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Madre e figlio sono sepolti in una tomba, risalente al Mesolitico, rin- venuta insieme ad altre in un sito che si trova nelle vicinanze dell'attuale città danese di Vedbaek. La donna era una giovane adulta e il figlio era un neonato. L'oggetto visibile tra le ossa del bambino è un coltello di selce. 1 denti di cervo rosso accanto al cranio della madre ornavano un indumento in pelle. La pietra tondeggiante situata dall'altro lato del cranio è il risultato di uno scavo posteriore compiuto da animali. Il cimitero, chiamato Henriksholm-Bogebakken, risale al 4000 a.C. circa. Il suo scavo, iniziato nel 1975, richiamò nuovamente l'attenzione sul- l'area di Vedbaek che nel Mesolitico era un'insenatura marina. C he cosa si può dire di un gruppo umano che vive di caccia e rac- colta? Fino a poco tempo fa la risposta era che un tale gruppo è inva- riabilmente piccolo, povero e che si spo- sta più o meno continuamente in cerca di cibo. Da questo quadro segue che l'or- ganizzazione sociale del gruppo è rudi- mentale. Questa risposta, che è appro- priata per molti fra i gruppi di cacciato- ri-raccoglitori esistenti oggi, viene messa in discussione da nuovi reperti concer- nenti un periodo conclusosi circa 5000 anni fa: il Mesolitico. E' divenuto sem- pre più chiaro che durante il Mesolitico esistettero gruppi di cacciatori-raccogli- tori relativamente numerosi, ricchi e spesso sedentari. Anche se non è sem- plice ricostruirne l'organizzazione socia- le, è probabile che alcuni di questi gruppi siano stati caratterizzati da una conside- revole complessità sociale. Questi sviluppi appaiono chiarissimi nella Scandinavia meridionale, dove una combinazione di circostanze favorevoli ha reso la documentazione archeologica del Mesolitico particolarmente ricca e intelligibile. La zona meridionale della regione scandinava in senso lato (com- prendente la Germania settentrionale, la Danimarca e la Svezia meridionale) rimase in gran parte disabitata sino a cir- ca 12 000 anni fa, quando, al ritirarsi dei ghiacci del Pleistocene, penetrarono in quest'area bande di cacciatori di renne. I cacciatori di renne furono seguiti da una successione di culture di cacciatori- -raccoglitori, caratterizzate da una sem- pre maggiore complessità e da una cre- scente dipendenza da risorse marine. Per fortuna prove materiali di questa ric- ca sequenza culturale sono state ben conservate nelle molte paludi che si for- marono durante e dopo il Mesolitico. Anche in conseguenza dell'eccellente conservazione di una quantità di manu- fatti culturali, l'archeologia costituisce un aspetto significativo della tradizione nazionale della Danimarca e della Sve- zia. Un'area della Danimarca in cui gli scavi sono valsi a riportare in luce un microcosmo di vita mesolitica è quella attorno a Vedbaek, una cittadina subito a nord di Copenaghen, nell'isola di Sjxl- land. Nel Mesolitico, in prossimità della cittadina moderna c'era un'insenatura orlata da insediamenti, come ha dimo- strato una serie di scavi iniziati una ses- santina di anni fa. Nel 1975 la scoperta di un importante cimitero mesolitico su- scitò un rinnovato interesse per quesea- rea e nel decennio scorso vi sono stati eseguiti scavi di ampio respiro. Uno di tali scavi fu quello da noi con- dotto a Vaenget Nord, che oggi è solo un piccolo rialzo fra betulle in un prato, ma un tempo era una piccola isola nell'inse- natura. Circa 7000 anni fa l'isola fu il sito di un piccolo accampamento che fu pro- babilmente occupato varie volte, con ritmo stagionale, da un gruppo umano i cui discendenti sarebbero vissuti in que- st'area per i 2000 anni successivi. Dal 1980 al 1983 abbiamo condotto una con- tinua e intensiva attività di scavo a Vaen- get Nord. Facendo ricorso alla tecnica del «decapaggio» abbiamo rimosso il suolo strato per strato, lasciando sul posto i manufatti, una volta portata in luce la superficie mesolitica, per consen- tirne una registrazione completa e ordi- nata. Questo metodo è particolarmente efficace per ricostruire l'organizzazione spaziale di un sito preistorico. Ciò che abbiamo imparato sull'organizzazione spaziale ha contribuito a sua volta al- la nostra crescente comprensione della complessità del Mesolitico. per gran parte della sua preistoria, l'Europa settentrionale fu coperta dai ghiacci. Alla fine del Pleistocene, cir- ca 10 000 anni fa, avvennero grandissimi mutamenti nel clima e nell'ambiente in conseguenza di un aumento delle tem- perature su scala mondiale. I ghiacci del Pleistocene, ritirandosi verso nord, la- sciarono nuovi sedimenti, con molte de- pressioni poco profonde che divennero laghi e fiumi. Il nuovo paesaggio fu oc- cupato inizialmente da specie tipiche della tundra, come betulle nane, licheni, renne e cavalli. A questi colonizzatori iniziali seguirono ben presto cacciatori umani appartenenti a varie culture del tardo Paleolitico. Con l'aumento delle temperature, la tundra cedette il passo a foreste aperte di betulle e infine di pini. Le foreste rade si popolarono di nuove specie, come l'uro (il bue primigenio) e l'alce, cui si unirono ben presto maiali selvatici, cervi rossi e caprioli. Le prime tracce di una cultura meso- litica apparvero nella Scandinavia meri- dionale all'inizio dell'epoca postglaciale. Resti archeologici risalenti a prima del 7000 a.C. sono rari, ma dopo quella data popolazioni di cacciatori-raccoglitori co- minciarono a lasciare abbondanti tracce della loro presenza. (In questo articolo utilizziamo date al radiocarbonio non calibrate; esse differiscono dalle date ca- lendariali di un intervallo che aumenta quanto più ci si addentra nel passato a partire dal 400 a.C. Le date non calibrate possono essere ricondotte alla cronolo- gia calendariale per mezzo di riscontri con alberi di Pinus aristata di età nota.) Analizzando le tracce lasciate dai cac- ciatori-raccoglitori, gli archeologi hanno potuto suddividere il Mesolitico del- la Scandinavia meridionale in tre perio- di principali, noti come Maglemosiano, Kongemosiano ed Erteb011iano, ciascu- no dei quali prende il nome dal più no- tevole fra i suoi siti caratteristici, Magie- mose, Kongemose ed Erteb011e. Il primo periodo, il Maglemosiano, durò sino al 5500 a.C. circa. I cacciatori maglemosia- ni sono noti soprattutto per aver lasciato tracce di piccoli campi estivi e autunnali Un accampamento mesolitico in Danimarca Su un piccolo rialzo che un tempo fu un'isola, uno scavo insolito ha portato alla luce le tracce della ricca cultura di una popolazione di cacciatori-raccoglitori che fiorì sulle coste dell'Europa settentrionale di T. Douglas Price ed Erik Brinch Petersen 80 81

