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Chi siamo e cosa desideriamo fare Solo poche parole per presen- tarci, per presentare questa associa- zione di volontariato di Campodipietra ma soprattutto per Campodipietra. Non so cosa diventeremo, non so co- sa saremo capaci tutti insieme di rea- lizzare ma sono certo che questa ini- ziativa possa solo far bene. La Pietra Rmìge vuole essere da subito la bot- tega dei vostri pensieri, delle vostre. riflessioni, dei vs progetti, delle vostre esigenze, dove tutti insieme lavorere- mo e ci aiuteremo per dare una rispo- sta e quindi un risultato a tutto ciò. Quello che ho detto non può passare attraverso l’improvvisazione ma si co- struisce pian piano, giorno per giorno; ognuno di noi porta il suo piccolo o grande contributo nell’interesse del bene comune, fuori da qualsiasi recin- to e pregiudizio. Non è stato e non è un gesto di coraggio ma solo di consa- pevolezza e di stimolo a quanto sono certo vorrete realizzare attraverso i vostri desideri. Sarà proprio l’impegno con cui que- sta associazione porterà avanti i pro- getti di tutti a caratterizzarla con la fer- mezza di intenti e volontà che già e- sprime attraverso il suo nome. Noi fondatori abbiamo voluto dar vita ad un’opportunità, aprire una finestra, creare una buona occasione per tutti di incontro e confronto. Questa nuova realtà avrà bisogno non di aiuto ma sicuramente di sostegno, del soste- gno di tutti i Campopetresi per percor- rere la sua strada nel migliore dei mo- di. Solidarietà, sensibilità verso il bene comune, impegno per la nostra cultu- ra, il nostro ambiente, amore per la storia e le tradizioni dei nostri padri. Comunità a misura d’uomo, democra- ticamente gestibile, bene collettivo da coltivare e tutelare. Aspettiamo tutte le famiglie o singole persone che vorranno dare una mano senza tanti ma e perché, animati dal- la voglia di partecipare con le proprie idee. Sono certo che accoglierete questa nuova associazione nel migliore dei modi con la volontà di fare il meglio per Campodipietra. Grazie per quello che vorrete fare! Periodico d’informazione riservato ai soci Sede redazione Via Roma, 24 86010 Campodipietra Resp. di redazione Rosamaria Di Iorio [email protected] U’Banntòre www.lapietraincampo.it Chi era u’Banntòre ? Una maschera teatrale prestata alla realtà di un tempo In questo numero U’Banntòre La Pietra Rmìge si presenta L’emigrazione Il ritorno dei bimbi bosniaci Campodipietra si tinge di rosa con il Giro d’Italia Tutti a tavola L’angolo dei versi La leggenda de La Pietra Rmìge Maggio 2010 “Chi z vo accattà nu puorc,dcetml’à mé ! “ “Chi vo i a Sant Mechel, le diec a matina z part; iatv à scriv a la casa d…” Chiudo gli occhi ed ancora oggi sento l’eco della trombetta del Banditore e le sue parole a volte incomprensibili, rivedo gli assembramenti delle donne di casa attorno a Lui in cerca di ulteriori informazioni e il suo spostarsi all’imbocco di un altro vicolo ove ripetere lo stesso avviso. Chi era u’banntòre? L’ultimo di cui ho memoria era Martino (la guardia) ma il mio ricordo va anche a zì Pasqualino (Busciaccia) o zì Michele (u’Bannetòre). loro erano Erano quelle persone che, facendo uso della trombetta e della propria voce, informava- no il paese della presenza di un commerciante in piazza, di un avvenimento o altro. Un telefono senza fili, un sms partito non da un freddo cellulare ma da una calda voce con i suoi pregi e i suoi difetti però certamente ricca di emozioni. Prof. Guido Pietrantuono Prof. Guido Pietrantuono Prof. Guido Pietrantuono Prof. Guido Pietrantuono Il Direttivo Associazione di volontariato Campodipietra Anno 1 n° 1 La Pietra Rmìge si presenta

