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1 Alessandra Napoleoni Un amore mai tramontato “Cecilia”

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Alessandra Napoleoni

Un amore mai tramontato

“Cecilia”

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PREFAZIONE

Non è una storia vera, ma si può paragonare a tante storie della cultura contadina. Ve l’ho portata su queste pagine alla mia maniera, con poche righe semplici e leggibili, per far si che dentro di noi resti un canovaccio personale di ogni famiglia, di un’epoca in cui c’era la zappa e due buoi per arare la terra.

Un amore grande diviso in tre generazioni ma puramente immaginaria, scritta perché rimanga nel tempo e che sia alla portata di tutti. Spero che ogni cittadino apprezzi la volontà di fare. Non si tratta di protagonismo, ma semplicemente di invogliare gli altri, specialmente i giovani, trasmettendogli i valori di un tempo. Ognuno di noi può, se vuole, realizzare i suoi sogni, deve aprire il cassetto dei segreti, creare e stimolare gli altri con tante iniziative. Poesia, musica, pittura, sono argomenti importanti per non morire di noia. Cari amici del mio paese, amiche della mia infanzia, vorrei semplicemente un po’ di attenzione per quel poco che sono riuscita a trasmettere con i miei scritti e che riuscirò in futuro a progettare, se Dio vuole. Io ho sempre creduto in me stessa e i riconoscimenti che ho avuto in più parti d’Italia mi hanno riempito d’orgoglio. Vi ricordo, che sono semplicemente Sandra, una semplice paesana che ha avuto il coraggio di creare qualcosa in più, un modo come un altro, il mio, di stare in mezzo alla gente, ai bambini e comunicare i miei pensieri le mie espressioni. Ho voluto raccontare storie colorate e le ho messe in scena su di un palco, per poter passare un’ora diversa e riportare la mente a quando eravamo bambini anche noi.

Ringrazio chi vorrà leggere questo racconto nato dalla mia fantasia e coloro che mi hanno dato la possibilità di esprimermi attraverso queste pagine semplici e significative per tutti, trasmettendo al lettore una sensazione di tranquillità e di piacevolezza, un amore e un piacere alla lettura. Cosa dire di questa mia iniziativa, raccontare storie di vita mi è concesso e il mio desiderio è sinceramente costruttivo e quando ho incominciato non era del tutto facile. Inventare una storia come questa e poterla pubblicare mi era sembrato troppo, ma la volontà non mi mancava. Comunque la vita è questa, se pure immaginaria anche se è passata attraverso più generazioni con il proposito di parlar d’amore, per trasmetterlo ad ogni persona che con il passare degli anni si riproduceva essendosi formate delle famiglie appositamente con l’amore. L’amore è protagonista di questa vicenda, l’ho costruita con la mia fantasia inventandomi le cose più impensate, con papà Luigi e Cecilia, i veri protagonisti, che mi hanno dato la possibilità di prolungarmi con i matrimoni con la musica con la quale Amedeo aveva ammaliato la ragazza. Il ruscello le faceva compagnia, ogni volta che voleva restare sola a pensare alle cose che durante il sonno immaginava. Si, perché papà Leonardo non aveva mai voluto dirle niente, dove era la sua mamma?, lei sentiva che non era morta, altrimenti papà l’avrebbe portata al cimitero almeno per dirle una preghiera.

Alessandra Napoleoni

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PRIMO CAPITOLO Era distesa nel suo letto e nel dormiveglia faceva viaggi immaginari, sognava di vedere grandi città, strade illuminate, negozi di ogni specie. Sognava di camminare fra le gente, ben vestita, allegra, inebriata, intimidita da quel via vai che non si accorgeva affatto di lei. Poi la realtà tornava in quel piccolo mondo, tra i prati in fiore dove germogliava ogni ben di Dio, tra gli scrosci d’acqua e i ruscelli che cantavano da mattina a sera. Lei con il suo papà, vivevano in un posto così, da quando la mamma li aveva lasciati. Tanta gente invidiava quel posto e il suo papà faceva di tutto per renderlo migliore, per far sì che la sua bambina non si sentisse troppo sola. Papà Leonardo, si prendeva cura di Cecilia da quando lei aveva tre anni e mentre era al lavoro, della bimba si occupava una vicina di casa; poi crescendo si abituò a stare sola fin quando non andò a scuola. Il papà la teneva sempre vicino quando riordinava la casa, o in cucina, le insegnava di tutto e lei apprendeva in modo rapido e corretto. Gli chiedeva sempre dove fosse la mamma. Leonardo una di queste volte si arrabbiò, era stanco di sentirselo ripetere, di solito rispondeva in modo evasivo, ma quel giorno le disse duramente: “Cecilia, non me lo chiedere più, la mamma è morta e non può più tornare!” Allora Cecilia incominciò ad urlare che non era vero e che voleva la sua mamma e diceva: “Cattivo, tu sei cattivo, io voglio la mia mamma!” Era sempre più triste, frequentava la scuola con attenzione, era ben vista dagli insegnanti ed andava molto d’accordo con i pochi compagni di scuola. Ma una volta rientrata a casa, lei non vedeva più nessuno, rimaneva sola per il resto della giornata. La mamma in realtà se ne era andata via, perché non sopportava più di vivere in campagna, era abituata ad un’altra vita e nessuno la biasimava, tanto meno Leonardo. Cecilia cresceva e non le bastava più quello che le dava suo padre. Aveva bisogno di stare in compagnia con altre ragazze della sua età. L’unico conforto era guardare la foto della mamma che Leonardo non aveva mai tolto dalla cornice. Com’era bella!!! Spesso Cecilia restava a guardarla per ore, poi arrivava il suo papà a distoglierla, invitandola a dedicarsi di più allo studio, a fare lunghe passeggiate nei campi e non pensare troppo alla mamma. Cecilia non voleva dimenticare, perché pensava che il ricordo l’aiutasse a vivere. Cosa era accaduto tanti anni prima? Perché non c’era la tomba della mamma? Lei avrebbe voluto, ogni tanto portarle dei fiori, ma il papà diceva che era troppo lontana e incominciò a non credere più a quello che le raccontava. Voleva accanto la mamma come tutti i bambini della sua età! Il tempo passava e Cecilia ormai era diventata una donna ed era più bella che mai. Nella zona le facevano i complimenti, ma lei era distante da tutti, non aveva amici con cui confidarsi, quindi, ogni giorno diveniva sempre più triste. Chissà cosa avrebbe fatto papà Leonardo per vederla sorridere! Ogni notte sognava la mamma, la vedeva muoversi tra la gente con un velo di tristezza negli occhi: erano grandi gli occhi di Alba, belli e luminosi e ogni volta che Cecilia la sognava, le sembrava sempre più bella, avrebbe voluto abbracciarla. Cecilia pregava affinché il suo sogno diventasse realtà e spesso s’addormentava piangendo. Quelle visioni le venivano ogni notte, ma non ne parlava mai a suo padre che di certo non le avrebbe creduto, teneva dentro di sé questo enorme segreto che la faceva star male. Povero papà, anche lui era solo e celava la sua tristezza accennando un debole sorriso per la sua bambina. Leonardo passava quasi tutto il tempo nei campi. I genitori gli avevano lasciato quel podere bene avviato, ma per quanto fruttasse la terra, era pur sempre una vita piatta e solitaria.

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Cecilia era sempre più convinta che suo padre non le avesse raccontato tutta la verità e per questo gli faceva domande sempre più complesse e Leonardo trovava sempre una risposta adeguata, ma senza chiarire la vicenda. Le giornate passavano così una dopo l’altra e nella mente di Cecilia c’era anche suo padre che le dava un po’ di preoccupazione. Qualche volta Leonardo, le accarezzava i capelli dicendole: “Tu non devi pensare a me piccola, tu devi studiare, farti un avvenire discreto. Io me la caverò, vedrai!”. Ma Cecilia ogni notte nella sua cameretta rimaneva in silenzio per ore, a meditare sulla sua vita. Cosa avrebbe fatto l’indomani? Con buone probabilità non sarebbe cambiato nulla. Quelle di suo padre erano solo parole, lui avrebbe continuato a vivere, solo, in quella casa che sembrava deserta, in attesa che qualcuno la rendesse di nuovo viva. Cecilia capiva che suo padre soffriva immensamente. La casa era piccola, ma non mancava nulla. Cecilia aveva la sua cameretta, il suo bagno, i suoi vestiti e le sue bambole. Tutto ciò che poteva desiderare, bastava chiedere e suo padre correva ad acquistare il necessario. A Cecilia non bastava più tutto questo, voleva stare in mezzo alla gente, farsi delle amiche sincere a cui confidare i suoi segreti, le sue angosce e i problemi della sua età. “Che ne sarà di me…” Si chiedeva. “In questa valle solitaria, dove ci sono tanti ricordi confusi, che non mi lasciano vivere come vorrei!”. Intanto vicino alla sua fattoria, si era stabilita una famiglia venuta da una città vicina. Un filo spinato divideva quel podere dal suo, e lei vedeva tutti i movimenti di quella gente appena arrivata. Rimaneva incantata a guardare e costatava quanta armonia vi fosse in quella casa, così piena di gente, di bambini che correvano nell’aia e adulti che parlavano tra di loro. Ma come mai erano venuti a vivere in quel posto così solitario? Si chiedeva… Non conosceva nessuno di loro, ma ogni giorno si recava al ruscello che faceva da confine con la sua proprietà. Oh! Se il papà si fosse avveduto di tutto questo, di sicuro l’avrebbe sgridata! Ma lei era prudente, si nascondeva nei cespugli, e da li vedeva i movimenti di quella casa. Era una famiglia numerosa e a lei sembrava molto unita, aveva l’impressione che tutti fossero felici. In tarda mattinata, anche le donne uscivano di casa con i cesti sulla testa, ricolmi di cibo e di acqua fresca per i loro uomini, mentre la sera, si radunavano sotto il porticato tutti insieme e accompagnati dal suono di una chitarra, intonavano canti popolari. Cecilia non riusciva a vedere chi suonava e si rammaricava di non poter essere là, spesso si domandava, perché avesse tanto interesse per loro, era gente sconosciuta, ma qualcosa la spingeva a saperne di più. Forse c’erano anche dei giovani! Il suo cuore le diceva di si. Passava il tempo ed ogni giorno, Cecilia si faceva più bella che mai. I capelli lunghi di un biondo dorato cadevano sulle spalle e davanti allo specchio si vedeva già donna. Ma che prospettive poteva avere? Ci pensava, invocava sua madre e le chiedeva di farle capire cosa dovesse fare della sua vita. Oltre agli studi non aveva altro, era sola e con il suo papà, non c’erano tante parole, sembrava in attesa di una buona occasione per stravolgere le sue idee. L’indomani, Leonardo, sarebbe dovuto andare in città per le spese mensili e ogni volta portava con sé anche Cecilia, ma lei quel giorno non volle accompagnarlo e disse a suo padre che doveva studiare, così avrebbe avuto un pomeriggio tutto per sé. “Va bene!” rispose Leonardo. “Come vuoi. Ma resterai sola per tutto il tempo!”. “Non ti preoccupare!” rispose lei. “Non starò sola, ho il mio cagnolino che mi terrà compagnia. Vai pure papà! Non ti preoccupare, so badare a me stessa.”

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Leonardo prese il calesse e partì a malincuore. Durante il tragitto pensava: “Chissà perché Cecilia non è voluta venire? Non è mai successo! Mah… va a capire. Da qualche giorno mi sembra un po’ strana. Cercherò di tornare prima del previsto.” Cecilia non si arrendeva mai, il suo istinto le diceva di agire così, appena suo padre uscì, raggiunse di corsa il ruscello. Era un pomeriggio caldo e sotto l’ombra di un albero di melo, un giovane ragazzo stava suonando la chitarra e canticchiava una canzone. Cecilia conosceva già quei versi, li sentiva spesso dai contadini del luogo, ed era una melodia che toccava il cuore. Ascoltava in silenzio quella musica che quasi incantava tutta la valle, ma ad un lungo sospiro di Cecilia il giovane avvertì la sua presenza, si girò di scatto e davanti ai suoi occhi, apparve una fanciulla bellissima che lo sbalordì. Da dove veniva? Cecilia arrivò fino alle sponde del ruscello spinta da una voglia di sapere e conoscere. Ed era stata fortunata! Aveva soltanto sedici anni, due occhi grandi e i capelli che le incorniciavano il viso e la rendevano più bella. Il ragazzo si chiamava Amedeo, ed era un bel giovane. Aveva i capelli neri e due occhi grandi. Si guardarono senza parlare per un attimo, poi, nacque la magia. Si presentarono. “Io mi chiamo Cecilia” disse subito lei. “Ed io sono Amedeo” rispose il giovane con entusiasmo. Ma la sorpresa fu tanta, che non dissero altro. Erano rimasti tutti e due imbarazzati da quell’incontro inaspettato. Con relativa calma il ragazzo spezzò quell’incanto e le disse. “Da dove vieni? Non ti ho mai vista! Io mi sono trasferito qui con la famiglia. E tu?” “Io, rispose Cecilia, abito qui da quando sono nata, con mio padre”. “Bene allora potrai indicarmi o consigliarmi tante cose, “Come è questo villaggio? Ci si vive bene? Avremo fatto un errore a stabilirci qui? Mio padre è innamorato di questo posto ed anche mia madre. Noi abbiamo vissuto in città, ma ora vogliamo tutti dedicarci alla terra, all’agricoltura, e all’allevamento del bestiame.” “Qui si vive bene, lontano dai rumori, ma è un ambiente solitario, non so, se voi di città riuscirete ad ambientarvi.” “Sono sicuro che mi piacerà, poi ora che ti ho conosciuta, non mi peserà la solitudine, purché ci rivedremo e mi auguro diventeremo amici. “Cecilia, io vorrei che diventassimo veramente amici e credo che con il tempo sarà così.” “Anch’io sono contenta di averti conosciuto e spero di incontrarti ancora, ma non so se mio padre me lo permetterà. Lui ha paura di tutto, soprattutto che mi possano fare del male.” “Non devi aver paura di me, io sono un ragazzo di buona famiglia, ho studiato e insegno musica nella scuola del paese. Mio padre è stato contentissimo, ed anch’io ne sono felice. Non dirmi che è presto per confidarmi con te, ma io sento di poterlo già fare. Amedeo gli parlò di sé, della sua famiglia e del suo lavoro. Insomma con poco tempo le descrisse tutta la casa e tutti i suoi familiari… Cecilia non disse nulla di sé, almeno per il momento. Non voleva parlare dei suoi problemi con uno che aveva appena conosciuto. Doveva stare molto attenta, suo padre le diceva sempre di non fidarsi di nessuno. Ma Amedeo era un ragazzo a posto. Lei se lo sentiva. Aveva conosciuto un giovane per bene che le mostrava attenzione. Chissà se il padre le avrebbe dato il permesso di frequentare uno sconosciuto appena arrivato. E per quanto poteva tenerlo nascosto? Era tempo di rientrare e non voleva assolutamente che suo padre sospettasse di qualcosa. Cecilia disse che doveva andare, salutò il giovane e si incamminò verso casa, sotto lo sguardo di Amedeo. Lui la seguì senza farsi notare. Cecilia gli aveva promesso che il giorno dopo lo avrebbe di nuovo incontrato alla stessa ora anche se non sapeva come avrebbe fatto. Era così bello parlare con lui, Amedeo le piaceva e avrebbe comunque mantenuto la sua amicizia, anche se sperava in qualcosa di più. Quella sera era contenta e Leonardo capì che Cecilia era di umore diverso. Sembrava addirittura felice.

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Prepararono insieme la cena poi si misero a tavola, Leonardo le raccontò del viaggio, delle spese fatte, che aveva incontrato alcuni amici e che le aveva portato in regalo una bella camicetta ricamata. Cecilia con un gesto affettuoso gli diede un bacio sulla fronte ringraziandolo e finirono tranquillamente di cenare. Nel suo letto Cecilia fantasticava, pensava al ragazzo che aveva appena conosciuto e si illudeva di essergli rimasta almeno simpatica, lui la guardava in un certo modo, e si diceva: “Riuscirò a farlo innamorare di me, mi auguro di si perché io sento già di volergli bene!” Ogni giorno che passava le era sempre più difficile credere a ciò che sarebbe accaduto o che il suo sogno si sarebbe avverato. Erano passati molti giorni e le era stato impossibile incontrare Amedeo. Lo vedeva da lontano, sempre con la sua chitarra a tracolla e lui non sapeva che Cecilia lo stava spiando. Amedeo era preoccupato e si chiedeva perché Cecilia non fosse andata all’appuntamento al torrente. Cosa poteva essere accaduto? Soltanto lei poteva fare il primo passo e prendere l’iniziativa per incontrare Amedeo, ma aveva paura che suo padre lo scoprisse, impedendole di vederlo. Cecilia in quei giorni. si sentiva osservata da suo padre e aveva perso la sua allegria. Papà Leonardo aveva capito che qualcosa era cambiato. Cosa era successo alla sua bambina? Cosa non avrebbe fatto per vederla di nuovo sorridere. Aveva saputo che era arrivato un giovane ad abitare in zona, ma non avrebbe mai pensato che i due ragazzi si fossero già conosciuti. Cecilia non ce la faceva più. Avrebbe voluto correre lungo il pendio, arrivare al fiume, incontrare Amedeo per dirgli, quanto avesse sofferto, per non averlo potuto incontrare prima. Leonardo non glielo avrebbe mai permesso, era ancora la sua bambina. Ma lei era testarda e non avrebbe acconsentito a nessuno di rovinare la sua giovinezza. Voleva vivere, amare qualcuno con cui condividere le gioie della vita. Voleva essere felice ad ogni costo e con Amedeo forse il suo sogno sarebbe diventato realtà. Dopo tante riflessioni decise ad andare al fiume. Si sedette sui ciottoli bagnati dov’era seduta il giorno in cui lo aveva incontrato, lacrime copiose bagnavano il suo viso. Poi si asciugò gli occhi e si accorse che Amedeo era lì, vicino a lei. Si guardarono a lungo, poi si abbracciarono felici e increduli. Amedeo le disse. “Perché non sei venuta? Mi hai fatto stare in pena. Io penso proprio di essermi innamorato di te. E tu, dimmi, anche tu mi ami? Dimmi… che mi ami!” “Ma tu stai piangendo?” Lei disse di si con la testa e sorrise fra le lacrime. Amedeo aveva capito che anche lei lo amava e giurò a se stesso che si sarebbe preso cura di lei. Cecilia ritornò a casa quando era già buio. E tutta sorridente salutò suo padre e per non farlo insospettire, si mise subito a preparare la cena. Ma una volta a tavola incominciarono le prime domande. “Cecilia, dove sei stata tutto il pomeriggio? Sono stato in pena, ho avuto paura che ti fosse capitato qualcosa.” “Ma no papà, rispose, è successo qualcosa di bello, ho conosciuto un bravo ragazzo! Molto educato e di buona famiglia.” Leonardo fu sorpreso, nel sentire quella valanga di parole che diceva la sua bambina che si era fatta donna senza che lui se ne avvedesse. Ma si riprese dallo stupore e incominciò a urlare. “No, non te lo permetterò mai, nessuno ti porterà via da me. Tu sei ancora una bambina ed io ho già tanti guai che mi perseguitano, quindi non se ne parla affatto.” Cecilia piangeva e implorava suo padre che in quel momento era tanto arrabbiato poi si chiuse nella sua stanza senza riuscire a prendere sonno. Al mattino era molto stanca. La sera precedente era andata a letto senza riordinare la cucina, quindi si doveva dar da fare altrimenti avrebbe fatto tardi a scuola. Neanche Andrea, quel ragazzone che era venuto dal nulla a lavorare nella fattoria di suo padre, non aveva dormito quella notte. Andrea si era stabilito nella casa di Cecilia già da

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qualche tempo. Papà Leonardo lo vide arrivare una mattina d’inverno. Era infreddolito e affamato, aveva girato a lungo nelle varie fattorie della zona chiedendo lavoro. Lui non voleva elemosinare, desiderava guadagnarsi il pane, così gli aveva insegnato suo padre. Ma fino ad allora non aveva trovato ancora nulla da fare. A Leonardo faceva comodo un aiuto nella sua fattoria, Andrea aveva sofferto molto, i suoi genitori erano morti e i suoi beni andarono distrutti in un’alluvione, a malapena riuscì a finire le scuole dell’obbligo; poi fu ospite di una famiglia, grazie all’interessamento del parroco. Il ragazzo però veniva maltrattato, dormiva nella stalla con le mucche e subì per molti anni tutto questo, finché non divenne maggiorenne. Poi decise di andar via per trovare un altro impiego, quindi andò a salutare il parroco, gli raccontò di com’era stato trattato e che ora aveva deciso di farcela da solo. Il sacerdote lo aiutò dandogli la benedizione, come si usava in questi casi, non poteva fare diversamente. La vicenda lo aveva amareggiato, non poteva immaginare che quella gente tanto conosciuta e tanto per bene, si fosse comportata così nei confronti del ragazzo. Andrea passò da una fattoria all’altra, ma non si perse mai d’animo. Continuò la sua ricerca fin quando non bussò alla porta giusta, quella di Leonardo. Il quale lo accettò in casa, perché gli sembrava un giovane intelligente e pieno di volontà, provava compassione per quel ragazzo che aveva bisogno d’aiuto. Gli offrì una buona colazione, lo fece riscaldare e infine ne volle sapere di più. Disse di chiamarsi Andrea e aprì il suo cuore a colui che gli aveva dato tanta fiducia, gli raccontò dell’alluvione che aveva distrutto la sua fattoria, in cui morirono i suoi genitori, dei debiti e dei creditori che lo avevano lasciato in miseria. Gli descrisse dei lavori precedenti, come lo avevano sfruttato, che lavorava senza ricevere paga, ma solo un piatto di minestra come ricompensa. A Leonardo fece pena quel giovane, gli piacque la sua sincerità e il modo schietto di confidarsi. I suoi capelli, erano belli, biondi, ricci e aveva due grandi occhi azzurri. Inconfondibili. Di sicuro, se si fosse curato di più sarebbe stato ancora più affascinante. Leonardo, andò nel suo armadio e prese diversi indumenti per farlo cambiare e renderlo presentabile agli occhi della sua Cecilia. Gli aveva parlato di lei, ma quando la vide, restò abbagliato dalla sua bellezza. Non avrebbe mai creduto di trovarsi di fronte a un tale splendore. Cecilia fu un po’ avvilita di quei cambiamenti, ma il padre la rassicurò dicendole. “Cara, è un bravo ragazzo e ha tanto sofferto, poi è stato molto sincero con me!” “Ma papà dove lo facciamo dormire? Non abbiamo una stanza per lui.” “Non ti preoccupare, rispose Leonardo, qualcosa troveremo, io ho bisogno di qualcuno che mi aiuti per mandare avanti la fattoria! Ti prego lascia fare a me, vedrai che tutto andrà bene.” Così Cecilia, ogni giorno, aggiungeva un posto a tavola. Andrea era molto educato, mangiava con calma, e per ogni cosa si scusava e chiedeva sempre per favore. Dopo un po’ di giorni, visto che le cose andavano bene, Leonardo portò Andrea in città, gli aveva dato la prima paga, e gli consigliò di fornirsi di biancheria, visto che non ne aveva. Fin d’ora si era cambiato con i vestiti di Leonardo. Quindi comprò, calze, pigiami, camicie, pantaloni, fazzoletti e quanto poteva essergli utile. Aveva uno stipendio suo e non gli sembrava possibile che esistesse ancora gente così buona, dopo quello che gli era capitato. Si era aperta per lui la via della speranza e promise a se stesso, che mai avrebbe tradito il suo benefattore. Oramai quella gente era per Andrea una seconda famiglia, avrebbe vegliato su Cecilia, l’avrebbe aiutata in casa e anche con le pulizie e con il bucato. Lui era molto efficiente e quando Cecilia tornava da scuola, trovava tutto in ordine. Leonardo, lo aveva sistemato in una stanzetta al di fuori della casa, dove vi riponeva gli attrezzi da lavoro. Andrea la ripulì con la collaborazione del suo datore di lavoro, diede il bianco alle pareti, poi anche Cecilia lo aiutò a migliorare l’aspetto della sua stanza.

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In un vecchio magazzino, ripescarono vecchi mobili per arredarla e renderla più accogliente. Andrea non credeva ai suoi occhi e non finiva mai di ringraziare. Cecilia gli incuteva un po’ di timore, evitava di guardarla per non essere frainteso. Aveva immaginato la scena, quando ne avrebbe parlato con il signor Leonardo, ma era avvilito. Lui voleva bene a Cecilia sperava che col tempo la ragazza si accorgesse dei suoi sentimenti. Intanto Cecilia aveva riordinato la cucina e iniziò a preparare la colazione per tutti. Leonardo era il primo a sedersi a tavola, ma aspettava sempre Cecilia prima di iniziare. Quando arrivò la salutò con garbo e gentilezza. “Buongiorno cara” disse lui, “Buongiorno papà” rispose lei. Poi Leonardo proseguì “Hai il viso stanco, non hai dormito stanotte?” “È vero papà non ho dormito, ma vedrai che dopo una buona colazione starò meglio!” Il tavolo era imbandito: c’era il bricco del caffè e quello del latte appena munto, c’era la marmellata fatta in casa e le fette di pane casereccio. Tutto era invitante. Andrea dopo aver fatto colazione, andò subito fuori per iniziare il suo lavoro. Lo aspettava una lunga giornata insieme a papà Leonardo. Intanto padre e figlia erano soli e lui cercava in qualche modo di parlarle della mamma per dirle quanto le aveva nascosto finora. “Cecilia devo raccontarti una brutta storia, perché è giusto che tu sappia…” Ma poi si fermò, non seppe dire altro, era commosso, agitato e per nascondere il suo turbamento le disse come sempre: “Oh no, non ora o farai tardi a scuola! Un’altra volta parlerò con te di tutto!” Cecilia era infastidita, aveva capito che suo padre stava cambiando, prima o poi le avrebbe raccontato qualcosa di segreto, e con quella speranza prese i libri e uscì di casa. La mattina era tiepida e lei raggiunse la strada mulattiera dove Amedeo la stava aspettando. Si salutarono, poi si incamminarono verso la scuola. Lei gli parlò di quanto era successo la sera prima, ma gli disse anche che suo padre, al mattino, era di umore diverso e che forse con il tempo, avrebbe cambiato atteggiamento. Gli disse tante cose insieme, che Amedeo non ebbe modo di rispondere. Era sorpreso nel vedere Cecilia arrabbiata e felice al tempo stesso, e fu contento di vederla con la stessa enfasi della sera precedente. Parlarono tanto che non si erano accorti di essere arrivati! Cecilia alzò gli occhi verso di lui, si guardarono con dolcezza e quello sguardo fu una promessa d’amore! Cecilia era felice di averlo conosciuto, di essersi innamorata di lui. Felice di averlo incontrato in quel momento così difficile per lei, e così euforica entrò in classe quasi di corsa! Si sedette al suo posto. Regnava il silenzio in quella stanza. I compagni non le chiesero nulla, ma quella mattina, le videro tutti una luce diversa negli occhi, non era triste come gli altri giorni! Amedeo insegnava musica in una scuola vicina, ed era al suo primo anno di insegnamento. Era arrivato in quel piccolo villaggio seguito dalla sua famiglia, ma non avrebbe mai pensato che si sarebbe innamorato tanto presto di una bella fanciulla del luogo. “Cecilia sarà presto la mia ragazza e in seguito di sicuro la sposerò!” pensava… Più passava il tempo e più Andrea si rendeva conto di come fosse difficile vivere accanto a Cecilia. Andrea l’amava già, e mai si sarebbe permesso di farglielo capire, perciò, si sentiva di proteggerla dalle insidie che le sarebbero potute capitare. Anche Leonardo, raccomandava al giovane di vegliare su di lei, almeno in sua assenza. Andrea non sapeva che Cecilia era innamorata di quel ragazzo venuto da lontano. Lui lo conosceva già, in quanto era andato là a chiedere lavoro nella sua fattoria. Da che Andrea era entrato nella sua casa, Cecilia si sentiva più osservata. Se prima aveva due occhi che la guardavano, ora erano diventati quattro e la giovane si disperava per questo. Non si sentiva più tanto libera delle sue azioni.

