UNITÀ Confl itti politici ed economici nel ’500 · a Napoli (miniatura del XV sec.). La troppo...

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UNITÀ 3 50 50 50 50 50 50 50 50 0 5 50 INIZIA L’ETÀ MODERNA PARTE 1 1400 1500 1600 1559 Pace di Cateau-Cambrésis 1571 Battaglia di Lepanto 1494 Colombo scopre l’America 1519 Carlo V è imperatore 1 1 1 14 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 14 4 4 4 4 1 1 14 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 b 1492 Carlo VIII scende in Italia 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1558 Elisabetta I è regina d’Inghilterra Conflitti politici ed economici nel ’500 N Oceano Atlantico Mare del Nord Irlanda Austria Prussia Paesi Bassi Regno d’Inghilterra Rep. di Venezia Regno di Ungheria Regno di Polonia Conf. Svizzera Granducato di Lituania Ordine Teutonico Regno di Spagna Regno di Portogallo Regno di Francia Regno di Napoli Stato della Chiesa Regno di Danimarca Regno di Svezia Impero Ottomano Sacro Romano Impero Germanico Roma Vienna Napoli Lucca Istanbul Atene Parigi Cateau- Cambrésis Madrid Lisbona Praga Kiev Varsavia Danzica Riga Mo Copenaghen Stoccolma Oslo Londra Dublino 7 9 10 8 6 4 4 5 2 3 1 Nel corso del secolo l’Inghilterra si allea ora con la Spagna, ora con la Francia. Grazie alla sua potente flotta, diventa progressivamente la dominatrice dei mari. Irlanda R Dublino o La Spagna, malgrado sia uscita vincitrice dal conflitto con la Francia, grazie soprattutto all’alleanza con l’imperatore, conquistando gran parte dell’Italia, inizia un periodo di lenta decadenza. R Reg eg gn n n n n no di no Po or rto to o to o to ogallo to a Francia e Spagna si affrontano per affermare ciascuna la propria supremazia in Europa. gno di pagna drid At ne ne Ate Atene ene L’Italia, molto frazionata politicamente, diventa il principale teatro dei conflitti. Rom Roma a a a a a a Nap 10 0 0 10 0 0 0 4 L’alleanza è un’associazione o un patto costituito da due o più parti per raggiungere un fine comune. In ambito internazionale l’alleanza è un accordo fra due o più stati che prevede il reciproco sostegno in caso di guerra. Le alleanze di tipo militare possono avere natura difensiva o di mutua assistenza nel cor- so di un attacco del nemico, o offensiva, durante la progettazione e l’attuazione di un attacco al nemico. Nel corso del Cinquecento, in Europa, assistiamo a un mutevole scenario in fatto di alleanze: a seconda delle circostanze politiche e degli interessi economici infatti i vari Stati cambiano alleato, per meglio perseguire i propri obiettivi di espansione territoriale o dominio sulle rotte commerciali. Alleanza L alleanz LA PAROLA CHIAVE 1 Ducato di Savoia 2 Ducato di Milano 3 Marchesato del Monferrato 4 Repubblica di Genova 5 Ducato di Parma 6 Repubblica di Lucca 7 Ducato di Modena 8 Ducato degli Estensi 9 Granducato di Toscana 10 Stato dei Presidi (Spagna) L’Europa e l’Italia dopo il Trattato di Cateau-Cambrésis (1559), che decretò il dominio spagnolo su gran parte della nostra Penisola. Mo Mo

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U N I T À

3

50505050505050500550 IN IZ IA L’ETÀ MODERNAPARTE 1

1400 1500 1600

1559

Pace di Cateau-Cambrésis

1571

Battaglia di Lepanto

1494

Colombo scopre l’America

1519

Carlo V è imperatore

1111444444444444441444441114444444444444

b

1492

Carlo VIII scende in Italia

1111111111111111558

Elisabetta I è regina d’Inghilterra

Confl itti politici ed economici nel ’500

N

Oceano

Atlantico

Mare

del

Nord

Irlanda

Austria

Prussia

Paesi

Bassi

Regno

d’Inghilterra

Rep. diVenezia

Regno d

i Ungheria

Regno diPolonia

Conf.Svizzera

Granducatodi Lituania

OrdineTeutonico

Regno diSpagna

Regno di Portogallo

Regno diFrancia

Regno diNapoli

Statodella

Chiesa

Regno di

Danimarca

Regno di Svezia

I m p e ro O t t o m a n o

SacroRomanoImpero

Germanico

Roma

Vienna

Napoli

Lucca

Istanbul

Atene

Parigi

Cateau-Cambrésis

Madrid

Lisbona

Praga

Kiev

Varsavia

Danzica

Riga Mo

Copenaghen

Stoccolma

Oslo

Londra

Dublino

7

9

10

86

4

45

23

1

Nel corso del secolo l’Inghilterra si

allea ora con la Spagna, ora con la

Francia. Grazie alla sua potente

fl otta, diventa progressivamente la

dominatrice dei mari.

Irlanda

RDublinoo

La Spagna, malgrado

sia uscita vincitrice dal

confl itto con la

Francia, grazie

soprattutto all’alleanza

con l’imperatore,

conquistando gran

parte dell’Italia, inizia

un periodo di lenta

decadenza.

RRegeggnnnnnno di noPoorrtotootootoogalloto

a

Francia e Spagna si affrontano

per affermare ciascuna la

propria supremazia in Europa.

gno dipagna

drid

At neeneAteAteneene

L’Italia, molto frazionata

politicamente, diventa il

principale teatro dei confl itti.

RomRomaaaaaaa

Nap

1000100004

L’alleanza è un’associazione o un patto costituito da

due o più parti per raggiungere un fi ne comune.

In ambito internazionale l’alleanza è un accordo fra

due o più stati che prevede il reciproco sostegno in

caso di guerra. Le alleanze di tipo militare possono

avere natura difensiva o di mutua assistenza nel cor-

so di un attacco del nemico, o offensiva, durante la

progettazione e l’attuazione di un attacco al nemico.

