Un rappresentante di classe! - Davide Bonera, … · per curiosare un po’ dietro le quinte di una...

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Un rappresentante di... classe ! Consigli, osservazioni ed annotazioni. A cura di Federica Carrari, Genitore CIGD Giuseppe Caronna, Dirigente Scolastico Davide Bonera, Pedagogista le vignette sono di Roberto Martinelli un sentito ringraziamento a tutti i partecipanti del corso sperimentale di formazione “un rappresentante di... classe” dicembre 2009 – gennaio 2010 Scuola Secondaria di Primo Grado di Villa Carcina Questo volumetto nasce all'interno delle azioni del progetto “Riti di Passaggio” finalizzato al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica e finanziato ai sensi della Lr 23/1999 1di28

Transcript of Un rappresentante di classe! - Davide Bonera, … · per curiosare un po’ dietro le quinte di una...

Un rappresentante di... classe !

Consigli, osservazioni ed annotazioni.

A cura diFederica Carrari, Genitore CIGD

Giuseppe Caronna, Dirigente ScolasticoDavide Bonera, Pedagogista

le vignette sono di Roberto Martinelli

un sentito ringraziamento a tutti i partecipantidel corso sperimentale di formazione

“un rappresentante di... classe”dicembre 2009 – gennaio 2010

Scuola Secondaria di Primo Grado di Villa Carcina

Questo volumetto nasce all'interno delle azioni del progetto “Riti di Passaggio” finalizzato al contrasto del fenomeno della dispersione scolastica e finanziato ai sensi della Lr 23/1999

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PRIMA PARTE

Piccola guida per il rappresentante di Classe 1

di cosa si tratta, a cosa serve, perché è importante

1- Introduzione

Chi è il rappresentante di classe o di sezione? Cosa fa? A che serve? Cosa possono fare i genitori nella

scuola? Questa piccola guida prova a rispondere a domande di questo tipo, fornendo ai rappresentanti

di classe o di sezione le informazioni di base ed i riferimenti essenziali per affrontare questo compito.

Fare il rappresentante di classe o di sezione è certamente un servizio sociale, che viene reso agli altri

genitori, alla scuola, alla comunità in generale, però è anche un’occasione personale per capire meglio,

per curiosare un po’ dietro le quinte di una scuola che non può essere vista come un luogo lontano e

separato, perché è invece la realtà fisica ed emozionale in cui i vostri figli vivono una grande parte del

loro tempo.

E’ importante che la voce dei genitori si faccia sentire all’interno della scuola, per controllare e

pretendere di più ma soprattutto per collaborare, proporre, costruire insieme.

La scuola pubblica è la scuola di tutti e dipende dall’impegno di tutti la possibilità di salvaguardarla

e migliorarla.

2- Il Rappresentante di classe

Il rappresentante di classe è il principale intermediario tra i genitori e gli organi collegiali della scuola.

Per il buon funzionamento della scuola sono presenti, per legge, vari organi collegiali; quelli operanti

a livello di classe o di gruppo di classi sono composti dai docenti e dai rappresentanti dei genitori con

le seguenti differenze in termini di denominazione e strutturazione:

Scuola dell’Infanzia: Consiglio di Intersezione

• Docenti delle sezioni dello stesso plesso1 Capitolo redatto da Giuseppe Caronna, Dirigente scolastico Istituto Comprensivo “T. Olivelli” - Villa Carcina

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• Un rappresentante dei genitori per ciascuna sezione

Scuola Primaria: Consiglio di classe o di interclasse

• Docenti di team, dei gruppi di classi parallele o dello stesso ciclo o dello stesso plesso

• Un rappresentante dei genitori per ciascuna classe interessata.

I rappresentanti di classe vengono eletti, o riconfermati, una volta all’anno. Le elezioni sono indette

dal Dirigente Scolastico entro il 31 ottobre. Tutti i genitori sono elettori e tutti sono eleggibili.

Una volta eletti, i rappresentanti restano in carica fino alle elezioni successive (quindi anche

all’inizio dell’anno seguente), a meno di non aver perso i requisiti di eleggibilità.

In caso di decadenza di un rappresentante di classe (per perdita dei requisiti o per dimissioni), il

Dirigente nomina per sostituirlo il primo dei non eletti.

La presidenza del Consiglio di Intersezione o di Classe o di interclasse spetta al Dirigente Scolastico

o a un docente, membro del Consiglio, suo delegato.

Le riunioni di questi organi sono almeno tre nel corso dell’anno scolastico e, di norma, sono fissate

dopo le 17. I consigli di classe, interclasse e intersezione si riuniscono comunque in tutti i casi in cui

ci sono tematiche importanti da affrontare, su convocazione del Dirigente Scolastico o su richiesta

della maggioranza dei suoi membri.

Per legge, il consiglio di classe, interclasse e intersezione ha i seguenti compiti:

• Esaminare ed approvare la programmazione didattica elaborata dal team di docenti

• Formulare proposte al Collegio dei Docenti in ordine all’azione educativa e didattica

• Formulare proposte al Collegio dei Docenti in ordine ad iniziative di sperimentazione

• Agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra genitori e docenti

• Esprimere parere sull’adozione dei libri di testo

• Esprimere parere sul programma di sperimentazione metodologico-didattica proposto dai docenti

• Verificare, in media ogni due mesi, l’andamento complessivo dell’attività didattica in attuazione alla

programmazione educativa d’Istituto.

Con la sola presenza dei docenti, ha competenza sul coordinamento didattico, sui rapporti

interdisciplinari e sulla valutazione degli alunni. In modo più informale, e a titolo di esempio, ecco

alcuni argomenti che possono essere trattati nei consigli di interclasse e di intersezione a

composizione mista:

• il comportamento degli alunni;

• impegno nello studio e nell'attività didattica;

• gli interessi, i problemi, le difficoltà degli alunni nella loro età;

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• lo sviluppo della collaborazione fra compagni di classe e tra famiglie per risolvere piccoli problemi

quotidiani;

• organizzazione di attività integrative e iniziative di sostegno;

• le condizioni ambientali in cui si svolge la vita scolastica: arredi, servizi, illuminazione,

riscaldamento, attrezzature, sicurezza in generale, ecc;

• l'organizzazione delle uscite didattiche e la collaborazione eventuale per la loro attuazione;

• adozione dei libri di testo e dei sussidi didattici in generale;

• organizzazione della biblioteca;

• organizzazione di mostre, avvio di progetti educativi;

• i problemi legati alla refezione scolastica;

• ogni altra tematica inerente la vita della scuola, delle varie classi o anche di una sola classe.

Nel consiglio di interclasse o intersezione a composizione mista non possono essere

trattati casi singoli ma sempre problematiche generali riguardanti la vita della

scuola.

2.1 – Diritti e doveri dei rappresentanti di classe o di sezione?

