Umbria Migliore News - numero 2

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“Ieri in Italia sono finiti gli Anni Ottanta”, scriveva Massimo Gramellini all’indomani della straordinaria vittoria di Luigi De Magistris a Napoli e di Giuliano Pisa- pia a Milano. I due outsider erano ap- pena riusciti nel miracolo di espugnare due roccaforti simbolo, considerate appannaggio esclusivo del centrode- stra. Gramellini salutava con paura e meraviglia gli anni in cui “l’individuo prese il posto del collettivo, il privato del pubblico, il giubbotto dell’eskimo, la discoteca dell’assemblea, il diverti- mento dell’impegno”. Gli anni – ag- giungiamo noi - in cui gli interessi di parte soppiantavano quelli pubblici e la questione morale faceva prepoten- temente il proprio ingresso nella scena politica nazionale. Quel decennio “così lungo” finisce oggi, secondo il giornalista de La Stampa: “Il cuore del mondo ha co- minciato a battere altrove, la sobrietà e l’ambientalismo a sussurrare nuove parole d’ordine”. Ma forse quel passaggio non è così definitivo e scontato. L’Um- bria, per esempio, va controcorrente e rimane orgogliosamente fuori da questo processo di liberazione, preferendo ancorarsi a una diversa versione dei fatti. Da noi è possibile che a Città di Castello, quarta città dell’Um- bria, diventi sindaco un esponente socialista, Luciano Bacchet- ta, che incarna magistralmente lo spirito degli anni Ottanta, con il suo portato di significati, consuetudini e atteggiamenti. Il suo partito, ormai estinto a livello nazionale, ottiene il 22 per cento nella città tifernate e sfiora il 10 per cento a Gubbio. Quello stesso partito alle elezioni politiche non va oltre l’1 per cento, mentre alle Regionali raccoglie sì e no il 4 per cento. Cosa si- gnifica? Sarebbe troppo facile parlare di capacità di rispondere alle richieste degli elettori, di radicamento nelle istituzioni, di relazioni “amicali” consolidate nel tempo. Diciamo solo che da noi gli anni Ottanta non sono mai finiti. Anzi sono appena ricominciati. Oliviero Dottorini informa ews Migliore Umbria Numero 2 Donne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia n 12 Cava di Resina 13 Gualdo Cattaneo 14 Panicale 15 Città di Castello Gas: ecco la legge! 5 Marchio mobile 4 Manovra di bilancio 8-9 Elezioni e referendum 2-3 Zootecnia 10 11 Sanità Questo giornale Non è né un bollettino di partito né un organo ufficiale. Que- sto giornale è soltanto uno strumento di collegamento tra un consigliere regionale e le tante persone che accompagnano e sorreggono la sua azione all’interno (e fuori) dalle istituzioni. Un modo per rendere conto del proprio lavoro, per stabilire un dialogo e mantenere un confronto con chi crede in un’Um- bria migliore: più libera, più aperta, più moderna. E’ nostra intenzione mantenere la parola data in campagna elettorale: siamo pronti a rendere conto delle nostre azioni, magari fornendo un’altra versione dei fatti rispetto a quella dell’informazione ufficiale. In Umbria gli anni Ottanta non finiscono mai Il flop della raccolta differenziata Questione morale nel Pd umbro 16 L’acqua, l’energia e a ben vedere persino la giustizia rappresentano beni comuni primari per eccellenza ed il plebiscito di “si” col quale gli italiani hanno risposto all’appello referendario incoraggia a pen- sare che abbiano innanzitutto compiuto un gesto di amore verso se stessi e verso le generazioni future. Con una valanga di voti e nonostante l’oscuramento dell’informa- zione il nostro paese si è risvegliato da un incubo e ha mandato un segnale chiaro e inequivocabile a chi in questi anni ha pensato di sottometterlo a una visione padronale della democrazia e delle istituzioni, progettando con grande lucidità e coraggio un futuro più giusto e sostenibile. Questa non è una vittoria soltanto di Italia dei Valori e Forum per l’acqua che per primi hanno creduto nella possi- bilità di riscatto del popolo italiano, raccogliendo da soli le firme sui quesiti referendari. Questo è il colpo di reni di un paese che, al di là degli schieramenti e delle appartenenze politiche, ha compreso che la posta in gioco era troppo alta per essere lasciata nelle mani delle grandi lobbies economiche. Ci piace pensare che nella scelta degli italiani ci sia l’indicazione di una direzione e di una visione che dovrebbe indirizzare anche gli orientamenti delle politiche di sviluppo economico e sociale. Noi sappiamo che preferire una società senza l’uso dell’atomo o la ge- stione pubblica dell’acqua è un’indicazione avanzata e di respon- sabilità, ma non a costo zero. Dobbiamo dirci le cose come stanno. Per esempio è giusto ricordare che Europa e Stati Uniti, da soli, sono responsabili di quasi il 60 per cento delle emissioni climalte- ranti globali. E probabilmente non basteranno le fonti rinnovabili a tenere in piedi una società che consuma e inquina al di sopra delle proprie possibilità, lasciando un’impronta ecologica insostenibile sul Pianeta. Forse la scelta lungimirante che emerge dallo storico successo dei referendum del 12 e 13 giugno dovrebbe indurci anche a mettere in discussione i nostri modelli di crescita e i nostri stessi stili di vita, passando dal- lo spreco alla sobrietà, dal benessere senza confini e a tutti i costi ad una vita più attenta all’uso dei beni, che fa a meno di consumi inutili e riduce l’inquinamento. A ben vedere è un progetto di società da mettere in cantiere. Per far fronte alle drammatiche emergenze nazionali e planetarie occorre assumersi la responsabi- lità di scelte volte a sfruttare l’energia del vento e del sole, quella dell’acqua e della terra. Ma per realizzare veramente un modello di vita sostenibile è indispensa- bile che al voto referendario segua un cambio di visio- ne anche nel modo in cui ci rapportiamo con le risorse a nostra disposizione, sia dal punto di vista generale (e quindi produttivo) che personale. Perché la grande sfida che ci attende da qui ai prossimi anni è quella di fare nostro il senso del limite che regola la vita nostra, della società e della natura. Referedum e noi Oliviero Dottorini 6-7

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Secondo numero della rivista Umbria Migliore News

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“Ieri in Italia sono finiti gli Anni Ottanta”, scriveva Massimo Gramellini all’indomani della straordinaria vittoria di Luigi De

Magistris a Napoli e di Giuliano Pisa-pia a Milano. I due outsider erano ap-pena riusciti nel miracolo di espugnare due roccaforti simbolo, considerate appannaggio esclusivo del centrode-stra. Gramellini salutava con paura e meraviglia gli anni in cui “l’individuo prese il posto del collettivo, il privato del pubblico, il giubbotto dell’eskimo, la discoteca dell’assemblea, il diverti-mento dell’impegno”. Gli anni – ag-giungiamo noi - in cui gli interessi di parte soppiantavano quelli pubblici e la questione morale faceva prepoten-temente il proprio ingresso nella scena politica nazionale. Quel decennio “così lungo” finisce oggi, secondo il giornalista de La Stampa: “Il cuore del mondo ha co-minciato a battere altrove, la sobrietà e

l’ambientalismo a sussurrare nuove parole d’ordine”.Ma forse quel passaggio non è così definitivo e scontato. L’Um-bria, per esempio, va controcorrente e rimane orgogliosamente fuori da questo processo di liberazione, preferendo ancorarsi a una diversa versione dei fatti. Da noi è possibile che a Città di Castello, quarta città dell’Um-bria, diventi sindaco un esponente socialista, Luciano Bacchet-ta, che incarna magistralmente lo spirito degli anni Ottanta, con il suo portato di significati, consuetudini e atteggiamenti. Il suo partito, ormai estinto a livello nazionale, ottiene il 22 per cento nella città tifernate e sfiora il 10 per cento a Gubbio. Quello stesso partito alle elezioni politiche non va oltre l’1 per cento, mentre alle Regionali raccoglie sì e no il 4 per cento. Cosa si-gnifica? Sarebbe troppo facile parlare di capacità di rispondere alle richieste degli elettori, di radicamento nelle istituzioni, di relazioni “amicali” consolidate nel tempo. Diciamo solo che da noi gli anni Ottanta non sono mai finiti. Anzi sono appena ricominciati.

O l i v i e r o D o t t o r i n i i n f o r m a

ewsMiglioreUmbriaNumero 2Donne, uomini, aria, acqua, terra, fuoco nel cuore verde d'Italia

n

12 Cava di Resina

13 Gualdo Cattaneo

14 Panicale

15 Città di Castello

Gas: ecco la legge! 5

Marchio mobile 4

Manovra di bilancio 8-9

Elezioni e referendum 2-3

Zootecnia 10

11 Sanità

Questo giornaleNon è né un bollettino di partito né un organo ufficiale. Que-sto giornale è soltanto uno strumento di collegamento tra un consigliere regionale e le tante persone che accompagnano e sorreggono la sua azione all’interno (e fuori) dalle istituzioni. Un modo per rendere conto del proprio lavoro, per stabilire un dialogo e mantenere un confronto con chi crede in un’Um-bria migliore: più libera, più aperta, più moderna.E’ nostra intenzione mantenere la parola data in campagna elettorale: siamo pronti a rendere conto delle nostre azioni, magari fornendo un’altra versione dei fatti rispetto a quella dell’informazione ufficiale.

In Umbria gli anni Ottantanon finiscono mai

Il flop dellaraccoltadifferenziata

Questionemorale nel Pd umbro

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L’acqua, l’energia e a ben vedere persino la giustizia rappresentano beni comuni primari per eccellenza ed il plebiscito di “si” col quale gli italiani hanno risposto all’appello referendario incoraggia a pen-sare che abbiano innanzitutto compiuto un gesto di amore verso se stessi e verso le generazioni future.Con una valanga di voti e nonostante l’oscuramento dell’informa-zione il nostro paese si è risvegliato da un incubo e ha mandato un segnale chiaro e inequivocabile a chi in questi anni ha pensato di sottometterlo a una visione padronale della democrazia e delle istituzioni, progettando con grande lucidità e coraggio un futuro più giusto e sostenibile. Questa non è una vittoria soltanto di Italia dei Valori e Forum per l’acqua che per primi hanno creduto nella possi-bilità di riscatto del popolo italiano, raccogliendo da soli le firme sui quesiti referendari. Questo è il colpo di reni di un paese che, al di là degli schieramenti e delle appartenenze politiche, ha compreso che la posta in gioco era troppo alta per essere lasciata nelle mani delle grandi lobbies economiche.Ci piace pensare che nella scelta degli italiani ci sia l’indicazione di una direzione e di una visione che dovrebbe indirizzare anche gli orientamenti delle politiche di sviluppo economico e sociale. Noi sappiamo che preferire una società senza l’uso dell’atomo o la ge-stione pubblica dell’acqua è un’indicazione avanzata e di respon-sabilità, ma non a costo zero. Dobbiamo dirci le cose come stanno. Per esempio è giusto ricordare che Europa e Stati Uniti, da soli, sono responsabili di quasi il 60 per cento delle emissioni climalte-ranti globali. E probabilmente non basteranno le fonti rinnovabili a tenere in piedi una società che consuma e inquina al di sopra delle proprie possibilità, lasciando un’impronta ecologica insostenibile sul Pianeta. Forse la scelta lungimirante che emerge dallo storico successo dei referendum del 12 e 13 giugno dovrebbe indurci anche a mettere in discussione i nostri modelli di crescita e i nostri stessi stili di vita, passando dal-lo spreco alla sobrietà, dal benessere senza confini e a tutti i costi ad una vita più attenta all’uso dei beni, che fa a meno di consumi inutili e riduce l’inquinamento. A ben vedere è un progetto di società da mettere in cantiere. Per far fronte alle drammatiche emergenze nazionali e planetarie occorre assumersi la responsabi-lità di scelte volte a sfruttare l’energia del vento e del sole, quella dell’acqua e della terra. Ma per realizzare veramente un modello di vita sostenibile è indispensa-bile che al voto referendario segua un cambio di visio-ne anche nel modo in cui ci rapportiamo con le risorse a nostra disposizione, sia dal punto di vista generale (e quindi produttivo) che personale. Perché la grande sfida che ci attende da qui ai prossimi anni è quella di fare nostro il senso del limite che regola la vita nostra, della società e della natura.

Referedum e noiOliviero Dottorini

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Con una valanga di “si” il 12 e 13 giugno gli italiani hanno impresso una profonda scossa alle fondamenta della politica italia-na ed hanno spazzato via alcune delle leggi peggiori varate dall’attuale maggioranza. I referendum cancellano le leggi sulla priva-tizzazione dei servizi idrici, sul nucleare e sul legittimo impedimento: una grandiosa lezio-ne di democrazia e partecipazione a una parte di politica italiana che sembra aver smarri-to la capacità di ascoltare. In Italia erano 16 anni che non veniva raggiunto il quorum in occasione delle consultazioni referendarie. Oggi risulta ancora più apprezzabile la felice intuizione di Italia dei Valori che ha promos-so i referendum (in particolare nucleare e le-gittimo impedimento) raccogliendo le firme in totale solitudine (dov’erano le altre forze di centrosinistra?). Alla luce del risultato ottenuto, appaiono quasi grotteschi gli appelli al non voto di-spensati fino all’ultimo giorno da Berlusconi e dal sodale Bossi, assecondato dalla Rai che si è coperta di ridicolo invitando fino all’ul-timo momento gli italiani a recarsi al mare anziché alle urne. Gli italiani hanno saputo invece delineare con grande chiarezza un pa-ese migliore che punta ad un uso dell’energia fatto di meno sprechi e più fonti rinnovabili, che vuole i beni comuni pubblici e accessibili a tutti e nel quale nessuno goda di privilegi davanti alla legge, neppure se ha ottenuto la delega dai cittadini a governare la nazione.

