Tuz, il diavoletto - POuL · Quest'operae rilasciata sotto la licenza Creative Commons BY-NC-SA...

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Tuz, il diavoletto

Gennaro Florino <[email protected]>

Con il rilascio del nuovo kernel Li-nux 2.6.29, Linus Torvalds ha invitato

la comunita degli utenti Linux ad utilizzaread interim una nuova mascotte per sensi-bilizzare su un tema importante.Tuz, cosi si chiama la nuova mascotte, eun diavolo della Tasmania, specie austra-liana che sta drammaticamente scompa-rendo a causa di una infezione mortale. Eun animale carnivoro di abitudini nottur-ne, lungo 80 cm compresa la coda, ormaipresente solamente sull’isola di Tasmania.L’idea e venuta subito dopo la Linux Con-ference 2009 di Hobart (Australia) ed eun segno distintivo di come la comunitadi utenti Linux non si limita a problemi diordine tecnico ma cerca, nel suo piccolo,di rendere il mondo un posto migliore.L’utilizzo di Tuz sara provvisorio, probabil-mente contestuale al kernel 29, perche dif-ficilmente si cambiera il classico pinguinoTux, soggetto prediletto di qualunque Li-nux User Group. Infatti, ovunque nel mon-do, Linux e diventato un simbolo di passio-ne e di collaborazione, toccando orizzontiqualitativi che solo oggi e possibile scorge-re; ad esempio negli Stati Uniti si sta at-tualmente valutando seriamente l’utilizzodi software Open Source per la pubblica

amministrazione, in Francia la polizia hadeciso di investire nel passaggio a UbuntuLinux, in Germania si sta sperimentandol’introduzione nelle scuole, la Russia addi-rittura ha gia deciso l’adozione da parte ditutte le scuole entro il 2009.Ogni mese vediamo aprirsi nuovi orizzontie nuove strade a cui si fa quasi fatica a stardietro. Senza andare troppo lontano, an-che al Politecnico di Milano riscontriamoun grande interesse. Questo e appunto ilmessaggio dell’editoriale di questa edizio-ne: scegliendo di lavorare con gli altri enon contro gli altri, imparando e condivi-dendo, si possono ottenere risultati incre-dibili. Tutto sta nella capacita di metter-si in gioco con spirito aperto e con tantapassione.

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Indice

Hackmeeting 2009 3

Quando l’astrodinamica incontra l’open source: STA 6

Lo standard open source IAI – IFC 9

Openmoko Freerunner 11

Lo speciale dello zio POuL 13

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Hackmeeting 2009

Vecna <[email protected]>

Nel mese di giugno di quest’anno siterra a Milano la dodicesima edizione

dell’hackmeeting.Nato in tempi non sospetti, quando in Ita-lia i cambiamenti che avrebbe portato In-ternet nel mondo erano solo descritti neiromanzi cyberpunk, l’hackmeeting ha sa-puto trasformarsi al passare del tempo edel Web.Gli inizi non sono stati facili. Lo stereoti-po dell’hacker cominciava ad essere agitatodai media mainstream che avevano trova-to una suggestiva etichetta: pericolosi pi-rati. Da qui l’esigenza di fare outing conuna tre giorni che presentasse tematichee riflessioni, codici ed utopie della frangiapiu entusiasta ed innovatrice dei neonatinetizens. L’hacking al tempo era percepi-to come l’arte di penetrare nei computer,poi ha via via sviluppato un’interpretazionepiu ampia: un mix fra hacking, cyberpunke Do-It-Yourself culture (DIY). La pene-trazione e tecnologica, sociale, culturale,politica.E esattamente l’influenza del DIY che fa diHackmeeting un evento autofinanziato edautogestito, ospitato normalmente in cen-tri sociali autogestiti dove, prima con leBBS e poi con gli hacklab, c’e sempre sta-to uno spazio per le culture digitali e la

possibilita di creare l’evento senza padrinio sponsor commerciali.

