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“Lascia che io torni alla luce spogliato di questo fumo, che offuscando gli occhi, denso in gola ha smorzato le parole”. Nelle ore del sonno, con voce di silenzio: urli! “Ancora incredulo vago, richiamo a me quella vita che con atroce determinazione mi fu strappata”. “Dannato alla mia cecità che perseverante, della vita altrui gelida dispose, annientai un numero di individui così indicibile che ora varcare la soglia della mostruosità, un attimo agogno”. Mattino d’inverno alla tua alba affido le invocazioni, ospitate nella notte, perchè possa l’etere sanare gli umani disastri. Annat 3 Editoriale Un senso al nostro Natale Elio Vittoriani affermava di non credere, ma diceva: “Il Natale è una cosa che ci ap- partiene, appartiene a tutti”. Difatti al di là delle profana- zioni, di questo commercialume, di questo consumismo, al di là della ostentata ricchezza che non ha niente a che fare con il Natale, c’è questo fascino misterioso per cui l’umanità spera che nasca veramente l’uomo: l’uomo è una cosa rara, è un valore raro; in quel bambino che nasce a Betlemme in una stalla, da poveri geni- tori dignitosi, l’umanità vede nascere l’uomo. Non capisco come in Italia si possa pensare di sostituire il presepe, i canti del Na- tale, il Natale stesso con Babbo Natale per un senso di rispetto a chi non è cattoli- co. Si sostituisce il Natale o non si crede all’uomo? I nostri genitori ci hanno messo al mondo per essere uomini. L’uomo è questa co- struzione di cui non si vede mai la fine, l’uomo dice Kierkegaard è una infinita possibilità. Il vero contenuto del Natale è proprio questo, Dio che si veste di umanità, prende carne, nasce bambino e l’uomo – ogni uomo – si veste di Dio, dalla sfera è assun- to alla sfera di Cristo, ed è proiettato nella pienezza di Dio. Un fine per ogni uo- mo, per gli ultimi, per i poveri, gli oppressi, gli emarginati, i morti di fame, quelli che subiscono ingiustizia, tutti, tutti assunti a dimensione divina, divenuti figli di Dio. Dio si incarna nell’uomo, “il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi”, questo vuol dire la nascita di Gesù, il Natale! S. Paolo quando parla del Natale di- ce “apparuit umanitas”, è apparsa l’umanità: ecco il vero concetto di uomo. Nel- l’uomo c’è Dio. Ci possiamo chiedere: oggi dove nasce, come nasce, chi lo incarna? Dove dob- biamo andare a cercare il Figlio dell’Uomo, il Figlio di Dio “che è nato”? A Betlemme, periferia di Gerusalemme, non c’è posto per lui nelle locande. Dove? In una stalla. Le grotte e le stalle del mondo oggi sono tante, se sappiamo aprire i nostri occhi, il nostro cuore non sarà difficile incontrare “il bambino e sua madre” e adorarlo. Tornano in mezzo a noi le vecchie povertà, povertà di pane, di vestiti, di casa, di salute, di cultura, di libertà, di dignità; irrompono le nuove povertà – solitudine, non senso del vivere, suicidi, dipendenze, abbandoni, malattie mentali, non lavo- ro. Sono uomini che soffrono: “quello che farete all’ultimo di voi lo farete a me stesso”. Il bambino che è nato per noi lo troviamo nell’ultimo. Nel mondo oggi ancora un miliardo di uomini è povero, vive con meno di un dol- laro al giorno; molte nazioni sono sconvolte dalla guerra; malattie devastanti compromettono il futuro di interi popoli, basta pensare all’Aids in Africa, nelle immense periferie un nuvolo di bambini scava nelle montagne di immondizia cercando pane… I Magi guidati da una stella cercano il bambino, trovatolo lo adorarono e gli por- tarono doni. Oggi non c’è molto da cercare per trovare il bambino, bisogna avere la fede di adorarlo, di portare il dono della solidarietà, del mistero dell’amore. Angelo Pittau • Tullio Battaglia il Presepe di Wietzendorf, 1944. • Edvard Munch il grido, 1893.

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“Lascia che io torni alla lucespogliato di questo fumo,che offuscando gli occhi, denso in gola ha smorzato le parole”.

Nelle ore del sonno, con voce di silenzio: urli!

“Ancora incredulo vago,richiamo a me quella vitache con atroce determinazionemi fu strappata”.

“Dannato alla mia cecitàche perseverante, della vita altrui gelida dispose, annientai un numero di individui così indicibile che ora varcare la soglia della mostruosità,un attimo agogno”.

Mattino d’inverno alla tua alba affido le invocazioni, ospitate nella notte,perchè possa l’etere sanare gli umani disastri.

Annat

3Editoriale

Un sensoal nostroNatale

Elio Vittoriani affermava dinon credere, ma diceva: “IlNatale è una cosa che ci ap-partiene, appartiene a tutti”.Difatti al di là delle profana-

zioni, di questo commercialume, di questo consumismo, al di là della ostentataricchezza che non ha niente a che fare con il Natale, c’è questo fascino misteriosoper cui l’umanità spera che nasca veramente l’uomo: l’uomo è una cosa rara, è unvalore raro; in quel bambino che nasce a Betlemme in una stalla, da poveri geni-tori dignitosi, l’umanità vede nascere l’uomo.Non capisco come in Italia si possa pensare di sostituire il presepe, i canti del Na-tale, il Natale stesso con Babbo Natale per un senso di rispetto a chi non è cattoli-co. Si sostituisce il Natale o non si crede all’uomo?I nostri genitori ci hanno messo al mondo per essere uomini. L’uomo è questa co-struzione di cui non si vede mai la fine, l’uomo dice Kierkegaard è una infinitapossibilità.Il vero contenuto del Natale è proprio questo, Dio che si veste di umanità, prendecarne, nasce bambino e l’uomo – ogni uomo – si veste di Dio, dalla sfera è assun-to alla sfera di Cristo, ed è proiettato nella pienezza di Dio. Un fine per ogni uo-mo, per gli ultimi, per i poveri, gli oppressi, gli emarginati, i morti di fame, quelliche subiscono ingiustizia, tutti, tutti assunti a dimensione divina, divenuti figli diDio. Dio si incarna nell’uomo, “il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi”,questo vuol dire la nascita di Gesù, il Natale! S. Paolo quando parla del Natale di-ce “apparuit umanitas”, è apparsa l’umanità: ecco il vero concetto di uomo. Nel-l’uomo c’è Dio.Ci possiamo chiedere: oggi dove nasce, come nasce, chi lo incarna? Dove dob-biamo andare a cercare il Figlio dell’Uomo, il Figlio di Dio “che è nato”?A Betlemme, periferia di Gerusalemme, non c’è posto per lui nelle locande. Dove? In una stalla.Le grotte e le stalle del mondo oggi sono tante, se sappiamo aprire i nostri occhi,il nostro cuore non sarà difficile incontrare “il bambino e sua madre” e adorarlo.Tornano in mezzo a noi le vecchie povertà, povertà di pane, di vestiti, di casa, disalute, di cultura, di libertà, di dignità; irrompono le nuove povertà – solitudine,non senso del vivere, suicidi, dipendenze, abbandoni, malattie mentali, non lavo-ro. Sono uomini che soffrono: “quello che farete all’ultimo di voi lo farete a mestesso”. Il bambino che è nato per noi lo troviamo nell’ultimo.Nel mondo oggi ancora un miliardo di uomini è povero, vive con meno di un dol-laro al giorno; molte nazioni sono sconvolte dalla guerra; malattie devastanticompromettono il futuro di interi popoli, basta pensare all’Aids in Africa, nelleimmense periferie un nuvolo di bambini scava nelle montagne di immondiziacercando pane…I Magi guidati da una stella cercano il bambino, trovatolo lo adorarono e gli por-tarono doni.Oggi non c’è molto da cercare per trovare il bambino, bisogna avere la fede diadorarlo, di portare il dono della solidarietà, del mistero dell’amore.

Angelo Pittau

• Tullio Battagliail Presepe di Wietzendorf, 1944.

• Edvard Munchil grido, 1893.

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Il segretario generale dell’ANRP,Enzo Orlanducci, che appartiene

alla generazione successiva alla no-stra, è imprevedibile: possiede, fra letante doti, persino quella, quasi im-possibile per i suoi coetanei, di imme-desimarsi nella mentalità dell’interna-to, dando voce a chi voce non ha o di-mentica di avere. Degno “figlio d’ar-te”, in quei momenti sembra volerreincarnare la figura dominante delpadre che, sino a che ha avuto vita,ha continuato a sostenerne la causa. Penso che Orlanducci della nostravicenda sappia ormai tutto, ma che,volendo imprimerla ad ogni costonella memoria storica del nostro im-memore Paese, dopo sessant’anni dicolpevole oblio, non perda occasio-ne per ripresentarla ad ogni livello,meglio documentata, aggiornata erinnovata nella forma, per renderlaattuale, oltre che comprensibile allenuove generazioni.Claudio Sommaruga ed io, entrambiIMI, reduci dai campi di sterminionazisti, già accolti come tali dal Pre-sidente del Senato Spadolini, e guida-ti da Vittorio Emanuele Giuntella,siamo stati affiancati quest’anno daOrlanducci: prima nell’udienza con-cessaci dal Presidente della Repub-

blica Ciampi, poi in quella svoltasialla Camera dei deputati per iniziati-va dell’Onorevole Casini. In tal modoabbiamo completato il nostro “touristituzionale” continuando a rammen-tare “l’altra resistenza” – quella degliIMI, cioè la nostra, così definita daAlessandro Natta, IMI come noi aWietzendorf – definizione ormai ac-colta e fatta propria dagli storiografi.Nel contempo lo stesso Orlanducci,mi ha coinvolto nella sua turbinosaattività, per recare anche nelle scuoledi alcuni dei 121 Comuni, della Pro-vincia di Roma, la mia testimonianzasui venti mesi trascorsi in Germania ePolonia “ospite” di Hitler.Forse i miei scarni interventi nonhanno “descritto” in modo esaurien-te le tante angherie subite, le ricordotutte, una ad una, come 10 anni orso-no, quando, dopo aver ripreso il miodiario di prigionia – scritto giornoper giorno nei Lager, ad onta dei na-zisti – decisi di pubblicare “Inter-nierter”, comportandomi all’incircaallo stesso modo, e cioè privilegian-do la narrazione essenziale ad unaimpossibile illustrazione della realtàbrutale, difficile da comprendere eda accettare da chi quell’esperienzanon aveva vissuta.