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Il giornale dei Soci de La Pietra Rmige assocazione di Volontariato Campodipietra

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Chi siamo e cosa desideriamo fare

Solo poche parole per presen-

tarci, per presentare questa associa-zione di volontariato di Campodipietra ma soprattutto per Campodipietra. Non so cosa diventeremo, non so co-sa saremo capaci tutti insieme di rea-lizzare ma sono certo che questa ini-ziativa possa solo far bene. La Pietra Rmìge vuole essere da subito la bot-tega dei vostri pensieri, delle vostre. riflessioni, dei vs progetti, delle vostre esigenze, dove tutti insieme lavorere-mo e ci aiuteremo per dare una rispo-sta e quindi un risultato a tutto ciò. Quello che ho detto non può passare attraverso l’improvvisazione ma si co-struisce pian piano, giorno per giorno; ognuno di noi porta il suo piccolo o grande contributo nell’interesse del bene comune, fuori da qualsiasi recin-to e pregiudizio. Non è stato e non è un gesto di coraggio ma solo di consa-pevolezza e di stimolo a quanto sono certo vorrete realizzare attraverso i vostri desideri.

Sarà proprio l’impegno con cui que-sta associazione porterà avanti i pro-getti di tutti a caratterizzarla con la fer-

mezza di intenti e volontà che già e-sprime attraverso il suo nome. Noi fondatori abbiamo voluto dar vita ad un’opportunità, aprire una finestra, creare una buona occasione per tutti di incontro e confronto. Questa nuova realtà avrà bisogno non di aiuto ma sicuramente di sostegno, del soste-gno di tutti i Campopetresi per percor-rere la sua strada nel migliore dei mo-di. Solidarietà, sensibilità verso il bene comune, impegno per la nostra cultu-ra, il nostro ambiente, amore per la storia e le tradizioni dei nostri padri. Comunità a misura d’uomo, democra-ticamente gestibile, bene collettivo da coltivare e tutelare. Aspettiamo tutte le famiglie o singole persone che vorranno dare una mano senza tanti ma e perché, animati dal-la voglia di partecipare con le proprie idee. Sono certo che accoglierete questa nuova associazione nel migliore dei modi con la volontà di fare il meglio per Campodipietra.

Grazie per quello che vorrete fare!

Periodico d’informazione riservato ai soci

Sede redazione

Via Roma, 24

86010 Campodipietra

Resp. di redazione Rosamaria Di Iorio

[email protected]

U’Banntòre www.lapietraincampo.it

Chi era u’Banntòre? Una maschera teatrale prestata alla realtà di un tempo

In questo numero

U’Banntòre

La Pietra Rmìge

si presenta

L’emigrazione

Il ritorno dei bimbi bosniaci

Campodipietra si tinge di rosa

con il Giro d’Italia

Tutti a tavola

L’angolo dei versi

La leggenda de La Pietra Rmìge

Maggio 2010

“Chi z vo accattà nu puorc,dcetml’à mé ! “ “Chi vo i a Sant Mechel, le diec a matina z part; i atv à scriv a la casa d…” Chiudo gli occhi ed ancora oggi sento l’eco della trombetta del Banditore e le sue parole a volte incomprensibili, rivedo gli assembramenti delle donne di casa attorno a Lui in cerca di ulteriori informazioni e il suo spostarsi all’imbocco di un altro vicolo ove ripetere lo stesso avviso. Chi era u’banntòre? L’ultimo di cui ho memoria era Martino (la guardia) ma il mio ricordo va anche a zì Pasqualino (Busciaccia) o zì Michele (u’Bannetòre). loro erano Erano quelle persone che, facendo uso della trombetta e della propria voce, informava-no il paese della presenza di un commerciante in piazza, di un avvenimento o altro. Un telefono senza fili, un sms partito non da un freddo cellulare ma da una calda voce con i suoi pregi e i suoi difetti però certamente ricca di emozioni.