II rappresentante di classe o di sezione ha il diritto di:

• farsi portavoce di problemi, iniziative, proposte, necessità della propria classe presso il Consiglio di

cui fa parte o presso i suoi rappresentanti nel Consiglio di Circolo;

• informare i genitori della propria classe mediante diffusione di relazioni, note, avvisi, ecc. previa

richiesta di autorizzazione al dirigente scolastico (oppure, nei plessi staccati, all'insegnante

responsabile del plesso), circa gli sviluppi di iniziative avviate o proposte dalla direzione, dai docenti,

dal Consiglio di Circolo;

• ricevere le convocazioni alle riunioni del Consiglio con almeno 5 giorni di anticipo rispetto alla data

fissata;

• essere convocato alle riunioni in orari compatibili con gli impegni di lavoro;

• convocare l'assemblea della classe di cui è rappresentante qualora i genitori la richiedano o egli lo

ritenga opportuno. La convocazione dell'assemblea, se la stessa si svolge nei locali della Scuola, deve

avvenire previa richiesta indirizzata al dirigente scolastico. La richiesta deve riportare chiaramente

l'ordine del giorno e deve essere autorizzata in forma scritta.

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• avere a disposizione dalla Scuola il locale per le assemblee di classe, purché le stesse si svolgano in

orari compatibili con l'organizzazione scolastica;

• accedere ai documenti inerenti la vita collegiale della Scuola (ad es. verbali delle riunioni degli

organi collegiali, ecc. pagando il costo delle fotocopie) nel rispetto della normativa sui dati sensibili;

II rappresentante di classe NON ha il diritto di:

• occuparsi di casi singoli;

• trattare argomenti che sono di competenza degli altri organi collegiali della Scuola (per es. quelli

inerenti la didattica ed il metodo di insegnamento);

• prendere iniziative che screditano la dignità della Scuola: qualunque situazione che possa

configurarsi come un problema deve sempre essere discussa prima collegialmente. Se si tratta di

situazione ritenuta delicata o che riguarda singole persone deve sempre essere affrontata insieme al

dirigente scolastico.

II rappresentante di classe ha il dovere di:

• fare da tramite tra i genitori che rappresenta e l'Istituzione scolastica;

• tenersi aggiornato sugli aspetti che riguardano in generale la vita della Scuola;

• essere presente alle riunioni del Consiglio in cui è stato eletto;

• informare i genitori che rappresenta sulle iniziative che li riguardano e sulla vita della Scuola;

• farsi portavoce, presso gli insegnanti, presso il dirigente scolastico, presso il Consiglio di circolo,

delle istanze presentate a lui dagli altri genitori;

• promuovere iniziative per coinvolgere nella vita scolastica i Genitori che rappresenta;

• conoscere l'offerta formativa della Scuola nella sua globalità;

• collaborare perché la Scuola porti avanti con serenità il suo compito educativo e formativo.

II rappresentante di classe NON ha il dovere di:

• Farsi promotore di collette;

• Gestire un fondo cassa della classe;

• Comprare materiale necessario alla classe, alla scuola o alla didattica.

Tuttavia, in alcuni casi, accettare di sobbarcarsi alcune incombenze di questo genere può essere utile e

può costituire una ulteriore occasione di collaborazione tra genitori e tra genitori e scuola.

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2.3- Alcuni suggerimenti pratici

Ecco alcune informazioni e suggerimenti utili ai rappresentanti di classe:

√ Presentatevi agli altri genitori: se lo desiderate, chiedete agli insegnanti di far scrivere sul diario il

vostro nome e il vostro recapito telefonico. Meglio ancora, scrivete voi stessi una breve lettera in cui

vi presentate, comunicate i vostri recapiti e invitate i genitori a contattarvi per proposte e problemi.

√ Invitate gli altri genitori, se lo desiderano, a comunicarvi il proprio recapito telefonico o indirizzo e-

mail in modo da poterli contattare facilmente;

√ Diffondete il più possibile le informazioni che avete sulla vita della scuola;

√ Chiedete la collaborazione degli insegnanti per inviare le comunicazioni agli altri genitori della

classe;

√ Chiedete la collaborazione degli altri genitori, ma non sentitevi frustrati se questa non arriva;

√ Se nella vostra classe subentrate ad un altro genitore rappresentante, oppure se conoscete altri

genitori che fanno o hanno fatto il rappresentante di classe, contattateli per avere informazioni e

suggerimenti: le esperienze degli altri possono essere molto utili;

√ Potete organizzare liberamente riunioni con i genitori (anche senza la presenza degli insegnanti)

usufruendo dei locali scolastici. Per richiedere l’autorizzazione e stabilire il luogo e l'orario, contattate

la segreteria della scuola o parlatene direttamente con il dirigente scolastico.

√ E' buona norma avvisare la segreteria della scuola o l'insegnante, nel caso siate stati invitati ad una

riunione e non potete essere presenti;

√ Nelle riunioni chiedete tutti i chiarimenti necessari: avete il diritto di capire bene tutti gli

argomenti in discussione e a volte gli "addetti ai lavori" danno per scontate alcune conoscenze che

magari non avete;

√ Non scoraggiatevi se vi sembra di non fare abbastanza o se vi arrivano critiche più o meno gratuite e

poco costruttive: è impossibile mettere d'accordo tutti!

3- Gli altri organi collegiali della scuola

Gli organi collegiali sono organismi di governo e gestione delle attività scolastiche a livello territoriale

e di singola istituzione scolastica. Essi sono composti da rappresentanti di ciascuna delle varie

componenti coinvolte nella vita scolastica.

Tali organi sono stati istituiti al fine di realizzare una partecipazione democratica alla vita della

Scuola.

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Gli organi collegiali del singolo istituto sono:

• II Consiglio di intersezione o di interclasse;

• II Consiglio di Circolo e la Giunta Esecutiva;

• II Collegio dei docenti;

• II Comitato per la valutazione del servizio dei docenti.

Gli organi collegiali territoriali sono:

• Consiglio scolastico distrettuale

• Consiglio scolastico provinciale

• Consiglio nazionale della pubblica istruzione

3.1 - Il Consiglio d’Istituto

II Consiglio d’Istituto è formato (quando il numero degli alunni è superiore a 500) da 19 componenti:

� 8 rappresentanti del personale docente;

� 2 rappresentanti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario;

� 8 rappresentanti dei genitori;

� il dirigente scolastico.

E' un organismo che resta in carica per 3 anni ed è presieduto da un genitore eletto tra i

rappresentanti dei genitori.

II Consiglio di Istituto elegge anche, al suo interno, i membri della Giunta esecutiva.

II Consiglio si riunisce in seduta pubblica (eccetto nei casi in cui si parla di persone) in media 4 o 5

volte all'anno: possono assistere alle riunioni, senza diritto di parola, insegnanti, genitori e personale

A.T.A.

I verbali delle riunioni sono agli atti della direzione e sono consultabili da chiunque.

I compiti principali del Consiglio d’Istituto sono:

• Deliberare il Piano annuale e il conto consuntivo e disporre in ordine all'impiego delle risorse

finanziarie per il funzionamento amministrativo e didattico dell’istituto;

• Adottare il Regolamento interno dell'Istituto;

• Adottare il Piano dell'Offerta Formativa e deliberarlo per quanto di sua competenza;

• Definire e deliberare il calendario scolastico;

• Indicare i criteri generali relativi alla formazione delle classi e delle sezioni e al coordinamento

organizzativo dei consigli di interclasse e intersezione;

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• Deliberare sull'organizzazione e la programmazione della vita e dell’attività della Scuola, nei limiti

che la legge gli assegna e fatte salve le competenze del Collegio dei docenti;

• Promuovere contatti con altre scuole e istituti;

• Deliberare in merito alla partecipazione della Scuola ad attività culturali, sportive, ricreative nonché

allo svolgimento di iniziative assistenziali;

• Esprimere parere sull'andamento generale, didattico e amministrativo dell'Istituto.