Mi conforta pensare che autorevolinarratori ben più qualificati, comeBruno Betta e Primo Levi sopravvis-suti rispettivamente alla nostra espe-rienza e a quella della Shoah, aveva-no già detto tutto. In particolare lostesso Levi si era premurato di affer-mare: “Se lo racconterete non vi cre-deranno”. Figuriamoci se avessi ten-tato di farlo io a quegli attenti e com-posti ragazzi delle scuole, magari conl’ausilio delle aride tabelle in uso neiLager, che comparavano le calorienecessarie alla sopravvivenza conquelle che ci propinavano, tabelle chenon ho mancato di riportare su “Inter-nierter”, che ci condannavano a mor-te tanto certa quanto imminente. An-che allora mi rifiutai di insistere equalche raro lettore mi capì… Fu cosìche mi convinsi che forse soltanto ipittori dei Lager avevano tentatol’impossibile con un certo successodescrivendo la nostra dannazione co-me nessuna “inutile” macchina foto-grafica (“Strong Verboten!” nei La-ger) avrebbe mai potuto fare. Infattisi trattava di riprendere anche… l’a-nima assieme ai corpi fatiscenti degliinternati. E l’anima io l’ho ricono-sciuta, con l’occhio dell’internato,nelle raffigurazioni di Antonelli, Ber-

4 Tra storia e cronaca

La vicenda degli IMI sarà accolta nella storia?

di Olindo Orlandi

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retti, Tomadini e di tanti altri pittoridei Lager, piuttosto che nelle rarissi-me foto che, ad onta di tutto, supera-rono il filo spinato che ci soffocava.Sono convinto che soltanto quei pit-tori abbiano tentato di rappresentarel’impossibile – in tempo reale – neiLager nazisti. Se oggi l’espressionepriva di senso comune, impropria-mente definita tempo reale è entratanell’uso corrente per valorizzare or-dinari e spesso banali accadimenti,mi si consenta almeno di adottarlaper rievocare l’opera di quei pittoriche tentarono di riprendere in temporeale eventi che nessun marchinge-

gno avrebbe potuto tramandare, per-ché nessuno è mai riuscito a raffigu-rare all’istante l’anima di chicches-sia che certamente non si mette inposa. Contribuirà tutto questo a con-vincere gli storici a collocare con ilgiusto rilievo i nostri sacrifici? Con-tinuo a dubitarne pur restando quel-l’ingenuo, inguaribile ottimista qualero persino nei Lager! l

5Tra storia e cronaca

N ell’elegante Sala Consiliare del Comune di Prato, tra affreschi trecenteschi,preziosi soffitti e colorati gonfaloni della città e della provincia, in un’atmo-

sfera animata da quella solennità che ben si addice agli avvenimenti importanti, siè tenuta la presentazione del libro della ricercatrice tedesca Gabriele Hammer-man “Gli internati militari italiani in Germania 1943-45” ed. Il Mulino. L’operaè stata pubblicata con il sostegno dell’ANRP, che, attraverso questo gesto, ha vo-luto ancora una volta rendere onore alle vittime del nazismo, quegli ex internatidi cui, ormai da molti anni, si è assunta la tutela, per il ripristino della verità stori-ca e per il rispetto dei diritti umani. La cerimonia della presentazione del volumein oggetto, celebratasi a conclusione di una serie di iniziative organizzate dal“Comitato per il 60°” del Comune di Prato, che annovera fra i suoi cittadini uncospicuo gruppo di reduci, è stata preceduta nel primo pomeriggio dalla posa diuna targa, in Piazza S. Marco, presso la Casa del Combattente. Una piccola folladi curiosi, tra cui dei bambini, sfuggiti al controllo dei nonni, ha partecipato contrepidazione ed emozione, tra le note squillanti della fanfara dei bersaglieri, allabreve ma significativa cerimonia. I reduci, con le loro bandiere, si stringevano afianco delle autorità cittadine (il Prefetto, il vicesindaco, l’assessore provincialealla cultura, il cappellano) per celebrare l’evento. Il messaggio della targa è unsincero e commosso omaggio alla memoria di “…quegli internati nei campi nazi-sti che resistettero dal 1943 al 1945 e che a migliaia morirono per la conquistadella libertà. Alle generazioni future il dovere di conservarla”. Dopo i brevi di-scorsi ufficiali, si sono tutti recati a piedi al Palazzo del Comune, dove era previ-sto per le 16,30 l’incontro con l’autrice tedesca. Il corteo, con la fanfara in testa,le bandiere e i gonfaloni, ha attraversato il centro storico della cittadina toscana,destando la curiosità dei passanti e strappando l’applauso di tante persone che sisono affacciate all’uscio dei negozi e alle finestre degli antichi palazzetti. Pochiminuti di cammino, ed ecco il Palazzo Pretorio, bellissimo esempio di architettu-ra trecentesca, di fronte al quale si apre il porticato del Palazzo comunale. Gli ampi spazi della Sala consiliare si sono subito riempiti di gente, un pubblicocomposto soprattutto dai reduci e dalle loro famiglie, ma anche da alcuni giovanistudenti. Oltre alle autorità cittadine, Dott. Massimo Carlesi, Assessore comuna-le, Dott.ssa Irene Gorelli, Assessore provinciale, sul palco hanno preso posto ilProf. Enzo Orlanducci, segretario generale dell’ANRP, la dott.ssa Camilla Bru-

DRAMMATICO VISSUTO

GLI INTERNATIMILITARI ITALIANIIN GERMANIAdi Gabriele Hammermannedito da Il Mulinopp. 584, €28,00

Nel settembre 1943, con ilrovesciamento dellealleanze, i militari italianisi ritrovarono nemici degliex alleati tedeschi. Salvoquelli che accettarono diaffiancarsi ai nazisti econfluire nell'esercito dellaneonata repubblica di Salò,più di 600mila soldatiitaliani furono deportati inGermania e poteronorientrare in patria 4

• Alessandro Berretti, “Attenti al filo!”.A pagina precedente:• Gustavo Alberto Antonelli, “La catena”.• Marcello Tomadini, “Dopo giorni disegregazione, scalzi, scendiamo perurgenti bisogni”.

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retti, Tomadini e di tanti altri pittoridei Lager, piuttosto che nelle rarissi-me foto che, ad onta di tutto, supera-rono il filo spinato che ci soffocava.Sono convinto che soltanto quei pit-tori abbiano tentato di rappresentarel’impossibile – in tempo reale – neiLager nazisti. Se oggi l’espressionepriva di senso comune, impropria-mente definita tempo reale è entratanell’uso corrente per valorizzare or-dinari e spesso banali accadimenti,mi si consenta almeno di adottarlaper rievocare l’opera di quei pittoriche tentarono di riprendere in temporeale eventi che nessun marchinge-

gno avrebbe potuto tramandare, per-ché nessuno è mai riuscito a raffigu-rare all’istante l’anima di chicches-sia che certamente non si mette inposa. Contribuirà tutto questo a con-vincere gli storici a collocare con ilgiusto rilievo i nostri sacrifici? Con-tinuo a dubitarne pur restando quel-l’ingenuo, inguaribile ottimista qualero persino nei Lager! l

5Tra storia e cronaca

N ell’elegante Sala Consiliare del Comune di Prato, tra affreschi trecenteschi,preziosi soffitti e colorati gonfaloni della città e della provincia, in un’atmo-

sfera animata da quella solennità che ben si addice agli avvenimenti importanti, siè tenuta la presentazione del libro della ricercatrice tedesca Gabriele Hammer-man “Gli internati militari italiani in Germania 1943-45” ed. Il Mulino. L’operaè stata pubblicata con il sostegno dell’ANRP, che, attraverso questo gesto, ha vo-luto ancora una volta rendere onore alle vittime del nazismo, quegli ex internatidi cui, ormai da molti anni, si è assunta la tutela, per il ripristino della verità stori-ca e per il rispetto dei diritti umani. La cerimonia della presentazione del volumein oggetto, celebratasi a conclusione di una serie di iniziative organizzate dal“Comitato per il 60°” del Comune di Prato, che annovera fra i suoi cittadini uncospicuo gruppo di reduci, è stata preceduta nel primo pomeriggio dalla posa diuna targa, in Piazza S. Marco, presso la Casa del Combattente. Una piccola folladi curiosi, tra cui dei bambini, sfuggiti al controllo dei nonni, ha partecipato contrepidazione ed emozione, tra le note squillanti della fanfara dei bersaglieri, allabreve ma significativa cerimonia. I reduci, con le loro bandiere, si stringevano afianco delle autorità cittadine (il Prefetto, il vicesindaco, l’assessore provincialealla cultura, il cappellano) per celebrare l’evento. Il messaggio della targa è unsincero e commosso omaggio alla memoria di “…quegli internati nei campi nazi-sti che resistettero dal 1943 al 1945 e che a migliaia morirono per la conquistadella libertà. Alle generazioni future il dovere di conservarla”. Dopo i brevi di-scorsi ufficiali, si sono tutti recati a piedi al Palazzo del Comune, dove era previ-sto per le 16,30 l’incontro con l’autrice tedesca. Il corteo, con la fanfara in testa,le bandiere e i gonfaloni, ha attraversato il centro storico della cittadina toscana,destando la curiosità dei passanti e strappando l’applauso di tante persone che sisono affacciate all’uscio dei negozi e alle finestre degli antichi palazzetti. Pochiminuti di cammino, ed ecco il Palazzo Pretorio, bellissimo esempio di architettu-ra trecentesca, di fronte al quale si apre il porticato del Palazzo comunale. Gli ampi spazi della Sala consiliare si sono subito riempiti di gente, un pubblicocomposto soprattutto dai reduci e dalle loro famiglie, ma anche da alcuni giovanistudenti. Oltre alle autorità cittadine, Dott. Massimo Carlesi, Assessore comuna-le, Dott.ssa Irene Gorelli, Assessore provinciale, sul palco hanno preso posto ilProf. Enzo Orlanducci, segretario generale dell’ANRP, la dott.ssa Camilla Bru-

DRAMMATICO VISSUTO

GLI INTERNATIMILITARI ITALIANIIN GERMANIAdi Gabriele Hammermannedito da Il Mulinopp. 584, €28,00

Nel settembre 1943, con ilrovesciamento dellealleanze, i militari italianisi ritrovarono nemici degliex alleati tedeschi. Salvoquelli che accettarono diaffiancarsi ai nazisti econfluire nell'esercito dellaneonata repubblica di Salò,più di 600mila soldatiitaliani furono deportati inGermania e poteronorientrare in patria 4

• Alessandro Berretti, “Attenti al filo!”.A pagina precedente:• Gustavo Alberto Antonelli, “La catena”.• Marcello Tomadini, “Dopo giorni disegregazione, scalzi, scendiamo perurgenti bisogni”.