Organizzazione e temi

L’evento si organizza in due spazi fonda-mentali: il LanSpace e i seminari. Nel Lan-Space puo succedere di tutto! 200 perso-ne con PC, rete, codice, hardware... unsuk in cui potete trovare ogni tipo di mac-china smontata e reinventata. Gente chesperimenta ogni tipo di hard-coding, cheabusa di circuiti, PC, giocattoli, spazzolini,software vari. Chiunque puo tenere un se-minario presentando i propri studi, accroc-chi, tecnologie, riflessioni, semplicementecomunicandolo nella mailing list di riferi-mento, che da sempre e lo strumento usatoper garantire un’organizzazione il piu pos-sibile comunitaria.Nonostante la liberta nel portare cio che sivuole, si cerca sempre di definire dei temiprincipali riconosciuti dalla comunita comei piu attuali. Quest’anno sono stati sceltitre macrotemi.

Il peer-to-peer

Tutti oggi conosciamo il significato dellaparola peer-to-peer grazie alla diffusione

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Hackmeeting 2009 4

del file sharing di musica, film, libri. Peer-to-peer e molto di piu: e una tecnologia incui ogni elemento e indipendente e puo re-lazionarsi, cambiare, trovarsi con altri simi-li senza la necessita di intermediari ma vi-vendo della partecipazione e dello scambio.Peer-to-peer, quindi, nel senso di creazio-ne di comunita e di economie, dove peronon e la monetarizzazione l’elemento ag-gregante, ma la motivazione e la volontadi realizzare progetti, come ad esempio av-viene per il FLOSS o Wikipedia.Immaginate che lo stesso meccanismo delpeer-to-peer venga usato come base di unastruttura di rete che ci permette di difen-derci in modo piu consistente dalla censurae dal controllo: il peer-to-peer puo infat-ti essere visto come struttura di rete resi-stente agli attacchi, e le sue caratteristichepossono essere utilizzate in tutti gli ambitiin cui altrimenti censura, controllo e ma-nomissione possono intervenire.L’esempio del file sharing in quanto strut-tura non facilmente ostacolabile e un inpututile quando si verifica che la democraziaonline e la net neutrality vengono assediateda controllori e lobby di vario genere. Con-siderando la rapidita con la quale nuovetecnologie possono diffondersi, e consta-tando che gli attacchi delle lobby prendonovita solo quando una tecnologia raggiungeil suo massimo apice, e facile pensare chese la stessa liberta di condivisione che siprova nel file sharing fosse applicata an-che a forme di giornalismo, di informazio-ne, di organizzazione, la censura ed il con-trollo non potrebbero piu essere applicabili.Tutto cio apre nuove complessita, terrenofertile per gli hacker (come li intendiamonoi).

L’Information Technology e latrasformazione del mondo

Quando l’informazione e la cultura diven-tano merce, naturale conseguenza e chei lavoratori della conoscenza precipitino inuna condizione di disconoscimento, di de-bolezza e di ricatto occupazionale. Preca-rieta e controllo sono diventate il noccio-lo dei nuovi lavori. Eppure, le nostre co-munita fondate sullo sviluppo condiviso eincrementale del sapere hanno segnato unpasso in avanti nella storia della produzionesociale dell’innovazione. Questa schizofre-nia deve finire! A 10 anni dalle riflessio-ni sulle potenzialita della GNU-Economy,e ora di capire come generalizzare garan-zie, diritti e liberta attraverso lavori in cuisi producono innovazioni per la collettivitae non per pochi.

Il fenomeno della paura

Per ultimo, ma solo perche e la cilieginanera sulla torta hackmeeting, una rifles-sione e delle analisi tecniche sul fenomenodella paura e del terrore. E stato facilevalutare con il senno di poi l’erosione deidiritti portata dagli attentati terroristici di8-6 anni fa. Il pattern e semplice: la paurafa prendere decisioni che in situazioni ditranquillita non vengono prese. Questo evero su scala globale, pensando a guerre eleggi di import/export, ed e vero nell’am-bito familiare, lavorativo, cittadino. Lapaura in questo modo diventa antitesi delpensiero razionale e costruttivo. La paurapero viene veicolata dall’informazione. MaInternet e’ il cuore dell’informazione e loe in modo potenzialmente rivoluzionario.Infatti, se prima le informazioni che si

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volevano fruire erano poche, ora sonoinfinite. Se prima la scelta di cosa dovevaessere trasmesso era in mano a pochi, orae in mano a tutti. Paura, informazionee Internet sono tre chiavi di lettura dimolti problemi attuali, e un uso libero econsapevole della rete puo essere una viadi fuga.