Prof. Guido PietrantuonoProf. Guido PietrantuonoProf. Guido PietrantuonoProf. Guido Pietrantuono

Il Direttivo

Associazione di volontariato Campodipietra

Anno 1 n° 1

La Pietra Rmìge si presenta

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Folte schiere di molisani si sono rivolte ver-so gli Stati Uniti e verso il Canada a partire dalla fine della I Guerra Mondiale e, più ancora, nel periodo dal 1945 al 1975; molti altri si sono diretti verso l’America del Sud, verso altri paesi europei e verso le regioni dell’Italia settentrionale. L’umanità portata come ban-diera,la cultura che viene da una saggezza antica, l’amore per un’idea di appartenenza, la memoria per la terra di nascita, la volontà di progre-dire per se stessi e per la famiglia sono i tratti caratte-ristici degli emigrati molisa-ni che conservano un potente

legame di affetto con i paesi di origine. E così è per gli emigranti di Campodipietra e per i loro discendenti che testimoniano una mai dimen-ticata fedeltà per il paese delle radici con associazioni-smo, le pubblicazioni e le feste tradizionale devozione per le Vergine ed i Santi patroni. Il paese d’origine, soprattutto per chi non lo ha vissuto a lungo, risente di una eccessiva mitizzazione e spesso diventa un “concetto”capace di trascu-rare anche quelle stesse ne-gatività che, un giorno, han-no determinato il distacco. Il senso di appartenenza ad una comunità percepita come salda su valori morali e so-ciali è ancora un cemento tra gli emigrati che so impegna-no a tenere viva la loro origi-

nalità campopetrese. Per questo è ancora usato il dia-letto, si rinnova scrupolosa-mente la gastronomia paesa-na e si tramanda puntiglio-samente la memoria delle tradizioni orali fatte di storie, nenie, cantilene, proverbi e devozioni che, altrimenti, non avrebbero più cittadi-nanza in contesti linguistici e culturali estranei all’origine molisana. E gli emigranti, dalle loro residenze attuali, grazie alle moderne tecnologie della comunicazione, ma anche grazie alla velocità con cui so può viaggiare in tutto il mondo, assistono alle pro-fonde trasformazioni che interessano Campodipietra. Tratto da”Campodipietra dall’emigrazione alla sfida dello sviluppo” di NICOLA PROZZO

L’emigrazione

Famiglie molisane accogliete i bambini bosniaci

mente acquisito che in situazioni drammatiche come quelle di una guerra, sono sempre i bambini a pagarne le conseguenze più tragiche.Uno dei nostri obiettivi è quello di offrire ai bam-bini bosniaci, anche se per soli due mesi all’anno, una relazio-ne educativa all’interno di un sano nucleo familiare con la speranza che i traumi che hanno subito e che continuano a tormentarli, possano quanto meno essere alleviati”. Tanti sono i bambini soli che desiderano ricevere affetto ed amore e, per questo motivo, l’Associazione lancia un appello a quanti intendono regalare felicità ai fanciulli attraverso un piccolo ma significativo gesto. Un gesto di solidarietà per i tanti bambini bosniaci che desiderano affetto e, al tempo stes-so, un momento di crescita per i bambini delle famiglie moli-sane che accoglieranno i piccoli bosniaci e che potranno con-cretamente aiutare chi soffre perché non ha una famiglia.

Saranno in Molise du-rante la prossima estate. Sono i bambini bosniaci del progetto di a c c o g l i e n z a p r o m o s s o d a l l ’ A s s o c i a z i o n e o n l u s “Molisesorriso”. I bambini pro-vengono da orfanotrofi della Bo-snia e desiderano trascorrere i mesi estivi nella serenità delle famiglie molisane. Il progetto di accoglienza realizzato nell’estate 2009 è stato un vero successo e, per tale ragione, l’Associazione “Molisesorriso” presieduta da Raffaele Lucci, ha deciso di acco-gliere nell’estate 2010 un gruppo più numeroso di bambini al fine di regalare un po’ di felicità ai tanti fanciulli meno fortunati. “ Il progetto “Accoglienza moli-sana” – spiega il Presidente Lucci - si articola in due fasi : la prima fase riguarda i minori bosniaci al di sotto dei quattordi-ci anni denominata “UNDER 14” mentre la seconda fase ri-guarda i ragazzi bosniaci che hanno superato il quattordicesi-mo anno di età ed è denominata “OVER 14”. E’ ormai universal-

