Università delle Tre Età Nuovi Orizzonti Insieme Grassi Gianna Guazzoni Cristiana Lo Nigro Paolo...

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Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94 Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Terralba, 79 - Tel. e Fax 010 9112640 e.mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org Anno XX n. 2 Marzo 2013 Unitre Arenzano Cogoleto Università delle Tre Età NOI Nuo Nuo Nuo Nuo Nuo vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme NOI Nuo Nuo Nuo Nuo Nuo vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme vi Orizzonti Insieme

Transcript of Università delle Tre Età Nuovi Orizzonti Insieme Grassi Gianna Guazzoni Cristiana Lo Nigro Paolo...

Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94

Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Terralba, 79 - Tel. e Fax 010 9112640

e.mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org

Anno XX n. 2 Marzo 2013

Unitre Arenzano Cogoleto

Università delle Tre Età NOINuoNuoNuoNuoNuovi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insieme

NOINuoNuoNuoNuoNuovi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insiemevi Orizzonti Insieme

N.O.I. nuovi orizzonti insieme2 Anno XX n. 2

Redazione di NOI

AuserPina AntignaniRina RancatiPericle RobelloRosanna Trogi

Fabia Binci

CCM: Ricordo di Giuseppe Meo ....................... 28

Amici di Arenzano: Mostra “Spinti al largo” ........ 30

WWF: Salviamo gli elefanti africani .................... 32

Töre di Saraceni ............................................... 34

Auser: Corsa bagnata... corsa fortunata ........ 35

Scintille ............................................................ 36

Florarte ............................................................ 37

L’ultimo pastore delle nuvole ............................ 38

Aspettando Florarte ......................................... 39

Rughe ............................................................. 40

Brevità ............................................................. 41

Avventure tra le righe ...................................... 42

Viole del pensiero ............................................ 42

Avventurieri famosi ........................................... 43

Foto di classe ................................................... 43

La bellezza dei proverbi .................................... 44

Ultime parole famose ....................................... 44

Profumi ............................................................ 45

Appuntamenti di primavera .............................. 45

Concorso Presepi ............................................. 46

Miscellanea poetica ........................................... 47

Memorandum................................................... 48

Il saluto della Presidente .................................. 3

Il Concerto di Natale ........................................ 4

Un Genovese in Paradiso .................................. 5

Dietro le quinte ............................................... 6

Fai buon uso della libertà .................................. 8

Il pozzo cantato ............................................... 10

Un pittore a Mauthausen ................................. 11

Personaggi Unitre ............................................ 12

L’angolo dei libri ............................................... 14

Fitness per il cervello ........................................ 15

Haiku ............................................................... 15

Rave party: ieri ... oggi ..................................... 16

Siamo in recessione .......................................... 17

Se ti abbraccio non aver paura ......................... 18

Le Langhe ....................................................... 20

La zingara ........................................................ 22

Dal corso: Io scrivo, io ascoltoEra arrivata l’ora della partenza .................... 23

In un battito di ciglia ................................... 24

Una notte per caso ................................... 25

Poesie ........................................................ 26

Genova con l’Africa racconta ............................ 27

SOMMARIO

Maria Rosa BaghinoMarilina BortolozziSelma BraschiBeppe CameiranaGiuseppina MarchioriIdelma MauriLoredana OdazziMaura StellaRosy Volta

Fabia Binci, Direttore Responsabile

Distribuzione

Hanno collaborato

Amici di ArenzanoAmici del CCM di ArenzanoAuserGenova con l’AfricaTöre di SaraceniWWFGruppo BibliotecaEleonora BozzaniFanny Casali SannaAngela CavigliaMaria Elena Dagnino

Patrizia DettiIda FattoriRosanna GamberaleEnnia GrandiElio GrassiGianna GuazzoniCristiana Lo NigroPaolo MauriAntonio Angelo PenatiCinzia RevelliAlberto Sacco

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 3Marzo 2013

Viviamo in un tempo difficile:ancora conflitti e guerre in molteparti del mondo, intorno a noiventi di recessione, pressioni so-ciali, crollo del welfare, difficoltàdei mercati finanziari, emergen-ze umanitarie, drammatici inter-rogativi di portata internazionalesul futuro del nostro pianeta e

l’elenco potrebbe continuare all’infinito.Gli eventi esterni si ripercuotono inevitabilmente

anche nella nostra quotidianità, ci sentiamo impoten-ti, frustrati, ma dobbiamo rinunciare a sentirci vitti-me, sull’orlo dell’apocalisse, o comportarci da scetti-ci disillusi di tutto e di tutti.

Possiamo reagire, cercare alternative praticabili,scegliere di essere positivi, senza rinunciare ad es-sere realisti. Abbiamo bisogno perciò di innervare disperanza e fiducia la nostra vita, con lo sguardo adorizzonti più grandi.

Questa è la sfida del nostro tempo. Nessuno puòtirarsi fuori dal compiere ogni giorno le sue scelte, avolte difficili e dolorose ma necessarie, superando gliangusti confini del tornaconto personale. E non na-scondiamoci dietro facili alibi, tirando in causa gli scan-dali che ogni giorno i media ci sbattono in faccia.

Non possiamo sempre aspettare che siano gli altri afare. Cominciamo a esercitare la nostra responsabili-tà, a testimoniare la speranza.

Essere più che Apparire, richiede a volte di andarecontrocorrente e restare fuori dal coro.

Siamo chiamati a ripensare ai nostri stili di vita, peruno sviluppo sostenibile, a guardare al futuro, nellalogica del bene comune, in difesa delle generazioniche verranno dopo di noi. La solidarietà è anche que-sto. 

Quando sfoglierete questo giornale i Cardinali sa-ranno riuniti in Conclave per eleggere il nuovo Ponte-fice, dal momento che Benedetto XVI si è dimessocon una scelta che sappiamo sofferta e consapevolee che rispettiamo.

In Italia avremo già un nuovo Parlamento, che do-vrà votare la fiducia ad un nuovo Governo che poisarà chiamato a eleggere il nuovo Presidente dellaRepubblica. A tutti auguriamo di svolgere un lavoroproficuo, che ponga al centro il benessere globale dellapersona e sappia operare scelte coraggiose non mi-surate solo sul breve periodo, ma aperte al futuro,soprattutto a quello dei giovani.

La Pasqua sia per tutti noi speranza rinnovata eimpegno di pace.

Il saluto della Presidente

Fabia Binci

N.O.I. nuovi orizzonti insieme4 Anno XX n. 2

Appuntamento tradizionale il concerto che ogni Na-tale ci regala il nostro coro “Eco del mare”, diretto daAda Bongiovanni Maglierini e accompagnato al pianoda Anna Venezia. Tradizionale vuol dire che è caricodi valori e che scalda il cuore. Perché Natale è ancorae sempre il mese dell’attesa, della gioia, dei riti dacelebrare insieme. Anche se viviamo un momentodifficile, carico di paure, che mettono in crisi i sogni ele speranze con cui si era aperto il terzo millennio.

Il coro si è esibito sul palcoscenico dell’Auditoriumdel Santuario Gesù Bambino, che da qualche annogentilmente i Padri Carmelitani ci concedono, alla pre-senza di un pubblico attento e delle autorità localiche non mancano mai di presenziare ai nostri eventie di questo siamo davvero grati.

Il coro, come sempre, si è preparato con passione.Studiare ed apprendere canti impegnativi richiedeimpegno nello studio della teoria musicale, costanzanella frequenza e nella partecipazione alle prove, fa-tica, apertura del cuore, attenzione all’altro e spe-ranza.

Ogni membro del coro condivide la responsabilitàdi svolgere un servizio gioioso alla comunità e vivecon ansia ogni vigilia di manifestazione. Gli applausicalorosi del pubblico sono la prova per coriste e do-centi di quanto il loro lavoro sia apprezzato da tutti.

Il coro in due uscite ci ha proposto canti di grandefascino che fanno riferimento al mistero natalizio oche comunque appartengono al patrimonio della tra-dizione europea: un sapiente cocktail di suggestiveesibizioni presentate con garbo e maestria da Elisa

Giambarresi, che è anche dasempre membro del coro.

Anna Venezia, nell’intermez-zo pianistico, ha eseguito unabreve fantasia di walzer fa-mosi, da Strauss, a Tchaiko-vsky, a Eysler e altri.

Ad aprire il concerto, comesempre, la sigla di Eco delMare: l’Inno alla gioia, trattodalla 9° sinfonia di BEETHO-VEN, che è anche Inno europeo da quando il Consi-glio dei Ministri d’Europa lo ha ufficializzato il 19 gen-naio 1972 a Strasburgo. Vuole essere il canto unaugurio di fratellanza e di pace, non solo per l’Euro-pa ma per tutto il mondo

A chiudere il concerto un omaggio alla terra che ciospita con l’Ave Maria Zeneize di Agostino DODERO,e We wish you a Merry Christmas, uno dei più cele-bri canti natalizi, che augura a tutti non soltanto BuonNatale ma anche Felice Anno Nuovo. E sono auguridi cui tutti abbiamo davvero bisogno.

Un grazie caloroso alle coriste, a Ada e Anna chele seguono con generoso impegno unito a compe-tenza e perizia.

E, infine, un grazie speciale all’amico Mario Calca-gno che riprende tutti i nostri eventi, ormai da qual-che anno: i suoi dvd ci aiutano a ricordare nel tempoi bei momenti trascorsi insieme e non permette airicordi di sbiadire.

Il Concerto di Natale

Elisa Giambarresi

Fabia Binci

Il coro Eco del mare

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 5Marzo 2013

Giovedì 13 dicembre nell’aula A dell’Unitre si è svol-ta la presentazione del libro di Nino Durante” Un Ge-novese in Paradiso”. La presidente Fabia Binci ha in-trodotto l’autore, per altro conosciuto da chi frequen-ta da diversi anni l’Unitre. I suoi scritti sono stati infattipresentati, in anni passati, a Villa Figoli.

In anni più recenti egli ha tradotto in genovese al-cune poesie dei finalisti del Premio Rodocanachi. Du-rante è, infatti, un esperto di lingua genovese, cui sidedica da anni con competenza e entusiasmo, più chemai convinto che le parole in dialetto non debbanoandare perdute, perché hanno risorse straordinarie.Come tale ha rivisitato in dialetto e pubblicato alcunedelle favole più famose della tradizione. La sua creati-vità, tuttavia, non si esaurisce in ciò, perché è anchecantautore, poeta, scrittore.

Nel corso dell’incontro ha comunicato che sta pre-parando una storia di Pra’, dove è nato e vive, raccon-tata attraverso una serie di suoi disegni realizzati acarboncino, che riproducono angoli del suo quartiere,da Torre Cambiaso a Torre Grillo, senza scordare ivari mulini, corredati da poesie, racconti, interviste chene completano il messaggio.

“Un Genovese in Paradiso” è un romanzo che po-tremmo definire autobiografico, che si inserisce tutta-via in una ampia letteratura, più propriamente cine-matografica. Basti per tutti al film Ghost.

L’autore ha perso il padre quando aveva solo seianni e dalla sua vicenda biografica scaturisce un rac-conto-fiaba condotto su diversi piani: il piano della realtà Maura Stella

La tv ci ha abituato a vedere angeli inviati da Dio sulla terra per guidare gli uomini neimomenti di smarrimento. Nel libro c’è qualcosa in più. Nino ci prende per mano e ciconduce attraverso questa fiaba alla scoperta/riscoperta di quello che il catechismo ciha insegnato.Incontriamo così San Pietro, San Giuseppe, che continua a fare il falegname tra trucio-li, pialla e un angioletto che gli fa da boccia, ci sono poi Michele che pesa l’anima sullabilancia e altri maestri di tenerezza e devozione. E naturalmente Dio e la Madonna.Il protagonista è Bacci, che è morto prematuramente. In paradiso studia da angelo

custode e torna sulla terra per stare vicino al suo bimbo, Ginetto, in veste di Angelo putativo, in filo direttocon San Giuseppe, che lo aiuta a risolvere le situazioni complesse.Storie celesti e terrestri si intrecciano. Sullo sfondo Genova, la grande guerra, gli anni ’60 e le lottesindacali. Nel libro vi sono molte digressioni sulla storia sacra, si affronta il mistero della Trinità e, mentreil tempo si srotola sulla terra nell’arco di qualche generazione, si affronta il tema dell’eternità.

Un Genovese in ParadisoL’ultima fiaba di un inedito Natale

Nino Durante con Nuccia Cavallino

delle vicende umane e quello ultraterreno di un al dilà, immaginato e desiderato, in cui si collocano lefigure non solo del padre e della madre, ma anchedei nonni, a cui l’autore vuole ridare vita attraversola realizzazione letteraria di un sogno, che ha il ca-rattere di una bella favola di Natale.

Non a caso il sottotitolo del libro è proprio “L’ultimafiaba di un inedito Natale”. Fiaba comunque che ac-quista spesso un tono ironico, direi quasi surreale,che permette di smorzare la pressione della com-mozione, quando stia per diventare eccessiva.

L’aspetto più pregnante resta comunque il tentati-vo dell’autore di operare una riconciliazione con ilproprio doloroso vissuto attraverso un atto di devo-zione filiale che è, al contempo, il desiderio di con-servare le memorie familiari per i propri nipoti.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme6 Anno XX n. 2

Le nostre feste, i nostri incontri, le conferenze, glispettacoli hanno un retroscena molto interessante,almeno dal mio punto di vista, cui vorrei far parteci-pare chi mi legge per poter capire fino in fondo qualeè il bellissimo impegno che vede noi della Segreteriaprotagoniste ogni anno insieme agli iscritti Unitre, chevi partecipano come ospiti.

Si inizia naturalmente con l’idea dell’incontro: moltisono tradizionali e sono quelli che conosco di più percompetenza.

Da sempre, infatti, l’Uni-tre ha riunito i propri Sociin graditissime ricorrenzequali: inizio Anno Accade-mico, concerto del CoroUnitre, festa degli Auguri,festa di fine Anno Accade-mico. Io sono una delle ul-time arrivate ma ho impa-rato in fretta il meccani-smo lavorando sul campo!E devo dire che mi divertomoltissimo.

Si parte dalla data: que-sta viene scelta e programmata insieme a tutti gli al-tri impegni e incontri dell’anno.

Il luogo: deve essere grande per ospitare tutti gliamici, agevole per dare modo a tutti di raggiungerlosenza fatica e avere delle caratteristiche ambientaliadatte alla tipologia di incontro che si vuole organiz-zare. È evidente che in un paese come Arenzano, lascelta si restringe molto!

L’incontro ultimo è stato per la festa degli Auguri diNatale. Ormai è il secondo anno che si è deciso diorganizzare una grande Festa anziché la Cena che siproponeva negli anni scorsi. Il cambiamento di impo-stazione ci ha lievemente preoccupate perché non sa-pevamo come sarebbe stato accolta da tutti gli amici:ora per il secondo anno consecutivo possiamo direche è stata un successo!

L’idea è di una festa da condividere con tutti: sem-plice, informale e alla qua-le tutti partecipino con undono con cui organizzare ilbuffet.

Graditissime le prepara-zioni personali: è emersala bravura delle nostreiscritte che si sono esibitein torte dolci e salate, frit-telle e dolcetti di tutti i ge-neri.

Noi della Segreteria ab-biamo il compito di rende-re gli spazi della festa pia-

cevoli e accoglienti: si inizia con le decorazioni e im-mancabilmente la bravissima Pina si occupa delle com-posizioni floreali di cui andiamo tutte orgogliose.

L’abete era un trionfo di stelle di Natale di carta pre-parate con cura da Gabriella, che ha anche decoratol’ambiente con rose di carta, entrate ormai nella tra-dizone delle nostre feste.

Si deve organizzare la pulizia degli spazi, acquista-re addobbi, in questo caso natalizi: tovaglie, piatti,bicchieri e quant’altro e di questo ci occupiamo tutte,con la supervisione del nostro Tesoriere. “Hai com-prato le tovaglie?” - “E i tovaglioli?” - “Basteranno lebottiglie?”. Alla fine tutto viene assemblato per esse-re trasportato negli spazi della festa.

Poniamo molta attenzione a quanto i nostri amicidesiderano portare come contributo alla festa: dob-biamo cercare di equilibrare le scelte tra proposte dolcie salate e questo ci vede molto impegnate, perché èfondamentale che non vi sia sproporzione tra i duegeneri alimentari. Direi che fino all’ultimo non ci ren-diamo perfettamente conto se abbiamo azzeccato conl’alternanza tra il dolce ed il salato, ma poi alla fine vasempre tutto per il meglio.

Dietro le quinte

Segretariato convivialità

Beppe Cameirana con Angela e Rita

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 7Marzo 2013

Per questo raccomandiamo di passare prima dellafesta dai nostri Uffici: si può così programmare me-glio il buffet per tutti.

La sera della Festa ci vede tutte impegnate nell’ac-coglienza: è veramente un piacere per noi vedere ar-rivare tutti i nostri amici e offrire un ambiente piace-vole e soprattutto allegro. L’allegria è portata anchedalla musica che tutti sembrano gradire veramentemolto.

L’ora del buffet è sempre un pochino caotica. Pur-troppo gli spazi non ci consentono di allargarci moltoe si deve collaborare attivamente per rendere scor-revole il flusso degli ospiti. Con un po’ di impegnocomunque va sempre tutto a posto. Si porgono piatti,tovaglioli, si stappano bottiglie e riempiono bicchieri,si affetta e si serve: avviene tutto con allegria per-ché, si sa, la convivialità è molto coinvolgente.

Quest’anno vi è stata la sorpresa della Lotteria: pro-curare i regali, comprare la carta e lo spago. La Se-greteria sembrava alla fine una sartoria: chi incarta- Loredana Odazzi

va, chi legava, chi confezionava i rullini coi numeri. Lasoddisfazione è stata l’ottima riuscita della Lotteriasia per la vivacizzazione della festa che per il recupe-ro di somme destinate alla beneficenza.

