Una prima per uomini (e donne) - Viaggi Avventure …...Ad Ilulissat, cittadina poco sopra il...

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4 persone per il Gronland slitta 40 giorni prima della partenza! Sarà un gruppetto precostituito? In Groenlandia con i cani … un sogno, il SOGNO ! Gli iscritti diventano subito 5, poi 6, poi 7… si parte… partiamo !!! Un primo contatto mi fa capire che 5 si conoscono e so- no veterani di Avventure; caso strano siamo in maggio- ranza marini: 4 da Genova e Riviera, 3 da Milano e din- torni, uno da Napoli. Grandi e-mail di preparazione per mettere a punto l’e- quipaggiamento. I punti fondamentali sono un grande ed ampio duvet, scarpe di due numeri più grandi, guanti in piuma a muffola, scaldini per mani e piedi, thermos in- frangibile. Subito mi rendo conto che siamo tutti alpinisti od almeno escursionisti seri e questo è una garanzia per- ché non ci siano equivoci sull’attrezzatura da portare. Intanto in Groenlandia il tempo volge al meglio: le tem- perature da -15 passano a -25/-30°C, nevica e si comin- ciano a fare le prime gite in slitta. Ad Ilulissat, cittadina poco sopra il circolo polare artico, 4000 abitanti, 4500 cani, in Marzo ci sono poche cose da fare: il mare e ghiacciato tutto o in parte, i sentieri sono coperti di neve o gelati e l’unica maniera di muoversi è con i cani. Propongo allora ai miei compagni il prolunga- mento dei giorni di slitta da 5,quelli che Avventure ci “pas- sa”, a 7 e, nonostante il prezzo dei due giorni in più sia molto elevato, con mio stupore in poche ore ho l’ OK da tutti. Con Silver, il corrispondente in Groenlandia, mettiamo a punto un itinerario un po’ “osé”. Ci proponiamo infatti di fare un giro quasi circolare raggiungendo il ghiacciaio Eqi a circa 120 Km a Nord di Ilulissat dove c’è la capanna Jarl Joset base delle spedizioni francesi che dal 1948, per i 10 anni successivi, hanno studiato il particolare ghiacciaio a scudo tipico della Groenlandia. 7 giorni… tra le righe degli e-mail sento Silver perplesso ed un po’ preoccupato poiché questa è una vera spedi- zione e non il solito giretto attorno ad Ilulissat e poi non è stata mai realizzata da un gruppo di Avventure. Mi ren- do conto peraltro che i miei compagni sono determinati ed anche quando butto lì che forse potremmo dormire sulle slitte in quella maniera così scomoda che Giancarlo nel 2005 descrive bene ed a fosche tinte come una espe- rienza molto dura, non battono ciglio. Ed arriva il 9 Marzo, il giorno della partenza. Ci conoscia- mo a Monaco, al gate di partenza per Copenaghen ed è intesa a prima vista. Che cosa è stato il nostro viaggio ? Il nostro viaggio è stata una esperienza incredibile, un pez- zo di vita a contatto con i cani, eroi che corrono fino a morirne, e gli Esquimesi, gente durissima, avvezza ad ogni difficoltà, semplice e schiva, che non si risparmia al mo- mento del bisogno. Siamo arrivati alla capanna del ghiacciaio Eqi alle 21.30 del 17 marzo 2009 sotto una Aurora Boreale che ha acceso il cielo in mille surreali colori. A testimonianza dell’impresa è stato lasciato al rifugio il gagliardetto della sezione del CAI di Sanremo portato da Carlo. Il percorso è stato effettuato a tempo di record da 8 slit- te ed 8 mute di 13/16 cani in 3 gg. in andata e 2 al ritor- no,con permanenza di 1 gg.alla capanna Jarl Joset per por- tare a termine l’avvicinamento a piedi del ghiacciaio. Abbiamo passato 1 notte alla capanna di Augtartup qe- qertâ, in 19 su 8 posti letto, due notti al rifugio francese e 2 notti nelle tende di fortuna alla maniera Inuit monta- te su 2/4 slitte appaiate. Tutti gli Avventurieri non hanno preso neppure un raf- freddore nonostante le temperature -20/-25/-30°C e tut- te le slitte, pur riparate più volte durante il viaggio, sono tornate a casa. Tutti i guidatori si sono mostrati all’altezza dell’impresa ed hanno condotto le slitte con grande abilità insegnan- doci le tecniche più elementari. Il percorso si è svolto tra colli, valli, fiordi, canaloni ripidi, 3 Groenlandia AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Testo e foto, Giuliana Bencovich Una prima per uomini (e donne) veramente duri! Se non speri l’insperabile, non lo scoprirai, perché è chiuso alla ricerca, ed ad esso non conduce nessuna strada Eraclito Da un Gronland Slitta Una prima per uomini (e donne) veramente duri!

