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TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE 06081 ASSISI ITALIE ISSN 0391 108X un animale per guarire periodico quindicinale Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia Rivista della Pro Civitate Christiana Assisi $# Israele: Progetto confini Islam: Consulta per dialogare Scienza e linguaggio nella Gaudium et Spes Indice per tematiche 2005 Il dissenso nella Bibbia: Profetismo istanza critica della storia NUMERO 1 Maternità responsabile: Un diritto non sempre assicurato Trono & altare La guerra a Darwin Tfr: Riforma a futura memoria Culture e religioni raccontate La sindrome di Alice 1 gennaio 2006 e 2,00 ANNO

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TAXE PERCUE – BUREAU DE POSTE – 06081 ASSISI – ITALIE ISSN 0391 – 108X

un animaleper guarire

periodico quindicinalePoste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post.dl 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 2, DCB Perugia

Rivistadella

Pro Civitate ChristianaAssisi��

Israele: Progetto confini Islam: Consulta per dialogare

Scienza e linguaggio nella Gaudium et Spes Indice per tematiche 2005Il dissenso nella Bibbia: Profetismo istanza critica della storia

NUMERO

1 Maternità responsabile: Un diritto non sempre assicuratoTrono & altare La guerra a Darwin Tfr: Riforma a futura memoria

Culture e religioni raccontate La sindrome di Alice

1 gennaio 2006

e 2,00

ANNO

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Rocca

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4 Ci scrivono i lettori

7 Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

11 VignetteIl meglio della quindicina

13 Raniero La ValleResistenza e paceI cattolici nel centro-sinistra

14 Maurizio SalviIsraeleProgetto confini

16 Filippo GentiloniIslam in ItaliaConsulta per dialogare

18 Pietro GrecoCulturaLa guerra a Darwin

21 Romolo MenighettiOltre la cronacaTrono & altare

22 Aldo Eduardo CarraTfrRiforma a futura memoria

24 Giannino PianaPet TherapyUn animale per guarire

26 Fiorella FarinelliMaternità responsabileUn diritto non sempre assicurato

29 Rocca 2005Indice per Tematiche principali

38 Giuliano Della PergolaMercati rionaliUn libro vivente di antropologia

41 Stefano CazzatoLezione spezzata

42 Rosella De LeonibusCose da grandiLa sindrome di Alice

45 Romolo MenighettiParole chiaveLegalità

46 Marco GallizioliCulture e religioni raccontateL’amante bigio

49 Enrico PeyrettiFatti e segniIl cuore umano è un abisso

50 Carlo MolariTeologiaScienza e linguaggio nella Gaudium et Spes

52 Rosanna VirgiliLa voce del dissensoProfetismo istanza critica della storia

54 Lilia SebastianiIl concreto dello spiritoIl santo

57 Adriana ZarriControcorrenteBellezza di un albero spoglio

58 Giacomo GambettiCinemaPace e fraternitàLa tigre e la neve

59 Roberto CarusiTeatroVuoti e pieni

59 Renzo SalviRF&TVBallando con le stelle

60 Mariano ApaArteJean Cocteau

60 Enrico RomaniMusicaI concerti dei Cream

61 Giovanni RuggeriSiti InternetAdsl, come va?

61 Libri

62 Carlo TimioRocca schedePaesi in primo pianoSiria

63 Nello GiostraFraternità

1 gennaio2006

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CI SCRIVONO I LETTORI

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rivon

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ttori

Gli interventiqui pubblicatiesprimonolibere opinionied esperienze dei lettori.La redazionenon si rende garantedella veritàdei fatti riportatiné fa suele tesi sostenute

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quindicinaledella Pro Civitate Christiana

Numero 1 – 1 gennaio 2006

Gruppo di redazioneGINO BULLACLAUDIA MAZZETTIANNA PORTOGHESEil gruppo di redazione ècollegialmente responsabiledella direzionee gestione della rivista

Progetto graficoCLAUDIO RONCHETTI

FotografieAndreozzi B., Ansa, Associated Press, Ballarini, Be-rengo Gardin P., Berti, Bulla, Carmagnini, Cantone,Caruso, Cascio, Ciol E., Cleto, Contrasto, D’AchilleG.B., D’Amico, Dal Gal, De Toma, Di Ianni, Felici,Foto Express, Funaro, Garrubba, Giacomelli, Gian-nini G., Giordani, Grieco, Keystone, La Piccirella,Lucas, Luchetti, Martino, Merisio P., Migliorati, Oikou-mene, Pino G., Riccardi, Raffini, Robino, Rocca,Rossi-Mori, Turillazzi, Samaritani, Sansone, SantoPiano, Scafidi, Scarpelloni, Scianna, Zizola F.

Redazione-Amministrazionecasella postale 94 - 06081 ASSISItel. 075.813.641e-mail redazione: [email protected] ufficio abbonamenti: [email protected] - www.cittadella.orgTelefax 075.812.855conto corrente postale 15157068Bonifico bancario: Banca Popolare di Spoleto –AssisiCin: T – ccb n. 2250 – Abi 5704 – Cab 38270IBAN: IT59T05704382700 0000 000 2250BIC: BPSPIT3SXXX

Quote abbonamentoAnnuale: Italia e 45,00Annuale estero e 70,00Sostenitore: e 100,00Semestrale: per l’Italia e 26,00una copia e 2,00 - numeri arretrati e 3,00spese per spedizione in contrassegno e 5,00Spedizione in abbonamento postale 50%Fotocomposizione e stampa: Futura s.n.c.Selci-Lama Sangiustino (Pg)Responsabile per la legge: Gesuino BullaRegistrazione del Tribunale di Spoleton. 3 del 3/12/1948Codice fiscale e P. Iva: 00164990541

Editore: Pro Civitate ChristianaTutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sonoriservati. Manoscritti e foto anche se non pubblicatinon si restituiscono

Questo numeroè stato chiuso il 5/12/2005 e spedito daCittà di Castello il 9/12/2005

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Casini, Ruinie la riformacostituzionale

L’onorevole Casini ed il car-dinale Ruini hanno pesan-temente criticato la riformacostituzionale voluta dalGoverno Berlusconi e vara-ta dal Parlamento con votocompatto dello schieramen-to di centrodestra. Comemai il Presidente della Ca-mera nonché leader indi-scusso dell’Udc ha esterna-to il suo dissenso a votazio-ne conclusa ed ha fatto sa-pere che il suo partito lasce-rà libertà di voto nel relati-vo referendum? Una do-manda questa retorica per-ché tutti sanno che se il par-tito di Casini avesse contra-stato col voto alle Camere lariforma di Bossi e di Berlu-sconi il governo sarebbe ca-duto il giorno dopo e sannopure che l’Udc, essendosischierata in Parlamento perla riforma, non ha la forzadi schierarsi contro di essanella consultazione popola-re. Scelte decisive per l’as-setto costituzionale del Pa-ese e per il futuro della no-stra democrazia vengonoquindi subordinate a ragio-ni di potere ed a esigenze dipartito e di schieramento.Quanto poi alla dichiarazio-ne del Presidente dei Vesco-vi italiani, prescindendo daogni illazione sulla sua op-portunità e sulla sua perfet-ta sintonia con l’interventodi Casini, c’è da dire che ilcardinale Ruini ha parlatoanche egli a cose fatte de-nunciando con incompren-sibile ritardo l’iniquità del-la riforma. Ma il card. Rui-ni ha detto anche, facendoriferimento al referendumcostituzionale, che questavolta la Cei (bontà sua!) nondarà indicazioni di voto.Una sortita quindi che ri-vendica implicitamente l’in-terventismo del vertice del-la Conferenza Episcopale inmateria elettorale, che cri-tica a posteriori la riformaberlusconiana e che, al tem-po stesso, cura di non sco-modare più di tanto coloroche l’hanno voluta e checontinuano a sostenerla.Onore al merito: un capola-voro di abilità politica che

appare però ben lontano daqualsiasi autentica sollecitu-dine pastorale per il benedel Paese. Ne prendanobuona nota quanti a sinistrahanno esultato per le ester-nazioni del cardinale sullariforma costituzionale.

Michele SchienaBrindisi

Dopo il Sinodo

Mi capita spesso di incon-trare amici colti e non colti,e di parlare con loro dei pro-blemi religiosi. Non tutti sidicono credenti, io si, mamostrano interesse aglieventi degli ambienti eccle-siastici.L’altro giorno ci si poneva ladomanda: cos’è il Sinodo, ache cosa serve, quali fini sipropone di conseguire, equanti ne ha raggiunti quel-lo celebrato nei 20 giorniscorsi?Non è stata difficile la rispo-sta. Si è trattato della cele-brazione di un Concilio Va-ticano in miniatura, cioèdell’incontro di poche cen-tinaia di Vescovi e Cardina-li rappresentanti delle regio-ni ecclesiastiche di tutto ilmondo. Il fine, quello di af-frontare i problemi vivi del-la vita cristiana, per cercarerisposte incoraggianti a vi-vere con più aderenza laparola di Dio.Purtroppo, grande difficol-tà si è presentata per la co-municazione dei risultati.Che cosa si son detto edhanno fatto nei 20 giornitrascorsi insieme? Non sipuò assolutamente affer-mare che non conoscesse-ro la profonda angoscia deicredenti, la curiosità nonsuperficiale nè insignifi-cante di tanti non creden-ti, l’attenzione di tanti fra-telli di altre religioni, oltrealla mascherata indifferen-za di quanti si gloriano didirsi atei convinti.Hanno voluto farci capireche non si cambia nulla eche quanto è stato prodot-to dai gerarchi dei secolipassati rimane inalterato,nonostante il grido di chichiede attenzione seria edagile al contenuto dei Testisacri?

Gesù disse che era venutoa perfezionare, a fare tut-to nuovo, insegnandociche la Sua Parola dovevacamminare con i tempi edaffrontare con equilibrio, eanche con rischio, la rispo-sta ai segni dei tempi.Sono stati insieme i sinoda-li: certamente alcuni hannotentato di scuotere le acque,di provocare attenzione aglistimoli dello Spirito, al su-peramento dell’attaccamen-to alla lettera.È possibile che ci si debbacomportare con l’ignoran-za completa di quanto fudeciso nel Concilio Vatica-no II e non badare affattoa chi ha addirittura propo-sto la celebrazione di unVaticano III per il supera-mento di tante posizioniormai anacronistiche? E laproposta proviene da nonpochi rispettabili Padri.Come si deve rispondere acristiani coerentementeconvinti della partecipa-zione alla vita cristiana li-turgica e pratica, che pon-gono domande sulla posi-zione dei sacerdoti, dei ri-sposati, degli omosessuali,delle donne, e di tanti altriproblemi, e che chiedonorisposte documentate dal-la parola di Dio e non soloda una certa tradizione chedeve essere sottoposta ne-cessariamente alle modifi-che? Non si accontentanodi sentire che la Comunio-ne Eucaristica è riservatasolo ad alcuni privilegiati,mentre Gesù non si pone-va il problema di esclude-re i pubblicani ed i pecca-tori. Non si accontentanodi sentire che il problemadella pedofilia sacerdotale,dell’omosessualità possa-no essere affrontati concommissioni investigative(rinasce l’inquisizione?),che il problema matrimo-niale possa essere risoltocon l’allargamento dellasoluzione annullamento.Chi crede sinceramente inDio non vuole allontanar-si dalla pratica della reli-gione e della fede, ma vuo-le essere incoraggiato dacoloro che si impegnano ameritare le benedizioni diDio.

Sac. Francesco MaioranoBari R

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CITTADELLA ITINERARI COSMOVIAGGIPropone alcune mete di forte valenza culturale e spirituale per un turismo intelligente e mirato.Non si tratta di viaggi «toccata e fuga» ma di soste per ammirare bellezze di natura e di arte, perconoscere e accogliere la ricchezza di culture diverse, per fugare pregiudizi e demolire barriere.

NELL’EGITTO DELL’ESODO EBRAICO E CRISTIANO10 febbraio: ROMA - CAIROPartenza da ROMA con volo di linea. Arrivo al CAIRO in serata.

11 febbraio: CAIRO - MONASTERI di S. ANTONIO e S. PAOLOPartenza in pullman verso il mar Rosso.Visita dei Monasteri copti diS. Paolo e di S. Antonio.

12 febbraio: SUEZ - SINAIPartenza per il SINAI, lungo la strada che costeggia il Mar Rosso.MARAH (Uyun Musa), ELIM (El-Garandal), MARKHA (Deserto diSin), ABU RUDEIS. Pomeriggio, partenza per la penisola Sinaitica.Arrivo in serata a S. CATERINA.

13 febbraio: SINAI - MONTE OREB - SINAISalita al GEBEL MUSA (2.285 m.), Eremo S. Stefano, Gradinata di743 gradini. Porta della Confessione. Porta S. Stefano. Cappella dellaVergine, Fontana di Mosè. Visita al convento di S. Caterina e dintorni.

14 febbraio: SINAI - CAIROCAIRO, visita: Museo Egizio dove sono raccolte le testimonianze.

archeologiche della storia dei Faraoni (30 secoli - 31 dinastie), Mo-schea e Madrasa di Hassan - il bazar - Khan-el-Kalil.

15 febbraio: CAIRO - MENPHIS - SAKKARA e GIZA - CAIROMENPHIS, capitale dell’Antico Impero e la piramide di SAKKARA,primo monumento in pietra dell’antichità, edificato circa 5000 annifa.GIZA: piramidi di Cheope, Chefren e Micerino. A guardia dellaNecropoli di Giza sorge la SFINGE, colossale leone a testa umana.

16 febbraio: CAIROCAIRO antico, visita: chiese copte di S. Sergio e S. Barnaba, sina-goga di Ben Ezra, Cittadella del Saladino e Moschea di Alabastro.

17 febbraio: CAIRO - WADI NATRUN - CAIROValle di WADI NATRUN, culla del monachesimo egiziano fin dal IIIsec.d.C.; visita ai Monasteri di S. Macario, Amba Bishoi e AmbaBaramus.

18 febbraio: CAIRO - ROMATrasferimento all’aeroporto, e partenza per ROMA.

SPAGNA: Settimana Santa in Andalusia: 12 - 18 aprilePartecipazione ai riti e alle processioni della Settimana Santa a SIVIGLIAe GRANADA per immergersi nel clima di religiosità popolareSIVIGLIA - GRANADA - CORDOBA - MALAGA.

GIORDANIA ARCHEOLOGICA: 12-19 aprileVisita alle magnifiche rovine greco-romane, alle massicce fortezze tur-che, ai superbi forti musulmani e alla città-roccia di Petra, unica al mondo.Incontro sulla realtà socio-religiosa del Paese.AMMAN - MADABA - MONTE NEBO - GERASA - CASTELLI DELDESERTO - KERAK - PETRA - WADI RUM.

POLONIA: 12-19 aprileDal Santuario di CZTESTOCHOWA ad AUSCHWITZ.Visita alle città d’arte, cultura e spiritualità della PoloniaVARSAVIA - BRESLAVIA - CZESTOCHOWA - AUSCHWITZ -KATOWICE - CRACOVIA.

RODI E ISOLA DI SYMI: 13-18 aprileRODI: isola del dio Sole con notevoli reperti archeologici. La città capo-luogo è stata dichiarata patrimonio culturale mondiale dall’Unesco.Escursione in battello all’ISOLA DI SYMI.

SIRIA ARCHEOLOGICA e BAALBEK in Libano: 21 aprile - 1 mag-gioPaese ricco di una storia di oltre quattromila anni, crocevia di popolie di religioniALEPPO - S. SIMONE STILITA - EBLA - UGARIT - LATAKYA - KRAKDES CHEVALIERS - HOMS - PALMIRA - HAMA - MAALOULA -SEDNAIA - BOSRA - DAMASCO - BAALBEK.

ASIA CENTRALE - UZBEKISTAN: 23 aprile - 1 maggioVisita alle famose città-mercato dell’Uzbekistan costruite da dina-stie Khan e Emiri turcomanni: TASKENT - SAMARCANDA -SHAKRISABZ - BUKHARA - URGENCH - KHIVA.

CIPRO con visita di FAMAGOSTA - SALAMINA - KERYNIA:23 aprile-2 maggioAlla scoperta di Cipro, la prima terra di missione fuori dslla Siria-Palestina: NICOSIA - LARNAKA - CURIUM - KAKOPETRIA - KIKKO.Escursione a KERYNIA, sul mare nella zona turca.Incontro con l’arcivescovo Maronita sulla situazione ecclesiale esociale del Paese.

I TESORI NASCOSTI DELL’UMBRIA PALEOCRISTIANA18-20 maggioTEMPIETTO DEL CLITUNNO - SPOLETO - SAN SALVATORE -SAN PONZIANO - SAN PIETRO - SAN GIULIANO - SAN BRIZIO -TURRITA - SCHIFANOIA - BEVAGNA.Le visite saranno guidate da un esperto di storia dell’arte

Pellegrinaggio in TERRA SANTA: 27 maggio-3 giugnoVisita ai Luoghi Santi e incontro con un popolo straziato dai conflitti.GERUSALEMME - BETLEMME - AIN KAREM - NAZARETH - LAGODI TIBERIADE - CAFARNAO - MONTE TABOR.L’itinerario sarà guidato dal Prof. Oscar Battaglia - biblista

Pellegrinaggio a FATIMA: 8-11 giugnoPellegrinaggio di fede. Partecipazione alle manifestazioni religiosenel Santuatrio mariano di FATIMA. Visita di LISBONA, del Santua-rio mariano di BATHALA.

PRIMAVERA 2006

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONIrivolgersi a:CITTADELLA ITINERARI COSMOVIAGGItel. 075/812371; fax 075/812849e-mail [email protected]

Boliviasarà indio

il capodella repubblica?

Le elezioni presidenziali inBolivia del 18 dicembre – se itentativi dei settori più con-servatori non riusciranno afarle rinviare – potrebberoportare il potere politico nel-le mani di un movimento so-ciale, popolare e indio, conl’elezione di un candidato in-dio – Evo Morales – a capodella più alta carica dello Sta-to. Sarebbe una novità pertutta l’America latina. Lechances sono notevoli perchési tratta di un movimento for-te, che ha combattuto moltebattaglie. Tuttavia, oltre l’op-posizione neoliberista, il mo-vimento è scompagnato da li-tigi e diviso in due grandiblocchi. Entrambi possiedo-no una folta rappresentanzaindia e rurale: i radicali adot-tano una politica a forte con-notazione etnica; il movi-mento dei Mas (Movimentoverso il socialismo, capeggia-to da Evo Morales), contan-do anche su una massicciapresenza urbana, segue unastrategia di tipo nazionalisti-co e possibilista. I problemicentrali restano – come si èscritto più volte su questa ri-vista – la privatizzazione del-le miniere e la gestione petro-lifera delle aziende straniere.I radicali vorrebbero la nazio-nalizzazione di tutte le impre-se senza fornire alcun risar-cimento. Morales, pragmati-camente, sostiene: «Moltemultinazionali operano sullabase di accordi illegali e anti-costituzionali, fanno del con-trabbando, non pagano le im-poste. Noi faremo rispettare lalegge, ma puntiamo su unanazionalizzazione attraversoil dialogo e la concertazione».Per entrambi, la Costituentedovrebbe essere a maggioran-za india, pienamente sovrana.In questo momento le multi-nazionali degli Stati unitiguardano a Morales come alnemico numero uno.

Africaaffacciarsialle culture

altreContinente senza altra storiarecente se non quella post-co-loniale sembra essere l’Africa,la cui conoscenza per tanti ètessuta solo di pregiudizi e ste-reotipi, o di folklore e assi-stenzialismo. Ma l’Africa nonè così. L’iniziativa dell’Editri-ce Nigrizia, di un’eleganteagenda da tavolo 2006, riccadi dati aggiornatissimi sulContinente, permette in sinte-si di ripercorrerne la storia, lepassioni, le problematiche, diconoscerne gli intrecci e letappe più significative, glieroi, i santi, i proverbi... tuttiannotati a margine di ognipagina. In breve, l’agenda èuna porta aperta per entrarein una cultura «altra», som-messamente, e con rispetto, emeditare su quanto ci squa-dernano le ultime pagine, datistatistici messi a confrontocome su un grande atlantegeografico. Ci parlano: urgeascoltarli perchè «se chiude-te la bocca a un popolo, ne ar-mate la mano»(proverbio afri-cano). Altra novità è che gliestensori sono autori italianie africani: X. Afounana (Be-nin), G. Ballarini, L. Bertoz-zi, F.C. Chimbali (Malawi), E.Meneghello, F. Moretti, P. Mi-lan, S. Owusu (Ghana), S.Wambui (Kenya), R. Zordan,C. Curci (direttore).

Montréalè possibilemigliorare

il climaCome limitare l’emissione digas a effetto serra e ridurre lecause di sbalzi climatici cheminacciano il Pianeta neiprossimi decenni? È attual-mente in corso la conferenzadelle Nazioni Unite sul clima,iniziata il 28 novembre aMontréal. I partecipanti, unasettantina di delegati, dovran-no definire gli interventi dacompiere dopo il 2012, a con-clusione della prima fase delProtocollo di Kyoto che sta-bilì le norme internazionalimiranti a ridurre i gas atmo-sferici i quali, secondo moltiscienziati, sono la causa delriscaldamento del Pianeta. Loscenario dei principali capo-volgimenti prevedibili di quialla fine del secolo non è ras-sicurante, si prevedono: loscioglimento della calotta gla-ciale, l’innalzamento del livel-lo delle acque degli oceani,l’inondazione delle zone co-stiere, l’accentuata desertifi-cazione. La fauna e la florasarebbero conseguentementesoggette allo spostamentodelle zone biogeografiche. Lasparizione delle querce, di al-cune specie del pino, del noc-ciolo, nel sud Europa sonoper noi solo accenni. I rischisono molto alti per tutti. Esi-sterebbero soluzioni tecnolo-giche che però esigono labuona volontà politica di at-tuarle. Si vedrà nel corso del-la Conferenza.In occasione dell’apertura, ilpatriarca ecumenico ortodos-so Bartolomeo ha lanciato unmessaggio nel quale affermache i cambiamenti climatici«nella misura in cui sono pro-vocati dall’essere umano, costi-tuiscono un problema profon-damente morale e spirituale(…). Anche se i dati che con-cernono il riscaldamento delclima sono oggetto di dibatti-to, la gravità della situazione ègeneralmente ammessa; persi-stere sulla via attuale non è solopura follia, ma azione suicida».

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seminari&

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Roma. «Il museo ebraico, conquelli capitolino e vaticano èuno dei luoghi simbolici del-la storia millenaria della no-stra città» commenta il sinda-co di Roma Walter Veltroni il22 novembre, mentre la co-munità ebraica inaugura ilsuo nuovo museo sotto il tem-pio maggiore del complessodella sinagoga. «Rappresenta,rileva il sindaco, il punto d’in-tersezione della tradizionedella comunità ebraica conquella cittadina, tracciando ilprofilo di un’appartenenzaculturale inalienabile».Oslo. Il dibattito sui rapportiChiesa-Stato in Norvegia ègiunto ad un punto cruciale.È noto che dal 1537, con l’in-troduzione della Riforma lute-rana, capo della chiesa norve-gese è il re. Anche se in questiultimi tempi la nomina di mol-te cariche ecclesiastiche vieneaffidata alla chiesa, i vescovi, idecani, i consiglieri zonalisono nominati dal re e dai mi-nistri religiosi. Il 14 novembre,in occasione del sinodo gene-rale della Chiesa norvegese, ildibattito sulla separazioneChiesa-Stato si è rivelato par-ticolarmente difficile per i di-versi pareri, le sensibilità, le ra-gioni storico-culturali addotte.Xian (Cina). Tenevano un sit-in a oltranza 16 suore cattoli-

che cinesi, per impedire che laloro scuola fosse demolita,quando il 23 novembre sonostate aggredite e selvaggiamen-te picchiate. Si è trattato dellemissionarie francescane delSacro Cuore che intendevanorestaurare la costruzione perdestinarla agli anziani malati.Ad assalirle sono stati teppistiassoldati dall’azienda cui il go-verno aveva venduto lo stabi-le. Le condizioni di due dellereligiose sono particolarmen-te gravi.Terni. Successo al Videocen-tro dell’importante Workshopsul Turismo e l’Archeologiaindustriale riguardante siti,monumenti e musei della pro-duzione con la soggiacentedefinizione di un ProdottoCulturale e Turistico. Centratigli obiettivi degli organizzato-ri (Regione, Provincia, Comu-ne, Apt, Distretto, Istituto«Momigliano») di: – attivare e/o potenziare la domanda turi-stica riguardante il patrimonioindustriale italiano e, natural-mente, locale; – avviare e con-solidare il confronto con leprincipali realtà italiane edeuropee del settore, con la pro-posizione di esperienze pilota;– attivare infine una borsa delturismo umbro in dimensioneeuropea per rendere possibilel’interscambio delle conoscen-

Afghanistanpreferiscono

darsifuoco

Quando sono ricoverate inospedale nel reparto ustionatile ragazze afghane parlano diincidenti domestici. Troppi per-ché, invece, nelle province diHerat e di Farah le organizza-zioni umanitarie denuncianodecine, forse centinaia casi digiovani, tra i 15 e i 19 anni, chesi danno fuoco per non sposa-re uomini più grandi di trenta,quarant’anni. Violenza controviolenza. Man mano che negliospedali queste ragazze acqui-stano fiducia nei medici, con-fidano il dolore di dover sotto-stare ai matrimoni imposti, leg-ge tribale durissima che c’eraanche prima, ma che ora, conle nuove conoscenze, diventaancor più disperante. La nuo-va Costituzione, entrata in vi-gore dopo la caduta dei taleba-ni, che sancisce pari dignità trauomini e donne, l’ingresso, siapur limitato, delle bambinenelle scuole, la presenza di or-ganismi internazionali, tuttoquesto determina certamenteun rifiuto delle usanze ance-strali in virtù delle quali la don-na in certe regioni poteva an-che essere venduta per pagarei debiti. Prima che i tribunalidei fondamentalisti passino lamano a una giustizia diversa,quante altre torce umane do-vranno accendersi?

Sri-Lankail nuovo

presidentee le religioni

Eletto con una vittoria distretta misura, il neo presi-dente della Repubblica delloSri-Lanka Mahinda Rajapak-se dovrebbe realizzare al piùpresto un’attiva politica diapertura nei confronti delleprofonde scissure etniche cheattraversano l’isola, tra l’altrofaticosamente travagliatadopo i disastri dello tsunamidel 26 dicembre.Un richiamo in tal senso vie-ne dalle chiese cristiane e de-riva dall’avere l’attuale pre-sidente espresso l’intenzio-ne, durante la campagnaelettorale, di annullare l’im-pegno di condividere coi ri-belli Tamil i fondi destinatialla ricostruzione delle lorozone disastrate. È noto chea fronte di una popolazionesingalese a maggioranzabuddhista, la parte hindudei ribelli Tamil chiede datempo uno statuto autono-mo per la regione da essi abi-tata. Comunque, esprimen-dosi nel corso di una confe-renza stampa il 18 novem-bre, il Presidente si è impe-gnato a operare «a favore diuna pace onorevole per il pa-ese, rispettando tutte le co-munità».

Dirittola pena di

mortee l’Africa

«Africa for life» è stato il temadel confronto ha organizzatoa Roma e a Firenze la Comu-nità di Sant’Egidio sull’aboli-zione della pena di morte inAfrica. In due sessioni, a Romae a Firenze, il 28 e il 29 novem-bre è stato dibattuto il tema econsegnato un appello a 14ministri della Giustizia di al-trettanti paesi africani dov’èdichiarato: «È giunto il mo-mento che il diritto alla vita siaincorporato nei codici penalidi ogni Stato africano conl’abolizione definitiva dellapena di morte». Il nostro Pre-sidente della Repubblica haricevuto, congratulandosi del-l’iniziativa, il prof. Andrea Ric-cardi fondatore di Sant’Egidio.Attualmente 12 Paesi africanihanno abolito la pena di mor-te, nel 2004 sono state esegui-te condanne solo in Sudan, So-malia, Egitto mentre in 20 Sta-ti non ci sono state esecuzioninell’ultimo decennio. L’ultimopaese ad aver abolito la pena èstato, un anno fa, il Senegal. Amaggio la Commissione afri-cana per i diritti umani ha co-stituito uno specifico gruppodi lavoro. Sant’Egidio e la Re-gione Toscana sono i partnersitaliani della Coalizione mon-diale contro la pena capitale.

ze e della valenza culturale deisiti di produzione. Quest’annoTerni ospiterà anche il Conve-gno dell’«International Com-mittee for the conservation ofthe industrial Heritage», mas-simo organismo internaziona-le per le problematiche legatealla gestione e valorizzazionedel patrimonio industriale.(Ernesto Luzi)Nairobi. Nel referendum del21 novembre il 58% degli elet-tori keniani ha respinto la nuo-va costituzione. Forti criticheerano state mosse nel corsodella campagna referendariaanche dalle chiese perché ilnuovo testo manteneva di fat-to tutte le prerogative di regi-me presidenziale di Mwai Ki-baki, nonostante la recente in-troduzione della carica di pri-mo ministro.Tunisi. Poche novità al verti-ce mondiale della società del-l’informazione (cfr. numeroscorso della rivista): i 176 Pae-si hanno adottato un docu-mento che li impegna (ma sen-za specificare quando) a ridur-re il divario tecnologico tra norde sud del mondo. Anche se si ècominciato a parlare, a propo-sito di internet, di condivisio-ne del potere, generalmenteritenuta opportuna, il control-lo degli indirizzi rimane tutto-ra in mani statunitensi.

11 gennaio. Roma. Per gli In-contri del Cipax (Centro inter-confessionale per la pace) «Allaconfluenza di due mari – Espe-rienze di musulmani e cristiania confronto», Rula Jebreal eTonio Dell’Olio parlano di «Vio-lenza e Nonviolenza». Sede del-la Comunità di san Paolo, viaOstiense 152 b, Roma, ore 18.24-29 gennaio. Caracas. Fo-rum sociale internazionale, inoccasione del quale Pindora-ma (www.pindorama.org)mette a disposizione il suo ser-vizio di biglietteria aerea consconti per chi fosse interessa-to alla partecipazione. Per lapossibilità di alloggi pressofamiglie a Caracas contattareinvece Rete Radié Resch, viaPiave 22, 51039 Quarrata(Pt),www.rrrquarrata.it.26-29 gennaio. Roma. Corsomonografico «Infanzia, adole-scenza, età adulta: salute e ma-lattia», organizzato presso ilSalesianum per operatori con-

sultoriali, diretto dai proff. Giu-seppe Noia e Raffaele Cananzi.Il modulo persegue l’obiettivodella scuola per operatori, cheè quello di formare chi opera neiconsultori nel servizio alla per-sona, alla coppia e alla famiglia,addestrandoli a coniugare cono-scenze, competenze e abilitàcon il paradigma dell’antropo-logia cristiana e a coltivare la re-lazione di aiuto e di ascolto em-patico. Informazioni sul modu-lo, scandito in lezioni, gruppi dilavoro, sui docenti e sulle con-dizioni di iscrizioni e il soggior-no, dal lunedì al venerdì tel. 06301 7820, cell. 328 624 2482,www.salesianum.it. La scaden-za delle iscrizioni è fissata al 15gennaio.31 gennaio. Urbino. Data discadenza per l’iscrizione al Cor-so di perfezionamento in Scien-ze storico-antropologiche del-le religioni «Pluralismo religio-so e questione sociale», pressola Facoltà di Scienze della for-

mazione, Istituto «Italo Man-cini». Informazioni: dott. Cin-zia Dionigi tel. 0722 303536,fax 0722 3035 37, [email protected] febbraio. Caresto. Ri-tiro di approfondimento perconiugi presso la Comunitàdi Caresto sul tema: «Allascoperta del Cantico dei can-tici». Informazioni: [email protected] aprile. Selva di Valgar-dena (Bz). Un gruppo di gesu-iti e di laici propone ai giovanidai 19 ai 30 anni un momentoforte di ricerca per discernerela propria vocazione nella Chie-sa. Si prevedono: momenti dipreghiera personale in silenzio;incontri di istruzione e appro-fondimento; possibilità di col-loqui individuali. Iscrizioni en-tro il 21 marzo telefonando allaSegreteria di Milano, piazzasan Fedele 4, 20121 Milano,tel.02 8635 2285, [email protected].

Parmala cattedrale compie 900 anni

Voluto dal vescovo e antipapa Cadalo, costruito su una preesi-stente basilica paleocristiana e consacrato nel 1106 da papaPasquale II, il duomo di Parma festeggia i suoi 900 anni di sto-ria con una nutrita e articolata serie di eventi e di manifestazio-ni, che si concluderanno alla fine del 2006. Il programma è con-sultabile nel sobrio ed elegante sito: www.cattedrale.parma.it.Tra le iniziative vanno segnalate: la realizzazione di tre prege-voli volumi sulla storia e l’arte; la mostra «Il Medioevo delleCattedrali», curata da Arturo Carlo Quintavalle; i percorsi di-dattici per le scuole, coordinati da Mario Calidoni e i lavori direstauro della cripta e di risistemazione del presbiterio, dove èconservata anche l’importante deposizione dell’Antelami. (par-ticolare nella foto) (fr.fe.)