Nel corso del Cinquecento, in Europa, assistiamo a un

mutevole scenario in fatto di alleanze: a seconda delle

circostanze politiche e degli interessi economici infatti

i vari Stati cambiano alleato, per meglio perseguire i

propri obiettivi di espansione territoriale o dominio

sulle rotte commerciali.

Alleanza

L’alleanz

LA PAROLA CHIAVE

1 Ducato di Savoia2 Ducato di Milano3 Marchesato del Monferrato4 Repubblica di Genova5 Ducato di Parma6 Repubblica di Lucca7 Ducato di Modena8 Ducato degli Estensi9 Granducato di Toscana

10 Stato dei Presidi (Spagna)

L’Europa e l’Italia

dopo il Trattato di

Cateau-Cambrésis

(1559), che decretò

il dominio spagnolo

su gran parte della

nostra Penisola.

MoMo

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51Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500

Il re francese Carlo VIII scende in Italia

Carlo VIII si allea con gli Sforza

Dopo la Pace di Lodi del 1454 la penisola italiana conobbe un periodo di pa-

ce, grazie anche alla politica dell’equilibrio perseguita da Lorenzo il Ma-

gnifico, signore di Firenze. Tuttavia, essendo politicamente frammentata, si

presentava come una terra di facile conquista. Contemporaneamente, per

via della sua posizione economicamente e politicamente strategica (di ponte

per i traffici fra Oriente e Occidente), era considerata un paese ricco, che

avrebbe rafforzato la Monarchia che l’avesse conquistata. Carlo VIII, re di

Francia, la Monarchia più potente d’Europa alla fine del Quattrocento, ac-

campò diritti dinastici su Napoli, che fino al 1422 era stata un possesso degli

Angioini, suoi antenati. L’occasione di intervenire gli giunse allorché Ludo-

vico Sforza, detto “il Moro”, lo invitò in Italia, con lo scopo di respingere le

pretese del re di Napoli, il quale chiedeva che il potere a Milano passasse nel-

le mani del genero Gian Galeazzo, legittimo erede del Ducato. Ludovico Sfor-

za inoltre voleva acquisire la supremazia sull’intera Penisola grazie all’ap-

poggio di un esercito potente (gli Sforza si erano già garantiti uno sbocco sul

mare occupando Genova).

L’esercito francese giunge facilmente fino a Napoli

Carlo VIII, dunque, nel 1494 allestì le sue truppe con moderni pezzi di artiglie-

ria e scese in Italia per raggiungere Napoli e impossessarsene. A Firenze Pie-

ro de’ Medici, succeduto a Lorenzo il

Magnifico, si affrettò a consegnar-

gli le chiavi della città. I Fiorentini,

però, si indignarono e cacciarono i

Medici, restaurando la Repubblica, a

capo della quale fu posto Girolamo

Savonarola. Carlo VIII allora strinse

con loro un’alleanza. L’esercito fran-

cese fu poi ospitato a Roma dal pon-

tefice, che sperava in vantaggi per il

proprio Stato dalla caduta del vicino

re aragonese. Giunto a Napoli, Car-

lo VIII non incontrò vera resistenza:

il re, Alfonso d’Aragona, abdicò a

favore del figlio Ferdinando II, che a

sua volta fuggì lasciando campo li-

bero al re francese.

I1

Carlo VIII si allCCCCCCC

L’esercito fran

Il re di Francia Carlo VIII entra

a Napoli (miniatura del XV sec.).

La troppo facile conquista francese

dell’Italia allarmò alcuni Stati

europei, che formarono una Lega

contro i Francesi.

Gian Galeazzo Sforza,

erede al Ducato

di Milano, si allea

con il re di Napoli, per

riprendere il potere nel

Ducato, usurpatogli da

suo zio Ludovico il Moro

Le truppe francesi

scendono in Italia

Ludovico chiede l’aiuto

del re di Francia

Carlo VIII, che a sua

volta vuole conquistare

il Regno di Napoli

A Firenze Piero de’ Medici

si arrende e viene

cacciato dai Fiorentini

C A U S A E F F E T T O

A Napoli il re fugge

lasciando il Regno

in mano ai Francesi

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IN IZ IA L’ETÀ MODERNA

2

Si forma una Lega per contrastare Carlo VIII

La facile conquista francese dell’Italia aveva però allarmato sia gli Stati ita-

liani sia gli altri Stati europei. Per contrastare la potenza francese si formò

una Lega, che univa lo Stato pontificio, Venezia, Milano, l’Impero e il Regno

di Spagna. Quando l’esercito della Lega si mise in marcia alla volta di Napoli,

Carlo VIII decise, per prudenza, di tornare in Francia.

Mentre l’esercito francese risaliva la Penisola, incontrò a Fornovo, vicino a

Parma, l’esercito della Lega (1495), guidato da Francesco II Gonzaga. A sten-

to Carlo riuscì ad aprirsi un varco e a riparare in Francia, rinunciando alle

sue mire su Napoli, che tornò agli Aragonesi.

La fragilità politica dell’Italia favorisce l’intervento degli stranieri

L’Italia, una delle più prospere regioni europee, ricca di artisti e di cultura,

aveva dimostrato in questo frangente tutta la sua fragilità politica; divisa in

tanti staterelli regionali e Principati, non solo non poteva pensare a un eser-

cito per la difesa comune, ma addirittura le rivalità tra le varie città favoriva-

no l’intervento di truppe straniere.

Lo scontro tra la Spagna e la Francia per il predominio sull’Italia

I Francesi conquistano Milano, gli Spagnoli Napoli

L’Italia continuò a essere il teatro privilegiato dello scontro tra Francia e

Spagna: il loro conflitto segnò tutta la prima metà del XVI secolo.

