TWISSST - ISSSUE NUMBER ONE - ITALIAN EDITION_

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1 FASHION, ARTS & CULTURE MAGAZINE ISSUE NUMBER ONE ISSUE NUMBER ONE ITALIAN EDITION

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FASHION, ARTS & CULTURE MAGAZINE

ISSUE NUMBER ONEISSUE NUMBER ONE

ITALIAN EDITION

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Model: Carlos Ferra

Agency: Mayor Paris

Photo: Laurent Humbert, Paris

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86 giorni son passati dalla pub-

blicazione del numero zero di TWISSST.

Più di 94.000 pagine visitate in 14 paesi

di�erenti senza alcuna promozione di

marketing alle spalle è stato un risultato

più lusinghiero di quando sperato inizi-

almente.

Deduciamo quindi che esiste ancora

spazio per una scommessa editoriale in-

dipendente che si de�nisce per la solid-

ità dell’informazione o�erta e la qualità

artistica divulgata.

Ci addentriamo in Dicembre e abbiamo

deciso dedicare l’edizione #1 di TWISSST

ad una linea editoriale poco convenzi-

onale: Trattiamo non solo la moda come

creatrice di tendenze ma anche come

realtà industriale, analizziamo i risultati

macroeconomici dei gruppi PPR e LVMH,

possessori di marche como Gucci, Yves

Saint Laurent, Louis Vuitton o Alexander

McQueen, sorprendendoci per la buona

salute �nanziaria e la liquidità che la

moda internazionale dispone in tempi

così avversi. Ci siamo innamorati con il

lavoro di un fotografo francese e, con la

naturalità di cui godiamo in qualità di

indipendenti, abbiamo deciso dedicare

la copertina dell’edizione di Dicembre

all’Uomo; Laurent Humbert �rmò a Pari-

gi la fotogra�a in cui Carlos Ferra plasma

superbamente il “new masculine look”

richiesto nelle passerelle più importanti

a livello internazionale.

Ci proponiamo conoscere Phoebe Philo,

direttrice creativa della casa francese

Céline e che, in appena alcuni anni, è

passata dallo stare alla guida di una

marca appisolata a darle splendore e

posizionare la Maison all’avanguardia

dell’industria; ancora, da Parigi ci sono

pervenute via Wetransfer, le immagini del

lavoro di Laurent Humbert, cui non pote-

vamo certo non dedicarle lo spazio che si

meritano.

Viaggiamo poi a Helsinki constatando che

in Finlandia esiste un paesaggio per ogni

persona e vi raccontiamo la straordinaria

storia dell’autrice – nuovamente �nland-

ese - So� Oksanen: “Purga”, casualmente

scoperta in una pomeriggio di lettura.

Sulla strada del ritorno, passiamo per

Milano e comproviamo il megalomano

rinnovamento architettonico che la città

sta vivendo alla vista dell’Exposizione Uni-

versale di 2015 e che riunisce i più ricon-

osciuti architetti del momento.

Di ritorno a Madrid, rivolgiamo lo sguardo

all’indomabile creatività della Fura dels

Baús e iniziando il countdown per la chi-

usura dell’edizione e il risultato sono 104

pagine di informazione che culminano

con un’ultima s�da: aspirare, per un lato,

alla rinnovata �ducia di quanti si hanno

accompagnati del numero zero della riv-

ista e, dall’altro, veder TWISSST aggiunta

alla “favourite list” di molti altri TWISSSTers

nel mondo.

Per le 94.000 pagine visitate nell’edizione

zero e per tutte quelle che aspiriamo con-

seguire con il presente numero, abbiamo

ancora un’ultima parola da dirvi,

GRAZIE!

Lettera del Direttore

Illustrazioni: Ricardo Naranjo González

Norberto Lopes Cabaço

Editor in Chief and Creative Director

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L’autopropaganda e la megalomania non sono state solo comportamenti

propri dei grandi uomini politici o ditta-tori del `900; questa qualità, se così pos-siamo de� nirla, è antica quanto la società umana.Prima dei vari Stalin, Hitler o Napoleo-ne, vi sono stati già esempi nell’antichità più remota, nell’Egitto dei Faraoni dove Ramsese II inventò la propaganda nelle forme in cui la conosciamo attualmente per osannare la sua persona. E infatti, non è per nulla strano che oggigiorno chiunque conosca o abbia sentito parlare di questo Faraone.E la Cultura e l’Arte non sono certo state immune da questo fenomeno.L’uomo che meglio seppe utilizzare ques-to strumento nell’ambito artistico fu sen-za dubbio Yves Klein. Senza essere uno dei pochi eletti da potersi considerare im-prescindibile della Storia dell’Arte.

L’ALTRO YVESKLEINYVES

Testo: Jose Manuel DelgadoTraduzione: Giulia Chiaravallotti

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“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

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Di genitori artisti, entrambi pit-tori, Yves cominciò la sua car-

riera professionale come judoka; e ciò in�uì senza dubbio nella sua produzione artistica e nella vita personale. Da jodoka conosce e si sommerge nella �loso�a Zen e nella conoscenza del mondo orien-tale intrigato e in�uenzato per sua la mistica. Entra in contatto con la setta dei Rosacroce, una setta cristi-

ana francese della �ne del ‘800 con una mistica centrata nella ricerca del vuoto, della libertà che rappre-senta il cielo. La ritualità e il misticismo sono la base per poter comprendere appi-eno la sua opera.La prima apparizione u�ciale in scena di Klein come artista visuale si ebbe nel 1955, quando presentò il suo monocromo “Espressione del

universo” di un arancione piombo nel Salon des Réalités Nouvelles di Parigi. El quadro fu respinto ad-ducendo l’argomentazione che “un unico colore non era su�ciente per costruire una pittura”. L’opera si presenta insieme a una serie di tav-ole monocromatiche, giallo, bianco, nero, rosso, rosa e verde. Il colore acquisisce un’importanza assoluta che supera il disegno e la forma.

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“© Yves Klein, ADAGP, Paris”“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

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Comincia ad assegnare al colore un �ne in se stesso tralascian-

do il disegno e la forma; il colore come mezzo per materializzare l’immateriale, capace di cambiare e generare sensazioni. Elimina la linea e il disegno: non hanno piú senso. Il rullo diventa il primigenio stru-mento di creazione, cui seguiranno il fuoco e, poi, il corpo umano.Il ’57 si considera l’anno della sua consacrazione, con due esposizioni simultanee a Parigi, nella gallerie di Iris Clert e di Collette Allende; crea una propria sinfonia per accompa-gnare l’esposizione, una unica nota durante 20 minuti seguita da un si-lencio di pari durata. In queste due proposte monocromatiche si con-centra soltanto nel blu, battezza con il proprio nome una tonalità precisa di blu, che da quel momento si con-osce semplicemnte come Blu Klein.

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“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

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Nel ’58 nella sua galleria e con la sua gallerista feticcio, Iris Clert, per celebrare i suoi 30 anni, real-izzò una esposizione unica. Dip-inse a rullo l’interno della galleria in bianco; solo la porta d’entrata e il marciapiede attiguo li dipinse di blu Klein. Liberò palloncini col-orati blu Klein per Parigi giorni prima della inaugurazione. Tutto era pensato per glori�care la sua �gura, creò incluso un cockatil

a base di gin, ovviamente..blu! Il cocktail si serviva a tutti gli invitati all’esposizione ed era consumato mentre Klein spiegava passo pas-so, in gruppi ridotti, il signi�cato dell’opera, una stanza vuota dipinta di bianco.La reazione del pubblico fu della più dispare, alcuni si sentirono ingannati, altri meravigliati si lan-ciarono alla ricerca di linee o dis-egni nelle pareti, altri ancora, com-

mossi, gridavano o piangevano per aver, secondo loro, compreso il sig-ni�cato della opera, il vuoto.Tutti avevano apertecipato a un rito iniziatico in cui Klein era il messia, l’unico mezzo di comprensione dell’opera; l’accusarono di farsante, di profeta, di pazzo, però senda dubbio una cosa era certa, non las-ciò nessuno indi�erente.

C oncepì la sua opera come un tutto strutturato in varie parti. Riveste

la sua produzione artistica di un pre-ciso obiettivo: glori�care la propria �gura, e per questo genera le proprie epoche: la azzurra, la pneumatica, la perfomatica, etc….Una delle sue opere più incredibili fu il tentativo di dipingere di blu l’obelisco di Place de la Concorde a Parigiper quanto assurdo, ottenne il permesso però all’ultimo momento il governo bloccò la realizzazione dell’opera. Fino a lì arrivò l’in�uenza dell’artista.

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“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

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Dopo questa opera insigne com-incia la sperimentazione con

altri colori,come il dorato o il rosa, entrambi con un signi� cato religioso para i Rosacroce, ed addirittura in-iziò a sperimentare l’uso del fuoco. Bruciava letteralmente le tele che previamente erano state impreg-nate di liquido in� ammabile; questo processo di “macchato di tela” si ot-teneva bagnando una modella nuda in questo liquido per por essere con-dotta da Yves. Questi processi crea-tivi erano aperti al pubblico e reg-istrati ed erano accompagnati dalla orchestra monotono; era la creazione dell’opera – rito.