2 - UMBRIA migliore news

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“Umbria cuore Verde d’Italia” è oggi dive-nuto un romantico luogo comune? Proba-bilmente ancora no, ma è necessario inter-venire con determinazione nel guidare scelte politiche che sembrano andare decisamente nella direzione sbagliata.La gestione dei rifiuti è uno dei punti su cui, negli ultimi mesi, si è maggiormente concen-trata la nostra attività politica nel tentativo di contrastare la palese volontà di giungere alla chiusura del ciclo attraverso la costru-zione dell’inceneritore e l’ampliamento delle discariche. Abbiamo messo in evidenza i ri-tardi nella realizzazione di un sistema di rac-colta differenziata degno di questo nome ri-chiamando costantemente l’amministrazione agli impegni presi in tal senso sia attraverso il Piano regionale dei rifiuti che in sede di approvazione del Dap.Insostenibile è anche lo sfruttamento delle risorse naturali (acque minerali e materiali di cava) per una regione che produce oltre il 12 percento dell’acqua e del cemento d’Ita-lia con i canoni di prelievo tra i più bassi, e che inevitabilmente diviene fonte appeti-bile di profitto per cavatori e multinazionali dell’acqua.Altro fronte caldo, quello della produzione energetica. Le improbabili soluzioni legate alla produzione ed utilizzo delle biomasse

non ci convincono e nel caso della centrale di Bastardo sembrano essere un puro ritoc-co estetico volto a mascherare nella realtà il rilancio di una tecnologia obsoleta come quella del carbone.Crediamo che la tanto declamata Green eco-nomy potrà divenire volano per l’economia regionale solo se concepita e disegnata in maniera sostenibile in termini di rispetto del paesaggio, delle risorse, della salute e delle vocazioni territoriali. Nell’immediato futuro sarà necessario agire guardando lontano: rilanciare la filiera corta ed il mercato biolo-gico di qualità, disincentivare le speculazioni nella produzione di energia da fonti rinnova-bili, contrastare con efficacia la cementifica-zione, affrontare il tema rifiuti in termini di riduzione, riuso e riciclo, rilanciare il tema dei beni comuni come risorsa da tutelare e valorizzare.Una sfida, quella della tutela ambientale, che nell’Umbria che sta vivendo la crisi profon-da delle sue poche realtà industriali può di-venire una opportunità di rilancio economi-co ed imprenditoriale. Una opportunità per migliorare e tutelare la qualità di vita di tutti i cittadini umbri.* Docente di Metodi fisici in chimicaorganica presso l’Università di PerugiaResponsabile regionale Idv Ambiente

Punti di vista

Ambiente come economiadi Claudio Santi*

Claudio Santi

Umbria Migliore newsQuesto giornale è realizzato a cura dell’associazione “Umbria Migliore” e stampato su carta riciclataResponsabile editoriale Claudio SantiLa vignetta in prima pagina è di VauroChiuso il 01/08/2011

è on line il nostro sito web:www.DOttOrini.COmContatta Oliviero: [email protected] - Fax 0755763395SmS 3386980911

Gruppo consiliare regionale “Italia dei Valori” Piazza Italia 2,06121 - Perugia Tel: 075.5763236 - 075.5763352Fax: 075.5763395 Assistenti: Nico Scarscelli, Daniela Chiavariniemail: [email protected]

Oliviero Dottorini, Capogruppo Idv Presidente prima commissione Tel: 075.5763236 - Fax: 075.5763395 Cell: 338.6980911 email:[email protected]

Prima commissione consiliareAssistente: Michele StellaTel: 075.5763381 - [email protected]

Paolo Brutti, consigliere regionalePresidente commissione di inchiesta su infiltrazioni mafioseSegretario regionale Italia dei ValoriTel: 075.5763002email: [email protected]: Leonardo Malà

Carla Casciari, vice presidente GiuntaPolitiche sociali e istruzioneTel: 075.5045367email: [email protected]: Chiara Scardazza

italia dei Valori dell’Umbria via Manzoni 82, 06135 Ponte S. GiovanniTel: 075.5720189 - Fax: 075.5720189 email: [email protected]

Presidente Idv provincia di PerugiaAlfredo AndreaniTel: 075.5720189email: [email protected]

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Gruppo consiliare provincia PerugiaFranco Granocchia, capogruppoteodoro ArmilleiTel: 075.368.1673email: [email protected]

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Gruppo consiliare provincia TerniGiorgio Santelli, capogruppoTel: 0744.483411email: [email protected]

marcello Bigerna, assessore Politiche sociali, sanità e volontariatoTel: 0744.483580email: [email protected]

Italia dei ValoriIstruzioni per l’uso

Referendum

Largo all’italiamigliore

Gli amministratori idvGiuseppe Lomurno, assessore al Co-mune di Perugia, Daniela Baldelli, as-sessore al Comune di Fossato di Vico, Fabio menichetti, assessore al Comune di Gubbio, roberto Venturini, assesso-re al Comune di Trevi, rino trabalza, assessore al Comune di Bevagna, ro-berto Fabrini, assessore al Comune di Terni

Gli eletti idvFilippo Cardone e Stelvio Zecca (Pe-rugia), Claudio Campili (Terni), roberto Colombo e Paola Pillitu (Patto civico) (Città di Castello), Graziano Cappannel-li (Gubbio), mauro Cecchini (Piegaro), Daniz Lodovichi (Castiglione del Lago), Sebastiano Zarba (Corciano), Cristi-na tufo (Magione), mirco minciaroni (Tuoro sul Trasimeno), Enzo Proietti e Stefano Frascarelli (Bettona), Domizio natali e Giulio Albagini (Campello sul Clitunno), roberto Venturini (Trevi), roberto montagnetti (Lugnano in Te-verina). Giuseppe Laudi (Montecchio), Stefano Secondi (Giove).

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Le elezioni amministrative ci consegnano un messaggio molto chiaro: gli italiani non sono più disposti a delegare le sorti del Paese a nessun “pifferaio magico” della politica. La vittoria di De Magistris e Pisapia unita allo straordinario successo dei referendum promossi da Idv e Forum per l’acqua infliggono al centrodestra una pesante sconfitta. La società civile sembra essersi risvegliata di colpo da tre lustri di “ubriacatura” berlusconiana, scoprendosi

determinata a riprendere saldamente in mano le chiavi del proprio destino. In Umbria erano chiamati al voto tre co-muni sopra il 15mila abitanti (Città di Ca-stello, Gubbio ed Assisi) ed una serie di piccole realtà amministrative. Il dato prin-cipale è che nella nostra regione il Partito democratico continua a perdere terre-no, ma lo fa spesso a vantaggio di forze politiche ancorate ai retaggi della vecchia poli-tica, come i Socialisti che in alcune realtà raggiun-gono risultati esaltanti pur essendo ormai scomparsi dal panorama politico na-zionale. Quello dell’Italia dei Valori è un risultato in chiaro-scuro. Da una parte l’ottimo risultato di Città di Castello, dove Idv e Pat-to civico raggiungono il 9,4 per cento, dall’altra Assisi dove Idv non va oltre il 2,4 per cento in una roccaforte storica del centrodestra umbro dove tutto il centro-sinistra è rimasto al palo. In mezzo Gub-bio che raggiunge un non trascurabile 4,4 per cento e una significativa presenza in giunta. Sicuramente il risultato di Città di Castello premia la capacità del partito di aprirsi realmente alla società civile e di non sottostare ai diktat di una coalizione ancorata al passato, come quella guidata da Luciano Bacchetta (Pd, Socialisti, Prc). La forza innovativa della candidatura a Sindaco di Paola Pillitu è stata compresa da un numero di cittadini non sufficiente a portare la città al ballottaggio, ma sicu-ramente abbastanza folto da incoraggiare Idv a continuare a lavorare con pazienza e

tenacia per il cambiamento. Considerando che era la prima volta che Italia dei Valori in Umbria presentava pro-prie liste alle amministrative, i risultati ot-tenuti e l’elezione di consiglieri comunali anche nei piccoli comuni ci dicono che il nostro partito ha superato ampiamente la prova ed è un forte incoraggiamento al

lavoro di organizzazione e radicamen-to territoriale che si sta mettendo

in atto. “L’Italia dei valori coglie in Umbria uno dei suoi maggio-ri successi alle amministrative 2011 e ribadisce il ruolo di terzo partito regionale, secondo della coalizione di maggioranza”, ha subito commentato il segretario

regionale Paolo Brutti. “Il nostro è un partito – ha proseguito Brutti

- che non rinuncia al suo ruolo di inno-vatore, sia in aula che alle urne. Non può passare in secondo piano la bella afferma-zione ottenuta a Città di Castello, con per-centuali più che lusinghiere, così come i voti ottenuti in molte altre cittadine, alcu-ne delle quali vedranno l’Italia dei Valori cimentarsi per la prima volta all’interno delle giunte locali”.

Affollatissima assemblea in occasione delle elezioni amministrative a Città di Castello. Quasi 300 persone sono accorse da tutta l’Umbria per ascoltare il giornalista de La 7 e il “Fatto quo-tidiano”, intervenuto a sostegno della candidatura Idv di Paola Pillitu. Dopo l’introduzione di Oliviero Dottorini, Telese ha parlato della condizione in cui versa il nostro paese a 17 anni dal-la discesa in campo di Berlusconi, ma anche delle vicissitudini del centrosi-nistra italiano.

UMBRIA migliore news - 3

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Elezioni amministrative. In flessione il Pd, fenomeno Socialisti. Svolta a Napoli e Milano

Segnali incoraggianti per Idv e civiciItalia dei Valori elegge in molti comuni dell’Umbria e vola con le realtà civiche

Elezioni amministrative

Assisi: 2,4 per cento

Prove generalidi radicamentoAssisi conferma a sindaco Claudio Ricci (Pdl) e Idv si ferma al 2,37 per cento. In un risultato non brillan-te spiccano le buone prestazioni di Lanfranco Pecetta, che ottiene 113 preferenze, e Paolo Brufani (84). In questo quadro non riesce ad acce-dere al ballottaggio Carlo Cianetti che pure ottiene un ottimo 27,5 per cento. La città francescana si rivela per l’ennesima volta una delle encla-ve del centrodestra umbro e Italia dei Valori riceve il mandato di gettare basi più solide e civiche alla propria giovane esperienza politica. La dif-ficoltà di comporre una lista di soli rappresentanti assisani ha probabil-mente fatto la differenza in un con-testo di centrosinistra che comunque non ha brillato. Il Pd si è fermato al 14 per cento, Sel al 2,8, mentre Prc e Psi addirittura non hanno presentato liste autonome.

Gubbio: 4,4 per cento

idv in giuntacon menichettiUna competizione elettorale non fa-cile quella sostenuta da Idv a Gubbio. La candidatura a sindaco (alternativa a quella di Diego Guerrini) del dot-tor Giovanni Vantaggi ha sicura-mente portato disorientamento in un elettorato, quello Idv, molto intran-sigente sulle tematiche ambientali. Pertanto il 4,4 per cento ottenuto è da considerarsi come un buon risultato. Italia dei Valori elegge un consiglie-re, Graziano Cappannelli, e ottiene un assessore, Fabio Menichetti, che ha ricevuto tra l’altro le deleghe per i rapporti con le associazioni di volon-tariato. Buona la performance di An-drea Angeloni che piazza un ottimo secondo posto in lista.Per Idv sarà necessario riallacciare rapporti stretti con l’associazionismo civico della città, sapendo rappresen-tare una voce critica e indipendente all’interno della Giunta.

Città di Castello: 9,4 per centono al Pattodelle poltrone

A Città di Castello l’Italia dei Valori ha deciso di non sottostare al “patto delle poltrone” tra Pd, Socialisti e Rifondazione. Ha preferito andare da sola, con un proprio candidato a Sindaco, Paola Pillitu, che ha visto l’appoggio anche di una lista civica, ottenendo un ottimo risultato di coa-lizione (12,2 per cento) e un risultato di partito tra i più alti d’Italia. Le due liste hanno incamerato il 9,4 per cen-to dei consensi (4,9 e 4,5 per cento) eleggendo Paola Pillitu e Roberto Colombo in Consiglio comunale. “Un risultato lusinghiero” secondo il coordinatore cittadino Giovanni Tasegian. Il primo atto dei due eletti è stato quello di esporre la bandiera per l’acqua pubblica e contro il nu-cleare durante la seduta d’insedia-mento dell’assise cittadina. Colombo ha anche annunciato che devolverà i suoi compensi di consigliere comu-nale all’associazione “Insieme” per le adozioni a distanza.

telese in umbria a sostegno dell’idv

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Si chiamerà “Umbria Artigianato - Mo-bile in stile” il logo approvato dalla Giunta regionale per identificare il marchio del mobile in stile prodotto in Umbria previsto dalla legge 10 del 2009 approvata su ini-ziativa del consigliere regionale dell’Italia dei Valori, Oliviero Dottorini. Con l’ap-provazione definitiva del regolamento d’uso e del logo, le botteghe artigiane che lo vor-ranno potranno fre-giarsi di un marchio che certificherà la qualità e l’unicità del vero mobile in stile artigianale.“Il marchio di tutela del mobile è final-mente una realtà – è stato il commento soddisfatto di Dottorini - e la nostra legge acquista la piena operatività. Nessuno potrà importare mobili pro-dotti in Cina o nell’est Europa dichia-rando che sono frutto del lavoro arti-gianale dell’Umbria o dell’Altotevere”. Oggi i produttori si trovano costretti ad affrontare una competizione insosteni-bile sul prezzo e sulla quantità con la grande distribuzione ed è per questo che è necessario sapere intercettare

segmenti di mercato più elevati e pun-tare sulla qualità del prodotto: “L’arci-pelago delle tante aziende e botteghe artigiane si trova a dover affrontare le sfide del marketing, dell’innovazione

e del design per essere realmen-te competitivo sul mercato”. Da questo punto di vista, il logo “Umbria Arti-gianato - Mobile in stile” è uno strumento im-portante messo a disposizione di artigiani e categorie. Può

rappresentare, se correttamente utiliz-zato, un efficace veicolo di promozione e raccordo.“E’ significativo - ha detto Dottori-ni - che in una politica spesso fatta di sole parole, possiamo oggi toccare con mano una proposta che va in por-to e che rappresenta un’opportunità di sostegno per le imprese artigianali di qualità che caratterizzano il nostro ter-ritorio e sulle quali la nostra regione deve scommettere per pensare ad uno sviluppo economico sostenibile, dura-turo e non imitabile”.

Altreconomia. Approvata la legge Dottorini su Gas e filiera corta. Le altre regioni ci seguono

Primi in Italia su Gruppi d’acquisto e km zeroStanziati 120mila euro a favore dei consumatori che si riuniscono in Gas. Umbria all’avanguardia su consumo responsabile e filiera corta.Dottorini: “Una risposta concreta alle esigenze di famiglie e produttori locali, basta speculazioni sui prezzi”

L’Umbria, grazie alla legge a firma Dot-torini approvata a Palazzo Cesaroni, è la regione più virtuosa per quanto riguar-da i compensi dei garanti per i detenu-ti, per l’infanzia e il difensore civico. Ruoli fondamentali che però devono tenere conto dell’azione di riequilibrio e sobrietà della spesa pubblica. Da qui la sforbiciata.“Dopo i tagli ai compensi dei ruoli api-cali di Corecom e Ater – ha commen-tato con soddisfazione il promotore della legge Oliviero Dottorini - possia-mo procedere nella direzione virtuosa del contenimento della spesa pubblica, portando le indennità di garanti e difen-sore civico al livello più basso d’Italia. E’ un ulteriore passo verso un corretto utilizzo dei denari pubblici, soprattut-to in una congiuntura caratterizzata da una scarsità di risorse economiche che sta mettendo a rischio servizi pubblici essenziali per la collettività. Adesso oc-corre subito procedere con le nomine di questi importanti organismi, mettendoli in votazione entro settembre. La tutela dei diritti della persona, siano essi de-tenuti, minori o semplici cittadini, è la base fondamentale per recuperare quel rapporto tra cittadini e istituzioni, trop-pe volte compromesso e lacerato”.

