UNITÀ Confl itti politici ed economici nel ’500 · a Napoli (miniatura del XV sec.). La troppo...
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U N I T À
3
50505050505050500550 IN IZ IA L’ETÀ MODERNAPARTE 1
1400 1500 1600
1559
Pace di Cateau-Cambrésis
1571
Battaglia di Lepanto
1494
Colombo scopre l’America
1519
Carlo V è imperatore
1111444444444444441444441114444444444444
b
1492
Carlo VIII scende in Italia
1111111111111111558
Elisabetta I è regina d’Inghilterra
Confl itti politici ed economici nel ’500
N
Oceano
Atlantico
Mare
del
Nord
Irlanda
Austria
Prussia
Paesi
Bassi
Regno
d’Inghilterra
Rep. diVenezia
Regno d
i Ungheria
Regno diPolonia
Conf.Svizzera
Granducatodi Lituania
OrdineTeutonico
Regno diSpagna
Regno di Portogallo
Regno diFrancia
Regno diNapoli
Statodella
Chiesa
Regno di
Danimarca
Regno di Svezia
I m p e ro O t t o m a n o
SacroRomanoImpero
Germanico
Roma
Vienna
Napoli
Lucca
Istanbul
Atene
Parigi
Cateau-Cambrésis
Madrid
Lisbona
Praga
Kiev
Varsavia
Danzica
Riga Mo
Copenaghen
Stoccolma
Oslo
Londra
Dublino
7
9
10
86
4
45
23
1
Nel corso del secolo l’Inghilterra si
allea ora con la Spagna, ora con la
Francia. Grazie alla sua potente
fl otta, diventa progressivamente la
dominatrice dei mari.
Irlanda
RDublinoo
La Spagna, malgrado
sia uscita vincitrice dal
confl itto con la
Francia, grazie
soprattutto all’alleanza
con l’imperatore,
conquistando gran
parte dell’Italia, inizia
un periodo di lenta
decadenza.
RRegeggnnnnnno di noPoorrtotootootoogalloto
a
Francia e Spagna si affrontano
per affermare ciascuna la
propria supremazia in Europa.
gno dipagna
drid
At neeneAteAteneene
L’Italia, molto frazionata
politicamente, diventa il
principale teatro dei confl itti.
RomRomaaaaaaa
Nap
1000100004
L’alleanza è un’associazione o un patto costituito da
due o più parti per raggiungere un fi ne comune.
In ambito internazionale l’alleanza è un accordo fra
due o più stati che prevede il reciproco sostegno in
caso di guerra. Le alleanze di tipo militare possono
avere natura difensiva o di mutua assistenza nel cor-
so di un attacco del nemico, o offensiva, durante la
progettazione e l’attuazione di un attacco al nemico.
Nel corso del Cinquecento, in Europa, assistiamo a un
mutevole scenario in fatto di alleanze: a seconda delle
circostanze politiche e degli interessi economici infatti
i vari Stati cambiano alleato, per meglio perseguire i
propri obiettivi di espansione territoriale o dominio
sulle rotte commerciali.
Alleanza
L’alleanz
LA PAROLA CHIAVE
1 Ducato di Savoia2 Ducato di Milano3 Marchesato del Monferrato4 Repubblica di Genova5 Ducato di Parma6 Repubblica di Lucca7 Ducato di Modena8 Ducato degli Estensi9 Granducato di Toscana
10 Stato dei Presidi (Spagna)
L’Europa e l’Italia
dopo il Trattato di
Cateau-Cambrésis
(1559), che decretò
il dominio spagnolo
su gran parte della
nostra Penisola.
MoMo
51Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500
Il re francese Carlo VIII scende in Italia
Carlo VIII si allea con gli Sforza
Dopo la Pace di Lodi del 1454 la penisola italiana conobbe un periodo di pa-
ce, grazie anche alla politica dell’equilibrio perseguita da Lorenzo il Ma-
gnifico, signore di Firenze. Tuttavia, essendo politicamente frammentata, si
presentava come una terra di facile conquista. Contemporaneamente, per
via della sua posizione economicamente e politicamente strategica (di ponte
per i traffici fra Oriente e Occidente), era considerata un paese ricco, che
avrebbe rafforzato la Monarchia che l’avesse conquistata. Carlo VIII, re di
Francia, la Monarchia più potente d’Europa alla fine del Quattrocento, ac-
campò diritti dinastici su Napoli, che fino al 1422 era stata un possesso degli
Angioini, suoi antenati. L’occasione di intervenire gli giunse allorché Ludo-
vico Sforza, detto “il Moro”, lo invitò in Italia, con lo scopo di respingere le
pretese del re di Napoli, il quale chiedeva che il potere a Milano passasse nel-
le mani del genero Gian Galeazzo, legittimo erede del Ducato. Ludovico Sfor-
za inoltre voleva acquisire la supremazia sull’intera Penisola grazie all’ap-
poggio di un esercito potente (gli Sforza si erano già garantiti uno sbocco sul
mare occupando Genova).
L’esercito francese giunge facilmente fino a Napoli
Carlo VIII, dunque, nel 1494 allestì le sue truppe con moderni pezzi di artiglie-
ria e scese in Italia per raggiungere Napoli e impossessarsene. A Firenze Pie-
ro de’ Medici, succeduto a Lorenzo il
Magnifico, si affrettò a consegnar-
gli le chiavi della città. I Fiorentini,
però, si indignarono e cacciarono i
Medici, restaurando la Repubblica, a
capo della quale fu posto Girolamo
Savonarola. Carlo VIII allora strinse
con loro un’alleanza. L’esercito fran-
cese fu poi ospitato a Roma dal pon-
tefice, che sperava in vantaggi per il
proprio Stato dalla caduta del vicino
re aragonese. Giunto a Napoli, Car-
lo VIII non incontrò vera resistenza:
il re, Alfonso d’Aragona, abdicò a
favore del figlio Ferdinando II, che a
sua volta fuggì lasciando campo li-
bero al re francese.