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“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

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Si ossessionò con il vuoto, cercò la antigravità attraverso la lievitazi-

one, cosa che, secondo la sua ver-sione, raggiunse varie volte. Como estasi della ricerca, si lancia da un terzo piano per essere recuperato dai suoi allunni judoka, ed il fotomon-taggio si pubblicò seguendo la sua rischiesta.La morte lo sorprese a soli 34 anni nel 1962 in una riunioine con i suoi compagni di movimento e la doman-da que ci facciamo è, � no a dove si sarebbe spinto?È senza dubbio, il modello di artista autodidatta che senza alcuna qualità di grande livello riuscì non solo a ritagliarsi un spazio nella Storia dell’ Arte ma anche essere riconosciuto come uno dei più importanti del XX secolo.La propaganda riuscì nel suo intento.

“© Yves Klein, ADAGP, Paris”

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Nuno Moreira e Marco Moreira ( Central Models, Lisbon)

Photo by : Carla Pires

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All people are born equal...

then some become

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Editor in Chief & Creative DirectorNorberto Lopes Cabaço

[email protected]

Foreign Editors DirectorMauro Parisi

[email protected]

Twissst Polish Edition ResponsibleWeselina Gacińska

[email protected]

Editorial CoordinatorChloe Yakuza

Architecture & Art DirectorMauro Parisi

[email protected]

Graphic DesignersDavid Lariño Torrens

[email protected] Marie O’Donnell

[email protected]

Staff

Foto Ryan Tansey

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Twissst Magazine - Head O� ceCalle Gran Via, 57 7 F28013, Madrid, SpainTel: 34 910 072 [email protected]

Twissst English EditionAngela Velo PérezDaniela CataldoClare Hodgson

Twissst Italian EditionGiulia ChiaravallottiFrancesco Marangon

Twissst Polish EditionWeselina Gacińska

Anna Golias

Twissst Portuguese EditionElis Por# rio

Bernardo Saavedra

Twissst Spanish EditionElena Arteaga

Benedicta Moya

Contributors

Laurent Humbert, Eleonora Maggioni,Laura Parisi, Siu Cho Hang,

Jaime G. Masip, Jose Manuel Delgado, Ricardo González Naranjo,

Carlota Branco.

Editors

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Texto: Eleonora Maggioni

La Fura Dels BausUn approccio all’ímpeto creatore della compagnia di teatro totale

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IL mio primo incontro con il mondo “furero” è avve-nuto un po’ per caso ed è stato subito amore a prima vista.Era il Capodanno del 2004, Genova era la capitale eu-ropea della cultura e La Fura presentava quella notte la prima mondiale di ¬On Naumon “ Il Viaggio”, uno spet-tacolo/evento di luci, suoni e danza.Una nave lunga 60 metri approdava al Porto Antico di Genova, colma di 150 persone tra funamboli, attori, bal-lerini, tecnici, marinai; il suo arrivo ne veniva scandito dal ritmo ipnotico di tamburi giapponesi che accompagna-vano l’entrata dell’imbarcazione.Successivamente l’intero porto si sarebbe trasformato in un enorme palcoscenico, con grandi scenogra� e e coreo-gra� e sospese sul mare, in un climax ascendente di colori, suoni ed acrobazie che avrebbero accompagnato l’arrivo del nuovo anno.Il viaggio del Naumon era però appena iniziato, da Gen-ova partiva infatti per toccare almeno una ventina di porti del Mediterraneo, per poi dirigersi verso l’Oceano Atlan-tico, Paci� co ed Indico.

Degustación de Tito Andronico/Foto de Francesca Sara Cauli

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È però all’interno di un teatro che la Fura mi sorprende qualche anno dopo, grazie alla sua capacità di modi� care uno scenario convenzionale, incorporando video ed altri elementi visuali. Una libera interpretazione de la Metamorfosi di Ka� a viene messa in scena nel 2005 in Giappone, e nel 2006 giunge al teatro Maria Guerrero di Madrid. La Fura sceglie in questo caso una messa in scena molto più vicina al testo che alla performance, pur senza rinunciare alla contaminazione con il digitale. Grazie alla contrapposizione tra palcoscenico e proiezioni sullo schermo, il regista Alex Ollè riesce a creare un’atmosfera da sogno, una realtà onirica che ben rappre-senta il mondo immaginario descritto da Ka� a nel suo romanzo. Per trasmettere allo spettatore l’idea dell’alternarsi tra realtà e � nzione, le immagini proiettate sono � lmati che vengono poi manipolati in post-produzione.La scengra� a composta da un grande cubo trasparente, un tavolo ed uno schermo, è in continua evoluzi-one, questo poichè lo spazio stesso è per la Fura parte della metamorfosi sperimentata dal protagonista. Il cubo dentro il quale vive Gregor Samsa permette che la contrapposizione tra realtà esterna ed il mondo privato del protagonista sia ancor più evidente e straziante agli occhi di chi la osserva.

Metamorfosis

Metamorfosis

Neumon en Genova 2004

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La storia di questo collettivo di ar-tisti catalani risale al 1979, anno in cui Marcel Antunez Roca, Quico Palomar, Carles Padrissa e Pere Tantinya fon-dano la compagnia iniziando a fare animazione di strada e a sperimentare con l’utilizzo del movimento e della musica.Fin dall’inizio la Fura si de� nisce una compagnia sperimentale, il cui obiettivo è quello di rompere con la tradizione del teatro classico.Negli anni ‘80 inizia l’avvicinamento al teatro, con la sperimentazione che da sempre contraddistigue la compagnia, iniziano le interazioni con la musica, la danza e l’introduzione di materiali naturali e nuove tecnologie.Nel decennio successivo la compagnia si avvicina all’opera ed ai macro-eventi, realizzando nel ‘92 lo spettacolo di ap-ertura dei Giochi Olimpici di Barcel-lona.

Boris Godunov

Boris Godunov

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È agli inizi del 2000 che la Fura si consolida a livello internazionale, diventando punto di riferimento per molte compagnie emergenti, si conia il terminei tea-tro furero, per descrivere quell’insieme di elementi caratteristici delle perfomance del collettivo.La sperimentazione prosegue anche nell’ambito dei macro spettacoli, il linguaggio furero si adatta ad un pubblico enorme, utilizzando grandi spazi scenici. Le istituzioni e le aziende pubblicitarie utilizzano la compagnia per creare eventi di grande importanza, come ad esempio i Giochi Mediterranei di Almeria nel 2005.Iniziative come questa permettono il riconoscimen-to su vasta scala della Fura, che continua del resto a portare avanti progetti paralleli nel teatro convenzi-onale.Nel 2008, con Boris Godunov, la Fura si conferma pioniera nell’esplorare alternative al teatro che de� -nisce “all’italiana”, inteso come quello spettacolo che si sviluppa sul palcoscenico tradizionale. Con questa nuova performance la Fura rompe la quarta parete e crea un’opera di metateatro allo stato puro. Partendo da una critica/ ri� essione sul totalitarismo celato di alcuni Stati Democratici e sulla paura del terrorismo che negli ultimi anni i Paesi occidentali hanno cominciato a sperimentare, il direttore arti-� co Alex Ollè, rompe di nuovo la nozione purista di teatro ed inserisce elementi cinematogra� ci ed au-diovisuali.Il pubblico diviene fruitore e protagonista, gli ostag-gi sono gli spettatori stessi, e nonostante si sappia dal minuto zero che di � nzione si tratta, siamo portati a vedere in faccia i nostri fantasmi, costretti ad involu-crarci nella storia a cui stiamo assistendo.

Degustación de Tito Andronico Degustación de Tito Andronico

Boris Godunov

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Nel 2010 la compagnia torna alle origi-ni portando in scena uno spettacolo com-pletamente furero in cui l’interazione con il pubblico è di vitale importanza. La Fura porta al palcoscenico Degustazi-one di Tito Andronico,libera adattazione della tragedia shakeaspeariana.Il pubblico resta in piedi durante l’intera funzione, circondato da passerelle metal-liche sulle quali si innalzano le macchine che trasportano gli attori.Durante la rappresentazione due chef cu-cineranno pietanze che una trentina di fortunati tra il pubblico potrà poi degus-tare con gli attori.Un connubio di musica, danza e profumi che si spandono per tutta la sala, nel ten-tativo di coinvolgere il pubblico � no al tragico � nale.

Degustación de Tito Andronico /Foto Francesca Sara Cauli

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Il lavoro della Fura prosegue in quest’ultimo decennio, al-largandosi alla sperimentazi-one in campo cinematogra� co (Fausto 5,0) e nella rete, con un genere che il collettivo catalano de� nisce come teatro digitale, somma di “artisti e bits”.

Dopo essersi addentrata nel 2011 all’interno del mondo op-eristico con “Oedipe!”, la Fura continua l’investigazione in questo campo con “Babylon, un racconto di macchine”, che si inaugurerà questo ottobre al Bayerische Staatsoper di Mo-naco.In parallelo, a � ne 2012, la Fura proeguirà con diversi macro-eventi in tre città mondiali: “Aphrodite and the Judgment of Paris” in Korea; “� e Visit” in Cina e “� e idden City” a Bucarest.

Imprevidibilità ed innovazi-one sono nel DNA della Fura Dels Baus, attendiamo pertanto impazienti che torni a stupirci presto.

Degustación de Tito Andronico /Foto Francesca Sara Cauli

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Laurent Humbert

Laurent Humbert nasce nel Sud della

Francia, in una piccola cittadina costiera, Hyères,

baciata da colori rotondi e luminosità abbon-

dante e formalmente conosciuta per ospitare

l’”International Festival of Fashion and Photogra-

phy” Forse tutti questi fattori condizionarono la

traiettoria di questo rivelatore artista che �n da

corta età sviluppò una relazione di prossimità con

la fotogra�a.

