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UNA RIVISTA SUI TEMPI FORTI DELLO SPIRITO Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - Fondato nel febbraio del 1988” Primavera 2012 Tiratura 6.250 copie Anno XXV - N° 1 «Al giovane re Salomone, nell’ora dell’assunzione del potere, è stata concessa una sua richiesta. Che cosa sarebbe se a noi, legislatori di oggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desiderare altro che un cuore docile – la capacità di distinguere il bene dal male e di stabilire così un vero diritto, di servire la giustizia e la pace». (Benedetto XVI, 22 settembre 2011, discorso al parlamento tedesco). Piccola Rivista di Spiritualità Giovanile FEDERAZIONE ITALIANA ESERCIZI SPIRITUALI Diritto e Giustizia Monografia 79 Questa iniziativa editoriale è una collaborazione FIES e Nichelino Comunità

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UNA RIVISTA SUI TEMPI FORTI DELLO SPIRITO

Sped. in A.P. Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 - Filiale di Torino - “Fondato nel febbraio del 1988” Primavera 2012Tiratura 6.250 copie Anno XXV - N° 1

«Al giovane re Salomone, nell’ora dell’assunzione del potere, è stata concessa una sua richiesta. Che cosa sarebbe se a noi, legislatori dioggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desi derarealtro che un cuore docile – la capacità di distinguere il bene dal male e di stabilire così un vero diritto, di servire la giustizia e la pace».(Benedetto XVI, 22 settembre 2011, discorso al parlamento tedesco). �

Piccola Rivistadi Spiritualità Giovanile

FEDERAZIONE ITALIANA

ESERCIZI SPIRITUALI

Diritto eGiustizia

Monografia 79

Questa iniziativa editoriale è una collaborazione

FIES e Nichelino Comunità

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«In God We Trust»Per una laicità cristiana tra Cesare e Dio

La questione di fondo

«Postisi in osservazio-ne, mandarono infor-matori, che si finges-

sero persone oneste, per coglier-lo [Gesù] in fallo nelle sue paro-le e poi consegnarlo all’autorità eal potere del governatore.Costoro lo interrogarono:“Maestro, sappiamo che parli einsegni con rettitudine e nonguardi in faccia a nessuno, mainsegni secondo verità la via diDio. E’ lecito che noi paghiamo iltributo a Cesare?”. Conoscendola loro malizia, disse:“Mostratemi un denaro: di chi èl’immagine e l’iscrizione?”.Risposero: “Di Cesare”. Ed eglidisse: “Rendete dunque a Cesareciò che è di Cesare e a Dio ciò cheè di Dio”. Così non poterono co-glierlo in fallo davanti al popoloe, meravigliati della sua risposta,tacquero» (Lc 20,20-26).

Ho riportato per intero lalunga citazione perché

sul fondamento proprio diquesto passo di Vangelo si èvenuta costruendo in epocamoderna una teoria della “lai-cità” veemente nei toni edequivoca nei contenuti. Ne haben riassunto il principio ge-nerale Nicola Abbagnano:«autonomia delle attivitàumane, cioè l’esigenza che taliattività si svolgano secondoregole proprie, che non siano

ad esse imposte dall’esterno».Nei dettagli (e nei meandridella storia delle idee) le cosesi sono sviluppate in modopiù complicato. Non è questala sede per ripercorrere la lun-ga avventura del termine “lai-cismo”, che nato in ambito cri-stiano (laikòs era il credentemembro del popolo di Dio) èfinito per divenire il distintivodi chi se ne professa contrario,e nemmeno per giustificarecome – secondo un autorevoledizionario curato da NorbertoBobbio – non esista un suoequivalente nel linguaggio po-litico anglosassone (che lo so-stituisce infatti per approssi-mazione con secularism). Èsufficiente qui rendersi contoche quando si parla di “lai-cità” o “laicismo” si allude disolito ad un ventaglio di ideedai contorni sfumati che van-no da un positivo interesseper le realtà secolari (cioè ter-rene) ad una negativa protestadi emancipazione dalla reli-gione, vista come nemica. Nelmezzo, diverse posizioni, chein misura varia sottolineanoora l’uno ora l’altro dei se-guenti aspetti: primato dellaragione sul mistero; rifiutodella verità rivelata, assoluta edefinitiva; libera ricerca delleverità relative, attraverso l’e-same critico e la discussione;distinzione tra sfera pubblica

e privata; rifiuto dello Statoconfessionale; separazionedello Stato dalla Chiesa, edunque autonomia delle isti-tuzioni pubbliche e della so-cietà civile dalle direttive diun magistero ecclesiastico eda ingerenze confessionali;garanzia di libertà nei con-fronti di entrambe i poteri, re-ligioso e statale. La questione che fa la diffe-renza è sapere se e come pos-sano conciliarsi posizioni inapparenza tanto lontane, ecioè se esista – e quale sensoabbia – un’autentica “laicitàreligiosa”, cristiana in parti-colare.

Date a Cesare

Si è dato per scontato troppoa lungo che il cuore della

sentenza di Gesù consistessenel separare, definendoli, dueambiti del vivere: a Cesare laterra, a Dio il cielo. Se fossestato davvero così, forse nem-meno Ponzio Pilato avrebbefatto scrivere con ingenuascaltrezza, come motivo dellacondanna di Gesù, la volontàdi farsi re oltre a Cesare. Larealtà è più profonda. Le spievenute per cogliere in falloGesù conoscevano le Scritture.Essi non ignoravano che ilsimbolismo della moneta, fa-cendo leva sull’idea di «im-magine», conteneva un ine-

quivocabile riferi-mento alla Genesi,pilastro dellaTorah. Eccone l’e-segesi: di Cesare èl’effigie sulle mo-nete. Sono dun-que certamentesotto la sua in-fluenza molte del-le regole che gui-dano le realtàtemporali. Ma diDio è l’uomo,creato a sua im-magine e somi-glianza. A Diodunque appartie-ne tutto. I diritti diCesare, che co-

manda sugli uomini, si esten-dono entro i limiti di quelli as-soluti di Dio. Non perciò unambito temporale accanto aquello religioso, ma uno den-tro l’altro.

Date a Dio

La finezza della rispostache ammutolì le spie (ma

non i moderni...) sta nel fattoche distinguere non significaseparare. Terra e cielo, mondoe Aldilà, gravitano certamen-te su piani diversi, che la sto-ria ha visto spesso contrap-porsi per motivi che la fede hachiamato peccati. Ma sonoanche destinati ad armoniz-zarsi in un unico orizzonte dibene: perché non esiste unaterra senza cielo, come nonesiste un cielo che non sia ri-volto alla terra. Fuor di me-tafora, è questa la prospettivadi speranza che il mistero delNatale, cioè dell’incarnazionedi Gesù, ha spalancato nellastoria. Da un lato, facendosiuomo, assumendo la naturaumana, egli ha reso ognirealtà terrena abilitata allacomunione con Dio; dall’al-tro, ha instaurato nel mondoil suo dinamico venire re-gnante: il Regno, cioè, non co-me impero, ma come modod’essere, di relazionarsi, diesistere con Dio, mediante ilquale l’uomo è chiamato aprogettare, sognare, valutare,correggere e promuoverel’intera sua vita.Detto in altri termini, creazio-ne e incarnazione mostranocon sufficiente chiarezza chetutto ciò che è cristiano èprofondamente umano. E vi-ceversa, tutto ciò che èprofondamente umano è sin-ceramente cristiano. Non esi-ste separazione perché GesùCristo, logos del Padre «nelquale ogni cosa è stata fatta»(Col 1) è perfetto uomo e uo-mo perfetto. In Lui sono desti-nate a compiersi le aspirazionidell’uomo chiamato a diven-tare figlio del Padre suo, che èAmore.

Editoriale

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Buoni cristiani...Nella polemica che da semprecontrappone religione e politi-ca (quest’ultima nel senso no-bile di forma del vivere comu-ne) il cristiano sa allora di po-ter contare su una ricchezza dicontenuti tale da rendere risi-bili le lusinghe (o le feroci cri-tiche) dei suoi detrattori, chevorrebbero confinarne l’impe-gno in un ambito meramenteprivato.Egli sa infatti che poiché la sa-pienza divina si è fatta carne,la ragione umana è stata vivi-ficata: essa non solo non puòessere contro la fede, ma la so-stiene, e sa di potersi esercita-re, viceversa, sostenuta pro-prio dalla fede in tutte lerealtà umane quale talento do-nato da Dio.Il cristiano sa che poiché Dioha creato l’uomo e in Cristo neha assunto addirittura la natu-ra elevandola al piano divino,le regole del vivere umano ri-velate nei comandamenti, nonpossono davvero dirsi impo-ste dall’esterno ma sono spec-chio rivelatore di un interno. Egli sa che l’interesse per lerealtà terrene è legittimo, alpunto che esiste una vera vo-cazione laicale: quella di farlievitare questo mondo in -troducendo Cristo nella vita mediante i propri talenti,

perché Egli la possa salvare. Il cristiano non è un ingenuo:sa chiamare per nome le po-tenze buone e cattive che siagitano dentro e fuori il cuoredell’uomo, sostenendolo otentandolo. Ma sa soprattuttoche poiché Dio è amore, il suoregno nobilita l’uomo. Perquesto, riconosce che il benecomune – fine del vivere so-ciale – può essere perseguitosolo quando sia intriso di taleAmore.

