Unità pastorale di Castelsangiovanni e Sarmatodi uno stato di depressione e paralisi. Eppure la...

8
Abbiamo bisogno di molti simboli per credere, contro la forza dei fatti, al mistero che Dio è venuto in questo mondo. Nelle strade della nostra città accendiamo le luminarie, nei nostri giardini decoriamo alberi di Natale, nelle nostre case prepariamo presepi e candele. Sembra che a Natale ci sen- tiamo tutti un po’ più a casa. Uno dei canti natalizi più conosciuto è “Stille Nacht”, nella versione italiana “Astro del ciel”, composto nel 1818 da Josef Mohr e musicato da Franz-Xaver Gru- ber; è stato scritto per persone sempli- ci in tempi difficili, dopo che l’Europa era stata sconvolta da conflitti durati secoli, un’epoca segnata dalla paura, dalla incertezza e da condizioni eco- nomiche disastrose. A un’epoca tanto oscura il canto contrappone una real- tà diversa, parlando di luce e di pace. Anche il nostro tempo è segnato da grandi fatiche; ci dicono che c’è la cri- si e in effetti la sentiamo farsi reale nelle nostre famiglie e soprattutto nel desiderio di futuro dei giovani. Sem- bra che il buio della notte abbia inva- so le nostre case e sia diventato segno di uno stato di depressione e paralisi. Eppure la luce del Natale è capace d’illuminare anche il tempo della cri- si. È silenziosa la notte di Natale, è sottratta al baccano di questo mondo; in questa notte sfioriamo, accarezzia- mo il Figlio di Dio. Egli nasce nel si- lenzio della notte e vuole nascere nel silenzio del nostro cuore. Le paure so- no mute, e i desideri timidamente riaffiorano. Non abbiamo più paura di abbracciare l’amico e di renderci vulnerabili alla sua presenza. Laddo- ve Dio dimora, si apre uno spazio san- to, in cui noi stessi siamo integri e san- ti. Lì la nostra notte, che altrimenti sa- rebbe piena di angoscia e di oscurità, diventa notte di luce e di pace. “Non avere paura, promesse di bene realiz- zerò”- dice il Signore Dio al profeta Geremia, che ci accompagna nel cam- mino verso il Natale. Come a dire che la nascita di Gesù ci porta la bella no- tizia che tutto ciò che ci accade, anche la paura e la crisi, ha un significato e una destinazione: niente e soprattutto nessuno è abbandonato allo scandalo del non senso. Da quando il Verbo-fat- to-carne ha preso dimora nel tempo, in quella notte santa, abbiamo la cer- tezza che nessun grido rimarrà senza risposta, nessuna paura rimarrà per sempre, nessun atto di generosità re- sterà privo della giusta ricompensa, nessun desiderio è destinato a spro- fondare nella delusione. Noi, che an- cora ci inginocchiamo presso la grotta di Betlemme, facciamo esperienza che veramente non abbiamo nulla da te- mere, per quanto possa essere grande “l’onda contraria” che si abbatte sul nostro tempo. Noi, che ancora voglia- mo fare spazio nel nostro cuore allo stupore di un mandorlo fiorito, come alla tenerezza di un Dio bambino, di- ventiamo capaci di “farci compagnia” e impariamo nuovamente a dialogare con noi stessi, comprendendo chi sia- mo, da dove veniamo e dove stiamo andando. Noi, che liberati dal ghetto della solitudine da un Dio vicino, an- diamo regalando, in questo Natale, la Sua stessa amicizia perché nessuno re- sti più senza consolazione, vagando privo di vera fraternità. Don Paolo NOTTE SANTA Il 27 gennaio 2013 nelle parrocchie della nostra dioce- si si rinnoveranno i Consigli pastorali e poi i Consigli per gli affari economici. Gli orientamenti dell’ulti- mo Sinodo diocesano precisa- no che: “il Consiglio pastora- le parrocchiale, espressione di tutta la comunità parroc- chiale, è un organismo con- sultivo permanente di cui fanno parte sacerdoti, diaco- ni, religiosi/e e laici per l’ela- borazione del programma pa- storale parrocchiale e per il coordinamento di quello zo- nale e diocesano”. Tutte le parrocchie sopra i 500 abitan- ti sono tenute ad avere, sotto la guida del Parroco, il Consi- glio pastorale parrocchiale. Tutte le Unità Pastorali sono tenute ad avere, sotto la gui- da del Moderatore, il Consi- glio di Unità Pastorale. Il rinnovo avviene per via elettiva da parte di tutta la co- munità. Hanno diritto di voto i battezzati che hanno com- piuto 16 anni; può essere elet- to chi ha compiuto 18 anni. Il Parroco, tenendo conto del numero massimo dei componenti, della quota de- gli eletti, della rappresentati- vità, può nominare alcuni membri. Il Consiglio è validamente costituito con la ratifica del Vescovo. Per le piccole parrocchie Nelle parrocchie piccole (fi- no a 500 abitanti), se non si costituisce il Consiglio pasto- rale, è opportuno prevedere la convocazione dell’assem- blea parrocchiale e l’indivi- duazione di alcune persone (referenti pastorali): verranno precisati il cammino di prepa- razione e i compiti loro affi- dati. I membri dei Consigli sono nominati per un quinquennio e possono essere rieletti. All’interno: Dalle Parrocchie Fontana Pradosa • Ganaghello • Dall’ospedale Il Premio Gemelli Pag. 6 Castel S.Giovanni Le celebrazioni natalizie Il cristiano e la città oggi nel tempo della crisi Pag. 4 Unità pastorale La colletta alimentare I social network in famiglia Pag. 5 Castel S.Giovanni La scuola materna parrocchiale • Restaurata la statua della Madonna Festa del Ringraziamento Pag. 3 Castel S.Giovanni Da Mirandola alla casa protetta Restauri acrobatici sulla Collegiata Il “Sagratum” Pag. 7 I collaboratori del giornale: I nostri sacerdoti Ernesto Alberti Corrado Cavallotti Chiara Evangelista Rita Ferrari Lorena Gallerati Alberto Gemelli Cristina Marassi Chiara Modenesi Chiara Ragusa CASTELSANGIOVANNI Ultimato il restauto della statua lignea “Madonna col Bambino” della chiesa dei Sacchi. PAG. 3 UNITÀ PASTORALE I cristiani di oggi nel tempo della crisi: alla Scuola di formazione il prof. Giorgio Campanini. PAG. 4 CALENDARIO NATALIZIO Le celebrazioni del Natale e per l’inizio dell’Anno di tutte le parrocchie dell’Unità pastorale. PAG. 4 IL RINNOVO DEI CONSIGLI PASTORALI E PER GLI AFFARI ECONOMICI V V ita N N ostra Unità pastorale di Castelsangiovanni e Sarmato e-mail: [email protected] Supplemento a “il Nuovo Giornale” numero 45 del 14 dicembre 2012 - Direttore responsabile: Davide Maloberti Direzione: via Vescovado, 5, Piacenza. tel. 0523.325995 - Stampa: Grafiche Lama Piacenza Oratorio • Professione di fede • L’oratorio casa mia, casa nostra • Fratelli e sorelle Pag. 8 SARMATO Sarmato avrà un nuovo parroco: don Silvio Cavalli. Ingresso domenica 13 gennaio 2013 alle ore 15. PAG. 2 Sarmato • Il saluto di don Guerrino • Il saluto di don Silvio • Gli auguri del Consiglio pastorale • I saluti della comunità Pag. 2 Auguriamo ad ogni famiglia un Natale vissuto nella luce di Cristo e un Nuovo Anno accolto con speranza. I vostri Sacerdoti don Lino, don Sergio, don Paolo, don Roberto don Walter, don Enrico, don Pietro Catechesi per adulti Giovedi 29 novembre sono iniziati nella parrocchia di Castel San Gio- vanni gli incontri di catechesi sul Catechismo della Chiesa Cattolica. Il Papa Benedetto XVI ha voluto cele- brare il cinquantesimo anniversario dell’ inizio del Concilio Vaticano II proponendo un Anno della Fede, perché i cristiani riscoprano il dono della fede e la gioia di credere in Cri- sto e di testimoniarlo con la vita. Nella Lettera Apostolica Porta Fi- dei il Papa afferma: “Per accedere a una conoscenza sistematica dei con- tenuti della fede, tutti possono tro- vare nel Catechismo della Chiesa Cattolica un sussidio prezioso e in- dispensabile”. Rispondendo a questo invito, nel- l’arco di alcuni anni passeremo in rassegna tutti i capitoli del Catechi- smo. Gli incontri si tengono il secondo e l’ ultimo giovedì di ogni mese alle ore 21 nell’Oratorio San Filippo Ne- ri e vengono anche trasmessi con la Radio parrocchiale.

Transcript of Unità pastorale di Castelsangiovanni e Sarmatodi uno stato di depressione e paralisi. Eppure la...

Abbiamo bisogno di molti simboliper credere, contro la forza dei fatti, almistero che Dio è venuto in questomondo. Nelle strade della nostra cittàaccendiamo le luminarie, nei nostrigiardini decoriamo alberi di Natale,nelle nostre case prepariamo presepi ecandele. Sembra che a Natale ci sen-tiamo tutti un po’ più a casa. Uno deicanti natalizi più conosciuto è “StilleNacht”, nella versione italiana “Astrodel ciel”, composto nel 1818 da JosefMohr e musicato da Franz-Xaver Gru-ber; è stato scritto per persone sempli-ci in tempi difficili, dopo che l’Europaera stata sconvolta da conflitti duratisecoli, un’epoca segnata dalla paura,dalla incertezza e da condizioni eco-nomiche disastrose. A un’epoca tantooscura il canto contrappone una real-tà diversa, parlando di luce e di pace.Anche il nostro tempo è segnato dagrandi fatiche; ci dicono che c’è la cri-si e in effetti la sentiamo farsi realenelle nostre famiglie e soprattutto neldesiderio di futuro dei giovani. Sem-bra che il buio della notte abbia inva-so le nostre case e sia diventato segnodi uno stato di depressione e paralisi.Eppure la luce del Natale è capaced’illuminare anche il tempo della cri-si. È silenziosa la notte di Natale, èsottratta al baccano di questo mondo;in questa notte sfioriamo, accarezzia-mo il Figlio di Dio. Egli nasce nel si-lenzio della notte e vuole nascere nel

silenzio del nostro cuore. Le paure so-no mute, e i desideri timidamenteriaffiorano. Non abbiamo più pauradi abbracciare l’amico e di rendercivulnerabili alla sua presenza. Laddo-ve Dio dimora, si apre uno spazio san-to, in cui noi stessi siamo integri e san-ti. Lì la nostra notte, che altrimenti sa-rebbe piena di angoscia e di oscurità,diventa notte di luce e di pace. “Nonavere paura, promesse di bene realiz-zerò”- dice il Signore Dio al profetaGeremia, che ci accompagna nel cam-mino verso il Natale. Come a dire chela nascita di Gesù ci porta la bella no-tizia che tutto ciò che ci accade, anchela paura e la crisi, ha un significato euna destinazione: niente e soprattuttonessuno è abbandonato allo scandalodel non senso. Da quando il Verbo-fat-to-carne ha preso dimora nel tempo,in quella notte santa, abbiamo la cer-tezza che nessun grido rimarrà senzarisposta, nessuna paura rimarrà persempre, nessun atto di generosità re-sterà privo della giusta ricompensa,nessun desiderio è destinato a spro-fondare nella delusione. Noi, che an-cora ci inginocchiamo presso la grottadi Betlemme, facciamo esperienza cheveramente non abbiamo nulla da te-mere, per quanto possa essere grande“l’onda contraria” che si abbatte sulnostro tempo. Noi, che ancora voglia-mo fare spazio nel nostro cuore allostupore di un mandorlo fiorito, come

alla tenerezza di un Dio bambino, di-ventiamo capaci di “farci compagnia”e impariamo nuovamente a dialogarecon noi stessi, comprendendo chi sia-mo, da dove veniamo e dove stiamoandando. Noi, che liberati dal ghetto

della solitudine da un Dio vicino, an-diamo regalando, in questo Natale, laSua stessa amicizia perché nessuno re-sti più senza consolazione, vagandoprivo di vera fraternità.

Don Paolo

NOTTESANTA

Il 27 gennaio 2013 nelleparrocchie della nostra dioce-si si rinnoveranno i Consiglipastorali e poi i Consigli pergli affari economici.

Gli orientamenti dell’ulti-mo Sinodo diocesano precisa-no che: “il Consiglio pastora-le parrocchiale, espressionedi tutta la comunità parroc-chiale, è un organismo con-sultivo permanente di cuifanno parte sacerdoti, diaco-ni, religiosi/e e laici per l’ela-borazione del programma pa-storale parrocchiale e per ilcoordinamento di quello zo-nale e diocesano”. Tutte leparrocchie sopra i 500 abitan-ti sono tenute ad avere, sottola guida del Parroco, il Consi-glio pastorale parrocchiale.Tutte le Unità Pastorali sonotenute ad avere, sotto la gui-da del Moderatore, il Consi-glio di Unità Pastorale.

Il rinnovo avviene per viaelettiva da parte di tutta la co-munità. Hanno diritto di votoi battezzati che hanno com-

piuto 16 anni; può essere elet-to chi ha compiuto 18 anni.

Il Parroco, tenendo contodel numero massimo deicomponenti, della quota de-gli eletti, della rappresentati-vità, può nominare alcunimembri.

Il Consiglio è validamentecostituito con la ratifica delVescovo.