HTTP://PAURA.ANCHE.NO

lA Tua cITTa TeRrORIZzaIL BABAU

,

Il babau, simbolo delle paure e logo delprogetto http: // paura. anche. no , dalquale si ispira anche hackmeeting.

In conclusione, se piu di due volte vi sietesentiti appassionati di crittografia, soft-ware libero, programmazione, networking,hacking, sicurezza informatica, robotica,hacking robotico, utilizzo etico delletecnologie, filosofia... vi anticipiamo chehackmeeting sara pieno di vostri simili.Il sito e l’unico riferimento per i luoghi,i seminari, la mailing list, il wiki, ed e:http://it.hackmeeting.org Hack-meeting a Milano non e un caso. In unacitta che ha ucciso i propri spazi sociali,tornare significa mettere il dito nellapiaga. Per questo motivo hackmeetingsara preceduto da una serie di incontri,rivolti a un pubblico ancora piu ampio, neiprincipali poli universitari della citta.

19/20/21 giugno:Usa il cervello, vieni ad Hackmeeting.

Quando l’astrodinamicaincontra l’open source: STA

Andy <[email protected]>

Da sempre la comunita scientifica eimportante promotrice e utilizzatrice

di software libero e open source al pun-to che possiamo annoverare, nella miriadeodierna di distribuzioni Linux, diverse solu-zioni orientate in modo specifico all’ambi-to scientifico ed ingegneristico. Nella quasitotalita dei casi il motore di iniziative delgenere sono istituzioni scientifiche ed uni-versita, e anche in questa occasione tuttoparte dalla lungimiranza di un’istituzione:l’Agenzia Spaziale Europea.L’incontro tra l’open source e una scien-za che potremmo definire di nicchia comel’astrodinamica, avviene proprio nel cuo-re pulsante del mondo spaziale europeo: ilcentro di ricerca e tecnologia dell’ESA, l’E-STEC, che sorge a Noordwijk, in Olanda,sulle rive del mare del Nord, a meta stradatra Amsterdam e L’Aia.Motivo di questa nascita e stato uno stu-dio del 2005 effettuato dal Technical Di-rectorate dell’ESA per trovare un softwaregia presente sul mercato che fosse adattoall’integrazione di diverse routine di anali-si di missione, sviluppate in anni di espe-rienza all’interno dell’agenzia. In questa

ricerca sono stati considerati 150 prodottidifferenti (in maggioranza proprietari), nel-l’ambito dell’astrodinamica e della visualiz-zazione 3D del sistema solare. L’assenzadi una scelta predeterminata del modellodi sviluppo del software libero per questoprogetto rende ancora piu interessante il ri-sultato a cui si e giunti.In via di conclusione di questo studio, infat-ti, le soluzioni praticabili rimaste sembra-vano l’inserimento di moduli ad-hoc nellablasonata suite americana STK, o la co-struzione di qualcosa di totalmente nuovoutilizzando la potenza di un software comeCelestia che gia da se puo essere definitoqualcosa in piu di un planetario 3D. Infinel’incontro tra i responsabili del progetto elo sviluppatore di Celestia, Chris Laurel, hasuggellato l’inizio di un proficuo scambio diidee e di una collaborazione che e stata lascintilla per la nascita di questo software.L’apertura del codice di Celestia, e quel-la conseguente di STA (Space TrajectoryAnalysis), ha permesso con molta piu disin-voltura l’accesso al progetto da parte delleuniversita (tra cui il Politecnico), lontanoda ostacoli legali e burocratici riguardantilicenze e segretezza del codice sorgente.