I1
Carlo VIII si allCCCCCCC
L’esercito fran
Il re di Francia Carlo VIII entra
a Napoli (miniatura del XV sec.).
La troppo facile conquista francese
dell’Italia allarmò alcuni Stati
europei, che formarono una Lega
contro i Francesi.
Gian Galeazzo Sforza,
erede al Ducato
di Milano, si allea
con il re di Napoli, per
riprendere il potere nel
Ducato, usurpatogli da
suo zio Ludovico il Moro
Le truppe francesi
scendono in Italia
Ludovico chiede l’aiuto
del re di Francia
Carlo VIII, che a sua
volta vuole conquistare
il Regno di Napoli
A Firenze Piero de’ Medici
si arrende e viene
cacciato dai Fiorentini
C A U S A E F F E T T O
A Napoli il re fugge
lasciando il Regno
in mano ai Francesi
IN IZ IA L’ETÀ MODERNA
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Si forma una Lega per contrastare Carlo VIII
La facile conquista francese dell’Italia aveva però allarmato sia gli Stati ita-
liani sia gli altri Stati europei. Per contrastare la potenza francese si formò
una Lega, che univa lo Stato pontificio, Venezia, Milano, l’Impero e il Regno
di Spagna. Quando l’esercito della Lega si mise in marcia alla volta di Napoli,
Carlo VIII decise, per prudenza, di tornare in Francia.
Mentre l’esercito francese risaliva la Penisola, incontrò a Fornovo, vicino a
Parma, l’esercito della Lega (1495), guidato da Francesco II Gonzaga. A sten-
to Carlo riuscì ad aprirsi un varco e a riparare in Francia, rinunciando alle
sue mire su Napoli, che tornò agli Aragonesi.
La fragilità politica dell’Italia favorisce l’intervento degli stranieri
L’Italia, una delle più prospere regioni europee, ricca di artisti e di cultura,
aveva dimostrato in questo frangente tutta la sua fragilità politica; divisa in
tanti staterelli regionali e Principati, non solo non poteva pensare a un eser-
cito per la difesa comune, ma addirittura le rivalità tra le varie città favoriva-
no l’intervento di truppe straniere.
Lo scontro tra la Spagna e la Francia per il predominio sull’Italia
I Francesi conquistano Milano, gli Spagnoli Napoli
L’Italia continuò a essere il teatro privilegiato dello scontro tra Francia e
Spagna: il loro conflitto segnò tutta la prima metà del XVI secolo.
Oltre alle pretese su Napoli la Monarchia francese vantava diritti dinastici an-
che sul Ducato di Milano, che formalmente faceva ancora parte dell’Impero,
che a sua volta non poteva permettere alla Francia di acquisire la ricca Lom-
bardia. Luigi XII, successore di Carlo VIII, scese a Milano, se ne impadronì e si
accordò con gli Spagnoli, i quali non lo ostacolarono nella conquista della città
lombarda e, in cambio della loro neutralità, ottennero il Regno di Napoli, che
fino ad allora era stato di un ramo cadetto della dinastia aragonese. Il re fran-
cese tenne però Milano
per poco tempo: animata
dal papa Giulio II, si for-
mò una Lega antifran-
cese formata da Impero,
Venezia, Spagna e Sviz-
zera. A Milano tornò così
a governare il figlio di
Ludovico il Moro, sotto
l’influenza spagnola.
Si forma una L
La fragilità po
I Francesi conq
La battaglia di Fornovo
in un dipinto del pittore
italiano Tintoretto.
La conquista francese
preoccupa gli Stati
italiani ed europei
A Fornovo la Lega
si scontra con l’esercito
di Carlo VIII,
che viene sconfitto
Carlo VIII rinuncia
al Regno di Napoli che
torna agli Aragonesi
Si forma una Lega a
cui partecipano papato,
Venezia, Milano, l’Impero
e il Regno di Spagna
C A U S A E F F E T T O
5255252525525252525252525252525222255525252225525552552552555525555555552225255525525555555552525555255225555255255555525525552
53Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500
Sale sul trono di Francia Francesco I
A Luigi XII succedette Francesco I, che restò sul trono di Francia dal 1515 al
1547. Riconquistò per poco Milano, ma venne poi fatto prigioniero (1525) e
portato in Spagna. Per ottenere la libertà accettò le condizioni dettate da
Carlo V: la cessione della Borgogna e del Milanese; ma, una volta in Francia,
dimenticò le promesse e riprese a combattere, accettando anche alleanze
con i Turchi e con i principi tedeschi (oltre che con il papa e le Signorie italia-
ne nemiche della Spagna) pur di contrastare l’avversario Carlo V.