Per le piccole parrocchie

Nelle parrocchie piccole (fi-no a 500 abitanti), se non sicostituisce il Consiglio pasto-rale, è opportuno prevederela convocazione dell’assem-blea parrocchiale e l’indivi-duazione di alcune persone(referenti pastorali): verrannoprecisati il cammino di prepa-razione e i compiti loro affi-dati.

I membri dei Consigli sononominati per un quinquennioe possono essere rieletti.

All’interno:

Dalle Parrocchie

• Fontana Pradosa

• Ganaghello

• Dall’ospedale

• Il Premio Gemelli

Pag. 6

Castel S.Giovanni

• Le celebrazioninatalizie

• Il cristianoe la città oggi nel tempo della crisi

Pag. 4

Unità pastorale

• La collettaalimentare

• I social networkin famiglia

Pag. 5

Castel S.Giovanni

• La scuola maternaparrocchiale

• Restauratala statuadella Madonna

• Festa delRingraziamento

Pag. 3

Castel S.Giovanni

• Da Mirandolaalla casa protetta

• Restauri acrobaticisulla Collegiata

• Il “Sagratum”

Pag. 7

I collaboratoridel giornale:I nostri sacerdotiErnesto Alberti

Corrado CavallottiChiara Evangelista

Rita FerrariLorena GalleratiAlberto GemelliCristina MarassiChiara ModenesiChiara Ragusa

CASTELSANGIOVANNI

Ultimato il restauto della statua lignea “Madonna col Bambino”della chiesadei Sacchi.

PAG. 3

UNITÀ PASTORALE

I cristiani di ogginel tempo della crisi: alla Scuoladi formazione il prof. Giorgio Campanini.

PAG. 4

CALENDARIO NATALIZIO

Le celebrazionidel Natale e per l’iniziodell’Annodi tutte le parrocchiedell’Unità pastorale.

PAG. 4

IL RINNOVODEI CONSIGLI PASTORALI

E PER GLI AFFARI ECONOMICI

VVita NNostraUnità pastorale di Castelsangiovanni e Sarmato

e-mail: [email protected]

Supplemento a “il Nuovo Giornale” numero 45 del 14 dicembre 2012 - Direttore responsabile: Davide Maloberti Direzione: via Vescovado, 5, Piacenza. tel. 0523.325995 - Stampa: Grafiche Lama Piacenza

Oratorio

• Professione di fede

• L’oratorio casamia, casa nostra

• Fratelli e sorelle

Pag. 8

SARMATO

Sarmato avràun nuovoparroco: donSilvio Cavalli.Ingresso domenica 13gennaio 2013alle ore 15.

PAG. 2

Sarmato

• Il saluto di don Guerrino

• Il saluto di don Silvio

• Gli auguridel Consigliopastorale

• I salutidella comunità

Pag. 2

Auguriamo ad ogni famigliaun Natale vissuto

nella luce di Cristoe un Nuovo Anno

accolto con speranza.

I vostri Sacerdotidon Lino, don Sergio,

don Paolo, don Robertodon Walter,

don Enrico, don Pietro

Catechesi per adultiGiovedi 29 novembre sono iniziati

nella parrocchia di Castel San Gio-vanni gli incontri di catechesi sulCatechismo della Chiesa Cattolica. IlPapa Benedetto XVI ha voluto cele-brare il cinquantesimo anniversariodell’ inizio del Concilio Vaticano IIproponendo un Anno della Fede,perché i cristiani riscoprano il donodella fede e la gioia di credere in Cri-sto e di testimoniarlo con la vita.

Nella Lettera Apostolica Porta Fi-dei il Papa afferma: “Per accedere auna conoscenza sistematica dei con-tenuti della fede, tutti possono tro-vare nel Catechismo della ChiesaCattolica un sussidio prezioso e in-dispensabile”.

Rispondendo a questo invito, nel-l’arco di alcuni anni passeremo inrassegna tutti i capitoli del Catechi-smo.

Gli incontri si tengono il secondo el’ ultimo giovedì di ogni mese alleore 21 nell’Oratorio San Filippo Ne-ri e vengono anche trasmessi con laRadio parrocchiale.

2 Venerdì 14 dicembre 2012 VVita NNostraSarmato

Saluto ed attesa del nuovo ParrocoMentre ringraziamo e salutia-

mo don Guerrino che per 23 annisi è speso con generosità a servi-zio della nostra Parrocchia, comeConsiglio Pastorale vogliamoproporre alcune riflessioni perchéla comunità si prepari a viverel'arrivo del nuovo Parroco comeoccasione preziosa di verifica e dirinnovato impegno. Don Guerri-no ci ha aiutato a crescere comeComunità sviluppando la suamissione attraverso varie dimen-sioni; ripartiamo da qui per inter-rogarci sul ruolo del sacerdote chericeve l’incarico di guida di unaComunità, riprendendo qui alcu-ni spunti offerti da un interventodel vescovo Franco Giulio Bram-billa, che ci può aiutare ad appro-fondire questi valori e a scorgereulteriori vie per metterli semprepiù a fondamento della nostraComunità.

• “La dimensione dell’essen-zialità: la Parola di Dio al centro.

È ben nota l'affermazione di A.de Saint-Exupéry: «Non si vedebene che col cuore. L’essenziale èinvisibile agli occhi». Trovarel’essenziale è una questione dicambio qualitativo dei gesti e del-la mente. L’essenziale è questionedi sguardo, di visione. È possibileper il prete un ministero della ri-conciliazione senza sentire l’esi-genza di uno studio delle modali-tà di accompagnamento spiritua-le e di una competenza sapienzia-le circa l’agire morale nel mondoattuale? È persuasivo un mini-stero della catechesi, che non de-dichi uno spazio congruo allostudio della Parola, ad appro-priarsi di un testo biblico o di unpercorso di catechesi, a prepararestrumenti che facilitino l’accessodelle persone affidate?

• La dimensione dello SpiritoComunitario: lo sviluppo dellacorresponsabilità dei laici

La figura del prete dovrà esserecaratterizzata dalla “orizzontali-tà” e dalla “comunionalità”. Se èfinito il tempo della parrocchiaautosufficiente, allora è finita an-che la figura del parroco isolato emonocratico! Il presbitero è l’uo-mo della comunione che presiedealla sinfonia dei carismi ecclesia-li: ne cura il sorgere, ne custodi-sce la singolarità e la complemen-tarità, ne promuove la pienaespansione missionaria. Questo è

ro del prete. Anzitutto, la metafo-ra giovannea del “buon pastore”:il pastore “conosce” le sue pecoree le “guida” verso i pascoli dellavita. Inoltre è importante ripren-dere i tre poli essenziali che aiuta-no a ritrovare il centro della pa-storale ordinaria: il giorno del Si-gnore incentrato su Parola, Euca-ristia e Comunità; l’attenzionealla vita degli adulti e delle fami-glie; il rapporto con il territorio,cioè la promozione della formadomestica del cristianesimo pres-so la vita quotidiana della gente.Sono i punti essenziali della pa-storale (domenica, figura adultadella fede, prossimità alle perso-ne) attorno ai quali il prete puòconcentrare e talvolta anche ri-pensare il proprio lavoro pastora-le, evitando dispersioni inutili edannose.

• La dimensione della fratel-lanza: un parroco amico di tutti.

È indispensabile, infine, la ca-pacità di fare sintesi, cioè lo sfor-zo di guardare la pastorale conuno sguardo d’insieme, di non la-sciarsi trascinare dalle mille cose,di non essere soffocato dall’imme-diato senza progettare, senza lapacatezza di pregare, pensare,studiare, formarsi, coltivarel’amicizia anche tra sacerdoti. Lacarità del pastore deve lasciarsimisurare dalla missione pastora-le, deve crescere spiritualmentenella sua atmosfera, deve diven-tare evidenza che anche oggi ilministero è cosa buona e giusta, èluogo della consolazione, è moti-vo della gioia, diventando ancheun fratello nell’umanità, cioè unapersona che non teme di portarela fatica di vivere, che impara dal-le famiglie l’interminabile dedi-zione che proviene dagli affetti,che non si fa scudo del proprioministero per coprire le propriedebolezze o aggressività”.

Crediamo che queste riflessioniproposte dal Vescovo Brambilla ciaiuteranno ad accogliere l’ingres-so del nuovo parroco con gratitu-dine, con una disposizione d’ani-mo positiva e rivolta al futuro ecol desiderio di non lasciarglimancare il nostro fattivo contri-buto.

Il ConsiglioPastorale Parrocchiale

il sogno: veder nascere personeche stanno in mezzo alla comuni-tà come coloro che servono allacomunione. Così facendo il voltodella parrocchia diventerà da sestesso missionario, perché saràcome il roveto ardente che porta aDio. Il ministero del parroco ogginon può essere vissuto che all’in-terno di un’intensa collegialità,che se da un lato limita la suaazione, dall’altro la rende sicura-mente più efficace.

Non è possibile costruire lachiesa-comunione se non con unostile e gesti di comunione.

• La dimensione della missio-narietà della Parrocchia: sostene-re i cammini vocazionali

Si potrebbe dire con una meta-fora che il volto missionario dellaparrocchia ha bisogno che il pa-store sia l’“uomo della portaaperta”. Egli deve accompagnaree favorire gli ingressi, abitare lasoglia perché il passaggio verso lafede e la comunità sia facilitato,correggendo dal di dentro l’im-magine funzionale e burocraticadel parroco. La nostalgia del pa-dre, così forte nella società moder-na, è nostalgia della dimensionevocazionale della vita. Se il preteritorna a comprendersi comel’uomo che facilità gli “ingressialla fede” ridiventerà l’uomo del-la vocazione e della convocazioneecclesiale. Viene alla mentel’ininterrotta tradizione di figuredi pastori che hanno saputo “es-sere padri” per molte generazionidi uomini e di donne, generando-li alla fede come alla forma “buo-na” della vita.

• La dimensione liturgica: ilGiorno del Signore al centro.

Due aspetti potranno ridarel’immagine “buona” del ministe-

Don Guerrino saluta i sarmatesi

“Grazie Sarmato”Carissimi sarmatesi tutti,quando leggerete queste

poche righe sarò già da al-cuni giorni nella mia nuovaparrocchia di Santa Teresa.

Ho trascorso con voi ven-titré meravigliosi anni, checertamente non potrò maidimenticare. Anni in cui in-sieme abbiamo camminatoalla ricerca di Gesù Cristo,accrescendo il senso di ap-partenenza alla comunitàcristiana, nella scopertacontinua che nella relazionecon “Lui” si scopre la “Veri-tà”, la “Giustizia” e la “Li-bertà”.

Siamo nel periodo- tempoforte dell'Avvento. Ci stia-mo preparando a rivivere ilmistero grande della “Na-scita” della nostra salvezza.L'invito che ci viene fatto èdi “non avere paura”, per-ché il Signore è con noi erealizza le sue promesse.

Arriva il Signore, bussa

alla nostra porta, noi siamochiamati ad accoglierlo. Ac-coglienza che è fiducia, sco-perta che ci trasforma la vi-ta; accoglienza che è presen-

za viva, desiderio di amore,di pace, serenità. Ai sarma-tesi che mi hanno accolto,amato, condiviso in questiventitré anni auguro che il“Santo Natale” sia sempreper loro il “miracolo” diuna promessa che si realiz-za.

Abbiamo camminato in-sieme, gioito insieme, spe-rato insieme, creduto insie-me. Il nostro cammino nonsi è interrotto, altrimentiche senso avrebbe avuto lanostra storia se fosse statasolo fine a se stessa, ma hacercato nuove direzioni enuovi orizzonti e nella rea-lizzazione della “vera pro-messa” saremo sempre in-sieme. Nella consapevolez-za che nel “Bambino che na-sce”, che realizza la promes-sa, ci ritroveremo tutti, au-guro di cuore a tutti

BUON NATALEDon Guerrino

Così don Silvio in attesa dell’arrivo in parrocchia

“Buon Natale, Sarmato”Ai parrocchiani di Sarmato, ringrazio la redazione di

“Vita Nostra” che mi rendepossibile farvi giungere gliauguri di Buon Natale.

Chiedo al Bambino Gesùper me e per voi un cuoreaperto disposto a dare e a ri-cevere il perdono, affinché ilNatale possa accadere in cia-scuno di noi e rinnovare nelprofondo il nostro essere.

Affido in modo particolarechi soffre nel corpo e nellospirito alla Vergine Maria, no-stra Madre, perché aiuti tutti avedere al di là della crocel’amore e la fedeltà di Dio.

In attesa di raggiungervi viauguro Buon Natale!

Don Silvio

Saluto del ConsiglioEconomico parrocchiale

Ventitré anni fa la situazionedegli immobili di Sarmato nonera molto soddisfacente. Ci siamo

messi a lavorare insieme, abbia-mo lavorato tanto, non ultimo ilcampo sportivo. Questi lavori co-sa hanno prodotto? Hanno ce-mentato i nostri rapporti in ma-niera tale che è difficile per noiquesto distacco, molto difficile.Ma penso che sia difficile ancheper te. Noi sicuramente non ti di-menticheremo, ma io sono con-vinto che quando tu sarai a Pia-

cenza, dentro di te, nel tuo cer-vello ci sarà sempre una casellanella quale ci sarà scritto “riser-vato a Sarmato”. Abbiamo passa-to dei momenti belli. Stefano haricordato quando andavamo su aMione o Ravascletto. Io pensoche tanti ragazzi di Sarmato edanche i genitori abbiano impara-to a sciare a Ravascletto sulloZoncolan. Ma a noi lo Zoncolanpiaceva tanto, tu lo sai bene, chenon solo lo abbiamo provato indiscesa, ma ci abbiamo provatoanche in salita con scarsi risulta-ti. Però tutte queste cose, torno aripetere, non hanno fatto altroche rinsaldare il nostro rapporto.Mi auguro che tu trovi un am-biente che ti voglia bene come tiabbiamo accolto bene noi.