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nelli, responsabile del “Comitato per il 60°” e del Museo della Deportazione edella Resistenza di Figline, il Prof. Nicola Labanca, docente di Storia Contempo-ranea presso l’Università di Siena, il Prof. Dino Vittori, presidente dell’Anei diFirenze ed infine la Dott.ssa Hammerman, ricercatrice tedesca, autrice del libro,nonchè vice direttore del Museo Memoriale di Dachau. I rappresentanti del Co-mune e della Provincia di Prato hanno introdotto l’argomento, illustrando l’impe-gno del“Comitato per il 60°”, che nell’ambito delle celebrazioni degli avveni-menti seguiti all’8 settembre ’43, ha voluto dedicare questa giornata ai militarideportati e internati nei lager nazisti, invitando ospiti che avrebbero aiutato a ri-costruire questa pagina di storia, dalla quale sono nati i valori della nostra Repub-blica. Una storia raccontata attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, hasottolineato il Colonnello Crocetti, arriva più diretta e più incisiva alle giovanigenerazioni. La dott.ssa Brunelli a questo proposito ha accennato al progetto dicui il Comitato si è fatto promotore presso le scuole: “La pace e la guerra vistacon gli occhi dei bambini”, un appello a riflettere e a continuare a lottare perché

non si dimentichi. Nel campo delle pubblicazioni, ha ricordato chepiù volte sono stati presentati volumi, presso il Museo della De-portazione di Prato, riguardanti non solo la deportazione politica erazziale, ma anche l’internamento militare. Il Prof. Orlanducci, anome dell’ANRP, ha ringraziato la giovane ricercatrice ed ha elo-giato l’impegno con cui proprio gli studiosi tedeschi stanno rico-struendo questa dolorosa pagina di storia, dedicandosi alla ricercadelle testimonianze archivistiche e memorialistiche, e affrontandocon coraggio ed obiettività le responsabilità di un recente, buiopassato della Germania. Orlanducci ha auspicato un intervento daparte delle forze politiche del nostro Paese a sostegno del lavoro diricerca di tanti meritevoli studiosi italiani affinchè, dietro l’esem-pio dei tedeschi, possano promuovere iniziative atte a divulgare laconoscenza del passato e dei valori etici e culturali che vi sotten-dono. Non è cosa da sottovalutare il fatto che la pubblicazione dellibro sia stata possibile proprio grazie ad una associazione di redu-ci, i quali, in onore e in memoria di quanti allora non sono soprav-vissuti o che ormai non ci sono più, hanno voluto far sentire lapropria voce, combattere l’oblio e l’indifferenza, come monito allanuove generazioni affinchè una simile drammatica esperienza nonabbia a ripetersi mai più. Il lavoro della Hammermann è stato poi attentamente analizzato dalProf. Labanca che ha messo in evidenza la capacità dell’autrice dicogliere i diversi aspetti della prigionia e le differenziazioni che ca-

6 Tra storia e cronaca

“rassegna” questa volta viene pubblicatacon un numero ridotto di pagine a causa deldrastico taglio del finanziamento statale atutte le associazioni combattentistiche epartigiane. Tale contributo, già inadeguato,era a sostegno dell’azione di promozionesociale svolta dall’ANRP.È volontà dall’Associazione, se sostenuta danumerosi contributi economici, continuare apubblicare anche per il futuro una“rassegna” che possa rispondere al meglioalle legittime aspettative dei soci e dei lettori.

“C’è chi vorrebbe dimenticare,c’è chi vorrebbe falsificare.

Noi cerchiamo di difendere la verità e la memoria storica”Sostieni la nostra azione

aderendo all’Associazione€ 25.00 da versare sul c/c postale 51610004

intestato: ANRP Roma

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solo dopo la finedella guerra. In breve temposi ritrovarono agli ultimigradini di una scala definitain base a criteri politici,economici, razziali: dopol'armistizio di Cassibiledell'8 settembre, che itedeschi considerarono un"tradimento", i militariitaliani, chiamatisprezzantemente"Badoglios", subirono infattimolte umilianti punizioni.Basato su una ricercavastissima condotta inarchivi italiani e tedeschi,nonché su memorie einterviste dirette ai reduci,questo volume si presentacome la più completa eapprofondita descrizionemai tentata sinoradell'esperienza degli Imi,gli internati militariitaliani in Germania. Il libroricostruisce sial'atteggiamento tedescoverso gli Imi, in particolarele direttive per il lorosfruttamento come forzalavoro nell'industria bellica,sia le condizioni materialidi vita e di lavoro che nesegnarono la prigionia,dalla caduta di Mussolini alrientro in patria.

GABRIELE HAMMERMANN,dopo aver studiato nelleUniversità di Monaco eTreviri e all'Istituto storicogermanico di Roma, halavorato come ricercatrice alMemoriale di Buchenwald, edal 1997 è ricercatrice evicedirettrice al Memorialedi Dachau. È autrice didiversi contributi sul lavoroforzato, sulle SS, sul campodi concentramento di Dachaucosì come sui "campispeciali" sovietici nellaGermania dell'est tra il 1945e il 1950. l

7Tra storia e cronaca

ratterizzarono questa drammatica esperienza,a seconda del contesto logistico e del gradomilitare di ciascun deportato. A differenza diShreider, che aveva consultato le fonti tede-sche per quanto riguarda il punto di vista mi-litare, la Hammermann va oltre, accentrandola sua attenzione sulle testimonianze riguar-danti il lavoro e ricostruendo con meticolo-sità un quadro dalle molteplici sfaccettature:i diversi ambienti dei “land”, la situazionealimentare, gli orari, la disciplina di lavoro,l’obbligo alla produttività, il ruolo dei tede-schi nelle fabbriche, che avevano margini diautonomia per applicare le direttive di Hitler.Questi e tanti altri argomenti, fino ad arrivare alla considerazione di questa paginadi storia come di un’altra forma di Resistenza, anche se non subito riconosciuta.La dott.ssa Hammermann, dopo i ringraziamenti ai presenti, ha ripreso nel suo in-tervento la traccia del libro, toccandone i punti salienti. Ha inoltre aggiunto alcuneamare considerazioni sul negato risarcimento agli IMI da parte della Germania,dell’indennizzo per i lavoratori coatti nei lager nazisti, un “secondo schiaffo” perqueste persone vittime di una tattica riparatoria e contraddittoria. A conclusione degli interventi, di fronte alle sollecitazioni dei relatori, si sono le-vate le reazioni dei presenti che ancora una volta indicano quanto sia forte il desi-derio di parlare, di testimoniare per far conoscere agli altri il proprio drammaticovissuto. l (eneri)

4

PRESENTAZIONELa Fondazione ANRP (Archivio Nazionale Ricordo e Pro-gresso), istituita dall’Associazione Nazionale Reducidalla Prigionia, dall’internamento e dalla Guerra di Li-berazione (ente morale dal 1949), è impegnata a far co-noscere alle nuove generazioni la drammatica vicenda

degli oltre seicentomila militari italiani catturati dai tedeschi do-po l’8 settembre 1943, internati e costretti al lavoro nell’industriabellica del Terzo Reich.Per questa ragione l’ANRP ha sostenuto con piacere l’edizione ita-liana del libro di Gabriele Hammermann. Questa pubblicazione vie-ne infatti a coronare una rinnovata attenzione della storiografiasul tema dell’internamento con uno studio che per la ricchezza del-la documentazione e la profondità dell’analisi non ha paragoni eche rimarrà certamente un testo di riferimento imprescindibileper quanti vorranno avvicinarsi a questa pagina tragica ma spessotrascurata della guerra italiana.Vorremmo che dalla lettura di queste pagine scaturisse la consape-volezza che la violazione di tutte le leggi della guerra e dei dirittiinalienabili della persona, come avvenne nei lager nazisti, nondebba essere rimossa o archiviata, ma tenuta viva come insegna-mento. Può essere utile che tale ricordo resti nella coscienza deipopoli, perché l’uomo di oggi e di domani, anche nelle non auspi-cabili ma purtroppo inevitabili situazioni di guerra, possa esseretrattato nella sua piena dignità umana e soprattutto perché gli or-rori e l’infamia che hanno disonorato il nostro tempo siano, perquanto è possibile, risparmiati alle future generazioni.

Enzo Orlanducci

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L o spazio ed i luoghi rappresenta-no imprescindibili supporti per

l’attivazione della memoria, intesa co-me processo di costruzione del propriopassato avente la funzione di offrireuna rappresentazione significativa delpresente. Questi, costituendosi comeessenziali tramiti tra il “non più” delpassato e l’”ancora” del presente, per-mettono di istituire un rapporto di sen-so tra segmenti temporali differenti,spesso illuminandoli reciprocamente.Sono proprio i luoghi a portare le stig-mate degli avvenimenti dei quali furo-no teatro, caratterizzandosi in relazio-ne a quanto la memoria, collettiva edindividuale, attribuisce loro, divenen-do essi stessi “memoria”.In tal senso, Cefalonia è luogo di me-moria. Un luogo nel quale sono chiarie visibili i segni di un accadimentostorico considerato unico, relativa-mente vicino nel tempo ma storiogra-ficamente controverso e variamentedibattuto, eccezionale nella sua tragi-cità. La topografia unita alla storia èqui particolarmente significativa inquanto favorisce la consapevolezzadegli avvenimenti e la trasmissione delloro ricordo.L’isola ha storicamente sviluppato unadiscreta consuetudine con gli xenoi,gli stranieri, una familiarità comunquesolitamente imposta più che ricercata,eredità di numerose occupazioni. L’ul-tima di queste, risalente a poco più di

