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Con il sostegno finanziario dell’Unione Europea SOC Servei d’Ocupació de Catalunya T urning U ndeclared D omestic Work A round (TUDWA) Facciamo emergere il lavoro domestico sommerso

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Con il sostegno �nanziario dell’Unione EuropeaCon il sostegno �nanziario dell’Unione Europea

SOC Servei d’Ocupació de Catalunyawww.oficinadetreball.gencat.cat

Attualmente l’Unione europea sta attraversando uno dei periodi più ricchi di s�de degli ultimi decenni. L’aspettativa di vita continua a crescere, con conseguente aumento della richiesta dei servizi di cura agli anziani, mentre le modi�che delle strutture familiari hanno alterato la distribuzione delle mansioni domestiche. La fornitura di servizi di lavoro domestico si è così spostata verso la sfera privata. Purtroppo in questo settore è molto di�usa la precarietà, sotto forma di lavoro sommerso.

A queste trasformazioni si aggiunge l’attuale crisi �nanziaria globale, che ostacola la crescita economica e causa la distruzione di posti di lavoro. Le soluzioni al primo problema comporterebbero bene�ci nell’ottica del secondo.

La Commissione Europea, oltre a sfruttare le potenzialità nella creazione di posti di lavoro nel settore dei servizi sociali e domestici, mira a far emergere l’occupazione irregolare. In caso contrario continuerà ad esservi un minor gettito �scale e previdenziale, oltre a condizioni lavorative insoddisfacenti, bassa produttività, minore sviluppo delle capacità e di�coltà nell’accesso ai diritti sociali fondamentali.

Il settore domestico possiede pertanto particolari potenzialità di stimolo della crescita occupazionale che devono essere sfruttate.

Turning Undeclared Domestic Work Around (TUDWA)Facciamo emergere il lavoro domestico sommerso

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Il presente rapporto è stato elaborato da tutti i partner coinvolti nel progetto TUDWA. Le singole parti sono di responsabilità del relativo partner.

Turning Undeclared Domestic Work Around (TUDWA) è un progetto transnazionale nell’ambito dell’invito a presentare proposte VP/2011/011 (Commissione Europea), con il sostegno finanziario dell’Unione Europea. Gli autori del progetto si assumono tutte le responsabilità. La Commissione non si rende responsabile per eventuali usi delle informazioni in esso contenute.

Generalitat de CatalunyaGoverno della CatalognaServizio Pubblico per l’Impiego della Catalognawww.oficinadetreball.gencat.cat

EdizioneServizio Pubblico per l’Impiego della Catalogna – Generalitat de Catalunya.

ContributiBarbarini, Stefano – Associazione Nuovi Lavori.Canonico, Marco – Servizio Industria, Artigianato, Istruzione, Formazione e Lavoro – Regione Marche.Carrión Molina, Miquel – Responsabile dell’Area di Sviluppo Metodologico – Servizio Pubblico per l’Impiego della Catalogna.Dorati, Cristina – Responsabile progetti – Agenzia Regionale per l’Istruzione, la Formazione e il Lavoro.Garcia Inglés, Romina – Responsabile per il Mercato del Lavoro e le Opportunità di Impiego – Sindacato CCOO.Grélaud, Pauline – Responsabile Progetti Europei – Université de Bretagne-Sud.Lebedev Carceller, Sergi – Tecnico dell’Area di Sviluppo Metodologico – Servizio Pubblico per l’Impiego della Catalogna.Píriz, Cristina – Coordinatore Tecnico per Impiego e Formazione – Sindacato UGT.

Coordinamento tecnicoArea di Sviluppo Metodologico del Servizio Pubblico per l’Impiego della Catalogna.

LayoutArea di Comunicatione e Diffusione del Servizio Pubblico per l’Impiego della Catalogna.

Quest’ opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported

Prima edizione: giugno 2012Stampa: Gràfiques MoleroD. L.: B-22719-2012

Turning Undeclared Domestic Work Around (TUDWA) : Barcelona 21st and 22nd June 2012Publicat amb motiu de la jornada TUDWA. – A la part superior de la portada: Servei d’Ocupació de Catalunya. – BibliografiaI. Barbarini, Stefano II. Catalunya. Generalitat III. Servei d’Ocupació de Catalunya1. Servei domèstic – Unió Europea, Països de la – Congressos 2. Treball precari – Unió Europea, Països de la – Congressos 3. Economia submergida – Unió Europea, Països de la – Congressos396.5(4-6)(061.3)

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· Indice

Riepilogo esecutivo ............................................................................................................ 4

Capitolo 1 - Introduzione ................................................................................................... 5

Capitolo 2 - Concetti generali .......................................................................................... 6

2.1 - Lavoro sommerso ............................................................................................... 6

2.2 - Lavoro domestico ............................................................................................... 7

2.3 - Il lavoro domestico sommerso nell’Unione europea ........................................... 8

Capitolo 3 - L’entità del lavoro domestico sommerso ............................................... 9

Capitolo 4 - Motivazioni ................................................................................................... 15

4.1 - Le motivazioni del lavoro sommerso ................................................................. 15

4.2 - Caratteristiche e tipologie di lavoro sommerso ................................................. 18

4.3 - Motivazioni del lavoro domestico sommerso .................................................... 19

Capitolo 5 - Conseguenze del lavoro domestico sommerso .................................. 23

5.1 - Conseguenze individuali ................................................................................... 23

5.2 - Conseguenze collettive ..................................................................................... 25

5.3 - Il caso degli immigrati in situazione di irregolarità ............................................. 26

Capitolo 6 - Politiche ........................................................................................................ 27

6.1 - Approccio di deterrenza .................................................................................... 28

6.2 - Promozione della legalità .................................................................................. 29

6.3 - Attuazione delle politiche .................................................................................. 37

Tabelle .................................................................................................................................. 41

Bibliografia ......................................................................................................................... 42

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· Riepilogo esecutivo

Dallo studio svolto sui motivi alla base del lavoro sommerso e del lavoro domestico si può concludere che il contrasto del lavoro domestico sommerso rappresenta una delle maggiori sfide per l’Europa, in quanto le sue conseguenze sulle finanze pubbliche, le condizioni lavorative e i gruppi vulnerabili, così come il crescente impatto di questo settore e le molteplici casistiche da affrontare, richiedono un’urgente soluzione della situazione all’interno dell’Unione europea.

Le stime sul lavoro sommerso variano tra l’1,5% e il 19% del PIL dei diversi Stati membri, con il settore domestico in testa alla classifica con i tassi più elevati. L’entità di questo settore è relativamente importante per il mercato del lavoro nel suo complesso e il quadro è completato da una presenza cruciale di donne e migranti.

