TUTTA COLPA DELLA MUCCA€¦ · Canta! Canta che ti passa! MARISA: Senta Don Gino mi deve fare un...

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COMMEDIA BRILLANTE IN TRE ATTI

DI

MARIA TERESA PAZZAGLIA

Personaggi e interpreti:

MARISA: vedova, cinquantenne

MIKI : figlio di Marisa

PAMI-ELA figlia di Marisa

A-DELE; suocera di Marisa

RITA: infermiera della nonna

GRAZIA: figlia di Rita

DON GINO: parroco

AU-GUSTO: il contadino ( anziano e sordo)

FABIO: venditore di materassi ( media età, più sulla cinquantina)

E-MILIO: pretendente

AL-BERTO: veterinario

La scena si svolge nel salotto della signora Marisa, arredato con gusto, stile anni ’70-‘80 . A sinistra

per chi guarda, la porta delle camere, al centro la porta d’ entrata, a destra la porta della cucina.

Sulla parete di destra, verso il pubblico, la poltroncina su cui sta seduta la nonna, deve avere lo

schienale alto, perché ci si possa appoggiare la testa, davanti alla poltrona un appoggiapiedi o

anche un puff, che non sia basso, su cui la nonna possa stendere la gamba ammalata. Vicino un

divano. Sul divano all’ inizio della commedia ci sono i ferri da calza. A sinistra un mobiletto con

sopra il telefono e la foto del marito defunto di Marisa; al muro uno specchio, sopra al mobile del

telefono. Quadri alle pareti; sulla parete retrostante un mobiletto, in cui ci saranno bicchieri e

liquori.

La commedia è ambientata nei primi anni ’90, i primi tempi in cui è arrivata la moda della

pettinatura a cresta di gallo per i ragazzi.

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A volere, prima dell’ apertura del sipario suona la canzone “ Like a Prayer” di Madonna.

ATTO PRIMO

( Si apre il sipario, in scena è Marisa al telefono. Marisa è la tipica donna matura,

vestita un po’ demodè, è vedova e in cerca di un marito; l’ aspetto in genere è

ben curato per impressionare positivamente i pretendenti )

MARISA: Pronto agenzia “ Cuori uniti” ? Io sono una vedova e non ce la faccio più a stare

da sola, voglio trovare un marito. Il mio povero marito era un gran bravo uomo,

un lavoratore, il mio Rino! ( prende in mano la foto del marito ) Se ne

è andato all’ improvviso e io sono rimasta da sola.( pausa)

Deve essere alto, biondo e con gli occhi chiari. Sì, come Roberto Redofo, l’ attore

americano; lo voglio che gli assomigli. E non deve essere vecchio, più o meno della

mia età, magari anche più giovane. ( pausa) E poi mi raccomando che sia ancora un

uomo, insomma ha capito vero? Il mio povero marito era peggio

di quelle donne che hanno sempre male la testa la sera. Adesso almeno che

mi rifaccia di quello che ho perso ( pausa) A lui non glielo dicono? Lo devo capire

io? ( pausa) Sì , va bene, allora me ne manda subito uno? ( pausa) La saluto.

(Mentre chiude il telefono entra il figlio Miki con in mano una radiolina accesa,

suonano la stessa canzone di Madonna che si sentiva prima dell’ apertura del sipario;

non bada alla mamma, fa passi di un ballo Rok a suon di musica, mentre si infila gli

auricolari ( quindi la musica cessa) e cerca un fumetto da leggere, nel mobiletto sotto

allo specchio, o a volere dietro nella parete di fondo. E’ il tipico ragazzo Rok,

appassionato di musica e discoteche. Il suo abbigliamento consequenziale: jeans,

maglietta, braccialetto di metallo, giubbotto jans, nel primo atto ha i capelli alla

moda, ma normali.)

MARISA: Miki dico con te, hai sentito?

(il ragazzo non la sente, allora lei gli toglie una cuffia e gli urla in un orecchio)

Hai capito?

(Lui si scuote dal suo mondo, guarda la madre )

MIKI: Che cosa vuoi? Ti pare questo il modo?

MARISA: Con quelle cuffie sei più sordo di una mummia imbalsamata!

Ricordati di andare a prendere la tua sorella alla stazione, che ritorna da Bologna.

MIKI: Ciou, io mi sono stancato, tutti i sabati la devo andare a prendere e poi il lunedì

mattina portarla; quando finisce? E non è ora che si faccia il moroso, così va lui

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a prenderla?

(Da dietro le quinte si sente la voce della nonna che chiama)

DELE: Ho finito vieni a prendermi.

MARISA: Vengo subito. ( esce )

(Suona il campanello, Miki va ad aprire, entra il parroco)

MIKI: Che sorpesa Don Gino. Cerca la mia mamma?

DON GINO : Sì.

(Miki lo fa accomodare)

MIKI: La chiamo subito.

DON GINO: Intanto raccontami come va, se la cava la tua mamma da sola?

MIKI: Non lo so, si lamenta sempre, dice che da sola non ce la fa, con la nonna che non

cammina, la deve badare, custodire, deve fare tutto lei, e deve anche andare a

lavorare.

DON GINO: Ha il suo da fare.

MIKI: Io adesso sto cercando un lavoro, per portare a casa dei soldi e dare una mano alla

mia mamma, per pagare una donna, perché io non sono capace a pulire il sedere alla

nonna.

DON GINO: Capisco, vedrai che si metterà tutto a posto, sono venuto anche per questo. Ma stai a

sentire fra due mesi faccio una gita a Venezia, solo per i giovani, perché non ci vieni

anche te?

MIKI: Io? Dovrei venire in gita con le chiesarole? Con quelle che pregano sempre e sono

noiose che non lo sa nessuno? A far che!

DON GINO: Come a far che? Cosa dici mai! Come fai a parlare?

MIKI: No, mi dispiace, la ringrazio, ma io voglio delle ragazze belle, sveglie, a cui piace

ballare, io mi voglio divertire.

DON GINO: Belle idee hai sulle ragazze che frequentano la chiesa.

MIKI: E poi ancora sto cercando un lavoro, ho fatto domanda in vari uffici, perché io sono

ragioniere, ma per il momento non ha bisogno nessuno e io non ho i soldi per andare

alle gite, perché la mia mamma non me li dà mica.

DON GINO: Bisogna che ti adatti a fare anche un altro lavoro, se come ragioniere il posto non c’ è.

(Entra Marisa sorreggendo la nonna da una parte, dall’ altra la nonna ha una

stampella, cammina con grande fatica, a passi lenti e va sostenuta. La fa poi

sedere sulla poltroncina )

DELE: Va piano, ho detto piano! Ahi la mia gamba!

( arrivata alla poltroncina Marisa la fa sedere e le mette la gamba sul puff)

( rivolta a Don Gino) Non sarà mica venuto a darmi l’ estrema unzione? La nebbia e i

preti non fanno mai il viaggio per niente.

DON GINO: Non c’ è pericolo, stia tranquilla, si dice pure” ammalatevi quando volete, sintanto

che non viene il male della morte non morirete” .

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DELE: I nostri vecchi dicevano che di mali ce ne sono pochi di buoni, ma che ti seppellisce ce

n’ è uno solo.

MARISA: Il fatto è che non sappiamo quale sia quello buono, finchè non l’ abbiamo provato.

DELE: Ha parlato la civetta, facciamo gli scongiuri. ( fa gesti di scongiuro)

(intanto Miki si è seduto sul divano vicino alla nonna a leggere un fumetto e

si è messo in testa le cuffie della musica)

DON GINO: Sentite donne, ho saputo che la nonna si è rotta il femore e che lei ( a Marisa) ha

bisogno di un aiuto per muoverla e custodirla.

MARISA: È vero, ho chiesto, in giro, ma ancora non ho trovata una donna libera.

DON GINO: Ieri è arrivata una brava donna con una lettera di raccomandazioni del suo prete che

è un mio amico, che ha studiato in seminario con me; viene dalla montagna, sopra

Strigara di Sogliano, non ha il marito e da poco le è morto il babbo, che lei curava; ha

anche una ragazzina; cerca un lavoro e una camera per dormire.

MARISA: Devo prendere anche la ragazzina?

DON GINO: Solo per il momento, perché cerca un lavoro anche lei.

MARISA: Si può fare; le posso mettere di là nella casa della mia suocera. Io la prendo in

prova e se è brava come lei dice, la tengo finchè la nonna non guarisce o finchè…

perché messa così ha bisogno di tutto.

DELE: Non vedi l’ ora che io tiri gli zampetti, vero?

DON GINO: Mo, nonna, cosa dice? Vedrà che guarisce! Cosa dicono i dottori?

MARISA: Hanno detto che le ossa si sono saldate male, che il gesso non è venuto bene, lei

ha un gran dolore, non riesce a camminare e bisogna darle dei calmanti che sono

tanto forti che la fanno dormire spesso, anche lì sulla poltrona.

DELE: Non sarà il dolore della morte, ma l’ allegria se ne è andata tutta via.

DON GINO: Abbia fede, vedrà che troveranno il modo di guarirla.

DELE: Chi vive sperando muore cantando. Canta pure, hai voglia qui a cantare! Mi devo

squarciare la gola! Canta! Canta che ti passa!

MARISA: Senta Don Gino mi deve fare un piacere anche lei. Ho quel figlio che è ora

che metta la testa a posto e che cominci a lavorare. Non sa di nessuno

che abbia bisogno?

DON GINO: Ho sentito dire che Minghin cerca un commesso per il suo negozio; perché non va

a parlarci? Anzi anche io ci metterò una parola buona.

MARISA: Hai sentito Miki? Va subito.

(Miki ha le cuffie della musica e non sente )

MIKI, parlo con te!

(si alza e va a togliergli le cuffie)

Vieni, Don Gino vuole parlare con te, c’ è Minghin che cerca un commesso.

(Miki, di malavoglia si alza, posa il giornaletto e mette le cuffie in testa alla nonna,

la quale ride felice)

Gli pargli lei Don Gino, ( alla nonna ) viene con me?

DELE: No, io voglio stare qui, voglio sentire la musica, lasciami stare, va via te.

(Marisa con un gesto di stizza la lascia lì ed esce)

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DON GINO: Vuoi andare a lavorare da Minghin? Impari un mestiere, sei in mezzo alla gente e

diventi indipendente dalla tua mamma. Ormai sei grande, è ora che diventi un uomo.

MIKI: La ringrazio, vorrà dire che oggi andrò a parlargli.

DON GINO: Bene, e poi quando lavori e prendi i soldi pensaci bene alla gita a Venezia, che

ti divertirai con un sacco di ragazze brutte e musone, una peggio dell’ altra, da fare

spavento; con dei baffi e una barba che sembrano degli scaricatori di porto.

MIKI: Quelle che ho conosciuto io erano tutte delle brutte zitelle.

DON GINO: Bè, certo, sono zitelle in cerca di marito, sennò che zitelle sarebbero? Adesso vado

che devo fare parecchi giri e prima passo da Minghin. Dì alla tua mamma che le

mando subito quella donna per darle una mano.

( si alza e nell’ uscire va a salutare la nonna, mentre Miki le toglie le cuffie) .

Allora nonna, fiducia e speranza.

DELE: Già che la vita è tanto grama, almeno potessi mangiare delle caramelle, per renderla

più dolce; lei non le ha? La mia nuora non me le vuole dare.

MIKI: Non stia a sentirla Don Gino , vuole sempre le caramelle.

DELE: Certo, sono buone.

DON GINO: Eh, la vecchiaia è brutta, preghi la Madonna che le dia una mano e

l’ angelo custode che le stia sempre vicino.

MIKI: Non è la vecchiaia, è che è golosa e dopo le fanno andare su il diabete.

DON GINO : La golosità è uno dei sette peccati capitali.

DELE: Cosa vuole i capitali! Le caramelle costano poco, non si va mica in fallimento per

quelle!

DON GINO: No per i soldi, per i peccati.

DELE: Messa come sono e alla mia età poi, gli altri peccati non li posso più fare, mi volete

togliere anche il peccato di gola? Cosa mi rimane di buono nella vita?

DON GINO: La preghiera; anche te Miki se vuoi che il signore ti faccia la grazia di aiutarti.

MIKI: Cosa volete che faccia la grazia a me… Oh… sì, io al massimo vorrei la grazia di trovare

una bella ragazza che sia brava a ballare.