3.2- La Giunta Esecutiva

E’ formata dal Dirigente Scolastico, dal Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (membri di

diritto), da un docente, un non docente e due genitori eletti all’interno del Consiglio di Circolo.

La Giunta Esecutiva predispone il piano annuale ed il conto consuntivo, prepara i lavori del Consiglio,

fermo restando il diritto di iniziativa del Consiglio stesso, e cura l’esecuzione delle relative delibere.

3.3- Il Collegio Dei Docenti

I compiti principali del Collegio dei docenti sono:

• Elaborare e deliberare il Piano dell’Offerta Formativa per ciò che concerne gli aspetti didattici e

formativi della Scuola, tenendo conto delle eventuali proposte dei Consigli di Interclasse e

Intersezione;

• Deliberare in merito al funzionamento didattico dell'Istituto, nel rispetto della libertà di

insegnamento garantita a ciascun docente;

• Formulare proposte al dirigente scolastico per la formazione e la composizione delle classi e delle

sezioni, l'assegnazione dei docenti alle classi stesse, la formulazione dell'orario delle lezioni e per lo

svolgimento delle altre attività scolastiche, tenuto conto dei criteri generali indicati dal Consiglio di

Circolo o d’Istituto;

• Valutare periodicamente l'andamento complessivo dell'attività didattica per verificare l'efficacia in

rapporto agli obiettivi programmati, proponendo, se necessario dei correttivi per il miglioramento

dell'attività scolastica;

• Deliberare l'adozione dei libri di testo, dopo aver sentito il parere dei consigli di interclasse;

• Provvedere agli acquisti dei sussidi didattici;

• Adottare e promuovere, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative di sperimentazione;

• Deliberare il piano di formazione in servizio per i docenti dell'Istituto;

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• Eleggere i suoi rappresentanti nel Consiglio di circolo e nel Comitato per la valutazione del servizio

degli insegnanti;

• Esprimere pareri, per gli aspetti didattici, in ordine alle iniziative dirette all’educazione alla salute;

• Programmare ed attuare iniziative per il sostegno agli alunni diversamente abili.

3.4- Il comitato per la valutazione del servizio dei docenti

Procede alla valutazione del servizio dei docenti neo-immessi in ruolo, durante l'anno di formazione e,

su richiesta degli interessati,alla valutazione del servizio dei docenti sulla base dei criteri fissati dalla

normativa vigente.

E' formato dal dirigente scolastico e da docenti eletti annualmente dal Collegio dei Docenti.

4- Altre occasioni di partecipazione dei genitori

(Non sono organi collegiali).

4.1 Assemblee dei genitoriI genitori hanno il diritto di riunirsi nei locali della scuola, previa richiesta al Dirigente Scolastico.

Le Assemblee dei genitori possono essere di sezione, di classe, di istituto.

Possono essere gestite dai genitori anche senza la presenza dei docenti.

4.2 La Commissione mensaLa commissione mensa è un organismo di vigilanza sul funzionamento del servizio di refezione

scolastica. Essa è formata da due rappresentanti dei docenti, da alcuni rappresentanti dei genitori e da

un funzionario dell’Ente Locale.

ContattiSegreteria Istituto Comprensivo “T. Olivelli”, [email protected] scolastico, [email protected] Web: www.icsolivelli.it

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SECONDA PARTE

Un Rappresentante di...CLASSE 2

Cronaca ragionata di un percorso formativo

classe, sost. fem., 1. Corso della durata di un anno scolastico nell'ordinamento dell'istruzione. Il gruppo di alunni che vi sono iscritti; aula scolastica. 2. Il complesso delle doti o caratteristiche che rappresentano il massimo grado raggiungibile nell'aspetto, nel comportamento e nell'esercizio di un'attività (un atleta di c., una donna di c., un avvocato di c.).

IntroduzioneLa classe non è acqua; non si compra al supermercato e nemmeno negli outlet. Non è bene diffuso e

comune e nemmeno tanto ricercato.

Eppure non è impossibile scovarla, se la si cerca; e, se la si coltiva, aumentarla; spesso si trova nei

luoghi dove apparentemente sembra impossibile che sia presente.

Cosa significa fare il rappresentante dei genitori della classe e, soprattutto, essere un rappresentante

di... classe?

Abbiamo voluto giocare con l'ambivalenza del vocabolo classe, evidenziando oltre al significato

diffuso e scolastico (la classe come luogo di persone: aula composta da alunni che interagiscono con

genitori ed insegnanti), quello metaforico e stilistico, secondo il quale la classe non sarebbe l'insieme

degli alunni, bensì il taglio del vestito del rappresentante, il complesso intreccio di modalità, abilità e

competenze.

E' proprio questo che a noi interessa. Scovare le funzioni nascoste di questo ruolo, metterne in

evidenza le potenzialità inespresse nella relazione scuola/famiglia.

Tutti i genitori eletti sono “rappresentanti di classe”, ma quanti hanno la classe per esercitare la

ricchezza delle funzioni che questo ruolo comporta?

Attenzione: non vogliamo sostenere che la classe di un rappresentante sia innata e che quindi se ce

l'hai bene, altrimenti sei.... fuori. Piuttosto la classe di rappresentare si acquisisce con il tempo, la

pratica e l'esercizio della rappresentanza stessa ed è quindi alla portata di tutti.

2 Capitolo redatto da Davide Bonera con il contributo di Federica Carrari.

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In questo capitolo è raccontata un'esperienza formativa che vuole essere stimolo e proposta per coloro

che si ritrovano a svolgere questo ruolo e spesso sono affaticati e delusi, ma anche per quei genitori

che lo fanno con serenità e che pensano che ne valga ancora la pena.

La rappresentanza di classe logora chi ce l'ha!Tutti gli anni si svolgono le elezioni dei genitori per il ruolo di rappresentante di classe.

E' un rito antico che si ripete annoiato e stanco e nel quale sono veramente in pochi a credere,

ritenendo i suoi effetti positivi per la vita scolastica. Si tratta di una prassi regolata in tutti i suoi aspetti

burocratici e perfetta per quanto riguarda la forma; ma la sostanza, nella maggior parte dei casi, è

lasciata al buon senso delle persone, alla loro carica ideale e idealista e quindi ad una dimensione

individuale piuttosto che collettiva.

Diciamocelo: l'istituto della rappresentanza è fortemente in crisi un po' da tutte le parti e in tutti i

settori, ma mai come nella rappresentanza dei genitori nell'ambiente scuola, si può osservare un

campionario simile di stravaganze.

In genere, il reclutamento dei candidati avviene in "zona cesarini" e sull’onda di un’improvvisazione

degna della commedia dell'arte. In genitori, per carità, non si mettono certo a sgomitare per candidarsi.

Questo ruolo non è certamente percepito come di prestigio e significativo per il proprio curriculum

vitae, così accade che insegnanti volonterosi (i soliti), con l'incombenza burocratica e un po'

paradossale di garantire questo diritto, si mettono a stanare genitori volenterosi, che sono

statisticamente sempre meno e sempre i soliti. L'aspetto curioso è che questo reclutamento,

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probabilmente perché difficile, viene tentato con argomenti paradossali. I genitori candidati

riferiscono di essere stati convinti con argomenti simili a questi: “per cortesia, si candidi almeno lei,

altrimenti non riusciamo ad ottemperare agli obblighi di legge”; “non si preoccupi, si tratta solo di

qualche incontro all’anno”, “si candidi tanto non serve a nulla, ma dobbiamo farlo!” "guardi, si tratta

di una pura formalità".