...e onesti cittadiniPer contro, il cristiano è prepa-rato a rispondere a molte ac-cuse mostrandone l’infonda-tezza o l’incongruità. Peresempio ricordando che nonha senso immaginare unoStato che gestisce la sfera pub-blica ignorando totalmente ilpiano privato dei suoi cittadi-ni, il loro ethos. Il fondamento,infatti, di una società che siesprime come Stato è costitui-to da un insieme di valori chenon si mettono ai voti (lo ri-cordava peraltro già il paganoSofocle nell’Antigone). Su talebase, lo Stato si dota di regoleche non sono dunque giustesolo perché legali (con questoprincipio imperversano le dit-tature), ma che si devono tra-durre in legge quando sonogiuste.

Altro esempio: il cristiano nonconfonde l’imparzialità con laneutralità, che in una scelta tradue opzioni soltanto – religio-ne o non religione – è un mo-do di diventare proprio ciòche si vorrebbe evitare, cioèconfessionali. Il cristiano sa,piuttosto, che la religione, cheattraversa da sempre la so-cietà perché tocca il cuore diogni uomo, non rappresentanella gestione della cosa pub-blica una minaccia da cuiguardarsi, ma una grandezzadi segno positivo, da esibire alnon credente almeno come ri-sorsa. Si inquadra bene a questo li-vello il discorso sulla libertàreligiosa: non già libertà dalloStato o dalla religione, e nem-meno semplice assenza dicoercizione esterna alla pro-fessione delle proprie convin-zioni. Piuttosto possibilità diesprimere pubblicamente ipropri convincimenti e darnetestimonianza con comporta-

menti conseguenti, civilmenterilevanti.Non c’è spazio per continuare.Un certo cattivo illuminismo,che ha instillato nelle menti dimolti – anche credenti – unabuona dose di supponenza, haintossicato molta parte del no-stro vivere comune degli ulti-mi anni. Aiutare a riordinarele idee, con i tempi che corro-no, può rappresentare unaforma di carità non meno im-portante di quella di chi donadenaro al bisognoso. Sono leidee del resto i binari su cuimuovono le azioni.Sulle banconote da un dollaroc’è scritto: “In God We Trust –In Dio noi confidiamo”.Quando chi le maneggia cicrederà davvero, maturandoidee ispirate alla bontà, forseinizierà l’alba di un mondonuovo. Certamente più uma-no.

don Fabrizio Ferrero(Docente al Liceo

«Faà di Bruno», Torino)

Editoriale

Per approfondireDocumenti:

PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, LibreriaEditrice Vaticana, Città del Vaticano 2004, Parte Terza,cap. XII/2 “Dottrina sociale ed impegno dei fedeli laici”,nn° 541 – 574; CONCILIO VATICANO II, Lumen Gentium, co-stituzione dogmatica sulla Chiesa, 1964; CONCILIOVATICANO II, Gaudium et Spes, costituzione pastorale su laChiesa nel mondo contemporaneo, 1965; COMMISSIONETEOLOGICA INTERNAZIONALE, Alla ricerca di un’etica univer-sale: nuovo sguardo sulla legge naturale, 2009; CONGRE -GAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Nota dottrinale circaalcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento deicattolici nella vita politica, 24 novembre 2002 (testi disponi-bili anche sul sito: www.vatican.va).

Per inquadrare il problema:VALERIO ZANONE, voce: «Laicismo» in: NORBERTO BOBBIO,NICOLA MATTEUCCI, GIANFRANCO PASQUINO, Il Dizionario diPolitica, UTET, Torino 2004; Nicola Abbagnano, voce:“Laicismo” in: Dizionario di filosofia, TEA, Milano 1993 [ri-st. 2ed. UTET, Torino 1971]; AA. VV., Laicità e relativismonella società post-secolare, a cura di STEFANO ZAMAGNI eADRIANO GUARNIERI, Il Mulino (Percorsi), Bologna 2009;FRANCESCO D’AGOSTINO, GIUSEPPE DALLA TORRE, CARLOCARDIA, SERGIO BELARDINELLI, Laicità cristiana, San Paolo(Le ragioni del diritto – 13), Cinisello Balsamo 2007; LUISF. LADARIA, Gesù Cristo salvezza di tutti, EDB, Bologna2009 [2007]; TULLO GOFFI, GIUSEPPE DELLA TORRE, voce:“Laicismo”; GIUSEPPE DELLA TORRE, voce: “Laico/Laicità”in: Enciclopedia filosofica (a cura del Centro Studi Filosoficidi Gallarate), nuova edizione, Bompiani, Milano 2006,vol. 6, pp. 6169-6174 (con ampia bibliografia).

Testimonianze:AGOSTINO CASAROLI, Il martirio della pazienza. La SantaSede e i paesi comunisti (1969-1989), Einaudi, 2000;GIOVANNI FERRETTI, Dialogare oggi tra fede e pensiero.Intervista con Giorgio Agnisola, Il Pozzo di Giacobbe,Trapani 2010.

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Il concetto cristiano di giu-stizia ha radici profonde:nella Sacra Scrittura que-

sto termine ricorre insistente-mente dai primi libri dellaGenesi fino all’Apocalisse, ar-rivando ad essere nominatooltre 500 volte. Prima di chie-derci perché la Chiesa ha rite-nuto di inserire la giustiziaaddirittura tra la quattrovirtù cardinali, cioè tra le fon-damenta stesse del nostro vi-vere umano, proviamo quin-di a riassumere quale concet-to di giustizia emerge dallaBibbia.

Nell’Antico Testamentoquesta parola è utilizza-

ta soprattutto in riferimentoalla giustizia di Dio, cioè alsuo rispetto dell’alleanza sti-pulata con il popolo diIsraele, e per esteso anche allagiustizia umana: l’uomo giu-sto è colui che cammina al-l’interno di questa alleanza(“Chi è saggio comprenda queste

cose, poiché rette sono le vie delSignore, i giusti camminano inesse”, Osea 14,10). In questosenso, esempi di “uomini giu-sti” dell’Antico Testamentopossono essere trovati in Noè,che mantiene intatto il suorapporto con Dio nonostantela generale corruzione dei co-stumi della sua epoca (“Noèera uomo giusto e integro tra isuoi contemporanei e cammina-va con Dio”, Genesi 6,9), o inGiobbe, che aveva fatto dellagiustizia il suo stile in ogniambito della vita (“C’era nellaterra di Uz un uomo chiamatoGiobbe: uomo integro e retto, te-meva Dio ed era alieno dal male”Giobbe 1,1). Il concetto ebrai-co di giustizia quindi non èparticolarmente riferito alpiano legale quanto piuttostoal rispetto di un patto tra piùsoggetti, al compimento dellereciproche aspettative di unarelazione, sia essa con Dio,con un proprio simile o conuna intera comunità. Già

dall’Antico Testamento, inol-tre, sono evidenti le basi divi-ne della giustizia, il suo esse-re conseguenza di un dono diDio agli uomini, che sarà poiripresa nel Nuovo Testa -mento e in particolare in SanPaolo.Nei Vangeli, Gesù si presentacome Colui che è venuto perportare l’alleanza e la volontàdel Padre alla piena realizza-zione (“Non pensate che io siavenuto ad abolire la Legge o iProfeti; non sono venuto perabolire, ma per dare compimen-to”, Matteo 5,17). Il concettodi giustizia espresso nelNuovo Testamento riprendequindi quello dell’Antico,cioè il camminare saldamenteall’interno del patto con Dio,rinnovato e vivificato dallapersona di Gesù, che con ilsuo sacrificio porta rimedioalla rottura di questa alleanzada parte dell’uomo. Non a ca-so Gesù inizia la sua missionepubblica proprio facendosi

battezzare da Giovanni “per-ché sia adempiuta ognigiustizia” (Matteo 3,15) e chia-ma beati coloro che “hanno fa-me e sete di giustizia” (Matteo5,6), cioè aspirano nel profon-do dell’animo a ricevere emettere in pratica la giustiziache viene da Dio, vista comequalcosa di indispensabilequanto l’acqua e il cibo.E qui possono iniziare le diffi-coltà: le Scritture chiarisconoche l’uomo è chiamato allagiustizia, ma cosa significa,nel concreto, praticare la giu-stizia?