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Page 1: Un accampamento mesolitico in Danimarcadownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1987... · 2011. 9. 16. · HENRIKSHOLM-BOGEBAKKEN (CIMITERO) Gli scavi a Vaenget Nord avevano

Madre e figlio sono sepolti in una tomba, risalente al Mesolitico, rin-venuta insieme ad altre in un sito che si trova nelle vicinanze dell'attualecittà danese di Vedbaek. La donna era una giovane adulta e il figlio eraun neonato. L'oggetto visibile tra le ossa del bambino è un coltello diselce. 1 denti di cervo rosso accanto al cranio della madre ornavano un

indumento in pelle. La pietra tondeggiante situata dall'altro lato delcranio è il risultato di uno scavo posteriore compiuto da animali. Ilcimitero, chiamato Henriksholm-Bogebakken, risale al 4000 a.C. circa.Il suo scavo, iniziato nel 1975, richiamò nuovamente l'attenzione sul-l'area di Vedbaek che nel Mesolitico era un'insenatura marina.

C

he cosa si può dire di un gruppoumano che vive di caccia e rac-colta? Fino a poco tempo fa la

risposta era che un tale gruppo è inva-riabilmente piccolo, povero e che si spo-sta più o meno continuamente in cercadi cibo. Da questo quadro segue che l'or-ganizzazione sociale del gruppo è rudi-mentale. Questa risposta, che è appro-priata per molti fra i gruppi di cacciato-ri-raccoglitori esistenti oggi, viene messain discussione da nuovi reperti concer-nenti un periodo conclusosi circa 5000anni fa: il Mesolitico. E' divenuto sem-pre più chiaro che durante il Mesoliticoesistettero gruppi di cacciatori-raccogli-tori relativamente numerosi, ricchi espesso sedentari. Anche se non è sem-plice ricostruirne l'organizzazione socia-le, è probabile che alcuni di questi gruppisiano stati caratterizzati da una conside-revole complessità sociale.

Questi sviluppi appaiono chiarissiminella Scandinavia meridionale, dove unacombinazione di circostanze favorevoliha reso la documentazione archeologicadel Mesolitico particolarmente ricca eintelligibile. La zona meridionale dellaregione scandinava in senso lato (com-prendente la Germania settentrionale,la Danimarca e la Svezia meridionale)rimase in gran parte disabitata sino a cir-ca 12 000 anni fa, quando, al ritirarsi deighiacci del Pleistocene, penetrarono inquest'area bande di cacciatori di renne.I cacciatori di renne furono seguiti dauna successione di culture di cacciatori--raccoglitori, caratterizzate da una sem-pre maggiore complessità e da una cre-scente dipendenza da risorse marine.Per fortuna prove materiali di questa ric-ca sequenza culturale sono state benconservate nelle molte paludi che si for-marono durante e dopo il Mesolitico.

Anche in conseguenza dell'eccellenteconservazione di una quantità di manu-fatti culturali, l'archeologia costituisce

un aspetto significativo della tradizionenazionale della Danimarca e della Sve-zia. Un'area della Danimarca in cui gliscavi sono valsi a riportare in luce unmicrocosmo di vita mesolitica è quellaattorno a Vedbaek, una cittadina subitoa nord di Copenaghen, nell'isola di Sjxl-land. Nel Mesolitico, in prossimità dellacittadina moderna c'era un'insenaturaorlata da insediamenti, come ha dimo-strato una serie di scavi iniziati una ses-santina di anni fa. Nel 1975 la scopertadi un importante cimitero mesolitico su-scitò un rinnovato interesse per quesea-rea e nel decennio scorso vi sono statieseguiti scavi di ampio respiro.