Ma come? Mi chiedi di candidarmi e nello stesso tempo mi passi messaggi secondo i quali il mio

ruolo non serve a nulla, non costa nulla, è inutile.

Ma come? Il candidato ancor prima di essere eletto viene posto in una condizione di inutilità sociale,

gli viene appiccicata addosso l'etichetta del servo di scena, della comparsa inutile... A queste

condizioni anche il genitore più attento e partecipativo finisce con l'immaginare di non contare proprio

nulla!

Immancabilmente, i candidati (considerata la loro penuria) vengono solitamente eletti ottenendo il

massimo delle preferenze possibili e il plauso di tutti perché, ancora una volta, si è riusciti ad

assolvere il mandato istituzionale.

Subito dopo l'elezione, la spirale delle stravaganze non si esaurisce. I genitori eletti manifestano i

primi pentimenti: "anche questa volta sono riusciti ad incastrarmi", "e dire che non mi piace

raccogliere i soldi per le gite", "che diavolo ci sto a fare qui, tutta sola, a rappresentare chi non c’è?",

"mi sono fatto eleggere perché qualcuno doveva pur farlo".

Non si è mai vista un’investitura che abbia una durata così breve in termini di fervore; anzi è uno dei

casi più eclatanti dove il ‘consenso popolare’ di cui gode l’eletto spegne sul nascere la voglia di

impegnarsi e di partecipare: un vero e proprio antidoto all’entusiasmo.

Di che rappresentanza sei?

Fare il rappresentante è un compito che non gode di molta attenzione, né di studio ed

approfondimento. Nella letteratura sociale e pedagogica non vi sono molte pubblicazioni specifiche

che offrono indicazioni su come svolgerlo e nemmeno è stato stilato un mansionario seppur generale

delle sue funzioni. Anche la normativa in materia non è molto orientativa se non nei suoi tratti

generali, affidando poi a ciascun genitore eletto ampia possibilità di azione e di declinazione del

proprio ruolo.

Forse questo è solo il primo (e non l'unico) degli aspetti problematici di questa funzione.

Infatti, un ruolo definito in maniera così generica non aiuta certo le persone ad avvicinarsi ad esso, a

comprenderlo negli aspetti concreti, specie se si tratta di persone che, pur avendo dimestichezza con la

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materia educativa (sono pur sempre genitori!), spesso non sono in possesso di competenze per

esportare all'esterno della famiglia la propria prassi pedagogica.

Non è certamente nostra intenzione criticare la normativa in materia o suggerirne modifiche, ma solo

sottolineare che se questo ruolo venisse meglio definito in sede legislativa e normativa, probabilmente

risulterebbe più comprensibile e forse più attuabile in modo univoco e condiviso. Allo stato attuale,

infatti, troviamo una variabilità piuttosto estesa circa il modo di essere rappresentante e il fatto che

venga svolto in maniera più o meno efficace dipende dal tipo di formazione e dalla storia personale

del genitore e non certo da un sistema che promuove, sostiene e valorizza questo ruolo.

C'è, quindi, rappresentante e rappresentante.

La versione più diffusa è quella del genitore che, più o meno ammettendolo, svolge questo ruolo per

riuscire a seguire meglio il proprio figlio e, in qualche modo, a stargli più vicino.

Si tratta di una naturale articolazione dell'essere genitore, secondo la quale fare il rappresentante

significherebbe fare meglio il genitore, dimostrando di monitorare l'evoluzione educativa del figlio,

sapendosi interfacciare con altre figure adulte, facendo sentire la presenza rassicurante e protettiva

anche all'esterno delle mura domestiche. Questa dimensione se da una parte può essere giustamente

criticata, perché determina, almeno a livello teorico, una confusione tra sfera privata ed azione

pubblica, dall'altra va accolta anche per come si presenta, sia per il fatto che è estremamente diffusa,

sia per il fatto che probabilmente è la già citata mancanza di supporto a questo ruolo che porta la

stragrande maggioranza dei genitori a viverlo come meglio sanno fare e cioè essere genitori più o

meno attenti dei propri figli.

A partire da questo stile di rappresentante, si sviluppano poi altre sotto-categorie e peculiarità. C'è il

rappresentante annoiato convinto, che tendenzialmente svolge questo ruolo senza infamia né lode,

limitandosi al minimo indispensabile.

C'è l'idealista deluso/a, quello che lo ha fatto per moltissimo tempo senza mai raccogliere una

soddisfazione, anzi sentendosi sempre più solo.

C'è l'idealista puro che si differenzia dal precedente semplicemente per un innato ottimismo spesso

assolutamente utopistico e fuori dalla realtà. C'è l'impegnato a tutto campo, per cui fare il

rappresentante di classe è solamente uno dei molteplici impegni sociali e politici che ricopre nella

comunità. C'è l'eletto ad oltranza, il mordi e fuggi... insomma, un campionario ricco di variabili

almeno quanto lo è la nostra società.

In passato sono stati tentati interventi per sostenere e legittimare quel ruolo, ma sono miseramente

falliti.

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Il problema di fondo è che se dovesse cambiare qualche elemento di questa situazione, rischieremmo

di perdere anche quei pochi volenterosi che almeno permettono di ottemperare alla normativa vigente.

Immaginate per un momento se, allo scopo di garantire un servizio di rappresentanza per tutti gli

alunni (e non solo per i figli degli eletti), dovessimo introdurre la norma secondo la quale il

rappresentante non può esserlo se nella classe c'è un proprio figlio o parente. Un po' come accade per

certe funzioni pubbliche perché prevale una sorta in incompatibilità di sede e di ruolo.

Ebbene siamo certi che più nessuno si candiderebbe.

Non parliamo poi dell'ipotesi di introdurre corsi di formazione obbligatori o parametri di valutazione

(voti e giudizi). Sarebbe come ottenere dal vicino di casa l'aiuto per trasportare la propria spesa e

pretendere che sia lui a pagarla. Oppure ottenere in prestito una falce dall'amico e lamentarsi

facendogli pesare il fatto che non sia perfettamente affilata.

A qualcuno è venuto anche in mente di non eleggere democraticamente il rappresentante, bensì di

estrarlo a sorte tra tutti i genitori. Vi immaginate che tragedia! Cosa hai vinto alla lotteria? Un bel

posto di... rappresentante!

Quattro passi nella genitorialità socialeMa allora, quali sono gli elementi da cui prendere le mosse per mettere ordine e chiarezza in questo

ruolo? Quali sono gli orientamenti teorici che ci pongono in un orizzonte di praticabilità? Cosa

possiamo mettere in campo per superare il blocco depressivo che aleggia attorno a questo ruolo?

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Spigolando nella letteratura sociale ci siamo imbattuti nei concetti di genitorialità sociale e

genitorialità diffusa e ci sembra importante riproporli in questa sede a fondamento e sviluppo del

ruolo e delle funzioni del genitore rappresentante dei genitori.

I concetti di genitorialità sociale e diffusa si sono affermati nella letteratura sociale non senza fatica e

con un successo non certo eclatante. Pur con queste difficoltà, sono in realtà forme di genitorialità

tutt'altro che incomprensibili e lontane dalla prassi educativa. Cominciamo con il chiarimento di

alcuni termini.