DON GINO: Cosa mi tocca sentire! Signore fategli mettere la testa a posto, che questi

giovani non ce l’ hanno.

( Intanto Miki, fa un gesto di ballare, mentre lo accompagna all’ uscita , poi

si avvicina alla porta della cucina e dice alla madre)

MIKI: Mamma io vado a prendere la mia sorella.

( Miki e il parroco escono, la nonna si appisola, ma poco dopo suona il campanello,

entra Marisa.)

MARISA: Oh, povera me! Forse sarà quello mandato dall’ agenzia e adesso cosa faccio? Non

sono pronta! ( va allo specchio a sistemarsi i capelli, si aggiusta gli abiti, il campanello

suona ancora, si rivolge ad Adele)

Vada di là, su via, presto, che ho bisogno di stare sola!

( prende sottobraccio la nonna e la trascina verso la cucina)

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DELE: Piano, piano, guarda qui mi tratta come un sacco di patate! Mi fa male!

MARISA: Chi è? Arrivo! vengo subito, un attimo!

( alla nonna) Stia lì buona in cucina, non fiati e non si muova, guai a lei.

( va ad aprire entra Fabio, ha in mano una borsa da ufficio)

FABIO: Buon giorno mia gentile signora ( le fa il baciamano) E’ lei la signora?....

MARISA: Marisa, sì sono io.

FABIO: Gentile, mia cara signora Marisa, io sono qui per fare di lei la donna più felice del

mondo, per cambiare la sua vita; per farla diventare una principessa come la

principessina sul pisello.

MARISA: La principessina che? E perché?

FABIO: Non conosce la favola della principessa sul pisello? Quella che se dormiva su cattivi

materassi sentiva anche un pisello posto sotto di essi?

MARISA: La favola sì, ma io sono un po’ più rustica, mi adatto, quando dormo non mi sveglia

neanche le cannonate dell’ artiglieria del re.

FABIO: Mia cara Marisa, lei deve essere come una dama, anzi, una principessa.

MARISA: Ma come è romantico lei! Ma non sarà un po’ troppo precipitoso?

FABIO: Precipitoso io? Ma vuole scherzare! Io voglio che lei si alzi al mattino felice e

appagata, come non lo è mai stata in vita sua, che faccia dei sogni d’ oro ogni notte,

che si svegli come la più deliziosa delle fanciulle su un letto di petali di rose.

MARISA: Ma lei è sempre così romantico con tutte?

FABIO: Ma perché vuole rovinare tutto con considerazioni così materiali? Mi lasci proseguire.

MARISA: Allora vada pure avanti.

FABIO: Vuole essere felice? Vuole passare il resto della sua vita senza mal di schiena quando

si alza al mattino?

MARISA: Certo, ma lei ha questa virtù?

FABIO: Questa e tante altre signora mia.

MARISA: Come ho fatto allora a non conoscerla prima?

FABIO: Questa è la domanda che le volevo sentire dire. Allora senta, da quanti anni lei non

cambia il materasso?

MARISA: Non lo so…da quando mi sono sposata.

FABIO: Ah, signora mia, la cosa più importante è il materasso, senza un buon materasso

come si fa?

MARISA: Lei, non gli gira mica in tondo, va proprio subito al sodo; ma non sarà un po’ troppo

presto?

FABIO: Non è mai troppo presto mia cara, per vivere felici, per fare sonni riposanti e

indimenticabili, per svegliarsi al mattino riposati come non lo si è mai stati in tutto il

resto della vita.

MARISA: Ma lei potrebbe fare questo a una donna?

FABIO: Lo mette in dubbio? Io posso darle tutto questo e molto di più, mia cara Marisa.

MARISA: Se lo dice lei… Le posso anche credere, basta che lei non sia un venditore di fumo.

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FABIO: Di fumo? ( sorride) Ma vuole scherzare? Di materassi! ( prende la borsa ed estrae un

pacco di depliant) Guardi, i migliori materassi che lei possa trovare al mondo, gli

unici, che prendono la forma del suo corpo, così non avrà mai il mal di schiena.

MARISA: I materssi? Ma lei cosa è venuto a fare qui?

FABIO: A proporle i migliori materassi; guardi, guardi qui, ( apre un depliant) se poi un

domani avesse bisogno di una lunga permanenza a letto per malattia, abbiamo i

migliori materassi per degenti, anti piaghe e traspiranti.

MARISA: Ma per chi mi ha presa! Se ne vada! Esca di qui, lo dico io all’ agenzia che imbroglione

mi ha mandato! Adesso mi sentono!

FABIO: Signora per carità non telefoni al mio principale, non mi faccia licenziare, ho bisogno

di lavorare.

MARISA: Ma lei chi l’ ha mandata qui?

FABIO: Io, sto facendo tutte le case della via.

MARISA: Esca e non si faccia più vedere, che io non ho bisogno di un materasso nuvo,

dimentichiamo questo equivoco.

FABIO: Mi scusi signora, se lei ha avuto un qui pro quo.

MARISA: Guardi che io non ho le anatre, né mi interessa averle; adesso non trovi altre scuse,

arrivederci.

FABIO: Cosa c’ entrano le anatre! Questi sono materassi di pura lana merinos, non di piuma

d’ oca. Io ho solo usato un modo per dire che lei mi aveva frainteso e lei ha frainteso

il mio tentativo di dirimere il fraintendimento.

MARISA: Lei mi sta facendo venire il mal di testa! Oddio, non capisco più quello che vuole dire.

FABIO: Volevo solo dire che non parlavo di oche, ma di fraintendimenti.

MARISA: E allora perché ha cominciato a parlare dei tre anatroccoli?

FABIO: Chi io? Ma con lei ci si fraintende solo, come facciamo a smettere il fraintendimento?

MARISA: Adesso lo nega anche? Ha detto qui, quo, qua.

FABIO: Eh no! Ho detto qui pro quo, qua non c’ è.

MARISA: Se la sarà mangiata arrosto, peggio per lei. E adesso vada fuori.

( lo manda fuori dalla porta)

Anche questo mi doveva capitare. Forza nonna, può tornare sulla sua poltrona.

( Marisa va a riprendere la nonna e la riporta sulla sua poltrona)

DELE: Insomma mi sbatti di qua e di là, mi fa male camminare, basta, io non esco più, anche

se devi ricevere degli uomini, intanto ho sentito tutto, sai! E te gli uomini in casa di

mio figlio, non li fai più entrare.

MARISA: Cosa interessa a lei? Questa è casa mia, sono vedova e posso fare quello che mi pare.

DELE: Ecco vedi come mi tratti, ti approfitti di me, perché non posso muovermi.

MARISA: Io non mi approfitto di nessuno, ma lei non si deve intromettere nelle mie faccende

private.

DELE: Una volta le vedove stavano a casa a badare ai loro figli, non avevano grilli per la testa

come te.

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MARISA: Adesso il mondo è cambiato, non siamo più “ una volta” siamo “ oggi” e oggi le

donne si sono emancipate.

DELE: E’ che te, da sola, sei come una chioccia scovata, non puoi fare a meno di un marito.

MARISA: Io non voglio fare la vedova tutto il resto della vita come ha fatto lei, che è stata

sempre sola, senza neanche un cane.

DELE: Ma cosa dici! Io di cani ne ho avuti tre e bravi che erano a fare la guardia. Te invece

sei cattiva che non vuoi darmi le caramelle.

MARISA: Lo sa che le fanno male, perché ha il diabete.

DELE: La mia povera mamma mangiava una scatola di caramelle al giorno, è campata fino

a novantacinque anni e dopo tre giorni che era morta stava meglio di te adesso.

MARISA: E poi le fanno male anche ai denti, dopo bisogna comprare la dentiera nuova.

DELE: Io voglio le caramelle, al diabete non fanno niente e non è vero che io ho il

bitri, lo dici te, perché non me le vuoi dare, le ho sempre mangiate e

sono pure ancora qui.

MARISA: E’ proprio per quello che ha il diabete.

DELE: Sei te che sei un rospaccio e non me le vuoi comperare, a me il bitri non

fa niente, è che hai paura di spendere i soldi nella dentiera, e per quello mi dai anche

da mangiare sempre delle minestrine e delle mele cotte.

MARISA: Mi sono stancata di parlare con lei e non ho voglia di arrabbiarmi ancora, uffa.

( esce verso le camere, la nonna rimasta sola prende i ferri da calza)

( entrano Miki e la sorella Pamela, lei ha in mano un borsone e un sacchettino con le

Caramelle )

PAMI: Nonna, nonna, ti ho portato le caramelle. Le ho trovate a Bologna, sono

senza zucchero, per chi ha il diabete come te.

DELE: Senza zucchero? Mo saranno cattive come il fiele.

PAMI: No, sono buone, perché gli hanno messo il dolcificante, sentile.

DELE: Mo, non lo so, che robaccia è il dolcificante? Non sarà tutta quella roba clinica?

PAMI: Sì nonna è roba chimica, ma non fa male, lo dicono i dottori.

DELE: Allora se lo dicono i dottori siamo a posto, di sicuro fanno ammalare.

( apre il pacchetto e ne assaggia una, le piace e comincia a metterle in bocca una

dopo l’ altra, mentre i due giovani parlano tra di loro)

PAMI : ( rivolta al fratello) : Stasera te hai bisogno della macchina?

MIKI: Si capisce, è il sabato, vuoi che stia a casa, a far che, a fare compagnia alla nonna?

PAMI: Te l’ hai tutti i giorni, io stasera voglio andare a Rimini a mangiare la pizza con le mie

amiche e poi al cinema.

MIKI: Perché non ti fai portare da loro?

PAMI: Perché te non trovi un lavoro e ti comperi la macchina?

MIKI: E te perché non fai presto a finire gli studi e non ti trovi un lavoro anche te?

PAMI: Io prima dell’ estate prenderò la laurea e poi mi troverò un lavoro, mica come te,

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che sei qui a casa a fare il vagabondo e a farti mantenere dalla mamma.

MIKI: Vagabonda sarai te. Che fai teatro, cinema, arte, a me non mi pare che anche

te rimedierai un gran che.

PAMI: Io faccio il Dams e diventerò una critica cinematografica, scriverò su tutti i giornali

MIKI: Sì , la critica dei miei stivali, la critica del cineforum dei bambini della parrocchia.

( in quel momento Pami e Miki si accorgono che la nonna si sta mangiando tutte le

caramelle ed ha la bocca piena, tanto che non riesce a parlare)

PAMI: Nonna! Mo cosa hai fatto? Quante te ne sei messe in bocca? Te le

sei mangiate tutte in una volta! Non vedi che ti affoghi! Nonna, nonna!

Guarda lì cosa abbiamo fatto, per litigare tra di noi non abbiamo badato alla nonna

MIKI: Nonna sputa fuori che ti affoghi.

( la nonna con la bocca piena che non riesce a parlare cerca di mandarle giù e

fa cenno di no con la testa)

PAMI: Nonna ti fanno male tutta in una volta.

( mentre loro la gurdano allibiti la nonna riesce a mandarne giù un po’ e poi con

la bocca ancora abbastanza piena)

DELE: Erano buone.

PAMI: Te le sei mangiate quasi tutte, ne devi mangiare una al giorno. ( le prende

il sacchetto)

DELE: Sono buone anche se non hanno lo zucchero, sembra che ci sia, ne voglio ancora.

PAMI: Domani, oggi ne hai mangiate troppe. Adesso vado di sopra a mettere a posto la

valigia.

MIKI: E io devo andare a parlare per un lavoro, che mi ha detto Don Gino.

( Escono ambedue, Pamela dalla porta delle camere, Miki dalla porta centrale,

poco dopo suona il campanello, entra Marisa, che fa entrare Rita e Grazia )

RITA: Io sono Rita, ci manda Don Gino.

MARISA: Venite avanti, piacere. E questa è la sua figlia? E’ già una bella ragazza. Come ti

chiami?

GRAZIA: Grazia,

MARISA: Che gran bel nome

RITA: Era il nome della mia povera nonna, glie l’ ho messo perché almeno dal cielo mi

desse una mano per tirarla su.

MARISA: Mi ha detto il prete che non ha il marito, è vedova anche lei?