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Alla fine decise di parlare con suo padre, che se le voleva bene doveva accettare Amedeo in casa. Quanto l’amava, ma bisognava che papà lo sapesse subito, prima che gli venisse in mente qualche strana idea. Cecilia aveva capito che suo padre sperava che s’innamorasse di Andrea, questo ragazzo semplice e fidato che era stato accolto come un figlio. Intanto Cecilia aveva parlato dei suoi timori al suo ragazzo, ma lui non si scompose affatto, non era geloso e aveva tanta fiducia in lei. A volte si sedevano nei pressi del ruscello, lui suonava la chitarra e lei restava ad ascoltarlo. Amedeo aveva creato una dolce melodia, che era diventata la loro canzone, il loro inno e tra le note si scambiavano sguardi innocenti d’amore. Venne la sera e Cecilia aspettava il ritorno di suo padre, ed era ben decisa a parlargli di nuovo di Amedeo. Doveva convincerlo! Sperando che avrebbe acconsentito. La tavola era già apparecchiata e appena entrò Leonardo, seguito dal suo aiutante, li invitò a sedersi. La cena era ottima, pollo e patatine fritte che erano la sua passione. Andrea non finiva mai di farle i complimenti per la sua cucina, e papà la ringraziava per quanto stesse facendo per loro. Cecilia preparava per entrambi, ma loro in qualche modo l’aiutavano. Papà Leonardo, sapeva cucinare, ma lei era una cuoca eccezionale! Appena la cena fu terminata, Andrea si ritirò nella sua stanzetta e pensava a lei. Aveva capito che si era innamorata di quel ragazzo. E lo invidiava! Avrebbe voluto essere al suo posto, si mise a letto con la speranza di dormire, ma si rese conto che stava passando le ore a guardare il soffitto e più volte si alzava per spiare la finestra di Cecilia, fin quando non vedeva il buio della sua stanza, non si coricava! Quella sera Cecilia, non andò subito a letto, aspettò che Andrea si allontanasse e dopo aver sentito il tonfo della porta, si avvicinò al tavolo dove suo padre era ancora seduto e con tono dolce gli disse: “Papà, ti prego io amo quel ragazzo, amo la sua famiglia, la sua musica. Devi conoscerlo, vedrai che ti piacerà! Io non posso fare a meno di lui!” “Cecilia non puoi chiedermi questo, sei troppo piccola per pensare a certe cose! Non acconsentirò mai a conoscere il ragazzo e tanto meno al tuo matrimonio! Se non ti è chiaro!!! Non dovrai più vederlo né frequentarlo. Hai tempo per crescere! …E poi c’è Andrea, non vedi come ti guarda!? Lui ti adora ti vuole già bene, aspetta ancora un po’ di tempo. Non ti preoccupa il lavoro? Tu fra poco finirai gli studi e ti aspetta una lunga esperienza con i ragazzi del villaggio. Sarà un grande impegno da parte tua, pensaci cara!” “Papà ti prego, il lavoro non ostacolerà il nostro amore, anzi Amedeo di sicuro mi aiuterà, me lo ha promesso! Vedrai non ti deluderemo!” Ma Leonardo era irremovibile eppure qualche giorno prima le aveva dato delle speranze. Cecilia davvero non lo capiva più. Il giorno dopo, come al solito, andò a scuola, era l’ultimo anno e ci teneva a prendere il diploma per poter iniziare il suo lavoro. Era un po’ triste e i compagni si accorsero subito che il suo umore non era lo stesso dei giorni precedenti. Non le chiesero nulla, la salutarono come sempre e lei rispondeva soltanto facendo dei cenni con la testa. Avrebbe voluto confidarsi con loro! Parlare dei suoi problemi! Ma come era difficile! Si chiudeva in se stessa pensando al da farsi e a come migliorare la sua vita. Tornò a casa all’ora di pranzo, era quasi pronto, papà aveva anticipato il ritorno; preoccupato anche lui per quanto stava accadendo in casa sua. Mangiarono in silenzio e Leonardo cercò di parlare a sua figlia, chiedendole perché fosse così silenziosa. Le chiese dei suoi amici, ma lei non voleva parlare, non ne aveva voglia e pensava solo al suo ragazzo. Leonardo insisteva nell’invitare Cecilia a rispondere. Lei tergiversando disse: “Papà sono stanca, perché me lo chiedi ancora, tu sai che non ti ho mai mentito! Vuoi che non frequenti nessuno? Finora ti ho ascoltato ma ora basta! Sono stufa della solitudine, voglio stare in mezzo ai ragazzi della mia età! Cosa ti è accaduto per essere

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così duro con me? Cosa c’è nella tua vita che non vuoi dirmi? Perché non mi parli della mamma? È vero sono tua figlia, ma non puoi far ricadere su di me i tuoi problemi”. Leonardo non rispondeva e tutto finì con quella banale discussione, poi se ne andò nei campi lasciandola in lacrime. Cecilia si chiuse in camera cercando di studiare, ma non riusciva a concentrarsi su nulla; tanto era avvilita e piena d’angoscia. Così uscì di casa, s’incamminò verso il ruscello e quando arrivò, si sedette sulla sponda. L’acqua scorreva chiacchierina e il canto degli uccelli richiamati dal bel tempo, le svolazzavano intorno, la campagna era un rifugio sicuro per loro. Lei da bambina seguiva il loro volo ogni volta che emigravano, o che tornavano ad ogni cambiamento di stagione. Ascoltava il loro canto e contava uno ad uno quei volatili; poi tutti giorni raccontava al suo papà quanti ne vedeva andar via. Ora riusciva appena a percepire il loro canto e piangeva, avrebbe voluto volare anche lei, andarsene lontano e vivere la sua vita, trovare sua madre e sposare il suo ragazzo senza dare preoccupazioni. Voleva essere felice e far felici gli altri! Papà le aveva promesso che le avrebbe parlato della mamma, ma parlarne significava soffrire, doveva dirle che la mamma viveva in un’altra città, che lui l’amava ancora. Come dirle tutto questo? Più passava il tempo e più per Leonardo diventava difficile! Cecilia quanto prima doveva tenere delle lezioni ai bambini del villaggio e già era stata convocata dal loro parroco, in quanto lui si interessava dei problemi sociali dei suoi parrocchiani. Ma ora questo benedetto ragazzo, era venuto a turbare la tranquillità. Cecilia non avrebbe trascurato i programmi di lavoro neanche per Amedeo. Lei era entusiasta dei suoi progetti e come da lui promesso le stava accanto e la sosteneva in tutto. Ogni volta che si parlava di Amedeo in casa, il papà era irremovibile, ma senza cattiveria. Lui cercava di far capire alla figlia, quanto sarebbe stato nocivo impegnarsi in questo momento e le diceva: “Non ti permetterò di rovinare la tua vita! E non ne voglio più parlare, ma sappi che ti voglio bene!” Il giorno dopo Cecilia incontrò Amedeo, gli parlò della decisione di suo padre e piangendo ancora una volta tra le sue braccia, gli raccontò l’accaduto e lui la rassicurava, dicendole: “Tutto presto cambierà”. Non poteva il suo papà decidere della sua vita. Ma Amedeo le disse: “Vedrai tutto andrà bene, devi avere soltanto pazienza!” Appena rientrata a casa, parlava rivolta alla foto della mamma: “Oh mamma aiutami tu! Dove sei? Perché non torni?” Oh mio Dio! La mamma era morta non poteva certo tornare! Poi pensava ancora: “Mamma in questo momento ho bisogno di te, ti vorrei accanto per superare questo brutto momento.” Ed era sicura che nel sonno le sarebbe ancora apparsa la bella signora bionda. E con quella speranza si addormentò. Cecilia pensava di raccontare al suo papà delle visioni, che aveva durante la notte, ma preferì non parlargli di nulla. “Povero papà! Chissà anche lui quanto soffriva!” Amedeo e Cecilia oramai si vedevano tutti i giorni a dispetto di suo padre e ogni volta si facevano compagnia tornando a casa. Facevano insieme quel tratto di strada tenendosi per mano e ad ogni passo le ripeteva quelle parole: “Vedrai cara! Tuo padre quanto prima mi accetterà in casa e mi vorrà bene! Ne sono sicuro! Io ho tanta fiducia nella sorte e farò di tutto per far sì che lui non ci divida!” E Cecilia si sentiva rassicurata, ma lui le diceva: “Senti cara. Ti faccio una proposta. Domani ti porterò dalla mia famiglia, loro ti vogliono già bene! Ho parlato alla mamma di te e mio padre andrà a parlare col tuo. Di sicuro accetterà la sua amicizia!” Cecilia gli buttò le braccia al collo e gli disse: “Sono fiera di te! Ti voglio tanto bene!” Dopo lo scambio di affetti ognuno tornò nella propria abitazione. Andrea la stava aspettando come ogni volta, la cena era quasi pronta, ma non le disse nulla, non voleva che il padre si accorgesse della sua assenza.

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Lui sapeva che Cecilia non faceva nulla di male, l’amava così tanto che gli bastava vederla felice e oramai lo aveva capito anche papà Leonardo. A lui piaceva tanto quel ragazzo, così bene educato che lo seguiva ovunque. Oramai i due erano inseparabili. Uscivano ogni mattina insieme, con lo zaino sulla spalla rifornito di pane e formaggio, poi la sera trovavano il piatto caldo di minestra, tutto poteva essere più armonioso, se Cecilia non si fosse innamorata così presto! Questo evento aveva sconvolto la loro convivenza. A Cecilia non importava nulla, voleva bene al suo ragazzo e non avrebbe accettato imposizioni da nessuno. L’indomani si vide ancora con Amedeo che le aveva promesso di farle conoscere la sua famiglia. Così la prese per mano e si avviarono verso la casa di lui. L’accoglienza fu tale che suscitò in Cecilia grandi emozioni. Amedeo la presentò ai genitori, ai nonni, ai fratellini, la ragazza notò che in quella casa, a quel giovane educato ed intelligente tutti volevano bene! A Cecilia sembrava un sogno dal quale si doveva ancora svegliare. Le offrirono dei dolci fatti in casa, del tè; non mangiava quelle cose dal tempo da quando era bambina. Quei dolci per lei rievocavano la figura della mamma Alba. Le fecero tante domande, ma senza mai chiederle nulla della sua mamma, sembrava che tutti sapessero dei problemi della sua famiglia. Si stava facendo tardi e così chiese ad Amedeo di riaccompagnarla, prima che a casa si accorgessero della sua assenza. Salutò tutti, ringraziò la mamma di Amedeo per la sua gentile ospitalità ed uscirono tenendosi per mano. La lasciò nei pressi di casa e andò via accarezzandola sul viso. Andrea, come sempre, la stava aspettando, scuoteva la testa e non si era accorto che papà Leonardo era arrivato. Intanto Andrea preoccupato del ritardo, continuava a coprire le numerose uscite di Cecilia. Leonardo non aveva visto i due ragazzi che si salutavano, ma si rese conto che Andrea soffriva atrocemente per la sua bambina. Chiamò il giovane sottovoce ma lui abbassò la testa, non voleva che il suo datore di lavoro si accorgesse dei suoi sentimenti. Il signor Leonardo, sarebbe stato ben felice se, sua figlia si fosse innamorata di lui, anche se ora non ci sperava più. Andrea stava dimenticando i suoi genitori, ora aveva un’altra famiglia a cui pensare. C’era tanto lavoro in quella fattoria ed erano solo in due a lavorare! La speranza di un probabile matrimonio tra Andrea e Cecilia stava sfumando, ma papà Leonardo era sicuro che quel ragazzo avrebbe fatto felice sua figlia. Andrea da tempo era pensieroso e a volte anche triste e Leonardo gli chiedeva il perché, ma Andrea non voleva rispondergli e allora rispondeva dicendo che era solo stanco e che l’indomani sarebbe stato meglio. Leonardo era preoccupato anche per Cecilia, aveva un dovere verso di lei: non poteva più tacere. Dopo la fuga avvenuta tanti anni prima, Alba viveva sola ed era piena di rimorsi. Non lavorava più in quel locale poco pulito. Leonardo si era tenuto in contatto con degli amici, che vivevano in una cittadina poco lontana, bastava solo un’ora di viaggio, ma nessuno dei due aveva fatto il primo passo. Si amavano ancora, in particolare Leonardo non era riuscito a dimenticarla. Ricordava i primi giorni felice, sperava di vederla tornare ogni giorno: di attraversare il lungo viottolo che portava a casa sua e di spalancare la porta. Di sicuro non l’avrebbe cacciata, sapeva che Cecilia aveva bisogno di lei. Ma era Alba ad aver sbagliato? Oh no? Era lui ad aver sbagliato a sposarla! Alba era abituata ad un’altra vita, lui la sposò contro la volontà dei genitori, ed ora che non c’erano più pensava maggiormente a lei. Per i primi anni, la piccola Cecilia aveva allietato la loro unione.

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Alba essendo una donna debole e insicura, cedette alle lusinghe di un vecchio amico, la cercò, la illuse ancora e la convinse a fuggire via da quella vita familiare troppo ristretta e monotona. Aveva bisogno di un uomo forte, che la liberasse dalla vita piatta che conduceva insieme a Leonardo… Vita alla quale lei non era riuscita ad abituarsi! Alba non sarebbe andata via e sarebbe restata con la sua bambina e suo marito, se quell’amico non l’avesse spinta ad abbandonarli; rimanendo sempre nella convinzione che prima o poi sarebbe riuscito a conquistarla, cosa a cui aspirava da anni; ma Alba lo vedeva solo ed esclusivamente come un amico e non pensava che avesse altre intenzioni, poiché quando erano giovani lui non le dichiarò mai il suo amore. Era bellissima e Leonardo a suo tempo aveva perso la testa, se ne era innamorato immediatamente e suo padre gli diceva: “Figliuolo, lascia stare Alba, non è per te! Sarà difficile per lei inserirsi nel tuo tenore di vita. Poi ne soffrirai, trovati un’altra ragazza del nostro ambiente! La Gina, la Luisa, la Roberta, non hai che da scegliere! Tu sei un bravo ragazzo, non hai difficoltà in questo.” “Papà ti prego, gli rispondeva, lascia che sia io a decidere della mia vita!” Il padre alla fine cedette: “Va bene figliuolo, non ti dirò più nulla, se vuoi farti del male fa pure, io e tua madre ti staremo sempre vicini, non ostacoleremo la tua decisione.” Un bel matrimonio, una grande festa con amici e parenti, e tutti ne erano commossi, ma andò bene soltanto per tre anni. Alba si era stancata della solita vita e neanche più la sua bambina riusciva a renderla felice. A poco a poco, avuta la prima occasione se ne andò con Bruno, era soltanto un amico, ma Leonardo aveva creduto che fosse l’amante. Anche Alba amava suo marito e all’infuori di un’amicizia non ebbe alcun rapporto con quell’ uomo che dopo tanto tempo era venuto a disturbare la sua quiete famigliare. Insomma Alba si era mantenuta onesta, così sua figlia non si sarebbe dovuta vergognare di lei. Leonardo non aveva fatto nulla per fermarla, ma Alba non fu felice lo stesso. Rimpiangeva suo marito, sua figlia e la sua casa. Si era pentita quasi subito e avrebbe voluto tornare indietro. Bruno, tante volte avrebbe voluto di più da lei, ma lei non mollava, non l’avrebbe mai fatto. Era soltanto un amico, anche se lui non aveva dimostrato di esserlo; quindi Alba lo teneva distante. No! Non era andata via per frequentare altri uomini. Oh! Se Leonardo l’avesse solo cercata… Sarebbe tornata, si sarebbe pentita, umiliata e avrebbe chiesto perdono, ma oramai erano passati quindici anni e stava ancora aspettando. Alba non sapeva che suo marito era informato di tutti i suoi movimenti e della sua vita. Lasciò quasi subito l’abitazione dell’uomo con cui era fuggita, e se ne andò a vivere da sola. Cambiò anche lavoro. Divenne la commessa di un negozio di abbigliamento, perché doveva pur mangiare. Non aveva voluto chiedere aiuto neanche ai suoi parenti, lei aveva sbagliato e lei sola doveva pagare. Alba era bella, ma il suo viso celava un velo di tristezza che suscitava curiosità alla gente che frequentava il negozio. Le facevano i complimenti per il modo in cui trattava i clienti abituali. Ormai tutti la conoscevano ma nessuno sapeva quale dramma si celava dietro quel viso stanco. Un giorno Amedeo andò in città per fare delle compere, e intendeva fare un bel regalo a Cecilia. Una bella signora venne al banco per servirlo e nel mentre, si aprì un dialogo. Amedeo le chiese un consiglio, cosa poteva regalare alla sua ragazza? “Ecco guardi, le consigliò lei, le regali questo, le andrà bene sicuramente! È molto adatto alle giovani di oggi. Dove vive la sua ragazza? Chiese ancora la commessa, Vive in città?” “Oh no, rispose Amedeo, Neanche io vivo in città signora! Noi viviamo in campagna! Sapesse come si sta bene!” Alba si era rattristata in un attimo, quel discorso le ricordava il suo passato e Amedeo aveva capito che, aveva toccato un tasto dolente della sua vita, ma proseguì ancora a parlare. Chissà perché, quella donna gli ispirava simpatia, gli dava fiducia e così le parlò un po’ di Cecilia e delle difficoltà che aveva con il papà di lei.

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Quando pronunciò il suo nome, Alba sentì un tuffo al cuore, ma ebbe la forza di chiedere ancora: “Mi dica signore dove abita lei, chi è la sua ragazza? Come si chiama? Per favore, me lo dica!” Amedeo fu sorpreso da quella valanga di domande e chiese ancora: “Ma signora perché è così agitata e perché vuole sapere tutto questo?” “La prego signore non mi tenga in ansia, mi dica. Si chiama per caso Cecilia la sua ragazza?” “Si signora, rispose Amedeo, perché lei la conosce? È una cara ragazza, molto bella ed io me ne sono innamorato non appena l’ho vista. Mi è sbucata un giorno, sulla riva del ruscello, dove io stavo suonando la mia canzone preferita, mi è apparsa come un raggio di sole e non intendo farlo tramontare più. Amo Cecilia più della mia vita, ed anche lei mi ama. Il nostro amore è stato come un fulmine a ciel sereno. E tale rimarrà, ne sono certo! È stata un po’ dura poterla incontrare, perché suo padre ostacolava i nostri incontri. Aveva timore che Cecilia potesse essere oggetto di qualche malvivente. Ne era geloso al punto da renderci la vita impossibile. Adesso la sua rabbia si sta placando e sicuramente accetterà che io la sposi. Sono certo che il signor Leonardo si convincerà del tutto, ho saputo aspettare e sono convinto che nella vita non bisogna mai avere fretta, si deve dare modo agli altri di capire e questo avverrà molto presto, mi creda. Ho deciso di farle un regalo per farle capire quanto io la ami”. La commessa disse: “Non posso sbagliare! È di sicuro la mia bambina!” Alba era disperata e piangeva, era lei, non poteva essere una coincidenza, tutto era chiaro! Tra Amedeo e Alba, nacque una sincera amicizia. Lei gli raccontò tutto di sé, non voleva più nascondersi e decisero così di tenersi in contatto. Voleva sapere di più di sua figlia e di suo marito. Oh! Se solo avesse potuto tornare indietro! Vivere di nuovo con loro e chiedere perdono per averli abbandonati! Aveva pagato abbastanza per quell’errore, ora voleva abbracciare sua figlia e chiese aiuto a quel giovane che aveva appena conosciuto e che l’amava. Amedeo tornato a casa, non disse a nessuno di quell’incontro. Il regalo a Cecilia glielo diede la sera stessa, seduti sui ciottoli del fiume. Era un bel vestito tutto azzurro coi risvolti bianchi, ed un cappellino bianco e blu adatto per le grandi occasioni. Cecilia rimase sbalordita e chiese ad Amedeo il perché di quel regalo. “Io non posso accettare, cosa dirò a mio padre?!” “Non metterlo per ora tienilo nascosto per un po’, ti dirò io quando indossarlo! E sarà per te una sorpresa.” “Ma cosa dici caro! Io non capisco!” “Ma non devi capire ora, farai come ti dico io?” “Si, rispose Cecilia, va bene”. Si promisero entrambi di mantenere il segreto, poi si salutarono ed ognuno andò a casa propria. Quando arrivò era già tardi e Cecilia cercava di nascondere la scatola, quindi corse in camera sua trovando mille scuse e nascose bene il pacco dentro un cassettone. Tornò di nuovo in cucina e papà Leonardo tutto arrabbiato le chiese brutalmente: “Dove sei stata? È molto tardi ed ero preoccupato, stavo per venire a cercarti! Mi vuoi dare una risposta?” “Papà scusami, ma non sgridarmi, ti dirò la verità. Ero in compagnia di Amedeo. Papà io ti voglio bene ma tu mi devi capire! Non puoi ostacolare il mio amore per questo ragazzo!” Leonardo sembrò commosso e disse cercando di calmarsi: “Vieni Cecilia, siediti, mi sto accorgendo che sei diventata veramente grande. È giusto che tu sappia; mettiamo da parte un po’ i tuoi problemi d’amore, ti vorrei parlare invece di tua madre, di quello che è successo quindici anni fa. Io l’amavo, e l’amo tutt’ora, se tornasse l’abbraccerei come una volta.” Pronunciò quelle parole con voce tremolante. Cecilia notò la commozione di suo padre, ma ugualmente gli disse: “Dimmi, papà raccontami, parlami di lei! Come era la mamma?” “Ascoltami figlia mia… Un giorno se ne andò, lasciandomi con l’angoscia nel cuore. Tu eri una piccola bimba che aveva bisogno della mamma, ma se ne andò ugualmente, non riusciva più a vivere in campagna insieme alla famiglia. Io l’amavo più della mia vita e l’amo ancora come se fosse il primo giorno, non l’ho mai dimenticata e il suo ricordo vive dentro di me. Cara, la tua mamma non è morta. Vive sola in una città vicina, ne ho avuto conferma dai miei amici che vivono lì. Loro mi danno notizie su di lei. Cecilia, mi devi credere, tante volte ho

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cercato di avvicinarla, ma mi è mancato sempre il coraggio e tornavo sui miei passi. Avevo paura che lei non mi volesse più, non sono riuscito a dimenticarla e per questo sono diventato un orso, ma cara ti voglio bene. Ti ho tirato su senza di lei, con grande sacrificio e ci sono riuscito, ora eccomi qui a raccontarti la mia storia. Cecilia perdonami se ti ho fatto soffrire, la mia è soltanto paura di perderti e anche di non essere capito!” “Papà ti chiedo perdono ma io non sapevo, ero triste anche per te, mi credi papà?! Scusami ancora per non aver compreso il tuo dramma, il tuo sacrificio”. “Si cara, ti credo!” E si abbracciarono commossi. Cecilia riprese a chiedere: “Papà dimmi dov’è la mamma? Io voglio che torni con noi e anche tu so che lo vuoi! Sai io non te l’ho mai detto, ogni notte la sogno e ho sempre avuto il presentimento che la mamma non fosse morta.” Fecero un lungo discorso padre e figlia al fine di chiarire la vicenda. Poi le promise che avrebbe pensato a lei, forse le avrebbe dato il permesso di amare Amedeo, di frequentarlo, ma quel forse era già una promessa. L’indomani non vedeva l’ora di incontrare il suo ragazzo per dargli la bella notizia e quando lo vide gli corse incontro felice più che mai. Tutto si stava risolvendo nei migliori dei modi!!! Cecilia aprì subito l’argomento e gli disse. “Caro ti debbo dare un’importante novità! Sono felice, felice, felice!!! Mio padre mi ha concesso di vederti, ma vieni sediamoci ti spiego meglio!” Gli raccontò della sua mamma che era viva, che suo padre stava soffrendo per lei, che non aveva mai avuto il coraggio di avvicinarla. “Tesoro io voglio trovarla, non potrei sposarmi senza la mamma vicino! Ma tu vuoi sposarmi, vero? Ti prego aiutami a risolvere questo problema!” “Calmati cara, frena il tuo entusiasmo! Anch’io ho da raccontarti una storia che sembra una favola. Raccontò quanto era accaduto il giorno precedente con la commessa del negozio e della grande scoperta che aveva fatto. Cecilia piangeva di gioia. Amedeo a questo punto l’abbracciò e le fece una promessa. “Domani ti porterò in città! Indosserai il vestito che ti ho regalato. Passerò domani mattina alle nove in punto, e mi raccomando devi essere più bella che mai!” Prima di lasciarsi ebbero un momento di tenerezza, la baciò sulla bocca e le sussurrò: “Grazie per tutto l’amore che mi dai! Grazie a tuo padre che finalmente ha capito quanto ti amo, io sarò per lui un figlio e ti giuro non si pentirà mai della fiducia che mi ha concesso!” Quel giorno si lasciarono felici e contenti. La mattina successiva Cecilia si alzò, aprì le finestre e vide che il sole era già alto; quella notte caso strano, non aveva sognato la mamma. Il suo viso fresco dimostrava che aveva riposato bene. Riordinò la sua camera, poi andò direttamente in cucina per la colazione. Papà e Andrea erano già usciti e lei poté prepararsi con cura: quasi non si riconosceva, era davvero incantevole, sembrava la protagonista di una favola!!! Mise il vestito azzurro con i risvolti bianchi, pettinò con cura i suoi capelli e con ansia aspettò l’arrivo di Amedeo. Lui arrivò con qualche minuto di anticipo, prima si inoltrò nei campi in cerca di Leonardo, lo salutò e lo ringraziò per la fiducia che gli aveva dato, salutò anche Andrea che in quel momento era intento a curare un cavallo. Poi tornò indietro e disse a Leonardo: “Al mio ritorno avremo un lungo discorso da fare, Cecilia mi sta aspettando. Devo andare!” Andrea li vide allontanarsi con grande angoscia, in un attimo ebbe la conferma di non avere più speranza: Cecilia amava un altro uomo e a lui non restava che volerle bene come ad una sorella; sarebbe stato sempre dietro i vetri della finestra a spiare ogni suo movimento. La vedeva ogni volta in compagnia del suo ragazzo e di certo non gli faceva piacere. La vedeva correre nei prati o distesa al sole, sotto l’ombra di un albero di melo, con gli occhi pieni di luce che esprimevano gioia. Andrea era felice per lei, ma tormentato per non averla potuta amare.

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A chi avrebbe potuto confidare il suo dolore? A nessuno! E adesso pensava a loro che erano partiti per incontrare la mamma: lui sapeva tutto, ma non aveva mai interferito nei loro discorsi. Spesso ascoltava senza volerlo ed era contento che il suo padrone riacquistasse finalmente un po’ di serenità. Amedeo avrebbe di sicuro riunito la famiglia. Amedeo e Cecilia erano giunti in città! Lei si guardava intorno emozionata e smarrita. C’erano tante cose belle: i negozi pieni di luci, le strade grandi, le pasticcerie e i negozi d’abbigliamento. Cecilia non ne aveva mai visti di così belli. Amedeo era ben contento di vederla raggiante e l’entusiasmo di quel momento, le aveva fatto dimenticare per un attimo il motivo dell’arrivo in città. Amedeo la riportò alla realtà, le disse: “È il momento della sorpresa!”, la prese sotto braccio e la condusse verso un altro negozio che si trovava sul lato opposto della strada. “Che bello! Esclamò Cecilia: Quanti bei vestiti! È la prima volta che vedo tanto splendore. Come sono felice! È tutto così bello qui!” Amedeo le strinse il braccio sorridendo, per farle capire che condivideva la sua emozione. Attraversarono la strada ed entrarono nel negozio che Amedeo già conosceva. Spinsero la porta e si trovarono davanti la commessa. Lei stessa rimase di stucco. Cecilia era uno splendore! E appena Alba la vide si mise a piangere, perché le ricordava l’immagine della sua gioventù. Non credeva ai suoi occhi. Anche Cecilia fu sorpresa nel vedere la bella signora, la signora dei suoi sogni. Poi Cecilia le chiese: “Signora perché piange?” E la signora disse soltanto: “Cecilia, bambina mia!” E finalmente capì che quella signora era sua madre. Si abbracciarono felici di essersi ritrovate. Non riuscivano a parlare. Cecilia diceva solo: “Mamma, mamma!” E Alba rispondeva: “Cecilia piccola mia”. Amedeo era rimasto in disparte, in quel momento sembrava un intruso e lasciò che le due donne si scambiassero parole affettuose. Alba le promise che presto sarebbe tornata a casa; ma prima avrebbe dovuto chiedere perdono a Leonardo, affinché l’accogliesse di nuovo. E così finalmente sarebbero tornati ad essere una famiglia felice. Si salutarono e andarono via. Amedeo fu invitato a pranzo dal futuro suocero, finalmente accolto come un figlio. Durante il pranzo misero al corrente papà Leonardo di quanto fosse accaduto in città. Prima di allora aveva solo immaginato il motivo del viaggio, ma ne era felice; come era felice Amedeo di far parte di quella famiglia e di essere l’artefice principale di quella riappacificazione. Una storia bella e a volte triste, che sicuramente unirà in un felice matrimonio i due ragazzi. Il povero Andrea sarà destinato a soffrire solo per essersi innamorato di Cecilia? Anche lui, col tempo troverà la ragazza che lo renderà felice. Andrea sperava di restare in quella casa, dove era stato accolto in un momento difficile della sua vita. Povero Andrea! Ma perché povero? Oramai aveva un lavoro, Leonardo gli aveva dato fiducia, lo aveva inserito nella sua casa, ma non aveva potuto dargli l’amore di sua figlia, Cecilia era innamorata di un altro e non poteva farci nulla. In fondo quel posto non era tanto solitario, c’erano molte fattorie nei dintorni e spesso si organizzavano feste. Bastava che anche lui iniziasse a inserirsi in quel contesto, non sarebbe rimasto più solo; avrebbe conosciuto altre ragazze e sicuramente ne avrebbe trovata una adatta a lui. Avrebbe dovuto fare così, ma gli ci volle un po’ di tempo per capirlo. Era sempre affettuoso con tutti, a volte incontrava Cecilia e restava muto, senza dire una parola, perché soltanto la sua presenza lo emozionava. Con atteggiamento protettivo, continuava a ripetere tra sé e sé: “Guai a chi le farà del male”. Col tempo incominciò a pensare di muoversi e Leonardo lo spronava ad andare al villaggio vicino.

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“Vai, prendi il mio calesse non restare qui! Cerca di farti nuove amicizie e non preoccuparti per me, sono molto sereno. Puoi andar tranquillo!” Andrea uscì di casa sorridendogli e con quel gesto lo ringraziò per quanto stesse facendo per lui. Quella sera s’incamminò con il calesse lungo la strada polverosa, i cavalli trottavano e lui pensava alla ragazza che non era riuscito a conquistare e così facendo avrebbe dato un taglio all’amore non corrisposto che lo logorava. Diceva tra sé: “Potrò anche sposarmi, ma nel mio cuore per ora c’è solo lei!” Scacciò quei pensieri e iniziò a canticchiare una canzone d’amore, allungò lo sguardo, vide un gruppetto di ragazze che camminavano allegre. Lo fermarono e tutte sorridenti gli chiesero: “Stai andando alla festa?” “Si, rispose lui, Salite che vi accompagno!” Durante il tragitto, una di quelle ragazze non sorrideva e non cantava, era diversa dalle altre che al contrario non smettevano mai di ridere e cantare, anche un po’ sguaiatamente. A quella ragazza che stava silenziosa e in disparte, Andrea non osava domandare nulla, avrebbe voluto chiederle almeno il nome. Lui voleva una ragazza semplice e carina, non ricca, che si sarebbe adattata al suo tenore di vita. Andrea non aveva nulla di particolare ma quel ciuffo di capelli sulla fronte lo rendeva bello ed interessante. Chissà quante ragazze lo avrebbero voluto sposare? Lui faceva di tutto per dimenticare Cecilia, ma ancora una volta senza risultato. Arrivarono alla festa, ma nessuno si accorse del suo turbamento. Caterina era la sua preferita, infatti durante il viaggio non aveva detto una parola, mentre le altre sghignazzavano e ridevano. Era riuscito a farsi dire il nome da quella ragazzina triste e fragile. Si fece forza e chiese alla ragazza alla quale era interessato, come mai si trovasse tra queste scatenate ragazze completamente diverse da lei. “Non credo facciano bene alla tua salute! Perché sei così triste? Cos’hai che ti tormenta?” Le chiese lui. La carrozza si fermò e tutte le ragazze saltarono giù di corsa dal calesse, mentre Caterina non scendeva ancora. Aspettò che lui le prendesse la mano e l’aiutasse a scendere. Andrea le disse: “Aspettami qui, ora metto a posto il calesse ed entreremo insieme. Balleremo noi due, anche se non ne sono capace!” “Ma io non ti conosco! Mi posso fidare di te?” E lui le rispose: “Non devi aver paura! Non ti farò del male! Ma dimmi, hai una famiglia? Qualcuno che ti vuole bene?” Lei non rispondeva, ma lui continuava: “Dove abiti? Ti riporto a casa io. Le tue amiche faranno a meno di noi. Sono un bravo ragazzo, vivo in casa di una famiglia che mi ha accolto come un figlio. Lavoro per loro e sono pagato bene, mi hanno dato un alloggio, ma la mia vita non è stata tanto facile da quando sono rimasto solo. Dopo aver bussato a tante porte ho trovato il signor Leonardo che mi ha fatto da padre e sono felice di lavorare per lui. Un’altra volta ti racconterò il resto, ma ora parlami di te!” Si erano incamminati verso l’aia di quel casolare, dove tutti ridevano e ballavano. Andrea la fece sedere su una panca e le disse: “Su parlami di te! Voglio conoscerti! Mi piaci e vedrai che andremo d’accordo. Di te mi ha colpito la tua timidezza, il tuo silenzio, la tua semplicità. So che è troppo presto per parlare di queste cose, ma vedrai staremo bene insieme, se tu non pretenderai troppo. Caterina fece un lungo respiro, poi incominciò a raccontare la sua storia. “Si Andrea ho una famiglia, che mi tiene con loro quasi per compassione. Una zia che dice di volermi bene, ma io non percepisco questo affetto. Nonostante questo è stata l’unica che dopo la morte dei miei genitori, mi ha preso in casa. Gli zii sono anziani e a volte non sanno come comportarsi nei miei riguardi. Ma che strano, sembra che noi abbiamo qualcosa in comune. Io vengo da molto lontano. I miei sono morti a causa del crollo della casa. Tutto è andato distrutto, ed io non ne ho saputo mai la causa. Mi hanno preso con loro, non avevo altri parenti. Ed eccomi qui

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“sola” a vivere una vita che non sento mia. Cercano di fare del loro meglio, ma io ancora non sono riuscita a dimenticare la tragedia che mi ha travolto. Ho dovuto smettere gli studi, vengo da un piccolo paese dove potevo frequentare le scuole. Venendo qui si è fermato tutto. Vorrei continuare gli studi ma non so come dirlo agli zii”. Caterina aveva gli occhi arrossati, Andrea si commosse a sentire quel racconto, la tranquillizzò e le diede speranza per un domani. “Caterina non piangere, vedrai che a tutto c’è rimedio. Ora ne parlerò con Cecilia e vedrai che risolveremo questo tuo problema. Io vorrei prendermi cura di te, ti ripeto che sono solo anch’io, vedrai che in seguito sarà molto meglio, abbi fiducia e vedrai”. Si guadarono per un attimo, Caterina capì che poteva fidarsi di lui. Lui la baciò sulle guance, le accarezzò i capelli e sorridendo le disse. “Vieni, le brave ragazze non restano fuori casa la notte, devi stare tranquilla, poi verrò a conoscere i tuoi zii, non potranno impedirmi di volerti bene”. Si avviarono verso il calesse, lui l’aiutò a salire sul carro e stavano per partire; c’era un po’ di strada da fare. “Su vieni?” Lei rimase un pochino in silenzio poi gli disse. “Ma le mie amiche le lasciamo qui? Non le riportiamo a casa?” Andrea rispose. “Non ti preoccupare, loro sanno come sbrigarsela non sono come te che hai paura di tutto. Su vieni. Ti aiuto a salire”. Andrea accompagnò Caterina a casa. Ma prima di scendere dal carro lei gli disse. “Andrea, non sarà uno scherzo questo? Non è possibile che in un attimo possono succedere queste cose. Se è vero, vuol dire che sono stata fortunata ad incontrarti”. “Si Caterina, ma sono stato fortunato anch’io. Poi ti racconterò la mia storia. Finora credevo di non potermi liberare di tanti ricordi. Ho amato una ragazza deliziosa senza mai dichiararmi; avevo timore solo ad incrociare il suo sguardo. Mi intimidiva e io l’adoravo, ma lei amava un altro e lo sposerà al più presto. Anche lei ha vissuto una vita fuori dal comune. Finché non ha trovato la gioia di vivere con questo ragazzo. Ed ora è felice, me lo dice il suo sguardo quando lo incrocio. Ma ora che ho conosciuto te e credo di poterla dimenticare. E tardi cara. I tuoi zii staranno in pensiero”. L’aiutò a scendere le augurò la buona notte e andò via. Lei rimase sulla porta fino a che la carrozza girò la curva, entrò in casa piano per non svegliare gli zii. Andò a coricarsi. Si addormentò quasi subito, pronunciando ripetutamente il nome di Andrea. Andrea rientrò molto tardi quella sera e dalla sua finestra, vide ancora la luce accesa nella camera di Cecilia. E pensò: “Sarà felice con il suo Amedeo, lo spero proprio, guai se la farà soffrire; ho il dovere di proteggerla e sarò sempre presente in qualunque momento ne avesse bisogno”. Si coricò quasi subito e pensò a Caterina: “L’amerò di sicuro”. Solo Cecilia fino a quel momento gli aveva fatto battere così forte il cuore, ma ora si sarebbe dedicato alla bella e semplice Caterina, con amore, perché era convinto che anche lei poteva amarlo. L’aveva capito dallo sguardo smarrito che aveva e dalla dolcezza del suo parlare. Come tutte le domeniche Andrea andava a messa e le ragazze se lo guardavano con attenzione, ma non c’era nessuna che le interessava a parte la tenera Caterina. Era abitudine di tutti, rispettare le feste e frequentare la chiesa insieme alla famiglia, poi terminato il rito tutti tornavano al lavoro. Andrea sperava di incontrare la giovane conosciuta la sera precedente, infatti all’uscita della chiesa la vide arrivare insieme agli zii. Da lontano lui le sorrideva e man mano che si avvicinava vedeva che anche lei era contenta nel rivederlo. Dal suo viso era sparita la tristezza e i suoi occhi alla vista di Andrea brillarono. Lui si allontanò da Leonardo e andò incontro anche agli zii di lei. Con riverenza li salutò, poi salutò lei e le disse: “Ciao Caterina vieni ti presento il mio datore di lavoro.” Lei timida si avvicinò, gli zii erano stupefatti, non sapevano nulla di quanto stesse accadendo. Leonardo la mise subito a suo agio e disse :“Signorina, noi siamo gente semplice, se vuole è invitata questo pomeriggio in casa nostra, le offriremo un tè per conoscerci meglio”.