Alla fine della serata si deve riordinare e qui vera-mente ci si deve impegnare: chi pulisce, chi sgom-bra. Alla fine per miracolo torna tutto ordinato e ripu-lito e si iniziano a tirare le somme della festa appenaterminata: è stata un successo?

Finora sì, ci sono sembrati tutti contenti di aver par-tecipato a questo incontro: i primi auguri, i primi bal-li, la prima cena della serie natalizia.

Ci rimane una grande soddisfazione per essere riu-scite ad organizzare questo evento: non abbiamo sen-tito per nulla la fatica perché sorretta dall’entusiasmoe dalla sincera volontà di trasmettere a tutti il nostroaffetto. Nel corso di questa festa in particolare ci sisente una grande famiglia, certo non raccolta intornoad un tavolo: siamo in troppi!

Maria Cesari

Luigi Asfalto

Lotteria di solidarietà

Angela Sacco ha vinto il primo premioin palio: una bella bicicletta.

L’iniziativa ha permesso di raccoglieremille euro che sono stati devoluti

alla Comunità di Sant’Egidio,all’Associazione Gigi Ghirotti

e al Comitato di Collaborazione Medica.

Grazie a tutti!

N.O.I. nuovi orizzonti insieme8 Anno XX n. 2

Giornata della Memoria in Arenzano

Fai buon uso della libertà

ci, ha preso la parola l’Assessore alla Cultura GiuliaGambino, che ha ringraziato le Istituzioni, la Parroc-chia e tutte le Associazioni, che, come la nostra Uni-tre, hanno collaborato all’iniziativa, poi si è sofferma-ta sul senso dell’iniziativa e ha presentato i vari inter-venti.

Si sono avvicendati così i diversi relatori della gior-nata, tutti provenienti da prestigiose istituzioni impe-gnate sul fronte della conservazione e diffusione del-la memoria della Shoah.

A seguire l’Associazione Culturale Corelli ha ese-guito canti e musiche della tradizione Klezmer e dellaResistenza, ma anche di Joan Baez, Bob Dylan e altriautori impegnati sul fronte della trasmissione dei va-lori della pace e della libertà.

Terralba: Piazza della Memoria

Dall’anno 2000, con la Legge n. 211, la RepubblicaItaliana ha proclamato il 27 gennaio, data in cui ven-nero abbattuti i cancelli di Auschwitz, “Giorno dellaMemoria”. Giorno cioè dedicato a ricordare, con ceri-monie, iniziative e momenti culturali di vario tipo, lavergogna delle leggi razziali e lo sterminio del popoloebraico ma anche i deportati militari e politici, chepatirono la prigionia nei campi di sterminio nazisti.

Il Comune di Arenzano, in collaborazione con l’Isti-tuto nazionale per la storia del movimento di libera-zione in Italia con sede a Milano (INSMLI) nonché conl’Istituto ligure per la storia della resistenza e dell’etàcontemporanea con sede in Geno-va (ILSREC), ha organizzato unaserie di eventi e iniziative volte alloscopo di cui sopra.

Dal 21 al 28 di gennaio presso laBiblioteca comunale si è svolta unamostra bibliografica “Il giorno del-la memoria tra le pagine dei libri”accompagnata da letture riservatealle classi della scuola secondaria.Domenica 27 le celebrazioni si sonoaperte alle 15,30 con la deposizio-ne di una corona in memoria di talitragici avvenimenti, a Terralba, inpiazza della Memoria. La manife-stazione ha poi avuto ulteriore se-guito al Muvita e, dopo i saluti eringraziamenti a tutti i convenuti daparte del Sindaco Maria Luisa Bior-

Muvita: I Liguriani con Simona Scarano

Simona Scarano

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 9Marzo 2013

Il gruppo musicale dei Liguriani e Simona Scarano si sono alternaticon Lazzaro Calcagno e gli attori del teatro Il Sipario Strappato che han-no dato voce a pagine toccanti tratte da libri curati, o direttamente scritti,dalla nostra concittadina, Alessandra Chiappano, recentemente scom-parsa, che è stata dottore di ricerca dell’Università di Torino ed esperta dididattica della Shoah e della trasmissione della memoria presso l’INSMLI.

La giornata del 28 gennaio ha concluso la serie di iniziative nel suoricordo e in un modo che sicuramente ella avrebbe apprezzato.

Si è trattato, infatti, di una intera giornata dedicata ai giovani, che nondevono dimenticare gli orrori del passato, e ai loro insegnanti che devonoimpegnarsi affinché ciò non avvenga. La giornata è stata aperta con laproiezione del filmato, riservato a studenti ed insegnanti, “A noi fu dato insorte questo tempo, 1938-1947” a cura dell’Istituto nazionale per la sto-

ria del movimento di liberazione in Italia.Nel pomeriggio si è svolto un incontro formativo, tenuto da studiosi della materia, sulla storia della Shoah e

sulla didattica della medesima. I partecipanti a tale incontro hanno ricevuto un attestato a cura dell’INSMLI diMilano.

Non è un caso, quindi, se que-sto giorno della Memoria è statofocalizzato soprattutto sulle ricer-che storiche da lei svolte nel cor-so dei suoi anni di studio.

Sicuramente sarebbe piaciuto aduna studiosa impegnata su talitemi ma, ne sono certa, piace atutti coloro che auspicano un fu-turo di convivenza sereno e paci-fico il titolo dato a questa settima-na di studi. Titolo chiaramente in-dirizzato alle giovani generazioni“FAI BUON USO DELLA LIBERTÀ”.

Lazzaro Calcagno

Alessandra Chiappanocon il Presidente

Giorgio Napolitanoe il Presidente dell’INSMLI

Oscar Luigi Scalfaroin occasione

dell’inaugurazionedella Mostra

da lei curata al Quirinalenel 2010.

L’Assessore Giulia Gambino apre il ConvegnoMaura Stella

N.O.I. nuovi orizzonti insieme10 Anno XX n. 2

Il pozzo cantatoHo partecipato al Festival Internazionale del Repor-

tage Ambientale, IV edizione, che si è svolto in Aren-zano nei giorni 22 – 23 – 24 di Novembre 2012 pressol’Auditorium del Muvita, con un programma di grandeinteresse: proiezione di filmati e reportage, work shop,incontro con gli autori.

Ho accettato l’invito rivoltomi dalla direzione del-l’Unitre di far parte di una giuria formata da un grup-po di nostri associati e da componenti di altre asso-ciazioni arenzanesi. Questa giuria, nominata “Occhiodel Pavone”, doveva dare una valutazione a ciascunfilmato in concorso tramite una scheda personale.

Sono stati proiettati una serie di documentari inmaggior parte di denuncia, che mettono a nudo si-tuazioni di degrado ambientale, alcuni di estrema gra-vità, provocati dalla mano dell’uomo.

Questi filmati ci inducono a riflettere, a prenderecoscienza che certi processi e comportamenti devonocambiare. È in gioco la vita dell’uomo e di ogni esserevivente presente sulla terra.

Purtroppo dobbiamo constatare che la strada dapercorrere sarà lunga e faticosa,come testimonia ilfatto che i rappresentanti di alcuni Stati più evolutinon hanno firmato il protocollo di Kyoto.

Ma torniamo a ciò che ho visto.Il documentario che mi è piaciuto di più è quello

girato in Etiopia del Sud, intitolato “Voci dell’acqua”con sottotitolo “Il pozzo cantato”, di Riccardo Russo,Paolo Barberi e Mario Michelini, risultato poi vincitore

e premiato dalla giuria ufficiale composta da Massi-miliano Clausi (fotografo), Giulia Gambino (Assesso-re alla Cultura e all’Ambiente del Comune di Arenza-no), Simonetta Grechi (direttrice del Clorofilla FilmFestival) e Gianfranco Pannone (regista) con la se-guente motivazione:

“Per aver narrato con semplicità ed efficacia, attra-verso la realtà dei pozzi cantanti, la vita di una comu-nità legata all’acqua in una delle regioni più aride dellaterra. Emerge e fa riflettere il concetto dell’acqua come

bene comune, attraverso il rispetto del-le regole della comunità, per una ge-stione solidale e condivisa”.

Il documentario racconta un rito chesi svolge ogni anno al culmine della sta-gione secca, quando animali domesticie pastori sono costretti a recarsi dopolunghi spostamenti presso un pozzo perdissetarsi. Al pozzo convergono in grannumero, animali e persone anche di di-versa etnia, in piena comunione e ar-monia con pari diritti nel rispetto di re-gole tramandate nei secoli.

Un gestore saggio ne regola gli ac-cessi, rispettando per gli animali (chesono per i pastori l’unica fonte di sosten-tamento) una gerarchia consolidata: pri-

Una scena del documentario Il pozzo cantatodi Russo, Barberi e Michelini

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 11Marzo 2013

ma i cavalli, poi le mucche, le pecore, le ca-pre e alla fine i cammelli. L’uomo si serveper ultimo, tocca alle donne riempire tanichee bidoni, caricarli a soma sulle groppe deglianimali, dopo che gli stessi hanno bevuto asazietà.

Trovo questo rito di una profonda religiosi-tà, il gestore è come “Ministro del Culto”, te-stimonianza profonda dell’essenza della vitacomunitaria.

Mi piace paragonare il pozzo ad una donnapartoriente che ha come “Levatrice” il rotea-re dei secchi che passano di mano in mano,con ritmo cadenzato, incessante e vociato,per far giungere l’acqua, in alto all’abbeve-ratoio.

Mi hanno poi colpito le parole di un vecchio patriarca della comunità Borana, quando fa riferimento ad unpozzo moderno in cui è stata installata una pompa. (Nel documentario si vede una donna sola che stariempiendo una tanica di plastica, azionando la leva di un grosso rubinetto).

Il saggio anziano, vede quel “pozzo a motore”, così da lui denominato, come un elemento isolatore, porta-tore di una libertà individuale. Quel pozzo cancella in modo immediato lo spirito di comunione e fratellanzache per secoli si è consumato presso il pozzo cantato, con una simbiosi tra uomo e animale.

Muvita: Un momento della premiazione

Beppe Cameirana

L’immagine riproduce un’opera del pittore Agostino Barbieri

(1905 -2006) che, reduce dal campo di prigionia di

Mauthausen, riuscì, dopo anni di ostinato silenzio sulla sua

tragica esperienza, a testimoniare una realtà che,

nell’evidenza del suo onirico realismo, non ha bisogno di

alcun commento.

Dalla sua determinazione nel voler percorrere la carriera

artistica, nonostante le difficoltà familiari, alle vicende che

lo portarono a essere internato a Mauthausen, dove fu

compagno di prigionia di Piero Caleffi, fino all’apprezzamento,

per la sua produzione, espresso da Primo Levi.

I suoi disegni sulla deportazione sono conservati al Castello

Sforzesco di Milano.

Un pittore a Mauthausen: Agostino Barbieri

Maura StellaPer chi volesse saperne di più:

http://www.onde.net/pittoribresciani/barbieri/oli%20deportazione.htm

N.O.I. nuovi orizzonti insieme12 Anno XX n. 2

Personaggi Unitre

All’Unitre fin dall’inizio, i corsi di lingue straniere sonostati “il fiore all’occhiello” delle attività, rappresentan-do circa il 25% della totalità dei corsi. Il corso di lin-gua inglese ha sempre occupato numericamente ilprimo posto, seguito da francese, spagnolo, russo,arabo, giapponese; dal livello elementare fino a quel-lo più avanzato.

Fra tutti i docenti che si sono susseguiti nei 21 anniaccademici, spicca il nome di Anna Venezia. Quest’an-no, Anna festeggia un grande traguardo, il suo vente-simo anno di insegnamento senza soluzione di conti-nuità dal 1993 ad oggi.

Proprio per il suo prestigioso impegno a favore del-la nostra associazione, ho voluto incontrare Anna percongratularmi e per sapere qualcosa in più in ordineal suo impegno e alla sua vita.

Anna, spulciando tutti i “libretti verdi”, ho sco-

perto che quest’anno hai raggiunto i vent’anni

di insegnamento senza interruzioni, non hai

ancora perso l’entusiasmo, non sei stanca?

No, a me piace insegnare e quest’anno ho final-mente iniziato un corso di sola conversazione, nientelibro di testo, niente grammatica.

È come essere seduti in salotto a conversare... suargomenti interessanti: religioni, storia, musica, per-sonaggi famosi...

Mi piacerebbe che partecipassero più persone checonoscono l’inglese bene perché di idee ne ho tante!A gennaio è iniziato un corso di biologia (Viruses and

bacteria tenutoda G. C. Schito)tutto in inglese: iofarò da assisten-te.

La mia ricom-pensa è esseresalutata da tantepersone, sia aCogoleto che aArenzano e quan-do qualcuno/a miferma per dirmidi essere stato/a

a cura di Beppe CameiranaIncontro con Anna Venezia - docente di inglese

all’estero ed aver con-versato con conoscen-ze occasionali senza dif-ficoltà ecco... sono sod-disfatta.

Inoltre dieci anni faabbiamo creato, AdaBongiovanni ed io, ilcoro Unitre “Eco delMare”.

Io avevo da giovanepreso il “Diploma di Pia-noforte”; feci gli esami dell’ottavo anno (che ora cor-risponde ad una laurea) come privatista al “Conser-vatorio Paganini” di Genova.

Avrei voluto continuare per il master del decimo annoma...

Come docente, quindi, ti conosciamo, siamo

invece curiosi di sapere qualcosa in più della tua

vita; tu sei italiana ma hai vissuto molti anni in

Inghilterra. Quando sei emigrata, dove e per

quale motivo?

Mentre studiavo il piano e di pomeriggio davo le-zioni di varie materie ai ragazzini pigri di Genova perguadagnare un po’ ed aiutare così mia madre cheinsegnava francese al liceo Cassini, avevo conosciutoun ragazzo inglese, biondo e con gli occhi azzurri!

Era venuto a Genova per imparare shipping e italia-no, inviato dalla Ditta per cui lavorava nella City diLondra. Fu un vero “colpo di fulmine” per tutt’e due...Robert tornò a Londra e per mesi comunicammo conlettere inviate da me, telegrammi da lui e telefona-te...

A Pasqua chiese a mia mamma il permesso di spo-sarmi, a luglio andai con mia sorella a Londra a cono-scere i suoi.

A dicembre (un mese dopo i miei esami di piano-forte) ci sposammo e andammo a vivere in Germa-nia, ad Amburgo, dove la Ditta voleva che imparasseshipping e tedesco.

Che freddo! Io ero sempre vissuta a Genova... e iTedeschi parlavano solo tedesco! Lì, dopo dieci mesinacque il mio primo figlio, Claudio.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 13Marzo 2013

Conoscevi già la lingua inglese prima di anda-

re a Londra?

No, a scuola avevo studiato francese e anche secasa mia era piena di libri di tutti i tipi (mia madrecomprava e leggeva molti libri) non credo ci fosse unlibro in inglese! All’inizio comunicavo con i miei suo-ceri in un francese scolastico molto di base, sia daparte mia che dalla loro! Dalla Germania avevo scrittoloro una lettera in inglese solo col vocabolario!

Dieci anni più tardi me la fecero leggere e ci facem-mo molte risate: era veramente quasi incomprensibi-le ma loro l’avevano apprezzata molto!

Dopo il quarto figlio, sempre in Inghilterra e diven-tata anche inglese sia di nazionalità oltre che di men-talità, decisi di cominciare a lavorare. Ho sempre avutomolta energia, sia mentale che fisica; andavamo inbarca a vela, giocavamo a tennis... Ebbi occasione diinsegnare italiano in una scuola per adulti e la regio-ne del Surrey mi offrì un Corso di tre anni al “City andGuild” di Londra per ottenere una mini-laurea su “Comeinsegnare agli adulti”.

Poi, con una mia amica, mettemmo su una “Scuoladi lingue - Italingua” Quando tornai in Italia mi ritirai;la mia amica ha chiuso la scuola quest’anno! Insegnaia stewardesses di B.A., specialisti di una multinazio-nale farmaceutica, dirigenti, e tante altre persone.

Mi piaceva anche aiutare mio marito nel suo lavoroche era veramente interessante. In Inghilterra, comenegli Stati Uniti, la moglie accompagna spesso il ma-

rito quando viaggia per lavoro e spesso ospita in casaclienti stranieri del marito per consolidare la sua po-sizione e rendere il lavoro più piacevole. Mio maritoera “shipbroker”, cioè comprava e vendeva navi, percui noi vivevamo in un ambiente internazionale.

Ho ancora amici in varie parti del mondo, ma lepersone più importanti per me sono i miei quattrofigli e le loro famiglie. Purtroppo vivono lontano, maarrivano sempre a trovarmi e alcuni di voi li hannoconosciuti (uno per volta), quando sono venuti ai con-certi del nostro coro.

Ho anche sette bellissimi nipoti!

Che scuole hai fatto?

Scuola magistrale “Lambruschini” a Genova, Con-servatorio “Paganini” a Genova, Mini-laurea al “Cityand Guilt”di Londra.

Il tuo cognome, porta il nome della città di

Venezia, quale è l’origine dei tuoi avi?

Mia madre si chiamava Quaglino ed era ligure (Rec-co) e piemontese (Refrancore). Mio padre (che pur-troppo morì alla fine della guerra) era piemontese. Ilcognome Venezia è di origine ebraica, ma non so nulladi tutto ciò, anche perché mi considero solo un esse-re umano come gli altri e tutti gli anni vissuti in Inghil-terra mi hanno insegnato a accettare le persone ditutti i colori e di tutto il mondo; importanti sono l’one-stà, sincerità ed amicizia. Un sorriso non costa nullae forse aiuta a vivere meglio.