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4 persone per il Gronland slitta 40 giorni prima dellapartenza! Sarà un gruppetto precostituito? InGroenlandia con i cani … un sogno, il SOGNO !

Gli iscritti diventano subito 5, poi 6, poi 7… si parte…partiamo !!!Un primo contatto mi fa capire che 5 si conoscono e so-no veterani di Avventure; caso strano siamo in maggio-ranza marini: 4 da Genova e Riviera, 3 da Milano e din-torni, uno da Napoli.Grandi e-mail di preparazione per mettere a punto l’e-quipaggiamento. I punti fondamentali sono un grande edampio duvet, scarpe di due numeri più grandi, guanti inpiuma a muffola, scaldini per mani e piedi, thermos in-frangibile. Subito mi rendo conto che siamo tutti alpinistiod almeno escursionisti seri e questo è una garanzia per-ché non ci siano equivoci sull’attrezzatura da portare.Intanto in Groenlandia il tempo volge al meglio: le tem-perature da -15 passano a -25/-30°C, nevica e si comin-ciano a fare le prime gite in slitta.Ad Ilulissat, cittadina poco sopra il circolo polare artico,4000 abitanti, 4500 cani, in Marzo ci sono poche cose dafare: il mare e ghiacciato tutto o in parte, i sentieri sonocoperti di neve o gelati e l’unica maniera di muoversi ècon i cani. Propongo allora ai miei compagni il prolunga-mento dei giorni di slitta da 5,quelli che Avventure ci “pas-

sa”, a 7 e, nonostante il prezzo dei due giorni in più siamolto elevato, con mio stupore in poche ore ho l’ OK datutti.Con Silver, il corrispondente in Groenlandia, mettiamo apunto un itinerario un po’ “osé”. Ci proponiamo infatti difare un giro quasi circolare raggiungendo il ghiacciaio Eqia circa 120 Km a Nord di Ilulissat dove c’è la capanna JarlJoset base delle spedizioni francesi che dal 1948, per i 10anni successivi, hanno studiato il particolare ghiacciaio ascudo tipico della Groenlandia.7 giorni… tra le righe degli e-mail sento Silver perplessoed un po’ preoccupato poiché questa è una vera spedi-zione e non il solito giretto attorno ad Ilulissat e poi nonè stata mai realizzata da un gruppo di Avventure. Mi ren-do conto peraltro che i miei compagni sono determinatied anche quando butto lì che forse potremmo dormiresulle slitte in quella maniera così scomoda che Giancarlonel 2005 descrive bene ed a fosche tinte come una espe-rienza molto dura, non battono ciglio.Ed arriva il 9 Marzo, il giorno della partenza. Ci conoscia-mo a Monaco, al gate di partenza per Copenaghen ed èintesa a prima vista.Che cosa è stato il nostro viaggio ?Il nostro viaggio è stata una esperienza incredibile,un pez-zo di vita a contatto con i cani, eroi che corrono fino a

morirne, e gli Esquimesi, gente durissima, avvezza ad ognidifficoltà, semplice e schiva, che non si risparmia al mo-mento del bisogno.Siamo arrivati alla capanna del ghiacciaio Eqi alle 21.30 del17 marzo 2009 sotto una Aurora Boreale che ha accesoil cielo in mille surreali colori.A testimonianza dell’impresa è stato lasciato al rifugio ilgagliardetto della sezione del CAI di Sanremo portato daCarlo.Il percorso è stato effettuato a tempo di record da 8 slit-te ed 8 mute di 13/16 cani in 3 gg. in andata e 2 al ritor-no,con permanenza di 1 gg.alla capanna Jarl Joset per por-tare a termine l’avvicinamento a piedi del ghiacciaio.Abbiamo passato 1 notte alla capanna di Augtartup qe-qertâ, in 19 su 8 posti letto, due notti al rifugio francesee 2 notti nelle tende di fortuna alla maniera Inuit monta-te su 2/4 slitte appaiate.Tutti gli Avventurieri non hanno preso neppure un raf-freddore nonostante le temperature -20/-25/-30°C e tut-te le slitte, pur riparate più volte durante il viaggio, sonotornate a casa.Tutti i guidatori si sono mostrati all’altezza dell’impresaed hanno condotto le slitte con grande abilità insegnan-doci le tecniche più elementari.Il percorso si è svolto tra colli, valli, fiordi, canaloni ripidi,

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GroenlandiaAVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO

Testo e foto, Giuliana Bencovich

Una primaper uomini

(e donne) veramente duri!

Se non speri l’insperabile,non lo scoprirai,

perché è chiuso alla ricerca,ed ad esso non conduce nessuna strada

EraclitoDa un Gronland Slitta

Una primaper uomini

(e donne) veramente duri!