un sessantennio fa, è avvenuta comeconseguenza delle (funeste) scelte po-litico-militari effettuate dal regime fa-scista italiano nel contesto del secondoconflitto mondiale; tale esperienza dioccupazione, comunemente conosciu-ta sull’isola come katochì, culminatanel sanguinoso e tragico epilogo delconflitto italo-tedesco e delle stragiche ne seguirono, ha segnato (e conti-nua a farlo) sia il panorama dell’isolache le sensibilità di quanti la abitano ola visitano.Chi si reca a Cefalonia con l’intento dirintracciare le modalità, le strategiesottese e le caratteristiche attraverso lequali la memoria dell’occupazione ita-liana si crea e manifesta, seguendonepercorsi e finalità, interrogandosi sul-l’incidenza effettiva che ha sulla co-struzione delle identità, si trova al co-spetto di una memoria “dispiegata”,pervasiva, agganciata ad oggetti, luo-ghi, persone ed eventi che contribuiscea trasformare in figure simboliche.Trascendendo spesso le occasioni pub-bliche, si configura spesso come me-moria “privata” ma non per questo og-getto di rimozione, trasmessa attraver-so molteplici canali, radicata nellaquotidianità. Questa memoria, infatti, si dispiega edattualizza secondo logiche che ne rive-lano l’effettiva appartenenza al pre-sente, pur riferendosi ad eventi passa-ti: il contatto con i luoghi ed i volti,che sono della stessa tramite ed

espressione, la rendono viva e pulsan-te, concreta. Memoria collettiva, carat-terizzata da esperienze personali manon relegata all’autobiografismo, ingrado di manifestarsi in modo improv-viso, in occasioni e forme inaspettate.Molte volte per caso: partendo adesempio da una visita ai luoghi dove lestragi si sono consumate, da una gitanei paesi o lungo uno dei tanti sentieridell’isola. Si potrebbe anche non averel’intenzione di cercare “la memoria”,spesso si finirebbe comunque con l’es-sere da lei trovati: gavette, munizioni,frammenti di bombe, baionette, mesto-li, fornelli da campo, spolette, trinceesemisepolte, elmetti. Tutti “contenito-ri” di memoria, disseminati sul suolo,senza necessità di essere riportati allaluce, tra erba, sabbia o pietre, su spiag-ge o monti, dinanzi ai piedi ed agli oc-chi di chi cammina. Oggetti spessoriutilizzati per altri scopi dalla genteche li trova e che così entrano a farparte integrante del paesaggio isolano:un rapido sguardo può renderne conto.Dovunque possono essere visti, adesempio, vecchi reticolati di filo spi-nato, adoperati adesso per delimitarecampi, uliveti, proprietà private; neicortili di numerose abitazioni fannobella mostra rugginosi barili di carbu-rante, divenuti portafiori, con sigle ematricole ancora ben visibili. È possi-bile trovare una vecchia bomba dinan-zi ad un negozio, cementata al suolo,oppure, sulla stessa spiaggia affollataogni estate dai turisti, scoprire un can-none abbandonato, poco distante da unaltro, nascosto sott’acqua tra gli sco-gli. Ugualmente è facile, recandosinelle numerose località dove ebberoluogo i combattimenti, imbattersi inproiettili e caricatori spesso ancorasparsi sul terreno, in baionette semina-scoste tra le pietre dei muretti che cin-gono i campi, in contenitori di muni-zioni che spuntano nei pressi di abita-zioni semidistrutte dallo spaventosoterremoto del 1953.Non si tratta di eccezioni, l’isola ne èpiena.Non di rado, recandosi nei luoghi incompagnia di persone del posto, sonoemerse gallerie sotterranee, ricoveri,camminamenti, punti di avvistamento

8 Tra storia e cronaca

Cefalonia: la memoria dispiegata

di Emilio Giaccio

Page 8: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

e postazioni fino ad allora ignote o co-munemente considerate altrove, invasedalla vegetazione, totalmente abban-donate; un vero e proprio “itinerariosommerso” la cui riattivazione e recu-pero (sulla scorta di analoghe iniziati-ve già in corso in Italia) sarebbe di ri-levante interesse ed importanza.Questi ritrovamenti, queste “scoperte”seppur fortuite, hanno come altro effet-to quello di mutare la percezione diquanto è intorno. D’improvviso Cefa-lonia “parla”: un monte, una diroccatapostazione bellica, un uliveto altrimen-ti confuso tra gli altri, ogni cosa divie-ne testimone di quanto è avvenuto, inessi la memoria si attualizza e si mani-festa nella sua immensa carica simboli-ca e dinamica. Prende corpo così unasorta di “museo vivo”, sulla scorta diquello auspicato, durante il convegnointernazionale tenutosi sull’isola nelsettembre 2003, dal prof. Guido D’A-gostino: “… diciamo ” museo vivo”perché non pensiamo mai alla Memo-ria come un serbatoio di dati del pas-sato; pensiamo alla Memoria con unaforte dinamicità, con una forte proie-zione di presente e futuro”. Tutto questo si prolunga nei racconti enelle rievocazioni di quanti di talieventi furono testimoni, diretti od in-diretti: gli abitanti dell’isola. La narra-zione dei loro personali ricordi e delleesperienze vissute sottolinea spessouna sorta di “consonanza psicologica”avvertita nei confronti degli italiani,soprattutto dopo l’8 settembre ritenutida molti non più invasori e nemici maalleati nella resistenza ad un nemicocomune. Ricordi di persone conosciu-te ed in alcuni casi divenute amiche,spesso viste morire, di comportamentie gesti indimenticati, di rapporti prose-guiti, per i più fortunati, ben oltre la fi-

ne del conflitto. Storie di vita intrec-ciate che confluiscono nella costruzio-ne di simboli ed esperienze comuni,affreschi in movimento verso condivi-si ideali di libertà ed indipendenza.Racconti che incessantemente fannoriferimento al buco nero rappresentatodallo sterminio dei militari italiani do-po i combattimenti, alle migliaia dicorpi depredati ed abbandonati neiluoghi delle esecuzioni sommarie, aipozzi ed alle cave che divennero tom-be improvvisate e necessarie, alle urlaed alle esclamazioni di quanti, metodi-camente, venivano “giustiziati”. Cosìuna guerra inizialmente “subita” (e,per quanto possibile, contrastata) dallapopolazione greca di Cefalonia potédivenire improvvisamente condotta alfianco di chi era giunto sull’isola dainvasore, trovandovi un destino diver-so ed orribile.La presenza del passato nel presente,per tramite della memoria, appare quin-di molto più complessa, molto menoesplicita ma forse più forte di quanto siimmagini. Una memoria che a Cefalo-nia pervade spazi e persone, esprimen-dosi in modi ed occasioni che trascen-dono l’ufficialità celebrativa e si situa-no in profondità nel tessuto isolano.Nomi di paesi come Troianata, Franka-ta, Kardakata, Santa Barbara, Farsa, dilocalità come il ponte Kimoniko, Pon-tiku Avlaki, San Teodoro e la “casettarossa”, soprattutto i nomi e le parole diquelle persone che in quei luoghi com-batterono, caddero o semplicementevissero, disegnano una “mappa dellamemoria” necessaria ed indelebile.Importanti, in tal senso, appaiono leiniziative volte a recuperare consape-volmente ed interpretare criticamenteil senso di quanto accaduto: convegni,incontri, mostre, nonché l’attività

svolta da associazioni, come la “Medi-terraneo”, che si pone come avampo-sto per la perpetuazione del ricordo edella memoria sull’isola. Su tale lineasi pone anche il progetto di una mo-stra-museo (proposto dalla stessa as-sociazione italo-greca e ripreso e svi-luppato dalla Fondazione ANRP) dainsediarsi sull’isola, il quale scaturi-sce, come si evince dalle parole delprof. Enzo Orlanducci, “dalla neces-sità di realizzare una struttura, un luo-go fisico capace di ottimizzare la frui-zione dei materiali e dei documentiche riguardano la Divisione Acqui aCefalonia”, affiancandole nel contem-po un laboratorio permanente interna-zionale e multidisciplinare.Il recupero esemplare della vicendadella divisione Acqui a Cefalonia, re-centemente avvenuta anche a livelloistituzionale, permette dunque di sot-tolineare la funzione pedagogica edistruttiva che la memoria stessa può ri-vestire, oltre il naturale succedersi del-le generazioni. Una riproposizioneemblematica di un evento che, umana-mente, può e deve configurarsi comemonito ed un invito a fondare su diquesto le basi di una nuova e consape-vole coscienza storica. l

9Tra storia e cronaca

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D opo una impegnativa ricerca sugliIMI, svolta per svariati mesi negli

archivi dell’ANRP, sto navigando tra itanti siti che offrono la possibilità di tra-scorrere un periodo estivo all’estero la-vorando come volontari per un progettodi utilità sociale. La molteplicità dellescelte mi disorienta. D’un tratto la miaattenzione si concentra su un campo dilavoro in Romania: propone di organiz-zare attività per bambini svantaggiatinella città di Cluj Napoca, in Transilva-nia. La terra di Dracula che gode di unfascino senza tempo.Telefono per accertarmi che ci sia ancoraun posto libero. Mi rispondono di sì. Ladecisione è presa. Parto per la Romania.Non ho mai varcato le frontiere dell’esteuropeo e l’idea mi attrae moltissimo.L’Europa orientale è sempre stata soloun argomento di studio. Ora potrò abbi-narci nomi, visi, paesaggi. E poi toc-cherò con mano la realtà dell’infanzia evedrò come si vive a 15 anni di distanzadal crollo del Muro in un Paese che hasperimentato il comunismo.Il primo impatto con l’ ”Oriente” avvienesul volo 5P 391 diretto a Budapest…la ri-vista di bordo è scritta in ben tre lingue:escludo la prima, di origine slava, la se-conda, anch’essa orientale e se possibilepiù incomprensibile della prima, e la ter-za, sulla falsa riga delle prime due, comea dire: benvenuta nell’EST!Da Budapest proseguo in treno. Per per-correre 400 chilometri impiego circa 7ore (due occorrono per i controlli allafrontiera). Tappa finale: Cluj Napoca.Finalmente scendo dal treno e ho l’im-pressione di aver viaggiato indietro neltempo. Le persone camminano lenta-mente, tutto è più lento che da noi, lagente è vestita in modo semplice, pove-ro. Qualche ragazza vestita “all’occiden-tale” sembra catapultata lì dal futuro. Miguardo intorno, la responsabile del miocampo mi è venuta a prendere.