Oltre alle pretese su Napoli la Monarchia francese vantava diritti dinastici an-

che sul Ducato di Milano, che formalmente faceva ancora parte dell’Impero,

che a sua volta non poteva permettere alla Francia di acquisire la ricca Lom-

bardia. Luigi XII, successore di Carlo VIII, scese a Milano, se ne impadronì e si

accordò con gli Spagnoli, i quali non lo ostacolarono nella conquista della città

lombarda e, in cambio della loro neutralità, ottennero il Regno di Napoli, che

fino ad allora era stato di un ramo cadetto della dinastia aragonese. Il re fran-

cese tenne però Milano

per poco tempo: animata

dal papa Giulio II, si for-

mò una Lega antifran-

cese formata da Impero,

Venezia, Spagna e Sviz-

zera. A Milano tornò così

a governare il figlio di

Ludovico il Moro, sotto

l’influenza spagnola.

Si forma una L

La fragilità po

I Francesi conq

La battaglia di Fornovo

in un dipinto del pittore

italiano Tintoretto.

La conquista francese

preoccupa gli Stati

italiani ed europei

A Fornovo la Lega

si scontra con l’esercito

di Carlo VIII,

che viene sconfitto

Carlo VIII rinuncia

al Regno di Napoli che

torna agli Aragonesi

Si forma una Lega a

cui partecipano papato,

Venezia, Milano, l’Impero

e il Regno di Spagna

C A U S A E F F E T T O

5255252525525252525252525252525222255525252225525552552552555525555555552225255525525555555552525555255225555255255555525525552

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53Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500

Sale sul trono di Francia Francesco I

A Luigi XII succedette Francesco I, che restò sul trono di Francia dal 1515 al

1547. Riconquistò per poco Milano, ma venne poi fatto prigioniero (1525) e

portato in Spagna. Per ottenere la libertà accettò le condizioni dettate da

Carlo V: la cessione della Borgogna e del Milanese; ma, una volta in Francia,

dimenticò le promesse e riprese a combattere, accettando anche alleanze

con i Turchi e con i principi tedeschi (oltre che con il papa e le Signorie italia-

ne nemiche della Spagna) pur di contrastare l’avversario Carlo V.

Il Regno di Spagna e l’Impero Germanico in mano a Carlo V

Carlo d’Asburgo, a soli 15 anni, nel 1515 aveva assunto il governo dei Paesi

Bassi, dove era nato. Nel 1516 aveva ereditato anche, dal nonno materno,

Ferdinando d’Aragona, il Regno di Spagna, con tutti i possedimenti in Italia

(Napoli, Sicilia e Sardegna) e nelle nuove colonie in America. Dal nonno pater-

no, l’imperatore Massimiliano, aveva ereditato invece l’Austria e gli altri pos-

sedimenti degli Asburgo e con questi la possibilità di candidarsi alla corona

del Sacro Romano Impero Germanico che ricevette nel 1519 e mantenne fino

al 1556. Poiché, come abbiamo studiato, la carica di imperatore non era eredi-

taria, ma elettiva, per essere riconosciuto sovrano dell’Impero Carlo aveva do-

vuto “comprare” i voti dei “grandi elettori”, i principi tedeschi ai quali spettava

il diritto di decidere chi sarebbe stato l’imperatore. Quando salì al trono as-

sunse il nome di Carlo V.

Un Impero su cui non tramonta mai il sole

I domini di Carlo V erano tanto vasti che egli era solito affermare che sul suo

regno non tramontava mai il sole. Troppa era dunque la sua potenza e non so-

lo per terra, dal momento che la flotta spagnola dominava anche i mari: era

prevedibile che si dovesse cercare un riequilibrio di forze, a livello europeo.

La Francia, maggiormente minacciata, chiusa tra la morsa dei Pirenei spa-

gnoli e le regioni imperiali del Reno, divenne la sua principale antagonista.

Sale sul trono

Il Regno di Spa

Un Impero su

Oceano

Atlanticoo

Oceanno

Pacificco

Africa

America

Settentrionale

AmAAA ericaaaaaaaAmerA a

MeMeMeeeridiiiononononononalaleeMeridionMeridiona

L’Impero di Carlo V, che si estendeva su buona parte

dell’Europa e nell’America Centromeridionale.

5353CoCononononnf lffMar Mediterraneo

Oceano

Atlantico

del

Nord

Austria

Paesi

Bassi

Regno

d’Inghilterra

Grand. diToscana

Ducato di MilanoRep. di

Venezia

Regno d

i Ungheria

Regno diPolonia

Conf.Svizzera

Regno diSpagna

Regno di Portogallo

Regno diFrancia

Regno diNapoli

Regno diSicilia

Statodella

Chiesa

Danimar

Impero

Ottomano

SacroRomanoImpero

Germanico

Roma

Vienna

Napoli

Parigi

Madrid

Cateau-Cambrésis

Lisbona

Avignone

Praga

Varsavia

Copenaghen

Londra

Dublino Regnon

d’InghilterraInghnoo

Territori ereditati o conquistati da Carlo V

Confini del Sacro Romano Impero Germanicogovernato da Carlo V

La Francia dichiara

diritti sul Ducato

di Milano, che però fa

parte dell’Impero

Luigi XII se ne

impadronisce grazie

all’appoggio degli Spagnoli,

che promettono di non

intervenire e in cambio

ottengono Napoli

Una lega antifrancese

guidata dal papa Giulio II

e formata da Impero,

Venezia, Spagna e Svizzera

riconquista Milano

C A U S A E F F E T T O

Il successore di Luigi XII,

Francesco I, riconquista

Milano ma è fatto

prigioniero

Per essere liberato

Francesco I

promette di cedere

la Borgogna e Milano

Francesco I non mantiene

la promessa e si allea con

i principi tedeschi e con i

Turchi contro Carlo V

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La “prima guerra europea”

La rivalità franco-asburgica fu definita la prima guerra europea (1521-1559).

La grande estensione dei territori e la loro varietà costituirono anche il punto

debole dell’Impero di Carlo V: l’unità religiosa fu compromessa dalla Riforma

protestante e l’imperatore cattolico fu costretto ad accordarsi con i principi lu-

terani. Gli scontri durarono quasi 40 anni, con pause e alterne vicende.