A don Silvio Cavalli in attesadel suo ingresso in parrocchiaformuliamo i più fervidi auguridi Buon Natale e di buon lavoro.

Per il consiglio economicoparrocchiale:

Antonio Cavanna

I saluti dalla politica

Il sindaco Anna TanziNei 23 anni che Lei, Don

Guerrino, ha vissuto a Sarmato,ha lasciato un segno profondonelle persone, così come credotante persone abbiano lasciato unsegno/un ricordo in Lei.

Perché, al di là della sommato-ria delle esperienze degli abitantidel paese di tipo prettamente per-sonale, Lei è stato presente neimomenti cruciali della vita: bat-tesimi, cresime, comunioni, lutti,feste popolari, momenti belli emeno belli. Lei, Don, mi consentadi chiamarLa come fanno tanti inpaese, un modo che vuole esseremia espressione di rispettosa ami-cizia, dicevo, Lei, Don, lascia unmarchio, il marchio del Suo ope-

rare. Ora se ne va, e noi La vogliamo

ricordare per l’investimento suigiovani con i quali faceva i cam-peggi di formazione, una forma-zione a cielo aperto di grande va-lenza, per il loro miglioramentospirituale e aggregativo.

Vogliamo anche ricordare laSua passione per la montagna el’esperienza che tanti hanno fattoinsieme a Lei.

Voglio personalmente ricorda-re la diversità delle nostre opinio-ni, i momenti di confronto inqualche caso anche acceso, masempre culminati con una idealestretta di mano, indice del rispet-to reciproco e della consapevolez-za della diversità delle due fun-zioni: la Sua rivolta alla crescita

morale della comunità; la nostradiretta ad un progresso ancheeconomico attraverso servizi a di-sposizione della collettività, sem-pre con al centro la Persona.

Vorremmo che Lei ricordasse,quando sarà in città, che questaAmministrazione, l’Amministra-zione di questo piccolo Comune,non realizza il proprio fine in unafunzione di distribuzione dei ser-vizi e redistribuzione della ric-chezza, non esclusivamente nel-l’erogare aiuto ai deboli e assi-stenza, ma declina il proprio esse-re cercando di creare un futuroper tutti e uno sviluppo per lacollettività.

(prosegue a pagina 3)

Don Guerrino Barbattini.

Don Silvio Cavalli.

Il Consiglio Comunale di Sarmato saluta don Guerrino Barbattini.

Dalla scuola primaria di SarmatoFra i tanti attestati di stima e

affetto voglia gradire anche ilnostro: per Lei, da parte delleinsegnanti, degli alunni e deigenitori della scuola Primariadi Sarmato.

All’inizio di ogni anno scola-stico Lei ci ha sempre accolto,nella casa del Signore, concomprensione, condivisione etanta allegria, riconoscendo be-ne, da ex insegnante, come l’in-fanzia sia fra le tappe fonda-mentali della vita. Con pazien-za ogni volta ha ascoltato lebuone intenzioni degli scolari ele lamentele delle insegnanti,sapendo già che le prime permetà non si sarebbero realizza-te e che le seconde erano sem-pre esagerate. Quasi una sortadi gioco che, grazie alla sua sapiente guida,passo dopo passo ci ha avvicinato sempre piùal messaggio cristiano.

Nel periodo della Quaresima la celebrazio-ne della S. Messa a scuola: ogni volta annun-cia l’inizio della primavera. L’altare improv-visato sulla cattedra, al posto dei libri il cro-cefisso, un fiore, tanti bimbi seduti a terra colnaso all’insù e poi Lei a braccia spalancate,ad annunziare la parola di Dio.

Ci piace pensare a Lei così, come al BuonPastore, che riporta all’ovile il suo gregge eche si appresta a raggiungerne un altro, sen-

za dimenticare di girarsi, lungola strada, per abbracciarlo an-cora una volta con lo sguardo.

Grazie di tutto.Le insegnanti, gli alunni

e i genitoridella scuola Primaria

Quando Don Guerrino è arriva-to a Sarmato mia mamma aveva lastessa età che ho io adesso. Lei miha raccontato che quando era piùgiovane e frequentava l’ACLI il“Don” era sempre presente e per iragazzi era come un amico, unconfidente: ascoltava i loro proble-mi e senza giudicare aveva unconsiglio e una saggia parola perloro.

Quando mi parla di Mione isuoi occhi si riempiono di nostal-

gia perché don Guerrino ha insegnato ai ragazzi,in quelle bellissime esperienze, l’amore e il rispet-to per la montagna e per la natura, il senso dellapreghiera, dell’amicizia, dello stare insieme, del-l’aiutarsi a vicenda e dell’umiltà.

Purtroppo il mio percorso e quello dei miei coe-tanei con don Guerrino finisce qui e anche se ab-biamo avuto poco tempo ci ha dato tanto, è unesempio di vita e a nome di tutti i bambini lo rin-grazio per quello che ci ha insegnato e trasmesso.

Non lo dimenticheremo mai!Alice Braghieri

cl. V scuola Primaria Sarmato

Un saluto in poesia dai bambiniUn saluto in poesia dai bambiniTi auguriamo la fatica che farà più grande la gioia che ogni seraproverai nel voltarti indietro a guardare il camminopercorso.

Ti auguriamo il sole che scaldi ogni fibra del tuo corpo e ogni sospiro della tua anima.

Ti auguriamo la pioggia che rinfreschi e disseti l'arsura delle giornate troppo aride

dei deserti della vita.

Ti auguriamo il vento che ti accarezzi con brezza leggera il viso e riempia con il suo soffio il cuore.

Ti auguriamo la neve che con il suo candore purifichi ogni cosae ti faccia guardare lontano verso l’infinito

Ti auguriamo l’amore: è Dio che passo dopo passo ti condurrà alla meta.

Sarmatoaccoglieràil nuovoparroco

don Silvio Cavalli.La cerimoniadi ingresso domenica

13 gennaio 2013alle ore 15.

Alice Braghieri.

Venerdì 14 dicembre 2012 3VVita NNostra Castel San GiovanniPer la prima infanzia un servizio di accoglienza ed educazione

La scuola materna San FrancescoBambini al centro. Venerdì 14 spettacolo di Natale al cinema Moderno

La scuola dell’Infanzia“San Francesco” nasce nel1923 per volontà di Mons.Aristide Conti, parroco inquegli anni del nostro paese.Da sempre a gestione parroc-chiale, la scuola negli anni si èavvalsa del sostegno di variordini religiosi, fra cui quellodelle Piccole figlie dei SacriCuori di Gesù e Maria, fonda-to dal castellano AgostinoChieppi e quello delle SuoreBenedettine.

L’azione educativa dellascuola dell’infanzia di ispira-zione cristiana si fonda su al-cuni principi ispiratori di ca-rattere generale sottoscrittidalla Conferenza EpiscopaleItaliana; si fa inoltre presenteche l’insegnamento della Re-gione Cattolica è per la nostrascuola punto essenziale, tantoche ogni insegnante deveconseguire l’idoneità per l’in-segnamento della ReligioneCattolica.

La scuola è aperta ad acco-gliere tutte le bambine e i

bambini, di ogni etnia e con-dizione sociale ed indipen-dentemente da eventuali pro-blemi psicofisici; infatti ilbambino e il suo benesseresono al centro dell’attenzionedell’agire quotidiano. Cosìcome grande importanza èdata ai bisogni e alle caratteri-stiche del singolo, alle suequalità e alle possibilità dicoltivarle al meglio.

Allo stesso modo la nostrascuola si impegna a dare spa-zio alla persona-genitore chesi relaziona con la nostrastruttura scolastica per la pri-ma volta, cercando di ascolta-re le esigenze di tutti e di sti-molare riflessioni sull’educa-zione dei figli; tutto questoavviene sia durante i colloquiindividuali con l’insegnanteche durante gli incontri per lefamiglie alla presenza del ge-store o di esperti psicopeda-gogisti, al fine di far nasceredibattiti e spunti educativicostruttivi.

La scuola fa parte della

FISM (Federazione ItalianaScuole Materne) presente sututto il territorio nazionale eche nella sola provincia diPiacenza raggruppa più di 35scuole paritarie di ispirazionecattolica. Nella Scuola sonoattive quattro Sezioni, con unnumero complessivo di circa100 bambini iscritti. Nel corsodell’anno scolastico i bambinivengono coinvolti in diversilaboratori fra cui il laborato-rio di Igiene, di educazioneAlimentare, di Psicomotricitàe di Creatività e Manipolazio-ne. La scuola poi ha pensatodi promuovere un gemellag-gio con le missioni piacentinein Uganda.

Infine vogliamo ricordareche, come ogni anno, in ricor-renza del Santo Natale, tutti ibambini della scuola organiz-zeranno al Cinema Modernoil 14 dicembre lo spettacolo diNatale dal titolo “Una capan-na in prestito”.

Siete tutti invitati!Lorena Gallarati

Il complesso re-stauro della “Ma-donna col Bambi-no” diretto dalladott.ssa NicolettaAgazzi della So-vrintendenza per ilpatrimonio storicoartistico e demoet-noantropologico diParma e Piacenzaed eseguito da Da-niela Giusti edAlessandra Piccolidi A.R. Restauro diPiacenza è iniziatonel giugno per con-cludersi a fine otto-bre 2012. L’interes-sante scultura li-gnea della fine sec.XVI inizio XVII,opera di un ignotoscultore piacentino, era originaria-mente collocatanella nicchia delpresbiterio dellaChiesa di SantaMaria in Torricella.

La Vergine pre-senta una veste rossa conmotivi decorativi dorati, unmantello a riquadri e un ve-lo bianco con decorazioni inoro sul capo e sul petto. Conil braccio destro regge ilBambino che indossa una fa-scia con lo stesso motivo de-corativo del velo.

Il piedistallo raffigura nu-bi in origine argentate su bo-lo rosso. L’intera figura com-preso il basamento fu ricava-ta da un unico tronco di lati-foglia, svuotato parzialmen-te all’interno per alleggerirel’insieme, quindi chiuso sulretro con un inserto rettan-golare.

Le dorature sono state rea-lizzate a bolo su di uno stra-to preparatorio mediamente

sottile e testimoniano la ca-pacità di resa plastica delloscultore.

La scultura lignea si trova-va in pessimo stato di con-servazione . I sollevamenti ecadute di scaglie con doratu-ra e policromia erano molte-plici ed evidenti ed interes-savano soprattutto le zonedella veste e del mantellosottoposte a maggiori stressmeccanici.

Dal punto di vista struttu-rale lo stato di conservazio-ne appariva discreto. Si evi-denziavano indebolimentilocalizzati per effetto di at-tacchi di insetti xilofagi sulbasamento. Le piccole partidi modellato mancanti (ditadella Madonna e del Bambi-

no) testimonianodanni dovuti a col-pi accidentali. Ilmantello dorato simostrava ricopertodi polveri coerentied incoerenti.

Sulla sculturaerano presenti de-positi superficiali eprotettivi alteratiche offuscavano erendevano illeggi-bile la policromiaoriginale.Una voltatrasferita la scultu-ra in laboratoriol’intervento haavuto avvio con ilconsolidamento lo-calizzato dei solle-vamenti di prepa-razione, doratura epolicromia con unadesivo proteico ela successiva rimo-zione della velina-tura di emergenza.Il preconsolida-mento è stato ulti-mato capillarmente

con iniezioni localizzate.Si è trattato di un’opera-

zione lunga e laboriosa alcui termine si è potuto pro-cedere con la pulitura dellapolicromia originale a tam-poncino con miscele di sol-venti in soluzione addensa-ta.

Successivamente si è pro-ceduto all’integrazione pla-stica e volumetrica.

L’integrazione pittoricadelle stuccature e delle sgra-nature del colore è stata ese-guita con colori ad acquerel-lo e successivamente ultima-ta con colori a vernice per re-stauro.

La stesura di un protettivofinale a pennello ha conclu-so le operazioni di restauro.

La statua della Madonna con Bambino.

Impariamo a dire GRAZIELa Giornata del Ringraziamento

I lavori eseguiti sulla statua lignea della Madonna dei Sacchi

L’importante restauro alla Madonna col Bambino

“Confida nel Signore e fa’ ilbene; abiterai la terra” è il te-ma della Giornata Nazionaledel Ringraziamento indicatodalla CEI per quest’anno 2012.La nostra Unità Pastorale hacelebrato questa giornata loscorso 11 novembre nella Col-legiata di Castel San Giovanni.Come di consueto il momentocelebrativo è stato precedutodall’incontro con il mondo ru-rale per invitare gli agricoltoria fare dono di ciò che produ-cono e a dire grazie, insieme atutta la comunità, durante laCelebrazione Eucaristica.

La mattinata si è presentatamonotona e piovosa, pococonfacente con l’estate di SanMartino, ma ugualmente ilcarro con i doni da presentareall’altare durante la S. Messa,ha potuto attraversare il centrodella città attirando curiosità einteresse, grazie alla dedizionedi alcune famiglie.

Il parroco mons. Lino Ferra-ri ha accolto gioiosamente lacelebrazione di questa giorna-ta durante la messa delle ore10 alla quale sono presenti ibambini delle elementari. Pro-prio i bambini sono stati prota-gonisti della celebrazione, por-tando una nota festosa e una

viva partecipazione con le pre-ghiere e la processione offerto-riale. Durante l’Omelia don Li-no si è soffermato sul significa-to del dono e del saper ringra-ziare: dire grazie al Signoreper la vita, per tutti i beni delcreato, per i frutti della terra.Ha continuato invitandoci aguardare con ammirazione illavoro dei campi che, nella fa-tica, aiuta a non dimenticare iveri valori che formano l’uo-mo e gli permettono di vivereuna vita dignitosa nella qualenon mancano la solidarietà ela condivisione.