Il Regno di Spagna e l’Impero Germanico in mano a Carlo V
Carlo d’Asburgo, a soli 15 anni, nel 1515 aveva assunto il governo dei Paesi
Bassi, dove era nato. Nel 1516 aveva ereditato anche, dal nonno materno,
Ferdinando d’Aragona, il Regno di Spagna, con tutti i possedimenti in Italia
(Napoli, Sicilia e Sardegna) e nelle nuove colonie in America. Dal nonno pater-
no, l’imperatore Massimiliano, aveva ereditato invece l’Austria e gli altri pos-
sedimenti degli Asburgo e con questi la possibilità di candidarsi alla corona
del Sacro Romano Impero Germanico che ricevette nel 1519 e mantenne fino
al 1556. Poiché, come abbiamo studiato, la carica di imperatore non era eredi-
taria, ma elettiva, per essere riconosciuto sovrano dell’Impero Carlo aveva do-
vuto “comprare” i voti dei “grandi elettori”, i principi tedeschi ai quali spettava
il diritto di decidere chi sarebbe stato l’imperatore. Quando salì al trono as-
sunse il nome di Carlo V.
Un Impero su cui non tramonta mai il sole
I domini di Carlo V erano tanto vasti che egli era solito affermare che sul suo
regno non tramontava mai il sole. Troppa era dunque la sua potenza e non so-
lo per terra, dal momento che la flotta spagnola dominava anche i mari: era
prevedibile che si dovesse cercare un riequilibrio di forze, a livello europeo.
La Francia, maggiormente minacciata, chiusa tra la morsa dei Pirenei spa-
gnoli e le regioni imperiali del Reno, divenne la sua principale antagonista.
Sale sul trono
Il Regno di Spa
Un Impero su
Oceano
Atlanticoo
Oceanno
Pacificco
Africa
America
Settentrionale
AmAAA ericaaaaaaaAmerA a
MeMeMeeeridiiiononononononalaleeMeridionMeridiona
L’Impero di Carlo V, che si estendeva su buona parte
dell’Europa e nell’America Centromeridionale.
5353CoCononononnf lffMar Mediterraneo
Oceano
Atlantico
del
Nord
Austria
Paesi
Bassi
Regno
d’Inghilterra
Grand. diToscana
Ducato di MilanoRep. di
Venezia
Regno d
i Ungheria
Regno diPolonia
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Regno diSpagna
Regno di Portogallo
Regno diFrancia
Regno diNapoli
Regno diSicilia
Statodella
Chiesa
Danimar
Impero
Ottomano
SacroRomanoImpero
Germanico
Roma
Vienna
Napoli
Parigi
Madrid
Cateau-Cambrésis
Lisbona
Avignone
Praga
Varsavia
Copenaghen
Londra
Dublino Regnon
d’InghilterraInghnoo
Territori ereditati o conquistati da Carlo V
Confini del Sacro Romano Impero Germanicogovernato da Carlo V
La Francia dichiara
diritti sul Ducato
di Milano, che però fa
parte dell’Impero
Luigi XII se ne
impadronisce grazie
all’appoggio degli Spagnoli,
che promettono di non
intervenire e in cambio
ottengono Napoli
Una lega antifrancese
guidata dal papa Giulio II
e formata da Impero,
Venezia, Spagna e Svizzera
riconquista Milano
C A U S A E F F E T T O
Il successore di Luigi XII,
Francesco I, riconquista
Milano ma è fatto
prigioniero
Per essere liberato
Francesco I
promette di cedere
la Borgogna e Milano
Francesco I non mantiene
la promessa e si allea con
i principi tedeschi e con i
Turchi contro Carlo V
545454545454545445545454545454545454 IN IZ IA L’ETÀ MODERNAPARTE 1
La “prima guerra europea”
La rivalità franco-asburgica fu definita la prima guerra europea (1521-1559).
La grande estensione dei territori e la loro varietà costituirono anche il punto
debole dell’Impero di Carlo V: l’unità religiosa fu compromessa dalla Riforma
protestante e l’imperatore cattolico fu costretto ad accordarsi con i principi lu-
terani. Gli scontri durarono quasi 40 anni, con pause e alterne vicende.
Il Re francese Francesco I, come abbiamo detto, arrivò a cercare alleati an-
che nei Turchi e negli Stati protestanti.
Il Ducato di Savoia, troppo vicino al Regno di Francia, nel quale fu addirit-
tura inglobato per un certo tempo, si schierò con la Spagna e il duca Ema-
nuele Filiberto fu il condottiero che conseguì la vittoria decisiva contro i
Francesi a San Quintino (1557), nel nord della Francia.
Il Papato a volte fu alleato dell’imperatore per la difesa della Cristianità, con-
tro i Turchi, altre volte si fece promotore di alleanze per contrastare il potere
di Carlo V. Papa Clemente VIII nel 1526 prese parte alla Lega antiasburgica di
Cognac, con Francesco I, appena liberato da Carlo V, l’Inghilterra, Firenze,
Venezia e Milano.
La “prima guer
A Carlo V è attribuita la frase: “Sul mio regno non tramonta mai il Sole”. È ciò che vuole fare intendere lo scettro tenuto saldamente nella mano destra posata imperiosamente sul mappamondo.
La corona è il simbolo del potere imperiale; per mostrare che Carlo è diventato imperatore per volere divino questa è posta in alto, sopra di essa c’è solo il Cielo.
Lo sguardo dell’imperatore è fermo verso l’osservatore, come monito rivolto a chiunque volesse mettere in discussione il suo potere sul Globo.
L’armatura e la spada stanno a signifi care che ci troviamo di fronte a un conquistatore. Sul petto, il simbolo del Toson d’oro, prestigioso Ordine cavalleresco, signifi ca che l’imperatore è un cavaliere della Cristianità contro gli infedeli. Il mantello d’oro sottolinea la sua regalità. L’imperatore
Carlo V, in un
dipinto di Rubens
del 1604 che
celebra la sua
grandezza.
La rivalità tra la Francia
e l’Impero causa una
guerra che coinvolge
tutta l’Europa.