(03-102) Articoli+Tac 22-09-2009 19:43 Pagina 3

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tratti quasi impraticabili di iceberg fitti ed è stato moltoimpegnativo dal punto di vista sportivo sia per i parteci-panti che per musher e cani.Molte le cose da ricordare, molte quelle che è bene nondimenticare e portare nel cuore come un tesoro prezio-so che solo noi 8 conosciamo.Ci siamo avvicinati ad un mondo fatato e pieno di sor-prese,un mondo ricco di colori anche se totalmente bian-co, un mondo dalle forme incredibili ora dolci e levigateora aguzze ed affilate, un mondo silente, dove il silenzio ècosì fragoroso e pare pieno di musica.

I CaniSì, i cani sono i veri protagonisti di questa esperienza, sen-za di loro d’inverno non sarebbe possibile muoversi. In-fatti le moderne motoslitte consumano carburante, puz-zano e possono girare solo nei dintorni delle cittadine ar-rivando a circa 30 Km di distanza; se volete spingervi piùlontano non vi resta che il mezzo tradizionale degli Es-quimesi, i cani e le slitte.La razza groenlandese è piccola, niente a che fare con larazza husky, i colori vanno dal bianco puro al nero, pas-sando per tutte le tonalità del marrone. Le mute sono te-nute appena fuori della cittadina, vivono sempre all’ariaaperta ed alle intemperie senza cucce o comodità. I canigroenlandesi sono bestie feroci e selvagge che ubbidisco-no solo al loro padrone poiché è quello che li nutre, masoltanto se lavorano bene.Non bisogna toccare i cani poi-ché senza preavviso possono mordere e, se mordono, di-ventano come lupi e devono essere abbattuti. Ciò non-ostante spesso noi abbiamo accarezzato questi animali,che si avvicinavano con atteggiamento amichevole,ma sia-mo sempre stati guardati dagli Inuit con preoccupazionee disapprovazione. Non bevono mai e mangiano esclusi-vamente carne o pesce completamente gelato, sono sem-pre affamati tanto che spesso mangiano i propri escre-menti.Sono felici di correre e quando viene preparata unaslitta è tutto un ululato di contentezza per chi parte, didelusione per chi resta. Correre, correre questa è la loroaspirazione, correre per mangiare, mangiare per correre,verso dove ? Forse verso una libertà ormai persa.Vestiti con una piccola imbracatura, sono legati alle slittea ventaglio con lunghe corde di nylon,non hanno posizionifisse si scambiano continuamente di posto aggrovigliandole corde che dopo circa 1-2 ore sono tutte attorcigliate.

B i -s o g n a

quindi fermar-si e districare il tutto

dando un po’ di riposo sia adanimali che ad umani.Ogni slitta è trai-

nata da 13/16 cani che ubbidiscono solo ed esclusivamenteal padrone. Questi i comandi principali: aàsciút = avanti;di-di-di = a destra; yuk-yuk = a sinistra; mappet = stop.Spesso, se non ubbidiscono immediatamente ai comandi,vengono picchiati e frustati ferocemente. Questo atteg-giamento dei conduttori, così duro, ci ha fatto soffrire,macerto che se i cani non tirano su per una ripida salita, laslitta si ribalta finendo addosso al conduttore che da die-tro la spinge; se la muta non si ferma al comando, può ca-dere giù da uno strapiombo; se i cani non frenano in di-scesa stando dietro alla slitta la stessa piomba sulla mutauccidendo le bestie.E se i cani non sopravvivono, non sopravvivono neppuregli umani.Mangiano sempre per primi e se c’è scarsità di cibo o po-co tempo solo loro mangiano.A noi è proprio capitato co-sì: le due sere in tenda,dopo aver messo a posto i cani nonc’è stato più tempo per preparare il nostro cibo e così cisiamo accontentati di un po’ di tè caldo e qualcosa di ge-lato pescato dalle casse dei viveri.Spesso con il ghiaccio si feriscono le zampe ed allora è ne-cessario curarli con creme cicatrizzanti-emolienti, le stes-se che vengono usate sugli umani quando il gelo rendesempre più profondi i tagli, o infilare sulla zampa una scar-petta di cuoio.Nella nostra spedizione abbiamo perso tre cani; uno percongestione,ma noi pensiamo sia morto per le botte pre-se, un altro si è azzoppato ed è stato abbandonato perchéinservibile, un terzo è fuggito e difficilmente sarà stato ingrado di tornare a casa da solo.