I numerosi cestini portati al-l’altare durante l’Offertoriocon i prodotti del lavoro agri-colo sono stati donati alla SanVincenzo, l’Associazione chesi fa carico dei bisogni di tantefamiglie disagiate della nostracomunità.

La benedizione dei mezziagricoli sul sagrato della Chie-sa ha concluso questa bella ce-lebrazione che, ancora unavolta, ci fa ritrovare intorno al-la Mensa Eucaristica per direun corale “grazie” a Colui cheè l’origine di tutto.

Rita Ferrari

La celebrazione della Giornata del Ringraziamento.

(continua da pagina 2)

Noi vorremmo che Lei quandosarà in città, ricordasse il Paese: igiardini fioriti a primavera e lapassione che le famiglie mettonoper mantenerli ordinati; i piccolie i grandi cespugli che sembranocontenere scintille di splendore.Gli animali; gli scoiattoli che gi-rano sotto le mura del castello; lecicogne che nel 2011 hanno dor-mito sul campanile della chiesa; ileprotti che con sorprendente di-sinvoltura girano nei campi, esembra sappiano cosa vuol direvivere in comunione con tutte lecose.

Vorremmo ricordasse i rossitramonti che hanno illuminatoanche recentemente il finire delgiorno.

E con questo spirito l’Ammini-strazione Comunale saluta DonGuerrino e formula i più fervidiauguri di buon lavoro per quelnuovo cammino che anch’Eglideve intraprendere.

Un cammino in salita con tut-te le caratteristiche di costanza eimpegno, che solo la fede fa di-ventare una opportunità provvi-denziale.

Anna Tanzi – Sindaco

Da Sabrina Gallinariex sindaco

“Ho imparato che il problemadegli altri è uguale al mio; sortir-ne insieme è la politica, sortirneda soli è l'avarizia” (lettere ad

una professoressa di Don Mila-ni). Parafrasando queste parole,Lei Don Guerrino ha iniziato lasua attività nel nostro paese 23anni fa. Con queste parole ha da-to la sua disponibilità all'allorasindaco Bozzini per guardare in-sieme ai problemi della nostra co-munità. Guardare insieme nonsignifica mai, o quasi mai, vederele stesse cose, perché lo sguardo ècome una lente che ingrandiscealcuni particolari a seconda dellaprospettiva da cui la lente vienepuntata. Proprio per questo, percogliere la complessità del reale,sono necessarie più lenti, piùsguardi, più prospettive. In que-sti ventitré anni Lei non è mai ve-nuto meno al suo impegno, hamanifestato lucidità e profonditàdi prospettiva nell'osservare ilnostro paese che come ogni altroha il suo spirito particolare e cheLei ha imparato a capire. Ha aiu-tato la comunità sarmatese e leamministrazioni comunali che sisono susseguite a mettere a fuocole questioni rilevanti, a non enfa-tizzare quelle meno significative,ad ispirare la propria azione a va-lori forti, universali, condivisitanto dall'etica cristiana quantoda quella laica.

Buona parte delle foto che ab-biamo visto poco fa, ritraevanoDon Guerrino insieme ai giovani,attorniato dai giovani, impegnatoin attività con i giovani. Conl'approccio del genuino educatoreha condotto per mano alcune ge-nerazioni di ragazzi sarmatesi, li

ha sostenuti nel loro percorso for-mativo senza forzature. Ha edu-cato perché ha lasciato che i gio-vani diventassero individui liberied originali, innanzitutto con lacomprensione e con la condivisio-ne, sempre con un sorriso sullelabbra, pronto alla battuta e di-sponibile anche al gioco con loro,conservando al contempo la pro-pria autorevolezza necessaria perdare certezze ad un'età per suanatura inquieta: l'adolescenza, inun'epoca come la nostra che sem-bra dominata dal pessimismo.

Ecco, proprio per questo credoche Don Guerrino debba essereringraziato da noi sarmatesi. Perquesto suo contributo fondamen-tale al futuro del nostro paese.

In ventitré anni Sarmato ha at-traversato molteplici fasi che han-no rispecchiato la realtà, vicina emeno, che ci ha circondato, unarealtà fatta di difficoltà, di tensio-ni, di lotte ed a volte di chiusureegoistiche, ma contemporanea-mente di comprensione, di altrui-smo, collaborazione e modelli diintegrazione. Questi anni DonGuerrino li ha vissuti con noi e liporterà con sé nella sua nuovaesperienza, come noi serberemo ilricordo della sua instancabileenergia con la quale ha retto lanostra parrocchia e la nostra co-munità.

Grazie Don Guerrino e buonlavoro, in bocca al lupo per il fu-turo. Ma non ci dimentichi.

Sabrina Gallinari

4 Venerdì 14 dicembre 2012 VVita NNostraUnità pastorale

Castelsangiovanni

Dal 16 al 23 dicembre, ore 21: Novena diNatale.

17 dicembre, ore 15: confessioni per ele-mentari.

18 dicembre, ore 21: Novena e Concerto diNatale dei Cori Parrocchiali.

20 dicembre, ore 15: confessioni per i ragaz-zi di 1ª Media e ACR.

21 dicembre, ore 15: confessioni per 2ª me-dia e ACR.ore 21: Novena e Celebrazione Penitenzia-le per giovani e adulti.

22 dicembre, ore 10.30: confessioni per ra-gazzi delle elementari.ore 18: Messa con i ragazzi del GSP San Fi-lippo Neri.

24 dicembre, ore 18 in Chiesa Maggiore:Messa Vespertina della Vigilia e Novena;ore 24: Messa della mezzanotte.

25 dicembre, Santo Natale: messe all’orariofestivo solito;ore 10: Messa alla Casa protetta Albesani;ore 17,30: Vespri solenni di Natale cantatiin Chiesa Maggiore.

26 dicembre, Santo Stefano: Messe alle ore8, 10, 18 in Chiesa Maggiore;ore 11: in San Rocco.

28 dicembre, ore 21: tombolata della SanVincenzo al Cinema Moderno.

31 dicembre, ore 18: Messa con il canto delTe Deum in Chiesa Maggiore:ore 20: cenone e festa all’oratorio.

1° gennaio 2013, festa di Maria Madre diDio e giornata della pace: messe all’orariofestivo solito.

dal 2 al 6 gennaio, vacanza invernale deigiovani.

6 gennaio, Epifania: messe all’orario festivosolito.

Pievetta

22 dicembre, ore 15: confessioni nella Chie-sa parrocchiale (il 21 dicembre alle ore 21:è possibile confessarsi durante la celebra-zione comunitaria della penitenza a Ca-stelsangiovanni).

24 dicembre, ore 23: Messa della notte diNatale.

25 dicembre, Santo Natale, ore 11 Messa.26 dicembre, Santo Stefano, ore 10 Messa. 31 dicembre, ore 18: messa del Te Deum in

Chiesa Maggiore a Castelsangiovanni.1° gennaio 2013, festa di Maria Madre di

Dio e giornata della pace, ore 11: Messa.6 gennaio, Epifania: ore 18 Messa.

Ganaghello

Novena di Natale: dal 16 al 24 dicembre al-le ore 16 in sacrestia.

Confessioni: il 23 dicembre, dopo la nove-na, e fino alle 18 (il 21 dicembre alle ore20,45: è possibile confessarsi durante lacelebrazione comunitaria della penitenzaa Castelsangiovanni).

Orari S. Messe:Messa della Vigilia: ore 22;Messa di Natale 25 dicembre: ore 9;Santo Stefano: ore 9;1° Gennaio: ore 9;Epifania: ore 9.

Fontana Pradosa

Dal 16 al 24 dicembre, ore 17: Novena delSanto Natale.

22 dicembre, ore 16.30: confessioni nellachiesa parrocchiale (il 21 dicembre alle ore21 è possibile confessarsi durante la cele-brazione comunitaria della penitenza aCastelsangiovanni).

24 dicembre, ore 24: santa Messa della nottedi Natale.

25 dicembre, Santo Natale, ore 10: santaMessa.

26 dicembre, Santo Stefano, ore 10: santaMessa.

31 dicembre, ore 18: Messa con il canto delTe Deum in Chiesa Maggiore a Castelsan-giovanni

1° gennaio 2013, festa di Maria Madre diDio, ore 10: santa Messa.

6 gennaio, Solennità dell’Epifania, ore 10:santa Messa.

Creta

Dal 16 al 24 dicembre, ore 15.30: Novena diNatale.

24 dicembre, ore 17.30: confessioni; ore 22:Messa della notte.

25 dicembre, Santo Natale, ore 9.45: santaMessa solenne.

26 dicembre, Santo Stefano, ore 9.45: santaMessa.

31 dicembre, ore 16: Te Deum di ringrazia-mento e santa Messa solenne.

1° gennaio 2013, festa di Maria Madre diDio, ore 9.45: santa Messa di Capodanno.

6 gennaio, Epifania, ore 9.45: santa Messa.

Sarmato

Dal 18 al 22 dicem-bre, ore 17: santaMessa con novenain preparazione alSanto Natale.

20 dicembre, ore 21:celebrazione peni-tenziale comunita-ria: vi saranno piùsacerdoti a disposi-zione per le confes-sioni individuali.

24 dicembre, ore 24:Messa solenne can-tata del Santo Nata-le.

25 dicembre, Santo Natale, ore 10.30 santaMessa solenne cantata; Agazzino: ore 9.

26 dicembre, Santo Stefano, santa messaore 10.30.

31 dicembre, ore 18 santa Messa di Ringra-ziamento con canto del “Te Deum” inChiesa Maggiore a Castelsangiovanni pertutta l’Unità Pastorale.

Martedì 1° gennaio, Capodanno, festa diMaria Madre di Dio, “Giornata Mondialedella Pace” santa Messa ore 10.30.

Ore 9: Agazzino .6 gennaio, Epifania: santa Messa ore 10.30.

Celebrazioni Natalizie 2012

“L’iniziativa risponde adun invito rivolto dal card. Ba-gnasco durante l’annuale as-semblea dei vescovi italianiai fedeli: “è urgente la prepa-razione di una generazionenuova di cittadini che abbia-no la freschezza e l’entusia-smo di votarsi al bene comu-ne”. Può essere condivisanella nostra città l’esigenzadi una scuola di formazioneall’impegno sociale e politicoispirata alla dottrina socialedella Chiesa? In parrocchiac’è stata una riflessione tradiverse associazioni e si èproposto di dare all’iniziati-va un respiro più ampio, divallata, di vicariato. Così lariflessione si è allargata adaltri sacerdoti e ad alcunirappresentanti delle comuni-tà locali e si è arrivati alla ste-sura del programma e di undepliant”. Così don Lino Fer-rari presenta la prima seratadel corso, martedì 12 ottobre,con una ricca relazione delprof. Giorgio Campanini, so-ciologo dell’Università diParma.

“Date a Dio quel che è diDio ….”. “Per la prima voltanella storia veniva affermatoche la politica non è tutto; ilpotere politico non può ri-vendicare a se stesso il pienoe compiuto dominio sull’uo-mo; c’è una sfera della co-scienza religiosa della libertàche non è mai compiutamen-te assorbibile dalla sfera del-la politica, dalla figura dellostato”. Così esordisce il pro-fessore che tratteggia la sto-ria del rapporto tra il cristia-no e la società, dalle radicigiudaiche ai giorni nostri, af-fermando come sia rivoluzio-naria l’idea di “laicità” del-l’azione politica, ossia dellasua distinzione dalla sfera re-ligiosa. Una distinzione in-concepibile anche agli ebreial tempo di Gesù, così comeoggi.

“Il cristiano è paradossal-mente l’uomo delle due ob-bedienze a diversi livelli: aDio ed a Cesare. E l’uomodella duplice cittadinanza haun referente che superal’orizzonte mondano. … lagrande idea direttrice del cri-stianesimo è quella che po-tremo chiamare l’idea mini-steriale del potere. Il poterenon potrà essere mai soltantodominio, soltanto sopraffa-zione ma è chiamato al servi-zio”.

Il manifesto dell’impegnodel cristiano nella città è lacostituzione conciliare “Gau-dium et spes”. Ricorderete ilfamoso inizio “le gioie, le tri-stezze, le speranze e le ango-sce degli uomini di oggi sonopure le gioie, le speranze e letristezze, le angosce dei di-scepoli di Cristo”. Passo chesta ad indicare il radicamen-to del cristiano nella città.

“Perciò la Chiesa non puòdisinteressarsi della politicain quanto non può disinte-ressarsi dell’uomo; che la so-cietà sia giusta, sia a misurad’uomo, sia ben ordinata, siapacifica, sia attenta ai poveri,non è un optional per il cri-stiano; è un preciso dovere, èuna precisa responsabilità. Edunque ecco la conclusionedi questo ideale quadro ge-nerale: se questo è la politicaè doverosa la partecipazionedella vita dei cristiani alla vi-ta della città”.