F I S S A I L C O N C E T T O
I banchieri di Carlo V
La corona imperiale del Sacro Romano Impero Germanico era elettiva fi n dal X secolo: l’impera-
tore veniva infatti scelto da alcuni principi tedeschi, che per questo diritto venivano chiamati
“grandi elettori”. In realtà, nel corso dei secoli, gli imperatori avevano imposto ai grandi elettori il
nome del successore. Carlo, però, nel 1519, alla morte dell’imperatore Massimiliano, quando avan-
zò la propria candidatura al trono imperiale, fu osteggiato dal re di Francia Francesco I e dall’elet-
tore Federico di Sassonia, sostenuto dal Papato. Per avere l’appoggio degli altri principi Carlo V fu
costretto a elargire loro somme enormi, per le quali dovette fare ricorso a due famiglie di banchie-
ri: i Fugger e i Welser. I Fugger avevano accumulato enormi ricchezze prestando denaro a molti
sovrani europei e anche allo Stato Pontifi cio. Nel 1519 i Fugger diventarono “i banchieri dell’impe-
ratore” fi nanziando la sua elezione al trono. In cambio ottennero il monopolio del commercio dal
Perù (ricco di miniere d’oro e d’argento) e dalla Terra del Fuoco. I Welser parteciparono al fi nan-
ziamento in cambio di concessioni per il commercio con le Americhe.
Jakob Fugger, qui ritratto da
Albrecht Dürer, era il capostipite
della potentissima famiglia dei
“banchieri dell’imperatore”
Carlo V.
Il sacco di Roma operato dai lanzichenecchi
L’imperatore s’infuriò per la partecipazione del papa alla lega antiasburgica, da-
to che poco prima erano uniti nel contrastare la Riforma di Lutero, e si propose
di fargliela pagare. Sguinzagliò 20.000 lanzichenecchi, mercenari tedeschi che
univano alla normale sete di ricchezze dei mercenari un odio viscerale per il cle-
ro romano, alimentato da una lettura distorta della predicazione di Lutero. As-
salirono Roma (il “sacco di Roma”) con la convinzione che la sua ricchezza deri-
vasse dalle decime tedesche: ciò che non poterono riprendersi, lo distrussero.
Molti cittadini romani furono massacrati. I nobili vennero torturati perché indi-
cassero dove avevano nascosto le loro ricchezze. I lanzichenecchi occuparono
Roma per nove mesi, durante i quali il papa restò chiuso nella fortezza di Castel
Sant’Angelo. Per liberare la città, ormai stremata, la Chiesa dovette pagare un
forte riscatto.
La Pace di Cateau-Cambrésis definisce il nuovo assetto dell’Europa
La lunga guerra si concluse infine con la Pace di Cateau-Cambrésis, firma-
ta dal figlio di Carlo V, Filippo II, e da Enrico II di Francia, nel 1559.
La Spagna ne uscì vincitrice, ma il suo potere subì dei limiti: l’Italia passava
interamente sotto il suo controllo, ma la corona spagnola restò divisa da
quella della casa asburgica e dell’Impero.
Carlo V, infatti, ormai stanco, tre anni prima (1556) aveva abdicato dopo
aver rinunciato al suo sogno di convertire al Cattolicesimo tutti gli abitanti
del suo Impero. Egli divise il suo Impero tra i suoi eredi:
> al figlio Filippo lasciò la corona di Spagna, i possedimenti italiani e i Paesi
Bassi, oltre alle colonie d’America;
> al fratello Ferdinando la reggenza dell’Impero, con l’Austria e l’Ungheria;
la Germania veniva suddivisa in 350 Stati, alcuni piccolissimi, che nomi-
nalmente facevano parte dell’Impero, ma in realtà erano indipendenti.
In questo modo veniva rotto l’accerchiamento di cui la Francia soffriva. Car-
lo V si era ritirato presso un convento in Spagna e vi rimase fino alla morte,
che lo colse due anni dopo. Dalla rivalità dei due principali contendenti uscì
invece rafforzato il Ducato di Savoia.
Il sacco di Rom
La Pace di Cate
Abdicazione
Rinuncia al trono
da parte del re,
che trasmette il potere
al suo successore.
Si dice infatti abdicare
in favore di qualcuno.
G L O S S A R I O
55Unità 3
Pace di Cateau-Cambrésis:
1559. La Spagna e l’Impero
si separano.
F I S S A L A D A T A
Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500
565656565656565665565656565656565656 IN IZ IA L’ETÀ MODERNAPARTE 1
3
Filippo II ritratto dal grande Tiziano, dimostrazione
del prestigio di cui godeva l’artista italiano.
La Spagna di Filippo II
Il programma di governo di Filippo II
Filippo II (re di Spagna dal 1556 al 1598) è forse il personaggio che esprime
meglio il nuovo modo di vedere la vita proprio della Controriforma. Nato a
Valladolid nel 1527, “era spagnolo nell’anima e non amò che la Spagna”, come
hanno sostenuto alcuni storici. Egli guidò il suo immenso regno senza mai
spostarsi da Madrid, la nuova capitale che aveva creato al centro della Spa-
gna. I viceré e i funzionari venivano nel suo ritiro prediletto, il palazzo dell’E-
scorial, a riferire accuratamente sulle varie questioni, che Filippo II voleva
sbrigare personalmente, caricandosi di una mole di lavoro immensa.