Istituzioni. Indennità più basse d’Italia grazie alla legge Dottorini

La sforbiciata sui garanti

Artigianato. Fatti, non parole

Ecco il marchio del mobileCon l’approvazione del logo e del regolamento d’uso piena operatività alla legge Dottorini

Marchio mobile in stile

Il marchio che tutelerà il mobile umbroda imitazioni e contraffazioni

Nasce dall’Umbria, e porta il marchio Idv, la prima legge in Italia che riconosce, tutela e finanzia i Gruppi d’acquisto solidali. Nello specifico la sigla convenzionale “Gas”, si è arricchita di una p finale, “Gasp”, che sta per solidali e popolari. A proporla il capogruppo Idv Oliviero Dottorini che, assieme al colle-ga Paolo Brutti, ha predisposto un testo con-diviso con le associazioni di consumatori e soprattutto con i Gas dell’Umbria.I tanti cittadini che si riuniscono in gruppi d’acquisto avranno così uno strumento con-creto ed efficace per soddisfare la sempre crescente esigenza di avere prodotti genuini e locali a prezzi contenuti. Allo stesso tempo viene valorizzato il consumo responsabile e incentivate le produzioni locali, a filiera corta e di qualità. Se agricoltori e famiglie si alleano“Si tratta di un passo importante – ha detto il primo firmatario Dottorini - che va a sostene-re i tanti piccoli agricoltori spesso minacciati da regole economiche e di distribuzione sem-pre più spietate, ma soprattutto le famiglie umbre che in tempi di mozzarelle blu e uova alla diossina, fanno sempre più attenzione a cosa mettono sul piatto”. Il testo, infatti, cerca di mettere in collegamento le famiglie che si trovano ogni giorno a fare i conti con budget più ridotti con gli agricoltori locali che magari fanno buone produzioni, a volte biologiche, ma poi devono venderle a prezzi stracciati e non remunerativi sui canali della grande distribuzione.L’esempio della carotaFamoso è l’esempio della carota: al produt-tore vengono dati 9 centesimi al kg, mentre al banco del supermercato ce la ritroviamo a non meno di 1 euro al chilo. Questa diffe-renza ci dice che ci sono i margini per im-maginare modelli diversi rispetto a quelli che conosciamo, semplicemente eliminando alcuni passaggi e distorsioni durante la fi-liera. “La legge – spiega Dottorini - cerca di assecondare un’esigenza sempre più forte nei consumatori, quella di avere prodotti di cui si conosce origine e qualità, mentre la ten-denza attuale ci porta alla standardizzazione. Questo può significare una maggiore soddi-sfazione per i produttori, per i consumatori e

Cosa sono i garantiGarante per i diritti dei detenuti (LR 13/2006)Contribuisce a garantire i diritti delle persone sottoposte a misure restritti-ve o limitative della libertà personale. Tra le altre funzioni, si assicura che siano erogate le prestazioni inerenti al diritto alla salute, all’istruzione e alla formazione professionale.Garante per l’infanzia (LR 18/2009)Assicura la piena attuazione nel ter-ritorio regionale dei diritti e degli interessi dei minori. Promuove ini-ziative per la diffusione di una cul-tura dell’infanzia e dell’adolescenza, riconoscendo i bambini e le bambine come soggetti titolari di diritti.Difensore civico (LR 30/2007)Interviene a tutela dei cittadini per quanto riguarda provvedimenti, atti, fatti, ritardi, omissioni, illegittimità o irregolarità riscontrati da parte di uf-fici o servizi dell’amministrazione re-gionale, degli enti, agenzie ed azien-de speciali, delle Aziende sanitarie regionali e di altri soggetti pubblici.

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anche un maggior rispetto dell’ambiente: viene calcolato che ogni nostro pasto per-corre in media 1900 chilometri. Il costo ambientale è evidente”.un aiuto concretoLa legge n. 1 del 2011 (“Norme per il so-stegno dei Gruppi d’acquisto solidale e popolare e per la promozione dei prodotti agroalimentari a chilometri zero, da filiera corta e di qualità”) sostiene i mercati lo-cali e punta a creare un marchio per quei ristoratori che utilizzano prodotti a km zero e di qualità. I tanti gruppi informa-li nati nella nostra regione potranno far conto sulla possibilità di piccoli contributi

finalizzati ad abbattere i costi di funziona-mento, come l’affitto di una sede, la linea telefonica e piccoli strumenti di lavoro. La norma finanziaria regionale stanzia 120mila euro a copertura della legge. Una somma non trascurabile che può dare una spinta reale alla rete dei Gas e di chi si im-pegna per modalità di commercio legate alla salubrità dei prodotti locali, biologici e di qualità.Legge d’avanguardia“Che si tratta di una legge all’avanguar-dia – ha spiegato il capogruppo Idv Dot-torini - lo dimostra anche il fatto che di-versi consiglieri regionali di altre regioni italiane hanno richiesto il nostro testo per riproporlo nelle proprie assemblee legi-slative. In alcuni casi, su questo testo si è trovata una larga convergenza, giun-gendo a un’approva-zione all’unanimità. Non è purtroppo il caso dell’Umbria, dove evidentemente si preferisce dar vita a un’opposizione coreografica piut-tosto che cogliere l’opportunità di una risposta, parziale ma concreta, alla crisi delle famiglie e delle piccole imprese”.

La Regione dell’Umbria contribui-sce alle spese di funzionamento, pro-mozione e organizzazione dei Gasp mediante aiuti in regime de minimis (circa 5mila euro), secondo quanto pre-vede la normativa comunitaria, per un periodo non superiore ai tre anni.

Per accedere al beneficio, il Gasp deve avere la forma giuridica di asso-ciazione senza fine di lucro e deve pre-sentare apposita domanda, unitamente al proprio atto costitutivo e statuto al-meno autenticato. Il Gasp deve essere costituito da almeno 6 mesi prima del-la presentazione della domanda e deve essere composto da numero minimo di almeno quindici partecipanti residenti nel territorio umbro.

I Comuni o altri enti pubblici posso-no concedere in uso gratuito ai Gasp, per lo svolgimento delle loro attività, degli spazi congrui individuati tra i pro-pri beni immobili.

Nei bandi per l’affidamento dei ser-vizi di ristorazione collettiva, gli enti pubblici devono garantire priorità ai soggetti che prevedono l’utilizzo di prodotti locali, a filiera corta e di qua-

lità in misura non inferiore al 35 per cento in valore, rispetto ai prodotti agri-coli utilizzati su base annua.

La Regione concede contributi ai Comuni al fine di sostenere i mercati auto-organizzati e i punti di vendita di-retta dei produttori agricoli locali.

Alle imprese della ristorazione che si approvvigionino per almeno il 35 per cento di prodotti agricoli da filiera corta, a chilometro zero e di qualità la Regione assegna un apposito contrassegno e può prevedere una riduzione dell’aliquota Irap fino allo 0,92 per cento.

La Regione promuove azioni per la diffusione e la conoscenza dei mercati agricoli e delle caratteristiche qualita-tive dei prodotti posti in vendita attra-verso campagne di informazione e comunicazione, incontri tematici sul consumo sostenibile, programmi di edu-cazione alimentare e la realizzazione di una apposita sezione sul portale web re-gionale dedicata ai mercati agricoli.

La Regione adotta percorsi speri-mentali di certificazione “bio” meno onerosi per i piccoli produttori conven-zionali.

Gas. La legge in pillole

Piccoli contributi e incentivi

Gas. Soddisfazionedei gruppi locali

La notiziafa il giro d’Italia

Altreconomia. Approvata la legge Dottorini su Gas e filiera corta. Le altre regioni ci seguono

Primi in Italia su Gruppi d’acquisto e km zeroStanziati 120mila euro a favore dei consumatori che si riuniscono in Gas. Umbria all’avanguardia su consumo responsabile e filiera corta.Dottorini: “Una risposta concreta alle esigenze di famiglie e produttori locali, basta speculazioni sui prezzi”

Gas e km zero

La notizia dell’approvazione della legge Dottorini a sostegno dei Gas ha riscosso una grande eco mediatica su tutto il terri-torio nazionale. Persino il sito di Repub-blica ha dato grande risalto all’approva-zione della legge, affermando che si tratta del riconoscimento di una lunga storia che parte dal primo, storico gruppo sorto a Fidenza, nel 1994, e che lentamente si

sta ramificando in tutta Italia. Ma anche siti e blog specializzati han-no posto grande enfasi sulla noti-zia, sottolineando che si tratta di un provvedimento che fa dell’Um-bria una regione all’avanguardia sui temi del consumo responsabile, della salvaguardia ambientale e del sostegno all’agricoltura locale e di qualità. Sono state centinaia le email da tutta Italia di complimenti e richiesta informazioni.Da parte degli operatori del set-tore, consumatori e produttori,

è stata espressa grande soddisfazione per un provvedimento atteso da tempo. L’Aiab Umbria ha sottolineato che il provvedimento “rappresenta uno stimolo allo sviluppo della filiera corta, essa stes-sa formidabile occasione di vendita per le piccole e medie aziende tagliate fuori dalla grande distribuzione”. D’altronde Vincenzo Vizioli, presidente di Aiab Um-bria, aveva già sottolineato l’importanza di norme per il riconoscimento e il soste-gno ai Gas in occasione della conferenza stampa di presentazione della proposta di legge: “Da quando abbiamo avviato il nostro gruppo d’acquisto abbiamo di-stribuito 50 tonnellate di ortofrutta um-bra, determinando un piccolo miracolo: da allora sono nate cinque nuove aziende produttrici che però non riescono a sod-disfare la domanda, in una Regione che sembra aver puntato tutto sul tabacco”. Giudizi positivi per una legge così inno-vativa in materia di acquisti alimentari sono stati espressi da Marjatta Heliste (Pro Bio), Tony Pisano (Gas-Gastone), Luca Stalteri (produttore bio) e Emiliano Marini (Umbria biologica). Ma la legge è piaciuta anche alle grandi organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori come Confagricoltura e Coldiretti.

Quella sui Gas è la sesta legge di iniziativa di Oliviero Dottorini.

Le altre riguardano softwarelibero, commercio equo,

marchio mobile, acquisti verdi, riduzione indennità Corecom.

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Ogni anno Legambiente elabora un detta-gliatissimo rapporto sui comuni che meglio si comportano in materia di raccolta dif-ferenziata. Il rapporto “Comuni ricicloni 2011” prende in esame i comuni che nel 2010 hanno raggiunto almeno il 60 per cento di raccolta differenziata. Le cifre inchiodano l’Umbria a un dato sconfortante. Raffrontare il 3,3 per cento dell’Umbria con il 65,6 per cento del Ve-neto o il 34,2 del Friuli o risulta veramente imbarazzante. Persino la Campania, dove

Salerno raggiunge il 70 per cento ed Avel-lino il 64,6, riesce col suo 10,9 per cento regionale a distanziarci alla grande. “Sia-mo tra gli ultimi in Italia – spiega Dottori-ni -. Occorre scorrere molte pagine prima di trovare un comune dell’Umbria che si piazzi su posizioni significative. Non si ri-scontrano tracce di città umbre né fra i ca-poluoghi di provincia, né fra le città sopra i 10mila abitanti. A tenere alta la bandiera della nostra regione vi sono piccole realtà come Piegaro, Tuoro e Giano dell’Umbria. Un po’ poco obiettivamente”. Il dossier di Legambiente ci dice anche che su scala nazionale sono stati 1290 i comuni italiani che hanno superato il 60 per cento di raccolta differenziata, pari al 13,4 per cento della popolazione italiana totale. In Umbria invece i tre comuni che hanno superato la soglia del 60 per cento rappre-sentano appena l’1,28 per cento della po-polazione regionale. “Il dato si commenta da solo e dimostra che esiste un’Italia che procede a due velocità e l’Umbria si collo-ca purtroppo tra quelle più lente”. Il dato eclatante del Veneto certifica al contrario che sistemi di gestione sul modello Vede-lago sono la ricetta migliore per far fron-te alla situazione. “Oggi – è il commento amaro di Dottorini - non possiamo fare a meno di sottolineare che se l’Umbria aves-se recepito fin dall’inizio le nostre proposte forse parleremmo meno di inceneritori e commenteremmo i risultati di una regione virtuosa”. “Le cifre impietose contenute nel rappor-to non sono una novità - spiega Dottorini -, ma rendono ancora più palese la nostra inadeguatezza. Dobbiamo invertire la rot-ta e ammettere il fallimento delle politiche fin qui messe in atto. Magari prendendo esempio dalle regioni più avanzate e ini-ziando una seria politica di riduzione, riuso e raccolta differenziata, con investimenti adeguati e con la creazione delle filiere del recupero. Occorre attivare immediatamente il passaggio da tassa a tariffa e applicare il meccanismo delle premialità e sanzioni per i comuni che non raggiungono gli obiettivi fissati”.

Rifiuti. Anche Legambiente bacchetta l’Umbria

I comuni ricicloni?Non cercateli da noi

In Umbria esiste un Piano regionale dei ri-fiuti approvato nel 2009, che dovrebbe esse-re il faro di ogni scelta per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, il loro riutilizzo e lo smaltimento ultimo. Invece, a quanto pare, qualcuno lo interpreta a modo suo. Nel cor-so dell’audizione al Comune di Perugia, per esempio, il presidente di Gesenu, Graziano Antonielli (esponente Pd, molto attivo nel sostegno all’attuale segretario Bottini nel-le elezioni primarie) ha affermato che “in Umbria verrà sicuramente realizzato l’in-ceneritore, sarà tarato su 200mila tonnellate di rifiuti, verrà localizzato all’estremo nord di Perugia e alcune discariche, tra cui Bel-

landanza di Città di Castello e Le Crete di Orvieto, saranno ampliate”. Già Carlo Noto La Diega, amministratore delegato Gesenu, aveva detto la sua: “Per me, parlando da tec-nico, il sito migliore per il termovalorizzato-re è quello di Pietramelina”.Ma la risposta alle esternazioni di Anto-nielli e La Diega non si è fatta attendere: “Prima ritardano la raccolta differenziata, poi vengono a spiegarci che l’Umbria è in emergenza. E a darci la ricetta per superare l’emergenza, che ovviamente si chiama in-ceneritore e ampliamento delle discariche”. A prendere la parola è stato Oliviero Dot-torini, capogruppo dell’Idv in Consiglio re-

gionale, ricordando all’assessore regionale Silvano Rometti (Psi) e alle altre istituzioni che “sarebbe opportuno chiedere conto a certe società del perché il Piano dei rifiuti sta fallendo in maniera così clamorosa, ma-gari suggerendo maggiori risultati e meno politica”.“È singolare – ha spiegato Dottorini - che il presidente e l’amministratore delegato di una società tra le principali responsabili della gestione della raccolta differenziata in Umbria oggi vengano a lamentare il fatto che siamo in emergenza e a chiedere di rea-lizzare al più presto l’inceneritore, indican-do anche il sito. Non solo: quella società ci

Il 2010 doveva essere l’anno della svolta, l’anno delle politiche virtuose sulla ge-stione dei rifiuti. Al contrario i dati Arpa certificano, in maniera brutale, il manca-to raggiungimento dei livelli minimi di raccolta differenziata e la mancata attua-zione al Piano dei rifiuti. Una situazione preoccupante che vede la percentuale di raccolta differenziata aumentare in modo impercettibile, nonostante i proclami dell’assessorato regionale all’Ambiente.incremento impercettibileL’incremento del 2010 rispetto al 2009 si ferma a un misero 1,5 per cento. Un vero e proprio flop che blocca il dato regionale al 32,9 per cento, mentre doveva essere almeno al 50 per cento (vedi tabella in basso).“Di questo passo la nostra regione si av-via verso una situazione di emergenza dif-ficilmente recuperabile”, ha detto il Con-sigliere regionale Oliviero Dottorini, ren-dendo pubblici i dati sul fallimento della gestione dei rifiuti. “Addirittura – ha spie-gato il capogruppo Idv - lo scorso anno la nostra Regione ha registrato un aumento di produzione di 10mila tonnellate di ri-fiuti, pari a circa 10 chilogrammi in più per abitante, mentre il Piano regionale aveva l’obiettivo di mantenere inalterata la quantità di rifiuti prodotti”.