Uno di tali scavi fu quello da noi con-dotto a Vaenget Nord, che oggi è solo unpiccolo rialzo fra betulle in un prato, maun tempo era una piccola isola nell'inse-natura. Circa 7000 anni fa l'isola fu il sitodi un piccolo accampamento che fu pro-babilmente occupato varie volte, conritmo stagionale, da un gruppo umano icui discendenti sarebbero vissuti in que-st'area per i 2000 anni successivi. Dal1980 al 1983 abbiamo condotto una con-tinua e intensiva attività di scavo a Vaen-get Nord. Facendo ricorso alla tecnicadel «decapaggio» abbiamo rimosso ilsuolo strato per strato, lasciando sulposto i manufatti, una volta portata inluce la superficie mesolitica, per consen-tirne una registrazione completa e ordi-nata. Questo metodo è particolarmenteefficace per ricostruire l'organizzazionespaziale di un sito preistorico. Ciò cheabbiamo imparato sull'organizzazionespaziale ha contribuito a sua volta al-la nostra crescente comprensione dellacomplessità del Mesolitico.

per gran parte della sua preistoria,l'Europa settentrionale fu coperta

dai ghiacci. Alla fine del Pleistocene, cir-ca 10 000 anni fa, avvennero grandissimimutamenti nel clima e nell'ambiente in

conseguenza di un aumento delle tem-perature su scala mondiale. I ghiacci delPleistocene, ritirandosi verso nord, la-sciarono nuovi sedimenti, con molte de-pressioni poco profonde che divennerolaghi e fiumi. Il nuovo paesaggio fu oc-cupato inizialmente da specie tipichedella tundra, come betulle nane, licheni,renne e cavalli. A questi colonizzatoriiniziali seguirono ben presto cacciatoriumani appartenenti a varie culture deltardo Paleolitico. Con l'aumento delletemperature, la tundra cedette il passo aforeste aperte di betulle e infine di pini.Le foreste rade si popolarono di nuovespecie, come l'uro (il bue primigenio) el'alce, cui si unirono ben presto maialiselvatici, cervi rossi e caprioli.

Le prime tracce di una cultura meso-litica apparvero nella Scandinavia meri-dionale all'inizio dell'epoca postglaciale.Resti archeologici risalenti a prima del7000 a.C. sono rari, ma dopo quella datapopolazioni di cacciatori-raccoglitori co-minciarono a lasciare abbondanti traccedella loro presenza. (In questo articoloutilizziamo date al radiocarbonio noncalibrate; esse differiscono dalle date ca-lendariali di un intervallo che aumentaquanto più ci si addentra nel passato apartire dal 400 a.C. Le date non calibratepossono essere ricondotte alla cronolo-gia calendariale per mezzo di riscontricon alberi di Pinus aristata di età nota.)

Analizzando le tracce lasciate dai cac-ciatori-raccoglitori, gli archeologi hannopotuto suddividere il Mesolitico del-la Scandinavia meridionale in tre perio-di principali, noti come Maglemosiano,Kongemosiano ed Erteb011iano, ciascu-no dei quali prende il nome dal più no-tevole fra i suoi siti caratteristici, Magie-mose, Kongemose ed Erteb011e. Il primoperiodo, il Maglemosiano, durò sino al5500 a.C. circa. I cacciatori maglemosia-ni sono noti soprattutto per aver lasciatotracce di piccoli campi estivi e autunnali

Un accampamento mesoliticoin Danimarca

Su un piccolo rialzo che un tempo fu un'isola, uno scavo insolito haportato alla luce le tracce della ricca cultura di una popolazione dicacciatori-raccoglitori che fiorì sulle coste dell'Europa settentrionale

di T. Douglas Price ed Erik Brinch Petersen

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HENRIKSHOLM-BOGEBAKKEN

(CIMITERO)

Gli scavi a Vaenget Nord avevano un duplice scopo: riportare in luce vaste aree di quella che pri-ma era l'isola e scavare profonde trincee a partire dalla sua costa. Il gruppo di persone nella trin-cea in primo piano è impegnato nello studio di una sezione della parete, con l'aiuto di bastoncini dicorrispondenza che indicano la posizione verticale degli strati al di sotto della superficie attuale.

TIPI CARATTERISTICI DI MANUFATTIANNI a.C. PERIODO FASE

ERTEBOL-LIANOMEDIO

BICCHIEREIMBUTIFORMEANTICO

ERTEBOL-L'ANOTARDO

ERTEBOL-LIANOANTICO

4500

PERFORATORI

1EASCEDI ILCE I i

MIGRO-CO LLI P TE BULINI EI_LATE

A/IE ASCE PUNTE IN OSSOLE ATE A MANO DENT

3000

3500

4000

KONGE-MOSIANOTARDO

KONGE-

ANTICO

5500 -

5000

Vedbaek, sull'isola danese di SjwIland, è situata immediatamente anord di Copenaghen (a sinistra). Oggi quest'area è una bassa vallecostiera: l'attuale linea di costa e altri particolari topografici sono illu-strati dalle linee chiare nella cartina a destra. Nel 4000 a.C. il livellodel mare era di cinque metri più alto di quello attuale (linea scura).

La cronologia del Mesolitico, relativa alla Danimarca, può essere rico-struita esaminando i mutamenti avvenuti nei manufatti. Vaenget Nordfu occupata fra il 5200 circa e il 4800 a.C. Alla fine del Mesoliticoapparvero ceramiche adottate probabilmente da gruppi di agricoltori

L'insenatura risultante fu densamente popolata nel Mesolitico e all'i-nizio del Neolitico. Fra i molti insediamenti noti attorno all'insenatura(cerchietti pieni), ne sono stati scavati una decina (cerchietti vuoti). Dal1980 al 1983 gli autori hanno diretto uno scavo a Vaenget Nord, chenel Mesolitico era una piccola isola distante 40-50 metri dalla spiaggia.

che vivevano più a sud. L'avvento del tipo di ceramica detta «del bic-chiere imbutiforme», intorno al 3200 a.C. (insieme a quello di piante eanimali domestici), segna l'inizio del Neolitico. Il diagramma è statorealizzato da Peter Vang Petersen del Museo nazionale di Danimarca.

temporanei sulle rive di laghi interni. Pa-re che l'attività principale di questi ac-campamenti sia stata la pesca, integratadalla caccia e dalla raccolta di nocciole.