Le Aurore borealiAvevo letto che le Aurore Boreali sono una cosa rara enon facile da vedere. Secondo la nostra esperienza non ècosì: noi abbiamo avuto Aurore tutte le sere.La prima sera ad Ilulissat eravamo a cena e le ragazze del-l’ostello ci vengono a chiamare. Usciamo così mezzi sve-stiti, in ciabatte e rimaniamo incantati a fissare il cielo in-curanti dei -30° di temperatura fino a che le mani ed i pie-di non cominciano a farci male. Che dolore !Non avrei mai immaginato che l’Aurora fosse … una co-sa viva che si muove e si trasforma, si allunga, si gonfia, siarriccia, cambia colore e viaggia attraverso il cielo.Ogni volta lo spettacolo è stato diverso: una volta erano

veli verde-giallo che piovevano dal cielo come un etereotendaggio,un’altra grandi strisce fosforescenti che si muo-vevano a biscia, un’altra leggere velature verde-rosate chesi spostavano ad onde.L’Aurora c’è quando è sereno, il cielo è buio (luna nuovao calante), ed è inverno; si vede fino a fine marzo. In pie-no inverno ha colori a volte anche rossi, spesso ha coloridal giallo al verde fosforescente.Noi abbiamo avuto sempre bel tempo, il cielo era scuropoiché la luna era calante e verso le 20.30/21 in cielo esplo-deva sempre questo spettacolo stupefacente che ci la-sciava senza fiato.

Le slitte ed i conduttoriCiascuno di noi aveva una slitta ed un conduttore; i capierano assieme ed io stavo quindi con Niels, capo dei mus-her ed unico del gruppo di Esquimesi parlante inglese.Sulla slitta si sta “accomodati” come meglio si può sui ba-gagli che sono legati sotto di noi e coperti da una pelle dicaribù. Si può sedere a cavalcioni, tenendo i piedi solleva-ti da terra per non scontrare con rocce o ghiaccio odall’”amazzone” oppure con i piedi in alto e con le gambedistese alla maniera Inuit.Non c’è modo di tenersi se noninfilando le dita sotto le corde che legano il bagaglio.Il bagaglio personale deve essere il più ridotto possibile

per non affaticare troppo i cani. Lo zaino con le cose “dacoprirsi” (spesso infatti la temperatura si abbassa di col-po) e le cose da avere “a portata di mano” (il thermos, gliscaldini, i generi di conforto) sta attaccato alla spallieradella slitta.I cani corrono disordinatamente su un terreno a voltedisagevole ed è facile che per un masso, una asperità delterreno, un fosso si voli fuori della slitta o si cappotti. Inquesto caso i cani si fermano e non resta che verificare idanni.

Le slitte sono fatte di legno con pezzi collegati tra loro datiranti di nylon o di cuoio in modo da essere non rigidema snodabili, resistenti agli urti ed ai sobbalzi. Sulla slittaoltre al carico e due persone è presente sempre il fucileper orsi e foche e l’asta con la punta a scalpello per fareacqua, tastare la consistenza del ghiaccio e scavare gli an-coraggi per i cani e le tende/slitte.Quando si procede in salita spesso se il terreno è buonosi deve scendere e spingere, si procede così a passo svel-to attaccati dietro alla slitta soffiando poiché il passo deicani è molto più veloce del nostro;se il terreno non è buo-

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no bisogna correre a lato della slitta o almenocamminare il più veloce possibile.Alla fine del-la salita, quando la pendenza diminuisce, biso-gna accelerare,correre più forte dei cani e sal-tare sulla slitta in corsa. E’ bene infatti che lamuta, una volta preso lo slancio non si fermi.Il grosso problema è che in questi casi si su-da ed il sudore gela immediatamente sui ve-stiti e sulla pelle.Quando si è in discesa i cani vengono postidietro alla slitta e trattengono invece di tira-re, il musher sale sul tappetino che fa da fre-no e si vola a rotta di collo giù per disceseanche ripidissime. Quando però la discesa èpericolosa per massi sparsi o strapiombi ilmusher preferisce condurre la slitta da soloe si deve scendere a piedi.L’andare in slitta risulta così una faccendamolto sportiva e per nulla sedentaria. Se nonsi è allenati ed in buona salute è meglio star-sene a casa.I conduttori sono tutti Inuit, cacciatori e pescatori che ra-ramente accompagnano turisti, normalmente usano canie slitte per il lavoro. Sono persone abituate a vivere du-ramente che difficilmente riusciranno a capire come maiavete così difficoltà a saltare sulla slitta in corsa, come maisiete contrariati se non si è potuto fare da mangiare e nonsi mangia poiché si è arrivati tardi, come mai avete freddoe male alle mani poiché un taglio con il gelo invece di gua-rire diventa sempre più profondo o non siete troppo sod-disfatti dei pezzi di carne o dell’halibut cucinati solo nel-l’acqua. E’ gente allegra, pronta al sorriso, timida ed im-barazzata poiché sa comunicare solo in groenlandese,quella lingua impossibile che ha le parole lunghe anche 60lettere.Gli Esquimesi hanno un fegato specializzato ad elaborarei grassi, ma totalmente incapace di assorbire l’alcol. Per

questo basta poco per farli ubriacare ed è bene non por-tare nulla di alcolico durante i giri in slitta. Ciò nonostan-te l’alcol è molto apprezzato e tutti noi abbiamo portatoin regalo al nostro conduttore una bottiglia di limoncello,amaro, grappa che abbiamo consegnato alla fine del giro.Siamo diventati grandi amici dei nostri musher, abbiamosofferto assieme il freddo, la fame, affrontato le ardue sa-lite, le incredibili discese, la stanchezza. Li abbiamo aiutaticome abbiamo potuto: a prendere il ghiaccio per fare ac-qua, preparando il tè, aiutando a trasportare le casse deiviveri.