Anna, ti ringrazio a nome di tutta l’Unitre e

mio personale, per la tua disponibilità e lodevo-

le impegno a favore della ns. associazione e

spero che tu possa continuare ancora per mol-

to. Il tuo modo di porsi verso gli altri in modo

gentile e sempre sorridente, interpreta spon-

taneamente nel modo migliore lo spirito di ag-

gregazione e comunione, che è il fine fondamen-

tale dell’Unitre.

Anna VeneziaCocerto di Natale

N.O.I. nuovi orizzonti insieme14 Anno XX n. 2

L’angolo dei libria cura del Gruppo Biblioteca

Che cosa significa la parola “masnà”? In dialetto piemontese le masnà sono lebambine, i figli ed è così che l’autrice, nata a Casale Monferrato, intitola il suonuovo romanzo.

Attraverso le vite di Emma, Luciana e Anna, rispettivamente madre, figlia e nipo-te, viene raccontata un pezzo di storia che va dagli Anni Trenta alla metà degli AnniNovanta.

Nell’aprile 1935 Emma Bonelli si sposa con Genio dei Francesi, un calzolaio zoppoche vive in un cascinale in collina.

La sua dote é misera. Non é bella. Però é una grande lavoratrice e per questo iFrancesi, i suoceri, che hanno tanta terra e poche braccia, l’hanno voluta comenuora.

La vita di Emma é difficile e dura: si occupa delle vigne, degli animali e della casa. Presto arriva un figlio,Mario, poi dopo parecchi anni nasce Luciana.

Anche per sua figlia Luciana, libertà non è che una parola lontana, mai sperimentata sulla propria pelle.Sarà solo Anna, la nipote, nata negli anni settanta, l’unica donna della famiglia a poter proseguire gli studi,

a spezzare la catena di sottomissione a cui ha visto piegarsi la madre e la nonna.Emma, Luciana e Anna, tre donne diverse, tutte legate indissolubilmente alla casa in collina, obbligate a

lasciarla dagli avvenimenti della Storia e dai loro rispettivi destini, ma tutte desiderose di tornarci per sentirsilibere o forse per sbagliare ancora. E smettere, finalmente, di essere “masnà”.

Dopo un esordio straordinario con “La solitudine dei numeri primi” Paolo Giordano, nato a Torino e laureatoin fisica teorica, ci presenta il suo secondo libro.

È un plotone di giovanissimi ragazzi quello comandato dal maresciallo Antonio René. L’ultimo arrivato haappena vent’anni e si sente inesperto in tutto. Per lui, come per tutti i suoi compagni, la missione in Afghanistanè la prima grande prova della vita.

I soldati non sanno ancora che il luogo dove verranno destinati è uno dei più pericolosi di tutta l’area delconflitto. Sfiniti dal caldo, dalla noia e dalla paura, i ragazzi ricostruiscono dentrola base operativa la vita che conoscono, approfondiscono le amicizie e i contrastifra loro e si lasciano andare a pericolosi scherzi camerateschi.

La notte, nel silenzio assoluto, sdraiati sulle loro brande, vengono sorpresi dairicordi, riescono a sentire le pulsazioni del proprio cuore, il ronzio degli organiinterni e l’attività incessante del corpo umano.

Al loro ritorno, avranno sorpassato irreversibilmente la linea che separa lagiovinezza dall’età adulta e dovranno fare i conti con ciò che hanno lasciato insospeso in Italia.

In un romanzo corale, che alterna spensieratezza e dramma, Giordano delineacon precisione i contorni delle “nuove guerre”. Nel farlo ci svela l’esistenza di altriconflitti, ancora più sfuggenti ma non meno insidiosi: quelli familiari, quelli affet-tivi e quelli contro se stessi.

J. Conrad

Paolo Giordano, Il corpo umano, Ed. Mondadori

Raffaella Romagnolo, La masnà, Ed. Piemme

Si scrive soltanto una metà del libro, dell'altra metà si deve occupare il lettore.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 15Marzo 2013

Fitness per il cervelloIn un articolo pubblicato sulla rivista Darwin il neu-

roscienziato E. Goldberg riprende alcuni concetti mol-to interessanti e utili .

Ecco una sintesi.Man mano che invecchiamo accumuliamo conoscen-

ze: questo graduale “accumulo”, frutto dell’invecchia-mento, è un aspetto essenziale di ciò che chiamiamosaggezza.

Tale ricco corredo di conoscenze permette ad unamente che invecchia di “risolvere problemi complessisenza fatica attraverso il meccanismo pressoché istan-taneo del riconoscimento di uno schema”, cioè l’espe-rienza è una ricchezza straordinaria che ci aiuta arisolvere problemi, ricchezza che i giovani non han-no: una mente più giovane, con una memoria più acu-ta, con maggior capacità di attenzione, ma priva “del-l’armamentario conoscitivo”, può fare più fatica.

Comportandoci così tuttavia utilizziamo sempre piùl’emisfero sinistro, che raccoglie la routine, e menoquello destro, che raccoglie le novità, il quale pertan-to declina.

Per anni si è creduto che la proliferazione di nuovineuroni nel cervello terminasse nei primi anni di vitae che da quel momento non venissero più rimpiazza-ti; ultimamente invece diversi studi stanno dimostrandoche non è così, che il cervello continua a produr-

re neuroni anche in età avanzata, ma ciò di-

pende dalla nostra attività mentale: è questa

la grande confortante notizia!

“Una vivace vita intellettivastimola una proliferazione par-ticolarmente energica di nuo-vi neuroni: l’analogia tra glieffetti dell’esercizio fisico suimuscoli e quelli dell’eserciziocognitivo sul cervello appareovvia”.

L’esercizio mentale insomma produce nuovi neuro-ni lungo il corso di tutta la vita: alla luce di tale sco-perta si capisce allora perché l’emisfero sinistro resi-sta ai danni dell’invecchiamento meglio del destro;man mano che il nostro repertorio di conoscenze siaccumula nell’emisfero sinistro, noi facciamo semprepiù affidamento su di esso e lo esercitiamo di più,mentre quello destro, pronto ad affrontare nuove sfi-de cognitive, viene utilizzato sempre meno.

Ecco allora l’importanzadi una attività mentale con-tinua, varia, vivace controil declino mentale fisiologi-co dell’invecchiamento; at-tività che deve però inclu-dere nell’abituale quotidia-nità compiti nuovi: Einsteinsuonava il violino, Churchill dipingeva, facevano cioèattività molto lontane da quelle di fisico e leader poli-tico, avendo intuito quello che oggi è acquisito scien-tificamente.

Certamente è necessario considerare anche la par-te genetica di ciascuno di noi: l’esercizio cognitivo nonè la bacchetta magica per prevenire le malattie del-l’invecchiamento del cervello quali la demenza, ma,divenuto una componente del nostro stile di vita, sem-bra rallentare il declino forse in modo significativo:“ci sono sempre più indizi che una vivace vita mentalerallenta il declino cognitivo, forse in misura significa-tiva”.

Allora evviva l’Unitre che ci offre, attraverso i suoinumerosissimi corsi, la possibilità di attivare l’emi-sfero destro del nostro cervello che, con l’avanzaredell’età, utilizziamo sempre meno!

Maria Elena Dagnino

Vela sospintada un vento dispettosofatti portare.

Danzano incertelà sopra un mare oscuro

luci lontane.

Come la vita

Paolo Mauri

Lampare

Haiku

N.O.I. nuovi orizzonti insieme16 Anno XX n. 2

Ma i rave party esistevano anche nell’antichità?Sì, esistevano anche nell’antichità e si chiamava-

no... Baccanalia.Oggi i rave party sono feste illegali con musica elet-

tronica dal ritmo incalzante e assordante, giochi diluce e... droghe.

La nascita risale agli anni ottanta in un clima di con-testazione politica sia negli Stati Uniti che in Europadove si sviluppano gruppi che denunciano problemipolitici, disagi sociali, difficoltà economiche.

Le caratteristiche dei rave party sono varie ma inparticolare alcune si richiamano alle antiche feste inonore di Dioniso/Bacco e sono:

- la clandestinità- lo svolgimento di notte- l’uso di droghe (allora il vino, di cui Dioniso era il dio)- la danza e la musica sfrenata.I Baccanali si diffusero in Italia attraverso la Magna

Graecia: erano feste religiose in onore del dio Dioni-so, soprannominato Bacco per il rumore che faceva-no i suoi seguaci durante tali feste (dal verbo grecobakizo = fare chiasso, da cui il nostro baccano). Talifeste spesso degeneravano: nel corso di esse si te-nevano pranzi sontuosi, innaffiati da abbondante vino,poi, in preda all’ebbrezza, i partecipanti si slanciava-no in danze scomposte; le donne, discinte e spettina-te, scuotevano fiaccole accese, mentre altre agitava-no nacchere e percuotevano senza sosta cembali.Accoppiamenti... di ogni genere, turpitudini e nefan-dezze, anche delitti, vere e proprie orge.

I consoli, venuti a conoscenza di tali... feste, dispon-gono attraverso un senatoconsulto di cui possediamoil testo, pene severissime, addirittura la pena di mor-te, per quanti non obbedissero.

Il Senato non voleva perseguitare i seguaci di Bac-co, in quanto a Roma c’era libertà di culto, ma teme-va complotti politici, congiure che sovvertissero loStato: gli adepti furono ricercati e perseguiti comepericolosi nemici della sicurezza della res publica.

Secondo quanto ci tramanda lo storico Livio furonoben 7000 le persone di tutte le classi sociali condan-nate in parte a morte, in parte al carcere.

Il senatoconsulto del 186 a.C fu il primo divieto incampo religioso dei Romani e trovò numerose resi-stenze specie nell’Italia meridionale dove il culto diBacco era molto diffuso.

Nel senatoconsulto, di cui abbiamo il testo integraletrovato nel 1640 a Tiriolo in Calabria scritto su unatavola di bronzo, si concedono delle deroghe: si puòonorare Bacco ma è necessario farne richiesta al pre-tore, non ci possono essere più di cinque adepti, lecerimonie devono essere fatte di giorno. Comunqueè vietato celebrare i riti sacri in pubblico, in privato, insegreto: solo il praetor urbanus, dopo essersi consul-tato e aver ricevuto l’assenso dal Senato, potrà con-cedere la celebrazione di un Baccanale.

Insomma niente di nuovo sotto il sole, come dicel’Ecclesiaste!

Rave party: ieri... oggi

Tiziano, Baccanale degli Andrii

Maria Elena Dagnino

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 17Marzo 2013

Carissimi lettori, prima di tutto credo di poter direche il nostro giornale non è soltanto uno strumentoculturale, che “guarda” dentro la nostra associazio-ne, (forse nei primi anni era soltanto questo) ma oggi,è anche una “finestra aperta” sul mondo che ci cir-conda di cui facciamo parte.

Non possiamo ignorare, o far finta di non vedere,che nel mondo occidentale e soprattutto nel nostropaese qualcosa sta cambiando. Non possiamo nonparlare di un comodo stile di vita e di costume cui cisiamo beatamente cullati e adagiati, ad iniziare dalboom economico degli anni sessanta del secolo scor-so, fino ad oggi.

Abbiamo migliorato le condizioni di vita, siamo pas-sati da una civiltà di prevalenza rurale ad una inten-samente industriale. Abbiamo espanso in modo smi-surato le nostre città nelle cui periferie sono sortienormi edifici condominiali, ci siamo tutti motorizzatietc. Ci siamo permessi viaggi esotici, crociere, setti-mane bianche, ristoranti, tutto ciò che volevamo.

Si è formata una vasta classemedia con un buono stato di agia-tezza che prima era solo privilegiodelle classi ricche.

Non ci siamo accorti o forse nonabbiamo voluto capire che si sta-va sprecando, che stavamo viven-do al disopra delle nostre possibilità, e con una politi-ca miope, creando un debito pubblico spaventoso.

Oggi, dopo anni di confusione politica, si è arrivatiad uno Stop. Ancora forse, non ci rendiamo comple-tamente conto, ma andremo incontro ad un cambia-mento significativo se non epocale.

Dovremo rinunciare a molte cose di cui abbiamobeneficiato, sentiamo pronunciare ogni giorno, da tem-po, la parola sacrificio.

Le persone della mia generazione, quelli nati neglianni 30 e 40, i periodi di sacrificio li hanno vissuti dabambini e da ragazzi, ma non pesavano poi così tantoperché bastavano le poche cose che c’erano, viveva-no tutto sommato più felici.

Oggi tornare indietro è molto più complicato, spe-cialmente per i giovani, nati e cresciuti con le como-dità di cui abbiamo detto. I primi disagi già si avverto-no, famiglie in difficoltà, alle prese con spese condo-miniali, le bollette delle utenze e i carburanti, mentre

Siamo in recessione!Una situazione che ci porta a riflettere e forse a cambiare stile di vita

Beppe Cameirana

la televisione continua a mostrare spot con le fami-glie felici del “mulino bianco” e delle “merendine del-la Ferrero”.

Abbiamo visto proteste massicce di cortei nei mesiscorsi, non solo in Val di Susa con cartelli No Tav. Sei cortei si manifestano in tante regioni italiane con glistessi cartelli, vuol dire che, pur con motivazioni di-verse, vi sono difficoltà di vita che ormai non si pos-sono più ignorare. Le più recenti vertenze ed episodidi Taranto e del Sulcis confermano la regola.

Ci dobbiamo ormai convincere che saremo obbliga-ti a ripensare al nostro modo di vivere, a ragionaresu ciò che dobbiamo fare.

Il comportamento scandaloso poi di certi personag-gi politici, di diverso colore, capaci di sperperare ver-gognosamente per interessi personali il denaro pub-blico mentre molti cittadini cominciano a “tirare la cin-ghia”, rischia di diventare la classica “goccia che fatraboccare il vaso”. Tutti questi fatti stanno creandosfiducia e portano a far nascere pericolosi movimenti

di antipolitica.Per tornare ai sacrifici, io vo-

glio citare a malincuore, un pic-colo esempio: mentre giorni fapasseggiavo per le vie del cen-tro di Arenzano con il mio nipo-tino, davanti ad un negozio di

giocattoli, il nipotino mi dice: “Nonno c’è quel giocat-tolo che ho visto alla televisione, lo voglio, compra-melo”. Ho notato il prezzo piuttosto alto e mentendogli ho detto: “Questo giocattolo è troppo caro, non hoi soldi”. Ho proseguito dicendo: “Ho sentito la nonnadire che hai bisogno di un paio di scarpe, perciò pri-ma dobbiamo comprare le scarpe, sono più impor-tanti del giocattolo e poi, di giocattoli ne hai piena lacasa”.

“Le scarpe non mi piacciono, mi piace il giocattolo!”Ho proseguito ancora con le stesse spiegazioni che

mi davano i miei genitori, io allora non protestavo,accettavo i consigli, forse senza capirli.

Non capirà neanche il mio nipotino, però in quelmomento ho creduto essere educativo farlo.

Non so, forse ho sbagliato?So solo che alla sera mi sono ritrovato triste.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme18 Anno XX n. 2

Se ti abbraccio non averpaura, di Fulvio Ervas:

Non è un romanzo vero eproprio, ma una storia bio-grafica. Il racconto di un viag-gio speciale, compiuto da unpadre e dal figlio Andrea,affetto da autismo.

Una lunga avventura attra-verso l’America, un po’ im-

provvisata, senza avere cioè organizzato le tappe, lameta, ma lasciandosi portare dagli eventi e dallo sta-to d’animo del momento.

Una delle regole, nell’autismo, è quella di non porrela persona di fronte a situazioni nuove, ambienti di-versi, che potrebbero sconvolgere il suo mondo e lesue abitudini. Perciò immaginiamo il coraggio di que-sto padre, a pensare – e attuare – un progetto delgenere.

Una grande prova di coraggio, dunque, ma soprat-tutto d’amore!

La storia è scritta con apparente leggerezza, matra le righe fa capolino il dolore: perché Andrea nonsarà mai come gli altri; perché la sua malattia è an-cora oscura; perché il futuro è incerto; perché la gentenon sempre comprende, quando il ragazzo deve “toc-care la pancia”, per conoscerla… o quando un impul-so irrefrenabile gli fa strappare tutto a pezzetti picco-lissimi, o raddrizzare e riordinare in modo maniacale!

Ci sono, nella storia, molti momenti commoventi.Struggente l’incontro con Jorge, il ragazzo dalle gam-be deformi, e pure lui autistico, sdraiato da una vitain una catapecchia fra la sporcizia ed i maiali.

Nonostante l’abisso che divide le loro vite, per unpomeriggio è come stare tra fratelli, in una comuni-tà… e il distacco è triste. 

Se ti abbraccio non aver paura:Il mio incontro con l’Autismo

Anche se Andrea ha approfittato della sosta nellacapanna per mettere in ordine il poco, raddrizzaretutto, come suo solito!

O quando il padre si sente malissimo, in Messico, esi sveglia dopo una notte di semi-incoscienza col ter-rore di avere perso Andrea, e lo trova al suo capez-zale che lo ha vegliato sempre, e gli ha tenuto lamano, anche se perso nel suo mondo.

Un libro veramente imperdibile, per le emozioni cheregala.

Ho letto questa storia d’un fiato, per due motivi: lamia passione per i viaggi e tutto ciò che è avventura(e qui ne troviamo!), ma soprattutto, perché conoscol’autismo, questo mondo per certi versi ancora mi-sterioso, per averlo “vissuto “ in prima persona.

Ed allora vorrei raccontare in poche righe, paral-lela alla storia di Andrea e del suo papà, la mia espe-rienza personale, che tanto mi ha arricchita.