Rifiuti. I dati 2010 certificano la mancata attuazione del Piano dei rifiuti

Flop differenziata, vicina l’emergenzaRometti sotto accusa: troppo succube di Gesenu e concentrato solo su inceneritore e discariche.“Di questo passo il 65 per cento di differenziata non verrà raggiunto neppure tra vent’anni. Occorre un’inversione di rotta”

Rifiuti. Antonielli e La Diega chiedono l’inceneritore (coi soldi della Regione)

Quando è Gesenu a dettare la linea

Dato medio popolazioneresidente nei “comuni ricicloni”:Italia 13,4% - Umbria 1,28%Il rapporto sui Comuni ricicloni di Legambiente colloca l’Umbria in fondo alla classifica nazionale.

Rifiuti

rEGiOnE PErC. COmuni riCiCLOni

Veneto 65,6Friuli 34,2Trentino 28,3Lombardia 21,4Piemonte 18,7Campania 10,9Sardegna 9,8Marche 8,5Emilia Romagna 6,7Abruzzo 3,6umbria 3,3Toscana 2,8Lazio 1,9Basilicata 1,5Sicilia 0,8Molise 0,7Calabria 0,7

Occhio ai rifiuti pericolosiUn sistema di autocertificazione che fa acqua da tutte le parti, con aziende che non dichiarano il vero. È questo il qua-dro dipinto dalla Forestale che recente-mente ha condotto un’indagine su 156 aziende che smaltiscono rifiuti speciali in Umbria. “Da quello che emerge dalle indagini - ha commentato Oliviero Dottorini - la situazione in Umbria non sembra essere propriamente sotto controllo. Lo smalti-mento illegale di rifiuti pericolosi produ-ce danni enormi all’ambiente e a lungo andare alla salute dei cittadini”.

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E allora sorge un dubbio: non è che a qual-cuno fa comodo che non si faccia la rac-colta differenziata? Un dubbio ragione-vole, soprattutto se si considera ciò che è avvenuto anche nel corso della discussio-ne sul Bilancio regionale, quando è stato bocciato l’emendamento Idv per destinare nuove risorse alla raccolta differenziata, mentre è stato approvato l’emendamento Locchi-Rometti per accelerare sull’ince-neritore. rometti e l’inceneritore“E’ evidente che c’è un tentativo in corso – spiega Dottorini -: fare entrare l’Umbria in emergenza per poi poter dire che l’in-ceneritore è inevitabile e persino urgente. Magari agitando lo spettro dell’emergen-za napoletana. Purtroppo è ormai evidente che l’impegno dell’assessore Rometti è rivolto quasi esclusivamente alla chiusura del ciclo e all’accelerazione sull’impian-to di smaltimento ultimo. In quest’ottica il blocco della raccolta differenziata po-trebbe essere funzionale a un disegno che punta a portare in emergenza l’Umbria proprio per accelerare l’ampliamento del-le discariche e la realizzazione del tanto invocato inceneritore”.Uno stallo che appare evidente scorrendo i dati forniti dall’Arpa. Tralasciando rari casi di piccoli comuni virtuosi, vediamo come le principali realtà urbane rimango-no ferme: Perugia, che nel corso del 2010 ha attivato il servizio di raccolta porta a porta, si ferma al 35,4 per cento con un

incremento del 2,8 per cento rispetto al 2009, mentre Terni addirittura peggiora la propria prestazione attestandosi al 32,2 per cento (-1.6 per cento) e Foligno non va oltre il 30,6 per cento. Ma è l’Umbria nel suo complesso a segnare il passo: i co-muni dell’Ati1 fanno segnare un aumen-to dell’1,9 per cento, quelli dell’Ati2 del 2,4 per cento e quelli dell’Ati3 del 2,3 per cento, mentre addirittura nell’Ati4 si re-gistra un calo della raccolta differenziata pari allo 0,7 per cento.in ritardo di 20 anni“Di questo passo - ha concluso eloquente Dottorini - l’obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata, previsto per il 2012, non verrà raggiunto neppure tra vent’an-ni. Per quanto ci riguarda, continuiamo a sostenere che il Piano dei rifiuti non può essere applicato a pezzi, dando impulso soltanto alla parte più arretrata della ge-stione integrata. E’ evidente infatti che con questi dati sarebbe assurdo pensare alla chiusura del ciclo e alla realizzazio-ne di impianti di smaltimento ultimo dei rifiuti”.

L’assessore all’Ambiente del comune di Perugia, Lorena Pesaresi, ha reagito in maniera scomposta ai dati resi pubblici da Dottorini che inchiodano Perugia al 35 per cento di raccolta differenziata. L’esponente Pd ha addirittura sostenuto di avere dati secondo i quali Perugia non sarebbe ferma al 35 per cento, come si rileva dalle rilevazioni ufficiali di Arpa e Regione Umbria, ma avrebbe già rag-giunto il 47 per cento. Secca la risposta di Dottorini: “Forse l’assessore Pesaresi ha sbagliato riga nel leggere le tabelle relative alla raccolta differenziata. La verità è che il dato di Perugia è un dato disastroso, così come quello dei principali comuni dell’Um-bria”. In effetti i dati storici inchiodano Perugia a una risibile crescita media dell’1,5 per cento annuo: “Il resto sono chiacchiere e le chiacchiere, com’è noto, stanno a zero”. “Nella sua avventurosa arrampicata sugli specchi - aggiunge Dottorini - l’as-sessore Pesaresi è costretta a difendere l’indifendibile e a sparare cifre che non trovano riscontri in alcun dato consulta-bile e verificabile”.La Pesaresi non spiega neppure come il Comune di Perugia abbia potuto rinno-vare l’incarico di presidente di Gesenu, per la terza volta, a Graziano Antonielli, tra l’altro esponente del Pd. “I motivi sfuggono ai più – spiega Dottorini - Ma-gari saranno state le sue continue dichia-razioni d’amore verso gli impianti di smaltimento ultimo, meglio se inceneri-tori. Certo non per le elevate performan-ce di Gesenu nel raggiungimento degli obiettivi di differenziata, perché quelle, come dimostrano i dati, non esistono”.

Rifiuti. I dati 2010 certificano la mancata attuazione del Piano dei rifiuti

Flop differenziata, vicina l’emergenzaRometti sotto accusa: troppo succube di Gesenu e concentrato solo su inceneritore e discariche.“Di questo passo il 65 per cento di differenziata non verrà raggiunto neppure tra vent’anni. Occorre un’inversione di rotta”

Rifiuti

AmBitO PErC. rACCOLtA DiFFErEnZiAtA2009 2010

umbria 31,4 32,9 +1,5Previsione Piano 45 50

Ati 1 35,6 37,5 +1,9Ati 2 33,3 35,7 +2,4Ati 3 26,3 28,5 +2,3Ati 4 29,2 28,5 -0,7

Perugia 32,6 35,4 +2,8Terni 33,8 32,2 -1,6

Foligno 28,5 30,6 +2,1Città di Castello 31,6 36,6 +5,1

Gubbio 50,2 49,7 -0,5Spoleto 27 29,3 +2,3Orvieto 12,3 13,2 +0,9Assisi 20,7 21,9 +1,1Todi 25,4 24,5 -0,9

Umbertide 28,3 27,5 -0,8

Se Pesaresila fa fuoridal cassonetto

viene a dire che è disposta a farlo, ma non gli conviene. E quindi, par di capire, dovrà essere la Regione a pagare, almeno in parte. Ora, su questo tema ogni opinione è preziosa, ma forse abbiamo perso qualche passaggio. Per esem-pio che Gesenu è una società di gestione e che è abbastanza singolare questo suo interesse verso l’inceneritore, anche perché il Piano par-la di netta separazione tra gestori dell’impianto finale e gestori della differenziata. C’è poi da capire cosa si intende quando si afferma che l’inceneritore con la quantità di rifiuti umbri non è economicamente conveniente: si ha in mente di utilizzare anche rifiuti non umbri per farlo funzionare? O si prevede un aumento esagerato delle bollette dei cittadini per rende-re economicamente sostenibile tutta la barac-ca?” A queste domande purtroppo Dottorini e l’Idv aspettano ancora delle risposte.

Secondo i dati Arpa la produzio-ne totale di rifiuti

nel 2010 è au-mentata di 9.788

tonnellate, mentre la differenziata

non decolla: nes-sun Ati raggiunge

il 50 per cento previsto dal Piano

dei rifiuti.Non decolla la

raccolta differen-ziata nei capoluo-

ghi di Perugia e Terni, mentre il

dato è pessimo a Orvieto ed Assisi.

Scadenti i risultati di Todi, Umberti-

de e Foligno.

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La manovra di bilancio ha rappresentato quest’anno il primo vero banco di prova del-la maggioranza. In questa importante occa-sione la giunta regionale e il principale par-tito che la sostiene, il Pd, hanno fornito una pessima prova di come si tiene insieme una coalizione, mostrando una totale incapacità di confronto tra le diverse posizioni. Ne è scaturita una manovra che ha avuto un per-corso travagliato nel quale non sono mancate le divisioni e che ha portato addirittura alla mancata partecipazione da parte dei gruppi consiliari dell’Italia dei Valori e del Prc al voto sul collegato alla Finanziaria.Forzature inaccettabiliTanto per cominciare la giunta ha presentato il Documento annuale di programmazione (Dap) alla vigilia di Natale senza nessuna ri-unione preventiva di maggioranza. “Si tratta di una forzatura inaccettabile – aveva subito avvertito il capogruppo Idv, Oliviero Dot-torini -, noi rifiutiamo di prendere a scatola chiusa un provvedimento di tale importan-za”. Ma il governo regionale ha tentato la forzatura, tentando di imporre atti fuori da una visione moderna della cosa pubblica.Subito è arrivata la risposta del gruppo dell’Italia dei Valori che ha presentato un pacchetto di 66 emendamenti e la richiesta di ritirare l’atto e sostituirlo con uno emendato, cosa che non si vedeva da anni. Le critiche maggiori erano incentrate su agricoltura, energia, ambiente, infrastrutture, sanità e po-litica economica.un buon compromessoAlla fine la Giunta ha dovuto cedere e ha ri-tirato il Dap. Grazie al lavoro di approfondi-mento e di proposta dell’Idv, dall’aula è usci-to un Dap frutto di un buon accordo (vedi

Bilancio regionale. L’azione dell’Italia dei Valori su Dap e Finanziaria

Le forzature di una strana manovraL’Italia dei Valori presenta un pacchetto di sessantasei emendamenti per migliorare la manovra. Dottorini: “Una inspiegabile fuga in avanti sui rifiuti. Dissidi interni al Pd destabilizzano la coalizione”

Emendamenti recepitiRiusciamo a introdurre principi impor-tanti come il policentrismo dell’Um-bria e c’è condivisione sulla necessità di eliminare gli enti di secondo livel-lo.Riusciamo a dare seguito alle leggi che avevamo presentato nella scorsa legislatura (software libero, acquisti pubblici ecologici, marchio tutela del mobile e commercio equo).Entrano nel Dap anche alcune proposte presentate in questa legislatura (infor-mazione locale, autocostruzione ed autorecupero, criteri di nomina dei direttori generali Asl).Per i trasporti riusciamo a far recepire il discorso dell’orario integrato.Grazie ai nostri emendamenti viene in-trodotto l’impegno a sostenere l’agri-coltura biologica per la valenza am-bientale che riveste.Viene formulata con chiarezza la ne-cessità di un legge contro la coltivazio-ne degli Ogm.Riusciamo ad introdurre la previsione di una legge per la riforma dei criteri di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie e dei primari (legge già approvata).Per ciò che riguarda le politiche sociali e sanitarie passano tre concetti di gran-dissima importanza: riqualificazione dell’offerta di servizi in favore di anziani e non autosufficienti, poten-ziamento dell’assistenza domiciliare, sviluppo dell’offerta di cure inter-medie per la gestione della fase post-acuta.

Emendamenti respintiPer ciò che attiene alla riforma endore-gionale siamo molto perplessi sull’ipo-tesi di dar vita ad un’agenzia forestale regionale, in quanto ci appare come una riproposizione di strutture inter-medie.Sul fronte Ambiente–infrastrutture avevamo proposto, senza esito, la ri-conversione di alcuni siti altamente inquinanti, come ad esempio quello di Gualdo Cattaneo.Respinta anche la proposta di un Piano per la zootecnia sostenibile (anche se poi la Giunta ha fatto marcia indietro).Un secco No anche all’ipotesi di au-mentare i canoni per l’imbottiglia-mento delle acque minerali.Chiusura netta sulla priorità di rea-lizzazione della variante della Orte-Falconara (per mettere il capoluogo e l’aeroporto su una tratta nazionale di Alta capacità di seconda classe) e sull’introduzione della modalità tram-treno, unico modo per rendere la Fcu una vera metropolitana di superfi-cie.No della Giunta anche ad azioni per la tutela delle risorse genetiche autoctone. Respinta anche la proposta di dare seguito al progetto di monitoraggio della moria delle api (Apenet), ma in questo caso è stata la commissione Bilancio a predisporre un adeguato fi-nanziamento.Per ciò che riguarda il tabacco, la Giunta neppure ha preso in considera-zione l’ipotesi di progressiva riconver-sione formulata dal gruppo Idv.

Dap. Gli accordi raggiunti e le proposte respinte

Successi e sconfitte di Idv

Manovra di bilancio

Cosa abbiamo ottenutoMantenimento delle risorse stanziate per la legge sul commercio equo (70mila euro), sul software libero (50mila) e sul marchio del mobile in stile (20mila).Stanziamento di 120mila euro per la leg-ge sui Gruppi d’acquisto solidale.Stanziamento di 18mila euro per il pro-getto di monitoraggio sulla morìa delle api. Stanziamento di ulteriori 24mila euro per le biodomeniche.Taglio di 80mila euro per il finanziamen-to delle celebrazioni del 150mo dell’uni-tà d’Italia.Proposte non accolteRespinta la richiesta di stanziare 1 mi-lione di euro in più per la raccolta dif-ferenziata.Respinta la proposta di raddoppiare i canoni di concessione per i prelievi delle acque minerali e per le attività estrattive

Bilancio. La Giunta respinge molte proposte Idv

Manovra blindata e grigia

Capitolo a parte merita l’argomento ri-fiuti, dove, dopo una necessaria opera di mediazione, siamo riusciti ad ottenere risultati importantissimi.

Il piano regionale dei rifiuti verrà ri-aperto per ciò che riguarda la voce “rici-claggio e riuso”.

Non si avvierà la fase esecutiva della chiusura del ciclo fino a quando non si sarà raggiunta la percentuale del 50 per cento di raccolta differenziata.

Obbligo di netta separazione fra i soggetti che gestiscono la raccolta dif-ferenziata e quelli che andranno poi a

gestire l’impiantistica per la chiusura del ciclo.

Necessità di passare, da parte dei co-muni, dalla tassa dei rifiuti alla tariffa di igiene ambientale, secondo il principio che “chi meno inquina meno paga”.