Il suo programma di governo era chiaro e prevedeva:
> la grandezza della Spagna, che doveva essere il campione della Controri-
forma. Ovunque le sue truppe avrebbero dovuto portare la fede cattolica e
la potenza del Regno di Spagna;
> la difesa del Cattolicesimo contro ogni eresia. Il suo obiettivo fu la lotta
contro i Turchi, ma anche contro i Protestanti e gli Ebrei, che furono cac-
ciati dal Regno o sterminati;
> l’affermazione del proprio potere assoluto: non esitò a mettersi anche
contro il papa per difendere gli interessi spagnoli e all’interno del Regno
contrastò il potere dei nobili.
Inizia la decadenza della Spagna
Tuttavia, negli ultimi anni del Cinquecento iniziò la lenta decadenza della
Spagna. Le attività produttive erano disprezzate dalla nobiltà di campagna e
quando i validi mercanti ebrei e i laboriosi mo-
riscos, discendenti degli Arabi, furono scaccia-
ti, l’economia fu colpita in modo irreparabile.
L’oro affluiva dalle colonie, ma non si fermava
nel paese: serviva per acquistare manufatti ge-
novesi e olandesi e finiva per finanziare le eco-
nomie di quegli Stati. I possedimenti europei,
come i Paesi Bassi e l’Italia, erano terre molto
ricche, ma la politica accentratrice di Filippo II,
che si serviva solo di funzionari spagnoli, sen-
za rispetto delle realtà locali, finì per inimicar-
gli le popolazioni; anche le colonie sarebbero
potute essere una grande fonte di ricchezza,
ma non con lo sfruttamento selvaggio che veni-
va praticato. Due fallimenti concreti accelera-
rono il declino spagnolo: l’indipendenza
dell’Olanda e il rafforzamento della potenza
inglese.
l programmaIl
Inizia la decad
Con la pace di Cateau-
Cambrésis a Filippo II,
figlio di Carlo V, vanno:
- Spagna
- possedimenti italiani
- Paesi Bassi
- colonie d’America;
a Ferdinando, fratello
di Carlo V, la reggenza
dell’Impero.
F I S S A I L C O N C E T T O
Le cause della decadenza
spagnola sono:
- l’eccessivo accentramento
del potere del re.
- la mancanza di un ceto
medio produttivo e la
presenza di una nobiltà
sfaccendata.
F I S S A I L C O N C E T T O
57Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500
L’Olanda si rende indipendente dalla Spagna
I Paesi Bassi (gli attuali Belgio e Olanda) erano formati da 17 province, cia-
scuna guidata da un governatore. Carlo V ottenne sempre grande appoggio
da queste ricche terre, poiché accordava loro grande autonomia sia politica
sia religiosa. Filippo II invece volle imporre anche ai Paesi Bassi l’Inquisizio-
ne di Spagna e la rigida applicazione dei decreti del Concilio di Trento.
Ma i Paesi Bassi rifiutarono di accettare queste imposizioni venute dalla lon-
tana Spagna. La risposta del re era scontata: l’invio di truppe.
Il risultato fu la divisione dei Paesi Bassi: 10 province del Sud infatti (l’attua-
le Belgio) accettarono di sottomettersi, mentre le 7 province del Nord, tra
cui l’Olanda, la Zelanda, l’Utrecht, si distaccarono, fondando la Repubblica
delle Province Unite.
Essa divenne ben presto il simbolo della libertà di pensiero e di religione, ri-
fugio per Ebrei, Ugonotti francesi e dissenzienti inglesi.
L’età elisabettiana in Inghilterra
La potenza inglese si rafforza
Filippo II nutriva delle pretese anche sul trono d’Inghilterra: egli aveva infat-
ti sposato Maria Tudor, detta “la Cattolica”, figlia di Enrico VIII, il re respon-
sabile della Riforma anglicana, e di Caterina d’Aragona. Maria regnò dal
1553 al 1558. Durante questi cinque anni Maria si fece detestare dalla mag-
gioranza del popolo per l’intolleranza verso i protestanti, contro i quali con-
dusse delle persecuzioni che ne portarono molti in prigione e anche sul rogo:
per questo fu soprannominata anche “Maria la Sanguinaria”.
Gli inglesi temevano anche che, avendo sposato Filippo II di Spagna, potes-
se consegnare il loro paese nelle sue mani.
Le succedette la sorella Elisabetta, figlia di Anna Bolena, per un periodo
così lungo (1558-1603) e importante nella storia d’Inghilterra che il tempo
del suo regno fu definito era elisabettiana. Quando Elisabetta salì al trono
(aveva 25 anni) l’Inghilterra aveva gravi problemi economici. E correva il
rischio di essere dilaniata da una guerra di religione.
Una donna intelligente e colta
Ma la regina era una donna dotata di grandissima intelligenza e fece la fortu-
na del suo paese. Il popolo l’amò e la seguì e il suo regno segnò per l’Inghilter-
ra un periodo di grande benessere economico e di raffinata civiltà. La regina
diede infatti impulso alle attività artigianali e manifatturiere e di conseguenza
all’economia del paese: furono potenziati l’allevamento degli ovini e di conse-
guenza la produzione di lana, rafforzando l’industria tessile, che in futuro
avrebbe rappresentato una delle fonti di ricchezza dell’Inghilterra.
Sotto il regno di Elisabetta I il paese conobbe anche un grande sviluppo cul-
turale. Sia la letteratura sia l’architettura, influenzata da quella italiana e
fiamminga, conobbero un periodo di grande splendore, a tal punto da esse-
re paragonato al Rinascimento italiano.