Elementi come i contributi fiscali e previdenziali, le complessità amministrative, i cambiamenti nella struttura e nell’organizzazione della famiglia, la distribuzione del carico lavorativo all’interno delle famiglie, l’accettazione sociale e il ruolo di disuguaglianze in termini di sesso e provenienza sono considerati come le ragioni principali dell’esistenza di una quota significativa di lavoro sommerso nel settore domestico nell’intera Europa.

Si tratta di un fenomeno che ha conseguenze negative a livello sia personale che collettivo: le persone tendono infatti a soffrire di una maggiore vulnerabilità direttamente proporzionale al declino delle condizioni lavorative e delle tutele sociali, mentre le conseguenze per la collettività comprendono, ad esempio, svantaggi dal punto di vista sociale ed economico e mancanza di rappresentanza sindacale.

L’analisi delle principali politiche pubbliche messe in atto contro il lavoro sommerso rileva aspetti specifici che potrebbero avere un impatto molto più significativo nella lotta al lavoro sommerso domestico. Tra i principali elementi da affrontare vi sono la semplificazione amministrativa, la riduzione del vantaggio finanziario lavoratori del lavoro sommerso, l’introduzione di incentivi per i lavoratori in regola, la professionalizzazione del settore e la promozione dei benefici dell’economia dichiarata. La complessità del problema implica pertanto la necessità di adottare non singole politiche ma modelli integrati e coinvolgere i numerosi enti pubblici competenti in materia.

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· Capitolo 1 – Introduzione

L’evoluzione demografica e socio-economica vissuta in Europa negli ultimi decenni ha comportato cambiamenti significativi al modello dell’organizzazione familiare. Il modello tradizionale comportava una divisione delle attività in base al sesso: gli uomini svolgevano attività lavorative retribuite, mentre le donne si prendevano cura della casa, senza il percepimento di alcun salario (Cancedda, 2001).

La modernizzazione ha però spinto molte donne all’interno del mercato del lavoro, con la conseguente riduzione del tempo riservato alle faccende domestiche. È inoltre mutata anche la composizione delle famiglie: è aumentato il numero di nuclei familiari composti di una sola persona o con un solo genitore e ciò, unito all’incremento dell’aspettativa di vita, ha creato una maggiore necessità di cure per gli anziani.

Questi fenomeni hanno comportato la necessità di redistribuzione delle attività domestiche. La mancanza di cooperazione da parte degli uomini e l’offerta insufficiente di servizi pubblici mirati, in particolare nei Paesi dell’Europa meridionale, hanno acuito la domanda di servizi domestici privati (Castelló, 2008). Tuttavia, sebbene sia richiesto un gran numero di nuovi posti di lavoro, questi sono chiaramente caratterizzati dalla precarietà, a causa della loro situazione irregolare.

Il settore domestico è uno degli ambiti in cui è maggiore la presenza di lavoro sommerso (TNS Opinion & Social, 2007) e in cui i rapporti tra datore di lavoro e lavoratore non sono formalmente disciplinati. Questa situazione interessa milioni di cittadini europei, i cui diritti di tutela sociale e lavorativa vengono significativamente ridotti, con la conseguenza che può esservi grande incertezza in termini di mantenimento occupazionale e di avanzamento di carriera, la quale a propria volta può minare la stabilità delle singole persone. Attualmente, nel contesto della crisi economica, la regolarizzazione di questo settore è considerata un’opportunità per creare un numero significativo di posti di lavoro e al contempo consentire agli addetti di questo settore di godere di maggiore qualità di vita, riconoscimento sociale e professionalizzazione. La presenza di lavoratori domestici irregolari è, infatti, un handicap permanente per lo stato del welfare, che garantisce tutela sociale alla popolazione che svolge un’attività lavorativa, mentre la società non è in grado di finanziare in sufficiente misura tutti i servizi di cui ha necessità.

Il presente studio mira ad analizzare i problemi relativi al lavoro domestico sommerso, discutendone le origini, l’entità e le conseguenze con l’ausilio di una nutrita bibliografia. In questo modo sarà possibile affrontare l’obiettivo principale del progetto, ovverosia la presentazione di possibili politiche pubbliche per la lotta al lavoro domestico sommerso.

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· Capitolo 2 – Concetti generali

2.1 – Lavoro sommerso

Il lavoro sommerso, conosciuto anche con i termini di lavoro nero, lavoro irregolare o economia sommersa, interessa tutti i Paesi dell’Unione europea; al fine di poter individuare un’effettiva risposta giuridica e amministrativa, è importante definire chiaramente il concetto di questo fenomeno.

La definizione prescelta per il presente rapporto è stata formulata dalla Commissione europea come: “Qualsiasi attività retribuita lecita di per sé ma non dichiarata alle pubbliche autorità, tenendo conto delle diversità nei sistemi giuridici vigenti negli Stati membri” (COM (1998) 219 finale). In questa definizione, il lavoro sommerso si differenzia dal lavoro dichiarato per il solo fatto di aggirare le leggi fiscali, previdenziali e le norme di diritto del lavoro, mentre le attività criminali non sono prese in considerazione.

Caratteristiche principali

Quantificare il lavoro sommerso è un compito difficoltoso e praticamente impossibile, in quanto per definizione non è registrato e sfugge alle statistiche ufficiali. Il sondaggio Eurobarometro sul “Lavoro sommerso nell’Unione europea” condotto nel 2007 (TNS Opinion & Social) è stato il primo rapporto europeo su questo argomento a tenere conto della definizione citata, i cui risultati vengono trattati nel capitolo 3.

Il lavoro sommerso è uno dei principali temi di preoccupazione nell’Unione europea.

Oltre a danneggiare le finanze pubbliche, in quanto comporta un minore gettito contributivo e fiscale, costituisce un significativo rischio per i sistemi previdenziali. L’economia sommersa, tenuto conto anche delle imposte non versate e del lavoro sommerso, rappresenterebbe il 10% del PIL nell’Europa occidentale, il 25% nei Paesi mediterranei e il 30% nell’Europa orientale (Schneider, 2011).

Il lavoratore irregolare può inoltre incontrare difficoltà in termini di condizioni lavorative e trovarsi in una situazione di instabilità a causa della mancanza di tutele sociali.

