Un'idea di Europa Riflessioni e proposte per l'Unione Europea di domani

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    Unidea

    di EuropaRIFLESSIONI E PROPOSTEPER LUNIONE EUROPEA DI DOMANI

    A cura di

    Paolo Guerrieri, Gianni Pittella

    e Matteo Pizzigallo

    www.italianieuropei.it

    Mezzogiorno Europawww.mezzogiornoeuropa.it

    Italianieuropei

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    A cura diPaolo Guerrieri, Gianni Pittella e Matteo Pizzigallo

    Per Italianieuropei: Fiorella FavinoPer Mezzogiorno Europa: Luisa Pezone

    Grafica: Interno Otto, RomaService Editoriale: Alicubi srl, Torino

    Impaginazione e grafica:Marchesi Grafiche Editoriali, Roma

    Illustrazione di copertina: Antonello Silverini

    2009 Edizioni Solaris s.r.l.Piazza Farnese, 101 - 00186 Roma

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    Indice

    Prefazione 5

    La politica europea dellenergia e dellambiente 9Il quadro globale e le sfide del nuovo secolo 9

    LUnione europea e il piano di azione per lenergia 11

    La costruzione di un mercato europeo unificato

    per lelettricit e il gas 13

    Il 20-20-20: una strategia sostenibile per il futuro

    dellEuropa 27

    Sfide e opportunit da cogliere 33

    Uno sviluppo europeo per lenergia nucleare? 43Idee e proposte 48

    La Politica europea di sicurezza e difesadopo Lisbona 51Il ruolo del Parlamento nellallargamento

    del consenso verso la PESD 54

    Maggiore integrazione e riduzione della spesa

    nel comparto della difesa 56

    Un possibile modello di cooperazione strutturata

    permanente 63

    Idee e proposte 74

    Le risposte dellEuropa alla crisi finanziaria 79Le cause scatenanti della crisi finanziaria internazionale 79

    La reazione dellEuropa 83Gli Hedge funds 86

    I fondi sovrani 89

    Gli elementi di riforma auspicabili per restaurare la stabilit

    e la fiducia nei mercati finanziari 91

    Idee e proposte 98

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    Prefazione

    Questo lavoro, frutto della collaborazione fra la

    Fondazione Italianieuropei e la Fondazione Mezzogiorno

    Europa, il punto darrivo di un processo iniziato nella

    primavera del 2008, quando decidemmo di dare vita a un

    gruppo di studio su tematiche europee che si ponesse

    lobiettivo di approfondire, scegliendole fra le molte cheormai costituiscono linsieme delle politiche e dei temi di

    pi o meno diretta competenza dellUnione, alcuni argo-

    menti che abbiamo ritenuto di particolare importanza per

    il futuro del processo di integrazione.

    Abbiamo quindi deciso di concentrarci sulla poli-

    tica europea dellenergia e dellambiente, sulla politica

    europea di sicurezza e difesa e sulle possibili risposte del-lEuropa alla crisi finanziaria mondiale.

    Le vicende politiche internazionali degli ultimi me-

    si i negoziati e la seguente approvazione del pacchetto

    clima-energia, le tensioni fra Russia e Ucraina e il ripro-

    porsi con forza del tema della sicurezza degli approvvi-

    gionamenti europei di gas naturale, gli sviluppi e le riper-cussioni della crisi finanziaria globale e i recenti eventi nel-

    larea mediorientale non hanno fatto altro che rafforzare

    in noi la convinzione della centralit dei temi prescelti.

    Al verificarsi di questi avvenimenti, molti commen-

    tatori, esperti, politici italiani ed europei si sono trovati

    daccordo nellinvocare un ruolo pi attivo dellEuropa,

    consapevoli che nel contesto internazionale odierno, sen-za un coordinamento delle politiche su scala continenta-

    le e senza una visione realmente strategica declinata in

    chiave comunitaria e sovranazionale, i singoli attori na-

    zionali sarebbero condannati ad una inesorabile margi-

    nalit nel confronto con le altre grandi potenze globali.

    LEuropa apparsa a tutti, per riprendere il titolo diun recente volume di Gianni Pittella, indispensabile. Questa

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    Prefazione

    miste ed europeiste e tra qualche mese con la futura de-

    legazione italiana al Parlamento europeo.

    Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza la

    professionalit e la dedizione al progetto dei coordinato-

    ri dei tre tavoli tematici: Paolo Guerrieri per le questioni

    energetiche e ambientali, Gianni Pittella per le tematiche

    finanziarie e Matteo Pizzigallo in materia di sicurezza e di-

    fesa. A loro va un sentito ringraziamento, che va estesoa chi, dintesa con i coordinatori, ha svolto il compito fa-

    ticoso e prezioso di stesura e revisione dei testi: Daniele

    Cardella, Fiorella Favino, Marco Margheri, Raffaello

    Matarazzo, Diego Percopo, Luisa Pezone, Andrea Pierotti

    e Giuseppe Surdi.

    Un ringraziamento va inoltre rivolto a quanti hanno

    partecipato agli incontri del gruppo di lavoro sullEuropa e

    che vengono ricordati nelle pagine finali di questo volume.

    Andrea Peruzy Ivano Russo

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    La politica europea dellenergia

    e dellambiente

    Il quadro globale e le sfide del nuovo secolo

    La crisi economica globale, le emergenze energe-tiche, i rischi ambientali e la sempre pi forte competi-

    zione tecnologica tra sistemi aprono sfide e opportuni-t che lEuropa dovr cercare di cogliere da subito con-frontandosi con unagenda internazionale piena diappuntamenti cruciali, a partire dalla Conferenza diCopenaghen del dicembre 2009 in cui si tenter di giun-gere ad un nuovo accordo mondiale sullambiente e leemissioni di gas serra che includa Stati Uniti, Cina e India.

    Energia e ambiente sono i temi su cui i principali attoriglobali si confronteranno per cooperare ma anche percompetere.

    Il quadro energetico globale caratterizzato da ele-menti di continuit e di novit.

    Sul fronte dellofferta, le fonti fossili (petrolio, car-

    bone e gas) soddisfano attualmente pi dell80% del fab-bisogno mondiale di energia, conservando un primatoche le altre fonti, in primis le energie rinnovabili, non so-no finora riuscite ad intaccare. Lenergia nucleare conta,invece, a livello globale poco pi del 6%.

    Il sistema energetico mondiale, dunque, basatosulle fonti fossili ed destinato a rimanerlo nel prossimo

    decennio. La concentrazione delle riserve di petrolio e gas,e quindi linfluenza di alcuni paesi e di alcune aree geo-grafiche, tender a consolidarsi. Pi del 60% delle riser-ve conosciute (e meno sfruttate) di olio combustibile sitrova infatti in Medio Oriente, mentre il gas, che pure una risorsa pi diffusa, vede la maggior parte delle riser-

    ve concentrate in Russia, Iran e altri paesi sia mediorien-tali sia del blocco eurasiatico.

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    La politica europea dellenergia e dellambiente

    Dal lato della domanda, il quadro reso comples-so dallestrema diversit nei livelli di consumo e di emis-sioni pro capite che caratterizza i singoli paesi, in parteimputabile ai diversi livelli di reddito, in parte ai diversimodelli di produzione e consumo e al diverso approccioallutilizzo delle risorse naturali.

    Nei prossimi decenni la domanda mondiale di ener-gia destinata ad aumentare significativamente, traina-

    ta soprattutto dai processi di sviluppo dei paesi emergen-ti. Questo implicher, a meno che tutti i principali paesinon adottino tecnologie energetiche e produttive verdi,una crescita del potere dei paesi fornitori di materie pri-me e un impatto ambientale sempre pi intenso.

    In questo quadro, lagenda energetico-ambientaledei principali attori globali, Europa inclusa, conterr ne-cessariamente, nei prossimi decenni, alcuni temi cruciali.

    Anzitutto la sempre pi accesa competizione perle risorse primarie con le economie emergenti e in viadi sviluppo, dove si concentrer nel prossimo decen-nio la maggior parte della crescita dei consumi (circal80% del totale).

    In secondo luogo, la sicurezza degli approvvigiona-menti, che risente sia dei problemi legati agli scarsi inve-stimenti in infrastrutture energetiche degli ultimi venti an-ni sia degli effetti della concentrazione delle fonti fossiliin un numero ristretto di paesi politicamente instabili.

    In cima allagenda di tutti i paesi vi sono per lequestioni legate allimpatto ambientale delle emissioni digas serra e la consapevolezza di dover imprimere una svol-ta agli attuali modelli di produzione e di consumo nel sen-so di una loro maggiore sostenibilit. In particolare, or-mai matura e diffusa la volont politica di perseguire lobiet-tivo di una notevole riduzione delle emissioni inquinantiper evitare che il loro accumularsi in atmosfera generi ef-

    fetti imprevedibili e irreversibili sul clima e sulla salute de-gli abitanti del pianeta.

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    La politica europea dellenergia e dellambiente

    LUnione europea e il piano di azione per lenergia

    La garanzia di approvvigionamenti energetici sicurie a basso costo, e la trasformazione del modello di produ-zione e consumo basato sul carbonio e sui combustibili fos-sili richiedono anche allEuropa uno sforzo straordinario.

    evidente il rischio di rimanere senza energia, an-che solo temporaneamente, a causa delle tensioni geo-

    politiche, di una domanda di energia in costante crescitae della carenza di infrastrutture. Sotto il profilo ambien-tale, poi, gli esperti individuano nel contenimento del ri-scaldamento globale sotto i 2 C nellarco del secolo lasoglia da non superare per scongiurare drammatici mu-tamenti climatici e rischi per la salute pubblica: applican-do il principio di precauzione1 questo significa, in termi-ni di emissioni, una riduzione dei gas serra immessi in at-mosfera a livello globale pari al 50% entro il 2050.

    La politica energetica europea deve quindi perse-guire diversi obiettivi:

    a) la sicurezza degli approvvigionamenti, parzial-mente affrontata con lintegrazione dei mercati naziona-

    li nel mercato unico europeo;b) la competitivit, ovvero il basso costo dei servizi

    energetici, a cui finora si data risposta prevalentementeattraverso la liberalizzazione dei mercati nazionali, che pe-r non ha ridotto gli elevati squilibri tra paesi (in Italia i con-sumatori pagano circa il 15% in pi rispetto alla media UEe le imprese nei settori energy intensive circa il doppio);

    c) la difesa dellambiente e la lotta al cambiamen-to climatico, attraverso la riduzione dei gas serra e lintro-duzione di tecnologie ad emissioni zero.