L’Olanda si ren
L4
La potenza ingLLLLLLL
Una donna int
I Paesi Bassi si rifiutano
di applicare i decreti
del Concilio di Trento
Divisione dei Paesi Bassi:
- 10 province (attuale
Belgio) si sottomettono;
- 7 province del Nord si
staccano formando la
Repubblica delle Province
Unite (attuale Olanda)
Invasione da parte
delle truppe di Filippo II
C A U S A E F F E T T O
Veduta di Londra all’inizio
del 1600. Cornelius de Vissdher
(1520-1586).
585585858585858588585858585858585858 IN IZ IA L’ETÀ MODERNA
Elisabetta rafforza la Monarchia
In politica interna Elisabetta rafforzò il potere della Monarchia: tutte le de-
cisioni erano prese personalmente dalla regina assistita dal suo Consiglio
privato. La Camera dei Comuni fu rafforzata rispetto a quella dei Lord: i
rappresentanti dell’alto clero (lord ecclesiastici) divennero una minoranza.
Il Parlamento, anche se fu convocato solo tredici volte in 44 anni, ospitò di-
battiti su problemi di interesse comune, come la criminalità. Si discuteva di
temi che in nessun altro paese europeo venivano presi in considerazione.
L’Inghilterra si avvia a diventare la maggiore potenza navale europea
La prova più importante della sua grandezza Elisabetta I la diede forse in po-
litica estera. La sovrana non ebbe timore di contrastare la potenza navale
spagnola per fare del proprio paese il dominatore dei commerci marittimi.
Fu lei a preparare le solide basi che secoli dopo avrebbero permesso alla
Gran Bretagna di edificare uno dei più vasti imperi della Storia.
Per raggiungere il proprio scopo non esitò a ricorrere anche all’aiuto dei cor-
sari che dovevano, in nome dell’Inghilterra, intercettare e depredare le navi
spagnole che trasportavano metalli preziosi dalle colonie americane.
Elisabetta raf
L’Inghilterra s
Corsari e pirati
Il termine “pirata” deriva dal greco peiran che signifi ca “assalire”; i pirati erano infatti coloro che andavano per mare
con lo scopo di assaltare le navi che incontravano. Le loro imbarcazioni erano prive di bandiera e, quando vole-
vano spaventare le potenziali vittime, ne issavano alcune, tra cui quella più conosciuta era nera con un gran-
de teschio bianco in mezzo.
Essendo un ladro di mare, il pirata era ricercato da tutte le nazioni.
La parola “corsaro”, invece, deriva da “corsa” e si riferisce ad avventurieri autorizzati dal
proprio Stato ad assalire le navi degli altri paesi, allo scopo di danneggiarne il commer-
cio. Il corsaro, quindi, svolgeva una professione per conto del sovrano, il quale, in
cambio di parte del bottino, gli consegnava la “lettera di corsa”,
con cui lo autorizzava a “correre sul nemico”.
Uno dei corsari più importanti fu l’in-
glese Francis Drake, il quale, su
incarico della regina Eli-
sabetta I, attaccava le
imbarcazioni spagnole
cariche d’oro e d’argento,
di ritorno dalle Americhe;
in questo modo diven-
ne ricchissimo. Suc-
cessivamente sedette
anche in Parlamento.
In politica interna
Elisabetta rafforza
la Camera dei Comuni
ma prende le decisioni
personalmente, aiutata
dal suo Consiglio privato.
F I S S A I L C O N C E T T O
59Unità 3
Una politica religiosa conciliante
Sul terreno della religione, Elisabetta, pur
affermando il ritorno al protestantesimo e
la sua obbedienza alla Chiesa anglicana,
adottò una linea di mediazione, rifiutando
sia la Controriforma cattolica sia le idee protestanti più radicali dei Puritani,
verso i quali fu tollerante, purché officiassero i loro riti in privato: appoggiò i ri-
belli olandesi e gli Ugonotti francesi. Proibì il Cattolicesimo perché temeva la
cattolica Spagna e gli intrighi di Roma che, dopo la morte di Maria la Cattolica,
cercava l’alleanza con gli Stuart, i re cattolici scozzesi.
Scoppia la guerra tra Spagna e Inghilterra
C’erano tutti i presupposti perché il contrasto tra l’Inghilterra e la Spagna sfo-
ciasse in una guerra. L’occasione fu la condanna a morte della regina di Scozia
Maria Stuart, fervente cattolica, che si era fatta coinvolgere in una congiura
contro Elisabetta I: era una sfida aperta all’intera Europa cattolica.
Filippo II allestì una grande flotta, chiamata l’Invincibile Armata: 160 navi,
2.640 cannoni e oltre 30.000 soldati. Ma le navi inglesi, anche se in numero mi-
nore, erano più agili, ed evitarono la tattica dell’arrembaggio, cioè l’avvicina-
mento delle navi e il combattimento corpo a corpo; essendo dotate di un’arti-
glieria più potente, attaccarono da lontano con micidiali bordate di cannone.
Infine riuscirono a sfruttare l’aiuto di una forte, improvvisa tempesta che di-
sperse al largo delle coste inglesi una parte delle navi spagnole. Più della metà
dei galeoni spagnoli furono affondati dalle artiglierie inglesi e dalle tempeste,
che durarono alcuni giorni, e lo sbarco non venne neppure tentato. Era il 1588.
La Spagna perdeva anche il predominio navale, mentre l’Inghilterra diventava
la nuova dominatrice dei mari.
Una politica re
Scoppia la gue
Elisabetta I
d’Inghilterra in un
ritratto del pittore inglese
George Gower
(1588 circa).
Il ritratto della regina,
come quello di Carlo V,
vuole ricordare che il
potere di Elisabetta si
estende sull’intero
Globo terrestre.