RITA: No, magari! Io facevo l’ amore con uno che quando gli ho detto che ero incinta

è scappato via e più nessuno ha saputo dove sia andato, dicono a Milano,

in Germania, in America. Va a capire! E mi ha lasciata da sola con questa bambina.

MARISA: Mo che storia! Sembra una telenovela; e lei cosa ha fatto dopo?

RITA: Io sono sempre stata a casa a dare una mano ai miei che avevano la terra; li ho

tenuti acconto; questi ultimi anni sono sempre

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stata dietro al mio babbo che è stato paralizzato nel letto per tre anni.

MARISA: Poverina l’ ha avuta la sua croce.

RITA: Sì, è per quello che sono pratica ad assistere i malati.

MARISA: E non si è più sposata con nessuno?

RITA: Mi è bastato, non ho più voluto saperne di uomini.

MARISA: Ma come ha fatto a tirar su la bambina da sola?

RITA: Mi hanno dato una mano i miei e io sono sempre rimasta in famiglia.

MARISA: La capisco.

RITA: Don Gino mi ha detto che ha bisogno per la sua suocera.

MARISA: Ecco la mia suocera. ( glie la presenta) Dele questa è la Rita, che è venuta a darmi

una mano, lei è buona a tirarla su e a metterla nel letto, è pratica.

DELE: ( si era assopita ) Mi ero un pochino imbambolata, cosa c’ è?

RITA : Sono l’ aiutante.

MARISA: Si è rotta il femore e i dottori dicono che alla sua età sarà fatica che ricominci

a camminare; però mia figlia Pami ha detto che adesso andrà a parlare con

un dottore di Bologna.

DELE: E’ l’ ultima speranza, o quello mi mette a posto o sono finita.

MARISA: Si era assopita lì, perché i calmanti per il dolore le fanno quell’ effetto.

DELE: I calmanti ci vorrebbero anche a te, così te la finisci di andare in cerca di uomini.

MARISA: Io sono libera e faccio quello che mi pare e prima o poi andrò via da questa casa,

così lei se la finisce di criticare tutto quello che faccio.

DELE: Ecco fa sempre i ricatti e mi vuole abbandonare da sola.

MARISA: Una brontolona e criticona fa scappare anche i santi.

DELE: Per farti diventare santa a te, ci vorrebbero tutte le tentazioni di mille diavoli e non ne

passeresti neanche una.

MARISA: E’ inutile discutere con lei, non ci si prende mai. ( alle due donne ) Venite, che

vi accompagno nella casa di mia suocera.

( escono tutte, dopo un attimo entra Pami )

PAMI : Mamma , dove sei ? sono arrivata, mamma , mamma! ( la cerca verso la cucina)

( entra Miki)

Oh, sei te Miki, dov’ è la mamma?

MIKI: Non sono mica il suo badante, cosa vuoi che sappia io.

DELE: È andata nella casa di là ad accompagnare la mia infermiera, quella che mi deve

tirare su.

PAMI : Miki domani ho bisogno di adoperare per un po’ il tuo computer, me lo presti?

MIKI: Ohi, la macchina, il computer; in questa casa le donne cominciano ad avere troppe

pretese.

PAMI: Cosa vorrebbe dire?

MIKI: Te chiedi sempre, la mamma vuole l’ emancipazione e non mi lava più i panni, perché

dice che devo imparare io.

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PAMI: Ha ragione, devi darti una mossa e uscire dalle sue sottane.

DELE: Tra un po’ ci lascierà anche senza mangiare.

MIKI: Dice che vuole rifarsi una vita… che non vuole ammuffire qui…

DELE: Si è messa dei grilli nella testa.

PAMI: Ma nonna non lo sai che il grillo canta sempre, è allegro ed è quello che dà buoni

consigli?

DELE: Adesso te non fare il grillo parlante, che mi rivolti tutto il mio discorso.

PAMI: Fa bene la mamma, io voglio che sia allegra e felice.

DELE: Andiamo bene, ti ci metti anche te adesso.

PAMI: Stai allegra anche te nonna.

DELE: Io ci ho proprio molto da stare allegra, va pure là.

PAMI: Devi avere fiducia; io adesso esco con le mie amiche, ciao nonna.

( esce)

( Miki si mette le cuffie in testa, si siede sulla poltroncina vicino al telefono a leggere

un fumetto, poco dopo entra Grazia, che si dirige verso la cucina, Miki non se

ne accorge, subito dopo rientra con in mano una tazza di camomilla con la

cannuccia, per la nonna; Grazia ha una minigonna, tacchi alti )

GRAZIA: Ecco nonna la camomilla che le piace tanto.

DELE: Ma che brava ragazza sei, sei appena arrivata e hai già imparato.

GRAZIA: La signora Marisa mi ha detto di venire a dargiela, intanto che loro mettono a posto

di là.

( Miki ad questo punto si accorge di Grazia)

MIKI: ( a parte) Ho visto la madonna, c’ è la madonna dalla nonna, sono sveglio o sogno?

( si tocca il viso)

Sono sveglio, ma quella chi è ? La madonna o l’ angelo custode della nonna?

( si toglie le cuffie, Grazia)

Lei chi è la madonna?

GRAZIA: Sono Grazia.

MIKI: La grazia della madonna?

GRAZIA: Sono Grazia, la figlia della Rita.

MIKI: La figlia di santa Rita?

GRAZIA: Rita, l’ infermiera della nonna.

MIKI: Te non dovevi essere una bambina? Altro che bambina!

( le guarda il seno e il sedere) . Ma quanti anni hai?

GRAZIA: Ne ho diciannove.

MIKI: E cosa fai di lavoro?

GRAZIA: Ho il diploma di maestra, il mio povero nonno ha voluto che studiassi e ha pagato

lui i miei studi. Adesso però per il momento mi va bene tutto, basta che possa dare

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mano alla mia mamma.

MIKI: Da dove vieni te?

GRAZIA: Abitavamo in montagna, col mio povero nonno, adesso è morto e i miei zii

vogliono vendere la casa e la terra.

MIKIi: Allora siete senza casa e senza niente?

GRAZIA: Dove abitavamo era una casa in campagna, su per i greppi, lassù non si trova un

lavoro.

MIKI: E la terra del nonno?

GRAZIA: la mia mamma da sola non è capace di lavorare la terra e i miei zii stanno tutti

a Cesena, così hanno deciso di vendere.

MIKI: Te sei mai andata a ballare o in quei greppi lassù non uscivi mai?

GRAZIA: Io studiavo a Cesena, perché dove stavo non c’ era la possibilità di andare avanti

e indietro; mi hano tenuto gli zii e quando ci mandavano, uscivo con le mie

cugine, andavamo anche a ballare.

MIKI: Sei capace di ballare i balli moderni, ti piace la musica da discoteca?

GRAZIA: Come no! Mi piacciono tutti i balli e mi piace un sacco il Bughi- Bughi.

MIKI: Allora te non sei una che va alla messa, non sei una chiesarola.

GRAZIA: Io vado sempre alla messa, tutte le domeniche.

MIKI: Le chiesarole sono buone anche di ballare?

GRAZIA: E mi piace anche molto.

MIKI: Moh, mi pare strano, di solito le chiesarole pregano e basta…Allora vuoi

venire stasera a ballare con me?

GRAZIA: Oggi siamo appena arrivate, uscire col padrone non sta tanto bene, la mia

mamma non vorrebbe, ti ringrazio, sarà per un ‘ altra volta.

( guarda la nonna e vede che ha finito la camomilla).

L’ ha finita tutta, brava nonna, porto di là la tazza. Ti saluto, come ti chiami te?

MIKI: Mi chiamo Mikael , ma tutti mi chiamano Miki.

GRAZIA: ti saluto Miki. ( esce)

( Miki salta dalla gioia, si sfrega le mani)

MIKI : Huah! La madonna non poteva farmi una grazia più grande, che giornata! Ho trovato

un lavoro e mi è arrivata una bella figliola in casa, oh madonnina mia, che grazia!

E proprio una cui piace ballare!

DELE: Questo è merito mio, mi spetta una caramella.

MIKI: E che? Ne hai mangiate troppe oggi.

DELE: Forse hai ragione, però…

MIKI: Huah! Queste altre volte mi presenterò ai miei amici con una bella ragazza e gli

farò vedere io a loro, che mi prendono in giro, perché dicono che non rimorchio mai

una donna.

DELE: Bravo, fagli vedere ai tuoi amici che sei un uomo più di loro. Adesso però, mi dai

una caramella?

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( si chiude il sipario , suona la canzone “ Who ‘s that Girl” di Madonna )

FINE PRIMO ATTO

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SECONDO ATTO

( Marisa è in scena, davanti allo specchio, si mette a posto i capelli, il vestito, aspetta

intrepida il pretendente mandato dall’ agenzia, poi mette in un cassetto la foto del

marito defunto. Rita è vicina alla nonna, che mangia la minestra)

( Suona la stessa canzone di Madonna)

MARISA: Ha finito di mangiare?

RITA: Le manca un cucchiaio.

MARISA: Ma sì, va bene, ha mangiato abbastanza, sennò si ingrassa e dopo hai voglia a

tirarla su. Dai porta in cucina quel piatto.

( Rita esegue, poi rientra)

DELE: Mi porta via anche il mangiare dalla bocca adesso, brutta vipera che non sei altro.

MARISA: Se non sta attenta col mangiare, adesso che è azzoppata diventate troppo

grassa e le fa anche male al cuore.

DELE: Farò il digiuno della quaresima, quaranta giorni, va bene?

(Marisa stizzita scrolla le spalle, poi si rivolge a Rita)

MARISA: Adesso la porti fuori, la metti nella carozzina e andate a fare una bella passeggiata.

RITA : Sarà bene che le metta la mantellina sopra le spalle, se tira un po’ di vento, che

non abbia da prendere freddo.

( esce e ritorna con una mantellina che mette alla nonna)

DELE: Così mi fa morire di fame e di freddo.

RITA: Basterà? Non c’ è un gran sole oggi e sarà meglio che le metta anche la coperta

sulle gambe.

( esce e torna con un pleid, che tiene in mano. Marisa è sempre più impaziente)

MARISA: Non c’ è problema, un po’ di aria fa bene, è tutta salute.

DELE : L’ ho detto io che vuole che prenda una pimonite, per farmi morire.

MARISA: Ma và, adesso è diventata tanto delicata che la prende col vento dell’ arcolaio.

RITA: La copriamo bene, le mettiamo anche i guanti e la berretta, vedrà che non

avrà freddo di sicuro.

( Rita esce e torna con berretta e guanti che mette alla nonna)

DELE : Mi avete coperto come un vecchio bacucco ; dove andiamo? Se lei vuole

che usciamo perché deve vedere un uomo e vuole essere libera, allora andiamo

a comperare le caramelle.

RITA: Quelle glie le porta la Pami da Bologna, noi andiamo a fare una passeggiata.

DELE: Allora dammi un po’ di quelle della Pami, sennò io non esco.

RITA: ( prende una caramella dal cassetto) Ecco andiamo.

( la tira su dalla poltroncina, tenendola da una parte e dandole una stampella

nell’ altra mano)

DELE: Oh che male! Che male! Nella gamba buona, non ce la faccio più, che male! Chiamate

il dottore, aiuto che male!

MARISA : Cosa ha fatto? Proprio adesso?

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( Marisa e Rita le scoprono la gamba e iniziano a massaggiarle il polpaccio ,

mentre la nonna continua a gridare per il male , intanto suona il campanello)

MARISA: Ecco è qui e adesso come facciamo?

DELE: La mia gamba che crampo, che male!

RITA: Verdà che le passa andiamo di là, la metto seduta sulla carozzina e poi

le faccio un massaggio.

( suona ancora il campanello)

MARISA: La porti nella camera, via andate via, lo fa apposta, sempre quando arriva della

gente, perché non vuole che incontri nessun uomo.

( tutte due insieme la trascinano fuori, sostenendola una da una ascella e l’ altra

dall’ altra; Marisa rientra e tutta agitata va ad aprire, entra Milio, con un

abito elegante, ma un po’ stretto, di chiara evidenza che è l’ abito buono,

tenuto acconto da quando era giovane, fiocchetto al posto della cravatta,

brillantina nei capelli )

MILIO: Permesso, si può? E’ lei la signora Marisa?

MARISA: Sì, sono io, entri, si accomodi, si metta a sedere.