Per genitorialità diffusa si intende l'esercizio della propensione alla

cura e alla responsabilità verso le nuove generazioni anche

attraverso l'attenzione ai "figli degli altri": nella presenza di sguardi

adulti condivisi nella crescita dei bambini e delle bambine; nella

solidarietà spicciola; nel reciproco aiuto nello svolgimento delle

funzioni di cura e nell'uso del tempo; nelle azioni di confronto e

condivisione educativa tra adulti che, pur con ruoli diversi, si

occupano del benessere delle nuove generazioni. L'immagine più eloquente per descrivere la

genitorialità diffusa è quella del genitore che accompagna i propri figli al parco giochi, dove vi sono

anche altri bambini e ragazzi. Il genitore astante assume una responsabilità estesa a tutto il perimetro

del parco preoccupandosi di controllare tutti gli eventi che vi accadono, regolando, per esempio,

l'accesso ai singoli giochi di tutti i bambini, dialogando di educazione con altri genitori, vigilando che

non vi siano malintenzionati, coinvolgendo altri ragazzi nel gioco coi propri figli.

Ma la genitorialità diffusa è visibile anche nell'aiuto reciproco di famiglie che a turno accompagnano i

figli a scuola, si sostengono nello svolgimento dei compiti e in tutte quelle forme quotidiane di

sostegno reciproco nell'educazione. La rete educativa si regge anche su questi fenomeni che svolgono

un'importante funzione di protezione e coesione sociale.

Per genitorialità sociale s'intende la funzione che la persona ricopre quando assume ruoli o cariche

all'interno delle istituzioni e delle organizzazioni della comunità svolgendo compiti paragonabili a

quelli genitoriali: sono al servizio delle persone e si assumono, nei loro confronti, responsabilità di

cura attraverso azioni di promozione, partecipazione, fornitura di servizi. Possono così esprimere

una genitorialità sociale che costruisce alleanze, tutela i processi, legittima, regola, stimola

all'autonomia e alla responsabilità sul bene comune.

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Considerato questo orizzonte culturale, non possiamo non assurgere il rappresentante come esempio

importante e stimolante di genitorialità diffusa e sociale, essendo in grado di com-prendere le

caratteristiche di entrambe le definizioni.

Alla base dell'idea di essere genitore sociale (e rappresentante) c'è un profondo e solido

riconoscimento dello specifico familiare e della ricchezza delle relazioni che ivi si giocano. E'

scontato che dalle relazioni familiari dipende il benessere dei suoi componenti e il bene relazionale

che si sviluppa nella famiglia contagia (o può contagiare o dovrebbe contagiare) anche le relazioni che

quella stessa famiglia intesse con l'esterno più o meno distante da essa.

Il riconoscimento di questo bene promuove la possibilità che le competenze genitoriali possano essere

portate e spese “oltre la soglia” di casa, in ambiti intermedi di incontro tra il privato familiare e la

società nel suo complesso. Significa in altre parole valorizzare il fatto che i genitori, in quanto tali,

hanno delle capacità specifiche ed importanti per il benessere sociale non solo perché esercitano bene

il proprio ruolo nelle mura domestiche, ma anche attraverso un impegno attivo e visibile nella

comunità.

Nel nostro Paese (a differenza, per esempio dei paesi anglosassoni) è assente una marcata tradizione

culturale sul concetto di educazione familiare, perché in passato si è sempre ritenuto che questo

ambito dovesse ricadere nella sfera privata dei valori creando una spaccatura tra l'educazione dentro la

famiglia e tutti gli altri sistemi educativo-formativi extra-familiari (la scuola, gli esperti, i consulenti,

gli educatori del tempo libero). Questa spaccatura ha fatto sì che gli interventi dello Stato sociale nei

confronti delle famiglie si muovessero nella direzione di "professionalizzare" le competenze

educative, riducendo per converso gli interventi di sostegno diretto alla genitorialità. I segni di questa

distanza sono visibili attraverso molti comportamenti che riguardano anche il rapporto tra la scuola e

la famiglia.

Si pensi per esempio a quante difficoltà incontrano i genitori nel tentativo si spiegare agli insegnanti la

propria prassi educativa e viceversa, limitando il confronto docenti-genitori solo alla valutazione del

comportamento del figlio-alunno. E' come se la dimensione educativa della vita familiare non avesse

nulla a che fare con la dimensione educativo-scolastica, come se l'educazione familiare fosse solo

accudimento e “allevamento”, mentre quella scolastica “solo” contenimento ed addestramento.

Appare fin troppo chiaro come non vi sia una tendenza ad attribuire (nella maggior parte dei casi) al

genitore, in quanto tale, un ruolo di importanza educativa per lo spazio extrafamiliare, anche se di

fatto la rilevanza sociale delle famiglie che “funzionano”3 è incommensurabile.

3 Utilizzato in questo contesto, mi rendo conto che questo vocabolo diventa orripilante! Cosa significano le famiglie che... funzionano? Chiedo scusa, ma serve per provocare e per rendere un po' meglio l'idea.

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In altre parole, i bravi genitori costruiscono l'ottima società, ma non contano nulla nella comunità del

paese, perché qui regnano i professionisti dell'educazione, dell'economia, della politica, ecc.

Una nuova idea di “rappresentanza dei genitori” dovrebbe passare attraverso il punto di vista che non

limita le capacità dei genitori come fossero “sottomesse” o complementari a quelle professionali, ma

come vere e proprie competenze da esportare e mettere al servizio della crescita dei “figli della

comunità”.

La genitorialità così intesa, che costituisce l'essenza del rappresentante, diventa una prerogativa di tutti

e non esclusiva del genitore “biologico”, confermando la validità del celebre proverbio africano “ci

vuole un villaggio per crescere un bambino”, secondo il quale i genitori devono essere in grado di

comprendere i bisogni di tutti i figli della comunità con la stessa attenzione e sensibilità messa in

gioco per i propri!

Ora non resta che rendere un po' più consapevole il rappresentante del potere della genitorialità sociale

che, come abbiamo descritto, deriva dalla capacità di mettere a disposizione degli altri il benessere che

si cerca di costruire all'interno della propria sfera privata.

Abbiamo un problema!Come si confà nei più avanzati setting formativi, proponiamo ai lettori una situazione problematica

verosimile e tutt'altro che infrequente (a detta di molti genitori interpellati), che, guarda caso, mette a

dura prova il lavoro del rappresentante di classe.

Durante il Consiglio di classe, gli insegnanti fanno presente ai rappresentanti che gli alunni stanno creando particolari problemi di gestione.

La situazione non è esplosiva, ma per evitare peggioramenti ritengono sia necessario coinvolgere maggiormente i genitori, soprattutto quelli “latitanti” che, guarda caso,

sono proprio i genitori degli alunni considerati particolarmente agitati.

Non si tratta di raccogliere i soldi per mandare gli studenti in gita scolastica e o di fare colletta per

regalare il mazzo di fiori all'insegnante e nemmeno di organizzare la

cena di fine anno scolastico.

Qui il gioco si complica. Gli insegnanti esprimono una difficoltà

didattica ed educativa che li spinge a chiedere un intervento dei

genitori.

Molti genitori rappresentanti di fronte ad una tale richiesta rischiano la

paralisi.