La tendenza all'aumento della tempe-ratura nel periodo postglaciale ebbe im-plicazioni importanti per l'ambiente fisi-co delle culture umane nella Scandinaviameridionale. Quando le calotte glacialicontinentali si fusero, si ebbe un aumen-to del livello dei mari. Al tempo stessocominciarono a sollevarsi anche le massecontinentali, liberate dal peso di una col-tre di ghiacci di centinaia di metri di spes-sore. Fra terraferma e mare ebbe iniziouna sorta di gara geologica. Gradual-mente l'acqua finì con l'avere la meglioe il livello del mare salì fino a superare ilivelli attuali. Attorno al 5000 a.C. laScandinavia meridionale era meno este-sa di quanto non sia oggi e molte depres-sioni in prossimità dell'attuale linea dicosta erano state sommerse.

I ricchi estuari, insenature e isole for-mati dall'innalzamento del livello delmare furono le zone prescelte per gli in-sediamenti umani nei periodi di Konge-mose e di Ertebolle. Se la costa fu pre-ferita per gli insediamenti, il mare diven-ne la principale fonte di sussistenza. Lacaccia, condotta con successo sulle nu-merose isole, contribuì alla gradualeestinzione di orsi, uri e alci. Le attivitàdi sussistenza si volsero allora al maialeselvatico, al cervo rosso e soprattuttoagli animali marini. Per tutto il tardoMesolitico tendono a fare la loro appa-rizione nella dieta un maggior numero dispecie marine, che appaiono anche pro-porzionalmente più rappresentate.

Nel tardo mesolitico le culture costie-re comprendevano gruppi di cacciatoriadattatisi all'ambiente marino e di pe-scatori. Oltre a prede di grossa taglia co-me marsuini e cetacei, questi gruppisfruttarono risorse marine più comuni,come pesci e crostacei. Nella Danimarcaoccidentale resti di insediamenti si tro-vano spesso in associazione con grandicumuli di conchiglie di ostriche, mitili,littorine e cardidi. Questi cumuli, no-ti come avanzi di cucina (in danesekokkenmodding), non furono gli unicisegni di mutamento. Gli insediamentidivennero più grandi, più complessi epiù sedentari. La loro accresciuta per-manenza è suggerita dalla comparsa dicimiteri.

uesti sviluppi possono essere osser-vati in modo chiaro attorno all'in-

senatura di Vedbaek, che oggi si trovasulla terraferma, a qualche centinaio dimetri dalla costa. La storia geologicadell'area è stata ricostruita con cura daCharlie Christensen del Museo Naziona-le di Danimarca. I depositi geologici la-sciati dal ritiro degli ultimi ghiacci delPleistocene diedero all'area di Vedbaekla forma attuale. L'insenatura era in ori-gine una valle formata dal deflusso del-l'acqua di fusione dei ghiacci sotto la ca-lotta glaciale. Quando il ghiaccio si riti-

rò, la valle conservò un sistema idrogra-fico formato da laghi e fiumi. Attorno al5500 a.C. i mari postglaciali, salendo dilivello, avevano invaso l'estremità dellavalle rivolta verso il mare, che divenneben presto un'insenatura dell'Oresund(lo stretto che divide la costa orientaledell'isola di Sixlland dalla costa occiden-tale della Svezia).

Settemila anni fa l'insenatura offrivaun ambiente molto propizio agli insedia-menti umani. Era allora disponibile unagrande varietà di alimenti di origine ma-rina e terrestre. Kim Aaris-S0rensen ,del Museo zoologico dell'Università diCopenaghen ha identificato circa 60 spe-cie di pesci, rettili, uccelli e mammiferinei siti dell'area di Vedbaek. Questespecie provengono da tutti gli ambientilocali: la foresta, i fiumi, i laghi, le palu-di, l'insenatura, lo stretto e il mare. Fragli animali della foresta le specie predo-minanti sono il cervo rosso, il capriolo eil maiale selvatico.

Nonostante la varietà della base di ri-sorse, la maggior parte della dieta eracostituita da alimenti di origine marina.La misurazione di due isotopi del carbo-nio (le cui proporzioni variano a secondadella fonte dei cibi) nelle ossa umane

suggerisce che gli abitanti preistorici del-le località costiere di questa zona dipen-dessero dal mare non meno degli attualieschimesi della Groenlandia, che trag-gono da fonti marine il 75 per cento circadella dieta. L'importanza dell'ambientemarino è attestata anche dal fatto chetutti gli insediamenti mesolitici sonoadiacenti alla linea di costa preistorica.

La ricchezza dell'ambiente attorno al-l'insenatura si riflette nell'alta densitàdell'insediamento umano. Quaranta opiù siti mesolitici sono stati identificatisulle sue coste e molti di essi sono statioccupati ripetutamente per un lungo pe-riodo di tempo. Gli scavi finora eseguitiindicano in effetti che le coste dell'inse-natura furono occupate per la prima vol-ta da coloni mesolitici attorno al 5200a.C., quando questa stava formandosi.In seguito l'insenatura fu occupata senzasoluzione di continuità da gruppi meso-litici fino all'introduzione in quest'area,attorno al 3200 a.C., dell'agricoltura,che contrassegnò l'inizio del Neolitico.