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Poi Leonardo si rivolse agli zii di Caterina e disse: “Signori, l’invito è rivolto anche a voi. Siete i benvenuti”. Si lasciarono con la promessa che avrebbero accettato l’invito. Tornato a casa, Leonardo mise al corrente Cecilia che nel pomeriggio avrebbero avuto ospiti e lei per l’occasione avrebbe preparato un dolce, non poteva mancare Amedeo. Il pomeriggio si prolungò fino a tardi e il padrone di casa fece si che gli invitati restassero anche a cena; che si svolse in allegria, gustando i piatti prelibati che aveva preparato Cecilia; tutti si sedettero in un piccolo salotto in attesa di Amedeo che di lì a poco sarebbe arrivato. La casa non era molto lontana, ma bisognava avviarsi, cosicché Elena e Giovanni, gli zii di Caterina ringraziarono il padrone di casa per l’accoglienza e per la cena che avevano gustato. Andrea si offrì di accompagnarli al calesse, li aiutò a salire: prima la zia, poi Caterina, ma prima di lasciarla andare volle guardarla negli occhi dicendole che l’indomani si sarebbero rivisti. Il calesse si avviò, Andrea lo seguì con lo sguardo fino alla fine della strada, pensò che Caterina sarebbe stata la donna della sua vita, sorrise e rientrò in casa e tutti notarono il suo cambiamento. Incominciò a raccontare quello che gli era capitato la sera che aveva conosciuto Caterina e di come era rimasto colpito da quella ragazzina timida e dolce. Poi si rivolse a Leonardo e gli disse: “Signor Leonardo sento di voler bene a Caterina e credo di aver fatto una buona scelta. Io mi rimetto a voi, il vostro consiglio mi può essere prezioso”. Leonardo rispose: “A me ha fatto una buona impressione. È molto bella e fine, ma non sono io che devo darti dei consigli, dovrà essere tua moglie, dovrà far parte della tua vita e dovrai essere tu e solo tu a decidere. Per me va bene. Tu sai quali sono i valori per la riuscita di un buon matrimonio? “Rispetto e Amore” che tu dovrai condividere con la tua donna, la madre dei tuoi figli quando verranno. E sarà così anche per lei se accetterà di sposarti. Tu conosci la mia sofferenza, ora dopo tanti anni sembra che di nuovo si possa riunire la famiglia. Io non ho mai cessato di amare mia moglie e finalmente spero di tornare di nuovo felice. Il matrimonio di Cecilia sarà un momento di riconciliazione ed io ti auguro una vita serena come quella che sto cercando di riconquistare”. Andrea rispose: “Dopo tutto quello che avete fatto per me, ho ancora qualcosa da chiedervi. Sicuramente avrete capito che mi sono innamorato di Cecilia dal primo momento che l’ho vista, senza essere corrisposto e senza che lei ne sapesse nulla, Cecilia è ora per me come una sorella. Ma io ho ancora bisogno del vostro aiuto, volevo dirvi: se mi darete ancora la possibilità di lavorare nella fattoria e stare in casa vostra insieme a Caterina appena l’avrò sposata. Io vi considero la mia famiglia e se accetterete ve ne sarò immensamente grato! Ditemi, posso sperare?” Leonardo lo lasciò parlare, aveva sentito una valanga di cose e lui non era riuscito a fermarlo. Ma gli rispose deciso: “Si Andrea, penso che sarà possibile. Per me sei come un figlio, non ti preoccupare troveremo una soluzione anche per la casa, faremo delle modifiche affinché potrete viverci comodamente. A questo proposito ne parlerò anche con Cecilia e vedrai che approverà. Ora mia figlia ha bisogno di compagnia, di gente giovane che le stia vicino. E vedrete che insieme farete grandi cose”. “Grazie” rispose Andrea. “Non vi deluderò della fiducia che mi avete dato e che mi darete. Nel frattempo Elena, Giovanni e Caterina arrivarono a casa; la ragazza andò a letto emozionata per tutto ciò che era accaduto e sperava che Andrea avrebbe dato una svolta alla sua vita. Intanto Caterina stava riflettendo e pensava ai suoi zii. Avrebbero accettato Andrea? Elena e Giovanni intanto commentavano il problema che si poneva per la nipotina, perché per loro era ancora una bambina, avevano una grande responsabilità verso di lei, poiché dalla morte dei suoi genitori, restò sconvolta e solo gli zii potevano prendersene cura, tanto da considerarla come una figlia. Ma il pensiero fisso della mamma e del papà che non c’erano più non la lasciava mai e mai come ora ne sentiva la mancanza.

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Ma che strano, anche i genitori di Andrea erano morti in un tragico incidente, dovuto alle eccessive piogge ed inondazioni. Caterina era venuta nella fattoria degli zii quando era ancora piccola: oramai si era fatta grande in quel posto frequentato solo da contadini e da allevatori di bestiame. Non conosceva nessuno, era stata abituata ad uscire poco e solo con gli zii quando andavano in Chiesa. Era la prima volta che usciva in compagnia di quelle ragazze allegre e spensierate, in quanto la mamma di una di loro era amica di zia Elena, così ebbe il consenso di partecipare alla festa. Le aveva conosciute in parrocchia, grazie a loro aveva incontrato un ragazzo che le stava facendo battere il cuore per la prima volta. Lei aiutava la zia nelle faccende di casa, ma imparò anche a ricamare. La zia le diceva sempre: “Preparati cara, che in poco tempo può succedere di tutto. Incomincia a ricamare il tuo corredo. Non ti voglio mandare via, per carità, ma col tempo anche tu vorrai farti una famiglia; a meno che tu non voglia diventare suora!” “O no zia assolutamente no, ma non è un po’ presto per parlarne? Sono troppo piccola per pensare al matrimonio”. Come aveva previsto sua zia era successo tutto in fretta; aveva trovato l’amore, forse era un po’ presto per parlare di un sentimento così forte; anche se lei ci credeva ciecamente. Nelle sue preghiere diceva: “ Mamma dimmi tu cosa debbo fare. Mi posso fidare di lui?” Intanto Cecilia ed Amedeo vivevano giorni meravigliosi. Lei aveva preso servizio nella scuola del villaggio e cercava di dividersi tra studio e lavoro in modo da poter conciliare anche i lavori di casa. Ogni giorno ripetevano di amarsi per tutta la vita. Vivevano l’uno per l’altro senza trascurare la propria famiglia. Papà Leonardo era felice, i ragazzi si sarebbero presto sposati; ma prima avrebbe dovuto riportare sua moglie a casa per stare con lei per sempre. Non c’era stata separazione quindi tornare insieme sarebbe stato più semplice. Oramai Leonardo l’aveva perdonata da tempo. Sua figlia si doveva sposare e aveva bisogno della sua mamma. Perché aspettare? Doveva andare subito a riprenderla e portarla a casa: tutto sarebbe cambiato. Ora Leonardo non ce la faceva più, gli mancava sua moglie ed era tempo di affrontare l’argomento. Cecilia si sarebbe sposata e lui sarebbe rimasto sempre più solo. Doveva prendere una decisione, riportare sua moglie a casa! Sapeva che sarebbe tornata volentieri. Quindi, perché aspettare ancora? Durante la notte, tutti questi discorsi affollarono la sua mente e al mattino più stanco che mai, si alzò prima del solito: preparò il caffè, una buona colazione e poi chiamò Andrea che si meravigliò dell’ora mattutina, di solito non si alzava così presto. E gli disse: “Come mai padrone, è accaduto qualcosa?” “Siediti, prendiamo il caffè, ti voglio parlare di una cosa molto importante, te la volevo dire già ieri sera, ma tu mi hai preceduto. “Scusatemi se ho approfittato, dimenticando che dovevate parlare prima voi, ora vi ascolto”. “Va bene, ora sono io che debbo chiederti un favore. Ascoltami, io ho fiducia in te, perciò ti faccio complice di cose accadute nella mia famiglia. Come saprai, attraverso tanti discorsi fatti in casa, avrai capito che mia moglie non è morta, ma vive in una città vicina, oggi stesso ho deciso di riportarla a casa. Tu verrai con me. Insieme affronteremo questo compito. A Cecilia non diremo nulla, ma non farti accorgere che partiamo per la città. E quando torna dal lavoro troverà una bella sorpresa. Intanto puoi preparare il calesse, partiamo subito. Andrea era rimasto sorpreso di tante confidenze che gli aveva fatto il suo padrone. Ma uscì di corsa per preparare quanto gli aveva chiesto di fare Leonardo. Cecilia non vedeva l’ora che suo padre andasse a prendere la mamma; quindi anche quel giorno era uscita presto per recarsi a lavoro. I suoi ragazzi la stavano aspettando fuori dalla scuola.

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Ma Cecilia era sempre in compagnia di Amedeo. Si salutarono e poi gli disse: “Amedeo, vuoi venire a cena da noi questa sera? Ho voglia di stare insieme a te e a papà. Chissà quando si deciderà a riportare la mamma a casa?” “Non ti preoccupare” rispose, “vedrai sarà molto presto. Ma ora andiamo il lavoro ci aspetta.” “Ci vediamo questa sera!” Era felice e avrebbe voluto mostrarlo a tutti. Intanto Leonardo e Andrea si misero in cammino e al ritorno di Cecilia volevano farsi trovare in casa. Non gli sembrava vero, tra poco avrebbe riabbracciato sua moglie! Durante il viaggio disse al suo aiutante: “Sono contento per quanto sta accadendo, Cecilia sarà felice di avere di nuovo la mamma accanto, di certo ne avrà bisogno”. Presero il discorso di Caterina e Leonardo gli chiese: “Se devi andare a casa dei suoi zii, ti accompagno, conosco quelle persone, perciò non ti preoccupare ti farò da garante.” Parlando non si erano accorti di essere arrivati. Andrea fermò il calesse, Leonardo scese e gli disse: “Aspettami, torno presto!” Entrò nel negozio e il suo sguardo vagava per vedere sua moglie. La notò subito, era nel reparto abbigliamento, come gli aveva detto Amedeo. Lei sembrò attratta da quello sguardo, Leonardo sorrise guardandola e lei capì: finì di servire il cliente e si avvicinò a suo marito. Si abbracciarono poi, senza dir niente, uscirono. L’aria era calda e Andrea stava poco lontano: “Andiamo!” Disse Leonardo a sua moglie. “La mia casa ti aspetta!” Lei senza rispondere salì sul calesse e gli disse: “Tesoro, lascia che io prenda almeno la mia roba!” “No. Le rispose Leonardo. Devi dimenticare il passato, a casa troverai ciò che ti occorre! E poi troverai Cecilia! Non sa che sono venuto a prenderti! Le ho voluto fare una sorpresa. Tutto sarà come prima e sarai tu a dirigere la casa. E le farai di nuovo da mamma”. “Cecilia si deve sposare e lei ha bisogno di te”, poi disse: “Ti presento Andrea, questo ragazzo abiterà con noi, è il mio aiutante e quando non ce la farò più a lavorare, sarà lui a mandare avanti la baracca. Si sposerà con una brava ragazza e starà vicino alla nostra casa. Si faranno compagnia con Cecilia.” Lei gli rispose che andava bene! “Sono giovani e hanno bisogno di stare insieme!” “Ecco, siamo arrivati!” disse Leonardo. Scesero dal calesse ed entrarono in casa: lei sembrava smarrita. Andrea capì che doveva lasciarli soli e andò fuori. Alba girava per casa, non era cambiato niente. Tutto stava al suo posto. Andò nella camera di Cecilia e la trovò tutta ordinata. Sorrise. Non poteva essere diversamente. Richiuse la porta e andò in quella che era stata la sua camera da letto, dove era stata felice con suo marito. Ed ora era tornata per occuparla di nuovo, affinché la famiglia si riunisse e tornasse ad essere quella di un tempo. Leonardo entrò e la trovò mentre piangeva. La strinse tra le sue braccia e le disse: “Tutto è finito, sei tornata con noi e ti vogliamo sempre bene. Andiamo! Tra poco rientrerà Cecilia e dobbiamo festeggiare. Ti vuoi occupare tu del pranzo?” “Si, rispose lei, con immenso piacere, da oggi sarò io a occuparmi di tutto!” Baciò suo marito per dirgli grazie: “Grazie ancora!” Aveva ritrovato la pace e soprattutto il perdono della famiglia. Fino ad allora aveva condotto una vita pulita e lavorativa, dove era libera di farsi una passeggiata tra la gente, vedere i negozi, prendere pare alle feste. Era questo che le mancava nella fattoria. Ma ora aveva capito finalmente che la felicità l’aveva a portata di mano e se l’era lasciata sfuggire stupidamente. Adesso era pronta a rimediare. “Darò a mia figlia e a mio marito tutto l’amore che gli è mancato in questi anni!” Andrea attendeva il ritorno di Cecilia lungo il vialetto. Appena la vide cercò di prepararla al grande evento. Le andò incontro, cercando di trattenerla per un attimo in modo da prepararla ad un’emozione che sarebbe stata troppo forte per lei. “Ma ora voglio dirti una cosa che ti farà piacere: ascolta. Si è avverato quello che tu desideravi tanto!” “Che cosa Andrea? Non capisco!” “Capirai!” gli rispose Andrea. “Ora troverai una bella sorpresa!” “È tornata tua madre!!! È in casa! Se sei pronta ti accompagno, andiamo!”

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Cecilia disse: “Non vedo l’ora di vederla!” Entrarono in casa quasi di corsa. La mamma era in cucina, si abbracciarono commosse, piansero di gioia, poi Leonardo le riportò alla realtà dicendo loro: “Ehi non è ora di mangiare?” “Ecco le mie donne, che si lasciano commuovere dagli eventi! Ma sono felice anch’io! Andrea dividi anche tu con noi questa gioia, anzi bisognerà avvisare anche Amedeo. Chi corre a chiamarlo?!” Cecilia uscì di corsa e andò alla fattoria di Amedeo, lo trascinò fuori e gli disse: “Andiamo, mamma è tornata! Voglio che tu sia presente!” Entrarono in casa e c’era aria di festa; Alba stava preparando la cena. Avrebbero mangiato tutti insieme. “Ben tornata signora!” disse Amedeo. “È grazie a te, se sono tornata!” disse Alba: “Ora non me ne andrò più! Statene certi.” “Sono stata una stupida a non capire quanto vale la famiglia, la campagna, l’aria pura che sprigiona tanto verde!” Infine si sedettero tutti a tavola. Amedeo fu il primo a parlare: “Signora Alba, avrei da comunicarvi qualcosa e anche a voi signor Leonardo. Io sono felice di aver incontrato Cecilia e amarla mi dà una gioia immensa, io la voglio sposare, verrà a vivere in casa mia, dove ci sono anche mia madre e mio padre. Vi prometto che ne farò una donna felice! E vi ringrazio di averla messa la mondo, Cecilia lo merita.” Rispose Cecilia. “Grazie papà, grazie mamma, ringrazio anche Amedeo che mi farà sua sposa! Io lo amo molto e lo renderò felice come farà lui con me. Ma vorremmo sposarci al più presto; per darvi la possibilità di stare insieme e recuperare il tempo passato! Mamma grazie di essere tornata!!! Io avevo bisogno di te, specialmente in questo momento! E si abbracciarono di nuovo.” Poi Cecilia si rivolse ad Andrea. “Andrea tu non dici nulla?! Come va con Caterina?” “Tutto bene Cecilia, anch’io vorrei sposarmi presto e vorrei dirvi di nuovo grazie a voi che me lo permetterete!” rispose Andrea. “Bene ragazzi!!!” disse Leonardo: “Visto che tutto si è ristabilito, autorizzo il vostro matrimonio! Tu Amedeo comincerai i tuoi preparativi e noi faremo i nostri”. Poi si rivolse alla moglie: “Alba, già da domani puoi cominciare a organizzare tutto. Dovremmo recarci nel negozio in cui lavoravi, per le spese necessarie, per il vestito da sposa e per tutto il resto”. “Si certo caro, ci faranno enormi sconti, ne sono sicura! Loro conoscono la mia storia, capiranno il mio gesto, la mia decisione di stare a fianco a voi”. “Va bene” mamma, rispose Cecilia, e si abbracciarono ancora. Amedeo era contento di quanto stava accadendo. Bisognava avvisare il parroco della chiesetta del villaggio. Sarebbero andati l’indomani lui e Cecilia. Poi Leonardo disse ad Andrea: “Adesso si sposa Cecilia, mentre tu potrai avvisare Caterina che presto la sposerai”. “Intanto, nel tempo libero, potrai cominciare a sistemare la casa, cosicché per il tuo matrimonio sarà tutto pronto”. “Quando porterai qui Caterina?” “Molto presto!” rispose Andrea. La cena giunse quasi al termine e Leonardo disse: “Alba ha preparato un ottimo dolce! Su cara portalo a tavola!!! Poi Cecilia farà un buon caffè”. Ma Andrea disse: “No il caffè lo preparerò io! Quello che è successo oggi, è un grande evento, che ha riportato la gioia in questa famiglia e auguro a voi di potervela finalmente godere!” Alba prese il dolce, diede una bella fetta di torta ad ognuno, poi Andrea andò a preparare il caffè, lo servì in tavola, dopo averlo gustato si diedero la buona notte. Tutti si sentirono stanchi ed emozionati quindi andarono a dormire. L’indomani li aspettava una lunga giornata piena di impegni: il lavoro, i concerti da organizzare ogni sera e il matrimonio che si sarebbe celebrato di lì a poco. Ma avrebbero comunque trovato il tempo per risolvere tutto. Per Cecilia e Amedeo arrivò il grande giorno, fu una festa eccezionale! Per l’evento, Cecilia preferì indossare l’abito da sposa della mamma, piuttosto che acquistarne un altro. Fu riportato alla luce da un vecchio armadio che era in soffitta: era bianco, ricamato a mano, rimodellato da una sarta del luogo, che metteva in evidenza la sua deliziosa figura. Era incantevole! Non appena entrò in chiesa suscitò lo stupore dello sposo e dei presenti, portava in mano un bouquet delizioso, composto dai fiori del suo giardino.

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Tutto il villaggio partecipò alle nozze. La piccola chiesetta era gremita di gente e più bella che mai, disse “SI” al suo Amedeo. Era educata e rispettosa con tutti, ma la cosa importante è che lo amava. Passò altro tempo e anche Andrea decise di sposarsi, la casa era pronta e quindi ne parlò con Caterina. Era un po’ titubante, aveva paura che gli zii, non avrebbero accettato un matrimonio deciso in così breve tempo! Sperava tanto di sì, lei si era affezionata molto a quel ragazzo. Anzi se ne era innamorata. E sperava che Andrea non la deludesse. Adesso esagerava a pensare così, ma aveva una gran paura. Caterina era molto timida, la sua timidezza le impediva di comunicare con gli altri e non riusciva neanche ad aprire un dialogo con Andrea per parlare del loro futuro. Che cosa sarebbe cambiato con il matrimonio? Forse tanto, ma lei doveva essere più coraggiosa, far capire che esisteva e che era innamorata di lui e che lo avrebbe sposato. “Che Dio me la mandi buona”, pensava. E diceva: “Mamma, papa aiutatemi voi. Non posso stare sempre con gli zii. Loro mi vogliono bene, ma dovrò fare qualcosa per me. È bene che mi sposi con Andrea, a me piace, è molto affettuoso e poi è davvero sincero. Mi ha raccontato tutto della sua vita, dell’amore che provava per Cecilia e della sofferenza che ha passato senza poter far nulla. Poi quella sera benedetta, l’incontro della festa, mi ha portato fortuna e pensare che io non volevo neanche andarci, ma la zia mi ha convinta per far sì che io comunicassi con le ragazze della mia età, visto che non avevo occasioni per frequentarle”. A Caterina sembrava già di stare insieme al suo Andrea. Cercava di immaginare quale sarebbe stato il suo compito, mangiare insieme, dormire insieme, lavare i suoi calzini. Non le sembrava vero. Andrea meritava tanto amore, tanta devozione, e di certo lo avrebbe fatto con piacere. Caterina diceva tra sé: “Parlerò con Andrea e chiarirò tante cose insieme a lui, voglio rimanere me stessa e Andrea mi amerà di più.” Intanto, in casa di Caterina erano cambiate tante cose, lei era più responsabile ed aveva imparato tanto, ma dipendeva sempre da Elena e Giovanni e non avrebbe mai potuto prendere una decisione da sola. Il giorno seguente Andrea insieme a Leonardo, andarono a bussare alla porta degli zii di Caterina. Furono accolti bene, un po’ sorpresi da quella visita, ma Leonardo venne subito al sodo. “Signor Giovanni, disse, sono venuto ad accompagnare Andrea, che voleva chiedere la mano di vostra nipote e ufficializzare la data del matrimonio” “Si amano! E voi ne siete già al corrente. È un grande lavoratore e credo che non farà mancare nulla a Caterina, spero che accettiate la sua proposta, ma non vedo Caterina, dov’è?” La zia che fino a quel momento era rimasta in silenzio disse: “Signori miei a noi fa di sicuro piacere che nostra nipote abbia trovato un buon ragazzo, ma non vi sembra di correre un po’ troppo? È ancora una bambina e non sa decidere della sua vita, sono giovani e hanno tempo per sposarsi. Comunque adesso le dico di scendere, sarà lei a darvi una risposta. Speriamo che abbia giudizio e ci rifletta un po’ prima di dire di sì! Questo ragazzo l’ho visto spesso a messa e per questo credo sia di buona famiglia. Io vorrei che Caterina stesse ancora con noi, che crescesse ancora un po’: ma vediamo cosa ne pensa la nostra cara nipotina. Ho promesso a mia sorella che avrei pensato a lei, ma negli affari di cuore io non posso intromettermi, ci deve riflettere da sola, ora però vado a chiamarla.” E mentre scendeva Andrea le andò incontro, la salutò e poi le disse: “Caterina sono qui per chiederti in sposa, vorrei dividere con te la mia vita. Vuoi sposarmi? Abbiamo parlato così poco di questo argomento, poiché non è molto che ci conosciamo, ma credo di volerti bene e vorrei che tu diventassi la donna della mia vita. So che sei molto giovane, ma anch’io non sono vecchio, vuol dire che cresceremo insieme! Abbiamo delle persone capaci di guidarci e possiamo imparare molto da loro.” Caterina era rimasta sbalordita da quella proposta di matrimonio così inaspettata, ma poi disse: “Si Andrea anch’io ti voglio bene!” “Allora puoi dire ai tuoi zii, che presto ci sposeremo, vedrai saremo felici. “La famiglia del signor Leonardo si sta allargando, ci

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saranno presto tanti bimbi che correranno sull’aia e noi li guarderemo dal vano della finestra. Vedrai col tempo ci saranno anche i nostri”. Caterina era felice di tutte quelle parole, ma pensava ai suoi zii che ancora non avevano risposto. L’avrebbero lasciata libera di sposare il suo Andrea? In poco tempo lei si era innamorata di quel ragazzo col ciuffo biondo sulla fronte, dalla faccia pulita, dai modi garbati; tutte queste cose messe insieme davano un aspetto buono ad Andrea. Caterina, ne avrebbe parlato con la zia, sicuramente avrebbe capito e avrebbe potuto dare il consenso alle nozze anche se era molto giovane. Le sue amiche non le aveva più incontrate. Cosa avrebbero pensato di lei, che nell’uscire una sera sola con loro aveva incontrato l’amore? Lei piccola, fragile e solitaria ragazza, aveva delle qualità superiori. Di sicuro sarebbero state invitate al matrimonio e lei avrebbe ascoltato i loro commenti sgradevoli, ma non le interessava nulla di tutto questo. Il villaggio era piccolo e non avevano tanti parenti, così per fare una festa ben riuscita la zia avrebbe invitato tutti i conoscenti. La sua nipotina tanto sfortunata, si sposava con un ragazzo che l’avrebbe resa finalmente felice ed anche lei ne era contenta. Leonardo si era appartato con lo zio Giovanni e intanto gli stava dando qualche informazione su Andrea, subito capì che con il futuro genero Caterina sarebbe stata bene! Il suo lavoro era ben retribuito, quindi poteva permettersi di avere una moglie e una casa tutta sua. Caterina aveva reso Andrea più volenteroso e sicuro di sé e questo divenne un vantaggio per tutte quelle cose che Andrea intendeva realizzare. Quindi dopo aver preso un bicchierino di cherry offertogli dagli zii, si alzò, li ringraziò per la loro accoglienza e insieme a Leonardo salutarono e andarono via. E così anche Caterina si ritrovò fidanzata e pronta alle nozze. Quel villaggio presto sarà più vivo, nasceranno tanti bambini che scorrazzeranno nell’aia, diventerà più grande e di sicuro avrà tutte le comodità di una grande città e saranno i giovani a dar vita a tutto questo! La zia Elena fece sedere Caterina e le parlò come ad una figlia: “Caterina sei sicura di poter affrontare un matrimonio così in fretta? Sei veramente innamorata di questo ragazzo? Pensaci bene cara e prega la mamma che ti illumini nel fare la scelta giusta!” “A me ha fatto una buona impressione ed anche allo zio piace. Il solo fatto che Leonardo lo ha accolto in casa sua, mi fa capire com’è, mi da ancora più fiducia e più sicurezza.” “Si zia sono innamorata! I suoi modi gentili ed educati mi hanno fatto prendere questa decisione!” “Va bene cara, rispose la zia, da oggi cambierà la tua vita! Ora dobbiamo pensare ai preparativi, agli invitati e al parroco. Insomma diamoci da fare che ce n’è molto”. “Va bene zia, ti ringrazio per quanto stai facendo per me. Io non dimentico mai chi mi fa del bene e tu me ne hai fatto tanto da quando sono qui. Mi hai dato la possibilità di ricominciare, io sto con te da quando ero piccola ed ora ancora ti impegni per tutto ciò che mi occorre. Grazie zia”. E la bacio sulla fronte. “Ora vai piccola preparati, non dimenticare che sei invitata a casa del signor Leonardo. È una persona per bene, stimata da tutti, poi con Cecilia ti troverai bene. Non pensare alla tragedia del passato, al villaggio se ne è parlato per molto tempo, ma ora bisogna soltanto occuparsi della tua felicità e non farsi influenzare dai tanti problemi, nati dal dramma vissuto dalla nostra famiglia”. “Finalmente si sta risolvendo tutto e con il tuo matrimonio speriamo di stare tranquilli. Noi ci stiamo facendo vecchi! Ed è bene che tu inizi il tuo cammino con Andrea.” “Grazie zia, in un attimo sarò pronta! Andrea tra poco sarà qui.” Andrea era da poco uscito per riportare il signor Leonardo a casa e sarebbe subito tornato indietro a prendere Caterina. Caterina aveva accettato l’invito del signor Leonardo con molta gioia, ma stava pensando cosa avrebbe portato in omaggio per fare bella figura. In quel momento non aveva idee, la zia uscì senza dirle nulla. Rientrò con un fascio di rose del suo giardino e lo consegnò a Caterina. “Tieni cara portale con te, vedrai è un gesto gentile e sarà sicuramente apprezzato”.

