricipresentano un rischiomolto elevato di

sviluppare un tumorenell'arco della lorovita. Secondo recentidati, in quasi il 10 percento dei casi questotipo di cancro èassociato allamutazione,prediligendo inparticolare soggettigiovani under40.«Un esame del genereandrebbe consigliatoperò - mette inguardia FrancescoPerrone-a una donnasana solo se il medicoindividua un profilo dirischio familiarerilevante. E cioè sullabase del numero diparenti già colpiti esulla loro età». Diversainvece è la condizionedelle pazientiammalate di tumoredell'ovaio.In questo caso infattil'esecuzionedell'esame dilaboratorio è utile aidentificare qualisono le pazienticandidate a untrattamento con unfarmaco di ultimagenerazione(olaparib) indicatosoltanto in presenzadella mutazionegenetica. «Anche inquesto caso il test -aggiunge l'oncologo -va eseguito solo suindicazione dellospecialista».

Chi è colpito datumore ed è indifficoltà economica èa maggior rischio. Aconfermarlo sono irisultati dello studio"Financial toxicity"condotto dall'istitutotumori di Napoli conla cattedra di Statisticasanitaria del II Ateneo.La ricerca, guidata daldirettore diSperimentazionicliniche del PascaleFrancesco Perrone, epresentata ieri alcongresso europeo diOncologia (Esmo),rivela i dati delle 16sperimentazionicondotte tra il'99 e il2015 su 3670 pazientiaffetti da cancro delpolmone,dellamammella odell'ovaio. «Giàall'inizio dello studio,un quarto dei pazientiche riportavadifficoltà economichepresentava un rischiodel 35% in più di avereun peqqioramento

della qualità di vitarispetto a pazientisenza problemifinanziari - rivelaPerrone - inoltre, perun altro 22% di malati,i disagi economiciaumentavanodurante iltrattamento. I Ipeggioramento loabbiamo definito"tossicità finanziaria",un elemento che hadeterminato unrischio di morire dei20% in più rispetto achi non avevaproblemi». L'effettonegativodell'impoverimentosulla sopravvivenza èsimile a quellobenefico di alcuninuovi farmaci. Ci hasorpreso, aggiunge ilcoordinatore, «unrischio di morteaumentato per ipazienti che durante iltrattamentoregistrano unpeggioramento dellaloro condizioneeconomica. E, in parte,ci consola osservareche, a differenza degliamericani costretti apagarsi parte deifarmaci anticancro,nei nostri malati ilrischio aumenta solodel 20%, grazie a unservizio sanitario chepaga per intero ilcosto dei farmaci».

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Un cuore che aveva subito un infartoè stato rigenerato e ha ripresoa contrarsi grazie alte cellule staminati:è accaduto nell'esperimento condottosui macachi e descritto sulla rivistaNature dal gruppo dell'universitàgiapponese i Shinshu. Le staminatihanno riparato Le lesioni e si sonointegrate perfettamente.

1 La proposta della Cassa

Ragionieri, alterntra studio e ateneo

La Cassad i previdenzade iragionieri prepara l'ingressodegli esperti contabili attra-verso l'alternanza tra studioprofessionale e università. Laproposta è stata presentata ie-ri, dal presidente della CassaLuigi Pagliuca, durante unconvegno a Milano dedicatoalla riforma del lavoro.

«Giudico positivamente lacollaborazione manifestatadai professionisti in materiadi alternanza studio-lavoro.In particolare -ha commenta-to il ministro del Lavoro Giu-liano Poletti - il percorso pro-fessionalizzante propostodalla Cassa ragionieri è validoeinteressante».

L'impegno del ministro,dunque, è studiare lapossibili-tà di una norma che consentaai ragionieri di accogliere neiloro studi quanti vogliono pre-pararsi allaprofessione coniu-gando università e tirocinio.

«La nostra idea - ha evi-denziato Pagliuca- è consen-tire ai giovani di frequentaregli studi professionali all'ini-zio del percorso universita-rio. Ciò permetterebbe uncollegamento diretto tra teo-ria e pratica».

Occorre però una normaper inquadrare questi rappor-ti,visto che non si tratta di pra-ticantato, possibile di normasolo dopo la laurea. Anchel'anticipo della pratica previ-

sto da convenzi onitra Ordini euniversità non basta, visto chel'ingresso negli studi - secon-do la Cassa ragionieri - do-vrebbe avvenire in contempo-ranea all'avvio del percorsoaccademico. Il progetto deira-gionieri si colloca nel quadrodelle iniziative di alternanza enon può neppure essere "co-perto" da un contratto di ap-prendistato, poiché l'obietti-vo è formare un professioni-

L'Ente sollecitauna disposizioneper coniugareiltirocinio e la frequenzaall'università

sta, non un dipendente.«L'Italia - ha concluso Po-

letti - ha perso 20 anni perchénon è stata in grado di metterein collegamento l'istituzionescolastica con il mondo del la-voro. Abbiamo bisogno di unacollaborazione molto ampia:scuola e università devono es-sere pronti, le famiglie deglistudenti devono comprende-re l'importanza di questa op-portunità,le imprese e gli studiprofessionali si devono attrez-zare per sviluppare l'attività diformazione».

CORI PR000 ?IONE RISERVATA