La ripetuta occupazione dei siti attor-no all'insenatura ha fornito una strati-grafia verticale corrispondente alle sud-divisioni cronologiche del Mesolitico chepuò essere adottata per ottenere una

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Il decapaggio, la tecnica archeologica impiegata a Vaenget Nord, haesposto vaste aree della superficie su cui viveva la comunità mesolitica;le immagini illustrano una parte delle informazioni ottenibili con questometodo da un quadrato di due metri di lato. Una volta esposta lasuperficie, i manufatti vengono lasciati in loco per registrarne la posi-zione (in alto a sinistra). Dopo che la maggior parte dei manufatti è statarimossa, vengono in luce le colorazioni lasciate dalla cottura e da altre

attività durante il Mesolitico, oltre che dalla posteriore azione di scavodi talpe (in alto a destra). Un'attenta analisi dei manufatti rende possi-bile una loro suddivisione in categorie (in basso a sinistra). Alcune pietresono selci lavorate (in nero); altre sono state spezzate dal fuoco (ingrigio); altre ancora sono pietre non lavorate (in bianco). Alcuni fram-menti di selce possono essere fatti combaciare: questo dimostra che inorigine facevano parte di un unico pezzo di pietra (in basso a destra).

cronologia dettagliata; ed è quanto hafatto appunto Peter Vang Petersen delMuseo Nazionale. La cronologia di Pe-tersen divide il Mesolitico medio e tardorappresentato a Vedbaek in cinque fasi,ciascuna della durata di 400-600 anni.Ogni fase è associata a tipi caratteristicidi manufatti, come lame e punte in pie-tra (si veda l'illustrazione a pagina 82, inbasso).

Tale stratigrafia rivela aspetti assai in-teressanti del rapporto fra caccia-raccol-

ta e agricoltura. Manufatti rinvenuti ne-gli strati superiori (cioè posteriori) delMesolitico indicano che i cacciatori-rac-coglitori ebbero contatti con gruppi di a-gricoltori per un periodo di forse 500 an-ni prima dell'adozione dell'agricoltura inDanimarca. Un segno di tali contatti è lacomparsa della ceramica, che in genereè considerata tipica delle culture neoliti-che, nella documentazione archeologicapiù recente del Mesolitico. Sembra quasiche il successo della caccia-raccolta delle

culture mesolitiche abbia ritardato l'in-troduzione dell'agricoltura nella Scandi-navia meridionale di vari secoli, durantei quali l'agricoltura fu nota ma non adot-tata come modo di vita (si veda l'articoloCaccia e raccolta nelle foreste dell'Euro-pa postglaciale di Marek Zvelebil in «LeScienze» n. 215, luglio 1986).

Benché l'area di Vedbaek sia stata pervari decenni oggetto di ricerche archeo-logiche , la sua importanza fu ribadita nel1975 dalla scoperta del cimitero mesoli-

tico, che ha fornito date al radiocarboniocorrispondenti al 4000 a.C. circa. Il ci-mitero contiene le tombe di almeno 22persone, fra cui otto maschi adulti, unegual numero di femmine adulte e cin-que bambini piccoli. Un neonato era se-polto sull'ala di un cigno accanto alla ma-dre. Corna di cervo rosso furono depo-ste accanto a persone anziane. Gli uomi-ni erano sepolti con coltelli di selce, ledonne erano spesso adorne di gioielli fat-ti di conchiglie e denti di animali. Alcunidi essi - incisivi di orsi, un e alci - pro-vengono da animali che all'epoca eranoestinti in quest'area; essi venivano pro-babilmente ottenuti dalla Svezia centra-le o settentrionale o dal continente eu-ropeo per mezzo del baratto.

La scoperta del cimitero stimolò unrinnovato interesse scientifico per l'areadi Vedbaek come centro di un progettodi collaborazione mirante a descrivere espiegare mutamenti nelle società di cac-ciatori-raccoglitori nella Sjx11and orien-tale dal 5500 al 3000 a.C. Le istituzionicoinvolte in queste ricerche sono l'Isti-tuto di Archeologia preistorica e il Mu-seo di zoologia dell'Università di Co-penaghen, l'Anthropological Laborato-ry dell'Università di Cambridge, il Mu-seo nazionale di Danimarca e i diparti-menti di antropologia dell'Università delWisconsin a Madison e dell'Università diWinnipeg. Gli scavi principali del pro-getto sono stati ovviamente condotti insiti ripetutamente occupati, poiché in es-si lo strato culturale è più spesso e ricco.Una lunga occupazione tende però aconfondere e oscurare l'informazionesulla disposizione orizzontale di un inse-diamento: l'ubicazione di strutture e ladistribuzione di focolari, buche, manu-fatti e rifiuti.

Sembrava comunque che la disposizio-

L2 ne spaziale di un insediamento potes-se offrire abbondanti indizi sulla vita el'organizzazione sociale dei suoi occu-panti. Un aspetto del progetto Vedbaekfu perciò lo sforzo di trovare siti con restirelativamente intatti e studiarne la distri-buzione orizzontale. Varie osservazionisuggerirono che Vaenget Nord potessefornire un buon sito per quel genere dilavoro. Il lieve rialzo che fu un tempol'isola di Vaenget Nord è oggi un'ondu-lazione alta solo 2,75 metri sul livello delmare in un prato intriso d'acqua, conboschi di betulle. Una ricerca prelimina-re mostrò che il sito era stato occupatodurante il Kongemosiano antico. Poi-ché, però, l'isola fu sommersa dal marepoco tempo dopo, il periodo di poten-ziale occupazione fu breve. Alcuni son-daggi dimostrarono infatti che il numerodi manufatti per metro quadrato era pic-colo rispetto ad altri siti nella stessa area.