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da IL CORRIERE DELLA SERA, 22 novembre da LA REPUBBLICA, 24 novembre

da IL CORRIERE DELLA SERA, 30 novembre

da L’UNITÀ, 3 dicembre

da IL CORRIERE DELLA SERA, 30 novembre

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da IL MANIFESTO, 3 dicembreda IL CORRIERE DELLA SERA, 2 dicembre

Chiesail Limbo,un’ipotesiteologica

Dal 28 novembre e sino al 2dicembre la Commissione te-ologica internazionale si è riu-nita a Roma sotto la presiden-za del cardinale Levada, peresaminare il dossier «Limbo»,quel luogo sospeso tra Infer-no e Paradiso, dalla dottrinaincerta.In realtà il Limbo non è maistata una verità definita difede. E nel 1984 il teologoRatzinger aveva ricordato inun’intervista che si trattava diun’ipotesi teologica, di unatesi secondaria, al servizio diuna verità, questa sì, assolu-tamente primaria per la fedee la salvezza: l’importanza delbattesimo. La dottrina delLimbo venne elaborata nelXIII secolo, e secondo taleipotesi una parte di essoavrebbe ospitato i piccoli in-nocenti non battezzati e un’al-tra parte profeti e patriarchivissuti prima di Cristo. Dantecolloca nel Limbo anche gliantichi sapienti.Attualmente, nello studiare lasorte dei bambini morti sen-za battesimo, i teologi sono ingenere convinti che la salvez-za degli innocenti è garantitadalla misericordia di Dio. Delresto, lo stesso titolo del dos-sier, attualmente in bozza,non reca la parola «limbo»,ma parla de «La sorte deibambini morti senza battesi-mo, nel contesto del disegnosalvifico universale di Dio,dell’unicità della mediazionedi Cristo e della sacramenta-lità della Chiesa in ordine allasalvezza».Papa Wojtyla aveva chiesto aiteologi di studiare la questio-ne, poiché molti nodi fonda-mentali s’intrecciano ad esso,per esempio la sorte coloroche in vita sono stati onesti ecoerenti con la loro religionee sono morti fuori della Chie-sa, ripensamento che l’attua-le momento storico vedeemergere. Ma questo è un al-tro capitolo di teologia.

Lebbrapurtroppo

non èscomparsa

Il 29 gennaio, giornata mon-diale dei Malati di lebbra è ladata di un grande appunta-mento di solidarietà, volutocinquantatre anni fa dal poe-ta, scrittore e giornalista fran-cese Raoul Follereau.Oltre 1500 persone si amma-lano ogni giorno di lebbra. Sistima che siano almeno altret-tanti, quotidianamente, i casinon identificati. In realtà, nes-suno può dire esattamentequanti siano i malati nel mon-do. Di fatto, quando si avvia-no piani di ricerca dei casi dilebbra in aree poco raggiun-gibili si continuano a scopri-re numerose persone affettedalla malattia. Tra loro la per-centuale dei bambini rimanealta. Ciò indica un alto livellod’infezione.La malattia – oggi chiamataHanseniasi dallo scopritoredel bacillo della lebbra Ge-rhard Hansen – pur essendoattualmente curabile con far-maci mediante un trattamen-to che dura da 6 mesi a 2 anni,è accompagnata da uno stig-ma sociale che emargina an-che le persone guarite e le con-sidera «diverse». L’Aifo (Asso-ciazione italiana amici di Ra-oul Follereau), con l’aiuto del-la Compagnia teatrale del Gha-na Fotoprint International, ter-rà in Italia in gennaio una tour-née proprio allo scopo di sen-sibilizzare la cittadinanza aiproblemi collegati alla lebbrae di raccogliere fondi con il«Miele del Ghana» a favore diprogetti mirati.L’Hanseniasi è diffusa essen-zialmente in quella che vienedefinita la cintura della pover-tà, area in cui vivono un miliar-do e 300 milioni di persone chesbarcano il lunario con menodi un euro al giorno. Nel 2004si sono registrati 407.791 nuo-vi casi nel mondo, mentre i casiin trattamento ammontano acirca 286.063. I progetti soste-nuti dall’Aifo nel 2004 hannoraggiunto 273.683 persone.

Turchiadelegazione

vaticanadagli Ortodossi

Una delegazione della SantaSede si è recata in Turchia perla festa di sant’Andrea, l’apo-stolo ritenuto il fondatore del-la chiesa di Costantinopoli.Sono stati scambiati messag-gi fraterni tra il papa di Romae il patriarca ecumenico Bar-tolomeo, primus inter parestra i vescovi ortodossi (nellafoto). Si è trattato di un incon-tro fra Chiese sorelle che,dopo un millennio di «estra-niamento», quarant’anni fa,nel corso di una indimentica-bile sessione del Concilio Va-ticano II, il 7 dicembre, annul-larono le reciproche scomuni-che del 1054. Paolo VI e il Pa-triarca Athenagora furono gliattori del gesto, preparato daGiovanni XXIII e condivisodai suoi collaboratori e dai fe-deli: si è detto che l’applausodi quella mattina sia stato ilpiù lungo di tutto il Concilio.A Istanbul si è parlato dellariattivazione della Commis-sione teologica tra le dueChiese; i delegati romani han-no visitato altri cristiani e icattolici ivi residenti. Pochedissonanze teologiche ci sepa-rano da questi fratelli d’Orien-te. Ma cause storico politicheesigono iniziative concrete dieffettiva collaborazione.

da LA REPUBBLICA, 30 novembre

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RESISTENZA E PACE

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Cittadella Ospitalità16-19 febbraio 2006 2° seminario di ARTETERAPIA

REALTÀ IMMAGINAZIONE INCONSCIOil linguaggio dell’arte nella relazione di aiuto per un nuovo ‘spazio di libertà’ contro ogni disagio

Il secondo seminario di arteterapia si impegna a dare risposta a interrogativi posti con insistenza nella primaesperienza: che cosa è l’arteterapia? chi è l’arteterapeuta? quali i campi di applicazione dell’arteterapia? qualela legislazione? chi si può avvalere dell’arteterapia?…

destinataridocenti e allievi di ogni ordine di scuola, delle Accademie di BB.AA. e Università – operatori sociali e sanitari –medici, arteterapeuti, psicologi, neuropsichiatri, sociologi, genitori, educatori, adulti/anziani

tematicherealtà e immaginazione in arteterapia – l’immaginario in arteterapia – la figura dell’arteterapeuta – alla ricercadelle dimensioni temporali dell’arte e della mente – etica ed estetica a confronto – l’arte, terapia dello spirito –l’immaginazione come cura della realtà: esperienze di arteterapia – senso e valore dell’educazione artisticanella scuola – metodi di applicazione dell’arteterapia – narrazione biblica e arte

laboratoriincisione: fare arte – ceramica: arte in crescita – estetica: immaginazione sogno inconscio in arte – psicologia:ieri oggi domani – arteterapia: frammentazione e integrazione attraverso il collage – disegno pittorico: a scuolagiocare con l’arte – gastronomia: gusto e bellezza

hanno assicurato la loro presenza:Rosella ARISTEI, dirigente Istituto Comprensivo Assisi 1; Franco ASCIUTTI, presidente VII Commissione Cul-tura del Senato della Repubblica; Carlo COPPELLI, arteterapeuta, docente Discipline Plastiche all’Istitutod’Arte Carpi/MO; Gustavo CUCCINI, docente Estetica e Storia dell’Arte Contemporanea Università StranieriPerugia; Rosella DE LEONIBUS, psicologo e psicoterapeuta; Carmine DI SANTE, teologo e scrittore; SimoneDONNARI, arteterapeuta APIART, presidente Associazione Sementera, Perugia; Franco FEDERICI,psicobiologo, docente all’Università Statale, all’Università per Stranieri e all’Accademia di BB. AA., Perugia;Francesco FERROVECCHIO, ordinario di cattedra tecniche dell’incisione, Accademia BB. AA., Napoli; PaolaLUZZATTO, arteterapeuta; Fiammetta MARCHIONNI, neuropsichiatra, direttore di Ricerca e Formazione pressol’Istituto Serafico di Assisi; Luca MORINI, allievo di arte ceramica; Ugo PANETTA, direttore generale UfficioScolastico Regione dell’Umbria; Maurizio PECICCIA, psichiatra e psicoterapeuta, presidente APIART, Perugia;Maria PRODI, assessore all’Istruzione e Formazione Politiche Attive del Lavoro e Pari Opportunità, Regionedell’Umbria; Bianca Maria TAGLIAFERRI, dirigente IPSSAR di Assisi

13-17 aprile 2006 PASQUA IN CITTADELLA

28 aprile-1° maggio 2006 28° seminarioLA COMUNICAZIONENELLA COPPIA

informazioni - iscrizioni - sistemazioni:Cittadella Ospitalità c.p. 94 – 06081 Assisi/PG – tel. 075813231; fax 075812445

e-mail: [email protected] – internet: www.cittadella.org

orse per calcolo, forse per insipienzapolitica, forse per la spinta di un intran-sigentismo – laico e clericale – che cre-de sia venuto il momento dell’affondodecisivo, si stanno gettando a pienemani nella campagna elettorale le fa-

scine di controversie e temi «sensibili» sul pia-no del rapporto tra Chiesa e Stato e altamenteinfiammabili nel tradizionale conflitto tra cat-tolici e «laici».Il Concordato, l’aborto, la procreazione assi-stita, l’omosessualità, i Pacs i finanziamenti allescuole cattoliche, i privilegi fiscali per le istitu-zioni ecclesiastiche, stanno inopinatamentediventando argomenti più frequentati nellapolitica e nell’informazione di quanto non losiano la guerra, lo scempio internazionale deldiritto, la retrocessione dell’Italia verso la mi-seria, la liquidazione della Costituzione demo-cratica, l’attacco alle radici stesse della moralepubblica e della solidarietà sociale, e in generetutto ciò che è connesso all’attuale figura osce-na del potere.Avvertendo il pericolo, Bertinotti ha detto, aproposito del Concordato, che ci sono altrepriorità, ed ha ammonito la sinistra a non ri-cadere nell’anticlericalismo, prendendosi per-ciò un rabbuffo dallo stesso quotidiano del suopartito, più incline alla disfida. A sua volta ilcardinale Ruini ha tentato debolmente di get-tare acqua sul fuoco (non divampato, peraltro,a sua insaputa), ma altissimo rimane il rischioche questi temi siano tenuti, più o meno artifi-cialmente, al centro della campagna elettora-le. A Berlusconi, ormai non più Unico ma ri-dotto alla punta di un tridente, conviene: Bushvinse così, e Kerry fu intercettato nella corsaalla Casa Bianca non dal suo antagonista poli-tico, ma dai vescovi e dalla destra religiosa edelle sette.Dove staranno i cattolici? È evidente che quelliche vogliono cavalcare questi temi per fini dipotere, accreditandosi come i soli zelanti in-terpreti delle esigenze avanzate dalla gerarchiacattolica, magari accettando il patrocinio diGiuliano Ferrara e Marcello Pera, staranno nelcentro-destra. Questo vorrebbe dire, dato chesi voterà con un maggioritario mascherato e incondizioni di rigido bipolarismo, che nella rap-presentazione mediatica scatterà una sovrap-posizione del conflitto devoti-laici al conflittodestra-sinistra.Questa prospettiva mi sembra catastrofica. Adessa si può ovviare in due modi. Il primo èche la Chiesa si divincoli dall’abbraccio, nonlasci alla destra la procura dei suoi valori ed

eviti che essi diventino i trofei di una batta-glia, privilegiando invece, come ha detto Pie-tro Scoppola in Tv, situazioni più «fredde», piùnormali, per affermarli. Ma questo non dipen-de da noi. Il secondo, che dipende invece danoi, è il modo in cui i cattolici dovrebbero starenello schieramento che si contrappone alladestra.Io direi che lo dovrebbero fare, in primo luo-go, non ammettendo come inevitabile un con-flitto tra mondo laico e Chiesa, tra sinistra eChiesa, tra i valori del centro-sinistra e i valo-ri che sono avanzati dalla Chiesa. Se l’esisten-za di questo conflitto si dà per scontata, an-che nella sinistra, i cattolici non del tipo cleri-cale sono destinati al silenzio e alla sconfitta.In secondo luogo i cattolici dovrebbero ren-dersi visibili nello schieramento di centro-si-nistra non come coloro che nella loro azionelaica rivendicano a proprio favore l’autoritàdella Chiesa (come ammonisce il Concilio), macome coloro che nell’azione laica tentano dioperare la mediazione più alta possibile tra ibisogni e le attese della società e le espliciteesigenze del Vangelo. La Costituzione, la pace,i diritti, sono valori laici e secolari; nondime-no sono beni di Dio, tanto è vero che nella«Pacem in terris» sono celebrati come «segnidei tempi».Che questa mediazione non sia fatta d’auto-rità, non significa che non debba essere fattain modo riconoscibile. Può forse giovare inquesti giorni ricordare che quelle cose mera-vigliose che oggi si ammettono essere conte-nute nella legge 194 sulla «tutela sociale del-la maternità e l’interruzione della gravidan-za», per cui anche a destra essa viene riven-dicata come una «conquista di civiltà» e laChiesa dice di non volerne l’abrogazione mal’attuazione anche nelle parti finora trascu-rate, non ci furono messe dalla Cei, che nonvoleva nessuna legge, né dalla Dc che le restòsubalterna e si attestò su una posizione inef-ficace di rifiuto totale, e nemmeno dalla si-nistra che nella materia non andava oltre unacultura laico-liberale, libertaria e femmini-sta, ma ci furono messe da quei cattolici chein Parlamento sedevano sui banchi della si-nistra, e che elaborarono una depenalizzazio-ne dell’aborto in chiave non abortista. Nonfu facile, né fu piacevole il linciaggio a cui,per questo, furono sottoposti. Ma intanto l’or-dinamento restò amico della vita, della don-na e dei nascituri, e quella legge è ancora oggiun luogo in cui possono riconoscersi con di-gnità cattolici e laici. ❑

i cattolici nel centro-sinistra

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ISRAELE

progettoconfini

MaurizioSalvi A

ccettando a fine novembre disciogliere il Parlamento, e di in-dire nuove elezioni per il 20 mar-zo 2006, il presidente MosheKatsav ha detto una cosa ovvia,ma che per la storia politica di

Israele è allo stesso tempo una novità: «Ilvoto sarà un vero referendum perché dovràstabilire la posizione degli israeliani sullemaggiori questioni al centro del dibattitocominciato 38 anni fa con l’occupazionedella Cisgiordania e della striscia di Gazanel conflitto del 1967». In particolare, hasottolineato, i partiti dovranno presentareagli elettori in modo chiaro le loro posizio-ni, in particolare sulla spinosa questione deiconfini permanenti dello Stato.Il protagonista indiscusso di questa convul-sa ultima fase della vita politica a Tel Aviv, èstato l’ex generale, ex premier ed ex leaderdel Likud di destra che, constatando di nonpoter portare a termine il suo progetto di con-solidare i confini nazionali attraverso modi-fiche pattuite con i palestinesi piú moderati,ha deciso di abbandonare la formazionepolitica fondata 30 anni fa per dare vita alKadima (Avanti, in ebraico) che ha attrattoanche l’ex leader laburista Shimon Peres eda cui i sondaggi concedono il potenziale diun terzo dei seggi dello Knesset e la possibi-lità di tornare alla guida del governo.Ma le novità di queste settimane non ven-gono solo dalla destra. Anche il NuovoLabour è stato scosso da un terremotoimportante, con la sconfitta di Peres nellacorsa per la leadership, e il successo un po’a sorpresa dell’ex sindacalista Amir Peretz,il quale ha ricevuto un rinnovato appog-gio di settori sociali storici, ma da tempotrascurati, e che ha spostato piú a sinistrala barra politica del partito.Sharon, all’età di 77 anni, vuole essere effet-tivamente confermato ancora per quattro

anni alla carica di premier perché si è pre-fisso un obiettivo storico, di una portata pa-ragonabile all’opera di David Ben Gurion, ilfondatore dello stato ebraico. Un personag-gio politico che è in confidenza con lui, EliLandau, ha precisato gli obiettivi del premier:ridisegnare i confini di Israele, dandogli fi-nalmente un tracciato definitivo, con la ap-provazione di Usa e Autorità palestinese.Sharon, spiega Landau, in questi anni è riu-scito a guadagnarsi la fiducia di Washingtone del presidente George W. Bush in partico-lare. Il ritiro da Gaza è stato condotto confreddezza ed in Israele – lo sanno bene allaCasa Bianca – non ci sono altri ‘Sharon’ invista, capaci di spostare dalle loro abitazio-ni migliaia di coloni.Se il Tracciato di pace deve proseguire in Ci-sgiordania, Sharon più che altri è l’uomo delcaso. Ma nella Knesset appena disciolta Sha-ron si è trovato con le braccia legate. E lasituazione non sarebbe migliorata neppurese fosse uscito vincente, alla guida del Likud,dalle prossime elezioni. Le correnti internealla Knesset lo avrebbero sospinto verso ladestra radicale e religiosa. Per procederedunque nei progetti politici di lunga portataera dunque necessario a suo avviso spezza-re i rapporti di forza precedenti, mescolarele carte, fare della sua nuova lista centristal’ago della bilancia del Parlamento, fra la si-nistra di Peretz e la destra radical-religiosadi Benyamin Netanyahu. Sharon – dice Lan-dau – ha in mente solo e soltanto i propriprogetti di lunga portata. Se dunque vinces-se, ma non in forma sufficientemente netta,oppure se emergesse dalle elezioni politichein posizione subalterna, non resterebbe allaKnesset. Non accetterebbe di fare da grega-rio, da ministro sotto un altro premier. Piut-tosto, tornerebbe alla sua fattoria dei Sico-mori, nel deserto del Neghev. Da parte sua ilcommentatore diplomatico del quotidiano

Haaretz, Aluf Ben, ha proposto analisi simi-li. La politica di Sharon, ha sostenuto, si chia-ma ‘hitkansut’, ossia un ripiegamento di tipomilitare che vedrà Israele assestarsi in Ci-sgiordania lungo nuove linee piú compatte,dopo aver di fatto abbandonato gli avampo-sti illegali e le colonie isolate.«Sharon ha progetti di lungo termine – haosservato anche Amnon Dankner, direttore diun altro autorevole giornale, Maariv – con cuivuole fissare il nuovo confine orientale di Isra-ele negoziando con gli Stati Uniti e realizzan-do il ritiro in cooperazione con l’Autorità na-zionale palestinese (Anp) di Ramallah». Se-condo Dankner, potrebbe anche non essereun confine definitivo, ma una linea provviso-ria de facto, che resterebbe in vigore finchénon fosse possibile raggiungere con i palesti-nesi accordi migliori. Questa incertezza è do-vuta anche allo svolgimento nei territori pa-lestinesi di elezioni, prima municipali, poilegislative il 25 gennaio 2006. Con il delicatis-simo esperimento dell’ingresso nelle istituzio-ni amministrative e politiche di membri diHamas che, se riuscisse, potrebbe ridurre dimolto la pressione armata sulle scelte del pre-sidente dell’Anp, Mahmud Abbas.I vorticosi avvenimenti degli ultimi mesihanno comportato per molti la presa di co-scienza che il sogno della biblica Terra diIsraele sotto sovranità ebraica, con poteridi autogoverno per i palestinesi, «è frantu-mato davanti alla realtà», ha ammesso EyalArad, stretto confidente del premier ArielSharon e suo consigliere strategico nellecampagne elettorali. Arad, che presumibil-mente esprime anche le convinzioni delpremier e che è stato sin da giovane mem-bro del Likud, ha afferma che la scissionenel partito nasce dallo scontro tra un’alapragmatica che sa riconoscere la realtà equella che trova impossibile rinunciare aconvinzioni ideologiche che hanno un va-

lore di fede. «La spaccatura nel Likud – hadetto – è nata dal fatto che c’è una parte deisuoi iscritti che rifiuta la possibilità stessadi altra sovranità che non sia ebraica nelleterre a ovest del fiume Giordano.Questa è per loro una cosa che è impossibileaccettare».Di questa corrente l’esponente più sincero econvinto è il deputato Uzi Landau (ex mini-stro nel governo Sharon) che è stato tra i piùdecisi avversari del piano Sharon di ritirounilaterale dalla striscia di Gaza e che oraaspira a guidare il Likud per riportarlo allasua purezza ideologica. «L’altra opzione – haaggiunto Arad – era quella di adattare l’ideo-logia alla nuova realta». Da questa diversoapproccio, rappresentato da Sharon, nasceperciò l’accettazione della ‘road map’, del-l’itinerario di pace tracciato dal Quartetto(Usa, Russia, Ue, Onu) per arrivare alla finedel conflitto israelo-palestinese medianteuna serie di fasi destinate a sfociare nella co-stituzione di uno stato di Palestina in Cisgior-dania e Gaza al fianco di Israele. «Per noidella destra israeliana l’accettazione della‘road map’ –ha proseguito – è equivalsa a unarivoluzione ideologica». Se corretti, i risul-tati dei sondaggi che assicurano a Sharongrandi consensi, «sono una vittoria del prag-matismo politico sull’ideologia». L’adozioneda parte dell’ex premier della ‘road map’, conl’aggiunta di 14 riserve e precisazioni, è ma-turata dalla constatazione che la formula in-ternazionalmente accettata, secondo la qualela fine dell’occupazione israeliana dei Terri-tori avrebbe posto fine al conflitto, non cor-rispondeva alla realtà dei fatti nel caso deipalestinesi. Per cui, «sia la sicurezza di Isra-ele – ha concluso – sia la nascita concreta diuno stato per i nostri vicini, restano proble-mi chiave da risolvere».

Maurizio Salvi

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ISLAM IN ITALIA

consultaper dialogare

FilippoGentiloni L

’islam, ormai, accanto a noi, sulpianerottolo delle nostre case. Chil’avrebbe detto non soltanto tantisecoli fa quando l’espansione mu-sulmana fu fermata a Poitiers, maanche nel secolo scorso, quando

l’islam era ancora lontano, chiuso nelle sueterre africane e asiatiche. Si pensava chenon ne sarebbe mai uscito, che soltantopochi coraggiosi missionari o commer-cianti potessero venire a contatto con quelmondo misterioso.Oggi il governo italiano inaugura una «con-sulta islamica» che prende atto della pre-senza musulmana in Italia e nessuno se nemeraviglia, tutt’altro. Le autorità religiosecattoliche si limitano ad ammonire di fareattenzione ai matrimoni misti che presen-tano ancora qualche difficoltà.Una situazione, dunque, del tutto nuova.Che cosa è successo? Molte cose, basta ri-cordarle. La globalizzazione, prima di tut-to: il mondo più piccolo, le frontiere abo-lite o quasi, l’invasione dei mass media.Poi i nuovi spostamenti mondiali: non piùil grano al centro dei commerci e delle fi-nanze, ma il petrolio. L’Arabia Saudita ealtri stati come il Qatar al posto che finoa ieri avevano l’Inghilterra o la Germania.Poi l’immigrazione musulmana nei nostripaesi, con cifre che aumentano di giornoin giorno (800 mila i musulmani in Italia,ben 157 le moschee e i centri islamici).Infine, a complicare tutto, il terrorismocon le sue stragi che a ragione o a tortol’opinione pubblica ha collegato conl’islam. Più a torto che a ragione, ma ècosì.

immigrazione e terrorismo

Perciò la consulta islamica, istituita dalministro Pisanu come organo consultivo,dovrebbe non soltanto affrontare e risol-vere le questioni che l’immigrazione mu-sulmana pone giorno per giorno all’atten-zione della nostra società, ma anche por-re un argine alla «Jihad», quella «guerra»che alcuni musulmani chiamano, appun-to, «santa», ma che noi chiamiamo «ter-rorismo». La consulta, infatti, dovrebbedimostrare a loro e a tutti noi che il terro-rismo non fa parte della presenza islami-ca nel nostro paese, una presenza che,invece, dobbiamo imparare a considera-re con favore. Come tutti i contatti e tuttele integrazioni anche questa è una ricchez-za. Non soltanto è inevitabile – nessunafrontiera è ormai invalicabile – ma con-tribuisce a quel pluralismo etnico, lingui-stico, culturale, commerciale che è ormai

un fatto mondiale. Guai a chiudersi in di-fesa di una identità che è ormai soltantoil ricordo di un passato vecchio e lonta-no. Si pensi, fra l’altro, al dibattito sul-l’ingresso della Turchia in Europa: un pa-ese a larga maggioranza musulmana chie-de di entrare nella «nostra» Europa e tut-ti o quasi gli aprono le porte. Una nuovaricchezza, figlia, come tutte, del plurali-smo che ormai domina il mondo dopo il2000.

Maometto contro Gesù?

Non sarà facile, come l’esperienza di que-sti anni insegna e conferma. Soprattuttonel mondo più direttamente interessato,quello della scuola dove i bambini musul-mani sono in continuo aumento. Le recentivicende delle scuole milanesi insegnanoquanto le soluzioni siano difficili. No ascuole separate, ostacolo alla integrazio-ne. Si a classi integrate, ma con tutte ledifficoltà culturali, etniche, anche religio-se. I prossimi giorni delle festività natali-zie evidenzieranno le difficoltà. Niente pre-sepe, ad esempio? O un presepio, comequalcuno ha detto, senza Gesù? Un Nataleridotto a festa soltanto della famiglia odella bontà? Ancora una volta Maomettocontro Gesù o, per lo meno, nella impossi-bilità di convivere insieme?Sullo sfondo, un grave interrogativo di ca-rattere culturale e politico. Scontro o in-contro? Di civiltà, di cultura, di religio-ne? Interrogativi che dobbiamo affronta-re anche se non riusciamo a risolverli. Leautorità, in genere, cercano di ridimen-sionarli, probabilmente nella speranza diavvicinare mondi che, in realtà, sono ve-ramente lontani non tanto geografica-mente, come una volta, ma culturalmen-te. E il Corano, nonostante la sottolinea-

tura odierna dei punti di contatto, è an-cora ben lontano dalla Bibbia.

chi rappresenta chi?

Per tutti questi motivi la nuova consulta nonavrà vita facile, anche perché l’islam italia-no è profondamente diviso nelle sue variecomponenti. È vero che i 16 membri mu-sulmani della nuova consulta appartengo-no a ben 10 stati (4 sono donne) ma è an-che vero che sono ben lontani dal rappre-sentare tutti i musulmani che vivono in Ita-lia. È anche vero che, al di là delle previsio-ni, il governo è riuscito a fare entrare nellaconsulta alcuni rappresentanti dell’Ucoi, ilgruppo che è considerato più vicino al-l’islam più radicale e integralista. Ma è an-che vero che autorevoli voci islamiche sisono subito dimostrate contrarie alla nuo-va struttura e alle sue finalità. Magdi Allam,sul «Corriere della Sera», critica duramen-te la nuova consulta: «Probabilmente Pisa-nu avrebbe dovuto esplorare e valorizzaredi più la realtà dell’associazionismo laicopresente tra le comunità musulmane». Piùmoderato, anche se critico, Abel HamidShaari, presidente dell’istituto culturale diviale Jenner a Milano: «Ho letto i nomi…Ma chi rappresentano, la maggior parte dicostoro, se non loro stessi?».

una nuova ricchezza

La consulta, dunque, non avrà vita facile.Ci dice, comunque, e ci conferma, se ce nefosse bisogno, che ormai dobbiamo abi-tuarci a considerare l’islam come una com-ponente abituale della nostra vita socialee anche religiosa. Una nuova ricchezza,anche italiana.

Filippo Gentiloni

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li obiettivi tattici sono chiari.Cacciare Charles Darwin dallescuole. E sostituire la sua teoriascientifica dell’evoluzione biolo-gica per selezione naturale delpiù adatto con l’ipotesi religiosa

del Disegno Intelligente.Il conflitto non è originale. Scoppiato ne-gli Stati Uniti d’America, continua – tal-volta allo stato latente, talaltra in manieraconclamata – da almeno ottant’anni. Maituttavia aveva varcato i confini del paesed’origine. Da qualche mese, invece, la meladella discordia evoluzionistica è arrivatain maniera più o meno inaspettata sui ta-voli di molti paesi europei – primo tra tut-ti, l’Italia – e di qualche paese sudamerica-no, tra cui il Brasile. Insomma, da feno-meno locale – connesso a qualche statoagricolo della Mid-America – l’attacco aDarwin è diventato un fenomeno cultura-le globale.Ma allora chi e perché nelle Americhe (da-gli Usa al Brasile) e in Europa ha deciso diriaccendere il conflitto e di scatenare quelleche il settimanale Time ha definito le guer-re dell’evoluzione (Time, The EvolutionWars, 25 agosto 2005)? Quante speranzehanno di vincere i «nemici di Darwin»? E,infine, quante macerie nei rapporti trascienza, cultura e religione rischia di la-sciare la strana guerra?Alla prima domanda è facile rispondere.Ad accendere il conflitto, all’inizio del XXsecolo, sono stati alcuni gruppi considera-ti fondamentalisti di protestanti america-ni. L’attacco fu affondato con mezzi piut-tosto rozzi e ingenui. All’ipotesi darwinia-na di evoluzione naturale delle specie nel

PietroGreco G

tempo profondo, i predicatori evangeliciandavano opponendo la narrazione lette-rale della Genesi con la creazione delle spe-cie a opera di Dio non più di qualche mil-lennio fa.

bisogno di certezze

Era una guerra impossibile. Tutte le evi-denze provenienti da una costellazioneenorme di fonti indipendenti hanno, didecennio in decennio, corroborato la teo-ria dell’inglese Charles Darwin e mostratol’assoluta inconsistenza delle tesi dei «cre-azionisti» americani. Ma i motivi di quel-la guerra non erano affatto banali. Lo sto-rico Christopher Toumey, in un libro cheandrebbe riletto (God’s Own Scientists,Rutgers University Press, 1994), ha mostra-to come il conflitto tra Darwin e i «crea-zionisti» sia nato, negli anni ’20 del secoloscorso, nell’America profonda e contadi-na per corrispondere sia al bisogno di cer-tezze in un momento in cui la società erapercorsa da profonde inquietudini, sia alprevalere, in ambito tecnoscientifico, diuna cultura utilitaristica e, insieme, elita-ria.Una condizione, duplice, che – sia pure conmodalità diverse – si è ripresentata negliStati Uniti e nel mondo occidentale in que-sti primi anni del XXI secolo. Anche oggic’è un diffuso bisogno di certezze e c’è unarinnovata tentazione utilitaristica e, insie-me, elitaria nel mondo tecnoscientifico.Non desta meraviglia, dunque, se, sia purecon forme rinnovate, il movimento crea-zionista è ritornato in auge. Alimentatodalla difficoltà che, quattro secoli dopo

Galileo, la cultura scientifica ha nell’affer-marsi come cultura di massa.Tuttavia oggi, rispetto agli anni ’20 del XXsecolo, ci sono almeno due novità. La pri-ma novità è che il movimento creazioni-sta della Mid-America ha cessato di essereun movimento minoritario, se non addi-rittura marginale, per diventare un movi-mento capace di coinvolgere grandi mas-se fino a diventare, addirittura, il collanteculturale di una maggioranza politica. Lamaggioranza che ha eletto George W. Bush,il Presidente degli Stati Uniti d’America.La seconda novità è che il movimento cre-azionista – forte di questa affermazione –ha cessato di essere un fenomeno ameri-cano e protestante per diventare anche unfenomeno europeo e cattolico. Certo oggi– in Europa e tra i cattolici – i creazionistinemici di Darwin sono lungi dall’esseremaggioranza. Tuttavia, per la prima volta,il loro pensiero ha una qualche influenzanel Vecchio Continente. In Italia, per esem-pio, Darwin è stato effettivamente caccia-to dalle scuole elementari e media – siapure in maniera surrettizia. Mentre un au-torevole esponente della Chiesa cattolica,come Christoph Schönborn, arcivescovo diVienna, ha esplicitamente fatto propriaun’ipotesi di spiegazione dei fatti della bio-logia alternativa a quella darwiniana, fon-data sull’Intelligent Design.Ovvero su un progetto intelligente, capacedi dare senso al mondo e di guidare permano l’evoluzione delle specie dai primibatteri fino all’uomo. Inutile dire che per imoderni creazionisti scientifici americani,per Christoph Schönborn e per molti con-siglieri del Ministro, la signora Letizia

CULTURA

la guerraa Darwin

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OLTRE LA CRONACA

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trono & altarella recente inaugurazione dell’An-no accademico dell’UniversitàLateranense in Roma si è assisti-to ad una vera e propria investi-tura alla guida della futura coali-zione governante, di un politico

italiano. Pier Ferdinando Casini, da partedi alti esponenti della gerarchia ecclesia-stica. Il Rettore dell’Ateneo, alla presenzadel Presidente della Conferenza EpiscopaleItaliana, lo ha additato quale «testimonedella ricerca della verità e dell’impegno cri-stiano nel mondo», ne ha lodato «la fortecoscienza cristiana», e lo ha esaltato perla «genuina difesa dei valori cristiani».Insomma, nel nuovo clima di bipolarismofluido che s’instaura con il ritorno al pro-porzionale, la Chiesa italiana vede in Casi-ni il punto di coagulo dei cattolici e deimoderati, capace di dialogo con le altrecorrenti politiche di centrodestra, ma sen-za cedimenti circa l’identità cristiana.È un’investitura per realizzare in Italia unclima di «religione civile». Entro tale conte-sto la religione si configura come un serba-toio di valori che rifornisce l’ormai arida edesangue, in quanto a spirito ed idee, societàindustrializzata e tecnologizzata, in cambiodi contropartite per le sacre istituzioni.Si tratta di una reciproca strumentalizza-zione, che tra l’altro vede in lizza molti al-tri esponenti politici, anche del centrosi-nistra. Questi stanno riscoprendo impen-sate radici cristiane, mentre si moltiplica-no gli «incontri cordiali» tra leader politi-ci ed autorità religiose.Certo, è un fatto positivo che il mondo lai-co oggi riconosca l’importanza sociale dellareligione. Però le vicendevoli strumenta-lizzazioni e l’instaurazione di un neocolla-teralismo mascherato non configurano unpercorso democraticamente corretto. C’èun fiorire di «atei devoti» che riproponein forma nuova e più sofisticata la vecchiacristianità, di infausta memoria, caratte-rizzata dall’alleanza interessata tra tronoed altare, dove la spada e la croce si intrec-ciano.Uno Stato che si serva della religione perfini politici rinnega la propria laicità e ri-nuncia alla propria autonomia, mentre unaChiesa che si serva della politica per raf-forzare il potere temporale si opacizza e

opacizza il messaggio evangelico, mentreriduce la religione a fenomeno culturale.Il Concilio Vaticano II aveva già a suo tem-po, con la Gaudium et Spes, superato que-sta concezione strumentale dei rapporti traStato e Chiesa. «La Chiesa non pone la suasperanza nei privilegi che l’autorità civilepuò offrire; anzi deve essere pronta a ri-nunciare anche all’esercizio dei diritti le-gittimamente acquisiti se, usandoli, doves-se perdere di credibilità».Un clima di religione civile risulterebbedannoso soprattutto per la Chiesa. Lo harecentemente ricordato a Palermo, in unConvegno organizzato dalla Cei e dallaFacoltà Teologica di Sicilia in preparazio-ne al IV Convegno della Chiesa italiana chesi terrà a Verona il prossimo anno, il se-gretario della stessa Cei, monsignor Beto-ri. Sarebbe invece funzionale allo Stato ealle forze politiche. La religione civile ri-propone, infatti, la teoria funzionalisticadella religione, per la quale questa è fun-zione della società.Certo, in tale prospettiva la religione assu-merebbe una posizione di maggior rilievoe giocherebbe un ruolo ancora più impor-tante all’interno della comunità nazionale.Pagherebbe però un prezzo altissimo: l’an-nacquamento della sua forza profetica, losfilacciamento della sua memoria eversivaa favore di atteggiamenti remissivi ed ac-comodanti, lo scadimento delle sue istitu-zioni a ruoli di mediazione onde assicurarela tenuta di un sistema poggiato su discuti-bili compromessi. Le protezioni giuridichee le sovvenzioni finanziarie si pagano sala-te. La politica non fa beneficenza.E poi, tornando all’investitura di cui all’ini-zio, come potrebbe giovare all’avvento delRegno la proposizione a «testimone del-l’impegno cristiano nel mondo», da partedella Gerarchia, di una persona costretta,per motivi inerenti la propria vita privata,ad autoescludersi dall’Eucaristia?«Chi non parla con la propria vita parla avuoto».È una frase pronunciata tempo fa da Pao-lo VI, che oggi padre Bartolomeo Sorge,l’autorevole ex direttore di «Civiltà Catto-lica» e di «Aggiornamenti Sociali», oppor-tunamente ci ha riproposto (L’Unità, 30novembre 2005). ❒

dello stesso Autore

BIOTECNOLOGIEscienza e nuove tecniche biomediche

verso quale umanità?