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Intanto era arrivato Andrea, salutò la zia poi Caterina e disse: “Andiamo cara, altrimenti faremo tardi”. “Si Andrea sono pronta”, e partirono. Arrivarono nella fattoria di Leonardo in tempo. Si salutarono e Cecilia disse: “Benvenuta tra noi Caterina, sei molto bella e dolce, si vede dal tuo viso e dal tuo comportamento, vedrai che andremo d’accordo”. “Grazie Cecilia” rispose Caterina. Si accomodarono a tavola, la cena era squisita e subito aprirono degli argomenti interessanti. In quella casa ci viveva Andrea e lei rispettava coloro che gli davano quella possibilità. Se non fosse stato così, forse non lo avrebbe mai conosciuto e si chiedeva chissà come sarebbe stata la sua vita. Amedeo e Cecilia diedero modo a Caterina di farla sentire a proprio agio, lei già si sentiva parte della famiglia. Parlarono di tutto: della scuola, della musica e Caterina comunicò che le sarebbe piaciuto proseguire gli studi. Cecilia ne fu entusiasta. E le disse: “Vieni nella mia scuola e vedremo cosa si potrà fare!” “Tu, Andrea, perché non impari un po’ di musica? Hai un eccellente maestro, dai così vi fate compagnia e chissà forse un giorno diventerai qualcuno. La nostra scuola ha bisogno di gente così, il parroco vorrebbe organizzare qualcosa con i ragazzi del villaggio. Allora Amedeo esclamò: “Diamoci da fare!!! Tu Caterina ti affiderai a Cecilia e io mi occuperò di te Andrea. Vedrete che in poco tempo ce la faremo!” Incominciarono a realizzare il progetto insieme al parroco senza trascurare il lavoro e ognuno si stava impegnando per quello che gli competeva. Andrea diventò un buon musicista, grazie alla guida di Amedeo, organizzarono concerti per la chiesa e tutti i ragazzi del villaggio parteciparono entusiasti alle lezioni di musica. In poco tempo formarono una vera componente di musicisti. Quel villaggio diventò una ridente cittadina e la gente ascoltava volentieri la loro musica, presto sarebbero andati nelle città vicine a suonare per le feste, per i matrimoni, insomma erano diventati popolari. La signora del negozio dove lavorava Alba, aprì un nuovo locale e per inaugurarlo organizzò una serata, in cui avrebbero suonato Amedeo e Andrea, cosicché da attirare l’attenzione dei giovani. Oramai andavano da per tutto, sempre seguiti dalle loro donne. Caterina frequentò la scuola di Cecilia e presto divenne insegnante anche lei. La popolazione aumentava e c’era bisogno di più persone che collaborassero per lo sviluppo della scuola. Tutti presi dal nuovo lavoro fecero molta strada. Intanto Caterina e Andrea si unirono in matrimonio ed ognuno andò a vivere nella propria casa, tutti avevano realizzato i loro sogni, divennero stimati e conosciuti in tutta la vallata. Il villaggio era visitato da molta gente e i turisti curiosi venivano a vedere la trasformazione di questa ridente cittadina chiamata Valle Gioiosa. Costruirono tante case, tanti appartamenti e la gente lasciò le povere abitazioni per trasferirsi in quelle nuove. Nel frattempo Cecilia divenne mamma e diede alla luce una bellissima bambina, a cui diede il nome di Laura. La bambina cresceva e trascorreva la maggior parte del tempo con i nonni. Leonardo ed Alba, ormai non ce la facevano più, l’età avanzata non gli permetteva di camminare da soli, quindi venivano accompagnati in giardino dove si sedevano per cercare di alleggerire il peso degli anni e dare meno fastidio alla famiglia, ma gli sorridevano gli occhi nel vedere tanti bambini correre tra tanto verde. Tra loro c’era anche la loro nipotina che giocava, e ogni tanto andava a sedersi sulle ginocchia dei nonni. Gli posavano una mano sulla testa e le accarezzavano i riccioli biondi, poi se la stringevano al petto e dicevano: “Grazie piccola, sei la gioia della nostra vita ci fai dimenticare gli acciacchi che ci perseguitano ogni giorno! Le tue risa ci illuminano la giornata!” Laura non poteva immaginare quali drammi si nascondessero dietro tanto benessere e tanta serenità. Per lei era tutto nuovo e normale, cresceva a vista d’occhio, ignara delle sofferenze dei loro cari.

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A casa di Leonardo, la sera davanti al caminetto tutti si riunivano e ognuno raccontava la propria giornata. Ma quanta allegria regnava in quel casolare, che ormai era formata da tre generazioni e presto ne sarebbero venuta altre. Quante famiglie si erano formate in poco tempo. E quanti ne erano morti, ma nessuno sentiva dolore per quelle perdite. Loro sapevano che erano presenti, anche se non c’erano più. La tradizione era rimasta impressa nella testa di tutti, il rispetto, l’amicizia e il dovere erano per loro una cultura da tramandare alle nuove generazioni. Quella grande distesa verde a volte cambiava colore, gli alberi fioriti di ogni specie e qualità davano un allegro aspetto a tutta la vallata e speravano che non venisse sacrificata tutta per dare spazio ai grandi palazzi. Oramai quella contrada sembrava appartenere ad una sola famiglia. I giovani oramai avevano studiato tutti, studiavano ancora e intendevano farsi un avvenire diverso, dignitoso e responsabile. A Valle Gioiosa dove la gente aveva vissuto con poco, lavorando la terra da mattina a sera, ora avrebbe ospitato gioventù con attività diverse. E avevano ragione di desiderarlo!!! Dottori, ragionieri e avvocati, insomma c’era uno sviluppo non indifferente. Non si andava più nelle città vicine per le compere o per divertirsi. Tutto stava alla portata della gente, aprirono negozi, uffici comunali e ambulatori di ogni specializzazione. E vennero anche i poliziotti. Anche se la cittadina era abbastanza calma e senza corruzione.. Il figlio di Andrea e di Caterina, un ragazzo bene educato, e rispettoso, studiava con profitto, seguiva il padre che oramai era conosciuto in tutta la zona e studiava pianoforte. Il suo sogno era diventare veterinario. Pochi ci avevano pensato e lui sperava di trovare subito lavoro, ma di sicuro non era un problema, visto che là non esisteva un ambulatorio dove curare gli animali. Si chiamava Carmelo, Andrea gli aveva voluto mettere il nome di suo padre. E quando raccontò al figlio tutta la storia, fu fiero di avere il nome del nonno. “Papà sono sicuro che hai sofferto molto, ma in compenso hai recuperato una parte della tua sofferenza stando con questa famiglia che ti ha voluto molto bene. Per me sono loro i nonni, pur non dimenticando i tuoi genitori”. “Sono orgoglioso di avere un padre come te! Non ti deluderò papà, stanne certo.” “Grazie figliuolo, tu sei la mia vita, insieme a tua madre che amo più di me stesso. È stata una buona moglie, ma soprattutto una buona madre non mancarle di rispetto per nessuna ragione al mondo. Ne soffrirei moltissimo. Noi siamo una famiglia unita e tale deve rimanere. Tutto quello che ho appreso dal signor Leonardo dovrai apprenderlo anche tu. Sono stati anni felici quelli che ho passato con loro. Cecilia per me è stata la prima donna che ho amato, ma non mi sono mai dichiarato, lei era innamorata di un altro e non ho voluto intromettermi. Poi la sorte mi ha fatto incontrare tua madre l’ho amata dal primo momento in cui l’ho vista. E continuo ad amarla, merita tutta la mia attenzione. Era una donna fragile, ma abbastanza forte da superare tutta la sofferenza che ha subito quando era piccola. I suoi zii non ci sono più, lei ne ha sofferto. Ma per noi si è ripresa, in modo da non farci preoccupare per la sua salute. La morte purtroppo non si può evitare e quando Dio ce la manda la dobbiamo accettare come un dono della vita. Ma figliuolo, ora non ti rattristare per questo discorso, tu sei giovane e ne hai tanta davanti a te.” “Papà, non ti preoccupare”. Carmelo uscì dalla stanza e Andrea disse: “Signore conservami questo figlio, fa che cresca bene e che non si ripeta quello che ho sofferto io”. Andrea rimase ancora a pensare poi entrò sua moglie che gli disse: “Andrea perché sei solo, cosa stai pensando? Non devi essere triste noi siamo felici, abbiamo nostro figlio che ci sta dando tante soddisfazioni e abbiamo tanti amici. Che hai tesoro, non stai bene?” “Ma no rispose Andrea, sto benissimo, è che qualche volta mi viene da pensare a tutta la mia vita, la nostra vita, ed ho paura che tutto mi sfugga, che un giorno mi sveglierò e non troverò più nulla: te, Carmelo e tutti gli amici che abbiamo.”

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“Andrea ma come ti vengono in mente questi pensieri negativi? Vieni andiamo a fare due passi in giardino. Oppure vogliamo andare in città? Facciamo delle compere. Ti va?”, “Va bene Caterina, tu sei sempre pronta a risolvere ogni nostro problema. Sei la più forte di tutti noi messi insieme. Non so come avrei fatto senza di te, la mia vita sarebbe stata nulla, hai allevato nostro figlio in modo perfetto, non saprò mai come ringraziarti”. “Andrea, non ti dimenticare quello che tu sei per me, non potrei vivere senza di te. Noi abbiamo un grande compito da seguire, Leonardo ed Alba hanno bisogno di noi sono vecchi e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Cecilia sola non ce la farà mai. Amedeo ha troppi impegni, come te, ma se restiamo uniti, di sicuro gli faremo passare una serena vecchiaia. Hanno fatto talmente tanto per noi!” “Caterina non dimenticherò mai tutto questo e sono sempre disposto a tutto. Forse hai ragione tesoro penso troppo. Facciamo una cosa per restare in allegria, questa sera invitiamo Cecilia a cena. Ti va cara?” “O si! Rispose lei hai avuto una bella idea! Perfetto io mi organizzo per preparare e tu vai a invitare i nostri amici. Era un po’ di tempo che non lo facevamo. Dovremmo ricordarci di farlo più spesso.” Cecilia ed Amedeo furono contenti dell’invito. Arrivarono con un po’ in anticipo, parlarono del più e del meno, dei figli, dei nonni e di quanto ci fosse da fare. E Cecilia disse: “Purtroppo i miei genitori hanno bisogno di assistenza. E io non so più come fare da sola”. Caterina la interruppe e le disse: “Cecilia non sei sola, ci siamo noi qui. Facciamo parte della famiglia, quindi il tuo da fare è anche nostro. Ci divideremo i compiti, non ti preoccupare, ce la faremo!” E così cominciò il duro lavoro di assistenza, per Leonardo e Alba. Si alternavano per tutte le cose e i due coniugi stavano vivendo una vecchiaia serena come non mai. Erano consapevoli che ognuno di loro aveva il suo da fare, ma trovavano il tempo per assisterli. E Alba disse: “Grazie Signore per avermi dato la possibilità di invecchiare e godermi fino all’ultimo la mia famiglia. La cena non si protrasse a lungo anche perché Leonardo ed Alba non potevano rimanere troppo. Alba si era stancata poi si girò verso Leonardo e disse: “Caro andiamo a riposare.” “Si, andiamo” rispose lui. Amedeo li accompagnò nella loro stanza e si misero a letto; tutti gli altri restarono a conversare, intorno al camino, sorseggiando ogni tanto un bicchiere di buon vino. Per Amedeo la musica era il pane mentre per Andrea un po’ meno. Lui aveva un altro impegno, mandava avanti tutto il lavoro della fattoria. Senza tralasciare nulla, spesso andavano a suonare insieme nei locali fino a tarda notte. Laura, la figlia di Cecilia e Amedeo era cresciuta insieme con Carmelo e non vi era giorno che non passassero del tempo insieme. Dopo aver studiato restavano in giardino a godersi il fresco della sera e parlavano della giornata trascorsa, non c’era amore tra loro, ma sola tanta amicizia. Poi ognuno aveva preso una strada diversa: Laura con la sua musica e Carmelo stava frequentando la facoltà di veterinaria. Sicuramente sarebbe rimasto nella cittadina dove vivevano i suoi genitori. Mentre Laura, sarebbe andata anche all’estero per specializzarsi al conservatorio. Era un po’ più dura, ma lei voleva così. Caterina e Cecilia avevano il loro da fare la mattina a scuola, la casa e inoltre dovevano occuparsi delle due persone anziane, che per loro avevano fatto tanto. Si poteva dire che erano i genitori anche di Caterina per quanto gli volevano bene. La vita proseguiva così impegnata per tutti, ma restava sempre vivo l’amore che sentivano l’uno per l’altro, non si era affievolito neanche un poco, anzi si era ingrandito con la gioia dei figli, che li vedevano sempre sorridenti e felici, anche nella loro pacata sofferenza che cresceva con il passar degli anni. Alba, una persona così fine e delicata nel comportamento e

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nell’aspetto. I capelli raccolti sulla nuca e un leggero trucco che Cecilia le imponeva di mettere, lei la voleva ben curata e gli anni non le dovevano pesare. Voleva che rimanesse sempre bella anche nella vecchiaia. E pregava affinché si mantenesse sempre in forma, rendendosi conto che la mamma stava realmente invecchiando. Leonardo forse un po’ logorato dal lavoro nei campi, era diventato più curvo che mai, ma aveva sempre un bell’aspetto, ordinato pulito e da quando non lavorava più stava sempre accanto alla sua Alba. Passavano gli anni, ma restavano un bel quadretto familiare da imitare!!!

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SECONDO CAPITOLO

Passavano gli anni e Laura stava diventando bella come alla sua età lo era la mamma. Sedici anni dichiaravano tutto il suo splendore, studiava e prometteva bene, ma non sarebbe diventata un’insegnante di scuola come sua madre. No, non era assolutamente per lei quel tipo di lavoro. La sua passione era la musica e a tutti i costi sarebbe arrivata in alto. Amedeo, il padre di Laura, era contento di questo suo progetto, ma non pensava che lei mirasse a diventare una grande concertista. Voleva girare il mondo e non rimanere in quel posto privo di occasioni. Il villaggio stava migliorando, ma in quel momento nel campo musicale non dava molte opportunità. Quel piccolo centro si stava svegliando, si era talmente ingrandito grazie anche alla volontà di Amedeo e Andrea, che con le loro proposte insieme al parroco, erano riusciti a far capire alle persone più altolocate che avrebbero dovuto investire i loro risparmi e progredire a favore dei giovani. Insomma tutti si erano dati da fare con ottimi risultati. Ed ora non avevano più la necessità di andare nelle città vicine per comprare cose di cui avevano bisogno. Prima, per acquistare si recavano nel negozio della signora Carla, dove si trovava di tutto, era la cittadina più vicina della vallata. Tante famiglie si rifugiavano là, sapendo dalla maggior parte della gente che descriveva come si stava bene lì lontano dalla confusione e dai pericoli che la gioventù poteva incontrare. Sacrificando ognuno un po’ di terra, si era potuto arrivare ad avere una casa grande e più rispettabile con buoni risultati. Naturalmente prevaleva sempre l’agricoltura, ma tanti giovani studiavano per avere una professione diversa e un tenore di vita che gli avrebbe garantito la sicurezza economica rispetto a quella che avevano vissuto i loro genitori. Laura non aveva grandi amicizie e di sé non raccontava nulla. Stava maturando la sua passione e non voleva allarmare i pochi amici che aveva col fatto che presto se ne sarebbe andata. Aveva ereditato dalla nonna la voglia di evasione e dalla mamma quella della musica. Un giorno Cecilia chiamò sua figlia e volle raccontarle tutta la storia della sua famiglia, della sua vita, di quanto avesse sofferto per tanti anni, credendo che sua madre fosse morta. Raccontò anche che suo padre le aveva detto tante bugie, ma che amava tanto sua moglie e quello che aveva fatto per riportarla a casa. Poi si risolse tutto. La loro famiglia si era riconciliata, grazie ad Amedeo. “Mi amava tanto e sapendo il mio dramma che era la conseguenza di quella lontana storia, fece di tutto per riportare a casa la mamma. Io ricordavo soltanto un’ombra che mi vegliava, che restava accanto al mio lettino per tanto tempo, finché non mi addormentavo. Mi accarezzava i capelli, mi baciava sulla fronte. Poi un bel mattino, se ne andò, non sopportava più di vivere in campagna. A quei tempi si poteva dire che era una vita molto ristretta. Anche se aveva di tutto. Tuo nonno non le faceva mancare nulla e le dava tanto amore, ma lei voleva una vita diversa. Non aveva capito che a volte si è costretti a sacrificare qualcosa per qualcuno che ami, voleva la libertà di camminare per le strade di una qualsiasi città piena di rumori di luci e grandi vetrine. Rimaneva per ore a guardare e rientrava a casa soddisfatta, anche se non aveva comperato nulla. Il suo lavoro non le permetteva di fare grandi spese e presto si accorse che tutto questo non le interessava più. Le mancava la sua famiglia, per tanti anni in silenzio ci ha amati molto; ha vissuto per parecchio tempo in solitudine, rimpiangendo quella casa che lei aveva abbandonato, ma che amava ancora!!! Era piena di rimorsi e nessuno dei due fece il primo passo per riunirsi; uno aspettava l’altra, ma tutti e due soffrivano la lontananza. Sono cresciuta anch’io e ho sposato tuo padre perché l’amavo più della mia vita e lo amo oggi come allora. Questo mia cara, era il momento giusto per raccontarti la nostra storia. Tu oramai non sei più una bambina, quindi era ora che sapessi, anche perché fai parte della mia vita ed è giusto che tu sia al corrente di tutto ciò che ha segnato il nostro cammino, facendoci diventare quello che siamo adesso. La nonna ha pagato per l’errore che ha fatto in gioventù, ma già da tempo è tutto dimenticato; io l’ho perdonata, anzi non l’ho mai condannata per questa sua manchevolezza, mi mancava e avrei fatto di tutto per farla tornare, nel mio dentro sapevo che

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non era morta. Laura, se vuoi, puoi dare il tuo giudizio e dire se ci siamo comportati bene nei confronti della nonna.” “Mamma, tu sai quanto voglio bene alla nonna, non mi permetterei mai di giudicarla; sicuramente lei ha agito secondo l’impulso del suo carattere. E la sua gioventù le dava ragione. Ma ora mettiamo tutto in un cassetto, oppure bruciamo queste verità che non fanno bene a nessuno e solo il ricordo non fa che farci male di nuovo. La nonna è ancora qui ed io ne sono felice.” Cecilia rispose: “Lo so cara, ne è la conferma di come siamo felici qui: io, tuo padre, Caterina ed Andrea; loro fanno parte della famiglia, guai se non ci fossero. Ma per raggiungere tutto questo abbiamo un po’ sofferto tutti, specialmente Andrea, questo ragazzone bello che mi ha amato senza mai disturbare la mia vita. Mi proteggeva in silenzio, ha sofferto molto anche lui. Quando tuo nonno lo ha accolto in casa, si è fatto subito voler bene. E mio padre ha voluto che restasse con noi come se facesse parte della famiglia. Lui ha avuto tanta riconoscenza per tutto quello che gli abbiamo potuto dare. Ed eccolo qui, intento a mandare avanti la fattoria, senza di lui, non so cosa avrei potuto fare, da quando il nonno non è stato più in grado di lavorare. Io in questa valle sono stata bene e non rimpiango nulla. Ho avuto l’amore di tuo padre, come me, nessuna donna al mondo ha potuto essere felice. Tesoro mi auguro che anche tu, troverai qualcuno che ti amerà e che ti possa dare quello che desideri.” “Mamma, io lo spero, ma per adesso non ho intenzione di legarmi a nessuno, semplicemente perché voglio raggiungere il mio obiettivo. Poi se incontrerò qualcuno che mi farà perdere la testa ben venga… Ne sarò felice”. Laura abbracciò sua madre e le disse: “Grazie mamma per tutta la fiducia e per tutto l’amore che mi dai, ne terrò conto non ti preoccupare… Non sapevo che dietro tanta gioia ci fosse stata tanta sofferenza. Ma perché mi hai raccontato tutto questo? A me ha fatto piacere e un giorno ne farò un romanzo, senza fretta, ora ho altre idee per la testa. Non mi fermerò qui con gli studi, io voglio andare oltre, voglio partire, andare in una città grande dove possa trovare una scuola adatta per imparare meglio la musica e diventare qualcuno, qualcuno di cui tu e papà possiate esserne fieri.” Cecilia rimase sbalordita da quella valanga di parole dette una sopra all’altra. Ma aveva sentito bene, sua figlia voleva andare via di casa; così decisa e determinata che gli metteva quasi paura. Oh no! La sua Laura che non si accontentava di poco. “Oh mio Dio! Come farò a dissuaderla. Amedeo sicuramente acconsentirà, ma si stava presentando una storia simile a quella della mamma!” Naturalmente diversa. E questo lo pensava finché Laura non riprese il discorso. “Mamma mi hai sentito?” “Si cara ti ho sentito! Ma non è una buona notizia. Io sono preoccupata e solo il pensiero che sarai sola in una città lontana, che non conosci, mi fa star male. Come farai senza di noi?” “Mamma, io non sto abbandonando la famiglia, non lo farei mai. Voglio studiare, fare concerti e se resto qui non sarò mai nessuno, non lo potrò mai realizzare i miei desideri. Mamma mi devi aiutare, voglio andar via sapendo che voi stiate bene e consideriate la mia decisione una buona scelta.” Andarono a letto senza dire nulla ad Amedeo, lo avrebbe fatto l’indomani. Ma il sonno di Cecilia non era tranquillo, non riusciva a dormire, Amedeo si accorse di questo, la chiamò con garbo e le disse: “Tesoro, che hai? Perché non dormi, stai poco bene?” “Oh no!” rispose Cecilia, sto bene, è che sono preoccupata per Laura, ma ora cerchiamo di dormire, domani faremo un lungo discorso.” “Tesoro, domani è il nostro anniversario, non lo dimenticare. Deve essere un giorno speciale.” “Lo so caro, non l’ho dimenticato, ma ora dormiamo si è fatto tardi e il lavoro ci aspetta come ogni mattina. Poi ci sarà molto da fare con i preparativi. Staremo tutti insieme, ci saranno anche i nostri genitori. La saggezza degli anziani non è da sottovalutare…” “È vero cara ma io non mi dimentico mai di avere una moglie saggia.” Se la strinse forte al petto e si addormentarono più sereni. Il giorno dopo Cecilia si svegliò un po’ assonnata, Amedeo aveva già preparato la colazione e tutto si svolse come sempre. Laura fu l’ultima ad alzarsi, salutò con garbo i suoi genitori, fece una bella colazione a base di latte e cioccolato e non mancavano mai i biscotti che faceva la mamma, poi tutti uscirono di casa.

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Laura a scuola e Amedeo con Cecilia al lavoro. I ragazzi erano già ad aspettarli ed un coro di voci li salutarono, sorridendo entrarono tutti in classe. Si sedettero alla cattedra e Cecilia rimase un pochino a pensare. Quanti ragazzi erano passati sotto il suo insegnamento, li preparava per la scuola superiore ma per proseguire gli studi bisognava andare fuori da quel borgo e per questo c’era un po’ di disagio. Si viaggiava ancora in carrozza. Ma presto si sarebbe risolto anche questo problema. Stava pensando a come questi ragazzi cercavano con sacrificio un modo per migliorare la loro vita, ma ritornò alla realtà, doveva organizzarsi per la festa e sinceramente in quel momento non aveva nessuna idea. Voleva invitare tanta gente, ma si rese conto che non era dell’umore adatto, pensò che appena uscita da scuola, insieme con Amedeo avrebbe organizzato bene la cena. Ringraziando Dio non manca nulla in casa! Appena a casa mangiarono un boccone in fretta. Poi Amedeo disse: “Cara, cosa avevi da dirmi ieri sera d’importante, eri molto preoccupata! Cosa ti succede, non stai bene?” “Non ti preoccupare caro” rispose Cecilia “sto bene, ma forse non è il momento di affrontare un discorso così importante. Sappi però che riguarda la nostra Laura, ma è prematuro parlarne, ora dobbiamo organizzarci per la cena e meno male che nostra figlia verrà più tardi: così le faremo una sorpresa. Lei di sicuro non se lo ricorda, ma è giusto così, l’anniversario è nostro e noi dobbiamo pensare a tutto. Gli altri debbono essere contenti, ma solo perché lo siamo noi. La nostra felicità rende felici anche gli altri, coloro che ci circondano e che ci vogliono bene.” “Hai ragione” rispose Amedeo “Diamoci da fare! Oggi è un giorno importante, dobbiamo avvisare tutti che stasera festeggeremo l’anniversario del nostro primo incontro. Te lo ricordi cara? Io seduto sulla sponda del ruscello, che suonavo la chitarra e tu, che mi guardavi incantata… Subito mi innamorai di te, della tua purezza d’animo, della tua bellezza, del tuo modo di parlare, del tuo sguardo accorato, bisognoso di comprensione e gioia. Sono stato fortunato amore mio, non potevo trovare di meglio. In questo momento mi sembra di aver ritrovato la mia Cecilia quella che conosco io, non quella di ieri sera dal viso preoccupato e che non riusciva a dormire. Sembravi sconvolta. Ora sei te stessa. Ti vorrò sempre così. Ti amo!” “Anch’io ti amo” rispose Cecilia e si abbracciarono per un istante, poi disse Amedeo: “Io cara ti voglio fare una proposta, spero che ti piaccia. Questa sera non invitiamo nessuno, festeggeremo noi due insieme a nostra figlia, che ne pensi?” “Ma Amedeo loro sanno, se ne è già parlato da qualche giorno, non possiamo fare questo ai nostri amici e parenti. Ad Andrea e Caterina cosa gli raccontiamo?” “Hai ragione” rispose lui “Ma per questo troveremo una soluzione non ti preoccupare! Se sono amici ci capiranno, ma facciamo una cosa, questa sera festeggeremo noi soli, e domani lo faremo con tutti gli altri.” “Come vuoi tu caro, se pensi che possa andar bene, non ci sono problemi.” “Bene è deciso allora incominciamo i preparativi per noi tre.” Cecilia si mise ai fornelli e Amedeo stava tirando fuori il servizio dei piatti buoni, i bicchieri che usavano solo per le grandi occasioni. Ma poi disse: “Ma che sbadato, sto tirando fuori troppa roba, siamo solo in tre!” In quel momento entrò Laura. “Ciao Mamma, ciao papà cos’è tutto questo baccano? Che cosa succede? Perché questa sera tante accortezze nel preparare la tavola?” “Laura” rispose suo padre “Questo è un giorno speciale, è la ricorrenza del nostro primo incontro. Noi ci teniamo a festeggiarlo, perché ci vogliamo bene come allora, forse anche di più. E tu devi essere contenta per questo.” “Hai ragione papà, sono felice per tutti e due. Non è da tutti avere due genitori come voi.” “Grazie cara. Ma ora datti da fare anche tu, la cena sarà squisita, la mamma ci ha a messo tutta la buona volontà; e poi domani saremo in tanti. Laura, questa sera è dedicata a noi.” Cecilia incominciò a portare in tavola le pietanze.

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Amedeo disse: “Faccio finta di stare in un ristorante di lusso, insieme alla mie donne, Cecilia e Laura. Avvicinatevi… Vi voglio bene, siete per me la cosa più grande del mondo. Domani staremo con gli amici e parenti, ora che ci sono ancora i nonni, è bene farlo. Sono anziani e malandati, ma sono indispensabili per noi. Loro sono stati gli artefici della nostra storia, della nostra felicità e dobbiamo dare atto alla loro presenza…” “Mamma, papà” disse Laura “Vi voglio tanto bene e sono felice per voi.” Li baciò con affetto, poi disse: “Cosa debbo fare? Vi serve aiuto?” “No cara non ti preoccupare, pensiamo noi a tutto”. Ma Laura disse: “Qui manca qualcosa e corse fuori”. C’erano le stelle ad incorniciare il cielo, andò verso il cespuglio di rose ne colse un mazzolino e tornò subito dentro. Depose i fiori nel vaso e lo poggiò al centro della tavola. E disse: “Avete visto come è più bella la tavola ora!” “Si hai ragione, mancava questo tipo di raffinatezza. Sei un genio cara, grazie! Ma ora sediamoci”. Amedeo intanto si assentò per un attimo. Voleva avvisare Andrea del cambiamento che avevano fatto all’ultimo momento. Lo trovò in giardino: “Scusami” gli disse, “non me ne volere, ma questa sera vogliamo restare soli e domani festeggeremo alla grande, anzi fin d’ora ti chiedo se puoi aiutarmi per i preparativi. Faremo una grande tavolata in giardino e ci saranno tutti, prendi il calesse e comincia ad avvisarli, che domani sarà una serata indimenticabile. “Hai fatto la cosa più giusta” rispose Andrea “Non ti preoccupare farò come hai detto. Ciao Amedeo.” “Grazie ancora Andrea” rispose e rientrò in casa. La cena si svolse con allegria. Cecilia finse di nascondere il suo malumore, la sua preoccupazione per quanto le aveva confidato sua figlia… Se ne sarebbe andata a studiare altrove. Laura aveva grandi progetti e non bisognava ostacolarla. La mente di Cecilia era attraversata da pensieri tutt’altro che positivi, aveva paura che alla sua Laura le potesse capitare qualcosa di cui si sarebbe sentita responsabile, ma la sua bambina era giudiziosa sarebbe stata molto attenta quindi non era il caso di preoccuparsi troppo. Laura voleva andare a Londra, sarebbe tornata probabilmente una o due volte all’anno, quando chiudevano le scuole. Ma chissà se qualche volta sarebbero potuti andare loro? Cecilia fantasticava con la sua testa. Non aveva detto ancora nulla ad Amedeo. Chissà cosa ne pensava, di sicuro approvava la decisione di sua figlia, ma di questo ne avrebbe parlato con suo marito non appena se ne sarebbe presentata l’occasione. La cena oramai stava giungendo al termine e Laura ringraziò i suoi genitori per quanto facevano per lei. “Vi voglio bene” poi li abbracciò tutti e due e gli disse: “Mamma, papà ora andate a riposare sistemo io la cucina, non lo faccio mai, questa sera tocca a me e sono felice di farlo. Voglio che siate felici come sempre. Buona notte mamma, buona notte papà…” “Grazie cara.” I genitori andarono in camera da letto e Laura incominciò a riordinare: lavò i piatti, mise a posto gli avanzi nel frigo, pulì bene la tavola, spazzò i pavimenti, insomma aveva messo tutto in ordine e per una come lei che non lo aveva mai fatto, sembrava addirittura perfetto. Di sicuro la mamma l’indomani l’avrebbe ringraziata, ma non doveva, lei l’aveva fatto con piacere. Si sedette un attimo in poltrona e pensava alla mamma e al papà che di sicuro in quel momento stavano facendo l’amore, ma era giusto così e disse tra sé: “Troverò un ragazzo che mi possa dare tanto amore e che mi renderà felice, come lo sono i miei genitori?” Erano lo specchio dell’amore e non lo nascondevano a nessuno. La festa di domani ne sarebbe stata una dimostrazione, ci saranno tutti: i nonni, gli zii, fratelli di suo padre, Andrea e Caterina e tanti amici della valle. Ci sarà anche Carmelo: che caro ragazzo!!! Peccato che non abbiamo idee in comune!!! Ci sarà anche tanta musica e tanti piatti prelibati. Sarebbero venute le nonne ad aiutare la mamma… Per lei era un giorno speciale quindi Caterina ed Andrea avrebbero preso il comando della serata e li avrebbero lasciati liberi di salutare gli invitati e gli amici che sarebbero arrivati.