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Prima che questo accada, è bene evitare di cadere nei frequenti errori di valutazione che spesso

accompagnano queste situazioni. In primo luogo, si deve evitare l'accusa indiscriminata, e talvolta

feroce, agli insegnanti perché “non sanno tenere la classe” o ai genitori latitanti perché “non sanno

occuparsi dei propri figli”; questi attacchi hanno l'unica funzione di permettere di espellere i

sentimenti di rabbia e frustrazione, ma quasi mai permettono di costruire un clima di collaborazione

educativa.

E' altrettanto necessario evitare l'atteggiamento di fuga dal problema, che si manifesta con espressioni

del tipo: “queste situazioni sono sempre accadute”, “non ci si può fare nulla”, “cosa ci possiamo fare

noi” ecc.

La situazione non è certo semplice. Le emozioni non sono facili da governare, quando in gioco c'è il

benessere dei propri figli e nello stesso tempo c'è una sorta di impotenza di azione sociale.

Detto questo, però, è bene prendere atto che in molti ambienti scolastici (di vario grado e ordine)

situazioni simili a quella descritta si sono verificate e sono state brillantemente affrontate e risolte,

apportando un enorme beneficio al processo educativo.

Proviamo a descrive i passaggi di una possibile procedura, che può diventare una sorta di sintetico

prontuario.

1) Connettere la mente al cuoreOvvero: gestire l'irruenza delle emozioni.

Situazioni come quella descritta mettono a dura prova anche il rappresentante più navigato.

Non dimentichiamo che nella classe descritta è presente anche il suo cucciolo e questo lo rende

immediatamente molto coinvolto dal punto di vista emotivo.

In genere, gli atteggiamenti di “attacco” o “fuga” che in prima battuta un rappresentante mette in atto

dipendono da quanto il proprio figlio (o la propria figlia) restano più o meno ai margini dello scenario

problematico.

Per dirla grezza: fino a che punto il proprio cucciolo fa parte dei gruppo dei particolarmente agitati!

E' comprensibile: come è possibile esercitare il ruolo del genitore sociale, quando si ha la netta

sensazione di fare fatica a farlo a casa propria?

Premesso che la situazione va gestita dai rappresentanti in gruppo e in concerto coi docenti, ciò che

consigliamo è che, nell'eventualità ci fosse un genitore troppo coinvolto, quest'ultimo passi la palla ai

colleghi per evitare di incrementare la complessità emotiva.

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Nella maggior parte dei casi, però, per varie ragioni, questa situazione così estrema non si presenta

quasi mai.

Comunque, in forma più o meno violenta, la componente emozionale prende il sopravvento e fa

sentire la sua potenza, che come abbiamo visto può bloccare le funzioni educative.

Ma l'esperienza genitoriale ci insegna che, dopo lo scossone iniziale, bisogna mettere tra parentesi

timori e tremori e ricominciare ad educare, racimolando le risorse, inserendo un po' di ragionevolezza

nella lettura emotiva ed agire di conseguenza.

2) Approfondire la domanda posta degli insegnantiUna prima azione che il rappresentante dei genitori dovrebbe attuare è quella di approfondire la

richiesta degli insegnanti e chiedere spiegazioni; andare, cioè, oltre la domanda; prendere e pretendere

tempo per non accontentarsi di interpretare l'intervento dei docenti come qualcosa di “buttato lì”, ma

facendo esplicitare ed articolare le richieste.

Magari chiedendo di manifestare il tipo di aspettative che ripongono nei rappresentanti.

Questo atteggiamento può apparire scontato, ma si tenga

presente che i momenti istituzionali di confronto tra docenti e

rappresentanti di norma garantiti sono appena sufficienti per i

convenevoli e le strette di mano.

Un po' poco per affrontare una questione così complessa. E'

come essere invitati ad un pranzo luculliano4 e non avere

nemmeno il tempo di impugnare le posate che si viene

cortesemente sollecitati a lasciare il ristorante.

Mettiamoci per un attimo nei panni dei docenti, anche loro

vittime del tempo tiranno. In queste condizioni sfido chiunque a

scommettere sulle capacità dei genitori di comprendere il problema ed elaborare strategie di

cambiamento.

Quindi è comprensibile da parte loro esplicitare alcune difficoltà senza per altro aspettarsi nessun

risvolto, ma giusto per ottemperare al dovere di coinvolgimento (giusto anche preventivo e

cautelativo).

4 Di Lucio Lucullo, uomo politico romano famoso per il lusso, la raffinatezza e i ricchi banchetti. Per estensione: abbondante e raffinato, specie in campo gastronomico.

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I genitori da parte loro si sentono travolti da un problema ma non investiti di una reale responsabilità;

consigliati con ipotesi, magari sensate, ma che non percepiscono come praticabili.

Il tempo stringe e incombe la fine della riunione?

Non prendiamo decisioni affrettate! Convochiamone un'altra. Facciamo capire che siamo molto

preoccupati e risoluti nell'impegno ad affrontare la situazione, ma abbiamo bisogno di capire bene, di

consultarci, abbiamo bisogno di essere capiti per capire, di essere più coinvolti per coinvolgere.

Sottoponiamo richieste molto tecniche e specifiche. Per esempio chiediamo: “cosa significa avere

particolari problemi di gestione”, “è una situazione che riguarda tutte le materie e tutti i docenti”,

“cosa significa che non è esplosiva”, ecc ecc.

I rappresentanti entrano in gioco come interlocutori seri e competenti che vogliono capire e sostenere

il lavoro dei docenti, e non tacere o peggio, accusare e rivendicare.

Per svolgere questo punto ci vuole esercizio e pazienza, perché non ci si improvvisa rappresentanti.

E' interessante constatare come la stragrande maggioranza delle situazioni problematiche che può

capitare durante la vita scolastica, si risolve già in seguito a questo studio ed approfondimento.

Succede infatti che i docenti ritrovano nei rappresentanti una funzione di specchio attraverso la quale

analizzare la situazione con punti di vista diversi; una sensibilità che li fa sentire meno isolati e più

efficaci, un'alchimia che permette di vedere il problema con lenti diverse e permette quindi di

affrontarlo con ampie possibilità di successo.

Durante la fase di studio i rappresentanti dei genitori della classe si riserveranno ovviamente la cura di

prendere appunti e verbalizzare, mantenendo però la cautela necessaria nel trattamento dei dati

sensibili5.

3) Coinvolgere gli altri genitoriQuesto è di gran lunga il compito che la maggior parte dei rappresentanti sentono come il più arduo e

impraticabile.

5 Sono i rappresentanti stessi a sottolineare la necessità di questa attenzione. Ma come fare a salvaguardare la privacy? Come produrre un verbale che sia rispettoso delle sensibilità individuali pur evidenziando anche gli aspetti più problematici della classe? Anche in questo caso suggeriamo ai rappresentanti di effettuare uno sforzo empatico e di immaginare la rilettura del verbale con gli occhi degli altri genitori. In questo modo molti errori dovuti all'insensibilità possono essere evitati. Tenete presente che è sempre possibile chiedere aiuto anche ai docenti che con occhio più esterno ed imparziale possono valutare il prodotto e suggerire eventuali aggiustamenti.

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E' vero: in questa generalizzata crisi della partecipazione è difficile coinvolgere e tenere aggiornati

coloro che “non si fanno mai vedere”, ma anche su questo punto un rappresentante non può e non

deve cedere all'arrendevolezza un po' pigra e rassicurante, ma deve osare e tentare di praticare ad

oltranza la propria funzione sociale.