Contenimento della previsione degli ampliamenti delle discariche esistenti e di escludere, per quanto concerne la di-scarica Le Crete di Orvieto, la realizza-zione del terzo calanco.

Non si fa neppure menzione dei ce-mentifici come possibile soluzione, nep-pure transitoria.

Il gruppo Idv ha condiviso le scelte politiche che il Dap seleziona come strategiche: vengono finalmente individuate nella green economy e nell’economia della conoscen-za gli strumenti con i quali realizzare uno sviluppo sostenibile e duraturo della nostra Regione. Pur consapevoli che alcuni emendamenti Idv molto importanti non sono stati accolti, quello licenziato è un Dap notevolmente migliorato rispetto alla versione originale e sicuramente più vicino alle esigenze della nostra regione.Idv rivendica il merito di aver saputo stimolare un dibattito serio all’interno della maggioranza e di aver fatto passare il concetto che sulle questioni che più da vicino riguardano il futuro dell’Umbria nessuno può permettersi di intervenire con soluzioni preconfezionate, come aveva tentato di fare la Giunta regionale, con il silenzio-assen-so di tutto il resto della coalizione.

Dap. Ecco i punti dell’accordo sui rifiuti

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scheda su emendamenti recepiti). “Nella nuova versione del Documento – ha spiegato Dottorini - trovano un argine le derive ince-neritorie che attraversano purtroppo anche alcuni settori della maggioranza. Rimane la distanza su molti aspetti, ma almeno si fissa il principio che nessuno può pensare di fare salti in avanti senza aver dato impulso a una seria politica di riuso, recupero e raccolta differenziata”.il blitz sui rifiutiPurtroppo, ad appena un mese dall’appro-vazione del Dap, gli accordi faticosamente trovati sul Dap sono stati disattesi e con un colpo di mano della Giunta e di alcune for-ze della maggioranza (Pd e Socialisti) che in sede di discussione e approvazione in aula degli altri atti di bilancio, hanno tentato la forzatura soprattutto sui rifiuti. Eppure dalla prima commissione, era uscita una manovra

complessivamente positiva ed equilibrata, visto che, grazie al voto determinante del presidente Dottorini, era stato respinto un emendamento della giunta che mirava ad imprimere una accelerazione nell’ individua-zione del sito per la realizzazione dell’ince-neritore in provincia di Perugia.“il Bilancio non è un taxi”“Sui rifiuti – è stato il commento del presi-dente della commissione e capogruppo Idv - non sono ammissibili fughe in avanti. Il Piano rifiuti prevede che la definizione del-la tipologia, delle dimensioni e della collo-cazione dell’impianto di chiusura del ciclo potrà avvenire soltanto una volta raggiunta la soglia del 50 per cento di differenziata e valutate le effettive necessità (qualora ve ne siano) di termovalorizzazione. Il Collegato alla legge finanzia-ria regionale non può essere utilizzato come un taxi con cui far transitare prov-vedimenti avulsi dal bilancio e prescin-dendo dagli accordi di maggioranza”. Tanto più che nella stessa discussione vi era stato il diniego della Giunta allo stanziamen-to, proposto dall’Idv, di un milione di euro a sostegno della raccolta differenziata dei rifiuti. In aula, nonostante il parere contrario di Idv, Prc e della stessa presidente Catiuscia Mari-ni, che ha tentato fino all’ultimo di trovare una mediazione, è stato ripresentato l’emen-damento che era già stato bocciato in com-missione e che prevede un’accelerazione dei tempi per la realizzazione dell’inceneritore. Una vicenda che si spiega con le lotte interne al Pd e le spinte di chi ha molti interessi a tenere ferma la raccolta differenziata e por-tare l’Umbria in emergenza per affrettare la realizzazione dell’inceneritore. il tandem Locchi-romettiLa spaccatura su un tema così delicato è grave e porta il sigillo del capogruppo Pd Renato Locchi e dell’assessore socialista Silvano Rometti. Ad aumentare la tensione c’è stata anche la bocciatura di due emenda-

menti riproposti da Idv in aula, uno relativo ai fondi per la differenziata e uno che mirava ad aumentare i canoni di concessione per il prelievo di acque minerali e per le attività estrattive nelle cave.Una serie di spaccature insomma che ha por-tato i consiglieri Idv Dottorini e Brutti a non partecipare al voto sul collegato alla mano-vra finanziaria. “Una cosa è certa – ha com-mentato alla fine Dottorini - non ci intimo-riscono le prove di forza messe in atto dalla parte più retriva del Pd e continueremo a bat-terci per una regione più moderna e libera. Innanzitutto spiegando alla società regionale gli interessi che si saldano nella volontà di accelerare sull’inceneritore e nel respingere ulteriori fondi per la raccolta differenziata”.

Bilancio regionale. L’azione dell’Italia dei Valori su Dap e Finanziaria

Le forzature di una strana manovraL’Italia dei Valori presenta un pacchetto di sessantasei emendamenti per migliorare la manovra. Dottorini: “Una inspiegabile fuga in avanti sui rifiuti. Dissidi interni al Pd destabilizzano la coalizione”

Manovra di bilancio

nelle cave e miniere.Respinta la richiesta di stanziare 250mila euro per la manutenzione della rete idrica utilizzando risorse reperibili tagliando di oltre 300mila euro il finan-ziamento dell’Agenzia Umbria Ricerche (Aur) e riducendo i finanziamenti per i centri termali e i fondi di riserva.Bocciato un nostro ordine del giorno che impegnava la giunta ad esentare le coo-perative sociali dal pagamento dell’IrapBocciata la richiesta di stanziamento di 20mila euro per la legge sugli acquisti verdi nella pubblica amministrazione.In seguito alle nostre pressanti richieste, il Consiglio regionale, dopo aver boc-ciato la nostra proposta, ha comunque approvato un ordine del giorno, molto generico, che impegna la giunta a va-lutare l’opportunità di prevedere nuove misure dei diritti di concessione per le acque minerali.

Bilancio. La Giunta respinge molte proposte Idv

Manovra blindata e grigia

Le premesse fissate dal Dap non sempre trovano riscontro nella manovra di Bi-lancio. Le forzature in tema di rifiuti e la chiusura su alcune proposte lungimiranti avanzate dall’Idv hanno portato Dottori-ni a sottolineare molti aspetti critici della manovra.“Ciò che facciamo fatica a riconoscere in questa manovra di Bilancio è il coraggio delle scelte - ha detto il capogruppo Idv -. Ne scaturisce una manovra difensiva che non osa la discontinuità”. In parti-colare Dottorini ha sottolineato l’ostilità di Pd e Psi alla proposta di raddoppiare i canoni di concessione per il prelievo di acque minerali e per le attività estrat-tive da cave e miniere: “Una misura che avrebbe rappresentato una entrata di circa un milione e mezzo di euro: risorse fre-sche da riversare sul contenimento delle tariffe idriche che le famiglie vedono in continuo aumento”. “Inoltre – ha aggiun-to il capogruppo Idv – abbiamo chiesto di stanziare un milione di euro in più per incentivare la raccolta differenziata”.Il tema dei rifiuti è stato poi oggetto di ulteriori critiche in merito alla ripresenta-zione in aula dell’emendamento Locchi-Rometti, già bocciato in commissione, con il quale si è voluta forzare la mano sull’inceneritore. “Si tratta – ha ribadito Dottorini - di un tentativo che qualche so-spetto ce lo fa venire e che dà credito a chi sin dalla predisposizione del Piano dei rifiuti diceva: vedrete quante belle parole scrivono, ma poi l’obiettivo è solo uno, quello di realizzare l’inceneritore”.

iL ViDEO COmPLEtODELL’intErVEntO:

http://vimeo.com/24111128

“Scelte che non osanola discontinuità”

“non cispaventanole prove di

forza”

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Hanno provato in tutti i modi ad aggredire una delle poche leggi regionali all’avanguardia per la regolamentazione della raccolta dei tartufi. L’ultimo tentativo porta la firma del con-sigliere regionale socialista Massimo Buconi con una propo-sta di legge che apre alla deregulation, tutelando solo alcuni territori e soprattutto i grandi proprietari terrieri, senza tener conto dei pareri delle associazioni dei tartufai e dei semplici cittadini. “Una proposta sbagliata - l’hanno bollata Oliviero Dottorini e Paolo Brutti (Idv) -, priva di una condivisione con i cittadini e con le associazioni di settore, che non tiene conto delle esi-genze e delle specificità dell’intera tartuficoltura regionale”. Nel merito il capogruppo e il segretario regionale hanno so-stenuto con forza gli aspetti peggiorativi rispetto all’attuale legge quadro: “La proposta dei socialisti va contro tartufai e amanti della natura ad esclusivo vantaggio dei privati che sarebbero ulteriormente agevolati nelle recinzioni e nelle tabellazioni”. “Secondo l’Italia dei Valori - hanno concluso Dottorini e Brutti - la legge quadro del ‘94 va applicata in tut-te le sue parti e dovranno essere scrupolosamente controllate anche le commissioni per il rilascio dei permessi per tabella-re, garantendo la giusta trasparenza e la pubblica visura dei documenti da parte della associazioni di categoria che ogni anno versano centinaia di migliaia di euro nelle casse delle Comunità montane”.L’atto dei socialisti, ancora all’ordine del giorno della secon-da commissione in Consiglio, sembra per ora accantonato a seguito delle proteste delle associazioni di categoria e della levata di scudi dell’Idv.

Si protrae ormai da troppi anni la vicenda della mala gestione dell’impianto di de-purazione e stoccaggio dei reflui zootec-nici di Bettona e sono troppe le risposte non date da tutti i livelli della politica alle istanze poste dai cittadini che da sempre si battono per la tutela del territorio e per uno sviluppo sostenibile dell’economia locale.E’ del mese di marzo l’ennesima interro-gazione sulla vicenda posta dal capogrup-po Idv in Consiglio regionale Oliviero Dottorini che, insieme al consigliere Pa-olo Brutti, ha chiesto conto dei 280mila euro che la Giunta regionale aveva stan-ziato nel 2009 per porre in sicurezza la laguna e che a tutt’oggi non risultano uti-lizzati per quello scopo. Nella stessa inter-rogazione il gruppo di Dottorini ha chiesto anche agli assessori Rometti e Cecchini quali decisioni intendessero prendere in merito alla gestione dell’impianto, soprat-tutto alla luce del rinvio a giudizio di 26 persone, tra allevatori, amministratori del-la Codep, sindaco e membri della giunta comunale.La risposta della Giunta regionale, oltre a non fare un minimo di chiarezza rispetto ai quesiti posti, porta alla luce una sorta di accordo con il comune di Bettona che di sicuro non aiuta a tranquillizzare i cit-tadini.“Sulla vicenda di Bettona la giunta rispon-de, ma non dice. E la reticenza dell’asses-

sore Cecchini ci insospettisce e ci induce a pensare che non c’è alcuna intenzione di risolvere i problemi che affliggono la comunità locale e il settore zootecnico”. Queste le parole con cui Oliviero Dotto-rini ha commentato la risposta ricevuta dall’assessore Cecchini. “Nulla si dice per esempio rispetto all’uti-lizzo dei 280mila euro stanziati per porre in sicurezza la laguna di stoccaggio delle acque reflue trattate dall’impianto di Bet-tona. Rimane quindi il dubbio che siano stati utilizzati per altri scopi. Inoltre ci si informa di una recente delibera che, sulla base di preoccupanti accordi con il Comune, non fa altro che perpetuare un pasticcio che i cittadini non possono più tollerare. Occorre sgomberare il campo da chi, come l’amministrazione comunale di Bettona, ha dimostrato una palese in-

capacità ed inadeguatezza nel ge-stire l’impianto di depurazione e stoccaggio dei reflui. In attesa che la Magistratura faccia chiarezza sulle responsabilità di un disastro ambientale senza precedenti, è necessario che la Regione affronti con urgenza la messa in sicurezza della laguna. Ci preoccupa sapere che invece si insiste a coinvolgere gli amministratori comunali nel definire ipotesi di scenari futuri per l’impianto di depurazione”. A metà giugno Dottorini, viste le mancate risposte da parte degli

assessori competenti, ha presentato un’ul-teriore interrogazione per chiedere conto dei 280mila euro stanziati nel 2009. Le mancate risposte sull’utilizzo di tali fondi non contribuiscono certo a fare chiarezza, tanto più che una delibera della giunta re-gionale del 7 febbraio 2011 conferma che tale importo fu stanziato “per l’intervento di emergenza nel territorio di Bettona” e che dall’estate 2009 “è emersa la necessi-tà di svuotare l’impianto che produce gas con rischio di esplosione se non opportu-namente gestito” e a prendere decisioni orientate al bene della collettività. Insomma, mentre il lavoro della Magistra-tura va avanti, la Giunta regionale conti-nua a traccheggiare e a non fornire rispo-ste su una vicenda che da anni preoccupa un intero comprensorio.

Bettona. Dove sono finiti i 280mila euro stanziati dalla Regione?

Una storia che puzzaDottorini interroga la Giunta che però dà risposte evasive e continua ad andare a braccettocon il Comune. “Rimane il dubbio che i fondi della Regione siano stati utilizzati per altri scopi”

Ancora una volta assistiamo ad una proposta da parte dell’as-sessore Rometti sbagliata, priva di ogni fondamento ambien-tale, economico e strategico per il nostro territorio. Ci rife-riamo al regolamento di Giunta relativo alla gestione degli impianti per il trattamento degli effluenti di allevamento e delle biomasse per la produzione di biogas preadottato nei mesi scorsi dalla giunta.“L’atto partorito dalla giunta - ha detto Oliviero Dottorini, ca-pogruppo dell’Idv in Consiglio regionale - è un vestito fatto su misura solo per le grandi aziende e per chi fino a oggi ha tratto profitto da questa situazione. Non risolve certo i pro-blemi ambientali ed economici legati allo smaltimento dei reflui zootecnici. Inoltre non tiene in nessun conto la necessi-tà di ridurre la produzione di rifiuti da conferire in discarica, con particolare riferimento a quelli di origine agroalimentare. Non è così che si superano le incapacità gestionali dimostrate fino ad oggi, in questo modo non si fa altro che aggravare gli insulti ai territori, ai comparti e al buon senso”. Il gruppo Idv ha presentato una serie di modifiche all’atto, ma Rometti è stato inflessibile: “Evidentemente gli scandali di Bettona e Marsciano non hanno insegnato nulla e si continua su percorsi che tendono a penalizzare i piccoli produttori e i territori, senza offrire reali opportunità di integrazione del reddito alle imprese agricole – ha spiegato Dottorini –. Non possiamo più permettere che si utilizzi il grimaldello della green economy per avallare interessi e soluzioni che danneg-giano i territori e nulla hanno a che vedere con modelli avan-zati per coniugare lo sviluppo delle imprese agricole con la tutela ambientale”.