(vedi pag. 36)

Moratti, che, nel febbraio del 2004, ha ten-tato di «cacciare Darwin dalle scuole ita-liane», dietro il progetto intelligente c’è lamano diretta di Dio.

rischio di un’ipotesi religiosama non scientifica

L’Intelligent Design non è una proposta roz-za e, insieme, ingenua come lo era il crea-zionismo degli evangelici americani di ot-tant’anni fa. Non nega l’evoluzione dellespecie. La spiega in un altro modo, rispet-to a quello darwiniano. Eppure, per usarele parole di padre George Coyne, astrofisi-co, direttore della Specola Vaticana e giàconsigliere scientifico di Giovanni PaoloII, l’Intelligent Design è e resta un’ipotesireligiosa e non può essere in alcun modoconsiderata una teoria scientifica alterna-tiva a quella darwiniana.Il motivo è molto semplice. L’evoluzionedelle specie per selezione naturale è unateoria scientifica consolidata, ha una suacoerenza logica molto forte ed è corrobo-rata da una serie infinita di fatti osservatiin maniera indipendente in settori – dallapaleontologia alla biologia molecolare –molto diversi tra loro. L’ipotesi del DisegnoIntelligente non è una teoria scientifica, nonha una coerenza interna molto forte e nonè corroborata da alcun fatto osservato.Ciò spiega perché la comunità scientifica,in Europa come negli Usa, abbia reagitoin maniera piuttosto compatta al tentati-vo di equiparare la teoria darwiniana al-l’ipotesi dell’Intelligent Design e, ancor peg-gio, di estromettere Darwin dalle scuole delKansas come d’Italia. E spiega anche per-ché molti ravvisino seri rischi nei tentatividi equiparare il darwinismo al DisegnoIntelligente.C’è un rischio teologico insito nella pro-posta dell’Intelligent Design che i credentidevono prendere in seria considerazione.Il rischio di riproporre, tre secoli dopoNewton, un «dio delle lacune». Costretto

a intervenire di continuo nel mondo, per«costringerlo» a procedere secondo i suoidisegni. Una simile visione, come sostienepadre George Coyne, lungi dall’affermarela potenza di Dio, la sminuisce.C’è tuttavia anche un rischio culturale chenon interessa solo i credenti. È il rischio diun nuovo conflitto tra scienza e fede, capa-ce di creare tensioni insopportabili nellasocietà. Queste tensioni già esistono negliStati Uniti d’America, dove spesso sono itribunali chiamati a decidere cosa sia scien-za e cosa sia fede. Le tensioni rischiano diinasprirsi anche in Italia, dove il pasticciodel febbraio 2004 non è stato ancora risol-to. Non in maniera soddisfacente, almeno.

una sfida da non sottovalutare

Nei mesi scorsi la più importante rivista scien-tifica del mondo, l’inglese Nature, invitava gliscienziati e, più in generale, i laici (credenti enon) a non sottovalutare la sfida dell’anti-darwinismo che muove dall’America e dalmondo protestante e inizia a coinvolgere l’Eu-ropa e il mondo cattolico. D’altra parte anchela Chiesa di Roma, nelle ultime settimane, hadimostrato di avere coscienza dei rischi con-nessi a questa sfida ed è intervenuta con pub-bliche dichiarazioni, per esempio del cardi-nale Paul Poupard, presidente del PontificioConsiglio della Cultura.Il cardinale Poupard, con notevole pruden-za, ha invitato i membri della Chiesa diRoma a sforzarsi «di conoscere di più lascienza e rispettare i suoi risultati». Mentreil direttore di Nature ha invitato gli scien-ziati a fornire il loro contributo per rimuo-vere le cause dell’inquietudine che attraver-sa l’Occidente. E con essa le cause che ge-nerano un’immagine della tecnoscienza in-sieme utilitaristica ed elitaria. Le cause chesono all’origine della improbabile sfida cre-azionista alla teoria darwiniana dell’evolu-zione biologica.

Pietro Greco

CULTURA

per un’interpretazione teologicadella teoria darwinianae dell’intervento di Dio nel mondoinvitiamo i lettori a rileggeregli articoli di Carlo Molari«Creazione, evoluzione e un po’di confusione» (Rocca n. 11/2004)«L’azione di Dio in uncontesto evolutivo» (Rocca n. 16-17/2004)«Evoluzione della polemicasull’evoluzionismo» (Rocca n. 16-17/2005)

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riforma a futura memoria

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erto tutto si può dire tranne che inquesta legislatura sia mancata la fan-tasia.Anzi sembrerebbe che lo slogan sessan-tottino «la fantasia al potere» abbiatrovato applicazione proprio in una le-

gislatura con una maggioranza ben lontana daquel sogno.Questa legislatura si è aperta con l’invenzionedella finanza creativa. Incassare oggi ciò che èdi competenza degli esercizi futuri, alleggerireil debito dell’anno in corso a danno di quelli avenire, è stato, per questo governo, come sco-prire l’acqua calda (salvo scottarsi quando ildebito si è aggravato).Una volta preso il via, la fantasia si è sviluppa-ta con le cartolarizzazioni che hanno consen-tito di contabilizzare subito gli introiti dellecase ancora da vendere (naturalmente doven-do fare aggiustamenti di bilancio quando lecase sono rimaste invendute).

futuro in vendita (oggi)

Infine, perché è proprio nelle fasi finali che siscatenano le energie migliori, questa maggio-ranza ha fatto, a fine legislatura, un doppioexploit ad effetto.Prima con una riforma parlamentare che, comesi è tanto propagandato, riduce il numero deiparlamentari ed adesso con la parte di riformaprevidenziale che crea la previdenza integrati-va.Ma, a ben vedere, mentre nei primi casi ricor-dati si «anticipavano» gli effetti futuri, negliultime due gli effetti vengono «posticipati»: lariduzione dei parlamentari non riguarderà laprossima legislatura, ma quella ancora succes-siva (e quindi nessun rischio per chi si è vanta-to della proposta), quella previdenziale scatte-rà dal 2008 e, per le piccole imprese non in re-gola con i requisiti per accedere al credito, ad-dirittura dal 2009.Insomma si vende oggi il risultato politico spe-rando di incassare anche quello elettorale, mala merce la si consegna domani, anzi la dovràconsegnare chi domani governerà.Dalla «finanza creativa» alle «riforme a futuramemoria» la fantasia si è dispiegata senza piùfreni. Chissà cosa ci riserveranno gli ultimissi-mi giorni della legislatura!Ma concentriamoci sul Tfr ripercorrendo rapi-damente il cammino per capire meglio motividello scontro, rischi e prospettive.

Aldo EduardoCarra C

Sul cammino penso sia opportuno fare unapiccola sintesi da memorizzare, visto che perqualche tempo non credo si parlerà più di que-sta riforma e si avrà una fase di standby.Con la riforma avviata dal governo di centro-sinistra si era prefigurato un sistema previ-denziale a due pilastri: quello della previden-za obbligatoria per assicurare la pensione dibase, quello della previdenza complementareper consentire una pensione aggiuntiva ade-rendo a fondi pensione ed a forme individua-li.I fondi pensione, che saranno avviati col de-creto varato, potranno essere «chiusi o nego-ziali» se istituiti per singola azienda o per grup-pi di aziende o per categorie di lavoratori. Que-sti fondi sono costituiti attraverso un contrat-to collettivo nazionale o un accordo aziendalee non gestiranno i versamenti dei contributidirettamente, ma attraverso società di gestio-ne del risparmio, compagnie di assicurazione,banche e Sim (società di intermediazione mo-biliare).I fondi potranno essere anche «aperti» se isti-tuiti e gestiti direttamente da banche, societàdi assicurazioni, società di gestione del rispar-mio, società di intermediazione mobiliare. Po-tranno, inoltre, essere stipulati contratti di as-sicurazione sulla vita con finalità pensionisti-ca (Pip) con imprese di assicurazione.I lavoratori dipendenti potranno aderire al fon-do pensione chiuso o negoziale di riferimento,al fondo pensione aperto cui aderisce il pro-prio datore di lavoro a seguito di accordo azien-dale, a qualsiasi fondo pensione aperto o for-ma pensionistica individuale, ma, in questocaso, senza contribuzione del proprio datoredi lavoro.Per i Fondi negoziali o aperti il versamento deicontributi è articolato su tre quote: contributodel datore di lavoro, contributo del lavoratore,una quota del trattamento di fine rapporto(Tfr). Per le forme individuali l’ammontare delcontributo è tutto a carico del lavoratore ed èdeterminato liberamente dall’aderente.I fondi così consentono di ottenere la pensionedi vecchiaia (con almeno 5 anni di partecipa-zione al fondo e al compimento dell’età stabili-ta per la previdenza obbligatoria), la pensionedi anzianità (con almeno 15 anni di partecipa-zione al fondo e non prima di aver compiuto55 anni per gli uomini e 50 per le donne), anti-cipazioni sulla posizione individuale maturataper sostenere spese sanitarie (terapie e inter-venti straordinari riconosciuti dalle strutture

pubbliche), acquisto della prima casa per sé oper i figli e ristrutturazioni, ecc..Al momento del pensionamento il lavoratorepotrà optare per la liquidazione in unica solu-zione di una quota del capitale maturato che,però, non può superare il 50% della posizioneindividuale maturata (l’altro 50% dovrà essereriscosso in rate periodiche).A partire dall’1 gennaio 2006, adesso diventa-to 2008, i lavoratori del settore privato potran-no decidere o di trasferire il Tfr maturando alleforme pensionistiche complementari previstedal decreto, ovvero di mantenerlo in azienda.La scelta dovrà essere effettuata entro il primosemestre del... 2008.Se il lavoratore non manifesta una scelta espli-cita il datore di lavoro trasferisce il Tfr matu-rando dei propri dipendenti alla forma pensio-nistica collettiva prevista dagli accordi o con-tratti collettivi, anche territoriali, salvo sia in-tervenuto un diverso accordo aziendale tra leparti.Se il lavoratore sceglie il fondo contrattuale,cioè quello previsto da accordi sindacali, nelfondo confluiscono sia il contributo per il Tfrdel lavoratore (che è pari al 7% della retribu-zione), sia il contributo del datore di lavoro (cheè pari al 2% della retribuzione lorda).Se, invece, il lavoratore sceglie un fondo noncontrattuale oppure una polizza, il trasferimen-to del contributo del datore di lavoro non è piùpossibile.

scontro rischi e prospettive

Come è evidente nel descrivere i contenuti del-la riforma abbiamo parlato dei lavoratori con-vinti come siamo che essi sono – o quantome-no dovrebbero essere – i veri soggetti della ri-forma.Ma nel dibattito di questi ultimi mesi, comechiunque può aver constatato, essi sono uscitidi scena. I protagonisti di questi ultimi mesisono stati il governo che deve risparmiare, leimprese che debbono essere compensate dellaperdita del Tfr e le compagnie di assicurazio-ne che anno sentito un forte profumo di affari(come abbiamo scritto su questa rivista, la tor-ta è appetitosa: si stima in 13 miliardi di euro).Il perché dello scontro più acuto sta nell’ulti-mo contenuto del decreto che abbiamo ricor-dato: la non «portabilità» del contributo deldatore di lavoro nel caso di scelta della polizzaindividuale.Questo è diventato il vero punto del contende-re: il ruolo delle assicurazioni che voglionoentrare in campo subito ed in maniera massic-cia. Su questi appetiti, manifestati esplicita-mente dall’Ania, l’organizzazione delle compa-gnie di assicurazione, il Ministro Maroni eraandato giù duro minacciando le dimissioni edaccusando Berlusconi di volere i fondi privatiaperti per favorire le assicurazioni e la suaMediolanum.Oggi dopo il rinvio al 2008-2009, Maroni fafinta di essere contento perché la sua propo-sta di decreto non è stata cambiata, gli altri

sono altrettanto contenti per il rinvio, sembradi assistere ad un pirandelliano gioco delleparti.Ma una ragione c’è. Con questa ultima impen-nata di fantasia i diversi attori sono riusciti aprendere più piccioni con una fava.Infatti il decreto prevedeva anche una spesa percompensare le imprese che col conferimentodel Tfr perderanno la disponibilità di ingentirisorse di liquidità e dovranno fare ricorso piùmassiccio a finanziamenti bancari. Questa spe-sa ammontava per il biennio prossimo a 620milioni di euro.Col rinvio si risparmiano questi 620 milioni econ questi soldi (e con le elezioni vicine), sipotranno fare tante altre cose, più efficaci perandare a caccia di voti.Insomma non si scontentano molto gli impren-ditori – vedi dichiarazione di Confindustriacomunque soddisfatta del varo anche se ritar-dato – e si aprono nuovi spazi di manovre elet-torali (è già cominciata la corsa all’accaparra-mento da parte di alcuni ministeri).E le assicurazioni? Beh, intanto, si prende tem-po ed il tempo può essere denaro.Può esserlo se si spera in una direttiva europeache preveda la portabilità.Può esserlo se intanto si impedisce al sistemadi partire concentrando le scelte o sul mante-nimento del Tfr o sui fondi negoziali. E in que-sto tempo si spera che i lavoratori non veden-do mai partire la costruzione del secondo pi-lastro si lascino prendere dalla sfiducia e fini-scano piegarsi al fai date ricorrendo a polizzeprivate. A convincerli ci penseranno le assicu-razioni che per lanciare le polizze stanno pre-parando una grossa campagna pubblicitaria.

la patata bollente

E poi? Poi sarà il nuovo governo a dover gesti-re una doppia scadenza: quella dell’applicazio-ne del secondo pilastro insieme alle nuove re-gole sull’innalzamento dell’età minima per ilpensionamento che scattano guardacaso pro-prio ad inizio 2008.La patata bollente così, è rinviata al governoche verrà (se sarà di centro sinistra, poichè noncondivido appieno i contenuti del decreto al dilà della scadenza posticipata, spero vorrà rico-struire un sistema previdenziale migliore).Per i lavoratori c’è tempo perché dovranno de-cidere entro Giugno 2008.Un tempo che certo ritarda il loro diritto a co-struirsi una previdenza integrativa.Un tempo da utilizzare anche per riflettere su-gli appetiti delle assicurazioni e per capiremeglio chi e quanto pensa di guadagnare sulleloro spalle e con i loro soldi.Un tempo, speriamo, per evitare, come ha scrit-to Marcello Messori, il pericolo di diventareterreno di caccia per gli operatori più aggressi-vi e spregiudicati, come hanno finora mostra-to di essere i canali distributivi dei prodottiprevidenziali assicurativi.

Aldo Eduardo Carra

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PET THERAPY

un animale per guarirel Comitato nazionale di bioetica hadato, di recente, alle stampe un docu-mento sul rapporto tra uomo e ani-mali, nel quale viene accolta e rilan-ciata la Pet Therapy, cioè l’utilizzo de-gli animali a scopo terapeutico, con

interessanti considerazioni di ordine scien-tifico ed etico. Introdotta per la prima vol-ta nel 1961 da un neuropsichiatra ameri-cano, Boris Levinson, che, nel corso deltrattamento di un ragazzino autistico, siaccorse che l’unico essere che attirava lasua attenzione era il suo cane da poco en-trato nello studio, la Pet Therapy ha note-volmente sviluppato in questi ultimi anni,grazie a una sperimentazione sempre piùdiffusa, le proprie potenzialità terapeuti-che. Il suo campo di applicazione si è gra-dualmente ampliato, sia nell’ambito dellemalattie psichiche, dove, oltre che comesostegno per le persone affette da autismoo da epilessia, essa viene praticata ancheper favorire processi di crescita psicologi-ca e umana, sia in quello delle malattie fi-siche – basti qui accennare agli handicapneuromotori – dove alcuni interventi, inparticolare di ippoterapia, hanno contri-buito, in misura considerevole, a miglio-rare la condizione di bambini e di adulti.

le molte sfaccettature di un rapporto

Nonostante la Pet Therapy sia già stata ri-conosciuta come cura, nel nostro Paese,dal Servizio sanitario nazionale nel 2003,pochi sono tuttora i centri che la pratica-no e abbastanza frequente l’atteggiamen-to di diffidenza, che contrasta con i positi-vi risultati raggiunti. Il documento delComitato di bioetica riveste per questo unimportante significato. La riflessione sul-la Pet Therapy è infatti inserita nel conte-sto più generale (e più ampio) del rappor-to tra uomo e animali: rapporto che si giu-stifica sulla base di una visione dell’uomocome essere appartenente alla natura, eche va, di conseguenza, improntato all’as-sunzione di una forte responsabilità, inconsiderazione della grande influenza che

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l’agire umano può avere (e per alcuni aspet-ti ha) sui processi di trasformazione bio-logica, potendo gravemente alterare gliequilibri naturali.Il discorso si estende pertanto anche ad altriambiti, che non presentano una finalità di-rettamente terapeutica, ma che hanno co-munque a che fare con la vita affettiva e psi-chica di alcuni soggetti. Particolare attenzio-ne va, in proposito, riservata ai «cani di assi-stenza», sui quali sono stati fatti (e sono tut-tora in corso) esperimenti di grande interes-se non soltanto per il sostegno ai ciechi, maanche per l’aiuto ad altri disabili, potendoeseguire operazioni come raccogliere gli og-getti, accendere la luce, ecc. o percepire conanticipo, grazie a forme specialistiche diaddestramento, crisi epilettiche o isteriche.Né devono essere sottovalutate altre fun-zioni, magari più modeste ma di grande si-gnificato per categorie di persone che vivo-no in uno stato di particolare precarietà emarginalità; funzioni che implicano la cre-azione, all’interno delle istituzioni deputa-te all’assistenza e alla salute, di condizioniche consentano il mantenimento del rap-porto tra uomo e animali. Si pensi all’im-portanza che riveste per un anziano non piùautosufficiente la possibilità di portare nelluogo in cui è ricoverato il gatto o il cane –sono questi gli animali più presenti nellevita delle persone e più utilizzati anche alivello terapeutico – che teneva nella pro-pria casa per non rompere la relazione af-fettiva instaurata con l’animale e per nonabbandonarlo al suo destino; o, ancora albeneficio psicologico di cui può godere unpaziente ricoverato in una struttura ospe-daliera fruendo della visita del proprio ani-male; o, infine, al significato che può rive-stire l’opportunità offerta ai ragazzi degen-ti in reparti pediatrici di giocare con glianimali, grazie alla creazione (come già inqualche caso avviene) di appositi spazi.

l’importanza del controllo etico

Il documento giustamente si preoccupa –soprattutto (ma non solo) nel caso della Pet

Therapy – che venga esercitato un serio con-trollo etico e vengano pertanto rispettatealcune condizioni, che assumono il carat-tere di limiti invalicabili. L’attenzione albenessere degli animali deve infatti tradur-si nel vigilare che vengano addestrati contecniche “gentili”; che il loro inserimentonella vita di un adulto o di un bambino conproblemi fisici o psichici avvenga sotto lostretto controllo di medici e di psichiatri;che la “alleanza terapeutica” tra uomo e ani-mali riguardi soltanto gli animali domesti-ci, e non quelli “selvatici” – è questa la ra-gione dell’esclusione dei delfini, che non hamancato di suscitare qualche sorpresa –perché, mentre si conoscono le relazioniche un animale domestico intrattiene conl’essere umano, sono del tutto sconosciutele reazioni di un animale selvatico.La posizione assunta dal Comitato (che haperaltro approvato il documento all’una-nimità) appare assai equilibrata. L’esplici-to riconoscimento che le pratiche fin quiavviate sono risultate in molti casi utili,per i benefici di cui i pazienti hanno frui-to, si accompagna alla franca ammissioneche non esiste una rigorosa definizionedello statuto scientifico della Pet Therapy,tale da provarne decisamente il valore, eche, di conseguenza, essa non può essere,almeno per ora, a carico del Servizio sani-tario nazionale. Questo non impedisce chese ne riconosca la dignità e che si solleciti-no scienziati, medici e autorità sanitariead impegnarsi nel finanziamento di ricer-che sempre più accurate e a creare centriad hoc nei quali si possano sperimentarele “terapie assistite con animali” e le “atti-vità degli animali di assistenza”.

per una nuova cultura

Il dilatarsi della riflessione etica dallo spa-zio umano all’insieme dei viventi, oltre asegnare un’importante tappa di avanza-mento nel cammino di sviluppo della ci-viltà, rappresenta uno degli aspetti più sti-molanti dell’attuale dibattito bioetico. Ilfatto che gli animali possano contribuire

alla salute dell’uomo è senz’altro un datopositivo: la cura favorisce una relazione distretta interdipendenza tra uomo e anima-li, con la possibilità di dare vita a un reci-proco scambio. Ma perché questo avven-ga in termini corretti è necessario che l’uo-mo assuma una precisa responsabilità neiconfronti del miglioramento della qualitàdella vita in tutte le dimensioni relazionaliche la caratterizzano.Salute umana e benessere animale, lungidal configurarsi come grandezze antiteti-che, vanno fatte oggetto piuttosto di unavalutazione complessiva, in ragione dellaloro inscindibile complementarità. L’impor-tanza dell’azione curativa, per quanto gran-de, non deve farci dimenticare che all’ani-male va riconosciuta una piena autonomia,e che non può essere perciò ridotto a sem-plice strumento funzionale alla ricerca delbene umano. In quanto essere senziente epaziente, l’animale non deve essere sotto-posto a nessun tipo di sofferenza e va posi-tivamente aiutato a sviluppare le proprie po-tenzialità. Le nuove risorse terapeutiche for-nite dalla Pet Therapy sono dunque un beneprezioso; la loro piena utilizzazione presup-pone tuttavia l’affermarsi di una culturadella cura, che diffonda, in senso semprepiù allargato, la percezione dell’importan-za del mondo animale e del suo stretto rap-porto con il mondo umano e crei, anche sulpiano strutturale, le condizioni perché talepercezione si traduca in comportamentiispirati alla reciproca solidarietà

Giannino Piana

dello stesso Autore

ETICA SCIENZA SOCIETÀi nodi critici emergenti

(vedi pagg. 37 e 2)

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MATERNITÀ RESPONSABILE

un dirittonon sempreassicurato

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ella serie «nulla vi verrà rispar-miato». Il 13 novembre scorso,dalle colonne del Corriere dellaSera, il ministro della salute Sto-race ha fatto sapere della sua in-tenzione di riformare i consulto-

ri familiari e di vedere assai bene, a questoscopo, un coinvolgimento diretto dei vo-lontari del Movimento per la vita. In fun-zione, sembra di dover arguire, di dissua-sione attiva delle donne intenzionate adinterrompere una gravidanza.In verità la possibilità di avvalersi, nel so-stegno alle donne in situazioni problema-tiche, della collaborazione di «idonee» for-mazioni sociali di base e di associazioni divolontariato è già scritta nell’articolo 2della legge 194 e non mancano, a partiredalla regione Lazio che ha avuto la fortu-na di essere governata per qualche annodall’ottimo Storace, consultori che più omeno scopertamente favoriscono interven-ti dissuasori di vario tipo. Ma la domandaè se possa considerarsi coerente con quel-l’attributo di idoneità previsto dalla leggeun’associazione che della lotta control’aborto fa il proprio principio costitutivo,e che quella lotta è solita esercitare in modidecisamente militanti. E inoltre, non c’èqualcosa di terribilmente crudele – che sisia favorevoli o contrari alla legge 194 –nell’idea che donne già in difficoltà per unadecisione sempre e comunque tormentatadovrebbero sottoporsi anche a insidiosi ecomplicati contraddittori con persone

messe lì proprio per osteggiare pregiudi-zialmente una scelta?No, non c’è pietà alcuna né l’ombra del ri-spetto umano in questa idea, in cui riemer-ge allo stato puro la patriarcale convinzio-ne dell’oggettiva e irrimediabile irrespon-sabilità delle donne: e della necessità,quando si tratti di cose veramente impor-tanti, di affiancarle con figure tutoriali, dipadri, di mariti, di fratelli, di giudici o al-meno, come in questo caso, di funzionaridella scelta giusta. È la vecchia anima, sipotrebbe azzardare, di una formazionepolitica che le acque di Fiuggi non sonoriuscite a ripulire del tutto.

una domanda pericolosa

Ma nel devastato clima culturale del no-stro paese, è bene avere qualche cautela inpiù visto che, anche da parti politiche as-sai lontane da quella cui appartiene il mi-nistro Storace sono venute, in questa cir-costanza, dichiarazioni quanto meno scon-certanti. Come quella dell’ex ministro del-la solidarietà sociale Livia Turco che allaproposta di integrare nei consultori i mili-tanti del Movimento per la vita ha reagitocome di fronte a un insopportabile vulnusal necessario pluralismo: perché – si è chie-sta – solo quell’associazione dovrebbe in-tervenire nei consultori, e non anche altredi diversa ispirazione culturale e politica?Una domanda da brivido, che può nasceresolo da una, speriamo momentanea, di-

menticanza del contesto di riferimento. Incui è già previsto il compito dei consultoridi esaminare con le donne le possibili so-luzioni alternative e, eventualmente, direnderle possibili. E in cui è decisivo il ri-spetto della decisione e della responsabi-lità della donna – e, se c’è, della coppia –; eanche della sua autonomia nella scelta diricorrere o meno, se sente di aver bisognodi confrontare e di discutere le ragioni chel’hanno portata al consultorio, al persona-le professionale che è lì per questo. Al me-dico, agli psicologi, e – eventualmente – aiservizi sociali del Comune che il consulto-rio può attivare.Mancherebbe altro che, in un momentocosì difficile, le donne dovessero essereinvece obbligate a discutere dei risvoltietici o religiosi o sociali della loro sceltacon una pluralità di associazioni rappre-sentative dell’intero arco costituzionale,abortisti e antiabortisti, a favore o contro,e di più o di meno. Che dovessero affron-tare i picchetti e i volantinaggi che tantopiacciono agli attivisti anti-aborto o pas-sare da uno sportello di consulenza all’al-tro per far tesoro di tutte le diverse cam-pane. Sarebbe la fine dei consultori, la cuiazione è già oggi spesso compromessa dauna diffusa presenza di medici obiettoridi coscienza che si rifiutano di certificarela richiesta, dalla frequenza di situazioniin cui non c’è personale sufficiente e nonc’è adeguata integrazione e coordinamen-to con le strutture sanitarie che praticano

gli aborti. E sarebbe una sofferenza in piùper le donne che, se hanno bisogno di con-sigli, hanno diritto a disporre di professio-nisti neutrali, appositamente preparati, ecapaci di entrare in sintonia con il mondovitale dei loro problemi e dei loro senti-menti.

consultori inadeguati

Un diritto che non è sempre assicurato.Dalle relazioni del ministero della salute edal numeroso materiale di analisi di me-dici ed esperti, appare evidente che i con-sultori – istituiti nel lontano 1975 – sonoin numerose realtà, soprattutto meridio-nali, inadeguati per funzionamento, quan-tità e qualità del personale, ai compiti chedovrebbero svolgere. Non solo nel casodell’interruzione volontaria delle gravidan-ze, ma anche nel campo strettamente con-nesso della loro prevenzione. L’utilizzo deiconsultori per la certificazione dell’inter-ruzione di gravidanza è, del resto, ancoraassai modesto, con percentuali che oscil-lano negli ultimi anni dal 25 al 33% deltotale (e con incrementi recenti che si de-vono soprattutto all’aumento delle richie-ste delle donne immigrate). Uno scarsosuccesso che si spiega in primo luogo conla mancata messa in rete, non solo per gliaborti, con gli altri servizi sanitari; e an-che con un’insufficiente copertura territo-riale in alcune aree del paese (la legge pre-vederebbe un consultorio ogni 20.000

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residenti, un rapporto largamente inferio-re in quasi tutto il Mezzogiorno e nelle iso-le).Ma non è di questo o delle mancate ini-ziative di prevenzione attraverso il corret-to uso della contraccezione che si occu-pano il ministro Storace e le numerose al-tre voci, della politica e non solo, che tor-nano ricorrentemente – e con particolareinsistenza nelle fasi preelettorali – se nonsulla legge 194, sul sospetto dell’«abortofacile» e sull’implicita criminalizzazionedelle donne che ricorrono all’interruzio-ne di gravidanza. «di questi giorni l’inuti-le richiesta di un piccolo partito di darluogo ad una specifica indagine sugli esi-ti della 194, nonostante una recente e det-tagliatissima relazione in parlamento a fir-ma dello stesso ministro Storace abbia of-ferto un quadro assolutamente precisodell’andamento degli aborti, della tipolo-gia delle donne che vi ricorrono, della loroetà, condizione familiare, titolo di studio,stato occupazionale, nazionalità, dei tem-pi che intercorrono tra la richiesta e l’in-tervento, delle modalità tecniche degli in-terventi, delle anestesie e dei metodi uti-lizzati e così via. Sappiamo tutto, ormai,e sono per una volta buone notizie, in unpaese che in genere occupa gli ultimi po-sti nelle classifiche internazionali. Che di-mostrano che la legge 194 ha funzionatotutto sommato abbastanza bene. E che nelpaese sono cresciute le condizioni econo-miche e culturali favorevoli alla riduzio-ne del ricorso alle pratiche abortive e, evi-dentemente, all’utilizzo intelligente deglistrumenti contraccettivi. Rispetto al 1982,il numero degli aborti nel 2004 è diminu-ito del 41,8%, nonostante l’aumento dellerichieste che viene dalle donne immigra-te di altra nazionalità (cui si deve oggi il25,9% del totale).Anche il rapporto tra aborti e nascite (249su 1000) è diminuito, sempre rispetto al1982, del 34,4%. Quanto al tasso di aborti-vità, l’Italia è tra le situazioni migliori nel-le classifiche internazionali, con il suo 11,1per mille, contro il 16,7 della Francia, il21,3 degli Usa, il 68,4 della Russia.Non solo. Il ricorso all’aborto, che dimi-nuisce con l’innalzarsi dei titoli di studiodelle donne e con la crescita della loro par-tecipazione al lavoro e che vede tassi mol-to bassi di ripetitività, è soprattutto di don-ne madri di due o più figli e coniugate; diragazze minorenni che non hanno avutouna buona educazione alla procreazioneresponsabile; di donne straniere che pro-vengono da paesi difficili e arretrati. Men-tre anche le stime sugli aborti clandestini

segnalano una diminuzione precipitosa ne-gli ultimi anni, fino ai 20.000 attuali.Ma molto meglio potrebbe andare – dico-no gli analisti del fenomeno – se i consul-tori svolgessero, come dovrebbero, diffu-se campagne di informazione e di educa-zione sessuale nelle scuole (e se le scuolenon avessero timore di attivare partnershipcon i consultori) e nel territorio; se fosse-ro effettivamente disponibili, come preve-dono i regolamenti, i contraccettivi diemergenza; se nei consultori fossero ovun-que attivate azioni di mediazione cultura-le a favore delle donne immigrate e rela-zioni solide con le loro comunità di appar-tenenza.

figli negati

Una situazione, dunque, che se non ha deltutto eliminato il dramma dell’interruzio-ne di gravidanza, presenta però tutti glielementi di possibili ulteriori evoluzionipositive. Restano – ma il problema, eviden-temente, non è la 194 – i problemi dellapovertà, della precarietà, della disoccupa-zione, delle difficoltà abitative che impe-discono a tante coppie di avere bambini, odi averne più di uno. Di un paese in cui ildesiderio di maternità e di paternità è spes-so mortificato dalle condizioni materiali esociali. Ed è di questo che la politica do-vrebbe occuparsi, non con interventi spotche sprecano solo risorse, ma con interven-ti forti e strutturali, capaci di rassicurarele coppie e di restituire fiducia nel futuro.Il resto sono incursioni strumentali, scop-pi di intolleranza ideologica per contender-si fette di elettorato e per acquisire appog-gi di varia natura, rigurgiti di vecchie eobsolete culture patriarcali, provocazionitra mandarini della politica e tra poteri piùo meno forti.Ma è interessante, in questo quadro pureassai sgradevole, che anche dalle parti dasempre più ostili alla 194 oggi non venga-no attacchi diretti ed espliciti alla norma.Forse è diventato chiaro a tutti, e perfinoai più integralisti, che su questo punto ilmondo femminile, che pure oggi non pre-senta protagonismi politici evidenti, non èdisponibile a farsi trascinare indietro. Eche scivolate troppo forti in questo sensopotrebbero provocare reazioni trasversalidi una qualche durezza e, forse, svegliarea un impegno anche le ragazze delle nuo-ve generazioni. Le donne sono ancora og-getto di controllo e di scambio politico, maè meglio non rischiare.