Devo riconoscere che loro si sono fatti un maz-zo esagerato e forse non avevano immaginato didover affrontare un percorso così impegnativoe per giunta con 8 “imbranati” venuti da un pae-se africano …

Il ghiaccio ed il silenzioCi sono 60 parole diverse per descrivere il ghiac-cio in Groenlandia e questo Marzo tutto è ghiac-cio intorno a noi e, nel bene e nel male, il ghiac-cio provvede a tutto.Di ghiaccio sono i bellissimi iceberg imprigiona-ti nel mare che come Vele, così li ha chiamatiEnio, si ergono maestosi dalla bianca superficie.Lucidi e sfavillanti, di colori che vanno da tuttele sfumature di azzurro, al lilla, al rosato e persi-no al viola sono ammassati in gruppi scenogra-fici ed adornati di pinnacoli, candelotti, buchi.Tradi loro giriamo una mattina e, ciascuno per con-to proprio, assaporiamo questo panorama in unfragoroso silenzio. Sì, poiché il silenzio è vera-

mente assordante mentre ci muoviamo senza rumore sul-la superficie di morbidissima neve che ricopre la lastra dighiaccio del mare.Ma ancora più belli sono i cristalli di ghiaccio che sco-priamo sulla lucida superficie azzurrina e trasparente: esi-li, effimeri, delicati fiori destinati a sciogliersi ed a scom-parire con l’arrivo della bella stagione.Ed è ancora il ghiaccio che ti imprigiona quando vai a fa-re la pipì e scopri che gli stivali si sono attaccati istanta-neamente alla roccia e non puoi più muoverti.Sul ghiaccio dei fiordi, liscio come un biliardo, volano leslitte, sul ghiaccio infido e spesso sotto lo strato di nevescivoliamo pericolosamente correndo dietro ai cani.La barca si muove tra lastre adamantine dai colori del-l’arcobaleno e l’acqua, spessa e densa, si insinua tra i bloc-chi spezzati dalla prua che pigri ruotano e danzano intor-no a noi. Siamo, di fronte ad Ilulissat, tra i grandi icebergche, alcuni delle dimensioni di 10 navi, con i loro riflessiazzurri troneggiano in un misto di acqua blu e candida dis-tesa. E quando il motore si spegne, ecco che tutto il gran-

de silenzio risorge intorno a noi appena interrotto dapiccoli tonfi, scricchiolii, sciacquii di una foca o di un pe-sce; è un grande silenzio che ci assorda con la sua im-mensa vastità.I laghi in questa stagione sono stupefacenti: una distesa li-scia ed incredibilmente trasparente dove scorgi il fondo enella trasparenza vedi intrappolate bolle d’aria,palle di ne-ve, foglie, fiori.Correre su questi laghi è come correre so-spesi nell’aria: con noi solo il fruscio delle slitte che sfio-rano appena la superficie ed il grande silenzio che ci cir-conda.

Ghiaccio, tutto ghiaccio e non acqua, ghiaccio che formaimmobili cascate dai mille colori,purissimo ghiaccio di mi-gliaia di anni fa quando ancora non c’era nessuno sulla ter-ra ad inquinare a rovinare,solo ghiaccio ma,come l’ha chia-mato Enio, Ghiaccio del Paradiso.

I bivacchi/tenda/slittaI piccoli rifugi coibentati sono vicino ad Ilulissat a circa unagiornata di distanza, se si fa un giro più lungo è giocofor-za dormire alla maniera Inuit cioè sulla tenda/slitta.Questo modo di dormire, che il nostro predecessoreGiancarlo. aveva descritto accuratamente nella sua rela-zione,ci aveva preoccupato molto e non avremmo mai im-maginato di dormire tutto sommato così bene.Le tende/slitta possono venir montate su 2 o 4 slitte e cisi dorme in 4 od 8 persone usando il fornello Primus perriscaldamento o non riscaldando affatto l’ambiente.Ho dormito sia in tenda da 4 che in tenda da 8 e sia conriscaldamento che senza e vi devo dire che preferisco lavariante al freddo e con sacco a pelo pesante poiché giu-dico pericoloso avere il fornello acceso, a fiamma libera,in fondo ai piedi. Se dormirete assieme agli Inuit sarà pe-rò gioco forza dormire con il fornello acceso poiché lo-ro non usano il sacco a pelo ed amano il caldo. Con il for-nello acceso tutta la notte si raggiunge una temperaturaconfortevole di circa 20°C e si dorme vestiti senza saccoa pelo.Le slitte sono larghe 60/70 cm e lunghe 160/180 cm, ap-paiando due slitte si forma quindi una base piuttosto stret-