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7 Quando l’astrodinamica incontra l’open source: STA

Il fatto che Celestia sia software libero por-ta con se anche altri vantaggi. La pre-senza di una forte comunita e l’esisten-za di siti dedicati allo scambio di modelli3D di satelliti, script e vari add-on, sonostati considerati un ulteriore punto di for-za per coinvolgere sviluppatori, entusiastibeta-tester o semplici utenti provenienti daquesto bacino di affezionati.

STA in pillole

Ma com’e fatta e di cosa e attualmentecapace questa strana creatura? Abbiamodetto che il motore di visualizzazione 3De appunto Celestia, ma cosa c’e sotto?Semplice, l’insieme di quelle routine chel’ESA e interessata nell’integrare in ununico applicativo per l’astrodinamicaassieme alle nuove che andra a svilupparein futuro.E questo il cuore pulsante del software,

l’infrastruttura che compie i calcoli princi-pali: per questo si chiama astro-core.Questo componente chiave e interessatoda un continuo sviluppo per migliorarne leprestazioni, tanto che lo scorso mese ne estata completata la riscrittura perche uti-lizzasse la collaudata e veloce libreria Eigenper le operazioni vettoriali. A questa solidabase dell’astro-core si interfacciano i mo-duli, utili ai fini dei diversi calcoli di traiet-torie orbitali, di lancio, di fly-by... Il tuttoe poi raccolto e proposto all’utente attra-verso un’interfaccia grafica realizzata inQT, che vede al suo interno la visualizza-zione 3D fornita dal famoso Celestia e lapiu classica proiezione 2D delle traiettoriesulla superficie terrestre.La decisione di utilizzare le librerie QTper l’interfaccia grafica e stata dettatadalla semplicita nella compilazione cross-platform. Grazie a questo STA e infat-ti disponibile per tutti i maggiori sistemioperativi: Linux, Mac e... Windows :-P

Quando l’astrodinamica incontra l’open source: STA 8

L’utilizzo del software e facilitato dal mo-dello “a scenario”, in cui i vari oggetti diinteresse (satelliti, lanciatori, ground sta-tions...), le loro traiettorie e proprieta ven-gono inseriti e interagiscono tra loro realiz-zando appunto lo scenario di missione de-siderato. Una volta aggiunto e impostatoquanto necessario, si da il tutto in pasto alpropagatore (astro-core + moduli) che tra-mite i calcoli opportuni permette la visua-lizzazione e animazione 3D e la proiezione2D delle traiettorie.

Stato dell’arte e sviluppifuturi

Nonostante il progetto sia ben avviato e incontinua espansione, molte importanti ca-ratteristiche che lo portino a confrontarsialla pari con STK (il vero colosso nel cam-po dell’analisi di missione) sono ancora invia di completamento o programmate peril futuro. In ogni caso, la presenza di unarelease schedule collaudata e costante, lapartecipazione delle universita promotrici edegli sviluppatori e la continua crescita pa-rallela con Celestia stesso e la sua comu-nita, sono garanzia di futuro per questosoftware.La release schedule e annuale e le nuoveversioni vedono la luce intorno agli ultimi3 mesi di ogni anno. La versione corren-te chiamata “HAEDEAN”, dal nome delprimo eone geologico del nostro pianeta, estata rilasciata a Dicembre 2008. In que-sti mesi lo sviluppo ha gia visto importantiaggiornamenti come la gia citata adozionedi Eigen e il passaggio a QT 4.5.Oltre allo sviluppo del software stesso uno

degli obiettivi di STA e dichiaratamente�...promuovere lo scambio di idee tecni-che e sviluppare conoscenza e competenzanell’ambito di matematica applicata, inge-gneria spaziale ed informatica...�. Da quil’invito a tutti gli interessati a partecipa-re al progetto a visitarne il sito web e lapagina su Sourceforge.net

Conclusioni

In questo ottimo esempio, il modello disviluppo open (ma in questo caso do-vremmo dire “free” dato che sia Celestiache STA sono rilasciati con licenza GPL),si e dimostrato pienamente all’altezzadegli esigenti requisiti di un’importanteistituzione come l’ESA. Innanzituttoil mondo del Free Software e stato ingrado di presentare un applicativo piu cheall’altezza in fatto di visualizzazione 3Ddel sistema solare, quale e Celestia.Infine, proprio l’apertura del codice haconsentito un livello di integrazione edi espansione del software stesso, cheha portato alla creazione di qualcosadi veramente “nuovo”, realizzando consoddisfazione i piani iniziali dell’ESA.