Grandi scavi furono iniziati a VaengetNord nell'estate del 1980 e continuaronofino al 1983. Squadre di archeologi da-nesi e americani collaborarono in un du-plice progetto di scavo fondato su ciò chesi sapeva sull'organizzazione orizzontale

di molti siti mesolitici, dove si possonospesso distinguere tre zone separate. Lavera zona d'occupazione è sempre adia-cente alla linea di costa. Essa contienefocolari, buche e pietre da costruzione,ma ben pochi resti organici (che non siconservano bene all'aria aperta). Unazona di rifiuti sul fondo dell'antica inse-natura contiene una varietà di avanzi chegli abitanti gettavano in acqua, fra cuiossa, corna di cervo e frammenti di selce.La zona dei rifiuti potrebbe aver conte-nuto anche pali, trappole per pesci e altrioggetti di legno. In alcuni siti c'è unazona di battigia fra l'area di occupazionee quella dei rifiuti che è stata sgombratadai manufatti per azione delle onde.

La strategia della duplice operazionedi scavo a Vaenget Nord era intesa arivelare nei particolari tanto la zona dioccupazione quanto la zona dei rifiuti.Profonde trincee furono estese a partiredalla riva di quella che era l'isola perportare in luce la zona dei rifiuti e con-sentire uno studio accurato degli stratidepositati in quella che in precedenzaera l'insenatura. Sulla superficie dell'iso-la furono esposte grandi aree e la super-ficie fu scavata uno strato per volta la-sciando in luogo i manufatti fino al com-pletamento dell'esposizione di uno stra-to, in modo da poterne registrare la po-sizione. Poiché tale procedimento di de-capaggio comporta un grande dispendiodi tempo (ed è perciò costoso), solo dirado viene applicato a vaste aree di unsito. Esso è però uno fra i modi miglioridi procurarsi informazioni dettagliatesulla disposizione orizzontale dei manu-fatti ed è una fortuna che la collabora-zione fra le nostre istituzioni abbia resopossibile eseguire lo scavo orizzontale suuna scala abbastanza grande.

Fu portata in luce in effetti la maggiorparte della superficie di quella che untempo era l'isola. Nel periodo della suaoccupazione, l'isola era lunga probabil-mente 20 metri e larga 10; del totale di506 metri quadrati da noi studiati 226furono esposti nel decapaggio orizzonta-le. Questo processo di scavo stratificatoportò in luce uno strato culturale forma-to da cenere, carbone di legna e altririfiuti che variava per spessore in varipunti dell'isola. Sotto questo strato, letracce di attività umane come scavi, co-struzioni di focolari ed erezione di pali sierano conservate sotto forma di macchiescure nella sabbia chiara della superficiedell'isola. La tecnica da noi adottata hacomportato la precisa registrazione dellaposizione di tutti questi resti. Il suolorimosso dalla superficie veniva inoltresetacciato con acqua per ricavarne i restidi carbone, osso, selce e vegetali che era-no troppo piccoli per poter essere regi-strati nella loro posizione precisa.

L'asportazione dello strato contenen-te manufatti rivelò molte modificazionidella superficie, come focolari e buche.Questi indizi di insediamenti umani era-no concentrati nella parte sudoccidenta-le dell'isola, quella più vicina alla terra-

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ferma, che al tempo dell'occupazione di-stava solo 40-50 metri. Sembra chiaroche il lato dell'isola rivolto verso la ter-raferma fosse la zona occupata. Ai mar-gini meridionale e orientale della zona dioccupazione vi sono aree in cui grandimassi furono spaccati in frammenti, chevennero usati per realizzare una sorta diselciato. Nell'intera area di occupazionefurono trovate disseminate anche le basidi pali di legno. I pali, di betulla o diontano, avevano un diametro che pote-va raggiungere anche 30 centimetri ederano appuntiti a un'estremità. Alcunidi questi pali potrebbero essere però re-sidui di strutture posteriori associate allapratica della pesca.

T :analisi di strutture e manufatti ci hapermesso di dividere l'area di occu-

pazione in varie subunità con funzionidiverse. Nella parte occidentale dell'iso-la si estende un'area che pare sia stata lazona di abitazione (o di occupazione pri-maria). Il suo carattere morfologico piùnotevole è una grande depressione pocoprofonda che potrebbe essere la conse-guenza di un ripetuto calpestio. Nelle vi-cinanze, un denso gruppo di buche perpali proseguiva attorno all'intera depres-

sione o a una sua parte. Pare probabileche la depressione formasse la base diun'abitazione di qualche genere. Benpoco si sa, però, sui particolari delle abi-tazioni mesolitiche e non si può quindidire con sicurezza se si trattasse di unatenda fatta di pelli o di una più robustacapanna di tronchi o di torba.

Oltre all'area di abitazione, all'inter-no della zona di occupazione vi eranoalmeno altre due aree di attività specia-lizzata e la distribuzione dei manufatti diselce ha avuto un'importanza primarianel permetterci di delinearle. L'insiemedei resti di selce può essere suddiviso inutensili da un lato e prodotti di scarto,materie prime e altri elementi di produ-zione dall'altro. Gli scarti comprendonoi nuclei con cui si facevano schegge e la-me, le schegge risultanti dalla lavorazio-ne preliminare dei nuclei e una grandequantità di piccoli frammenti staccatisidurante la scheggiatura vera e propria.In alcuni casi i vari pezzi possono esserefatti combaciare perfettamente, fornen-do informazioni sulla produzione di stru-menti e sull'eliminazione degli scarti.

Gli utensili stessi sono di vari tipi:asce, punte di freccia, raschiatoi e bulini(utensile con un bordo che assomiglia a

quello di un cesello). Le asce, del pesodi un chilogrammo o più, venivano pro-dotte staccando schegge da un nodulopesante di selce fino a ottenerne un uten-sile allungato con un largo bordo affila-to; venivano poi fissate a un lungo ma-nico di olmo o di frassino. Le asce pote-vano essere riaffilate asportando dalbordo tagliente una sola grande scheg-gia. Le frecce hanno in generale la formadi un rombo. Bulini e raschiatoi veniva-no ottenuti da lame e schegge di selce,dando alla pietra il bordo tagliente ri-chiesto. (Lame e schegge si distinguonoin quanto le lame hanno una lunghezzaalmeno doppia rispetto alla larghezza.)