È possibile identificare alcuni fattori che giustificano lo sviluppo del lavoro sommerso, tra cui la crescente domanda di servizi alla persona a causa delle modifiche nello stile di vita, la disintegrazione verticale delle imprese, la regolamentazione avvertita come un peso, lo sviluppo di nuove tecnologie leggere, la comparsa di nuove tipologie di attività professionali, tradizioni culturali e altre ancora. Le cause e le conseguenze del lavoro sommerso verranno esaminate più nel dettaglio nei capitoli 4 e 5.

Le sfide per l’Unione europea

Una delle priorità dell’Unione europea con riferimento al lavoro sommerso consiste nel ridurne l’impatto sull’economia. Poiché tutti gli Stati membri devono sì garantire la sostenibilità dei rispettivi sistemi previdenziali, ma anche assicurare determinate condizioni lavorative minime, una delle principali sfide che attendono i rispettivi governi è costituita dalla riduzione degli incentivi a datori di lavoro e lavoratori per scegliere la “via nascosta”. Questo approccio dovrebbe vedere idealmente un equilibrio tra l’applicazione della legge e la prevenzione.

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Prima di provare a definire le misure o le politiche che possano contrastare il lavoro sommerso o trasformarlo in lavoro regolare, è essenziale menzionare le profonde disparità esistenti nei sistemi normativi dei diversi Stati membri, per cui si rende necessario articolare le politiche di contrasto al lavoro sommerso in funzione della situazione di ogni singolo Paese (Williams e Renooy, 2008).

Il capitolo 6 del presente rapporto sarà focalizzato sulle politiche messe in atto nei diversi Paesi dell’Unione europea per contrastare il lavoro sommerso.

2.2 – Lavoro domestico

La definizione prescelta per il presente rapporto è stata formulata nel 2001 dalla Fondazione Europea per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro nel rapporto intitolato Employment in Household Services (Cancedda): tutti i servizi prestati da organizzazioni pubbliche o private e dal settore terziario che sostituiscono attività lavorative retribuite, sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, in precedenza svolte gratuitamente in ambito domestico. In questa definizione rientrano diverse attività come il giardinaggio, la cura dei bambini e degli anziani, le pulizie domestiche e la somministrazione di alimenti.

I lavoratori domestici, pur rappresentando una quota significativa della forza lavoro, a causa della loro invisibilità sono più vulnerabili agli abusi e, pertanto, rappresentano una categoria cui è necessario prestare particolare attenzione.

Nel luglio 2011 l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha adottato la Convenzione sulle lavoratrici e i lavoratori domestici, che stabilisce la parità di diritti con gli altri lavoratori. Il Parlamento europeo ha raccomandato ai 27 Stati membri la ratifica di questa convenzione

Un settore in crescita

A causa di fattori demografici e socio-economici, tra cui l’invecchiamento della popolazione e i cambiamenti della struttura familiare, si prevede che il settore dei servizi domestici in Europa veda un’ulteriore crescita negli anni a venire.

L’aumento della domanda di servizi domestici in Europa è visto quindi come una buona opportunità per creare nuovi posti di lavoro regolari in un settore in cui il lavoro sommerso rappresenta fondamentalmente la norma.

Esistono tuttavia delle preoccupazioni relative alle condizioni dei lavoratori domestici; è bene ricordare che il lavoro domestico è ancora molto sottovalutato e caratterizzato da retribuzioni basse e dall’uso diffuso del tempo parziale.

Le caratteristiche principali del lavoro domestico

Difficilmente il lavoro domestico può essere paragonato ad altre occupazioni svolte in fabbrica o in ufficio; il fatto che si tratti di un’attività che ha luogo in un’abitazione privata crea un rapporto nella sfera privata tra il datore di lavoro e il lavoratore, che si sviluppa a livello emozionale e intimo. Infatti, i rapporti di potere sono spesso caratterizzati dalla disuguaglianza.

Le mansioni domestiche, in precedenza svolte all’interno del nucleo domestico da donne prive di particolari qualifiche, sono ancora oggi considerate attività “non specializzate”; si potrebbe anche affermare che le donne siano ritenute “naturalmente dotate” per queste mansioni.

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In molti Paesi europei il lavoro domestico viene tradizionalmente svolto in condizioni di illegalità e pertanto di invisibilità; in questo settore, i lavoratori sommersi rappresentano la stragrande maggioranza della forza lavoro (Larsen et al., 2011) e sono costituiti principalmente da persone in condizioni svantaggiate, come immigranti clandestini, disoccupati, lavoratori in età avanzata e simili, che vengono così escluse dall’integrazione e persino dai diritti sociali.

2.3 – Il lavoro domestico sommerso nell’Unione europea

Ancora oggi il lavoro domestico è considerato appannaggio delle donne tanto che, generalmente, sia i datori di lavoro che i lavoratori sono di sesso femminile. All’interno del nucleo familiare è tradizionalmente attribuito alle donne il ruolo di occuparsi delle questioni domestiche, collaboratori compresi. Gli studi condotti a livello europeo mostrano che, nel settore dei servizi per la cura dei bambini, l’assistenza agli anziani e le pulizie domestiche, la percentuale di lavoratori di sesso femminile raggiunge il 90%. In Europa, ma in generale anche nel resto del mondo, la gestione e l’esecuzione dei lavori domestici sono altamente polarizzate in base al sesso.

Il lavoro domestico è uno dei principali settori in cui è estremamente diffusa la mancanza di un riconoscimento formale dei rapporti lavorativi.

La registrazione dei lavoratori domestici, spesso difficoltosa e laboriosa, funge da deterrente per i datori di lavoro, in particolar modo quando il rapporto di lavoro riguarda solo poche ore di attività alla settimana.

Le donne e i lavoratori migranti, che costituiscono la stragrande maggioranza dei lavoratori domestici, rappresentano un settore della società particolarmente vulnerabile, soprattutto se si trovano in una situazione lavorativa irregolare. Un rapporto dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (2011) ha evidenziato come i rapporti lavorativi nel settore del lavoro domestico siano oggetto di una disciplina meno stringente rispetto alle normative e ai meccanismi applicativi di altre forme lavorative.

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· Capitolo 3 – L’entità del lavoro domestico sommerso

Il presente riepilogo fornisce una breve analisi delle principali caratteristiche del fenomeno del lavoro domestico sommerso all’interno dell’Unione europea, sulla base dei dati disponibili.

La principale caratteristica del lavoro sommerso, ossia il fatto di essere invisibile per definizione, lo rende un fenomeno difficile da quantificare. L’entità stimata del lavoro sommerso nei diversi Stati membri varia tra l’1,5% e il 19% del PIL (Bielenski, 2006); si tratta, tuttavia, di dati ricavati con l’uso di diverse metodologie da parte di varie istituzioni, come uffici statistici, banche e autorità fiscali, e riferiti a periodi diversi.