( lo fa accomodare sul divanetto)

MILIO: Io sono Milio; per gli amici e “ smembar” , mi manda l’ agenzia Cuori Uniti.

MARISA: Ha fatto molta strada per venire da me?

MILIO: No. Ho fatto presto, io sto a Roncofreddo, c’ è poca strada da qui. Sto

nella casa dei miei, perché sono tornato da poco dalla Germania, dove ho

lavorato molti anni.

MARISA: E’ stato bene in Germania? Che lavoro faceva?

MILIO: Ho fatto il cameriere in un albergo, ho lavorato molto e adesso mi è venuta la

voglia di tornare nel mio paese.

( da dietro le quinte si sente la voce della nonna che grida : Sto male, oh che male! )

MILIO : Chi è che sta male?

MARISA: È la mia suocera, non è niente, c’ è l’ infermiera che le fa la puntura, fa sempre un

sacco di mosse; ma mi dica, lei è vedovo o ragazzo?

MILIO: Io ho sempre lavorato, tanto che non ho avuto il tempo di sposarmi, ma adesso mi

sono accorto di essere da solo e voglio trovare una compagnia per la mia vecchiaia.

MARISA: Non è ancora vecchio, ne ha di anni da campare lei!

MILIO: Io voglio una donna di qui, non ho voluto una tedesca. Come dice il proverbio

“ mogli e buoi dei paesi tuoi”, a me piacciono le romagnole, che sono più schiette

e parlano il nostro dialetto.

MARISA: Ha ragione, anche a me piacciono i romagnoli, sono più allegri, tra di noi

ci capiamo meglio.

( si sente ancora un grido della nonna: “ che male, oh, che male! “ )

MILIO: Le fa un ‘ altra puntura? Quante glie ne deve fare?

MARISA: No, adesso le fa i massaggi, tutti i giorni è la stessa storia, è noiosa e brontolona.

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Ma mi dica, come mai è andato a lavorare in Germania?

MILIO: Io da giovane ho preso una paura e sono scappato via; non mi ricordo più niente,

non mi ricordo il perché e quello che ho fatto in quel tempo lì, è per quello che i

miei amici mi chiamano “smembar “ ( smemorato) . Non è una malattia, ho solo

perso la memoria di un pezzo della mia vita, ma per il resto sono normale, non si

preoccupi, non sono ammalato.

MARISA: Che fatte robe! Sembra una telenovela, io credevo che delle cose così ci fossero

solo alla televisione, è da non credere! Ma adesso è normale? Per tutti i versi?

MILIO: Sì , sì , sono normale, mi sono solo dimenticato cosa è successo quella volta, non

mi ricordo più cosa mi ha fatto prendere quella paura. Io non sono voluto

andare dagli stregoni, perché non ci credo e neanche dai dottori del cervello,

perché non ci credo neanche a quelli, che ti fanno spendere un sacco di soldi,

ti fanno andare per degli anni interi e poi non cavano un ragno da un buco.

MARISA: Secondo me quei dottori lì lo fanno apposta, così uno non guarisce mai e loro

vanno avanti a prendere dei gran soldi, sennò se uno guarisce perdono i clienti.

MILIO: Ah, però, non l’ ha mica pensata male!

Io comunque senta adesso ho da fare dei giri, se vuole posso venire a prenderla prima

di mangiare stasera, verso le sei, che la porto a fare una passeggiata e a prendere un

aperitivo.

MARISA: Sì , grazie, allora ci vediamo più tardi, la saluto.

MILIO: Va bene, la saluto.

( Milio esce)

MARISA: Oh, tutte le volte che viene uno dell’ agenzia quella vecchia

fa delle mosse così, lo fa apposta per spaventarli, dopo vado di là e glie ne

dico quattro.

( intanto prente il telefono )

Pronto agenzia Cuori Uniti? Sono la Marisa, senta, quell’ uomo, Milio, è venuto,

mi pare una brava persona, però non è una gran bellezza. ( pausa) L’ altro che

mi ha mandato era vecchio che strascicava i piedi ( pausa )

Io avevo detto alto, biondo e con gli occhi celesti ( pausa) per il momento

aveva solo questi? ( pausa ) Sì, lei ha ragione, sembra un uomo fatto per il verso.

(pausa) Allora devo fare amicizia, lo devo conoscere meglio? Ciou al fisico bisognerà

farci l’ abitudine, ho capito mi devo accontentare, alla mia età, sì questo me l’ ha già

detto ( pausa). Da quel lato non è ancora venuto il discorso, stasera ritorna, vedrò di

chiederglielo. Va bene, la saluto.

( sta per chiudere il tel. Quando si accorge che è entrato

uno ( il figlio) che le gira le spalle , perché sta mettendo a posto un registratore

nel mobile che si trova in fondo alla parete ed ha una vistosa cresta in testa, tinta

di rosso, che va dalla nuca alla fronte. Nell’ agitazione Marisa non riconosce il figlio).

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Aiuto! Aiuto! C’ è un ladro in casa mia! C’ è un mostro, venite a darmi una mano!

Ritaa… nonnaa… Dove siete? Venite qui, c’ è uno zingaro coi capelli rossi, che vuole

portare via la radio del mio figlio! E’ venuto a rubare, aiuto! Via ladro, via, adesso te

le do io brutto zingaro, non ti vergogni di venire a rubare nelle case della

povera gente? Ladro! Adesso vado a prendere la scopa!

MIKI: Mamma, mo sei diventata matta, mamma, sono io, mamma, cosa urli!

MARISA: Oh madonna santissima, un mostro che parla con la voce del mio figlio.

MIKI: Non mi riconosci, sono io, sono andato dal barbiere.

MARISA : ( stordita e incredula) Come sei te? Ma come ti sei ridotto? Cosa ti hanno

fatto? Come ti ha tagliato i capelli? Ti sei fatto fare la cresta rossa, come quella

dei galli, sei diventato matto? Non devi mica correre dietro alle galline; è diventato

matto anche il barbiere?

MIKI: Mamma calmati.

MARISA: Devi andare a lavorare e il padrone ti manderà via subito se ti vede così, perderai

il lavoro. Povera me, il mio cuore, che paura mi sono presa!

MIKI: Mamma, possibile che tu faccia così?

MARISA: E perché ti sei fatto quella cresta di gallo, non è mica carnevale, devi andare a

una festa mascherata?

MIKI: Mamma, come sei rimasta indietro! E’ la nuova moda, adesso sono tutti così i giovani.

MARISA: Sono tutti così? Se ti vedesse il tuo povero babbo! Non vorrai mica andare in giro

con quella cresta!

MIKI: E’ la moda, pettinatura Rok.

MARISA: Pettinatura che?

MIKI: Te non capisci mamma, cosa vuoi.

MARISA: Io non capirò, ma chi vuoi che ti voglia messo cosi.

MIKI: Tutti, vedrai. Ora ti saluto, che devo andare. ( esce)

( entrano Rita e la nonna)

RITA. Ho sentito gridare, cosa è successo?

MARISA : Niente, niente La ringrazio, mi sono presa una paura da quel matto del mio figlio.

DELE: Questa fa come il contadino che gridava “ al lupo, al lupo”. Lo fa per spaventare gli

altri. Va pure là, adesso non riconosce più neanche suo figlio, tanto ha in testa gli

uomini.

MARISA: Se lo avesse visto e soprapensiero come me, si sarebbe spaventata anche lei.

DELE: Giusto una come te che ha sempre la testa nelle nuvole a sognare l’ amore, si può

prendere uno spavento se vede suo figlio.

MARISA: Io non ho la testa nelle nuvole e non sognavo l’ amore.

DELE: Allora chi hai ricevuto prima? Non lo sai che ormai sei vecchia?

MARISA: Gallina vecchia fa buon brodo.

DELE: Fa buon brodo, perché non è più capace di fare le uova.

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MARISA: Non devo mica fare figli io, voglio solo una compagnia e quindi se la smetta di

dirmene dietro.

RITA: Ormai siamo tutte da brodo, ma ci manteniamo pure giovani lo stesso; adesso le

donne si tengono bene e dimostrano molti anni di meno. Guardi come si mantiene

bene la sua nuora, può trovarne più di uno di mariti.

DELE: Farà la collezione delle belle statuine, da mettere sul comodino.

MARISA: Magari! Tutti in fila, da baciare uno alla volta.

DELE: Sai che bazza, la collezione degli amanti di cera, che se gli accendi una candela si

sciolgono tutti e non rimane più niente.

RITA: Sennò di terracotta, che non si scioglie.

DELE: Sì, ma quando tira il terremoto cadono in terra e si rompono tutte.

MARISA: La sua è tutta invidia.

RITA: Alla sua età ormai, cosa vuole che sia invidia.

MARISA: Sì invece, perché anche lei è rimasta vedova giovane e non ha trovato nessuno per

rifarsi una vita.

DELE: Invece ce l’ avevo uno, se vuoi sapere, ed era anche un gran bell’ uomo, è che è

andato a lavorare in America, pensando di guadagnare tanti soldi e poi sposarmi, ma

non è più tornato.

MARISA: Lontan dagli occhi, lontan dal cuore…

DELE: Non è vero; faceva il mandriano e un giorno, poco tempo prima di tornare, è stato

investito da una mandria di bufali infuriati, che l’ hanno buttato a terra e gli sono

passati sopra. Non c’ è stato più niente da fare.

RITA: Oh, che triste storia, Adele, è stata proprio sfortunata!

DELE: Mi ha scritto il suo padrone, che i bufali erano centinaia e si erano impauriti a causa di

un tifone improvviso, che ha distrutto tutto.

MARISA: E si è tenuta questo segreto per tutti questi anni?

DELE: Non volevo farmi compatire da nessuno, avevo mio figlio e ho solo pensato a farlo

grande. E adesso invece sono rimasta completamente sola.

RITA: Anche lei ha avuto i suoi guai. Però ha la nuora, i nipoti.

DELE: Per lei se fossi morta, sarebbe contenta.

MARISA: Lei pensa sempre male di me.

DELE: Tante volte a pensar male ci si prende.

RITA: Non è mica vero, invece io dico che dobbiamo sempre pensare bene delle persone,

perché nel mondo c’ è anche tanta bontà, non tutti sono cattivi e disonesti.

DELE: Io li devo ancora incontrare.

MARISA: Perché non apre bene gli occhi e non li vuole vedere.

RITA: Giusto; tante volte non ci accorgiamo di quello che abbiamo vicino e di quante

persone ci vogliono bene, perché siamo troppo egoisti e pensiamo solo per noi.

DELE: Sarà, ma ancora non mi hai convinto del tutto.

RITA: Ci pensi e un giorno se ne convincerà. Bè adesso vado a preparare in cucina, che si fa

tardi.

( esce)

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( suona il campanello entra Augusto, il contadino è anziano e molto sordo)

MARISA: Augusto cosa dice?

AUGUSTO: Le ho portato un po’ di uova delle galline.

MARISA: La ringrazio, devo proprio fare i quadratini per la minestra della nonna.

GUSTIN: Deve mettere i fiorellini dalla finestra? Ha bisogno di una mano?

MARISA : Ho detto che devo fare la sfoglia, per fare la minestra, che la nonna mangia

solo quella.

GUSTIN : Fa la minestra coi fiori? Li mette nella sfoglia? Ma poi è buona? Come farà

a mangiarla la nonna, non lo so.

DELE: ( che era assorta nei suoi pensieri e si stava appisolando) Cosa dite ? cosa mi vuole

dare da mangiare? Mi vuole avvelenare?

AUGUSTO: Cosa dice, che si vuole cambiare? Se l’ è fatta addosso?

DELE: ( a parte ) E’ più sordo di una campana, non capisce un fico secco.

GUSTIN: Ha bisogno che le dia una mano per cambiarle le mutande? Però il sedere

glielo lava lei, io non le faccio quelle cose, non sono capace.

MARISA: No, no, cambiamo discorso.

GUSTIN: La cambia quando è scuro? Perché la vuole lasciare bagnata tutto il giorno?

ADELE: ( a parte ) Ehi, mica me la faccio addosso io; ma sentilo , cosa pensa che mi sia

ridotta citrulla del tutto?

MARISA: No, grazie, adesso ho l’ aiuto.

GUSTIN : Ho capito. E avete chiamato il veterinario per la mucca che presto deve parotire? Mi

raccomando, adesso che non c’ è più il suo marito, che sapeva fare tutto, non

possiamo più farne senza, io da solo non sono mica buono.