Inizia l’avventura.Gli altri volontariprovengono da tut-te le parti del mon-do. Sono europei, asiatici, americani,giovanissimi e meno; per qualcuno non èla prima esperienza in Romania: Loreda-na, Stefano, Ruben, Marco, Chris,Kwan, Barbara, Lindsay, Sigonine, Ka-trin, Amy, Joanna, Mina, Julie, Caroline,Marie, Anca, Geanina, ognuno con unadiversa storia, tutti con la stessa fortemotivazione: fare del nostro meglio perbambini sfortunati (ma più fortunati dialtri) dando loro una speranza per il futu-ro e facendoli sentire almeno per un po’come tutti gli altri. Non vediamo l’ora diconoscerli. Tra noi volontari sembra na-scere una buona intesa.I giorni trascorrono in fretta. Il giornalelocale ha perfino riservato una pagina al-la nostra esperienza dandole grande ri-salto. Una volta di più una buona notiziaha fatto più rumore del male...Lavoriamo mattina e pomeriggio conbambini molto poveri e famiglie disa-strate alle spalle. Molti di loro trascorre-rebbero le giornate a mendicare per lestrade se non ci fosse il centro dellaFRCCF (Fondazione Romena per i bam-bini, la comunità e la famiglia) che li tie-ne occupati, dando loro la possibilità digiocare. GIOCARE: un verbo scontatoqua in Occidente, ma che per molti bam-bini romeni rappresenta un lusso. Unlusso per pochi, pochissimi figli di unaclasse agiata molto ristretta. Per gli altri– quando va bene – c’è la scuola, e poiil lavoro, perché in molte famiglie lo sti-pendio dei genitori non basta per campa-re. La vita costa molto per chi ogni meseguadagna solo qualche milione dellosvalutatissimo leu (un milione di lei cor-risponde a 25 Euro!). M., una bambinadi 11 anni, trascorre per esempio il saba-to e la domenica seduta su uno sgabelli-no dietro ad un pentolone a vendere pan-

nocchie. Durante la settimana invece in-contra al centro altri suoi coetanei sen-tendosi di nuovo bambina e al sicuro.L., anche lei 11 anni, vive con i nonni, igenitori non possono occuparsene, han-no altri due figli, entrambi disabili. Nonriesco a chiederle quanto spesso veda lasua famiglia.Tutti vengono e tornano a casa da soli,con l’autobus o a piedi, così può anchecapitare che M., 9 anni, arrivi con unagamba fasciata per essere stata investita. Per loro e per tutti gli altri ogni giornoorganizziamo giochi di gruppo o a squa-dre e insieme svolgiamo molte attivitàcreative. Sulla parete di destra appenadopo la porta d’ingresso del Centro è ap-pesa una catena di anelli di carta: ognibambino e ogni volontario ne hanno de-corato uno con il proprio nome.Un giorno parliamo loro dei nostri Paesi,mostrando immagini e spiegandone ilclima, i cibi tipici, i giochi. Ma l’attività che ci impegna di più sonole prove per lo spettacolo finale. Abbia-mo creato diversi gruppi per varie disci-pline. Al mio gruppo spetta preparare lospettacolo di mimo. Non sarà semplice.Ma facciamo tutti del nostro meglio. Altermine delle due settimane si esibisconoprima i giocolieri, poi i percussionisti, leballerine e infine –tocca a noi- gli attori.E il successo sta nell’averci provato!

10 Parliamone

Volontaria nella terradi Dracula

di Valeria Silvestri

Page 10: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

È una gran festa di chiusura. La soddi-sfazione è enorme. I bambini sono entu-siasti. Forse per un attimo hanno dimen-ticato i loro problemi e scoperto un mo-do più facile e più bello di essere piccoli:Lidia, George, Andrea, Monica, AnaMaria, Daniel, David, Vasile, Mirela,Maria sono solo alcuni dei bambini per iquali abbiamo scelto di lavorare, ma che

rappresentano tutti i bambini del mondo,la parte migliore, il grande tesoro dell’u-manità. E sono loro che dobbiamo pro-teggere più di ogni altra cosa. Loro chenon lo sanno chiedere.Speriamo che la serenità vissuta in que-sti giorni possa restare nei cuori di tuttie dar sostegno e speranza nei momentidifficili.

Per me è stata un’esperienza fantastica.Ho anche iniziato a parlare il rumeno, ilche mi rende più semplice decidere direstare e dare il mio contributo in altriprogetti. E poi c’è tanto da fare… Ho ap-pena conosciuto la responsabile di unprogetto per l’integrazione sociale di di-sabili. Sembra che abbia bisogno di aiu-to… Ma questa è un altra storia… l

11Parliamone

R istretto tra il Mar Nero ed il MarCaspio v’è l’impervia e montuosa

terra del Caucaso popolata da cinque mi-lioni di persone suddivise in 26 etnie e70 lingue sempre in guerra tra loro.Di recente il fondamentalismo islamicoha creato nuovi motivi di lotta e divisio-ni che si sovrappongono all’eterna guer-ra per il predominio del petrolio e delgas, vera ed unica grande ricchezza delsottosuolo caucasico.Il controllo della Russia sull’intera zona èin pericolo e il fattore religioso aumenta ilcaos, endemico malanno di questi luoghi.Dei 12 stati in cui è diviso il territorio so-lo tre sono stati indipendenti: l’Armenia,l’Arzebaigian e la Gerorgia, due sono re-pubbliche della Georgia: l’Abkazia el’Ossezia del Sud e le altre 7 sono repub-bliche russe: Adighezia, Cabardino-Bal-caria, Caracca-Circassia, Cecenia, Da-ghestan, Inguscezia e Ossezia del Nord.I conflitti sono continui e quasi tutti dinatura etnico-religiosa di cui spettatriceinteressata è la Russia che fa di tutto pernon perdere il controllo dell’intera zonaaffollata di oleodotti e gasdotti da gestiree da sfruttare. Anche gli americani tenta-no di far parte della gestione e puntanosull’oleodotto che va dall’Iran verso sudsfuggendo al controllo russo.Continue invasioni e guerre lunghe, du-rate anche 9 anni, come quella tra arme-ni e azerbaigiani per il controllo del Na-gorno-Karabak, hanno funestato la Ce-cenia e poi vi sono state le rivolte delDaghestan e le spinte autonomiste del-l’Ossezia meridionale e dell’Abkaziasoggette alla Georgia.

Dire Caucaso equivale dire “Caos”!!Ed è proprio in tale ambiente che è scop-piata l’orribile strage di Beslan.Vittime innocenti centinaia di bambini eragazzi, alunni della scuola del paese,ammassati nella contigua palestra e lìammazzati coscientemente da 32 fanati-ci guerriglieri ceceni e dalle truppe diPutin a colpi di kalascinof e di bombesospese a grappoli finanche nel canestrodella palla a volo.Ben 51 famiglie sono rimaste senza noti-zie dei loro figli rapiti: tragedia nella tra-gedia! Sembra incredibile che tutto ciòpossa accadere oggi, nel 2004, ma tra imonti e le valli del Caucaso purtroppociò è ancora possibile!La Cecenia, come abbiamo visto è unadelle sette repubbliche russe ma ha fortispinte autonomiste tendenti al raggiungi-mento della piena indipendenza e a libe-rarsi per sempre dal giogo russo. Un in-gegnere elettronico Shamil Basaev è ilcapo spietato della guerriglia cecena, harivendicato la strage di Beslan e perscherno pubblicato su Internet la “listadella spesa”. Ma tanto odio risale moltoindietro nel tempo, nientedimeno che al1785 quando lo sceicco Mansur guidò iceceni contro i russi e la lotta continuòcon altri protagonisti fino al 1859 e cioèfino all’annessione della Cecenia allaRussia.Insurrezioni, invasioni, rapimenti esgozzamenti si sono alternati a villaggirasi al suolo o bruciati dai russi, a depor-tazioni e ad eccidi di massa: nel 1944Stalin ordinò la deportazione nelle step-pe del Kazakhistan di tutti i ceceni pro-

vocando con il trasferimento la morte diben 170 mila persone.Dal 94 al 96 una nuova guerra tra russi ececeni provocò altri massacri e deporta-zioni. La lotta tra guerriglieri ceceni esoldati russi è ancora oggi aspra e crude-le fino a sfociare nel terribile e disumanomassacro di Beslan che ha attirato l’at-tenzione del mondo intero.I capi della guerriglia cecena vorrebberocoinvolgere con i loro terrorizzantiscontri gli USA, l’ONU e l’Unione Eu-ropea e ottenere da essi una forza d’in-terposizione a fare da cuscinetto tra essie i russi.Cosa di difficile attuazione, addiritturaimpossibile: l’Irak insegna; la guerrasotterranea tra Russia e USA continua el’America tende a spostare il suo predo-minio verso Est per un più ampio con-trollo delle fonti di petrolio e delle rottecommerciali.La politica russa è tesa ovviamente acontrastare il piano americano cercandodi bloccare la penetrazione nel Caucasoe nelle aree petrolifere dell’ex URSS.Purtroppo queste ragioni politiche nonpotranno mai giustificare e nemmenomotivare l’orrenda strage della palestradi Beslan perpetrata su centinaia di bam-bini e il caos nel Caucaso continua! l

SCONOSCIUTO CAUCASO!di Raimondo Finati

Page 11: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

È una gran festa di chiusura. La soddi-sfazione è enorme. I bambini sono entu-siasti. Forse per un attimo hanno dimen-ticato i loro problemi e scoperto un mo-do più facile e più bello di essere piccoli:Lidia, George, Andrea, Monica, AnaMaria, Daniel, David, Vasile, Mirela,Maria sono solo alcuni dei bambini per iquali abbiamo scelto di lavorare, ma che

rappresentano tutti i bambini del mondo,la parte migliore, il grande tesoro dell’u-manità. E sono loro che dobbiamo pro-teggere più di ogni altra cosa. Loro chenon lo sanno chiedere.Speriamo che la serenità vissuta in que-sti giorni possa restare nei cuori di tuttie dar sostegno e speranza nei momentidifficili.