Il Re francese Francesco I, come abbiamo detto, arrivò a cercare alleati an-

che nei Turchi e negli Stati protestanti.

Il Ducato di Savoia, troppo vicino al Regno di Francia, nel quale fu addirit-

tura inglobato per un certo tempo, si schierò con la Spagna e il duca Ema-

nuele Filiberto fu il condottiero che conseguì la vittoria decisiva contro i

Francesi a San Quintino (1557), nel nord della Francia.

Il Papato a volte fu alleato dell’imperatore per la difesa della Cristianità, con-

tro i Turchi, altre volte si fece promotore di alleanze per contrastare il potere

di Carlo V. Papa Clemente VIII nel 1526 prese parte alla Lega antiasburgica di

Cognac, con Francesco I, appena liberato da Carlo V, l’Inghilterra, Firenze,

Venezia e Milano.

La “prima guer

A Carlo V è attribuita la frase: “Sul mio regno non tramonta mai il Sole”. È ciò che vuole fare intendere lo scettro tenuto saldamente nella mano destra posata imperiosamente sul mappamondo.

La corona è il simbolo del potere imperiale; per mostrare che Carlo è diventato imperatore per volere divino questa è posta in alto, sopra di essa c’è solo il Cielo.

Lo sguardo dell’imperatore è fermo verso l’osservatore, come monito rivolto a chiunque volesse mettere in discussione il suo potere sul Globo.

L’armatura e la spada stanno a signifi care che ci troviamo di fronte a un conquistatore. Sul petto, il simbolo del Toson d’oro, prestigioso Ordine cavalleresco, signifi ca che l’imperatore è un cavaliere della Cristianità contro gli infedeli. Il mantello d’oro sottolinea la sua regalità. L’imperatore

Carlo V, in un

dipinto di Rubens

del 1604 che

celebra la sua

grandezza.

La rivalità tra la Francia

e l’Impero causa una

guerra che coinvolge

tutta l’Europa.

F I S S A I L C O N C E T T O

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I banchieri di Carlo V

La corona imperiale del Sacro Romano Impero Germanico era elettiva fi n dal X secolo: l’impera-

tore veniva infatti scelto da alcuni principi tedeschi, che per questo diritto venivano chiamati

“grandi elettori”. In realtà, nel corso dei secoli, gli imperatori avevano imposto ai grandi elettori il

nome del successore. Carlo, però, nel 1519, alla morte dell’imperatore Massimiliano, quando avan-

zò la propria candidatura al trono imperiale, fu osteggiato dal re di Francia Francesco I e dall’elet-

tore Federico di Sassonia, sostenuto dal Papato. Per avere l’appoggio degli altri principi Carlo V fu

costretto a elargire loro somme enormi, per le quali dovette fare ricorso a due famiglie di banchie-

ri: i Fugger e i Welser. I Fugger avevano accumulato enormi ricchezze prestando denaro a molti

sovrani europei e anche allo Stato Pontifi cio. Nel 1519 i Fugger diventarono “i banchieri dell’impe-

ratore” fi nanziando la sua elezione al trono. In cambio ottennero il monopolio del commercio dal

Perù (ricco di miniere d’oro e d’argento) e dalla Terra del Fuoco. I Welser parteciparono al fi nan-

ziamento in cambio di concessioni per il commercio con le Americhe.

Jakob Fugger, qui ritratto da

Albrecht Dürer, era il capostipite

della potentissima famiglia dei

“banchieri dell’imperatore”

Carlo V.

Il sacco di Roma operato dai lanzichenecchi

L’imperatore s’infuriò per la partecipazione del papa alla lega antiasburgica, da-

to che poco prima erano uniti nel contrastare la Riforma di Lutero, e si propose

di fargliela pagare. Sguinzagliò 20.000 lanzichenecchi, mercenari tedeschi che

univano alla normale sete di ricchezze dei mercenari un odio viscerale per il cle-

ro romano, alimentato da una lettura distorta della predicazione di Lutero. As-

salirono Roma (il “sacco di Roma”) con la convinzione che la sua ricchezza deri-

vasse dalle decime tedesche: ciò che non poterono riprendersi, lo distrussero.

Molti cittadini romani furono massacrati. I nobili vennero torturati perché indi-

cassero dove avevano nascosto le loro ricchezze. I lanzichenecchi occuparono

Roma per nove mesi, durante i quali il papa restò chiuso nella fortezza di Castel

Sant’Angelo. Per liberare la città, ormai stremata, la Chiesa dovette pagare un

forte riscatto.

La Pace di Cateau-Cambrésis definisce il nuovo assetto dell’Europa

La lunga guerra si concluse infine con la Pace di Cateau-Cambrésis, firma-

ta dal figlio di Carlo V, Filippo II, e da Enrico II di Francia, nel 1559.

La Spagna ne uscì vincitrice, ma il suo potere subì dei limiti: l’Italia passava

interamente sotto il suo controllo, ma la corona spagnola restò divisa da

quella della casa asburgica e dell’Impero.

Carlo V, infatti, ormai stanco, tre anni prima (1556) aveva abdicato dopo

aver rinunciato al suo sogno di convertire al Cattolicesimo tutti gli abitanti

del suo Impero. Egli divise il suo Impero tra i suoi eredi:

> al figlio Filippo lasciò la corona di Spagna, i possedimenti italiani e i Paesi

Bassi, oltre alle colonie d’America;

> al fratello Ferdinando la reggenza dell’Impero, con l’Austria e l’Ungheria;

la Germania veniva suddivisa in 350 Stati, alcuni piccolissimi, che nomi-

nalmente facevano parte dell’Impero, ma in realtà erano indipendenti.

In questo modo veniva rotto l’accerchiamento di cui la Francia soffriva. Car-

lo V si era ritirato presso un convento in Spagna e vi rimase fino alla morte,

che lo colse due anni dopo. Dalla rivalità dei due principali contendenti uscì

invece rafforzato il Ducato di Savoia.

Il sacco di Rom

La Pace di Cate

Abdicazione

Rinuncia al trono

da parte del re,

che trasmette il potere

al suo successore.