Una ricchezza di cuore.Mario (è un nome di fantasia) è il bimbo autistico

che mi è stato affidato lo scorso anno in una scuoladi Genova, come insegnante di sostegno. Un casodifficile: lo sguardo lontano, perso nel suo mondo,da cui, (come afferma il papà di Andrea nel libro)NON CI SONO PONTI che si colleghino al nostro. L’im-pulso irrefrenabile di correre via ogni momento, discappare sempre, dove non si sa…

Chissà se lui lo sa, dove vorrebbe andare?

Disegno i miei pensieri.il mio mondo è un arcobaleno di colori.

I colori sono i miei umorie le parole che non riesco a dire.

Andrea Antonello

Andrea con il padre

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 19Marzo 2013

Come capire che cosa passa dietro quello sguardoenigmatico?

Poi, i momenti di aggressività, il rifiuto di lavorare,se una proposta non è di gradimento…

L’autismo è un mondo a sé, nel vero senso dellaparola.

I primi tempi sono stati per me, per noi, nello stes-so tempo una sfida e una prova continui. Poi abbiamotrovato i nostri ritmi, e il lavoro è decollato, anche secon alterne vicende.

C’erano giorni buoni, giorni no, ma siamo andatiavanti con tenacia fianco a fianco, fino a giugno.

Ci siamo lasciati sapendo che l’anno successivoavremmo preso, per motivi... burocratici, strade di-verse, ma con un ricco bagaglio di esperienze, in queltratto di strada percorso insieme.

E i ricordi? Tanti.La prima visita guidata nella città, con la paura del

“nuovo”, degli inconvenienti che ciò avrebbe potutoportare. Le sue fughe, come previsto, per allontanar-si da quel luogo sconosciuto e pauroso, dove le mac-chine rombavano, i clacson e le sirene ci assordava-no...

E poi, la recita di Natale. Avevamo progettato lamessa in scena del Canto di Natale di Dickens.

Come coinvolgere Mario, senza che fuggisse a gam-be levate, preso dal timore del diverso contesto? Ab-

biamo inventato per lui, e per altri due bimbi diversa-mente abili, una parte supplementare: i fantasmi, chesi dovevano aggirare sulla scena intorno al protago-nista Scrooge.

Rivedo con tenerezza un fantasma un po’ goffo eperplesso, che si aggirava sull’improvvisato palcosce-nico, e che ogni tanto, per darsi coraggio in questasituazione difficile, mangiava un pezzetto di cioccola-ta, che gli “allungava” la mamma, emozionata, da die-tro le quinte… Naturalmente è fuggito dopo poco, maintanto è stato “attore” un poco anche lui!

Quando ci siamo salutati, alla fine della scuola (oalmeno, io l’ho salutato… lui guardava lontano) hopromesso alla mamma che ci saremmo rivisti per ilsuo settimo compleanno, a fine luglio.

Arrivato il fatidico giorno, appuntamento per ungelato. Emozione a mille per me, un pacchettino nellaborsa (due magliette di allegri colori: lui non ama igiocattoli) e la consapevolezza che avrebbe anchepotuto essere per me una delusione, e Mario non ri-conoscermi più, o addirittura regalarmi qualche ge-sto dispettoso.

Il ricordo di quella serata resta indimenticabile.Mi sono avvicinata a lui sorridendo, con le solite

frasi augurali che si usano in queste occasioni. Volta-to dall’altra parte, ha continuato a mangiare il suogelato, sguardo lontano e corrucciato. Mentre pro-nunciavo frasi di rito, dentro di me ripetevo come unMantra: “Ti prego, ti prego, fammi capire che mi ri-conosci, che non tutto il tempo trascorso insieme èstato inutile!”.

Improvvisamente, la sorpresa.Mario mi è saltato letteralmente in braccio, strin-

gendomi al collo con forza; riempiendomi le guancedi baci schioccanti…

Eravamo tutti, io, i genitori, gli avventori del bar,senza parole dalla commozione. Senza mai guardar-mi ha tirato a sé la coppa del gelato e mi ha conse-gnato il cucchiaino; il messaggio tacito era: “Ti per-metto di imboccarmi”.

Ma, dato che lui se la cava benissimo a mangiareda solo, era una grande prova di affetto! Poi mi hapresa per mano e mi ha condotta all’interno del bar,per farmelo visitare, e le cameriere mi chiedevano:

“Lei è la mamma di questo bimbo?”.Rispondevo:“In un certo senso, lo sono”.

Rosy Volta

Eccomi con Mario (nome di fantasia)

N.O.I. nuovi orizzonti insieme20 Anno XX n. 2

Le Langhetra vitigni, noccioli, tartufi e… parole

Le Langhe sono un territorio vasto, ricco di colline,vigneti, boschi. Luoghi di antichi cascinali e castelli,cantine. Una regione storica a cavallo tra le provincedi Cuneo e Asti. Un territorio un tempo molto povero.

Zone che danno vini famosi in Italia e non solo. Chinon conosce il raffinato Barolo, o il Barbaresco, Neb-biolo, Dolcetto d’Alba, Dolcetto di Dogliani, Barberad’Alba, Barbera d’Asti?

Sono territori percorsi da fiumi quali Tanaro, Belbo,Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno. Colline chedurante l’ultimo conflitto mondiale sono state spetta-trici di combattimenti contro il nemico, ma anche dibattaglie fratricide. Qui, infatti, si opposero diversigruppi di brigate partigiane contro i repubblichini dopol’8 settembre del 1943.

Come non pensare alpartigiano - scrittore Bep-pe Fenoglio, nato nelcuore delle Langhe adAlba nel 1922, al suo par-tigiano Johnny, giovanestudente che sale in col-lina per unirsi alla Resi-stenza?

Quali pagine di senti-menti, di grand’umanità ci ha donato in questo libropubblicato postumo ed incompiuto nel 1968. In un al-tro suo romanzo “Malora” descrive una terra dura,terra che faceva spaccare la schiena ai contadini per

guadagnarsi da vi-vere; condizioni dimiseria e sfrutta-mento. Altre operefurono pubblicatedopo la sua mortenel 1963.

Nel 2001 è statoistituito a Mango unpercorso letterariodedicato ai luoghidelle vicende delpartigiano Johnny.Nel marzo del 2005all’Università di To-

rino è stata conferita a Fenoglio la “La Laurea ad ho-norem” alla memoria, segno della grande importan-

za della sua opera let-teraria.

E il pensiero non puòfare a meno di correrea Cesare Pavese, natoa Santo Stefano Belbo,che si era laureato inletteratura con una tesisull’interpretazionedella poesia di WaltWhitman. Questo auto-

re ebbe una vita veramente travagliata, terminata tra-gicamente all’età di 42 anni con il suicidio in una ca-mera d’albergo a Torino. Ma quali pagine di letteratu-ra ci ha donato, veri capolavori!

Il padre era cancelliere presso il tribunale di Tori-no, e qui si trasferì con tutta la famiglia, ma Pavesesenz’altro rimpianse la spensieratezza, la libertà del-la sua terra e, quando poteva, vi ritornava. È giovi-netto, quando tra vitigni che maturano i loro frutti,accarezzati e amati dal sole settembrino, legge poe-sie dal libro di Whitman “Foglie D’Erba”. Crescendo fail traduttore; ama la lingua inglese, soprattutto lo slangamericano.

Negli anni ’30, in piena epoca fascista, con l’accusad’antifascismo è incarcerato, dapprima alle Nuove diTorino, poi a Regina Coeli a Roma. Dopo il processo ècondannato a tre anni di confino a Brancaleone Cala-bro (pena poi ridotta ad un anno vista la sua innocen-za). E in queste terre magre inizia a scrivere un dia-

Beppe Fenoglio

Cesare Pavese

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 21Marzo 2013

Giuseppina Marchiori

rio che diventerà inseguito il libro “Il Me-stiere di vivere”. Echissà come sognavala luna e i falò, la bel-la estate, la casa incollina della sua ter-ra.

Tra noccioli e bru-me all’alba alla ricer-ca dei prelibati tartu-

fi bianchi, o di funghi porcini, oppure osservando untramonto che scompare tra una collina e l’altra, o nelsilenzio della natura a guardare uccelli e farfalle fila-no i suoi pensieri, le sue poesie, gli scritti che conti-nuano a vivere, pulsare, amare.

Davide Lajolo nasce a Vinchio nella Langa Astigianada una famiglia contadina. È una giornata caldissimadi luglio del 1912, quando fa sentire per la prima vol-ta il suo pianto. Dopo la terza elementare, per prose-guire gli studi, la famiglia lo mette in collegio dai Sa-lesiani a Castelnuovo.

A Vinchio, scrive Lajolo, c’erano solo le prime treclassi. “Per andare a zappare” si diceva “ne sannoanche troppo”. Il collegio, all’inizio, per lui abituatoalla libertà, alle sue colline, al canto del gallo, allostare ore e ore nei campi, è un impatto tremendo.Fugge più volte, cambia istituto, ma infine riesce aterminare gli studi classici e diplomarsi.

Partecipa alla guerra di Spagna nel 1937. Durantela seconda guerra mondiale è ufficiale sul fronte gre-co e albanese. Nonostante il coinvolgimento nel con-flitto, riesce a scrivere poesie contro l’inutilità dellamorte di tanti giovani. Il suo primo romanzo esce conil titolo “Bocche di donne bocche di fucile”. Dopo l’8settembre del 1943 inizia a prendere le distanze dal

Davide Lajolo

Gina Lagorio

partito fascista e s’ar-rampica anche lui,come Fenoglio, sulleLanghe a combattereassieme ai partigiani,prendendo il nome dibattaglia di Ulisse.

Giornalista, scrittore,sceneggiatore, uomopolitico, cura diversebiografie storiche, traqueste quella di Cesa-re Pavese e di BeppeFenoglio. Muore il pri-mo giorno d’estate del 1984, lasciando numerosi la-vori letterari e un’importante collezione d’opere d’ar-te.

Altri scrittori vissuti in questi luoghi hanno lasciatograndi testimonianze letterarie, ma quelli che ho ci-tato vivono nello stesso contesto storico. E tra loroc’è una donna, Gina Lagorio, nata a Bra nel 1922, inprovincia di Cuneo, che, nonostante la sua vita si siasvolta in buona parte in Liguria, terminando a Milanonel 2005, scrive molte opere sulle Langhe.

Cesare Pavese e Beppe Fenoglio furono da lei par-ticolarmente amati tanto che curò un saggio per en-trambi. Insegnò a Savona per molti anni; fu ancheparlamentare e si impegnò per i diritti civili alle don-ne.

Nel ricordo queste figure continuano a vivere tra ifilari di vigneti, avvolte dalle nebbie, o sotto mandorlifioriti circondate da viole e primule, mentre scrivonoversi permeati dei suoni, dei colori, dei profumi checontinuano a regalarci le Langhe.

https://sites.google.com/site/poesiarenzano/home

N.O.I. nuovi orizzonti insieme22 Anno XX n. 2

Ero una zingara bruna dai capelliricci e aggrovigliati,al ritmo del tamburola mia gonna alzavolasciavo intraveder promesse.Avevo un profilo di lunala bocca color sangueun seno che come un fiume in pienadal corpetto traboccava.Danzavo sopra un legnoogni sera volti nuoviad ammirarmi.Sul carrozzone traballanteci spostavamo tra campagnepaesi e cittadine colorate di bandiere.In premio bottiglie di vinoe fette di salameper me e i bambiniche imparavano il mestiere.Coi briganti di tutte le razzeero compagna amicae qualche volta amante.Era una vita durae semplice, basata sulle regole del giocoe dell’istinto....Un giorno due occhidel mare del nordmi si piantarono tra panciae cuore,

La zingaraquelli del re del monte,il mio nome aveva galoppatofino al suo orecchio, dai suoi servi per applaudirmisi fece accompagnare.Con lo sguardola mia anima stuprògli alberi il mare le stradeattorno a me mutarono.Di amore e di ricchezzemi inondòe da zingaradiventai regina,la regina del monteLenzuola di seta cibi raffinatiperle ancelleprofumi d’oriente.Feste nel castello.Durò un’estate. Un’estate strana.Nell’autunno il sangue ricominciòa pulsare, la nostalgia a farmirannicchiare.Le mie gambe volevano ballaresui tamburi saltellare.La mia gente, la mia gente allegrasporca e colorata...Scappai e vagai, vagai finchènon li ritrovai e la mia vita da sbandataricominciai.Ma il re che un tempo era buonobello e biondodiventò il mostroche una notte per vendettami fece uccidere.Con un coltello.Da questa musica che voi ascoltateio mi dibattoper chiedere vendetta,per salutarvifestosa e incandescenteda un altro mondodove non esiste l’impossibile.

Patrizia DettiV. Van Gogh, La carovana degli zingari

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 23Marzo 2013

Come tutti gli anni, affannata, sudata tra valigie,borsoni, sacchetti, sto cercando di capire se c’è an-cora qualche cosa in giro, me lo sento, finirà sicura-mente che ci sarà l’oggetto misterioso dimenticato.

Due giorni massacranti, iniziati quando?Ma certo, il primo giorno di ferie. Tassativamente la

mamma deve andare in campagna il giorno tre diagosto, a meno che non cada di martedì o venerdì,allora per mia somma gioia vuole partire un giornoprima, non importa se la massa del lavoro mi piombasulle spalle con a disposizione solo uno o due giorniper completare il quasi trasloco.

Allora vestiti tanti, leggeri pesanti, sportivi eleganti(eleganti? mamma in un paese di cento persone!),pantaloni, gonne, il tutto da met-tere via solo all’ultimo secondo seno, orrore, si sgualciscono. Scar-pe di tutte le fogge, persino contacchi a spillo (stessa domanda:in un paese circondato da boschia mille metri di altitudine?).

Altro articolo a parte le medici-ne, un sacco bastante per un eser-cito sconfitto in ritirata sotto il fuo-co nemico, tutte in bell’ordine sultavolo da radunare prima di chiu-dere la porta.

Non parliamo, poi, delle derrate alimentari: tutti itipi di pasta in commercio, scatolette di carne, piselli,tonno, persino sardine! Mai mangiate durante l’anno(ma al paese non si sa mai), sale, zucchero, caffè,biscotti da colazione, da merenda da dare agli ospiti,ma quali? non viene mai nessuno, quell’unica voltache passò sbadatamente una coppia di lontani cuginigli servimmo dei biscotti avanzati dall’estate prece-dente che a dir poco olezzavano di muffa.

Arriviamo al deperibile, carne bastante per un mese,sempre che il frigorifero vetusto la regga, formaggichi più ne ha più ne metta, frutta, verdura. “Ma comese è pieno di orti in paese?”. Risposta sibillina: “Ah,meglio non chiedere agli altri, noi non siamo micacontadini, veniamo da Genova”.

Io scrivo, io ascolto

Dulcis in fundo, bisogna portare i gerani coltivati sulbalcone per esibirli nel prato, quattro vasi di incredi-bile peso, naturalmente con la terra bagnata se nonell’ora del viaggio potrebbero seccare.

Saltellando di qua e di là per la casa, zigzagandotra i vari colli già pronti, cerco di raggiungere l’asseda stiro per finire di stirarmi un paio di pantaloni edue magliette.

“Ma cosa te li porti a fare, ne hai altri due!”, abban-dono l’idea sperando di raggiungere la mia unica va-ligia per chiuderla ed ecco la voce disperata, comesempre negli altri anni, “Ah mi sono dimenticata i co-smetici!”

Ok, cielo! anche questa ci voleva, così via a creme,ciprie, smalti e rossetti di variocolore da coordinare al vestito, ilmascara, il profumo, i pettini, ibigodini. Ma non se ne può più.Altro borsone pieno, per fortunace n’era ancora uno.

In quel momento mi sento qua-si come coloro che vedono lamorte in faccia, che assistono altrascorrere di tutta la loro vita,sono stremata.

In piedi pronta per caricare tut-ta questa enorme massa di roba dentro una poveraPanda vecchio modello, con il portellone spalancatoprobabilmente per l’orrore, sto un attimo ferma sgoc-ciolando sudore come un rubinetto rotto, rivedo i duegiorni passati come un film di Stanlio ed Ollio a velo-cità supersonica.

Con un lavoro di alta ingegneria è tutto stipato, apartire dal mio schienale fino ai fanalini di coda.

Finalmente lei arriva, truccata, rilassata, elegantis-sima, borsetta con i gioielli (ma scusa, dove andia-mo? sempre in quel paese nell’entroterra, tra i boschia mille metri con cento anime contadine).

È arrivata l’ora di partire, il motore si avvia, tendol’orecchio temendo di sentire la frase fatale “Oh no,mi sono dimenticata...”

Era arrivata l’ora della partenza

Rosanna Gamberale

N.O.I. nuovi orizzonti insieme24 Anno XX n. 2

Stava sorvolan-do il paese. Erauna sensazionenuova. Fluitavanell’aria come unramoscello di sa-lice portato dallacorrente.

Ora procedevavelocemente, oras’arrestava da-vanti ad un dossosabbioso, ora sot-to la spinta del-l’acqua avanzava,avanzava senza

meta. Si sentiva leggera e compiva continue evolu-zioni come un pappo di tarassaco portato dal vento.Era finalmente libera.

Il suo guscio era rimasto laggiù, nella terra, in quel-lo squallido cimitero, sulla collina, invaso dai rovi edal degrado. Da lassù poteva vedere alcune bare chela pioggia, compiacente il terreno franoso, aveva fat-to scendere lungo il pendio. Si ricordò che, quandopassava di lì, pensava: “Neanche morta ci starei”.

Da lassù poteva vedere il paese, la piazza, le per-siane socchiuse che lasciavano filtrare la luce acce-cante di giugno. I gradoni della chiesa dove ci si se-deva per osservare il passeggio e ripetere come au-tomi: “Baciamo le mani a vossia. Buon passeggio,compare!!!”