Per me è stata un’esperienza fantastica.Ho anche iniziato a parlare il rumeno, ilche mi rende più semplice decidere direstare e dare il mio contributo in altriprogetti. E poi c’è tanto da fare… Ho ap-pena conosciuto la responsabile di unprogetto per l’integrazione sociale di di-sabili. Sembra che abbia bisogno di aiu-to… Ma questa è un altra storia… l

11Parliamone

R istretto tra il Mar Nero ed il MarCaspio v’è l’impervia e montuosa

terra del Caucaso popolata da cinque mi-lioni di persone suddivise in 26 etnie e70 lingue sempre in guerra tra loro.Di recente il fondamentalismo islamicoha creato nuovi motivi di lotta e divisio-ni che si sovrappongono all’eterna guer-ra per il predominio del petrolio e delgas, vera ed unica grande ricchezza delsottosuolo caucasico.Il controllo della Russia sull’intera zona èin pericolo e il fattore religioso aumenta ilcaos, endemico malanno di questi luoghi.Dei 12 stati in cui è diviso il territorio so-lo tre sono stati indipendenti: l’Armenia,l’Arzebaigian e la Gerorgia, due sono re-pubbliche della Georgia: l’Abkazia el’Ossezia del Sud e le altre 7 sono repub-bliche russe: Adighezia, Cabardino-Bal-caria, Caracca-Circassia, Cecenia, Da-ghestan, Inguscezia e Ossezia del Nord.I conflitti sono continui e quasi tutti dinatura etnico-religiosa di cui spettatriceinteressata è la Russia che fa di tutto pernon perdere il controllo dell’intera zonaaffollata di oleodotti e gasdotti da gestiree da sfruttare. Anche gli americani tenta-no di far parte della gestione e puntanosull’oleodotto che va dall’Iran verso sudsfuggendo al controllo russo.Continue invasioni e guerre lunghe, du-rate anche 9 anni, come quella tra arme-ni e azerbaigiani per il controllo del Na-gorno-Karabak, hanno funestato la Ce-cenia e poi vi sono state le rivolte delDaghestan e le spinte autonomiste del-l’Ossezia meridionale e dell’Abkaziasoggette alla Georgia.

Dire Caucaso equivale dire “Caos”!!Ed è proprio in tale ambiente che è scop-piata l’orribile strage di Beslan.Vittime innocenti centinaia di bambini eragazzi, alunni della scuola del paese,ammassati nella contigua palestra e lìammazzati coscientemente da 32 fanati-ci guerriglieri ceceni e dalle truppe diPutin a colpi di kalascinof e di bombesospese a grappoli finanche nel canestrodella palla a volo.Ben 51 famiglie sono rimaste senza noti-zie dei loro figli rapiti: tragedia nella tra-gedia! Sembra incredibile che tutto ciòpossa accadere oggi, nel 2004, ma tra imonti e le valli del Caucaso purtroppociò è ancora possibile!La Cecenia, come abbiamo visto è unadelle sette repubbliche russe ma ha fortispinte autonomiste tendenti al raggiungi-mento della piena indipendenza e a libe-rarsi per sempre dal giogo russo. Un in-gegnere elettronico Shamil Basaev è ilcapo spietato della guerriglia cecena, harivendicato la strage di Beslan e perscherno pubblicato su Internet la “listadella spesa”. Ma tanto odio risale moltoindietro nel tempo, nientedimeno che al1785 quando lo sceicco Mansur guidò iceceni contro i russi e la lotta continuòcon altri protagonisti fino al 1859 e cioèfino all’annessione della Cecenia allaRussia.Insurrezioni, invasioni, rapimenti esgozzamenti si sono alternati a villaggirasi al suolo o bruciati dai russi, a depor-tazioni e ad eccidi di massa: nel 1944Stalin ordinò la deportazione nelle step-pe del Kazakhistan di tutti i ceceni pro-

vocando con il trasferimento la morte diben 170 mila persone.Dal 94 al 96 una nuova guerra tra russi ececeni provocò altri massacri e deporta-zioni. La lotta tra guerriglieri ceceni esoldati russi è ancora oggi aspra e crude-le fino a sfociare nel terribile e disumanomassacro di Beslan che ha attirato l’at-tenzione del mondo intero.I capi della guerriglia cecena vorrebberocoinvolgere con i loro terrorizzantiscontri gli USA, l’ONU e l’Unione Eu-ropea e ottenere da essi una forza d’in-terposizione a fare da cuscinetto tra essie i russi.Cosa di difficile attuazione, addiritturaimpossibile: l’Irak insegna; la guerrasotterranea tra Russia e USA continua el’America tende a spostare il suo predo-minio verso Est per un più ampio con-trollo delle fonti di petrolio e delle rottecommerciali.La politica russa è tesa ovviamente acontrastare il piano americano cercandodi bloccare la penetrazione nel Caucasoe nelle aree petrolifere dell’ex URSS.Purtroppo queste ragioni politiche nonpotranno mai giustificare e nemmenomotivare l’orrenda strage della palestradi Beslan perpetrata su centinaia di bam-bini e il caos nel Caucaso continua! l

SCONOSCIUTO CAUCASO!di Raimondo Finati

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G li universi ideologici contrapposti che hanno improntatodi sé i penultimi sessant’anni, ormai sono venuti allo

scoperto con il vuoto assoluto che li caratterizzava e sono statisostituiti con i fondamentalismi di varie parti.Come non esiste una società di eguali così non esiste una so-cietà di distinti, esiste l’uomo, macchina perfettibile compostadi bene e di male, che vive in condizioni precarie la sua gior-nata piena di bisogni ora necessari per la mera sopravvivenzaora utili alla crescita in termini di qualità della vita, ora pura-mente edonistico voluttuari.Ora il problema è considerare un momento sociale aperto ca-pace di offrire a ciascuno la possibilità di esprimere la propriapersonalità incanalandola possibilmente in chiave non violen-ta, ecosistemica, e, di coesistenza con i vari popoli della terra.In una parola, si tratta di enucleare dalla entropia che attraver-sano le attuali relazioni internazionali sia politiche che econo-miche, quale caratteristiche di proprietà e di omogeneità checonsentano agli individui-persone di diventare collettività nellapluralità delle soggettività, nel sistema e non contro il sistema.Certamente è un compito immane, al quale tuttavia un sogget-to europeo può tranquillamente aspirare, in forza della sua spe-cificità morale, non trascurando peraltro l’esperienza storicavissuta.Occorre cioè ripercorrere l’intera storia dell’umanità nelle suecaratteristiche relazioni economiche, traendone gli elementicomuni. In questo senso occorre ricordare come il fatto econo-mico nasca dalla differenza fra costi e benefici, non immedia-tamente consumati (risparmio), accumulabile quale capitale di-sponibile per eventuali nuovi futuri investimenti.Tale questione, costituente la base del pensiero economico, èquanto deve preoccupare coloro, come nel nostro caso, che de-siderano riattivare un flusso originale di produzione capace diriportare i paesi nuovi vicini dell’UE nella loro sistemica indi-vidualità, nel contesto internazionale che loro compete di dirit-to e nel ricordo del tempo della ricchezza passata e delle suc-cessive esperienze che, comunque, ne hanno mantenuto, senon sviluppato le specificità produttive e le prerogative sociali,religiose e culturali.In tale contesto, non vi è dubbio che sia necessario, preliminar-mente, riattribuire al risparmiatore la funzione di motore del-l’accumulazione capitalistica.In mancanza di altri elementi fattuali tale riattribuzione puòavvenire attraverso la totale redistribuzione della piena e liberaproprietà di tutti i fattori della produzione, attraverso un pro-

cesso distributivo che attribuisca a ciascuno comunque il ne-cessario per vivere (ovverosia, un’abitazione, il cibo di base,l’abbigliamento di base, nonché i mezzi per locomuoversi,etc..) e poi in forza della legge della domanda e dell’offertavendere sia sul mercato interno che su quello internazionale, leulteriori risorse disponibili. Ciò, con l’avvertenza di dare con-testuale vita ad un sistema finanziario-fiscale rigido, ma con-temporaneamente non eccessivamente oneroso, fondato cioèsul principio di effettuare il prelievo erariale sul luogo e nelmomento in cui si produce il reddito e non in quello successivoin cui diviene remunerazione del fattore capitale in capo all’o-riginario o successivo investitore.È un criterio quello enunciato, che consentirà in futuro di fardefinitiva giustizia dei paradisi fiscali attualmente esistenti peril mondo che godono di una rendita derivante da una tale avve-duta politica fiscale.In tal senso, infatti, non deve temersi una fuga di capitali, inquanto l’operatore economico in generale è disponibile comun-que a subire un prelievo fiscale a fronte dei servizi di ordine so-ciale che riceve, purché lo stesso sia certo della misura di impo-nibilità e della piena disponibilità ai suoi interessi del rimanente.Peraltro, sia che tale personale sopravvenienza sia destinata allatesaurizzazione, sia che divenga immediato consumo, sia che sitramuti in nuovi investimenti, è sempre un processo che dà luo-go a immediati trasferimenti in termini anche di nuova fiscalità,a impieghi sul sistema bancario, a incremento del flusso di im-portazione, sempre utile al fine di mantenere in equilibrio lesingole poste della bilancia dei pagamenti, che è fuori di dubbiouno dei fini primari di qualsiasi politica economica.Tale flusso importativo, infatti, consente di presentare ragioniutili di discussione con quei paesi verso i quali si andrebbe an-nunciando uno strutturale passivo o attivo di bilancia da nego-ziare in forza del flusso in entrata o in uscita che potrebbecambiare fonte di approvvigionamento. Un esempio classico èquello dell’URSS, la cui bilancia per lungo tempo è stata attivanei confronti di quella italiana e le cui attività sono poi in partestate utilizzate al fine di mantenere credibile la politica di so-stegno avviata dall’Italia, attraverso l’accollo dei crediti deisingoli fornitori in capo al sistema di finanziamento all’export(Mediocredito Centrale, allora).Il presupposto di una tale azione comunque risiede nella cono-scenza esatta e puntuale delle risorse umane, naturali e finan-ziarie disponibili. Un tale “inventario indice” consentirebbe, in-fatti, di attribuire un ruolo ai vari fattori della produzione, inte-grandoli, qualora necessario, con quei supporti esterni, che seadeguatamente canalizzati dalle esistenti certezze giuridiche efiscali sono in grado di intervenire anche strutturalmente. l