Il complesso dei manufatti di selce rin-venuti a Vaenget Nord è dominato daasce, punte di freccia e bulini; sono pre-senti solo pochi raschiatoi. Si è suppostotradizionalmente che i bulini venisserousati per incidere disegni su materiali co-me l'osso, mentre i raschiatoi sarebberostati usati su pelli animali. Per verificarequesti assunti sottoponemmo i manufat-ti di selce di Vaenget Nord a Helle JuelJensen, dell'Istituto di archeologia prei-storica dell'Università di Arhus. Jensenesaminò i bordi taglienti al microscopio,alla ricerca delle tracce di usura caratte-

ristiche dei vari materiali (si veda l'arti-colo Le funzioni degli utensili di selce nelPaleolitico di Lawrence H. Keeley in«Le Scienze quaderni», n.30, giugno1986). La ricerca di Jensen confermò inostri assunti sugli usi a cui gli utensilierano stati adibiti: i bulini erano statiusati nella lavorazione dell'osso mentrei pochi raschiatoi presenti nel sito eranostati usati per lavorare pelli secche e leasce ricavate da nuclei di selce presenta-vano lungo il bordo tagliente una fortelucidatura da legno.

Disponendo di queste informazioni,eravamo in grado di continuare il rileva-mento topografico delle aree di attivitàdell'isola. Nell'area di occupazione pri-maria si trova la maggior parte degliutensili per la lavorazione dell'osso edelle punte di freccia, benché queste sia-no distribuite nell'intero sito; ciò inducea pensare che gli abitanti costruisseroutensili d'osso e utensili per la caccia nel-le loro abitazioni o in prossimità di esse.Subito a nord-est della zona di occupa-zione primaria si trova l'area in cui futrovata la maggior parte dei raschiatoi,assieme a pezzi tronchi di selce e a scheg-ge non ritoccate. Qui si trovano pochestrutture superficiali e sembra probabile

che in quest'area le pelli venissero steseal suolo e lavorate. Attorno e sovrappo-sta all'area di lavorazione delle pelli c'èuna zona che pare sia stata il sito di unaproduzione intensiva di utensili di selce;la maggior parte delle schegge fatte com-baciare provengono da quest'area.

T e aree sovrapponentisi di lavorazione1-2 delle pelli e della selce (oltre all'areadi occupazione primaria) completanol'elenco dei componenti principali dellazona di occupazione. A sud di questa siestende una discarica di rifiuti, caratte-rizzata da uno strato scuro, contenentemolto carbone di legna e pietre spaccatedal fuoco, ma solo poche schegge di sel-ce sparse. Quest'area è in gran parte pri-va di resti di strutture superficiali e lostrato di rifiuti è più spesso in prossimitàdella zona di occupazione primaria.

A nord, sul lato opposto dell'isola, viè una seconda discarica di rifiuti che sidivide in due zone, ciascuna delle qualipresenta contenuti un po' diversi. L'esi-stenza della prima zona fu indicata ini-zialmente da un'alta densità di manufattidi selce. Un lavoro stratigrafico accuratoha dimostrato che una parte di questi e-rano stati accumulati in origine nella di-

scarica, mentre altri vi erano stati ride-positati in seguito nel corso di un episo-dio di erosione. Subito a nord di questaregione trovammo una piccola area doveossa e gusci di nocciole avevano superatosia l'erosione, sia la decomposizione.(Le nocciole furono uno dei cibi più im-portanti per alcune popolazioni mesoli-tiche.) Fra i resti scheletrici, sono statiidentificati quelli di vari pesci, come agu-glia, sgombro, palombo e anche pastina-ca, oltre alla normale fauna boschiva.

Un'altra fra le strutture principali diVaenget Nord è la fossa sepolcrale iso-lata, che trovammo sulla parte più altadell'isola, di fronte alla zona di occupa-zione primaria. Questa fossa non contie-ne né uno scheletro né il pigmento diocra rossa che si trova in molte delletombe nel cimitero scavato nel 1975. Pa-re nondimeno probabile che la fossa siastata un tempo una tomba: tanto la suagrandezza quanto il suo contenuto (unapesante lama di selce e due asce ricavateda nuclei di selce) assomigliano infatti aquelli di un'altra sepoltura trovata inprecedenza in un sito vicino. La decom-posizione ha distrutto in questo caso tut-ti i materiali organici, lasciando solo laselce, meno deperibile.

Le piante del sito di Vaenget Nord mostrano manufatti e modificazionidella superficie del terreno (a sinistra), oltre ad aree di attività specializ-zata (a destra). Nel 5000 a.C. il margine dell'isola era definito dalla cur-

va di livello di 1,5 metri. Una depressione nella parte sudoccidentale del-l'isola potrebbe essere stata la base di un'abitazione. Vi sono buche dicottura e altre buche, oltre a una chiazza di carbone di legna, pali e trac-

ce di una discarica di rifiuti. Nella parte orientale dell'isola, frammentidi pietra formavano una sorta di rozzo selciato. Sulla base di questi re-perti e di altri manufatti, gli autori hanno ricostruito le aree di attività

del sito. La zona di occupazione comprende un'area di occupazione pri-maria dove si trovavano l'abitazione e aree per la lavorazione di pelli eselce. Intorno all'isola vi erano aree in cui venivano scaricati rifiuti.

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A Vaenget Nord sono stati riportati in luce vari pali di ontano. Quello nell'immagine ha undiametro di 30 centimetri. Per poterlo piantare direttamente nei sedimenti dell'isola, il palo èstato appuntito con asce di pietra. Questi pali, che dovevano innalzarsi di due metri o più al disopra della superficie dell'isola, formavano forse lo scheletro di piattaforme o di altre strutture.