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Le slitte so-no larghe 60/70cm e lunghe 160/180cm, appaiando due slit-te si forma quindi una basepiuttosto stretta dove devono dormire 4 persone.Attor-no alla slitta con qualche asse precario viene formato uncubo sul quale è posto un doppio telo di tessuto da vela,che viene fissato a terra con dei tiranti ancorati a mani-glie di ghiaccio. Delle 4 persone 2 dormono per lungo nelmezzo un po’ in alto tanto da stare semisedute, appog-giate allo schienale delle slitte e con il fornelletto accesoin fondo ai piedi, le altre due dormono più in basso, conle spalle a livello della vita delle prime e con i piedi quasifuori della slitta. Se si è “corti” si può dormire anche tut-ti e 4 in senso perpendicolare alla slitta.Ovviamente quando si monta la tenda/slitta, soprattuttose si è arrivati tardi come è successo a noi, dopo aver da-to da mangiare ai cani non si ha più tempo per farne pergli umani e quindi ci si limita a mangiucchiare un po’ di for-maggio e prosciutto freddi-ghiacciati accompagnati da pa-ne tostato sul fornello e tè, se non è ancora finito, fattodopo aver sciolto il ghiaccio.Poiché già a mezzogiorno si mangiano sempre panini ge-lati che si ghiacciano ancora di più mentre si addentano, ilbivacco/tenda/slitta è ben sopportato solo da partecipan-ti abituati a questo tipo di disagi ed entusiasti dell’espe-rienza, tutti gli altri è meglio se ne stiano a casa.Anche il mattino dopo la colazione solitamente si limitaad un po’ di acqua calda accompagnata con qualche cosapescato dalle casse.

Gli indumentiLa nostra preoccupazione più grande prima di partire so-no stati gli indumenti, tanto che alcuni hanno deciso di af-fittare i carissimi vestiti tradizionali in pelliccia di focache tutti i conduttori avevano: pantaloni con pet-torina ed Anorak/giubba con cappuccio da in-dossare sopra un completo da sci. Ottimi so-no anche i pantaloni in orso polare, solo duedei nostri musher li avevano poiché sono unindumento caldissimo, preziosissimo e daogni orso se ne ricavano solo 3. Sono corti alginocchio e sono gli hotpants groenlandesi.Dopo lunghe meditazioni a casa ero giunta al-la conclusione che fosse meglio portare i ve-stiti di mio marito, io taglia 44/46, lui taglia48/50/52.Tutto infatti deve essere ampio perlasciare circolare l’aria e non permettere al

sudore di inumidire glistrati, tutto deve esseretraspirante per convo-gliare al di fuori l’umidi-tà, tutto deve essere an-tivento per non permet-tere al calore di sfuggiredal corpo.Quindi calzamaglia pe-sante “orsetto” in pilecon pelo interno (mia),pile pesante (mio), tutada sci (piccola a Mauri-zio), duvet “antico” da8000 lungo e largo damettere sopra, giacca esalopette in goretex(sempre di Maurizio) damettere ancora sopratutto il resto. Bisognaavere una attenzioneparticolare a testa, mani

e piedi. Per la testa, oltre aicappucci delle varie giacche avevo tre berret-

ti da indossare uno sopra l’altro, l’ultimo di pelo con orec-chie; alle mani tre paia di guanti l’ultimo dei quali di Mau-rizio a muffola in piuma e quest’ultimi li tenevo appesi alcollo; ai piedi, siamo tutti d’accordo, le uniche calzatureadatte sono i Kamik tradizionali indossati sopra vari paiadi calze in mohair pesante.Vale la pena descrivere questi stivali che tutti abbiamo af-fittato: devono essere di due numeri più grandi per lascia-re il piede libero e sopportare 2 o 3 paia di calze ed ancheuno scaldino, la suola è in vibram tipo scarpone, la scarpaè di gomma fino alla caviglia poi diventa di cordura-gore-tex; dentro hanno una scarpetta estraibile di feltro spessaun dito completamente rivestita in alluminio con un ulte-riore sottopiede in feltro ancora più spesso. Queste scar-pe non si trovano in Italia ed anche se una nota marca necommercializza da noi un tipo simile, la resa e la pesan-tezza non è la stessa. Può succedere, è successo a tre per-sone, che con un piede si vada a finire inavvertitamentenell’acqua.In questo caso i vestiti si gelano all’istante e que-sta scarpa è l’unica che salva il piede dal congelamento.A tutto questo abbigliamento abbiamo aggiunto occhialo-ni da sci, mascherina antivento in neoprene, scaldini e po-co altro.Non sempre avevamo tutto addosso, ma a volte è statonecessario infilarsi tutto quanto.Il sacco a pelo da -33°C in sintetico e lo stuoino isolan-te ci sono stati forniti dal corrispondente.Così combinati non abbiamo mai avuto freddo mentre al-tri gruppi dopo due giorni hanno dovu-to rinunciare e correre indietro ad Ilu-lissat.