MARISA: Ho già telefonato e mi ha detto che deve passare di qui oggi o domani e

quando passa si ferma.

GUSTIN: La mucca non deve partorire oggi o domani, non sembra proprio, è ancora in

piedi , mangia, sta bene.

MARISA: Ho detto che il veterinario viene a vederla.

GUSTIN: Sì , ma quando viene?

MARISA: Non lo so.

GUSTIN: Non glie lo avete detto di venire?

MARISA: Sì , sì, non abbia paura, se non passa oggi viene domani, gli telefonerò ancora.

GUSTIN: Mo che telefono! Bisogna che venga, come fa per telefono! Non vorrà mica che

faccia partorire la mucca per telefono!

MARISA: Stia tranquillo, che viene, sì viene oggi o domani. ( lo accompagna all’ uscita)

Che fatica, mi pare di essere in una casa di matti.

DELE: Ma senti, senti, da qual pulpito vien la predica!

MARISA: Perché cosa ha da dire ancora?

DELE: Proprio niente di particolare. E’ che coi sordi si fa prima a fare da sé e a stare zitti.

MARISA: Adesso sì che ha ragione.

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DELE: Allora, se ho ragione, dammi una caramella.

MARISA: Lei è come una bambina capricciosa, non mi faccia ripetere sempre le stesse cose.

DELE: Uffa, allora ho sete, voglio bere un po’ di acqua.

MARISA: ( si affaccia alla porta della cucina) Rita per piacere porta un bicchiere di acqua per la

nonna.

( entra Rita cun un bicchiere di acqua e lo dà alla nonna)

MARISA : Più tardi io esco, vado fuori con l’ uomo dell’ agenzia, te porta di là la nonna prima

che arrivi e chiudi la porta, non voglio che faccia un’ altra commedia.

RITA: Lei vada pure, che faccio tutto bene e ci penso io alla nonna.

DELE : Tutti i giorni mi date sempre la minestrina e le mele cotte.

RITA: Ma se oggi a mezzogiorno le ho fatto i maccheroni, cosa dice mai! Glie li ho tagliati

piccoli piccoli perché sennò fa fatica a masticarli, non si ricorda più?

DELE: Non ho mica perso la memoria io, ma sono sicura che stasera mi date la minestrina,

vero? Ho voglia di baccalà, invece.

MARISA: Per domani stoccafisso lessato in latte di gallina.

( suona il campanello entra il veterinario)

BERTO : Permesso, sta qui la signora Marisa?

MARISA: Sono io.

BERTO: Sono il veterinario, Berto, come le ho detto per telefono,

sono passato di qui e mi sono fermato per vedere la mucca.

MARISA: Venga, l’ accompagno subito nella casa del contadino, che è proprio qui

dietro; vuole intanto favorire qualcosa? Ha sete?

BERTO: Se ci tiene, visto che è così gentile, non dico di no ad un bicchiere di acqua.

MARISA: Solo acqua? Non vuole del vino? Rita porta per piacere una bottiglia di acqua e una

di vino, che il dottore possa bere annaffiato; ho un vino che è speciale!

BERTO: Sì, innaffiato lo bevo, schietto fuori da tavola no.

MARISA: E’ del sangiovese delle mie viti, che lo faceva il mio povero marito; lui diceva

sempre che il vino buono è la tetta dei vecchi e aveva proprio ragione, lo senta,

è speciale.

( Rita esegue, poi esce)

BERTO: La ringrazio, sono stato sfacciato, ma io ho corso tutto il giorno; in

questa stagione c’ è un sacco di lavoro e poi non si può dire di no a una bella

signora come lei. Un bicchiere di vino in compagnia di una bella donna è il massimo

che si possa avere.

MARISA: Fa un sacco di complimenti.

BERTO: E’ proprio buono questo vino, questo è quello che fa cantare, l’ acqua invece fa

male, come dicevano i nostri vecchi. Allegria! Alla sua salute!

MARISA: La ringrazio.

BERTO: Allora cosa ha fatto la mucca, deve partorire?

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MARISA: Io l’ ho chiamata perché non c’ è più il mio povero marito, prima faceva tutto lui,

non per offenderla, ma era bravo come un veterinario, aveva imparato da piccolo,

dal suo nonno; adesso che sono rimasta da sola e col contadino che è ormai vecchio…

BERTO: Mi dispiace, anche lei è vedova come me. L’ anno scorso ho perso la mia

povera moglie; i figli sono grandi e faccio una gran fatica a stare da solo; la mia

figlia mi fa tutto, ma la notte dormire nel letto da solo è brutto.

MARISA: Come ha ragione! È proprio vero, non avere nessuno che la notte d’ inverno ti

riscalda i piedi, viene un magone nella gola! Non facciamo questi discorsi , valà.

Andiamo a vedere la mucca, che è nella casa qui di fianco, nella casa di mia suocera,

dove abita anche Augusto, il nostro contadino.

( escono)

( entrano Miki e Grazia)

MIKI: Allora io vado a cambiarmi e poi esco e ti aspetto in macchina di fuori, dietro la

curva, che non ci vedano uscire insieme.

GRAZIA: Anche io mi cambio, faccio prestissimo e poi vengo; dopo vado a dire

alla mia mamma che esco con le amiche, speriamo che non faccia delle storie.

MIKI: Vuoi che non ti faccia uscire con le tue amiche? Ormai sei grande.

GRAZIA: Basta che non abbia il sospetto che esco con te, sennò sì che mi sgrida.

MIKI: Perché che cosa ho io, non sono mica brutto.

GRAZIA: E’ perché la tua mamma ci ha fatto il piacere di prenderci in casa, non voglio che

pensi male di me.

MIKI: Te non ti preoccupare di quello, l’ importante è che tu piaccia a me, quel che

dicono le mamme non ha importanza.

DELE: La vita è dei giovani, se non vi divertite voi adesso, chi volete che lo faccia?

Approfittatene, che è il vostro momento, mica quello di noi vecchi e neppure della

tua mamma.

MIKI: Nonna, lascia che faccia quello che vuole la mamma, se può trovare da stare bene,

sta bene lei e anche tutti noi.

DELE: Non lo so mica, se dopo non mi vuole più?

MIKI: Te hai pure la tua casa, la Rita che ti bada e poi noi ci siamo sempre, non andiamo

mica in America.

DELE: Lo spero, mi raccomando, no state qui nel vostro paese, che in America ci sono i

bufali.

GRAZIA: Noi vogliamo stare nel nostro paese, non vogliamo emigrare, come hanno fatto i

nostri nonni.

MIKI: Vogliamo trovare lavoro qui e far crescere i nostri figli vicino ai loro nonni e nella loro

bella nazione.

GRAZIA: Pensi già ai figli te?

MIKI: Ciou, prima o poi verranno anche loro, io mi voglio fare una famiglia.

GRAZIA: Dopo però addio balli!

MIKI: E allora approfittiamone adesso, andiamo a ballare e non perdiamo tempo.

( escono)

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( entrano Marisa e Berto)

BERTO : Allora signora Marisa, adesso la mucca sta bene, vedrà che ci manca un mesetto.

Dica a Augusto che la tenga d’ occhio e quando si accorge che è il momento mi

chiamate.

MARISA: Va bene, farò come dice lei.

BERTO: Ho visto che lei è una donna forte, una brava azdora, vedrà che faremo tutto per

il suo verso.

MARISA: La ringrazio, io sono una povera donna che faccio quello che posso.

BERTO: Io l’ ho conosciuta subito, lei è una donna eccezionale, ancora non l’ ho

conosciuta una come lei da quando sono iscritto all’ agenzia.

MARISA: Agenzia di che?

BERTO: Un paio di mesi fa mi sono iscritto all’ agenzia matrimoniale, ho conosciuto un

po’ di donne, adesso esco con una, ma ancora non la conosco bene.

MARISA : L’ agenzia matrimoniale? E come si chiama?

BERTO : “Insieme per sempre”

MARISA: ( cerca di nascondere l’ emozione) E funziona? Si fanno delle conoscenze?

BERTO: Sì, però non è che si trovi subito la persona giusta.

MARISA: Quell’ agenzia le fa conoscere delle donne belle?

BERTO: Sì, mi fanno conoscere quelle che dico io.

MARISA: Si? Ha, ho capito, ma guarda.

DELE: Anche la mia nuora ha conosciuto uno …

BERTO: Ho piacere per lei, le auguro di aver trovato la persona giusta; adesso vado, che ho

fatto tardi, ci vediamo presto, mia gentile signora.

( esce e le fa il baciamano)

MARISA: Ho sbagliato agenzia, che sfortuna, un uomo fatto per bene, ecco, è iscritto in

un’ altra agenzia, non ho proprio nessuna fortuna. ( alla suocera ) E lei perché

gli ha detto che esco con un uomo, c’ era proprio bisogno?

DELE: Bè lui esce con una e te con un altro, va pure bene.

MARISA: Non era buona di stare zitta, lì nella sua cuccia?

DELE: Adesso cosa sono diventata il cane della casa?

MARISA: Cosa ha capito! non volevo dire questo.

DELE: Stai attenta, perché il cane dà anche di morso.

MARISA: L’ ha pure già dato il morso, l’ ha fatto apposta.

DELE: È la verità e poi lui è iscritto in un ‘ altra agenzia.

MARISA: Non si sa mai, ha pure detto che non ha ancora trovato la donna giusta e quindi

lei doveva tenere quella boccaccia chiusa.

( entra Rita )

MARISA: Rita ha visto il veterinario?

RITA : Sì, l’ ho visto , perché?

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MARISA: È un bell’ uomo vero?

RITA: Sì, si presenta proprio bene, poi è un dottore…

MARISA: Degli animali. Però mi ha fatto i complimenti, come è garbato, è vedovo, ma

esce con una donna di un'altra agenzia matrimoniale.

RITA: Anche lei deve uscire stasera.

MARISA: Sì , ma vuol mettere, questo sarebbe meglio, l’ altro è uno sfringuello, non c’ è in

niente; possibile che bisogna sempre accontentarsi? Non poter avere quello che si

desidera?

RITA: Troppe volte bisogna accontentarsi nella vita! Sarebbe comodo se si avesse tutto

quello che si vuole.

MARISA: Senta Rita, ma lei davvero in questi venti anni da quando ha avuto la figlia non è

mai uscita con un uomo?

RITA: No, no, io non ho più voluto saperne, è stata troppo grossa quella che ho passato.

MARISA: È vero, ma mica tutti gli uomini sono come quello che le è capitato. Lei

poverina è stata sempre in montagna a fare l’ infermiera ai suoi genitori, adesso

che è libera, chissà che non trovi uno che le faccia compagnia. Non è lei quella che

dice che bisogna avere fiducia nella gente?

RITA: Avere fiducia sì, ma trovare un uomo non mi interessa, non ci penso proprio.

MARISA: Conosco una che è separata, perché il marito è scappato con un’ altra donna, e lei è

stata quindici anni da sola, poi ha trovato un uomo più giovane di lei che le vuole un

bene che non lo sa nessuno, le fa un sacco di regali e le porta un gran rispetto.

RITA: Quelle sono fortune che capitano a poche.

MARISA: Non si sa mai, basta avere fiducia.

RITA: Sarà anche così, ma quella non è una fortuna che capita a me.

MARISA: Su, adesso porti di là la nonna, che arriva quell’ uomo.

( escono Grazia e la nonna )

( suona il campanello entra Milio)

MILIO: Si può? Sono arrivato troppo presto?

MARISA: No, no, ho finito adesso di fare i miei lavori, ho messo tutto a posto e

possiamo andare, ma prima si metta un pochino seduto, le dò qualcosa da bere.

MILIO: Grazie, bevo volentieri.

MARISA: Va bene un crodino, la coca cola?

MILIO: No la coca cola ha la cafina, non mi fa dormire la sera.

( Marisa prende dal mobile un aperitivo e due bicchieri e versa da bere)

MARISA: Il sonno e poi più, guai a perderlo, se ne va della salute.

MILIO: Nella vita conta prima di tutto la salute.

MARISA: E lei di salute come sta?

MILIO: Io sto benissimo.

MARISA: Proprio bene dappertutto?