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Appena dodicenne ritratta la

famiglia e gli amici e da quel momento

seppe che il legame che lo avrebbe legato

alla fotografía sarebbe stato indissolubile.

Fu, quella prima immagine che ottenne,

il catalizzatore di un processo di formazi-

one e, la curiosità propia dell’età per lo

sviluppo di quella foto, prova di una curi-

osità intrinseca alla personalità di questo

acclamato fotografo.

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Una volta terminati gli studi in Arte, In-

formazione e Comunicazione, Laurent abbandona

la città dove crebbe per Parigi dove continua il

processo di creazione e di profondizzazione della

sperimentazione.

Crea un proprio stile fotogra�co, le sue immagini

rivelano chiaramente il Dna artistico dell’uomo

che sta dietro della camera.

Come clienti abituali, Laurent Humbert conta con

Lacoste, Zara (Francia), DIM o Lancel e ha collezi-

onato critiche tanto positive come numerose in

media del calibro di “Le Figaro”, “L’Express”, “Luna”,

“Tetu” o “GQ”.

Il fatto che Laurent Humbert abbia conquistato il

rispetto e continui a godere del apprezzamento

tanto delle marche como delle agenzie basate a

Parigi, è il risultato di anni di investigazione e della

creazione di fotogra�e di una elevata carica emoz-

ionale e di chiara �loso�a minimalista come testi-

monia la esiguità degli accessori usati.

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Assoluto sostenitore del concetto “Less is More” e di un’ es-

tética “clean”, il lavoro di Laurent ci chiama alla memoria una mas-

sima di Monsieur Cristobal Balenciaga:

“un buon couturier deve essere architetto per il progetto, scultore

per la forma, pittore per il colore, musicista per l’armonia e "losofo

per le misure”

Sosteniamo l’applicabilità di questo principio in molte aree, ovvia-

mente in fotografía e senza dubbio alcuno, nel lavoro di Laurent.

Per tutto quanto detto, per ciò che rappresenta e, per "rmare la

cover del numero 1 di TWISSST,

Merci Monsieur Humbert!

Norberto Jose Lopes Cabaço

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La Nuova Milano, metro a metro

Dal 31 marzo 2008, quando Milano si è aggiudicata l’Expo 2015, il restyling della città

ha preso un corso che pare inarrestabile; la città meneghina sta cambiando volto e la presenza

di cantieri a cielo aperto ormai è diventata quasi naturale per i cittadini.

Palazzo Regione Lombardia. Photo: Simone Utzeri

Testo: Laura Parisi

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Dall’intera area Porta Nuova a

Cascina Merlata, dall’ex cinema Excelsior

al Bosco Verticale, dalla nuova sede

della Regione al complesso Citylife,

dalle riquali�cazioni degli scali ferroviari,

alle caserme e alle aree demaniali,

Milano pare abbia deciso di superare

l’inesauribile diatriba tutta italiana tra

primato della conservazione e dello stile

“tradizionale” e slancio in altezza propria

delle metropoli internazionali.

A tre anni dall’Expo e in attesa di vedere

come verrà e�ettivamente completata

l’area espositiva ad essa dedicata,

abbiamo deciso di avvicinarci alla capitale

economica italiana per cercare di farci

una idea di tutte le trasformazioni in

corso che, nonostante qualche ritardo

e polemiche, stanno contribuendo alla

formazione della nuova Milano del futuro.

Palazzo Regione Lombardia. Photo: Simone Utzeri

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Partiamo dalla prima fase, dal già presente e visibile; il 2009

ha visto la presentazione della nuova sede della Regione Lombardia;

costruita su di un’area di 30.000 mq da 700 persone in soli due anni, 24

ore su 24, il progetto porta la �rma della Pei Cobb Freed &Partners di New

York.

Palazzo Regione Lombardia. Photo: Meravigliosopericoloso

Palazzo Regione Lombardia. Photo: Meravigliosopericoloso

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Inaugurate nel 2009 anche le torri progettate da Dominique Perrault, architetto francese di fama internazionale, alte rispettivamente 72 e 65 metri e inclinate di 5 gradi; la torre più alta

verso Fieramilano, quella più bassa verso la città. Ospitano circa 400 camere di un albergo di una

catena spagnola. L’elemento cilindrico ha una struttura in acciaio ed è rivestito con lamiere in

alluminio color giallo oro.

Si tratta di quattro edi!ci curvilinei di 9 piani che si snodano attorno alla torre

centrale di 39 piani e che hanno permesso il raggruppamento di tutti gli u"ci regionali

anteriormente disseminati per l’intera città, anche se non ha signi!cato la sostituzione

dello storico Palazzo Pirelli cui si a"anca.

Hotel NH. Photo: Roberto Arsu" (Urban!le.it)

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Ritornando in centro

città, a pochi passi dalla stazione

di Porta Garibali, possiamo già

ammirare il Centro Direzionale di

Porta Garibaldi.

Le due antiche torri delle Ferrovie

dello Stato, datate anni ‘80 sopra

i binari della stazione, dopo una

operazione di recladding completo

oggi pressochè conclusa, sono

state completamente trasformate

secondo le più moderne tecniche

dell’architettura ecocompatibile

(pannelli fotovoltaici sulle facciate

e solari sui tetti, serre bioclimatiche

ai piani e facciate isolanti);

esteticamente, le facciate a vetri

sfasati, favorendo mille riverberi in

diverse direzioni, suggeriscono la

brillantezza di un diamante.

Detalle de fachada de Torre Garibaldi. Photo: Simone Utzeri Detalle de fachada de Torre Garibaldi. Photo: Simone Utzeri

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The urban redevelopment project follows the standards of sustainable architecture

and in the new Milan, the culture of public green areas are fundamental. An example for

that is the Portello district of 400,000 square meters: Where the Alfa Romeo and Lancia

factories were located, a conversion plan is being carried out in order to build a 70,000

square meters large park, developed by Andreas Kipar and Charles Jenks, open to the

public from this autumn.

Parco Portello. Photo: University2night.it

Il piano di riquali!cazione edilizia va di pari passo con i principi dell’architettura

sostenibile, e anche la cultura del verde diviene fondamentale nella nuova Milano: un

esempio è l’area del Portello (400.000 mq); dove un tempo sorgevano antiche fabbriche

dell’Alfa Romeo e della Lancia; è in atto un grande piano di riconversione che vede ben

70.000 mq occupati dal parco ideato da Andreas Kipar e Charles Jenks che si aprirà al

pubblico questo autunno.

Parco Portello. Photo: University2night.it

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The central elements of the park are two hillocks built with rubble from

the area: one spiral-shaped with a lake in one of its indentations, the other cone-

shaped with two footpaths that cross the hillock without intersecting each other

and a sculpture park.

Elemento centrale del parco, due colline costruite con le macerie e il

materiale di scavo della zona; la prima a forma di spirale accoglie un lago in una

delle sue concavità e l’altra, conica, con due percorsi che l’attraversano senza mai

incontrarsi, ospita un parco scultoreo.

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Residential and o�ce buildings will be added to the square as well as spaces dedicated to fashion

and creativity, a big hotel, and numerous commercial premises.

Another goal of 2011 has been

the completion of the historic RCS

seat in Crescenzago developed by the

architectural !rm Boeri, by Barreca and

LaVarra, transforming the building into

the headquarter of the multimedia

group.

In the Garibaldi - Repubblica area, some

last details of the redevelopment project

are being completed. The project is led

by Cesar Pelli who; with his “Fashion

City“, has designed a pedestrian district

with a vast park, an impressive podium-

square of 100 meters diameter and 6

square meters above the road surface,

and eco-sustainable buildings made of

glass and steel. Between them, a tower

of 145 meters (200 m considering the

banner), will stick out.

Torre Cesar Pelli. Photo: Roberto Arsu�

Città della Moda. Photo: City!le.it

Sulla grande piazza-podio di 100 metri di diametro s’a#acceranno residenze e u�ci, nonchè spazi

dedicati alla moda e alla creatività, un grande albergo con 300 camere e numerosi spazi commerciali.

Un altro traguardo del 2011

è stato il completamento della

ristrutturazione della storica sede

RCS, in zona Crescenzago, ideata dallo

Studio Boeri e da Barreca e LaVarra

trasformandola nella sede centrale

del gruppo multimedia.

Nell’area Garibaldi – Repubblica è

ormai in fase di ultimamento dei lavori

l’opera di riquali!cazine capitanata da

Cesar Pelli che, con la sua Città della

Moda, ha concepito un quartiere

pedonale con un grande parco, una

piazza-podio, 6 metri più alta rispetto

alla super!cie stradale e con palazzi

ecosostenibili in vetro e ferro tra cui

svetterà la sua torre di 145 m (oltre

200 m considerando il pennone).

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Close to that area, in Porto

Nova -Varesina, another commercial

centre is rising up, a tower that is

already marking the Milan skyline:

the “Diamond”, developed by KPF

from New York, with its peculiar

form, the overhanging principal

façade. The focus of the Diamond

stays in the energy-saving measures

which earned the most prestigious

prize in the architectural eco-

sustainable "eld.

Diamantone. Photo: Urban"le.it

Più o meno nella stessa

area, in zona Porta Nuova Varesine,

sta sorgendo un altro centro

direzionale, con un altro edi"cio

che si staglia già nel nuovo skyline

milanese; il Diamante, dello studio

architettonico KPF. Con una forma

peculiare, aggettante nella facciata

principale, la caratteristica del

Diamante risiede nell’attenzione

al risparmio energetico che le

hanno valso i premi più prestigiosi

dell’architettura ecosostenibile.