Si dice infatti abdicare

in favore di qualcuno.

G L O S S A R I O

55Unità 3

Pace di Cateau-Cambrésis:

1559. La Spagna e l’Impero

si separano.

F I S S A L A D A T A

Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500

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3

Filippo II ritratto dal grande Tiziano, dimostrazione

del prestigio di cui godeva l’artista italiano.

La Spagna di Filippo II

Il programma di governo di Filippo II

Filippo II (re di Spagna dal 1556 al 1598) è forse il personaggio che esprime

meglio il nuovo modo di vedere la vita proprio della Controriforma. Nato a

Valladolid nel 1527, “era spagnolo nell’anima e non amò che la Spagna”, come

hanno sostenuto alcuni storici. Egli guidò il suo immenso regno senza mai

spostarsi da Madrid, la nuova capitale che aveva creato al centro della Spa-

gna. I viceré e i funzionari venivano nel suo ritiro prediletto, il palazzo dell’E-

scorial, a riferire accuratamente sulle varie questioni, che Filippo II voleva

sbrigare personalmente, caricandosi di una mole di lavoro immensa.

Il suo programma di governo era chiaro e prevedeva:

> la grandezza della Spagna, che doveva essere il campione della Controri-

forma. Ovunque le sue truppe avrebbero dovuto portare la fede cattolica e

la potenza del Regno di Spagna;

> la difesa del Cattolicesimo contro ogni eresia. Il suo obiettivo fu la lotta

contro i Turchi, ma anche contro i Protestanti e gli Ebrei, che furono cac-

ciati dal Regno o sterminati;

> l’affermazione del proprio potere assoluto: non esitò a mettersi anche

contro il papa per difendere gli interessi spagnoli e all’interno del Regno

contrastò il potere dei nobili.

Inizia la decadenza della Spagna

Tuttavia, negli ultimi anni del Cinquecento iniziò la lenta decadenza della

Spagna. Le attività produttive erano disprezzate dalla nobiltà di campagna e

quando i validi mercanti ebrei e i laboriosi mo-

riscos, discendenti degli Arabi, furono scaccia-

ti, l’economia fu colpita in modo irreparabile.

L’oro affluiva dalle colonie, ma non si fermava

nel paese: serviva per acquistare manufatti ge-

novesi e olandesi e finiva per finanziare le eco-

nomie di quegli Stati. I possedimenti europei,

come i Paesi Bassi e l’Italia, erano terre molto

ricche, ma la politica accentratrice di Filippo II,

che si serviva solo di funzionari spagnoli, sen-

za rispetto delle realtà locali, finì per inimicar-

gli le popolazioni; anche le colonie sarebbero

potute essere una grande fonte di ricchezza,

ma non con lo sfruttamento selvaggio che veni-

va praticato. Due fallimenti concreti accelera-

rono il declino spagnolo: l’indipendenza

dell’Olanda e il rafforzamento della potenza

inglese.

l programmaIl

Inizia la decad

Con la pace di Cateau-

Cambrésis a Filippo II,

figlio di Carlo V, vanno:

- Spagna

- possedimenti italiani

- Paesi Bassi

- colonie d’America;

a Ferdinando, fratello

di Carlo V, la reggenza

dell’Impero.

F I S S A I L C O N C E T T O

Le cause della decadenza

spagnola sono:

- l’eccessivo accentramento

del potere del re.

- la mancanza di un ceto

medio produttivo e la

presenza di una nobiltà

sfaccendata.

F I S S A I L C O N C E T T O

Page 8: UNITÀ Confl itti politici ed economici nel ’500 · a Napoli (miniatura del XV sec.). La troppo facile conquista francese dell’Italia allarmò alcuni Stati europei, che formarono

57Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500

L’Olanda si rende indipendente dalla Spagna

I Paesi Bassi (gli attuali Belgio e Olanda) erano formati da 17 province, cia-

scuna guidata da un governatore. Carlo V ottenne sempre grande appoggio

da queste ricche terre, poiché accordava loro grande autonomia sia politica

sia religiosa. Filippo II invece volle imporre anche ai Paesi Bassi l’Inquisizio-

ne di Spagna e la rigida applicazione dei decreti del Concilio di Trento.

Ma i Paesi Bassi rifiutarono di accettare queste imposizioni venute dalla lon-

tana Spagna. La risposta del re era scontata: l’invio di truppe.

Il risultato fu la divisione dei Paesi Bassi: 10 province del Sud infatti (l’attua-

le Belgio) accettarono di sottomettersi, mentre le 7 province del Nord, tra

cui l’Olanda, la Zelanda, l’Utrecht, si distaccarono, fondando la Repubblica

delle Province Unite.

Essa divenne ben presto il simbolo della libertà di pensiero e di religione, ri-

fugio per Ebrei, Ugonotti francesi e dissenzienti inglesi.

L’età elisabettiana in Inghilterra

La potenza inglese si rafforza

Filippo II nutriva delle pretese anche sul trono d’Inghilterra: egli aveva infat-

ti sposato Maria Tudor, detta “la Cattolica”, figlia di Enrico VIII, il re respon-

sabile della Riforma anglicana, e di Caterina d’Aragona. Maria regnò dal

1553 al 1558. Durante questi cinque anni Maria si fece detestare dalla mag-

gioranza del popolo per l’intolleranza verso i protestanti, contro i quali con-

dusse delle persecuzioni che ne portarono molti in prigione e anche sul rogo:

per questo fu soprannominata anche “Maria la Sanguinaria”.

Gli inglesi temevano anche che, avendo sposato Filippo II di Spagna, potes-

se consegnare il loro paese nelle sue mani.

Le succedette la sorella Elisabetta, figlia di Anna Bolena, per un periodo

così lungo (1558-1603) e importante nella storia d’Inghilterra che il tempo

del suo regno fu definito era elisabettiana. Quando Elisabetta salì al trono

(aveva 25 anni) l’Inghilterra aveva gravi problemi economici. E correva il

rischio di essere dilaniata da una guerra di religione.