Nel 2007 la Commissione europea ha svolto uno studio per misurare il lavoro sommerso nell’intera comunità (TNS Opinion & Social, 2007), prendendo in esame sia la quota di persone che acquistano beni e servizi non dichiarati, sia il profilo dei lavoratori in nero. I risultati del sondaggio speciale Eurobarometro sul lavoro sommerso nell’UE (Williams e Renooy, 2008), rivelano che circa il 5% della popolazione analizzata nell’Europa a 27 aveva svolto attività di lavoro sommerso nei 12 mesi precedenti l’indagine. In alcuni Paesi, tra cui Danimarca (18%), Lettonia (15%), Paesi Bassi (13%), Estonia (11%) e Svezia (10%), il tasso di partecipazione è stato piuttosto elevato, tuttavia tale dato non è direttamente correlato all’incidenza dell’economia sommersa in queste nazioni.

I dati riportati indicano inoltre come il lavoro sommerso non si concentri sempre nei medesimi settori; come evidenziato nella tabella 2, almeno un posto di lavoro sommerso su cinque nell’intera Unione europea è all’interno del settore dei servizi domestici, comprendente servizi di pulizia domestica, cura dei bambini e assistenza agli anziani. Ciò significa che i prestatori di

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SI 5% 97 45 752

SK 6% 198 112 2.245

Paesi nordici DK 18% 68 254 1.410

FI 4% 51 48 1.211

SE 10% 78 105 1.055

Europa meridionale

CY 1% 218 226 3.764

EL 4% 376 34 1.140

ES 3% 276 37 1.827

IT 3% 550 97 2.427

MT 2% 363 121 2.437

PT 3% 320 329 2.530

UE a 27 5% 199 164 3.294

Fonte: TNS Opinion & Social, 2007

I dati riportati indicano inoltre come il lavoro sommerso non si concentri sempre nei medesimi settori; come

evidenziato nella tabella 2, almeno un posto di lavoro sommerso su cinque nell’intera Unione europea è

all’interno del settore dei servizi domestici, comprendente servizi di pulizia domestica, cura dei bambini e

assistenza agli anziani. Ciò significa che i prestatori di lavoro sommerso nell’Unione europea a 27 hanno

indicato i servizi domestici come la principale attività irregolare svolta negli ultimi 12 mesi (19%).

Tabella 2: Incidenza del lavoro sommerso nell’Unione europea a 27 Stati, per singolo settore e per gruppi di Paesi (%) % di lavoro sommerso in: Europa

continentale Europa

centro-orientale Paesi

nordici Europa

meridionale UE

a 27

Servizi domestici 23 7 11 30 19

Edilizia 16 19 27 3 16

Servizi alla persona 11 7 4 10 9

Ricezione e ristorazione 9 2 4 17 8

Servizi di riparazione 7 5 4 9 7

Industria 1 5 7 13 5

Agricoltura 2 9 2 3 4

Trasporti 2 4 11 2 3

Attività commerciali 2 6 1 1 3

Altro 17 15 20 7 15

Non sa/Non risponde 9 22 9 7 12

Totale 100 100 100 100 100

Fonte: TNS Opinion & Social, 2007

È molto difficile riunire dati circa il numero di lavoratori impiegati nel settore domestico in tutto il mondo.

Tra i principali motivi della mancanza di dati precisi e comparabili vi sono l’elevata incidenza del lavoro

domestico sommerso e la conseguente sottostima, le diverse definizioni di lavoro domestico nelle indagini

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Capitolo 3 – L’entità del lavoro domestico sommerso

Il presente riepilogo fornisce una breve analisi delle principali caratteristiche del fenomeno del lavoro

domestico sommerso all'interno dell'Unione europea, sulla base dei dati disponibili.

La principale caratteristica del lavoro sommerso, ossia il fatto di essere invisibile per definizione, lo rende

un fenomeno difficile da quantificare. L’entità stimata del lavoro sommerso nei diversi Stati membri varia

tra l’1,5% e il 19% del PIL (Bielenski, 2006); si tratta, tuttavia, di dati ricavati con l’uso di diverse

metodologie da parte di varie istituzioni, come uffici statistici, banche e autorità fiscali, e riferiti a periodi

diversi.

Nel 2007 la Commissione europea ha svolto uno studio per misurare il lavoro sommerso nell’intera

comunità (TNS Opinion & Social, 2007), prendendo in esame sia la quota di persone che acquistano beni

e servizi non dichiarati, sia il profilo dei lavoratori in nero. I risultati del sondaggio speciale Eurobarometro

sul lavoro sommerso nell’UE (Williams e Renooy, 2008), rivelano che circa il 5% della popolazione

analizzata nell’Europa a 27 aveva svolto attività di lavoro sommerso nei 12 mesi precedenti l’indagine. In

alcuni Paesi, tra cui Danimarca (18%), Lettonia (15%), Paesi Bassi (13%), Estonia (11%) e Svezia (10%),

il tasso di partecipazione è stato piuttosto elevato, tuttavia tale dato non è direttamente correlato

all’incidenza dell’economia sommersa in queste nazioni.

Tabella 1: Diffusione del lavoro sommerso e reddito annuo nell’UE, per singolo Paese e per Gruppi di Paesi Paese % di lavoratori

impiegati nel lavoro

sommerso negli

ultimi 12 mesi

Numero totale di ore di lavoro sommerso negli

ultimi 12 mesi

Reddito medio annuo non dichiarato per persona (€)

Reddito medio annuo non dichiarato per lavoratore in

nero (€)

Europa continentale AT 7% 113 19 1.875

BE 6% 158 140 3.496

DE 3% 95 28 1.381

FR 6% 167 111 3.685

IE 4% 253 60 2.013

LU 5% 187 210 6.998

NL 13% 100 85 1.210

UK 2% 81 138 2.308

Europa centro-orientale BG 5% 649 240 4.802

CZ 7% 157 88 1.252

EE 11% 182 305 2.772

HU 7% 296 87 1.244

LT 7% 347 369 5.275

LV 15% 390 602 4.015

PL 5% 359 84 1.686

RO 4% 266 449 11.234

8

SI 5% 97 45 752

SK 6% 198 112 2.245

Paesi nordici DK 18% 68 254 1.410

FI 4% 51 48 1.211

SE 10% 78 105 1.055

Europa meridionale

CY 1% 218 226 3.764

EL 4% 376 34 1.140

ES 3% 276 37 1.827

IT 3% 550 97 2.427

MT 2% 363 121 2.437

PT 3% 320 329 2.530

UE a 27 5% 199 164 3.294

Fonte: TNS Opinion & Social, 2007

I dati riportati indicano inoltre come il lavoro sommerso non si concentri sempre nei medesimi settori; come

evidenziato nella tabella 2, almeno un posto di lavoro sommerso su cinque nell’intera Unione europea è

all’interno del settore dei servizi domestici, comprendente servizi di pulizia domestica, cura dei bambini e

assistenza agli anziani. Ciò significa che i prestatori di lavoro sommerso nell’Unione europea a 27 hanno

indicato i servizi domestici come la principale attività irregolare svolta negli ultimi 12 mesi (19%).