    LUnione europea ha dato avvio ad una riflessionead ampio spettro sulle sfide energetiche e ambientali gi

    dal marzo 2006 con il Libro Verde dal titolo Una strate-gia europea per unenergia sostenibile, competitiva e si-

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    La politica europea dellenergia e dellambiente

    cura, giungendo alla definizione di una nuova Politicaenergetica per lEuropa (PEE). La strategia complessiva ela-borata dalla Commissione e sottoposta al vaglio delConsiglio e del Parlamento europeo si basa su un insie-me di azioni e misure che ha trovato espressione nei se-guenti provvedimenti:

    a) il terzo pacchetto legislativo per il mercato in-terno dellelettricit e del gas;

    b) il Climate Action Energy for a Changing World,ovvero il pacchetto clima ed energia;

    c) il Piano strategico per la tecnologia energetica(Strategic Energy Technology Plan, SET-Plan).

    Il Consiglio UE del marzo di 2008 ha riaffermatolimpegno per un accordo su nuove misure di liberalizza-zione del mercato elettrico e del gas entro giugno 2009proprio attraverso il terzo pacchetto energia, mentre ilpacchetto clima ed energia stato definitivamente ap-provato il 17 dicembre dal Parlamento europeo, ponen-do lEuropa allavanguardia nelle politiche energeticheecologicamente sostenibili.

    La Commissione, inoltre, ha lanciato il 13 novem-bre scorso la Second Strategic Energy Review per aprireuna riflessione pubblica sugli sviluppi futuri della PEE, fo-calizzando lattenzione su efficienza energetica, infrastrut-ture per la sicurezza energetica e dimensione internazio-nale delle relazioni energetiche per lapprovvigionamen-to verso i paesi fornitori e di transito di risorse primarie.

    Sullo sfondo rimane la necessit di una miglior de-finizione e di un maggiore approfondimento del SET-Planche possa condurre ad uneffettiva operativit e ad unagovernance europea degli interventi di ricerca e sviluppo(R&S) e di politica industriale a sostegno delle traiettorietecnologiche del futuro. Di un respiro europeo necessita

    anche la riflessione sulle possibilit di sviluppo della filie-ra e della tecnologia nucleare, allo scopo di verificare il

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    ruolo che questa fonte pu giocare per la produzione dienergia a prezzi accessibili, sostenibile e sicura.

    LEuropa affronta questi problemi senza essere unattore politico unitario. Non esiste dunque una sola poli-tica europea dellenergia: ne esistono varie, espresse da-gli organi comunitari, dai governi nazionali e, in alcunipaesi tra cui lItalia, dalle amministrazioni locali, ciascunodei quali ha responsabilit e compiti che influenzano le

    scelte energetiche in modo decisivo. Con il rischio, mani-festatosi di frequente, che nel confronto tra istituzioni na-zionali ed europee i governi prendano posizioni contrad-dittorie a Bruxelles e nelle rispettive capitali.

    La costruzione di un mercato europeo unificato

    per lelettricit e il gas

    Dalla seconda met del 2005 (con il vertice euro-peo straordinario di Hampton Court) in corso un ampioprocesso di ridefinizione delle politiche europee in cam-po energetico, nato dalla consapevolezza diffusa nei go-verni europei che alcune sfide globali avessero bisogno di

    un approccio pi integrato tra gli Stati membri e organi-co nelle politiche, nel perseguimento dei tre obiettivi pa-ralleli della competitivit del sistema energetico, della si-curezza degli approvvigionamenti e della sostenibilit.

    Inoltre, diversi Stati membri avevano evidenziato ilconvincimento suffragato dalle analisi delle istituzionicomunitarie che unapplicazione disomogenea della nor-mativa esistente e condizioni non pienamente trasparen-ti nel funzionamento dei mercati minassero il pieno di-spiegamento della concorrenza (e il conseguente conse-guimento di quelle riduzioni di prezzo promesse aiconsumatori europei con la liberalizzazione del mercatonel 1996 prima e nel 2003 poi).

    Il pacchetto mercato interno rappresenta uno de-gli ambiti di questo processo. Al suo interno sono state pre-

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    sentate misure destinate a rafforzare lintegrazione e il fun-zionamento competitivo del mercato dellenergia e del gas(sia in termini di evoluzione del quadro legislativo, sia in ter-mini di miglioramento delle regole di funzionamento degliscambi transfrontalieri); con questo pacchetto, inoltre, laCommissione ha proposto una prima armonizzazione di al-cuni poteri regolatori, insieme con lattivazione di unagen-zia europea per il coordinamento dei regolatori energetici.

    Il pacchetto energia, adottato da parte del collegiodei commissari il 19 settembre, si concentrato sulla re-visione della disciplina del mercato interno, con partico-lare riferimento ai temi del mercato allingrosso e del fun-zionamento delle attivit disupplye trasporto, oltre adaffrontare il tema dellarmonizzazione (e della progressi-va integrazione) regolatoria.

    Il pacchetto composto da cinque proposte legi-slative fondamentali: due testi di revisione delle direttivemercato (2003/54 per lenergia elettrica e 2003/55 peril gas); due proposte di revisione dei regolamenti sulle in-terconnessioni (1228/2003 per lelettricit e 1775/2005 peril gas); una proposta di regolamento per listituzione di

    unAgenzia per la cooperazione dei regolatori energetici.In estrema sintesi le principali proposte contenute

    in queste normative riguardano:a) la separazione proprietaria (ownership unbun-

    dling) delle reti di trasmissione di elettricit e gas dalle at-tivit di generazione (elettrica), produzione (gas) e forni-tura, con il divieto per uno stesso soggetto di avere inte-ressi o diritti nella trasmissione, in monopolio naturale ein attivit in regime concorrenziale, con possibilit di de-roga e approvazione da parte della Commissione euro-pea di un Independent System Operator (ISO), che gesti-rebbe in maniera autonoma e nel rispetto delle previsio-ni per laccesso dei terzi gli assetdi trasmissione;

    b) la standardizzazione dei meccanismi e dei requi-siti di trasparenza e sicurezza, con la definizione un cen-

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    tro di coordinamento europeo e la costituzione delleEuropean Network of Transmission System Operators forElectricity/Gas (ENTSOE/ENTSOG), responsabile dellado-zione di proposte di codici tecnici e di mercato e dei pia-ni di investimento decennali;

    c) larmonizzazione e il rafforzamento dei poteridei regolatori nazionali, con la costruzione di una strut-tura centralizzata europea dei regolatori con poteri deci-

    sionali vincolanti (lAgenzia per la cooperazione dei rego-latori energetici) e lestensione delle competenze centra-lizzate a livello europeo;

    d) la revisione della disciplina di esenzione dallac-cesso di terzi, sia per il gas, sia per lelettricit, con lin-troduzione di maggiori vincoli, larmonizzazione dei mec-canismi e il rafforzamento dei poteri decisionali centraliz-zati a livello europeo per gli interconnectors.

    Il Parlamento europeo ha affrontato il dibattito sulterzo pacchetto con tempistiche serrate e attribuendo aquesto dossier un elevato livello di priorit. I parlamenta-ri non si sono limitati a dibattere ed emendare le propo-

    ste della Commissione, ma hanno aggiunto alla discus-sione alcune tematiche non toccate dalle proposte, in par-ticolare, nel settore della tutela del consumatore, e hannorafforzato il ruolo dellAgenzia dei regolatori a livello co-munitario e delle Autorit di regolazione nel contesto deidiversi mercati nazionali.

    Per quanto riguarda le proposte della Commissione,il Parlamento ha adottato posizioni forti, in particolare su:

    a) unbundling/ISO: per quanto riguarda lenergiaelettrica viene ammessa solo la separazione proprietaria;nel caso del gas stato inserito uno strumento di com-promesso (lIndependent Transmission Operator, ITO, inuna versione simile a quanto proposto dalla Commissione)

    che consente lintegrazione verticale dei gruppi (richiestain particolare dai gruppi integrati francesi e tedeschi), man-

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    tenendo tuttavia un controllo regolatorio in capo alTransmission System Operator (TSO) a garanzia dellobbli-go allinvestimento. stato eliminato lo strumento dellISOin entrambe le direttive, insieme con le previsioni di sepa-razione funzionale di gas naturale liquefatto (GNL) e stoc-caggi (oggetto peraltro di un rafforzamento della norma-tiva per quanto riguarda la regolazione dellaccesso);

    b) clausola paesi terzi: stata richiesta una miglio-

    re definizione della clausola in relazione soprattutto allac-cordo internazionale che deve essere concluso con lUnioneeuropea per consentire linvestimento; sono state adotta-te proposte di merito volte a tutelare alcuni investimentieuropei di connessione diretta con i paesi produttori;

    c) poteri della Commissione europea: stato pres-soch cancellato il ricorso alla comitologia, con la relati-va estensione dei poteri della Commissione in molte areechiave dellorganizzazione dei mercati.

    Il dibattito in Consiglio ha seguito, come prevedi-bile, una linea differente rispetto al Parlamento ed sta-to fortemente condizionato dallopposizione radicale di

    otto Stati membri alle proposte in merito alla separazio-ne proprietaria dei TSO; in relazione alle proceduredellUnione, questi Stati membri hanno potuto costituireuna blocking minority, ovvero una coalizione minoritariama sufficiente a fermare ladozione di qualunque testo.In questo quadro hanno formulato una proposta di com-promesso, la cosiddetta terza opzione (dopo la sepa-razione proprietaria e lISO), giudicata tuttavia largamen-te inadeguata dalla Commissione e dagli Stati membri fa-vorevoli alla separazione proprietaria (tra cui lItalia).

    Dopo una discussione lunga e concentrata su que-sto tema il Consiglio ha raggiunto un accordo per entram-bi i mercati, basato sullITO, secondo un regime regola-

    torio simile (ma meno stringente sul fronte del controlloregolatorio dellobbligo agli investimenti) a quello appro-

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    vato dalla Commissione per lindustria, la ricerca e lener-gia (ITRE) del Parlamento per quanto riguarda il solo mer-cato del gas. Inoltre si deciso di mantenere la clausolarelativa ai paesi terzi indipendentemente dal modello pro-prietario scelto e di riformularla in modo da evitare effet-ti protezionistici. Contrariamente a quanto deciso inParlamento, il Consiglio propone poteri limitati e di natu-ra consultiva per lAgenzia europea di coordinamento del-

    le autorit nazionali.Il dibattito degli ultimi mesi ha fornito alcune im-

    portanti indicazioni sullo stato di avanzamento delle po-litiche europee nel settore energetico.