Una donna intelligente e colta

Ma la regina era una donna dotata di grandissima intelligenza e fece la fortu-

na del suo paese. Il popolo l’amò e la seguì e il suo regno segnò per l’Inghilter-

ra un periodo di grande benessere economico e di raffinata civiltà. La regina

diede infatti impulso alle attività artigianali e manifatturiere e di conseguenza

all’economia del paese: furono potenziati l’allevamento degli ovini e di conse-

guenza la produzione di lana, rafforzando l’industria tessile, che in futuro

avrebbe rappresentato una delle fonti di ricchezza dell’Inghilterra.

Sotto il regno di Elisabetta I il paese conobbe anche un grande sviluppo cul-

turale. Sia la letteratura sia l’architettura, influenzata da quella italiana e

fiamminga, conobbero un periodo di grande splendore, a tal punto da esse-

re paragonato al Rinascimento italiano.

L’Olanda si ren

L4

La potenza ingLLLLLLL

Una donna int

I Paesi Bassi si rifiutano

di applicare i decreti

del Concilio di Trento

Divisione dei Paesi Bassi:

- 10 province (attuale

Belgio) si sottomettono;

- 7 province del Nord si

staccano formando la

Repubblica delle Province

Unite (attuale Olanda)

Invasione da parte

delle truppe di Filippo II

C A U S A E F F E T T O

Veduta di Londra all’inizio

del 1600. Cornelius de Vissdher

(1520-1586).

Page 9: UNITÀ Confl itti politici ed economici nel ’500 · a Napoli (miniatura del XV sec.). La troppo facile conquista francese dell’Italia allarmò alcuni Stati europei, che formarono

585585858585858588585858585858585858 IN IZ IA L’ETÀ MODERNA

Elisabetta rafforza la Monarchia

In politica interna Elisabetta rafforzò il potere della Monarchia: tutte le de-

cisioni erano prese personalmente dalla regina assistita dal suo Consiglio

privato. La Camera dei Comuni fu rafforzata rispetto a quella dei Lord: i

rappresentanti dell’alto clero (lord ecclesiastici) divennero una minoranza.

Il Parlamento, anche se fu convocato solo tredici volte in 44 anni, ospitò di-

battiti su problemi di interesse comune, come la criminalità. Si discuteva di

temi che in nessun altro paese europeo venivano presi in considerazione.

L’Inghilterra si avvia a diventare la maggiore potenza navale europea

La prova più importante della sua grandezza Elisabetta I la diede forse in po-

litica estera. La sovrana non ebbe timore di contrastare la potenza navale

spagnola per fare del proprio paese il dominatore dei commerci marittimi.

Fu lei a preparare le solide basi che secoli dopo avrebbero permesso alla

Gran Bretagna di edificare uno dei più vasti imperi della Storia.

Per raggiungere il proprio scopo non esitò a ricorrere anche all’aiuto dei cor-

sari che dovevano, in nome dell’Inghilterra, intercettare e depredare le navi

spagnole che trasportavano metalli preziosi dalle colonie americane.

Elisabetta raf

L’Inghilterra s

Corsari e pirati

Il termine “pirata” deriva dal greco peiran che signifi ca “assalire”; i pirati erano infatti coloro che andavano per mare

con lo scopo di assaltare le navi che incontravano. Le loro imbarcazioni erano prive di bandiera e, quando vole-

vano spaventare le potenziali vittime, ne issavano alcune, tra cui quella più conosciuta era nera con un gran-

de teschio bianco in mezzo.

Essendo un ladro di mare, il pirata era ricercato da tutte le nazioni.

La parola “corsaro”, invece, deriva da “corsa” e si riferisce ad avventurieri autorizzati dal

proprio Stato ad assalire le navi degli altri paesi, allo scopo di danneggiarne il commer-

cio. Il corsaro, quindi, svolgeva una professione per conto del sovrano, il quale, in

cambio di parte del bottino, gli consegnava la “lettera di corsa”,

con cui lo autorizzava a “correre sul nemico”.

Uno dei corsari più importanti fu l’in-

glese Francis Drake, il quale, su

incarico della regina Eli-

sabetta I, attaccava le

imbarcazioni spagnole

cariche d’oro e d’argento,

di ritorno dalle Americhe;

in questo modo diven-

ne ricchissimo. Suc-

cessivamente sedette

anche in Parlamento.

In politica interna

Elisabetta rafforza

la Camera dei Comuni

ma prende le decisioni

personalmente, aiutata

dal suo Consiglio privato.

F I S S A I L C O N C E T T O

Page 10: UNITÀ Confl itti politici ed economici nel ’500 · a Napoli (miniatura del XV sec.). La troppo facile conquista francese dell’Italia allarmò alcuni Stati europei, che formarono

59Unità 3

Una politica religiosa conciliante

Sul terreno della religione, Elisabetta, pur

affermando il ritorno al protestantesimo e

la sua obbedienza alla Chiesa anglicana,

adottò una linea di mediazione, rifiutando

sia la Controriforma cattolica sia le idee protestanti più radicali dei Puritani,

verso i quali fu tollerante, purché officiassero i loro riti in privato: appoggiò i ri-

belli olandesi e gli Ugonotti francesi. Proibì il Cattolicesimo perché temeva la

cattolica Spagna e gli intrighi di Roma che, dopo la morte di Maria la Cattolica,

cercava l’alleanza con gli Stuart, i re cattolici scozzesi.

Scoppia la guerra tra Spagna e Inghilterra

C’erano tutti i presupposti perché il contrasto tra l’Inghilterra e la Spagna sfo-

ciasse in una guerra. L’occasione fu la condanna a morte della regina di Scozia

Maria Stuart, fervente cattolica, che si era fatta coinvolgere in una congiura

contro Elisabetta I: era una sfida aperta all’intera Europa cattolica.