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Al mattino si alzarono tutti molto presto Alba e Leonardo furono i primi ad arrivare. Si salutarono con affetto contenti di quella iniziativa, erano felici nel vedere i due sposi ancora innamorati come il primo giorno. Alba strinse la mano a suo marito e Leonardo capì il significato di quel gesto, sorrise a sua moglie, ma c’era da lavorare, bisognava darsi da fare. Prese subito l’iniziativa e chiese a Cecilia. “Tesoro dimmi cosa debbo fare, cosa urge di più in questo momento?” “Si mamma” rispose Cecilia “Vieni andiamo di là, ti faccio vedere.” Alba si mise ai fornelli e in poco tempo era tutto pronto. Mancava il vino ma di sicuro Leonardo stava provvedendo. Intanto Cecilia preparava la torta e disse ad Amedeo: “Tu raggiungi papà in cantina, non può farcela da solo.” “Vado subito” rispose Amedeo, la baciò sulla guancia e scappò fuori. Appena in cantina Leonardo gli disse: “Amedeo debbo congratularmi con te, sei diventato un eccellente produttore di vino, è ben conservato!!! E debbo dire che è eccezionale. Io mi sto facendo vecchio e quindi è giusto che sia così.” “Ho appreso molto dalla tua esperienza e dai tuoi insegnamenti, mi hai dato tanta fiducia ed io ne riconosco i vantaggi. E per quanto bene mi volete, non ho parole sufficienti per ringraziarvi.” “Io sono in debito con te, per quanto hai fatto per me e per tutto l’amore che dai a mia figlia, vieni, ora andiamo che ci aspettano, a tavola manca soltanto il vino.” Si avviarono verso casa e strada facendo Leonardo gli chiese: “Ma a proposito suonerete oggi?” “Oh si che suoneremo, ho già detto ad Andrea di preparare tutto, ma oggi avrete una grande sorpresa: la nostra Laura suonerà per la prima volta il pianoforte davanti ad un pubblico.” “Che gioia sarà per Alba. Ma lo sarà per tutti noi!” rispose Leonardo. Arrivano parenti ed amici e tutti fecero un applauso di auguri a questa coppia così unita, ma Amedeo ha voluto rispondere con due parole. E disse: “Vi ringrazio di essere venuti a gioire della nostra gioia, questo è un giorno speciale, il giorno che ho incontrato la prima volta Cecilia, era una bambina, ma io l’ho amata da subito. Ho amato la sua dolcezza, la sua educazione, ho amato Cecilia come donna, perché anche se ancora adolescente era già una donna. Io non potevo sbagliare. Debbo molto al padre di Cecilia e alla madre Alba, sono qui presenti e mi hanno dato fiducia, ho appreso molto da loro, anche se provengo da una famiglia molto ben costruita, da qui a capire che ognuno di noi ha la sua cultura e seguire una certa linea di amore e di rispetto, non fa che bene a tutti. Abbiamo una figlia, la nostra Laura, che è il nostro orgoglio, vorremmo darle tanto, ma lei vuole riuscire da sola. Ama la musica come me e un giorno si farà la sua strada e noi tutti le auguriamo ogni bene. Ora cari signori abbiamo altro da fare, gustatevi la cena e poi balleremo per tutta la serata buon appetito a tutti!”. Mangiarono con appetito e decantavano i piatti cucinati da Cecilia e da Alba. Il vino era delizioso, quindi c’era un’allegria totale ed infine iniziarono le danze. Laura eseguì con il suo pianoforte una musica dolcissima, la stessa che suo padre suonava ai primi incontri con la sua mamma. Tutti applaudirono, Amedeo con Cecilia ballarono la loro canzone, quella che li fece innamorare. Tanta musica popolare con balli tradizionali, pieni di allegria fecero da contorno a quella serata spettacolare. La festa si prolungò fino a notte fonda, infine si spensero le luci e tutti andarono a riposare. L’indomani si doveva andare al lavoro e quindi ricominciare la giornata che sarebbe stata un po’ dura, a causa di tutto il disordine che era rimasto dalla sera precedente. Ma Caterina e Andrea, Alba e Leonardo si diedero da fare per rimettere in ordine ogni cosa. Al ritorno dal lavoro Amedeo e Cecilia non trovarono nulla fuori posto e di nuovo ringraziarono tutti per l’aiuto dato.

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quella notte Laura non dormì, perciò al mattino era un pochino stanca, la sua stanchezza veniva dal pensiero della sua decisione. Qualche volta pensava di tornare indietro, ma era tanto orgogliosa dei suoi progetti che decise di affrontare la realtà. Lei voleva dirigere l’orchestra e ci sarebbe di certo riuscita, perché era sicura di poter raggiungere il suo scopo, credeva in sé e nella sua ambizione, niente poteva fermarla. Venne il giorno della partenza, ma prima volle salutare i nonni, i parenti stretti e tutti gli amici della contrada. Laura accompagnata dai suoi genitori, giunse a Londra. Naturalmente era tutto pronto per l’arrivo di questa promettente ragazza proveniente da Valle Gioiosa. Qualche amico, aveva aiutato Amedeo per la sistemazione della figlia in un istituto di suore, dove avrebbe risparmiato anche per la retta, ma soprattutto era sicuro che in quel luogo, la sua Laura non corresse pericolo e fosse tutelata dai rischi di una città che del tutto nuova per lei. Chissà se aveva voglia di scrivere a tutti! No non ne aveva, bastava mandare notizie ai suoi e loro le avrebbero riferite agli altri… Incominciò così la vita di Laura fuori dal suo ambiente, diversa da come la conduceva alla fattoria. Studiava con profitto, la musica ce l’aveva nel cuore e lei voleva imparare in fretta. I suoi nonni erano molto anziani e avrebbero voluto essere presenti al suo debutto. Tutti pregavano per lei, affinché ce la facesse al più presto. Migliorava di giorno in giorno, ma anche li non aveva amici che le potessero dare fiducia e ai quali confidare le sue ansie e le sue angosce. Avrebbe voluto conoscere qualcuno proprio come lei a cui piacesse la musica. Non avrebbe mai accettato un’amicizia che non condivideva la sua passione. Quando scriveva alla madre, non dava mai segno di solitudine, si diceva felice e desiderosa di rivedere la sua famiglia. “… Papà caro, mamma, vi penso sempre, ma io debbo raggiungere i miei obiettivi. Aspettatemi, che presto verrò a farvi visita e farò un concerto nella nostra piccola chiesa. Potete avvisare il parroco? E fate che ci siano tutti, io ho bisogno di sentirmi amata dalla gente…” Queste lettere davano preoccupazione a Cecilia, lei capiva che la sua Laura era sola in un mare in tempesta. Avrebbe voluto starle accanto darle dei consigli, farle sentire quanto le voleva bene. Arrivò il giorno della partenza. Uno dei tanti permessi che le davano per andare a trovare i suoi. Laura incominciò a preparare i bagagli, il suo treno partiva nel primo pomeriggio, successivamente avrebbe dovuto prendere la nave che attraversasse il Canal della Manica e ancora in Francia avrebbe ripreso il treno che l’avrebbe riportata dopo tanti disagi nel Bel Paese. Consumò il pranzo con le suore, si riposò un pochino, poi chiamò una carrozza per farsi portare alla stazione. Il viaggio era lungo e cercò di chiudere gli occhi, a Londra a quell’ora non c’era nulla da vedere, ricoperta di umidità e di nebbia. Sembrava già buio, anche se era il primo pomeriggio. Laura si addormentò sognando la sua terra piena di sole, i bei filari di uva da vino e quanto germogliava intorno, i fiori e le aiuole di biancospino. Ma riaprì gli occhi e di fronte a lei c’era un ragazzo meraviglioso, bello, mai visto prima, arrossì e si scusò dicendo che voleva soltanto riposarsi gli occhi, invece si era addormentata. Il giovane si presentò con tono garbato, disse di chiamarsi Silvio e che era in viaggio di piacere. Aveva ottenuto la laurea in musica e i suoi genitori gli avevano regalato un viaggio a Londra. Stava tornando a casa, poi avrebbe incominciato subito il suo lavoro. Presero a parlare. Laura sembrava un poco titubante, non aveva intenzione di raccontare la sua vita ad uno sconosciuto. Silvio abitava nella città dove aveva lavorato la nonna, ma lei quella città non la conosceva, non c’era mai andata.

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Una città che aveva contribuito a riavvicinare la sua famiglia, ma lei non disse nulla di quell’episodio. Laura si fermò, rimase a pensare e il giovane le disse: “Signorina perché non risponde? L’ho offesa per caso? Ho sbagliato in qualche cosa? Può stare tranquilla, io sono un gentiluomo e mia madre mi ha insegnato il buon comportamento verso gli altri. Ma siamo soli…” dice Silvio “perché non scambiarci due parole? Il viaggio è lungo ed è inutile restare a bocca chiusa ad annoiarsi.” “Forse ha ragione, ma io non sono abituata a parlare con gli sconosciuti, non ho molti amici anche perché lo studio è la base della mia vita.” “Oh ma che brava!” dice Silvio “finalmente ho sentito la sua voce. Posso sapere cosa sta studiando?” “Oh si, sto studiando musica, ma io non voglio fermarmi alla qualifica di insegnante e lavorare nelle scuole, voglio arrivare molto in alto. E non è ambizione, ma soltanto una passione che ho dentro di me da quando ero bambina! Ho ripreso sicuramente da mio padre, ma vorrei diventare direttore d’orchestra e ci debbo riuscire. Sarò soddisfatta soltanto quando salirò su un palco e alzerò la magica bacchetta, ma forse la sto annoiando? Mi scusi.” “Oh no è un piacere ascoltarla, io ammiro le persone come lei, decise a realizzare il proprio sogno. Ma che caratterino che ha la mia sconosciuta! Anzi non più, perché io intendo esserti amico. Allora possiamo diventare amici? Non mi dica di no.” I due continuarono a parlare dandosi del lei, d’un tratto Silvio disse: “Non vuoi dirmi il tuo nome? Oh! scusami, involontariamente ti ho dato del tu, forse arrivati a questo punto è bene rompere il ghiaccio, che ne pensi di approfondire la conoscenza? Non è il caso che due persone giovani come noi, si tengano a distanza dandosi del lei. Non approvi la mia iniziativa? In tutto questo non mi hai detto ancora come ti chiami!” Silvio proseguì dicendo: “Anch’io ho studiato musica e approvo molto la tua decisione e condivido la tua passione. “Io sono Laura, piacere!” Timidamente disse: “Sono d’accordo, diamoci del tu!!!” “Grazie!” rispose Silvio “ancora non ti ho fatto i complimenti. Laura sei bellissima! Lasciamelo dire, altrimenti rischio di non poterlo dire più.” “Non esagerare, è vero che sono un po’ restia ai sentimenti, anche se a te sembrerà impossibile, ma io non sono abituata a questo tipo di complimenti, o smancerie”. “Smancerie? Ma no Laura!” rispose Silvio “questa è la realtà non dico bugie!” “Il fatto è che io non ne ho mai ricevute, ho pochi amici, e Londra non si presta per queste cose, c’è sempre paura di incontrare persone poco raccomandabili, quindi mi sono tenuta lontana da quello che per me potevano essere pericoloso. Al villaggio, dove vivo con i miei genitori e i miei nonni, non ho avuto mai occasione di pensare a queste cose. Lo studio ha assorbito tutto il mio tempo, lasciando da parte le velleità che la vita mi avrebbe potuto concedere, ma ora ogni tanto ci faccio un pensierino: incontrare un buon ragazzo che sappia amarmi per quella che sono, per quello che ho da fare e soprattutto che mi sostenga per i miei progetti da realizzare.” “Vorrei essere io quel ragazzo che sogni di incontrare… Certo non posso illudermi così, ma spero almeno che il nostro incontro ci porti fortuna e che potremmo restare amici, anche se io vorrei qualcosa in più di un’amicizia!”. “Lo vorrei anch’io” rispose Laura “è la prima volta che mi capita di aver fiducia in qualcuno, ma per ora mi è impossibile, ho soltanto pochi giorni, sto andando a trovare i miei genitori poi ripartirò per Londra. Alla fine della scuola tornerò per le vacanze, resterò per un po’ al Villaggio, nella mia amata Valle Gioiosa.” “Laura, non posso aspettare tanto tempo per rivederti, dammi la possibilità di comunicare con te e sentire almeno come stai!” “Non saprei come! Io ho una famiglia che mi adora e non vorrei dargli nessun dispiacere. Non credo che mi ostacolerebbero nell’avere un’amicizia, ma da qui a prendere impegni seri sarà dura!” “Ma perché Laura? Sono di buona famiglia anch’io e non darei mai un dispiacere a mia madre e tanto meno a mio padre. Hanno fatto tanto per me e non posso ripagarli comportandomi

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male. Sono figlio unico e loro ci tengono che sia un bravo ragazzo, non potrei mai deluderli. Ti prego Laura!” Ci fu un attimo di silenzio tra loro poi Laura riprese a parlare: “Mio padre è un insegnante di musica e mia madre insegna italiano nella stessa scuola da molti anni. I nonni mi adorano e io sono la loro unica nipote. Puoi immaginare il loro dispiacere se qualcosa o qualcuno mi facesse soffrire, mi vogliono molto bene e tanto ne voglio io a loro! Quindi non vorrei che loro stessero in pensiero per me!” “Laura io non pretendo questo, assolutamente! Ma almeno dammi modo di starti un po’ vicino, di frequentarti, io sento che non ce la farei se tu… Laura ti prego ancora non so dove abiti. Siamo quasi arrivati almeno io. Ci sarà mia madre ad aspettarmi. Qui il treno fa capolinea quindi ho la possibilità di farti conoscere la mia famiglia, che ne dici Laura?” Laura non sapeva che fare poi rispose: “Silvio tu stai correndo troppo, ci siamo appena conosciuti e credo sia un po’ presto per le presentazioni, i miei genitori vorranno portarmi subito a casa, i nonni stanno aspettando il mio ritorno: quindi debbo stare con loro! Starò a casa soltanto pochi giorni lo capisci, vero?” “Laura dimmi dove abiti e io verrò a trovarti in questi giorni, ti prego dammi l’indirizzo.” In quel momento il treno si fermò alla stazione e tutti dovettero scendere. Da una parte c’erano i genitori di Laura e più in fondo c’era la mamma di Silvio. Non si erano visti prima e non immaginavano che i loro figli si fossero conosciuti sul treno, ma che coincidenza! Quando la mamma di Silvio vide scendere suo figlio, gli corse incontro e riconobbe i genitori di Laura che erano poco distanti. Amedeo disse: “Signora Carla, ma che piacere rivederla, sono passati parecchi anni, non ci siamo più visti, poiché nel nostro villaggio ormai c’è di tutto! Come mai da queste parti?” “Sono venuta a prendere mio figlio arrivato ora da Londra, e voi?” “Anche noi siamo qui per nostra figlia, arriva anche lei da Londra, dove sta studiando musica.” “Che bello avere una figlia musicista! Ma anche mio figlio si è laureato in musica. Ed è andato a Londra per un vacanza studio. Ma come sta la signora Alba? E il Signor Leonardo?” “Oh si!” rispose Cecilia “stanno tutti bene, anche se gli anni incominciano a farsi sentire!”. I ragazzi erano sorpresi di tanta confidenza tra i loro genitori, ma poi Amedeo chiese: “Signora Carla, ma questo giovanotto è vostro figlio?” “Si, è mio figlio. E questa meravigliosa ragazza è vostra figlia? Ma è uno splendore!!! Vi faccio i miei complimenti!” “Grazie” rispose Cecilia. Ma Amedeo e Cecilia non pensavano assolutamente che Laura avesse conosciuto il figlio della signora Carla durante il viaggio! Sembravano sereni quasi felici di quella situazione e il papà le chiese: “Laura non dici nulla di te, come stai? Come vanno gli studi?” “Papà!” rispose lei “non mi va ora di parlare, vorrei andare a casa, sono molto stanca e vorrei riposare.” “Si hai ragione cara” disse Amedeo “ora salutiamo e andiamo via c’è ancora molta strada da fare…” “Ha ragione, il viaggio è stato lungo e non abbiamo dormito affatto,” intervenne Silvio “Ma Signor Amedeo, mi concedete il permesso di rivedere Laura? Ditemi quando posso venire?” “Non ci vogliono permessi per venire a casa nostra. Vieni quando vuoi, anzi porta anche la mamma e sarete nostri ospiti. Ora ci possiamo salutare. Arrivederci Signora Carla, arrivederci Silvio!” “Salute a voi” rispose la signora “A presto…” e ognuno prese la sua strada. Silvio rimase a lungo a seguire Laura con lo sguardo finché non si allontanarono. Loro abitavano vicino alla stazione, quindi non fu difficile rientrare presto a casa, mentre Amedeo e la sua famiglia avevano ancora un’ora di tragitto da fare. Il caldo incominciava a farsi sentire, la bella stagione stava alle porte. Cecilia non chiese nulla a Laura, lasciò che le poggiasse la testa sulle spalle e si addormentò un pochino. “Poverina” pensò Cecilia “è proprio stanca… Appena arrivati a casa, le preparo una bella doccia calda e di sicuro andrà subito a letto, domani parleremo di tutto, va bene caro?”

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“Ma si Cecilia, che fretta c’è di interrogare Laura, proprio questa sera? Se ha preso amicizia con questo ragazzo possiamo essere certi che non ha sbagliato! Deve essere bravo ma molto bravo!!! Stanne certa.” Ma Cecilia pensò: “Che sarà successo alla mia bambina, si sarà innamorata di lui? Speriamo di no altrimenti la sua vita si sconvolgerà e io non voglio che soffra. Poi…! La sua ambizione di dirigere un’orchestra se ne andrà in fumo, ma sarà comunque lei a decidere. Mio Dio, spero che sappia capire da sola cosa deve fare. Io non mi sento di darle dei consigli, Laura è molto determinata e quando decide una cosa nessuno la può distogliere dal suo obiettivo” Ma purtroppo anche Laura era caduta nel tranello dell’amore. Questo ragazzo le interessava, era molto bello e determinato, forse era adatto a lei, così pacata e seria, con la sola ambizione di diventare qualcuno nel campo della musica. Non aveva molto da raccontare ai suoi genitori, tranne di quelle sere chiusa in camera sua a studiare; le suore alle volte le dicevano di andare a fare delle passeggiate nel parco dell’istituto, magari senza allontanarsi troppo, ma lei diceva di no. Anche perché era un posto molto solitario, senza nessuna abitazione intorno, quindi era inutile uscire, lei aveva il suo terrazzino con la sua poltrona. E proprio da lì scriveva le sue lettere ai genitori. E diceva: “Cara mamma, papa, non fate che io resti sola neppure con il pensiero. Io ogni sera prima di andare a letto, mi affaccio al balcone della mia cameretta e penso a voi. Penso a tutta la vallata, penso ai nonni, che sono così anziani e hanno bisogno di cure. Fate come me, pensatemi nello stesso momento in cui vi penso io, ed è come se stessimo vicini”. Queste lettere, Cecilia, le aveva conservate tutte in un cassetto, e ogni tanto gli dava uno sguardo. Oramai le sapeva tutte a memoria e leggendole gli davano forza e coraggio di aspettare il ritorno della sua Laura. “Povera figlia mia” diceva “Cosa starà facendo ora?”. Ma Laura per ora era a casa, era venuta a trovare i suoi parenti e le sembrava di rinascere, bisognava pensare a lei: “Faremo magari una festicciola con i suoi amici e faremo venire anche Don Luigi, così insieme prepareremo il concerto che Laura ha deciso di eseguire. Sarà un grande evento per questo villaggio, per i parenti e amici che vogliono venire e sono certa che verranno tutti! Il tempo è bello e dopo il concerto staremo tutti sull’aia a festeggiare. Oh che gioia sarà per tutti noi! Laura sono fiera di te. Grazie cara!”. Questo discorso Cecilia se lo faceva da sola, ma le sembrava che lo stesse facendo a lei. Mio Dio! Ma quanto bene le volevano la sua mamma, il suo papà. Ed ora… qualcuno stava occupando i pensierini di Laura, aveva un cuore e un’anima, era una ragazza normale come tutte, ma aveva il suo carattere. Non scendeva mai a compromessi, solo se la cosa le interessava poteva parlarne. Questo ragazzo la incuriosiva, cosa non avrebbe fatto per rivederlo presto? E non si fece attendere. Dopo la doccia, la mamma le portò un bicchiere di latte caldo e si addormentò tranquilla. La notte le avrebbe portato consiglio. L’indomani, Laura si alzò molto tardi, la vallata era in fiore, il grano era maturo e risaltavano i papaveri tra le spighe dorate, c’era la mietitura e ci sarebbe stato un gran vociare nei prati, al contrario della città nebbiosa che aveva lasciato e priva di sole. I bimbi si rincorrevano sull’aia. I nonni si gustavano tutto quel tran tran di contadini che lavoravano la terra, seduti sulla poltrona a dondolo del giardino, ma erano molto attenti e cercavano di dare anche qualche consiglio. Tutto si svolgeva nella massima correttezza. Leonardo avrebbe voluto lavorare insieme a loro, ma Amedeo non lo permetteva, aveva lavorato tanto durante la sua vita che poteva bastare. Laura era pronta, stavo scendendo. Avrebbe mangiato con i nonni, mamma e papà. Il pasto era leggero, Laura ne fu contenta, non voleva appesantire lo stomaco, la sera era previsto il concerto e tutti dovevano intervenire. Sarebbero venuti anche i parenti di Amedeo e anche gli amici. Oramai loro erano conosciuti in tutta la vallata e non sarebbe mancato

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nessuno ad applaudire sua figlia, ma Laura aveva un velo di tristezza negli occhi, malgrado l’ansia di fare il concerto. Sperava che venisse anche Silvio e perché no, anche la mamma. Ma tutto era immaginario. Come poteva essere sicura che tutto quello che aveva detto Silvio sul treno rimanesse vero? Le sembrava un sogno. Sarebbe stata veramente contenta. Ma tutto era pronto, all’imbrunire, i contadini lasciarono il lavoro un po’ prima per prepararsi al grande evento. Con i vestiti a festa si recarono alla piccola chiesetta del villaggio e quando arrivò Laura si alzarono tutti in piedi e risuonò un grande applauso. Cecilia era commossa, i nonni pure e Amedeo che aiutava per quanto c’era da fare. Molta gente rimase fuori dalla chiesa e il parroco cercava di provvedere al disagio che si era creato. Tutti volevano entrare, ma era impossibile. Quindi Laura dovette ripetere il concerto, ma ecco che qualcuno venne in suo aiuto. Silvio si rese conto di cosa stava succedendo e si offrì di aiutare Laura; che quando lo vide entrare diventò più allegra e più decisa. La salutò con garbo e si presentò al pubblico e al prete dicendo: “Signori sono Silvio, ho notato che la vostra chiesa è piccola, vi aiuterò per la realizzazione di una più grande. Io e Laura faremo tanti concerti per i fondi che ci occorreranno, li raccoglieremo anche nella mia città, che dista da qui un’ora di viaggio. Vedremo cosa si potrà fare. Laura presto sarà una grande concertista ed io sarò al suo fianco nella vita e nella musica. Quindi aspettatevi grandi cose: Don Luigi sarà il nostro coordinatore, ma ora ripeteremo il concerto per tutti coloro che non sono riusciti ad entrare prima” Laura si alzò in piedi e disse guardando Silvio negli occhi: “Grazie, sono contenta che tu sia potuto venire!” “C’è anche la mamma. Non puoi immaginare come sono contento. Ho detto bene, Laura, io ti amo, Ed anche tu! Per noi è stato un incontro fatale, non sono servite parole per capirci ed io non ho avuto dubbi, dal momento che ti ho vista.” “Laura sei bellissima!” le ripeteva sottovoce, per non farsi sentire dal pubblico. Ripeterono il concerto, con tanti applausi. Anche Antonio, un amico di Laura e suo padre applaudirono e il ragazzo con grande dispiacere capì che non l’avrebbe più conquistata, lui la amava, ma ormai Laura apparteneva ad un altro e le promise che sarebbero restati buoni amici. Un giorno Laura racconterà l’episodio di Antonio a Silvio, quando tutto sarà sistemato. Laura ottenne una settimana di permesso dalla scuola e la voleva passare in compagnia di Silvio. Amedeo ne era felice, sembrava quasi la stessa storia di diciotto anni prima. Cecilia sorrideva: “Ma guarda che coincidenza, credo che questo ragazzo sarà un ottimo marito per la nostra bambina!” “Tesoro, ancora dici la mia bambina, Laura ormai è una donna, determinata, decisa e molto intelligente e vedrai che anche il suo carattere un po’ introverso cambierà. Finita la replica del concerto, furono invitati tutti per un leggero rinfresco. La signora Carla, che era rimasta in disparte, si avvicinò a Laura, l’abbracciò con delicatezza poi le disse: “Laura tu farai molta strada! Ma devi dare tanto amore a Silvio per quanto te ne darà lui. Lo conosco bene, è molto affezionato e rispettoso, direi che fate una bella coppia.” “Signora Carla” rispose Laura “Io amo vostro figlio e nulla mi farà cambiare idea, ci vorrà del tempo prima che tutto si risolva. Lei ha capito cosa voglio prima di tutto! Quando vedrete la mia mano che alzerà una bacchetta per dirigere una grande orchestra, io sarò la donna più felice del mondo. Anche perché saremo in due. E insieme faremo grandi cose, potete esserne certi.” La serata finì in allegria, Don Luigi si complimentò con Laura e gli auspicò i migliori auguri. “Grazie Don Luigi, il vostro giudizio è buono, ci rivedremo presto. Prenderete accordi con la mia famiglia. Grazie ancora!” Tutti tornarono a casa.

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Silvio con la mamma furono invitati a casa di Amedeo e lì si concluse l’accordo per i due ragazzi. Al prossimo ritorno di Laura avrebbero fatto la festa di fidanzamento e sarebbe venuto anche il papà di Silvio. Silvio accompagnò la mamma a casa e l’indomani sarebbe tornato al villaggio per stare il più possibile con Laura. Restò con lei tutta la settimana e insieme fecero lunghe passeggiate nella campagna, lei con il cappellino di paglia sulla testa, per ripararsi dal sole e lui premuroso cercava di proteggerla da insetti che volavano tra le spighe di grano. Ma si amavano ed ebbero il loro momento d’intimità. Un lungo bacio, una promessa d’amore e tante carezze sul viso di lei. Di Laura tutto le piaceva, ogni suo movimento era un’armonia di suoni. E non finiva mai di dirle “Ti voglio bene, ti amo”. “Anch’io” rispondeva lei “Non saprei cosa fare senza di te. Ma vedi, è giunta l’ora di ripartire di nuovo e questo mi da pensiero...” “No tesoro, non resterai tanto senza di me, perché io verrò di nuovo a Londra per rivederti. Vedrai la nostra vita non sarà solitaria, noi non possiamo stare divisi, ne va del nostro amore. Tu devi partire tranquilla, anzi faccio di più, ti accompagno fino a Londra, poi tornerò indietro, ma ci rivedremo presto. Tu non distoglierti dagli studi e presto prenderei la tua laurea” continuò “Allora domani partiremo insieme. Diremo ai tuoi genitori di restare al villaggio o ci faremo accompagnare fino alla stazione del treno? Che ne dici cara. Così staremo insieme ancora un poco”. “Ma certo” rispose Laura “ora lo dirò ai miei genitori, non ti preoccupare che faremo così. Loro stanno più tranquilli, sapendomi in compagnia dalla persona che amo.” Quindi Laura al mattino, partì per Londra accompagnata dal suo Silvio. Arrivati fecero colazione in un bar della stazione, dove si scambiarono frasi d’amore e sul portone dell’istituto arrivò il momento di salutarsi, Silvio le disse che presto sarebbe tornato a trovarla e ripartì. Laura si presentò a scuola di musica, la lezione non era ancora cominciata, si sedette al suo posto e incominciò pensierosa a sfogliare il suo pentagramma. Intanto, Amedeo e Cecilia si stavano preoccupando un pochino: “Non mi meraviglio di quanto è successo a Laura” disse Cecilia “Lo sai benissimo che a noi è capitato la stessa cosa, quindi non ci dovremmo preoccupare più di tanto. Laura dovrà gestire la sua vita come meglio crede e noi non dobbiamo ostacolarla”. “Giusto” rispose Amedeo “Ma ora andiamo a dormire. Silvio di sicuro verrà domani a portarci notizie”. Intanto Leonardo e sua moglie, continuavano ad invecchiare, più passavano i giorni e più i malanni e gli acciacchi aumentavano, finché non arrivò il tempo in cui occorreva l’aiuto di qualcuno in casa. Nonna Alba, fin’ora aveva fatto di tutto, voleva essere lei a curare il marito, ma purtroppo il male ostacolò i suoi progetti, ne aveva passate di tutti i colori e a volte neanche si alzava dal letto, quindi come promesso, Andrea e Caterina incominciarono a prendersi cura di loro, alternandosi a Cecilia ed Amedeo. Ma certamente c’era anche il lavoro da non trascurare, poi la musica, che era diventata una seconda fonte di guadagno, riuscivano a portare a termine tutto e c’erano i ragazzi che frequentavano la scuola del villaggio. Tutti imparavano ad usare lo strumento adatto ad ognuno di loro. Oramai erano diventati molti importanti per la gente del Villaggio e Don Luigi, cercava in tutti i modi di aiutarli. Spesso andava a trovare Leonardo ed Alba e restava a tenergli compagnia per molto tempo. Parlavano del più e del meno, di tutto ciò che avevano passato insieme e Don Luigi ripeteva le difficoltà che aveva avuto nell’inserirsi tra la gente umile di quella vallata, vallata che inizialmente dava molto poco e che poi si era sviluppata, ma ce ne erano voluti di sacrifici! Si raccontavano tutte queste cose con grande enfasi, perché Alba e Leonardo erano i precursori di quella ridente cittadina. Le molte famiglie che si erano formate, erano orgogliose di averlo fatto, di essere restate unite in quella valle, di essere amici tra di loro, di aiutarsi a vicenda. Cecilia intanto era più tranquilla, sapendo che Laura fosse in buone mani.