Diamantone. Photo: Urban"le.it

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Dando un’occhiata ai progetti prossimi futuri, non si può non sottolineare l’attenzione data a�nchè

questa e�ervescenza costruttrice lasci in eredità alla città pure nuovi spazi culturali e espositivi propri di

una vera capitale culturale.

Nel 2013, per esempio, Porta Volta verrà completamente ridisegnata dall’architetto svizzero Jacques

Herzog; due edi�ci gemelli abbracceranno la vecchia porta ospitando la sede, la biblioteca e gli archivi della

Fondazione Feltrinelli. Photo: Designboom,com

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Fondazione Feltrinelli; a livello stradale i due edi�ci saranno aperti alla città o�rendo un’area riquali�cata

con la libreria della casa editrice, negozi ed aree ristorative.

Anche per bocca dello stesso architetto, sono molti i riferimenti alla storia dell’architettura cittadina; dalla

ripresa della tradizione degli edi�ci gemelli (vedi Piazza Duomo o Piazza Duca D’Aosta) alle costruzioni

longitudinali tipiche dell’area lombarda ed ai richiami all’architettura gotica.

Fondazione Feltrinelli. Photo: Designboom,com

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Nel 2014 si potrà ammirare un’altra opera

maestra dell’architetto olandese Rem Koolhaas,

che nella antica zona industriale di via Ripamonti,

darà vita al centro d’arte contemporanea

commisionato dalla Fondazione Prada; una torre

asimmetrica che servirà da magazzino per le

opere d’arte delle Fondazione sormonterà l’area

reabilitata di una antica distilleria caratterizzata per

l’utilizzo �essibile degli spazi; un “box” al centro del

cortile pronto a reiventarsi come cinema all’aperto,

auditorium, spazio per performance o anche

centro di controllo.

Fondazione Prada photo courtesy of DesignBoom Foindazioen

Prada Attilio Maranzano

Fondazione Prada photo courtesy of DesignBoom Foindazioen

Prada Attilio Maranzano

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Fondazione Prada DesignBoomFondazione Prada DesignBoom

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Il progetto “Città delle Culture”di

Chipper�eld all’ex fabbrica Ansaldo in zona

Lorenteggio, prevede la creazione di un vasto

polo museale comprendente il nuovo Museo

Archeologico, il Centro Studi di Arti Visive e un

Laboratorio di marionette tradizionali.

A livello architettonico, il recupero di alcuni

edi�ci esistenti si a�ancherá alla realizzazione

di un nuovo manufatto in cui sarà ospitato

il Centro delle Culture extra-europee con

spazi espositivi al primo piano completato

Altro protagonista del 2014 sarà lo storico quartiere Isola dove arriveranno a completamento

i diversi progetti lì localizzati: spiccano senza dubbio le due verdi torri residenziali di 105 e 78 m, dello

Studio Boeri, conosciute come Bosco Verticale per via degli alberi e arbusti che verranno impiantati ad

ogni piano con l’obiettivo di assorbire polveri sottili, smog e a produrre ossigeno.

con gli ormai classici spazi di servizio per il pubblico (bookshop, ca"etterie, ristorante e auditorium e

biblioteca).

Bosco Verticale. Photo: Bernard Peissel

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E nello stesso anno

vedremo realizzarsi anche il

chiacchieratissimo Citylife, il

grande complesso residenziale,

commerciale e d’u�ci che

sorgerà nella precedente area

della Fiera e che marcherá

senza dubbio l’immagine della

nuova Milano, non foss’altro

che per la mediaticità degli

autori dei 3 grattacieli previsti,

in gergo ormai conosciti come

il Dritto (di Arata Isozaki), lo

Storto (di Zaha Hadid) e il Curvo

(di Daniel Libeskind).

L’area si completerá, oltre a

diverse soluzioni abitative

a�adate alla progettazione

dei tre architetti, con un Museo

di Arte Contemporanea su

disegno di Libeskind e il Palazzo

delle Scintille, uno spazio

culturale dedicato all’infanzia

e alla terza età e ospitato

nell’unico immobile dell’antica

Feria rimasto in piedi.

Quando tutte queste

realizzazioni saranno realtà,

Milano diventerà una nuova

referenza nel panorama

dell’architettura europea; cosa

che, d’altra parte, le è dovuto,

dato il suo indiscutibile peso

nel mondo del design e

dell’avanguardia.

Citylife - Tre Torri.

Citylife - Tre Torri.

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The Business

of Fashion

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Como essere un disegnatore di moda indipendente senza morire

nell’intento.

Testo: Norberto Lopes Cabaço

Traduzione: Giulia Chiaravallotti

Quando ci fermammo a pensare nella maniera

in cui gestire un’impresa di Moda, ci siamo confrontati

con la necessità di rivedere il ruolo del creatore verso un

ruolo più complesso di creatore/gestore, fondamentale

ormai per il successo di una marca giovane e non inte-

grata nell’orbita protettrice di una holding #nanziaria.

Interiorizzare i bilanci dei grandi colossi dell’industria e

redigere un testo che palesasse il lato B del fenomeno

Moda, quello non svelato dalle fotogra#e e neppure nei

backstages pero che li alimenta, ci è subito apparso fon-

damentale.

Insomma, presentare realtà contrastanti e suscitare reazi-

oni, concordi o discordi che siano.

Se, per un lado, le grandi marche globali crescono in

maniera vertiginosa semestre dopo semestre a livello

locale e internazionale, dall’altro, creatori con una traiet-

toria alle spalle riconosciuta e con una marca già stabil-

ita nel mercato, vivono delle situazioni particolarmente

complicate.

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L’industria della Moda a�ronta di�coltà

risapute, soprattutto la spagnola; David Del�n ha

chiuso il suo punto vendita nel cuore di Madrid,

Carmen March ha abbandonato l’attività in pro-

prio per assumere la direzione creativa di Pedro

del Hierro e le di�coltà �nanziarie della coppia

Victorio & Lucchino sembrano essere ormai di do-

minio pubblico.

Se le di�coltà per creatori già a�ermati sono

molte, per nuovi disegnatori possono costituire

ostacoli insormontabili. Capaci di disegnare senza

interruzione per giorni e di rispettare i rigorosi cal-

endari nazionali e internazionali, la maggior parte

di loro professa un perfetto disconoscimento del

business cui appartengono.

Dei disegnatori con cui abbiamo a�rontato

l’argomento, nessuno ha una formazione nell’area

del business planning, di come sviluppare una

marca e internazionalizzare un’idea e/o realizzare

una previsione plausibile di entrate nel breve/lun-

go periodo.

Confessano una forte insicurezza nel momento

di porre un prezzo ai capi creati e, per le realtà fa-

miliari in cui si muovono, risulta loro complicato

preparare collezioni con numeri su�cienti per

potersi assicurare un cash �ow disponibile per in-

vestimenti continui.

La scuola, l’università e le piattaforme di divulgazi-

one della Moda normalmente non sono relazion-

ate tra di loro; la formazione e la divulgazione sono

attualmente due processi paralleli e in nessuno dei

due casi esistono azioni commerciali, professiona-

li o semplicemente infocate all’universo speci�co

del singolo disegnatore.

Il professionista della Moda del XXI secolo deve

abbandonare l’idea della creazione �ne a se stessa

per poter essere indipendente e vivere di ciò che

realmente piace fare; così come ogni professioni-

sta di qualsiasi altro settore

Esseere indipendente e mantenere un’attività

imprenditoriale signi�ca non dipendere da pa-

trocinatori, da collaborazioni impossibili in cam-

bio di un budget che assicurerrebbe la continu-

ità.

Essendo ambasciatori di una avanguardia creati-

va che attua a livello globale, è ai nostri occhi in-

concepibile che solo pochi creatori dispongano

di un website in funzionamento o di un punto

vendita online; pochi sviluppano una linea di ac-

cessori, e pochissimi contano con una su�ciente

rete di distribuzione o che realizzano preiodica-

mente azioni di marketing diretto con i clienti.

La realtà ci dice che bisogna urgentemente in-

vertire la rotta, e la storia lo certi�ca; Valentino

o Armani conobbero il successo quando accet-

tarono l’idea che la gestione era igualmente

importante come la maestria del loro lavoro, e

il presente è lì a dirci che il numero dei diseg-

natori che prosperano individualmente a livello

globale, soprattutto nel panorama europeo, è

davvero esiguo.

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venduti, i materiali preferiti dai consumatori,

la �loso�a della marca e il target al dettaglio;

la Moda gira intorno al business e questo in-

torno alla Moda.

E così fanno i due maggiori gruppi che com-

mercializzano il cosidetto “Luxury Market”.

In tempo di crisi, la multinazionale francese

PPR, dedicata al commercio mondiale nel set-

tore del lusso e dello “sport & lyfestyle”, propri-

etaria di marche come Gucci, Yves Saint Lau-

rent, Balenciaga, Alexander McQueen, Stella

McCartney e Bottega Veneta presenta dei nu-

meri vertiginosi come straordinari.

Le “Key Figures” del 2011 nel settore del lusso

si meritano, da sole, un prime time:

4,9 miliardi di euro di fatturato, 13.500 em-

pleados y 801 punti vendita rappresentano il

bialncio di PPR nel 2011.