In primo luogo, un genitore rappresentante, essendo chiamato a rappresentare tutti i genitori della

classe, non si accontenta del pregiudizio sommario anche se molto diffuso tra i suoi colleghi. Per cui

se percepisce che una famiglia è “distante” dalla partecipazione scolastica, non si fa immediatamente

travolgere da questa considerazione senza prima aver verificato.

Troppe volte abbiamo ascoltato rappresentanti nascondersi dietro l'alibi di un giudizio perentorio e

negativo verso un'altra famiglia con la presunzione che qualsiasi cosa si faccia “tanto la situazione non

cambia”.

L'altra grande difesa che spesso i rappresentanti pongono a freno del coinvolgimento delle famiglie,

specie quelle distanti, è la paura di turbare la privacy del prossimo, di intromettersi in affari personali

e familiari, insomma una sorta di “serio rispetto” dell'altro.

Una tale tesi viene messa in discussione almeno da due elementi.

Il primo si riferisce alla funzione sociale del rappresentante. Esso ha il dovere di tenere informate ed

aggiornate tutte le famiglie e non può presumere che vi siano genitori non interessati. In secondo

luogo, non si tratta di entrare nelle famiglie e metterne in discussione tutto l'impianto educativo e

nemmeno di sostituirsi ai genitori nell'educazione dei figli. Si tratta semmai di tentare la costruzione

di una condivisione su avvenimenti e processi che riguardano i figli e che quindi interessano in egual

modo tutti i genitori della classe.

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Tutto dipende dalle intenzioni remote del rappresentante. Sono quelle, e il modo con cui vengono

comunicate, che possono trasformare un intervento da un momento di condivisione educativa, ad uno

di intromissione e attacco ad altri genitori.

Anche su questo punto possiamo attingere dalle esperienze dei rappresentanti più navigati, che ci

insegnano che con molta pacatezza si vincono anche le “battaglie” più difficili.

Loro ci insegnano che dal punto di vista di una madre, e di un padre, il fatto di ricercare momenti di

incontro con chi è impegnato nella stessa impresa (gli altri genitori della classe) non è un sintomo di

debolezza, ma di consapevolezza di chi si rende conto che il dubbio è il primo passo per cercare e

trovare risposte e che l'incertezza – così come la fatica di educare e di “capire tutto e subito” – si

tollera meglio quando è condivisa.

E' possibile fuoriuscire dal senso di impotenza ed isolamento cominciando a dialogare con i genitori

che si sentono più vicini: parenti, vicini di casa, genitori percepiti come più sensibili e coi quali si

suppone sia più semplice iniziare un dialogo. Muovendo i primi passi ci si rende conto che, puntando

sull'effetto a cascata, la condivisione si allarga e il coinvolgimento prende campo. Si comincia ad

intravedere che il “branco” dei genitori comincia ad assomigliare ad un gruppo con sensibilità e

competenze diverse, che arricchiscono la speranza di educare.

Alcuni trucchi esistono: è possibile sfruttare i momenti informali per conoscersi e aumentare la fiducia

reciproca, oppure appoggiarsi alle differenze di genere: ci sono vicinanze e condivisioni che possono

essere prefigurate dalle madri con le madri, oppure tra padri.

Tutto può risultare funzionale se l'obiettivo è quello di contrastare la tendenza all'isolamento che si

impone come risposta primordiale alle situazioni problematiche!

I rappresentanti efficaci ci ricordano anche che è possibile formulare richieste specifiche e delegare

alcuni compiti anche ad altri genitori. E' universalmente noto che le persone (specie i genitori nelle

loro funzioni) se vengono valorizzate e responsabilizzate rispondono in maniera efficace e inaspettata,

e non dicono mai di no.

Arte e mestiere del rappresentante di classeAlla luce di quanto descritto, proviamo ora a definire alcuni requisiti che dovrebbe possedere un buon

rappresentante dei genitori della classe.

Ciascun lettore potrà verificare se è in possesso o meno di questi aspetti. Nel caso di risposta negativa

anche ad uno soltanto di essi, non c'è problema: la cosa importante è essere disposti a modificare

qualcosa di sé e del proprio carattere, alla stessa stregua di quando esigiamo dagli altri (figli, docenti)

che cambino gli aspetti di sé che non ci garbano.

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Per stendere questi requisiti mutuiamo i livelli della valutazione scolastica (almeno quelli in voga fino

a qualche tempo fa), giusto per sentirci in sintonia con i nostri figli-alunni.

Orbene, un buon rappresentante dei genitori dovrebbe avere:

Sufficiente tempo a disposizione. Beh, c'è poco altro da aggiungere. Decidere di mettersi a

disposizione di un compito sociale come questo implica il fatto di prevedere del tempo da dedicare,

anche se nelle situazioni ordinarie non è eccessivo.

Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di ottimizzare gli incontri che già si fanno, sfruttare

meglio le visite ordinarie a scuola e, come riferisce un genitore stesso, “rendersi più visibile con i

saluti e gli sguardi condivisi di quanto non si faccia di solito”.

Il tempo non diventa una questione cronologica riferita ad una o due riunioni in più all'anno, ma

all'utilizzo di tutte le opportunità che il tempo-scuola e il tempo-comunità del genitore offrono durante

la normale gestione delle relazioni. Concedersi del tempo significa, in primo luogo, prevederlo più in

termini mentali e non tanto fisici: come tutte le faccende che stanno a cuore, anche quella del

rappresentante non richiede un'attenzione morbosa ed eccessiva, bensì intensa e quotidiana.

Buone capacità di non farsi ingannare dai pregiudizi e dai giudizi affrettati.

Abbiamo sopra considerato come la nostra società tende a giudicare in modo affrettato gli eventi,

attribuendo responsabilità e giudizi in modo unilaterale. Non sono infrequenti i fenomeni della

stigmatizzazione e del capro espiatorio, metafore sociali per indicare che per uscire dalle situazioni

problematiche si necessita di individuare colpevoli ai quali attribuire le cause delle nostre difficoltà.

Un buon rappresentante, anche di fronte alle situazioni di evidente problematicità, è a perfetta

conoscenza che la possibilità di risolvere la situazione dipende dalla capacità di analisi della

situazione stessa. Tenendo presente che se l'obiettivo è risolverla, è necessario individuare le risorse in

campo e le aree potenziali e non tanto, o non solo, concentrarsi sugli aspetti che non funzionano.

Fa parte del buon giudizio distinguere i problemi dalle risorse e non contagiare la speranza educativa

con il senso di fallimento che il problema può suscitare. Per assolvere a questo prerequisito è

necessario abituarsi ad assumere un punto di vista diverso dal solito considerando i diversi aspetti

delle situazioni senza agire in modo unilaterale.

Distinta capacità di gestione della propria parte emotiva. Un genitore rappresentante di classe è

sempre coinvolto emotivamente nelle situazioni della classe, per il semplice motivo che fa parte del

complesso di relazioni che la caratterizzano. Il sentimento di protezione del proprio cucciolo fa

assolutamente salvaguardato, ma la funzione sociale insita nel ruolo deve condurlo a “allargare” la

visuale e comprendere in questo sentimento anche la risposta a tutti i bisogni in campo, in primis delle

altre famiglie.