Filippo II allestì una grande flotta, chiamata l’Invincibile Armata: 160 navi,

2.640 cannoni e oltre 30.000 soldati. Ma le navi inglesi, anche se in numero mi-

nore, erano più agili, ed evitarono la tattica dell’arrembaggio, cioè l’avvicina-

mento delle navi e il combattimento corpo a corpo; essendo dotate di un’arti-

glieria più potente, attaccarono da lontano con micidiali bordate di cannone.

Infine riuscirono a sfruttare l’aiuto di una forte, improvvisa tempesta che di-

sperse al largo delle coste inglesi una parte delle navi spagnole. Più della metà

dei galeoni spagnoli furono affondati dalle artiglierie inglesi e dalle tempeste,

che durarono alcuni giorni, e lo sbarco non venne neppure tentato. Era il 1588.

La Spagna perdeva anche il predominio navale, mentre l’Inghilterra diventava

la nuova dominatrice dei mari.

Una politica re

Scoppia la gue

Elisabetta I

d’Inghilterra in un

ritratto del pittore inglese

George Gower

(1588 circa).

Il ritratto della regina,

come quello di Carlo V,

vuole ricordare che il

potere di Elisabetta si

estende sull’intero

Globo terrestre.

La ricchezza degli

abiti e lo splendore

dei gioielli hanno il

compito di affermare

la ricchezza

dell’Inghilterra tutta.

Le navi del dipinto alle spalle della regina

sono di ritorno dalla vittoria sulla fl otta

spagnola rappresentata nel quadro a destra.

Il volto è molto pallido, quasi

bianco, per esaltare la purezza

della “regina vergine”. Elisabetta I,

infatti, non prese mai marito.

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626626262626262626626262626262626262 PARTE 1

5L’espansione dell’Impero Ottomano

I Turchi sono alle porte di Vienna

Nel 1481, alla morte del suo fondatore, Maometto II il Conquistatore, l’Impe-

ro Ottomano aveva già saldamente messo un piede in Europa: sull’onda del-

la caduta di Bisanzio, infatti, la penisola balcanica, salvo alcuni possedimen-

ti di Venezia, era finita nelle mani dei Turchi. I successori ampliarono le

conquiste in Asia, in Egitto e in Africa.

La direttrice di marcia verso l’Europa fu ripresa da Solimano I il Magnifi-

co, grande avversario di Carlo V: nel 1526 egli entrava nella pianura unghe-

rese, alla testa di 100.000 uomini.

Il papa lanciò un appello a tutti i principi cristiani, ma non trovò alleati: non

aderirono infatti né Francesco I, re di Francia, né l’imperatore Carlo V, che,

pur essendo direttamente interessato dall’attacco trovò l’opposizione dei

principi protestanti.

Il re ungherese, lasciato solo, nella battaglia di Mohàcs fu sopraffatto e per-

se la vita.

Tutto il mondo danubiano era perduto e le truppe turche giunsero quasi a

Vienna (1529), dove furono infine arginate dagli Asburgo.

Nel Mediterraneo furono invece Veneziani e Spagnoli a sostenere l’urto de-

gli Ottomani, mentre la Francia, nel 1535, stringeva con Solimano un patto

commerciale che nascondeva una vera alleanza politica.

La Francia cattolica, dunque, con una politica imprevedibile e apparente-

mente incomprensibile, strinse un patto con gli “eretici”, i Musulmani. Fred-

damente, si ragionava sulla base dei rapporti di potenza: l’Impero era il ne-

mico e i Turchi potevano diventare preziosi alleati.

Turchi sono aI

Solimano I, detto il Magnifi co,

in un dipinto del XVI secolo.

Mar Nero Mar Caspio

Mar Mediterraneo

MarRosso

Venezia

Biserta1574

Malta CretaRodi1522

Cipro

1517

Gidda

Sawakin

La Mecca

Baghdad (1534)

Trebisonda1461

Buda

Vienna(1529)

Belgrado

Kaffa 1475

Costantinopoli1453

Massaua

Aden

Bosnia

Serbia

Carpazi

Egitto

Iraq

1516Siria

Caucaso

Khanato

di Crimea

Mohàcs 1526

Lepanto1571

Prima di Solimano I il Magnifico

Espansione ottomana

1520-66 (Solimano I il Magnifico)

Massima estensione

Stati vassalli

Battaglie

L’espansione dell’Impero Ottomano sotto Solimano il Magnifi co.

La Francia si allea

con i Turchi per cercare

di sconfiggere l’Impero.

F I S S A I L C O N C E T T O

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63Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500

Nella battaglia di Lepanto la flotta turca è distrutta

Mentre veniva attaccata l’isola veneziana di Cipro e Malta era eroicamente

difesa da La Valette (al cui nome è titolata l’attuale capitale), papa Pio V invi-

tava le potenze cristiane a una nuova Lega Santa, a cui aderirono Spagna,

Venezia, Genova e il Ducato di Savoia.

La flotta, forte soprattutto delle potenti galeazze venete, affrontò quella

turca nelle acque di Lepanto, il 7 ottobre del 1571.

Fu una battaglia estremamente violenta, alla fine della quale la flotta turca fu

distrutta. Tuttavia si trattò di una vittoria non decisiva: Venezia infatti era in-

teressata ai mercati orientali e accettò la perdita di Cipro in cambio di una

pace con i Turchi, che avrebbe garantito i suoi commerci.

L’economia nell’Europa del Cinquecento

Si compie una rivoluzione economica

Nel corso dell’ultima parte del ’400 e nel ’500, insieme con la rivoluzione reli-

giosa e culturale, si compì una vera e propria rivoluzione economica, che

stravolse i sistemi medievali della produzione e della distribuzione dei gua-

dagni. Infatti, proprio con il Rinascimento, secondo alcuni storici, nacque il

capitalismo.

Si rafforzò progressivamente in Europa la figura del mercante-imprendito-

re, che non solo organizzava i propri commerci, ma possedeva anche i mac-

chinari necessari per produrre i manufatti. Portando avanti due attività, egli

aumentava quindi il proprio profitto, che investiva in commerci sempre più

ampi e che richiedevano a volte l’impegno di grossi capitali, ma molto remu-

nerativi. In una situazione di questo genere, le banche assunsero dimensio-

ni e importanza enormi,

anche perché diventarono

indispensabili nel sostene-

re le guerre di conquista

dei sovrani, che si rivolge-

vano a loro, dipendendo

spesso dai loro prestiti.