Ecco poteva scorgere, dietro il boschetto di quercela casa patronale dove lei era entrata come serva,dopo che la mamma era morta e una zia squattrinatacercava di allevare i suoi quattro fratellini con la mi-sera paga che lei le inviava.

Com’era stata felice il giorno che era entrata lì! Ilpadrone le incuteva un po’ di soggezione quando lascrutava con quegli occhi neri dallo sguardo profondocome un pozzo insondabile.

La signora dalla pelle diafana, trasparente come unvaso di cristallo, non godeva buona salute e ogni tan-to si recava a Montalbano nella villa di campagna,dove, a detta del dottore, l’aria era più fine.

Lei aveva avuto l’incarico di aiutare la cuoca in cuci-na. Il lavoro era monotono ma non pesante: sbuccia-

va i piselli, pelava le patate, tagliava i fichi d’India e…sognava. I giorni trascorrevano lenti con la monoto-nia tipica della vita di campagna.

Un giorno aveva sentito il padrone gridare: “Non seineanche capace di darmi un erede, buona a nulla chenon sei altro”. La voce si era incrinata perché un pian-to straziante di belva ferita l’aveva soperchiata.“Mammasantissima non è colpa mia! Ogni notte, pri-ma di addormentarmi prego la Madonna di Tindariche mi faccia la grazia ma non ci sente… pare che siadiventata sorda alle mie invocazioni!”

Poi la porta si era chiusa di scatto e sulla casa erasceso un silenzio pesante come un macigno. Una serala serva venne incaricata di scendere in cantina a pren-dere l’olio. Lei prese la brocca e si avviò. La lampadaa petrolio gettava fasci di luce verdognola sul terre-no. Sollevò il pesante coperchio della giara e con ilmestolo versò l’olio nella brocca.

Ad un tratto sentì come uno scalpiccio. Chi potevaessere? Forse il gatto che la seguiva come un’ombra,o Maria la cuoca che si era dimenticata qualche cosa.Ad un tratto due mani le cinsero la vita immobilizzan-dola. “Non azzardarti ad urlare o ti strozzo”.

Opprimenti zaffate di alcool uscivano dalle sue lab-bra, mentre urlava: “Me lo darai tu l’erede! O se melo darai !”

Si sentì scaraventare a terra e il corpo possenteschiacciò le sue tenere membra. Era paralizzata daldolore. Lui la prese con violenza inaudita. Non unaparola dolce, non la richiesta di un perdono. Rimaselì impietrita mentre lui saliva rumorosamente i gradi-ni come a dire: “Tu sei una serva, una cosa. lo sono iltuo signore e padrone”.

Si alzò barcollando, raccolse la brocca e tornò incucina. Passarono i giorni. I loro occhi non si incon-trarono mai. Qualcosa si era irrimediabilmente rottodentro di lei, era diventata di pietra. I suoi amici die-dero la colpa di questo cambiamento alla nostalgiaper gli affetti lontani.

Purtroppo dopo due mesi si accorse di aspettare unfiglio. Il suo ventre si andava sempre più ingrossan-do. La moglie fu spedita in campagna perché soffrivadi strane nausee. Quando lei partorì la moglie ritornòe la piccola ebbe davanti al mondo un padre vero euna madre finta. Lei, incapace di un qualsiasi gesto diribellione, si autocondannò al silenzio.

In un battito di ciglia

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 25Marzo 2013

La bimba fu battezzata con il nome di Anna e crebbe sana e bella.Lei la guardava con affetto e si accontentava di un misero: “Tata”mentre il suo cuore avrebbe gridato al mondo intero “lo sono lamamma”. Anna crebbe si sposò e partorì una bimba meravigliosa:Nunzia. All’età di due anni la piccola fu colpita da meningite.

Era una forma di meningite tubercolare con effetti devastanti, ave-vano diagnosticato i medici. Rimase paralizzata. Solo gli occhi eranovivi. La bimba fu affidata a lei e lei si dedicò alla piccola con l’amoredi una lupa. Guai a chi le si avvicinava. Diceva: “Vuole me solo me,non notate quel battito di ciglia?”. Nessuno comprendeva quei mes-saggi che si scambiavano la povera inferma e la vecchia serva sem-pre più torva, sempre più scontrosa, sempre più accigliata.

Dopo tre settimane la piccola spirò e lei baciandola gridò: “Nonlasciare sola la tua nonna, portala con te”. La trascinarono fuori che

sembrava una bestia rabbiosa. Poi si murò viva. Uscì da quella casa solo per imboccare la via del cielo,dove il suo spirito iniziò a fluire lentamente come un ramoscello di salice che si lascia cullare dolce-mente dalla corrente.

Angela Caviglia

Una notte per casoUna notte ho visto la luna scendere lenta dal cielo,

passava di stella in stella e quando stelle non c’eranopiù ha iniziato ad usare le nuvole e poi i tetti, i balconifinché non si è fermata su un cornicione di fronte aduna finestrella da niente.

Nel cielo è rimasto un buco tondo, tondo, come unoblò e dentro ci vorticavano le cose rubate dal vento:ombrelli, cappelli, aeroplanini, piume, foglie e bigliet-ti della lotteria. Intanto la luna aspettava e sbuffavaimpaziente; dopo un po’ non ce la faceva più e così,con un raggio sottile come un baffo di gatto, la lunaha fatto tic-tic sul vetro da nulla e,come per magia, dall’altra partemani ambrate hanno spalancato lafinestrella da niente.

“Mi hai fatto aspettare” ha bron-tolato la luna.

“Come sei impaziente!” ha rispo-sto una voce di cannella.

“Sei pronta?” ha sussurrato dol-ce la luna.

Non ho sentito risposta, ma hovisto sbocciare sul davanzale unadonna dal colore del miele. La luna si è subito messaal lavoro tendendo raggi a destra e a sinistra, un po’in alto e un po’ in basso, finché tutto intorno era una

trama d’argento, la donna ha osservato il ricamo difili lucenti, poi ne ha scelto uno, ci è saltata sopra èha iniziato a danzare. Volteggiava, piroettava e sottoi suoi piedi i raggi suonavano una musica meraviglio-sa e struggente.

Sono rimasta a sentire e a guardare senza accor-germi che stavo piangendo e le mie lacrime correva-no a danzare anch’esse sui fili di luce e, addirittura,ne creavano altri. Tutto il cielo sopra la città era un’ar-pa lucente. La donna ballava, la luna sorrideva beata.

Quella notte è durata cento notti e di più, ma si sache ogni notte ha una fine, il soleha fatto cucù anche quella voltainiziando a sfiorare tenero i raggilunari che, pianino, si sono sciolti.La donna ha danzato a ritroso eha raggiunto il davanzale.

“Luna, luna, devo andare e an-che tu!”, la luna si è riscossa dalsuo incanto, ha salutato con unultimo raggio ed è tornata lassù araccogliere le cose rubate dal ven-to.

Da allora io ogni notte salgo sul tetto e resto a spe-rare, chissà, magari alla luna vien voglia di tornaregiù.

Cinzia Revelli

N.O.I. nuovi orizzonti insieme26 Anno XX n. 2

I tuoi occhi nei miei, le tue mani nelle mie.

Doppia coppia per le strade del mondo:

nel cammino, nella danza,

nel dispetto dello sgambetto.

Emisfero destro, emisfero sinistro -

La mente il maschile, il cuore il femminile.

L’abbraccio conclude la doppia coppia

che si fa una.

Eleonora Bozzani

SognoCome in una giostraho intrecciato le bandetra loro danzando.

Mi sono inerpicato,piano, tingendomile mani e i capelli.

Mi sono coricatosull’apice,amaca iridescente.

Ho guardato, assaporato e goduto,poi, prima che si sciogliesse,sono scivolatoattentosino al principio.

E mi sono sporcato

d’arcobaleno.

Alberto Sacco

Eleonora Bozzani

In attesa di entrare od in procinto di uscire?

Chiede asilo e riposo, oppure

sogna avventure sottili?

La porta è il suo nuovo orizzonte

o sogna l’addio al passato?

Una valigia che non sa dove andare,

un desiderio irrisolto.

Una valigia

davanti

alla porta

Paolo Mauri

Non è vuoto

Doppia coppia Interrogativo

Non è vuoto

il tempo trascorso senza te:

rimarrà una bolla di sapone

che ho riempito di un tuo gesto.

Tu credi che il sentiero

rimanga lì fermo a guardare

il tuo passo che sale?

Paolo Mauri

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 27Marzo 2013 Spazio Associazioni

L’Associazione collabora con istituzioni pubbliche, comunità, organizzazioni economiche e socialidel territorio per la realizzazione di iniziative e progetti di emergenza, educazione alla pace ecooperazione allo sviluppo. Lavora in sinergia con l’ONG sudanese A.A.A. (Arkangelo AliAssociation), con CESAR (Coordinamento Enti solidali a Rumbek ).

Referente: Valentina TamburroVia Della Colletta 22/6 - 16011 ArenzanoTel. 3355951933http://www.genovaconlafrica.org/

L’Associazione “Genova con l’Africa” attua sul territorio iniziative per raccogliere fondi a favore della popola-zione della Diocesi di Rumbek. Il progetto, che si sta finanziando da alcuni anni ormai e che ora è quasiconcluso, riguarda la realizzazione di un grande centro formativo (Il Teacher Training Center di Cuiebet), perpreparare gli insegnanti che in quel contesto sono quasi inesistenti.

Su due milioni di persone solo una decina di insegnanti sono adeguatamente preparati, il centro formativoavrà il compito di formare la futura classe dirigente del paese in questa fase di ricostruzione. Il Sud Sudan èdiventato da pochissimo il 54° Stato indipendente africano e solo ora, dopo cinquant’anni di guerra si stannoavviando lo sviluppo e la ricostruzione del paese. Iniziare dalla scuola è per noi prioritario in quanto solo conuna corretta formazione si può sperare in un futuro migliore del Sud Sudan.

L’incontro offrirà l’occasione perpromuovere l’importanza dell’educa-zione e della cultura nei processi disviluppo della persona, per la suaformazione personale e collettiva.

Sarà anche l’occasione per sotto-lineare l’importanza della cultura delvolontariato sia per attuare progettidi solidarietà in Paesi del Sud delmondo, sia per arricchire il propriopatrimonio personale di nuove co-noscenze.

Si ringrazia il coro Brinella perl’adesione pronta e generosa all’ini-ziativa.

L’evento, patrocinato da due Co-muni, Arenzano e Cogoleto, saràancora l’occasione per conoscere almeglio le attività, le iniziative del-l’Associazione sul territorio della Pro-vincia di Genova coinvolgendo sem-pre più persone e volontari.

Nel corso dell’incontro sarannopresentate iniziative e progetti dicooperazione internazionale a favo-re del Sud Sudan sia dell’Associa-zione Genova con l’Africa sia delCCM, Comitato di CollaborazioneMedica.

Valentina Tamburro

N.O.I. nuovi orizzonti insieme28 Anno XX n. 2

Referente: Fabia BinciTel: 0109111252 - [email protected]

AmiciComitatoCollaborazioneMedicaArenzano

CCM - Via Ciriè 32/E - 10152 TorinoTel: 011-660.27.93 - Fax: [email protected]

Spazio Associazioni

Ho avuto il privilegio di conoscerlo da vicino e diseguirlo in alcune missioni nel Sud Sudan, il paese“degli ultimi” da lui prediletto per le estreme indigen-za e arretratezza, dove si recava da oltre 40 annicome medico volontario. Ne era rientrato a giugno etemeva di aver contratto una malattia tropicale, mala diagnosi era ben più grave. Fino all’ultimo ha lotta-to con serenità e determinazione, lasciando una gran-de lezione di dignità anche nella malattia.

“Il Sudan è diventato casa mia e la sua gente è lamia gente” diceva spesso. Amava così tanto quellaterra da scegliere per sé anche un nome sudanese:Mayodit.

Fin dal primo incontro mi hanno colpito di lui le dotiprofessionali unite ad una grande umiltà e alla pro-pensione ad annunciare l’amore per i poveri: il suoVangelo.

Per molti di noi è stato un maestro e un profeta.Ci lascia il suo testamento morale nel libro “Africa

malata”, cronaca delle sue missioni in una “terra didisperazione, ma anche di tenerezza, saggezza e di-gnità”.

“Fare volontariato in Africa - scriveva - vuole direandare ad incontrare l’Altro, il nostro Prossimo Lon-tano, là dove lui vive. Non fuga, evasione, pretestoper lasciare qualcosa, ma ricerca dell’Altro per soc-correrlo”.

E ancora “Nonostante i nostri limiti abbiamo fiducianella nostra gente e nel nostro lavoro e non facciamofatica a testimoniare la speranza: Sorgerà un’albaanche per loro (P. Veronese) e quel giorno anche iPoveri del mondo avranno il livello di cure che voglia-mo per i nostri figli...”.

Raccomandava a noi collaboratori di mettere al cen-tro il rapporto con il malato, nel rispetto reciproco, dilavorare per chi ha bisogno, per gli ultimi tra gli ulti-mi, nel rispetto reciproco, con uno sguardo “insider”,ponendosi al loro livello ed utilizzando strumenti sem-plici ma adeguati.

E di puntare in alto, verso un ideale per cui vivere.Per questo la frase di Hélder Câmara, riportata sul-l’immagine-ricordo, “Le tue mani aiutino il volo, manon si permettano mai di sostituire le ali” restituiscelimpido il senso di tutta la sua vita e ci consegna un

messaggio da tener sempre presente peronorare la memoria del nostro dott. Meo.

Mi mancherai, Mayodit, grazie!

Cristiana Lo Nigro

Ci ha lasciati il 28 gennaio 2013 il dott. Giuseppe Meo, che tante volte abbiamo ospitato all’Unitre,di cui tutti conserviamo un ricordo speciale.

Ricordo di Giuseppe Meo, il medico degli ultimi

L’Associazione si propone di sostenere i progetti del Comitato di Collaborazione Medica, organizzazionenon governativa e onlus, la cui missione è quella di promuovere il diritto alla salute per tutti e garantirele cure primarie nei Paesi più poveri. Promuove sul territorio attività formative ed informative, convegni,seminari, presentazione di libri, mostre fotografiche, in collaborazione con Istituzioni, Enti e Associazioni

Sud Sudan: Cristiana

con il dott. Giuseppe Meo

in un momento di riposo

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 29Marzo 2013 Spazio Associazioni

Non amava parlare di sé, aveva esitato a lungo pri-ma di dare alle stampe “Africa malata”, cronaca dellesue missioni tra i malati più poveri del mondo, cheabbiamo presentato all’Unitre nel 2011.

Nel libro, che si può definire il suo testamento mo-rale, troviamo le tensioni ideali che lo hanno spintoad amare gli ultimi della terra, fino a farsi come loro,a condividerne i disagi, a trasmettere speranza e co-noscenze.

Aveva il dott. Meo il carisma dell’autentica semplici-tà, ha insegnato con la sua vita e il suo impegno in-tenso. Comunicava entusiasmo a chi lo incontrava,laico o credente che fosse, perché sapeva avvicinaremondi lontani nel cuore delle persone che coinvolge-va nelle responsabilità e nei progetti. Era autentica-mente e profondamente cristiano.

Si era scelto il nome sudanese di Mayodit, l’anzia-no, con cui nei villaggi che attraversava si rivolgeva-no rispettosamente a lui. Nelle situazioni di difficoltànon era certo lui “l’anziano”, curava i malati con im-mensa disponibilità e correva da loro a qualunque oradel giorno e della notte. Ha esposto se stesso e il suocorpo ai sacrifici che solo chi va in missione in Africasa quanto siano grandi.

I suoi collaboratori si sentono ora orfani, ma confi-dano nel suo aiuto: “Non ci lascerà soli, sarà con noiin una dinamica nuova… e noi porteremo nel futuro isuoi progetti e cercheremo di realizzarli... Sarà connoi con il suo sorriso, il suo sguardo di luce, le sueparole...”.

Grazie, Dott. Meo

Presentazione di Africa malata

Fabia Binci

Da Africa malata:È uno dei cinquecentomila bambini “non accom-

pagnati” che vagano randagi nei villaggi del SudSudan dopo avere perso tutti i familiari e avere spes-so assistito alla loro uccisione. Ogni volta che escoda un padiglione, lui é lí che mi aspetta e mi ripetetimidamente, a voce bassa, una breve frase, pocheparole imploranti che non capisco. Poi me le facciotradurre: “Sono solo, portami con te “.

È un episodio della sua vita che, in un’aula affol-lata di villa Mina, il dott. Meo raccontò durante lapresentazione del suo libro “Africa Malata”, in ungiorno d’aprile del 2011.

Ma quanti bimbi, quante donne, vecchi, giovaniprese con sé durante la sua vita? Quanta umanitàcurò, operò, soccorse, per il diritto di essere cura-ta, come lui sosteneva? Tanta! Soltanto le opera-zioni chirurgiche eseguite in condizioni drammati-che sono state 3400!

Sappiamo che la sua scomparsa lascia un granvuoto. È stato un apostolo del Vangelo.

Una stella che brillava della luce dell’amore perl’umanità, soprattutto per quella più sofferente. Masono sicura che la luce della scia luminosa dellasua eredità spirituale accompagnerà sempre lepersone che s’impegnano e s’impegneranno peraiutare il prossimo sofferente in qualsiasi parte delmondo.

Il dott. Giuseppe Meo è statotra i fondatori del Comitato Collaborazione

Medica (CCM), ai cui interventiha partecipato attivamente fin dal 1970. Giuseppina Marchiori

Sono solo

N.O.I. nuovi orizzonti insieme30 Anno XX n. 2Spazio Associazioni

ASSOCIAZIONE“AMICI DI ARENZANO”

Via Sauli Pallavicino, 3316011 ARENZANO GE

L’Associazione AMICI DI ARENZANO, costituita nel 1994, ha lo scopo di concorrere alla tutelaed alla valorizzazione dei beni culturali, delle risorse ambientali, naturali e paesaggistiche diArenzano; non è legata a partiti politici e non ha scopo di lucro.