Il Catechismo della ChiesaCattolica, riprendendo gli

insegnamenti del dottore del-la Chiesa San Tommasod’Aquino, dà questa rispostasemplice ma efficace nella de-finizione di giustizia comevirtù cardinale: “La giustizia èquella virtù morale che consistenella costante e ferma volontà didare a Dio e al prossimo ciò che èloro dovuto [1807]”. Da notareche, se decontestualizzato,questo potrebbe anche sem-brare un invito a rispondereal bene con il bene ma al ma-le con il male, in quanto l’e-spressione “cioè che è dovu-to” non ha necessariamenteuna connotazione positiva.Occhio per occhio e dente perdente, quindi? Ovviamenteno: l’intero messaggio cristia-no, e quindi anche il sensodella giustizia umana, è sem-pre da leggere alla luce delsupremo comandamento del-l’amore: “Amerai il Signore Diotuo con tutto il tuo cuore, contutta la tua anima, con tutta latua mente (Matteo 22,37)” e“amerai il prossimo tuo come testesso (Matteo 22,39)”, addi-rittura “amatevi come io vi hoamato (Giovanni 13,34)”. E l’a-more cristiano non puòche escludere categoricamen-

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Virtù

Ma che cos’è

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te qualunque forma di giusti-zia vendicativa. Cosa ben diversa è la legitti-ma e doverosa indignazionedavanti all’ingiustizia, e la re-lativa reazione: il paragrafodel Catechismo sopra citatoprosegue infatti affermandoche “La giustizia verso gli uo-mini dispone a rispettare i dirittidi ciascuno e a stabilire nelle re-lazioni umane l’armonia chepromuove l’equità nei confrontidelle persone e del bene comune[1807]”, e nei capitoli succes-sivi viene chiarito che sia isingoli che gli stati sono chia-mati a lottare contro le viola-zioni di questi principi, adesempio quando si affermache: “L’eguale dignità delle per-sone umane richiede l’impegnoper ridurre le disuguaglianze so-ciali ed economiche eccessive.Essa spinge ad eliminare le disu-guaglianze inique [1947]”; “Lasocietà assicura la giustizia so-ciale realizzando le condizioniche permettono alle associazionie agli individui di ottenere ciò acui hanno diritto [1943]”, “Ècompito dello stato difendere epromuovere il bene comune dellasocietà civile [1927]”. La giustizia verso Dio e versol’uomo, quindi, è vista comeun prerequisito essenzialeper poter costruire il bene co-mune, cioè una società in cuisiano riconosciuti a ognuno ladignità e i diritti intrinsecinell’essere umano, e in cuiognuno possa “raggiungere lapropria perfezione [1906]”.Volendo approfondire il pen-siero di San TommasoD’Aquino sulla questione, dalmomento che ha avuto unaprofonda influenza sulla con-cezione cristiana di giustizia,troviamo che riprende gli in-segnamenti di Aristotele nelclassificare la giustizia comecommutativa, distributiva olegale. Nel primo caso si trat-

ta di giustizia nei rapporti trasingoli, cioè di riconoscere al-l’altro ciò che gli è dovuto perdiritto, anche se ci è indiffe-rente o addirittura ostile. Ilsecondo e il terzo caso sonoinvece riferiti ai rapporti tra ilsingolo e la comunità, cioè l’e-qua distribuzione ai singolidei beni comuni da parte del-l’autorità e la necessità per isingoli di fare il loro doverenei confronti della comunità.Si ha la piena giustizia quan-do c’è il giusto equilibrio e lagiusta considerazione di tuttee tre queste forme.

Per avere una visione d’in-sieme del concetto cristia-

no di giustizia occorre infineconsiderare l’insegnamentodi San Paolo sulla giustifica-zione, cioè il procedimentomediante il quale Dio ci ren-de giusti. Come già vistodall’Antico Testamento, infat-ti, la giustizia è un dono diDio, a cui l’uomo da solo nonsarebbe in grado di arrivare

in quanto peccatore. “Giusti -ficati dunque per la fede, noi sia-mo in pace con Dio per mezzodel Signore nostro Gesù Cristo(Romani 5,1)”. Con il sacrifi-cio di Cristo, in particolare,Dio ha liberato l’uomo dal pe-so del peccato, rendendolo ingrado di partecipare alla giu-stizia e alla salvezza di Dio.“Come dunque per la colpa diuno solo si è riversata su tutti gliuomini la condanna, così ancheper l’opera di giustizia di uno so-lo si riversa su tutti gli uomini lagiustificazione che dà vita(Romani 5,18).”; “Non c’è dun-que più nessuna condanna perquelli che sono in Cristo Gesù(Romani 8,1)”. D’altra parte, la libertà del-l’uomo gli consente, con lesue azioni, di separarsi volon-tariamente da Dio, anche do-po essere stato giustificato,rendendo necessaria unanuova riconciliazione. Il dare maggiore peso all’unoo all’altro di questi due aspet-ti è stato una delle divergenze

che hanno portato allo scismaprotestante e hanno divisoper lungo tempo la teologiacattolica da quella luterana.Con la Dichiarazione con-giunta sulla Dottrina dellaGiustificazione del 1999, tut-tavia, cattolici e luterani han-no riconosciuto come questidue aspetti siano tra lorocomplementari e, pur rima-nendo delle differenze inaspetti collegati ad essa, adesempio sulla necessità delSacramento della Riconcilia -zione, la dottrina della giusti-ficazione non costituisca piùdi per sé un fattore di divisio-ne: “Le Chiese luterane e laChiesa cattolica romana hannoascoltato insieme la buona novel-la proclamata dalla SacraScrittura, ciò che ha permesso lo-ro, unitamente alle conversazio-ni teologiche di questi ultimi an-ni, di pervenire ad una compren-sione condivisa della giustifica-zione.”

Stefano Costantino

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Virtù

la giustizia?

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Ricordo un malato an-ziano. Stava per mori-re. Aveva vissuto senza

legge morale per tutta la vita.Piangendo, diceva: “Ho sba-gliato tutto”. Gli ho detto:“Fai presto, l’aereo sta par-tendo. Chiedi perdono alSignore, sei ancora intempo”. Ormai mi sento un prete difrontiera perché ogni giorno,all’IRCC di Candiolo, sono acontatto con malati terminali.Quale conforto dare? Comesuggerire che c’è un dopo edè meglio perché è oltre ciò chepossiamo immaginare? Comefar capire al malato, ai paren-ti, al personale che ci sonodelle cure che solo unMedico, Gesù Cristo, può da-re?Per andare da qualsiasi parteè necessario un mezzo di tra-

sporto: gambe, bicicletta, au-tomobile, treno, nave, aereo.Quale mezzo dobbiamoprendere per andare in para-diso?Nessuno di noi sa dove sia ilparadiso. Men che meno sap-piamo quale mezzo di tra-sporto prendere, dove acqui-stare il biglietto, quali bagaglipossiamo portarci.Parlare di giustificazione si-gnifica trovare risposta a que-sti importanti quesiti.

1. Giustificazione

Portare la giustificazione.Chi di noi non ha avuto

questo problema a scuola? Io,in terza media, ho tagliato lascuola per andare a giocare apallone. Il preside non mi ha accettatosenza giustificazione. Sicco -

me mio papà non voleva fir-mare il falso, ho dovuto direche avevo tagliato. Sette dicondotta.Giustificazione significa: tunon puoi entrare, ma ti accet-to perché qualcuno garanti-sce per te.Qualcosa di simile accade perla vita eterna: nessuno di noiè giusto, siamo impresenta-bili al Padre Eterno, qualcu-no deve firmare la giustifica-zione.

2. Impresentabili

Abbiamo perso il senso delpeccato e quindi smarri-

to il senso di Dio. Se non c’è peccato, che biso-gno c’è di un Salvatore? Scrive San Giovanni: “Se di-ciamo che siamo senza pecca-to, inganniamo noi stessi e la

verità non è in noi. Se ricono-sciamo i nostri peccati, egliche è fedele e giusto ci perdo-nerà i peccati e ci purificheràda ogni colpa. Se diciamo chenon abbiamo peccato, faccia-mo di lui un bugiardo e la suaparola non è in noi”.Siamo impresentabiliall’Altissimo: “fornicazione,impurità, libertinaggio, idola-tria, stregonerie, inimicizie,discordia, gelosia, dissensi,divisioni, fazioni, invidie,ubriachezze, orge e cose delgenere” sono comportamentiamorali o immorali. Altre vol-te bugiardi, idolatri, impuri,litigiosi, incapaci di pregare,eccessivamente attenti allecose materiali.

3. Una colossale stupidaggi-ne: La salvezza fai da te

La stupidaggine più colos-sale dei nostri tempi è il

“fai da te”, anche nella vitaspirituale. È come se io decidessi di sca-lare l’Everest da solo, senzaconoscere la montagna, senzaalcun allenamento, senza unaguida. Il viaggio verso l’aldilà è ilpiù importante di tutti. Nonpossiamo sbagliare meta oaddirittura direzione: sono inpalio la felicità o la danna-zione eterna.Quanti cristiani “fai da te”. Ose preferite un altro modo didire, quanti cristiani “anchese”.Qualche esempio, tanto percapire:

• Sono cristiano ANCHE SEnon vado a Messa la do-menica. Nonostante Gesù abbiadetto: “Prendete e mangia-te; questo è il mio corpo”.

• Sono cristiano ANCHE SE

L’aereo per

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In Volo

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non mi confesso perchè iodico a Dio direttamente imiei peccati.Nonostante Gesù abbiadetto: “a chi rimetterete ipeccati saranno rimessi e achi non li rimetterete, re-steranno non rimessi”.

• Sono cristiano ANCHE SEnon amo la Chiesa, la criti-co, parlo male del Papa edei Vescovi oppure non ac-cetto i loro insegnamenti. Nonostante Gesù abbiadetto agli apostoli ed ai lo-ro successori: “Chi ascoltavoi ascolta me, chi disprez-za voi disprezza me. E chidisprezza me disprezza co-lui che mi ha mandato”.