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perTematicheprincipali

Le due cifreriportatedopo ciascun titoloindicanorispettivamenteil numerodella rivistae la pagina in cuil’articolo compare

All’interno di ogni vocegli articoli sono indicatiin ordine alfabetico perautore e, per ogniautore, in ordine dinumero di Rocca

Alcuni articoli sonoripetuti sotto più vociin quanto pertinentia ciascuna di esse

indice2005

Armi-Guerra-Terrorismo-MafieAllegretti UmbertoRiforma Onu: Principi buoni e rimedi ina-deguati (2/16)

Bertozzi LucianoLe armi? Una merce come tante altre (9/25)Etiopia: Le colpe del colonialismo italiano(12/31)Politica italiana: Export bellico (13/24)Stati Uniti: Quell’obiezione che incrina ilsistema (19/22)

Della Pergola GiulianoTerrorismo: Dietro la parola (13/40)

Desiderio AlfonsoLe altre mafie (9/16)Iran: Strategia nucleare e prospettive asia-tiche (13/16)

E-mailPerché noi siamo per la pace (17/29)

Farinelli FiorellaSocietà civile: Giuliana Sgrena siamo noi(6/20)

Filograna EmanueleRiforma dei codici militari (2/28)

Greco PietroScienza: Tre ponti di pace in Medioriente(8/42)

La Valle RanieroGuerra, guerriglia e terrorismo (4/13)Torna presto, Giuliana (5/13)Governo avvisato (7/13)Yalta e Hiroshima (11/13)Come noi (15/13)

Invece finirà (17/12)

Menighetti RomoloPane e camorra (4/17)Democrazia o no (15/19)Una fragola per reagire (22/17)I boss ringraziano (23/21)

Novara DanieleEducare alla pace: Pace non è assenzadi conflitti (8/45)

Salvi MaurizioPaure naturali e paure indotte (17/13)

Zizola GiancarloLa Chiesa e la guerra (14/29)

vedi anchePolitica internazionale

Politica internazionale- Medio-riente-Terzo MondoAllegretti UmbertoRiforma Onu: Principi buoni e rimedi ina-deguati (2/16)Unione Europea: Se la Francia dice no(10/16)Il rapporto di Kofi Annan: Sviluppo, sicu-rezza e diritti umani per tutti (12/20)

Bertozzi LucianoStati Uniti: Quell’obiezione che incrina ilsistema (19/22)

Carlini RobertaPensioni Usa: Libertà nel mondo, proprie-tà in patria (4/20)

Della Pergola GiulianoTerrorismo: Dietro la parola (13/40)

Iran: La democrazia religiosa (15/34)Cina: Export di rivoluzioni (17/26)Israele-Palestinesi: Chi ha ragione? (19/16)

Desiderio AlfonsoLe altre mafie (9/16)Iran: Strategia nucleare e prospettiveasiatiche (13/16)

Greco PietroTsunami: Una protezione civile per tutti(3/30)Scienza: Tre ponti di pace in Medioriente(8/42)Tigri asiatiche: La Cina e la tecnoscien-za (10/26)

La Valle RanieroLa contabilità di Dio (2/13)L’umanitario è politico (3/13)Guerra, guerriglia e terrorismo (4/13)Torna presto, Giuliana (5/13)Governo avvisato (7/13)Yalta e Hiroshima (11/13)Come noi (15/13)New York e New Orleans (18/13)Tornare alla Marsigliese (23/13)

Magnani SabrinaVedove in Africa (17/40)

Menighetti RomoloDietro la generosità (2/25)Pane e camorra (4/17)

Giovanni RuggeriMoldavia: Imprenditori e amici cercansi(6/39)

Salvi MaurizioAfrica: Eppur si muove (1/14)

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Rocca 2005 - indice per tematiche principali Rocca 2005 - indice per tematiche principali

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Russia: Assestamenti dopo il muro (2/14)Israele-Palestina: L’audacia di Sharon(3/14)Forum Sociale Mondiale: Il rapporto trapensiero e azione (4/14)Bush tra Baghdad e Teheran (5/14)Internazionale: Bush e l’Europa (6/14)Stati Uniti: Israele affare di Stato (7/14)Egitto: Sarà democrazia? (8/14)India-Cina-Pakistan: La diplomazia ac-compagnata dalla economia (9/14)Iraq: Seduti su una polveriera (10/14)Blair e l’Europa (11/14)Brasile: I problemi irrisolti di Lula (12/14)Cuba: La critica al regime (13/14)Haiti: Nella spirale della violenza (14/14)Economia internazionale: L’Africa puòattendere (15/14)Ritiro da Gaza: Obiettivo Cisgiordania(18/14)Germania: Il cambio della ruota (19/14)Turchia: In cammino verso l’Europa (20/14)America Latina: Verso una nuova geo-politica continentalee internazionale (21/14)Egitto: Spiragli di democrazia (22/14)Iran-Israele: Parole e missili (23/14)

EuropaAllegretti UmbertoSe la Francia dice no (10/16)Crisi dannosa e oscura (15/16)Una proposta per l’Europa (18/16)

Farinelli FiorellaScuole islamiche: L’anomalia di viaQuaranta (18/22)

Salvi MaurizioBush e l’Europa (6/14)Blair e l’Europa (11/14)Germania: Il cambio della ruota (19/14)Turchia: In cammino verso l’Europa (20/14)

Politica italianaBertozzi LucianoLe armi? Una merce come tante altre(9/25)Export bellico (13/24)

Carlini RobertaNuova emigrazione dal Sud: Chi par-te, come e perché (12/24)Riforma urbanistica: Quando il privatoscrive le regole (15/24)Chi fa i prezzi? Contadini e consuma-tori in rivolta (18/26)Finanziaria: Una coperta corta da 20miliardi (20/20)Ricerche Istat/Private BankingPoveri e ricchi all’ombra della grandecrisi (22/28)

Casa: Il miraggio immobiliare (24/18)

Della Pergola GiulianoLa doppia crisi di fascismo e antifascismo(10/22)

Desiderio AlfonsoLe altre mafie (9/16)

Farinelli FiorellaL’Assemblea della sinistra radicale (3/20)Società civile: Giuliana Sgrena siamo noi(6/20)Scuola in retromarcia (19/24)Quote rosa: La politica come mandarina-to maschile (22/24)Sicurezza subito, solidarietà poi? (23/18)

Ferrero GiancarloL’anno nero della giustizia (3/23)Patrimonio ambientale: Un deserto pereredità (20/24)La giustizia giustiziata (22/20)

Gentiloni FilippoChe aria tira (1/18)Confronto laici-cattolici: Lo scoglio dell’eti-ca (2/20)Centrosinistra: Spiragli (3/18)La questione dell’identità (4/18)L’Unione (5/18)Radicali: Tutti li vogliono, nessuno li piglia(6/18)Rifondazione: La svolta (7/18)Ambiguità e confusioni (8/18)La resa dei conti (9/20)Nessun dorma… tranquillo (10/20)Il botteghino (11/16)Lo strappo (12/18)Teo-con: Cristiani molto devoti e pericolo-si (13/22)Laici e cattolici nel nuovo contesto globa-le (14/20)I cattolici e la politica: Il ’48 è lontano (15/20)L’Unione: Eredità gloriose ma difficili dacomporre (17/16)Nostalgia di centro (19/20)Radicali, socialisti, cattolici: Una difficileconvivenza (20/18)Fuori le donne! (21/16)Primarie: Niente è più come prima (22/18)L’Unione: Un eterogeneo bouquet (23/16)Dissolution (24/16)

La Valle RanieroTasse e potere (1/13)Invece delle mimose (6/13)Governo avvisato (7/13)Il mercoledì nero (8/13)Come noi (15/13)340 deputati assegnati per legge (20/13)Popolo e potere (21/13)Da qui al referendum (22/13)

Menighetti RomoloIl getto della spugna (1/17)L’antipotere al potere (3/17)Pane e camorra (4/17)La riformicchia (7/17)Creatività distruttiva (10/19)La Lega Lombardo (12/17)

L’unione sulle unioni (17/15)Stato e Chiesa: Le due laicità (21/35)Costi della politica o dei politici? (24/21)

Muzzi NinoTerzo congresso Ds: Il nuovo lessico (5/20)

Piana GianninoReligione civile: Il pericolo di un ritorno(3/26)

Zizola GiancarloStato e Chiesa: Fu vera ingerenza? (21/30)

Diritto internazionaleAllegretti UmbertoRiforma Onu: Principi buoni e rimedi ina-deguati (2/16)Il rapporto di Kofi Annan: Sviluppo, si-curezzae diritti umani per tutti (12/20)

Bertozzi LucianoEtiopia: Le colpe del colonialismo italia-no (12/31)Stati Uniti: Quell’obiezione che incrina ilsistema (19/22)

Conficoni AndreaForum mondiale a Valencia: Riformaagraria adesso! (3/33)

Della Pergola GiulianoIsraele-Palestinesi: Chi ha ragione? (19/16)

Desiderio AlfonsoGlobalizzazione: Le altre mafie (9/16)

Filograna EmanueleRiforma dei codici militari (2/28)

Greco PietroTsunami: Una protezione civile per tutti(3/30)

La Valle RanieroScoprire la Terra santa (24/13)

Magnani SabrinaVedove in Africa (17/40)

Menighetti RomoloDemocrazia o no (15/19)Valori e diritti (19/27)

Salvi MaurizioForum Sociale Mondiale: Il rapporto trapensiero e azione (4/14)India-Cina-Pakistan: La diplomazia ac-compagnata dalla economia (9/14)Egitto: Spiragli di democrazia (22/14)

Diritto in ItaliaCarlini RobertaRiforma urbanistica: Quando il privatoscrive le regole (15/24)

Farinelli FiorellaStraniero perciò criminale (14/22)

Sicurezza subito, solidarietà poi? (23/18)

Ferrero GiancarloL’anno nero della giustizia (3/23)Costituzione stravolta (9/22)La giustizia giustiziata (22/20)

Fornaro GiuseppeMobbing: Quando il lavoro si fa duro (11/25)

Gentiloni FilippoConfronto laici-cattolici: Lo scoglio del-l’etica (2/20)

Greco PietroRicerca di base: Il pomo della discordia(4/26)

La Valle RanieroIl mercoledì nero (8/13)340 deputati assegnati per legge (20/13)Popolo e potere (21/13)Da qui al referndum (22/13)

Magnani SabrinaAvvocati di strada: Una esperienza uni-ca contro l’esclusione sociale (10/34)Cittadini stranieri: Dalle consulte al voto(23/26)

Menighetti RomoloSos magistrati (5/17)Da un delitto all’altro (11/21)

vedi anche rubricaEtica scienza societàe insertoProcreazione medicalmente assistita

Economia e lavorointernazionaliAllegretti UmbertoRiforma Onu: Principi buoni e rimedi ina-deguati (2/16)Il rapporto di Kofi Annan: Sviluppo, sicu-rezzae diritti umani per tutti (12/20)

Carlini RobertaPensioni Usa: Libertà nel mondo, proprie-tà in patria (4/20)

Carra Aldo EduardoEconomia e diritti: Crescere o decresce-re? (2/26)

Conficoni AndreaForum mondiale a Valencia: Riformaagraria adesso! (3/33)

Della Pergola GiulianoCina: Export di rivoluzioni (17/26)

Desiderio AlfonsoIran: Strategia nucleare e prospettiveasiatiche (13/16)

Farinelli FiorellaLavoro: Buongiorno pigrizia (7/33)

Greco PietroTigri asiatiche: La Cina e la tecnoscien-

za (10/26)L’impatto dell’avanzata cinese (1416)

Menighetti RomoloDietro la generosità (2/25)

Ruggeri GiovanniMoldavia: Imprenditori e amici cercansi (6/39)

Salvi MaurizioAfrica: Eppur si muove (1/14)Forum Sociale Mondiale: Il rapporto trapensiero e azione (4/14)India-Cina-Pakistan: La diplomazia ac-compagnata dalla economia (9/14)Blair e l’Europa (11/14)Brasile: I problemi irrisolti di Lula (12/14)L’Africa può attendere (15/14)

Economia e lavoro in ItaliaBertozzi LucianoExport bellico (13/24)

Carlini RobertaFederico Caffè: Un riformista radicale (1/43)Nuova emigrazione dal Sud: Chi parte,come e perché (12/24)Riforma urbanistica: Quando il privatoscrive le regole (15/24)Chi fa i prezzi? Contadini e consumatoriin rivolta (18/26)Finanziaria: Una coperta corta da 20 mi-liardi (20/20)Ricerche Istat/Private Banking:Poveri e ricchi all’ombra della grande cri-si (22/28)Casa: Il miraggio immobiliare (24/18)

Carra Aldo EduardoCosa fanno le imprese, cosa vogliono ilavoratori (5/22)Crisi industriale: Un nuovo ruolo pubblico(5/30)Giovani: A quarant’anni con mamma epapà (7/26)Ma di chi sono i beni comuni? (10/32)Il boom delle bancarelle (12/36)Produrre si deve, ma che cosa? (15/22)

Farinelli FiorellaGiovani e lavoro: Formazione addio (1/20)Buongiorno pigrizia (7/33)Una valigia di peluches (11/18)Lavoratori-studenti: Spariti… e invece sontornati (15/27)Laureati e disoccupati (17/20)Tempi duri per gli insegnanti (21/26)

Filograna EmanueleVivere la precarietà: Intervista a FrancoCassano (4/30)

Fornaro GiuseppeSanità: Un giallo che rischia di lasciarci alverde (6/23)Mobbing: Quando il lavoro si fa duro (11/25)

Gentiloni FilippoChe aria tira (1/18)

Greco PietroMontezemolo doctor: Una svolta in Con-findustria? (11/22)Tanta acqua e tanta sete (17/23)Economia e scienza: Ma dove vai se laricerca non la fai? (21/18)

La Valle RanieroTasse e potere (1/13)

Menighetti RomoloIl getto della spugna (1/17)Pane e camorra (4/17)Italia marginale (6/17)La riformicchia (7/17)Creatività distruttiva (10/19)Quel caprone dell’euro (14/19)Una banca per il cittadino (18/19)Costi della politica o dei politici? (24/21)

Raffaelli PaoloAnche le città diventano precarie (4/34)

Ecologia-SaluteCagnazzo ClaudioCosì fan tutti: La flebo del gladiatore (11/27)

Carlini RobertaQuando il privato scrive le regole (15/24)Casa: Il miraggio immobiliare (24/18)

Carra Aldo EduardoProdurre si deve, ma che cosa? (15/22)

Della Pergola GiulianoVietato fumare (5/27)Nuovi monumenti a Milano (14/43)

Di Giacomo MaurizioPsichiatria: Il malato mentale allo sban-do (3/38)

Ferrero GiancarloUn deserto per eredità (20/24)

Fornaro GiuseppeIl giallo che rischia di lasciarci al verde(6/23)

Greco PietroTsunami: Una protezione civile per tutti(3/30)Ricerca di base: Il pomo della discordia(4/26)L’eterna lotta tra uomo e virus (7/23)Nucleare: Vecchie paure, nuova gene-razione (13/19)L’impatto dell’avanzata cinese (1416)Italia: Tanta acqua e tanta sete (17/23)

Magnani SabrinaEnergie rinnovabili: Il ritardo italiano (14/26)

Menighetti RomoloFarmaci self service (20/17)

Muzzi NinoL’architettura di cristallo (10/44)A chi appartiene il centro storico? (24/39)

Page 17: un animale per guarire - rocca.cittadella.org · 59 Roberto Carusi Teatro Vuoti e pieni 59 Renzo Salvi RF&TV Ballando con le stelle 60 Mariano Apa Arte Jean Cocteau 60 Enrico Romani

Rocca 2005 - indice per tematiche principali Rocca 2005 - indice per tematiche principali

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Piana GianninoProcreazione assistita: Tradizione, Chie-sa, dibattito teologico (11/34)Scienza, tecnica, medicina: Vie laichedi salvezza (19/35)Il paradigma dell’etica della responsabi-lità (19/37)

Salvi MaurizioBrasile: I problemi irrisolti di Lula (12/14)

vedi anche rubricaEtica scienza società

Immigrati-EmarginazioneVolontariatoCarlini RobertaNuova emigrazione dal Sud: Chi parte,come e perché (12/24)

Chaouki KhalidRitorno a casa (12/27)

Della Pergola GiulianoL’America latina e noi (4/40)Pluralismo scolastico e società multiet-nica (21/21)

Di Giacomo MaurizioPsichiatria: Il malato mentale allo sban-do (3/38)

Farinelli FiorellaChe cos’è prostituzione (12/28)Straniero perciò criminale (14/22)Pericolosità di una proposta (20/27)Servizio civile: Obbligatorio per tutti? (24/22)

La Valle RanieroL’umanitario è politico (3/13)New York e New Orleans (18/13)

Magnani SabrinaAvvocati di strada: Una esperienza uni-ca contro l’esclusione sociale (10/34)Emilia-Romagna: Sperimentazione di unnuovo servizio civile (21/38)Cittadini stranieri: Dalle consulte al voto(23/26)

Martellini LuigiPasolini: I vinti. Nel budello infernale delleborgate romane (8/26)Pasolini: I borghesi. Poliziotti contro figlidi papà (8/31)

Menighetti RomoloDietro la generosità (2/25)

Scuola-Istruzione-UniversitàDella Pergola GiulianoPluralismo scolastico e società multiet-nica (21/21)

Farinelli FiorellaGiovani e lavoro: Formazione addio (1/20)Riforma scuole superiori: Una partita tut-ta da giocare (4/22)La grande miopia (8/20)

Figli a scuola: Meglio genitori colti chegenitori ricchi (9/39)Bambini senza nido (10/29)Lavoratori-studenti: Spariti… e invece sontornati (15/27)Laureati e disoccupati (17/20)Scuole islamiche: L’anomalia di via Qua-ranta (18/22)Scuola in retromarcia (19/24)Pericolosità di una proposta (20/27)Tempi duri per gli insegnanti (21/26)

Festa Francesco SaverioPuò esistere una grammatica del dialogointerreligioso? (11/46)

Gallizioli MarcoAdolescenti: La morte in classe. Un pro-fessore racconta (1/23)

Magazzino Maria GraziaMediazione e conflitti (12/45)

Magnani SabrinaEmilia-Romagna: Sperimentazione di unnuovo servizio civile (21/38)

Milella MarcoViolenza educativa: La vittima e il carnefi-ce (2/39)

Novara DanieleMemoria dell’orrore: Per una pedagogiacritica e del futuro (1/38)Educare alla pace: Pace non è assenzadi conflitti (8/45)

Procaccini VitoVideogiochi: L’infanzia rubata (7/36)

Donna-Giovani-FamigliaCagnazzo ClaudioLa triste felicità dei nostri giorni (2/42)

Carra Aldo EduardoA quarant’anni con mamma e papà (7/26)

Comina FrancescoIl volto politico dell’amore (11/42)

De Leonibus RosellaTerza età: I volti dell’amore (13/27)

Farinelli FarinelliGiovani e lavoro: Formazione addio (1/20)Quando la coppia scoppia (2/22)Donne: La storia e l’oggi (5/24)Che cos’è prostituzione (12/28)Laureati e disoccupati (17/20)Quote rosa: La politica come mandarina-to maschile (22/24)Servizio civile: Obbligatorio per tutti? (24/22)

Filograna EmanueleVivere la precarietà: Intervista a FrancoCassano (4/30)

Gallizioli MarcoAdolescenti: La morte in classe. Un pro-fessore racconta (1/23)

Gentiloni FilippoFuori le donne! (21/16)

La Valle RanieroInvece delle mimose (6/13)Il mercoledì nero (8/13)

Magnani SabrinaVedove in Africa (17/40)

Meldolesi TommasoAssia Djebar: La lingua come mezzo peruscire dall’oppressione (2/47)

Menighetti RomoloL’unione sulle unioni (17/15)

Milella MarcoViolenza educativa: La vittima e il car-nefice (2/39)

Morsolin LuiginaGenerazione precari (2/32)

Novara DanieleMemoria dell’orrore: Per una pedagogiacritica e del futuro (1/38)

Procaccini VitoVideogiochi: L’infanzia rubata (7/36)

Quaranta PasqualeChiesa: Interrogativi sull’affettività omo-sessuale (14/36)

Salvi RenzoIntervista a Mario Luzi (2/33)

Zarri AdrianaI ragazzi di Colonia (19/54)

vedi anche rubriche:

Rosella De LeonibusDisagio giovanile

Marco GallizioliCulture e religioni raccontate

Manuel Tejera De MeerIo e gli altri

Etica-Bioetica-ScienzeGentiloni FilippoConfronto laici-cattolici: Lo scoglio del-l’etica (2/20)

Greco PietroChi ci difenderà dai robot intelligenti? (1/26)Tsunami: Una protezione civile per tutti(3/30)Ricerca di base: Il pomo della discordia(4/26)Scienza, filosofia, letteratura: Ménage atre (5/44)L’anno mirabile di Albert Einstein (6/26)L’eterna lotta tra uomo e virus (7/23)Tre ponti di pace in Medioriente (8/42)Tigri asiatiche: La Cina e la tecnoscien-za (10/26)Nucleare: Vecchie paure, nuova gene-razione (13/19)Il relativismo della scienza (15/30)Scienza, tecnica, medicina: Ricerca disenso (19/30)Scienza, tecnica, medicina: Il parados-

so della tecnica (19/33)Economia e scienza: Ma dove vai se laricerca non la fai? (21/18)Neurotecnologie: Robot intelligenti comeuomini? (23/22)Le origini della libertà (24/28)

La Valle RanieroChi è l’uomo? (12/13)

Piana GianninoIl rapporto medico-paziente (2/37)Religione civile: Il pericolo di un ritorno(3/26)La verità al malato (5/47)Il consenso informato: come e perché(6/46)Perché sì, perché no (7/20)Non uccidere (9/27)Procreazione assistita: Tradizione, Chie-sa, dibattito teologico (11/34)Salute e cura nel contesto del limite uma-no (12/34)Scienza, tecnica, medicina: Vie laichedi salvezza? (19/35)Scienza, tecnica, medicina: Il paradig-ma dell’etica della responsabilità (19/37)Una nuova etica pubblica: Libertà, re-sponsabilità, bene comune (23/29)

Zizola GiancarloLa Chiesa e la guerra (14/29)

vedi anche insertoProcreazione assistitapunti di vista di confessioni e religionidiverse (11/28)

Società-CostumeCagnazzo ClaudioLa triste felicità dei nostri giorni (2/42)Quando muore il denaro e restano i sol-di (4/42)Calciatori senza calcio (6/32)Così fan tutti: La flebo del gladiatore (11/27)Postmoderno: In viaggio senza padre(14/38)L’assordante rumore degli stadi vuoti(20/36)Leggo, dunque non sono (24/34)

Carlini RobertaNuova emigrazione dal Sud: Chi parte,come e perché (12/24)Ricerche Istat/Private Banking:Poveri e ricchi all’ombra della grande cri-si (22/28)

Carra Aldo EduardoCosa fanno le imprese, cosa vogliono ilavoratori (5/22)Ma di chi sono i beni comuni? (10/32)

Chaouki KhalidImmigrati: Ritorno a casa (12/27)

Comina FrancescoVita di coppia: Il volto politico dell’amore(11/42)

Della Pergola GiulianoL’America latina e noi (4/40)Vietato fumare (5/27)Ritorno del corporativismo (7/30)Tutto intorno a te (8/23)La doppia crisi di fascismo e antifascismo(10/22)L’ideologia del body building (12/38)Terrorismo: Dietro la parola (13/40)Non è poi così difficile diventare anti ara-bi (20/30)

Farinelli FiorellaDonne: La storia e l’oggi (5/24)Figli a scuola: Meglio genitori colti chegenitori ricchi (9/39)Bambini senza nido (10/29)Che cos’è prostituzione (12/28)Scuole islamiche: L’anomalia di via Qua-ranta (18/22)Quote rosa: La politica come mandarina-to maschile (22/24)Sicurezza subito, solidarietà poi? (23/18)Servizio civile: Obbligatorio per tutti? (24/22)

Filograna EmanueleVivere la precarietà: Intervista a FrancoCassano (4/30)

Fornaro GiuseppeMobbing: Quando il lavoro si fa duro (11/25)

Gentiloni FilippoLaici e cattolici nel nuovo contesto globa-le (14/20)

Greco PietroScienza e società: Chi ci difenderà dairobot intelligenti? (1/26)Ricerca di base: Il pomo della discordia(4/26)Scienza, tecnica, medicina: Ricerca disenso (19/30)Il paradosso della tecnica (19/33)

Magazzino Maria GraziaMediazione e conflitti (12/45)

Magnani SabrinaAvvocati di strada: Una esperienza unicacontro l’esclusione sociale (10/34)Emilia-Romagna: Sperimentazione di unnuovo servizio civile (21/38)

Morsolin Luigina63° Corso di studi cristiani: La salvezzagrande domanda muta? (18/37)Generazione precari (2/32)

Muzzi NinoScorie di ritualità (23/42)A chi appartiene il centro storico? (24/39)

Piana GianninoReligione civile: Il pericolo di un ritorno (3/26)Procreazione assistita: Perché sì, perchéno (7/20)Salute e cura nel contesto del limite uma-no (12/34)Scienza, tecnica, medicina: Vie laiche di

salvezza? (19/35)Il paradigma dell’etica della responsabi-lità (19/37)Una nuova etica pubblica: Libertà, re-sponsabilità, bene comune (23/29)

Raffaelli PaoloAnche le città diventano precarie (4/34)

Salvi RenzoIntervista a Mario Luzi (2/33)

vedi anche rubricaEtica scienza societàe insertoProcreazione medicalmente assistita

Maestri del nostro tempoCarlini RobertaFederico Caffè: Un riformista radicale (1/43)

Cazzato StefanoJerome Bruner: Le strutture della cono-scenza (2/50)Charles P. Snow: La terza cultura (4/50)John Austin: Senti chi parla! (14/46)Giulio Preti: Un eclettico filosofo dellascienza (21/46)Pensatori controGyörgy Lukács: Il discorso della ragio-ne (18/42)Gilles Deleuze: Metafore dell’instabilità(23/44)

Moscati GiuseppeKarl Raimund Popper: Per una scienzain bilico (7/46)María Zambrano: Violenza e creazione(12/50)Simone Weil: Dal mito al cuore dell’uo-mo (17/45)Emmanuel Mounier: La persona oltre l’in-dividuo (20/44)Vladimir Jankélévitch: La menzogna el’atto etico (22/44)René Girard: La violenza tra sacro e rito(24/42)

Novara DanieleFranco Fornari: La guerra elaborazionealienata dell’amore (10/46)

Letteratura-StoriaBertozzi LucianoEtiopia: Le colpe del colonialismo italia-no (12/31)

Carlini RobertaFederico Caffè: Un riformista radicale (1/43)

Farinelli FiorellaDonne: La storia e l’oggi (5/24)

Festa Francesco SaverioPolitica e religione: Sturzo e Mounier (22/39)

Gallizioli MarcoCulture e religioni raccontate (10/41)

Page 18: un animale per guarire - rocca.cittadella.org · 59 Roberto Carusi Teatro Vuoti e pieni 59 Renzo Salvi RF&TV Ballando con le stelle 60 Mariano Apa Arte Jean Cocteau 60 Enrico Romani

Rocca 2005 - indice per tematiche principali Rocca 2005 - indice per tematiche principali

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Karawan: Viaggio attraverso il Marocco(13/41)Dentro il dolore: Storie di donne musul-mane (15/46)Due storie islamiche al femminile (19/48)L’altro Mediterraneo (21/48)Il deserto e l’assenza (23/46)

Greco PietroScienza, filosofia, letteratura: Ménage atre (5/44)

Marchini MarcoPasolini: L’incontro. Il Vangelo secondoMatteo (8/38)

Martellini LuigiPasolini: I vinti. Nel budello infernale delleborgate romane (8/26)Pasolini: I borghesi. Poliziotti contro figlidi papà (8/31)

Meldolesi TommasoAssia Djebar: La lingua come mezzo peruscire dall’oppressione (2/47)

Moscati GiuseppeDylan Thomas: Un maledetto neoroman-tico (3/45)Rocco Scotellaro: Poesie a dorso dimulo (6/49)Clemente Rebora: Una poesia inquietache si accosta ai margini (15/44)

Cultura-Religioni-Mass mediaBernardini TonyAssisi: Riapre la Galleria di Arte Con-temporaneadella Pro Civitate Christiana (19/43)

Cagnazzo ClaudioL’insostenibile leggerezza della Tv (22/42)

De Leonibus RosellaPaura globale (2/44)

Della Pergola GiulianoNon è poi così difficile diventare anti ara-bi (20/30)Pluralismo scolastico e società multiet-nica (21/21)

Farinelli FiorellaScuole islamiche: L’anomalia di via Qua-ranta (18/22)

Festa Francesco SaverioRicerca: Può esistere una grammaticadel dialogo interreligioso? (11/46)

Gentiloni FilippoLa croce a sostegno della bandiera? (18/20)

Greco PietroScienza, filosofia, letteratura: Ménage atre (5/44)L’anno mirabile di Albert Einstein (6/26)Scienza: Tre ponti di pace in Mediorien-te (8/42)

Il relativismo della scienza (15/30)Scienza, tecnica, medicina: Ricerca disenso (19/30)Il paradosso della tecnica (19/33)Le origini della libertà (24/28)

Luise RaffaeleNorberto Bobbio: La religiosità del dubbio(1/46)

Magazzino Maria GraziaMediazione e conflitti (12/45)

Magnani SabrinaVedove in Africa (17/40)

Morsolin Luigina63° Corso di studi cristiani: La salvezzagrande domanda muta? (18/37)

Moscati GiuseppeRitualità funebre rumena: Simbologia dellutto (4/47)

Muzzi NinoL’architettura di cristallo (10/44)Scorie di ritualità (23/42)

Novara DanieleEducare alla pace: Pace non è assenzadi conflitti (8/45)

Piana GianninoScienza, tecnica, medicina: Vie laiche disalvezza? (19/35)Il paradigma dell’etica della responsabili-tà (19/37)

Portoghese AnnaIstituzione e profezia: Frère Roger (18/47)

Salvarani BrunettoIncontrare l’Islam (12/47)Cristianesimo: Trasformazioni silenziose(20/46)

Salvi MaurizioPaure naturali e paure indotte (17/13)

Zizola GiancarloLa Chiesa e la guerra (14/29)Papa Ratzinger: La vetrina di Colonia (18/29)

vedi anche insertiProcreazione medicalmente assistita:punti di vista di confessioni e religioni di-verse (11/28)Pier Paolo Pasolini (8/25)e la rubricaMaestri del nostro tempo

Vita ecclesialeCananzi RaffaeleI cristiani e la politica: Tra valori e compor-tamenti (3/47)

Chaouki KhalidGiovanni Paolo II: Il mio papà (9/38)

Della Pergola GiulianoDon Giussani: La forza di un antimoder-no (6/29)

Gentiloni FilippoLa croce a sostegno della bandiera? (18/20)

La Valle RanieroTra una fumata e l’altra (9/13)Un papa teologo (10/13)La svolta di Ruini (13/13)Cento giorni (14/13)

Luise RaffaeleNorberto Bobbio: La religiosità del dub-bio (1/46)

Menighetti RomoloL’unione sulle unioni (17/15)Le due laicità (21/35)

Piana GianninoReligione civile: Il pericolo di un ritorno(3/26)

Quaranta PasqualeInterrogativi sull’affettività omosessua-le (14/36)

Salvarani BrunettoNavigazione ecumenica (17/48)Cristianesimo: Trasformazioni silenzio-se (20/46)

Zarri AdrianaI ragazzi di Colonia (19/54)

Zizola GiancarloGiovanni Paolo II: Memoria e identità (6/42)Giovanni Paolo II: Chiaroscuri di unacomplessa eredità (9/29)Papa Ratzinger: Perché lui (10/48)La Chiesa e la guerra (14/29)Papa Ratzinger: La vetrina di Colonia(18/29)Fu vera ingerenza? (21/30)Una laicità post-ideologica (22/46)Divieti e spiragli (23/49)A 40 anni dal Concilio: Una svolta dacogliere (24/44)

Teologia-Bibbia-SpiritualitàLa Valle RanieroLa contabilità di Dio (2/13)Chi è l’uomo? (12/13)

Marchini MarcoPasolini: L’incontro. Il Vangelo secondoMatteo (8/38)

Morsolin Luigina63° Corso di studi cristiani: La salvezzagrande domanda muta? (18/37)

Piana GianninoProcreazione assistita: Tradizione, Chie-sa, dibattito teologico (11/34)

Quaranta PasqualeChiesa: Interrogativi sull’affettività omo-sessuale (14/36)

Salvarani BrunettoChiese: Navigazione ecumenica (17/48)

Cristianesimo: Trasformazioni silenzio-se (20/46)

vedi anche inserto

Procreazione medicalmente assistita:punti di vista di confessioni e religionidiverse (11/28)

e le rubriche

Alberto MaggiIl Vangelo di MatteoGesù ebreo (per parte di madre)

Lidia MaggiEva e le sue sorelle

Carlo MolariTeologia

Giannino PianaEtica scienza società

Lilia SebastianiIl concreto dello spirito

Arturo PaoliCercate ancora

Inserti

IL LAVORO QUESTO SCONOSCIUTOFranco CassanoVivere la precarietà

Paolo RaffaelliAnche le città diventano precarie(4/29)

PIER PAOLO PASOLINILuigi MartelliniI vinti. Nel budello infernale delle borga-te romaneI borghesi. Poliziotti contro figli di papà

Marco MarchiniL’incontro. Il Vangelo secondo Matteo(8/25)

GIOVANNI PAOLO IIGiancarlo ZizolaChiaroscuri di una complessa eredità(9/29)

PROCREAZIONE MEDICALMENTEASSISTITApunti di vista di confessioni e religionidiverseBarbara Ajellorabbina della Sinagoga di MilanoDariush Atighetchidocente di Bioetica islamica, II Univ. diNapoliGianfranco Di SegniComunità ebraica di Roma, Ist. Di Bio-logia cellulare Cnr

Giannino Pianadocente di Etica cristiana, Ist. Sup. diScienze religiose, Univ. di Urbino e diEtica e economia alla Facoltà di Scien-ze politiche, Univ. di Torino

Sergio Rostagnocoordinatore della Commissione Bioeticadella Tavola Valdese

Giampietro Sono Fazionstudioso del Buddhismo(11/28)

Rosella De LeonibusTERZA ETÀI volti dell’amore

Giancarlo ZizolaLA CHIESA E LA GUERRA(14/29)

E-mailPERCHÉ NOI SIAMO PER LA PACE(16-17/29)

Giancarlo ZizolaPAPA RATZINGERLa vetrina di Colonia(18/29)

SCIENZA, TECNICA, MEDICINAPietro GrecoIl paradosso della tecnicaRicerca di senso

Giannino PianaTra paure e speranzeIl paradigma dell’etica della responsabili-tà (19/29)

STATO E CHIESA:FU VERA INGERENZA?Giancarlo ZizolaNon si può cristianizzare a colpi di leg-ge

Romolo MenighettiLe due laicità(21/29)

Giannino PianaUNA NUOVA ETICA PUBBLICALibertà, responsabilità, bene comune(23/29)

RubricheRaniero La ValleResistenza e pace

Romolo MenighettiOltre la cronaca

Anna PortoghesePrimi Piani Attualità

VignetteIl meglio della quindicina

Valentina BalitNotizie dalla scienza

Menighetti RomoloParole chiave

Vincenzo AndraousSbarre e dintorni

Rosella De LeonibusPsicologia del quotidiano

Rosella De LeonibusDisagio giovanile: Le domande difficilidegli studenti di Pesaro

Manuel Tejera de MeerIo e gli altri

Oliviero MottaTerre di vetro

Enrico PeyrettiFatti e segni

R. Carlini - S. CazzatoG. Moscati - D. NovaraMaestri del nostro tempo

Marco GallizioliCulture e religioni raccontate

Alberto MaggiIl Vangelo di MatteoGesù ebreo (per parte di madre)

Lidia MaggiEva e le sue sorelle

Giannino PianaEtica scienza società

Carlo MolariTeologia

Lilia SebastianiIl concreto dello spirito

Arturo PaoliCercate ancora

Adriana ZarriControcorrente

Giacomo GambettiCinema

Renzo SalviRadio e Televisione

Roberto CarusiTeatro

Mariano Apa - Giuliano Della PergolaMichele De Luca - Ernesto LuziArte - Mostre - Spettacoli

Alberto PellegrinoFotografia - Fumetti - Musica

Enrico RomaniMusica

Giovanni RuggeriSiti Internet

Autori variLibri - Riviste

Carlo TimioRocca Schede/Paesi in primo piano

Nello GiostraFraternità

Page 19: un animale per guarire - rocca.cittadella.org · 59 Roberto Carusi Teatro Vuoti e pieni 59 Renzo Salvi RF&TV Ballando con le stelle 60 Mariano Apa Arte Jean Cocteau 60 Enrico Romani

iniziano la collana

RICHIEDERE A ROCCAcas. postale 94-06081 Assisie-mail: [email protected] corrente postale 15156078

Romolo MenighettiLE IDEE CHE DIVENTANO POLITICAlinee di storiadalla polis alla democraziapartecipativa

La polisL’umanità come comunitàLo stato nazionaleIl liberalismoMarxismo e comunismoNazionalsocialismo e fascismoLa democraziaDelusione e speranze per la democrazia

pagg. 112 – • 13,00

Pietro GrecoBIOTECNOLOGIEscienza e nuove tecniche biomedicheverso quale umanità?