La attualità della Moda Globale si muove agli antipodi di questo scenario, e i suoi numeri parlano

da soli:

14 miliardi, si, 14 miliardi di euro è il fatturato annuale che ill gruppo PPR (Pinault-Printemps-Redoute) e

LVMH (Louis Vuitton Möet Hennessy) ebbero nel 2011.

E 14 miliardi di euro non si materializzano per una ristretta elite di consumitori quanto al fatto che la Moda

ha generato un business globale - che nulla ha a che vedere con la “democratizzazione della moda” come

vaticinato da qualcuno – caratterizzato per un fenomeno forse meno elegante ma certo: la “democratiz-

zazione della necessità” di consumare Moda.

I due gruppi coordinano, monopolizzano si

repartono la maggior parte delle più impor-

tanti marche di moda a livello mondiale e

questo resultato è possibile soltanto attraverso

un business case dettagliato nei minimi parti-

colari.

E, chissà, questa visione pura, cruda e spogliata

di qualsiasi glamour possa mettere all’angolo

quelle idee secondo cui il fashion design rap-

presenta un saggio creativo convertito in re-

altà; nonostante tutto, “it’s a story to be told”.

Il Business della Moda è governato da budg-

ets e timelines, cash-�ows e forecasts, come

qualsiasi altro business che abbai come �ne la

rentabilità e la continuità nel tempo.

Sapere gli indici di venta per capo, per sta-

gione, per città o paese; conoscere i toni più

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Tre sono state, per il 85€, le marche responsabili di queste entrate:

GUCCI

Con un fatturato di 3,14 miliardi di

euro e 376 punti vendita diretti, è responsabile

del 63,9% delle entrate annuali del gruppo.

La marca, "rmata attualmente da Frida Gian-

nini, polverizza qualsiasi altra marca; e se il

2011 è stato un anno positivo, il 2012 sta pre-

sentando dei risultati ugualmente eccezionali.

Nel primo semestre 2012 Gucci ha fatturato

1,73 miliardi di euro, un +17,6% rispetto allo

stesso periodo del 2011, rappresentando il

59% del fatturato total semestral del grupo.

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Tomas Meier assunse la direzione creativa nel Gi-

ugno 2001 quando la marca fondata a Vicenza nel 1966 fu

comprata dal grupo PPR.

Da quel momento, un rigoroso lavoro e una visione pratica

del lusso portarono la marca a livelli di eccellenza mondi-

ale.

Il 2001 si chiuse con un totale di 683 milioni di fatturato e

170 punti vendita diretti.

Nel primo semestre 2012, la fatturazione ha toccato i 429,5

milioni di euro (+44,3% rispetto al 2011), che supone il

14,7% del fatturato totale del gruppo.

BOTTEGA VENETA

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354 milioni di euro di fattur-

azione nel 2011 atraverso 83 punti ven-

dita diretti si traducono nel 7,2% del

revenue annuale del gruppo.

Il primo semestre 2012 ha visto un ver-

tiginoso aumento del 46,4% rispetto

al primo semestre del 2011, che già di

per sé testimonia la buona salute, tanto

creativa quanto �nanziaria della mar-

ca create negli anni ’60 da Monsieur

Yves Saint Laurent, �no a poco tempo

addietro guidata da Stefano Pilato e,

recentemente, mutilata dal signor Sli-

mane.

223,5 milioni di euro è la fatturazione

de la Maison Yves Saint Laurent, che oc-

cupa la terza posizione nel ranking PPR.

YVES SAINT LAURENT

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LVMH (Louis Vuitton Möet Hen-

nessy), gruppo multinazionale titolare di più

di 60 marche e guidato da Bernard Arnault

non ha presentato risultati per marca ma

per settore ed attività.

Dentro del settore “Fashion and Leather

Goods”, le cifre sono ugualmente impressio-

nanti; 8,7 miliardi di euro è stato il risultato

del 2011.

E il primo semestre del 2012 con un fattu-

rato di 4,6 miliardi di euro rappresenta un

trend positivo del 17% rispetto allo stesso

periodo dell’anno anteriore.

Il gruppo padrone delle marche Louis Vuit-

ton, Marc Jacobs, Fendi, Céline, Givenchy,

Loewe, Donna Karan o Kenzo ha mantenuto,

durante i primi mesi dell’anno, l’egemonia

dei rendimenti nel continente asiatico (es-

cluso il Giappone) da dove proviene il 33%

del valore totale.

Gli Stati Uniti rappresentano il 19%, Europa

(con l’esclusione della Francia) il 18, Gi-

appone il 14%, Francia il 8% e i restanti mer-

cati il restante 8%.

Nell’ultimo anno (Giugno 2011 – Giugno

2012), sono state aperti 43 nuovi punti ven-

dita o – molto più visivo – 3,58 negozi al

mese.

Balenciaga, Alexander McQueen, Stella McCartney, Brioni e Boucheron sommano il 15%

restante e, sebbene possa sembrare strano essendo alcune tra le marche più acclamate dai fashion

victims, sono le sorelle minori del gruppo. Il loro ruolo, a livello di volume, è diverso ma la respon-

sabilità è simile.

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D’accordo con la comunicazione del gruppo, la marca Louis Vuitton, principale mo-

tore del gruppo, ha continuato ad apportare un bene�cio a due cifre in ognuna delle attività

del gruppo.

L’indicatore di vendita a clienti segnala Cina e Stati Uniti come mercati cruciali; in Europa

sono i turisti e le loro visite alle Maison Vuitton, chi assicura il risultato positivo.

Non risulta quindi fuori luogo lo sforzo dell’apertura di nuovi punti di riferimento, come il

caso di Roma Etoile, la prima �agship Vuitton in Italia e l’apertura di una boutique a Amman,

che rappresenta lo sbarco della �rma in Giordania.

LOUIS VUITTON

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FENDI

Anche la marca Fendi, casa fondata nel 1925 a Roma da Edoardo e Adele Fendi e attual-

mente guidata dall’inconfondibile Karl Lager�eld, gode di buoba salute.

La linea d’abbigliamento maschile ha sperimentato un importante volume di vendite e per

quanto riguarda gli accessori, l’iconica handbag Baguette, che celebra quest’anno il suo 15esi-

mo anniversario, ha consolidato il suo trend positivo.

Il gruppo ha ra�orzato la presenza internazionale di Fendi, con l’apertura di nuovi punti vendita in Messico e Cina.

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CÉLINE, marca creata in Francia nel 1945, si dedicò inizialmente a calzature per

l’infanzia. Dopo essere cresciuta negli anni ’60 con il lancio di una linea d’abbigliamento

per adulti di chiaro carattere parigino, informale e chic allo stesso tempo, Céline Vipi-

ana condusse un piano di internazionalizzazione �no al 1997 quando Michael Kors as-

sunse la direzione artistica della �rma.

Dopo il suo abbandono nel 2004, la marca so�rì una importante recessione, incorpo-

razioni e abbandoni di direttori creativi si successero �no all’arrivo della straordinaria

Phoebe Philo nel 2008 che, con appena alcune collezioni ha permesso posizionare

Céline nella prima linea dell’avanguardia della moda francese.

E sembra che il pubblico continua mostrandosi fedele.

Il gruppo ha fatto sua la frase “performed remarkably well across all it’s markets” e rag-

giunse l’obiettivo pre�ssatosi di espansione con lo sbarco in piena Madison Avenue,

a New York.

CÉLINE

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Anche Donna Karan ha sperimentato un incremento sostenuto, dato in parte

per il risultato positivo della linea di accessori e per la linea DKNY Jeans.

Marche como Loewe, Marc Jacobs, Givenchy, Pucci o Kenzo hanno ottenuto grandi

risultati, accordi alle aspettative, specialmente per Kenzo che è tornato a macinare

buoni risultati per la positiva accoglienza riservatale alle ultima collezioni della coppia

Carol Lim e Humberto Leon che hanno apportato freschezza e gioventù alla marca

creata da Kenzo Takada.

Abbiamo analizzato la situ-

azione attuale dei colossi della Moda

Globale; qualsisai analisi, anche nel

campo della Moda deve essere a�ron-

tata in posizione di uguaglianza.

Ovviamente non si possono comparare

realtà così diverse però ciò che si si deve

fare è applicare le stesse regole e me-

todologie adattandole alle dimensione

di ciuascun business.

Si tratta di un lavoro di fondo, per poter

arrivare alla consacrazione di un pro-

getto

Sono la scuola, le universitá, le piatta-

forme settoriali di divulgazione, gli u�ci

stampa, la stampa in generale, i diseg-

natori e il capitale umano che li attornia,

coloro che devono sviluppare questa

realtà e repartire i bene�ci che questo

mondo produce.

“Fashion is not something that exists in

dresses only. Fashion is in the sky, in the

street, fashion has to do with ideas, the

way we live, what is happening”

Coco Chanel

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I segreti che si nascondono nel silenzio

Aliide focused her mind on

stockings all the way home - not Ingel, not

Linda, not anything that has happened.

She recited di�erent kinds of stockings

out loud: silk stockings, cotton stockings,

dark brown stockings, black stockings,

pink stockings, gray stockings, wool

stockings, sausage stockings. The shed

loomed in front of her, dawn broke –

children’s stockings - she had circled

around the pasture to the back of the

house – embroidered stockings, factory

stockings, stockings worth two kilos of

butter, stocking worth three jars of honey,

two days’ pay...

Testo: Mauro Parisi

Fotogra!a: Dimitri Korobtsov

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Le vicessitudini di due donne, assolutamente di�erenti

per età, e vita vissuta, che incrociano le loro vite in una

umida mattina di �ne estate.