• Sono cristiano ANCHE SEnon vivo questo o quel co-mandamento. Nonostante Gesù abbiadetto: “Se vuoi entrare nel-la vita, osserva i comanda-menti”.

• Sono cristiano ANCHE SEnon prego, oppure se pre-go poco e dono a Dio i rita-gli di tempo. Nonostante Gesù abbiadetto: “Vegliate e pregatein ogni momento”.

• Sono cristiano ANCHE SEdo scandalo ai più piccolifacendo o tollerando il ma-le, senza prendere in modochiaro le distanze da esso.Nonostante Gesù abbiadetto: “Chi scandalizzauno di questi piccoli checredono, è meglio per luiche gli si metta una macinada asino al collo e vengagettato nel mare”.

• Sono cristiano ANCHE SEcritico il prossimo, mormo-ro, giudico, parlo male de-gli altri, metto in evidenza

le aggravanti, non vedo ilpositivo che hanno.Nonostante Gesù abbiadetto: “Non giudicate, pernon essere giudicati”.

4. Gesù, il giustificatore

Gesù è l’aereo per il para-diso, la strada sicura, l’a-

mico che ci tiene per mano,colui che ci salva da noi stessie dalle nostre stupidaggini:“chi segue me, non camminanelle tenebre”.Gesù, morendo sulla croce,ci rende presentabili alPadre: “Se qualcuno ha pec-cato, abbiamo un avvocatopresso il Padre: Gesù Cristogiusto. Egli è vittima di espia-zione per i nostri peccati; nonsoltanto per i nostri, ma an-che per quelli di tutto il mon-do”.Solo Gesù conosce la stradaper andare in Paradiso: “Nonsia turbato il vostro cuore.

Abbiate fede in Dio e abbiatefede anche in me. Nella casadel Padre mio vi sono moltiposti. Se no, ve l’avrei detto.Io vado a prepararvi un po-sto; quando sarò andato e viavrò preparato un posto, ri-tornerò e vi prenderò con me,perchè siate anche voi dovesono io. E del luogo dove iovado, voi conoscete la via. Glidisse Tommaso: “Signore,non sappiamo dove vai e co-me possiamo conoscere lavia?”. Gli disse Gesù: “Io so-no la via, la verità e la vita.Nessuno viene al Padre senon per mezzo di me”.Accogliere o rifiutare Gesù.Prendere o lasciare. Con Luio senza di Lui.A ciascuno di noi la scelta.

5. Se vuoi

Gesù (con i suoi annessi econnessi: Vangelo, Chie -

sa, Sacramenti) è molto ri-

spettoso della nostra libertàpersonale. Nell’episodio delgiovane ricco, Gesù usa que-sta espressione: “Se vuoi en-trare nella vita, osserva i co-mandamenti”; “se vuoi esse-re perfetto, và, vendi quelloche possiedi, dallo ai poveri eavrai un tesoro nel cielo; poivieni e seguimi”.Ciascuno di noi è invitato aprendere posizione nei con-fronti di Gesù, del suo stile,delle sue scelte e delle sueproposte. Gesù propone il suo Vangeloa tutti: non è obbligatorio es-sere cristiani, cioè di GesùCristo.Una volta accolto il cristiane-simo, a nessuno è concessodi deformarlo con aggiunte oriduzioni. Dal cristiano ANCHE SE cheè in me, liberami o Signore.

don Carlo Chiomento

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il paradisoIn Volo

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Il Cairo: ragazzino egiziano uccisoin classe perché non nascondevala croce

Un ragazzino egiziano di sedici an-

ni è stato picchiato a morte dai

suoi compagni di classe perché

era cristiano. E’ successo il 16 ottobre

scorso, una settimana dopo la strage di

Maspero – ventotto manifestanti copti

uccisi dall’esercito davanti alla sede del-

la televisione di stato – quando l’ondata

di violenza religiosa era al suo massimo

e al Cairo era sufficiente avere una cro-

ce sul cruscotto della macchina per ri-

schiare di trovare il parabrezza sfonda-

to. Il delitto era stato classificato all’inizio

come un episodio di bullismo finito ma-

lissimo, un litigio per un posto a sedere,

ma il racconto che sta venendo fuori

non lascia dubbi: il professore ha preso

per la gola il ragazzo, Ayman Nabil

Labib, “e l’ha quasi soffocato”, perché

prima si era rifiutato di coprire una croce

tatuata sul polso – com’è comune tra i

copti – e poi aveva tirato fuori da sotto la

maglietta anche quella che portava al

collo. Alcuni compagni si sono uniti al

professore nel pestaggio e poi, quando

Ayman è scappato dalla classe, l’hanno

rincorso nei bagni e l’hanno ammazzato

di botte. Due di loro ora sono stati arre-

stati e, due settimane dopo la morte, il

padre ha accettato di raccontare la sto-

ria. Il professore, che si è rivolto alla

classe dicendo “Che cosa facciamo ora

con lui?”, assieme a due bidelli che han-

no indicato ai ragazzi dove andare a fi-

nire Ayman, non sono stati arrestati e

nel frattempo sono scomparsi.

E’ questa differenza di trattamento da

parte dello Stato che fa esasperare i

copti. Gli aggressori agiscono su uno

strato sicuro di impunità garantita che

parte dai litigi di cortile e sale fino alle

massime autorità, che hanno plateal-

mente mentito sulla strage di Maspero

addossandone la colpa alle vittime e fal-

sificando i dati. (Il Foglio, 11 novembre

2011).

Bombay: oltre 2.000 i casi dipersecuzioni contro i cristianiin India nel 2011, in costante crescita

Sono 2.141 i cristiani colpiti da ag-

gressioni, attacchi e persecuzioni

nel 2011, senza contare le loro famiglie,

parenti e amici, vittime indirette. Si pre-

vede che le persecuzioni, opera di grup-

pi estremisti indù, cresceranno nel

2012. E’ lo scenario tracciato dal nuovo

Rapporto 2011 sulle Persecuzioni in

India, pubblicato oggi dal “Catholic

Secular Forum” (CSF), Organizzazione

ecumenica fondata da cattolici indiani,

sostenuta dal Car -

dinale Oswald Gra -

cias, Arcivescovo di

Bombay. Il Rapporto

traccia un quadro a

tinte fosche, in cui la

violenza anticristiana

degli induisti radicali

è definita “un virus

che infesta la so-

cietà”. La persecu-

zione infatti “è diven-

tata più diffusa, e co-

pre quasi tutti gli sta-

ti del paese”.

Un minimo di 1.000

famiglie cristiane so-

no state colpite da questi attacchi: il

Rapporto denuncia “una campagna pre-

meditata” contro bersagli deboli e, date

le segnalazioni già ricevute, prevede un

aumento nel 2012. Il testo evidenzia

250 tra i crimini più gravi e solleva que-

stioni rilevanti sulla libertà di fede, sull’a-

buso dei diritti umani e dei diritti costitu-

zionali. Secondo il CSF, gli episodi cen-

siti sono solo quelli portati alla luce e de-

nunciati dai mass-media: se si aggiun-

gessero quelli non registrati il numero

totale potrebbe triplicare.

Le principali vittime sono i bambini e le

donne. I bambini, “osservatori inermi dei

crimini”, subiscono effetti come la priva-

zione di istruzione elementare, la mal-

nutrizione, la vita nei campi profughi, la

paura e l’insicurezza finanziaria, l’abuso

e il lavoro minorile. Vulnerabili anche le

donne: suore, sorelle, mogli o figlie di

pastori o di leader delle comunità, sono

prese di mira con stupri e molestie ses-

suali.

Il giudice Michael F. Saldanha, com-

mentando il Rapporto, ha chiesto l’at-

tenzione nazionale e internazionale, af-

fermando che “la polizia, la burocrazia e

la magistratura danno l’impressione di

aver abdicato al loro dovere”. Secondo il

prof. Ram Puniyani, studioso dei gruppi

estremisti indù, “gli affiliati dell’Hindutva

(l’ideologia dell’induità, ndr) hanno or-

mai chiaramente rivolto la loro attenzio-

ne sui cristiani, soprattutto tribali e adi-

vasi, trovando nelle comunità bersagli

facili, con scarso timore di ritorsioni”.