Tabella 2: Incidenza del lavoro sommerso nell’Unione europea a 27 Stati, per singolo settore e per gruppi di Paesi (%) % di lavoro sommerso in: Europa

continentale Europa

centro-orientale Paesi

nordici Europa

meridionale UE

a 27

Servizi domestici 23 7 11 30 19

Edilizia 16 19 27 3 16

Servizi alla persona 11 7 4 10 9

Ricezione e ristorazione 9 2 4 17 8

Servizi di riparazione 7 5 4 9 7

Industria 1 5 7 13 5

Agricoltura 2 9 2 3 4

Trasporti 2 4 11 2 3

Attività commerciali 2 6 1 1 3

Altro 17 15 20 7 15

Non sa/Non risponde 9 22 9 7 12

Totale 100 100 100 100 100

Fonte: TNS Opinion & Social, 2007

È molto difficile riunire dati circa il numero di lavoratori impiegati nel settore domestico in tutto il mondo.

Tra i principali motivi della mancanza di dati precisi e comparabili vi sono l’elevata incidenza del lavoro

domestico sommerso e la conseguente sottostima, le diverse definizioni di lavoro domestico nelle indagini

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lavoro sommerso nell’Unione europea a 27 hanno indicato i servizi domestici come la principale attività irregolare svolta negli ultimi 12 mesi (19%).

È molto difficile riunire dati circa il numero di lavoratori impiegati nel settore domestico in tutto il mondo. Tra i principali motivi della mancanza di dati precisi e comparabili vi sono l’elevata incidenza del lavoro domestico sommerso e la conseguente sottostima, le diverse definizioni di lavoro domestico nelle indagini statistiche e il fatto che gli uffici statistici nazionali spesso non considerano quella dei lavoratori domestici come una categoria distinta, ma tendono a farla rientrare nelle casistiche come “attività di servizi alla comunità, sociali e alla persona”.

I dati disponibili indicano tuttavia che il lavoro domestico assorbe una percentuale significativa della forza lavoro: nei Paesi in via di sviluppo rappresentano, infatti, tra il 4 e il 10% del totale dei posti di lavoro, considerando sia uomini che donne, mentre nei Paesi industrializzati tale dato è compreso tra l’1 e il 4% (tabella 3).

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statistiche e il fatto che gli uffici statistici nazionali spesso non considerano quella dei lavoratori domestici

come una categoria distinta, ma tendono a farla rientrare nelle casistiche come “attività di servizi alla

comunità, sociali e alla persona”.

I dati disponibili indicano tuttavia che il lavoro domestico assorbe una percentuale significativa della forza

lavoro: nei Paesi in via di sviluppo rappresentano, infatti, tra il 4 e il 10% del totale dei posti di lavoro,

considerando sia uomini che donne, mentre nei Paesi industrializzati tale dato è compreso tra l’1 e il 4%.

Tabella 3: Percentuale dei lavoratori domestici sui totale dei posti di lavoro, suddivisa per sesso (anni selezionati) Totale Uomini Donne Percentuale di donne

sul totale dei lavoratori domestici (2006) 1995 2000 2006 1995 2000 2006 1995 2000 2006

Argentina 7,42 7,93 7,94 0,89 0,82 0,31 18,05 18,51 18,31 92,4

Belize 3,74 3,70 (a) 5,90 (b) 0,98 0,90 2,30 10,14 9,80 12,80 74,2

Bolivia 6,70 (c) 6,06 – 0,80 0,44 – 13,70 13,17 – –

Brasile – 7,64 (d) 7,70 (b) – 0,92 0,90 – 18,73 17,10 93,3

Cile – 6,10 (d) – – 0,90 – – 15,80 – –

Ecuador – 6,35 4,16 – 0,81 0,40 – 15,18 9,78 89,6

El Salvador 4,30 (e) 4,32 5,01 0,40 0,49 0,84 10,30 9,88 10,63 90,1

Etiopia – – 5,26 – – 0,70 – – 9,78 90,7

Francia – – 2,50 (b) – – 0,80 – – 4,50 –

Israele 1,66 1,56 1,78 0,25 0,34 0,31 3,57 3,03 3,49 94,1

Lussemburgo 2,13 2,24 2,67 (b) – – – – – – –

Messico 3,35 4,47 4,16 0,44 0,78 0,54 9,46 11,55 10,34 90,9

Panama 5,98 5,66 6,19 1,07 1,21 0,98 16,30 14,48 15,53 87,1

Sud Africa – 9,36 8,66 – 3,11 3,05 – 17,56 16,13 79,7

Spagna 2,84 2,75 3,85 0,62 0,49 0,59 7,11 6,67 8,63 90,9

Svizzera 1,24 1,47 1,24 0,04 0,43 0,29 2,87 2,81 2,40 83,0

Uruguay – 9,49 8,69 – 1,61 1,36 – 20,12 18,88 92,5

(a) 1999. (b) 2005. (c) 1996. (d) 2002. (e) 1998. Per la raccolta di questi dati sono stati utilizzati generalmente i sondaggi condotti in materia di forza lavoro. Stime ufficiali sono state utilizzate nel caso della Svizzera e del Lussemburgo. Nel caso del Cile si è fatto uso del censimento della popolazione, così come per il Brasile, ma solo per l’anno 2000.

Fonte: ILO, 2008

Negli ultimi anni in Europa si è avuta una tendenza all’aumento dei migranti tra i lavoratori domestici, la

stragrande maggioranza dei quali è composta da donne; si tratta di lavoratori esposti a sfruttamento e

abusi a causa di diversi fattori, tra cui la mancanza di un riconoscimento delle proprie mansioni come una

vera e propria attività lavorativa (come conseguenza di stereotipi sessuali), la loro forte dipendenza dal

datore di lavoro (in particolare se vivono nell’abitazione di quest’ultimo) e la mancanza di una tutela

giuridica chiara. Molti migranti che svolgono lavori domestici sono inoltre più vulnerabili a causa del loro

status lavorativo irregolare.