Zara è una ragazza russa in fuga da una realtà di

prostituzione e dai suoi aguzzini; �nisce, esausta e

disorientata nel giaurdino di Aliide, una anziana estone

che vive, solo, in una casa solitaria di un villaggio del

paese baltico. Non si �dano; sono donne, ciascuna, con

una vita di�cile alle spalle che sanno che il pericolo è

sempre in agguato.

Questa di�denza lascerà spazio ad un altro tipo di

sentimenti non appena i fatti chiariranno che non fu

solo il caso che le ha fatto incontrare e che qualcos’altro,

oltre alla paura, le unisce.

Spesso mi lascio guidare

dall’immagine esteriore di

un libro; quando non sono

alla ricerca di un libro in

concreto, lascio che siano

le copertine a guidarmi, a

spingermi a scoprire le storie

che nascondono.

E questo è proprio quello

che mi è capitato con

l’edizione spagnola di “La

Purga” di So� Oksanen;

la copertina così “basica”

attirò la mia attenzione, il

nome dell’autrice, di ovvia

ascendenza nordica, ancora

di più e il riassunto della storia

ha �nito per conquistarmi

completamente.

I segreti che si nascondono nel silenzio

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Ci avviciniamo alla triste e cruda realtà del tra�co

di donne nei paesi della Ex Unione Sovietica e al passato di

una Estonia �agellata dalle occupazioni successive nazista e

sovietica con tutte le conseguenze che una simile esperienza

può signi�care per il tessuto di una società.

Lo stile, rapido, con capitoli corti; crudo, senza alcuna volontà

di edulcorare la realtà descritta ci catapulta in una storia in cui le

vite non valgono in se stesse quanto per il capriccio del potente

di turno; gli abusi e la paura, i segreti che si mantengono per

poter sopravvivere e i sacri�ci che ciò comporta. Sono tutti

presenti in questa storia. E rimangono, accompagnandoci,

nella nostra memoria ben aldilà della lettura del libro.

La tecnica narrativa, con continui

�ashback nel passato delle due donne,

ci o�re una novella che, ad ogni pagina

letta, va acquisendo i toni di un thriller

e che riesce a inchiodarci alla lettura.

Ciò che sorprende di questa romanzo

è l’ambientazione scelta dall’autrice

per sviluppare la trama; una tranquilla

casa di campagna di una anziana

contadina, con i suoi profumi domestici

e i suoi cadenzati dalla preparazione di

marmellate e zuppe, ci o�re un angolo

di “tranquillità” rispetto alla durezza

del passato che le due donne si vanno

lentamente svelando.

Perché è nei dettagli, a volte crudi, che

si basa il successo editoriale di Purga;

come la stessa Oksanen suggerisce al

riconoscere che il suo obiettivo è che

“il lettore entri nella storia attraverso

l’informazione visiva, sensoriale;

attraverso la consapevolezza di come

si sentono le cose da un punto di vista

materiale”.

Ogni cosa ha un preciso signi�cato e

posto nel romanzo; l’abbondanza di

barattoli e recipienti in casa di Aliide e

la sua costanza nel preparare conserve,

per esempio, è una chiara referenza agli

anni del crollo dell’Unione Sovietica

e della riconquistata indipendenza,

quando le riserve di questi oggetti

domestici in tutta l’Estonia terminarono

come conseguenza dell’aumento

di quanti cominciarono a prepararsi

conserve in casa per proteggersi dalla

scarsità di generi alimentari.illustrazioni: Ricardo González Naranjo

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Purga è il terzo romazo di

questa autrice �nlandese di

madre estone che, dopo aver

studiato Letteratura, stanca

di analizzare ciò che altri

scrivevano, decise di esplorare

la maniera di esprimere le

proprie inquietudini entrando

nell’Accademia di Teatro

di Finlandia, dove studiò

Drammaturgia e Creazione

Teatrale.

Già con la sua prima opera,

Le vacche di Stalin, ottenne

una risposta favorevole tanto

da parte del pubblico come

della critica nordica pero è

stato con questo romenzo che

riuscì ad oltrepassare i con�ni

ottenendo il Premio Femina di

litteratura starniera in Francia

e il Premio Europeo al miglior

romanzo nel 2010.

Grazie alla Oksanen abbiamo

scoperto la letteratura

�nlandese e si tratta davvero di

una piacevole ed interessante

sorpresa; per la peculiarità dei

tremi trattati, per la nitidezza

dello stilo usato, siamo certi

che non perderemo l’occasione

per continuare ad addentrarci

nel mondo che So� ci vorrà

presentare.

Fotogra�a: Anneli Alekand

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Texto: Norberto Lopes Cabaço

Traduzione: Giulia Chiaravallotti

Phoebe Philo

l a d o n n a d i e t r o . . .

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“One of the reasons why I try to use

fabrics and cuts that don’t go out of fashion

is because I like the idea of women buying

the clothes and then...I don’t know what the

word is...cherish sounds over-emotional for a

relationship with a piece of clothing...but for

a woman to feel proud, satis�ed, comfortable

and powerful in them, to wear them and get

on with their lives.”

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Rare sono le volte che con

così poco si può riuscire a dire tanto rispetto alla visione artistica di un creatore.

È proprio cosi, Phoebe Philo, descura o acessório e evidencia o necessário e esta é sua “keyword” para o sucesso.Phoebe Philo ha creato un �lo indissolubile tra la donna attuale e la moda contemporanea, alla donna attuale che necessita di risposte pratiche ad una vita urbana, rapida variegata, Philo ha o�erto una risposta.

Philo nacque a Parigi, naturalizzata britannica, si laureó nel ’96 alla Central Saint Martins College of Arts and Designe di Londra e, un anno dopo cominció a lavorare come assistente di Stella McCartney per la marca Chloé. La relazione fra le due risultò altamente positiva, Philo apportò lo stile “e�ortless chic” alla marca e una legione di ammiratrici assidue avide di una linea utile, vestibile tutti i 7 giorni della settimana si concretizzó come la miglior pubblicità che un disegnatore possa ottenere: una linea visibile per le strade che catalizza l’intera industria del settore e che, basandosi in una idea vincente la ride�nisce, indicandole il nuovo cammino da seguire.

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Tanto produttiva fu la

relazione tra Philo e McCartney que

le successe como direttrice creativa

nel 2001 quando il gruppo Gucci

appoggió Stella McCartney nella

sua idea di creare una propria linea

d’abbigliamento con il suo nome.

Durante questa fase, Philo disegnò

capi realmente iconici come il

“Paddington” o la “Edith Bag” o los

jeans di taglio alto, conosciuti come

“Chloé high waisted jeans” che Kate

Moss, Kylie Minogue o Geri Halliwell

fra le altre, adottarono rapidamente

como un must have del prorpio

guardaropa.

Philo continuò con l’obiettivo di

consolidare Chloé come marca

globale �no al Gennaio 2006,

quando comunicò la sua decisione

di abbandonare il ruolo di Direttrice

creativa.

Philo poneva in questo modo un

punto �nale, chiudeva una porta

per concedersi una fase di riposo

sabbatico per riorganizzare le

proprie priorità e, nel Settembre

2008, succede a Ivana Omazić

come direttrice creativa di una

addormentata Cèline.

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Ecco un’altra opportunità che

qualsiasi disegnatore aspirerebbe poter

avere.

Condurre una marca con una propria

storia, con la protezione di un grande

gruppo e con completa carta bianca per

apportare una nuova visione estetica.

Quando Bernard Arnault, presidente

del gruppo LVMT (Louis Vuitton Moet

Henessy), rese u�ciale l’atteso cambio di

guardia in Cèline, Phoebe Philo a�ermava:

“This is a really exciting step for me to

be taking, with what could be seen as

one of the most promising brands of the

industry. I can’t wait to step back into the

studio and begin creating designs which

will reinvigorate the brand, get customers

excited about the product and work with

a team that are incredibly serious and

passionate about their work”.

Phoebe Philo sapeva che gli occhi della

critica sarebbero stati seduti in prima �la

e per la sua prima collezione nel Giugno

2009, curò ogni minimo dettaglio a�nchè

il risultato �nale fosse all’altezza delle

aspettative.

Selezionò con profonda attenzione le

aziende cui a�dare la produzione, preferì

le italiane alle francesi; voleva che il

processo di produzione fosse più clinico

che “couture”, disegnò una generosa

collezione di accessori e presento una

linea utile, forte e con un chiaro accento

sulle forme e sull’architettura del capo, un

�lo conduttore in tutta la sua traiettoria.

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La collezione che presentò –

Resort – ricevette le migliori critiche a

livello internazionale e il futuro di Cèline

sembrava ormai chiaro.

Da allora Phoebe Philo ha continuato

lavorando a�nchè Cèline sia una vera

marca globale tanto da un punto vista

creativo como �nanziario e la marca ha

in e�etti scalato posizioni assicurandosi

attualmente un prestigio totalemnte

meritato.

Phoebe Philo è una donna capace di

una visione globale, una creatrice di

Moda, una tastemaker e ha reinventato

un preciso stile quando pochi ci

scommettevano.

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Ha apportato una “street

sensibility” genuiina, un tocco

“manish” che caratterizza il look

Cèline e che la marca adotta

da varie collezioni ormai e che

risulta “úberfemminile”, forte

e equilibrato; dagli accessori

al prêt-a-porter non esistono

�sure, risulta perfettamente

identi�cabile e se consideriamo

che tale costanza e omogeneità

è risultato di appena 4 anni di

lavoro, non puó non risultarci

semplicemente sorprendente.