Secondo i gruppi estremisti indù, i mis-

sionari cristiani convertono con la forza,

la frode e la seduzione, e dunque “sono

una minaccia per l’induismo”. Questa te-

si, ha detto il prof. Puniyani, è smentita

dai fatti, dato che la percentuale dei cri-

stiani in India è diminuita: erano il 2,60%

della popolazione nel 1972, il 2,44% nel

1981, il 2,30% nel 2001. (Agenzia Fides

13 gennaio 2012)

Pechino: il gesto eroicodi un cattolico disabile

Wu Wen De, cattolico disabile che

ha sacrificato la propria vita per di-

fendere una ragazza da un rapinatore, è

stato scelto dai più importanti mass me-

dia cinesi come uno dei dieci personag-

gi che hanno commosso la provincia

dell’He Bei, roccaforte della Chiesa cat-

tolica cinese, con il suo comportamento

eroico. I cattolici locali hanno ricono-

sciuto la sua autentica testimonianza di

fede, resa con la vita, sull’esempio di

Cristo che ha dato la vita per amore del

prossimo. Secondo quanto riferito

all’Agenzia Fides da Faith dell’He Bei,

nel pomeriggio del primo maggio del-

l’anno scorso, il grido disperato di aiuto

di una ragazza ha rotto la tranquillità

della piccola cittadina di Gao Cheng,

nella provincia dell’He Bei. Nessuno dei

diversi passanti, a piedi o in macchina,

si è fermato per dare una mano alla ra-

gazza che stava lottando con un rapina-

tore. Wu Wen De, che stava pulendo il

camino di una fabbrica di ferro nelle vi-

cinanze, dopo aver sentito le urla è su-

bito corso verso il luogo dove si stava

consumando la rapina, nonostante fos-

se disabile dalla nascita a causa della

poliomielite. Non ha esitato ad affronta-

re il rapinatore, ma l’uomo, inferocito, gli

ha inferto 11 coltellate. Wu Wen De è

morto per dissanguamento subito dopo

essere stato portato in ospedale. Al suo

funerale era presente non solo l’intera

comunità cattolica, ma anche tantissima

gente comune venuta spontaneamente,

oltre alle autorità comunali e provinciali.

Wu Wen De è stato nominato come

“esempio morale della città”, “eroe di

giustizia e di coraggio”, con un ricono-

scimento ufficiale. (Agenzia Fides, 17

gennaio 2012)

Rio de Janeiro: La chiesetta

nello stadio non si abbatte!

Uniti dalla passione per il pallone ma,

soprattutto, da una fede profonda:

le attenzioni dei giocatori e dei tifosi di

quello che si definisce «il club calcistico

più cattolico del Brasile» sono in questi

giorni rivolte non solo al campionato,

che si conclude domenica, ma anche su

una «partita» che, per una volta, non ha

niente di agonistico ma riguarda invece

la sopravvivenza di un luogo di culto. Sì

perché i giocatori e i tifosi del Vasco de

Gama, che assieme al Botafogo, al

Fluminense e al Flamengo è una delle

principali squadre calcistiche di Rio de

Janeiro, stanno conducendo una stre-

nua resistenza contro il progetto edilizio

che prevede l’abbattimento della cap-

pella dedicata a Nostra Signora delle

Vittorie, attigua allo stadio São Januário,

per ampliare una curva e dotare l’im-

pianto sportivo di un maggior numero di

posti. Il «no» al progetto d’ampliamento

è stato netto ed è contenuto in una deli-

bera, approvata all’unanimità dal consi-

glio direttivo della società sportiva. Il

Club de Regatas Vasco de Gama, così

chiamato in onore del famoso esplorato-

re portoghese, è una società polisporti-

va fondata il 21 agosto 1898, anche se

la sezione dedicata al calcio risale al 5

novembre 1915. I suoi fondatori furono

degli immigrati dal Portogallo, tanto che

ancor oggi la squadra ha un vasto se-

guito nella comunità d’origine lusitana

che vive a Rio. I giocatori della squadra

calcistica portano una piccola croce co-

me simbolo sulla maglia e sono consi-

derati tra i più forti del Brasile. Lo stadio

in cui di solito gioca-

no è il São Januário

e solo le partite più

importanti vengono

disputate nel moder-

no Maracanã. Il pro-

getto d’ampliamento

della struttura sporti-

va dovrebbe com-

portare la demolizio-

ne del luogo di culto

per far posto a nuo-

ve tribune, ma que-

sto urta la devozione

della squadra e dei

suoi tifosi a Nostra

Signora delle Vittorie, una tradizione ini-

ziata nel 1923 anche per la profonda fe-

de che aveva nella Vergine Maria l’allo-

ra presidente sportivo Antonio Campos.

Il luogo di culto, adiacente a una delle

uscite dallo stadio, venne consacrato

nel 1955. Alla vigilia dell’inizio del

Campionato mondiale di calcio del

1958, che venne giocato in Svezia, nel-

la piccola chiesa si riunirono in preghie-

ra i giocatori della nazionale brasiliana,

compreso l’allora giovanissimo Pelé,

per invocare la vittoria. Un’altra cerimo-

nia si svolse al ritorno per ringraziare la

vergine per il successo conseguito.

Quindi, la cappella costituisce un patri-

monio unico che i giocatori e i tifosi del

Vasco de Gama non vogliono perdere.

La devozione della squadra è talmente

forte che l’allenatore e gli atleti incontra-

no i giornalisti con accanto una statuina

della Madonna. Sono sempre tanti i fe-

deli che si recano ogni giorno a pregare

nella cappella. Nella chiesa, oltre alla

tradizionale celebrazione di matrimoni e

battesimi, dal prossimo anno si dovreb-

bero organizzare anche dei corsi di ca-

techesi ai quali i ragazzi delle squadre

giovanili del Vasco de Gama saranno te-

nuti a partecipare perché i dirigenti spor-

tivi sono convinti che «incamminare inostri ragazzi verso la fede cristiana è lacosa più importante». (da l’Osservatore

Romano, 4 dicembre 2012).

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Persecuzione...

Dove tira il Vento...Avvenimenti su cui riflettere!

Secondo i dati dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), tra il 2000 e il 2010, sono

stati 160.000 l’anno i cristiani uccisi nel mondo per la loro fede: tre ogni dieci minuti. I dati per il 2011 sono solo par-

zialmente più confortanti: si stima che le vittime siano state comunque superiori a 100.000. L’arcivescovo Dominique

Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, riassume la situazione così: «i seguaci di Gesù sono ilgruppo religioso più perseguitato al mondo». Tuttavia, i grandi media, a parte alcune eccezioni*, non si soffermano su que-

sto argomento… per questo, abbiamo pensato di riportare di seguito alcune notizie, provenienti da tutto il mondo (Egitto,

India, Cina, Brasile), su cui è opportuno riflettere. Gli esempi di cristiani che non hanno paura di testimoniare ciò in cui

credono, fino a rischiare la propria vita, si contrappongono al relativismo della nostra società occidentale, e al sentimen-

talismo – o alla superficialità – della nostra fede. «Se io non faccio reagire la fede nella mia quotidianità, se non rischio lavita affrontandola a partire dalla fede dentro la grande famiglia della Chiesa, non potrò più percepire gli uomini uccisi dal-l’altra parte del mondo come miei fratelli», sottolinea padre Bernardo Cervellera, missionario e direttore di Asianews, in-

tervistato da Mauro Pianta per “Vatican Insider”, lo scorso 11 ottobre: «Dai nostri fratelli perseguitati possiamo re-impara-re la bellezza della fede. Solo la scoperta di questa bellezza ci renderà capaci di rischiare la vita per Cristo, magari in unmodo diverso rispetto al tipo di martirio cui sono chiamati loro».

Il Vento

* Poco prima di andare in stampa, ecco l’eccezione! Lo scorso 31 dicembre, sul settimanale britannico “The Economist”, è stato pubblicato un

articolo dal titolo “Christians and lions” (Cristiani e leoni), proprio sul tema della libertà religiosa e sulle persecuzioni ai cristiani. L’autore scrive-

va: «anche i non-cristiani dovrebbero preoccuparsi di questo. Tra i valori liberali, la libertà di professare una qualsiasi religione o nessuna, ha unruolo centrale». Che qualcuno stia cominciando a rendersene conto?

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Il testamento di Tito

Vi ricordate «Il testamen-to di Tito»? La canzoneiniziava così: “Non

avrai altro Dio all’infuori di me:/spesso mi ha fatto pensare./Genti diverse, venute dall’est,dicevan che in fondo era uguale./Credevano in un altro diverso daTe e no, non mi hanno fatto delmale”. Con magistrale poesia,in uno degli album a mio giu-dizio più profondi, il suo au-tore Fabrizio De André rivisi-tava i Dieci comandamenticon gli occhi di un ladrone,che giunto al termine della vi-ta, in una sorta di esame dicoscienza finale, cercava ditrovare una giustificazione a

molte contraddizioni (in fon-do subite) durante la propriaesistenza. In realtà, dietro si-tuazioni presentate ad arteper sfumare i limiti dei co-mandamenti e smorzarne itoni assoluti, la canzone invi-tava se non proprio a simpa-tizzare con il ladrone, quanto-meno a lasciarne sospeso ilgiudizio: non solo per cristia-na compassione, ma per uma-na giustizia. La vita può esse-re una tragedia, ecco la tesi: acui spesso non è possibileporre rimedio, ma solo op-porre coraggio – e un po’ diumanità – per affrontareeventi tristi e malvagi, inelut-tabili. Dietro esistenze danna-te, i trasgressori della morale

possono essere, talvolta, deipiccoli (tragici) eroi.