    Appare chiaro che il quadro iniziale della liberaliz-zazione energetica disegnato dal legislatore europeo nel1996 e nel 2003 sotto attacco sotto diversi aspetti.

    Il primo rappresentato dal funzionamento del mer-cato: evidente che lobiettivo europeo di costruire unmercato energetico pienamente competitivo non statoancora raggiunto. Sia nellEuropa a 27 sia nei paesi piintegrati nel Mercato comune, la sfida sostanziale alle po-sizioni dominanti dei monopolisti storici semplicemente

    non avvenuta.In pochi paesi, e segnatamente in Italia, si regi-

    strato effettivamente un incremento sostanziale della con-correnza in alcuni settori specifici della filiera energetica(ad esempio la generazione elettrica), ma la promessa dioffrire al consumatore una nuova stagione di liberalizza-zioni e di riduzione dei prezzi si rivelata pressoch ovun-que un vero miraggio.

    In particolare nel settore del gas, i clienti sono ri-masti legati ai contratti con i monopolisti locali, a loro vol-ta inseriti in una filiera rigida e fortemente interconnes-sa, fino ai contratti di lungo termine di approvvigiona-mento della materia prima. Lintegrazione della filiera

    talmente forte che anche nei mercati allingrosso la tan-to agognata competizione tra fonti diverse di gas e la co-

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    stituzione di un mercato effettivamente liquido e integra-to non ha mai preso piede (con la sola eccezione del si-stema del Regno Unito).

    Anche nel settore elettrico, i livelli diswitch sui mer-cati finali restano trascurabili e spesso mascherano ope-razioni di facciata (come, ad esempio, il trasferimento dimassa di clienti finali da societ di distribuzione a socie-t di vendita dellincumbent); sui mercati allingrosso, i

    tentativi di integrazione del mercato sono stati tutti loca-lizzati e volontari, basati su effettive opportunit di com-binazione di energy mixes diversi percepite (e colte diret-tamente) dagli operatori stessi.

    La nota positiva pi significativa sicuramente, in-vece, una fondamentale crescita di efficienza dei merca-ti elettrici i cui incrementi di prezzo sono stati segnata-mente inferiori agli incrementi registrati dai combustibilidi riferimento; questo tuttavia non si collegato ad unef-fettiva decrescita dei livelli assoluti di prezzo sul mercatofinale. Lanalisi della Commissione europea ha identifica-to un immediato colpevole: i comportamenti degli ope-ratori integrati, volti a conservare, attraverso la segrega-

    zione dei mercati nazionali, la propria capacit di mante-nere i livelli di prezzo e le quote di mercato.

    Non solo, dunque, la Commissione si lanciataalla ricerca di tutti i meccanismi di market foreclosureche hanno consentito di ridurre i livelli di competizioneallinterno dei singoli mercati, ma ha progressivamenteidentificato nella connessione stessa tra attivit di pro-duzione e vendita e le attivit di gestione della rete il vi-zio di forma, sostenendo con forza la necessit (comeabbiamo visto poi rifiutata dallindustria e dagli Statimembri) di imporre la separazione delle propriet deigestori di rete.

    Il secondo elemento di pressione sul processo di

    apertura dei mercati rappresentato dalla natura speci-fica del mercato energetico. I problemi identificati dal-

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    lanalisi europea non possono non far riflettere sulle me-desime premesse teoriche della liberalizzazione e mette-re in discussione la stessa ragion dessere della liberaliz-zazione, ossia quel legame, affermato con tanto vigoredai teorici della liberalizzazione energetica, tra il proces-so di apertura dei mercati e lautomatica riduzione deiprezzi, seguendo un astratto modello di concorrenza per-fetta che ha lasciato poco spazio ad una pi pragmatica

    visione di regolazione ed evoluzione oligopolistica di unmercato legato a logiche pubbliche e cos segnato da esi-genze di investimento.

    Una stabile riduzione assoluta dei prezzi, infatti, aldi l delle fluttuazioni dei costi di combustibile, potrebbeverificarsi a due condizioni: da un lato la stabilit nel tem-po (o addirittura una riduzione progressiva) dei livelli diinvestimento, che consenta agli operatori una crescente ot-timizzazione degli assets e un crescente trasferimento diefficienza al mercato finale; dallaltro in un contesto cor-rettamente competitivo la crescita della market aware-ness e della capacit di scelta del consumatore finale.

    Il primo dei due obiettivi in evidente conflitto con

    le sfide storiche che il sistema energetico deve affronta-re, a cominciare dalla lotta al cambiamento climatico edalla riforma profonda dei mix energetici primari e deiprocessi di trasformazione e consumo dellenergia; sottoquesto profilo, poi, anche le esigenze di crescita e diver-sificazione delle interconnessioni presentano evidenti im-patti, perlomeno nel medio termine.

    Il secondo obiettivo, invece, si scontra con la parti-colare posizione del mercato energetico, percepito dai cit-tadini, dalle imprese e dalla politica come uno dei pilastridel benessere collettivo. In questo quadro, lalea insita inogni scelta di consumo, il dispiegamento effettivo dellepratiche concorrenziali (che passa attraverso la legittima

    aspirazione degli operatori ad avviare operazioni di mer-cato remunerative e a cogliere opportunit marginali cre-

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    scenti), le leve di innovazione di prodotto e di crescita pa-rallela delle promesse di servizio e dei costi unitari, nonsono apparse compatibili con il consenso diffuso. Quasitutte le legislazioni e le regolamentazioni degli Stati eu-ropei adottano standard elevatissimi di protezione del con-sumatore energetico e dal dibattito sul terzo pacchetto,insieme a molti richiami ad una crescita dei livelli di con-correnza, non arriva un messaggio coerentemente libe-

    ralizzatore per quanto riguarda il mercato finale.Il terzo elemento fondamentale, che ha condizio-

    nato i risultati del processo di liberalizzazione (e la cui piformidabile metafora stata lo scoppio della crisi russo-ucraina che ha aperto il 2009) costituito dal tema del-levoluzione dello scenario geostrategico dellenergia. Inquesto ambito si verificano due fenomeni paralleli:

    a) lemergere di nuovi consumatori, da un lato as-sai bisognosi di trovare rapidamente volumi significativi ea condizioni competitive per sostenere la propria crescitamanifatturiera, dallaltro molto efficaci nello stabilire re-lazioni dirette con i produttori e per nulla ambiziosi rispet-to alla costruzione comune di un quadro politico e giuri-

    dico condiviso;b) laffermazione del gas come combustibile in for-

    te crescita, con la ridefinizione dello scenario competiti-vo tra i produttori e dei meccanismi di sfruttamento e va-lorizzazione delle risorse naturali.

    Per quanto riguarda il confronto globale per lac-quisto delle risorse energetiche, il terreno principale didialogo e di confronto oggi quello della lotta al cambia-mento climatico e delle piattaforme di ricerca e transfertecnologico. necessario per che si affronti per tempola definizione di un quadro globale del commercio di ma-terie prime, in cui il dialogo tra consumatori consenta di

    aumentare la qualit politica e sociale del commerciodi energia e affronti con chiarezza le sfide imposte dalla

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    scarsit crescente e dallevoluzione del quadro politico edemocratico dei paesi produttori.

    Questo ci conduce al secondo aspetto di evoluzionedello scenario competitivo dellEuropa, che maggiormenteincide sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici.Appare infatti sempre pi evidente linadeguatezza deglistrumenti adottati sino ad oggi nella relazione dellEuropae dei suoi Stati membri con i paesi produttori. Essi sono na-

    ti nellambito di politiche eminentemente nazionali, orien-tate alla definizione di relazioni di lungo termine e di ap-provvigionamenti sicuri, in un contesto di prezzi scarsamen-te volatili e fortemente focalizzato sulla filiera del petrolio.

    Oggi, invece, la forte volatilit dei mercati petroli-feri, lemersione del gas come combustibile di riferimen-to per la generazione termoelettrica e per il ciclo termicoe la progressiva crescita dellesposizione dellintera Unioneeuropea verso lesterno per i propri consumi energetici(uniti allallargamento dellUnione, con il suo carico di ere-dit storiche e gap infrastrutturali che ad oggi il mercatonon ha saputo colmare) si sono combinati in un cocktaildal sapore amaro per i governi e i cittadini europei.

    LEuropa ha infatti colto rapidamente lesigenza diriformare la propria struttura (e la propria infrastruttura)di approvvigionamento, ma ha mostrato tutti i suoi limi-ti nellincapacit di definire un quadro organico e condi-viso con i produttori da cui dipende (in primis la Russia) edi diversificare efficacemente le proprie fonti.

    La gestione del rapporto con i produttori infattidi per s legata ad una logica di lungo periodo. Essi han-no, in modo sempre pi esplicito e sofisticato, una visio-ne integrata dei propri obiettivi di crescita e una pianifi-cazione sempre pi mirata degli strumenti per convertirele proprie risorse energetiche in masse finanziarie, questein rendite e le rendite in impieghi e crescita interna.

    La programmazione dello sviluppo delle risorse, lascelta delle rotte e dei compratori, la gestione del rischio

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    in periodi di sfruttamento decennali implicano dunque lacapacit di intercettare la visione e le esigenze dei pro-duttori in un approccio organico e pragmatico, oltre cheun solido allineamento tra obiettivi pubblici e iniziative in-dustriali. Tutto questo sino ad oggi mancato allEuropa,sia nelle sue relazioni con il fornitore russo, sia nei tenta-tivi di diminuirne limpatto e la rilevanza.