Inaugurata la mostra “Spinti al largo…”

L’evento, in un pomeriggio di condizioni atmo-sferiche inaspettatamente clementi, ha godutodell’ottimo accompagnamento con intermezzimusicali di Pëtr Zigulsky, organo, e FedericoVallerga, flauto, a cura dell’Accademia MusicaleTeresiana, e della partecipazione di un folto pub-blico.

Il taglio ufficiale del nastro è stato fatto dapadre Giovanni Strina.

L’Itinerario Marinaro è curato dall’Associazio-ne Amici di Arenzano.

Negli stretti spazi di questo Santuario, da sem-pre caro alla gente di mare di Arenzano, si pos-sono trovare antiche carte, litografie, plastici delterritorio, la storia dei capitani Romeo eDomenico Tixe e i documenti che illustrano lastoria di Arenzano dai Templari a Cristoforo Co-lombo, dai velieri dell’Ottocento al Rex.

Ma a fare la storia di questo borgo marinarosono anche le vicende quotidiane dei pescatori,degli emigranti, dei marinai e dei maestri d’ascia,che hanno incrociato i loro destini sulla spiaggiae tra le onde del mare di Arenzano.

La collocazione, nella galleria laterale della pic-cola Chiesa, aumenta la suggestione degliallestimenti e il percorso conduce alla nicchiaper l’omaggio all’effigie mariana.

Il 16 Dicembre scorso, alla presenza delle Autorità cittadine ed ecclesiastiche, è stataufficialmente inaugurata la mostra “Spinti al largo...” sui cantieri navali e la marineria

arenzanese, allestita presso il Santuario di N.S. dell’Annunziata alle Olivette. 

Il taglio del nastroda parte di padre Giovanni Strina

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 31Marzo 2013 Spazio Associazioni

L’esposizione è arricchita dauna rara serie di strumenti emanufatti messi a disposizio-ne dai cittadini di Arenzano,dalle associazioni e dalle isti-tuzioni. Da vedere i diorami diPino Roggero.

La visita si conclude con latrascrizione di «Fa’ che torni»,l’antica preghiera dell’attesarecitata da molte spose chescrutavano l’orizzonte speran-do di vedere la barca del ma-rito. Fin dai primi giorni diapertura la mostra ha avuto ilgradimento dei visitatori, cometestimoniano anche le frasi presenti sul libro firme.

Tra queste abbiamo scelto quella del Sindaco delpaese:

“Museo che conserva tante notizie sulla storia diArenzano e di tutti noi: frequenza obbligatoria per chiama questo paese. Grazie di cuore” .

M. L. Biorci, 13 Gennaio 2013, durante una visitacon i bambini del Pedibus.

L’associazione AMICI DI ARENZANO ringrazia Arenzanesi, Associazioni e Istituzioniche hanno collaborato e collaborano con reperti e memorie.

Per informazioni:tel. 342.7666821,www.amicidiarenzano.altervista.org.

Strumenti dei maestri d’ascia

L’ingresso all’Itinerario è libero e gratuito la domenica dalle 15 alle 17,oppure su appuntamento e con guida.

Allestimento e cura della Mostra a cura dell’Associazione Amici di Arenzano,con la collaborazione di HastArenzano e della Parrocchia S.S. Nazario e Celso.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme32 Anno XX n. 2Spazio Associazioni

Sezione Regionale LiguriaVico Casana 9/3 int. 916123 Genova010-267312

Sezione di Arenzano Cod. L.I.11Via Sauli Pallavicino, 3316011 Arenzano (Ge)Tel. 335/8180625 e-mail: [email protected]

Fondo Mondiale per la Natura

Salviamo gli elefanti africani

Massicce quantità di avorio africano vengono ven-dute ogni giorno nei negozi della Thailandia, alimen-tando il bracconaggio degli elefanti, ogni anno uccisia decine di migliaia per l’avorio delle zanne.

Da oggi fino al 14 marzo, il WWF lancia in 156 paesinel mondo una petizione globale che vuole raggiun-gere un milione di firme per chiedere al Primo Mini-stro thailandese Yingluck Shinawatra di vietare ogniforma di commercio di avorio in Thailandia per con-trastare l’uccisione illegale di elefanti africani.

Alla prossima Conferenza delle parti della CITES(la Convenzione sul commercio internazionale dellespecie minacciate di estinzione) che si terrà a marzoin Thailandia, i Governi europei, Italia in testa, do-vranno prendere le decisioni giuste per ridurre la do-manda di prodotti provenienti da specie in via di estin-zione, rafforzare la legislazione, aumentare i control-li e le sanzioni.

Nonostante la vendita di avorio di elefanti africanisia vietata in Thailandia, l’avorio degli elefanti thai-landesi può essere venduto legalmente.

Le reti criminali sfruttano questa scappatoia legaleper inondare i negozi thailandesi con il sangue del-l’avorio africano.

“Le leggi esistenti non sono efficaci per tenere fuoridal mercato thailandese l’avorio illegale africano. L’uni-co modo per impedire alla Thailandia di contribuire albracconaggio degli elefanti è quello di vietare tutte levendite di avorio”, dichiara Massimiliano Rocco, Re-sponsabile Specie e TRAFFIC del WWF Italia.

“Oggi le principali vittime sono gli elefanti africani,ma gli elefanti della Thailandia potrebbero essere iprossimi. Il ministro Shinawatra può contribuire aporre fine a queste uccisioni e credo che anche i cit-

L’elefante africano, che è il più grande animaleterrestre, e l’elefante asiatico vivono sullaTerra da 5 milioni di anni: sono i solisopravvissuti di un gruppo di mammiferi un

tempo molto diffuso, l’ordine dei proboscidati.

Loxodonta africana

Al via la petizione globale per proibire il commercio di avorio africano in Thailandia e salvare una delle spe-cie simbolo del cuore verde dell’Africa. Molti diranno: “Ma con tutti i problemi che ci sono, voi pensate aglielefanti?!” Il fatto è che se continuiamo a distruggere la flora e la fauna di questa povera terra prima o poi

spariremo anche noi quindi proteggiamo la terra per proteggere noi stessi.

tadini thailandesi darebbero il loro sostegno per unamaggiore protezione di questi animali”.

Il bracconaggio agli elefanti ha raggiunto livelli re-cord in Africa. I dati sul traffico di avorio raccolti nelrapporto ETIS 2012, la più importante banca dati almondo, registrano più di 18.000 eventi ad oggi. Nelsolo 2011 sono state sequestrate 26,4 tonnellate diavorio, più del doppio che negli 8 anni precedenti.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 33Marzo 2013 Spazio Associazioni

Alle 175 parti aderenti alla Convenzione sul commercio internazionale delle specieminacciate di estinzione delle Nazioni Unite:Come cittadini provenienti da tutto il mondo, ci appelliamo a voi per respingerequalsiasi deroga al bando globale sul commercio di avorio, per estendere tale bandoper almeno 20 anni, e per intraprendere tutti i passi necessari al fine di rafforzare talebando e proteggere gli elefanti.

Stop all’avorio insanguinatoFirma la petizione

(wwf.it/stopavorio)

“Dopo un periodo di stabilità dal 2008 si è registatoun incremento nei casi di sequestri scoperti ed oggipiù che mai il mercato illegale sembra avere avuto unincremento esponenziale che deve essere fermato atutti i costi – continua Rocco del WWF Italia – La Thai-landia rappresenta il più grande mercato di avorionon regolamentato al mondo, divenendo capofila nelbracconaggio e nel commercio illegale. Molti turististranieri proverebbero orrore se sapessero che i nu-merosi ninnoli d’avorio in mostra accanto ai tessuti diseta nei negozi thailandesi possonoprovenire da elefanti massacrati inAfrica. È illegale portare a casa avo-rio che non dovrebbe più esserevenduto in Thailandia”.

Il WWF Italia è direttamente im-pegnato nel contrasto al commer-cio illegale di natura, dai traffici dianimali da compagnia alle pelli direttile o lane pregiate, con un parti-colare sostegno al  Cuore verde del-l’Africa, il bacino del Congo, dove ladeforestazione unita all’aumentodella caccia e al commercio illegalesta portando all’estinzione di speciesimbolo come i gorilla e gli elefanti

di foresta e di molti altri animali meno noti ma fonda-mentali per la sopravvivenza della foresta e delle suecomunità.

“È un vero circolo vizioso: in questi paesi i ricchiproventi derivati dall’uccisione e dal commercio ille-gale di animali e delle loro parti nutrono un mercatodiffuso e pericolosissimo di armi. E così i fucili, i ka-lashnikov, entrano capillarmente nella foresta rinfor-zando quel massacro di animali grandi e piccoli di cuisi nutrono i signori delle armi” ha detto Isabella Pra-tesi, Direttore Conservazione Internazionale del WWFItalia, in prima linea nella campagna WWF GreenHeart of Africa.

Le attività anti-bracconaggio del WWF vanno

avanti anche sul web: in questi mesi in tutto ilmondo il WWF ha avviato la campagna globale “Killthe trade that kills”, attivata in tutti i 156 uffici nazio-

nali del WWF per smuovere l’inte-resse di chi non vuole vedere estin-te queste straordinarie specie sim-bolo, per creare una rete di azio-ni, di sostegno e di richieste chefermi per sempre questo bracco-naggio selvaggio e interrompa losterminio di elefanti, rinoceronti etigri in nome di un commercio ille-gale e crudele.

Per contribuire alla tutela dell’ele-fante e degli altri animali a seriorischio di estinzione, è possibileadottare i progetti WWF Italia suhttp://www.wwf.it/adozioni/

Giancarlo MarabottiStatuetta d’avorio

N.O.I. nuovi orizzonti insieme34 Anno XX n. 2Spazio Associazioni

Centro Storico Töre Di SaraceniPiazza XXIV Aprile - 16011 Arenzano

Attività dell’associazione: Tutela delle tradizioni arenzanesi. Pubblicazione di un giornalesociale ad argomento storico e culturale. Organizzazione di mostre, cene sociali.Corsi di genovese presso le scuole.

Arenzano: mistero e bellezza

Ah! Se ami la tua città, il tuo paese, non devi veniread Arenzano perché un nuovo amore ti empirà il cuo-re.

Arenzano, sposa del mare, signora della bellezza.Il mistero e la bellezza di Arenzano ti avvolgeranno

e mai più potrai dimenticarla; il profumo della suabellezza autentica ti avrà bagnato, la sua realtà ma-gica ti avrà turbato per sempre.

Tutti i carrugi scendono verso il mare e la mattinad’estate è il momento del mare, quando sulla ban-china del porticciolo i pescherecci e i gozzi da pescadepositano l’argento del mare.

Il mattino è il momento del mare, quando i bagnan-ti si dirigono verso la spiaggia e le sirene dei moto-scafi d’altura risvegliano i turisti sonnambuli, stanchidella notte passata fra danze nelle discoteche.

È una bellezza antica, solida e coinvolgente quelladi Arenzano. Non è nataall’improvviso, è statacostruita lentamentedalle donne che un tem-po si guadagnavano fa-ticosamente da viverecucendo le reti sullaspiaggia o lavorandonelle filande. Le donnedalla risata aperta echiara, le cui mani cre-avano la turta pasqua-linn-a dalle mille fogliee il pesto profumato.

L’uomo, in questa ter-ra di brezze profuma-te, era immaginoso ecordiale. Molti pittorivennero da lontano per

Nicola Robello

dipingere le case e i vicoli che dal mare salivano ver-so la montagna.

Arenzanesi sono diventati tutti! E per lontano che sitrovino, portano seco il mistero e la bellezza di Aren-zano.

Di notte tutto è mistero. Nel cielo disseminato distelle, la luna gialla si riflette sul mare, mentre s’in-nalza una canzone:

Rensèn quanto ti è bellatu pai unn-a stellanun te posso ciù scurdà.Questa è Arenzano.Molti vi vogliono morire, quando è arrivato il gior-

no, anche se abitano lontano. Per sentire la brezzache viene dal mare, per essere bagnati dal profumodi salsedine.

Panorama di Arenzano (archivio Pericle Robello)

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 35Marzo 2013 Spazio Associazioni

via San Giobatta 1316011 Arenzano

tel/fax 010.9111114

Nonostante il mal-tempo e la pioggiascrosciante della not-tata precedente, l’ot-tava corsa dell’Auser2013 si è svolta ugual-mente, anche se finoalla vigilia della com-petizione il gruppo or-ganizzatore dell’Auseraveva pensato di rin-viarla. Fortunatamen-te una tregua c’è sta-ta al mattino e, nono-stante il cielo presen-tasse nubi sinistre, duecento podisti (ne erano statiprevisti circa cinquecento) si sono presentati e han-no potuto partecipare alla corsa tanto attesa. La cor-sa dell’Auser, che si svolge sempre nel mese di gen-naio, apre la stagione agonistica ligure ed è divenutauna delle gare podistiche più partecipate in Liguria.

La gara è stata organizzata su un circuito panora-mico e ondulato che si è sviluppato dal mare alle al-ture della nostra cittadina rivierasca.

Ad avere la meglio è stato Andrea Giorgianni, atletaappartenente alla Società Delta Spedizioni che ha vintocon un tempo davvero eccezionale: 32 minuti per diecichilometri. In campo femminile Emanuela Massa del-la Società Cambiaso Risso si è aggiudicata il primoposto nell’appuntamento di esordio del calendario li-gure.

Molti i partecipanti provenienti dal Basso Piemontee dalla Lombardia che vengono sempre volentieri aquesta gara perché affascinati dal contesto paesag-gistico: la partenza della corsa avviene in Piazza Al-lende, la zona dove si svolge il mercato del venerdì,per poi snodarsi sul Lungomare fino al Porto per pro-seguire per la suggestiva Passeggiata De Andrè finoa Cogoleto, la zona industriale in Val Lerone, via Mar-coni per il Santuario del Bambino di Praga e quindil’arrivo nel nostro meraviglioso Parco Comunale, pro-prio di fronte al Castello Negrotto Cambiaso, sede delPalazzo Comunale.

Il ristoro, allestitonel pratone del par-co vicino al laghettodei cigni, è stato or-ganizzato dalle bra-ve volontarie dell’Au-ser che hanno prepa-rato un buffet a basedi focaccia, offertagentilmente dai no-stri panifici arenzane-si e che è apprezza-ta in modo particola-re dai piemontesi edai lombardi, biscot-

ti, torte, marmellat. Il latte offerto gentilmente dallaCentrale del Tigullio e un the caldo ristoratore hannorifocillato gli sportivi.

Partecipante d’eccezione alla corsa dell’Auser laSenatrice Roberta Pinotti, che ha come hobby le cor-se e le maratone e che al termine della sua “perfor-mance” è stata invitata a consegnare i premi ai vinci-tori. Un mazzo di fiori e un augurio per la sua attivitàpolitica da parte dell’Auser e del Comune di Arenzanonon sono mancati.

L’Assessore allo Sport Marco Bonavia ha condottoin maniera brillante il momento delle premiazioni, rin-graziando in modo particolare non solo i volontari del-l’Auser ma anche i volontari delle altre associazioniarenzanesi accorsi a dare una mano per la competi-zione dell’Auser.

Un ringraziamento particolare va al team dell’Atleti-ca Varazze che tutti gli anni contribuisce nelle proce-dure delle iscrizioni degli atleti. I meriti finali vanno al“Gruppo sport dell’Auser” formato da Ausilia Polizzi,Antonino Cadili e Marisa Carrea, che da parecchi annisi dedicano a questo evento perfezionandolo ogni annonei dettagli e nell’organizzazione, elementi fonda-mentali per la buona riuscita della manifestazionesportiva.

Corsa bagnata… corsa fortunata!

Coordinatrice Auser dei Circolidi Cogoleto- Arenzano-Valle Stura

Marisa Carrea

Roberta Pinotti con un volontario dell’AuserMario Paleari

N.O.I. nuovi orizzonti insieme36 Anno XX n. 2

Scintille

22 novembre 1908. Per tre mesi migliaia di cami-ciaie newyorkesi scioperano per far valere i loro dirit-ti.

27 agosto 1910. Le socialiste americane decidonodi proporre, mentre si svolge a Copenaghen la Se-conda Conferenza Internazionale delle donne sociali-ste, l’istituzione di una giornata dedicata ai diritti del-le donne.

Inizia in America e in diversi Stati Europei ad esse-re celebrata la ricorrenza, anche se con date diverse.Durante il primo conflitto bellico è sospesa. Da noi,anche nel periodo fascista.

25 marzo 1911, New York. Scoppia un incendio inuna fabbrica di camicie. Muoiono in 146, quasi tutteragazze, la maggior parte proveniente dall’Italia e daaltri paesi dell’Europa orientale.

8 marzo 1917, San Pietroburgo. Le donne scendo-no in strada per protestare contro la guerra.

14 giugno 1921, Mosca. Durante la Seconda Confe-renza Internazionale delle donne comuniste è appro-vata la data dell’8 marzo per la Giornata Internazio-nale dell’operaia. Data che sarà abbracciata ancheda altri Stati come ricorrenza per i diritti delle donne.

16 novembre 2012, Genova Voltri. Al Teatro Cargodel Ponente genoveseva in scena uno spet-tacolo teatrale “Scin-tille” che ricorda la tra-gica fine delle operaienella factory di NewYork.

È una serata stu-penda, anche se il ven-to è un po’ freddo edispettoso. C’è tantagente. Lo spettacolo ègià stato rappresenta-to al Teatro Duse diGenova, dove ha avu-to molto riscontro.