12 Inclusione sociale

Globalizzazione:problemi e soluzioni

di Vincenzo Porcasi

Page 13: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

È avviata da tempo l’intesa dell’ANRPcon il mondo della Scuola dalle ele-mentari alle Università, per portareavanti iniziative di collaborazione condocenti e allievi, volte all’approfondi-mento della storia del secondo conflittomondiale, con particolare riferimentoalla deportazione, alla prigionia attra-verso le testimonianze. Molte sono sta-te le occasioni di dialogo con il mondodella scuola e della ricerca, con notevo-le riscontro dal punto di vista didattico

e culturale. Anche quest’anno la Fonda-zione ANRP, d’intesa con l’Associazio-ne culturale “Storia e Memoria”, con ilpatrocinio dei comuni di Roma, Barlet-ta, Piombino e Tivoli, offre il suo con-creto contributo alla realizzazione delprogetto “Dalla Storia del Novecentol’Europa dei diritti umani”, che è statopresentato a Roma, presso la sede del-l’ANRP, il 2 dicembre 2004. All’incon-tro, coordinato dalla Prof.ssa AnnaLaura Angioni, hanno partecipato alcu-ni docenti in rappresentanza di dieciistituti di Roma e provincia.La Prof.ssa Angioni ha esordito conparole di apprezzamento rivolte al-l’ANRP per la sua attiva azione svoltaper e con le scuole, alle quali, per l’oc-casione, dona un cofanetto contenenteuna piccola biblioteca di dieci volumiediti dall’ANRP, sul tema della storiadei prigionieri italiani durante la se-

conda guerra mondiale. Passata quindiad illustrare l’ipotesi di lavoro propo-sta dall’Associazione, ha fatto presen-te che questa affiancherà le altre ipote-si didattiche liberamente scelte dallescuole, in un momento di confronto edi stimolante interscambio. Il percorsoculturale nelle scuole romane prenderàl’avvio con il Seminario sulla tuteladei diritti umani, un tema che i giovaniapprezzeranno, perché tocca il lorotempo. Nel mese di gennaio 2005sempre a Roma si svolgerà un incon-tro con i giovani per presentare il pro-getto; saranno presenti i rappresentantidelle città partecipanti, studiosi e isti-tuzioni. Interverrà, tra gli altri, il gior-nalista scrittore Mario Pirani e laProf.ssa Anna Maria Isastia.Nel mese di febbraio 2005 si terrà ilCorso di aggiornamento, rivolto atrenta insegnanti provenienti dalle

Presso la Camera dei Deputati, il 24novembre, ha avuto luogo – nella sug-gestiva cornice della Sala della Lupa,dove quattro mesi prima, il 24 giugno2004, fu presentato “Il dovere dellaMemoria” edito dall’ANRP – la pre-sentazione del volume di Mauro Cere-da “Storie dai lager. I militari italianiinternati dopo l’8 settembre” (EdizioniLavoro), fortemente voluto dalla FNPCISL della Lombardia, come ha evi-denziato nel suo intervento il segreta-rio generale dei pensionati lombardi,Arnaldo Chianese.La manifestazione si è svolta alla pre-senza del Presidente della Camera deiDeputati Pier Ferdinando Casini. Unincontro che ha avuto l’indubbio meritodi far parlare di un episodio troppe vol-te misconosciuto e rimasto ai marginidella storiografia “ufficiale” del nostropaese: la tragica e coraggiosa scelta de-gli oltre 600 mila soldati italiani che,all’indomani dell’8 settembre, deciserodi non collaborare né con i repubblichi-ni, né con l’esercito di Hitler e furonodeportati nei campi di concentramentotedeschi. Quasi due anni nei lager, unperiodo di stenti, di sofferenza, di disu-manizzazione che provocò la morte dicirca 50 mila di loro.Oggi ventidue di quei coraggiosi sol-

dati – tra i quali il nostro dirigentedott. Claudio Sommarug instancabilericercatore sulle vicende degli IMI –parlano della loro esperienza nelle pa-gine di questo libro; ventidue InternatiMilitari Italiani, tutti lombardi e tuttiimpegnatisi nel dopoguerra all’internodella CISL. Alle loro testimonianze di-rette, Cereda, addetto stampa della CI-SL di Milano, ne ha aggiunte due indi-rette: quella del segretario generaledella CISL, Savino Pezzotta, il cui pa-dre morì dopo nove mesi di lavorocoatto in Germania, e quella di Albertoe Carlotta Guareschi, figli del grandescrittore Giovannino, anche lui unodei 600 mila IMI.Ancora una sede istituzionale, dunque,per onorare un debito «nei riguardi dichi – come ha detto l’on. Casini – per

troppo tempo è vissuto nell’indifferen-za». E un giusto modo per onorarlo èapparsa senz’altro l’iniziativa di cui siè fatto portavoce l’on. Gianni Letta,sottosegretario alla Presidenza delConsiglio: l’inaugurazione, entro ilprossimo gennaio (probabilmente il 27“Giorno della Memoria”) di una saladel Vittoriano dedicata agli IMI. Nonda meno, per dare finalmente il giustospazio a questa pagina della nostrastoria, l’invito di Carlotta Guareschi dicreare – magari proprio al Vittoriano –un Centro studi sugli IMI che raccolgatutto il materiale esistente sull’argo-mento. L’incontro è stato chiuso dal-l’on. Valdo Spini che, da storico, hainquadrato la vicenda dei 600 mila de-portati italiani nel quadro più ampiodella storia italiana del periodo.l

13incontri

AL VITTORIANOUNA SALA

PER GLI IMIdi Alessandra Belardelli

ANRP&

SCUOLAdi Ilaria Rodorigo

Page 14: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

È avviata da tempo l’intesa dell’ANRPcon il mondo della Scuola dalle ele-mentari alle Università, per portareavanti iniziative di collaborazione condocenti e allievi, volte all’approfondi-mento della storia del secondo conflittomondiale, con particolare riferimentoalla deportazione, alla prigionia attra-verso le testimonianze. Molte sono sta-te le occasioni di dialogo con il mondodella scuola e della ricerca, con notevo-le riscontro dal punto di vista didattico

e culturale. Anche quest’anno la Fonda-zione ANRP, d’intesa con l’Associazio-ne culturale “Storia e Memoria”, con ilpatrocinio dei comuni di Roma, Barlet-ta, Piombino e Tivoli, offre il suo con-creto contributo alla realizzazione delprogetto “Dalla Storia del Novecentol’Europa dei diritti umani”, che è statopresentato a Roma, presso la sede del-l’ANRP, il 2 dicembre 2004. All’incon-tro, coordinato dalla Prof.ssa AnnaLaura Angioni, hanno partecipato alcu-ni docenti in rappresentanza di dieciistituti di Roma e provincia.La Prof.ssa Angioni ha esordito conparole di apprezzamento rivolte al-l’ANRP per la sua attiva azione svoltaper e con le scuole, alle quali, per l’oc-casione, dona un cofanetto contenenteuna piccola biblioteca di dieci volumiediti dall’ANRP, sul tema della storiadei prigionieri italiani durante la se-

conda guerra mondiale. Passata quindiad illustrare l’ipotesi di lavoro propo-sta dall’Associazione, ha fatto presen-te che questa affiancherà le altre ipote-si didattiche liberamente scelte dallescuole, in un momento di confronto edi stimolante interscambio. Il percorsoculturale nelle scuole romane prenderàl’avvio con il Seminario sulla tuteladei diritti umani, un tema che i giovaniapprezzeranno, perché tocca il lorotempo. Nel mese di gennaio 2005sempre a Roma si svolgerà un incon-tro con i giovani per presentare il pro-getto; saranno presenti i rappresentantidelle città partecipanti, studiosi e isti-tuzioni. Interverrà, tra gli altri, il gior-nalista scrittore Mario Pirani e laProf.ssa Anna Maria Isastia.Nel mese di febbraio 2005 si terrà ilCorso di aggiornamento, rivolto atrenta insegnanti provenienti dalle

Presso la Camera dei Deputati, il 24novembre, ha avuto luogo – nella sug-gestiva cornice della Sala della Lupa,dove quattro mesi prima, il 24 giugno2004, fu presentato “Il dovere dellaMemoria” edito dall’ANRP – la pre-sentazione del volume di Mauro Cere-da “Storie dai lager. I militari italianiinternati dopo l’8 settembre” (EdizioniLavoro), fortemente voluto dalla FNPCISL della Lombardia, come ha evi-denziato nel suo intervento il segreta-rio generale dei pensionati lombardi,Arnaldo Chianese.La manifestazione si è svolta alla pre-senza del Presidente della Camera deiDeputati Pier Ferdinando Casini. Unincontro che ha avuto l’indubbio meritodi far parlare di un episodio troppe vol-te misconosciuto e rimasto ai marginidella storiografia “ufficiale” del nostropaese: la tragica e coraggiosa scelta de-gli oltre 600 mila soldati italiani che,all’indomani dell’8 settembre, deciserodi non collaborare né con i repubblichi-ni, né con l’esercito di Hitler e furonodeportati nei campi di concentramentotedeschi. Quasi due anni nei lager, unperiodo di stenti, di sofferenza, di disu-manizzazione che provocò la morte dicirca 50 mila di loro.Oggi ventidue di quei coraggiosi sol-

dati – tra i quali il nostro dirigentedott. Claudio Sommarug instancabilericercatore sulle vicende degli IMI –parlano della loro esperienza nelle pa-gine di questo libro; ventidue InternatiMilitari Italiani, tutti lombardi e tuttiimpegnatisi nel dopoguerra all’internodella CISL. Alle loro testimonianze di-rette, Cereda, addetto stampa della CI-SL di Milano, ne ha aggiunte due indi-rette: quella del segretario generaledella CISL, Savino Pezzotta, il cui pa-dre morì dopo nove mesi di lavorocoatto in Germania, e quella di Albertoe Carlotta Guareschi, figli del grandescrittore Giovannino, anche lui unodei 600 mila IMI.Ancora una sede istituzionale, dunque,per onorare un debito «nei riguardi dichi – come ha detto l’on. Casini – per

troppo tempo è vissuto nell’indifferen-za». E un giusto modo per onorarlo èapparsa senz’altro l’iniziativa di cui siè fatto portavoce l’on. Gianni Letta,sottosegretario alla Presidenza delConsiglio: l’inaugurazione, entro ilprossimo gennaio (probabilmente il 27“Giorno della Memoria”) di una saladel Vittoriano dedicata agli IMI. Nonda meno, per dare finalmente il giustospazio a questa pagina della nostrastoria, l’invito di Carlotta Guareschi dicreare – magari proprio al Vittoriano –un Centro studi sugli IMI che raccolgatutto il materiale esistente sull’argo-mento. L’incontro è stato chiuso dal-l’on. Valdo Spini che, da storico, hainquadrato la vicenda dei 600 mila de-portati italiani nel quadro più ampiodella storia italiana del periodo.l