    Da un lato, la questione russa stata affronta-

    ta senza una visione condivisa e con un costante giocodi veti incrociati tra i grandi consumatori e gli Stati mem-bri pi orientati al confronto e allantagonismo. I primihanno difeso strenuamente il dialogo allo scopo di man-tenere relazioni affidabili con il loro principale fornitoree in qualche occasione di massimizzare le proprierendite di posizione nellintermediazione con il giganteenergetico, anche a scapito di un negoziato efficace peri 400 milioni di cittadini europei. Un altro gruppo di pae-si, prevalentemente nuovi membri dellEst, ha adottatoinvece una politica di forte e ideologica chiusura allin-terlocutore russo, in cui la diversificazione delle fontienergetiche non riesce a uscire dal terreno dello scon-

    tro geopolitico, per concentrarsi su obiettivi dichiarata-mente anti e spesso velleitari.

    Dallaltro i nuovi produttori. Molti Stati membri egrandi operatori energetici hanno cercato individualmen-te di aprire nuove rotte e di cogliere le opportunit delladiversificazione. Questo processo ha avuto alcuni impor-tanti risultati industriali, come lo sviluppo del GNL, manon riuscito ancora a catturare le opportunit pi signi-ficative, dal Caspio al Medio Oriente. In quei casi, appa-re evidente che la voce individuale di ciascun partner eu-ropeo, per quanto forte, non basta a superare gli ostaco-li politici. Nel caso del Caspio, ad esempio, solo lUnioneeuropea nel suo complesso ha il peso e la forza di costrui-

    re un polo di attrazione cos solido da indurre i paesi del-larea ad abbandonare la sostanziale esclusiva che li lega

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    a Mosca. Perch questo accada lUnione europea devesviluppare un modello di relazione credibile, in cui la di-versificazione energetica non resti ostaggio delle contrap-posizioni strategiche e si dipani invece attraverso strumen-ti pragmatici e progetti credibili, che implichino un dialo-go efficace con tutti gli attori dello scenario.

    Tutto questo particolarmente importante in unmomento in cui la lotta al cambiamento climatico impo-

    ne ai sistemi energetici europei una riduzione del proprioimpatto emissivo.

    LUnione europea ha nei prossimi anni una nuova,importante occasione per costruire un quadro di politicheenergetiche pi pronto ad affrontare le sfide imposte da-gli scenari internazionali.

    Innanzitutto, nella scarsit di risultati della Com-missione Barroso, lenergia rischia di essere lunico setto-re in cui lazione di proposta legislativa stata ampia e or-ganica, con ladozione in prima lettura del pacchetto cli-ma e il possibile accordo in seconda lettura sul pacchettomercato (oltre alladozione della seconda European StrategicEnergy Review e dello European Recovery Plan). Queste

    norme dovranno ora trovare recepimento nelle legislazio-ni nazionali, essere completate dalle decisioni secondariee diventare lo schema di riferimento delloperativit quo-tidiana dei mercati. In secondo luogo, la nuova legislatu-ra del Parlamento europeo e le nuove istituzioni comuni-tarie che saranno nominate dovranno traghettare lUnioneverso ladozione piena del Trattato di Lisbona, in cui lener-gia diventa una parola chiave delle competenze comuni-tarie (con il Titolo XX), con unelevata focalizzazione suiprocessi e sui meccanismi di solidariet.

    Se dunque i temi sono complessi e leredit del pas-sato ricca di contraddizioni, lagenda per le prossime isti-tuzioni appare gi piena di temi e di strumenti importan-

    ti. Esse devono essere dunque chiamate a coglierne effi-cacemente e rapidamente tutte le opportunit.

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    Si possono, a questo punto, sviluppare alcuni auspi-ci per quanto riguarda sia il mercato interno sia le direttri-ci di una possibili politica estera europea dellenergia.

    a) Per unefficace attuazione dellobbligo agliinvestimenti.

    Ladozione del pacchetto mercato interno si col-legata al compromesso raggiunto tra gli Stati membrisulla separazione proprietaria dei TSO, in cui stata of-

    ferta ai grandi operatori integrati la possibilit di man-tenere il controllo delle reti, a fronte di unestensionedei poteri regolatori.

    Il Parlamento europeo ha espresso una visione piforte e aperta, che non deve ora essere lasciata caderenel vuoto. Lo sviluppo effettivo dellintegrazione deimercati europei (e della solidariet verso i paesi dellal-largamento) passa attraverso un esercizio efficace daparte dei regolatori dei poteri di imporre gli investimen-ti necessari. Il Parlamento europeo deve dunque diven-tare il garante di uneffettiva attivazione delle nuovestrutture di coordinamento europeo dei regolatori(Agenzia europea di coordinamento dei regolarori, ACER)

    e degli operatori di rete (ENTSO) e soprattutto di unef-ficace adozione del nuovo pacchetto negli Stati mem-bri, di un sostanziale trasferimento di poteri a regolato-ri forti e indipendenti, di un esercizio senza remore diquesti poteri per realizzare davvero gli interventi neces-sari a evitare il permanere di posizioni dominanti e del-le intollerabili situazioni di isolamento dei paesi dellal-largamento.

    Per lItalia questo fondamentale, se il paese vuo-le candidarsi a giocare appieno le opportunit offerte dal-la sua posizione geografica e dallo sviluppo dei suoi mer-cati energetici, in particolare diventando un importantehub meridionale del gas.

    b) Per un quadro degli investimenti efficace e fa-vorevole allo sviluppo dei processi industriali.

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    Laccordo sul pacchetto deve valorizzare le posizio-ni del Parlamento, che ha colto tutta la necessit di favo-rire gli investimenti infrastrutturali. I regimi regolatori e le-gislativi devono infatti valorizzare quanto possibile gli stru-menti previsti (sotto il controllo dei regolatori e delle autoritdi tutela della concorrenza) per aiutare gli operatori a con-cludere progetti complessi e, specialmente nel campo delgas, fortemente rischiosi.

    Il ruolo del Parlamento rester anche nella prossimalegislatura fondamentale per monitorare leffettiva evolu-zione di questi sviluppi e indirizzare ostacoli e problemi.

    Per lItalia questo importante in considerazionedel ruolo importante che il nostro paese sta giocando nel-lo sviluppo delle infrastrutture di importazione di gas e didiversificazione delle rotte e delle fonti di approvvigio-namento (basti citare tra gli altri lo sviluppo dei termi-nali GNL, il corridoio ITGI dal Caspio, il gasdotto GALSIdallAlgeria e il progetto South Stream dalla Russia).

    c) Per unadeguata protezione dei consumatori inun contesto aperto e competitivo.

    Il pacchetto mercato interno segner un importan-

    te passo avanti nella definizione di diritti e tutele per i con-sumatori energetici. fondamentale che il Parlamento,che sar garante di questa evoluzione, promuova una vi-sione integrata, unitaria ed efficace a livello europeo, ga-rantendo al contempo che i consumatori siano protettida ogni abuso e che essi possano cogliere appieno le op-portunit offerte dalla liberalizzazione, eliminando la re-golazione tariffaria e promuovendo appieno la libert discelta e la capacit contrattuale dei consumatori.

    d) Per una politica estera dellenergia e la sicurez-za degli approvvigionamenti.

    Durante il prossimo quinquennio parlamentare sigiocheranno alcune fondamentali sfide per lEuropa e per

    il nostro paese nellevoluzione del gioco competitivo incampo energetico. Verr rinegoziato il Partnership and

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    Cooperation Agreement con la Russia, verranno adotta-ti nuovi strumenti per aprire un corridoio tra lUnione e ilCaspio, avr nuovo vigore lapartnership con i paesi delMediterraneo.

    In questo quadro, lItalia sar chiamata a dare il suocontributo, affermando il proprio ruolo di paese chiavenelle relazioni energetiche, sia con i poli tradizionali acominciare dalla Russia sia con i nuovi interlocutori. Tutto

    questo deve essere affidato ad unazione efficace e coor-dinata tra gli italiani nelle istituzioni europee e ad un ri-lancio della prospettiva di dialogo che lItalia ha saputocostruire con i propri partner internazionali.

    LItalia conta oggi su un elevato numero di credibi-li progetti industriali, spesso in fase avanzata; essi conta-no su una base industriale solida e su uno dei mercatienergetici pi sviluppati dEuropa; costituiscono dunquele opportunit pi significative e immediatamente effica-ci per indirizzare levoluzione della sicurezza degli approv-vigionamenti europei, garantendo un approccio diversifi-cato e pienamente in linea con il funzionamento apertoe competitivo del mercato.

    Diversamente, molti progetti figli di una visioneideologica della sicurezza degli approvvigionamenti, han-no fondamenti meno solidi e diversificati, visioni pi ri-schiose e di lungo periodo, agende segnate dalla politicapi che dalla solidit industriale e competitiva. LItalia pudunque offrire un contributo di pragmatismo, efficacia ecompetenze di sviluppo industriale ai partner europei vec-chi e nuovi, oltre che ai vicini dei Balcani, contribuendoagli obiettivi di sicurezza energetica dei cittadini europeiben oltre i propri confini. Questo per si deve accompa-gnare ad una chiara scelta di integrazione del sistemaenergetico del nostro paese (in particolare nel campo delgas, in cui scontiamo ancora la visione industriale e di tu-

    tela delle posizioni dellincumbentche fu adottata quan-do si temeva la bolla del gas).

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    Il 20-20-20: una strategia sostenibile per il futuro

    dellEuropa

    Una traiettoria sostenibile per i nostri modelli ener-getici e di sviluppo possibile, ma occorre assegnarealle politiche e alle innovazioni in campo energetico eambientale il rango di priorit europee per i prossimidieci anni.

    Su cosa fare e come farlo esistono tante incertez-ze, quante sono le opportunit derivanti dal fatto che nonvi sono soluzioni predeterminate.

    Unico elemento di certezza la necessit dellim-pegno di tutti. Questo evidente se si pensa alla volontdi ridurre le emissioni per evitare i rischi per il clima e perla salute umana. Il risultato di questa riduzione rappre-senta un bene pubblico di cui tutti potrebbero appropriar-si e godere, ma nessuno di per se incentivato ad affron-tare lo sforzo necessario e la sola azione di qualcuno, adesempio della sola Europa senza gli altri grandi attori glo-bali (Stati Uniti, Cina e India), non sufficiente.

    Servono quindi accordi internazionali che coinvol-

    gano un numero di attori il pi possibile rappresentativo,che prescrivano impegni precisi e chiaramente definiti,che permettano unequa ripartizione dei costi e consen-tano un efficace monitoraggio nella fase di attuazione.