Ritorna Frankestein?Potenzialità e rischi della geneticaPiante e cibi transgeniciTerapie genicheLa nuova frontiera della biomedicinaClonazione terapeuticaFecondazione assistitaIl dibattito all’OnuChi è l’embrione?Armi biologiche e geneticheBioetica e bioeticheTecnologia scienza e sviluppo umanoDibattito tra scienziati, teologi, filosofi e politici

pagg. 128 – • 15,00

Marco GallizioliLA RELIGIONE FAI DA TEil fascino del sacro nel postmoderno

IL FASCINO DELL’ORIENTEL’Oriente come metaforaParamahansa Yogananda: la vita come abbandono misticoKrishnamurti, un profeta del nostro tempoGandhi: il sentiero dell’azione

ESPLORANDO LA GALASSIA NEW AGENew Age: un caleidoscopio religiosoL’etica della New AgeL’emozione religiosa di Paulo Coelho e James Redfield

ALCUNE SUGGESTIONIDAI MONDI RELIGIOSI CONTEMPORANEILa reincarnazione nel mondo delle religioniCarlos Castaneda: il fascino dello sciamanesimoIl Candomblé: la trance come festaApocalisse: un’idea perduta?New global: una provocazione anche religiosa

pagg. 112 – • 13,00

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novità in corso di stampa

Rosella De LeonibusPSICOLOGIA DEL QUOTIDIANO

AMORE E DINTORNIVorrei che fosse amoreCoppia, il catalogo è questoL’amore gayIl romanzo della coppia tra parole e silenziL’altro/a: un mistero da riscoprireUno più uno uguale treIl nido vuotoPadri cercansi, disperatamenteFiglie di madriAdulti ed adolescenti: cinque parole per dirlo

PSICHE E DINTORNIE se l’io diventasse meno ingombrante?Sulle tracce dei cambiamentiConvivere col caosMalati immaginari?Fuggire col fumoMi gioco tuttoMagra per rabbia, magra per amoreDesiderare il futuroSiamo rete-dipendenti?

CONVIVENZA SOCIALE E DINTORNIAppunti per un io postmodernoDietro le quinte della persuasioneIl marketing delle ideeTempo per vivereDel Più e del MenoLe scorciatoie del pensieroFare la differenzaLe sfide dell’interculturaI frutti della pauraFiducia o buon senso?La cura della relazioneDesiderio di “noi”

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Giannino PianaETICA SCIENZA SOCIETÀi nodi critici emergenti

LE CATEGORIE ANTROPOLOGICHEL’uomo e il suo corpoChe cos’è la naturaLa vita mistero e donoLa morte e il morireSalute e cura nel contesto del limite umano

I CRITERI DEL GIUDIZIO ETICONon uccidereLa responsabilità morale oggiL’etica del rischioLa gerarchia dei beniQuattro principi-base della bioeticaI Comitati di bioeticaBioetica e biodirittoI cattolici, la bioetica e la legge

LA MANIPOLAZIONE DELLA VITA UMANAL’embrione è persona?La fecondazione assistita e l’inizio della vita perso-naleReferendum procreazione assistita: perché sì perchénoVita e qualità della vitaLa clonazione terapeuticaDiritto a morire?Il testamento di vitaTra eutanasia passiva e accanimento terapeutico

LA CURA DELLA SALUTEIl diritto alla saluteIl rapporto medico-pazienteLa verità al malatoIl consenso informato: come, perché, chiNon esistono malati incurabiliSalute e risorse: a chi la precedenza?

ETICA AMBIENTALE E ANIMALISTAIl rapporto uomo-naturaGli animali soggetto di dirittiOGM: risorsa o rischio?

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MERCATI RIONALI

un libro viventedi antropologia

soprattutto nei mercati popolaridella città, nei mercatini dell’usa-to, in quelli rionali, stabili o tem-poranei, che maggiormente sinota quanto la società multietni-ca si stia espandendo in Italia.

Composta per lo più da fasce povere dellapopolazione, la società multietnica inevi-tabilmente si sviluppa «dal basso», inizian-do proprio dalle zone più disagiate dellasocietà, dove la miseria sociale domina lascena, dove più evidentemente si nota chegli attori sono persone che non sono so-cialmente assistite, perennemente con lapaura d’essere fermati dalla polizia, spes-so senza regolari permessi di soggiorno,che non hanno in tasca cinque euro, chenon sanno bene dove passare la notte, chela mattina visibilmente negli occhi hannola luce stanca di chi ha dormito su un gia-ciglio di fortuna.I più poveri vendono prezzemolo, aglio elimoni. Investono trenta euro per ricavar-ne quaranta. Però intanto partecipano algrande rito del mercato, che è rappresen-tazione civica, manifestazione pubblica, inun luogo di tutti, ove chiunque ha liberoaccesso, dove si può parlare o gridare, doveci si può incontrare esprimendosi nellapropria lingua (perché al mercato, in piaz-za, qualche connazionale lo s’incontra piùfacilmente).Così i mercati rionali, quelli di quartiere,quelli coperti del Comune accanto allebotteghe ufficiali, si popolano di gente va-riopinta, diversamente pigmentata, vesti-ta di fogge diverse. Gli italiani li riconoscisubito, hanno messo su un che di sussie-goso essendo diventati, in gran parte sen-za saperlo, dei piccoli padroncini. Nonsono più loro a coprire i posti più umili, ci

sono gl’immigrati recenti che sono addettialle mansioni più modeste e loro, magariimmigrati al nord ma da più tempo, forseprovenienti da sperduti paesini del sud odell’Appennino centrale, si comportanocome se fossero dei datori di lavoro siapure su scala minuta. Mediamente nontrattano bene i giovani immigrati che liaiutano a rassettare il banco, o cui delega-no la parte più pesante del loro lavoro,quella dell’organizzazione del punto ven-dita.Una certa divisione del lavoro si è andataquasi meccanicamente istituzionalizzan-do, all’insaputa di tutti: per lo più gli ita-liani curano i rapporti con i grossisti dacui comperano presto al mattino la loromercanzia e poi seguono quei clienti chesono già noti (gli abitués del banchetto),mentre invece ai giovani garzoni stranieriassegnano il compito di tenere tutto in or-dine e di servire «quelli come loro», cioèclienti occasionali di recente giunti in cit-tà. Sono quest’ultimi che debbono pulireed eliminare le cassette vuote di cartone odi legno, i cestini non più utilizzabili, leparti di plastica che debbono essere getta-te dopo che la mercanzia è stata disimbal-lata.

merci cinesi vendute da arabi

Al mercato popolare il proprietario del sin-golo banco investe la mattina quel che è ingrado di anticipare per avere nel pomerig-gio un certo ricavo. A seconda di quantogrande è la somma investita, il ricavo puòessere più o meno alto, ma gli elementi checoncorrono alla capacità di spesa inizialee poi alla vendita al minuto a mezzo del-l’esposizione e infine la vendita al detta-

glio, sono talmente tanti che si richiede unacerta esperienza per sapere scegliere ade-guatamente cosa comperare e come ven-dere. Una certa abilità la s’impara solo coltempo, senza scuola ma per esperienza.Oggi tuttavia i nuovi arrivati premono suimercati cittadini di tipo popolare per po-tere entrare nella contrattazione, e cosìesporre e vendere le proprie merci. Occor-re una licenza rilasciata dal Comune e ne-cessitano i documenti in regola; la primadelle due condizioni è puramente finanzia-ria, ma la seconda riguarda quello che po-tremmo chiamare «lo status dell’immigra-to», se dunque si sta parlando di un clan-destino o di un immigrato legalmente ri-conosciuto. Per quanto numerosi siano gliimmigrati clandestini che girano tra lebancarelle dei mercati, quelli che hanno idocumenti in regola, regolare permesso disoggiorno, attività commerciale avviata ericonosciuta, e possono dimostrare di ave-re pagato le tasse, eccetera, sono ormaiassai numerosi. Per lo più, provengono dapaesi dove il mercato è l’anima commer-ciale del villaggio e una certa predisposi-zione a vendere mercanzia popolare su unbanco è quel che hanno sempre visto farea casa loro, fin da piccoli. Quelli che pro-vengono dalla costa meridionale del Me-diterraneo, più o meno scuri di pelle, piùo meno marcati dai tratti antropologici chenoi definiamo «arabi» (naso pronunciato,carnagione scura, labbra accentuate, oc-chi nerissimi), sono quasi sempre la mag-gioranza. Ma non vendono cose arabe.Quel che vendono (come del resto tantialtri immigrati da paesi diversi), sono pro-dotti che fino a qualche anno fa non esi-stevano da nessuna parte. Infatti, essi ven-dono cose prodotte in Cina. Perfette imi-

tazioni di prodotti occidentali, una straboc-chevole quantità di nuovi tipi dello stessoprodotto (mille tipi di pinze, scarpe a nonfinire, orologi dal vetro arcuato che per-mettono anche ai miopi di potere leggereil quadrante con maggiore facilità, utensi-li da cucina d’ogni tipo, fiori finti, pentoledalle fogge più strambe, posate da tavola,pantofole, cianfrusaglie d’ogni genere…).Il mercato è antropologicamente cambia-to. Ovunque più mendicanti che chiedonol’elemosina, solo pochi dei quali, direi, es-sere italiani, e invece una vivacità vario-pinta e allegra, un vociare esagerato conaccenti mai sentiti, che offrono uva, pe-sche, mele, le ultime albicocche di stagio-ne…In un certo senso, il mercato, quello di unavolta dove chi vendeva cercava di stimo-lare il potenziale cliente esponendo qual-cosa che gli altri non avevano, tende a spa-rire. Per lo più un livellamento potente, edecisamente rivolto verso il basso, domi-na i mercati rionali, dove tutti vendono lestesse, identiche mercanzie. E che le ven-da un commerciante barese o un immi-grato dalla Nigeria, non cambia molto.Quel che invece muta è il tipo di climasociale, linguistico, folklorico, che si vie-ne a creare tra i banchi, dove una societàmultietnica avanza, settimana dopo set-timana colorando l’ambiente di un’origi-nale e curiosa umanità. Andare al merca-to oggi è più o meno come leggere un li-bro di antropologia. Anche i clienti ches’aggirano tra le bancarelle sono diversi.Donne africane dalle ampie gonne a fiorie dai turbanti esageratamente larghi intesta; altre velate in volto con il carrozzi-no per il figlio, riservate come suore; mas-saie e donne di casa italiane sottratte per

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il tempo del mercato alla loro quotidianasolitudine tra le mura domestiche e poivecchi pensionati che passano il loro tem-po osservando in silenzio, mentre giova-ni di Ceylon, pardon di Sri Lanka, offro-no a tutti fiori (stavolta veri, non di pla-stica), perché si sono specializzati in que-sto settore. La mattina, molto presto, sirecano al mercato all’ingrosso dei fiori elì comperano quelli di stagione. Confezio-nano poi graziosi mazzi che offrono aiclienti del mercato. Non hanno un ban-chetto proprio, essi sono i nomadi delmercato; passano attraverso la variopin-ta moltitudine dei curiosi e dei compra-tori con la loro bellissima mercanzia bian-ca e rossa. Sono discreti e piacevoli. Spes-so sono ragazzi giovani, e talvolta guar-dando quella loro «disperata vitalità»,quel loro ardore fiorito, li immagino at-tori di un film di Pasolini.

prezzi bassi, anzi bassissimi, è la crisi?

I prezzi che si possono vedere al mercatosono inesistenti nei negozi. Farebbero pen-sare a due economie diverse, quella per iricchi e quella per i poveri, come capita intante parti del mondo, oppure ad un veroe proprio crollo dei prezzi, nel senso chequelli del mercato non tengono il confrontocon quelli dei negozianti delle botteghe. Unesempio.Al mercato del venerdì che si tiene a LaSpezia (e che per quella città rappresentaun vero e proprio sempre nuovo evento ci-vile), il biglietto di carta da cinque euro sem-brerebbe già una somma da spendere concautela. C’è un’intera serie di banchetti chevendono biancheria intima da donna, ve-stiti per ragazzi, tendaggi d’ogni tipo, oltread un’infinita offerta di piccole cose per lacasa (strofinacci, patine, grembiuli…), edove ogni singolo capo costa un solo euro.Un euro, un euro! Solo un euro!, vocia ilvenditore da sotto il suo ombrellone da sole.Nelle città di mare, dove il porto è tradizio-nalmente l’altra stabile attrazione civile,giungono talvolta delle navi cariche di cu-riosa mercanzia. I rivenditori della mobiliadelle navi in disuso, spesso vendono magni-fici arredi. Tempo addietro, fu il caso diun’immensa nave russa che riversò sul mer-cato rionale tovaglie di misto lino e cotone,di pregevole qualità e fattura, a prezzi mi-nimi. Quali giri commerciali ci fossero sot-to, resta un mistero nascosto nei meandridei trasporti internazionali. C’è anche unfruttuosissimo mercato dell’usato che ri-guarda le posate argentate di navi dismes-se. Quest’articolo ha sempre uno strano sa-

pore da film. Sembra di potere mettere lemani su un servizio del quale si erano ser-viti Louis Amstrong o Laureen Bacall.Ma oramai sono le grandi navi che pro-vengono dalla Cina a scaricare sul merca-to merci d’ogni tipo a prezzi imbattibili.Le giovani coppie con poco danaro a di-sposizione, che vogliono mettere su casa,o vanno all’Ikea, o arredano la loro abita-zione ricorrendo a questo tipo di prodotti.

acquisti di caseggiato

Famiglie intere si coordinano per fare de-gli acquisti «di caseggiato»: quelli del se-condo piano comprano pomodori, uva epesche per tutti gli altri inquilini. Così conun solo giro al mercato, tutto il condomi-nio è servito a prezzi minimi. Poi, tocche-rà a quelli del terzo piano, e poi a quellidel quarto. E così via. Una sorta di nuovaeconomia domestica s’è venuta a consoli-darsi, per sfruttare l’occasione del merca-to rionale. Per le famiglie degli immigrati,si direbbe che questa sia un’occasione sen-za confronti.Molti immigrati provengono oggi dallaBielorussia, dalla Lituania ed Estonia, dal-l’Ukraina e dalla Polonia. Mai s’erano vistitanti tipi bianchi e slavi, che rapidamenteapprendono un buon italiano parlato comeuna cantilena slava. Giungono spesso conun passaporto comunitario europeo e simescolano tra di noi in modo più silenzio-so e meno appariscente che non i peruvia-ni o i colombiani. Sono più simili a noi intutto, e davvero viene un brivido nellaschiena se si pensa che, se la guerra fred-da non avesse tenuto e i due blocchi occi-dentale ed orientale si fossero scontratimilitarmente, queste faccine d’angelo cheoggi servono da dietro un bancone del baro che puliscono i vetri in città, abbassan-dosi a svolgere mansioni subordinate eprecarie, sarebbero potuti essere nostrinemici. La straordinaria, crescente multiet-nicità che ci circonda da vicino ci ricordala lezione di Levi Strauss: l’umanità non èuna gerarchia di popolazioni di cui alcunesono i capi ed altre i gregari, ma all’oppo-sto è un’infinita varietà di società composi-te al proprio interno e differenziate tra diloro, e che proprio da tale indefinita diver-sificazione traggono la propria identità col-lettiva. Non esistono superiori e inferiori,ma soltanto un’incredibile, variegata diver-sità antropologica, provvista di forme didignità diverse che tutte richiedono la no-stra attenzione e il nostro rispetto.

Giuliano Della Pergola

MERCATIRIONALI

StefanoCazzato V

orrei subito sgombrare il campoda un equivoco…Ho appena iniziato la lezione suNietzsche, in una delle tre scuo-le della mia «cattedra articolatasu più istituti» (si chiama così,

con la neutralità del linguaggio burocrati-co, la legge dello spezzone), che Adele, labidella, bussa ed entra in aula agitando stan-camente un foglio. Ogni suo arrivo è unacrepa nello scorrere regolare delle ore, l’an-nuncio di qualche attività extra o parasco-lastica che romperà, in un giorno non lon-tano, l’avvicendarsi delle odiate discipline.«Circolare, professore, è urgente, firmare,leggere alla classe e scrivere sul registro».«Le classi 5 F, 5 G e 5 H, impegnate nel pro-getto intercultura, assisteranno giovedì inaula magna alla prima di una serie di lezio-ni del professor Pellettier sul tema Quali di-ritti nell’era globale. Inter che? obietta Cinel-li, riemergendo dal suo torpore atavico. Fin-go di non sentire e quasi spingo Adele fuoridall’aula ansioso di riprendere la lezione.

«l’equivoco secondo cui Nietzsche sareb-be stato con il suo mito del superuomo ilprecursore del nazismo..

Sulla parola nazismo parte un “avanti po-polo alla riscossa, bandiera rossa trionfe-rà”». È il modo di reagire di Persichettiogni volta che sente la parola nazismo ofascismo. Temo che questa specie di rifles-so condizionato incontrollabile, eredità diuna lunga militanza di Persichetti nei cen-tri sociali, contagi l’intera classe ma non ècosì. Angelita Rios guarda fuori dalla fine-stra. Silvio Settini è convinto che ne ha fattifuori più Stalin che Hitler e che gliene fre-

ga poi a lui, che con la sua famiglia ha losfratto, della sociologia e della politica.Pomiatosky, durante le lezioni, legge ilRomanista, e forse è vero che la curva in-tegra più stranieri della scuola. La mag-gioranza minimalista approfitta della di-strazione generale per sbirciare sul cellu-lare qualche sms. Anche Abdul smanettasul cellulare o forse mi fotografa?Sento che citare Lukács a questo puntoprovocherebbe solo il riso, allora mi limi-to ad alzare la voce e riprendo a fatica.

«recenti interpretazioni sottolineano inve-ce che il superuomo non sia da leggersi inchiave darwinistica, in senso cioè biologi-co ma…

Questa volta Adele non bussa. Entra in classedirettamente. Me la ritrovo con la pancia at-taccata alla cattedra che sventola ammiccan-do agli studenti una nuova comunicazione:domani la classe entra alle dieci, manca laprofessoressa Angletti. Un boato scuote l’in-tero edificio scolastico. Si scatenano scene digiubilo e di commozione manco viste tra ipapa boys, pugni alzati e saluti romani si in-crociano confondendosi in un abbraccio ge-nerale. L’intercultura di Pellettier? Macché!Qui è la fratellanza universale, quella che su-pera odi e differenze di classe, di tifo, di etnia,di genere, a materializzarsi sotto i miei occhi.Persichetti e Settini siglano una tregua, nondurerà a lungo ma si godono, al grido di «An-gletti sei grande», questo dono inaspettato: lastrage di chimica è rimandata. Sto per arrab-biarmi ma la campanella salva la classe dal-l’ennesima nota. Nietzsche aspetterà. Doma-ni si cambia. Altra materia. Altra scuola diperiferia. Altra borgata. Sempre Roma.

Perché Lezione spezzata come titolo di questa nuova rubrica? Perché dà l’idea di un’interru-zione continua non solo dell’attività didattica ma anche del fatto che spezzati sono i rapportitra la scuola e la famiglia, tra la scuola e la società, tra ragazzi e insegnanti, tra gli stessiinsegnanti. Dà l’idea della transizione che stiamo attraversando, della difficoltà di far comu-nicare le persone. Spezzata fa pensare anche alla mancanza di un progetto educativo unita-rio, di una visione d’insieme, della scuola di oggi in cui, mi sembra, ognuno è un battitorelibero. Spezzata è proprio il contrario di lavoro collegiale, di persone che dialogano, chedecidono insieme. È questo disorientamento, questa perdita di identità, questo sentirsi fuoriluogo che prende un po’ tutti, dai dirigenti, ai docenti, ai ragazzi, ai genitori, che si vorrebberendere con questo occhiello. E poi spezzate, cioè fatta a spezzoni, sono ormai molte cattedredi colleghi disorientati che fanno fatica a costruirsi un’identità professionale. Infine spezzatasarà, come si può vedere da questo primo pezzo, la narrazione che riflette proprio la percezio-ne di una discontinuità e di una frammentazione crescente del lavoro educativo.

lezione spezzata

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molo che si affaccia all’orizzonte dellapercezione si presenta un po’ più promet-tente. La libertà con cui si disimpegnanoda azioni e compiti che strada facendosono diventati un pochino difficoltosi, ilpiacere di provare e sperimentarsi senzaprogetto e senza selezione,La condivisione basata sull’istante, sull’in-crocio di sequenze casuali di azioni e per-corsi, che altrettanto velocemente si smar-ca da qualunque legame più stretto o du-raturo.Il gusto per lo scherzo e lo sberleffo, il ge-sto clamoroso o paradossale sganciato daqualunque finalità diversa dalla meraesternazione, qui-ed-ora, quel che mi pas-sa per la testa o va di moda in tv. Il ridico-lo, il non-senso, l’enfasi sulla gaffe, sul-l’esclamazione, l’ appartenenza coagula-ta da un lessico, un frasario, un codicemimico o gestuale.E la ripetizione – in reale – delle gag vei-colate dal grande e dal piccolo schermo, icomportamenti imitativi dentro il grup-po, l’eccesso e l’amplificazione delleespressioni emozionali, la vita come uncartoon.È la sindrome di Alice, l’apoteosi dell’im-maturità, l’adolescenza interminabile,una delle più gravi, endemiche ed invisi-bili forme di disagio psicologico di mas-sa.Sta dilagando nelle società occidentali,trasversalmente ai ceti sociali, ai livelli

culturali, alle nazionalità. Come Alice,passiamo attraverso il presente con unaidea di fondo di questo tipo: ogni vogliava soddisfatta, ogni guaio che inavverti-tamente combino ha la sua via d’uscita,ogni trasformazione è reversibile, ogniporta che varco mi porta da qualche par-te. Leggermente impertinenti, col nasoall’insù e una beata incoscienza, senzamemoria e senza futuro.È un mondo – un modo – infantilizzato einfantilizzante.È la sindrome di Alice, la fanciulla incon-sapevole e stupefatta che viaggia da unluogo all’altro senza appartenere a nullae senza nulla definire. Soffre, certo, par-tecipa, anche, ma part-time, senza con-vinzione, senza profondità, come in so-gno, o come in un incubo.

realtà e rappresentazione

Come Alice nel Paese delle Meraviglie,l’oggi è fatto di frammenti e di maiusco-le, e ogni percorso è fatto di Incontri sin-golari, di Eventi da attraversare. Più cen’è, meglio è, più sensazione uguale piùemozione, la vita quotidiana come il ca-stello delle streghe al luna park, se nonc’è brivido non c’è storia. Tutto il resto ènoia.Attenzione, però. Perché anche il brividodevo poterlo inquadrare in questa leggedella completa reversibilità degli effetti,

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COSE DA GRANDI

la sindromedi Alice

RosellaDe Leonibus D

Inizia con questo numero diRocca una nuova rubrica, de-dicata ai temi psicologici delpassaggio tra giovinezza edetà adulta. Vuole essere unasosta per riflettere, uno spa-zio per proporre domande eattivare consapevolezze, de-clinato, come d’abitudine, sulconfine tra il mondo interio-re delle persone ed i contestiambientali.Soggetti del discorso saran-no gli eventi, le vicende – eanche gli ostacoli – che fan-no da marcatori nel percor-so, più o meno lineare, checonduce alla costruzione delsé adulto.

ue autori e due libri diversi, dueparadigmi a confronto per co-minciare, messi uno accanto al-l’altro, tanto per.Primo. Lo psicologo AbrahamMaslow, nel suo libro La psicolo-

gia dell’essere, pubblicato in Italia all’ini-zio degli anni ’70, con molto ottimismo emolta precisione, dopo aver indicato unaordinata e chiara gerarchia dei bisogniumani, e dopo aver precisato che è pro-prio dall’aver perseguito la soddisfazionedei bisogni cosiddetti superiori, ed in par-ticolare di quelli di autorealizzazione, chesi può formare quella struttura psichicache va sotto il nome di maturità, non an-cora contento, ci descrive in bell’ordinedieci caratteristiche della personalitàadulta.A leggerle oggi, più di trenta anni dopo ein un altro millennio, fanno un certo ef-fetto. Allora le metto in ordine sparso,perché altrimenti ci potrebbe venire ildubbio che si stia parlando dei Vulcania-ni di Star Treck. Troviamo cose del tipo:una percezione chiara ed efficace dellarealtà, una certa integrazione della per-sona al proprio interno, una identità per-sonale salda, una autonomia e capacitàdi essere unici e singolari, una certa obiet-tività, un sé reale e realistico, una buonacreatività, una certa concretezza unita allacapacità di astrazione, una struttura de-mocratica del carattere e, udite udite, la

capacità di amare.Secondo. Lo scrittore e matematico LewisCarrol, nel 1865 si trovò a scrivere un li-bretto, nei suoi intenti destinato ad edu-care l’infanzia, Le avventure di Alice nelpaese delle meraviglie e, senza forse nep-pure saperlo, scrisse invece uno dei piùfelici e universali trattati sull’adolescen-za e i suoi percorsi. Tra l’altro ai suoi tempil’adolescenza non era stata ancora inven-tata.Ancora oggi Alice ci parla, forse più a noiadulti che ai bambini e alle fanciulle, e ciracconta come, ritrovandoci da soli oltrelo specchio, a metà tra sogno e realtà, nelsottile confine tra le possibilità reali e l’im-maginario, possiamo sperimentare unmondo magico, pieno di novità sensazio-nali e di cose incomprensibili, di pericolie di sorprese, di incontri e di avventure.E di lezioni di vita. È una prova iniziati-ca, l’avventura di Alice, la prova iniziati-ca che è scomparsa dalle nostre vite.

infanzia e infantilizzazione

La splendida curiosità dei bambini pic-coli, che prendono in mano e toccano eaprono e smontano tutto quanto capitaalla loro portata, e mentre adesso lo vo-gliono tutto e subito, tra un quarto d’ora,con disinvoltura incredibile, cambianogiocattolo, interrompono a metà quelloche stavano facendo appena il nuovo sti-

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PAROLE CHIAVE

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legalitàa legalità è uno status entro il qualei membri di una comunità, essendo-si dotati di un quadro legislativo enormativo preciso, vivono ad essoadeguandosi. Ciò comporta, ovvia-mente, sanzioni e punizioni per i

trasgressori.Scrive Cesare Beccaria che «le leggi sono lecondizioni colle quali uomini indipendenti edisolati si uniscono in società, stanchi di vive-re in un continuo stato di guerra e di godereuna libertà resa inutile dall’incertezza di con-servarla. Essi ne sacrificano una parte pergoderne il restante nella sicurezza e tranquil-lità. La somma di tutte queste porzioni di li-bertà sacrificate al bene di ciascuno forma lasovranità della nazione».Per contro la nebulosità delle leggi e l’incer-tezza riguardo alle giurisdizioni costituisco-no il brodo di coltura dell’illegalità. La legali-tà perciò, per non contraddire lo Stato di di-ritto, esige chiarezza riguardo le norme. Ciòcomporta un preciso quadro di riferimento,cui i tutori della legge devono attenersi: chisono questi tutori, come, quando e dove eser-citano il loro mandato, con quale criteriocomminano le sanzioni. Senza simili regolec’è dispotismo, con un principe che può ar-bitrariamente punire senza misura e senzalimiti.Per essere credibile agli occhi dei cittadini,inoltre, la legalità è necessario appaia fonda-ta sulla razionalità del diritto. Essa deve com-portare, per chi la viola, pene giuste e certe.Tale condizione è essenziale per una societàdemocratica, onde impedire che cresca neicittadini l’esigenza di farsi giustizia da soli, oil sorgere di entità incontrollabili da parte deipubblici poteri che impongano una loro «le-galità». Il monopolio della legalità deve per-ciò essere saldamente mantenuto nelle manidel legislatore. Tale monopolio costituisce unagaranzia per il bisogno di sicurezza di tutti icittadini, e una difesa dei loro diritti, speciedei più deboli. La legalità è anche condizio-ne fondamentale per favorire la crescita e laprosperità economica di una comunità.Il regime di legalità comporta che anche i le-gislatori e i governanti si assoggettino alleleggi. A volte però succede che alcuni legisla-tori pensino di ampliare il dominio della le-galità semplicemente decretando legale ciòche prima legale non era.