Page 12: Turning Undeclared Domestic Work Around (TUDWA) · struttura e nell’organizzazione della famiglia, ... conseguente riduzione del tempo riservato alle faccende domestiche. È inoltre

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Negli ultimi anni in Europa si è avuta una tendenza all’aumento dei migranti tra i lavoratori domestici, la stragrande maggioranza dei quali è composta da donne; si tratta di lavoratori esposti a sfruttamento e abusi a causa di diversi fattori, tra cui la mancanza di un riconoscimento delle proprie mansioni come una vera e propria attività lavorativa (come conseguenza di stereotipi sessuali), la loro forte dipendenza dal datore di lavoro (in particolare se vivono nell’abitazione di quest’ultimo) e la mancanza di una tutela giuridica chiara. Molti migranti che svolgono lavori domestici sono inoltre più vulnerabili a causa del loro status lavorativo irregolare.

Nel 2008, i dati forniti da EUROSTAT (2008) e raccolti nel 2005 per gli Stati membri dell’Unione europea a 251, mostravano come la quarta e la quinta categoria occupazionale per rilevanza tra le donne fossero, rispettivamente, quelle dei “collaboratori domestici” e dei “prestatori di servizi di cura alla persona”, due categorie in cui, accanto a quella di “altri lavori impiegatizi”, erano impiegate il 19% delle donne.

La tabella seguente mostra l’entità di questo fattore nei Paesi dell’Unione europea.

In relazione al lavoro sommerso nel settore domestico, le discrepanze nei dati statistici relativi all’esatto numero di lavoratori impiegati in questo ambito riflettono l’elevata incidenza della mancanza di rapporti disciplinati a livello formale, un fattore che, in diversa misura, sembra

1 Dai dati si rileva che il 61% delle donne occupate in un’attività lavorativa si concentrava in soli sei settori, tutti correlati con la prestazione di servizi: attività sanitarie e sociali (che occupava il 17% di tutte le donne lavoratrici), attività commerciali (12,5%), istruzione (11,5%), pubblica amministrazione (7%), attività economiche (7%), ricezione e ristorazione (5%). Di contro, questi sei settori occupano solamente il 31% dei lavoratori di sesso maschile.

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Nel 2008, i dati forniti da EUROSTAT (2008) e raccolti nel 2005 per gli Stati membri dell’Unione europea a

251, mostravano come la quarta e la quinta categoria occupazionale per rilevanza tra le donne fossero,

rispettivamente, quelle dei “collaboratori domestici” e dei “prestatori di servizi di cura alla persona”, due

categorie in cui, accanto a quella di “altri lavori impiegatizi”, erano impiegate il 19% delle donne.

La tabella seguente mostra l'entità di questo fattore nei Paesi dell’Unione europea.

Tabella 4: Entità del lavoro domestico nell’Unione europea a 27 nel 2008 Numero totale di lavoratori

Spagna 752.600

Francia 606.600

Italia 419,000

Germania 173.000

Portogallo 136.300

Regno Unito 136.000

Grecia 68.100

Belgio 41.100

Polonia 18.000

Cipro 16.800

Austria 11.000

Irlanda 8.600

Finlandia 8.000

Paesi Bassi 4.000

Lituania 2.900

Slovacchia 2.200

Norvegia 2.000

Lettonia 1.900

Repubblica Ceca 1.000

Bulgaria Informazioni non disponibili

Danimarca Informazioni non disponibili

Estonia Informazioni non disponibili

Ungheria Informazioni non disponibili

Fonte: ILO (2008b)

In relazione al lavoro sommerso nel settore domestico, le discrepanze nei dati statistici relativi all’esatto

numero di lavoratori impiegati in questo ambito riflettono l’elevata incidenza della mancanza di rapporti

disciplinati a livello formale, un fattore che, in diversa misura, sembra essere molto diffuso in Europa. Le

medesime fonti riportano una stima del 70-80% di posti di lavoro irregolari in questo settore in Europa

(ETUC, 2005).

Tabella 5: Stime relative al lavoro domestico sommerso Paese Numero stimato di lavoratori

domestici

Fonte: ILO, 2008c

Stime alternative Stime in percentuale del lavoro domestico sommerso (se disponibile)

1 Dai dati si rileva che il 61% delle donne occupate in un’attività lavorativa si concentrava in soli sei settori, tutti correlati con la prestazione di servizi: attività sanitarie e sociali (che occupava il 17% di tutte le donne lavoratrici), attività commerciali (12,5%), istruzione (11,5%), pubblica amministrazione (7%), attività economiche (7%), ricezione e ristorazione (5%). Di contro, questi sei settori occupano solamente il 31% dei lavoratori di sesso maschile.

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essere molto diffuso in Europa. Le medesime fonti riportano una stima del 70-80% di posti di lavoro irregolari in questo settore in Europa (ETUC, 2005).

I dati statistici attendibili sulle dimensioni, sulla composizione dell’economia sommersa e sulla percentuale di migranti coinvolti in questo tipo di attività spesso non sono affatto disponibili e, a volte, nemmeno comparabili, ma vi è un consenso generale sul fatto che si tratta di un fenomeno in crescita, nonostante i numerosi tentativi effettuati per contrastarlo, inclusa l’adozione di norme sempre più restrittive in materia di immigrazione. Esistono prove che dimostrano come le donne migranti, la cui presenza è in maggioranza (ma non esclusivamente) irregolare, rappresentano una notevole quota dell’economia sommersa in Europa e si concentrano principalmente nel settore dei lavori domestici e dei servizi di cura. Come emerge dai seguenti dati, si deve inoltre notare che neppure quando la registrazione lavorativa diventa una condizione per poter ottenere lo status legale di residente, come nei processi di normalizzazione che hanno avuto luogo in Italia e Spagna nell’ultimo decennio, le autorità nazionali non hanno registrato un incremento significativo nei rapporti lavorativi nel settore domestico (Galloti, 2009).

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Nel 2008, i dati forniti da EUROSTAT (2008) e raccolti nel 2005 per gli Stati membri dell’Unione europea a

251, mostravano come la quarta e la quinta categoria occupazionale per rilevanza tra le donne fossero,

rispettivamente, quelle dei “collaboratori domestici” e dei “prestatori di servizi di cura alla persona”, due

categorie in cui, accanto a quella di “altri lavori impiegatizi”, erano impiegate il 19% delle donne.

La tabella seguente mostra l'entità di questo fattore nei Paesi dell’Unione europea.