MILIO: Ho fatto le analisi quattro mesi fa, il colistirolo non ce l’ ho, la prissione va bene,

il dibete non ce l’ ho, meglio di così non potrei stare, vado in bicicletta e

faccio sessanta km alla volta; mi mantengo bene in forma.

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MARISA: Fa anche quella ginnastica, come si dice… ( fa il gesto di tenersi su con le braccia )

MILIO: ( Milio fraintende e pensa agli addominali) Io sì, vuole vedere? Glie lo faccio

vedere subito.

MARISA: ( preoccupata e imbarazzata) Qui? Adesso?

MILIO: Sì, qui, sopra il tappeto; vedrà come mi tengo su bene con le braccia.

MARISA: Oh madonnina mia! Sopra il tappeto? Qui? Ma è duro. No, no, non c’ è bisogno che

mi faccia vedere, ci credo.

MILIO: E’ meglio se è duro, io lo faccio sempre sopra il tappeto, mi piace di più e con

la musica romagnola, accendo la radio e mi piace stare a sentire la musica.

MARISA: Con la musica!… Sopra il tappeto!…

MILIO: Io ne faccio cinquanta tutte le volte, su e giù.

MARISA: Cinquanta? Perché le conta?

MILIO: Sì, i dottori dicono che bisogna farne cinquanta.

MARISA: Questa non la sapevo, a me i dottori non me l’ hanno mai detto.

MILIO: Questo i dottori lo dicono agli uomini, perché sono gli uomini che lo devono fare,

non le donne.

MARISA: Già è vero. Il mio marito quando faceva quella ginnastica lì ne faceva di meno, molti

di meno! Oh ! E’ proprio sicuro di farne cinquanta?

MILIO: Sì, sennò non fanno l’ effetto che devono fare.

MARISA: Davvero? E non sbaglia mai a contarle? Intanto che si fa si può perdere il conto,

Le conta sempre?

MILIO: Sempre, non mi sbaglio mai, sempre cinquanta.

MARISA: Allora sente la musica, fa quella ginnastica e è capace anche di contare, tutto in una

volta, mo mamma mia! Lei è un campione! E ogni quanto la fa?

MILIO: Almeno due volte alla settimana, se voglio mantenere l’ abitudine.

MARISA: E’ per quello che si mantiene così asciutto, sembra un giovanotto.

MILIO: Bisogna mantenersi in forma, più questa ginnastica si fa e meglio è, se

uno smette dopo ci perde l’ abitudine e gli passano la voglia e l’ entusiasmo di farla.

MARISA: Ha proprio ragione! E’ vero, non bisogna perdere l’ abitudine. Se lo sapessero

le mie amiche, che mi dicono che i loro mariti si sono impoltroniti e stanno sempre

davanti alla televisione!

MILIO: Per quello me ne faccio un vanto, sembra che io sia magro, ma ho tutti i muscoli

che sono duri come un sasso, senta le braccia, mi tengo su senza fare fatica, non

mi stanco mai ed anche le gambe, senta.

MARISA: No, non ce n’ è bisogno, ci credo, ci credo , con tutta quella ginnastica, mo

mamma mia! Cinquanta, non ho mai visto io, basta stargli dietro.

MILIO: E poi mangio molto e adesso andiamo a mangiare, che mi è venuta una fame!

MARISA: Già e tutto? Chissà quanto mangia dopo che ha fatto tutta quella ginnastica!

MILIO: A me piace mangiare bene e allora sa cosa facciamo? Visto che l’ aperitivo

l’ abbiamo già bevuto qui, andiamo a mangiare, la porto a Cesenatico, le piace più

il pesce o la carne?

MARISA: Vado matta per il pesce, mi piacciono le fritturine, cotto nel forno, il brodetto.

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Che fame mi fa venire!

MILIO: Anche a me piace il pesce, in Germania mangiavo sempre carne,

quegli ambughi, i vustel coi crauti, che erano cattivi che non lo sa nessuno. Adesso mi

voglio togliere la voglia di pesce buono, nostrano. Le piace anche fare una

passeggiata sul mare?

MARISA: Come è romantico! Le onde, il profumo del mare, da quanto tempo non ci vado!

MILIO: Allora andiamo subito, che a pancia piena si ragiona meglo.

MARISA: A pancia piena si fa “ tutto” meglio! Andiamo, che mi è venuta un’ acquolina, che mi

mangerei anche un baccalà cotto nel latte di gallina!

( escono)

( si chiude il sipario, suona la canzone “ Like a Vergin “ di Madonna)

Fine secondo atto

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TERZO ATTO

( A volere suona la canzone “ Like a Vergin” di Madonna)

( sulla poltrona la nonna è assopita, entrano di soppiatto, guardando che non ci

sia nessuno, Miki e Grazia, hanno in testa e addosso qualche filo di paglia, si

mettono a posto i vestiti )

MIKI: Ci hanno fatto prendedre una fatta di una paura, abbiamo dovuto vestirci in fretta

e siamo scappati via come due ladri.

GRAZIA: Proprio in questo momento la mucca doveva partorire; E’ arrivato Augusto che

ha cominciato a chiamare la tua mamma, ci mancava poco che ci scoprisse lì. Ho

avuto una paura!

MIKI: Anche io, sta zitta, va là.

GRAZIA: E’ vero che dove eravamo era fatica che ci vedessero, ma se Augusto fosse venuto

a prendere la paglia per la mucca ci avrebbe scoperti subito.

MIKI: Per fortuna ci è andata bene, abbiamo fatto in tempo a scappare prima che

arrivassero tutti. Guarda che hai della paglia nei capelli.

GRAZIA: Anche te, vieni che ti pulisco, se arriva la mia mamma mi sgrida o mi dà le botte.

MIKI: Non parlare della mia, che sgrida tutti i giorni e vuole che vada dal barbiere a

farmi togliere la cresta, come la chiama lei, prima o poi mi toccherà andarci.

GRAZIA: Dì Miki, senti ti devo dire una cosa… io ho il ritardo.

MIKI: Se sei in ritardo per andare a lavorare ti accompagno io con la macchina,

dai spicciamoci.

GRAZIA: Veramente io non volevo…

MIKI: Ti vergogni a farti vedere in macchina con me?

GRAZIA: No, non è quello che volevo dire, non hai capito…

MIKI: Allora se non ti vergogni a venire in macchina con me, che problema c’ è?

GRAZIA: Stamattina ho avuto male allo stomaco, ho rimesso tutto.

MIKI: Ti ha fatto male la macchina? Hai paura di fare un pochino di strada? Non c’ è

neanche un kilometro per arrivare in paese, cosa vuoi che ti faccia male!

GRAZIA: Non volevo dire quello.

MIKI: Ti sei presa l’ influenza? Quest’ anno dicono che è più cattiva che mai, ma ormai è

finita, te la sei presa proprio adesso che il freddo è finito.

GRAZIA: No, no, come devo fare a dirti… ho un ritardo nelle mie cose…ho paura di essere

incinta.

MIKI: Incinta? Mo da quando?

GRAZIA: Non sono sicura, però ho i sintomi, credo proprio, da quando…da poco.

MIKI: Aspettiamo un figlio? Me lo potevi dire subito! Cosa vuoi che sia! Che piacere ho,

divento babbo! Sarà maschio o femmina?

GRAZIA: Come vai avanti te.

MIKI: Ciou, ma allora è proprio ora che metta la testa a posto, bisogna che vada dal

barbiere subito, prima di andare a lavorare.

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GRAZIA: E chi lo dice alla tua mamma? E alla mia?

MIKI: Glie lo dico io, vedrai che la faccio stare zitta la mia mamma e anche la tua, cosa

vuoi che dicano , io ti voglio bene, sono proprio innamorato e ti voglio sposare.

DELE: Chi è che si vuole sposare? E’ incinta?

GRAZIA: Oh nonna ha sentito tutto? Credevo che dormisse.

DELE: Io dormo, ma ho le orecchie buone, non avere paura ragazza che sei una brava

figliola, il mio nipote fa bene a sposarti.

GRAZIA: Io sono la figlia della serva, la sua mamma non gli darà il consenso, finirò come la

mia mamma, che quando è rimasta incinta di me è rimasta da sola e io non so

neanche chi sia il mio babbo. Poveretta me!

MIKI: A me non importa, io sono contento, lavoriamo tutti due, possiamo mettere su

Famiglia. Vieni adesso andiamo a lavorare e poi stasera lo diciamo alle nostre

mamme; non avere paura e te nonna intanto non dire niente a nessuno.

DELE: Se mi dai le caramelle…

( Miki prende nel cassetto una caramella e gliela dà)

DELE: Solo una?

MIKI: Ti fanno male, ha detto la Pami che devi mangiarne una al giorno. Andiamo Grazia.

( escono; poco dopo entra Rita con in mano il thè per la nonna, con la cannuccia,

mentre glielo dà suona il campanello, entra Milio)

MILIO: C’ è la signora Marisa? Io sono venuto senza appuntamento, passavo di qui e le

volevo dire una cosa.

RITA: E andata nella stalla, che la mucca sta pardorendo; se la vuole aspettare, non tarderà

molto, ormai è già un po’ che è andata.

MILIO: Non voglio disturbare.

RITA: Perché non si accomoda? (lo fa sedere) Vuole qualcosa da bere?

MILIO: Se non dò fastidio un bicchiere di acqua.

RITA: Le porto anche un po’ di vino

MILIO: No, no la ringrazio, non bevo vino fuori dalla tavola.

( Rita va in cucina e torna con un bicchiere di acqua, mentre Milio beve lei comincia

a guardarlo, lo riguarda con insistenza , gli gira intorno, lui beve, ma è sempre

più imbarazzato)

MILIO: C’ è qualcosa che non va? Che cosa ho?

RITA: Niente, niente ( ma continua a guardarlo e a girargli intorno)

MILIO: Sono sporco?

RITA: No, però…

MILIO: Ho qualcosa di rotto?

RITA: Mo, non lo so…

MILIO: Come non lo sa?

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( lui si guarda i vestiti, i calzoni , la camicia):

I bottoni ci sono tutti, i calzoni mi sembrano puliti; cosa c’ è che non va? Ho qualcosa

nei capelli?

( si alza , va allo specchio a guardarsi ) ;

Io non vedo niente.

RITA: Mo mi sembra…(stupita e incredula ) E’ preciso a una persona…

MILIO: Se è per quello ce n’ è della gente che si assomiglia.

RITA: Sì è vero, ma per caso lei non si chiamerà mica Milio?

MILIO: Sì, mi chiamo Milio e lei chi è? Ci conosciamo?

RITA: Sono la Rita non si ricorda più di me?

MILIO: Rita chi? Boh, non conosco nessuna Rita io.

RITA: Eravamo morosi e poi te sei scappato via quando ti ho detto che ero incinta e

più nessuno ha saputo dove sei andato.

MILIO: Io avrei messo incinta una donna? Mo quando? E dove? No, no… non è vero,

non è possibile, ma cosa dice? Mi vuole prendere in giro?

( gira nervoso per la stanza)

RITA : Non sei Milio, il figlio di Bastiano di Roncofreddo?

MILIO: Sì, sono proprio io, ma lei come fa a conoscermi, che io sono stato a lavorare

venti anni in Germania?

RITA: Proprio venti anni fa eravamo morosi.

MILIO: Io ero moroso con lei? Io ho perso la memoria, non mi ricordo più che cosa ho

fatto prima di scappare in Germania.

RITA: Ti credo perché la signora Marisa mi ha detto che esce con uno che ha perso un po’

di memoria, sennò non ti avrei creduto.

MILIO: Io ho preso una paura e sono scappato, ma non mi ricordo più il perché.

RITA: È stato quando ti ho detto che ero incinta e te non mi hai voluto sposare.

MILIO: ( la guarda bene da tutte le parti, le gira intorno, le guarda il viso, il sedere poi, poco

a poco, ha come un’ illuminazione)

Rita, ti chiami Rita… mi pare che mi stia ritornando la memoria, Rita… ( cammina

nervoso avanti e indietro) Rita… Rita… Adesso comincio a ricordarmi! … Oh povero

me! Abitavi sopra Strigara? Il tuo babbo come si chiamava?

RITA: Sì, sono di Strigara e il mio banno era Dolfo de Gob.

MILIO: Sì… sì… davvero…mo… mamma mia…abitavi su per quei greppi, lontano e io venivo

a prenderti con la vespa.

RITA: Sì, sono proprio io, ma perché sei scappato via così?