La scena si apre suuna grande stanza

piuttosto buia, dove sono allineati banchi da lavoro,alcuni con le macchine per cucire, altri con tante pez-ze di stoffa. Non mancano i ferri da stiro.

La protagonista è una donna d’origini italiane (in-terpretata dall’attrice Laura Curino, stupenda), la qualeè madre di due figlie che lavorano anche loro nellafactory, una ha 14 anni, l’altra 20.

La donna inizia a srotolare la loro storia. Ricorda ilviaggio in nave: trenta giorni e trenta notti stipati finoall’inverosimile. Italiani si trovano con altri Italiani diregioni diverse; dialetti alle volte incomprensibili. UnaBabele di dialetti. Ma tutti sono ricchi di speranza, difiducia nella grande America. Poi... poi nella miseriac’è la sorella solidarietà.

Le aspettative della nostra operaia, però, subiran-no subito una delusione: durante il periodo della qua-rantena a New York, un figlio è rispedito in Italia per-ché trovato cieco da un occhio.

“Ma io posso lavorare con un occhio solo, vi pregonon allontanatemi dalla mia famiglia!”. Le sue grida siperdono nel vento.

La protagonista racconta e lavora, come fosse ve-ramente dentro lo stanzone all’ottavo piano del grat-tacielo che in tutto dava lavoro a 6oo persone.

Dà voce anche alle figlie. Racconta di come si svol-ge il lavoro: dalle ore 7 del mattino sino alle 8 di sera.Tutti i giorni, tranne la domenica. Alcune di loro peròpreferiscono lavorare anche nel giorno di riposo: ilbisogno di soldi è troppo forte.

Ci sono due modi di operare: uno è a cottimo (piùcamicie si fanno più si guadagna); l’altro è a giorna-ta. Durante il lavoro sono rinchiuse all’interno dellostanzone: in questo modo nessuna di loro può uscireprima del termine.

Poi c’è il boss, un uomo che controlla l‘operato dellelavoratrici; conta i minuti d’assenza per recarsi inbagno. Però è una persona che ha potere; così alcu-ne di loro cercano di sfruttare la sua amicizia. C’è lapossibilità di guadagnare un posto vicino alla finestrain modo tale che gli occhi soffrono meno la mancanzadi luce. I lumi a gas illuminano veramente poco.

L’operaia e le sue figlie sono brave: cuciono in fret-ta. A volte nella foga del lavoro alcune dita finisconosotto l’ago delle macchine.

Non ci fanno caso: prendono una pezza per ferma-re il sangue in maniera che non sporchi le camicie, evia, via velocemente. Il rumore metallico delle mac-chine a pedale si fa sentire.

Il ricordo di un tragico evento

Laura Curino

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 37Marzo 2013

S’ode una canzone: “Mamma mia, dammi cento lireche in America voglio andar…!”.

Il canto ti entra dentro… Silenzio!La donna parla di una ragazza russa, ebrea, che

interviene nei dibattiti per i diritti alle donne e cercadi spiegare alle compagne come sia importante farvalere le proprie ragioni. No! Lei non ci sta! Non ci staad essere così oppressa: “Perché ci devono toglieredi diritto due dollari sulla busta paga? Dove sta scrit-to, per quale motivo, perché noi non possiamo vota-re, perché…?”.

Questo si chiede anche la protagonista della storia.Nasce una discussione tra le operaie. Alcune di lororitengono la giovane russa una fanatica, una che fasolo propaganda; altre sono con lei. Con una forbiceè colpito, accidentalmente, un lume a gas e… scintilledi fuoco cominciano a danzare, a penetrare dentro lestoffe, nei vestiti delle donne, sui loro capelli. Corro-no verso la porta, ma è inutile: è bloccata.

Tante si buttano dalle finestre, ma i teloni dei pom-pieri sono fragili e non trattengono le sfortunate.

La donna si salva perché riesce a salire sul tettodell’edificio e, alcuni ragazzi, studenti uni-versitari, con una scala appoggiata tra untetto e l’altro, riescono a metterla in sal-vo. La scala poi cederà sotto il peso d’al-tre disperate. I resti delle sue figlie si pos-sono mettere in una cesta. Alla fine deldisastro si conteranno 146 morti, in mag-gior parte ragazze.

Seguiranno una serie di processi. I risultati: nessuncolpevole. Ai proprietari della factory l’assicurazionerimborsò per ogni vittima più di 400 dollari, mentre aifamiliari solo 75.

Da una voce fuori campo si sentono elencare i nomidelle decedute: tanti, tantissimi cognomi italiani, rus-si, filandesi ecc. L’elenco è lungo, pare interminabile.

Il sipario si chiude.Applaudiamo tutti con tanta commozione. L’attrice

e la regista Laura Sicignano hanno dato vita ad unospettacolo struggente, forte, ricco di grand’umanità.

È notte. Siamo tante amiche (alcune di noi, pur abi-tando vicino, si sono conosciute frequentando i corsidell’Unitre di Arenzano) e stiamo tornando alle nostrecase. Da anni rinnoviamo l’abbonamento al TeatroCargo, con la speranza che possa continuare a vive-re, nonostante la crisi attuale e i tagli che si abbatto-no sulla cultura, e far così sentire la sua voce.

Parliamo, commentiamo, discutiamo sulla triste vi-cenda del lontano passato. Ci sentiamo vicine, ci guar-diamo negli occhi, ed abbiamo l’impressione che ilvento sia ancora più freddo.

Sì, siamo donne. Siamo anche il volto ditutte le donne morte per le ingiustizie, il voltodelle donne che continuano a morire, a pa-tire in qualsiasi parte del mondo. Ma siamoanche il volto di tutti quelli che soffrono:uomini, donne, bimbi. Sì! Siamo donne ediamo il giusto valore alla ricorrenza dell’8marzo.

Giuseppina Marchiori

25 - 29 aprile 201314a edizione

Inaugurazione 24 aprile ore 17.00

Omaggioal Maestro

Aurelio Caminati27 e 28 aprile

Mostre Mercato Vivaistica ed EventiPer appassionati e cultori del verde

N.O.I. nuovi orizzonti insieme38 Anno XX n. 2

Alcuni versi del cantautore panamense Rubèn Bladesrecitano queste parole:“Si possono percorrere milioni di chilometri in unasola vita, senza mai scalfire la superficie dei luoghi,né imparare nulla dalle genti appena sfiorate.Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltarechiunque abbia una storia da raccontare…”È questo uno dei motivi che ogni fine estate mi fa

percorrere chilometri e chilometri a piedi, attraversomonti e vallate sconosciuti ai più, ma ricchi di espe-rienze nuove, di luoghi tutti da scoprire, di personag-gi che si rivelano vere e proprie sorprese.

Settembre 2012: una settimana di camminate at-traverso i monti Sicani; una zona incantevole dellaSicilia, situata a cavallo tra le province di Palermo e diAgrigento.

Qui, un giorno a Santo Stefano Quisquina, paesinotra i monti a mille metri d’altezza, abbiamo avuto lafortuna di incontrare e conoscere un personaggio stra-ordinario, il pastore-scultore Lorenzo Reina.

Perché straordinario? Perché tutta la sua storia èspeciale, e merita di essere raccontata.

Lorenzo Reina è un pastore, ma non come gli altri.Fin da bambino, pascolando le sue pecore e gli asi-

ni, sentiva dentro di sé il bisogno di esprimersi mo-dellando la creta, scolpendo la pietra.

Si allontanò così dalla sua terra, per seguire e colti-vare la sua vocazione.

Presto iniziò a farsi conoscere come scultore.

Un giorno fu richiamato in Sicilia, al capezzale delpadre morente.

L’anziano uomo gli fece promettere, sul letto dimorte, di riprendere l’attività di pastore, per non la-sciare che andasse perduto il suo lavoro di decenni.

Lorenzo gli prese la mano e ne fece il calco, perimmortalare una vita di fatica.

Questo calco è ora sulla tomba del padre, nel pic-colo cimitero del paese.

Poi, semplicemente, obbedì.Tornato ai suoi monti, il giovane iniziò la doppia at-

tività di allevatore di asine da latte (pregiatissimo: è illatte più simile a quello materno) e di scultore; creòinoltre dal nulla una fattoria didattica che è l’orgogliodi tutta la regione Sicilia.

Nel frattempo si innamorò di una ragazza del pae-se, ma anche stavolta non ebbe vita facile: fu ostaco-lato da tutti, perché era sordomuta. Lorenzo la spo-sò, ed ebbe da lei due splendidi figli.

La donna è stata al suo fianco sempre e lo aiutanella gestione della fattoria didattica e nell’impegnoche essa comporta.

Qui, in questo piccolo paradiso, c’è tutto: vigne efrutta; pecore, che danno ricotta e formaggio; unamoltitudine di asini che vivono liberi e arrivano festosida ogni angolo, intorno al loro padrone.

L’ultimo pastore delle nuvole

Lorenzo Reina, con l’asino Lucignolo

Testa scolpita da Lorenzo Reina

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 39Marzo 2013

Poi, un laboratorio di scultura, unmuseo ottagonale, dove sarannoesposte le sue opere, e, come mera-viglia finale, un teatro all’aperto cheha dell’incredibile.

Tutto ciò che si vede intorno è ope-ra di Lorenzo Reina: sculture sugge-stive di grandi volti, di divinità miste-riose che scaturiscono dalle sue manie, dislocate qua e là nella sua terra,danno un’impronta affascinante alpaesaggio.

Il teatro è stato realizzato in vent’an-ni: un anfiteatro grandioso che guar-da le vallate circostanti, in cui i sediliin pietra replicano sul piano la costel-lazione di Andromeda.

Da qui, nei giorni limpidi di tramon-tana, si scorgono in lontananza il mare di Sciacca e lasagoma di Pantelleria.

Quando si arriva alla fattoria, che si chiama RoccaReina, ci si ritrova lontani anni luce dai ritmi caoticidella città.

Il cinquantenne Lorenzo, alto e sorridente, accogliegli ospiti con cordialità. Un grande cappello di pagliain testa, offre il suo vino e i suoi formaggi, deliziosi!

Già dopo pochi minuti è difficile non restare affasci-nati dal personaggio, perfetta simbiosi tra uomo, ar-tista, natura…

Quel giorno di settembre siamo stati accolti da Lo-renzo, insieme a Lucignolo, il suo asinello prediletto esfortunato. Il piccolo, infatti, è stato trovato dai fattoriin un burrone affamato e spaventato, attaccato allemammelle della madre morta accidentalmente.

Da quel giorno è diventato il “figlio adottivo” di Lo-renzo: non riconosce altri padroni, non lega con glialtri asini che per questo motivo non lo accettano etalvolta gli danno calci. Era commovente vedere uomoed animale insieme: è stato come fare un tuffo nelpassato, fra situazioni e sentimenti dimenticati, nonpiù di moda.

Abbiamo scoperto poi che la storia di Lorenzo Reinaè stata raccontata dai media nazionali; Vittorio Sgar-bi si è recato a conoscerlo, apprezzando molto le sueopere, rammaricandosi che Reina abbia scelto di re-stare ai margini dell’arte che “conta”.

Ma Lorenzo ha fatto la sua scelta; scolpire la pietrain mezzo alla sua terra, ai suoi animali, è il suo mododi avere raggiunto la felicità.

Ha rifiutato anche l’invito di esporre le sue sugge-stive opere alla biennale di Venezia 2011: le sue asineerano in procinto di partorire e venivano prima di qual-siasi mostra.

Lorenzo Reina ed il suo regno si sono guadagnatinel tempo magici soprannomi: lui è “l’ultimo pastoredelle nuvole “, appellativo che evoca poesia, spazi in-finiti, serenità raggiunta. Così la sua casa, che è chia-mata “la fattoria degli asini giulivi”, e ai giorni nostri,nella frenesia della vita moderna, pare di riferirsi aqualcosa di irreale, quasi un sogno….

Rocca REINA è infatti un sogno tradotto in realtà….

Anfiteatro costruito dal pastore-scultore

Rosy Volta

Aspettando Florarte

Mostra della Camelia

Arenzano Parco Negrotto Cambiaso

16 - 17 Marzo 2013

N.O.I. nuovi orizzonti insieme40 Anno XX n. 2

Rughe (colpisce la parola, vero?)Eccomi di nuovo con voi. Non vedo i vostri visi, non

vi conosco ma vi immagino con il giornalino mentreleggete queste mie righe. Vedo l’espressione dei vo-stri volti a seconda dell’interesse che suscita l’argo-mento.

“Tu uomo, un po’ maturo”, passi oltre forse...“Tu donna, non più ventenne”, ti fermi incuriosita e

un po’ divertita, proiettando su di te il perché di quel-le rughe, di quel segno sul viso che non ti piace e cheforse vorresti eliminare o attenuare.

Ma le rughe sarebbero da amare, accarezzare per-ché il viaggio della nostra vita è lì, sul nostro viso.Vedo che qualcuno corruga la fronte: “Ma cosa stadicendo!? amare, accarezzare? punturine, stiramen-ti, riempimenti, “filler”, bocche a salvagente e visi chea volte perdono la loro fisionomia e non si riconosco-no, tutto viene fatto per lisciare, eliminare quei bruttisegni che denunciano i miei non più vent’anni. Ma hovissuto e dovrei amare me stessa, la mia vita, la miaenergia consumata, ed essere gelosa del mio passa-to”.

“Non potevo fare altrimenti (usando il metacroni-smo si cerca di eliminare quel vago senso di colpache a volte ci assale ricordando). Che fatica, giornodopo giorno, affrontare impegni, problemi, dolori eanche gioie e soddisfazioni. Ma amo tutto di me eamo le mie rughe testimonian-ze del mio vissuto”.

Però, c’è un però: come unbel mobile antico restaurato èaffascinante, così un bel visocon pelle luminosa, fresca, cu-rata, con occhi vivi, curiosi, diventa affascinante conquelle espressioni che danno un valore unico ad ognu-no di noi. Sappiamo che processi di ossidazione (ra-dicali liberi) esposizione solare, intemperie, carenzenutrizionali, (di proteine, vit. A. E. F. E del gruppo B,minerali come: rame, oro, argento, zinco, selenio,silicio...) vita sedentaria, alimentazione sregolata ac-centuano l’invecchiamento biologico.

Come il mobile antico è affascinante se ridiamosplendore e vita al legno, così possiamo dare splen-dore e rendere luminosa la nostra pelle attenuando isegni del tempo.

COME?Vediamo: sull’argo-

mento c’è un bellissimolibro di Francesco Padri-ni e di Maria Teresa Lu-cheroni “Bellezza e Be-nessere” ed. De Vecchi.

Vediamo, dicevo: unaadeguata alimentazionesana e naturale, ricca dicibi freschi con sostan-ze antiossidanti e pochi grassi (principali gruppi disostanze anti ossidanti: Vit. A. E. Fe del gruppo B,beta carotene, carotenoidi, minerali quali silicio, man-ganese, selenio, rame, oro argento...).

L’esercizio fisico regolare aiuta a riattivare la circo-lazione sanguigna e linfatica (sistema linfatico spaz-zino del nostro organismo), a tonificare i muscoli, adeliminare il grasso, le scorie (tossine) che alterano inostri tessuti.

I pensieri negativi avvelenano la nostra mente ren-dendoci inquieti, insoddisfatti e acidi stressandoci. Lostress, nemico invisibile, che svolge un ruolo decisivonell’invecchiamento, poco fa bene: alza la pressionesanguigna, i muscoli si tendono, il cervello è in mas-sima allerta, tutto il corpo è in fermento, ma se tuttociò perdura nel tempo si rivolta contro di noi diven-

tando distruttivo.E tutto questo cosa ha a che

fare con le rughe? Pensate alvostro viso, i muscoli si contrag-gono e appaiono i segni di ten-sione: rughe verticali alla radice

del naso che vanno su verso la fronte potrebbero at-tribuirsi alla collera e al risentimento, rughe tra lesopracciglia alla tensione per “comandare”, rugheprofonde orizzontali e verticali frontali appaiono neldubbio e nei continui pensieri circolari che rimuginia-mo, nelle preoccupazioni, nell’agitazione dei pensie-ri. Poche e leggere indicano saggezza, riflessione epace interiore. “Zampe di gallina” o meglio (conespressione più dolce e gentile) “Rughe di Venere”sono le rughe del sorriso, della comunicazione, dellaricerca del contatto con il prossimo. Rughe naso la-biali o nasogeniene, dalle ali del naso sino all’angolo

RugheEstetica e benessere

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 41Marzo 2013

della bocca e oltre, indicano di solito di tensione, masono anche in individui tendenti alla stitichezza. Sulleguance verticali e verticali e orizzontali a trama ditessuto sono le glifiche e le grinze, queste ultime dasonno (come si dorme).

Per distendere contratture e ten-sioni ginnastica facciale e automas-saggio e un buon sonno (i fiori diBach aiutano molto). Aggiungo: unmassaggio sulla schiena, decontrat-turante, rilassante, drenante con oli

essenziali, influenza molto la distensione del viso epermette quindi di lavorare con creme adatte per ot-tenere ottimi risultati. Es: creme schiarenti a base diAcido Glicolico e di Acido Fitico al 2 % che donanoluminosità, levigatezza e uniformità a pelli soggette amacchie scure, riducono le macchie melaniche e nelcontempo prevengono l’iperpigmentezione.

C’è un libro molto interessante “Lo stretching deimeridiani” di Gianna Tomlianovic, ed. Punto d’Incon-tro. È un manuale teorico-pratico per riconquistare ilbenessere psico-fisico. Le due sequenze di Base aiu-tano la mobilizzazione progressiva della colonna ver-

Pino marittimo

Atom (Ennia Grandi)

tebrale ed hanno effetti diver-si e complementari. Sonoesercizi molto semplici e, peresperienza personale, aiutanoad affrontare con energia lagiornata.