Tabella 4: Entità del lavoro domestico nell’Unione europea a 27 nel 2008 Numero totale di lavoratori

Spagna 752.600

Francia 606.600

Italia 419,000

Germania 173.000

Portogallo 136.300

Regno Unito 136.000

Grecia 68.100

Belgio 41.100

Polonia 18.000

Cipro 16.800

Austria 11.000

Irlanda 8.600

Finlandia 8.000

Paesi Bassi 4.000

Lituania 2.900

Slovacchia 2.200

Norvegia 2.000

Lettonia 1.900

Repubblica Ceca 1.000

Bulgaria Informazioni non disponibili

Danimarca Informazioni non disponibili

Estonia Informazioni non disponibili

Ungheria Informazioni non disponibili

Fonte: ILO (2008b)

In relazione al lavoro sommerso nel settore domestico, le discrepanze nei dati statistici relativi all’esatto

numero di lavoratori impiegati in questo ambito riflettono l’elevata incidenza della mancanza di rapporti

disciplinati a livello formale, un fattore che, in diversa misura, sembra essere molto diffuso in Europa. Le

medesime fonti riportano una stima del 70-80% di posti di lavoro irregolari in questo settore in Europa

(ETUC, 2005).

Tabella 5: Stime relative al lavoro domestico sommerso Paese Numero stimato di lavoratori

domestici

Fonte: ILO, 2008c

Stime alternative Stime in percentuale del lavoro domestico sommerso (se disponibile)

1 Dai dati si rileva che il 61% delle donne occupate in un’attività lavorativa si concentrava in soli sei settori, tutti correlati con la prestazione di servizi: attività sanitarie e sociali (che occupava il 17% di tutte le donne lavoratrici), attività commerciali (12,5%), istruzione (11,5%), pubblica amministrazione (7%), attività economiche (7%), ricezione e ristorazione (5%). Di contro, questi sei settori occupano solamente il 31% dei lavoratori di sesso maschile.

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Paese Numero stimato di lavoratori domestici

Fonte: ILO, 2008c

Stime alternative Stime in percentuale del lavoro domestico sommerso (se disponibile)

Francia 607.900 1.600.000 nel 2006 (Pape, 2010)

Italia 419.000 1.200.000 (IRENE & IUF 2008)

2.000.000 (Eurofound, 2007)

Spagna 75.600 60% (Colectivo IOE, 1990)

1990 – 52%

1999 – 62% (Sanchis, 2005)

Germania 216.000

40.000 iscrivibili al sistema previdenziale (Cyrus, 2009)

50.000 – 145.000 lavoratori migranti irregolari (Hamburg Institute of International Economics)

2.000.000 (Kontos et al. 2009)

2,9 milioni di famiglie si avvalgono regolarmente di lavoratori domestici e

1.1 milioni di famiglie si avvalgono saltuariamente di lavoratori domestici (Schupp, 2002)

Regno Unito 136.000

Fonte: Elaborazione propria

I dati statistici attendibili sulle dimensioni, sulla composizione dell’economia sommersa e sulla percentuale

di migranti coinvolti in questo tipo di attività spesso non sono affatto disponibili e, a volte, nemmeno

comparabili, ma vi è un consenso generale sul fatto che si tratta di un fenomeno in crescita, nonostante i

numerosi tentativi effettuati per contrastarlo, inclusa l’adozione di norme sempre più restrittive in materia di

immigrazione. Esistono prove che dimostrano come le donne migranti, la cui presenza è in maggioranza

(ma non esclusivamente) irregolare, rappresentano una notevole quota dell’economia sommersa in

Europa e si concentrano principalmente nel settore dei lavori domestici e dei servizi di cura. Come emerge

dai seguenti dati, si deve inoltre notare che neppure quando la registrazione lavorativa diventa una

condizione per poter ottenere lo status legale di residente, come nei processi di normalizzazione che

hanno avuto luogo in Italia e Spagna nell’ultimo decennio, le autorità nazionali non hanno registrato un

incremento significativo nei rapporti lavorativi nel settore domestico (Galloti, 2009).

Ne consegue che le principali motivazioni alla base del lavoro sommerso sono costituite da difficoltà di

ordine fiscale e previdenziale, a causa delle quali un intero settore lavorativo viene spinto verso l’economia

sommersa. L’assunzione formale di un lavoratore nel settore dei servizi domestici e alla persona viene

considerata spesso oltremodo onerosa, in particolare a causa dei contributi previdenziali, che si ritiene

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Ne consegue che le principali motivazioni alla base del lavoro sommerso sono costituite da difficoltà di ordine fiscale e previdenziale, a causa delle quali un intero settore lavorativo viene spinto verso l’economia sommersa. L’assunzione formale di un lavoratore nel settore dei servizi domestici e alla persona viene considerata spesso oltremodo onerosa, in particolare a causa dei contributi previdenziali, che si ritiene possano incrementare il costo del lavoro oltre la produttività, rendendo così questa circostanza antieconomica. Ciò si traduce in un’elevata percentuale di disoccupazione dei lavoratori non specializzati e in una crescente domanda di fornitura illegale di servizi di cura (Renooy, 2007).

Il rapporto tra lavoro domestico, rapporti di lavoro sommerso e immigrazione clandestina è complesso. In generale, mentre l’immigrazione clandestina è spesso percepita dai mezzi di informazione, dal grande pubblico e persino dal legislatore come la causa principale alla base della crescita dell’economia informale, è chiaro come un settore in cui il lavoro sommerso è ormai consolidato rappresenti un formidabile fattore di attrazione dell’immigrazione lavorativa clandestina in Europa. Ciò vale anche per il lavoro domestico, uno settori dei più rilevanti dell’intera economia sommersa.

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· Capitolo 4 – Motivazioni

4.1 – Le motivazioni del lavoro sommerso

La principale motivazione per la quale datori di lavoro, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi partecipano all’economia sommersa è di ordine economico, in quanto questa circostanza offre l’opportunità di incrementare i ricavi e ridurre i costi, evitando il pagamento dei contributi fiscali e previdenziali. Da una prospettiva storica esistono tre fattori che contribuiscono, in diversa misura, all’esistenza del lavoro sommerso:

a) La nascita di una domanda molto varia di “servizi personalizzati” per famiglie e singoli individui (ad esempio assistenza, pulizia ecc.) con un’elevata incidenza del lavoro e una bassa crescita della produttività;

b) La riorganizzazione del settore e delle imprese in lunghe linee di disintegrazione verticale e catene di subappalto, al fine di flessibilizzare la produzione e incrementare la capacità di innovazione e adattamento a specifiche situazioni e alle fluttuazioni del mercato. Questo tipo di flessibilità porta a un maggior ricorso ai lavoratori autonomi e agli autoimprenditori, alcuni dei quali possono operare all’interno dell’economia sommersa;

c) L’impatto della diffusione di tecnologie leggere, ad esempio i personal computer, comporta nuove opportunità lavorative e apre nuove aree alle attività di servizi.