MILIO: Adesso mi viene in mente!... Sì…avevi un babbo che non voleva che tu facessi l’

amore con me, diceva che io non ero buono di fare niente e che non andavo bene per

la sua figlia. Sì…adesso mi ricordo…mi viene alla mente, adesso sì, sì!

RITA: È vero, ma dopo si è pentito, troppo tardi però.

MILIO: Adesso mi ricordo! Quella volta che ti ho accompagnato a casa e che lui venne giù

per le scale con lo schioppo e mi correva dietro e diceva che mi voleva tirare

una schioppettata. Adesso capisco…è per quello che io sono scappato via, sì! E’

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proprio per quello! Quando te mi hai detto che eri incinta io ho avuto una gran

paura che il tuo babbo mi ammazzasse davvero.

RITA: Eccome se non mi ricordo, però dopo al mio babbo gli è dispiaciuto, me lo ha

detto anche prima di morire e per quello tutti questi anni mi ha sempre tenuta con

lui.

MILIO: Io per la paura sono montato sul primo treno che ho trovato e sono scappato

in Germania. Dalla paura e salla stanchezza mi sono addormentato sul treno e

quando mi sono svegliato non mi ricordavo più niente. Sapevo solo che tremavo tutto

e per tre giorni ho avuto una febbre da lupi, che mi hanno dovuto portare all’

ospedale.

RITA: Il mio Milio! E io che credevo che non mi volessi bene, ho pianto per degli anni interi

e ho tirato su la bambina da sola.

MILIO: La bambina? E dove è? La voglio conoscere, le voglio dare il mio nome, io ti

voglio sposare! Come sono contento che ho ripreso la memoria, di sapere che ho

una figlia, adesso sì mi voglio fare una famiglia.

RITA: Sì, ma te sei qui perché esci con la signora Marisa.

MILIO: Se è per quello non ti devi preoccupare, siamo usciti un paio di volte e io non mi

sono innamorato e ero venuto qui proprio per dirle che io non avevo più intenzione

di uscire con lei e che non la volevo illudere.

RITA: Chissà come la prenderà.

MILIO: Alla signora Marisa le diremo tutto, poi secondo me non si era innamorata neanche

lei.

RITA: Forse hai ragione.

MILIO: E la mia figlia dov’ è?

RITA: È andata a lavorare, stasera te la faccio conoscere, intanto proverò a dire

qualcosa anche io alla signora Marisa.

MILIO: Ma lo sai che mi sta venendo in mente tutto? Ti ricordi che io ti venivo a prendere e

ti aspettavo lontano dalla tua casa, per non farmi vedere dal tuo babbo?

RITA: E io scappavo di nascosto, solo la mia mamma lo sapeva.

MILIO: E quell’ altra volta che ti ho portato davanti alla porta di casa, perché era notte fonda

e faceva un gran freddo e credavamo che il tuo babbo dormisse, invece si è svegliato

ed è venuto disotto col fucile?

RITA: Si credeva ci fossero i ladri.

MILIO: E invece quando si è accorto che ero io si è arrabbiato ancora di più ed anche

quella volta mi è corso dietro col fucile e gridava che era carico e che voleva tirarmi

dietro due schioppettate.

RITA: Secondo me era geloso, non voleva che nessuno mi toccasse.

MILIO: Per due volte mi è corso dietro col fucile, per quello io avevo una gran paura di lui.

RITA: E quella volta che pioveva e siamo andati nella stalla delle pecore? Avevamo un

freddo che per scaldarci ci siamo stesi sulla paglia stretti, stretti.

MILIO: Oh, finalmente me lo ricordo! Quella è stata la notte più bella della mia vita, sì ,

adesso mi viene in mente! Mo che roba! Come ho fatto a dimenticarmi delle cose

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così belle?

RITA: Sarà stata proprio la paura di morire.

MILIO: Più me le fai ricordare, più mi rendo conto che io ti voglio ancora bene e adesso

capisco perché non mi sono mai voluto sposare con nessun’ altra.

RITA: Neanche io non ho voluto più nessuno, sono sempre stata da sola, col mio babbo e

la mia mamma.

MILIO: Allora perché adesso sei qui?

RITA: Perché i miei sono morti e i miei fratelli vogliono vendere la casa e la terra, sono

tutti andati ad abitare fuori e io ho dovuto cercare un lavoro.

MILIO: L’ hanno già venduta la casa?

RITA: Ancora no, so che hanno parlato con della gente.

MILIO: Dimmi dove posso trovare uno dei tuoi fratelli, che ci vado a parlare.

RITA : ( prende un blocchetto vicino al tel. E scrive un numero) Questo è il numero,

dici davvero?

MILIO: In Germania ho sempre lavorato, senza mai divertirmi, neanche la domenica e ho

messo da parte un po’ di soldi.

RITA: I miei fratelli ti chiederanno dove sei stato tutti questi anni.

MILIO: Te non avere paura, che ci penso io, prima gli telefono e poi andrò a raccontargli

tutto.

( esce )

DELE: ( che durante il colloquio faceva finta di dormire e apriva un occhio ) Hai visto la

ruota gira, adesso viene buona anche per te.

RITA: Oh nonna non ci posso credere, mi pare una favola, speriamo che vada bene, che non

sia stato un sogno. Vado in cucina e quando torno spero che sia ancora vero.

( esce)

( entrano Marisa e il veterinario)

BERTO: Stavolta è stata dura, quella povera mucca aveva il vitellino a rovescio e ho fatto

una fatica che non lo sa nessuno, ma è andato tutto bene per la pratica che ho io,

sennò non lo so se le salvavate la pelle.

MARISA: Lei è stato veramente bravo, si vede che ha tanta esperienza.

BERTO : Anche lei è stata una donna forte, mi ha dato una mano più di Augusto, che

è tanto sordo che non capiva cosa dicevo.

DELE ( a parte) Uh! E’ rimasta lì nella stalla solo per stare dietro a lui; vedo che quando

c’ era il mio figlio non ci è mai andata, non c’ è pericolo, a lei la stalla non le

casca addosso.

MARISA: A dire la verità non le ho mai fatte queste cose, faceva tutto il mio povero marito;

a me piace stare in casa a fare da mangiare, non a lavorare nella stalla e neanche

nell’ orto, io sono brava a tenere bene la casa, però se

c’ è bisogno non mi tiro mai indietro.

BERTO: Ha ragione, una donna deve badare alla casa, i lavori in campagna li devono fare

gli uomini e quando c’ è proprio bisogno una mano di più allora non fa male.

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Lei sì che è una brava donna, è un peccato che sia impegnata con un altro uomo.

MARISA: No, no, sono uscita solo due tre volte con uno, ma non è quello che fa per me.

Lei invece esce con un’ altra.

BERTO: Sì stasera devo uscire con una nuova.

MARISA: Perché non ha più quella dell’ altra volta?

BERTO: No quella non mi è piaciuta, non era fatta per me.

MARISA: Anche questa glie la manda l’ agenzia?

BERTO: Sì, io telefono, gli dico di presentarmene un’ altra e loro mi danno il numero di

telefono di una nuova.

MARISA: Però! Così conosce un sacco di donne.

BERTO: Faccio un pochino di esperienza, se non fosse che lei è già accompagnata…

MARISA: No, glie l’ ho detto non ho nessun impegno.

BERTO: Perché lei mi piacerebbe.

MARISA: Mi fa un sacco di complimenti, ma intanto esce con un’ altra donna.

BERTO: Adesso ho preso quest’ impegno, non posso disdirlo, non sta bene.

MARISA: Magari è giovane.

BERTO: Abbastanza, ha quarant’ anni.

MARISA: Però glie le dà giovani l’ agenzia.

BERTO: Ma quello conta poco, io voglio una che sia libera e che possa venire a stare a

casa mia, perché io la voglio sempre con me.

MARISA: Strano che non l’ abbia ancora trovata.

BERTO: L’ altra aveva dei bambini piccoli e non era libera.

MARISA: ( a parte ) Se è per quello io sarei contenta di lasciare questa casa ai miei figli e

di lasciargli anche quella sgudibila della mia suocera, magari!

DELE: ( a parte ) quella vipera mi vuole abbandonare…però a pensarci bene, se se ne va

lei vuol dire che sarò libera e non l’ avrò più tra i piedi.

BERTO: ( a Marisa) Cosa ha detto?

MARISA: Niente, parlavo tra di me.

BERTO: Parlava della suocera.

MARISA: Dicevo che i miei figli vogliono un gran bene alla loro nonna e se a me capitasse

una disgrazia o se dovessi andare via loro sarebbero buoni di custodirla meglio di me.

BERTO: Davvero? Farebbero tutto loro, senza di lei?

MARISA: Il mio figlio è bravo a lavarla, a tirala su, a farle ogni cosa; e anche mia figlia, quando

torna dall’ università le fa tutto.

DELE: ( a parte ) Senti lì quante bugie racconta per farselo amico!

BERTO: Lei è proprio una donna brava che ha tirato su i figli senza vizi.

MARISA : Modestamente, ho fatto del mio meglio e ho cercato di educarli nel rispetto dei

genitori e degli anziani.

BERTO: Lei è una donna come se ne trovano poche.

MARISA: Anche lei, lei e poi è un uomo forte, pieno di salute…

BERTO: Me la cavo, sì di problemi non ne ho, mi mantengo ancora bene.

MARISA : Lei va in bicicletta?

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BERTO : In bicicletta no, non ho il tempo.

MARISA: E quell’ altra ginnastica, quella… quella…

BERTO: Ma quell’ altra quale?

MARISA: Quella… che fanno gli uomini… che si tengono su con le braccia…

BERTO: Vuole dire gli addominali?

MARISA: Io non so come si chiama in italiano.

DELE: ( a parte) Valà che ho capito io cosa vuoi te! Possibile che lui non capisca? Vuoi che

glielo dica io, chiaro e tondo? Così si spaventa e scappa via.

BERTO: Sì, si chiama così, io li faccio ogni tanto, ultimamente ci ho perso un pochino l’

abitudine.

MARISA : Perché è vedovo.

BERTO: È vero, sì, da quando non c’ è più la mia povera moglie non faccio più niente, non

ne ho più voglia, prima sì che ero in forma.

MARISA : Vedrà che le ritornerà, quando si sta con una donna si ha più voglia di fare

anche quella ginnastica.

BERTO: E’ simpatica e allegra lei. Forse ha proprio ragione, mi sono lasciato andare

da quando sono vedovo, prima ne facevo trenta alla volta.

MARISA: Perché anche lei li conta? Mo io, dico che alla nostra età trenta possono

essere abbastanza, eccome!

BERTO: Per vedere il Massimo dell’ effetto I dottori dicono che sarebbe meglio

farne cinquanta, ma io di solito non ci arrivo, mi mancano le forze, sa sono un po’

robusto.

MARISA: Io non le ho mai contate, il mio povero marito quando la faceva non le contava

mica; secondo me ne faceva di meno , molte di meno! E lei quante volte

alla settimana la fa?

BERTO: Gli ultimi anni una volta alla settimana; lei dice che è poco?

MARISA: Alla nostra età va bene, eccome.

BERTO: Sono di corsa tutti i giorni in giro dai contadini e quando si fa sera sono stanco, non

ne ho sempre voglia.

MARISA: Io direi che è meglio avere riguardo, non si mai che non faccia male al cuore.

DELE: ( a parte ) Che bugiarda!

BERTO: ( in tono sornione) Oh, se poi voleva dire quell’ altra… ginnastica…la mia moglie

è sempre stata contenta, non ha mai avuto da lamentarsi.

MARISA: ( imbarazzata) Oh… io…

DELE: ( a parte ) E’ proprio quello lei voleva dire, guardala, adesso fa la verginella e pare che

si vergogni.

( suona il campanello, entra Augusto)

GUSTIN: Dottire ho fatto quello che mi ha detto, mi pare che la mucca stia bene, cosa

devo fare ancora?

BERTO: Ogni tanto vada a darle un’ occhiata e guardate se il vitellino mangia perché

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ha patito e se va tutto bene, non c’ è niente da fare.

GUSTIN: Io non ho patito, sto bene. E’ la mucca poverina.

BERTO: Devo andare, adesso passo a darle un’ occhiata, su. Così ci intendiamo meglio. Ci

vediamo signora Marisa. ( le fa il baciamano )

( escono Berto e Augusto)

MARISA: Quando non si ha fortuna si può fare quello che si vuole, non c’ è niente da fare.