13incontri

AL VITTORIANOUNA SALA

PER GLI IMIdi Alessandra Belardelli

ANRP&

SCUOLAdi Ilaria Rodorigo

Page 15: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

Nella sala del Consiglio Comunale diGuspini (Cagliari), sabato 11 dicenbre,è stato presentato il volume “La vec-chiaia può attendere. La Comunità deinonni della Casa Alloggio di Guspini”,(Edizioni Centro Studi SEA). Si trattadi una raccolta di scritti che focalizzala propria attenzione sulla piccolastruttura residenziale. Il libro contieneun capitolo in cui si parla del localecircolo ANRP, fondato nel 2001 dai 24ospiti della Casa e che ha sede proprionell’istituto. Ai soci fondatori si sonopoi aggiunti altri iscritti sino a raggiun-gere nel 2004 le 70 unità. Artefici diquesta crescita sono stati Luigi Vargiu,e, soprattutto, l’ottantaduenne MariaSteri. Nel volume, particolare rilievoviene posto sull’esigenza degli anzianidi sentirsi ancora una risorsa per la so-

cietà, sul fatto che non è mai troppotardi per rendersi utili e che il tempo li-bero può essere usato con spirito gio-vanile. Rendersi utili anche nel sensodi partecipare, non tanto a passare lagiornata a casa a chiacchierare o aguardare la televisione, quanto piutto-sto a svolgere altre attività, per così di-re “lavorative” che incrementino l’au-tostima degli anziani e che li autore-sponsabilizzino: curare l’ampio giardi-no che circonda la Casa, occuparsi del-l’oliveto, dell’aranceto, della vigna edell’orto; produrre ed esporre i prodottidella terra, frutto della passione e dellavoro degli anziani: l’olio d’oliva ex-travergine, il vino spumante “Jajus”, ilmirto, il limoncello, il mandarinetto, ei liquori di corbezzolo e fico d’india.Nel corso della presentazione del li-bro, è intervenuto, tra gli altri, oltre aldott. Giovanni Sanna, il prof. EnzoOrlanducci, segretario generale del-l’ANRP, il quale ha posto in rilievocome sia straordinario il fatto che an-ziani di una Casa di Riposo, con la lo-ro vitalità, diano lezioni di vita a colo-ro che ancora non portano i capelli

bianchi e che si fanno portatori di va-lori e di principi come la solidarietà,la fratellanza, il rispetto del prossimo.“Non bisogna poi dimenticare – haproseguito Orlanducci – che questiveterani, con le loro iniziative – larealizzazione nel piazzale della loroCasa di un monumento ai Caduti o lapartecipazione nel 2002, a Villacidro,alla Festa del Tricolore più lungo delmondo – dimostrano di avere unospirito giovane e di essere un’impor-tante risorsa della società, umana, pri-ma di tutto, ma anche economica, cul-turale e affettiva”. Tra i relatori erapresente anche Albino Mostallino, uninsegnante, ormai novantenne, che haparlato di una singolare iniziativa dicui si sono resi protagonisti alcuni“giovanotti” ultrasettantenni, i quali,armati di penne, di quaderni e di tantabuona volontà, sono tornati a “scuola”per apprendere l’a, b, c dell’alfabeto.Sono intervenuti, infine, il Sindaco diGuspini, prof. Tarcisio Agus e l’asses-sore ai Servizi Sociali, prof.ssa Ros-sella Pinna. Entrambi hanno sostenutoche il punto centrale delle politiche edegli interventi rivolti alla quarta etàdiventa una programmazione che,partendo dal dato demografico, simuove sulla base di nuovi e semprepiù differenziati bisogni delle personeanziane. Pertanto, si rende necessariosviluppare delle azioni tese a preveni-re la perdita dell’autosufficienza, peraumentare il più possibile gli anni divita senza disabilità. l

scuole di tutta Italia, sul tema dei dirit-ti umani; due giornate di lavoro chevedranno come relatori i docenti uni-versitari: M. Immacolata Macioti, M.Rita Saulle, A. Maria Isastia e Vincen-zo Porcasi. Nei mesi di marzo- aprile2005 l’Associazione svolgerà il Semi-nario Multimediale nelle scuole aderen-ti al progetto. Una grande manifestazione si svolgeràpoi per i 60 anni della fine della guerrain Europa l’8 maggio 1945, con unpellegrinaggio di giovani ai Sacrarimilitari di Cassino e Monte Lungo. Tutto quello che scaturirà nel corsodella realizzazione del progetto e che

vi confluirà (documentazioni, testimo-nianze, riflessioni ecc.) sarà pubblica-to in autunno in un “Quaderno”. Il progetto, compresa l’ipotesi di unviaggio con gli studenti a Cefalonia, èstato illustrato dalla Prof.ssa Angioninon solo con chiarezza, ma con quellasensibilità e con quel pizzico di entu-siasmo di chi, vivendo nel mondo del-la scuola, è consapevole di quanto siaimportante una didattica innovativaper la formazione culturale dei giova-ni. Molte sono state le domande postedai docenti presenti alla riunione, so-prattutto per quanto concerne le moda-lità di partecipazione delle scolaresche

e le scelte organizzative ed operative.Siamo certi che la disponibilità dimo-strata da tutti i presenti porterà avanticon successo l’obiettivo dell’ANRP, esarà di incoraggiamento per nuove fu-ture iniziative. l

14 incontri

La vecchiaiapuò

attenderedi Martino Contu

Foto

L.Sc

oppo

laIa

copi

ni

Page 16: Un senso al nostro Natale - Home - ANRPlnx.anrp.it/wp-content/uploads/2016/10/12-2004.pdfreincarnare la figura dominante del padre che, sino a che ha avuto vita, ha continuato a sostenerne

Nella sala del Consiglio Comunale diGuspini (Cagliari), sabato 11 dicenbre,è stato presentato il volume “La vec-chiaia può attendere. La Comunità deinonni della Casa Alloggio di Guspini”,(Edizioni Centro Studi SEA). Si trattadi una raccolta di scritti che focalizzala propria attenzione sulla piccolastruttura residenziale. Il libro contieneun capitolo in cui si parla del localecircolo ANRP, fondato nel 2001 dai 24ospiti della Casa e che ha sede proprionell’istituto. Ai soci fondatori si sonopoi aggiunti altri iscritti sino a raggiun-gere nel 2004 le 70 unità. Artefici diquesta crescita sono stati Luigi Vargiu,e, soprattutto, l’ottantaduenne MariaSteri. Nel volume, particolare rilievoviene posto sull’esigenza degli anzianidi sentirsi ancora una risorsa per la so-

cietà, sul fatto che non è mai troppotardi per rendersi utili e che il tempo li-bero può essere usato con spirito gio-vanile. Rendersi utili anche nel sensodi partecipare, non tanto a passare lagiornata a casa a chiacchierare o aguardare la televisione, quanto piutto-sto a svolgere altre attività, per così di-re “lavorative” che incrementino l’au-tostima degli anziani e che li autore-sponsabilizzino: curare l’ampio giardi-no che circonda la Casa, occuparsi del-l’oliveto, dell’aranceto, della vigna edell’orto; produrre ed esporre i prodottidella terra, frutto della passione e dellavoro degli anziani: l’olio d’oliva ex-travergine, il vino spumante “Jajus”, ilmirto, il limoncello, il mandarinetto, ei liquori di corbezzolo e fico d’india.Nel corso della presentazione del li-bro, è intervenuto, tra gli altri, oltre aldott. Giovanni Sanna, il prof. EnzoOrlanducci, segretario generale del-l’ANRP, il quale ha posto in rilievocome sia straordinario il fatto che an-ziani di una Casa di Riposo, con la lo-ro vitalità, diano lezioni di vita a colo-ro che ancora non portano i capelli

bianchi e che si fanno portatori di va-lori e di principi come la solidarietà,la fratellanza, il rispetto del prossimo.“Non bisogna poi dimenticare – haproseguito Orlanducci – che questiveterani, con le loro iniziative – larealizzazione nel piazzale della loroCasa di un monumento ai Caduti o lapartecipazione nel 2002, a Villacidro,alla Festa del Tricolore più lungo delmondo – dimostrano di avere unospirito giovane e di essere un’impor-tante risorsa della società, umana, pri-ma di tutto, ma anche economica, cul-turale e affettiva”. Tra i relatori erapresente anche Albino Mostallino, uninsegnante, ormai novantenne, che haparlato di una singolare iniziativa dicui si sono resi protagonisti alcuni“giovanotti” ultrasettantenni, i quali,armati di penne, di quaderni e di tantabuona volontà, sono tornati a “scuola”per apprendere l’a, b, c dell’alfabeto.Sono intervenuti, infine, il Sindaco diGuspini, prof. Tarcisio Agus e l’asses-sore ai Servizi Sociali, prof.ssa Ros-sella Pinna. Entrambi hanno sostenutoche il punto centrale delle politiche edegli interventi rivolti alla quarta etàdiventa una programmazione che,partendo dal dato demografico, simuove sulla base di nuovi e semprepiù differenziati bisogni delle personeanziane. Pertanto, si rende necessariosviluppare delle azioni tese a preveni-re la perdita dell’autosufficienza, peraumentare il più possibile gli anni divita senza disabilità. l

scuole di tutta Italia, sul tema dei dirit-ti umani; due giornate di lavoro chevedranno come relatori i docenti uni-versitari: M. Immacolata Macioti, M.Rita Saulle, A. Maria Isastia e Vincen-zo Porcasi. Nei mesi di marzo- aprile2005 l’Associazione svolgerà il Semi-nario Multimediale nelle scuole aderen-ti al progetto. Una grande manifestazione si svolgeràpoi per i 60 anni della fine della guerrain Europa l’8 maggio 1945, con unpellegrinaggio di giovani ai Sacrarimilitari di Cassino e Monte Lungo. Tutto quello che scaturirà nel corsodella realizzazione del progetto e che

vi confluirà (documentazioni, testimo-nianze, riflessioni ecc.) sarà pubblica-to in autunno in un “Quaderno”. Il progetto, compresa l’ipotesi di unviaggio con gli studenti a Cefalonia, èstato illustrato dalla Prof.ssa Angioninon solo con chiarezza, ma con quellasensibilità e con quel pizzico di entu-siasmo di chi, vivendo nel mondo del-la scuola, è consapevole di quanto siaimportante una didattica innovativaper la formazione culturale dei giova-ni. Molte sono state le domande postedai docenti presenti alla riunione, so-prattutto per quanto concerne le moda-lità di partecipazione delle scolaresche

e le scelte organizzative ed operative.Siamo certi che la disponibilità dimo-strata da tutti i presenti porterà avanticon successo l’obiettivo dell’ANRP, esarà di incoraggiamento per nuove fu-ture iniziative. l

14 incontri

La vecchiaiapuò

attenderedi Martino Contu

Foto

L.Sc

oppo

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ni

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