La nostra meta: Eqi sermiaGià dall’Italia avevamo progettato difare 7 gg. di slitta e Silver ci aveva pro-posto di arrivare fino al ghiacciaio Eqi.Ma in Italia senza una cartina decente era dif-ficile rendersi conto del per-corso e, senza sapereche cosa fosse, eradifficile rassicu-rare il corrispon-dente che, sì, eravamoin grado di correre die-tro alle slitte. Cosìpianifichiamo tuttoa tavolino scegliendoun itinerario che passaper monti, il mare pare non esse-re ancora totalmente ghiacciato, ecercando di percorrere strade di-verse in andata e ritorno.Quando chiediamose ci sono i rifu-gi Silver rima-ne sul vago…si forse, se ci siattarda però biso-gnerà dormire in ten-da/slitta, ma forse no…,chissà …,lasciate decidere agli Inuit,loro sanno quello che fanno e conoscono i posti.Ma sul nostro percorso, a parte il primo giorno, nonabbiamo trovato rifugi, le salite sono state ripide ed avolte spellate, le discese pericolose, con canaloni pieni dimassi. Scopriremo la difficoltà, sia noi che i nostri con-duttori, soltanto durante il cammino poiché entrambi nonimmaginavamo fosse una impresa così dura arrivare ad Eqisermia.Tanto dura che i nostri musher decideranno di ri-tornare ad Ilulissat un giorno in anticipo facendo 2 tappeforzate di 60 Km perchè oramai mancano tè, cafè e so-prattutto il preziosissimo petrolio per sciogliere il ghiac-cio ed avere da bere. Oltretutto noi dopo sei giorni nonsiamo più in grado di correre dietro alle slitte, i cani trop-po stanchi non ubbidiscono più, il tempo sembra peggio-rare.La nostra meta, il ghiacciaio Eqi, è stata raggiunta dopo 3giorni di viaggio e circa 120 Km di colli, fiordi, laghi, cana-loni ed alle 18.30 del 17 marzo ci siamo affacciati sul suofronte grandissimo reso tutto rosato dal tramonto.E’ fatta, abbiamo pensato, siamo finalmente arrivati....ed invece...Sotto di noi il fiordo, ma la capanna non si vede, il mareghiacciato è tutto rotto e pieno di lastre rivoltate che ren-

derebbero la strada inbasso troppo difficile.I due Niels, i due con-duttori più anziani,decidono così di pro-seguire ancora un po’sulla collina e di scen-dere più avanti spe-rando di trovare unastrada più agevole.Così ormai pratica-mente a buio ci tro-viamo noi a scende-re su ripidi spalti diroccia e le slitte abuttarsi giù da unghiaione verticaleda brivido. Bene o

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AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDOGroenlandia

(03-102) Articoli+Tac 19-09-2009 14:58 Pagina 6

Page 5: Una prima per uomini (e donne) - Viaggi Avventure …...Ad Ilulissat, cittadina poco sopra il circolo polare artico, 4000 abitanti,4500 cani, in Marzo ci sono poche cose da fare:il

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male tutti interi riusciamo ad arrivare in fondo, ma qui lecose si complicano. Sul mare non riusciamo a stare in pie-di poiché tutto è lucido e scivoloso, al buio non vediamoné i grandi blocchi sconnessi nè le infide pozzanghere, icani non riescono a trovare la strada, le slitte si incastra-

no e le nostre luci sono quasi tut-te nei bagagli.Un po’ seduti in

slitta un po’ arrancando apiedi, scivolando, cadendo,

capottando avanziamo fatico-samente;non abbiamo più acqua ed

una gran sete che plachiamo succhiando pez-zi di ghiaccio.All’improvviso luci verdi e rosate si accen-

dono in cielo; nastri luminescenti si muovonopiano, diventando spirali, poi onde e noi appesi alle

slitte tra terribili sobbalzi non riusciamo a distogliere gliocchi da tanta bellezza.Finalmente è tale il chiarore che sulla riva vediamo il car-tello che annuncia il rifugio.Ma dove sarà?... Poco sopra, ci dice Niels, incamminatevia piedi.Ma in 8 abbiamo solo due pile e non vediamo un acci-dente, continuiamo a scivolare ed a cadere anche perchénon facciamo che camminare con il naso all’insù. Il Mae-stro cerca affannosamente il cavalletto per fotografare ….ma la sua slitta e Karl chissà dove saranno… Depresso ri-nuncia alla tecnologia e fotogra-fa anche lui “a mano libera”ed “alla cieca” e le foto,nonostante tutto, sa-ranno accettabili.Si odono richiami,cani che ululano,ab-biamo perso le no-stre slitte e letteral-mente sbattiamo controuna casetta. E’ aperta,sa-rà quì ? Ma Niels non c’èe tutti sembrano lonta-ni ed irraggiungibili.Eugenio si arrampicaancora più in alto,Geltrude sostieneche dovevamo fer-marci prima, Carlo eTony ci esortano adessere positivi, Ales-sandro si lamenta cheha fame, Enrico tran-quillo si fuma una siga-retta.