DELE: Cosa vuoi, l’ agenzia glie le dà giovani, poverina te sei fuori, non hai capito ancora

che hai i tuoi anni?

MARISA: La smetta di dire che sono vecchia, lei sarà vecchia, non io.

DELE: Io se non era che mi sono rotta il femore ero ancora in gamba, ma quello non

vuole dire avere la testa sempre sugli uomini.

MARISA: L’ amore non ha età, il cuore è sempre giovane.

DELE: Sarà l’ emancipazione, ecco le donne moderne, non c’ è più religione.

MARISA: Il mondo, per fortuna, è cambiato.

DELE: Non lo so dove andremo a finire.

MARISA: Andremo a pari con gli uomini, era ora no? Adesso basta. La faccia finita, in ogni

modo prima o poi un uomo come dico io lo troverò. ( si affaccia alla cucina) Rita vieni

qui per piacere.

( entra Rita )

RITA: Cosa c’ è signora?

MARISA: Rita ho bisogno di un consiglio; il veterinario non esce più con quella di un mese fa,

però deve conoscerne una nuova, ma mi ha fatto un sacco di complimenti! Sapesse!

RITA: Con gli uomini bisogna stare attenti, perché escono con una e vanno dietro a un ‘

altra.

MARISA: Ha ragione, non bisogna mai fidarsi troppo, però… se avesse sentito la corte che mi

ha fatto!

ADELE: Gli uomini sono dei galletti che vogliono tutte le galline del pollaio per loro.

MARISA: Però non sono tutti così.

RITA: Dica Marisa, quell’ altro che le ha fatto conoscere l’ agenzia le piace? E’ innamorata?

MARISA: E’ una brava persona, ma è solo un amico, per lui non provo niente, sarà meglio

quando lo vedo che gli dica di farsi la sua strada.

RITA: Se è per quello l’ ha già fatta.

MARISA: Eh? Cosa vuol dire? Ha capito cosa ho detto?

RITA: Ho capito sì, non parla di Milio?

MARISA: Sì, e lei come fa a sapere il nome, se io non l’ ho mai detto?

RITA: L’ ho visto quando lei era nella stalla col veterinario, è venuto qui per dirle che

è solo un amico e che non voleva prenderla in giro.

MARISA: Bene, abbiamo risolto un problema, ma perché lo ha dedtto a lei? Non si arrischiava

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di dirlo a me?

RITA: E’ stato che io l’ ho riconosciuto e gli è ritornata la memoria.

MARISA: Gli è ritornata la memoria? E come ha fatto?

RITA: L’ ho riconosciuto io; è il babbo della mia figlia.

MARISA: Mo questa poi! Che fatte robe! Sembra una telenovela della televisione,

è da non credere. Come ha fatto a riconoscerlo?

RITA: Perché non me lo sono mai dimenticato in tutti questi anni

e poi la faccia è sempre quella, anche se si è invecchiato un pochino e ha messo su

un po’ di capelli bianchi.

MARISA: E allora?

RITA: Gli ho parlato e gli è tornata in mente ogni cosa; adesso mi vuole sposare e

vuole conoscere la sua figlia.

MARISA: Bene, sono proprio contenta; ma che storia! Sembra un miracolo di Santa Rita.

RITA: O della mia povera nonna, che non ho mai smesso di pregare tutti questi anni.

( entrano Miki e Grazia tenendosi per mano, Miki è pettinato come nel primo

atto, ha tolto la cresta; Marisa e Rita li guardano stupite)

MARISA: Mo vè, ha messo la testa a posto, non ha più la cresta di gallo. Ma per caso ci sono

delle altre novità? Una di più o una di meno, oggi è la giornata giusta.

MIKI: Abbiamo da dirvi una cosa a tutte due.

MARISA: Dite pure.

RITA : Oggi è il giorno delle novità.

MIKI : Io e la Grazia ci vogliamo sposare.

MARISA: Vuoi dire fare i morosi, è da tanto poco che vi conoscete.

MIKI: No, ci volgiamo sposare.

MARISA: Sposare?

RITA : E perché tutta questa fretta?

ADELE : la ragazza è incinta.

( Rita e Grazia la guardano allibite)

MIKI: E’ vero e ci vogliamo bene, io sono proprio innamorato, adesso ho un lavoro e

mi posso fare una famiglia.

MARISA E

RITA : Diventiamo nonne?

MARISA: Già e tutto? Io sono ancora giovane.

RITA: Se è per quello anche io, sono più giovane di lei.

MARISA: A questo punto smettiamo di darci del lei, diamoci del tu, intanto stiamo diventando

parenti. Pensa, saremo due nonne giovani, ancora belle e in età da matrimonio.

GRAZIA: Non è mai troppo tardi, neppure per noi.

MARISA: Questo è il giorno dei matrimoni, per voi… tutti; invece io rimango ancora qui…

GRAZIA : Perché è il giorno dei matrimoni?

RITA: Mi sposo anche io; è tornato il tuo babbo.

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GRAZIA: Il mio babbo? E dove è adesso? Come ha fatto a tornare?

RITA: E’ una storia lunga, ma prima di sera viene e ti vuole conoscere.

GRAZIAl: Miki ho anche un babbo! Il mio bambino avrà un nonno! Non vedo l’ ora di

conoscerlo!

MARISA: Allegria, meglio di così non poteva andare e poi meglio un bambino e un matrimonio

di una disgrazia o di una malattia. Allora fate una cosa, andate a chiamare il prete

per stabilire la data del matrimonio.

MIKI: Andiamo subito.

( Miki e Grazia escono)

MARISA: Visto che la tua figlia è una brava ragazza, chissà che non faccia mettere la testa a

posto a mio figlio. Non vedi che si è già tagliato la cresta di gallo?

RITA : Sono contenta che non l’ hai presa male, te ci hai fatto del bene e non vorrei

che pensassi male di me e neanche della mia figla.

MARISA: Un bambino è sempre una grazia del signore e te e tua figlia in questa casa avete

portato tanto bene.

RITA: Mi stai facendo commuovere! ( va con le lacrime agli occhi verso la cucina)

( entra Pamela)

PAMI: Mamma sono arrivata, Miki non è venuto a prendermi alla stazione; si

è dimenticato? Per fortuna che c’era una mia amica che mi ha dato un passaggio con

la macchina.

MARISA: Cosa vuoi che abbia la testa, ha delle altre cose adesso da pensare.

PAMI: Capisco che lavora, tra poco prendo la laurea e dopo mi trovo un lavoro anche io.

MARISA: E che lavoro vuoi fare? Con quell’ università lì, quella della dama, non mangi mica,

sarà meglio che ti trovi un lavoro fatto per bene, altrochè il teatro, il cinema!

PAMI: All’ inizio mi adatterò, come ha fatto anche il mio fratello.

PAMI: ( rivolta alla nonna) Nonna ho avuto la risposta da quel professore di Bologna.

DELE : Cosa ha detto?

PAMI: Tra quindici giorni devi fare il ricovero che ti opera e dopo camminerai come prima.

DELE: Dici davvero, è proprio vero?

PAMI: Sei contenta?

DELE: Non ci posso credere, ritornerò a stare nella mia casa, senza darvi più fastidio,

potrò andare nell’ orto, potrò camminare, senza dolori!

MARISA: Questa sì che è una grazia.

DELE: Stare sempre in questa sedia e coi dolori che ho mi ha fatto andare fuori di testa.

PAMI: Come fuori di testa?

DELE: Sì non ragiono più, delle volte sono cattiva con voi.

MARISA: Care le mie “ delle volte” ! Diciamo piuttosto spesso.

DELE: Però del bene l’ ho fatto anche io.

MARISA: Sì ? E come?

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DELE: Se non era per me la Rita non si incontrava con Milio.

MARISA: È vero e Miki non si incontrava con la Grazia.

DELE: E te Marisa fatti la tua vita, non fare come me che sono diventata una vecchia

rognosa, ci ho pensato molto in questi giorni e ho capito tante cose.

MARISA: La ringrazio; e io le darò sempre una mano quando ha bisogno. Stia tranquilla che no

l’ abbandonerò. Su via vado in cucina, sennò qui stasera non si mangia mica.

( esce)

PAMI: E poi nonna ti ho portato anche le caramelle. Ma una alla volta, mi raccomando!

DELE: Una alla volta, tutte in fila.

PAMI: Ma nonna quando imparerai a controllarti un po’?

DELE: E’ l’ unica gioia che mi rimane nella vita, mi vuoi togliere anche le loverie?

PAMI: Sei come i bambini piccoli. Tienne ancora una e le altre le metto via per domani.

( mette le caramelle in un cassetto)

Ciao, io esco. ( esce)

( suona il campanello , entra Rita che va ad aprire, entra Milio )

RITA: Ciao, ho detto tutto alla signora Marisa, l’ ha presa bene.

( entra Marisa)

MILIO: Io Marisa le voglio chiedere scusa.

MARISA: Non ha da dire niente, la Rita mi ha raccontato tutto e io sono molto contenta per

voi.

MILIO: Io la voglio sposare e voglio dare il nome alla mia figlia.

MARISA: E’ la cosa più bella che possa fare.

MILIO: E quando ci siamo sposati voglio andare a stare con la Rita nella casa dei suoi genitori.

RITA : Davvero?

MILIO: Prima ho telefonato ai suoi fratelli e gli ho detto che compero la casa e la terra

RITA: Che sorpresa! Come sono contenta!

MILIO: Però non voglio mica farti fare la vita dell’ eremita lassù in montagna, come hai

sempre fatto tutti questi anni, il sabato e la domenica andremo a fare

delle passeggiate e d’ estate andremo anche al mare a fare il bagno.

RITA : Non vedo l’ ora di dirlo alla Grazia.

MILIO: E io non vedo l’ora di conoscerla.

RITA: Signora Marisa io posso andare fuori stasera?

MARISA: Voi andate pure, alla nonna ci penso io.

( Rita e Milio escono )

MARISA: Alè e noialtre due rimaniamo a casa da sole, come due povere vecchie.

DELE: Abbi fede che le cose si metteranno bene anche per te, li hai pure i pretendenti

MARISA: Basta che non trovi uno che abbia in mente di andare in America.

( suona il campanello, Marisa apre, entra don Gino )

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DON GINO: Buona sera, quei ragazzi mi hanno mandato a chiamare hanno detto che

hanno bisogno.

MARISA: Venga avanti, la aspettavamo, saranno qui attorno, adesso

li chiamiamo, intanto si accomodi. ( lo fa sedere )

DON GINO: Sono di fretta, ho degli altri giri da fare, mi hanno detto che è una cosa urgente

che dovevo venire subito.

ADELE: Si fanno tutti gli sposi, fanno una gran festa e mi porteranno le caramelle e i confetti.

DON GINO: Tutti? Tutti chi? Alè, addio gita a Venezia.

( suona il campanello, Marisa va alla porta entra Berto )

BERTO : Buona sera parroco, posso parlare un attimo con la signora?

DON GINO: Non sono in casa mia, non deve chiedere il permesso a me.

BERTO: Bè se sente fa lo stesso. ( a Marisa) Sono libero, sono un uomo libero, vuole uscire

con me stasera?

MARISA: Come è libero, non doveva uscire con una?

BERTO: Le ho telefonato e le ho detto che non mi interessa conoscerla.

MARISA: Ah sì? A che ora usciamo?

BERTO: Subito, adesso, se ha da fare col parroco la aspetto in macchina.

MARISA : Dico a quei ragazzi di mettere a letto la nonna e vengo subito, col parroco deve

parlare mio figlio, io sono libera.

( Berto esce)

( allegra e frenetica, si rivolge a Don Gino)

Don Gino, se lei ha fretta, io ne ho ancora di più, ma ho delle robe da

raccontarle, delle robe! Don Gino non c’ è da credere alle cose che sono successe

in questa casa! Milo ha incontrato la Rita, intanto che io ero nella stalla;

io adesso esco con Berto e quei ragazzi si devono sposare. Oh,

ma Don Gino, mi raccomando eh! “ E’ tutta colpa della mucca”.

( si chiude il sipario, suona la canzone “ Material Girl “ di Madonna)

Fine terzo atto

Longiano 18/ 02/ 2013

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