Come i cristiani hanno vis-suto il loro impegno politico?Dando uno sguardo anchesolo agli ultimi 150 anni, dal-l’unità d’Italia, i cattolici han-no seguito due strade assolu-tamente contrapposte l’unarispetto all’altra. La primastrada, dopo la soppressionedello Stato della Chiesa, è sta-

Il programma

• Sabato 15 Dicembre 2012 ore 21Le anime della Costituzione (I primi 12 articoli) e la dignitàdella personaProf. Paolo Sabbioni, Università Cattolica

• Venerdì 11 Gennaio 2013 ore 21I beni comuni per un comune star beneAndrea Olivero, presidente nazionale ACLI

• Venerdì 8 Febbraio 2013 ore 21Un testimone più che mai attuale: Giuseppe TonioloEdoardo Bressan, Università di Macerata

• Venerdì 1° Marzo 2013 ore 21Quale cittadinanza per il cristiano?Edo Patriarca

Il prof. Giorgio Campanini a Castelsangiovanni durante il primoincontro della Scuola di formazione sociale e politica.

ta quella dell’astensione, del‘non expedit’, del non convie-ne, del non è opportuno par-tecipare alla vita della città.La seconda strada con ricor-renti tentativi, fino a De Ga-speri, è stata quella della par-tecipazione, della presenza,soprattutto nella forma speci-fica del partito. Credo sia bennoto il fatto che la D.C. di DeGasperi è stato un partito lai-co, ma non c’è dubbio che laD.C. sia stata a lungo appog-giata dall’Episcopato e dalmondo cattolico, dalle orga-nizzazioni cattoliche, dal-l’Azione Cattolica. ….. Poic’è stata la crisi negli anni ‘90e la Chiesa ed il mondo catto-lico in qualche modo sono inmezzo al guado: che cosa fa-re?

Il professore vede tre stra-de: l’astensionismo, la parte-cipazione diffusa in diversipartiti, la ricostruzione di unpartito elitario di cattolici,non confessionale ma di ispi-razione cristiana. La primaipotesi non risponde ai dove-ri di un cristiano, la secondasembra anche caldeggiatadall’Episcopato, la terza pre-senta non pochi problemi.Chi sostiene l’opportunità ditornare ad un partito di ispi-razione cristiana, seppurenon dichiaratamente cattoli-co, come momento di incon-tro e collaborazione di tutti icattolici, punta essenzialmen-te sui cosiddetti principi o va-lori non negoziabili. Ci si de-ve però misurare sull’impor-tanza e sulla priorità sentitacome tale dall’opinione pub-blica che è quella che riguar-da i problemi dell’economia.(In America i cattolici perquesto hanno smentito i ve-scovi votando Obama anzi-ché Roney!).

D’altra parte oltre ai riferi-menti conciliari abbiamo an-che quello dell’importante let-tera di Paolo VI, l’‘Octogesi-ma adveniens’, che unitamen-te ad altri documenti affermachiaramente la legittimità del-la pluralità delle scelte su que-stioni opinabili. Sono pochi ipunti fermi, sono pochi i pila-

stri su cui si regge la politicasui quali non si possa discute-re. Cito due esempi che misembrano significativi: inter-venti umanitari, eventuale in-vio di soldati e delle forze ar-mate. L’altra questione, an-ch’essa oggi molto dibattuta,è quella del trattamento da ac-cordare alle diverse forme diconvivenza non matrimoniali:a quanto so nessuno fra i cat-tolici teorizza matrimoni gayequiparati a quelli fra un uo-mo ed una donna. Ma sul fat-to che si debbano disciplinarein un certo modo o in altromodo le convivenze matrimo-niali c’è una grande varietà diopinioni.

Ma, e questo è il punto amio avviso importante e fon-damentale, non riuscire a rea-lizzare una qualche forma ra-gionevole di unità politica deicattolici, implica l’astensionedei cattolici dalla politica? Èopportuna o addirittura ne-cessaria nella politica italianadi oggi una presenza propria-mente politica dei cattolici?Una società italiana senza icattolici presenti in politicasarebbe una società miglioreo una società peggiore? I cre-denti sono portatori di valoridi cui la società italiana ha bi-sogno? Sono portatori se sa-ranno capaci di essere porta-tori coerenti di valori etici, dionestà, di spirito di servizio,di valori dell’uomo che altrinon hanno in eguale misura econ la stessa radicata convin-zione. Questo credo che sia ilproblema fondamentale chesta davanti ai cattolici. Se ve-ramente la società italiana habisogno dei cattolici, allora cisi deve porre il problema del-le forme e delle modalità concui rendere possibile questapresenza. Una iniziativa co-me questa scuola di forma-zione sociale si pone proprioin questa linea. E le premessea mio avviso sono due: ri-prendere ad amare la politicae valorizzazione, preparazio-ne e formazione delle compe-tenze.

A. G.

Liste Nozze...

... e non solo...

Liste Nozze...

... e non solo...

Via Fermi, 1

CASTEL SAN GIOVANNI

Telefono 0523.842.676

26 Gennaio ore 21 inizio corsodi preparazione al matrimonio

7 Aprile ore 15,30: Prima Confessione(Festa del Perdono)

5 Maggio ore 11,15: Prima Comunione 26 Maggio ore 11,15: Cresima

Appuntamenti parrocchiali

Avviata la Scuola di formazione sociale e politica del Vicariato Valtidone

Le possibili opzioni. Sabato 15 dicembre incontro col il prof. Sabbioni

Un Buon Natale

e un Sereno Anno Nuovo!

Venerdì 14 dicembre 2012 5VVita NNostra Unità pastorale

In queste dieci righe sta ilsenso della Colletta Alimenta-re che, come ogni anno, si è te-nuta nell’ultima domenica diNovembre. Non sembri unaoccasionalità, ma essa si svol-ge pressoché in contempora-nea con la giornata annualedel ringraziamento dei lavo-ratori della terra.

Prima ringraziamo Dio deifrutti che non ci diamo da so-li, ma egli ci elargisce bene-volmente tramite la natura;poi noi, che non ci siamo datila vita da soli, desideriamo in-contrare l’Altro nelle personeche più hanno bisogno per vi-vere: anziani, bambini, soffe-renti e privi di sostentamento.

E lo facciamo in modo sin-golare nel panorama socialedel nostro paese: senza inter-mediazione di sorta le provvi-ste raccolte, ordinate e sele-zionate per tipologia, vannodirettamente alle persone, allefamiglie alle organizzazioniche ne hanno necessità.

Un flusso sostanzioso cheogni anno sperimenta ed at-tua un principio sociale di ca-rità: la sussidiarietà. Un’eco-nomia senza sprechi ma cherecupera anche gli sprechi perchi non ha il necessario, ilquotidiano. Un’operazione dialto valore anche economico epolitico perché solleva finan-ziariamente anche lo Stato dacosti che non potrebbe sop-portare. E ciò è tanto più im-portante visti i tempi di crisi.

Eppure uno dei volontariche stamane prestava serviziopresso uno dei nostri super-mercati diceva: ”nonostantela crisi la carità non va in cri-si”! Ed un altro: “nonostantele apparenze la sola presenzadel nostro servizio mette incrisi ogni persona che si senteinterpellata, poi ciascuno ri-sponde come può”.

Oggi, 24 novembre, 130.000volontari sono presenti in cir-ca 9.000 punti di raccolta. Neiquattro supermercati di Ca-stelsangiovanni, Coop, Baskp,Sigma, Famila, una decina traalpini, scout, Conferenza diSan Vincenzo, A.C., C.L., edaltri sono costantemente im-pegnate una quarantina dipersone, come documentia-mo. Dobbiamo essere gratidel loro impegno e del valoreeducativo dello stesso. Con ilfurgone della San Vincenzo iprodotti raccolti, opportuna-mente inscatolati, vengonoportati al magazzino dellaVeggioletta a Piacenza. Nu-merose sono le associazioni

1.700.000 poveri assistiti dalla fondazione del Banco Alimentare

Raccolti a Castelsangiovanni 6.557 kg. di viveri per sostenere persone ed enti

La nuova dimensione delle relazioni sul web: usare o abitare?

I Social Networkper genitori e parrocchie

Un profilo non crea una comunità, ma è la base per creare rapporti

CRETA CREDITO COOPERATIVO PIACENTINO

SEDE CENTRALE E DIREZIONE GENERALE:29015 CASTELSANGIOVANNI (Pc)

Via XXV Aprile, 1Tel. 0523.866332 - Fax 866340

Sede distaccata: 29100 PIACENZA - Via Cristoforo Colombo, 43 Tel. 0523.623016 - Fax 0523.578918

Filiali: 29015 CASTELSANGIOVANNI (Pc) - Via XXV Aprile, 1 Tel. 0523.866332 (3 linee r.a.) - Fax 0523.86634029100 PIACENZA - Via Cristoforo Colombo, 43 Tel. 0523.623016 - Fax 0523.578918

Agenzia 1 c/o Agenzia delle Entrate: 29100 PIACENZA - Via Modonesi, 16 Tel. 0523.591245 - Fax 0523.60737329010 VICOBARONE DI ZIANO (Pc) - Via Strada Nuova, 10 - Tel. e Fax 0523.86872629011 BORGONOVO V.T. (Pc) -Via Roma, 122 - Tel. 0523.865176 - Fax 0523.86141429010 TREVOZZO V.T. DI NIBBIANO (Pc) - Via Umberto I°, 7 - Tel. e Fax 0523.99706929010 PECORARA (Pc) - Via Municipio, 4 - Tesoreria Comunità Montana Valle del Tidone - Tel. 0523.99500927040 ROVESCALA (Pv) - Via Roma, 26 - Tel. e Fax 0385.75578

www.creditcoop-creta.it - www.cassaruralecretacsg.net

Nelle foto alcuni volontari durante la raccolta dei generi alimentari.

È il tempo della persona”“La crisi continua a cambiare la vita di molte persone. L’uni-

ca possibilità è sopravvivere,sperando che tutto prima o poi passi? Perché riproporre pro-

prio oggi la CollettaAlimentare? Che novità ci attendiamo?Anche dentro le difficoltà, io esisto e non mi sto dando la vita

da solo,sono fatto e volutoin questo istante da Dio: questo, come disse don Giussani, “è

il tempo della persona”.Solo la riscoperta di questo rapporto originario permette di

vivere ogni cosa da uomini:perché tutto è occasione per incontrare Chi mi sta dando la

vita ora. Questa è la novità cheattendiamo: poterLo incontrare ancora.Per questo ti invitiamo a partecipare insieme alla Giornata

Nazionale della CollettaAlimentare: fare la spesa per chi ha più bisogno.

Il quantitativo raccoltoLa raccolta della giornata di sabato 24 novembre 2012:

COOP .................... KG.......................................1.728BASKO ................... KG.......................................1.522FAMILA ................. KG.......................................1.410SIGMA ................... KG.......................................1.044LDL......................... KG....................................... 853Per un totale di q.li 65,57. A livello nazionale sono stati

raccolto 9.622 tonnellate, contro 9.600 del 2011.

Naturadei social network

Non è un mistero l’inte-resse che i giovani hanno so-prattutto per i cosiddetti ‘so-cialnetwork’, quei program-mi che permettono a tutti discambiare testi, foto, videoper conoscersi e relazionar-si. A parlare è don Paolo Pa-drini, sacerdote della diocesidi Tortona, creatore di IBre-viary - www.ibreviary.com -un’applicazione per disposi-tivi mobili scaricabile dal si-to per la preghiera e la me-ditazione e consulente delPontificio Consiglio per leComunicazioni Sociali.

Don Paolo inizia con unametafora, la favola di Bian-caneve: Il bosco è un luogodi novità, abitato da figuremisteriose, uno spazio con-creto come il giardinetto incui ragazzini si scambianotelefonate e messaggini: Èun ‘ambiente’.

I socialnetwork sono il bo-sco ed i nostri ragazzi vi cer-cano la chiave del misterodella vita nell’incontro conaltri ragazzi con i qualiscambiano non solo parole ofoto ma idee, progetti, espe-rienze. A noi adulti fa un po’paura, come al cacciatore,ma i ragazzi ne sono affasci-nati come per tutti gli incon-tri e le novità.

Il rischio che corriamo è ditrattare il web come unostrumento in funzione diqualche “cosa”. Siamo abi-tuati a distinguere nella no-stra vita la teoria dalla prati-ca, la domenica facciamo ilpieno di relax (teoria) ed illunedì andiamo a lavorare(concretezza). Analogamen-te si separa la Fede (espe-rienza domenicale) dallaquotidianità (esperienza fe-riale). Anche una zappa nonè solo uno strumento perzappare, ma è un qualcosache cambia il modo di lavo-rare la terra; chi l’ha inven-tata ha creato l’agricolturarapportandosi in modo di-verso con la natura.

Ci chiediamo cosa possia-mo fare o cosa possiamo di-re su Facebook come se il di-re ed il fare fossero delle“cose”. Peccato che non so-no cose nè dal punto di vistadella vita di tutti i giorni, néda un sano approccio filoso-fico, umanistico; non lo sonodal punto di vista della no-stra fede, perché la nostra èla fede dell’Incarnato. Cioèdi colui che ha deciso la fu-sione tra la teoria e la prati-ca. Definire il web uno stru-mento sarebbe infatti limi-tante e ci condurrebbe a se-parare la teoria dalla prati-ca, la fede dalla quotidiani-tà; il web è un “incontro-luogo” di relazione che creaun “ambiente” nel quale vi-vere. Incontro, strumento emessaggio (McLuhan), sonotre realtà mai separate maimpastate tra di loro anchesecondo la nostra fede.

Come abitarenel web

Portare Gesù sul Network

non significa riportareframmenti tratti dal Vange-lo o dalle Sacre Scritture; si-gnifica invece sperimentarela dimensione dell’incontronella sua totalità di spazio,tempo e luogo, anche con inostri ragazzi. Spesso si ma-tura l’idea che Facebook, unsocialnetwork, serva a daredelle risposte come se ilmondo avesse solo delle do-mande, in realtà molte per-sone in esso si “racconta-no”. Prendiamo per esem-pio gli sfoghi dei nostri ra-gazzi, noi li consideriamospesso come un loro narcisi-smo, una semplice esalta-zione di sé stessi quando inrealtà cercano semplice-mente di “raccontarsi”.