Alcuni link utili:http://sta.estec.esa.int (Homepa-ge)http://sourceforge.net/projects/sta/ (Sourceforge)http://www.shatters.net/celestia/(Celestia)http://www.celestiamotherlode.net/ (Celestia add-ons)http://www.esa.int (ESA)

Lo standard open source IAI –IFC

Prof. Ezio Arlati <[email protected]>Dipartimento BEST, Politecnico di Milano

La sostanziale novita intrinseca adogni autentico progetto, la sua conna-

turata carica di innovazione, consiste nel-l’assetto che l’insieme dei fattori rilevantiassume in un dato contesto, in un dato mo-mento culturale e produttivo, mirando aduno specifico scenario di esigenze presen-ti e prossime future; e da questo contestoche si procede alla costruzione di un mo-dello virtuale di soluzione del programmadi esigenze. Di conseguenza, uno dei mo-tivi che stanno alla base della richiesta diinteroperabilita nel progetto di Architettu-ra, Ingegneria e Costruzione, e affermarela possibilita che la rete di motivazioni enecessita sia resa esplicita, descritta, ope-rabile e controllabile da una comunita chene condivide l’insieme, o almeno significa-tivi sottoinsiemi, di scopi e interessi.Il BIM (Building Information Model) e unvero “modello” in termini cognitivi e discienze dell’informazione: costituisce un si-stema informativo unitario in cui tutti glioggetti sono esplicitamente noti per la loronatura e per le loro correlazioni geometri-che, tipologiche, caratteristiche attribuite:tale conoscenza e accessibile in misura re-

golata a ciascuno dei soggetti detentori dicompetenze e di ruolo decisionale, secon-do i compiti e le responsabilita attribuitigli,con la possibilita di vedere l’intero insiemedi transazioni in corso sul modello, bencheabilitato ad operare solo su quelle di cui eincaricato.

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Lo standard open source IAI – IFC 10

Questo ambiente di modellazione presup-pone la presenza di una famiglia di stru-menti software specialistici, concepiti percooperare alla definizione dei vari insiemidi valori caratteristici che connotano il pro-getto – ciascuno espressione di specifici do-mini di conoscenza esperta derivanti dalletradizioni disciplinari – tutti operanti sullabase della capacita di riconoscere ed ela-borare gli oggetti definiti nel database.Lo sviluppo dello standard IAI – IFC(International Alliance for Interoperability– Industrial Foundation Classes) sviluppal’applicazione dei concetti di BIM al set-tore delle attivita edilizie, mutuandoli dasettori industriali piu maturi e di consoli-data applicazione nei settori quali la mec-canica o l’elettronica, e mette a punto larappresentazione degli oggetti e delle lo-ro interrelazioni spazio-funzionali in formaesplicita, condivisa e quindi interoperabile.IFC (http://www.buildingsmart.com)e un formato open source, quindi libera-mente accessibile agli utilizzatori compe-tenti, di proprieta della IAI (http://www.iai-international.org), una istituzio-ne internazionale senza fini di lucro forma-ta da ricercatori, amministratori pubblici,entita industriali, studiosi ed educatori del-le universita. Lo standard IFC e gia un ISOPAS (Publicly Available Standard 16739 –2005).L’IAI ha in corso una vasta iniziativa perlo sviluppo di uno standard universalmentecondiviso a livello internazionale nell’am-bito di ISO, in piena collaborazione conCEN ed UNI. L’interoperabilita costituiscela capacita per i vari operatori specialisticidel progetto di “vedere” lo stesso identicomodello architettonico “attraverso” il lo-