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Quando Silvio andava a trovarla, le portava i saluti dei suoi genitori e non le riferiva mai che i nonni stavano peggiorando; Cecilia non le aveva mai fatto sapere della gravità della malattia di nonna Alba e che spesso non riusciva neanche ad alzarsi dal letto. Erano malati tutti due e purtroppo non potevano fare nulla per alleviare il loro male. C’erano gli anni, ed erano tanti. Gli zii di Caterina erano morti già da un po’ di tempo e Caterina non aveva più nessuno. Le restava soltanto Cecilia e suo marito, suo figlio Carmelo e Andrea che non aveva cessato di amarla. Carmelo era un bravo ragazzo, che pensava solo a studiare, voleva fare il veterinario e ci sarebbe riuscito. Non era amante di viaggiare lontano, lui sarebbe stato al villaggio e già prevedeva tutto il futuro, la mucca che partoriva, la cavalla che si azzoppava, il maiale che aveva l’indigestione per quanto aveva mangiato e per non parlare dei cani. Carmelo, aveva anche provato ad avvicinare Laura, ma non aveva avuto successo. Laura voleva andare molto lontano, non si accontentava di poco e lui ne era consapevole. Lei amava la musica, lui amava gli animali, non poteva essere assolutamente compatibile il loro rapporto. Se lei accettava, Carmelo l’avrebbe amata di sicuro con tanto amore e rispetto, anche Andrea e Caterina ci speravano, ma tutto questo non era avvenuto ed ognuno aveva preso la sua scelta. Rimanevano sempre due buoni amici e si potevano aiutare l’uno con l’altra nelle più disparate occasioni. Quando Laura e Carmelo si incontravano, non parlavano mai delle strade che avrebbero preso dopo la scuola, ma si scambiavano solo opinioni. I genitori sarebbero stati felici, se fosse nato qualcosa tra di loro, ma non fu così. Le loro attività intraprese erano talmente diverse che li allontanavano ancora di più. Carmelo aveva tentato più volte di avvicinare Laura con il suo amore, ma si era dovuto rassegnare. “Aprirò il mio cuore” disse Laura “soltanto a chi capirà la mia passione”. E questo era avvenuto solo per caso, ma era avvenuto! Aveva l’amore di Silvio, questo ragazzo, appena uscito dalla scuola con la sua laurea in musica, le stava facendo perdere la testa. No…! Era troppo determinata per poterla perdere, ma lo amava da morire. Cecilia incominciava ad avere qualche capello bianco e non si scomponeva per nulla, si specchiava più volte e contava i capelli bianchi davanti allo specchio. Si vedeva ancora bella anche con la testa brizzolata, guardava anche la testa di Amedeo, ne aveva di più, ma non era sfiorita la sua bellezza. Lei lo vedeva ancora come un essere soprannaturale, era sempre bello. Qualche ruga sulla fronte lo rendeva ancora più interessante e spesso capitava che qualcuna gli metteva gli occhi addosso; ma lei così dolce, così garbata, allontanava l’ipotesi che qualche donna potesse portarglielo via. No! Amedeo era un galantuomo, una persona speciale che non avrebbe mai acconsentito a tali proposte. E ce ne erano state! Amava sua moglie ogni giorno di più e non si sarebbe mai abbassato a tanto. Andrea e Caterina erano la loro ombra e proprio come i loro amici stavano invecchiando, ma si vedeva meno in quanto erano pieni di salute. Pensavano a quando non ci sarebbero stati più, li consideravano come fratelli e perciò aumentava di giorno in giorno l’affetto e la preoccupazione nei confronti di Cecilia e Amedeo. Non si nascondevano nulla, qualunque cosa succedesse era discussa e chiarita come se fossero stati un’unica famiglia. Quando Carmelo era fuori per lavoro, stavano insieme anche a tavola, si riunivano in casa dei genitori di Cecilia e poi se Carmelo arrivava all’improvviso, era sempre il ben venuto, ogni volta chiedeva di Laura, se stava bene e come proseguivano gli studi musicali. Ma c’era anche Antonio, che domandava spesso di lei. Questi due ragazzi che si contendevano Laura erano rimasti amici, perché sapevano che la cosa era impossibile per entrambi. E lo sapevano bene! Ma avevano un modo così garbato di chiedere le cose a Cecilia o ad Amedeo che ne rimanevano sbigottiti e gli prestavano molta attenzione, senza che si

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offendessero. Cecilia diceva: “Poveri ragazzi, non è facile per loro rinunciare all’amore che nutrono per Laura, ma si consoleranno presto, com’è capitato ad Andrea… Almeno lo spero!”. La vita per loro proseguì così per tanti anni. I genitori avevano una vita lunga. Stavano così inermi e aspettavano che tornasse Cecilia dal lavoro per farsi leggere qualche pagina di un bel libro, era tanto che lo avevano incominciato. Ascoltando quella storia così semplice da capire, si distendevano calmi e beati. Era diventata un’abitudine dopo le letture c’era il riposino giornaliero e in quel momento Cecilia si dedicava alla casa, incominciava a mettere nel calderone la storia della sua vita. Avrebbe raccontato tutto il peregrinare della sua famiglia, lo voleva anche suo padre, perché gli altri potessero capire che perdonare era amore per la vita, per la famiglia e per loro stessi. Leonardo ne aveva da vendere, non voleva morire proprio adesso e diceva alla moglie: “Alba resisti! Noi non dobbiamo lasciare la vita proprio ora! Dobbiamo aspettare che la nostra Laura raggiunga il suo sogno! Festeggeremo il tutto, poi potremmo ringraziare Dio di averci concesso questo privilegio e allora andarcene alla chetichella, per non dare un dolore troppo grande alla nostra Cecilia e al nostro Amedeo. Vedrai che il Signore ci concederà questa possibilità. Alba, noi ce ne andremo insieme, lo sento! E tu devi essere contenta per questo!” “Si Leonardo” rispose Alba “spero che sarà così nella morte come nella vita, ma Signore dammi la gioia di vivere questo momento insieme alla mia famiglia: a Laura e al suo ragazzo, a Cecilia e a suo marito, a Caterina e ad Andrea, che stanno facendo e hanno fatto tanto per noi. Signore fa che vivano a lungo e che restino sempre tutti insieme.” Passava il tempo e Laura aveva quasi raggiunto il suo scopo, mancava poco alla laurea di direttore d’orchestra, poi la scuola stessa l’avrebbe inserita in una delle organizzazioni più importanti della musica internazionale. In base alla sua votazione, poteva scegliere dove volesse esercitare la sua professione. Ma per adesso di sicuro avrebbe scelto l’Italia, tutti la stavano aspettando e quanto prima doveva festeggiare con i suoi parenti ed amici. Silvio le stava sempre accanto, non la lasciava per nessun motivo. Aveva la possibilità di lavorare con lei, insieme avrebbero fatto grandi cose e non si sarebbero mai separati. Scrisse a suo padre dicendogli che tutto andava bene e che per la laurea voleva tutti a Londra, compresi i genitori di Silvio: “Papà” diceva “Per i nonni troveremo una soluzione, non ti preoccupare, parleremo con Don Luigi, che manderà qualcuno per un giorno solo ad accudirli. Voglio che vengano anche Andrea e Caterina e perché no, se può anche Carmelo. Siamo cresciuti insieme, ma tra noi c’è solo amicizia e io la voglio rispettare. Sarà duro per Andrea e Caterina, che avrebbero voluto di più, ma vedrete che tutto si aggiusterà, Carmelo sa quello che vuole. È un ragazzo intelligente e sa capire come vanno le cose, di sicuro troverà una ragazza e sarà felice come tutti noi. Papà l’ho imparato da te e dalla mamma ad essere chiara con le persone, a non illuderle se i miei sentimenti non sono gli stessi che provano loro nei miei confronti. Carmelo e Antonio sono bravi ragazzi, ma non sono fatti per me, gli posso concedere solo la mia amicizia, si dovranno accontentare, sanno che io amo Silvio. Sono alla fine degli studi, presto staremo insieme, vi ho date tante preoccupazioni, ma sarò presto tra voi e starete un poco più tranquilli. Silvio viene sempre a trovarmi e voglio che siate contenti della mia scelta. È un caro ragazzo, gli dovete voler bene anche voi, merita tutto il mio amore, tutta la mia attenzione, perché lui mi da tanto e voi ne dovete essere fieri. Se pensate alla vostra storia, credo che mi dareste tutto l’appoggio necessario. Mamma, papà, Silvio sarà al mio fianco in tutte le occasioni che mi si presenteranno, è un grande collaboratore, un grande musicista, mi aiuterà in tutto, me lo ha promesso!” Quando Amedeo aprì la lettera c’era anche Cecilia, pianse come non aveva mai pianto in vita sua, la sua bambina, un direttore di orchestra! Non ci poteva credere!

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“Su Cecilia, dobbiamo essere fieri di lei, non dobbiamo piangere, ma sorridere per tutte le grandi soddisfazioni che ci sta dando e anche per i nonni è lo stesso, potranno morire tranquilli. Li vorremmo sempre con noi, purtroppo la vita è fatta così e non possiamo fermarla”. “Tesoro” Amedeo disse alla moglie “Che caratterino che ha nostra figlia! Sa ottenere tutto con la sua grazia e con la sua dolcezza. È un gran piacere saperla così e ne dobbiamo essere orgogliosi, ma ora cara Cecilia, per quando tornerà ci dobbiamo organizzare, per festeggiarla come si deve. Ma ancor prima, bisogna organizzare la partenza per il ricevimento della laurea. Cara, dobbiamo andare a Londra, capisci? Bisogna avvisare Andrea e Caterina. Per loro sarà come il viaggio di nozze, che non hanno potuto fare. Penseremo noi al viaggio e a tutto il resto, se lo meritano per tutto quello che hanno fatto e che fanno ancora. Andrea non poteva scegliere una moglie migliore di Caterina. È buona, umana e poi non ci scordiamo che ama suo marito, come il primo giorno anzi di più, perché l’amore per tutti e due si è consolidato man mano, soprattutto con la nascita di Carmelo che li ha riempiti di gioia. La nostra amicizia è sincera e più forte di tutto, non ci tradirebbero mai; per noi non sono amici, ma fratelli…” “È vero caro, io non lo dimenticherò mai. Ma ora dobbiamo andare al lavoro. I ragazzi ci aspettano”. Andrea fu avvertito da Amedeo dell’iniziativa presa e ne fu veramente felice. Avvertì subito Caterina, si abbracciano come non mai e si complimentarono con Amedeo e Cecilia. Sarebbero andati a Londra, finalmente avrebbero visto una città diversa. Una città, fuori dall’Italia. Non erano andati mai da nessuna parte, anche per non lasciare i suoi benefattori con tanto lavoro che c’era da fare. Leonardo e Alba stavano invecchiando sempre più, con i tanti disturbi che avevano. Sembrava che tutti e due avessero le stesse malattie, ogni disturbo di uno era dell’altro, ma come riuscivano a resistere al dolore? Si consolavano a vicenda e sopportavano ogni cosa nel nome della loro nipote Laura. Prima di morire volevano vederla su un podio con una bacchetta in mano a dirigere l’orchestra. Si auguravano che facesse presto. Loro stavano declinando giorno per giorno e questo lo sapevano tutti e pregavano affinché la loro piccola riuscisse nel suo intendo. “Laura” diceva tra sé Alba con un filo di voce “tu sei la mia consolazione, come la tua mamma e il tuo papà, quando noi non ci saremo più, sarà triste per tutti, ma voi non dovete esserlo. Perché io vi porterò nel mio cuore per sempre. Sii felice mia cara e fa che lo siano anche la tua mamma e il tuo papà, ma stai tranquilla, noi non ce ne andremo, finché tu non avrai realizzato quel sogno tanto desiderato, poi di sicuro felici, lasceremo questo mondo. Io e tuo nonno lo faremo insieme e sarà una seconda festa”. Alba si addormentò con la mano stretta a quella di Leonardo, era così da quando si erano aggravati e non scendevano più dal loro letto. Quello poteva essere un gesto d’amore. Arrivò l’ora della partenza, tutto era pronto. Ai nonni ci avrebbe pensato il parroco con i coloni che lavoravano per loro, tutti si offrirono per aiutarli. Erano contenti di quanto stava accadendo, qualcuno li accompagnò alla stazione e lì trovarono Silvio che li stava aspettando insieme ai suoi genitori. Oramai era compreso che questi ragazzi si volevano bene e approvarono ben felici questa consapevolezza, questo amore così precoce, capitato all’improvviso, ma che loro approvavano con gioia. Silvio non era più un ragazzo, ma un uomo che voleva fare la sua strada, costruire una famiglia con la sua Laura. Si salutarono in fretta perché il treno era arrivato, quindi salirono e tutti presero posto l’uno di fronte all’altro. Le due mamme parlavano tra loro e i due papà parlavano di lavoro e di affari. In quel momento Silvio si sentiva triste perché non c’era Laura che poteva dargli gioia, ma presto sarebbero arrivati e finalmente l’avrebbe rivista. Lei stava aspettando il loro arrivo, ed era ansiosa di riabbracciare il suo Silvio.

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Il treno arrivò che era bel tempo, la mattinata era tiepida, malgrado la nebbia fosse sempre in agguato. Appena arrivati a Londra, si rifocillarono alla stazione e subito dopo si diressero verso la scuola di Laura. Presero una carrozza per arrivare prima, ma avevano anche i bagagli, è vero che erano soltanto due giorni, ma loro dovevano fare bella figura. Caterina si comprò un abito nuovo, un bel cappellino, borsetta e guanti: era un figurino. Andrea andò con Amedeo a fare spese, voleva esser elegante per un giorno così importante, insomma tutti erano vestiti alla perfezione, anche perché ci aveva pensato la signora Carla, la quale conosceva gli abiti da indossare in quelle occasioni. Nel suo negozio c’era di tutto e per loro c’erano stati tantissimi sconti. Cecilia ringraziò con garbo la signora Carla, lei sarebbe stata la futura suocera della figlia e così cercava di apparire più gentile che mai. Rispetto, educazione, erano le basi della sua famiglia. Silvio era ansioso di arrivare e quando la vide sul grande portone dell’istituto, già pronta per ricevere la laurea, fu meravigliato per la sua bellezza e per il suo portamento. Laura con i suoi studi era andata oltre. Si salutarono tutti e fecero le presentazioni con Caterina, perché era l’unica a non conoscere i genitori di Silvio, in seguito si recarono in un ristorante per il pranzo. Una volta terminato di mangiare, Silvio si appartò con la sua Laura, non vedeva l’ora di stringersela a sé. Il parco era immenso e dovevano aspettare il primo pomeriggio per la cerimonia, perciò si sedettero su una panchina accanto ad una vasca con i pesci rossi, erano tanti e si rincorrevano fra loro, sembravano felici di stare in tanti nel loro habitat. Laura li guardava incantata. Tutto per lei era nuovo, pur stando li, non aveva avuto tempo per girare e visitare la città. Ora insieme a Silvio si stava sbizzarrendo, che era felice di accompagnarla nella sua passeggiata, forse era la prima ma anche l’ultima, in quella scuola non sarebbe più tornata. Con la laurea già gli veniva assegnato il posto per dirigere la sua orchestra e finalmente alzare la bacchetta magica che le dava tanto entusiasmo e da lì non avrebbe più avuto occasione di tornarci. Naturalmente lei voleva lavorare in Italia, le avrebbe fatto più comodo, qualsiasi posto le avrebbero offerto, Laura non l’avrebbe rifiutato; perché una come lei che finalmente era riuscita nel suo intento, non poteva farlo, per rispetto della scuola e di sé stessa. Silvio certamente le sarebbe stato vicino, era la sua materia qualsiasi lavoro lo avrebbero fatto l’uno stando accanto dell’altra. La sala era piena di gente appartenente al campo della musica, della poesia, della pittura, insomma gente di cultura generale, erano stati invitati perché si doveva consegnare una pergamena che attestasse la bravura degli allievi che avevano raggiunto la laurea. Naturalmente Laura aveva i voti più alti, per prima prese con le mani tremanti quel titolo tanto decantato, pianse di gioia e con lei tutti i parenti che stavano assistendo a quel rito. Un fragoroso applauso accompagnò la scena, poi venne chiesto di eseguire un brano di quell’opera che gli aveva fatto prendere il riconoscimento. Laura si mise al piano e suonò come non mai. Ci furono altri applausi. Tutti i laureati si salutarono, finalmente sarebbero potuti tornare a casa, dove ognuno avrebbe iniziato il suo lavoro; tutti sollevati di aver terminato egregiamente gli studi. Salutarono le suore, ringraziandole per come avevano trattato la loro figliola, fatto ciò partirono alla volta di casa. Quando giunsero alla stazione, era notte fonda e si sarebbero dovuti dividere. La signora Carla espresse il desiderio di averli a casa sua come ospiti per il resto della nottata, sarebbero ripartiti il giorno seguente così da non viaggiare durante la notte. Tutti accettarono l’invito, arrivarono presto a casa di Carla, poiché la stazione si trovava poco distante dalla loro abitazione. Si rifocillarono e andarono a dormire. La mattina seguente dopo aver consumato una leggera colazione, Amedeo e gli altri noleggiarono una carrozza che finalmente li avrebbe riportati a casa; prima di andare ringraziarono la signora Carla e suo marito per l’ospitalità. Si avviarono dopo saluti e baci con la promessa che si sarebbero visti molto presto.

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Giunti a casa, la prima cosa che si sentì di fare Laura, fu quella di prendere Silvio per mano e insieme recarsi a casa dei nonni. Li abbracciò, gli mostrò il suo pezzo di carta e fu un pianto di gioia per nonna Alba e nonno Leonardo, in seguito gli presentò Silvio. “Un bel ragazzo” disse nonna Alba. “Brava Laura hai scelto bene, sento che con lui sarai felice”. “Grazie nonna” disse Laura “Ci vediamo più tardi. Ora vado a salutare i miei vecchi amici tra cui Antonio e Carmelo. Ma prima di tutto andremo a salutare gli altri nonni.” “Vai tesoro è giusto quello che fai, ti vogliamo bene!!! Sei il nostro orgoglio e la nostra gioia, per noi sei tutto!!!”. Laura e Silvio uscirono si inoltrano lungo il viale che portava a casa dei genitori di suo padre e li fece la stessa cosa. Erano felici della scelta che aveva fatto la loro nipote. Anche loro oramai non uscivano più di casa, di anni ne erano passati tanti e loro ne sentivano il peso, ma sembrava un accordo fatto con l’altra coppia di nonni, tutti e quattro pensavano allo stesso modo, avevano tanta fiducia in lei e sapevano che sarebbe riuscita nel suo intento e che non le sarebbero servite raccomandazioni. Passò un po’ di tempo e tutto era perfetto, Laura si riposò, poi un giorno disse al suo fidanzato Silvio: “Tesoro, non credi che sia ora di incominciare a pensare al lavoro? Io sono stanca di stare senza fare nulla”. Ma neanche finì quel discorso che venne chiamata dal postino. Una raccomandata. “Che può essere?” Silvio aprì la busta perché si accorse che proveniva dal conservatorio di Londra e esplose di gioia: “Laura sei stata chiamata per dirigere l’orchestra del “National Theatre”: c’è una prima e tu sei stata scelta! Lo hanno chiesto all’istituto, ed hanno dato delle ottime referenze!”. Laura non ci stava più dalla gioia. Corse a dare notizia al suo papà che di musica se ne intendeva, poi alla mamma. Tutti erano felici e contenti. Finalmente quella ragazza così determinata aveva raggiunto il suo scopo e non le fu difficile inserire anche Silvio in quel nuovo lavoro. Caterina e Andrea le fecero i loro complimenti e corsero a prendere una bottiglia speciale per festeggiare, brindarono alla sua carriera e a questo grande evento. Era fatta! Ora c’era bisogno di prepararsi per la partenza, occorrevano dei vestiti adatti all’occasione per una come lei. Non si perse d’animo e disse a tutti: “Mamma, Papà ora ho bisogno dell’intervento della mamma di Silvio, lei m’indicherà meglio quello che dovrò indossare” poi si rivolse a Silvio “Silvio, non abbiamo tanto tempo, domani stesso partiremo e andremo dalla tua mamma”. “Va bene tesoro, io sono con te!” “Non vi preoccupate” disse Amedeo “Vi accompagnerò io. Su ora andiamo tutti a riposare. Siamo molto emozionati ed eccitati per questa bellissima notizia”. “Sono d’accordo con te papà”. Cecilia e Amedeo si ritirarono nella loro camera. I ragazzi si fermarono ancora un po’, fecero uno spuntino accompagnato da un buon bicchiere di latte caldo con dei biscotti, poi Silvio le disse: “Tesoro, meno male che ci lasciano partire insieme! Io resterò con te tutto il tempo che vorrai!”. “Caro, vedrai che non resterai senza lavoro, presto la tua bravura sarà riconosciuta da tutti. Intanto cercherò di inserirti nell’ordine musicale così potremo condividere anche il lavoro, e poi finalmente alzerò la bacchetta dei miei sogni. Non devi preoccuparti amore, presto ci sposeremo e staremo insieme ogni volta che vorremo. Non sei felice?” “Laura, questa notizia è la più bella cosa che tu mi abbia mai detto! Se sono felice!? Ma certo, immensamente! E questo mi da la forza di non mollare. Io sarò la tua ombra se vuoi, ti accompagnerò, Laura io ti amo. Sai come sarà felice la mia mamma?! Ma domani ci andremo e risolveremo tutto. Ti accorgerai che anche lei sarà felice di questo matrimonio. Dal mio papà non aspettarti tanti complimenti: è un uomo taciturno poco socievole, ma la mamma sa come comportarsi quando è con lui. Nessuno si accorge del carattere del babbo lei riesce a

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manifestare anche per lui, è molto buono, da mio padre ho avuto molto, anche senza parole e lo ringrazio per questo”. La mattina dopo, si misero in partenza per la città e andarono immediatamente nel negozio della signora Carla. Si salutarono con affetto, salutò il figlio che da qualche giorno non lo vedeva e gli disse: “Birbone, hai messo la tua mamma al secondo posto, eh!? Non ti preoccupare è giusto così, un giorno o l’altro doveva accadere! Sono contenta che tu abbia conosciuto Laura, è una cara ragazza, è anche intelligente visto che è riuscita a prendere la laurea in così breve tempo. Debbo dire che è un genio! Sei stato fortunato!”. Cecilia era rimasta un pochino in disparte, ma faceva parte del suo carattere, la signora Carla la prese per una mano e la portò vicino al banco e le disse: “Vieni, perché sei così triste? Non sei contenta che questi giovani si amino così?!” “Oh si” rispose Cecilia “Ne sono felice. Laura ha trovato un ragazzo d’oro e spero che l’amore sia tanto per quanto ne ho avuto io. Sono preoccupata solo per i miei genitori, che non ce la fanno più; ho paura che da un giorno all’altro muoiano. E sarà dura per me e credo sia così per tutti”. “Tu non puoi pensare così, siamo nati per morire purtroppo e devi fartene una ragione prima che succeda. Ti sono stati molto vicini e devi ringraziare Dio che ti sono stati accanto fino ad ora. I miei sono morti molto giovani ed io ho vissuto sola fin quanto non ho spostato mio marito. Sei stata più fortunata di me e devi essere contenta per questo. Anche loro hanno assaporato la vittoria di Laura!”. “Oh! È vero” rispose Cecilia “Sono contenta per davvero di questo. La mamma mi ripete sempre che quando Laura salirà sul palco con la bacchetta in mano sarà felice di andarsene in paradiso magari insieme a mio padre e che da li ci guarderà come sempre e che non ci dovremo rattristare per la loro scomparsa. Dio vuole così”. “Parole sagge” disse la signora Carla “noi purtroppo abitiamo un po’ lontano da voi, ma mio figlio mi terrà al corrente di ogni cosa. In qualche modo farò per il negozio ed io cercherò di aiutarvi, sperando che la distanza non ci ostacoli”. “Ti ringrazio Carla, credo sia ora di darci del tu, come due sorelle, visto che non ne abbiamo nessuno delle due. I ragazzi si faranno una strada tutta loro e non dobbiamo ostacolarli per nessun motivo al mondo, debbono essere loro a venire da noi e comunicarci i loro problemi, solo così si può creare una vera famiglia. Dobbiamo essere soddisfatti di avere due figli così buoni e rispettosi nei nostri confronti. Non credi Cecilia?” “Oh si!” rispose “Ne sono fiera”. “Ma guarda i nostri uomini come stanno familiarizzando bene!!! Non credo ai miei occhi!” disse Carla “È vero, e vedrai che in poco tempo Amedeo riuscirà a farlo sorridere. Ha tutte le qualità per riuscirci basterebbe frequentarsi un po’ di più”. Intanto, si apprestarono ad andare verso l’istituto dove Laura aveva studiato, per salutare le suore, dopodiché si avviarono verso il “London’s National Theatre” e quando entrarono non riuscirono credere ai loro occhi! La sala era già stata preparata: fiori dappertutto, luci in abbondanza, drappi alle finestre; era veramente un capolavoro. A Laura, fu assegnato un camerino tutto per sé dove avrebbe potuto cambiarsi e truccarsi. Mise l’abito che le aveva regalato la signora Carla e si vide stupenda. Chiamò la mamma prima di entrare in sala, voleva il suo parere e insieme entrò anche la signora Carla. Tutte e due rimasero a bocca aperta, era una principessa. Quel vestito le donava. Un’ampia scollatura le incorniciava l’ovale del viso, la sua figura alta, un corpo perfetto, ma quell’abito la faceva ancora più bella. Entrò anche Silvio e le signore uscirono per farli stare soli, si abbracciarono commossi e Silvio le fece i più sinceri auguri: “Grazie caro, queste tue parole mi danno il coraggio di affrontare un pubblico cosi ampio”. “Ora ti lascio devi entrare sola e riceverai il più lungo applauso della tua vita. Suonerai il pezzo migliore che più ti piace, e lo suonerai con il cuore, con i tuoi sentimenti, con tutto l’amore che hai per la musica”.

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“Grazie ancora Silvio, Suonerò la prima canzone che mi ha insegnato mio padre: è una melodia che è nata nei pressi di un ruscello e la chiamerò la musica dell’acqua che scorre. Con questa mia madre e mio padre si sono innamorati, non l’hanno mai dimenticata, all’apertura di ogni spettacolo la suonano sempre.” “Si cara” rispose Silvio “Tu sai cosa devi fare. Non ci sono consigli che in questo momento io possa darti.” Era arrivata l’ora di esibirsi, Silvio la salutò con un bacio, poi andò a sedersi in prima fila. Laura si guardò di nuovo nello specchio e disse tra se: “Sono felice !” Uscì. La sala era gremita di gente altolocata, tutti volevano ammirare questo genio di ragazza; se n’era parlato tanto in tutte i salotti, in tutti i locali di Londra ed ora la gente costatava veramente chi avessero davanti a loro : un nuovo talento della musica! Un urlo di gioia, un grande applauso infinito. Il rettore della scuola, alzò le mani per fare le presentazioni e dire di Laura tutto quello la rappresentava e di nuovo ci fu l’applauso gioioso degli spettatori. Laura incominciò a suonare la canzone dei suoi genitori, così soave da riuscir a incantare il pubblico incredulo!!! Era la prima volta che una donna era riuscita a diventare direttore d’orchestra e nessuno si aspettava tanta bravura, anche perché era un lavoro prettamente maschile. La sua musica trasportava tutti in un mondo irreale e fantastico. Laura mentre dirigeva pensava: “Sono stata molto fortunata ad arrivare fin qui e poi sono anche la prima donna che si esibisce in pubblico.” Fu un’esplosione generale. Mamma e papà piangevano di gioia, non sapevano che Laura suonasse la loro canzone e col pensiero gli disse: “Mamma, papà, questo l’ho fatto per voi. Vi voglio bene!” E gli lanciò uno sguardo d’intesa. Finalmente aveva raggiunto il suo scopo ed entrò in quella categoria di artisti, che erano sempre all’apice delle manifestazioni. Aveva l’amore di Silvio e ancora l’amore dei nonni. Ma per quanto potevano restare in vita? Sembrava che la profezia si stesse avverando. Tutti e due stavano male allo stesso modo, Don Luigi veniva spesso a fargli visita e ogni giorno di più si rendeva conto come la loro vita si stesse indebolendo. quando i nonni si spensero Laura era in tournée, e nessuno ebbe il coraggio di mandarle un telegramma per farla tornare, non volevano distoglierla dal suo lavoro così impegnativo. I nonni non avrebbero voluto, assolutamente. E così Amedeo e Cecilia decisero di informarla appena sarebbe tornata. Dopo tanti concerti in diverse città d’Italia sentiva la mancanza dei suoi genitori; era sempre lontana e non era facile a quei tempi viaggiare come uno desiderava. C’era molto da fare in casa di Cecilia, ed era talmente avvilita per la morte dei suoi genitori che sembrava non avesse voglia di fare nulla. Anche Caterina da un po’ di giorni non stava bene, ed erano tutti nella speranza che si riprendesse al più presto, altrimenti avrebbero fatto venire il dottore. Andrea, non la lasciava un momento, ma Caterina sembrava star male veramente. Cecilia era un po’ preoccupata e parlò col marito per vedere il da farsi. Gli disse: “Caterina non sta bene, bisogna provvedere alla sua salute. È troppo pallida, non mi sembra una cosa passeggera, vai in paese e porta qui il dottore, non si può più aspettare”. “E vero” rispose Andrea “ogni giorno che passa, si aggrava, cosa non farei per vederla di nuovo in salute! Che avrà mai? Cecilia, ho tanta paura! Che ne sarà di me senza di lei. E di nostro figlio?” “Ora vai, non pensare a questo, porta subito qui il dottore poi vedremo”. Andrea uscì di corsa e andò in paese; tornò subito con il dottore che fece uscire tutti dalla stanza e la visitò per bene. La diagnosi prevedeva il ricovero in ospedale, ma… “Mio Dio!” disse Cecilia “È mai possibile che ci debba capitare anche questo? Caterina che sta male; è vero che è sempre stata cagionevole di salute, ma che ci voleva addirittura l’ospedale, non l’avrei mai immaginato! Andrea non perderti d’animo. In questo momento devi essere forte come non mai. Immagina quello che ti aspetta e poi fai una tua riflessione. Devi essere forte, altrimenti non ce la farai a curarla e a starle vicino. Ricordati che siamo tutti una famiglia specialmente adesso che i miei non ci sono più, dobbiamo essere uniti, per riuscire a

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sopportare questa brutta cosa che ti è capitata. Andrea adesso vediamo cosa dice il dottore, poi ne parleremo. Ci siamo noi ad aiutarti”. “Ma che può avere di tanto grave? Oh mio Dio Cecilia non ci posso pensare! La mia Caterina che si ammala. Dimmi tu a chi mi debbo rivolgere!” “Non preoccuparti adesso si vedrà, ma sai bene che noi siamo la tua famiglia e ti aiuteremo per tutto. Stai Calmo. Ecco il dottore sta uscendo. Non allarmarti”. “Hai ragione come sempre, io sono apprensivo in tutte le cose”. Cecilia si avvicina al dottore che stava uscendo dalla camera e chiese: “Dottore, ci dica che cosa ha la nostra amica”. “Cecilia, ti conosco da quando sei nata, non ti potrei mentire, Caterina è malata, ma se segue tutto ciò che le consiglio, con l’amore e la vostra amicizia credo che supererà questa brutta tisi che si è impadronita di lei. Ha bisogno di molte cure.” “Dottore, ma sarà il caso di farla ricoverare in ospedale ?” “Credo di sì, ma le vostre attenzione potranno aiutarla a guarire. Dovete stare molto attenti, si rischia il contagio, ci penserò io a prescrivervi delle medicine che dovrete prendere anche voi che le state vicino. Andrea tu vieni con me che ti porto in farmacia. Meno male che l’abbiamo al villaggio! Vedrete tutto si risolverà! Ci vorrà un po’ di tempo, ma ce la faremo. Ora andiamo Andrea. E mi raccomando a voi!!!”. Uscirono, Andrea tornò in fretta perché la sua Caterina doveva iniziare subito la cura. “Mio Dio! Una volta che si potesse stare tranquilli! L’avvenimento di Laura forse ci ha fatto trascurare un po’ Caterina, ma possibile tutto questo? Perché proprio a lei? Una donna così buona, dolce con tutti, caritatevole, che ha saputo affrontare la vita, senza i genitori. Ora eccola qui, a soffrire per un male che si può dire incurabile”. Correva con il calesse per fare prima, perché non voleva approfittare di Cecilia, visto che era molto stanca. “Affronterò tutto questo con Amedeo, lui mi capirà”. Arrivò a casa in poco tempo. Caterina era assopita e molto debole, ma quando vide Andrea si risollevò un pochino e gli disse con un filo di voce: “Ma che cos’ho? Cosa ha detto il dottore? Guarirò?” “Tesoro” rispose Andrea “Tu guarirai lo so e ce la devi mettere tutta, noi ti aiuteremo vedrai che sarà facile. Ci vuole un po’ di tempo, ma ce la farai, non ti preoccupare!” “Ho paura” rispose Caterina “Adesso, debbo darvi tanto fastidio! Specialmente a te Cecilia. E poi con Carmelo come facciamo?” “Non devi preoccuparti di tutte questo, anche Carmelo farà la sua parte. Stai tranquilla. Ci pensiamo noi a tutto. Tu devi pensare solo a guarire. Ti amo!” Le accarezzò la fronte e si sedette accanto a lei. Non pensava più a nulla. Doveva preparare la cena, tra poco sarebbe arrivato Carmelo e qualcosa avrebbe dovuto preparare. Ma in quel momento entrò Amedeo: “Come va?” le domandò: “Caterina, devi stare tranquilla, non devi aver paura, tutto andrà bene!”. “Grazie” rispose lei. “Vieni Andrea, Cecilia ha preparato anche per voi, anzi prima prendi la cena per lei. Lo sapete che deve mangiare molto e tutto ben condito. Appena puoi vieni di là e mangeremo insieme!”. “Ma questa sera deve tornare Carmelo!” “Non ti preoccupare!” rispose Amedeo “Quando arriva, starà da noi. Io adesso vado” poi si rivolse a Caterina “Tu stai al caldo, Andrea ti porterà la cena e mangia tutto, altrimenti ti ci vorrà molto tempo per guarire”. “Va bene” rispose lei “Grazie ancora!”. Amedeo le fece un cenno con la mano ed uscirono. Durante la cena decisero che per evitare che Caterina rimanesse sola fin quando non si fosse ripresa, avrebbero cucinato a casa di Andrea e ogni sera sarebbero stati tutti insieme. Andrea ne fu veramente contento, si organizzarono bene con gli orari e tutto filò liscio. Carmelo arrivò inaspettato, la mamma lo pensava ogni giorno. Per finire gli studi doveva assentarsi per tutta la settimana e quando rientrava, il sabato e la domenica, restava a casa con i suoi genitori.