Bettona

Biogas. Regolamento della Giunta

“Questa è brown economy”Tartufi. Respinta la proposta Buconi (Psi)

Stop alla deregulation

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Alla fine la legge dell’Italia dei Valori ha visto la luce. Il Consiglio regionale ha infatti approvato un provvedimento che, pur rimanendo nel contesto di un quadro normativo nazionale che purtroppo impe-disce i concorsi pubblici per selezionare i direttori e i primari, introduce comun-que norme che puntano sulla trasparenza, sulla valutazione e che limitano molto la discrezionalità dei direttori generali nella nomina dei primari.L’Italia dei Valori, in seguito alle vicende di Sanitopoli, aveva presentato una pro-posta di legge per introdurre meccanismi rigorosi di valutazione dei direttori, un li-mite temporale ai mandati e la possibilità di revoca degli stessi. Questa proposta ha avuto l’effetto di stimolare la Giunta re-gionale a presentare un proprio testo, sul quale si è incentrato il dibattito. un dibattito difficileSi è trattato comunque di un percorso complesso e articolato, in particolare nel corso del dibattito avvenuto nella prima commissione, presieduta da Oliviero Dot-torini. Non poteva essere altrimenti, visto che questo tema va a toccare molti inte-ressi consolidati: a parole tutti sono d’ac-cordo sul fatto che la politica debba fare un passo indietro, nei fatti per alcune forze politiche risulta difficile “mollare l’osso” della sanità e respingere le richieste di chi ha privilegi da difendere. Nonostante questo sono molte le novità introdotte: processo di valutazione stringente, limita-zione della discrezionalità dei direttori ge-nerali nella scelta dei primari, trasparenza degli atti, limite di mandato per i direttori e maggiori possibilità di revoca degli in-carichi. Orlandi sì, Orlandi noUn punto che ha suscitato aspre discussio-ni riguarda il limite di dieci anni al man-dato dei direttori generali, tanto che da un certo punto in avanti, tutta l’attenzione dei gruppi consiliari si è concentrata su quest’unico tema. Il testo proposto dalla Giunta infatti consentiva la possibilità di svolgere, potenzialmente, questo impor-tante ruolo a vita. Molti hanno ritenuto che questa eccessiva attenzione nascon-desse la volontà di tutelare gli interessi dei direttori attualmente in carica, in partico-lare quelli di Walter Orlandi, direttore ge-nerale dell’azienda ospedaliera di Perugia. Su questo punto ci sono stati accesi con-trasti che hanno portato anche ad una divi-sione nelle file della maggioranza. Grazie alla efficace azione dell’Idv, con il voto determinante in commissione del presi-dente Dottorini, il testo finale prevede che i direttori generali non possano esercitare il proprio mandato per più di dieci anni.“A noi non è piaciuta – ha detto il capo-gruppo Idv nel corso del suo intervento in aula - l’attenzione spasmodica attorno a quello che è stato definito l’emendamen-to pro-Orlandi o contro Orlandi. Voglia-mo ribadire che la nostra è una posizione

non viziata da considerazioni di carattere personale. Riteniamo che non ci sia nien-te di scandaloso nel prevedere un limite alla possibilità di esercitare un ruolo così rilevante”.“no a logiche spartitorie”“Con questa legge – è stato il commento finale di Dottorini – l’Umbria fa un passo avanti nel tentativo di sottrarre il sistema sanitario da logiche spartitorie e di potere per riconsegnarlo ad una logica di merito e di trasparenza. Questa nuova legge, con la previsione di mandati brevi e reversibi-li, ostacola il consolidarsi di centri di po-tere e rappresenta un primo passo indietro della vecchia politica nella gestione della salute pubblica”.

Sanità. Approvata la legge sui criteri di nomina dei direttori generali e dei primari

La lezione di SanitopoliDottorini: “Legge rigorosa ed innovativa che recepisce molte proposte dell’Italia dei Valori. Più lontana la politica, ma le logiche spartitorie fanno fatica a morire”

Sembra non aver fine la vicenda del Servi-zio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) anche dopo che, seppur con grave ritardo, è stato finalmente attuato il trasferimento della struttura presso l’ospedale “Silve-strini”. E’ una battaglia che il capogruppo regionale Idv Oliviero Dottorini ha portato avanti da tempo, incalzando a più riprese la Giunta regionale affinché trovasse una soluzione alla struttura, mantenendola come parte integrante della rete dei servi-zi per la salute mentale che hanno sempre rappresentato un fiore all’occhiello per la sanità umbra.La nuova organizzazione del servizio, che prevede comunque una doppia direzione (una a carico della Asl2 e l’altra universita-ria), lascia tuttavia aperte le porte affinché nel prossimo futuro possa trovare applica-zione il progetto “Orlandi”, contro il quale l’Italia dei Valori si è fermamente opposta.“Mai avremmo pensato – aveva infatti commentato il capogruppo dell’Idv, Oli-viero Dottorini - che una regione come l’Umbria potesse solo prendere in consi-derazione un progetto come quello propo-sto dal direttore dell’azienda ospedaliera Walter Orlandi. Quella che viene avanzata è una soluzione che riporta l’Umbria in-dietro di trent’anni e che risponde a una filosofia manicomiale che pensavamo su-

perata per sempre”. Secondo tale proposta il Repartino doveva essere smembrato in tre strutture, ospedalizzando l’intera com-pagine e prevedendo quattro nuovi medi-ci psichiatri e 15 infermieri per l’azienda ospedaliera.Successivamente è intervenuta una deli-bera della Giunta regionale che sembra avere accantonato il progetto di smembra-mento. La nomina di due direttori ad inte-rim, Quartesan (Università) e Da Pascalis (Asl2), lascia però presagire che l’assetto finale del servizio nel tempo potrà subire delle modifiche e già le voci di corridoio paventano la futura creazione di un nuovo primariato. “Per quanto ci riguarda – ha detto il capo-gruppo Idv – è necessario ribadire che il Repartino è parte integrante della rete dei servizi della salute mentale e dei Dipar-timenti di salute mentale delle Asl della nostra regione. I cittadini, ed in particolare quelli con problemi di salute mentale e i loro familiari, meritano una rete di servi-zi territoriali all’altezza del prestigio che l’Umbria ha saputo conquistarsi negli anni passati. Parlare invece di nuovi primaria-ti significa soltanto volere appesantire la struttura non per farla funzionare meglio, ma per mettere in atto l’ennesima ipotesi spartitoria”.

Spdc. Finalmente il trasferimento, ma qualcuno sta tramando

No a nuovi primari per il repartino

Sanità

Le novità della leggeValutazione dei direttori. Grazie ad un emendamento dell’Idv viene intro-dotto un apposito organismo che dovrà valutare non solo i risultati di bilancio raggiunti dai direttori, ma anche il ri-spetto dei livelli essenziali di assistenza e i risultati di gestione conseguiti. Si riduce enormemente la discre-zionalità dei direttori generali nella nomina dei primari. Attraverso la co-stituzione di una commissione specifi-ca, sorteggiata per i due terzi dei suoi componenti, si valuterà l’idoneità dei candidati, ma verrà anche individuata una rosa dei tre migliori candidati tra i quali il direttore dovrà scegliere.Possibilità di revoca degli incarichi. Si introduce la possibilità di procedere alla revoca dei direttori generali anche nel caso di gravi motivi, quali quelli che hanno contraddistinto il caso Sa-nitopoli, o di violazione dei principi di buon andamento e imparzialità nella gestione.Il limite di mandato. Il mandato dei direttori generali delle aziende sanitarie viene limitato ad un periodo massimo di 10 anni complessivi su tutte le azien-de regionali.

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“L’ipotesi di una nuova cava a Resina è assurda e inconcepibile. Per questo siamo pronti ad intraprendere qualunque azione si renda necessaria nel momento in cui la pratica dovesse approdare in Regione”. E’ una presa di posizione netta quella del capogruppo Idv in Consiglio regio-nale Oliviero Dot-torini e a tremare è soprattutto chi avrebbe preferito che il progetto di una nuova cava nella zona “Le Navi” (Resina), a ridosso del fiume Tevere, della E45 e della ferrovia Fcu, passasse in sordina senza che gli abi-tanti ne assumessero piena consapevolez-za. Per questo l’assessorato all’Ambiente del comune di Perugia e il Pd a pochi gior-ni dalla dichiarazione di Dottorini hanno organizzato un’assemblea per tentare di calmare gli animi. Ma la risposta della popolazione, intervenuta numerosissima, è stata di netta contrarietà.“Hanno ragioni da vendere”, è stato il commento di Dottorini che ha apprezzato anche la presa di posizione del segretario regionale dei giovani Idv Matteo Minelli e del partito sia a livello provinciale che comunale. “L’area Nord del comune di

Perugia – ha spiegato - sta già pagando in termini ambientali un prezzo altissimo a tutta la comunità regionale: le cave pre-senti nel territorio, la discarica di Pietra-melina e le carenze infrastrutturali hanno infatti delle conseguenze pesantissime

sulla qualità della vita dei cittadi-ni, sulle attività produttive e sulla salvaguardia del fiume Tevere. E’ per questo motivo che riterremmo grave se si proce-desse nell’ipotesi di ulteriore dis-sesto ambientale, magari attraverso

un nuovo fronte di estrazione”. Dottori-ni ha ricordato come nel Piano regionale delle attività estrattive è esplicitamente detto che la Regione non concederà auto-rizzazioni per nuove cave. “Oggi l’unica possibilità per proseguire questo tipo di attività è di ampliare o riattivare cave già esistenti, ma a quanto ci risulta il sito di Resina non ha neppure questi requisiti, non essendo segnalato neppure nell’elen-co delle cave dismesse allegato al Prae dell’Umbria. La nostra regione non può continuare a puntare su cave, estrazioni e sfruttamento intensivo del territorio per disegnare il proprio futuro economico”.

Ci avevamo visto lungo verrebbe da dire. Infatti è dello scorso novembre un’inter-rogazione di Oliviero Dottorini (Idv) in merito all’ipotesi di uno “sdoppiamento” di Umbra acque con l’intenzione di cre-are una società interamente privata a cui affidare i servizi, unico asset societario re-numerativo, e lasciare alla parte pubblica la gestione delle reti idriche, settore dove sono presenti molte spese di investimento e poco margine di guadagno. Un disegno fatto su misura per dare ai privati i profitti derivanti dall’acqua e fare in modo che il pubblico si accolli tutte le spese della rete idrica.“È evidente a tutti che se questa ipotesi trovasse fondamento, ci troveremmo di fronte a un’operazione ad altissimo ri-schio di ricadute negative sugli utenti, sui lavoratori e sulla gestione di un bene co-mune come l’acqua che deve essere tenuto il più lontano possibile da speculazioni e tentativi di privatizzazione”, aveva detto Dottorini durante l’interrogazione in aula all’assessore Silvano Rometti.L’ipotesi ha trovato poco tempo dopo con-ferme importanti. Infatti i sindacati hanno inviato subito una lettera a tutti i sindaci soci di Umbra acque per ribadire la pro-pria contrarietà a qualsiasi ipotesi di sdop-piamento. “La modifica degli assetti so-

cietari e l’esternalizzazione di attività che costituiscono l’asse portante dell’azienda fanno pensare a soluzioni rischiose e vo-lutamente non partecipate”.

Resina. Cresce la protesta dei cittadini

La cava della discordia“Il Comune di Perugia prenda atto e abbandoni il progetto”

Umbra acque. Tentativi di smembrare la società

Dividi e incassa

Zooprofilattico. Primari stopIl Consiglio d’amministrazione dell’Istituto Zooprofilattico ha adottato un nuovo modello organizzativo che prevede l’istituzione di una nuova uni-tà operativa complessa, che equivale ad un primariato ospedaliero. Il capo-gruppo regionale dell’Italia dei Valo-ri, Oliviero Dottorini, ha subito pre-sentato un’interrogazione alla Giunta perché indaghi sull’anomalia di tale provvedimento, visto che le normative in vigore impongono una riduzione di tutti i livelli della dirigenza.“Sarebbe grave – è stato il commento di Dottorini - se, ai tempi di Sanitopo-li, qualcuno pensasse ancora di prose-guire in pratiche che poco hanno a che vedere con la buona gestione di una struttura sanitaria pubblica”.Le malelingue, intanto, suggeriscono che il nuovo primariato sia stato pro-grammato ad personam, magari per sistemare le mire di qualche politico eccellente.

Dalla parte dei ricercatoriOliviero Dottorini ha appoggiato la mobilitazione nazionale di ricercatori, precari e studenti per difendere il dirit-to allo studio, a seguito dei tagli decisi dalla cosiddetta riforma Gelmini, che in un sol colpo ha tentato di cancella-re di fatto la funzione di ricerca e di rendere inattuabile l’attività didattica estendendo la precarizzazione delle docenze. “La protesta di ricercatori, precari e studenti ha la nostra solidarietà e il nostro pieno appoggio. La supponenza della Gelmini non fa altro che gettare benzina sul fuoco di una tensione so-ciale che rischia di raggiungere livelli davvero preoccupanti”. Significativi al proposito i 3,5 milioni di euro che la Regione Umbria ha stanziato per com-pensare la mannaia del governo sul di-ritto allo studio.

Resina

“Abbattere subito le tariffe”

Umbra acque prenda atto del risultato referendario e abbassi subito le tariffe del 7 per cento. E’ quanto ha richiesta il gruppo regionale Idv all’indomani dei risultati referendari. “Sappiamo – ha spiegato Dottorini - che forse non è possibile intervenire immediatamente sui contratti in essere, ma occorre che i comuni lavorino a creare le società delle reti e garantiscano da subito il ri-spetto dei risultati referendari. Come? Intanto sottraendo l’acqua alla specu-lazione, a iniziare dalla revisione delle tariffe e dall’abbattimento della tassa del 7 per cento sul capitale investito”.

Più biologico nel PsrAumento dei premi per l’agricoltura biologica, inserimento delle erbe of-ficinali fra le misure a premio, attiva-zione di una misura per contenere il trasferimento di inquinanti nelle ac-que sono alcune modifiche al Piano di sviluppo rurale sollecitate da Oliviero Dottorini e approvate dal Comitato di sorveglianza. In un’interrogazione del novembre 2010 il capogruppo Idv aveva chiesto alla Giunta azioni concrete per valo-rizzare l’agricoltura di qualità e per disincentivare Ogm e chimica. Tra le richieste avanzate quella di dare “pie-na applicazione alla legge che impedi-sce la diffusione di Ogm in Umbria”. Una legge di fatto mai resa esecuti-va, soprattutto nella parte che preve-de l’esclusione dai bandi regionali di aziende e agroindustrie che impiegano ogm”.