RomoloMenighetti L

Ciò precisato, si deve però osservare che spes-so, nella storia, al fine di conquistare supe-riori livelli di equità e giustizia, risultò esse-re necessario che persone e movimenti agis-sero al di fuori della legalità per modificaresituazioni formalmente «legali».Così è stato, ad esempio, con la Rivoluzio-ne francese. Questa, a un regime che consi-derava legale la diversità tra individui pernascita, che riconosceva un diverso gradodi libertà a seconda del censo, e che accet-tava come naturale il dominio del forte suldebole, impose con la violenza l’uguaglian-za, la libertà e la fraternità come valori uni-versali. Mazzini e Garibaldi, indiscussi pa-dri dell’Italia unita, vissero e operarono alungo nell’illegalità, con una condanna amorte pendente sulle loro teste. I partigianiche diedero vita e sostanza alla Resistenzasu cui si fonda l’Italia repubblicana eranochiamati «ribelli», e condannati alla fucila-zione dai tutori della legalità repubblichinae nazista. Don Lorenzo Milani fu condan-nato quarant’anni fa a norma di legge peraver sostenuto un diritto – quello di non ad-destrarsi ad uccidere – oggi formalmente ri-conosciuto.Non tutti gli atteggiamenti considerati inun dato momento illegali sono dunque daconsiderarsi negativi. Una certa illegalitàemergente può essere indicatrice di un’esi-genza di migliori e più equi riassetti socia-li, che il legislatore saggio deve saper cor-rettamente leggere ed interpretare comestimolo al cambiamento, senza peraltroindulgere a fronte dell’illegalità fino a quan-do tali cambiamenti non sono stati forma-lizzati. Anche perché la tensione a concre-tizzare e a formalizzare il cambiamento daun lato stimola e incalza il cittadino a por-si in continuo atteggiamento di responsa-bile partecipazione nei confronti della cosapubblica e dall’altro costringe i pubblicipoteri a non eludere, ma ad affrontare iproblemi.A volte dunque l’illegalità si colloca su quelcrinale che gli studiosi della complessità chia-mano la frontiera del caos, laddove e quan-do il caos sfuma evolvendo in un nuovo, piùricco ed articolato ordine. Ma perché sorti-sca tale positivo sbocco, il processo evoluti-vo non deve mai compromettere il fonda-mentale legame tra etica e politica.

dello stesso Autore

PSICOLOGIA DEL QUOTIDIANO

(vedi pagg. 2 e 37)

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devo poterlo percepire nello stesso tem-po un po’ più e un po’ meno che reale. Unpo’ più che reale perché mi deve – sem-pre, ancora – poter sorprendere e spiaz-zare, darmi una scossa e un po’ d’adrena-lina anche sul tram. Ma anche un po’meno che reale, perché devo poter man-tenere la sensazione che alla fine è soloun gioco. Ho bisogno di questa strizzati-na dell’occhio che mi rassicura che sia-mo nella rappresentazione della realtà.Non nella realtà vera.Cerco di spiegarlo meglio: da un lato lafinzione pura e semplice non mi aggan-cia, è troppo vistosa la scenografia di po-listirolo. Dall’altro lato la realtà vera e pro-pria è troppo un dato di fatto, e domanimi ritroverei a fare i conti con le conse-guenze di quel che avrò combinato oggi.È proprio questa sensazione di responsa-bilità che non voglio sulle spalle, neppureper un minuto.Questa dimensione di realtà intermedia,rappresentata, appunto, è quella che mista a pennello. È il mio spazio per prova-re qualunque cosa, come gli adolescentiin gita scolastica, è il mio come se, la miapalestra di prove ed errori. Per questo, ca-pite, ogni forma di realtà virtuale mi at-trae così tanto. È proprio esattamentequella terra di mezzo che mi permette digiocare ancora un po’ prima di.Prima di crescere, prima di accettare ilcambiamento della età adulta, prima distaccarmi dai miei sogni, prima di assu-mermi qualunque impegno di lungo ter-mine, prima di accettare i miei limiti, pri-ma di dover fare i conti davvero e ineso-rabilmente con quel-che-sta-là-fuori.È il mio limbo privato, molto popolato eattraente, venite.Ci sono mille possibilità di entrarvi. Po-tete vestire come dei teen agers fino allaterza età.Potete seguire le fiction televisive e im-medesimarvi completamente, come sefoste là con gli attori, pardon, i protago-nisti.

COSEDAGRANDI

Potete scegliere il giovanilismo nel lin-guaggio, nello stile di vita, nella gestionedel denaro, negli stili di consumo. Potetevivere in accelerazione, macinando input,informazioni, pseudo-esperienze come unaffamato davanti ad una tavola imbandi-ta.Eccitati e concitati.Confusivi e iperattivi.Logorroici e ipomaniacali.Quando poi vi doveste svegliare un po’depressi, per favore trovate qualcosa pertirarvi su alla svelta, oppure uscite di sce-na.

Alice e la morte

Un terzo autore, un terzo libro, stavoltacontemporaneo.Zygmunt Baumann, nel saggio La societàsotto assedio, parla del capriccio e dell’in-saziabilità come parole chiave per la vitaquotidiana, come motori a energia uma-na per tenere alta la velocità di ricambiodei prodotti di consumo sui mercati.Se poi il capriccio e l’insaziabilità traci-mano dai mercati e dilagano nelle rela-zioni intime, si installano nelle non-scel-te del vivere quotidiano, è naturale, è bel-lo perfino, così quel che mi delude, quelche non mi va, lo posso sempre cambia-re. E il presente, che è fatto di attimi, lostiro e lo dilato e lo faccio durare vent’an-ni.E la fine, il limite, il confine, li ignoro peri successivi venti.Se li incontro, potrò sempre, come Alice,pensare che era un sogno, e quando misveglierò sarò al sicuro dall’altra parte del-lo specchio. O no?Mi sono dimenticato/a della morte? Misono illuso/a di starne alla larga? Ma al-lora è proprio come dicono questi striz-zacervelli fuori ordinanza, che questanostra (occidentale e post industriale) èun’epoca – una società – pervasa, intrisae farcita di angoscia di morte, di sindro-me della fine.È un’epoca che sente la Vita di tutti gliesseri minacciata ogni giorno in millemodi, è un’epoca che ha scoperto che que-sto modello di società e di economia nonsono capaci di garantire nessuna felicitàoltre quella tiepida del benessere – e nonè detto che possano assicurarci più a lun-go neppure questa – e questa faccenda del-l’infantilismo è solo un illusorio, gigante-sco, collettivo, cieco, modo di fuggire daquesto sentimento?

Rosella De Leonibus

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è dolore senza significato, perché è priva dilogica e di compassione: è la violenza checolpisce il mondo in ogni sua manifestazio-ne e che estende la sua ombra scura e den-sa su ogni essere vivente, senza distinzioni.In filigrana, dietro l’accostamento delle duesofferenze, quella dell’anziano e quella del-l’asino, è piuttosto semplice intravedere ilQohelet, là dove si afferma: «Infatti la sor-te degli uomini e quella delle bestie è lastessa; come muoiono queste muoionoquelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. Nonesiste superiorità dell’uomo rispetto allebestie, perché tutto è vanità (…)» (5).E Gershom, che ha passato da tempo i cen-t’anni, che vive sospeso tra il mondo deivivi e quello dei morti, che invidia la mo-glie defunta perché sottoterra attende se-renamente il Messia, è forse l’unico perso-naggio della comunità ad aver compresoche l’uomo e l’animale condividono lo stes-so destino e che la sofferenza è uno scan-dalo in sé. Così, quando Sam, in un enne-simo momento di cieca e irrazionale ira,marchia a fuoco il manto del povero ani-male, colpevole solo di aver emesso un ra-glio di spavento, Gershom si getta tra Same l’asino, subendo la stessa sorte sul gomi-to alzato per proteggere il volto.

l’asino che consola

Una volta cessato l’impeto violento di Sam,il vecchio, confuso e febbricitante, si va asdraiare sul suo pagliericcio e comincia adelirare. Nel dormiveglia, confonde i bat-titi intensi del suo cuore sia con il rumoredei passi della moglie, che con quelli diSam, provando sentimenti alterni di grati-tudine e di spavento, per poi rendersi con-to della sua solitudine. È a quel punto chesi accorge di non essere solo, che qualcu-no si sta prendendo cura di lui, facendogliavvertire il tepore della vicinanza: si trattadell’asino, che lentamente gli passa la lin-gua sulla faccia. Così Gershom decide dichiamare l’animale Menachem (colui checonsola), conferendo piena dignità all’es-sere che, unico tra i viventi, è stato capacedi fargli sentire un po’ di calore e di vici-

nanza. L’affetto dell’asino è ciò che permet-te all’anziano di rimettersi in piedi e di ri-prendere i suoi lavori forzati nei campi,perché diviene una nuova ragione di vita,un nuovo senso nel buio opaco ed impe-netrabile dell’insensatezza.La piccola luce dell’amicizia che lega il vec-chio all’animale è capace di conferire quel-l’indispensabile senso di speranza necessa-rio a ciascuno per esistere, per continuarea credere nella vita anche quando tutto tra-ma affinché essa sembri inutile e vuota. Èper questo che, quando il rabbino Zipkin,pentitosi di aver avallato lo scambio traGershom e i Petscher, offre solo al vecchiola possibilità di andare a vivere a casa sua,dichiarando di non poter prendersi curaanche dell’asino, Gershom rifiuta, afferman-do che gli animali sono stati creati primadegli uomini e che, quindi, «Dio nella crea-zione ha dato loro la precedenza» (6), pre-cedenza che andrebbe rispettata sempre.

gli animali testimonierannocontro gli uomini

È poi nell’episodio in cui Hanna, la mo-glie defunta dell’anziano, gli appare in so-gno, che il racconto si apre alla sua paginapiù intensa e toccante. La domanda cheGershom rivolge alla consorte riguarda lasalvezza: «Ci sono anche gli asini nel Giar-dino dell’Eden? (7)». Hanna – osserva conun tocco di poesia la Friedman – rispondesenza dischiudere le labbra: «(…) Ci sonoasini e pecore, galline e cani, passeri e in-setti di ogni tipo. Come qui da voi. Nel Gior-no del Giudizio testimonieranno contro gliuomini, contro coloro che hanno affogatouna nidiata di gattini, contro coloro chehanno dato di speroni a un cavallo senzache ce ne fosse bisogno, o che hanno pro-curato dolore a qualsiasi altro animale» (8).Valgano a questo proposito le belle parole diPaolo De Benedetti, il quale, riprendendo letesi di Michel Damien, si chiede se il cri-stianesimo non sia rimasto eccessivamentevittima del suo furore antropocentrico, os-sia di una cultura filosofica che lo ha porta-

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CULTURE E RELIGIONI RACCONTATE

l’amante bigioel mondo ebraico, l’esercizio delracconto non ha solo valenze let-terarie, ma rappresenta ancheun’esigenza di carattere religio-so. La Torah, infatti, apre duegrandi vie avanti a sé: la prima,

quella della halakhà, è normativa, vincolan-te, precettistica; la seconda, quella dellahaggadà, è omiletica, narrativa ed esplicati-va. I due percorsi sono entrambi fondamen-tali perché, se da un lato la Torah scritta eorale contiene quella volontà di Dio a cui gliuomini devono uniformarsi, dall’altro quel-la stessa volontà deve venire spiegata,contestualizzata attraverso il racconto, chene moltiplica le possibilità di interpretazio-ne, mettendone in risalto la complessità (1).Nei racconti, poi, non è mai l’asse narrativoin sé ad avere la precedenza, ma piuttosto èil messaggio di fondo ad essere centrale: perquesto, spesso, i racconti possiedono un an-damento digressivo e presentano un ampiospettro di personaggi, tutti necessari all’eco-nomia del racconto, ossia del messaggio, enello stesso tempo un po’ stranianti per illettore abituato ad essere accompagnato permano dentro la narrazione dallo sguardoonnisciente del narratore.

racconti ebraici

Carl Friedman (2) si è ispirata proprio aquest’anima profonda delle sue radiciebraiche nel comporre i tre racconti dellaraccolta L’amante bigio, che profumano dicultura popolare chassidica e midrashicae nei quali la tematica comune dell’amoresi intreccia con riflessioni di carattere in-tensamente religioso e spirituale (3).Il primo racconto, quello che dà il titolo allibro, è sicuramente di grande impatto siaper l’ambientazione – il paesino di Slom-niki, nel quale i ritmi della comunità cri-stiana si intrecciano, e a volte si scontrano,con quelli della piccola comunità ebraica –sia per la storia, a tratti paradossalmenteironica, a tratti tristemente realistica. Il rac-conto, infatti, narra la storia di un ultracen-tenario ebreo, Gershom, che, rimasto ve-dovo, viene affidato dalla comunità ai co-

niugi Sam e Rechel Petscher, i quali si of-frono di accudirlo con l’assicurazione delrabbino Zipkin di ricevere in usufrutto i benidell’anziano. I Petscher, tuttavia, non han-no alcuna intenzione di prendersi realmentecura del vecchio e, approfittando del suostato di confusione mentale, lo obbligano acoltivare il loro campo, con l’ausilio di unasino, comprato con i soldi dell’anziano. Èa questo punto che il racconto si apre adun tenero lirismo, raccontando come na-sca una preziosa amicizia tra Gershom el’asino, e come tale rapporto sia capace disalvare l’anziano dalla pesantezza dei ricor-di e dalle violenze subite in casa Petscher.Sia Gershom che l’asino, infatti, sono vitti-me innocenti delle percosse di Sam, ubria-cone e pigro: Gershom è costretto a lavora-re duramente fino al tramonto; l’asino vie-ne picchiato semplicemente per il gusto difarlo. La violenza è, in questo caso, direttaconseguenza del potere; è una fulgida di-mostrazione di cosa significhi detenere unpotere assoluto, ossia svincolato da ogni li-mite. E il commento del narratore non puòche essere venato di una sottile e amara iro-nia quando, riferendosi al vecchio, osservache «Dio ama i deboli con tutto il cuore,ma aiuta chi ha il potere in mano» (4) .

violenza e delirio

Così, con questa graffiata, la Friedman è ca-pace di condensare tutta l’insensatezza delmondo e della storia che continuano a mo-strare infinite contraddizioni, ma è anche ingrado di svegliare la coscienza di Dio davan-ti alla sofferenza, chiamandolo direttamen-te in causa senza accusarlo apertamente.La domanda di senso che si agita in contro-luce, tuttavia, è legittima, anzi, fondamen-tale per chiunque non voglia annacquare lapropria fede in formulari e frasi stereotipa-te, ma, al contrario, intenda confrontarlacon le grandi questioni della vita in un’otti-ca giustamente allargata e non soffocata daun antropocentrismo improponibile.La violenza che colpisce Gershom e quellache strenua l’asino è la medesima, perché èil male che si riversa sull’innocente, perché

MarcoGallizioli N

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FATTI E SEGNI

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EnricoPeyretti Ail cuore umano è un abisso

spetti - Quando sento parlare ilpessimista, vedo il buono dellecose. Quando sento l’ottimista,vedo l’aspetto tragico. Grandezzae miseria dell’uomo. Valore e va-nità di tutte le cose. Bellezza e ca-

ducità di ogni costruzione.Chi vede solo il primo aspetto si illude. Chivede solo il secondo dispera. Cercare quelche non si vede è intelligenza.

Esperimenti – Siamo tranquillamente fal-libili. Facciamo conto sulla correzione fra-terna e sulla misericordia. Non ridurremola vigilanza sui nostri atti e parole, ma nonsaremo nell’ansia di perdere una irrepren-sibilità che non abbiamo. Oseremo direquello che pensiamo perché ci sembra veroe giusto, grati a chi completerà e correg-gerà il nostro contributo alla comune ri-cerca, al comune cammino, ai generali«esperimenti con la verità», come Gandhichiamava la sua vita di «comune mortaleche procede dall’errore verso la verità».

L’essenziale – Ripensare Dio, la fede, il cri-stianesimo. Sì e no. L’essenziale c’è, lo co-nosciamo, ne viviamo, come lo conosce-vano i cristiani di tutti i tempi e culture.Saranno da riformulare le interpretazio-ni, le espressioni. Ma il vivere viene primadel dire la vita. Dire è necessario, ma nes-suna parola dice la vita come il viverla. Cisono urgenze, precedenze.

Laicità – Occorre capirsi tra chi pensa di po-ter credere in Dio, e chi no. Bobbio, che eradetto «il papa laico», poneva le grandi doman-de, ineludibili. Il cardinale Martini gli ricono-sceva la giustezza di quelle sue parole: «Ladifferenza più importante non è tra chi credee chi non crede, ma tra chi si interroga e chinon si interroga sulle grandi doman-de». Quando Bobbio, nel testamento, parla-va della «religione dei padri», diceva la pe-renne inquietudine del cuore umano, che èun abisso, sia in giù che in su. Il laicismo siisterilisce se contesta e confonde lo spiritoreligioso col potere religioso. Questo, poi,devono contestarlo anzitutto i credenti, per-chè il potere danneggia la fede. Ma che viva-no la libertà dei figli di Dio, non intristiscanonella schiavitù della legge, e non si esaurisca-no nel ribellarsi. Vivere la fede, più che l’orga-nizzazione della fede. Servire e curare e con-testare il mondo, cioè amarlo, più della chie-sa. Affinché la chiesa, che siamo tutti, serva,curi e contesti il mondo, cioè lo ami. Tuttiinsieme, nella laicità, senza tappabuchi né

desertificazioni, responsabilmente.

Mistero – Dio è il nome che diamo alla realtàulteriore a noi, del tutto ulteriore, eppurepresente e vicina, più in-sistente che e-sisten-te. L’uomo è un essere aperto: «una creaturafatta di nulla, che, stranamente, confina conDio» (Claudio Napoleoni, Cercate ancora, p.27: era un economista, non un teologo). Con-fine è con-tatto. O ci pensiamo galleggiantinel nulla, senza alcun senso né cammino,oppure con-fidiamo nel mistero, più realedi tutte le concretezze in cui ci arrestiamo,grandi quanto l’orma del nostro piede. Ilmistero è parola silenziosa, è luce buia eabbagliante. Islamicamente abbandonarsi ècosa da non escludere superbamente, per-chè è più vitale e comunicante del voler ca-pire e interrogarsi e scervellarsi, che pure ècosa grande, da fare: unum facere et aliudnon omittere. Noi non siamo tutto. C’è Altri(dal mio prossimo più casuale, anche nemi-co, fino a Dio). Qui è l’inizio della sapienza,della pace, della nonviolenza.

Morire – Si legge la Scrittura, di buon mat-tino, come un minatore scava nel buio, esposta terra e terra grigia, e roccia e roc-cia dura, e ad un tratto qualcosa scintillanella massa, e quella piccola cosa lucenteè il valore di tutta la massa, e della fatica,e della ricerca: «Non possono più morire»(Luca 20,36). Perché Dio è Dio dei viventi,e non dei morti. Non hanno bisogno digenerare figli, legge di questa vita caduca,perché non possono più morire.

Specialmente – Dio ci ama non perché sia-mo buoni, ma proprio perché siamo pecca-tori e cattivi. Perciò possiamo e dobbiamoamarci fra noi non solo quando siamo ama-bili, ma anche quando non lo siamo affat-to, cioè siamo odiosi. Specialmente chi nonè buono ha bisogno di essere amato. Spes-so non è buono perché non è amato. L’uni-co modo perché liberi e sviluppi la bontàche nasconde e conculca in sé, è amarlo.

Sulle acque – Camminare sulle acque (fat-to reale o simbolico, non mi interessa) si-gnifica che la fede è in rapporto con l’abis-so, è non paura del male. Gesù dimostra lasua fede, la chiede a Pietro, lo rimproveraperché ne ha poca, pur se invoca salvezza.È questo il miracolo più ironizzato, perrifiutare l’invito al coraggio della fede. Percapire quel segno devo anch’io, come Pie-tro, camminare sull’acqua.

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to ad elaborare un pensiero estremamentedebole sul creato e sul mondo animale, con-siderati ininfluenti nel disegno di salvezza,in virtù di un’esasperata attenzione sull’uo-mo» (9). Il cristiano, infatti, ha sempre as-segnato a se stesso il ruolo protagonisticonella creazione, dimenticando la propriaanimalità in ragione di una presunta supe-riorità di sé su ogni altro essere vivente. Conquesta precomprensione del mondo, i cri-stiani per secoli hanno continuato, e per cer-ti versi continuano, il loro monologo auto-referenziale su Dio, sulla sofferenza e sullasalvezza, senza inserire alcun riferimentoal resto della creazione. Certamente l’uomo,creato a immagine e somiglianza di Dio, ri-ceve nella Bibbia il mandato di governare eanche di redimere, attraverso la sua tutela,la Creazione stessa, «(…) ma l’uomo, che èanche animale, come potrà redimere ciò chenon ama e non considera coinvolto nell’in-tenzione divina? (10)».

il mistero di uno sguardo

Il vecchio Gershom, invece, ha compresoche l’amore di Dio riveste l’intera creazio-ne e si irradia su tutte le creature, ugual-mente degne ai suoi occhi. Ha capito chenon è possibile attraversare il mondo rite-nendosi eccezionali, ma è necessario in-chinarsi davanti al mistero che contienelo sguardo di un animale, perché anche inesso si rivela la bontà di Dio. Per questomotivo, il racconto si chiude con l’imma-gine tenera e insieme ironica di Gershomche modula un raglio nel tentativo impli-cito di parlare la lingua dell’asino. L’anzia-no comprende che è necessario piegarsiverso l’altro in un profonda empatia, an-che se questo «altro» è un animale. Capi-sce che il mondo è troppo complesso se sivuole analizzarlo con l’intento di organiz-zare il senso in un sistema e, insieme, cheè molto semplice, autentico e intenso,quando ci si lascia andare alla potenza del-l’amore, di un amore che, pur scorrendosotto molteplici forme, mantiene sempreun’identica matrice. Sorpreso dal raglio,

l’asino si leva sulle zampe e tenta di ab-bracciare l’anziano, ma finisce con l’ucci-derlo, schiacciandolo sotto il suo peso. Maanche l’asino Menachem esce male dal suoslancio, rompendosi entrambe le zampeanteriori e rimanendo incastrato in un ab-braccio mortale al corpo di Gershom finoa che non viene chiamato il macellaio conil compito di abbattere l’animale.

l’amore miracolo della creazione

Due morti cruente, quindi, chiudono il rac-conto, anche se, nella trama sottilissima diquesto apologo, emerge chiaramente che ilvero intento narrativo dell’autrice non è quel-lo della tragedia, ma di una leggera comme-dia della vita, di un’esistenza in cui la solitu-dine e l’amarezza possono venire salvate dal-l’amore gratuito di un animale. E, sullo sfon-do, sembra echeggiare la provocazione di DeBenedetti, quando ci invita a riflettere sevalga di più la differenza razionale che cisepara dal mondo animale o, invece, non siapiù importante la sostanziale uguaglianza ditutto il mondo vivente, che è da individuarenella capacità di soffrire.Se, poi, la sofferenza è il vero scandalo dellacreazione, l’amore ne è l’autentico miraco-lo, perché è ciò che rende capaci di attraver-sare la foresta dell’esistenza, permettendo diringraziare per il dono della vita anche nellasofferenza; è ciò che ci consente di guardarein faccia la morte, con tutta la sua cruda in-sensatezza, e insieme sperare, ebraicamen-te, che un giorno il Signore soffierà nuovavita in chi si è assopito nella polvere.

Marco Gallizioli

Note

(1) Per un approfondimento, si veda: R. Pacifi-ci, Midrashim. Fatti e personaggi biblici, Mariet-ti, Genova 1986.(2) Carl Friedman è nata nel 1952 a Eindhovene attualmente vive ad Amsterdam. La criticainternazionale la considera una delle miglioriscrittrici olandesi contemporanee. Ha pubbli-cato anche il bellissimo romanzo autobiogra-fico: Come siamo fortunati, Giuntina.(3) C. Friedman, L’amante bigio, Giuntina, Fi-renze 2001, pp. 5-41.(4) Ib., p. 18.(5) Qo 3, 19-21.(6) C. Friedman, op. cit., p. 33.(7) Ib., p. 36.(8) Ib., p. 36.(9) Cfr. M. Damien, Gli animali, l’uomo e Dio,Piemme, Casale Monferrato 1987, p. 28, citatoin: P. De Benedetti, E l’asina disse…, Qiqajon,Magnano (Bi) 1999, p. 10.(10) P. De Benedetti, op. cit., pp. 53-54.

CULTUREE RELIGIONIRACCONTATE

dello stesso Autore

LA RELIGIONE FAI DA TEil fascino del sacro nel postmoderno

(v. pag. 36)

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la presunzione dello scientismo, che am-metteva come unico ambito e metodo diconoscenza quello delle scienze della natu-ra, oggi tutti riconoscono che «le scienzeformano e determinano, i rapporti interu-mani, ma determinano così radicalmenteanche la vita del singolo che, a ragione, sipuò definire la nostra epoca come una epo-ca scientificizzata» e che oggi il mondo «èdiventato dialettico, cioè polivalente, e pro-prio in base alla scientificizzazione» (Schul-tz W., Le nuove vie della filosofia contempo-ranea, 1: Scientificità, Marietti, Casale Mon-ferrato 1986, p. 127 e p. 204).Scendendo nei particolari la GSp precisache il cambiamento deriva, come dato fon-damentale, dal passaggio da una «concezio-ne piuttosto statica dell’ordine ad una con-cezione più dinamica ed evolutiva» (GSp 5,EV 1329). Per questo il Concilio ha solleci-tato con insistenza i credenti a tenere con-to di questo cambiamento profondo, per-ché, a suo giudizio, ne sarebbe derivato «unformidabile complesso di problemi» cheavrebbero richiesto «analisi e sintesi nuo-ve» (GSp 5, EV 1329).Secondo la prospettiva statica per conoscerela perfezione bisogna guardare indietro; ora,secondo quella dinamica, occorre guardareavanti e protendersi verso il futuro. Le for-mule di fede che ci sono pervenute sono tuttenate all’interno di un orizzonte culturale sta-tico. Di qui nasce l’urgenza della nuova evan-gelizzazione, perché le formule del passatorischiano di non essere più comprese.Nel 1999, un articolo di Salman Rushdiemetteva in ridicolo il movimento creazio-nista americano che si richiamava alla bib-bia per contestare l’evoluzionismo biologi-co. Con fine ironia scriveva:«È possibile che la cultura americana, noto-riamente così amante delle armi, finisca perusarle anche contro la conoscenza? Da par-te nostra, non dobbiamo sentirci troppo sod-disfatti. La lotta contro l’oscurantismo reli-gioso, che molti credevano vinta da tempo,sta infuriando nuovamente, ancora più vio-lenta di prima. Il linguaggio politichese im-perversa. La stupidità prolifera ovunque. Igiovani parlano della vita spirituale come sefosse un accessorio di moda. Forse siamoalla vigilia di una nuova epoca oscura. Som-mi sacerdoti e grandi inquisitori tramanonell’ombra. Ritornano gli anatemi e le per-secuzioni.» (Dal sito www.cicap.org/piemon-te). Non sembra avere avuto tutti i torti.

l’attenzione al linguaggio

La Costituzione pastorale ha rivolto ancheuna particolare attenzione al linguaggio. Tra

l’altro nota che Gesù, ha adoperato «lin-guaggio e immagini della vita quotidiana»(GSp 32 EV 1 1419). Osserva poi che la chie-sa «fin dagli inizi della sua storia, imparòad esprimere il messaggio ricorrendo aiconcetti e alle lingue dei diversi popoli; e inol-tre si sforzò di illustrarlo con la sapienzadei filosofi: allo scopo cioè di adattare, quan-to conveniva il Vangelo, sia alle capacità ditutti, sia alle esigenze dei sapienti. E taleadattamento della predicazione della paro-la rivelata deve rimanere legge di ogni evan-gelizzazione. Così, infatti viene sollecitatain ogni popolo la capacità di esprimere se-condo il modo proprio il messaggio di Cri-sto e al tempo stesso viene promosso unoscambio vitale tra la chiesa e le diverse cul-ture dei popoli» (GSp 44 EV1 1461). Con-cludeva perciò: «È dovere di tutto il popolodi Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi,con l’aiuto dello Spirito santo, di ascoltareattentamente, discernere e interpretare ivari linguaggi del nostro tempo, e di saperligiudicare alla luce della parola di Dio, per-ché la verità rivelata sia capita sempre piùa fondo, sia meglio compresa e possa veni-re presentata in forma più adatta» (ib).A questo proposito ha fatto una afferma-zione molto impegnativa. Scrive infatti che«allo scopo di accrescere tale scambio, so-prattutto ai nostri giorni in cui i cambia-menti sono così rapidi e tanto vari i modidi pensare, «la chiesa ha bisogno particola-re dell’aiuto di coloro che, vivendo nel mon-do, sono esperti nelle varie istituzioni e di-scipline, e ne capiscono la mentalità, si trattidi credenti e di non credenti» (ib.).In questo ambito il cammino è stato moltolento, anzi, a parte alcuni lodevoli episodi,(si pensi alla Cattedra dei non credenti delCardinale Martini a Milano) in genere nonsi sono create strutture d’ascolto capillari.Il Magistero ha anche sentenziato su pro-blemi concreti di carattere politico o mora-le senza coinvolgere direttamente quei lai-ci che, vivendo in un orizzonte di fede leloro competenze, erano in grado di valuta-re dal di dentro le situazioni e offrire indi-cazioni concrete.È però comprensibile che cambiamenti distile e di metodo ecclesiale così diversi daquelli praticati nei secoli scorsi richiedanomolto tempo per essere recepiti. Quarantaanni sono troppo pochi. Ma dato il ritmoveloce dei processi culturali non si deve at-tendere oltre perché la situazione non de-generi, come successe nel secolo XVI quan-do la riforma della chiesa fu troppo a lungorimandata.

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TEOLOGIA

scienza e linguaggionella

Gaudium et Spesono quaranta anni dalla conclusio-ne del Concilio e dalla approvazio-ne, il 7 dicembre 1965, del suo ulti-mo documento: la Costituzione pa-storale Gaudium et spes (GSp). Vor-rei proporre solo alcune riflessioni

sulle risposte date all’interno della chiesaalle sue sollecitazioni e su quelle rimasteevase.L’episcopato italiano, da alcuni anni, «ac-cogliendo l’invito del santo Padre GiovanniPaolo II» ha programmato per il primo de-cennio del nuovo millennio «una ripresa deidocumenti del Concilio Vaticano II (soprat-tutto delle quattro grandi costituzioni) per-ché siano profondamente meditati nelle no-stre comunità e diventino concretamentela «bussola» che ci orienta in questo nuovomillennio» (Cei Indicazioni per una agendapastorale del prossimo decennio, Appendicea Comunicare il Vangelo in un mondo checambia, (29 giugno 2001). Credo che que-sto proposito dell’episcopato italiano valgasoprattutto per la Costituzione pastorale,che, fra tutte, ha offerto indicazioni di me-todo innovatrici e affrontato temi pastoralimolto rilevanti. Per questo credo che per infuturo la GSp sia il documento conciliareche offre maggiori spazi di sviluppo e di ap-plicazione.La Gaudium et spes è stata tra le Costituzio-ni quella che ha incontrato maggiori osta-coli nella redazione. Per questo è stata ap-provata quando, a giudizio di tutti, avrebberichiesto altro tempo di riflessione ed è stataproposta nella consapevolezza della sua im-perfezione. Non pochi avevano suggerito didarle una forma meno impegnativa, pubbli-candola come semplice decreto o documen-to annesso o addirittura di rinunciarvi. Lacommissione mista, incaricata di elaborar-la ha invece insistito per la sua pubblicazio-

CarloMolari S

ne come Costituzione pastorale, per l’urgen-za di affrontare situazioni nuove con meto-di adatti, pur ammettendo la relatività di cer-te sue affermazioni della seconda parte.Forse anche per questo la GSp è stata laCostituzione che ha trovato maggiori diffi-coltà di ricezione ed ha avuto perciò mino-re incidenza nella vita ecclesiale rispetto allealtre Costituzioni. La riforma liturgica, av-viata velocemente, anche se non portata apieno compimento ovunque; lo sviluppodell’ecclesiologia e le sue numerose ricadu-te pastorali; la estesa diffusione delle scien-ze bibliche con l’ampio uso della Scritturatra il popolo, sono segno dell’influenza del-le altre Costituzioni: quella liturgica (Sacro-sanctum Concilium) quella sulla chiesa (Lu-men gentium) e quella sulla rivelazione (DeiVerbum). La GSp invece, è stata spesso ci-tata ma poco attuata.Le ragioni di questo fatto sono varie. Laprincipale, credo, risiede nella radicalitàdelle innovazioni di metodo e di dottrinaproposte. Ne esamino alcune.

la cultura scientifica

Le affermazioni della GSp relative ai cam-biamenti culturali in corso sono forse le piùrilevanti da un punto di vista metodologico.Soprattutto perché in questo modo la Costi-tuzione supera e ripara un lungo passato diopposizione e di rifiuto radicale che ha se-gnato tutto il periodo della modernità. Deimolti aspetti che possono avere incidenzanella pastorale e nella evangelizzazione nerichiamo solamente due: le acquisizioni dellescienze e la svolta linguistica della cultura.La GSp ha riconosciuto che «il presenteturbamento degli animi e la trasformazio-ne delle condizioni di vita si collegano conuna più radicale modificazione che sul pia-no della formazione intellettuale dà un cre-scente peso alle scienze matematiche, fisi-che e umane, mentre sul piano dell’azionesi affida alla tecnica, originata da quellescienze» (GSp 5 EV 1329). Questa valuta-zione è di straordinaria importanza in or-dine alla testimonianza ecclesiale che deveadeguare i suoi modelli a quelli oggi diffu-si. La dottrina della fede, infatti, e gli stessiSimboli di fede, sono stati formulati in oriz-zonti culturali molto differenti da quelli at-tuali. Per questo la GSp ha rilevato che «perragioni contingenti, l’accordo fra la culturae la formazione cristiana non si realizzasempre senza difficoltà» (GSp 62, EV 11526). D’altra parte non vi è dubbio che lacultura attuale è sempre più segnata dallamentalità scientifica. Essa ha rinnovato inmodo profondo la visione del mondo. Dopo

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ele» (7, 14–15).Spesso il profeta non è neppure legittimatoal suo compito: Geremia non sarà conside-rato mai del tutto «un profeta», neppure daisuoi fratelli di Anatot! Soltanto gli eventi cheaccadranno, solo la storia futura, infatti,potrà autenticare la parola profetica:«Quanto al profeta che predice la pace, eglisarà riconosciuto come profeta mandatoveramente dal Signore, quando la sua paro-la si realizzerà». (Dt 18, 21-22).

profezia, governo e libertà

Samuele, colui che viene considerato il pri-mo profeta «storico» di Israele, ungerà peril popolo un re, rispondendo al suo stessodesiderio. Ma prima ancora di far ciò nondimenticherà di metterlo bene in guardia dainumerosi svantaggi che deriveranno dallamonarchia:«Queste sono le pretese del re che regneràsu di voi: (...) Si farà consegnare i vostri cam-pi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e liregalerà ai suoi ministri. Sulle vostre sementie sulle vostre vigne prenderà le decime...» (1Sam 8, 14–15).Tutti i «Messia» di Israele saranno unti daiprofeti, perciò acclamati dal popolo e sceltida Dio; il re dovrà, quindi, difendere i dirittidel popolo, non come sovrano assoluto, macome rappresentante di Dio in un governodi demo-teocrazia che vede sempre il popolocome sovrano. Quando Samuele si accorge-rà che Saul – il primo re di Israele – si sgan-cia e dal suo popolo e dal suo Dio, venendoad agire come fosse da solo, il profeta, an-che se a malincuore, consacrerà al suo po-sto un altro re, il giovane Davide.Ma anche Davide avrà il suo grillo parlante.Benché particolarmente preferito e protettoda Dio non riuscirà a corrompere Natan. In-fatuato da una facile fortuna monarchicaDavide, purtroppo, si renderà capace nonsolo di tradimento e di adulterio, ma anchedi omicidio, credendo di potersi considera-re libero di far tutto, in virtù del suo potere.Ma Natan non ometterà di fare il suo me-stiere quello di togliere il velo sui delitti piùorrendi che si consumano sulle terrazze diPalazzo, ben mistificate da un apparente per-benismo. Perciò se, da una parte i profetiaccompagnano ininterrottamente i re di Isra-ele e sono, anzi, voluti dagli stessi monar-chi, la loro voce è il più delle volte scomodae controcorrente, poiché stigmatizza i poten-ti (re, sacerdoti, giudici, profeti) in difesa deideboli.

etica, amore e futuro

Essendo i profeti custodi della Torah, essinon possono far altro che insistere sullapriorità dell’ambito etico. Per essere fedelialla giustizia i profeti sono pronti persino acorreggere la Legge! Prima che custodi del-

la Legge essi sono custodi – infatti – dell’Al-leanza stipulata tra un Dio (Yhwh) ed unpopolo (Israele), dalla fedeltà alla quale, sol-tanto, Israele avrà la vita. Questa Alleanzaè veicolata, ma non vincolata dalla Legge!Il profeta si pone come anello di congiun-zione in questa Alleanza, perciò egli saràtenuto a trovare parole sempre nuove, nuo-ve modalità, affinché questo legame riman-ga.Il profeta è il cantore di una storia di amo-re atipica, ambiziosa e quasi impossibile:quella tra un popolo di uomini ed un Dio,animata dalla sapienza e dallo spirito. Essanon tollera un culto ridondante ed ipocri-ta, ma chiede strutture politiche e religio-se elastiche e leggere, che mai si sostitui-scano all’autentica adesione del cuore; chemai siano la tomba di un autentico fuocodi fedeltà. L’Amore che le voci dei profetidifendono è quello tra due partners chesempre rimarranno liberi. In questa liber-tà si fonda l’autenticità del legame. Dio nonha scelto Israele perché era un grande po-polo, ma perché l’ha amato; così Israelenon ama Yhwh perché è il più forte di tut-ti gli dei, ma perché è il Dio che si è scelto.Perciò le parole dei profeti sono particolar-mente violente proprio nei momenti di be-nessere del Regno o dei Regni di Israele eparticolarmente benevole e propizie nei mo-menti di crisi. Che ci sia, infatti, una econo-mia florida o in ripresa, non vuol dire che suquesto altare non siano sacrificate vittimeinnocenti. La prosperità non è un bene asso-luto, anch’esso deve essere sottoposto ad unaanalisi critica. Bene assoluto è, in tutta laBibbia, il legame di amore con il Signore chesi rende visibile e credibile nella giustizia cheporta la pace, la solidarietà, la misericordianel paese.«Guai a chi costruisce la casa senza giustiziae il piano di sopra senza equità,che fa lavorare il suo prossimo per nulla,senza dargli la paga» (Ger 22, 13), minacciaGeremia il re Ioiakìm, a nome di Dio.

potenza della profezia

La potenza che la Scrittura conferisce e ri-conosce alla persona del profeta è davverostraordinaria; ad essa affida non solo l’in-telligenza, ma anche la «gestione» dei mo-menti più negativi delle vicende che riguar-dano il popolo.Quando la catastrofe si abbatte su di esso ela città con le sue donne e i suoi figli, con lesue Porte, il suo Tempio e il suo Palazzovengono dati alle fiamme, quando, con lafine di Gerusalemme, viene la fine del mon-do e con la distruzione del Tempio l’esilio ela morte di Dio, il profeta è chiamato a resi-stere, a gettare, con il suo corpo, un ponte,tra il cielo e la terra, tra la morte e la vita.