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Céline è attualmente una marca

rinnovata, globale e consolidata, le sue

collezioni sono delle opere di culto e una

chiara dichiarazione di intenti; Phoebe

Philo continua alla guida di una marca

che mai prima era arrivata a tale livello di

avanguardia nel design.

Sará allora vero il detto “Less is More”?

Beh, sembra proprio di si…..

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L’ingresso al porto di Helsinki; sicuramente la vista più emblematica della città. Si distinguono la cattedrale di Tuomiokirkkoe la sua presenza vigilante sul Palazzo Presidenziale.

Una Helsinki per ognunoTesto: Weselina GacińskaTraduzione: Mauro Parisi

Foto: Jaime G. Masip

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Indipendentemente dalla � nalità del viaggio o dalla stagione dell’anno la capitale � nlandese,

con la sua tranquillità e arquitettura classicista, in cui si fondono l’in� uenza russa e svedese, ri-sulta davvero incantatrice.

Il modello di Helsinki è stato, in gran parte, la cit-tà di San Pietroburgo. Parte del Impero Russo dal 1809 al 1918 ne assorbì lo stile vigente dell’epoca, apportandole un carattere eccezionale impossi-bile incontrare nel resto delle capitali scandinave.

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Il simbolo di Helsinki – la bi-anca cattedrale protestante di

Tuomiokirkko che domina la città ne costituisce l’elemento più carat-teristico del paesaggio urbano. La maestosa costruzione contrasta con il sobrio e tenue interno, il-luminato soltanto da pochi can-delabri. E però, ogni 30 Aprile, la cattedrale si trasforma nel punto d’incontro degli studianti di tutte le università di Helsinki, per l’inaugurazione delle celebrazioni del Vappu.

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Al principio della festa del Vappu la scalinata della Tou-miokirkko diventano luogo di’incontro e di celebrazione

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Quel giorno, alle 6 del pomeriggio, la festa inizia quando un gruppo eletto pone un beretto bianco

a Havis Amanda, il simbolo modernista della città. In-torno alla statua di una giovane senza vestiti si ritrova-no centinaia di persone in abiti colorati indossando un identico berretto.Secondo la tradizione, chiunque abbia concluso con successo le scuole superiori quell’anno ha il diritto d’indossare questo accessorio durante l’intero Vappu.

Le celebrazioni durano � no all’1 Maggio, accompagnate da concerti e feste non solo nei vari campus universi-tari ma anche nel centro storico della città, nel parco Kaivopuisto

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Neanche i tre ferrai, simbolo del Lavoro e della Cooperazi-one Umana sono risparmiati dal vestire il cappello bianco del Vappu durante le celebrazioni della festa universitaria

Il centro storico della città è abbastanza ridotto e per questo tutti i luoghi d’interesse si trovano a poca distanza.A pochi passi da

Tuomiokirkko, di fronte al porto, si trova la cattedrale Uspensky, la chiesa ortodossa più grande d’Europa fuori dal territorio russo. Merita davvero una visita, oltre che per gli esuberanti interni, per la vista che o$ re del Porto Sud e del centro città.

Continuando in direzione del porto arriviamo alla grande piazza Espalanadi delimitata per il Palazzo Presidenziale e il Municipio. Giusto di fronte al primo, un mercatino storico invita alla degus-tazione delle specialità locali e all`acquisto dei tradizionali prodot-ti artigianali % nlandesi di cuoio e lana.

A pochi metri, s’incontra il mercado modernista kauppahali; gli interni in caoba conservano lo stile originario Art Nouveau e nella ricca o$ erta gastronomica non mancano le classiche prelibatezze nordiche, dai piatti di pesce tipici % nlandesi alla carne di renna o il caviale russo!

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Dal Porto Sud, varie volte al giorno, partono i ferries per la fortezza svedese di Suomenlinna. Costruita nel 1748 in cinque isolotti

aveva come obiettivo la protezione della città da possibili attacchi via mare. Al giorno d’oggi si conserva la maggior parte delle muraglie, ter-rapieni e artiglieria mentre alcuni edi� ci militari sono stati trasformati in musei e spazi espositivi.

Il museo del giocattolo è una curiosità dell’isola. Questo piccolo museo familiare raccoglie più di mille oggetti, tra bam-bole, orsetti di peluche e giochi provenienti da tutta Europa; il più an-tico della collezione è una bambola del 1830.

L’escursione a Suomenlinna è specialmente raccomendata in un pomeriggio soleggiato, i numerosi sentieri lungo la costa, i musei e le diverse ca� etterie garantiscono un piacevole relax squisitamente scan-dinavo.

Però Helsinki non signi� ca soltanto modernismo o classicismo scan-dinavo. La forte presenza del design nello spazio urbano è valso alla città il titolo di Word Capital Design 2012. Qui o nella vicina città di Espoo si sono tenute la maggior parte di esposizioni e conferenze del certamen.

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La cultura marittima si mostra in numerosi angoli di Helsinki, ricordando le origini commercianti del popolo �nlandese

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Moli e porti turistici attorniano la città. Al fondo, la Cattedrale Uspensky e altri edi�ci del XIX secolo

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In occasione di questo evento si sono realizzati diversi progetti in cit-tà, come la Cappella del Silenzo in Piazza Narinkka. Il suo innovatore

disegno in legno o� re uno spazio di silenzio e raccoglimento nl cuore della capitale � nlandesa.

Anche Porvoo, una delle città più antiche della costa meridionale della Finlandia rappresenta una visita obbligata.

La si può raggiungere in auto o in treno però la maniera più pittoresca è, sicuramente, ricorrere il cammino via mare. Il viaggio in barca è una delle migliori occasioni per ammirare la costa, i boschi e ls moltitudine di isolotti. Arrivati a Porvoo ci aspetta una passeggiata obbligatoria per le strette stradine impietrate. La visita del Vanha Porvoo, il centro stori-co della cittadina, non può non iniziare per la Tuomiokirkko, la chiesa principale, del XV secolo che dopo varie distruzioni e incendi nel corso dei secoli di vita è oggi un monumento storicamente molto importante nella storia � nlandese, per questo meta di molte visite; qui infatti, nel 1809 lo zar Alessandro I proclamò il Gran Ducato di Finalnadia e con-vocò il primo parlamento � nlandese

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A Porvoo il viaggiatore può riscoprire la tranquillità della provincia �nlandese.

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È impossibile perdersi l’incanto del vecchio centro storico, con le sue stradine che sbu-

cano nella piazza centrale o nel vicino � ume; le basse case in legno, dipinte di color pastello dan-no l’impressione di essere in una tranquilla pro-vincia e non nel dinamico e industriale meridi-one del paese.A Porvoo sembra che il tempo si sia fermato, li-beri dei negozietti di souvernir tipici che imper-versano ormai in tutte le città turistiche; un’altra ragione per sedersi in una ca� etteria assaggiando i dolci con marmellata tradizionale e provando i frutti di bosco dei vicini boschi � nlandesi goden-dosi un momento di serenità. Un consiglio per non perdersi una delle più belle visioni della città; camminate per uno dei sentieri al lato del � ume; con il buon tempo, il sole esalta i colori delle case, e Porvoo vi conquistarà come un quadro impressionista.

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Il sud della Finlandia o� re vari contrasti: la nat-ura selvaggia, le città industriali, innumerevoli

isole con piccoli villaggi e impressionanti città come Helsinki o Porvo.

Esiste una Finlandia per ognuno che attende d’essere scoperta che rompe lo stereotipo dell’inaccessibile Nord e che ci da la possibilità di comprendere appieno il perché, reiteratamente, è indicata como uno dei paesi con la migliore qual-ità di vita del mondo.

Le strade del centro storico di Helsinki o� rono una fusione di stili architettonici, nordici e russo che la rendono unica.

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Culture CalendarTesti: Jose Manuel Delgado, Giulia Chiaravallotti

Traduzione: Giulia Chiaravallotti

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JEAN PAUL GAULTIER, “Universo de la

moda: De la calle a las estrellas”

(Fino al 6 Gennaio 2013, Fondazione Mapfre, Madrid, Spagna)

Vuole essere un’esposizione cronologica nella carriera artistica del disegnatore attraverso l’evoluzione del suo stile e del suo concetto di Moda.

Curata dal Musée des Beaux-Arts di Montreal e con la collaborazione attiva dell’atelier, cos-tituisce la prima esposizione internazionale dedicata al disegnatore francese fuori dal suo Paese.

La mostra si compone di 110 pezzi di alta moda e prêt-á-porter oltre a 50 bozzetti ac-compagnati da spezzoni di s$ late e interviste al creatore.

La retrospettiva comincia con “L’Odissea” e con i suoi inconfondibili marinai e sirene; un’impronta d’identità dell’immaginario JPG, per continuare poi con una sala in cui poter scoprire l’ambiente in cui crebbe e che tanta in& uenza ebbe nelle prime creazioni e non solo; i corsetti, le giarrettiere, liberati dall’alone d’intimità del loro uso classico reg-nano qui incontrastati.

La nota umoristica, senza dubbio obbligatoria in una retrospettiva dedicata a Jean Paul Gau-tier, è assicurata dalla presenza di 30 man-ichini che, attraverso l’uso di proiezioni, ac-quistano tratti e voce di personaggi celebri del jet set internazionale, amici del disegnatore francese; una “mascherata” scanzonatoria a cui ha partecipato lo stesso Gaultier.