L’umanità portata come bandiera,la cultura che viene da una saggezza antica, l’amore per un’idea di appartenenza, la memoria per la terra di nascita, la volontà di progredire per sé stessi e per la famiglia …

Comitato Esecutivo Associazione Culturale

Campodipietra a Montreal

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Le famiglie interessate possono contattare

il presidente Raffaele Lucci

al numero di cellulare +39 320 6620664

oppure cliccare sul sito

www.molisesorriso.com.

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I l Giro d’Italia, come

quasi tutti gli anni, torna ad attraversare le strade del Molise nell’undicesima tappa dell’edizione 2010,

prevista per il 19 maggio. Il per-corso si snoderà attraverso 256 chilometri, da Lucera, in provincia di Foggia, fino a L’Aquila, per rendere un omaggio dovuto alla popolazione aquilana colpita così duramente dal sisma dello scorso anno. Questa tappa è stata caldeg-giata espressamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napoli-tano, considerato che non si pote-va inserirla nel percorso del Giro 2009, quello del Centenario della Corsa Rosa. L’arrivo del Giro a L’Aquila sarà certamente un moti-vo di aggregazione, di conforto e di gioia per questa città ferita nella sua identità, rappresentata dal centro storico rimasto ancora to-

talmente inagibile dopo un anno dal 6 aprile; il Giro è sempre un momento di grande richiamo po-polare in tutte le parti d’Italia, aiuterà gli aquilani a mettere da parte, almeno per un giorno le sofferenze di un anno così duro. E’ importante, inoltre, il valore simbolico e storico-sociale di questa tappa, perché ripercorre le vie della transumanza che porta-vano i pastori abruzzesi e molisa-ni a scendere con le greggi in Puglia nei mesi più freddi dell’anno, seguendo il percorso disegnato dai tratturi, per poi ri-tornare sull’Appennino per le stagioni più calde. La tappa, du-rante le sue prime battute, costeg-gerà Campodipietra, passando a pochi chilometri dall’abitato lun-go la Fondovalle del Tappino, per poi puntare verso Campobasso e

verso l’Abruzzo. Proprio per l’aggregazione popolare che il passaggio del Giro provoca in tutt’Italia, nel contesto di questo “cordone rosa” che lega Abruz-zo, Molise e Puglia, Campodi-pietra deve prepararsi a salutare con gioia e calore, magari anche con un pizzico d’orgoglio, la carovana rosa. La comunità, ne siamo certi, accoglierà il pas-saggio del Giro con entusiasmo; il suo territorio comunale non presenterà magari salite dolomi-tiche, alpine o appenniniche, ma ciò che conta è sempre il calore della gente, pronta ad esaltarsi nel vedere una Maglia Rosa in bicicletta (anche se per pochi secondi) per poter dire comun-que “io c’ero”. E allora, benve-nuto Giro d’Italia.

Filippo CarloneFilippo CarloneFilippo CarloneFilippo Carlone

MORTE DI UN CANE

Vagola e annusa inquieto a dritta e a manca, sosta per spandere acqua sul palo dalla luce fioca aureolata dalla bruma, nell’umido serale silenzio del viale deserto. Un cigolìo di freni, un guaiolare dolente, una corsa che riprende. La notte ripiomba nella quiete, indifferente. E’ morto un cane.