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LA VOCE DEL DISSENSO

profetismoistanza critica della storia

l ruolo di un profeta, nella Bibbia, tro-va forma all’interno di una collettività,di una famiglia allargata, di un gruppoetnico, e serve a promuovere la neces-saria coesione di esso, a trovare elemen-ti di identificazione, affinché quello

possa distinguersi e difendersi di fronte adaltre famiglie, altri popoli, i quali, altrimen-ti, potrebbero negarne il diritto all’esisten-za, fino ad inghiottirlo. La sua funzione è,perciò, squisitamente politica, essendo,innanzitutto, quella di promuovere la so-cietà e la sopravvivenza di un gruppo diuomini, criticando ogni forma di schiavi-tù, di asservimento, di impedimento al-l’esercizio di una debita sovranità. In que-sto senso tutta la Bibbia è profezia.Mosè – il più grande di tutti i profeti (cfr.Dt 34,10) – lo divenne proprio perché gio-cò l’ambiziosa sfida di trasformare un clandi nomadi abitanti del deserto, in un po-polo, scrivendo per esso una Legge, pre-parandolo, con questo prezioso corredo,ad occupare un territorio, a fabbricare del-le case, a vivere in rapporti di polis, a crea-re delle strutture e delle istituzioni, a di-ventare, una nazione. L’acquisizione di unaLegge è il primo mattone posto dalla profe-zia. Ecco il motivo per cui tutti i profetiche sorgeranno dopo Mosè continueran-no a costruire sulla Legge.Dotato di una autentica attitudine critica,il profeta sarà – poi – l’attento osservatoredella svolgimento delle vicende che coin-volgeranno il suo popolo cogliendone siale tracce negative, per estirparle (ruolo de-struens) sia le insorgenze positive, per po-terle affermare (ruolo construens). «Oggiti costituisco per demolire e per edificare, persradicare e per piantare» dice Yhwh a Ge-remia (Ger 1, 10). Il profeta diventa, per-tanto – dopo averne promosso l’esistenza– il custode di una società.

l’intelligenza sul presente

Il profeta Geremia per ordine di Dio deve ac-quistare una brocca di terracotta, per poi pren-dere con sé gli anziani e i sacerdoti e condurlifuori della porta della città di Gerusalemme,là dove i suoi abitanti gettano i rifiuti e peren-ne brucia la fiamma dell’immondizia. Un luo-go poco adatto per una passeggiata di perso-ne così autorevoli (Cfr. Ger 19,1-15).Ma è proprio dal fetore di quell’impura di-

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scarica che il profeta deve pronunciare im-portanti messaggi da parte di Dio, diretti alre e al popolo.I funzionari di governo, i giudici, i profes-sionisti del sacro, per poter conoscere degna-mente questa parola debbono vedere: mostra-re, perciò, l’immagine indecente di ciò chesi consuma dietro un apparente benessere,è la prima opera profetica.Compito del profeta è quello di informare e,quindi, di sapere, e non si può sapere senzaandare, senza recarsi nei luoghi desolati del-l’ingiusta pena che la stessa società ha crea-to, ma a cui sono ignoti e odiosi. Compitodel profeta è, altresì, denunciare e testimo-niare, dare, cioè, un nome alla verità: quelluogo, oltre la Porta dei Cocci che gli abitan-ti di Gerusalemme chiamano Valle di BenHinnon, in verità è la Valle della Strage.È questo il compito dell’intelligenza sul presen-te che costituisce il «proprium» della vocazio-ne alla sapienza profetica. Questa sapienza, alcontrario di come abitualmente si pensa, nonscende come oracolo univoco dal cielo, macomporta la fatica di capire e il coraggio discegliere una verità di fronte alla complessitàe all’ambiguità dei fatti, da parte dell’uomo:«Chi è tanto saggio da comprendere questo?A chi la bocca del Signore ha parlato perchélo annunzi?Perché il paese è devastato,desolato come un deserto senza passanti?»(Ger 9, 11).Il profeta dovrà rischiare delle scelte di in-tervento, spesso combattendo contro se stes-so ed ignorando il preciso decreto di Dio.Sovente, infatti, Dio si smentisce o si nascon-de al suo profeta.

la laicità della profezia

Quella del profeta è una voce laica, nel sensoche il suo ruolo è libero da legami religiosiistituzionali; il profeta non ha le sicurezzedi un sacerdote che è garantito e condizio-nato – allo stesso tempo – dal cibo che ricevenelle offerte del Santuario o del Tempio.Quando il profeta Amos venne scacciato dalsantuario di Betel, dal sacerdote Amasia, acausa delle sue parole aspre contro il re diSamaria, egli spiegò:«Non ero profeta, né figlio di profeti, eropastore e raccoglitore di sicomori; il Signo-re mi prese da dietro il bestiame e il Signoremi disse: va’ e profetizza al mio popolo, Isra-

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preparazione remota, leggendo gli scritti deimassimi esponenti del modernismo (non an-cora conosciuto come tale) e riversando nelromanzo tutte le sue idee sull’auspicato rin-novamento cattolico. Una tra queste gli eraspecialmente cara: l’idea che il rinnovamen-to in questione – quantunque «operato dal-l’autorità ecclesiastica legittima» – dovessericevere l’impulso di partenza da un uomoardente di fede e di spirito evangelico, ma aldi fuori dei ranghi ecclesiastici, ovviamentein vista di un più libero manifestarsi di quel-lo che oggi chiameremmo il suo carisma ola sua profezia.Piero Maironi alias Benedetto dovrebbe es-sere il modello di questo Santo laico. Ammet-tiamo che può lasciare molto perplessi nonsolo quanto alla ‘santità’, ma anche quantoalla laicità, intesa come elemento caratteriz-zante. Piero-Benedetto è laico solo anagrafi-camente, ed è invece descritto con caratteridi esasperato clericalismo. Anche nei suoirapporti umani, particolarmente con le don-ne, nei confronti delle quali mette in operauna ‘prudenza’ per noi quasi comica e quasitragica; qui certo si deve riconoscere la re-sponsabilità della tradizione ascetica e del-l’Ottocento appena concluso. L’autore vuolesottolineare la purezza del personaggio; maquesta purezza soverchiata dalla pruderie get-ta, più di ogni altra cosa, una luce inquietan-te di ambiguità e di repressione sulla sua sceltaesistenziale. Sì, Benedetto rimane laico, maviene reso e raffigurato il più possibile similea un monaco: perfino nel cambiamento delnome, perfino nella veste di converso bene-dettino che indossa per un certo periodo eche ha un importante ruolo simbolico nelromanzo; prima di esercitare la sua operareligiosa ‘nel mondo’, emette una specie diprofessione di tono semiliturgico nelle manidel suo direttore spirituale.È come se, inconsapevolmente, l’autore av-vertisse un certo dilettantismo e un senso diinferiorità rispetto a chi si occupava di pro-blemi religiosi per obbligo di stato. Inoltreavvertiva la difficoltà (e la dichiarò onesta-mente, in una lettera privata del periodo incui lavorava al romanzo) di «dar vita a unpersonaggio superiore a chi scrive». Difficol-tà reale, soprattutto perché Fogazzaro neldelineare i personaggi dei suoi romanzi nonè solito inventare. Descrive piuttosto, rifacen-dosi a persone conosciute e in parte, nel casodei protagonisti maschili, anche a se stesso:non proprio quale era, forse, ma quale gli sa-rebbe piaciuto essere. Il tutto è complicatodal fatto che il protagonista ‘deve’ pregiudi-zialmente essere un santo, e forse questa san-tità così programmatica non è un’ispirazionefelice. ‘Deve’ aver superato – non si capisce

proprio in qual modo – tutte le tentazioni disenso a cui si alludeva in Piccolo Mondo Mo-derno, per essere travagliato solo da finissimiproblemi spirituali; i quali peraltro non su-scitano mai un vero conflitto, e perciò nep-pure giungono veramente a soluzione. Il ro-manzo dà l’impressione di due romanzi inuno, che si intrecciano senza fondersi: l’unoè il romanzo ideologico sul rinnovamento del-la Chiesa (il «catechismo della religiosità fo-gazzariana», secondo Eugenio Donadoni),condotto nella prospettiva di Piero-Benedet-to e dei suoi seguaci; l’altro è il romanzo di unamore unilaterale e infelice, epilogo struggen-te di Piccolo mondo moderno, condotto nellaprospettiva di Jeanne Dessalle.Con le valutazioni severe (letterarie, psico-logiche, teologico-ecclesiali…) si potrebbeandare avanti per un pezzo. Ma, a parte ilfatto che ambiguità e indecisioni non sonoforse da ascrivere tanto ai limiti personali diFogazzaro artista e ideologo quanto piutto-sto alle caratteristiche della sua epoca, sa-rebbe un errore trascurare a causa di queilimiti gli aspetti profetici del Santo, che quisi possono solo ricordare in fretta.

l’accoglienza e la condanna

Intanto l’intuizione stessa che è al fondo delromanzo: i tempi hanno bisogno di un Santolaico. L’idea straordinaria di mostrare questolaico a colloquio con il papa in Vaticano nellanotte, in attitudine rispettosissima e tuttaviacome vincitore. La scoperta del profondo si-gnificato spirituale implicito nella teoria evo-luzionistica, ben prima degli scritti di Teilhardde Chardin. La nuova dignità accordata aisensi, anzi perfino alla sensualità, pur contanti timori e reticenze: l’idea di un nuovo ‘sen-so’, reale ma superiore, sublimato, quasi com-pimento dei sensi corporei. L’intuizione del-l’»amore del cielo, che nasce sulla terra e nonvi muore mai»… Un ultimo tratto di incom-piuta profezia: sappiamo che ai tempi di Fo-gazzaro l’ecumenismo quale è inteso oggi nonaveva diritto di cittadinanza nella chiesa cat-tolica, e Fogazzaro stesso dà a volte l’impres-sione di sentirsi o comunque di pensarsi moltopiù cattolico che cristiano (troviamo riferiteal cattolicismo affermazioni che per noi sa-rebbe normale riferire piuttosto al messag-gio cristiano), eppure è significativo che leparole di Piero-Benedetto suscitino fervidoconsenso di fede nella giovane protestante No-emi d’Arxel e perfino nello studente ebreo EliaViterbo. Anche se poi, per l’uno e per l’altra,esito inevitabile del processo interiore sarà laconversione al cattolicesimo.Il romanzo fu pubblicato nel 1905, prece-duto da una vera e propria campagna pub-

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IL CONCRETO DELLO SPIRITO

il santon spirito di anniversari, ci piace ricor-dare che giusto un secolo fa venne pub-blicato un libro importante nel suo ge-nere, animato da impegnativo assuntoreligioso, e subito condannato dallachiesa: indefinibile quanto al genere,

artisticamente non del tutto riuscito, di-scusso ai suoi tempi e oggi quasi dimenti-cato; superato senza dubbio, e tuttavia, contutte le sue ombre, profetico almeno quan-to all’intuizione di fondo. Si sarà capito cheparliamo del romanzo di Antonio Fogaz-zaro intitolato Il Santo.Il romanzo è incentrato sulla vicenda di Pie-ro Maironi, (figlio di Franco e Luisa, i prota-gonisti del capolavoro fogazzariano PiccoloMondo Antico), che era già al centro del pre-cedente romanzo, l’assai più debole PiccoloMondo Moderno: qui, dopo un «traviamen-to di costume e di fede» per la verità assaimodesto, anzi virtuale, tornava alla fede nelcorso di una sconvolgente esperienza inte-riore in cui aveva la rivelazione di esserechiamato da Dio a esercitare pubblicamen-te una missione di riforma nella Chiesa.

scrittore modernista?

Nell’impegno religioso militante di AntonioFogazzaro gli anni che vanno dal 1896 (Pic-colo Mondo Moderno) al 1905 (Il Santo), in-somma gli anni vissuti all’ombra di PieroMaironi, sono i più intensi. Lo scrittore ave-va approfondito la sua riflessione filosofico-religiosa (così si diceva allora, essendo inu-sitato parlare di studi teologici per un laico)sulla prospettiva evoluzionista applicata allafede. Erano gli anni in cui la teoria di Darwinsuscitava consensi e opposizioni ugualmen-te brucianti. Quasi inevitabile a questo pun-to l’incontro con quel complesso di studi,riflessioni, proposte, critiche e atteggiamen-ti religiosi che poi fu conosciuto come ‘mo-dernismo’.Gli studiosi di Fogazzaro non hanno risoltola questione di quanto effettivamente lo scrit-tore vi abbia aderito e, se sì, con quanta pe-netrazione della sua natura e dei suoi scopi.Non si può mettere in dubbio la sua adesio-ne ideale ad alcune idee di fondo del movi-

mento modernista: egli però rifiutò sempredi attribuirsi questa etichetta, che non ama-va, e in effetti oscillò per quasi tutta la vitatra le idee del cattolicesimo in cui era statoeducato (tradizionale, benché vivificato daautentico spirito evangelico) e le suggestio-ni del modernismo, soprattutto di AlfredLoisy e di George Tyrrell, da cui sembra in-sieme attratto e impaurito. Forse si trattò diun’adesione più sentimentale che delibera-ta; mai intera né interamente ammessa di-nanzi alla propria coscienza; vagheggiamen-to di un’ideale via media che forse non esi-steva, che egli non aveva comunque la forzadi aprire. Per queste velleità dovette pagareun prezzo piuttosto alto di amarezze e in-comprensioni da varie parti.Le sue profonde radici di cattolico, l’ambien-te veneto da cui usciva, l’influsso prevalenteesercitato nella sua formazione da ecclesia-stici (seppure illuminati), gli impedirono sem-pre di mettere in discussione i presuppostidogmatici del cattolicesimo, in particolare ilprincipio di autorità. Egli desiderava infatti –lo dirà nel romanzo per bocca del suo alterego, che non è il giovane protagonista, bensìl’anziano scrittore cattolico Giovanni Selva –«riforme dell’insegnamento religioso, riformenel culto, riforme della disciplina del clero,riforme anche nel supremo governo dellaChiesa»; ma riteneva che tale riforma doves-se avvenire «senza ribellioni, operata dall’au-torità ecclesiastica legittima».Qui uno sguardo alla storia si rende neces-sario. Nel 1903 era morto Leone XIII dopoventicinque anni di pontificato, e designareil successore non fu facile. Fogazzaro avevadesiderato l’elezione di un cardinale progres-sista o almeno aperto, come Gibbons o Ca-pecelatro; quando viene eletto Pio X (Giu-seppe Sarto), egli si astiene da commentipubblici, ma con gli intimi non nasconde lapropria delusa perplessità.

l’incompiuta profezia

Fogazzaro attese alla composizione del Santocon grande cura, con una tensione interiorequale non aveva ancora sperimentato neilavori precedenti. Curò in modo speciale la

LiliaSebastiani I

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CONTROCORRENTE

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AdrianaZarri Nbellezza di un albero spoglio

atale, più che Gesù bambino, stadiventando Babbo Natale. Già ilbambino Gesù – spesso una tene-ra ma tutta umana scena di nati-vità, col neonato nella culla (onella mangiatoia) accanto alla

madre e al quasi padre – non rende giu-stizia – al gran mistero dell’Incarnazio-ne; figurarsi poi il personaggio con il ve-stito e con la barba bianca che giunge anoi, sopra alla neve con una slitta trai-nata dalle renne: un nordico folclore chenulla a che vedere con la realtà storica,geografica, simbolica, e teologica delnatale cristiano.E poi perché Babbo Natale? Magari miripeterò, ma ho già scritto che il Natalenon ha né padre né madre. Neanche Gesùpare che non avesse padre sulla terra; efigurarsi poi un personaggio generatosoltanto dall’umana fantasia. Dire Bab-bo Natale sarebbe come dire MammaPasqua: una ridicolaggine che pure ani-ma le nostre feste natalizie forse di piùdel neonato di Betlemme.Eppure non è il caso di stupirci: è il Na-tale che ci meritiamo: una festa che stadiventando sempre più laica così comesempre meno cristiano è il nostro mon-do. E infatti, del Natale e dell’Epifania(il Natale di noi pagani), noi diciamo «lefeste» e «buone feste» ci auguriamo.Quanto poi, in quelle feste, ci sia di cri-stiano non si sa. Forse c’è più spumante,panettone e Babbo Natale, che Natale.Quand’ero bambina, nella mia campa-gna, per Natale passavano gli zampogna-ri per la strada, regalando gratis un dol-ce concerto di pifferi e zampogne: stru-menti probabilmente assai vicini a quel-li suonati dai pastori di Betlemme, po-sto che, nella fredda notte, avessero vo-glia di suonare.

Eppure il Natale è più di questo: più diBabbo Natale, più delle «feste», più deipifferi e anche più di un Bambino postotra l’asino ed il bue (per non dir di Giu-seppe e di Maria) nel paesaggio del pre-sepe. Presepe che sovente è un pretestoper paesaggi fantasiosi e improbabili,con fabbri, falegnami e ciabattini chestanno lavorando in piena notte. Prese-pe che è stato soppiantato dall’albero diNatale; e non ce ne dispiace perché l’al-bero è un simbolo assai più antico e uni-versale del Presepe che nacque, com’ènoto, nel medioevo, ad opera di France-sco d’Assisi. Senonché anche l’albero,come il presepe, è stato secolarizzato,agghindato e imbruttito da suppellettilidi cattivo gusto. Ma cerchiamo di spo-gliarlo, con la fantasia, dei rivestimenticolorati per ricondurlo alla sua naturali-tà: un albero – piccolo o grande, nonimporta – austero e semplice, di formapiramidale, di un verde scuro, punteggia-to, qua e là, da qualche pigna. Con foglieaghiformi e profumo pungente: una pian-ta bellissima. Questa pianta bellissima fadegna compagnia alla bellezza del pre-sepe (quand’è bello). E insieme illustra-no il gran mistero dell’incarnazione cheva tanto al di là dei nostri presepi ed al-beri e babbi Natale e pifferi e zampogne:anche degli ornamenti e dei simboli piùbelli. Incarnazione che va oltre la stessarealtà del Bimbo di Betlemme perché nonè solo Gesù bambino nella culla, ma èGesù grande per le vie di Palestina finsulla croce del Calvario. Incarnazioneche è il Verbo di Dio, non è più soltantoDio, perché ha voluto diventare ancheuomo per farci compagnia, per condivi-dere il destino umano, nella vita e nellamorte: per insegnarci – lui Dio – a vivereda uomini. ❑

blicitaria sulla stampa. Suscitò subito uncerto scalpore, ma perché era insolito cheun romanzo osasse come argomento cen-trale una tematica religiosa, per di più dicarattere non intimo, bensì pubblico e discottante attualità. Complessivamente ebbesuccesso; fu apprezzato dagli ecclesiasticiamici dello scrittore (i cardinali Capecela-tro e Agliardi, il vescovo di Cremona G. Bo-nomelli). Per qualche mese le voci ufficialitacquero, e Il Santo poté diffondersi anchenegli ambienti cattolici meno progressisti.Non era raro che venisse offerto in dono aipreti neo-ordinati in occasione della loroprima messa.E poi, quasi all’improvviso, l’atmosfera cam-biò.I primi a dichiarare guerra al romanzo fu-rono, sembra, i gesuiti della prestigiosa ri-vista Civiltà Cattolica; già molto prevenutinei confronti dell’autore perché rosminia-no, e per le sue conferenze volte a concilia-re evoluzionismo e cristianesimo (2). Quelche scatenò l’offensiva non fu però la tesicentrale del libro – moderatissima e osse-quiente all’autorità ecclesiastica –, ma dueproposizioni isolate sulla vita delle animedopo la morte, che contenevano l’idea di un‘divenire’, di una perfettibilità perdurantianche nella Vita eterna, e perciò sembraro-no in contrasto con la dottrina ufficiale dellachiesa: l’una nel capitolo I (3), l’altra nel cap.V (4).Al tempo di Leone XIII, in casi del genere –qualche passo di dubbia ortodossia nell’ope-ra di uno scrittore dichiaratamente e since-ramente cattolico –, si era seguita una lineadi condotta più conciliante, avvertendo inprivato l’autore di emendare le edizioni suc-cessive. In questo caso le affermazioni incri-minate erano collaterali rispetto all’insiemedella vicenda e al suo nucleo ideologico, nonsarebbe stato difficile espungerle e certoFogazzaro non avrebbe rifiutato di farlo; mal’atteggiamento assunto dalla gerarchia ec-clesiastica nei suoi confronti fu molto piùintollerante, di quasi incomprensibile durez-za. I motivi vanno ricercati nel clima di cac-cia alle streghe che, com’è noto, cominciò amanifestarsi in quel periodo in opposizionenon solo al movimento modernista, ma aogni tensione di riforma nella chiesa, a ogniatteggiamento men che tradizionalista, inquanto sospetto di modernismo. Il 5 aprile1905 il Tribunale della Santa ed UniversaleInquisizione condannò il Santo all’Indice deilibri proibiti.Fu un brutto colpo per l’autore, che non selo attendeva. Tuttavia egli dichiarò (5), cheavrebbe prestato al decreto «quell’obbedien-za che era suo dovere di cattolico», pur sen-

za ritrattare le idee professate, e ai tanti chegli chiedevano un commento sull’accadutorispose solo: Silentium (la parola del SacroSpeco di Subiaco, ricordata in una scena fon-damentale del romanzo). Ciò valse a evitareprovvedimenti più gravi, ma non giovò al-l’immagine pubblica dello scrittore. I catto-lici intransigenti proseguirono i loro attac-chi, non credendo per nulla alla sinceritàdella sottomissione; i modernisti ‘veri’ accu-savano Fogazzaro di essere intellettualmen-te e psicologicamente impari al suo assun-to; gli anticlericali lo tacciarono di bigotti-smo, di opportunismo, di viltà. Nella sua vitacomplessivamente serena, quello che seguìla condanna del Santo fu forse il periodo piùoscuro.

dopo il Santo

Già intorno al 1906 lo scrittore sentì riaprir-si la vena creativa, e cominciò a pensare aun nuovo ‘romanzo di idee’ (in cui peròl’amore avesse maggior spazio che nel pre-cedente), sperando che servisse a chiarire lasua posizione. Nacque così l’ultimo roman-zo: Leila.Pubblicato nel 1910, atteso con la curiositàche il nome dell’autore suscitava ormai su-scitava in tutto il pubblico dei lettori, ebbeun buon successo di vendite, mentre lastroncatura dei critici fu quasi unanime. De-bole e poco significativa sembrò la vicendaamorosa, anche rispetto alle altre vicendefogazzariane, né migliore accoglienza ebbela tesi religiosa, che anzi riuscì ancora unavolta a scontentare tutti. Era il momentoculminante della battaglia antimodernista,e le alte sfere ecclesiastiche non perserotempo: con un decreto datato 8 maggio1911, anche l’ultimo romanzo di Fogazzarofu condannato all’Indice. All’autore fu peròrisparmiato il dolore di apprenderlo, vistoche due mesi prima, il 7 marzo 1911, avevacessato di vivere.

Lilia Sebastiani

Note

(1) Lettera ad Antonietta Giacomelli, citata da To-maso Gallarati Scotti, Vita di Antonio Fogazzaro,Mondadori, Milano 1934, p. 384.(2) Raccolte in un volume discutibile ma interes-santissimo, dal titolo Ascensioni umane.(3) A. Fogazzaro, Il Santo, Baldini & Castoldi, Mi-lano 1906, p. 22.(4) Ivi, p. 269.(5) In una ‘lettera aperta’ al marchese Crispoltidel 18 aprile 1905, pubblicata tre giorni dopo suL’Avvenire d’Italia.

ILCONCRETODELLOSPIRITO

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CINEMAGiacomo Gambetti Roberto Carusi

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Ambizioso il program-ma dell’Assessoratoalla cultura del Co-

mune di Milano. Il guaio èche la contemporaneità(ovvero il tempo in cui vi-viamo e con il quale l’artedovrebbe – secondo la pro-posta – stare al passo) difatto è contemporaneitàdegli eventi.Non possedendo la biloca-zione dei grandi santi, midevo contentare di quellinon coincidenti ed aiutar-mi con qualche pubblicomezzo di trasporto. Il Pac(Padiglione d’Arte Con-temporanea) – ci restoun’ora – mi delude con ilsuo Aperto per lavori in cor-so.Una performance: l’idea,divertente all’inizio (ilmontaggio sonoro dellepiù convenzionali frasid’amore pronunciate dacoppie cinematografiche)è il motivo ricorrente dellavoro «in progress» di Ot-tonella Mocellin e NicolaPellegrini. Nei panni d’unacoppia di sposi, seduti sudue alti sgabelli dietro unavetrina (sulla quale vannoscrivendo alla rovescia fra-si da Baci Perugina), ripe-tono ossessivamente la se-quenza per una mezz’ora,intervallata da schiaffi sul-le mani che l’uno cerca disottrarre all’altra.Mi sposto allora alla bellae secentesca Rotonda del-la Besana. La performeregiziana che cuce (o forsefinge di cucire) un abito dasposa lo fa mentre un vi-deo trasmette analoga cu-citura di un cuore anima-le pulsante. Ribrezzo a par-te, almeno dura poco.Ormai scettico mi avvio aPalazzo Reale. Sala delleCariatidi: per la prima vol-ta utilizzata come spazioteatrale dalla Compagniadel Teatro Franco Parenti.

Vuoti e pieniDopo un surreale prologosonoro di Samuel Beckett,fasci di luce lasciano sbu-care dalla penombra il ros-so del velluto d’un fondaledinanzi al quale IvanaMonti recita due monolo-ghi (da Shakesperare e daSchiller). Cochi Ponzoni,Marianella Laszlo, AnninaPedrini portano al leggio ilsorridere amaro di Mo-lière. A più voci Goethe, epoi ancora Shakespeare.Infine Brecht (Virgilio Zer-nitz è Galileo) e Lessing.Ma il bello di questo coin-volgente concentrato didialoghi e monologhi –condotto con garbo daLuca Sandri su testi diMagda Poli e Mario Mori-ni – vede ogni volta un «su-perspettatore» (così vienechiamato) seduto in pol-trona a braccioli cui lo gui-da un valletto in polpe eparrucca. E, poiché si trat-ta di notevoli esponentidella filosofia, della politi-ca, della medicina e del-l’etica, alla fine dei pezzi –recitati con convinzioneappassionata – i superspet-tatori (da Sini a Natoli, daMartinelli e Malliani) sonochiamati a dir la loro suitemi trattati dai classiciautori: il potere, l’ipocrisia,il denaro e via dicendo. In-somma, il titolo Parole perla contemporaneità: la real-tà di oggi letta attraverso lecontraddizioni dei valoristavolta ha la sua ragiond’essere. Nella sala decora-ta dalle grandi statue moz-ze il numeroso pubblicosegue con identica adesio-ne le parole degli autoriimmortali e quelle dei lu-cidi accademici di oggi.Regista – tra le pieghe delvelluto – di questa intelli-gente e accattivante opera-zione Andrée Ruth Sham-mah.

Ballando con le stellenon è costruito secon-do linee editoriali par-

ticolarmente caratterizzate;il programma in sé, almeno,che si risolve in un continuoballare: a coppie, in gara(coppia con coppia, prima,per squadre, poi), lungo unamaratona di dodici sabati,più un 6 gennaio. Parliamo-ne, però, perché, al di là del-le intenzioni, il programmasvela, nel rosario dei sabatiche vanno alla fine d’annodi RaiUno, il momento par-ticolare attraversato dallaRai e (per estensione) dalleTv italiane: il momento incui una fase politica parprossima a mutare e le logi-che di programmazione lon-tane dal giornalismo e dal-l’attualità lasciano trapelaresensazioni, non dette, deimutamenti in corso.Rispetto ai filoni dominantidei palinsesti televisivi dianni recenti, in cui s’eracompiuto il transito dallatrash television alla Tv po-stribolare, Ballando con lestelle segna un ritorno all’an-tico: alle balere con gara dicoppia il sabato sera, all’in-trattenimento privo di turpi-loquianti simil/realtà (isole,talpe, fratellini, nella nostraTv), ad un luogo di «ricchipremi e cotillon» fruibili peril solo fatto d’essere parte diun pubblico di generico pri-vilegio (biglietto di lotteriaacquistato).È un indizio dello stallo af-fiorante – nel gradimentodel pubblico – nei confrontidei programmi per guardo-ni indicati col nome di rea-lity. Qui la gara sembra vera,la giuria parrebbe tecnica,ma, soprattutto… si balla. Eil pubblico sta a veder balla-re: tango, salsa, walzer… Econ la Tv passatempo ditempi altri mostra di trova-re un feeling segnato daqualche margine di rappor-to attivo: 120 mila telefona-te per esprimere un voto te-

Ballando con le stellelefonico a tornata serale.Tornar all’antico soltanto,quando pur comincia a de-clinare la fase d’un populi-smo televisivo che si è voltoalla politica maggiore, nonè comunque il delinearsi dirisposte editoriali nuove néuna risposta, pensata, anuove esigenze dei telespet-tatori. Dalla parte di chi fala Tv, si è alla dichiarazionepiuttosto, e comunque sot-totraccia, di aver percepitodomande altre e di esser di-sposti a cercare altre rispo-ste.A contrario, però – ché lasituazione, e la trasmissio-ne, sono ambivalenti – sidichiara anche, da parte diquanti propongono Ballan-do con le stelle, di esserecomunque figli di un’epocadi isolismo/talpismo/defilip-pismo, perché nella trasmis-sione non mancano fuori-scena, dichiarazioni di idio-sincrasia rispetto ad avver-sari, accuse incredibili(troppo ovvie) di scorrettez-za morale nei comporta-menti a monte, di lato o den-tro la gara. E questo diceche, mentre si avverte e unpo’ «si cede» ai refoli di no-vità annunciati, comunquesi mantiene la propria radi-ce di «visione televisiva» fi-ninvestizzata e mediasettiz-zata anche dentro i mondiRai. Ma intanto si frequen-ta la novità di tornar all’an-tico: si balla e si fa ballare,così metaforizzando per al-tro l’inizio (possibile) d’ungran ballo che non sarà tut-to nitido, né tutto adaman-tino e che coinvolgerà – pre-vederlo è lecito – non pocagente e forse il Paese intero.Con una Rai che ancora unavolta ne anticipa tempi,complessità non priva diconfusione e… giri di valzer,cambi di partner, scelta dialtre musiche su cui eserci-tarsi in pubblico. Ballan-do…

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Pace e fraternitàLa tigre e la neve

Non c’è stata nessunaidea all’origine, masolo un sentimento.