Domande dure

Beh, al di là della canzone edel suo autore, penso che

a molti sia capitato, durante ipropri esami di coscienza, diriflettere sul senso di questicomandamenti. Perché se-guirli? Perché rispettarli? Conuna battuta acuta e pungente,Oscar Wilde ricordava che«tutti i piaceri della vita: o sonoimmorali, o sono illegali o fannoingrassare». Gli faceva eco lasceneggiatura del filmL’Avvocato del Diavolo, in cuiAl Pacino (il Diavolo appun-to) mette in guardia l’avvoca-to Kevin (Keanu Reeves) dalsadismo di Dio. Che padroneassenteista è Dio che ti vietaproprio quando ti invita. Tidice: «Guardare, ma non tocca-re. Tocca, ma non gustare.Gusta, ma non inghiottire…Non Dio ma io, Kevin, sono ilvero umanista!». Già, perché vietare ciò che ècosì umano? Perché mortifi-care i desideri? Perché poi lodovrebbe fare un estraneo co-me Dio? Per gelosia della feli-cità umana?Sotto l’effetto della passione,le domande bruciano. Equando ci si trova in prima li-nea, non si hanno né il temponé la possibilità di discuteresulla bontà della guerra: biso-gna farlo prima. Ecco perchétrovo sempre utile, nei mo-menti di calma dalle emozio-ni, raffreddate da un po’ di lo-gica, provare a pesare le ra-gioni e misurare i contorni diquei Dieci comandamenti cheproprio Gesù, Figlio di Diofatto uomo (vero uomo!) nonè venuto ad abolire, ma a por-tare a compimento. Provo disolito a rileggerli al contrario:ad immaginare cioè un mon-

do non soltanto con una mo-rale liberalizzata (per usareun termine che va di moda ainostri giorni), ma in cui siaproprio comandato di fare ilcontrario di quei fastidiosidieci divini divieti. Ne restosempre affascinato e confu-so...

Una lettura al contrario

“Non avrai altro Dio al-l’infuori di me…”

Facciamo all’inverso: diamospazio a tutto ciò che più ciaggrada: macchine, compu-ter, denaro, passioni portateall’eccesso... al punto da farnediventare fonte di totale evincolante adorazione eschiavitù…

“Non nominare il nome diDio invano...” Perché non da-re a Dio la colpa di tutto?Anche delle guerre, delle in-giustizie sociali e dei saccheg-gi all’ambiente… La coscien-za leggera esulterebbe.

“Ricordati di santificare le fe-ste…” Ma è più comodo se, inrealtà, si lavora sette giorni susette: più commercio, più ric-chezza… E poi le feste sonosolo un diritto dell’uomo:perché ricordarsi di Dio,quando si può più comoda-mente festeggiare senza diLui?

“Onora il padre e la ma-dre…”. Mah, forse una fami-glia dove ognuno fa quel chevuole, dove i rapporti affetti-vi e il rispetto sono solo piùun optional, è più facile da ac-cettare: più libertà, meno vin-coli e meno impegni…

“Non uccidere…” E perchénon si può eliminare per sem-pre chi ci ha fatto del male?Sicuramente una via rapidaper risolvere le nostre diatri-be…

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Paradossi

I Dieci comandamenti…

Edvard Munch - L’urlo (1893)

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“Non commettere atti impu-ri”: e quindi, tutto quello pia-ce sia il benvenuto !! Magaricon un po’ di sfruttamentodei più deboli, che male nonfa (tanto loro non si possonoribellare…)

“Non rubare…”. Meglio sa-rebbe se tutti potessero ap-profittare dei beni degli altri:evadere liberamente, fare sol-di immoralmente, renderepovere le persone oneste…

“Non dire falsa testimonian-za…”. Spettegola, menti, svi-lisci la dignità degli altri. Seripeti una bugia dieci, cento,mille volte diventerà verità.La tua.

“Non desiderare la donnad’altri”. Difficile, quando infamiglia le cose non vannosempre nel verso giusto: piùfacile un mondo in cui tutto èconsentito, dove la famigliasia solo il nome dato ad unvecchio concetto di istituzio-ne non più di moda, dove lafedeltà sia solo un brutto vin-colo profondamente in con-trapposizione con la vera na-tura libera dell’uomo…

“Non desiderare le cose d’al-tri”. Meglio una vita piena diinvidia: dà più stimolo ai no-stri pensieri.Signore e signori, ecco a voiun mondo finalmente “positi-vo”, un mondo senza più di-vieti e obblighi, senza più co-strizioni e conseguenti rimor-si… Un mondo a misurad’uomo…

Il Bene rivelato

Non nascondo che moltospesso quanto descritto

è quanto vediamo succedereun po’ dovunque. Ma è since-ramente questo il mondo chevorremmo? Non è forse vero

che proprio perché immersinel suo fango cerchiamo ognigiorno qualcosa che sia altro evada oltre tutto questo?Sull’anonimo muro di cinta diun piccolo paese, qualcunoha lasciata scritta a carattericubitali la propria sete:“Fermate il mondo: voglioscendere!”. La realtà è che iDieci comandamenti non li-mitano la nostra libertà. È ve-ro piuttosto il contrario: la in-stradano come utili corrima-no in una scala in salita.Evitando il baratro delle suedegenerazioni. E questo per ilsemplice motivo che la libertànon è fatta per qualunque co-sa, ma per scegliere consape-volmente il bene. Le cose non

hanno valore perché sonoscelte, ma devono essere scel-te quando hanno valore. IDieci comandamenti sonoproprio questo: uno specchiodei valori da custodire e pro-muovere presenti nel nostrocuore. Dettami di Colui checonosce l’uomo più dell’uo-mo stesso, avendolo creato apropria immagine e somi-glianza e avendone condivisola stessa natura nella personadi Gesù.

Umanesimo cristiano

Ci si può chiedere perchéfosse necessaria una rive-

lazione per dire tutto questo.Se era già inscritto nel nostro

cuore, perché dirlo di nuovo?Perché soprattutto comandar-lo? La risposta è semplicequanto grave: il peccato ren-de ciechi. E con buona pace diSocrate – e degli ingenui –non basta vedere il bene perrealizzarlo: occorre averne laforza. San Paolo lo aveva ca-pito a proprie spese: «Quandovoglio fare il bene, il male è ac-canto a me. Infatti acconsentonel mio intimo alla legge di Dio,ma nelle mie membra vedoun’altra legge, che muove guerraalla legge della mia mente e mirende schiavo della legge del pec-cato che è nelle mie membra.Sono uno sventurato! Chi mi li-bererà?» (Rm 7,21-24a). È soloalla luce dell’amore – l’Amoredi Cristo! – che si possono ve-dere e misurare in tutta la lo-ro gravità le ombre del male.È la relazione con il signoreGesù, che dona la forza dicambiare. È solo l’amiciziacon lui, la sua grazia, che abi-lita a compiere il bene: perchéne è la fonte. In fondo è quiche comincia la fede. Promuovere l’uomo non si-gnifica idealizzarlo, ma parti-re dal suo concreto, ricono-scendone anche le ferite.Sotto questo aspetto, non c’ènulla di più umano di quantoil cristianesimo insegni: iDieci comandamenti non fan-no che mettere in guardiadallo svilire i valori della vita. Che concluderne, dunque?Dio non è concorrente del-l’uomo. Egli è amore per l’uo-mo: se capiamo, e soprattutto,accettiamo questo semplice(anche se difficile) passaggio,potremo avere la chiave peruna vita più serena e felice esolo in apparenza più dura.Provare per credere….

Federico Ferrero

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Paradossi

Perché non liberalizzare lamorale togliendo i divieti

a ciò che è così umano?… al contrario!

Vincent van Gogh - La Chiesa di Auvers-sur-Oise (1890)

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Viviamo un momentoparticolare per laChiesa, interpellata

dalla proposta di una “nuovaevangelizzazione” ad intra ead extra. Benché per alcuni iltermine non sia ancora deltutto chiaro, è evidente quan-to il mondo abbia bisogno diun nuovo soffio di pensiero,di testimonianza coerente e dicredibilità da parte dei cri-stiani. Si trasmette quello chesi crede (evangelizzazione adextra), e l’intensità con cui sicrede mostra, in qualche mo-do, l’autenticità di vita del cri-stiano (evangelizzazione adintra). Per mettere in atto nel-la Chiesa queste due dimen-sioni, il Santo Padre ha pro-grammato il prossimo Sinododei Vescovi, previsto nell’ot-tobre del 2012, che porterà adun confronto e ad una rifles-sione sull’intensità con cuitutto il Popolo di Dio vive lapropria fede e l’annunzia.

Un settore che forse non èstato esplicitato, ma che

ha bisogno ugualmente diuna nuova ri-evangelizzazioneè l’ambito politico internazio-nale. In un mondo segnatoprofondamente dal fenome-no della globalizzazione, gliOrganismi InternazionaliIntergovernativi e le AgenzieInternazionali ad essi connes-se, giocano un ruolo impor-tante nel delineare gli ele-menti culturali e di pensiero(per non dire di non-pensiero

e di non-cultura) che caratte-rizzeranno poi le politiche na-zionali. E’ a questo livello, do-ve si “fabbricano” i principaliriferimenti del Diritto inter-nazionale e di una mentalitàmondiale, che i cristiani sonochiamati a dare un validocontributo di professionalitàe di pensiero. Di fatto, contra-riamente a quanto si potrebbecredere, essi vi sono presenti,minoranza a modo di lievito,chiamata a fermentare per latrasformazione della società(Lc 13, 21). Lo sono in modocapillare all’interno delle va-rie strutture politico-sociali eanche associati come Orga -nizzazioni Non-Governative(ONG).