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“E’ una storia un po’ complicata... è una storia sbagliata”. Nulla meglio delle paro-le di Fabrizio De Andrè potrebbe descri-vere la vicenda della centrale di Gualdo Cattaneo, al centro di un nuovo maldestro tentativo di far ripartire il carbone, solo mascherato da un po’ di “fumo green”.Stiamo parlando di una centrale a carbone da 150 megawatt di potenza salita alla ri-balta nazionale quando il ministro Calde-roli la individuò come uno dei siti più in-quinanti d’Italia, auspicandone la chiusu-ra. Già una mozione di Oliviero Dottorini, approvata dal Consiglio regionale che nel 2007, aveva imposto l’abbandono del pro-getto di co-combustione delle biomasse per puntare sulla riconversione verso im-pianti di energia da fonti rinnovabili e per dare avvio ad un’indagine epidemiologica per verificare la diffusione di malattie e patologie correlate alla combustione del materiale utilizzato per la produzione di energia. Ma adesso il partito trasversale del carbo-ne torna alla carica e, attraverso un biz-zarro progetto annunciato a inizio giugno dall’assessore Rometti, cerca di riattivare la centrale che nel frattempo ha quasi ces-sato le proprie attività. Attraverso la colti-vazione di canna da zucchero (!), Rometti prometteva una grandiosa riconversione del sito. E’ bastato leggere le carte per ve-rificare l’inganno: il progetto prevede di introdurre la combustione di lignina per il 5-10 per cento, in modo da abbassare le emissioni di quel tanto da consentire la ri-

attivazione a pieno regime della centrale a carbone. “Una decisione che lascia sconcertati”, ha subito commentato il capogruppo Idv Oliviero Dottorini, sottolineando la grave forzatura che ha portato la giunta regio-nale a “eludere la necessità di progetti per la riconversione della centrale, per concedere ad Enel l’opportunità di rilan-ciare quello che tutti ormai considerano un reperto di archeologia industriale ed energetica”. Una posizione decisa: “Sono anni che chiediamo trasparenza in merito alla vicenda della centrale di Gualdo Cat-taneo, è ora che l’ assessore Rometti esca allo scoperto”. E allo scoperto è uscito per primo lo “stato maggiore” socialista, partito al quale Ro-metti appartiene, minacciando “vertici” di maggioranza in Consiglio regionale per piegare le posizioni dell’Italia dei valori. Ma il partito è rimasto unito e nel corso di una conferenza stampa il capogruppo

Dottorini assieme al segretario regionale Paolo Brutti, hanno ribadito tutte le incongruenze del progetto: “La centrale di Gualdo Cattaneo – questo il commento di Dottorini - pote-va e doveva essere per la nostra regione l’esempio di un modo nuovo per produrre energia a basso impatto ambientale. Sia-mo invece ancora fermi al car-bone, una tecnologia vecchia di secoli, appena “ripulita” da qualche tonnellata di lignina.

Questo è l’emblema dell’arretratezza con la quale viene interpretata la politica am-bientale in Umbria”.L’assemblea che si è tenuta a Gualdo Cat-taneo – presente Rometti – ha dato ragio-ne alla battaglia che Idv conduce insieme al comitato contro il carbone, registrando un’opposizione diffusa al progetto che Enel, Università e Regione vorrebbero imporre. “Evidentemente – è stato il com-mento di Dottorini - le nostre interroga-zioni e le nostre prese di posizione sono più legate ai problemi del territorio e al sentire delle persone rispetto ai grandio-si progetti molto economy e poco green fin’ora annunciati da Rometti”.

Energia. Dottorini a segnoPassa la mozionecontro il decreto“ammazza-fotovoltaico”Chiedere con determinazione in con-ferenza Stato-Regioni il ritiro del De-creto Romani, il cosiddetto ammazza-fotovoltaico, o quantomeno che gli vengano apportate delle modifiche tali da assicurare la sopravvivenza del set-tore legato alle rinnovabili. Impegno affinché la Giunta chieda che vengano attivati tavoli di confronto diretto con i rappresentanti del settore, le associa-zioni ambientaliste e le parti sociali. Un impegno preciso per promuovere a livello regionale azioni a sostegno del-la produzione di energia da fonti rinno-vabili. Ribadire in tutte le sedi la ferma contrarietà della Regione Umbria al programma nucleare del governo italia-no. Sono questi i principali punti della mozione che ha visto come proponente e primo firmatario il capogruppo Idv in Consiglio regionale, Oliviero Dottori-ni, e sottoscritta dai capigruppo Renato Locchi (Pd) e Damiano Stufara (Prc) approvata dalla maggioranza del Con-siglio regionale nell’aprile scorso. La mozione era stata presentata a seguito dell’approvazione, da parte del Gover-no nazionale, del decreto legislativo di recepimento della Direttiva 2009/28/CE sull’energia da fonti rinnovabili.

Gualdo Cattaneo. Enel, Regione e Università presentano un progetto per il rilancio del carbone

Rinnovabili col truccoLa centrale di Bastardo, 150 megawatt, doveva essere riconvertita, “invece siamo ancora fermial carbone, una tecnologia vecchia di secoli e fortemente inquinante”

Un atto necessario a ribadire quanto già espresso da altri enti locali: occorre subito rivedere il tracciato del gasdotto Brindisi-Minerbio e contemporanea-mente appoggiare il ricorso alla Com-missione europea al fine di valutare se tutte le procedure tecniche del caso sono state rispettate.L’opera in questione, è bene ricordarlo, attraverserà gran parte dell’Italia lun-go la dorsale appenninica, devasterà il Parco nazionale dei Monti Sibillini, i Boschi del bacino di Gubbio, il fiume Topino e i boschi di Pietralunga.“Il tracciato, così come elaborato da Snam, produrrebbe danni irreparabili al paesaggio e all’economia dei paesi coinvolti dall’opera. Per questo chie-diamo che la giunta regionale segua l’esempio della provincia di Perugia e del comune di Gubbio e presenti subito il ricorso alla Commissione europea”, ha detto Oliviero Dottorini, capogruppo Idv in Regione, presentando la mozione che invita la Giunta a rivedere il traccia-to dell’opera.

“Leggendo le carte del progetto – ha spiegato - si vede come l’impatto socio-economico sulle aree interessate sareb-be insostenibile, rischiando di provoca-re danni alla filiera turismo-ambiente-cultura e al settore delle eccellenze, dai prodotti tipici alle importanti aree tartufigene dell’Umbria. Chiediamo dunque che la Regione, rompendo una tradizione ormai consolidata, si schieri dalla parte dei cittadini, delle associa-zioni ambientaliste e dei comitati non per escludere a priori il passaggio della linea di metanodotto, ma per giungere alla scelta di un tracciato razionale e per vigilare affinché tutte le procedure auto-rizzative siano rispettate”. La mozione, dopo un primo passaggio in Consiglio regionale verrà discussa entro ottobre. Per ora c’è solo da regi-strare l’ambiguità di Pd e Psi a che a livello regionale sono orientati per un avallo del progetto del governo Berlu-sconi, mentre a Roma sono al fianco di Idv e comitati civici per la salvaguardia del territorio.

Metanodotto Snam. Mozione Dottorini per revisione tracciato

Il tubo di Berlusconi

Gualdo Cattaneo

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Panicale è conosciuta in tutto il mon-do come uno dei borghi più belli d’Ita-lia, è stata definita la ‘terrazza natura-le dell’Umbria’ nelle guide turistiche e il Perugino ne dipinse lo sfondo sul famoso Martirio di San Sebastiano. Oggi però quando i turisti si affaccia-no dalla terrazza dell’Umbria vedono solo capannoni, una distesa grigiastra di cemento e eternit e un viavai di mezzi pesanti e inquinanti su strade inadeguate e a rischio sicurezza per i cittadini. Da mesi oramai i cit-tadini si sono orga-nizzati in comitati ci-vici e ambientalisti. Risale infatti al 2009 la richiesta da parte del Comitato Pan Kalon di vincolo paesaggistico nella zona, ma ad oggi la Regione non ha risposto, né posi-tivamente né in modo negativo, ri-schiando in questo modo di sembrare sempre più distante dalle problema-tiche e dai bisogni che i cittadini si trovano a dover affrontare tutti giorni. Per questi motivi il capogruppo regionale Idv Oliviero Dottorini ha presentato un’interroga-zione urgente alla Giunta regionale, sollevando il caso della cementifica-zione selvaggia che da anni colpisce la zona del comune di Panicale che si affaccia sul Trasimeno. “Chiediamo – ha detto Dottorini - che la Giunta tuteli le popolazioni di Panicale e la bellezza di quei luoghi, meta ogni anno di turisti e visitatori

provenienti da ogni parte del mon-do. E’ necessario sapere in che modo si intende rimuovere le coperture in eternit presenti in alcuni capannoni dismessi che rischiano di creare danni alla salute dei cittadini”. L’assessore

all’Ambiente Sil-vano Rometti, dopo aver disertato la se-duta di commissio-ne in cui avrebbe dovuto rispondere ai quesiti, ha inol-trato una risposta scritta, accogliendo le istanze del comi-tato e dichiarandosi favorevole all’ap-posizione del vin-colo panoramico. Ma la sua risposta è stata vaga e non ha chiarito né i tempi di realizzazione, né

se e come la Regione intende interve-nire sulla questione delle coperture fatiscenti in eternit che, nonostante i ripetuti solleciti da parte della Asl, né i

proprietari degli immobi-li, né in surroga il comune di Panicale hanno provve-duto a rimuovere. E’ del primo luglio una ulteriore interrogazione di Oliviero Dottorini in cui si chiede alla Giunta re-gionale certezza sui tem-pi dell’apposizione del vincolo e sulle intenzioni in merito alla bonifica delle coperture in eternit dell’area denominata “ex-Mattatoio”. “L’economia della nostra regione – ar-

gomenta Dottorini - trova il suo perno nella filiera turismo-ambiente-cultura. L’Umbria non può accettare di veder messa in discussione la tutela dei suoi gioielli ambientali e culturali”.

Crisi economica? Emergenza rifiu-ti? Per Udc, Pdl e parte del Pd me-glio discutere di altro. Della possibi-lità di inserire San Francesco e San Benedetto nello Statuto regionale, per esempio. Non è la prima volta che il Consiglio regionale è chiama-to a pronunciarsi su atti di questo genere. “C’è una regione che ci chiede atti e politica e che riceve in cambio solo dibattiti ideologici”, è stato il com-mento di Oliviero Dottorini. “Ci sono imprese che chiudono i batten-ti, un tessuto artigiano che non trova prospettive, scuole che non hanno neppure la carta dove far disegna-re i bambini, ma noi rispondiamo

con un bel dibattito sui santi nello Statuto regionale”, ha aggiunto il capogruppo Idv citando don Lo-renzo Milani: “Quando una cosa ti è davanti agli occhi come una realtà oggettiva e ben palpabile non perdi tempo a rammentarla e descriverla ogni cinque minuti. Nessuno scrive libri e fa conferenze e ingaggia ap-passionate discussioni per dimostra-re che di giorno c’è il sole e di notte c’è buio”.Traduzione: non c’è bisogno di di-spute ideologiche per capire quanto la nostra cultura sia intrisa dell’espe-rienza e dell’esempio di San France-sco e di San Benedetto. Ma chi vuo-le buttarla in politica, sbaglia.

Panicale. Chiesto il vincolo panoramico

Dalla “terrazza” solo cemento

Statuto regionale. Dibattito ideologico proposto da Udc, Pdl e Pd

Chi scherza con i santi?

Panicale

Baiano di Spoletouranio impoverito?“La Giunta regionale si attivi con tutti gli strumenti a disposizione per avere informazioni circostanziate sul tipo di munizioni che transitano e vengono lavo-rate nello stabilimento militare di Baiano di Spole-to ed esiga dal Ministero della Difesa spiegazioni precise che escludano la possibilità che l’Esercito italiano faccia o abbia fatto uso di armi contenenti uranio impoverito e, nel caso, se queste siano mai transitate nello stabilimento umbro”. Con queste parole Oliviero Dottorini, capogruppo dell’Italia dei Valori in Consiglio regionale ha presentato nel mese di aprile un’interrogazione urgente alla giunta regionale sul possibile coinvolgimento dello stabi-limento militare di Baiano di Spoleto nell’inchiesta sulle armi all’uranio impoverito condotta dalla Pro-cura di Lanusei.

Bollo autoSe Aci fa rima con AsiIn Umbria la storicità di un autoveicolo o motovei-colo può essere autocertificata e il veicolo iscritto ad uno dei centri autorizzati dalla Regione senza ulteriori spese e senza essere obbligati a tesserarsi con un club privato. Ma il presidente Aci di Perugia in un’intervista ad un importante quotidiano locale ha consigliato che “per la auto storiche meglio sce-gliere l’Asi”. Immediata la replica di Oliviero Dot-torini: “Qualcuno dovrebbe ricordare all’Aci che in Umbria esiste una legge che consente ai cittadini di rivolgersi ai club convenzionati con la Regione e non solo all’Asi. Oltre a garantire serietà e pro-fessionalità, questi club sono nelle condizioni di validare le autocertificazioni a soli 25 euro contro i circa 180 richiesti dall’Asi per ottenere gli stessi benefici”. I cittadini possono collegarsi al sito web ammini-strato dal responsabile consumatori del gruppo Idv Dario Di Bello www.dottorini.com/auto (sempre aggiornato e ricco di informazioni utili) e verificare periodicamente le novità su procedure e modulisti-ca.

Profughi in umbriail dovere dell’accoglienzaA seguito dell’accordo fra Governo e Regioni, atto a superare la fallimentare gestione dell’emergenza umanitaria da parte del Governo nazionale, l’Um-bria ha accolto temporaneamente alcune decine di ragazzi nordafricani provenienti da Lampedusa. Il centrodestra regionale non ha perso occasione per tentare di far leva sulle paure dei cittadini umbri, che invece ancora una volta hanno dato una grande pro-va di accoglienza e generosità. Il consigliere regio-nale Oliviero Dottorini si è recato in visita presso le strutture temporanee di accoglienza di Canoscio e Montesca per incontrare i rifugiati tunisini e i re-sponsabili dei centri, anche al fine di valutare di per-sona le condizioni di accoglienza e sicurezza. “Caritas, Protezione civile e Croce rossa – questo il commento di Dottorini - stanno dimostrando una grande e non scontata capacità organizzativa per rispondere a un dovere civico cui siamo chiamati dallo stesso governo nazionale. Questa emergenza umanitaria deve trovare una risposta unanime da parte di tutti al di là delle appartenenze politiche e delle convenienze elettorali. Chi soffia sul fuoco della paura commette un errore e dovrebbe almeno avere il decoro di ricordare chi ha chiesto all’Um-bria e al nostro territorio di farsi carico di questa emergenza”.

Virgilio Bianconi, animatore dell’associazione Pan Kalon

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E’ ufficiale. Il primo anno di corso per in-fermieri di Villa Montesca non sarà attiva-to. Per Città di Castello significa lo sman-tellamento del proprio Polo universitario con un altro pezzo di città e di potenzialità economiche che se ne vanno, senza che il Comune abbia fatto nulla per impedirlo. Dottorini già nel marzo scorso aveva pre-sentato un’interrogazione in proposito, ma senza ottenere risposta. “Questo tratta-mento – spiega oggi - è stato riservato solo a Città di Castello. Evidentemente l’Uni-versità, dovendo tagliare da qualche parte, è intervenuta dove ha trovato il morbido. Mentre le amministrazioni di Assisi, Nar-ni e Foligno sono riuscite a salvaguardare i propri corsi universitari, l’amministra-zione Bacchetta si è dimostrata morbidis-sima, subendo in silenzio le decisioni che giungevano da Perugia”.Nel Piano dell’offerta formativa dell’Um-bria non viene tagliato nulla, se non i corsi universitari di Villa Montesca ed in que-sto quadro anche il corso di Tecnici per la prevenzione ambientale, che aveva a Città di Castello l’ unica sede formativa, viene sospeso senza alcuna garanzia che, qualora dovesse ripartire, lo faccia dalla stessa sede. “Eppure – spiega Dottorini - si tratta di due corsi di alta qualità che vantano indici di occupazione pertinente post-laurea tra i più alti in Italia, nonostan-

te il comune di Città di Castello non abbia mai fatto nulla per agevolare gli studenti nella mobilità e nei servizi. Ci risulta, tra l’altro, che dei quattro corsi di laurea de-centrati attivi in Umbria, quello tifernate era il meno oneroso dal momento che non aveva sede amministrativa e che la Asl di

Città di Castello aveva messo a disposi-zione la metà dei docenti e due dipendenti. Chiudere questi corsi quindi non produrrà alcun risparmio netto”. La disponibilità mostrata dal sindaco Bac-chetta nell’accettare questa scelta senza battere ciglio, fa pensare che i suoi inte-ressi siano concentrati su altri modelli di formazione, magari privati, tipo Cepu. Il risultato finale è che i 298 posti saranno ripartiti tra Foligno, Perugia e Terni.In questo modo la comunità tifernate per-de un altro pezzo di città grazie all’ac-condiscendenza di un’amministrazione comunale piegata alle direttive che giun-gono da Perugia.