Non è tramite una narra-zione che avviene un incon-tro? Lo stesso Gesù in moltiepisodi del Vangelo non ri-sponde a domande bensì ri-corre a narrazioni (vedi laparabola dell’emorroissa).

Ogni narrazione è occa-sione di incontro e non vasottovalutata ma valorizza-ta.

Occorre quindi uscire dal-la visione puramente stru-mentale del nostro approc-cio al web, perché questo èun ambiente, perché ci sonopersone, relazioni, espres-sioni, richieste, domande.Occorre, anzitutto, cambia-re il linguaggio, noi ‘entria-mo nel web’, non ‘usiamo’ ilweb. Entrare in una pro-spettiva testimoniale, con lanostra fede ed i nostri valo-ri, è il primo passo perevangelizzare. Esserci pri-ma di tutto come personeche credono e che sanno ri-siedere in un luogo per suanatura mai neutro, che haun suo linguaggio e dei suoicontenuti, come ogni conte-sto.

In esso si sviluppano sto-rie di cui siamo partecipi etestimoni perché le viviamocome persone, esprimiamodelle narrazioni appunto.

In questo modo speri-

mentiamo il nostro approc-cio come evangelizzatori.Un’evangelizzazione 2.0 siesprime per la profonditàdei rapporti perché essa ètestimonianza di un incon-tro di un certo tipo; se nonsiamo coscienti di questonon possiamo definirci cri-stiani.

I rischi ed una regolasemplice: le tre “C”

L’utilizzo dei Social Net-work è sempre legato a treaspetti, o “regola delle 3C” :Comunicativo, Comuniona-le e Cognitivo.

Il primo si esplica nelladivulgazione di avvisi o dicomunicazioni importantitramite, per esempio, unabacheca virtuale (può esserequella di Facebook) con sco-po puramente divulgativo;

il secondo riguarda la di-mensione del contatto e del-l’interazione reciproca tra idiversi utenti che può avve-nire nei gruppi o nella variepagine mentre l’ultimo, rac-chiudendo gli altri due, tra-mite la possibilità da partedegli utenti di lasciare com-menti, feedback, ecc, instau-ra una sorta di democraziapartecipata che si realizzatramite la partecipazione at-tiva degli utenti, anche diquelli più lontani fisicamen-te, garantendone l’acco-glienza e l’ascolto.

La regola delle ‘3C’ puòessere utilizzata come veri-fica attiva dei contenutipubblicati o che avremmointenzione di pubblicarepermettendoci di capire seci stiamo effettivamentemuovendo nella giusta di-rezione o se, al contrario,stiamo divulgando un mes-saggio sbagliato o autorefe-renziale.

Uno di questi è il così det-to “effetto contesto-matrio-ska” che si realizza con iltentativo di includere uncontesto in un altro comple-tamente diverso (vedi la S.Messa in TV).

Con l’effetto “mi piace”(di Facebook) invece, si ri-schia di semplificare le rela-zioni e di ridurre tutto a unasola preferenza, senza anda-re più a fondo di quello cheinvece sono le nostre ideeche con esso indirettamenteesprimiamo. E’ ciò che acca-de spesso con i nostri ragaz-zi: quando sottovalutiamole loro preferenze, è comenon ascoltarli.

Per educarli, e questa è lavera sfida, occorre far capireloro che le vere amicizie, irapporti veri non si coltiva-no, o meglio, non possonoesaurirsi su Facebook, madevono trovare ragione diesprimersi anche altrove.Sul Social Network possia-mo gettare le basi (come fail seminatore) e anzi, graziead esso, abbiamo un’occa-sione in più per incontrarcie creare rapporti, ma l’in-contro vero ha bisogno diessere reale, tangibile, pro-prio come quello che è av-venuto 2012 anni fa...

Chiara Evangelista

anche piacentine, come asili,scuole, centri di accoglienza,ecc. che ricevono immediata-mente quanto loro necessita.Sul territorio nazionale sono8.600 e raggiungono circa 1milione e 700 mila persone atestimonianza dei bisogni rea-le della gente.

Ma la colletta getta una luceimportante, che dura tuttol’anno, sulla lotta allo sprecoin materia alimentare. Nel so-lo 2011 sono state raccolte ol-tre 58.000 tonnellate di ali-menti, 9.600 nella sola giorna-ta della colletta, donati da 5

milioni di persone per un va-lore di 128 milioni di euro!

Queste cifre da sole devonoessere uno stimolo importan-te anche per le istituzioni, Eu-ropa compresa, perché si ga-rantiscano fondi adeguati persostenere l’assistenza ai piùindigenti.

Ma tutto ciò è possibile per-ché risponde ad un fortissimospirito di carità che è espressonelle dieci righe iniziali e checi ricorda che se non ci siamodati la vita da soli, “questo è iltempo della persona”.

“Biancaneve non

ha paura del bosco!Anzi, chiede al

cacciatore di lasciarla libera

nel bosco, perchévuole scappare

dalla regina malvagia. Perciònel bosco cerca

un luogo di 'novità', lontanodalla regina di

morte. Si rifugia inuna capannadentro il bosco,

ma qui Biancaneveprova una immensa

'solitudine'che la spinge

a fuggirefinché incontra

la compagnia deisette nani”.

BuonNatale!

6 Venerdì 14 dicembre 2012 VVita NNostradalle parrocchie

La nostra chiesa al suo internocontiene una serie di bellissime pit-ture, probabilmente a tempera, checostituiscono un ciclo pittorico rap-presentante la storia della evange-lizzazione nelle nostre terre. Traquesti “quadri” emergono le figuredi San Savino e di Sant’Antonio;vescovo il primo, monaco il secon-do. Entrambi legati alla terra, allanatura, alla vita dei contadini sep-pure in forme diverse. Sant’Anto-nio Abate è il protettore degli ani-mali, fonte di vita per i contadinidell’alto medioevo ed era monacoeremita. San Savino, primo vesco-vo di Piacenza, amico di Sant’Am-brogio da Milano, era titolare del-l’omonimo monastero piacentinocui erano state donate molte terredi questa parte della Valtidone. Lastoria è raccontata da don OlimpioBotti, compianto parroco di Fonta-na, in un bellissimo capitolo del li-bro “Castel San Giovanni 1290 –1990” edito dalla Cassa Rurale edArtigiana di Creta nel VII anniver-sario della fondazione della città.Ne proponiamo la breve conclusio-ne, riservandoci di recuperare unasintesi dell’intero capitolo a testi-monianza dell’amore che DonOlimpio portava alla sua parroc-chia.

“Al termine della lettura di que-sto breve lavoro tutti possono valu-tare l’opera benefica del monasterodi S. Savino sul territorio di Fonta-na Pradosa. La grande crisi dei se-coli precedenti l’anno 1000 e le de-vastazioni provocate dal passaggiodei barbari hanno ridotto le terreitaliane in stato di vero abbandono.Nella stessa condizione si trova ilterritorio di Fontana Pradosa contutte le terre del circondario. Quan-do arrivano i monaci verso la finedel secolo XI, trovano un immensobosco, grandi paludi e acquitrini, il

Po che con le sue piene inondala terra e cambia capricciosa-mente il suo letto, torrenti impe-tuosi e incontrollati, poche terrecoltivate e pochissimi abitanti.Danno inizio subito alla grandeopera di bonifica agraria che tra-sforma il territorio di Fontana, Sar-mato, Parpanese e Pievetta, ArenaPo, Stradella e le terre dell’OltrepòPavese. Appaiono a poco a poco icampi, i prati, le viti, un geniale si-stema di irrigazione, le strade in-terpoderali. Il monastero perseguecon tanta tenacia la sua opera dibonifica agraria da comperare daiconfinanti il “ius ad melioramen-tum”, ossia compera il diritto dimigliorare a sue spese con i suoiterreni quelli dei suoi vicini al finedi costruire un ordinato e razionalesistema agricolo in tutto il territo-

rio. Si può con sicurezza affermareche all’inizio del 1300 il nostro ter-ritorio presenta un aspetto nonmolto dissimile dall’attuale. Moltestrade sono le stesse di allora, così iconduttori d’acqua, stesse le fatto-rie chiamate già allora con gli stes-si nomi di oggi.

Il monastero concede le sue terrein affitto con canoni modesti chepermettono ai propri dipendenti divivere onestamente secondo lepossibilità del tempo. Con contrat-ti speciali promuove l’ascesa socia-le delle classi più umili. Ma l’operapiù grande che i monaci compionoper il progresso degli abitanti delterritorio di Fontana Pradosa è illoro esempio. L’ora er labora, illavoro e la preghiera, che scandi-scono la giornata del monaco, sonola lezione più semplice per i fonta-nesi a vivere da autentici cristiani,uniti e solidali fra loro e il mona-stero. L’abate e i monaci, la popola-zione di Fontana Pradosa formanonel vero senso della parola la fami-glia di S. Savino.

Ho compilato il presente lavoronon per specialisti ma per i cittadi-ni di Castel San Giovanni e per gliabitanti di Fontana Pradosa, inte-ressati della loro storia, perciò nonlo ho appesantito con innumerevo-li annotazioni e citazioni delle fon-ti. Ho ritenute sufficienti quelle in-serite nel testo.

Debbo precisare ancora che hosolo consultato, anche per mancan-za di tempo, le fonti del Monastero.Per una storia completa di FontanaPradosa in questi tre secoli occorreinserirla in quella della Pieve diOlubra e del Consorzio Gentiliziodei Nobili da Fontana.

Spero che il mio lavoro sia soloun inizio e che possa e debba esse-re continuato”.

Ganaghello

Fontana Pradosa

Un po’ di storia sulla parrocchia

LA TESTIMONIANZA DI DON BOTTISan Savino Vescovo e Sant'Antonio Abate nella nostra Chiesa

Inferriate fissee apribili

Portoni - Portoncini personalizzati

Scale

Gazebo - Pensiline

Vetrine, ingressi

e arredamenti negozi

in acciaio, acciaio inox,

alluminio

Lavori comuni e artistici

in ferro battuto

Un’esperienza multiculturale in ospedale: paghiamo noi!

Immigrati, problemied opportunità missionarie

Nell’Anno della Fede uno stimolo per la Nuova Evangelizzazione

Stamane con mia moglie sonoandato in un ambulatorio pressol’ospedale civile. Ci mettiamo incoda dopo tre donne extracomuni-tarie con bambini. Una delle signo-re dice che ha quattro figli e quan-do le ho chiesto cosa fa mi ha dettoche è casalinga ed il marito è disoc-cupato.

Al medico osserviamo: “Certo diitaliane siamo in poche”. Ci rispon-de subito che, considerando anchele visite prenotate per il pomerig-gio, le italiane saranno al massimotre! Il medico racconta anche comesia difficile lavorare in questa si-tuazione che ormai è diventata or-dinaria.

Se a ciò si aggiunge il fatto cheper effettuare un banale intervento,a seguito della visita fatta, si devetornare dal medico di fiducia, farsifare un’impegnativa e prenotarel’intervento magari fra tre o sei me-si; che ieri il premier Monti ci hafatto sapere che per la sanità pub-blica ogni famiglia spende milleeuro l’anno; che la crisi colpisce so-prattutto le famiglie di quarantennie che la paura del futuro incide pe-santemente sulla natalità e, infine,la Bruschini vuole togliere il Prese-pio a scuola. E per essere curatiquando serve, e non dopo tre o seimesi, dobbiamo pagare ancora me-dici ed ospedale! Allora non va; c’èqualcosa di perverso che non fun-ziona in modo dignitoso né pernoi, né per gli immigrati. Mi limitoa registrare le difficoltà operativedegli addetti nelle scuole come ne-gli ospedali, i costi e l’inefficienzadel sistema sanitario, le difficoltàdel processo di integrazione dovu-

te a profonde diversità culturali, alnostro buonismo filantropico chenon consente agli immigrati ed anoi di “integrarci”; l’inconciliabili-tà di tradizioni, religiose e non, chenon possono essere eliminate na-scondendo le nostre, ma neppureesaltandole.

Tutto questo non può che inter-pellarci come cristiani, come sug-gerisce Mons. Fisichella (Avveniredel 29 novembre): «La nuova evan-gelizzazione, come l’evangelizzazionein genere, non può esimersi dall’an-nuncio esplicito di Gesù Cristo versotutti per non impedire ad alcuno di po-ter venire in contatto con la parola chesalva, nel rispetto dovuto a tutti e nel-la prudenza delle situazioni, i nuovievangelizzatori non possono esimersidall’incontrare anche quanti non con-dividono la fede cristiana. ….. se l’an-nuncio a volte non sarà recepito ciònon significa che non si possano trova-re condivisione di valori per la promo-zione della vita, della sua dignità e del-la salvaguardia del creato».

«Di fronte ad una situazione - hapoi spiegato monsignor Perego, di-rettore della Fondazione Migrantesdella CEI - in cui è forte la tentazionedella chiusura, sono fondamentali at-teggiamenti ispirati all’ascolto, all’ac-coglienza e alla ospitalità nei confrontidello ‘straniero’, superando tanto ilmodello dell’assimilazione che nega ladifferenza, quanto quello che mantienela distanza, e promuovendo una formadi integrazione che si sforzi di trasfor-mare la multiculturalità e la multireli-giosità in interculturalità e in interre-ligiosità».

A. G.

Il quadro con i Patroni San Savino Ve-scovo e Sant’Antonio Abate.