I protagonisti sono portatidal sentimento, che è laforza più bella del mondo,la più eversiva e la più ri-voluzionaria. Questo filmnasce dal desiderio di fareun film candido come laneve e furioso come unatigre»: è una dichiarazionedi principi e di ispirazioneche Roberto Benigni, regi-sta, interprete e co-sceneg-giatore del film La tigre ela neve, ha avuto occasio-ne di rilasciare.Il protagonista del film èun bizzarro quasi-poeta, dinome Attilio, innamoratonon proprio corrisposto diuna esperta di letteraturaaraba, Vittoria, che sta scri-vendo la biografia di ungrande poeta iracheno dinome Fuad. Vittoria parteper l’Irak, per incontrareFuad, proprio all’inizio del-la guerra che è tuttora incorso. Vittoria ha la sfortu-na di rimanere gravemen-te ferita a causa di un bom-bardamento americano.Attilio viene a saperlo e fadi tutto per andare a Ba-gdad, intrufolandosi in unaspedizione della Croce Ros-sa, a cercare e a salvare Vit-toria. La trova, in coma,senza conoscenza, in unseminterrato di un ospeda-le di Bagdad praticamentedistrutto, curata da un solomedico che fa quello chepuò ma che non ha mezzi emedicine. Per salvare Vitto-ria occorre intervenire inuna maniera che sembraessere assolutamente fuorida ogni possibilità reale. Èqui che Attilio, cercandol’aiuto e la solidarietà diFuad, si accinge a scavarenella antica cultura medi-ca araba per trovare farma-ci per così dire «alternati-vi». Inizia un vorticoso giroper la città semidistrutta,per rintracciare erbe, filtrie polveri: non ci sono chepoche ore di tempo per sal-vare Vittoria dalla morte.

Vittoria naturalmente gua-risce – all’improvviso – e laritroviamo in Italia, corteg-giata come sempre da Atti-lio, il quale continua a so-gnare il matrimonio con leie, forse forse, il «lieto fine»è raggiunto.A grandi linee il film è que-sto, con una sceneggiatu-ra (di Vincenzo Cerami edello stesso Benigni) a direil vero un po’ zoppicante edisarticolata, dove non tut-ti i passaggi sono chiari,non tutto è drammaturgi-camente lineare. È comun-que chiaro che il principiofondamentale del film –enunciato come si è visto,dallo stesso Benigni – è chei sentimenti e l’amore allafine prevalgono e devonoprevalere su tutto, anchesulla guerra e sul concettostesso di guerra, a propo-

sito del quale Benigni nonsegue certamente mezzemisure nel giudicarlo unobbrobrio contrario al-l’umanità.Questo principio, ovvia-mente lodevole e valido,non è tuttavia sufficienteper dare al film una pienariuscita espressiva: il rac-conto procede a sbalzi, conun Benigni quasi perenne-mente in scena a fare unpo’ di tutto ma – e questo èun punto fermo – con scar-so senso della misura e del-l’armonia dell’opera. Nonè una sensazione nuova,ma si ha davvero l’impres-sione che Benigni sia mi-gliore come attore checome regista, il che com-porta anche una certa fuo-ri-misura proprio nella im-postazione del suo stessopersonaggio e nella recita-

zione. Ricordiamo in Mob-bing di Francesca Comen-cini una bravissima Nico-letta Braschi come prota-gonista: nel film di oggi, in-vece, è assai monotona espenta. al punto che percirca metà film la troviamostesa sul letto, immobile, aocchi chiusi, nel cosiddet-to ospedale di Bagdad.Buone intuizioni, d’altraparte, sono nell’incontrocol vecchio medico-guari-tore arabo che escogita ilmedicamento alle erbe perguarire Vittoria e, soprat-tutto, nel primo incontrodi Attilio in motociclettacon la pattuglia america-na, poi nel brano di Attilioin prigione che grida con-tinuamente e instancabil-mente « I am Italian», finoa che viene liberato perchéun soldato (americano) loriconosce come «il poeta».Vogliamo avanzare unesempio ardito che certa-mente a Benigni fa piace-re anche perché non man-ca di trasparire, nei suoifilm più recenti, un certoqualche desiderio, unaqualche ansia di allusione,di vicinanza, di somiglian-za: ebbene l’esempio diChaplin può far ricordarea Benigni che non è neces-sario parlare di poesia, ci-tare e citarsi poeti per farepoesia in un film. Anzi ciòpuò essere, a volte, contro-producente. Né sono ne-cessarie capriole e dialoghisul filo del paradosso.Il che non toglie che La ti-gre e la neve abbia nobili in-tendimenti e sia un gridovalido di pace e di frater-nità. E che Jean Reno, nelruolo di Faud (che allafine, non dimentichiamo-lo, muore suicida), sia diaustera e grande efficacia.Così come abbiamo avutol’impressione che NicolaPiovani – sulle cui qualitàdi musicista non si discu-te – abbia questa volta pe-scato troppo nel propriogià collaudato ottimo re-pertorio. ❑

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ARTE MUSICAEnrico Romani Giovanni Ruggeri

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Adsl, come va?

La possibilità di usareconvenientemente lerisorse e le opportuni-

tà rese disponibili da Inter-net è direttamente propor-zionale, come spesso abbia-mo segnalato, alla velocitàdi connessione alla rete. Ac-cesso a contenuti elaborati(come immagini e filmati)e interattività di alto livello(come conferenze audio-vi-deo), solo per fare due esem-pi, vivono o muoiono dell’al-ta o bassa velocità di con-nessione operativa. La vera«banda larga» – nome tec-nico con cui si suol designa-re un sistema di trasmissio-ne dati via Internet ad altavelocità, quindi ad elevataintensità – è solo la fibra ot-tica (in Italia ancora pres-soché indisponibile, se nonper quanti sono raggiuntidalla rete Fastweb), e tutta-via, rispetto alle tradiziona-li connessioni a 56 kbps, latanto reclamizzata Adsl (sichiami Alice, Libero, Tisca-li, Wind ecc.) costituisce giàun apprezzabile balzo inavanti, in grado quantomeno di consentire un ac-cesso e uso delle potenziali-tà di Internet incomparabi-le con la vecchia connessio-ne a 56 kbps.Qual è in Italia lo stato del-l’arte di questa «parente po-vera», eppur preziosa, della«banda larga»? In generalebisogna dire che, al di làdella legittima soddisfazio-ne di quanti possono servir-sene, l’Adsl di casa nostranon gode ancora di troppobuona salute. In primo luo-go è scarsa la diffusione,ossia la pratica disponibili-tà di linee Adsl nelle case ita-liane, tanto che siamo sottodel 10% rispetto alla mediadei 25 paesi Ue (precisa-mente al 15° posto), e bril-liamo per avere una tra lepeggiori coperture nellearee rurali (terzultimi inEuropa). Inoltre una politi-ca commerciale per nullafacilitante (fino a giugno

2005 l’Adsl italiana era trale più care d’Europa) ha fat-to sì che sino ad oggi ben il50% degli utenti abbia uncontratto a consumo (contariffe peraltro astronomi-che: in media 2 euro al mi-nuto), il che significa unimpiego men che scarso deibenefici di connettività residisponibili dall’Adsl (ade-guatamente valorizzati solocon connessione permanen-te). Non parliamo poi di ga-ranzie per l’utente: nominal-mente viene garantita unavelocità di 640/256 kbps, chedi fatto si riduce di molto inbase al traffico sulle reti Adslmesse a disposizione (ameno che non si sborsinocifre più pesanti per veloci-tà e garanzie maggiori).La possibilità di sperimen-tare e scegliere tra le connes-sioni Adsl gestite dai diver-si operatori del servizio (Te-lecom, Tiscali, Wind ecc.), seda un lato deve misurarsicon l’impossibilità di prova-re con facilità i servizi deidiversi operatori per via delfatto che un abbonamentoesclude l’altro e che sonomolto lunghi i tempi per l’at-tivazione e la disattivazionedi ogni servizio, dall’altronon ha il riscontro di un’ef-fettiva concorrenzialità trai prezzi. Telecom Italia in-fatti, proprietaria di tutta larete, pratica agli altri gesto-ri prezzi all’ingrosso chenon consentono loro ridu-zioni di costo significative,mentre (fra l’altro) la vendi-ta all’utente diretto assicu-ra a Telecom ritorni econo-mici superiori a quelli deglialtri gestori.Nel frattempo, solo per dir-ne una, si scatena tra (noi)utenti la corsa all’uso deiservizi telefonici gratuiti viaInternet (Skipe in primoluogo), che guarda caso diAdsl vivono o muoiono. Egià si affaccia la domanda:a quali inutili battaglie diretroguardia dovremo pre-paraci ad assistere? ❑

Luigi AccattoliIslam. Storie italianedi buona convivenzaEdb, Bologna 2004, pp. 222

È l’idea semplice «la buonaconvivenza è frequente, ilsuo racconto invece è raro»che ha condotto l’autore araccogliere in questo volumeoltre 150 storie di immigratiislamici, ambientate in Ita-lia, accanto ad esperienzevissute da italiani in Paesiislamici, come conclusionedi un’inchiesta partita allaricerca del vero Islam cioè diquell’«autentico Islam, chesa farsi solidale con chi è nelbisogno» riprendendo le pa-role di Giovanni Paolo II inKazakhstan.Il puntare su storie positivenon rappresenta, nelle inten-zioni dell’autore, una distor-sione ingenuamente buoni-sta della realtà, ma piuttostointende raddrizzare la perce-zione negativa dell’Islam,che già trova ampia risonan-za ed enfasi nel circuito me-diatico, proiettato piuttostosulla dimensione dello scon-tro e della sfida. Non si na-scondono, del resto, esempidi «cattiva convivenza», asottolineare una realtà con-troversa e problematica, masi insiste nella scelta di «ap-plicare all’interlocutore isla-mico gli stessi criteri dell’af-fidamento di sé agli altri concui ogni giorno un uomoesce tra gli uomini».Ne risulta un mosaico di si-tuazioni concrete, da cui tra-spare la quotidiana comples-sa umanità del vivere, ed ilracconto si arricchisce didati, si articola nei dialoghidelle brevi interviste. Il tuttoa sottolineare che l’universoislamico, di cui in fondo sap-piamo poco e verso il qualeabbiamo «il dovere dell’acco-stamento prudente e cono-scitivo», non è un qualcosadi indifferenziato, ma puòessere capito, e l’autore cipropone una sua chiave dilettura che si regge su quat-tro distinzioni: Islam cheprega, fondamentalismoislamico, islamismo politico,terrorismo islamista.Ed è in forza di tale pro-spettiva, che intende «aiu-

tare l’Islam a salvarsi dal-l’islamismo» che il libro ri-mane attuale anche dopoil 7 luglio londinese e laconsegna dell’Ambroginod’oro alla Fallaci.

Luigina Morsolin

Jean-Marie MullerIl principio nonviolenzaPlus, Pisa 2004, pp. 336

Una filosofia per la pace:questo l’auspicio dell’autoree questo quanto si proponedi collaborare a costruire unintensissimo volume che,soprattutto grazie all’‘ag-giunta’ apportata da EnricoPeyretti che non si è limita-to a tradurlo, è strumentoprezioso per leggere il nostrotempo. Ecco, a proposito diaggiunta, mi preme segnala-re un vuoto che si avverte trale righe di questo lucido in-tellettuale francese: come sipuò decostruire la logica del-l’esclusione-oppressione(pensiero unico) e tentareuna qualche definizione del-l’idea stessa di nonviolenzasenza attraversare l’opera diAldo Capitini? Per questo unpregio non secondario stanell’opera di chi, dandocenela versione italiana, ha cura-to il volume ideando, peresempio, un’Appendice assaiutile e ricca di dati d’integra-zione, rimandi bibliografici,aggiornati percorsi di ricer-ca. Muller, del resto, è ecce-zionale nel dialogare conGandhi, Lévinas, Éric Weil,Hannah Arendt (…) per poitrasmetterci l’essenza delnonviolento, colui che è per-suaso di poter trasformareil mondo dal suo gesto quo-tidiano – persino un’atten-zione alla formica – primaancora che dall’elaborazio-ne di una teoria. Scopriamoallora che, «sfidando aper-tamente il potere dell’op-pressore [...], [l’oppresso] ri-prende potere sulla propriavita» (p. 270). Il nonviolen-to, insomma, non si accon-tenta di come versa il mon-do e, possiamo dire, non hatimore di ‘sperare la sua al-terità’ per farsi prossimo al-l’altro.

Giuseppe Moscati60

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Ancora negli occhi lafantastica mostra alparigino Centre

Pompidou: «Jean Cocteausur le fil du sìecle», del 2003(mentre si ricorda quella inBiennale di Venezia, nel-l’89), ecco si chiude a No-vembre una sua rassegna –«Il poeta, il testimone, l’im-postore» – nella prestigiosaFondazione Magnani-Roc-ca in quel di Mamiano diTraversetolo, vicino Parma,per la cura di Mauro Carre-ra ed Elena Fermi (catalo-go Mattioli1885, per lo Stu-dio d’Arte Carrera), nella cuiricca biblioteca del grandeerudito collezionista alber-ga il Cocteau per cui, comescrive il presidente dellaFondazione, ManfredoManfredi: «Le correspon-dances tra arte, musica, let-teratura, teatro, cinema fu-rono al centro dell’indagineintellettuale di entrambi,come anche la frequentazio-ne, personale e critica, di ar-tisti di ogni tempo. L’anticavilla di Luigi Magnani»,dunque, scrive Manfredi«riceve in questa occasionequella visita che Cocteauavrebbe sicuramente desi-derato ma che non ebbe maioccasione di fare». Così ri-sulta pertinente la sezione«Presagi per una mostra avenire», dove si «potrebbeimmaginare un confiden-ziale incontro estivo, maiavvenuto, tra Jean Cocteaue Luigi Magnani nella Villadi Mariano», come introdu-ce Carrera, guidandoci tra itesti del poeta artista e leopere della Collezione. Edecco lo strepitoso Durer del-la Raccolta («Madonna delPatrocinio» del 1495) rilet-to insieme al testo di Cocte-au ritrascritto per l’occasio-ne: «Del bel magio Durerl’astro Attraversava la miacappella sorella Della gran-de figura allegorica sedutaE io mi domando per qualeFenomeno un sole d’estateSul porto di Villefranche Di-ventava l’astro nero dellamalinconia Attraverso la

Jean Cocteauconchiglia d’uovo Al cielomarino sospesa Da un filodella vergine», e così là adun De Chirico («Enigmadella partenza» del 1919) èabbinato il testo: «De Chiri-co o il luogo del crimine. Al-cune opere di de Chirico cisorridono col cielo… Se gligirassimo dietro, scopri-remmo un revolver punta-to contro la tela e si senti-rebbe in tono minaccioso:Sorridete o sparo», e a unolio di Picasso («Femme surun fauteuil» del 1962 ) vici-no si legge. «Taglia alla tuamusa i capelli Ricasso, pit-tore dalle dita di fata; gli og-getti ti seguono, Orfeo, finoalla forma che vuoi», e adun Clerici («Minotauro ac-cusa la vecchia madre» del1966), è abbinato il testo:«Poiché Fabrizio Clerici abi-ta un suolo pieno di tesoriche sorgono al solo aranciosanguigno di Roma non ap-pena lo si scava, l’inchiostroè un po’ di quella lenta ac-qua nera del fiume dei mor-ti. Mi spaventa. Mi chiedosempre da dove viene e doveva». La multiforme esube-ranza creativa del poeta pa-rigino (nato a Maisons-Lafit-te nel 1889, muore nel 1963a Milly-la-Foret) incrocia iMaritain in una Correspon-dance, che lo vedono a Ville-franche: «Là vivevo fra lachiesa e una barca. Pregavosulle onde lontano da qua-lunque distrazione», ricordaHugues de la Touche nell’im-portante lavoro della CeciliaDe Carli: «Paolo VI e l’arte.Il coraggio della modernità»(1997) e così Cocteau lavoraagli affreschi per le chiese diSaint- Blaise-des-Simples aMilly-La Foret (1959), doveè sepolto, a Notre Dame aLondra (1960) a Notre Damea Frejus (1963): e agli affre-schi proprio nella chiesa diS. Pietro a Villefranche(1957) da dove vedrà la Ver-gine di Durer, come nel te-sto citato giustamente postoa didascalia dell’opera delDurer in raccolta Magnani.

I concerti dei Creamstrumenti usati sono quelliattuali, l’approccio alle can-zoni e le linee di arrangia-mento sono state ripensate,le voci e i cori si giovanodella accresciuta capacitàinterpretativa del chitarristadi Ripley che suona, comeda tempo ha deciso di fare,utilizzando le sole dita perdimostrare il suo immensotalento. Fortunatamente di-storce assai «Blackie», lasua Fender Stratocasternera adottata nei primi anni’70 dopo la disintossicazio-ne dall’eroina, ma non tro-verete il wah-wah in «Whi-te Room» e negli altri branidove era presente per il sem-plice motivo che Claptonnon lo usa più. D’altronde,nell’intervista contenuta nelDvd, Baker definisce sé stes-so e Bruce come due jazzi-sti e parla di Clapton comedi un bluesman, e, si sa, nelblues e nel jazz, anche se tra-sportati in ottica rock, l’im-provvisazione è la quintes-senza della musica stessa, eil rincontrarsi costituisce unproblema fino ad un certopunto. E poi, loro sono iCream, il primo power-triodella storia del rock, nonchéil primo «supergruppo» del-la medesima, avendo giàtutti militato in importantiformazioni della scena bri-tannica: Yardbirds e i Blue-sbreakers di John Mayallper «Slowhand», i Blues In-corporated di Alexis Kornere la Graham Bond Organi-sation (proprio con la «s»,per il gioco di parole consession) per Baker e Bruce.E furono loro, appena for-matisi, ad ospitare duranteun concerto dell’ottobre del1966 un ancora per pocosconosciuto Jimi Hendrix,appena approdato in Inghil-terra, che subì la sola in-fluenza dei Cream, da cuiriprese lo schema del trio, ilvolume assordante e, so-prattutto, il gusto per l’im-provvisazione. ❑

Sono finalmente usci-ti il Dvd e il doppioCd dei live-act che la

leggendaria formazione hatenuto alla Royal Albert Halldi Londra lo scorso mese dimaggio. Ebbene, se qualcu-no aveva qualche dubbiosull’intera operazione (e cen’erano molti) potrà consta-tare personalmente la bon-tà dell’idea avuta da Clap-ton. Il trio ha infatti rivisi-tato il proprio repertoriocon la medesima classe deitempi d’oro, con in piùl’esperienza acquisita in tan-te altre band e mille concer-ti che hanno reso più pun-tuali e precisi i «rientri» dal-le improvvisazioni e la qua-dratura dell’esecuzione. Cer-to, se Eric Clapton suonacome forse non gli succede-va più dal 1979, anno dellacelebre tournée in Giappo-ne in cui incise il live «JustOne Night», e Jack Brucemostra la consueta abilità,è Ginger Baker a pagare dipiù il peso degli anni. Ma ènormale: la batteria è unostrumento «fisico», e luidosa le energie fin troppobene, limitando le rullatecon la doppia cassa e noncolpendo più due tamburi,o un piatto e un tamburo,con la stessa «bacchettata».Nel complesso, comunque,la sua è una grande esibizio-ne, ed è ancora in grado diinsegnare tanto a batteristipiù giovani. Baker si cimen-ta anche alla voce, recitan-do i versi della sua psiche-delica «Pressed Rat AndWarthog», che insieme con«Badge» e «Stormy Mon-dey» di T-Bone Walker (conun Clapton favoloso), sonoi brani che i Cream non ave-vano mai proposto dal vivo.C’è inoltre da sottolinearel’onestà intellettuale dei tre,che pur non disdegnando illato commerciale della reu-nion, ovviamente, non han-no dato vita a nessuna ma-nifestazione di revival. Gli

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roccaschedepaesi

in primopiano

Carlo Timio FRATERNITÀ

«Ogni volta che avete fatto qualcosaa uno dei più piccoli di

questi miei fratellilo avete fatto a me» Matteo 25, 40

Nello Giostra

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Necessaria per lavorare

Accludo la lettera della si-gnora Maria che vive con lafiglia la quale lavora con unsalario modestissimo. Que-sta famiglia si trova fra gra-vi difficoltà economiche per-ché il genero è in carcere eci sono tre figli da crescere.Maria potrebbe essere diaiuto con il suo lavorare; èsarta, ma non ha la macchi-na da cucire. Ieri le ho con-segnato il vostro aiuto di150 euro e un po’ di viveriche puntualmente ricevoper dare ai poveri. Mi com-mossi perché la vidi moltoriconoscente. Vi ringraziotanto e sono sicuro che ivostri amici le permetteran-no di acquistare la macchi-na da cucire. Conosco la ge-nerosità dei Rocchigiani esono fiducioso. Il Signore èla più grande ricompensaper chi si trova al suo servi-zio. I.S.

Non voglio perdere la di-gnità

Il Signore vi conservi sem-pre in salute. Per quanto ri-guarda me sono sempre inbalia di grandi tempeste enon riesco a venirne fuori.Sono andata, se si può direcosì, in pellegrinaggio pres-so tutte le chiese della miacittà e multata sull’auto per-ché sprovvista di biglietto.Solo don Gino, il sacerdoteche ha parlato con voi di«Fraternità», mi ha aiutatocon venti euro per compe-rarmi la bombola, altrimen-ti non potevo scaldare nep-pure un po’ di latte. Non sopiù che fare, forse farla fini-ta sarebbe la cosa miglioreper non soffrire più e nonpagare i tanti debiti che nonso più quanti sono. Mio fi-glio maggiore è ancora incarcere e non sta bene insalute; non posso andare atrovarlo e ogni volta che miscrive mi si spezza il cuore;anche il secondo ha prece-denti penali per droga e al-tro; il terzo, che a giugno èstato vittima di un pestag-

gio, non si è più ripreso. Perlo spavento ora soffre di cri-si violente e presto verràchiamato da una commis-sione per misurare la suapericolosità per poi esserecurato in Comunità o inospedale psichiatrico. Spe-ro che almeno l’ultimo pos-sa trovare un lavoro al piùpresto e togliersi così da tan-ti pericoli. Purtroppo la cau-sa di tutti i problemi che imiei quattro figli hannoavuto con la droga e la giu-stizia è stato il comporta-mento violento di mio ma-rito che ha segnato moltoprofondamente me che soloil Signore sa quante ne hosubite e ancor più i figli sinda piccoli. Le condizionieconomiche sono penoseperché non riesco a lavora-re. Vorrei fare la collabora-trice domestica, lavare sca-le ecc. ma quando chiedo-no le referenze con la fami-glia che mi ritrovo cosa fac-cio?Anche se sono una personaonesta questo per loro non dàgaranzie. Potrei prostituirmi,ma non voglio perdere la miadignità anche se sono dispe-rata. Sono stanca e mi rivol-go agli amici di «Fraternità»chiedendo preghiere perchépossa riuscire a superare que-sto momento di grande diffi-coltà. Sempre mi avete con-solata, aiutata. Spero un gior-no di scrivere che i momentibrutti sono passati. Con lapenna vi lascio, ma vi assicu-ro che siete sempre nei mieipensieri. M.B.

ogni quindici giorni...

Carmelo ha 64 anni e datempo convive con un tumo-re che è causa di tanta soffe-renza e di disagio economi-co, specie in questi ultimimesi in cui, con l’aggravarsidella malattia, i controllisono diventati più frequen-

ti: ogni quindici giorni deveessere portato in ospedaleanche perché con la chemio-terapia e radioterapia haavuto molti disturbi e ancheal sordità. Così le spese soncontinue e onerose. Noi del-la caritas parrocchiale abbia-mo cercato di aiutare questafamiglia, ma ora non possia-mo perché ci sono altre 90famiglie che vivono in gravedisagio. Questa zona dellaSicilia è ricca solo di disoc-cupazione! Vi ringraziamodi cuore se potrete dare unaiuto a quest’uomo buonoe paziente il cui unico sol-lievo è quello di recarsi ognigiorno in una villetta pocodistante da casa sua dovetroneggia una bella statua dibronzo di padre Pio, seder-si in raccoglimento vicino alui, chiedendogli la pazien-za e il coraggio di andareavanti finché il Signore vor-rà. Grazie per quello che icari amici di «Fraternità»potranno fare S.C.

Ogni due o tre anni

Dopo il maremoto che neldicembre 2004 ha colpito lanostra missione a Mangina-pudi (India) oltre duemilapersone senza tetto avevanotrovato rifugio nell’altra no-stra missione. Le suore, noi,i seminaristi e tanti volon-tari hanno preso cura diloro. La crisi e le calamitàportano ciò che è bene nel-l’uomo. Così abbiamo potu-to soddisfare i loro bisogniimmediati e tutto era benorganizzato in modo chenessuno è stato vittima dialcuna epidemia. La primafase è passata; la gente è tor-nata sulle coste a ricostrui-re le loro capanne per ri-prendere la vita, ma anchele barche e le reti sono per-se o danneggiate gravemen-te. Dobbiamo aiutarli inquesto perché possano tor-

nare a pescare; è il loro la-voro! Nel golfo di Bengalaogni anno ci sono i cicloni equesto è dovuto alla parti-colare posizione geografica.L’area della nostra missioneè particolarmente vulnera-bile; ogni due o tre anni vie-ne colpita con grave distru-zione e la gente perde tutto.La vera soluzione è di co-struire le case per la genteun po’ più stabili e resisten-ti. Questo per ora è solo unideale! Noi missionariavremmo pensato di costru-ire un «Cyclone Shelter» (ri-fugio) per proteggere la gen-te durante i ciclomi e il ma-remoto. In tempi normaliservirà come casa per anzia-ni abbandonati e barbonisenza tetto. Ma come trova-re i mezzi? Per ora impie-ghiamo tutto ciò che abbia-mo per riparare le barche,le reti, le capanne ecc. Unanziano notò lungo la spiag-gia che una ragazzina pren-deva le stelle marine e legettava in mare. Lui le chie-se perché e lei rispose che,lasciate lì dalla bassa marea,se non vengono gettate inmare muoiono sulla spiag-gia quando viene il sole. Luidisse: «Ce ne sono migliaialungo la costa, non puoi sal-varle tutte!». La bambinachinò lo sguardo sulla stel-la marina che aveva inmano e gettandola in acquarispose: «Almeno per questaci sarà la salvezza!». Di fron-te all’immane calamità cheha colpito una zona cosìvasta ci sentiamo impoten-ti come l’anziano prima ci-tato. Con la bambina abbia-mo capito che si può salva-re sempre qualcuno con lanostra solidarietà, anchepiccola, Padre J.K.

Sinceri auguridi buon anno

Si possono inviare offertecon assegni bancari, vagliapostali o tramite c.c.p. n.10635068 intestato a «Fra-ternità» – Cittadella Cristia-na – 06081 Assisi.

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SiriaStato del Medio Orien-

te delimitato a norddalla Turchia, a est

dall’Iraq, a sud dalla Gior-dania e da Israele e a ovestdal Libano, la Siria, la cuicapitale è Damasco, è ba-gnata nella costa occidenta-le dal Mar Mediterraneo.Storicamente il territoriodella Siria a causa della suaposizione strategica, ebbeun ruolo centrale negli im-peri babilonese, egiziano,persiano e romano, finchénon cadde sotto il giogo ot-tomano. Con la fine dellaGrande guerra, la Societàdelle Nazioni affidò allaFrancia, sotto forma dimandato, il territorio dellaSiria e del Libano. Il Paeseottenne l’indipendenza nel1946. Il regime democrati-co però non ebbe lunga vitae dopo una serie di golpe,salì al potere il partito Baa-th. Con l’obiettivo di creareuna Repubblica Araba Uni-ta, la Siria nel 1958 si fusecon l’Egitto sotto la presi-denza dell’egiziano A. Nas-ser. Questo esperimentoperò durò solo tre anni. Conla sconfitta subita ad operadi Israele nella Guerra deiSei Giorni, la Siria perse lealture del Golan. In seguitoa un colpo di stato effettua-to nel 1971 H. Assad, il prin-cipale interlocutore del-l’Urss nella regione, assun-se il potere. Due anni dopola Siria e l’Egitto attaccaro-no a sorpresa Israele, scate-nando la guerra del Kippur.Dopo un iniziale successodegli arabi, Israele prese ilsopravvento e sferrò unduro attacco contro i duestati. Negli anni Ottanta As-sad volse l’ attenzione al Li-bano, dove Israele intensi-ficava le incursioni militaricontro i campi profughi pa-lestinesi e le strutture del-

l’Olp di Arafat. A scopo dis-suasivo Damasco installò nelterritorio libanese basi mis-silistiche. La reazione israe-liana non si fece attendere enel 1982, una volta invaso ilLibano, vennero distrutte lebasi siriane. Assad rispose ap-poggiando la guerriglia anti-israeliana degli Hezbollah estabilendo di fatto il proprioprotettorato sul territorio li-banese. Durante la primaGuerra del Golfo la Siria so-stenne la coalizione control’Iraq, suo tradizionale avver-sario nella regione. Nel 2000Assad moriva e gli succede-va il figlio Bashar. Sulla sciadegli interventi militari in Af-ghanistan e in Iraq, la Siriaespresse la sua opposizionealla politica condotta dagliStati Uniti e i suoi alleati nelMedio Oriente. La Siria èquindi stata inserita dagliUsa nell’elenco dell’Asse delmale, accusandola di soste-nere le azioni terroristichedegli Hezbollah. Gli america-ni per punire l’ambiguo atteg-giamento del Paese hannoanche imposto sanzioni eco-nomiche e restrizioni diplo-matiche. Nel Settembre 2004il Consiglio di Sicurezza del-le Nazioni Unite ha votato larisoluzione 1559 con cui siintimava al Paese di ritirarele truppe dal Libano. Ceden-do alle pressioni internazio-nali, la Siria ha deciso di riti-rare le proprie forze armate.Popolazione: il maggiorgruppo etnico, su una popo-lazione che si aggira intornoai 18,5 milioni di abitanti, èquello arabo. Le altre mino-ranze sono rappresentate daicurdi che vivono al confinecon la Turchia e dagli arme-ni. Sono presenti anche300.000 palestinesi senza cit-tadinanza siriana, assistitidall’Onu.Religione: più del 90% della

popolazione si professa direligione islamica, suddivisain varie sette, quali la sunni-ta (80%) e la sciita (20%) e indiverse correnti: ismailiti,alawiti e drusi. La minoran-za cristiana comprende duechiese, la ortodossa e la cat-tolica.Economia: la principalefonte di ricchezza del Paeseè costituita dall’agricoltura,seguita dall’artigianato. L’in-dustria tessile è invece ilcomparto maggiormenteproduttivo. La voce più rile-vante della bilancia commer-ciale è rappresentata dal pe-trolio. Altre importanti risor-se minerarie sono quelle delgas naturale, ferro e rame.Nell’ottobre 2005 il FondoMonetario Internazionale hasottolineata la necessità chela Siria cerchi fonti di reddi-to alternative a quella del pe-trolio. Attualmente il setto-re petrolifero incide per il20% del Pil e per il 14% del-le esportazioni totali.Situazione politica e rela-zioni internazionali: la Si-ria versa in una situazionesempre più critica sotto di-versi punti di vista: ai pro-blemi di politica interna sisommano gli ostacoli prove-nienti dallo scenario interna-zionale. L’isolamento sirianoha subito un notevole peg-gioramento in seguito al-l’omicidio dell’ex premier li-banese Rafik Hariri nel feb-braio 2005. Il rapporto delcapo degli investigatori Onu,Detlev Mehlis, presentato alConsiglio di Sicurezza, costi-tuisce una forte pressioneper Damasco, che ormai nonha più molto tempo percambiare la sua posizione. Ilgoverno siriano infatti si èdichiarato estraneo all’ucci-sione di Hariri. Di fronte al-l’intensificarsi delle tensioni,gli Usa hanno chiesto a Da-

masco di accettare quattrocondizioni: consegnare gliesponenti siriani coinvoltinell’assassinio di Rafik Ha-riri per farli comparire da-vanti ad un Tribunale Inter-nazionale; bandire il finan-ziamento e l’addestramen-to dell’insurrezione irache-na, porre fine al sostegnodato alle organizzazioniestremiste islamiche comegli Hezbollah libanesi e igruppi palestinesi Hamas eJihad islamica; cessare l’in-terferenza negli affari liba-nesi. Sul fronte delle rela-zioni con l’Unione europea,nonostante la posizionecontraria degli Usa, è statosiglato nel settembre 2005un accordo bilaterale di co-operazione economica. LaSiria ha assunto una lineadi profonda ostilità nei con-fronti di paesi filo-occiden-tali quali la Giordania, Isra-ele (con il quale è ancoraaperto l’annoso problemadella pace) e la Turchia, no-nostante che con quest’ul-tima si sia registrato un lie-ve riavvicinamento a cau-sa della questione curda:entrambi i paesi infatti pa-ventano il conseguimentodell’autonomia della regio-ne curda nel nord dell’Iraq.Continuano ad essere buo-ni i rapporti con la Russiacon la quale Assad ha re-centemente aperto una se-rie di tavoli di discussionein materie economiche epolitiche. Allo stato attua-le, al fine di rompere l’ac-cerchiamento regionale edi uscire dall’isolamento di-plomatico, la Siria ha accet-tato l’aiuto iraniano più pernecessità che per scelta tat-tica. Damasco in effetti nonaveva altra possibilità chestringere solide relazionicon il regime degli Ayatol-lah. ❑

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