Le ONG sono state conce-pite, appunto, per portare

agli Organismi internazionalila voce e l’esperienza delle di-verse realtà locali. La questio-ne è come far arrivare a talisfere, in un modo adeguato eattraente, tutto l’operato dellaChiesa al servizio concretodell’uomo. E’ possibile dareun contributo alla “NuovaEvangelizzazione” a quel livel-lo? In che modo? Siamo suffi-cientemente consapevoli ditale responsabilità? La prima questione che sipresenta è quella di rifletteresulla dimensione “evangeliz-zatrice” del nostro operato, laquale, a volte, può essere of-fuscata sotto l’aspetto di pro-getti di sviluppo e di promo-

zione umana, e ad esso limi-tata da una visione ristretta opuramente “orizzontale” dellavita.Le ONG cattoliche dovrebbe-ro richiamare presso le istan-ze governative internazionaliquei principi etici che anima-no le loro iniziative al servi-zio di tutto l’uomo nei diversiambiti della società. La parte-cipazione e la collaborazionedi rappresentanti di ONG conproposte intelligenti ed equi-

librate, viene accolta favore-volmente negli ambienti in-ternazionali, anche se nonsempre il pensiero e la dottri-na che propongono viene re-cepita nei documenti ufficiali.Si tratta però di una testimo-nianza necessaria, affinché lavoce dei cattolici sia ascoltatae tenuta in debito conto. Si at-tende da queste organizza-zioni la testimonianza di unasolida formazione sui princi-pi della Dottrina Sociale dellaChiesa senza lasciarsi in-fluenzare dalle prese di posi-zione politiche che contami-nano l’ambiente internazio-nale; si sa come, erroneamen-te, si prendono a volte posi-zioni sbagliate con un orien-tamento “politico” che puòcompromettere o svalutarel’azione della Chiesa al servi-

Rievangelizzare la Polit

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Testimoni

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zio di tutti. Lo scenario socia-le dove i cristiani sono impe-gnati, e di conseguenza anchele ONG di ispirazione cattoli-ca, è assai ampio e variegato:cooperazione allo sviluppo,mondo rurale, educazione,salute, comunicazioni sociali.Tutte hanno come comun de-nominatore l’essere umano, lapersona e il suo rapporto conil mondo; perciò si interessa-no anche ai diritti umani, aldiritto umanitario, ai giovani,alla famiglia, ai problemi del-le migrazioni, dei rifugiati,del lavoro; lavorano nella me-diazione dei conflitti in favo-re della pace.

Questa presenza nel socia-le, viene realizzata con-

temporaneamente attraversotre livelli: quello dell’impe-gno politico, quello della soli-darietà e quello della formazio-ne.A livello politico, organizzanocampagne di sensibilizzazio-ne dell’opinione pubblica, diformazione e di advocacy, e

partecipano ai dibattiti inter-nazionali per promuovere ilbene comune e gli argomentiin favore del matrimonio,della famiglia e della vita; inuna parola, dello sviluppoumano integrale. Nel conte-sto internazionale dei dibatti-ti politici con altre ONG oistituzioni di altre confessionireligiose, le ONG di ispirazio-ne cattolica collaborano allaricerca del bene comune edell’assoluta protezione delladignità umana. La missiona-rietà, il riaffermare la questio-ne di Dio, è per loro darepriorità all’uomo nelle sceltepolitiche, economiche e socia-li all’interno di un mondo do-ve la logica del mercato e delprofitto, gli interessi naziona-li e locali, le speculazioni fi-nanziarie sembrano averlospazzato via dal proprio oriz-zonte.

L’impegno solidale dei cri-stiani – o, per meglio di-

re, caritatevole, che richiamacon una connotazione più

profonda al servizio della ca-rità (cf. Deus caritas est, 25a) –riveste una vasta ampiezza:dall’attenzione ai più poveriper contribuire al superamen-to della disuguale distribu-zione della ricchezza fino allapromozione di atteggiamenticome la gratuità e la speran-za, passando soprattutto perla formazione delle coscienzenella consapevolezza che l’e-vangelizzazione è basata sul-l’ascolto, sulla prossimità, sulrispetto della persona, sullatestimonianza coerente, sul-l’apertura agli altri, sulla li-bertà, sulla verità e a partiredall’imitazione di Cristo.Anche i cristiani presenti neimass media hanno una parolada dire nella costruzione diuna cultura della pace, pro-ponendo alle nuove genera-zioni modelli mediatici posi-tivi e forti che esprimano leloro speranze e i loro idealiper un mondo migliore.

Infine, il mezzo principaleche tocca maggiormente i

cristiani nella di-mensione ad intradella nuova evan-gelizzazione èquello della forma-zione, perché coin-volge tutta la per-sona umana.L’educazione è con-siderata come unmezzo per usciredalla povertà.Occorre, però, evi-tare di cadere inuna comunicazioneastratta e mera-mente intellettualedella verità o inun’azione solidaleche non arrivi allavera promozionedella persona. Urgeaccrescere l’educa-zione informale dei

giovani, con particolare atten-zione alle ragazze, mettendoal centro la persona, per gene-rare un processo di trasfor-mazione del contesto familia-re e sociale. Collaborare allasfida educativa dei giovani,con i propri giovani comeprotagonisti, attraverso un si-stema educativo che li portiverso un cammino di fede, èimpegno primordiale di unaeducazione alternativa, basatasui valori del Vangelo, chegetti ponti con la cultura con-temporanea.

In tutto ciò si rileva, però,l’urgente necessità formati-

va – personale e comunitaria– perché ci sia una maggiorecoerenza tra il credere e l’agi-re: formazione spirituale cheporti ad avere maggiore espe-rienza personale di Dio e allaconsapevolezza della respon-sabilità che tale esperienzacomporta rispetto al propriocontesto sociale. L’altro aspet-to sul quale occorre investireè la formazione del pensiero so-ciale, in quanto che non si co-nosce abbastanza la DottrinaSociale della Chiesa. Occorreinvestire nella formazione de-gli agenti di pastorale socialemediante programmi che ab-biano come base la dimensio-ne comunitaria e per otticaquella del discepolo di Cristo,senza dimenticare l’orizzontedel mondo contemporaneo incui sono immersi e che sonochiamati a trasformare.

Fermina AlvarezCorrispondente redazionale

per la SpagnaQuesto articolo della nostra corri-

spondente Alvarez è stato pubblicato

da “L’Osservatore Romano” l’11 no-

vembre 2011.

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ica Internazionale

Testimoni

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Durante il viaggio apostoli-co in Germania, lo scorso22 settembre, Papa

Benedetto XVI ha visitato il parla-mento federale tedesco e in tale oc-casione, ha pronunciato un discor-so magistrale sui fondamenti deldiritto. Ne riportiamo di seguitoalcuni passaggi, che abbiamo rite-nuto particolarmente utili per ap-profondire il tema di questa mono-grafia.

«Nel Primo Libro dei Re siracconta che al giovane

re Salomone, in occasione dellasua intronizzazione, Dio con-cesse di avanzare una richiesta.Che cosa chiederà il giovanesovrano in questo momento?Successo, ricchezza, una lungavita, l’eliminazione dei nemici?Nulla di tutto questo egli chie-de. Domanda invece: “Concedial tuo servo un cuore docile, per-ché sappia rendere giustizia al tuopopolo e sappia distinguere il benedal male” (1Re 3,9). Con questoracconto la Bibbia vuole indi-carci che cosa, in definitiva, de-ve essere importante per unpolitico. Il suo criterio ultimo ela motivazione per il suo lavorocome politico non deve essereil successo e tanto meno il pro-fitto materiale. La politica deveessere un impegno per la giu-stizia e creare così le condizionidi fondo per la pace. Natu -ralmente un politico cercherà ilsuccesso senza il quale non po-trebbe mai avere la possibilitàdell’azione politica effettiva.Ma il successo è subordinato alcriterio della giustizia, alla vo-

lontà di attuare il diritto e al-l’intelligenza del diritto. Il suc-cesso può essere anche una se-duzione e così può aprire lastrada alla contraffazione deldiritto, alla distruzione dellagiustizia. “Togli il diritto – e allo-ra che cosa distingue lo Stato dauna grossa banda di briganti?” hasentenziato una voltasant’Agostino. Noi tedeschisappiamo per nostra esperien-za che queste parole non sonoun vuoto spauracchio. Noi ab-biamo sperimentato il separar-si del potere dal diritto, il porsidel potere contro il diritto, ilsuo calpestare il diritto, cosìche lo Stato era diventato lostrumento per la distruzionedel diritto – era diventato unabanda di briganti molto ben or-ganizzata, che poteva minac-ciare il mondo intero e spinger-lo sull’orlo del precipizio.Servire il diritto e combattere ildominio dell’ingiustizia è e ri-mane il compito fondamentaledel politico. In un momentostorico in cui l’uomo ha acqui-stato un potere finora inimma-ginabile, questo compito di-venta particolarmente urgente.L’uomo è in grado di distrug-gere il mondo. Può manipolarese stesso. Può, per così dire,creare esseri umani ed esclude-re altri esseri umani dall’essereuomini. Come riconosciamoche cosa è giusto? Come pos-siamo distinguere tra il bene eil male, tra il vero diritto e il di-ritto solo apparente? La richie-sta salomonica resta la questio-ne decisiva davanti alla quale

l’uomo politico e la politica sitrovano anche oggi.In gran parte della materia daregolare giuridicamente, quel-lo della maggioranza può esse-re un criterio sufficiente. Ma èevidente che nelle questionifondamentali del diritto, nellequali è in gioco la dignità del-l’uomo e dell’umanità, il prin-cipio maggioritario non basta:nel processo di formazione deldiritto, ogni persona che ha re-sponsabilità deve cercare leistessa i criteri del proprioorientamento. […].