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Quel giorno, non sapeva, che tornando avrebbe trovato un così grosso problema. La sua mamma era malata! Ansioso, perché era stato messo al corrente del probabile contagio, entrò in camera sua e la salutò con garbo. “Mamma” le disse “vedrai, guarirai presto, tutti noi ti faremo guarire. Ti vogliamo bene! Il papà è molto triste, ma sono sicuro che si riprenderà anche lui non appena tu starai meglio. Ed ora, ti ho portato la cena, fammi vedere che mangerai tutto. Io vado di la, ma quando torno tu devi aver finito, chiaro!!!” lo disse col sorriso sulle labbra. “Si caro, tutto chiaro, guarirò per voi. Non vi preoccupate”. Caterina stava migliorando di giorno in giorno e quando gli amici del villaggio lo seppero, tutti si preoccuparono e andarono a trovarla. Si era riempita la casa di ogni bene, ognuno portava qualcosa affinché lei lo mangiasse. La malattia voleva così. Venne anche Don Luigi a trovarla e ne fu contenta, le fece fare la comunione, e poi le disse: “Forza Caterina, devi far presto a guarire, così sarai di nuovo tra noi, abbiamo grandi progetti per Valle Gioiosa e tu ci servi come collaboratrice!”. “Si padre” rispose “Se Dio mi aiuterà sarò tra voi molto presto!”. “Ora riposa” le disse il parroco “Tornerò domani”. Passarono molti giorni prima che si potesse alzare, ma quel di fu una grande festa. Venne il dottore e vedendo la sua guarigione le impose di alzarsi. Sarebbero bastati pochi passi al giorno per riprendere le forze, Andrea non credeva a quanto stava accadendo, la sua Caterina stava guarendo veramente! Quando Carmelo tornò di nuovo, la trovò in piedi e fece un’esclamazione: “Mamma!!! Che bello vederti alzata! Come stai?”. L’abbracciò come non mai, si sedettero e le raccontò tutto della scuola. L’anno era quasi terminato e gli restavano ancora pochi giorni, poi sarebbe tornato. “Mamma sto finendo del tutto la scuola, poi sarò con te, per tutto il tempo che vorrai!” “No caro, adesso devi pensare a te, io sto recuperando del tutto la salute. Ora sto quasi bene! Non devi preoccuparti per me, c’è tuo padre che non mi lascia un attimo sola. Dovrai incominciare il tuo lavoro e l’importante che tu ne sia entusiasta”. “Oh si mamma, non vedo l’ora di incominciare!”. “Ora tesoro vorrei riposare un pochino, debbo stare molto attenta e non approfittare mai delle mie forze”. “Si mamma” disse Carmelo “Vado di là. Dormi tranquilla. Non farò venire nessuno a disturbarti. Neanche papà!”. “Grazie caro” rispose lei. L’odissea di Caterina era ormai agli sgoccioli, tutti erano ben felici di quella ripresa e Caterina incominciò a muoversi di nuovo e a fare qualcosa, in modo da non stancarsi troppo. Il medico le disse di fare le cose gradualmente, altrimenti sarebbe potuta ricadere nella malattia e aggiungersi delle complicazioni, quindi tutto andava in una certa modalità. Andrea non credeva ai suoi occhi. La sua Caterina era guarita perfettamente. Non c’era più pericolo, ma doveva stare molto attenta. La vita seguitava così con alti e bassi e Cecilia era una di quelle che non drammatizzava mai, sapeva che la sua amica sarebbe guarita ed era felice del risultato, ma ora doveva pensare alla sua Laura! Laura e Silvio erano ripartiti da tempo per una lunga tournée, non sarebbero rientrati tanto presto, quindi, non sapevano ancora nulla neanche del problema di Caterina. Cecilia non voleva che lo sapessero per non farli preoccupare, altrimenti i due giovani sarebbero ritornati a casa, mettendo in difficoltà l’intera orchestra. Tutti stavano aspettando il loro arrivo. La signora Carla ogni tanto si faceva sentire e qualche volta andava anche a trovare Cecilia e Amedeo. Ora sicuramente sarebbe venuta alla fattoria per l’arrivo dei ragazzi. E cosa avrebbe portato per tutti? Vestiti, scarpe, cappellini, per lei, e ovviamente pensava anche ai consuoceri. Si stava avvicinando il Natale e non sarebbero mancati assolutamente al cenone.

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Cecilia aveva rimesso a nuovo la camera dei suoi genitori per eventuali ospiti, quindi non ci sarebbe stato problema se si sarebbero fermati per le feste natalizie. Sarebbe andato tutto bene. Laura aveva raggiunto molto di più di quello che sognava! Ora sicuramente si prenderanno un po’ di riposo e con il loro arrivo, avrebbero portato una bella notizia. Si sarebbero sposati e avrebbero dato un nipotino ai loro genitori, certi di poterlo lasciare in buone mani al momento della loro assenza. Arrivarono un pomeriggio di Settembre, il tempo non era male, c’era ancora un po’ di sole e non mancavano i fiori di stagione nei pressi di casa. Era sempre ben curata la parte che fungeva da giardino. Camminando ammiravano le betulle ancora fiorite e non immaginava di non trovare più i nonni, che tanto le volevano bene. Baci e abbracci, poi, Amedeo si prese il compito di dirle quello che era successo dal giorno del suo concerto al “London’s National Theatre”: “Laura” disse “i nonni non ci sono più, Dio li ha voluti con sé, se ne sono andati insieme, in un giorno solo. Ci mancano molto, ma cara, devi capire che purtroppo la vita è questa”. “Sai” disse ancora “la cosa peggiore è quello che è capitato a Caterina. È stata molto male, temevamo per la sua salute. Invece ora sta meglio e questo è molto importante, Andrea ne è contentissimo e non ti dico Carmelo!!! Quello che hanno fatto per lei, è stata una cosa grande; anche noi abbiamo dato il nostro aiuto e con noi anche Don Luigi e tutto il villaggio pregava affinché guarisse presto! E questo credo sia stato proprio un miracolo!”. Laura piangeva e si nasconda con un fazzoletto il viso. Silvio le si avvicinò ancora di più cercando di calmarla: “Non devi fare così Laura. I nonni sono felici e da lassù di sicuro ci proteggono”. “Ha ragione Silvio” disse Cecilia “loro erano così sereni così belli nella loro vecchiaia che destavano tanta ammirazione. Non devi essere triste, non sarebbero contenti se sapessero che stai piangendo!”. “Fai la brava!!!” disse Cecilia “Ora andiamo di là che prepareremo la cena e tu se non sei stanca, mi dovrai aiutare; verrà la signora Carla e resterà con noi per il fine settimana. Bisogna essere precisi tesoro altrimenti la signora Carla ci punisce per il nostro galateo poco elegante. Ma noi Laura sapremo come fare! Vieni cara raccontami di te, come va con Silvio?” “Tutto bene mamma. Silvio è meraviglioso. Come si fa a non amarlo? Penso che ci sposeremo presto, vogliamo avere dei figli e per averli bisogna sposarsi”. “Figli?! Ma Laura, quanti ne vuoi avere, sei impazzita!”. “Perché mamma? Tu hai avuto solo me, io no, ne voglio di più! Se ne facessi uno solo diventerebbe un solitario. Io gli farò l’altro e si faranno compagnia”. Cecilia rimase stupita da come parlava la sua Laura e le disse ancora: “Laura, ma perché tu sentivi il desiderio di avere un fratello, o sorella perché non hai detto mai nulla?”. “Perché lo avresti fatto se te lo avessi chiesto?” “Ma Laura, io pensavo che saresti stata bene con noi, con me, con tuo padre: ti abbiamo dato tanto amore!”. “Lo so mamma” rispose Laura “infatti, sarebbe bastato anche per altri 10 fratelli! Ma non importa era solo per dire, non ti crucciare per questo, sono stata bene con voi. Vi ho amati e vi amerò per sempre, anche se ora ho un altro amore a cui badare! Io amo Silvio più di me stessa, è quasi quell’amore travolgente che avevate voi l’uno per l’altra. Sono stata fortunata come te e mi dispiace che i nonni non ci siano più! Sai come sarebbero stati contenti di queste mie affermazioni?! Domani andrò al cimitero a trovarli, ci andrò con Silvio. Ma ora sbrighiamoci o si farà tardi!”. Entrano in cucina ed Amedeo era già intento a preparare. Intuiva tutto! Aveva capito che le sue donne avevano qualcosa da dirsi e così le aveva lasciate parlare pur sapendo che c’era da fare. Arrivò anche Caterina, ancora malconcia per la malattia subita, per tutto il tempo che ha dovuto passare a letto per curarsi bene, ma stava recuperando le forze. Incominciava a muoversi e fare qualcosa senza affaticarsi. Andrea doveva fare i lavori più pesanti, cercando di togliere un po’ di peso anche a Cecilia. Lei non si dimenticava mai di andare ogni giorno a casa di Caterina a fare qualcosa o semplicemente a farle compagnia.

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Tante volte la vicina di casa l’aiutava a riordinare e mantenere i panni stirati e piegati. Caterina non doveva esagerare nel fare le cose, ma tutto andava per il meglio. Ora era invitata con il suo Andrea a cena da Cecilia per dare il bentornato a Laura, le aveva portato anche un regalo per dimostrarle quanto affetto provava per lei. Già prima di ammalarsi le aveva fatto uno scialle ad uncinetto, tutto bianco e con dei bellissimi disegni. Laura lo vide e non credeva ai suoi occhi, era talmente bello che non ebbe parole per dire grazie. L’abbracciò con affetto e disse: “Grazie Caterina ma non dovevi. Io ti voglio bene lo stesso!”. Andrea tardava a venire, ma lui aveva degli impegni, doveva sistemare le bestie e tutti gli arnesi da lavoro, poi, una bella doccia e sarebbe arrivato. Lui era indispensabile, era quello che animava la serata, che teneva tutti in allegria, anche se dentro di sé aveva un forte dolore per quanto era capitato alla sua Caterina. Entrò tutto sorridente e salutò la moglie, poi tutti gli altri ed infine Amedeo. Era ancora un uomo interessante e bello con i suoi capelli ricciuti e un fisico atletico, il suo lavoro gli proibiva di ingrassare. Silvio era andato a fare un giro per il giardino, era innamorato di quel pezzo di terra cosi ben custodito ed ogni volta che andava alla fattoria si faceva la sua passeggiata ammirando la pianura verdeggiante che si estendeva davanti ai suoi occhi. Divisa in più colture c’era: il grano, il granturco, l’orzo, gli ortaggi e tanti alberi già fioriti pronti a mettere il loro frutto. Agli occhi di Silvio risaltava la pianura così colorata di fiori di ogni specie e tra sé diceva: “Tutto questo è merito di Andrea, sicuramente ha imparato dal suo maestro, Leonardo gli ha dedicato molto tempo per farlo diventare tale.” Intanto la cena era pronta, Amedeo si dava da fare e controllava se mancava qualcosa. Non era una festa, ma era un benvenuto ai ragazzi che erano stati molto tempo fuori per lavoro. Arrivò anche la signora Carla con il marito e tutti erano allegri. Ma come era vuota quella tavola? Mancavano i loro genitori che da quando erano venuti a mancare non c’era stato più un incontro fra di loro. Ora si vedeva ancora di più, ma Amedeo aveva capito che sua moglie si era commossa e volle rompere il ghiaccio, dicendo: “Signori, che ne dite di un po’ di musica?! Forse ci farà bene, tutto deve essere fatto alla perfezione e pensare a quelli che non ci sono più, con rispetto e amore”. Silvio si alzò e disse: “Avete ragione, questa parte di spettacolo musicale la faremo noi. Laura vieni!”. Laura si alzò, andò con Silvio a prendere gli strumenti e suonarono la canzone preferita della nonna. Fu un applauso generale, seguita da una preghiera e tutto finì in allegria. “Ed ora… Cari genitori e amici, vi vogliamo dare un annuncio!” Ci fu un attimo di silenzio, Laura era talmente emozionata e commossa da non riuscir a dir parola; non sapeva proprio da dove cominciare. Così Silvio la supportò, la spinse a parlare ed insieme annunciarono qualcosa che negli invitati destò curiosità, nonostante tutti immaginassero già la notizia. Laura e Silvio tenendosi per mano e guardandosi negli occhi annunciarono il loro matrimonio. Le due con-suocere Cecilia e Carla si guardarono, si sorrisero a vicenda e i loro volti trapelavano gioia: i loro figli erano veramente innamorati e pensavano che ai ragazzi si presentasse una vita basata sull’amore, sul rispetto e sulla sincerità ed avrebbero seguito l’esempio dei nonni Alba e Leonardo e dei genitori. I ragazzi continuarono il discorso e dissero: “Ci vogliamo sposare! Avere dei figli e proseguire il nostro lavoro! Ci siete voi che ci potrete aiutare! Noi vogliamo formarci una famiglia!”. Rimasero tutti ad ascoltare, ci fu un battito di mani e tutti gli augurarono felicitazioni! Silvio vedendo sorpresi gli invitati volle seguitare il discorso e disse: “Siete sorpresi? Come mai?” Qualcuno a quelle domande inaspettate rispose: “Ma come farete a conciliare il vostro lavoro che vi impegna a stare per tanto tempo fuori casa e la famiglia che intendete costruire?” “Guardate che noi intendiamo restare qui, formeremo la nostra famiglia e costruiremo la nostra casa. E sarà grande, dove i nostri figli potranno correre e giocare come vogliono!”. “Cari genitori, noi fra qualche giorno ripartiremo per lavoro e a voi lasciamo il compito di organizzare tutto. Vogliamo una casa vicino a voi e ne sarete custodi per tutto, il tempo che

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noi saremo in viaggio, avrete il vostro da fare, non invecchiate! Mi raccomando! Noi, abbiamo bisogno delle vostre forze”. La signora Carla si alzò in piedi e disse: “Grazie ragazzi. Noi siamo a vostra disposizione. Ci avete dato tanto con il vostro comportamento, la vostra serietà, che non possiamo mancare al nostro dovere. Grazie Laura, tu hai fatto di mio figlio un uomo. Te ne sarò grata per tutta la vita!”. Carmelo quella sera non tornò a casa, era in compagnia di amici e stava festeggiando la laurea; gli mancava solo da sostenere la tesi, ma nella sua mente rimaneva vivo il pensiero di Laura e nonostante tutto sperava ancora. Nel rientrare a casa trovò suo padre già sveglio, il quale lo riproverò dell’ora tarda. Carmelo chiese scusa dicendo: “Papà non lo farò più ”, allora il padre disse: “Bene, forse è stato meglio che tu ieri sera non fossi presente!” “Perché, cosa mi sono perso?” disse Carmelo. “Aaaaa niente… È stata una bella serata, abbiamo suonato, cantato e ci siamo divertiti, ma prima di tutto ciò: Laura e Silvio hanno annunciato il loro matrimonio. Figliolo stai bene?” “Papà non ti preoccupare! Non me la prendo, tanto mi ero già rassegnato! Credevo che con il passare del tempo la situazione si sarebbe capovolta, ma non è stato così; pazienza… Lo sai meglio di me tu l’hai già vissuto, purtroppo, abbiamo avuto lo stesso destino! Considererò Laura come una sorella, siamo cresciuti insieme e tra noi rimarrà solo una sincera amicizia. Carmelo continuò dicendo: “Sono grande abbastanza da capire, quindi non posso voler male a Laura solo perché non ha accettato il mio amore. L’amore deve essere corrisposto da entrambi, se non è così perché rodersi l’animo? Io non rimarrò solo, per adesso voglio stare vicino a voi, mi siete troppo cari, per non farlo; poi farò la mia scelta non vi preoccupate! Ormai sono un uomo e so come e quando vanno prese certe decisioni. Hai bisogno d’aiuto papà? Altrimenti andrei a riposare!” “No non mi serve nulla, mi raccomando fa che la mamma non si svegli!” “Cercherò di non svegliarla! Non appena vedrò Laura e Silvio gli farò i miei più sinceri auguri. Papà ci vediamo più tardi” e si congedò. Quando il parroco seppe la notizia ne fu felice, guidò Laura dalla prima infanzia, la battezzò, celebrò la sua prima comunione; l’aveva vista crescere: da bambina era diventata donna ed ora l’avrebbe sposata. Era la più bella notizia che poteva sentire da Amedeo e Cecilia. Ragazzi, credo che sarebbe inutile proseguire la storia, sarebbe ripetitiva, perché quello che queste famiglie hanno dimostrato di essere, è veramente positivo. Non ce ne sono molte di storie a lieto fine come questa che vi ho proposta, anche se puramente immaginaria. È da apprezzare come esempio per ognuno di noi. Leggerlo non fa male, anzi credo che darà una valutazione ad ogni famiglia che tenda a sgretolarsi solo per mancanza di rispetto. Quello che vorrei aggiungere è che, una famiglia come quella di Leonardo ed Alba disciolta per delle velleità di una donna, ma che poi capì l’errore che aveva commesso, si poteva ricostruire molto tempo prima se ognuno di loro avesse fatto il primo passo per la riconciliazione. Non avevano avuto litigi, ma solo incomprensioni che si potevano superare soltanto con il dialogo. Dopo tanti anni, l’amore era diventato più forte, più grande ed è stato dimostrato a tutta la famiglia e vorrei ancora aggiungere qualcosa sulla famiglia di Amedeo. Sembra che sia stata lasciata un pochino in disparte, ma al contrario non è cosi. La famiglia e in particolare i genitori di Amedeo, hanno dimostrato di essere persone corrette ed intelligenti, hanno rispettato le volontà del loro figlio, avevano anche loro una bella età e come tutte le persone anziane erano bisognose di cure, di compagnia e ce l’avevano. Amedeo per loro era un Dio, un genio che ha saputo rendere tutto più facile nella convivenza. La famiglia era numerosa e tutti gli si prodigavano intorno per rendere i loro giorni più sereni. Laura, il giorno dopo andò con Silvio a trovare i nonni per comunicare loro che si sarebbero sposati. “Laura” le disse la nonna “Ti ho amata più di me stessa, in te vedevo tuo padre, avrei voluto che tu mi fossi stata più vicino, dentro di me ho sofferto molto, ma a me bastava sapere che

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stavi bene e che avresti raggiunto presto il tuo scopo. Cara ero al corrente di tutto! Sei forte, sei tenace e ce l’hai fatta. Sono felice per te! E adesso ti sposi! Ti prego solo di una cosa: i tuoi genitori hanno seguito le nostre orme, tu hai seguito le orme dei tuoi genitori e ora dovrai fare in modo che anche la tua famiglia dia lo stesso esempio ai tuoi figli, se ne avrai! E noi dall’aldilà, vedremo fiorire sempre le rose del vostro giardino, che sono l’esempio di una famiglia curata e seguita in tutte le sue parti”. “Grazie cara di avermi fatto visita, purtroppo come vedi, siamo costretti a stare qui e non poterci muovere per venire da voi è stato un po’ doloroso, ma è andata bene così, ti vogliamo bene!” Il nonno senza parlare, allungò la mano verso di lei, poi se la portò sulla bocca e pianse. Non lo aveva mai fatto, ma era la conferma di una vita piena di affetto e di amore che avevano donato alla loro nipote in silenzio, senza farsi notare. Laura dopo quel discorso aveva un pochino di rimorso per non essere andata troppo spesso dalla nonna, la mamma di suo padre. “Poverina forse aveva sofferto un po’ di gelosia per non aver potuto tenermi spesso tra le braccia, come invece ha fatto nonna Alba. Cosa potrei fare per rimediare a tutto questo?” “Nonna, nonno, perdonatemi se vi ho fatto soffrire!” gli disse. Laura pianse per quella rivelazione, a lei sembrava di aver agito nel modo migliore, forse era così. Mai che suo padre, l’avesse ripresa per quelle differenze. Era sempre lui che portava le notizie ai suoi genitori e ai fratelli, ma Amedeo aveva tanto da fare e per amore di Cecilia aveva un po’ trascurato la sua famiglia, eppure erano molto vicini a casa loro. Ma chissà perché succedono queste cose? Lui per i suoi aveva molto rispetto e neanche poteva immaginare che la sua famiglia soffrisse per questo suo disinteressamento. Laura salutò la nonna, il nonno e con tutti gli altri parenti si mise a parlare: non fu lei che prese il discorso del suo successo, ma tutti sapevano che finalmente alzava la bacchetta, dirigeva l’orchestra e che faceva tournée per tutto il mondo. Fecero un brindisi! Laura sapeva di aver trascurato i suoi nonni e per farsi perdonare accettò il loro invito, rimasero a pranzo e nell’attesa Laura e la nonna si misero in giardino a chiacchierare, mentre gli altri si occuparono del pranzo. Laura le raccontò tutto di sé: dei suoi studi e dei successi dopo la laurea e di quell’incontro inaspettato sul treno, sul quale conobbe Silvio. La nonna fu entusiasta nell’ascoltare la nipote, le raccomandò di essere saggia e prudente e le disse: “Nella vita non sai mai cosa ti potrà capitare!” Nel frattempo i cugini rientrarono dai campi e Laura, dopo averli, salutati gli disse: “Oggi sono con voi per tutta la giornata, siete contenti?” “Certo che siamo contenti, finalmente trascorreremo un giorno insieme!!!” “Questo è Silvio e sarà mio marito molto presto! Scusate se non ve l’ho presentato prima, ma il lavoro me lo ha reso impossibile. Tra poco ci sposeremo e naturalmente siete tutti invitati! Preparatevi perché mi sposo nella piccola chiesetta del villaggio”. Tutti si congratularono con i futuri sposi e dissero: “Di certo sarà una grande festa! Siamo contenti per voi!” “Parlerò con il babbo, che si occupa di tutto, sicuramente vi darà qualche cosa da fare; così vi impegnerete anche voi, anzi sin da ora ai più piccoli do l’incarico di raccogliere fiori e di addobbare la chiesa; mentre gli altri daranno una mano per il pranzo nuziale. Ci sono tante cose da fare e quindi abbiamo bisogno anche di voi!” “Siamo felici di esservi d’aiuto e soprattutto soddisfatti che si siano recuperati i rapporti con la famiglia e ci impegneremo a mantenerli, evitando che si sgretolino di nuovo. I nonni furono felici di averli avuti in casa per tutta la mattinata. Non riuscivano a credere a quanto fosse successo; dopo tanto tempo, finalmente avevano passato con Laura una giornata indimenticabile e speravano che i momenti da trascorrere con la nipote fossero più frequenti. Laura e Silvio tornarono a casa facendo una lunga passeggiata, lei era felice per quanto si era chiarito con i nonni e i parenti, forse una colpa ce l’aveva anche Amedeo, che non aveva imposto a Laura di andare da loro o addirittura di portarla con sé ogni volta che andava a trovarli.

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Lui aveva un buon rapporto con i suoi genitori ma anche lui non era presente, è stata una fatale noncuranza, ma non perché non voleva, forse i troppi impegni avevano dato modo di agire così. Amedeo si era ripromesso che finché i suoi cari fossero in vita non li avrebbe più lasciati soli, avrebbe dovuto farsi perdonare per averli un po’ trascurati! Preferiva stare con i suoceri, ma li c’era Cecilia sua moglie, che l’amava sempre di più e lei aveva bisogno di suo marito. Sola non sarebbe stata capace di fare tante cose, anche se aveva imparato a fare di tutto. Era una donna forte e nell’insieme molto fragile, non poteva restare troppo sola, perché si agitava quasi subito. Aveva sbagliato a non coinvolgere sua moglie nel mantenere stretti i rapporti con i suoi genitori, ed ora doveva dimostrare che malgrado tutto gli voleva bene ugualmente e che non li avrebbe lasciati più soli, anche i fratelli e le sorelle percepivano la sua lontananza nonostante abitassero vicini. Erano vecchi più di Leonardo e Alba, che oramai non c’erano più ed anche loro si erano voluti molto bene, con rispetto e devozione, quindi avevano il diritto di vivere la loro vita con la vicinanza del loro primogenito e di Laura. Amedeo va di nuovo a trovarli senza Cecilia disse: “Papà, mamma, perdonatemi se sono mancato!”. “Non ti preoccupare figliolo, una mamma non può voler male ad un figlio per questo. Ti vogliamo bene anche noi e molto!”. “Lo so mamma” rispose Amedeo “Sono io che mi sono comportato un po’ male, ma vedrai mi farò perdonare per tutto il dolore che vi ho procurato; senza saperlo, vi ho fatto del male!”. “Mamma perdonami” e la baciò sulla fronte. “Vai caro, ora torna a casa da tua moglie, non permetterò mai che per causa mia dovessero nascere dei litigi fra di voi”. “No mamma non ti devi preoccupare, Cecilia sa come si deve comportare, tante volte mi ha chiesto se ero venuto da voi e le mentivo dicendole di si anche se non era vero. Ma chissà perché lo facevo? A me sembrava che tutto fosse normale, perché sapevo che non eravate soli! Qui siete circondati da tanta gente, tra figli e nipoti, mentre per Cecilia non è stato così. Lei era sola ad affrontare tutto, anche se i nostri amici le davano un valido aiuto. Ma ora mamma non parliamone più, vedrai che in seguito sarà diverso. Voglio starvi più vicino e lo farò!”. Amedeo andò via dopo averli salutati e tornò a casa con un po’ di malincuore, ora come non mai si sentiva colpevole. “Aveva ragione Cecilia di rimproverarmi ogni volta! Tesoro mi diceva, vai a vedere come stanno i tuoi genitori. Dedica anche a loro un po’ del tuo tempo. Con me ci saranno, Andrea e Caterina, ma io non l’ascoltavo, sapevo che lei aveva bisogno di me”. Chiamò Cecilia in presenza di Caterina e Andrea e confidò loro tutto ciò che era successo in casa dei suoi genitori. Caterina pianse, pensava che per colpa sua fosse nato tutto questo e non doveva succedere. Promise che sarebbe andata anche lei a trovare i suoceri di Cecilia e se ne avessero avuto bisogno si sarebbe offerta di aiutarli anche se avevano una grande famiglia intorno che si prendeva cura di loro. Presto si ristabilì completamente, era diventata un’altra, la malattia l’aveva un po’ cambiata, forse perché era un pochino ingrassata. Quando tornò Carmelo, non credeva ai suoi occhi, la mamma stava veramente bene. Ora aveva finito di fare apprendistato in una città vicina e si preparava ad aprire uno studio tutto suo. Il Villaggio era completamente privo di una struttura di quel tipo. Lui aveva scelto una professione che avrebbe avuto sicuramente successo, poi amava gli animali e questo gli dava più carica. Andrea era felice di aiutare suo figlio ad organizzare i preparativi. Trovarono un locale al centro del villaggio, con un bel giardino dove poteva fare di tutto e tanti animali che erano in cura da lui potevano stare anche all’aria aperta, quando lo permetteva il tempo.

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Si poteva dire realizzato. Aveva anche lui una ragazza molto bella. Abitava in un palazzo del villaggio e non appena si sarebbe sistemato l’avrebbe sposata e cosi anche la famiglia di Andrea si poteva dire di aver superato un periodo brutto e stava iniziando una vita più serena. Andrea e Caterina, Amedeo e Cecilia due famiglie ordinate, che avevano dato tutto per tenerle in piedi, come si suol dire e ce l’avevano fatta. Tutto era andato come avevano desiderato. Laura aveva fatto un bel matrimonio tutto si svolse in maniera perfetta, la chiesa nonostante fosse piccola era addobbata con grande cura, i suoi cugini si erano occupati di tutto e la piccola chiesetta fu trasformata. L’altare adornato di rose bianche e ai lati delle panche vi erano vasi di fiori, con nastri che scendevano fino a terra e petali di rosa cosparsi sulla guida centrale. All’entrata della sposa in chiesa si alzò una musica soave; Andrea preparò la marcia nuziale, la suonò divinamente e tutti applaudirono. La festa terminò in allegria nel grande giardino di casa e tutti gli abitanti di Valle Gioiosa parteciparono al grande evento, ognuno portò il suo regalo, gustarono piatti prelibati e vino in abbondanza prodotto nelle loro vigne. Prima di notte, Amedeo accompagnò i suoi genitori a casa, li salutò ringraziandoli di aver partecipato alla cerimonia anche da parte di Laura e Silvio. Era notte fonda e gli invitati cominciarono ad abbandonare la festa, gli sposi espressero il desiderio di ritirarsi, avevano bisogno di riposo. Anche Cecilia e Amedeo si ritirarono nella loro camera e lei si addormentò tra le braccia di suo marito e sognò il giorno del suo matrimonio. Come era stata felice nella sua vita! E Sperava che anche la sua Laura vivesse una vita piena di gioia e di amore. Nonostante gli impegni, Laura decise di avere un figlio, Silvio ne fu contento, la strinse a sé, le accarezzò i capelli e mentre lo faceva le disse:“Anche io lo volevo e aspettavo di potertelo chiedere, ma avevo timore di farlo.” A lei brillavano gli occhi, nel sentire la risposta di suo marito e gli disse :“Sarò entusiasta di diventare mamma e per il lavoro ci organizzeremmo, non ti preoccupare! Passò del tempo e Laura ebbe due gemelli, un maschietto e una femminuccia a cui diede i nomi dei suoi nonni materni: Alba e Leonardo, che avrebbero dato parecchio da fare ai nonni. La musica per Silvio e Laura restava il loro porta fortuna. Due bacchette magiche si alzavano spesso in aria e non erano mai stanchi, trascorso un anno, decisero di riprendere il lavoro e i loro bimbi li affidarono ai genitori. Il marito della signora Carla stava poco bene, non aveva più la possibilità di seguire il lavoro, ciò non faceva presagire niente di buono; cosicché la moglie decise di vendere i suoi negozi, in tal modo le restava più tempo da dedicare ai nipotini e a suo marito per questo si trasferirono definitivamente a casa di Silvio e di Laura; la quale era grande a sufficienza da poterci stare tutti comodamente. Lorenzo il papà di Silvio era sempre silenzioso ed ora più che mai non pronunciava una parola, neppure per approvare le scelte di Silvio, riguardanti sia la vita lavorativa che quella sentimentale. La signora Carla era felice di aiutare suo figlio a tirare su i due gemellini e tutti speravano che da adulti avessero seguito le orme dei nonni e dei genitori. Cecilia si occupava dei nipoti insieme a Carla, perché due bambini piccoli davano da fare e senza l’aiuto reciproco, da sole non ce l’avrebbero fatta. In tal modo permisero ai loro figli di continuare il loro lavoro e per Laura e Silvio era tutto perfetto. Chiamavano tutti i giorni e chiedevano dei loro bambini, le nonne rassicurandoli dicevano :“Tranquilli sono due angioletti!!! Tutto procede per il meglio, i bimbi crescono e non ci danno troppi problemi. Continuate il vostro lavoro, che qui ci pensiamo noi!!! I ragazzi risposero: “Grazie, senza di voi non avremmo potuto continuare e voi sapete quanto ci teniamo! Presto verremmo a casa a farvi visita e per qualche giorno staremo insieme! A presto ci risentiremo!”