Per chiudere e ritornare alle”rughe” vi segnalo il “Picnoge-nolo”, uno dei più eccezionaliantiossidanti mai scoperti(“Picnogenolo” Richard A. Pas-swater e Jack Challem, ed.Tecniche nuove), miscela disostanze antiossidanti estrat-ta principalmente dalla corteccia di Pino marittimo.

Il Picnogenolo si lega al collagene della pelle peraumentare l’elasticità, contribuisce a mantenerla sodae ridurre la formazione di rughe, migliora la micro-circolazione dei capillari della pelle, apporta ossige-no e migliora l’idratazione e porta ad un calo dellerughe.

Ciao, alla prossima

Brevità

Elio Grassi

StatureDicono che di alti e furbi

ce ne siano pochi,ma in compenso

ve ne sonotanti bassi e scemi.

La forza di un sorrisoè così potenteche soprattutto i falsise ne appropriano.

Il sorriso

Sono bello

Se una donna ti sta guardando, non illuderti:vuol solo sincerarsi che tu stia guardando lei.

Odio analfabeta

“Non ti avessi mai conobbi!”

Il WEB è qualcosa che ti portaattraverso il tempo e lo spazio,capace di trasformare una personadi scarso ingegno in un acculturato;tuttavia non un babbano qualunque.

Internet e la magia

PadreternoLe tavole io ve le ho date,voi fate un po’ quello chevi pare, poi ci vediamo...

N.O.I. nuovi orizzonti insieme42 Anno XX n. 2

Roberta

“Tutte le ‘realtà’ e le ‘fantasie’ possono prendere forma solo attraverso la scrittura [...] pagine di segniallineati fitti fitti come granelli di sabbia rappresentano lo spettacolo variopinto del mondo in una superficiesempre uguale e sempre diversa, come le dune spinte dal vento del deserto”.

Così Calvino.Il mio amore per la lettura è nato anni, anni fa,

prima ascoltando i libri che mi leggeva mia madre.Libri che ricordo bellissimi, di M. Pia Sorrentino, diOlga Visentini. E poi, via via affrancandomi, continuan-do da sola. Divorai in un bale-no tutti i libri della “Bibliotecadei Miei Ragazzi”, che conser-vo ancora gelosamente, perpoi passare alle varie raccolte,suddivise per età, della “Scalad’Oro”.

Credo di essere stata tra leprime bambine a leggere MaryPoppins e a conoscere il Vialedei Ciliegi dove alloggiava laFamiglia Bank. Crescendo arrivai ai libri verdi della“Medusa”: La Prima Moglie, affascinante figura didonna morta tragicamente in mare che mai si vede edi cui solo si parla – Rebecca – e che domina tutto ilromanzo.

La storia d’amore e di coraggio in Per Chi Suona laCampana…

A volte è un sorriso che inchioda un personaggio:“l’infame sorriso” di Franti nel libro Cuore; oppure gli

occhi, quelli verde mare, della Lolita di Nabukov, oc-chi che ti viaggiavano addosso evitando di incontrareil tuo sguardo…

E come non ricordare la tormentata Anna Karenina?Quante storie, quanti personaggi che ti rimangono

dentro e ti accompagnanonella vita. A volte è una cala-mità naturale, come nellaGrande Pioggia, che permet-te di scoprirsi diversi e ritro-varsi migliori.

È la spigliatezza e la varietàdella narrazione che supplisceall’inverosimiglianza dei fattine Il Giro del Mondo in 80Giorni”

E il nostro primo, grande romanzo, basilare dellanostra storia, Il Gattopardo.

Non so quanto leggano, oggi, i ragazzi, ma so chemolti sono gli scrittori. I sentimenti hanno infinitesfaccettature, come un brillante; il genere umano of-fre una buona messe a chi sa raccontare.

Ciascuno di noi ha il suo personaggio del cuore,anzi, come qualcuno ha detto, il suo “Gigante di Car-ta”.

Avventure tra le righe

Gianna Guazzoni

Meglio aggiungere vita ai giorni che non giorni alla vita

Rita Levi Montalcini(1909 - 2012)

Scienziatae Senatrice a vita

Premio Nobelper la Medicina

nel 1986

Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori.Non ha importanza che siano religiosi oppure laici.I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita diessere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangonoanche dopo la nostra morte.

Dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri.Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potetefare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne hopassate molte, e le ho attraversate senza paura, con totaleindifferenza alla mia persona.

Viole del pensiero

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 43Marzo 2013

Una foto storica...

LaboratorioIo scrivo io ascolto

2005- 2006

Foto di classe

Inviatecile vostre

“foto di classe”

Le pubblicheremocon piacere

Avventurieri famosi

Marilina Bortolozzi

Giovanni Giacomo Casanova nacque a Venezia nel1725. Fu avviato dalla madre agli studi ecclesiasticima ben presto la sua indole avventuriera ebbe il so-pravvento e fu cacciato dal seminario di Venezia. Di-venuto il segretario del cardinale Acquaviva a Roma,ben presto perse il posto per il suo comportamentodisinvolto.

Nel 1750 lasciò l’Italia e cominciò a peregrinare perl’Europa giocando, intrigando, truffando. Cinque annidopo fu arrestato a Venezia e chiuso nei Piombi sottoaccusa di empietà, magia, massoneria. Dopo 15 mesi

riuscì ad evadere eriprese a correreper l’Europa, stra-biliando popolo,principi e dame conle sue audaci tro-vate. Fondò persi-no una fabbrica ditessuti e assunse iltitolo di “Cavalieredi Seingalt”.

Divenne famosoper le sue innume-revoli avventure

con donne d’ogni ceto. Da Venezia, dove ogni tanto

tentava di tornare, veniva sempre cacciato. Nel 1782fece amicizia col conte di Waldstein, il quale lo con-dusse con sé nel castello di Dux in Boemia e lo fecesuo segretario e bibliotecario.

A Dux trascorse gli ultimi anni, che ci sono poconoti, dando sfogo al suo ingegno versatile occupan-dosi di varie discipline come teologia, poesia, mate-matica, filologia, storia lasciando diverse opere.

Scrisse tra l’altro i suoi famosi “Mémoires” che, sep-pur non del tutto credibili per ciò che concerne le sueavventure personali, sono un magnifico documento diun’epoca della quale egli stesso fu il più tipico rap-presentante. Morì a Dux nel 1798.

Giacomo Casanova

Castello di Dux

N.O.I. nuovi orizzonti insieme44 Anno XX n. 2

Da molto tempo, soprattutto da quando ne ho di piùa mia disposizione, e cioè nella mia fantastica terzaetà, mi lascio a volte piacevolmente gestire dai pro-verbi. In molte occasioni trovo conferme a quello chemi accade intorno, in molte altre trovo soluzioni perproblemi che devo affrontare. Una cosa è certa: i pro-verbi non sbagliano mai!

Nascono dalla saggezza popolare, da gente a volteumile, dalle loro riflessioni sulleesperienze della vita, dalla ca-pacità che hanno le personesemplici di mirare subito al noc-ciolo delle questioni, soprattuttodall’abitudine del vivere unaquotidianità scandita da piccolee mirate perle di vita.

Ve ne sono per tutti i gusti:vogliamo provare per credere?

Salute: Una mela al giornotoglie il medico di torno. Questo proverbio, ideatochissà quanti anni fa, ha trovato conferma negli studiattuali che ne consigliano vivamente l’uso!

Lavoro: Chi non risica non rosica – Chi fa da sé faper tre – Non rimandare a domani quel che puoi fareoggi: mi hanno accompagnata nella mia vita lavorati-va!

Amore: Se son rose fioriranno – Lontan dagli oc-chi lontan dal cuore – Al cuor non si comanda: quan-te volte l’ho detto a mia figlia!

Filosofia quotidiana: qui c’è da sbizzarrirsi: Chi lafa, l’aspetti. – Oggi a me domani a te – L’erba delvicino è sempre più verde – Tanto va la gatta al lardo

che ci lascia lo zampino… Magari non è vero, però lìper lì sono detti consolatori.

Meteorologia: ricordiamoci che non esisteva ilServizio meteorologico dell’Aeronautica!

Uno per tutti il famosissimo: Rosso di sera bel tem-po si spera!

Sono frasi incredibili, che ho imparato a valutarecon attenzione e con rispetto perché sono giuste. Or-

mai sto estendendo il mio entu-siasmo anche a mia figlia e aimiei nipotini, che cominciano adapprezzare ed a riflettere sullefrasi con le quali ogni tanto non-na Lori spiega loro il contenutodei vari problemi di vita che sitrovano ad affrontare.

Si divertono moltissimo perchéa loro sembrano frasi magiche,estratte dal cappello di un mago

evocato dalla nonna con qualche formula segreta!Ieri avevo dimenticato a casa gli occhiali e sono

dovuta tornare a prenderli. Immancabilmente Edoardomi ha detto: Chi non ha testa abbia gambe! Ormai èdiventato un esperto! E devo dire che anche mia figliaa volte, probabilmente inconsciamente, cita qualcheproverbio e si sente che ci crede davvero!

Bene, mi ha fatto piacere condividere con voi que-sto piccolo angolo dei miei pensieri e mi auguro chepossa essere di aiuto e insegnamento anche a voi.

Concludo con uno dei miei preferiti e lascio a voi lariflessione: Cuor contento il Ciel l’aiuta!

Loredana Odazzi

La bellezza dei proverbi

Ultime parole famose

La televisione non potrà reggere il mercato per più di sei mesi. La gente si stancherà subitodi passare le serate a guardare dentro a una scatola di legno.

(Darryl F. Zanuck, Presidente della 20th Century Fox, 1946)

Abbiamo un computer qui a Cambridge, ce n’è uno a Manchester e uno al laboratorionazionale di fisica. Immagino che sarebbe giusto averne uno anche in Scozia, ma non di più.

(Douglas Hartree, fisico inglese, 1951)

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 45Marzo 2013

Marilina Bortolozzii

In origine i profumi (da “perfumen”, in fumo) erano le so-stanze odorose bruciate su-gli altari per venerare le divi-nità, o, più avanti, i vegetalibruciati per purificare gli am-bienti domestici.

Prima del profumo c’è il fiore, ma il fiore diventaprofumo con una distillazione, estraendo col vapore isucchi dei petali o delle foglie.

La scelta di un profumo da espandere nella nostracasa diverrà un’abitudine quotidiana e ben presto tuttociò che ci circonda ne sarà impregnato.

Le essenze possono essere diverse per ogni am-biente: essenze fresche per il bagno, come il limoneo il pino, sacchetti di lavanda negli armadi, profumodi agrumi in cucina...

É possibile in questo modo ritrovare un piacevole earmonioso contatto con la natura e con i nostri ricor-di legati a un profumo.

Esistono profumi così fortiche per essi è porosa ogni materia.

Si direbbe che penetrino il vetro.

Talora nell’aprire un cofanettovenuto dall’Oriente, in cui stride

la serratura, e rilutta gemendo,

o in qualche casa deserta un armadiodall’acre odore di passato, nero,

polveroso, trovi una vecchia fiala

intrisa di memorie, da cui sgorgaun’anima che torna, tutta viva.

Mille pensieri che, funebri larve,

dormivano, fremendo dolcementenel buio greve, spiegano le ali,

spiccano il volo, sfumati d’azzurro,

tinti di rosa, laminati d’oro…

Charles Baudelaire, I fiori del male

La fiala

Profumi

Appuntamenti di primavera

Venerdì 19 aprile 2013, ore 21 - Auditorium Berellini a CogoletoLa Compagnia LA PANCHINA presenta “La Commedia della vanità”

Testo di Elias Canetti, con aggiunta di versi Jolanda InsanaAdattamento e regia di Patrizia Detti - Scenografia di Patrizia Marinelli

Domenica 28 aprile 2013, ore 16 - Auditorium Berellini a CogoletoPomeriggio musicale con il Coro ECO DEL MARE

diretto da Ada Bongiovanni Maglierinie accompagnato al piano da Anna Venezia.

e il Coro degli Alpini MONTE GREPPINO di Varazze.

N.O.I. nuovi orizzonti insieme46 Anno XX n. 2

Concorso PresepiPremiati a Savona i disegni degli studenti Unitre

Giovedì 24 gennaioalle 18.30, in una gre-mita Aula Magna delSeminario vescovile,a Savona, si è svoltala cerimonia di pre-miazione del concor-so presepi “Natale,Dio viene a condivide-

re”, promosso dalla Caritas diocesana, alla presenzadel vescovo Vittorio Lupi.

Dopo attento lavo-ro di valutazione de-gli oltre sessanta ela-borati in concorso, igiurati hanno scelto ifinalisti per ciascunadelle quattro catego-rie in gara “Famiglia”, “Parrocchie”, “Comunità” e“Scuole”. Tra i finalisti della categoria “Comunità” èstato premiata la nostra Unitre, con i disegni realiz-zati dagli studenti del corso di Disegno di Gian Franco

Frugali, nello scorso anno, con grande gioiadella rappresentanza di studenti presenti allacerimonia.

Avevamo già ammirato i disegni esposti aVilla Mina, durante la Mostra dei laboratoriUnitre di fine anno accademico.

Il premio assegnato da esperti critici arri-va a confermare la qualità degli elaborati,oltre a testimoniare l’impegno e la passionedegli studenti che frequentano il corso.

Grazie a tutti e, in particolare, grazie aldocente, per le doti umane e professionaliche dispiega con grande disponibilità, riu-scendo a coinvolgere gli studenti e a risve-gliare le loro qualità artistiche, con risultatispesso superiori alle aspettative.

Fabia Binci

da sx: Rosaria Costa, Liliana De Filippi, Gabriella Fabiocchi,Maria Rosa Canepa e Serenella Passi

I disegnidel presepepremiatoeseguitidal corsodi disegno

diGian Franco Frugali

N.O.I. nuovi orizzonti insieme 47Marzo 2013

Miscellanea poetica

Gocce di sale

Prese dal mare vi porta il vento

ch’è sorto, più forte, all’improvviso.

Io vi vedo, arrivanti, nell’arcobaleno

e poi, passate,

nella rete d’argento ch’è rimasta

sulla sua pelle bruna.

Io vi sento nel profumo dei suoi capelli, vivi,

e nel sapore delle sue labbra, asciutte.

Anche l’amore erompe forte e inaspettato

e ti riempie

di luci e colori e sensazioni nuove.

Poi, troppo presto passato,

bruciano questi occhi

e bagnano queste mie labbra,

spoglie di sorrisi ormai,

gocce di sale.

Antonio Angelo Penati.

Maschere cadute

Maschere scomposte

Maschere rabberciate.

Si staccano dal mio volto

vacillano e rotolano.

Vorrei lasciarle lì.

Sono stanca di indossare maschere

ma poi mi sento nuda.

Le raggranello, le ricompongo

e, ancora una volta.

raccolgo la sfida della vita.

Maschere

Marilina Bortolozzi.

Onde piccole, frequenti:

quasi pensieri.

Rifiuta cupo l’approccio,

è ritornato il mare

pago dei suoi fondali,

del muoversi lento e sensuale

di alghe su lisci sassi bianchi.

La chiglia della barca

apre una ferita

che poi si rimargina presto.

Mi allontano.

Onde piccole

Paolo Mauri

Donna a metà

Cammino,

da sola,

per le strade della vita.

Spaventata e attonita

proseguo un percorso

che io non ho scelto.

Continuo il cammino

sulle gambe malferme,

con piccoli passi,

incerti e sconnessi.

Sono un pesce fuor d’acqua.

Sono una donna a metà.

Fanny Casali Sanna

Memorandum

v Dal 24 febbraio 2013 iscrizioni aperte al viaggio in Costa Azzurra alla “ABBAZIA DI THORONET eFREJUS”, che avverrà il 6 aprile 2013 (dettagli su Noi Informa e sul sito Unitre).

v Sabato 9 marzo 2013, Villa Mina aula A: ore 9,30 incontro con gli Assistenti - ore 11,00 incontro conDocenti e Referenti.

v Sabato 9 marzo, Auditorium Santo Bambino Arenzano, ore 16,30: Genova con l’Africa racconta.

v Venerdì 15 marzo 2013: visita guidata a Genova “IL SESTIERE DELLA MADDALENA”. Da via PonteReale seguiamo un percorso alla riscoperta del Sestiere della Maddalena.

v Dal 19 marzo 2013 si aprono le iscrizioni per il viaggio “Meraviglie della Regione del Garda” di quattrogiorni, che avverrà dal 18 al 21 maggio 2013 (dettagli su Noi Informa e sul sito Unitre).

v Venerdì 12 aprile 2013; visita guidata “DAL PORTO ALLA LANTERNA”. La Lanterna, il monumentosimbolo di Genova, è oggi raggiungibile attraverso una passeggiata nella zona portuale con tappe chepropongono una rilettura delle attività del porto.

v Venerdì 19 aprile 2013, ore 21 - Auditorium Berellini a Cogoleto: La Compagnia LA PANCHINA presen-ta “LA COMMEDIA DELLA VANITÀ”.

v Domenica 28 aprile 2013, ore 16 - Auditorium Berellini a Cogoleto: Pomeriggio musicale con il CoroECO DEL MARE e il Coro degli Alpini MONTE GREPPINO di Varazze.

v Nei mesi di marzo e aprile 2013 saranno programmate delle escursioni nel Levante e Ponente Ligure(i dettagli verranno esposti nelle bacheche e sul sito Unitre).

Dal 28 marzo al 3 aprile 2013 sospensione dei corsi per Vacanze Pasquali

Stampato dalla Grafica L. P. Genova - marzo 2013

Un nuovo parco per gli Arenzanesi

Villa Figoli