Come si riconosce ciò che ègiusto? Nella storia, gli or-

dinamenti giuridici sono statiquasi sempre motivati in modoreligioso: sulla base di un rife-rimento alla Divinità si decideciò che tra gli uomini è giusto.Contrariamente ad altre grandireligioni, il cristianesimo nonha mai imposto allo Stato e allasocietà un diritto rivelato, maiun ordinamento giuridico deri-vante da una rivelazione. Hainvece rimandato alla natura ealla ragione quali vere fonti deldiritto – ha rimandato all’armo-nia tra ragione oggettiva e sog-gettiva, un’armonia che peròpresuppone l’essere ambeduele sfere fondate nella Ragionecreatrice di Dio. Con ciò i teolo-gi cristiani si sono associati adun movimento filosofico e giu-ridico che si era formato sin dalsecolo II a.c. Nella prima metàdel secondo secolo precristianosi ebbe un incontro tra il dirittonaturale sociale sviluppato dai

filosofi stoici e auto-revoli maestri deldiritto romano. Inquesto contatto ènata la cultura giu-ridica occidentale,che è stata ed è tut-tora di un’impor-tanza determinanteper la cultura giuri-dica dell’umanità.Da questo legameprecristiano tra di-ritto e filosofia par-te la via che porta,attraverso il Me -

dioevo cristiano, allo sviluppogiuridico dell’Illuminismo finoalla Dichiarazione dei Dirittiumani e fino alla nostra LeggeFondamentale tedesca, con cuiil nostro popolo, nel 1949, ha ri-conosciuto “gli inviolabili e ina-lienabili diritti dell’uomo comefondamento di ogni comunitàumana, della pace e della giustizianel mondo”. […].

Sulla base della convinzionecirca l’esistenza di un Dio

creatore sono state sviluppatel’idea dei diritti umani, l’ideadell’uguaglianza di tutti gli uo-mini davanti alla legge, la co-noscenza dell’inviolabilità del-la dignità umana in ogni singo-la persona e la consapevolezzadella responsabilità degli uo-mini per il loro agire. Questeconoscenze della ragione costi-tuiscono la nostra memoriaculturale. Ignorarla o conside-rarla come mero passato sareb-be un’amputazione della nostracultura nel suo insieme e la pri-verebbe della sua interezza. Lacultura dell’Europa è nata dal-l’incontro tra Gerusalemme,Atene e Roma – dall’incontrotra la fede in Dio di Israele, laragione filosofica dei Greci e ilpensiero giuridico di Roma.Questo triplice incontro formal’intima identità dell’Europa.Nella consapevolezza della re-sponsabilità dell’uomo davantia Dio e nel riconoscimento del-la dignità inviolabile dell’uo-mo, di ogni uomo, questo in-contro ha fissato dei criteri deldiritto, difendere i quali è no-stro compito in questo momen-to storico.Al giovane re Salomone, nell’o-ra dell’assunzione del potere, èstata concessa una sua richie-sta. Che cosa sarebbe se a noi,legislatori di oggi, venisse con-cesso di avanzare una richie-sta? Che cosa chiederemmo?Penso che anche oggi, in ultimaanalisi, non potremmo deside-rare altro che un cuore docile –la capacità di distinguere il be-ne dal male e di stabilire cosìun vero diritto, di servire lagiustizia e la pace».

Distinguere il bene dal male

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Documenti

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“Radicati e fondati inCristo, saldi nellafede”. Questo ver-

setto della lettera di San Paoloai Colossesi, è stato il mottodell’animo di sei ragazzi chehanno deciso di concludere il2011 vivendo tre giorni diesercizi spirituali alla volta deldiscernimento. Questi ultimihanno avuto luogo presso laCasa di Spiritualità “Padre PioBruno Lanteri”, in San Vitto -rino, presso Roma. Guide spi-rituali e docili intermediari diDio sono stati Padre ArmandoSantoro, direttore del corso, ePadre Jhon Idio, affiancati a lo-ro volta da due suore e una no-vizia dell’istituto delle suoredi San Giuseppe di Pinerolo. Difficile è, come ben si sa, ri-flettere sul futuro, pensare aquali scelte poter fare: difficileè discernere! Proprio su questaproblematica si presentava in-centrata questa esperienza diritiro. Ma la realtà è stata di-versa dalle aspettative, le hainfatti superate.

Nei primi due giorni ci so-no state offerte medita-

zioni incentrate sulla SS.Trinità. Dopo la meditazionevenivano proposti spunti, perla riflessione personale, trattida passi del Vangelo o espe-rienze di persone di Dio, ri-portate sul libretto donatociper gli esercizi. Importante ini-

zio per una buona riflessione èstato chiedere la forza necessa-ria per poterci mettere all’a-scolto di Dio, confidando nel-l’aiuto di Maria e dello SpiritoSanto.La meditazione, che ognunoha praticato in solitudine, si èdimostrata più difficile delprevisto. Come può sembrarestrano a volte fermarsi, usciredalla frenesia del quotidiano,stare seduti, fermi, in silenzioe dialogare con Dio… Se nonsi è allenati, quello della rifles-sione si presenta come il mo-mento adatto per far emergerepensieri, situazioni, preoccu-pazioni, finendo per confron-tarci solo con i nostri proble-mi. Se, invece, si ardisce unpo’, quell’ora di raccoglimentosi rivela la giusta occasione pervedere quanto la nostra fedesia radicata consapevolmentein noi o quanto essa sia il frut-to di un’influenza da parte difattori esterni. Verificando ilproprio cammino di fede pos-sono sorgere tante domande,interrogativi che fino a quelmomento avevamo ignorato,che erano passati in secondoluogo per dare spazio, magari,alle futilità del quotidiano.Tutti questi contrasti interiorisono sorti nel confronto seraleintorno al “camino”, nel qualeha sempre bruciato il fuocodell’impegno spirituale. Parti -colarmente significativo è sta-

to il secondo giorno, dedicatoal silenzio: un’esperienza for-te, che ha aiutato non solo arinsaldare la capacità di racco-glimento, ma anche a renderegli orecchi attenti alla voce diDio. Coronamento di questogiorno è stata l’adorazionenotturna, che per tutta la notteè stata praticata da ognuno dinoi. A turno, abbiamo godutodella contemplazione Eucari -stica di Gesù.

Una sorpresa non indiffe-rente è stato scoprire che

solo il terzo giorno era statopensato per affrontare il temadel discernimento. È stato pro-prio quel giorno che mi si sonoaperti gli occhi: non è possibi-le operare alcun discernimen-to senza prima conoscere séstessi. Potrebbe sembrare unacosa scontata quest’ultima, manon lo è. Se a volte non stac-chiamo la spina, se non ci al-lontaniamo dalle chiacchieredel mondo, come potremmoascoltare noi stessi e come pre-tendere di ascoltare la volontàDio? Non si può, se non si sce-glie di voler camminare conLui, di scoprirLo, di cono -scerLo, nella certezza che que-sta ricerca non potrà che daresoddisfazioni, anche se essenon si manifesteranno subito:grande virtù è, infatti, la pa-zienza.Lo Spirito Santo è stato il com-

pagno di cui abbiamo chiestoil sostegno e che ci ha accom-pagnati e presi per mano dal-l’inizio degli Esercizi sino allaloro conclusione. Egli ci ha il-luminato nel discernimento,su ciò che siamo chiamati a fa-re nel momento in cui ci sipongono davanti delle scelte,nel momento in cui si prospet-ta la possibilità di fare… laVolontà di Dio. Questa è la ri-sposta al discernimento: farela Sua volontà. Ecco dunque l’importanza diesercitarsi alla riflessione, conuna predisposizione interioreche ci renda docili a fare ciòche Lui vuole che noi faccia-mo. Occorre l’umiltà di sotto-metterci a Lui, di diventareSuoi Servi per Amore. Dob -biamo essere pronti e corag-giosi per affrontare eventualidesolazioni, ma festanti nel-l’accogliere piacevolmente lecarezze che lo Spirito Santodona all’anima. Auguro a tantii giovani di poter vivere un’e-sperienza simile, di poter sen-tire Gesù vicino e finalmenteriuscire ad ascoltarLo. Rin -grazio infine le guide spiritua-li che ci hanno accompagnatoin questa esperienza cosìprofonda. Ringrazio anche co-loro che sono stati i miei com-pagni di viaggio, un viaggionon concluso, ma appena ini-ziato.

Elena Dilecce

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Imparare a scegliere

Esperienze

dal nostro corrispondente dalla Puglia, diacono Vincenzo Dilecce

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