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Lorenzo aveva sorriso solo quando aveva visto per la prima volta Alba e Leonardo nei lettini, il solo guardarli lo fece impazzire di gioia e con la mano accarezzò la testolina nuda, li salutò come per dirgli che a breve non ci sarebbe stato più. Passavano gli anni e i bambini crescevano e sembrava che ogni giorno il signor Lorenzo dovesse morire, ma visse ancora per qualche anno dando da fare alla sua Carla. Tre generazione già erano passate e tutto filava liscio. Intanto anche i genitori di Amedeo se ne erano andati uno alla volta con un certo periodo di distanza. Nonostante fossero molto più vecchi di Leonardo e Alba, ebbero però la fortuna di veder nascere i loro pronipoti. Laura e Silvio partirono di nuovo per una serie di concerti in più parti d’Italia, oramai erano conosciuti in tutto il mondo e ne erano orgogliosi, ma restavano spesso lontani da Valle Gioiosa e distanti dalle preoccupazioni familiari. In tutti i modi cercavano di informarsi sui loro figli grazie alle lettere che scrivevano, ma Cecilia non gli diceva nulla per non farli stare in pensiero anche se non c’erano grandi problemi. Spesso capitava che i bambini si ammalassero, le nonne non dicevano niente ai loro figli, per non destare preoccupazione e non farli rientrare prima del previsto. Anche Carla e Cecilia con gli anni che passavano non avevano più tante energie per occuparsi dei piccoli Alba e Leonardo; ormai crescendo erano diventati autosufficienti e non davano più angosce alle nonne. Anche Caterina aveva dato e dava tutt’ora il suo contributo per la crescita e la cura dei ragazzi. Le tre donne impiegavano il loro tempo affinché tutto andasse per il verso giusto e si dividevano i compiti in modo equo, cosicché a fine giornata tutte le cose previste andassero a buon fine. Cecilia aveva sempre male alle gambe e non si capiva che cosa potesse essere, era controllata continuamente dal suo medico, che le aveva prescritto una cura, senza ottenere risultato. Sempre bella nella sua età che si trascinava dietro, ma c’era la paura di una sedia a rotelle. Povera Cecilia, ne cominciava a sentire il peso, a volte non riusciva neppure a camminare e veniva aiutata da suo marito sempre premuroso e attento, ma stava dando un po’ di preoccupazione ad Amedeo che non la lasciava mai sola. Ancora lavoravano nella scuola, tra non molto sarebbero andati in pensione e ci mancava che le sue gambe non volessero più camminare. Cecilia non voleva pensare a questo problema che le si stava presentando nella sua vita. Che ne sarebbe di suo marito e di tutta la famiglia? La sua Laura non avrebbe potuto più fare il direttore d’ orchestra; avrebbe dovuto limitare le richieste che le arrivavano da tutto il mondo. Una donna così delicata e fragile sembrava che non sarebbe riuscita ad affrontare una situazione del genere, ma non fu così; ce l’avrebbe messa tutta per aiutare i suoi cari. La famiglia stava attraversando un periodo difficile e Cecilia si indeboliva sempre di più malgrado le cure che riceveva. L’amore di suo marito era sempre più forte, non c’era giorno in cui non glielo dimostrava, con un gesto affettuoso coglieva una rosa dal cespuglio del suo giardino e la portava a sua moglie, affinché la rendesse felice almeno per un momento. Lei con lo sguardo dolce lo ringraziava tutte le volte, lo amava tanto e faceva di tutto affinché lo notasse anche se di continuo se lo ripetevano. Cecilia non voleva lasciare la scuola, avrebbe insegnato finché la salute glielo avrebbe permesso; Amedeo l’accompagnava ogni giorno e la riportava a casa appena finite le lezioni. Gli alunni l’ascoltavano con attenzione e lei per dimostrare loro il suo affetto, li voleva portare tutti alla fine dell’anno con buoni voti. I ragazzi sapevano che la loro insegnante era malata; tutti si comportavano bene per non darle disturbo e in silenzio ripetevano le lezioni, ogni tanto alzavano gli occhi sul volto sofferente della loro insegnante. Quanto aveva fatto per quei ragazzi e quanto voleva fare ancora, la sua vita era dedicata all’insegnamento. Nessuno l’avrebbe distolta da quell’impegno, tanto meno la sua malattia.

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Arrivò alla chiusura della scuola e salutando i ragazzi con disinvoltura, illudendoli che l’anno successivo sarebbero stati ancora insieme, ma purtroppo Cecilia si dovette fermare, perché il disturbo non le permetteva di andare avanti. Tutta Valle Gioiosa andava a trovare la maestra che aveva insegnato per tanti anni ai ragazzi di quella cittadina, con passione: aveva trasmesso loro l’amore per la scuola, per lo studio e i valori a cui lei era particolarmente legata, quali famiglia e rispetto verso il prossimo. Oramai stava cambiando tutto, anche la scuola si trasformò, le generazioni stavano scomparendo e la gioventù cercava di imitare tutti quelli che non c’erano più, prima i nonni poi i genitori e tutta la gente del villaggio che aveva collaborato con Amedeo, Andrea e il parroco per la crescita della valle. Ogni anno tutta Valle Gioiosa si radunava nel grande parco costruito insieme alle case e ai palazzi nei pressi del podere di Amedeo per parlare e discutere di tutto. Si parlava di ogni cosa, ma soprattutto si cercava di trasmettere ai giovani quello che gli anziani avevano iniziato, ed ora toccava a loro proseguire questo arduo compito, ovvero portare avanti l’esperienza, l’esempio e la voglia di progredire lasciatogli in eredità dai cittadini più anziani. Ognuno aveva messo una parte di sé; affinché le nuove generazioni ne facessero buon uso, ma essendo oramai tutti invecchiati, cercavano di lasciare ai giovani, le loro attività per fare in modo che continuasse ad essere un paese vivibile a tutti gli effetti. Era un mattino di primavera, Laura e Silvio erano appena tornati e dopo qualche giorno la vita del signor Lorenzo si spense. Silvio si occupò del funerale e commissionò la messa a Don Luigi, il quale l’avrebbe celebrata nella chiesetta nella quale si erano sposati. Il tutto si svolse con una cerimonia breve ed intima, proprio come voleva la signora Carla. Lorenzo fu sepolto accanto ad Alba e Leopardo ed andavano a pregare ogni volta che il tempo lo permetteva. In quei giorni i bambini stavano con i genitori, che di li a poco sarebbero ripartiti per riprendere ad eseguire concerti. Carla e Cecilia si facevano forza a vicenda e andavano insieme al cimitero a far visita ai loro cari. Passato qualche anno, i nonni vedevano crescere i bambini a vista d’occhio e gli tornava sempre in mente il ricordo di quando erano appena nati. Leonardo era un bambino solitario e non sentiva la necessità di stare con i suoi coetanei, era sempre assolto nei suoi pensieri, aveva la testa tra le nuvole, ma nonostante questo era intelligente forse troppo serio per la sua tenera età. Le nonne si preoccupavano per questo bambino così introverso, che parlava poco, era un ottimo ascoltatore, ma non esprimeva mai il suo parere. A differenza della sorella Alba, la quale era esattamente l’opposto. Era gioiosa, allegra, tutti la chiamavano principessa e domandava di continuo alle nonne di raccontarle anche aneddoti di famiglia; era curiosa di sapere tutto. Cecilia e Carla ne erano entusiaste. Ogni tanto chiedeva alle sue amichette di andare a casa sua per studiare, ma in realtà trascorrevano del tempo divertendosi insieme. Le nonne si occupavano di preparare la merenda e poi tutti in giardino a giocare, mentre Leonardo si metteva in disparte in un angolo del parco a pensare; non avrebbe di certo studiato musica, non voleva seguire le orme dei suoi genitori. Aveva paura però di rendere nota la sua decisione, lui sarebbe diventato uno scrittore. La sua mente già fantasticava ed era come se si trovasse nel paese dei sogni, ogni giorno prendeva appunti delle sue idee e nascondeva il grande quaderno per non farlo trovare a nessuno; fin quando non fosse stato sicuro che avrebbero approvato la sua passione: ma sua sorella lo aveva capito! Leonardo e Alba divennero adolescenti e a Leonardo cresceva la voglia di stare in mezzo alla gente, ogni giorno che passava diventava sempre più comunicativo e stava aspettando ancora un po’ per confidarsi con la sorella.

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“Principessa” era molto costruttiva e qualunque cosa che volesse fare le riusciva bene, pensava proprio di seguire la strada intrapresa da suoi genitori. Sarebbe diventata qualcuno nel campo della musica, ma avrebbe chiesto a nonno Amedeo il suo parere. Il nonno dopo la confidenza la strinse a sé con garbo e le disse: “Sei come tua madre, se seguirai le sue orme, tutto andrà bene.” Lei per ringraziarlo lo baciò e attese trepidante il ritorno dei suoi genitori, che di li a breve sarebbero rientrati dalla tournée. Avrebbe finalmente parlato con loro sia della scelta che aveva fatto per il suo avvenire, sia del ragazzo che stava frequentando. Di sicuro non l’avrebbero accettato perché era ancora troppo piccola. I due fratelli crescevano, ma spesso rimanevano soli e ne approfittavano per studiare e scambiarsi opinioni. Leonardo chiedeva alla sorella consigli per i suoi scritti, si faceva a volte correggere le poco cose sbagliate, Alba lo aiutava volentieri, poi decisero insieme che lui avrebbe scritto le parole e lei avrebbe composto la musica e dall’unione delle menti di questi due talenti sarebbero nate delle bellissime canzoni. Nonno Amedeo non ci voleva credere, aveva in casa altri due geni, disse ai suoi nipoti :“Credo che tra poco verrà nominata la “casa degli artisti”. Sono felice per voi, se li strinse a sé dicendogli: “Vi voglio bene! Siete la mia vita, saranno contenti i vostri genitori, appena tornano troveranno una bella sorpresa.” Laura e Silvio assaporavano a poco a poco le notizie che ricevevano dai suoi genitori, perché Amedeo e Cecilia omettevano volutamente di mandargliele, appena tornati avrebbero avuto una sorpresa. Laura scriveva nelle lettere: “Papà, pensa tu ad Alba e Leonardo, so che lo fai, cercate di seguirli, per favore fammi stare tranquilla”. Amedeo le rispondeva: “Non ti preoccupare figliola, penso io a loro. I ragazzi stanno bene, tra poco finiranno le scuole poi decideranno cosa fare della loro vita, ma sono determinati e sanno cosa vogliono. Hanno scritto delle belle canzoni, vanno molto d’accordo, è bello vederli così uniti, si vogliono bene e lavorano insieme: Alba scrive la musica e Leonardo le parole, dovresti vederli: sono molto affiatati”. I due ragazzi erano ben visti da tutti, avevano molti amici, tra cui Giuseppe, un ragazzo ancora adolescente che faceva parte dei compagni di scuola. Si era innamorato di Alba, la dolce nipotina di nonna Alba e di nonno Leonardo, non ebbe problemi ad inserirsi nel gruppo, con la speranza di conquistare il suo cuore. Lei non contraccambiava il suo sentimento e Giuseppe si rese conto che doveva trovare un’altra strada. Quindi senza pensare più a quella che era stata la sua passione giovanile, cioè l’amore per Alba; prese la decisione di allontanarsi da lei per dimenticarla e cercare di costruirsi un futuro diverso, magari con una ragazza che l’avrebbe amato e sperava che almeno un poco le somigliasse. Giuseppe scelse un lavoro molto redditizio, si sposò ed ebbe due figli, ma non restò a vivere a Valle Gioiosa, poiché il ricordo di Alba lo ossessionava e questo non gli faceva vivere una vita serena con la sua famiglia; cosicché si trasferì nella cittadina vicina, quella nella quale aveva vissuto la famiglia di Silvio. Tutti i ragazzi di Valle Gioiosa provavano affetto per Alba e si stava ripetendo quanto era successo a sua madre. Tra i tanti ragazzi della comitiva, ne aveva scelto uno, ne era attratta e gli voleva bene, si chiamava Giulio; ma non era sicura e non dava false speranze ai coetanei verso i quali non provava che amicizia. Ognuno prese la sua strada e nessuno di loro criticava il comportamento di Alba e tanto meno la sua scelta per il ragazzo che aveva preferito agli altri. La consideravano la loro “mascotte” e tutti le chiedevano dei consigli, senza di lei nessuno prendeva iniziative.

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Poi a breve non le avrebbero domandato più nulla, lei sarebbe andata a studiare musica al conservatorio e loro ne avrebbero sicuramente sentito la mancanza. Alba quando poteva era con loro e gli dimostrava la sua amicizia e il suo affetto. Aveva una bella voce e intendeva sfruttarla; spesso gli amici le chiedevano di cantare e lei li accontentava. L’incontro a volte avveniva a casa sua, dove Alba era accompagnata al pianoforte da nonno Amedeo e tutti acclamavano entusiasti. Arrivò il giorno del rientro di Silvio e Laura, tutti si abbracciarono per la gioia; anche gli amici andarono a trovarli e organizzarono una serata insieme. Il giorno seguente Leonardo ed Alba decisero di parlare con i genitori, ognuno per la sua causa. Si misero in salotto, erano presenti anche i nonni e con tranquillità iniziarono a parlare. Alba espresse la sua volontà di fare musica e i genitori a malincuore accettarono la sua passione, avrebbero desiderato per la loro figliola una vita più tranquilla; in quanto loro erano stati troppo assenti dalla famiglia, proprio perché quel lavoro li obbligava a stare fuori casa. Terminato questo argomento, “Principessa” accennò a tutti che stava frequentando un ragazzo di poco più grande, di sicuro non sarebbe andato in porto... I genitori la interruppero bruscamente dicendole: “ Cara tu sai da sola quello che devi fare, non ti vogliamo influenzare né a frequentarlo né a lasciarlo. Vedi tu!!! Sappi che ti costerà cara una decisione del genere!!! Giunse il momento di Leonardo, il quale era più restio a comunicare con i suoi genitori riguardo alla carriera da intraprendere. Era convinto che non avrebbero condiviso il suo desiderio, cosicché timidamente incominciò a spiegare ai suoi cari il motivo per cui voleva parlare con loro. Vedendolo in difficoltà, Silvio e Laura lo invitarono a esprimersi e dire ciò che voleva fare. A questo punto Leonardo disse: “Mamma, papà e anche voi nonni, Caterina e Andrea, ascoltatemi! So che quello che vi dirò tra breve vi sconcerterà, però io con tutta sincerità non voglio fare il musicista, ma bensì lo scrittore.” Credetemi ci ho pensato molto prima di decidere e di comunicarvelo, ma ora non ho dubbi…. Voglio diventare uno scrittore!!! Andrea, Carmelo e Caterina si entusiasmarono per quanto avesse detto Leonardo, loro erano sempre presenti specialmente nelle grandi occasioni e per tutti il ritorno di Silvio e Laura era un evento da non perdere. I genitori rimasero senza fiato, non si aspettavano una cosa del genere. Dissero però al loro figliolo: “Tesoro se tu sei sicuro di farcela, noi approviamo la tua decisione!!! Il papà gli disse: “Se tu non ti senti portato per la musica, devi fare quello che più ti piace! Anche perché se noi ti costringiamo ad abbracciare l’arte musicale, di sicuro non ne verrà fuori niente di buono. Leonardo notando che i suoi genitori, lo stavano appoggiando, gli mostrò una copia del primo libro che stava scrivendo. Silvio e Laura si concentrarono su quello che aveva scritto il figlio e si complimentarono con lui. Il papà a nome anche della moglie gli fece le congratulazioni e gli disse: “Leo sei davvero portato per la scrittura, sei molto bravo; non credevamo che tu fossi un talento del genere, ma devi comunque proseguire gli studi e vedrai che il tuo sogno si realizzerà. Per fortuna che la scuola che frequenterai è proprio nella nostra città. Noi al più presto dovremmo ripartire dovrai fare forza solo su te stesso, ad aiutarti ci sarà nonno Amedeo, ma sai che non dovrai approfittarne troppo; poiché deve occuparsi di nonna Cecilia.” Leo intervenne dicendo: “Ma papà c’è anche nonna Carla che mi può aiutare!!!” “Hai ragione figliolo!!! Vedremo quello che si può fare!!!” Nonna Cecilia, incuriosita, volle leggere il manoscritto del nipotino, Amedeo si accorse che si stancava nel leggere e perciò mise gli occhiali e lesse per lei. Naturalmente stravedeva per questo ragazzo straordinario, pieno di buona volontà e di intelligenza che aveva scelto una professione veramente proficua e che gli avrebbe assicurato una vita dignitosa.

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Portava il lavoro a termine, in ogni suo proponimento. Intanto Silvio ed Amedeo si presero l’impegno di trovare l’editore che poteva far divulgare di più l’opera e nessuno si rifiutò di stampare i suoi libri. Le vendite erano buone, la gente leggeva e un giorno venne Don Luigi a casa di Amedeo, per complimentarsi con Leonardo, erano presenti anche Silvio e Laura. Parlarono di tutto, rievocarono quando in quella valle non c’era nulla o poco; ricordò Leonardo ed Alba i genitori di Cecilia, si congratulò con Cecilia ed Amedeo, di come avevano insegnato l’educazione e le buone maniere ai figli e ai nipoti. Si informò anche della salute di Caterina, che purtroppo peggiorava di giorno in giorno ed era Andrea ad occuparsene. Il parroco si complimentò per il sacrificio che faceva. Aveva battezzato tutti e per tutta la comunità era come un padre. Leonardo faceva anche lunghi viaggi, andava nei luoghi dove poteva trovare l’ispirazione per dare vita ad un nuovo romanzo e non appena rientrava a casa era una festa per tutti. Alba aveva la musica nel sangue e voleva imparare anche il canto; sarebbe potuta diventare un soprano, il nonno ne era orgoglioso e le diede la sua approvazione invogliandola a cantare. Principessa andò a studiare al conservatorio, proprio come fece sua madre, li poteva seguire i corsi di musica e canto; così da poter diventare ciò che aveva sempre desiderato e di certo si sarebbe esibita nei migliori teatri del mondo. Terminati gli studi, spesso accompagnava i genitori nei loro viaggi, cantando insieme a loro. Era molto avvantaggiata a differenza del fratello, aveva dei maestri in casa e quindi si cimentava anche al di fuori della scuola a provare e riprovare finché la musica non risultava perfetta. Tutte le volte che rientrava con i genitori, era il nonno Amedeo che le dava lezioni di pianoforte e a volte insieme suonavano dei duetti. Aveva anche imparato alla perfezione la canzone, che fece innamorare i suoi nonni e che lo stesso Amedeo aveva composto per Cecilia. Con questa melodia iniziava ogni concerto ed anche lei avrebbe portato quella musica fantastica in tutto il mondo. Leopardo le aveva lasciato delle poesie da musicare, al suo rientro le avrebbero provate sotto l’orecchio attento di nonno Amedeo che di certo avrebbe approvato. Al primo concerto di “Principessa”, la sala era gremita di spettatori; al termine dell’esibizione il pubblico si alzò in piedi, chiese il bis e tutti applaudirono fragorosamente la giovane cantante. Nessuno la conosceva, poi i suoi genitori la presentarono al pubblico. L’applauso si ripeté e Laura era entusiasta di sua figlia. Alba non voleva diventare direttore d’orchestra, ma arrivare oltre; la sua ambizione l’avrebbe portata lontano. Non voleva rimanere a Valle Gioiosa, voleva girare il mondo e intraprendendo la carriera musicale avrebbe di sicuro perso il suo ragazzo, ma cercava di non pensarci, ora era presa da altro. Sapeva la storia dei nonni e Laura cercava di distoglierla da quel pensiero fisso, in quanto non voleva che la figlia si facesse travolgere troppo dalla passione per Giulio. Se Alba avesse seguito le orme di nonna Cecilia, non avrebbe raggiunto l’apice della carriera; le sarebbe toccata la stessa sorte di Laura, sempre in giro per tutta la toscana e all’estero per dirigere concerti, ma i genitori le concessero l’autorizzazione per proseguire gli studi canori, andava aiutata anche se era già molto brava per di più aveva una voce stupenda e sfruttarla sarebbe stato un ulteriore vantaggio. Voleva molto bene a Giulio era: bello, alto ed intelligente solo che per lei sarebbe stato un ostacolo. Aspettò a prendere una decisione, lo volevano entrambi erano sinceri l’uno per l’altra, insieme avrebbero deciso cosa fare. Intanto seguiva i genitori nei concerti e Giulio qualche volta l’accompagnava lasciando nel caos la sua azienda. Laura a volte le diceva: “Tesoro con Giulio hai problemi, non farlo venire con noi, si può illudere, poi ha il suo da fare, lo sai che ha una responsabilità da mantenere e non torneremo subito a casa e lui resterebbe troppi giorni lontano dalle sue responsabilità…”

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“Mamma” rispose Alba: “Giulio sa quello che fa, non ti preoccupare, qualcuno lo aiuta, ma vedrai non resterà con noi, ripartirà subito, ha voluto solo accompagnarmi e io ho avuto piacere che mi abbia accompagnato. Laura parlò con Silvio e si erano convinti che Giulio non era per la loro “Principessa”, pensavano che non avevano niente in comune e perciò sarebbe stata infelice. Due vite diverse che non sarebbero andati molto lontano, erano uno l’opposto dell’altra. Giulio si era diplomato un anno prima, amava la musica ma non intendeva farne una professione, sapeva che si sarebbe trovato in difficoltà con Alba e non era sicuro che il loro rapporto potesse andare avanti. Lui l’avrebbe voluta portata all’altare, non ne avevano ancora parlato, ma incominciava a credere che non era possibile, perché Alba non avrebbe mai abbandonato la musica neanche per amore e lui non voleva esserle di intralcio. Giulio, in quanto figlio unico era stato costretto ad occuparsi dell’azienda agricola del padre poiché era malato. Il quale gli aveva affidato l’azienda di famiglia, era un compito difficile da assolvere per un ragazzo così giovane, si occupava di tutto: dalla vendita del raccolto, alla cura degli operai alla semina ed era responsabile delle paghe, delle spese che occorrevano per far quadrare i conti e perciò gli era impossibile seguire Alba. Intanto Cecilia ed Amedeo continuavano ad invecchiare, Cecilia peggiorava, lasciò la scuola poiché andò in pensione; si rammaricava non per gli acciacchi, ma solo perché avrebbe dovuto lasciare i suoi ragazzi. Amedeo le disse:“ Non ti preoccupare! Tu hai preparato tanti studenti e vedrai che in futuro ci saranno degli ottimi insegnanti pronti a prendere il tuo posto! Per incoraggiarla l’abbracciò, non era cambiato niente tra di loro, si amavano ancora! Andrea ed Amedeo continuavano a fare serate musicali in tutta Valle Gioiosa, non andavano più tanto lontano, in quanto gli anni incominciavano a pesare per tutti. Andrea doveva aiutare suo figlio e fu Amedeo a dargli l’idea. Ci voleva un po’ di spazio, quindi gli permise di fare un ampio studio e di usufruire della terra accanto; per far si che gli animali avessero un posto adeguato dove sarebbero stati curati. Lo studio veterinario fu realizzato in poco tempo e Carmelo pieno di soddisfazione incominciò la sua attività, ringraziò i suoi genitori, ma prima ancora Amedeo e Cecilia per avergli concesso tanto. Cecilia gli disse: “Carmelo, ti considero come un figlio, fai il tuo lavoro e noi ti aiuteremo ancora!” Carmelo abbracciò Cecilia come se fosse sua madre e Caterina commossa pianse in silenzio e strinse a sé la sua vecchia amica dicendole: “Non dimenticherò mai quello che avete fatto per noi, sei stata meglio di una sorella, abbiamo avuto bisogno l’una dell’altra ed è andata come previsto!” I bisnonni non c’erano più. E i nonni stavano davvero invecchiando, Cecilia non lasciava più la sedia a rotelle e Amedeo stava perdendo un po’ le forze, ma riusciva ancora a fare tante cose. Andrea gli dava sempre una mano fin che poté, ma chi avrebbe lavorato tutta la terra rimasta? Decisero insieme a tutti che una parte sarebbe andata alla parrocchia per poter fare una chiesa più grande, un’altra parte restò a Carmelo per esigenza del suo lavoro e il resto continuò ad essere il giardino, per i figli e per i nipoti. Anche Caterina era all’estremo delle sue forze e Andrea non la lasciava quasi mai. In quella valle solitaria divenuta Valle Gioiosa, tutti erano stati felici: i nonni e tutti gli altri avevano avuto delle soddisfazioni, prevaleva l’amore, il rispetto, l’amicizia e ciò fu tramandato alle generazioni. Caterina si spense un pomeriggio di sole, tutta Valle Gioiosa partecipò ai funerali. Andrea e Carmelo non si davano pace.

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Cosa avrebbero fatto senza di lei, Amedeo si occupò di tutto insieme a Carmelo; di sicuro non l’avrebbero dimenticata. Anche Cecilia stava malissimo e Amedeo aveva paura che da un giorno all’altro l’avrebbe persa. Gli si presentava una vita solitaria e triste, ma con Andrea affianco ce l’avrebbero fatta, almeno per poter vedere i nipoti sistemati e felici. Ritornarono Silvio e Laura dalla lunga tournée e decisero di fare pausa, volevano stare un po’ con i figli, sarebbe tornato anche Leonardo e tutti insieme avrebbero fatto una riflessione. La morte di Caterina aveva sconvolto Cecilia e vedendo la mamma soffrire Laura pianse a lungo. Non le era potuta stare tanto vicino, sempre in giro a dirigere orchestre ed ora voleva stare accanto alla mamma, chiederle anche scusa per non esserle stata tanto presente e farsi perdonare per non averla accudita come invece meritava. Così tra le lacrime la ringraziò per quanto avesse fatto per lei. La signora Carla spesso si assentava da casa, quando aveva un po’ di tempo si dedicava alle persone che avevano bisogno, oramai non c’erano più bambini, nonostante l’età voleva comunque rendersi utile; preferiva lasciare soli Amedeo e Cecilia con il loro amore e con tanti ricordi belli da raccontarsi. Arrivò anche Leonardo con un nuovo libro da presentare, mamma e papà lo vollero leggere prima di portarlo alla stampa. Si commossero! In quel libro c’era la storia della loro famiglia, di una vita e di un amore mai tramontato. Con tanti racconti, con tante storie belle piene d’amore, fu un successo. Non c’era un abitante di Valle Gioiosa che non lo avesse comprato il libro di Leonardo. Tutti commentavano: nei giardini, nelle piazze e parlavano di questo grande fenomeno, di questo grande scrittore. Il prete comunicò il grande evento in chiesa e Leo offrì tutti i guadagni alla parrocchia. Don Luigi, anche lui era ormai nell’età avanzata e tutti speravano che il sostituto quanto prima sarebbe arrivato per lo meno con le sue stesse qualità: con le sua bontà e con il suo modo di aiutare la povera gente e di creare sempre di più per i giovani, Valle Gioiosa ne aveva bisogno. Carmelo intanto si era sposato ed era felice con la sua compagna una ragazza del posto, di buona famiglia. E avevano avuto un bambino di nome Andrea. Una famiglia vissuta all’insegna dell’amore dovrebbe essere d’esempio per tante persone che non sanno cosa vuol dire amare. Si spense anche Cecilia con grande dolore per tutti. Laura restò per molto tempo a Valle Gioiosa per stare con il padre e con i suoi figli. Voleva riparare per la sua assenza in famiglia dovuta al suo egoismo e alla sua passione per la musica. Amedeo e Andrea rimasti soli, si fecero compagnia e forza a vicenda per il resto della loro vita. Don Luigi venne sostituito da un parroco più giovane, ormai da solo non ce la faceva più a condurre gli impegni che un prete ha verso la propria parrocchia. Alba e Leonardo: la prima divenne una soprano famosa in tutto il mondo e il secondo si affermò nel campo letterario, diventando uno scrittore di successo: i suoi libri divennero best seller. Si sposarono entrambi molto tardi poiché volevano prima realizzare i loro sogni e poi avrebbero pensato a formarsi una famiglia. Alba lasciò Giulio e dopo qualche anno, incontrò l’amore della sua vita, che condivideva con lei la sua passione musicale. Avendo tante cose in comune con Claudio, lo sposò ed ebbero una vita felice e serena. I genitori approvarono la scelta della figliola e si offrirono di dargli tutto l’aiuto possibile anche nel caso in cui la famiglia si sarebbe allargata.

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Mentre Leo, nel frattempo scriveva libri e continuava ad avere successo. Anche lui si sposò e formò la sua famiglia con una ragazza di Valle Gioiosa di nome Paola, che amava leggere e che una volta divenuta sua moglie, si occupò della critica ed erano indispensabili i suoi consigli per ultimare e migliorare i libri di suo marito. Sia Alba che Leonardo, troppo presi dagli impegni lavorativi, per il momento non pensavano ad avere figli; forse col tempo avrebbero cambiato idea. I genitori speravano che loro, non dimenticassero l’amore e i valori che gli erano stati trasmessi sia dai nonni che da loro stessi, portando avanti quel sentimento che aveva disegnato e colorato le loro vite. Valle Gioiosa divenne la “Città dell’Amore”, tutti gli innamorati volevano visitare questa meravigliosa contrada, divenuta città, nella quale era sbocciato quell’amore di cui tutti parlavano.

CONCLUSIONE Quanto amore e quanta felicità regnava in quelle famiglie, chissà se ancora con il passar del tempo poteva restare tutto come allora? E che in ogni persona di quel villaggio prevalesse un amore non indifferente! C’era una sensibilizzazione generale per le loro famiglie e per il prossimo, tanto da non credere a quanto c’è scritto su questa raccolta di fantasia, di idee appena formulate, senza un briciolo di fatica mentale. Vengono spontanei questi monologhi di cose rare, ma vere, paragonabili a tante storie di origini contadine, con tanta voglia di emergere e superare chi era superiore di cultura e di benessere. Non mancava nulla a chi lavorava con profitto e intelligenza mantenendo la famiglia a livelli soddisfacenti. È un manoscritto che rivela la semplicità della scrittrice, alla portata di persone semplici e di ogni età, una storia come tante, che in un certo qual modo arricchisce la sensibilità e il comportamento di ogni persona che vuole farlo per sé stesso e per gli altri. È un romanzo rosa, con il quale mi auguro che tutti voi possiate riscoprire il valore della vita e l’amore e viverlo in modo passionale, intenso e sincero come l’hanno vissuto i protagonisti di questa storia. Ci si può sedere comodamente sul divano e immergersi in questo contesto di parole, che trasportano in una realtà che ormai si può trovare solo nei libri. Che dire di questa famiglia?…. Direi che nel loro saper vivere nel rispetto dell’amore, dell’amicizia e del prossimo, valori che ormai sembra difficile ritrovare, voi possiate riscoprire questi insegnamenti anche attraverso le poche righe che trovate in queste pagine. Ed è per questo che vi ho consigliato di leggerlo, per cercare di approfondire questi ideali che con il cambiamento della società si sono persi nel tempo.