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I rappresentanti che sentono di fare bene il proprio lavoro sono i primi a consigliare controllo emotivo,

provando, ancor prima di agire, l'esplorazione delle proprie emozioni, dando loro un nome per

governarle e servirsene in modo appropriato senza farsi sopraffare da esse.

Ottime capacità di ascolto e di mediazione dei conflitti. Il rappresentante di classe non è un accanito

amante della lotta o del litigio. Gli piace però stare nei conflitti sani di idee e posizioni, perché ama

ascoltare tutti, da quelli che “sanno solo accusare”, a quelli che si devono lamentare per forza; da

coloro che hanno sempre ragione, a quelli che non si esprimono mai. Il rappresentante deve far parlare

tutti e con tutti interagire.

Il conflitto non gode di molto apprezzamento, eppure è soprattutto attraverso di esso che spesso ci si

conosce e ci si apprezza. Certo, c'è anche la possibilità di andare insieme a mangiare e bere, ma di

solito è dopo un sano conflitto che si apprezzano le decisioni prese.

Infine, un buon rappresentante deve possedere Eccellenti fiducia e creatività, un modus operandi

che deve trasmettere agli altri genitori sicurezza e fermezza, suscitare il dubbio, ma anche la volontà

di condivisione; accanimento nel perseguire gli obiettivi, ma anche rispetto delle diversità.

Note di chiusuraDurante il percorso formativo è stato possibile condividere, oltre che le fatiche, anche alcune buone

prassi ed è in ragione delle esperienze positive che riteniamo possibile continuare a tifare affinché

questo ruolo non si spenga nella consuetudine e nella burocrazia ed esprima tutte le sue reali

opportunità.

Tutti perseguiamo obiettivi di benessere e sicurezza sociale, ma spesso lo facciamo evitando la

condivisione (e un po' anche il conflitto sano), temendo l'incontro con l'altro e pensando così di

crescere figli più sicuri e protetti.

L'educazione al benessere e alla crescita autonoma dei figli (desideri nei quali tutti crediamo) si

esercitano anche svolgendo il ruolo genitoriale di mediazione culturale e sociale e non solo di chiusura

a barricata perché i problemi non riguardano immediatamente mio figlio.

Come già detto, il proprio figlio è parte di una classe e come gli altri ne contribuisce tanto al

malessere, quanto al benessere.

Non tutte le risposte sono contenute in questo lavoro, anzi!

Ci auguriamo di avere aumentato i dubbi che circolano intorno a questo ruolo, ma anche di averne

stimolato la coltivazione, come unica possibile soluzione alla paralisi educativa che caratterizza la

nostra società.

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Sentiamo, per esempio, importante aumentare la riflessione sulle tematiche riferite alla gestione dei

conflitti, al trattamento dei dati sensibili, alla definizione di tecniche e metodi più puntuali per

coinvolgere... aree di riflessione che restano aperte e che a nostro avviso possono essere da stimolo

per ulteriori laboratori.

Buona ricerca a tutti6!

6 ... e se dovessero eliminare questa funzione all'interno della scuola? E se la prossima riforma prevedesse di abolire il rappresentante dei genitori della classe? Forse molti gioirebbero, ma sarebbe probabilmente una delle poche volte che un dovere male esercitato finisce con il privare tutte le famiglie di un diritto, che invece va salvaguardato.

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Un esempio di genitorialità socialeIl Centro Iniziativa Genitori Democratici di Villa Carcina (CIGD)

cos'è?E’ un'Associazione di genitori che opera a Villa Carcina dal 2001

di cosa si è occupata in questi anni? ● Il comodato d'uso : un servizio offerto alle famiglie degli studenti. della scuola media, per

contenere la spesa per l'acquisto dei libri scolastici. Esso è dato in gestione alla Associazione dei genitori CIGD che lavora gratuitamente.

• Acquisto libri delle superiori, con sconto, ai soci • L’organizzazione del trasporto alunni casa-scuola per la scuola elementare.• E’ stata punto di riferimento per la nascita e promozione della commissione mensa (che è

ormai diventata una presenza stabile ed punto di riferimento importante per le famiglie)• E’ una associazione di solidarietà familiare• E’ iscritta nell’elenco delle associazioni di promozione sociale

inoltre..realizza progetti, in collaborazione con l'Istituto Comprensivo e l'Amministrazione comunale per aiutare la crescita dei nostri figli e con loro ….anche la nostra crescita:

Progetto”Con te da 0 a 3” 2003 /2004 in collaborazione con l ‘A.GE. Progetto”TIC TAC…più tempo al nido 1e 2 ” 2005/2006

Progetto “NESSUNO FUORI 1 e 2 ” 2007/2009e Progetto “RITI DI PASSAGGIO” (in corso dal 2009 ) che comprende :

• momenti di formazione e confronto per genitori (qualcuno ha partecipato alle serate di formazione realizzate in questi ultimi tre anni? ) ...

• laboratori nelle classi (per favorire la conoscenza di sé ed il saper stare bene con gli altri)• uno sportello pedagogico di consulenza educativa rivolto agli adulti (genitori, insegnanti,

operatori)• uno spazio studio per i ragazzi delle medie (due pomeriggi alla settimana con la presenza di

educatori e volontari) e• uno spazio di aggregazione dopo lo studio che abbiamo chiamato “libero passaggio”• un corso per rappresentanti di... classe (rivolto ai rappresentanti della secondaria)

L'associazione è aperta al contributo di tutti!Si può partecipare in tanti modi... presentandosi alle iniziative, facendo delle proposte, venendo a “cancellare” i libri nel mese di giugno, venendo a riorganizzarli per sezione ad inizio settembre e se volete, facendo la tessera...

per saperne di più contattaci:Giorgio Mostarda, Presidente 3287215147

Federica Carrari 339.2502618 (per il Progetto Riti di Passaggio)

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Indice generaleUn rappresentante di... classe!..................................................................................................................1PRIMA PARTE........................................................................................................................................3Piccola guida per il rappresentante di Classe...........................................................................................3

1- Introduzione................................................................................................................................32- Il Rappresentante di classe.........................................................................................................3

2.1 – Diritti e doveri dei rappresentanti di classe o di sezione?............................................52.3- Alcuni suggerimenti pratici............................................................................................7

3- Gli altri organi collegiali della scuola.........................................................................................73.1 - Il Consiglio d’Istituto....................................................................................................83.2- La Giunta Esecutiva.......................................................................................................93.3- Il Collegio Dei Docenti..................................................................................................93.4- Il comitato per la valutazione del servizio dei docenti.................................................10

4- Altre occasioni di partecipazione dei genitori..........................................................................104.1 Assemblee dei genitori..................................................................................................104.2 La Commissione mensa.................................................................................................10

SECONDA PARTE ..............................................................................................................................11Un Rappresentante di...CLASSE...........................................................................................................11

Introduzione..................................................................................................................................11La rappresentanza di classe logora chi ce l'ha!.............................................................................12Di che rappresentanza sei?............................................................................................................13Quattro passi nella genitorialità sociale........................................................................................15Abbiamo un problema!.................................................................................................................18

1) Connettere la mente al cuore...........................................................................................192) Approfondire la domanda posta degli insegnanti............................................................203) Coinvolgere gli altri genitori...........................................................................................21

Arte e mestiere del rappresentante di classe.................................................................................23Note di chiusura............................................................................................................................25Un esempio di genitorialità sociale...............................................................................................27

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