Da non perdere!

Cortesia fundación mapfre

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Fernando Botero: A Celebration

(Fino al 20.01.2013, Sala BBK, Museo Belle Arti, Bilbao, Spagna)

Per gli amanti della sensualità vitale ed esuberante del famoso artista colombiano, è in corso a Bilbao un’esposizione imprescindibile.Un’antologia della sua carriera artistica che aggrup-pa 79 quadri e una scultura – Cavallo con briglie del 2009 – installata nel viale principale della città basca, la Gran Via, giusto di fronte alla sede della banca patrocinante l’evento.

Come omaggio della città agli 80 anni di Botero, sarà possibile vedere la sua evoluzione artistica at-traverso alcune delle sue opere esposte che abbrac-ciano interamente i 60 anni della sua carriera pro-fessionale nella pittura, scultura e disegno.

Un plus della mostra è rappresentato senza dub-bio dal catalogo curato personalmente dalla �glia dell’artista e con testi, tra gli altri, di due grandi �g-ure della letteratura latinoamericana, nonchè amici di Botero; gli scrittori premi Nobel Carlos Fuentes e Mario Vargas Llosa.

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Wassily Kandinsky, Dalla Russia all’Europa

(Fino al 3 Febbraio 2013, Palazzo Blu, Pisa, Italia)

Attraverso 50 opere del maggior esponente dell’Astrattismo, provenienti dal Museo Statale di San Petersburgo e da altri musei russi, sarà possibile avvici-narsi ai primi anni d’attività artistica del famoso pittore russo; l’esposizione abbraccia il periodo compreso tra il 1901 quando, abbandonati gli studi etnogra�ci che l’avevano portato a visitare i più sperduti villaggi dello sterminato Impero Russo, cominciò il suo percorso pit-torico, al 1922, quando decise d’abbandonare l’Unione Sovietica accettando l’invito di Walter Gropius per in-segnare al Bauhaus.

L’esposizione si apre con un’inedita sezione dedicata alle creazioni e all’in#uenza che il folklore russo lasciò nelle sue prime opere, per passare attraverso l’atmosfera sim-bolista del periodo de Murnau per arrivare �nalmente alle opere più mediatiche quando Kandisky si era tras-formato nel punto d’incontro tra le avanguardie occi-dentali e la russa di Larionov o Goncharova.

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Pre-Raphaelites: Victorian Avant-Garde, Tate

Britain, Londres.

(Fino al 13 Gennaio 2013)

Esposizione sicuramente non nuova nella tradizione museale britannica, riunirà più di 150 opere tra pittura, fotogra�a, scultura e arte ap-plicate realizzate dai Prera�aliti, il primo grande movimento d’arte moderna in Gran Bretagna nato nella seconda metà del XIX secolo.

Guidato da Dante Gabriel Rossetti (�glio di un riv-oluzionario italiano refugiato in Inghilterra), Wil-liam Holman Hunt e John Everett Millais, i preraf-faeliti si ribellarono alla concezione d’arte stabilita della seconda metà dell’800 ispirandosi al Primo Rinascimento (anteriore a Ra�aello, da qui l’origine del nome..); le loro opere, attraverso l’uso di colori freddi che ne migliorano la carica espressiva, an-elano al misticismo ed esaltano una concezione di vita personale virtuosa e cristiana, in contrasto con la realtà sociale del loro tempo, generalmente visto como corrotto, inospito e brutale.

Tra le opere presenti nell’esposizione segnaliamo Ferdinand Lured by Ariel, la prima pittura “en plein air” di Maillais

Museum of Bags and Purses, Amsterdam,

(Fino al 10 marzo 2013)

Il Museo delle Borse e portamonete si trova in una casa nobiliare del 1664 del Canale del Principe (Herengracht) di Amsterdam.Con una collezione di più di 4000 borse, portafogli, valigie, astucci e accessori dal Medioevo a oggi, il Museo è il più grande al mondo di questo tipo.Il suo obiettivo è lo studio della borsa e l’analisi della sua evoluzione da un punto di vista della forma, fun-zione e materiali adoperati, facendo speciale attenzi-one sulla storia di ogni singolo pezzo esposto e sulla moda imperante nel periodo cui appartengono.Le prime borse di forme insolite cominciarono ad apparire nel secolo XIX e la fantasia dei disegnatori si ha esaltato in parallelo all’utilizzo di sempre nuovi materiali Con borse con forma di ventilatore, squalo, casa, au-tomobile, �ore o vaso il Museo ci la prova di come il design e la creatività siano valori perenni nella cos-truzione di una società.

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Małopolska Garden of Arts

(Dal 19 Ottobre, Cracovia, Polonia)

La probabilmente più cosmopolita città polacca si arricchisce di un nuovo contenitore culturale con l’inaugurazione del Małopolski Ogród Sztuk (Małopolska Garden of Arts) in pieno centro stori-co e che aspira a trasformarsi nel “Pompidou” della città.

Frutto della volontà, impostasi durante il trascorso decennio, di non permettere l’esistenza di spazi e immobili abbandonati nel centro storico della città, si può già ammirare la trasformazione di questo antico edi�cio originariamente adibito a scuola d’equitazione e magazzino teatrale in cui prevale l’uso del vetro e delle trasparenze, a richiamare l’aspetto di una grande serra.

La facciata vetrata, lasciando a vista frammenti dell’antica struttura a mattoni, da spazio ad un lussureggiante giardino interno perfettamente re-cuperato e, volutamente, metafora della ricchezza e diversità dell’o�erta culturale che questa nuova struttura o�rirà alla città.

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Le età del Mare

(Fino al 27 Gennaio 2013, Museo Gulbenkian, Lisbo-na, Portogallo)

Non poteva che essere Lisbona la sede di un’esposizione dedicata esclusivamente al mare e al signi�cato che ha assunto nell’immaginario artistico durante il passare dei secoli.In collaborazione con il Museo d’Orsay si sono potute riunire ben 89 opere di alcuni dei più grandi pittori della Storia dell’arte, suddivise in 6 sotto-aree: l’età del Mito, del Potere, del Lavoro, delle Tempeste, l’Età Ef-�mera e l’Età In�nita.Manet, Constable, Monet, Van Goyen, De Chirico, Friedrich, Hopper, Fattori, Sorolla, Klee, Turner; solt-anto per nominare alcuni degli artista presenti attra-verso le sue opere �no al prossimo Gennaio nel Museo Gulbenkian.E si potranno anche ammirare opere di artisti nazionali - Pousão, Souza-Cardoso, Vaz, Vieira da Silva e Men-ez – attraverso i quali poter comprendere il particolare signi�cato che il mare ha assunto nell’immaginario collettivo di questa nazione di marinai che è stato il Portogallo.

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A ROOM FOR LONDON (Fino al 31 Dicembre , Queen Elisabeth Hall, Londra) Immaginatevi svegliarsi con una vista mozza�ato sul Tamigi in una stanza di hotel in cima di un teatro del Southbank londinese; grazie all’edizione 2012 di “A Room for London” tutto ciò è ora possibile.

A Room for London mosse i suoi primi passi come un concorso d’architettura; l’idea era creare un’istallazione temporanea sulla sommità di un edi�co mitico di Londra dove il pubblico avesse potuto pernottare.

In questa edizione, l’edi�cio scelto è stato il Queen Elisabeth Hall, una delle sale di concerto più grandi e conosciute della capitale britannica.

Il concorso ha attratto più di 500 progetti completi, gli architetti che alla �ne la spuntarono, sono stati Da-vid Kohn e Fiona Banner con il loro progetto BOOT (Barco)

Per la sua “barca”, Kohn ha disegnato e dotato la struttura progettata di tutti gli elementi propri di un vascello, ha creato una coperta superiore e inferiore per o�rire nella maniera più sensoriale possibile, la sensazione di trovarsi davvero in una nave pronta a salpare. Questa volta pero, invece dell’immensità dell’oceano e le coste di qualche isola remota, si potrà ammirare il Tamigi, il Big Ben e la maestosa cupola di St. Paul.

Quando la “barca” è occupata, una bandiera sarà issata per ricordarci che non ci sono più posti liberi a bordo per quella notta; la stanza include, a mò di quaderno

di bordo, un libro in cui ciascun cliente/passaggero potrà annotare le proprie impressioni vissute a bordo di questa esperienza.

David Kohn e il suo gruppo si erano già confrontati con un esperienza simile anteriormente creando un ristorante temporaneo nella Royal Academy of Arts e una galleria d’arte contemporanea nel West End.

Fiona Banner, dal canto suo, ha recentemente esposto con la sua installazione “Harrier and Jaguar”, basata in due famosi aerei di combattimento nel atrio centrale della Tate Britain.

Oltre ad ospitare i più fortunati visitanti della città, A Room for London, darà il benvenuto agli artisti, scrittori e commentaristi culturali che vogliano tras-correre un weekend diverso a Londra appro�ttando dell’esperienza come inspirazione per nuove opere d’arte e pubblicazioni; unos spazio concepito per la creatività.

A Room for London, installata a cura della Living Ar-chitecture and Artangel, in associazione con il South-bank Centre, è parte del Festival di Londra 2012 e rap-presenta la chiusura dell’Olimpiade Culturale che la città ha organizzato durante tutto l’anno.

L’accesso e la possibilità di pernottamento è ovvia-mente per tutti, non così il prezzo.. Se siete interes-sati consultate la disponibilità in www.Livinglondon.uk.com.

Buona Fortuna Marinai!

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