    Laspetto peculiare delle sfide che lenergia e lam-biente ci pongono sta nella loro dimensione globale. nella stabilit e nella cooperazione internazionale che sipossono progettare soluzioni efficaci, che non si riverbe-rino in maniera perversa sulle capacit competitive dei di-versi sistemi economici e sociali. Sono necessarie quindipolitiche e strumenti di carattere sovranazionale e un con-testo di cooperazione fattiva tra i principali paesi.

    Ma accanto a questo necessario limpegno di cia-

    scuno nel trovare soluzioni e strade autonome per proce-dere alla trasformazione della propria economia e del pro-

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    prio sistema di vita verso modelli a basse emissioni e so-stenibili nel tempo.

    LUE ha deciso di muovere per prima in questa di-rezione, cercando di tenere debito conto delle singole re-alt nazionali e delle opportunit per il futuro. Le decisio-ni prese presentano luci e ombre, ma hanno il merito in-dubbio di segnare la direzione verso cui si vuole procedere.

    Resta la necessit sempre pi sentita di unagover-

    nance multilaterale per lenergia e lambiente che, per,sarebbe inefficace senza un ruolo forte e attivo dellEuropa.

    La politica europea dellenergia e del clima ha ini-ziato il suo percorso nel marzo 2006 con il Libro Verdedella Commissione europea Una strategia europea perunenergia sostenibile, competitiva e sicura, in cui sonostati individuati come punti di riflessione energetico-am-bientale europea:

    a) il miglioramento dellefficienza energetica;b) lo sviluppo delle fonti rinnovabili;c) le necessit di sicurezza degli approvvigionamenti;d) limportanza del sostegno alle innovazioni tec-

    nologiche con lincremento del 50% dei fondi destinatialla ricerca;

    e) lazione unitaria dellUnione europea a livellointernazionale.

    A gennaio 2007 la Commissione europea ha presen-tato una comunicazione al Consiglio e al Parlamento per Unapolitica energetica per lEuropa in cui ha proposto per la pri-ma volta gli obiettivi del famoso 20-20-20 entro il 2020:

    a) riduzione del 20% delle emissioni di gas serrarispetto ai valori del 2005 (30% nel caso venga siglato unnuovo accordo internazionale);

    b) incremento della quota di rinnovabili sul consu-

    mo finale di energia fino al 20%, e del 10% per i biocom-bustibili nel settore del trasporto;

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    c) miglioramento dellefficienza energetica del 20%.Questi obiettivi sono stati adottati nel marzo successivo dalConsiglio dellUnione europea, lasciando alla Commissionelelaborazione di misure legislative operative.

    La strategia, denominata Climate Action Energyfor a Changing World ha preso forma con la comunica-zione 20-20 (23 gennaio 2008), attraverso tre proposte

    di direttiva. La prima prevede la modifica del sistema euro-peo di scambio di emissioni (Emission Trading System, ETS),con annessa la proposta di decisione sulla ripartizione tra ipaesi membri degli sforzi in termini di riduzione delle emis-sioni. La seconda riguarda la promozione delle fonti rinno-vabili, mentre la terza afferisce allo stoccaggio geologicodel biossido di carbonio, oltre a una comunicazione per lapromozione di progetti dimostrativi delle tecnologie di cat-tura e stoccaggio del carbonio e alla nuova disciplina co-munitaria degli aiuti di Stato per la tutela ambientale.

    Dopo un lungo iterdi negoziazione tra Stati mem-bri e tra Parlamento e Consiglio, il pacchetto clima ed ener-gia stato definitivamente approvato, con laggiunta di

    due provvedimenti sui limiti alle emissioni di automobili esulla loro riduzione nel ciclo di vita dei combustibili.

    Alla base dellintera strategia europea, come pre-supposto delle altre politiche, viene posto lobiettivo delmiglioramento dellefficienza energetica, e quindi dellaconseguente riduzione del tendenziale dei consumi ener-getici, puntando sulla piena applicazione della Direttivasui servizi energetici (2006/32/CE), senza ulteriori misuread hoc. La valutazione dellefficacia dei Piani nazionalidazione per lefficienza energetica (PNAEE) previsti dalladirettiva costituir la cartina al tornasole sulla necessit omeno di ulteriori interventi a livello europeo e nazionale.

    Le politiche che hanno stabilito il quadro dazione

    e i vincoli per tutti i paesi europei nel campo dellenergiae dellambiente puntano anzitutto alla riduzione delle

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    emissioni che vada oltre gli obiettivi di Kyoto, attraversoil perfezionamento e lestensione del sistema comunita-rio di scambio di quote di emissione dei gas a effetto ser-ra (ETS) a nuovi settori (alluminio, petrolchimici, ammo-niaca) e ad altri gas serra (protossido di azoto e idrocar-buri perfluorati).

    Per diminuire le emissioni dei gas serra del 21% ri-spetto al 2005 entro il 2020 nei settori soggetti ad ETS

    stato previsto, a partire dal 2013, un sistema di aste subase nazionale per lacquisto del diritto a emettere, i cuiintroiti andranno per il 50% a finanziare misure di ridu-zione delle emissioni e di adattamento al cambiamentoclimatico. Sono previste eccezioni alle aste per le industriemanifatturiere, che godranno dellassegnazione a titologratuito dell80% delle quote di emissione, percentualeche tender a ridursi nel tempo fino al 30% nel 2020 ead annullasi nel 2027.

    Per i settori a rischio di delocalizzazione verso pae-si con politiche ambientali meno rigorose prevista inve-ce la possibilit che, sotto date condizioni, possano be-neficiare fino al 2020 dellassegnazione gratuita totale dei

    permessi di emissione. La Commissione deve individuareentro il 2009 quali siano i settori interessati dal carbonleakage. Gli Stati membri potranno inoltre escluderedallETS tutti quegli impianti che producono meno di25.000 tonnellate di CO2 e con una potenza termica mi-nore di 35 MW.

    Agli Stati con redditi pro capite molto inferiori allamedia europea verr inoltre assegnato un sovrappi diquote. Il 10% dei diritti di emissioni complessivi sar di-stribuito tra diciannove paesi (di vecchia e nuova adesio-ne), mentre il 2% sar attribuito ai nove nuovi membri.Gli Stati potranno inoltre ottenere crediti in termini diemissioni (inferiori in aggregato al 50% delle riduzioni ri-

    chieste a livello comunitario) realizzando progetti in pae-si in via di sviluppo volti alla riduzione dei gas serra.

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    Il regime ETS sar sottoposto a revisione nel 2010a seguito dellatteso accordo internazionale sul clima,allinterno del quale lEuropa si impegnata a sostene-re un sistema condiviso per affrontare il problema delladeforestazione.

    Per i settori esclusi dallETS, come il trasporto, ledi-lizia, lagricoltura, si deciso invece di ridurre, a partiredal 2013, del 10% le emissioni di gas serra (oppure oltre

    il 20% nel caso di accordo internazionale) e sono stati sta-biliti obiettivi nazionali di riduzione (per lItalia 13%); leemissioni del 2013 non dovranno inoltre superare la me-dia delle emissioni degli anni 2008, 2009 e 2010.

    Agli Stati membri vengono lasciati per margini diflessibilit, come la possibilit di utilizzare parte delle emis-sioni riconosciute per lanno successivo, o viceversa la pos-sibilit di riportare negli anni successivi lassegnazione diemissioni in eccedenza, lo scambio di diritti di emissione(al massimo pari al 5% dellassegnazione annuale) e lot-tenimento di crediti per la realizzazione di progetti di ridu-zione dei gas serra in paesi terzi (con il limite annuale diun uso non superiore al 3% delle emissioni del 2005, in-

    crementabile di un ulteriore 1% per alcuni Stati membri).Nel settore automobilistico in particolare stato

    approvato un regolamento che fissa, a partire dal 2012,un livello di emissioni di CO2 medio per le auto nuovedi 130 g CO2/km, che dovr essere ottenuto con il mi-glioramento tecnologico dei motori; limpiego di tecno-logie avanzate nel campo dei pneumatici e dei sistemidi trasmissione unitamente al ricorso ai biocarburantidovr invece garantire una ulteriore riduzione di 10 g;nel 2020, infine, il livello medio delle emissioni dovrraggiungere nel nuovo parco macchine i 95 g CO2/km.Per ogni grammo di CO2 in eccesso sono state previstemulte progressive, che si accompagnano ad incentivi per

    quei costruttori che adotteranno e svilupperanno nuo-ve tecnologie e per i piccoli produttori.

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    Sempre con lintento di ridurre le emissioni, oltreche per ragioni di tutela della salute e dellambiente, inunapposita direttiva stato stabilito lobiettivo, entro il2020, di diminuzione del 6% delle emissioni di gas serraprodotte durante il ciclo di vita dei combustibili, attraver-so, ad esempio, luso dei biocarburanti; tale obiettivo po-trebbe crescere fino al 10% nel caso entrino progressiva-mente in uso veicoli elettrici oppure attraverso lacquisto

    di crediti previsti dal Protocollo di Kyoto. Sono inoltre sta-bilite una serie di specifiche tecniche per i combustibili,tra cui ad esempio la riduzione del tenore di zolfo del ga-solio per macchine non stradali, come quelle agricole.Questa direttiva, una volta adottata dai parlamenti nazio-nali (entro il termine del 31 dicembre 2010), si appliche-r ai veicoli stradali, alle macchine non stradali, incluse lenavi adibite alla navigazione interna quando non in ma-re, trattori e imbarcazioni da diporto.

    Infine stata adottata una direttiva che definisce ilquadro giuridico per uno stoccaggio geologico del bios-sido di carbonio (CO2) ecologicamente compatibile, cheha individuato anche fondi, fino a 300 milioni di euro, de-

    rivanti dal sistema di scambio di emissioni per il finanzia-mento di dodici progetti dimostrativi a livello europeo, eha stabilito che le grandi centrali elettriche dovranno do-tarsi di impianti di stoccaggio sotterraneo.

    Laltro pilastro della strategia per lenergia e il cli-ma dato dalla politica di sviluppo delle fonti di energiarinnovabile (Fonti energetiche rinnovabili, FER). LEuropaha individuato come obiettivo per lintera Unione che unaquota del 20% del consumo finale di energia nel 2020debba provenire da FER, e lo ha declinato in obiettivi na-zionali obbligatori differenziati (17% per lItalia).