La ricchezza degli
abiti e lo splendore
dei gioielli hanno il
compito di affermare
la ricchezza
dell’Inghilterra tutta.
Le navi del dipinto alle spalle della regina
sono di ritorno dalla vittoria sulla fl otta
spagnola rappresentata nel quadro a destra.
Il volto è molto pallido, quasi
bianco, per esaltare la purezza
della “regina vergine”. Elisabetta I,
infatti, non prese mai marito.
626626262626262626626262626262626262 PARTE 1
5L’espansione dell’Impero Ottomano
I Turchi sono alle porte di Vienna
Nel 1481, alla morte del suo fondatore, Maometto II il Conquistatore, l’Impe-
ro Ottomano aveva già saldamente messo un piede in Europa: sull’onda del-
la caduta di Bisanzio, infatti, la penisola balcanica, salvo alcuni possedimen-
ti di Venezia, era finita nelle mani dei Turchi. I successori ampliarono le
conquiste in Asia, in Egitto e in Africa.
La direttrice di marcia verso l’Europa fu ripresa da Solimano I il Magnifi-
co, grande avversario di Carlo V: nel 1526 egli entrava nella pianura unghe-
rese, alla testa di 100.000 uomini.
Il papa lanciò un appello a tutti i principi cristiani, ma non trovò alleati: non
aderirono infatti né Francesco I, re di Francia, né l’imperatore Carlo V, che,
pur essendo direttamente interessato dall’attacco trovò l’opposizione dei
principi protestanti.
Il re ungherese, lasciato solo, nella battaglia di Mohàcs fu sopraffatto e per-
se la vita.
Tutto il mondo danubiano era perduto e le truppe turche giunsero quasi a
Vienna (1529), dove furono infine arginate dagli Asburgo.
Nel Mediterraneo furono invece Veneziani e Spagnoli a sostenere l’urto de-
gli Ottomani, mentre la Francia, nel 1535, stringeva con Solimano un patto
commerciale che nascondeva una vera alleanza politica.
La Francia cattolica, dunque, con una politica imprevedibile e apparente-
mente incomprensibile, strinse un patto con gli “eretici”, i Musulmani. Fred-
damente, si ragionava sulla base dei rapporti di potenza: l’Impero era il ne-
mico e i Turchi potevano diventare preziosi alleati.
Turchi sono aI
Solimano I, detto il Magnifi co,
in un dipinto del XVI secolo.
Mar Nero Mar Caspio
Mar Mediterraneo
MarRosso
Venezia
Biserta1574
Malta CretaRodi1522
Cipro
1517
Gidda
Sawakin
La Mecca
Baghdad (1534)
Trebisonda1461
Buda
Vienna(1529)
Belgrado
Kaffa 1475
Costantinopoli1453
Massaua
Aden
Bosnia
Serbia
Carpazi
Egitto
Iraq
1516Siria
Caucaso
Khanato
di Crimea
Mohàcs 1526
Lepanto1571
Prima di Solimano I il Magnifico
Espansione ottomana
1520-66 (Solimano I il Magnifico)
Massima estensione
Stati vassalli
Battaglie
L’espansione dell’Impero Ottomano sotto Solimano il Magnifi co.
La Francia si allea
con i Turchi per cercare
di sconfiggere l’Impero.
F I S S A I L C O N C E T T O
63Unità 3Conf l i t t i po l i t i c i ed economic i ne l ’500
Nella battaglia di Lepanto la flotta turca è distrutta
Mentre veniva attaccata l’isola veneziana di Cipro e Malta era eroicamente
difesa da La Valette (al cui nome è titolata l’attuale capitale), papa Pio V invi-
tava le potenze cristiane a una nuova Lega Santa, a cui aderirono Spagna,
Venezia, Genova e il Ducato di Savoia.
La flotta, forte soprattutto delle potenti galeazze venete, affrontò quella
turca nelle acque di Lepanto, il 7 ottobre del 1571.
Fu una battaglia estremamente violenta, alla fine della quale la flotta turca fu
distrutta. Tuttavia si trattò di una vittoria non decisiva: Venezia infatti era in-
teressata ai mercati orientali e accettò la perdita di Cipro in cambio di una
pace con i Turchi, che avrebbe garantito i suoi commerci.
L’economia nell’Europa del Cinquecento
Si compie una rivoluzione economica
Nel corso dell’ultima parte del ’400 e nel ’500, insieme con la rivoluzione reli-
giosa e culturale, si compì una vera e propria rivoluzione economica, che
stravolse i sistemi medievali della produzione e della distribuzione dei gua-
dagni. Infatti, proprio con il Rinascimento, secondo alcuni storici, nacque il
capitalismo.
Si rafforzò progressivamente in Europa la figura del mercante-imprendito-
re, che non solo organizzava i propri commerci, ma possedeva anche i mac-
chinari necessari per produrre i manufatti. Portando avanti due attività, egli
aumentava quindi il proprio profitto, che investiva in commerci sempre più
ampi e che richiedevano a volte l’impegno di grossi capitali, ma molto remu-
nerativi. In una situazione di questo genere, le banche assunsero dimensio-
ni e importanza enormi,
anche perché diventarono
indispensabili nel sostene-
re le guerre di conquista
dei sovrani, che si rivolge-
vano a loro, dipendendo
spesso dai loro prestiti.
Nella battaglia
L6
Si compie unaSSSSSSS
G L O S S A R I O
Galeazza
Nave da guerra a remi
e a vela, agile e veloce,
usata dal Medioevo fino
al XVIII secolo.