I tipi di manufatti da noi trovati aVaenget Nord, combinati alla nostra ri-costruzione delle aree di attività in loco,ci consentono di formulare qualche ge-neralizzazione provvisoria sulla funzio-ne complessiva del sito. L'isola fu il cen-tro di un insieme di attività connesse fraloro, fra cui la produzione e la riparazio-ne di utensili e di armi (come dimostranole punte di freccia) e la macellazione dianimali (come dimostrano le ossa e lalucentezza da carne su alcune lame diselce). Una volta macellato l'animale, isottoprodotti venivano utilizzati per pro-durre utensili e altre attrezzature. Alcu-ni di questi oggetti erano d'osso (comedimostrano i segni di usura sui bulini),altri erano di pelli (come indicano i ra-schiatoi e le lame), altri ancora di cornadi cervidi. La presenza di asce ricavateda nuclei di selce prova che sul posto silavorava anche il legno, ma la propor-zione di utensili per la lavorazione dellegno è bassa rispetto a quella riscontra-ta in altri insediamenti mesolitici.

uale tipo di organizzazione socialeavrebbe potuto dare origine a un

tale modello di attività? Nel risponderea questa domanda si deve considerareche la vicina costa dell'insenatura era

densamente popolata. Pare perciò plau-sibile pensare che Vaenget Nord fosseun accampamento temporaneo. Le di-mensioni dell'isola fanno- credere che visiano vissute solo da cinque a 10 personeper volta. I materiali raccolti sul sito sug-geriscono inoltre che l'isola sia stata oc-cupata soltanto nel corso di brevi episodidi pochi mesi all'anno. Non è possibiledeterminare con precisione le stagioni incui il sito fu occupato. (L'insenatura erainvece occupata sicuramente per tuttol'anno.) Si può nondimeno rilevare chele nocciole, che furono trovate sull'isola,maturano in autunno, mentre le specieacquatiche trovate nel sito sono general-mente disponibili in primavera o all'ini-zio dell'estate.

Così alcuni dei pezzi del mosaico co-minciano a combaciare. Sembra proba-bile che l'insediamento da noi trovato aVaenget Nord fosse un accampamentostagionale, occupato nei mesi più caldi,dove i membri di una comunità di cac-ciatori-raccoglitori che vivevano sullacosta dell'insenatura svolgevano compitispecializzati. Fra questi compiti vi eranola macellazione e la scuoiatura di anima-li, lavori poco puliti che venivano forsesvolti lontano dall'insediamento princi-pale. Le prede di questa popolazione

erano costituite sia da animali terrestri,sia da animali marini, e forse gli organi-smi marini erano in prevalenza. L'isolapotrebbe essere servita come una sortadi banchina e come una base per ripararegli attrezzi da caccia.

Gli episodi di occupazione di VaengetNord devono essere avvenuti in un pe-riodo abbastanza limitato. Le date al ra-diocarbonio di materiali rinvenuti sull'i-sola sono comprese fra il 5200 e il 4800a.C. Alcune fra le date più recenti furo-no ottenute da quattro paia di grandi palipiantati nel suolo della zona occupata. Ipali potrebbero essere i resti di costru-zioni, o di piattaforme associate alla pe-sca o ad altre attività acquatiche. Puòdarsi che queste strutture non siano statecostruite durante la principale occupa-zione dell'isola. Il livello del mare conti-nuò a salire e l'isola fu sommersa nonmolto tempo dopo il 5000 a.C. L'isolapotrebbe perciò essersi trasformata dauno spazio insediativo a una ricca zonadi pesca, come suggerisce la scoperta diuna canoa parzialmente distrutta e de-composta che era stata ormeggiata quiverso il 3700 a.C.

I mutamenti nell'ambiente non cessa-rono quando l'isola fu coperta dal mare.Come abbiamo menzionato sopra, il ri-tiro della calotta dei ghiacci pleistocenicicondusse a un innalzamento delle massecontinentali che erano state in preceden-za ricoperte dai ghiacci. Tale solleva-mento sta continuando ancor oggi, an-che se a un ritmo molto più lento, ed èpiù pronunciato là dove il ghiaccio erapiù spesso e pesante: nel Mar Balticosuperiore fra la Svezia e la Finlandia. LaDanimarca settentrionale, più a sud,continua lentamente a emergere dal ma-re, cosicché siti che un tempo erano sullacosta vengono oggi a trovarsi sempre piùnell'interno. Di conseguenza VaengetNord è oggi di nuovo una terra emersa.

Qual è il significato complessivo dellericerche condotte a Vaenget Nord? For-se il contributo più significativo derivadal rilevamento topografico delle aree diattività, uno dei più precisi fra i rileva-menti di questo genere eseguiti per i sitidel Mesolitico. A causa dell'occupazio-ne sporadica della superficie dell'isola,fu possibile delimitare facilmente zonedistinte in cui avevano luogo attività spe-cifiche. Una tale strutturazione risulta ingenerale oscurata nel caso di insedia-menti con occupazioni più lunghe e piùintense. L'isola stessa faceva parte diuna comunità sedentaria insediatasi sul-la costa dell'insenatura e comunità diquesto genere sono esempi della cre-scente complessità delle società umanenella Scandinavia meridionale, subitoprima dell'introduzione dell'agricoltura.In sintesi, le ricerche a Vaenget Nordhanno contribuito a darci una nozionesempre più articolata della complessitàdei siti archeologici e della ricchezza del-le culture costiere fiorite poco tempo pri-ma che l'agricoltura pervenisse nell'Eu-ropa settentrionale.

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