Ganaghello e Creta ap-partennero fino al 1853 allaparrocchia di Mondonico,diocesi di Tortona.

Ganaghello aveva unoratorio pubblico costruitoprima del 1498, Creta ave-va pure un oratorio pubbli-co costruito nel 1698 dedi-cato a San Giuseppe.

I parrocchiani di Gana-ghello per recarsi a Mon-donico, per le funzioni reli-giose, battesimi, matrimo-ni e funerali, percorrevanola strada del “ponte rotto”e salivano alla chiesa par-rocchiale.

Mondonico estendeva lagiurisdizione spirituale fi-no all’oratorio di Fornacidi Ganaghello e alla Costo-la di Creta. Ganaghello eCreta furono sempre in ter-ritorio piacentino sotto lagiurisdizione temporale di Olubra, ma Mon-donico fu oggetto di contesa tra Piacenza ePavia e cambiò più volte la dipendenza tem-porale.

Nel 1853 Creta e Ganaghello vengono stac-cate dalla parrocchia di Mondonico e passatealla diocesi di Piacenza con l’impegno di isti-tuire una parrocchia, con sede a Creta e di-pendente da Vicobarone. L’istituzione dellaparrocchia è solo formale, perché il parrocodon Antonio Serpagli, risiede a Vicobarone e

si reca a Creta soltanto percelebrare la messa festivanell’oratorio di San Giu-seppe.

Nel 1874 la popolazionedi Ganaghello raccoglie3.643 lire e con questa som-ma costruisce il nuovo ora-torio che è piccolo per ac-cogliere tutta la popolazio-ne e nel giorno della Ma-donna del Carmine davan-ti all’oratorio viene erettauna tenda per proteggere ifedeli che non trovano po-sto nell’oratorio.

Nel 1883 il vescovo prov-vede ad una revisione deiconfini parrocchiali: Gana-ghello, Fornaci, Merlino eRazza passano alla parroc-chia di Castel San Giovan-ni che a Creta cede Costolae Case Basse e la parroc-chia di Ziano cede Raffael-

lina e Romito. Ganaghello insiste per avere laparrocchia e nel 1884 costruì la canonica e lanuova chiesa dedicata a Santa Caterinad’Alessandria e l’arciprete di Castel San Gio-vanni istituì la cappellania, dipendente dal-l’arciprete, ma con cappellano residente a Ga-naghello.

L’8 dicembre 1884 fu celebrata la primamessa nella nuova chiesa ma soltanto nel 1958viene istituita la parrocchia di Ganaghello.

Cristina

Corrado Antonio Cavallot-ti, di Castelsangiovanni, neodottore con laurea a ciclo uni-co di Giurisprudenza, ha rice-vuto il “51° Premio Gemelli”tra i quattordici migliori stu-denti neolaureati dell’Univer-sità Cattolica lo scorso 20 no-

vembre insieme ad un altropiacentino.

Le più vive felicitazioni per ilprestigioso premio da tutti i col-leghi redattori di Vita Nostra.

Nella foto, il dott. Cavallotticon il premio.

Il “Premio Gemelli”

al castellano

Corrado Cavallotti

Santa Caterina d’Alessandria.

Venerdì 14 dicembre 2012 7VVita NNostra

Da un’iniziativa dell’ASL in collaborazione con gli entilocali, è stata possibile la realizzazione del gesto di solida-rietà che stiamo per raccontarvi.

A riportarcelo è il Dr. Carlo Gobbi, Direttore Ammini-strativo dell’ASP Azalea di Castel San Giovanni, prima no-to come ricovero Albesani, risultato della fusione della re-altà castellana con la struttura Andreoli (ora Melograno)del vicino comune di Borgonovo V.T., riunite sotto que-st’unico nome.

La situazione di emergenza ha dato vita alla realizzazio-ne di questo progetto che si è attuato in tempi strettissimi,di urgenza appunto, e che ha visto le strutture ospitare unadecina di anziani provenienti dalle zone terremotate, inparticolare Mirandola e Carpi.

“Il 2 giugno abbiamo ricevuto la telefonata che ci annun-ciava l’arrivo di alcuni anziani dalle zone colpite dal terre-moto ma senza alcuna precisazione sui tempi e i modi, pro-prio per il carattere di emergenza della situazione. La serastessa sono arrivati i primi 4 dei 10 anziani che sarebberostati ospitati presso la struttura di Castel San Giovanni, aiquali abbiamo voluto garantire la migliore accoglienza perloro e per le loro famiglie, già sconvolte dalla difficile si-tuazione. A tal proposito mi sento in dovere di ringraziaretutti i miei collaboratori, in particolare il Dott. Cravedi, me-dico responsabile dell’Istituto che ha sacrificato il giornoper lui come tutti di riposo, per venire in nostro soccorso ela Dott.ssa Dallagiovanna, Responsabile del personale In-fermieristico che hanno impiegato tutta lo loro energia eprofessionalità in questa iniziativa.

Nell’arco di una settimana abbiamo accolto a Castel SanGiovanni e a Borgonovo i restanti ospiti attesi – ndr l’ulti-ma coppia di due anziani coniugi ha lasciato la strutturacirca due settimane fa – dedicando loro le nostre cure e lanostra professionalità cercando di garantire un clima il piùpossibile sereno anche per le loro famiglie.

Gli anziani, non autosufficienti e con diverse problema-tiche, non solo hanno subito lo shock della catastrofe natu-rale ma si trovavano ad affrontare anche un shock emotivodovuto in primo luogo alla separazione dai propri cari edai proprio luoghi di origine e al doversi ri-ambientare inuna struttura per anziani che spesso sono oggetto di pre-concetto, considerando anche che gli stessi provenivanodalle loro case, diventate tendopoli, e non da strutture. Ilnostro operato ha necessariamente tenuto conto anche diqueste dinamiche nel cercare il più possibile di calarsi neiloro panni e di farli sentire il più possibile a loro agio, a ca-sa. Lo stesso discorso è stato affrontato anche per le fami-glie, sconvolte per i medesimi motivi e preoccupate per lasorte dei loro cari.

Oltre che professionale, il nostro compito è stato anche esoprattutto umano.

In questi anziani abbiamo trovato non solo degli ospiti dicui prenderci cura ma anche delle persone con delle pecu-liarità e caratteristiche tutte loro, ognuna con delle ricchez-ze da offrire e condividere. In particolare, abbiamo notatocome fossero tutte di grande umanità e avessero un auten-tico bisogno di comunicare, quasi maggiore di quello fisi-co.

Tra questi spiccava un personaggio, Franco Gavioli, ori-ginario di Mirandola con una brillante carriera e un’eleva-tissima cultura che dimostrava attraverso il suo linguaggioforbito e ricercato. Lui, in particolare, ha scritto una letteradi ringraziamento al personale della struttura indirizzatadirettamente al Sindaco di Castel San Giovanni.

Con tutti gli ospiti è rimasto un legame molto stretto co-sì come con i parenti che ci hanno recentemente inviatocartoline dal loro paese come segno di ringraziamento.”

Un bell’esempio di solidarietà tutta italiana.Dr. Carlo Gobbi, Direttore Amministrativo ASP Azalea

Intervistato da Chiara Evangelista

Castel San Giovanni

I lavori di restauro del tetto e del campanile. La caduta della campanella della sagrestia all’origine dei lavori

Restauri acrobatici sulla guglia della CollegiataLa Collegiata di Castel San

Giovanni è stata recentemen-te oggetto di un interventoconservativo e di riparazionesul tetto e sulle grondaie. Te-gole e coppi sono stati aggiu-stati e sistemati sia sul corpoprincipale del tempio nellaparte corrispondente alla na-vata centrale, sia sulla cuspi-de del campanile. I lavori so-no stati eseguiti dalla ditta diImperia EDILFALCO, dellaquale Marco Pagliotti è co-fondatore, co-titolare ed ope-ratore in prima linea.

La peculiarità di quest’im-presa è che essa si avvaleesclusivamente di operai-sca-latori i quali, provvisti di cor-de e imbracature, si arrampi-cano sulle pareti e sui tettisfruttando i metodi e le tecni-che dell’alpinismo: in tal mo-do si può fare a meno delcomplesso sistema di ponteg-gi, che oggi per ragioni di si-curezza presidia normalmen-te lo svolgimento di questo ti-po di attività. Il risparmio intermini complessivi di costosi produce senza pregiudizio

per i muratori, la cui protezio-ne è certificata come adeguatadagli ispettori del lavoro.L’EDILFALCO opera nel set-tore dell’alpinismo applicatoall’edilizia dal 1988 e ha unabase anche a Piacenza.

Nella nostra provincia l’in-tervento svolto a Castel SanGiovanni è soltanto l’ultimoin ordine di tempo: preceden-temente Pagliotti e i suoi col-

laboratori avevano consolida-to tetti e muri delle chiese diAgazzano e Montebolzone,Caminata e Genepreto; perfi-no Ganaghello li ha visti pen-zolare dalla chiesa dedicata aSanta Caterina d’Alessandria;l’ultima “scalata” piacentinarisale allo scorso mese di ago-sto a Gazzola.

Manca ancora la “cima” piùambita, il Duomo di Piacenzadedicato all’Assunta: augu-riamo loro di riuscire presto aconquistarla, che è come direproteggerla e restituirla piùsolida alla pietà religiosa deipiacentini.

Con un gioco di parole, di-ciamo che il “campanellod’allarme” della necessità deilavori a Castel San Giovanni èstato proprio la caduta dellacampanella della sagrestia ca-pitolare. Si è provveduto an-zitutto al ripasso completodel tetto centrale della Colle-giata, di superficie pari a 300metri quadri: è stato prelimi-narmente necessario disporrelungo tutto il perimetro deltetto 80 metri di cavi d’acciaio

muniti di ancoraggi e tensio-ni, che costituiscono la cosid-detta “linea-vita”, una rete disicurezza per lo svolgimentodei lavori che viene lasciata inloco permanentemente. Si èquindi ripristinata la campa-nella della torretta della sa-grestia.

È venuto il turno del cam-panile. Qui gli interventi sonostati di due ordini: il rinforzodei mattoni della guglia che,sfilandosi, avevano apertodelle fessure chiuse ora concalce fibro-rinforzata; la posa,sui due cornicioni alla basedelle campane e della cuspi-de, di 40 metri di fogli di unaspeciale guaina impermeabi-lizzante.

La pulitura dei canali digronda e dei pluviali (11 metridei quali sono stati cambiatiin quanto causa di infiltrazio-ni) e il consolidamento delmuro perimetrale sul lato del-la canonica e dell’oratoriohanno sigillato questa tranchedi preziosi interventi.

Corrado Cavallotti

Dalla metà di no-vembre don PietroAchilli durante la set-timana abita nella Ca-nonica di Castel SanGiovanni. Alla dome-nica celebra nella suaparrocchia di Fornel-lo di Ziano dove èparroco dal 1961.

Don Pietro, moltoconosciuto a Castello,dove ogni giovedìmattina da tanti anniè presente come con-fessore, viene ad ar-ricchire il nostro pre-sbiterio. Agli auguridi buon compleanno(90 anni il 15 dicem-bre) uniamo l’auguriodi un fecondo mini-stero.

Don Achilli è infattinato il 15 dicembredel 1922 a Piozzano efu ordinato il 15 giu-gno del 1946.

Nella foto, don Achilli.

La guglia della Collegiata.

Racconti di vita: la solidarietàper le vittime del terremoto

Gli anziani delle zone colpiteospiti all’ASP Azalea

di Castel San GiovanniPrima di affrontare l’espo-sizione dell’interno della col-legiata, è doveroso illustrarnela storia dalla nascita e l’am-biente esterno. Lo spazio checirconda la collegiata, quelloche è chiamato “sagratum”,ossia terra consacrata, subisceprofonde modificazioni a se-guito di eventi storici o per lenecessità della chiesa, in rela-zione anche alle profondemodifiche religiose e civili delterritorio sottoposto al con-trollo della Pieve.

Dal volume di Milla Giaco-boni, “La Parrocchia di Ca-stelsangiovanni – note stori-che”, leggiamo:

“... come nei primi tempidel cristianesimo le cattedralivennero fondate fuori dallecittà, nei sobborghi, così lapieve matrice e battesimale diOlubra si fabbricò distantedal borgo, anche se di poco,nella stessa posizione dell’at-tuale Collegiata con strutturearchitettoniche semplici chesaranno, nel corso dei secoli,ampliate e arricchite così davantare quella lunga storia difasti e nefasti che verremo de-lineando fino ai nostri gior-ni”.

La nascita della primitivachiesa plebana risalirebbe al1180 ad opera dell’arcipreteBernardo, contemporanea-mente alla distruzione di unantico ospedale sulla riva si-nistra del rio Carona.

La chiesa venne ricostruitain un nuovo luogo sulla rivasinistra dell’Olubra, corri-spondente alla attuale ubica-zione. Questa chiesa era piùpiccola dell’attuale; era aduna sola navata e con il cam-panile sporgente dal corpoprincipale.

Nel XIII sec. il Papa invia aPiacenza il vescovo Egidio,cistercense, che riformerà lavita della pieve e dei canoni-ci, stabilendo, ad esempio,che questi dovevano fare vitain comune, e da ciò deriva ilnome, appunto, della ‘casacanonica’ in cui abitavano icomponenti del Capitolo, or-gano di direzione della Pieve.