    Ai paesi europei stata proposta una traiettoria in-dicativa fissata a livello europeo, in base alla quale gli Stati

    membri potranno contare su una certa flessibilit per ilraggiungimento dei propri target: infatti i paesi con una

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    quota di FER eccedentaria rispetto a questa traiettoria po-tranno effettuare trasferimenti statistici di rinnovabili, atitolo oneroso. Altri elementi di flessibilit sono garantitidalla possibilit di includere nel calcolo delle propria quo-ta di energia rinnovabile quellenergia prodotta in paesiterzi sotto certe condizioni (come il consumo dellelettri-cit prodotta sul territorio dellUE o nello stesso paese ter-zo nel caso di costruzione di un interconnettore tra tale

    paese e lo Stato membro), oppure quella generata attra-verso progetti di FER realizzati in comune da due o piStati membri, che contribuisce in quota parte al raggiun-gimento degli obiettivi nazionali.

    Gli Stati membri dovranno adottare dei piani dazio-ne in cui siano stabilite le quote di rinnovabili che il sin-golo paese intende raggiungere entro il 2020 nei diversisettori (elettricit, riscaldamento/raffreddamento, traspor-ti) e le azioni complessive che intende intraprendere.

    Inoltre stato individuato nel settore dei traspor-ti un obiettivo specifico, ovvero il 10% dei consumi inquesto comparto dovr essere coperto da biocarburan-ti, a patto che soddisfino criteri di sostenibilit ambien-

    tale e sociale: infatti dovranno contribuire alla riduzio-ne dei gas serra in questo settore di almeno il 35%, edel 50% a partire dal 2017, e non dovranno determina-re un impatto sui prezzi alimentari eccessivamente one-roso per la collettivit.

    Nel 2014 stato fissato un riesame della normati-va al fine di renderla ancor pi adeguata agli obiettivi sta-biliti, e per il 2018 la Commissione dovr presentare unanuova road map per lo sviluppo delle FER dopo il 2020.

    Sfide e opportunit da cogliere

    Questinsieme di provvedimenti non ambisce solo

    a combattere i cambiamenti climatici, ma mira da un la-to ad accrescere lindipendenza energetica dellEuropa

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    dalle fonti fossili importate da paesi terzi e dallaltro a fa-re dellUE il capofila dellenergia verde

    Si vuole dare un impulso decisivo allo sviluppo diuneconomia a basso tenore di carbonio, libera in pro-spettiva dallinfluenza dei combustibili fossili, che si pon-ga come leader sui mercati delle nuove tecnologie ener-getiche, promuovendo la nascita o la diffusione di nuoveindustrie e settori produttivi e cambiando in modo per-

    manente le modalit di produzione e di consumo.Il ruolo di esempio per lintera comunit interna-

    zionale che lEuropa ha deciso di svolgere sul terreno del-lenergia e dellambiente deve spingere le istituzioni co-munitarie a vestire i panni di negoziatore principale, chesia in grado di tracciare le direttrici di fondo e spenderela propria autorevolezza in materia per un nuovo accor-do globale post-Kyoto che includa Stati Uniti, Cina, Indiae tutti gli altri grandi emettitori.

    Le politiche europee da sole potranno poco, anzirischiano di spiazzare lapparato produttivo dellUnionein una competizione internazionale che non rispetti alcu-na regola di salvaguardia ambientale. Le esenzioni per set-

    tori in pericolo di delocalizzazione ambientale lo dimo-strano e chiariscono che limposizione di vincoli contro leemissioni in una parte del mondo rischia semplicementedi far migrare le attivit produttive a pi alto impatto am-bientale dove le regole non ci sono o non sono stringen-ti, con lunico effetto di spostare le emissioni in altre zo-ne azzerando i vantaggi a livello globale. Il rischio cheil sistema europeo di scambio di emissioni, pur rivedutoe corretto con gli ampliamenti e le esenzioni considerate,possa essere eccessivamente oneroso o peggio inefficacese isolato rispetto alla regolamentazione degli Stati Unitie di due grandi paesi emergenti come Cina e India.

    Arrivare come leader morali al tavolo dei negozia-

    ti globali non dovr significare arroccarsi su posizioni pre-costituite, ma cercare di guidare il processo verso un ef-

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    fettivo ed efficace perseguimento dellinteresse pubblicoglobale ed europeo. Per questo fin dora necessario ri-flettere su interessi e strategie dellUE e degli Stati mem-bri e sulle linee di negoziazione che si vorranno seguire insede internazionale.

    La sfida delle emissioni passa comunque di neces-sit per un forte incremento dellefficienza energetica.Un percorso basato sul miglioramento dellintensit ener-

    getica e carbonica (ovvero quanta energia utilizzata equanto carbonio viene emesso per unit di PIL), deveconsiderare che i margini di miglioramento dovuti allatrasformazione strutturale degli apparati produttivi e deisettori civile e del trasporto nei paesi di nuova adesioneo allefficientamento in corso dei paesi fondatori de-stinato ad esaurirsi.

    Ulteriori miglioramenti dellefficienza energetica do-vranno essere supportati da innovazioni in tutti i princi-pali settori e da investimenti adeguati. Saranno quindi ne-cessarie politiche appropriate, ora di competenza degliStati membri, ma che in futuro richiederanno un maggiorcoordinamento a livello europeo.

    Le fonti rinnovabili, al pari degli incrementi di effi-cienza, chiamano in causa il bisogno di una trasformazio-ne tecnologica di portata rivoluzionaria che richiede unaforte capacit di innovazione e una massa critica in termi-ni sia di investimenti che di possibilit produttive tale dafronteggiare la competizione di altri sistemi leader nelle tec-nologie verdi. Il rischio da evitare, infatti, che a una di-pendenza dalle fonti fossili si sostituisca nel medio termineuna dipendenza tecnologica da paesi extraeuropei. Allo sta-to attuale nello scacchiere competitivo internazionale siconfrontano USA, Giappone e Germania, che grazie ad unapolitica lungimirante riuscita a raggiungere una posizio-ne di vertice in queste tecnologie, impiegando al meglio le

    leve dipolicyche lEuropa consente, dagli aiuti di Stato aifondi europei messi a disposizione per la riunificazione.

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    Lincremento della quota di rinnovabili sul totale dienergia prodotta, come le esigenze di incrementi dellef-ficienza, prospettano una domanda per le tecnologie ver-di in forte crescita, di cui si avvantagger chi riuscir aporsi sulla frontiera dellinnovazione e chi avr dimensio-ni economiche, ma non solo, tali da sviluppare le inno-vazioni su larga scala e imporre le proprie traiettorie tec-nologiche. La costruzione di piattaforme di ricerca euro-

    pee e di filiere produttive per legreen technologies chenon siano confinate in singoli Stati membri, per quantocruciali, fondamentale per garantire che lEuropa tut-ta sappia affrontare le sfide che le trasformazioni negliStati Uniti e nei paesi emergenti imporranno in questisettori strategici nel futuro.

    Lefficienza energetica e le energie rinnovabili si pre-sentano quindi come ambiti in cui la transizione verso unnuovo sistema di produzione e consumo dellenergia nonsi concretizza solo in un aggravio di costi pur rilevanti ma genera anche una vasta gamma di nuove opportuni-t economiche per le imprese, per interi settori produtti-vi e per i sistemi paese e lEuropa nel suo complesso.

    Rendere la domanda di energia pi efficiente havoluto dire per alcuni paesi modificare i consumi di ener-gia e quindi imporre e far rispettare standard mini-mi diretti a favorire la maggiore efficienza di edifici, elet-trodomestici, impianti industriali, mezzi di trasporto.Significa anche notevoli risparmi nei consumi finali dienergia e nelle risorse investite nel settore elettrico. Ilcaso emblematico quello della Danimarca, che ha man-tenuto i consumi stabili negli ultimi venticinque anni e,grazie ad un forte sviluppo delle FER, divenuta un espor-tatore netto di energia.

    A livello globale gli investimenti finanziari e realinelle tecnologie verdi hanno gi raggiunto livelli impres-

    sionanti, dellordine di 200 miliardi di dollari; ormai pidel 20% della nuova capacit di generazione elettrica in-

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    stallata costituita da impianti di rinnovabili. Si stima cheper la sola Europa linvestimento nel settore delle FER ab-bia raggiunto la cifra di quasi 40 miliardi di dollari lannoe un numero di occupati diretti nel settore pari a circa400.000, con previsioni al 2020 dellEuropean RenewableEnergy Council (EREC) che ipotizzano 2 milioni di perso-ne impiegate se gli obiettivi europei saranno perseguiticon tenacia. Limpegno dei paesi europei su questa stra-

    da ulteriormente testimoniato dal fatto che nel 2007 laGermania risultata il primo investitore in nuova capaci-t rinnovabile installata a livello globale con un impegnodi oltre 12 miliardi di euro, seguita dalla Cina (10 miliar-di) e dagli Stati Uniti, e poi di nuovo da un paese euro-peo come la Spagna e da un colosso delle tecnologie avan-zate quale il Giappone, secondo le stime Ren21. Semprea livello globale leolico ad avere il passo pi veloce, in-fatti gli investimenti in questa fonte nel 2007 hanno rap-presentato circa il 47%, mentre il solare fotovoltaico cir-ca il 30% e il solare termico un ulteriore 9%. Ma anchele altre fonti rinnovabili sono state oggetto di cospicui in-vestimenti a partire dai circa 3 miliardi di euro per la pro-

    duzione di biocombustibili agli oltre 15 miliardi per il gran-de idroelettrico.

    Una strategia ampia e flessibile di diversificazionedelle fonti di offerta e la necessit di evitare situazioni dilock-in tecnologico, infatti, rendono lutilizzo massiccio diun ampio ventaglio di fonti rinnovabili (eolico, solare, bio-masse ecc.) una scelta quasi obbligata per tutti al fine dinon ridurre le opportunit del futuro limitandosi ad unao pochissime opzioni energetiche, sfruttando al meglio lediverse conformazioni geomorfologiche e climatiche deisingoli paesi. Se si guarda ad esempio alla produzione dielettricit, che il principale prodotto delle rinnovabili (an-che se in futuro possibile un ruolo crescente nella ge-

    nerazione di calore soprattutto in ambito civile), ormai alivello europeo circa il 15% proviene da FER.