Città di Castello. Smantellati i corsi di Villa Montesca

Università addioE’ l’unico caso in tutta l’Umbria. L’amministrazione Bacchetta tace e acconsente, mentre se ne va un altro pezzo di città

L’Umbria detiene molti record. Uno di questi è il numero stratosferico di auto-veicoli in rapporto alla popolazione. Si calcola che in media ogni tre abitanti ci siano due auto circolanti. Le maggiori ripercussioni sono per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Per questi motivi ha destato stupore e malcontento la scelta del comune di Pe-rugia di aumentare del 50 per cento il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici, creando enormi disagi e provocando un effetto disincentivante per chi intende prendere l’autobus invece del mezzo privato. E’ stato il Il Dipartimento giovani Idv a prendere per primo l’iniziativa, pro-muovendo una petizione contro il caro-biglietti. “Rispondere agli scellerati tagli del governo sul trasporto pubblico locale aumentando il prezzo dei biglietti paga-ti dagli utenti è una soluzione sbagliata che avrà solamente l’effetto di allonta-nare ancora di più i cittadini dall’utilizzo dei mezzi pubblici incrementando così i costi per la collettività”, ha detto Olivie-ro Dottorini, capogruppo Idv in Consi-glio regionale, sottolineando la necessità che la Regione si faccia carico di avvia-re serie politiche integrate per un reale

rilancio del trasporto pubblico. “Servo-no – ha spiegato Dottorini - nuovi piani urbani della mobilità, associati a misure di disincentivazione dell’uso dell’auto privata, e servono politiche più attente alle fasce di reddito e a particolari fasce di utenza, come ad esempio gli alunni delle scuole”.Ma purtroppo il Comune di Perugia non sembra aver recepito le proposte dell’Ita-lia dei Valori. Infatti dopo aver aumenta-to del 50 per cento il costo del biglietto è tornato sui suoi passi, introducendo una corsa per un solo mezzo al prezzo di un euro aumentando contestualmente il co-sto degli abbonamenti del 30 per cento. “La parziale marcia indietro del comu-ne di Perugia sull’aumento del biglietto unico ci appare tardiva e inefficace – ha commentato Dottorini -, perché dopo aver aumentato le tariffe con l’effetto di scontentare centinaia di studenti e pen-dolari e scoraggiare l’uso del trasporto pubblico, si introducono biglietti dalle caratteristiche inutili e inutilizzabili e si aumentano i prezzi degli abbonamenti, come dire, un errore per riparare a un altro errore”.Per firmare la petizione on line visita il sito www.firmiamo.it/mobilitiamoci

“Usare diserbanti quando non si è sicuri al cento per cento di non arrecare danni alla salute dei cittadini e all’ambiente è un gesto sconsiderato. Sarebbe opportuno interrom-pere questa pratica o per lo quanto meno fornire in maniera chiara e indiscutibile le necessarie rassicurazioni sulla innocuità dei prodotti usati”. Con queste parole il capo-gruppo regionale dell’Italia dei Valori, Oli-viero Dottorini, ha dato voce alle numerose segnalazioni di cittadini che denunciano un uso indiscriminato di diserbanti chimici per liberare le banchine stradali e le aiuole pub-bliche dalle erbe infestanti.“Ci risulta – ha spiegato Dottorini - che vi siano pareri discordanti sulla sicurezza di sostanze come il Glifosate, prodotto dalla multinazionale Monsanto. Mentre Anas sostiene l’innocuità per la salute umana, vi sono autorevoli pareri che mettono in guar-dia dalla possibilità che nella fase di degra-dazione si generino sostanze cancerogene”.“Il principio di precauzione - ha concluso il capogruppo Idv - vorrebbe che si evitassero pratiche sulle quali ci sono dubbi rispetto all’impatto sulla salute. Per questo ritengo che, in attesa di ulteriori rassicurazioni più convincenti di quelle finora fornite e det-tate dalla stessa multinazionale che vende il prodotto, sarebbe meglio abbandonare immediatamente la chimica e tornare agli sfalci meccanici”.

Perugia. Il Comune aumenta del 50 per cento il costo dei biglietti

Più caro viaggiare in autobusDiserbanti. Il caso GlifosateVeleni a bordo strada

Città di Castello

Il patrimonio dal valore inestimabile che il barone Franchetti aveva lasciato alla comunità tifernate, ha corso il rischio concreto di essere venduto per consenti-re alla Regione di fare cassa. Il tutto con l’incomprensibile avallo dell’amministra-zione comunale di Città di Castello. Già, perché la legge consente l’alienazione dei beni che il barone aveva lasciato alle Opere pie e che nel corso degli anni sono stati trasferiti in capo all’ente regionale che ne può disporre come meglio crede. E proprio durante la stesura del nuovo Piano patrimoniale regionale i beni Fran-chetti sono stati classificati come “aliena-bili”, nonostante le volontà testamentarie.Decisiva è stata la battaglia condotta dal presidente della commissione Bilancio Oliviero Dottorini che ha subito presen-

tato una serie di emendamenti per man-tenere in proprietà e con destinazione di uso pubblico gli immobili del lascito Franchetti, la cui vendita, tra l’altro, non avrebbe avuto alcun ritorno economico per Città di Castello e per l’Altotevere. Dopo un lungo dibattito la giunta regio-nale, che ha sottolineato il disinteresse del Comune tifernate, ha accolto in pieno gli emendamenti Dottorini. Dal Consiglio re-gionale esce un documento che restituisce quindi a Città di Castello la possibilità di utilizzare quei beni. “Ora – ha spiegato Dottorini - si apre la strada per un pro-getto di valorizzazione che l’amministra-zione Bacchetta non è stata in grado di elaborare e che invece dovrà subito esse-re inserito tra le priorità, coinvolgendo il Consiglio comunale di Città di Castello”.

Piano patrimoniale. Il lascito del barone resta a Città di Castello

Sventato il blitz sui beni Franchetti

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Dall’autunno del 2010 ad oggi l’Umbria è stata scossa da numerose vicende giudi-ziarie che hanno visto coinvolti esponenti di spicco della politica regionale, in par-ticolare del Partito democratico. Vi sono rinviati a giudizio, indagati e in certi casi soltanto notizie emerse da inchieste gior-nalistiche. Il quadro che ne emerge non è certo edificante. Leggendo intercettazioni e capi di imputazione si intuisce una real-tà fatta di apparati politici invischiati con quelli istituzionali, un sistema di potere che non riesce più a confrontarsi con il pu-dore o a delimitare il campo della propria azione nell’alveo del lecito.Dal caso “Sanitopoli”, che ha visto coin-volta la direttrice della Asl 3, Maria Gi-gliola Rosignoli, il consigliere regionale Luca Barberini e il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, fino ai fatti che coinvol-gono il presidente del Consiglio regionale, Eros Brega, indagato per peculato in rela-zione agli eventi valentiniani. E poi le noti-zie di stampa, non supportate a dire il vero (almeno per ora) da alcun fondamento e da nessuna notizia di reato, che chiamano in causa l’ex sindaco di Città di Castello e commissario Arusia Adolfo Orsini e la stessa Presidente della Regione, Catiuscia Marini, che sarebbe comparsa in un pizzi-

no di Viscardo Paganelli, l’uomo arrestato per le mazzette a Pronzato, in relazione alla vicenda Enac.Scambi, favori, raccomandazioni “Affiora un quadro desolante - ha detto il capogruppo dell’Italia dei Valori a Palaz-zo Cesaroni, Oliviero Dottorini, nel corso del suo intervento in Consiglio regionale -, fatto di scambi, favori e raccomandazioni. Questa situazione è grave non tanto (non solo) per i suoi risvolti giudiziari, ma per-ché ha il potere di indicare un modello, di confermare una modalità di approccio con i beni pubblici, di insinuare in modo nep-pure tanto velato che se vuoi fare strada o garantirti un futuro devi sottostare alle re-gole degli apparati e della partitocrazia. Di indicare ai giovani la strada del sottobosco e di una sistemazione facile e non quella dell’orgoglio, delle capacità, dell’impe-gno, della dignità. Questo sistema è ciò contro cui ci battiamo”.E’ chiaro che c’è una differenza sostanzia-le tra chi è indagato e addirittura rinviato a giudizio e chi è stato tirato in ballo soltanto da inchieste giornalistiche, come nel caso della Presidente Marini. Anzi, Dottorini ha apprezzato la scelta della governatrice di riferire direttamente in Consiglio regionale

la sua totale estraneità ai fatti, “evi-tando che si giocasse sul campo dell’ambiguità e dei sospetti”. “A dire il vero – ha detto Dottorini in aula - nessuna delle vicende degli ultimi mesi, da “Sani-topoli” agli Eventi Valentiniani, alla vicen-da Enac, di per sé fornisce elementi tali da indurre a considerazioni affrettate o a definire quadri di circostanziato malaffare. Ma è la somma di uno più uno, più uno di questi episodi a farci pensare a sintomi pericolosi, per nulla tranquillizzanti, a un intreccio inquietante tra politica, favori e clientele che emerge al di là dei rilievi giu-diziari. Certe notizie, certi costumi - e non mi riferisco, ovviamente, alla Presidente Marini - delineano un sistema di relazioni pericolose, un modo di costruire il consen-so servendosi delle istituzioni, un modo di-sinvolto di rapportarsi alla Cosa pubblica che viaggia sul crinale del lecito e forse, a volte, lo oltrepassa”.Le tentazioni autoassolutorie del Pd“Evidentemente – ha proseguito Dotto-rini - certe modalità sono penetrate nella nostra cultura più di quanto potessimo immaginare. I luoghi comuni del lavoro che si trova solo se appoggiati dai politici giusti, della necessità di ungere gli ingra-naggi della macchina pubblica per ottenere risultati trovano conferme pratiche quanto per ora aleatorie nelle notizie di stampa di questi ultimi mesi. In questo quadro il Par-tito democratico sbaglierebbe se cedesse a tentazioni auto-assolutorie, scegliendo di nascondere la polvere sotto il tappeto”.Per Dottorini “si tratta di vicende esecrabili che, al di là dei risvolti giudiziari, hanno a che vedere con la degenerazione dei partiti e con un sistema di connivenze che deve essere sradicato. La maggioranza di cen-trosinistra non può più sottrarsi dal dare una risposta. Noi dell’Idv faremo la nostra parte, convinti che di fronte a certe vicende solo la trasparenza, il rigore e la fermezza possono aiutare a restituire ai cittadini la fiducia nei confronti della politica”.

Politica. Sanitopoli, eventi valentiniani, caso Enac scuotono l’Umbria

Questione morale PdSituazione grave, al di là dei risvolti giudiziari. Dottorini: “Intreccio inquietantetra politica, favori e clientele. Il Pd non nasconda la polvere sotto il tappeto”

Idv: Il Pd batta un colpoIn merito alle recenti vicende giudizia-rie, la Segreteria regionale dell’Italia dei valori, ha emesso un comunicato che chiama in causa direttamente il Partito democratico.“La delicatezza delle posizioni occupate da quelli che sono oggetto di indagini o di rinvii a giudizio, la loro esposizione e la loro influenza, rendono necessaria, a nostro avviso, una presa di posizione forte e chiara del Partito democratico. Seguitare a tacere sarebbe per il Pd una pericolosa manifestazione di impoten-za, che l’opinione pubblica potrebbe in-terpretare come silenziosa acquiescenza a posizioni di forza interne al partito”.

Questione morale

Eros Brega, Presidente del Consiglio regionale, Pd. Indagato per peculato nell’ambito dell’indagine sugli eventi Va-lentiniani. Luca Barberini, consigliere regionale Pd. Indagato per peculato nell’ambito della vicenda Sanitopoli. Secondo l’accu-sa avrebbe fatto parte, in qualità di presi-dente della Vus spa, di una struttura con-solidata di assegnazione di favori, posti di lavoro e servizi, in cambio di voti.Maria Rita Lorenzetti, ex-Presidente della regione Umbria (Pd). Indagata nella vicenda Sanitopoli. L’accusa formulata è falsità ideologica e abuso d’ufficio su de-libere della Giunta riguardanti assunzioni nell’ambito della sanità pubblica.Maurizio Rosi, ex-assessore regionale alla Sanità (Pd). Indagato per falso ide-ologico e abuso d’ufficio nell’ambito di Sanitopoli. Gli viene contestata una deli-bera su autorizzazioni richieste dalle Asl allo stesso esecutivo.Gigliola Rosignoli, direttrice Asl 3 e ex-direttrice dell’Agenzia Umbria Sanità. Indagata per peculato nell’ambito dell’in-chiesta su Sanitopoli. L’accusa riguarda presunti illeciti rapporti tra soggetti priva-ti e dirigenti pubblici amministrativi.Sandra Santoni, dirigente Asl 3 e ex-ca-po di gabinetto della ex-Presidente della Regione Lorenzetti. Indagata nell’ambito della vicenda Sanitopoli. L’accusa riguar-da voto di scambio e assunzioni pilotate.

Nando Mismetti, Sindaco di Foligno. Indagato per peculato nell’ambito della vicenda Sanitopoli. Avrebbe commesso illeciti nella gestione di appalti e assun-zioni di personale tra soggetti privati e amministratori pubblici.Paolo Raffaelli, ex-sindaco di Terni (Pd). Rinviato a giudizio con l’accusa di disa-stro ambientale, truffa e maltrattamento dei lavoratori nell’ambito del procedi-mento su metodi di smaltimento dei rifiuti e condizioni di lavoro all’interno dell’in-ceneritore Asm di Maratta.Giacomo Porrazzini, ex-Presidente dell’Asm di Terni, già sindaco di Ter-ni. Rinviato a giudizio con l’accusa di disastro ambientale, truffa e mobbing nell’ambito del procedimento su metodi di smaltimento dei rifiuti e condizioni di lavoro all’interno dell’inceneritore Asm di Maratta.Catiuscia Marini, Presidente della Re-gione Umbria, Pd. Non indagata. Il suo nome emerge solo da inchieste giornali-stiche in relazione agli appunti sequestrati al titolare della Rotkopf Aviation, Paga-nelli, accanto ad una cifra di 20mila euro nella vicenda dei fondi Enac.Adolfo Orsini, Presidente Arusia, ex Sindaco, Pd. Non indagato. Il suo nome emerge dagli appunti sequestrati al titola-re della Rotkopf Aviation, Paganelli, ac-canto ad una cifra di alcune migliaia di euro nella vicenda dei fondi Enac.

Tutti coinvolti (a torto o a ragione)

Tra Magistratura e giornali