Successivamente, con l’am-pliamento del borgo primiti-vo e delle attività economi-che, nonché del patrimonioplebano, che facevano delpaese uno dei principali cen-tri della Valtidone, si rese ne-cessario l’ingrandimento del-la chiesa che, a questo punto,venne eretta a tre navate concoro ed inglobando la torre

campanaria. I cronisti deltempo sono concordi nel rite-nere che nel 1290 venne eret-to un nuovo castello che pre-se il nome di Castrum SanctiJovannis dal nome della Col-legiata che d’ora in poi sichiamerà di Castel San Gio-vanni. La nuova chiesa saràpiù grande, in stile gotico –lombardo, e nel corso dei se-coli successivi subirà sostan-ziose modifiche sia all’ester-no che all’interno.

Innanzitutto vi è un influs-so dei cambiamenti religiosinella vita ecclesiale. Sul latosud viene addossata alla chie-sa la casa canonica. Addirit-tura l’arciprete da una fine-stra poteva osservare l’inter-no della chiesa. Tutto intorno,invece, si estendeva il cimite-ro che sarà eliminato in attua-zione delle leggi napoleonic-che e sostituito da quello at-tuale. Solo ai primi del ‘900 lacasa canonica fu distrutta esostituita da quella attuale.

Dal libro della prof. Jo Nanie degli studenti del Volta

Nel corso degli anni adopera delle confraternite ven-nero costruite le tre cappelledella Madonna del Rosario,del S.mo Sacramento e dellaMadonna del Popolo.

La cappella della Madonnadel Popolo, sul lato nord, “dipianta esagonale e in stileneorinascimentale, ricostruitanel 1880, fu progettata dal-l’ingegner Eleodoro Zanetti e

commissionata dall’arcipreteSacchelli. Tutta la fiancata èarricchita da un verdeggiantegiardino che, nelle forme at-tuali, risale al 1972.”

“Sull’ultimo contrafforteangolare, sotto il cornicione, èvisibile la statua di S. Antoni-no, soldato della legione teba-na, dal volto barbuto, con unelmo sul capo e il corpo rive-stito da un’armatura. S. Anto-nino è il primo a diffondere ilVangelo a Piacenza e muoremartire a Caverzago di Travo(Piacenza), probabilmente nel303.”

“Un’altra costruzione si-gnificativa è il campanile. Unlato della torre, incorporatonella chiesa e sporgente ri-spetto al livello della pareteinterna, provoca un restringi-mento della navata.

Il campanile si presenta conun impianto poderoso. E’ alto50 metri ed ha la cella campa-naria ornata da archetti roma-nici, aperta sui quattro lati dabifore con archi a tutto sestopoggianti su piccole colonne.Dalla sommità si eleva versoil cielo una cuspide conica inlaterizi”.

Sul lato meridionale “anco-ra parzialmente inglobati inantiche strutture risultano lacappella del Santo Rosario, ilconfessionale. Attigua a que-st’ultimo, si trova la piccolasagrestia utilizzata dai sacer-doti per indossare gli abiti ce-rimoniali. Questa risale al1793 come attesta una iscri-zione su uno dei lati esterni.

Adiacente ad essa è situata lasagrestia capitolare formatada due campate con volte acrociera. All’esterno le deco-razioni floreali in cotto che in-corniciano le finestre, attesta-no il gusto tardo gotico lom-bardo della struttura.

Al termine della navatacentrale vediamo un piccolotorrino, costruito circa nel1817 a lato della sagrestia, conuna minuscola e graziosacampana, il cui suono servivaa richiamare i fedeli alle mes-se quotidiane.

Come sul lato settentriona-le, sul contrafforte angolare,sotto il cornicione del tettodella navata laterale, si trovala statua di Santa Giustinavergine e martire, morta nel-l’anno 304. L’opera proponele stesse soluzioni stilistichedelle altre tre statue. A S.Giu-stina è dedicata la Cattedraleesistente a Piacenza primadel Duomo, tra l’anno 855 edil 1117 e la sua intitolazione sispiega con la presenza longo-barda, popolo a cui appartie-ne lo stesso vescovo Seufredoche la fece costruire, e che ètradizionalmente legato asanti come Giustina, Eufemia,Giorgio e Michele”.

Da queste poche note si rile-va lo stretto legame tra storia,arte e religiosità che nella chie-sa sono chiaramente espressee segnano il cammino dellanostra comunità in comunio-ne con la Chiesa madre.

Alberto Gemelli

Il complesso della Collegiata. A destra, particolare delle statue.

Festeggia i suoi 90 anni il 15 dicembre

Auguri a don Pietro Achilli

Chiesa e dintorni nella storia della città dal medioevo ad oggi

LA COLLEGIATA ED IL “SAGRATUM”Storia, arte e religiosità nel cammino della comunità parrocchiale

8 Venerdì 14 dicembre 2012 VVita NNostraCastelsangiovanni

ORATORIO: una storia di volti ed incontri

Una famiglia, un gruppo di amici, una comunità unita con uno stile

Nell’Anno della Fede, in-detto da Papa Benedetto XVI,la nostra Diocesi propone,per il gruppo di Giovani tra i18 e i 19 anni, un camminoparticolare, alla riscopertadella bellezza e della veritàdella fede cristiana e dei doniricevuti nei sacramenti: laProfessione di Fede. Questa,infatti, recupera l’antico ritodella Traditio Symboli: laChiesa delle origini conse-gnava ai catecumeni il Simbo-lo della Fede perché potesse-ro memorizzarlo, portarlo nelcuore e riconoscerlo come se-gno di comunione con i fra-telli. Al termine del camminoil Simbolo veniva restituito alVescovo, attraverso la Reddi-tio Symboli: l’atto di esplicitaconfessione di fede davantialla comunità.

La fede tocca profonda-mente la nostra umanità, in-trecciandosi alle domandeesistenziali. Spesso anche neigiovani che vivono una certaappartenenza comunitaria, ledomande restano sospese, odestano alcune perplessità

dovute alla realtà concreta incui si trovano a vivere. La de-licata fase di passaggio inten-de tentare di portare a galla lequestioni fondamentali evuole cogliere l’occasione peruna personalizzazione dellafede, tramite il confronto conil proprio sacerdote o unaguida spirituale.

Il percorso prevede di inse-rire, all’interno della cateche-si parrocchiale, dei camminidi associazioni e movimenti,un livello vicariale di sintesi,discussione e rilancio di alcu-ne questioni, con l’invito a vi-vere un’esperienza significa-tiva, da approfondire poi ingruppo e personalmente, sen-za dimenticare un momentodi spiritualità e convivialità.

A livello diocesano si vi-vranno due momenti celebra-tivi importanti, la Vegliad’Avvento, in cui sarà conse-gnato il testo del Credo aiGiovani e la Veglia di Pente-coste (che coincide con la fe-sta diocesana BRK) in cui laProfessione di Fede sarà ri-consegnata nelle mani del Ve-

scovo, oltre agli esercizi spiri-tuali in Quaresima.

A pochi giorni dall’iniziodell’Avvento, nei giorni in cuicelebriamo il senso più pro-fondo della nostra vita e dellanostra storia, Gesù Cristo, i18-19enni si preparano a rice-vere il testo del Credo, duran-

te la Veglia con il VescovoGianni e tutti i giovani dellaDiocesi, il 14 dicembre inDuomo. Accompagniamolicon il cuore e con la speranzaprofonda che Gesù possasempre essere il centro dellaloro vita.

Sabrina Pancali

Se mi chiedessero di descrivere il miooratorio credo che le possibili rispostesarebbero due, non solo diverse tra loro,ma completamente opposte.

La prima risposta risulterebbe un po'così: entrando dal cancello nero di ferrobattuto, attraversi il cortile e, lasciandoalla tua sinistra il campo da calcetto, salile scale in ferro grigio. A questo punto titrovi davanti un' ampia porta antincen-dio in vetro contornata di plastica bian-ca. Entrando,se si fa un po' su e giù perle scale, si possono trovare un salone,una cucina, un bar con una sala , unastanza con la televisione e, ai piani supe-riori, tantissime stanze con i nomi di al-cuni personaggi celebri. Tavoli ,sedie,quadri, libri e mobili vari. Fine.

Non si sta dimenticando niente? C'èproprio tutto quello che è necessario de-scrivere? Qualcosa forse manca.

Proviamo a ricominciare: Passato ilgrande cancello nero in ferro, attraversi

il cortile dove ti accolgono i ragazzi chestanno facendo una partita a calcetto, tisalutano, ti chiamano per nome, sorrido-no. Nel salire le scale di ferro incontri al-tre persone, ti fermi a parlare, un paio dibattute, due risate in compagnia. Ora haidavanti la porta, quella contornata dibianco, in vetro, dietro la quale i tuoiamici ti fanno le boccacce da dentro

quando sei sulle scale a parlare di qual-cosa di serio. Aprila! Dentro ci sono i sor-risi ,le discussioni, gli abbracci, le urladei bambini: tante persone, tanti ricordi.Una grande famiglia.

Questo mancava. Quelle pareti, sonoimpregnate di quei volti e delle storieche le rendono non quattro mura freddee chiuse al mondo, ma il monito perenneche siamo qualcosa di più, siamo una fa-miglia, un gruppo di amici, una comuni-tà unita sotto il segno di qualcosa di piùgrande. A contrassegnare queste personeè uno stile tutto suo, unico, prezioso,speciale. La fraternità è infatti una carat-teristica che alimenta se stessa, perchél'amore più ne dai più ne ricevi. É comeuna cascata l'amore, non la puoi fermare,non puoi cercare di arginarla, puoi solofermarti li, a guardare, e imparare che, infondo quel dare e ricevere non è poi cosìmale.

Chiara Ragusa

Dall'Avvento alla Pentecoste momenti celebrativi importanti

29015 CASTEL SAN GIOVANNI (Pc) C.so Matteotti, 43/A Tel. e fax 0523.842406 - E-mail: [email protected]

Corso Matteotti 132/b - Castelsangiovanni (Pc)Tel. 0523.849443 Fax [email protected] - www.cartopoint.it

fotocopie b/n e colore • servizi fax, rilegature, plastificazionistampe CAD, grandi formati, tesi, ecc...

cartucce e toner per stampanti • cd, dvd, mouse e tastierecomplementi d’arredo per l’ufficio

forniture per uffici con consegna gratuita

PUMA s.n.c. di Nicolò Maserati & C.

Uno spazio aperto, luminoso, accogliente

L’ORATORIO:CASA MIA, CASA NOSTRAL'esperienza del ri-unirsi per provare a ri-costruirsi

Pensando a come stendere queste due righe sul rap-porto stretto che intercorre fra uno stile di fraternità el’oratorio, mi sono subito venute in mente delle immagi-ni, degli scorci di vita quotidiana.

LA PORTA APERTA.In un mondo in cui siamo costretti a serrare sempre più

le porte di casa e in cui smisuratamente tendiamo a di-fenderci dall’esterno, dagli altri, per paura, anche dellenostre stesse emozioni, l’oratorio si pone come uno spa-zio accogliente, aperto, che non chiede altro di essere abi-tato, condiviso, reso casa… Qui abbiamo la possibilità diesprimerci liberamente per le persone che siamo e questoè molto liberante e formativo al tempo stesso dell’integri-tà dell’uomo.

LE FINESTRE APERTE.In un mondo diffidente e timoroso poi, la vita dell’ora-

torio porta naturalmente in sé il fatto che chi lo abita si fi-di dell’altro, si affidi, ad esempio nei rapporti tra educa-tori ed educandi, sacerdote ed educatori, senza paura del-le proprie paure e dei limiti personali, in un rapporto dicomunione e corresponsabilità..

In un mondo dove prevale l’apparenza sull’essenza, lostile proprio dell’oratorio aiuta a valorizzare l’esperienza,la storia, i legami, con quel Dio che si trasfigura nel fra-tello e che sembra aspettare solo un sì.

LA LUCE ACCESA.Le luci all’oratorio sono quasi sempre accese, segno di

vita che scorre, di presenza costante, di attesa per chi vuo-le oltrepassare la soglia, di chi sente il bisogno di essereospitato e di ospitare a sua volta.

In un mondo dove il valore dell’ospitalità sembra spa-rire dietro un sempre più diffuso individualismo quasiostile, la possibilità di vivere una fraternità quotidianaaiuta a camminare e a crescere, sentendosi accompagnatie molto meno soli.

La tavola apparecchiata. Così lo studiare in gruppo, ilritrovarsi a guardare un film o il giocare una partita a cal-cetto o ad un gioco di società, il prendere un caffè in salabar, magari dopo una pizzata insieme, assume un valoreunico da non dare mai per scontato, perché è nella gra-tuità, negli spazi di aggregazione e nell’informalità che sicreano quei legami che poi rimangono vivi e che quoti-dianamente aiutano sulla propria strada, dando nuovosenso e nuova energia al nostro studiare, al nostro lavo-rare, insomma al nostro vivere.

Sentirsi a casa, tornare a casa consola, aiuta a ritrovarsi,ristora… L’oratorio, dopo tutto, è solo questo, o meglio, ètutto questo e per chi lo desidera è sempre aperto.

E attorno al tavolo… il racconto di come va oggi.L’oratorio, a cui la comunità affida la sua azione educa-

tiva, consente, con la sua proposta trasversale, l’incontrofra le generazioni (adulti, giovani, adolescenti, ragazzi),favorendo il dialogo e lo scambio reciproco. In un mondoin cui si ravvisa una fatica grande nel rapporto fra gene-razioni, l’oratorio aiuta la creazione di legami positivi, ba-sati sulla fiducia reciproca, anche tra chi sembra più di-stante, che consentono di potersi raccontare a vicenda e diri-unirsi per provare a ri-costruirsi.

Mistacuore allora deve starci a cuore davvero: è qui checoincidono la partenza e la destinazione.

AuguriAuguridi Buondi BuonNatale Natale eeFeliceFeliceAnno!Anno!

Buone

feste

Buon Natale

!