Richiami, ululati, imprecazioni e delicate, luminose trineche danzano nella notte.Finalmente arriva Niels: siamo arrivati, è quì e sono le21.30.Bisogna ancora scaricare le slitte, portare dentro le casseed i bagagli, legare e dar da mangiare ai cani sfiniti, andarea prendere il ghiaccio ed aspettare che si sciolga. Abbia-mo così sete che beviamo tutto freddo appena li-quefatto; alcuni di noi, pochi in verità, hanno anco-ra la voglia di pescare qualche cosa di gelido dallecasse e fare una veloce cena.Alle 24.40, dopo aver bevuto un po’, mi infilonel sacco a pelo; dormiremo fino alle 9.La mattina dopo il tempo è sfavillante di so-le, i nostri accompagnatori sono già al lavo-ro per riparare i danni alle slitte, mentre icani poltriscono soddisfatti, hanno capitoche oggi non si lavora.Noi facciamo una mega colazione dove già ilcafè scarseggia e Niels mi annuncia che oggi mangeremodue volte. Durante la mattinata bighelloniamo attorno alrifugio godendoci le vedute del ghiacciaio ed alle 12 unamangiata pantagruelica ci attende:halibut bollito,pecora eminestra di riso, carne e verdure.Alle 13 ci incamminiamoverso la morena, il mare è perfettamente ghiacciato e pen-siamo di attraversarlo su di un piccolo istmo.Ma il tempo peggiora, tutto diventa bianco, lattiginoso e

comincia a nevicare. Glispalti di granito diventanoscivolosi ed improvvisa-mente… un gran botto.Il fronte del ghiacciaiocrolla in mille pezzi, unattimo e … sul fiordocominciano a volare lelastre, l’onda d’urto famuovere tutto queltavolato ghiacciatoche si arriccia, si de-forma come fosse

cartapesta e si spacca in milleblocchi che si ammassano gli uni

sugli altri. L’istmo dove dovevamopassare è investito da una specie di tsu-

nami e la superficie che era liscia diventatutta piena di punte aguzze e pozze ribol-

lenti.Altri botti ed altri sconvolgimenti si sus-seguono in pochi minuti. Rimaniamo esterrefat-

ti e tanto stupiti che nessuno ha fotografato nul-la. Poi tutti rinunciamo ad arrivare al ghiacciaio an-

che perché il tempo è ancora peggiorato, la visibilitàè nulla ed ora nevica fitto con tormenta.

Alla sera altra mangiata pantagruelica; andiamo a dormirepresto poiché domani partiremo alle 7.30 e la giornata sa-rà lunga.L’indomani mattina scendiamo a piedi ed aspettiamo sulfiordo, in mezzo ai massi di ghiaccio, l’arrivo delle slitte.Non siamo proprio tranquilli di essere lì e continuiamo aguardare il ghiacciaio che brilla nel sole. Ma oggi con la lu-ce scegliere la strada è più facile. Con una volata passia-mo più al centro del fiordo dove la superficie è liscia e ve-locemente arriviamo al punto di risalita.Addio Eqi sermia o forse arrivederci in estate,chissà…

Voglio ringraziare i miei compagni di viaggio. Sono fiera diaver condiviso con loro una così bella impresa dove i no-stri caratteri si sono fusi tanto da trasformare una accoz-zaglia di gente diversa sia per età, che per cultura, che perestrazione sociale in un affiatato gruppo di veri amici chehanno saputo superare con determinazione e tranquillitàle innumerevoli difficoltà di ogni tipo che qui avete potu-to leggere.Insomma un gruppo come se ne vede raramente, che miresterà sempre nel cuore.

Voglio ringraziare anche i nostri musher, persone vera-mente eccezionali,senza di loro,i loro cani,la loro pazienzae la loro forza non avremmo potuto compiere questa spe-dizione.Senza Silver poi, l’italiano-groenlandese che da 25 anni vi-ve ad Ilulissat, ed Andrea, il suo aiutante, il nostro sognonon si sarebbe mai avverato.

Questi gli equipaggi che hanno compiuto la traversata:

I Capi: Giuliana Bencovich + Niels

gli Avventurieri: Enio Aldrighetto + Lars KarlCarlo Fiorili + JensGeltrude Lanfranconi + Niels 2Enrico Canepa + SorenEugenio Simioli + SvendAlessandro Lorino + KunoAntonio Fumagalli + Otto

rigorosamente in ordine di iscrizione

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Eppure c’è solo una grande cosa,la sola cosa:vivere per vedere dai rifugi durante i viaggiil grande giorno che albeggiae la luce che riempie il mondo.

(canto Inuit)

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