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    Per saggiare le potenzialit di questo percorso ba-sta soffermarsi sulle due fonti rinnovabili oggi maggior-mente al centro dellattenzione pubblica: eolico e solare.Leolico la fonte attualmente in fase di maggior diffu-sione, complice unalta maturit tecnologica e un livellodi costi relativamente basso rispetto alle altre FER: la pro-duzione di elettricit da eolico ad esempio passata dai70,5 TWh del 2005 agli 82 del 2006 e si suppone che lin-

    cremento nel biennio 2007-08, pur in assenza di dati cer-ti, sia stato ancor pi significativo. La met dellelettricitprodotta dal vento nel 2006, secondo i dati EREC, ha avu-to origine in Germania (30,7 TWh), seguita dalla Spagna(23 TWh) che dal 2000 ha pi che quintuplicato la suagenerazione eolica e dalla Danimarca (6,1 TWh).

    Leolico vede lEuropa nel ruolo di first moversiadal lato dellofferta, con le principali imprese a livello in-ternazionale e lentrata nel settore di tutti i produttori ditecnologia e delle utilities pi importanti a livello conti-nentale, sia dal lato della domanda visto che sul territo-rio europeo si stima che oggi sia presente circa il 60% del-la capacit installata, come dimostrano le esperienze di

    Germania e Spagna, che rappresentano rispettivamenteil 23% e il 16% dellenergia eolica installata globale.

    Non un caso perci che tre delle quattro princi-pali (per potenza globale installata) aziende operanti nelsettore siano europee, ovvero la danese Vestas, che pre-cede la statunitense GEWind, la tedesca Enercon e la spa-gnola Gamesa.

    Le ricadute economiche e occupazionali di questoprimato sono enormi. Nel caso della Danimarca, ad esem-pio, gli impianti eolici rappresentano la prima voce delleesportazioni. Considerevoli sono anche le ricadute occu-pazionali, dirette e indirette. In Europa, infatti, lindustriaeolica vede impegnati circa 150.000 addetti, pari a qua-

    si la met degli occupati nellintero settore delle FER econ una concentrazione soprattutto in quei paesi in cui

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    si produce tecnologia e si assemblano gli aerogenerato-ri, Germania e Danimarca in testa. Le possibilit di svi-luppo saranno ancora pi significative se effettivamentedecolleranno i numerosi progetti di campi eolici off-shoreattualmente in fase di studio e se i paesi europei sapran-no consolidare le proprie capacit di esportatori di tec-nologia verde.

    Il solare invece in prospettiva la fonte su cui si ri-

    pongono le maggiori speranze, anche se attualmente lasua penetrazione ancora estremamente limitata, sep-pur in rapida espansione. A livello europeo, infatti, il so-lare nel 2006 ha coperto circa lo 0,1% della domanda in-terna di energia e il suo contributo alla produzione di ener-gia elettrica cresciuto da 1,5 a 2,5 TWh tra il 2005 e il2006, ovvero 1/30 delleolico, ben lontano dallobiettivoeuropeo di 180 TWh nel 2020. Questa FER ha visto perun forte incremento di capacit installata che per quan-to piccola decuplicata, secondo i dati EREC, tra il 2002e il 2006 passando da 0,32 a 3,5 GWp: per il solare inquesto arco di tempo il tasso di crescita annuale statopari a circa il 74%, praticamente quattro volte quello del-

    leolico nel medesimo periodo, ovviamente partendo daun livello molto inferiore.

    Quella solare una fonte caratterizzata da tecnolo-gie in evoluzione e ben lontane dal grado di maturit: perquesto lenergia solare presenta ancora costi troppo alti afronte di basse prestazioni, soprattutto se paragonata aicombustibili fossili o alleolico. Proprio per questo, per, la fonte che presenta le opportunit maggiori. Si tratta ditecnologie che richiedono forti investimenti in R&S che nemigliorino prestazioni e costi, che consentano nel mediotermine di acquisire o quantomeno di contendere la lea-dership in una fonte che potenzialmente strategica in unfuturo ad emissioni zero. Oggi le imprese europee si

    confrontano infatti con concorrenti internazionali estre-mamente attivi. A fianco della tedesca Q-Cells, nel 2007

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    leader del settore, e Intersolar agiscono colossi come lagiapponese Sharp o la cinese Suntech oltre e vari altri con-correnti sempre cinesi, giapponesi o americani.

    Una precondizione per il decollo del solare, cos co-me delle altre rinnovabili, la creazione di una domandastabile, e quindi di un mercato destinato ad ampliarsi neltempo, che possa essere terreno favorevole per la diffu-sione e lo sviluppo di questa tecnologia. A questo riguar-

    do, infatti, nulla predeterminato: lattuale struttura diprezzi relativi fornisce assai scarsi incentivi allutilizzo diFER, ma interventi e politiche efficaci, fiscali, regolatoriee finanziarie, di carattere principalmente nazionale, si so-no dimostrate in grado di orientare la miriade di decisio-ni prese dal basso dai singoli investitori e consumatori dienergia e di favorire la diffusione delle energie verdi.

    I sistemi di incentivazione sono quindi fondamen-tali per la capacit di affermazione delle FER, almeno aquesto livello delle conoscenze scientifiche e tecnologi-che. Questi sistemi variano ampiamente in Europa sia nel-le tipologie che nelle modalit di attuazione ovvero ri-spetto al disegno di questi meccanismi di sostegno al-

    ladozione di fonti di energia pulita allinterno di un quadroregolamentare e autorizzativo stabile ed efficace. Spesso,infatti, al di l della rilevanza economica degli incentiviposti in essere, la differenza in termini di risultato de-terminata dagli iterautorizzativi, dalla semplicit delleprocedure, dalla chiara definizione delle responsabilitistituzionali dei diversi livelli di governo, oltre che da pro-blematiche tecniche legate, per esempio, ai problemi diinterconnessione con le reti di distribuzione. Accanto aibrillanti risultati di paesi come Danimarca, Germania eSpagna, vi sono quindi anche casi di insuccesso, oppureinterventi eccessivamente onerosi per la collettivit. Unconfronto sempre pi serrato sulle politiche e sui sistemi

    di incentivazione dei singoli Stati membri e degli altri prin-cipali paesi potr per garantire la diffusione di best prac-

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    tices a livello europeo, consentendo ai singoli contestinazionali di adottarle adeguandole alle proprie realt. Unelemento di riflessione che si potr porre in futuro, ri-guarder leventuale necessit di uno schema regolato-rio comune per le FER, almeno nelle linee generali, tra ipaesi dellUE, che possa garantire al meglio la possibili-t di diffusione delle rinnovabili e lo sviluppo di una filie-ra dellofferta europea.

    Il successo di alcuni paesi europei per dimostrache questo non basta, e accanto alla creazione di un mer-cato stabile destinato a crescere nel tempo sono neces-sari interventi che sostengano la formazione di una filie-ra industriale delle rinnovabili in grado di appropriarsi de-gli sviluppi della tecnologia e di applicarla su vasta scala,contribuendo a sua volta a spostare la frontiera delle tec-nologie verdi generando innovazioni di prodotto e di pro-cesso e know howdiffuso. Il caso tedesco, da questo pun-to di vista, pu insegnare qualcosa: la Solar Valley e gli al-tri operatori tedeschi in campo ambientale hanno infattigoduto di un sapiente utilizzo della gran parte degli aiu-ti di Stato comunitari destinati a questi settori (pi del

    60% del totale europeo tra il 2004 e il 2006), del suppor-to dei fondi strutturali destinati allex Germania orienta-le, dove gran parte di queste imprese localizzata, e dialtre politiche nazionali. Sfruttando con una visione di lun-go periodo gli strumenti finanziari messi a disposizionedallEuropa nonch le leve di politica industriale e ambien-tale quindi possibile far emergere settori tecnologica-mente avanzati, altamente competitivi a livello globale eanche ad alta intensit di lavoro.

    I percorsi possibili sono ovviamente molteplici, tan-ti quanti sono i gradi di libert delle regole europee e lepotenziali combinazioni dei diversi strumenti di policy,nazionali ed europei, a disposizione. Si tratta di disegna-

    re percorsi, che allinterno di un quadro condiviso, con-sentano di sfruttare al meglio le capacit tecnologiche,

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    le potenzialit geomorfologiche, lo stato delle conoscen-ze e il livello di ricerca e innovazione di ciascun paese insettori in cui lEuropa tutta si gioca una grossa parte del-le sfide di domani.

    Un ulteriore elemento di queste sfide sar rappre-sentato dal coinvolgimento dei paesi extraeuropei a noivicini nello sforzo di generare energia verde. Per farlo necessario rafforzare la capacit dellUE di agire verso

    lesterno come un attore il pi possibile unitario, soprat-tutto nella progettazione di accordi e di legami struttu-rali come infrastrutture e interconnessioni tra paesi ter-zi e lEuropa.

    Le infrastrutture energetiche costituiscono infattiun tema cruciale. Per un effettivo sviluppo delle fonti rin-novabili e delle tecnologie per lefficienza energetica sa-r determinante levoluzione delle reti di trasmissione edistribuzione. Il passaggio dalle reti tradizionali alle retidel futuro centrale per garantire un effettivo raggiun-gimento degli obiettivi senza compromettere laffidabili-t dei sistemi energetici. Da reti con limitate interconnes-sioni internazionali, dimensionate per esigenze regionali/lo-

    cali, controllate centralmente, collegate a poche grandicentrali elettriche, monodirezionali (dal produttore al con-sumatore) e con diversi sistemi commerciali e regolatorisi dovr progressivamente passare a reti bidirezionali, ingrado di supportare la generazione distribuita da fonti rin-novabili non programmabili e di gestire la domanda, e ba-sate su un assetto regolatorio e commerciale che favori-sca le interconnessioni transfrontaliere. Investimenti inquesto senso richiedono un impegno anche finanziario didimensioni notevoli, e lEuropa con la Second StrategicEnergy Review si sta giustamente interrogando sulle op-zioni, le opportunit e le scelte da compiere in una fasecritica come quella attuale.

    Il boom di investimenti nelle fonti rinnovabili va con-siderato strutturale, nonostante lo stato di crisi in cui ver-

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    sano le principali economie globali. infatti ormai diffusonellopinione pubblica, negli esperti e neipolicy makers, ilconvincimento che proprio un sostegno forte allo svilup-po di tecnologie verdi possa costituire un volano per usci-re dallempasse attuale, oltretutto percorrendo una tra-iettoria virtuosa nel lungo periodo, e non viziata da logi-che attente solo alle condizioni presenti.