Nella battaglia

L6

Si compie unaSSSSSSS

G L O S S A R I O

Galeazza

Nave da guerra a remi

e a vela, agile e veloce,

usata dal Medioevo fino

al XVIII secolo.

Capitalismo

Sistema economico,

che si basa sull’accumulo

di capitali (soldi)

da parte di privati,

i quali poi li investono

in attività produttive.

Una nave della Compagnia

delle Indie orientali in un

dipinto del sec. XVII.

Battaglia di Lepanto: 1571.

la Lega Santa sconfigge

i Turchi.

B li di L 1571

F I S S A L A D A T A

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IN IZ IA L’ETÀ MODERNA

Si sviluppa il commercio sulle grandi distanze

Il capitalismo si sviluppò anche grazie all’incremento del commercio a grandi

distanze, al lusso delle corti rinascimentali (che richiedevano sempre più beni

di consumo) e al crescere delle popolazioni urbane (che facevano lievitare la

domanda di prodotti). Esso, soprattutto, ricevette grande impulso dall’apertura

delle vie mercantili attraverso l’Oceano Atlantico (atlantizzazione), dove si spo-

stò l’asse commerciale, non più incentrato sul Mediterraneo; non a caso, alla fi-

ne del XVI secolo, Venezia iniziò un lentissimo declino, mentre Lisbona divenne

il principale mercato delle spezie. Ricevettero grande impulso tutti i porti atlan-

tici, come Siviglia (dove giungevano dalle Americhe grandi quantità di metalli

preziosi), Anversa e, più tardi, Amsterdam e Londra.

Il rialzo dei prezzi produce serie conseguenze

Nel Cinquecento, dunque, l’economia europea sembrava in ripresa: aumentaro-

no sia la produzione agricola sia quella artigianale e manifatturiera, che comin-

ciò a essere svolta non più solo in casa, ma in piccole fabbriche dotate di sempli-

ci macchine.

Tuttavia, contemporaneamente, si ebbe anche un rialzo dei prezzi, che ebbe

serie conseguenze.

Le cause sono diverse e complesse:

> la costante crescita demografica determinò l’aumento della domanda di

prodotti alimentari e di consumo in genere (per cui, se la domanda supera

l’offerta, i prezzi salgono);

> l’arrivo dalle Americhe di ingenti quantità d’oro e d’argento provocò la

svalutazione della moneta presente che, valendo di meno, determinò l’au-

mento dei prezzi, ovvero l’inflazione.

Si sviluppa il c

Il rialzo dei pr

Inflazione

Rialzo dei prezzi e,

di conseguenza, diminuzione

del potere d’acquisto

del denaro.

G L O S S A R I O

Flotta di caracche

portoghesi risale il Tago

diretta a Lisbona.

Dipinto del XVI secolo.

Aumenta l’importanza del

mercante-imprenditore

NASCE IL CAPITALISMO

Crescita della

popolazione nelle città

Aumento dell’importanza

delle banche

Lusso delle cortiCrescita di commerci

a grandi distanze

C A U S A E F F E T T O

6464646464646464646646464646464646464446464646446464644646464664646646664666666664666664

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La proprietà terriera riacquista valore

Con la perdita di valore della moneta, i proprietari terrieri rischiavano la

rovina, poiché ricevevano, per il pagamento degli affitti dei terreni, canoni

fissi divenuti inadeguati. Essi, pertanto, ottennero l’applicazione dei diritti

feudali, che ufficialmente non erano mai stati aboliti, e pretesero di legare i

canoni all’andamento dei prezzi. Ma questo mise in ginocchio i contadini;

d’altra parte tutti i ceti che vivevano di redditi fissi in genere furono penaliz-

zati, poiché i salari non riuscivano a stare al passo con l’aumento dei prezzi.

La proprietà terriera riacquistò dunque valore, soprattutto verso la fine

del secolo, in quanto unico bene non esposto ai pericoli dell’inflazione.

In questo modo aumentò ovunque lo squilibrio nella distribuzione della ric-

chezza, sempre più a favore dei grandi proprietari e dei ricchi borghesi, men-

tre più della metà delle tasse erano pagate dai soli contadini.

In Inghilterra si rafforzano i ceti intermedi

L’eccezione positiva, in Europa occidentale, fu rappresentata dall’Inghilter-

ra dove, nel XVI secolo, si rafforzò o si formò una classe media fra la grande

nobiltà e il popolo: i più intraprendenti e capaci tra i piccoli proprietari e fra i

nobili meno ricchi riuscirono a trarre vantaggio dalla ridistribuzione che lo

Stato fece delle proprietà ecclesiastiche cattoliche (attuata dopo la Riforma),

dalla crisi di alcuni aristocratici incapaci di controllare le proprie spese e

dall’indebitamento di piccoli proprietari terrieri poco avveduti.

Il Cinquecento, dunque, nonostante i grandi progressi economici fatti regi-

strare, si chiuse con alcune “ombre”, che preannunciavano la crisi che avrebbe

investito molta parte dell’Europa nel secolo successivo.

La proprietà t

In Inghilterra

Il mercato sulla piazza principale di Anversa, dedicato in parte al

commercio di vesti e tessuti. Anversa divenne, nella prima metà del

XV secolo, la prima piazza commerciale d’Europa. Decadde però

abbastanza rapidamente e già alla fi ne del XVI secolo i suoi abitanti si

erano ridotti a meno di un terzo rispetto al periodo di maggiore fortuna.

La moneta perde valore

a causa dell’aumento

della quantità di oro

e argento disponibile

Inflazione

Le persone con un reddito

fisso diventano più povere,

sono colpiti soprattutto

i contadini

C A U S A E F F E T T O

Le nozze dei contadini

di Pieter Bruegel il

Vecchio (1565-68).

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