MICHELE BULDRINI (tratto da Antologia di poeti Molisani piccoli e grandi di Giuseppe Fratangelo IUBILEAUM A.D. 2000 VOL.1)

Tutti a tavola

I CUSCINETTI DELLA NONNA

Per la pasta: gr.600 farina n.02 limoni gr.200 olio di oliva gr. 250 vino bianco n.02 bustine di vanillina un pizzico di sale Per il ripieno: gr. 300 mandorle sgusciate gr. 250 di zucchero frutta candita a piacere un bicchiere di liquore Milk Sulla spianatoia unite alla farina la scorza grattugiata dei due limoni, la vaniglia, il sale, l’olio e il vino ed impastate il tutto fino a quando ha raggiunto la giusta consistenza. Arro-tolate in un canovaccio e lasciate riposare per il tempo ne-cessario per la preparazione del ripieno. Tuffate per qualche minuto le mandorle in acqua bollente, pelatele ed infornatele per farle asciugare, tritatele finemen-te e mescolatele allo zucchero ed alla frutta candita tagliata a piccoli pezzetti. Amalgamate il composto e lasciate ripo-sare. Riprendete la pasta e stendetela con il matterello non molto sottile. Ricavate tanti dischetti che riempirete con una noce del ripieno e ripiegate su se stessi chiudendo per bene con la rotella dentata. Disponete i cuscinetti in una teglia unta ed infornate in forno già caldo a 200° per 15 minuti.

L’angolo dei versi

Campodipietra si tinge di rosa con il Giro d’Italia 11^ Tappa

LUCERA-L’AQUILA 19 maggio 2010

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La leggenda del nostro nome

Si racconta che in una contrada non ben definita, ma probabilmente lun-

go le strade comunali che da Campodipietra portavano ai vicini comuni di Gildone e

di Mirabello, vi fosse, alla confluenza delle suddette strade, una pietra grande e

piatta. Su di essa si riposavano i contadini che la mattina si recavano a lavoro nelle

loro terre prima di salutarsi e prendere ognuno la propria strada. Essa era anche

il punto di incontro la sera quando, dopo il duro lavoro, ci si rincamminava stanchi

per raggiungere la propria povera casa in Campodipietra. Sembra il racconto di

una banale e ripetitiva giornata di lavoro, ma c’era un enigma che assillava ogni

mattina ed ogni sera i contadini che passavano e si riposavano su quella pietra.

L’enigma consisteva nel fatto che su di essa qualcuno aveva scalpellinato la frase:

“ viat a chi m rvota” (beato chi mi rigira). La fantasia del povero contadino

volava alta nel pensare agli immensi tesori che quella pietra nascondeva. I sogni si

infrangevano però nel pensare agli sforzi immani da fare per potere da solo rigi-

rare la pietra, visto che nessuno voleva condividere con altri la gioia della scoper-

ta. Era questa la preta Rmìge. Sembra che questa storia non abbia un finale.

Invece no! Un giorno un contadino che da tanto tempo cercava di carpire il segre-

to alla pietra dopo ripetuti e sovrumani sforzi riesce a ribaltarla. Con somma me-

raviglia non scopre tesori tanto desiderati ma solo una scritta sull’altro verso del-

la pietra. La scritta diceva:

“e mo che m’ha rvutat steng bon pur a quist’atr lat”

(ora che mi hai rigirato, sto bene anche su quest’altro lato). Qui finisce il raccon-

to, e noi da bambini ci chiedevamo che senso avesse quella burla. Non c’è una mo-

rale dettata, c’è solo l’invito a riflettere sulla storiella:

I contadini che quotidianamente intraprendono un lungo viaggio per affrontare un

duro lavoro;

La pietra come punto di riposo e separazione la mattina e come punto di incontro

la sera;

I sogni di una vita migliore;

Gli sforzi per far si che i nostri sogni si avverino;

Dopo un grande sforzo l’attesa per la ricompensa;

La delusione che può arrivare dopo aver compiuto un grande lavoro per raggiunge-

re un obiettivo.

Ognuno di noi può trarre una morale da un racconto che in fondo sembra banale.

Il tempo...si è fermato

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