ro specifico apparato di strumenti softwaredisciplinare in cui hanno importato, lettoed elaborato il database relazionale origi-nario, senza ridigitazioni o interpretazioniapprossimative, o decodificate quindi rico-dificate, dei fattori qualitativi.L’interoperabilita e finalizzata a offrire sup-porto alla progettazione lungo tutto il pro-cesso di sviluppo, dalla fase di concezio-ne, alla definizione del modello in tutte lesue componenti spaziali e tecnologiche, fi-no alla sua definizione esecutiva e alla pra-tica costruttiva, quindi all’aggiornamentodei dati dell’edifico “as built”, fino alla suamanutenzione e gestione. Si puo quindiprocedere all’elaborazione di parti d’ope-ra correttamente integrate nell’insieme delmodello (ad esempio l’involucro edilizio ole strutture orizzontali come il pacchettodi solaio-pavimento) con il pieno controllodelle interferenze e sovrapposizioni recipro-che, aggiornando il modello originario conl’innesto dei nuovi componenti.Il processo di genesi del progetto sopra de-scritto genera potenzialita originali circail conseguimento degli obiettivi qualitativipremessi, poiche consente l’introduzione,nel mondo della costruzione edilizia e dellaconformazione architettonica, della speri-mentabilita delle soluzioni progettuali.L’Unita di Ricerca ProTeA - Progettazio-ne Tecnologica Assistita del BEST e inte-ressata a collaborare con gli studenti dellediscipline afferenti alla progettazione di in-gegneria e architettura, nonche di scienzedell’informazione ed elettronica, per con-tribuire a sviluppare strumenti software eapplicazioni specifiche per la realta delcontesto italiano dell’ambiente costruito edei suoi principali temi di intervento.

Openmoko Freerunner

admiral0 <[email protected]>

Free your phone

Openmoko Freerunner e uno smart phonetouch-screen basato su GNU/Linux ede il secondo cellulare totalmente OpenSource. Vuol dire che non ti costa niente?No, vuol dire che se compri il cellularepuoi farci veramente quello che vuoi, anzisei incoraggiato a vedere com’e dentro,sia lato software che lato hardware.Quante volte succede che i telefoniabbiano qualche funzionalita bloccataperche la casa madre non vuole che siautilizzato in un certo modo? E vero,spesso esistono workaround, ma questiworkaround significano invalidare garanzie,infrangere licenze, eccetera.

Un po’ piu da vicino

Ma cosa offre questo smart phone? Primadi tutto offre hardware di tutto rispetto.Il Freerunner e basato su di un SoC dellaSamsung con un processore da 400MHz(la CPU e un ARM920T). Ha ovviamenteun modem GSM che gli permette di fareda telefono, una scheda wifi (Atheros 6k),

un GPS (u-blox ANTARIS 4) e il Blue-tooth. Il touchscreen del cellulare e un2.8 pollici VGA, una risoluzione piuttostoalta se si pensa che la maggior parte deglismartphone arrivano a stento a una QVGA.

Dal lato software si nota che quasi tutto ein un fase di beta testing, ma questo non eun grosso problema dato che ci sono distroquasi stabili. Le piu gettonate sono:

� SHR (in figura) e una delle primedistro community based, e basata suOpenEmbedded e ha Enlightenmentcome windows manager; la sua suitedi telefonia e in sviluppo costante ede basata su Openmoko Framework ed

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Openmoko Freerunner 12

EFL, e la grafica e molto curata.

� Openmoko 2008.12 e la distro ufficialedi Openmoko, ha come phone suite unport di Qtopia su X11; la suite e relati-vamente stabile, ma ha fatto molto di-scutere a causa delle scelte che ha fattoOpenmoko.

� Qt Extended, prima conosciuta col no-me di Qtopia, e prodotta da QT Soft-ware (ex Trolltech) e vanta una phonesuite ottima, anche se il suo supportoper il wifi ed il GPS lasciano desiderare.

� Android e la nota distribuzione di Goo-gle; personalmente non la consiglioperche immatura e piuttosto limitativarispetto alle altre distro disponibili.

Ci sono altre distro in circolazione, chepero non sono adatte a chi e alle primearmi: ad esempio, sul Freerunner girano

Debian e Gentoo.Questo smartphone e soltanto il secondo (ilprimo e Neo1973 sempre della openmoko)di una serie di telefoni open source che laOpenmoko intende rilasciare. E gia in can-tiere l’erede del Freerunner, nome in codi-ce GTA03 (Freerunner e noto anche comeGTA02), in merito al quale ci sono anco-ra dei dubbi sull’opportunita di includere omeno un chip GSM 3G per l’UMTS.