    Le politiche europee, che stabiliscono la creazione

    di un mercato per lenergia rinnovabile caratterizzato dauna domanda crescente nel futuro, le attese per le poli-tiche della nuova amministrazione statunitense che pun-tano allo sviluppo deigreen sector, ma anche la crescen-te attenzione ai problemi ambientali nei paesi emergen-ti, costituiscono tutti fattori che indicano che sullatrasformazione in senso sostenibile dellattuale modellodi produzione e consumo, in primis dellenergia, si gio-cher una delle importanti partite del futuro.

    LUE, forte di un consenso dei suoi cittadini che inquesto obiettivo hanno ritrovato uno dei motivi ispirato-ri della costruzione europea, ha mosso i passi iniziali diun percorso lungo e complesso, in cui lEuropa non pu

    rimaner sola: esser stati i primi a impegnarsi, non d so-lo opportunit da cogliere, ma anche la responsabilit diindicare i passi successivi che si vuole compiere e di se-dersi al tavolo globale con idee e proposte che tutti pos-sano discutere.

    Uno sviluppo europeo per lenergia nucleare?

    Lo sviluppo dellenergia nucleare un tema che ne-cessita di essere affrontato allinterno di una visione stra-tegica di politica energetica e con un respiro quantome-no europeo.

    Il nucleare per lEuropa una fonte sussidiaria del-

    le fonti fossili, in grado di produrre grandi quantit di ener-gia senza emissioni di gas serra, con ricadute benefiche

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    per la competitivit dei sistemi europei, per la sicurezzadegli approvvigionamenti e per la stabilit dei prezzi.Eppure ancora caratterizzata da numerosi aspetti con-troversi: le dimensioni e la finanziabilit degli investimen-ti richiesti, le modalit di scelta e di coinvolgimento dellepopolazioni, il rischio regolatorio/autorizzativo, i tempi dicostruzione, il problema e i costi del trattamento dellescorie, i costi di smantellamento, e non ultimo il proble-

    ma della proliferazione nucleare. Gestire la generazioneelettro-nucleare significa gestire un sistema, non un sem-plice impianto di produzione.

    Considerando questo insieme di fattori, appare dif-ficile pensare che il nucleare possa giocare un ruolo so-stanziale nel mix energetico globale entro il 2020. Un ruo-lo importante potr essere esercitato in un arco di tempopi lungo, quando le possibilit di innovazione tecnolo-gica e lo sviluppo di una strategia europea condivisa per-metteranno di affrontare meglio le difficolt attuali.

    Allinterno di questa logica necessaria, lo sviluppodi un programma nucleare a livello di ogni singolo Statomembro comporta almeno tre problemi di compatibilit

    generale con il quadro della politica energetica europea.a) Gli investimenti in questa filiera energetica, che

    richiedono tempi necessariamente lunghi e dimensioni inu-sitate, aprono interrogativi circa la compatibilit, sia con leattuali logiche di mercato su cui si vorrebbe basato il set-tore energetico europeo sia con la possibilit di introdur-re elementi distorsivi come eventuali incentivi pubblici.

    b) Tali investimenti sono a tuttoggi consideratipericolosi e rischiosi anche nel lungo termine e richie-dono una dimensione di consenso politico estremamen-te ampio e duraturo (ovvero che non si modifichi al va-riare di maggioranze e governi), che comporti unas-sunzione di responsabilit collettiva nei confronti dei

    rischi di una scelta strategica come quella nucleare, for-se poco compatibili con i cicli politici nazionali ed eu-

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    ropei, se non si sviluppa una cultura condivisa e non po-larizzata del nucleare.

    c) La decisione di avviare un programma nuclea-re esula dallalveo puramente nazionale e deve neces-sariamente rispondere a una logica europea, che tut-tora stenta ad affermarsi. Ad oggi non esiste una poli-tica comune su tecnologia, sicurezza, scelta dei siti,combustibile e gestione delle scorie, n istituzioni e nor-

    me di stampo europeo che non facciano procedere i pae-si in ordine sparso.

    Tre precondizioni, oggi assenti, sono quindi ne-cessarie per lo sviluppo dellenergia nucleare: stabilit econsenso per le decisioni di un paese, regole e istituzio-ni per un mercato del nucleare, quadro europeo favore-vole e coerente.

    Riflettere sulle possibilit di sviluppo di un pro-gramma nucleare significa interrogarsi su una serie dicriticit che tutti gli Stati europei devono necessariamen-te fronteggiare.

    Innanzitutto necessario un governo del sistema

    nucleare, che coinvolga tutte le parti interessate e abbiaun adeguato riconoscimento istituzionale, ad esempiouna sorta di Consiglio nucleare rappresentativo di impre-se, sindacati, istituzioni territoriali, consumatori, oltre ov-viamente agli esperti, che funga da regia e garanzia perun eventuale programma nucleare.

    Bisogna arrivare inoltre a una scelta allinterno del-le opzioni di tecnologia nucleare disponibili sapendo chequesta coincider con la scelta del primo reattore che ver-r installato in un eventuale programma nucleare. La scel-ta della tecnologia dovr avvenire infatti attraverso un ac-cordo tra ilpooldi imprese energetiche partecipanti alprogramma e agli investimenti nellinstallazione di capa-

    cit nucleare da un lato e i fornitori di tecnologia dallal-tro, che ormai forniscono esclusivamente lelemento tec-

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    nico delle parti di impianto in questione non permetten-do pi lacquisizione delle licenze e quindi il trasferimen-to del know howtecnologico.

    In terzo luogo necessario siglare accordi interna-zionali per la ricerca, lo sviluppo, la formazione e la con-divisione del know how, per lindividuazione delle impre-se o dei gruppi di imprese per la costruzione degli im-pianti, per la filiera del combustibile nucleare, in cui

    lautorit politica deve svolgere la propria parte nella scel-ta di un sistema che un programma nucleare comporta.A questi accordi si aggiungono quelli su unautorit so-vranazionale o sulle modalit di coordinamento/mutuoriconoscimento tra autorit dei singoli Stati membri e suiprogrammi europei di R&S.

    Non trascurabile inoltre limpegno finanziario le-gato allo sviluppo di una nuova capacit nucleare, che persingolo impianto si aggira intorno ai 5 miliardi di euro (ri-tardi e impedimenti vari esclusi), un impegno rilevante so-prattutto in una fase di difficolt delle istituzioni finanzia-rie come quella attuale e caratterizzato da una prevalen-za di costi fissi di investimento che richiedono molti anni

    di regolare funzionamento dellimpianto prima di garan-tire un ritorno economico.

    fondamentale un ruolo proattivo delle impreseinteressate, a cui spetta la ricerca del sito dinstallazionedellimpianto, svolta attraverso il continuo rapporto conlagenzia preposta alla sicurezza e con le autorit politi-che, di tutti i livelli territoriali, per arrivare a scelte condi-vise tecnicamente fondate.

    Altro aspetto fondamentale lo sviluppo a livelloeuropeo di un piano credibile per la gestione dei rifiutiradioattivi e dello smaltimento, quindi la creazione diuna filiera dei rifiuti che consenta una gestione integra-ta del processo.

    necessaria anche una comunicazione costante econtinua, chiara e trasparente, rispetto allopinione pub-

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    blica, per creare le condizioni di accettabilit sociale del-lenergia nucleare.

    Un ultimo aspetto trasversale a tutte le problema-tiche esposte riguarda il problema della proliferazione nu-cleare, che la decisione di un qualsiasi programma nuclea-re apre a livello internazionale.

    Una direttiva sullenergia nucleare sarebbe locca-sione per affrontare in modo sistemico le criticit sul tap-

    peto allinterno di un quadro europeo il pi possibile coe-rente, in modo da ridurre la confusione generata dallesi-stenza di diverse iniziative, in corso o annunciate, in Europa.

    Nellelaborazione di strategie energetiche (nazio-nali ed europee) che includano il nucleare necessarioanche affrontare il tema dellavanzamento culturale edi politica industriale che queste scelte richiedono. Tuttii programmi nucleari realizzati sono stati pensati in con-testi non liberalizzati, e questo richiede oggi uno sfor-zo di elaborazione, anche teorica, per coniugare il fun-zionamento dei mercati energetici, compreso il nuclea-re, con iniziative di politica energetica-industriale disistema, che richiede necessariamente unattivit di pro-

    grammazione e di coordinamento da parte dellautori-t pubblica.

    Il rischio di trovarsi schiavi di una polarit ideo-logica tra una visione mercatista e una dimensione pia-nificatrice, che impedisca di sviluppare laicamente solu-zioni adeguate alle esigenze del sistema energetico na-zionale ed europeo. Per ovviare a questo rischio a maggiorragione appare necessario un approccio europeo che in-stradi il dibattito sui binari di una riflessione condivisa chepermetta di affrontare i nodi dei modelli di sicurezza, del-lintegrazione delle reti, del rapporto tra capacit instal-lata nei diversi contesti nazionali e mercato europeo e,non ultimo, della creazione di una fondata fiducia del-

    lopinione pubblica in unopzione nucleare realmente ef-ficace e sicura.

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    Idee e proposte

    Per unEuropa dellenergia

    s Attivazione di nuove strutture di coordinamen-to europeo dei regolatori (ACER) e degli operato-ri di rete (ENTSO), per un sostanziale trasferimen-to di poteri a regolatori forti e indipendenti a li-vello europeo in grado di supportare lintegrazione

    dei mercati dellenergia, avviando al contempo unpercorso di armonizzazione dei poteri regolamen-tari delle autorit nazionalis Trasformazione degli attuali regimi regolato-ri e legislativi al fine di favorire gli investimenti in-frastrutturali di importanza strategica per lEuropae valorizzazione degli strumenti per aiutare glioperatori a concludere progetti complessis Prosecuzione dellimpegno nella direzione diun progressivo incremento delle condizioni di sta-bilit e certezza degli indirizzi dipolicye del qua-dro regolatorio di riferimento al fine di favoriregli investimenti di lungo periodo

    s Promozione dei diritti e delle tutele per iconsumatori energetici, attraverso il pieno sfrut-tamento delle opportunit offerte dalla libera-lizzazione e la revisione della regolazione tarif-farias Aumento della diffusione delle informazio