Capitalismo
Sistema economico,
che si basa sull’accumulo
di capitali (soldi)
da parte di privati,
i quali poi li investono
in attività produttive.
Una nave della Compagnia
delle Indie orientali in un
dipinto del sec. XVII.
Battaglia di Lepanto: 1571.
la Lega Santa sconfigge
i Turchi.
B li di L 1571
F I S S A L A D A T A
IN IZ IA L’ETÀ MODERNA
Si sviluppa il commercio sulle grandi distanze
Il capitalismo si sviluppò anche grazie all’incremento del commercio a grandi
distanze, al lusso delle corti rinascimentali (che richiedevano sempre più beni
di consumo) e al crescere delle popolazioni urbane (che facevano lievitare la
domanda di prodotti). Esso, soprattutto, ricevette grande impulso dall’apertura
delle vie mercantili attraverso l’Oceano Atlantico (atlantizzazione), dove si spo-
stò l’asse commerciale, non più incentrato sul Mediterraneo; non a caso, alla fi-
ne del XVI secolo, Venezia iniziò un lentissimo declino, mentre Lisbona divenne
il principale mercato delle spezie. Ricevettero grande impulso tutti i porti atlan-
tici, come Siviglia (dove giungevano dalle Americhe grandi quantità di metalli
preziosi), Anversa e, più tardi, Amsterdam e Londra.
Il rialzo dei prezzi produce serie conseguenze
Nel Cinquecento, dunque, l’economia europea sembrava in ripresa: aumentaro-
no sia la produzione agricola sia quella artigianale e manifatturiera, che comin-
ciò a essere svolta non più solo in casa, ma in piccole fabbriche dotate di sempli-
ci macchine.
Tuttavia, contemporaneamente, si ebbe anche un rialzo dei prezzi, che ebbe
serie conseguenze.
Le cause sono diverse e complesse:
> la costante crescita demografica determinò l’aumento della domanda di
prodotti alimentari e di consumo in genere (per cui, se la domanda supera
l’offerta, i prezzi salgono);
> l’arrivo dalle Americhe di ingenti quantità d’oro e d’argento provocò la
svalutazione della moneta presente che, valendo di meno, determinò l’au-
mento dei prezzi, ovvero l’inflazione.
Si sviluppa il c
Il rialzo dei pr
Inflazione
Rialzo dei prezzi e,
di conseguenza, diminuzione
del potere d’acquisto
del denaro.
G L O S S A R I O
Flotta di caracche
portoghesi risale il Tago
diretta a Lisbona.
Dipinto del XVI secolo.
Aumenta l’importanza del
mercante-imprenditore
NASCE IL CAPITALISMO
Crescita della
popolazione nelle città
Aumento dell’importanza
delle banche
Lusso delle cortiCrescita di commerci
a grandi distanze
C A U S A E F F E T T O
6464646464646464646646464646464646464446464646446464644646464664646646664666666664666664
La proprietà terriera riacquista valore
Con la perdita di valore della moneta, i proprietari terrieri rischiavano la
rovina, poiché ricevevano, per il pagamento degli affitti dei terreni, canoni
fissi divenuti inadeguati. Essi, pertanto, ottennero l’applicazione dei diritti
feudali, che ufficialmente non erano mai stati aboliti, e pretesero di legare i
canoni all’andamento dei prezzi. Ma questo mise in ginocchio i contadini;
d’altra parte tutti i ceti che vivevano di redditi fissi in genere furono penaliz-
zati, poiché i salari non riuscivano a stare al passo con l’aumento dei prezzi.
La proprietà terriera riacquistò dunque valore, soprattutto verso la fine
del secolo, in quanto unico bene non esposto ai pericoli dell’inflazione.
In questo modo aumentò ovunque lo squilibrio nella distribuzione della ric-
chezza, sempre più a favore dei grandi proprietari e dei ricchi borghesi, men-
tre più della metà delle tasse erano pagate dai soli contadini.
In Inghilterra si rafforzano i ceti intermedi
L’eccezione positiva, in Europa occidentale, fu rappresentata dall’Inghilter-
ra dove, nel XVI secolo, si rafforzò o si formò una classe media fra la grande
nobiltà e il popolo: i più intraprendenti e capaci tra i piccoli proprietari e fra i
nobili meno ricchi riuscirono a trarre vantaggio dalla ridistribuzione che lo
Stato fece delle proprietà ecclesiastiche cattoliche (attuata dopo la Riforma),
dalla crisi di alcuni aristocratici incapaci di controllare le proprie spese e
dall’indebitamento di piccoli proprietari terrieri poco avveduti.
Il Cinquecento, dunque, nonostante i grandi progressi economici fatti regi-
strare, si chiuse con alcune “ombre”, che preannunciavano la crisi che avrebbe
investito molta parte dell’Europa nel secolo successivo.
La proprietà t
In Inghilterra
Il mercato sulla piazza principale di Anversa, dedicato in parte al
commercio di vesti e tessuti. Anversa divenne, nella prima metà del
XV secolo, la prima piazza commerciale d’Europa. Decadde però
abbastanza rapidamente e già alla fi ne del XVI secolo i suoi abitanti si
erano ridotti a meno di un terzo rispetto al periodo di maggiore fortuna.
La moneta perde valore
a causa dell’aumento
della quantità di oro
e argento disponibile
Inflazione
Le persone con un reddito
fisso diventano più povere,
sono colpiti soprattutto
i contadini
C A U S A E F F E T T O
Le nozze dei contadini
di Pieter Bruegel il
Vecchio (1565-68).
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