Sviluppo

Openmoko Framework e un frameworkcreato da Openmoko per rendere piu ac-cessibile l’hardware dei dispositivi; e scrit-to in Python e offre tutto il necessario peraccendere i led, mettere in sospensione ilcellulare, effettuare chiamate, eccetera. Ilframework viene sviluppato all’interno del-la FSO, che e una distro dimostrativa crea-ta appositamente.EFL (Enlightenment Foundation Libraries)e invece un set di librerie sviluppate conEnlightenment di cui non e stata rilascia-ta ancora una versione stabile. Le libreriesono caratterizzate da una velocita di ese-cuzione ottima, ma hanno il difetto di nonessere molto semplici da usare.

Link utili

� http://openmoko.org

� http://wiki.openmoko.org/wiki/Neo_FreeRunner

� http://scap.linuxtogo.org

� http://enlightenment.org/admiral0

Lo speciale dello zio POuL

L’evento piu importante per il POuL, dall’inizio dell’anno, e stato sicuramente laconferenza su Polinux, la distribuzione Linux creata per gli studenti del Politecnico:grazie a chi e venuto ad ascoltarci... noi speriamo che vi siate divertiti e abbiateimparato qualcosa di utile!

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Polinux e in continua lavorazione a causa degli aggiornamenti della distribuzione sot-tostante (Ubuntu) e dei suggerimenti che gli utenti man mano ci forniscono, perciorimanete sintonizzati e non esitate a dirci cosa vi piacerebbe trovare nelle prossimeedizioni o cosa c’e che non va!

Agenda

� Venerdı 24 aprile, alle ore 14:30 nell’aula I.0.1, in occasione del rilascio di JauntyJackalope, il POuL e i3Poli presentano le novita della nuova release di Ubuntu aseguito di una panoramica del sistema operativo GNU/Linux.Seguira un’install fest in cui ognuno potra installare il nuovo sistema operativo sulproprio portatile. Vi consigliamo di partecipare, cosı da avere Linux gia up’n’runningper i corsi!

� A partire da mercoledı 13 maggio e per i 3 giovedı successivi, dalle ore 16:15 nel-l’aula I.1.2 terremo i corsi su Linux. Quest’anno abbiamo tentato di organizzare unapproccio piu “hands-on”, quindi le lezioni saranno altamente interattive: venite coni vostri portatili!I temi delle lezioni saranno orientativamente:

– 13/5: fondamenti di GNU/Linux - installazione e disinstallazione pacchetti, ancheda riga di comando - software multimediale tipo Amarok, MPlayer ecc. - graficacon GIMP e cenni alla suite di produttivita

– 21/5: personalizzazione desktop e Compiz - fondamenti di bash e comandiprincipali - licenze - Wine e virtualizzazione con Virtual Box

– 28/5: compilazione dai sorgenti - bash scripting - Domande & Risposte

– 4/6: fondamenti di sicurezza e software collegato tipo Enigmail, TrueCrypt ecc. -IPtables - sicurezza di Grub - disaster recovery

Per chi non volesse o non potesse installare Linux, porteremo comunque dei DVD liveedition.Per qualsiasi informazione e per eventuali modifiche dell’ultimo momento, tenete sottocontrollo il nostro sito.

Vi e venuta voglia di conoscere il mondo di Linux? Volete partecipare piu da vicino allenostre attivita? Volete scrivere un articolo su questa rivista?Iscrivetevi alla nostra mailing list oppure venite a trovarci presso la nostra sede!

Partecipate numerosi ai corsi su Linux dal 13 maggio!

sito Internet: www.poul.orginformazioni: [email protected] sede: +39 02 2399 2477

La stampa della rivista e interamente finanziata dal Politecnico di Milano, che non si assume alcunaresponsabilita sul contenuto.Stampa a cura di Acheias di S. Siragusa, Milano 2008.