La portata e l’entità del lavoro sommerso varia in base ai diversi aspetti istituzionali dell’economia di ogni Stato membro, ad esempio:

Livello di contributi fiscali e previdenziali: il livello dei contributi fiscali e previdenziali influisce chiaramente sull’entità del lavoro irregolare, in quanto un’elevata pressione fiscale rappresenta un incentivo all’economia sommersa sia per il lavoratore che per il datore di lavoro. Per comprendere l’economia sommersa è rilevante, oltre ai dati quantitativi di questi contributi, anche la loro struttura: nei Paesi con imposte sul reddito elevate, sarà il lavoratore stesso, generalmente un lavoratore autonomo, ad avere interesse a non dichiarare le proprie attività lavorative, mentre nei paesi con contributi previdenziali elevati, tale stimolo proverrà dalla parte della domanda e le casistiche di lavoro sommerso tenderanno ad avere, completamente o solo in parte, la forma di vere e proprie imprese irregolari.

Oneri normativi ed amministrativi: il peso di eccessive procedure generali ed amministrazione per la registrazione di un fornitore di servizi o la formalizzazione di un rapporto lavorativo, ad esempio, possono scoraggiare l’emersione di questo tipo di circostanze, in cui sono entrambe le parti ad avere interesse a intrattenere un rapporto irregolare. Anche l’esistenza in alcuni Paesi di associazioni di categoria o albi professionali cui è obbligatorio iscriversi per poter svolgere determinate attività può favorire il lavoro sommerso. Nonostante questi strumenti derivino dalla necessità di garantire la qualità di un prodotto o servizio, potrebbero di fatto costituire delle barriere che inducono i lavoratori che non ne fanno parte a esercitare la propria professione in modo illegale.

Inadeguatezza delle normative in materia di mercato del lavoro: un’eventuale inadeguatezza dell’attuale legislazione a riconoscere nuove tipologie di lavoro, ad esempio in termini di flessibilità nelle ore lavorative, come le attività a tempo parziale o i contratti temporanei, può obbligare i lavoratori a svolgere la propria professione senza dichiararla.

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Struttura industriale: nelle aree dominate da un ristretto numero di grandi imprese, il mercato del lavoro sommerso riveste un’importanza relativamente ridotta, mentre nelle economie locali che vedono la presenza di un ampio numero di piccole imprese, non solo è un’eventualità di maggiore probabilità, ma spesso si presenta in forme organizzate, anziché su base individuale. In ogni caso, se i lavoratori sono consapevoli dei propri diritti, il lavoro sommerso tende ad avere un’incidenza minore.

Bassa competitività: il ricorso al lavoro sommerso può rappresentare un tentativo di ridurre i costi da parte di imprese operanti in settori in declino che, diversamente, non sarebbero in grado di sopravvivere all’interno di un mercato competitivo. Nel lungo periodo, però, queste imprese si troveranno svantaggiate rispetto alla concorrenza a livello internazionale, in quanto questa casistica presenta una maggiore disorganizzazione e richiede una grande fiducia reciproca tra gli operatori, per cui difficilmente potrà espandersi all’esterno di una cerchia ridotta di conoscenze.

Accettazione culturale: esiste una certa comprensione o accettazione culturale dell’economia sommersa, la partecipazione alla quale a livello locale è spesso percepita come uno scambio di servizi o un’assistenza reciproca che non deve essere dichiarata alle autorità, ad esempio nell’ambito delle attività di pulizia, del lavoro agricolo stagionale e attività simili.

Esistenza di facili opportunità: ogni singola persona può decidere se accettare o no un rapporto lavorativo irregolare sulla base di un’analisi dei costi e dei benefici, in cui verranno messi a confronto i vantaggi, come la possibilità di ricevere nell’immediato un compenso maggiore e gli svantaggi, ad esempio eventuali sanzioni, la possibilità di venire scoperti e considerazioni di ordine morale. Quante più opportunità una persona ha di esercitare un’attività irregolare a basso rischio, ad esempio a causa di scarsi controlli o avvalendosi della copertura previdenziale di un’attività lavorativa principale o del coniuge, tanto più facilmente potrà trarre vantaggio dalla situazione.

Il lavoro sommerso è in generale diffuso in settori ad alta intensità di manodopera e a bassa redditività quali l’agricoltura, la costruzione, il commercio al dettaglio, la ristorazione o i servizi domestici. A ciò si aggiungono i servizi manifatturieri e commerciali, in cui i costi costituiscono il principale fattore di competizione, ed i settori innovativi (COM (1998) 219 finale).

Il sondaggio Eurobarometro 2007 (TNS Social & Opinion) fornisce una prova delle principali motivazioni che spingono le persone ad accettare un lavoro sommerso. Il sondaggio è stato considerato un’iniziativa pilota e, pur essendo basato su un campione stabile e non avendo potuto prendere in esame la situazione dei clandestini di provenienti da Paesi terzi o dei cittadini di nuovi Stati membri con limitazioni temporanee alla libera circolazione, presenta risultati interessanti, dai quali si evince un chiaro quadro di questo fenomeno in Europa. Di seguito si riportano le principali considerazioni indicate nel sondaggio (COM (2007) 628 finale):

• Nell’intera Unione europea esiste un grande mercato del lavoro sommerso, in particolare nel settore dei servizi domestici;• La motivazione principale è costituita dall’evasione di imposte e formalità amministrative, specialmente nel caso dei lavori atipici, come le attività stagionali, mentre la necessità ricopre un ruolo di secondo piano;• L’importanza della retribuzione fuori busta paga, ovverosia una quota della retribuzione non dichiarata e pagata in contanti, in particolare nel settore edile;• La predominanza tra gli studenti, i lavoratori autonomi e i disoccupati;• La scarsa consapevolezza delle sanzioni previste in caso di accertamento.

Le motivazioni alla base del lavoro sommerso si dividono in due gruppi principali, che si riferiscono rispettivamente all’offerta e alla domanda.

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Per quanto riguarda le motivazioni dei consumatori, poco meno della metà (44%) degli acquisti in nero sono stati effettuati sulla base di prezzi ridotti, mentre il 7% del totale dei consumatori ha dichiarato che il prezzo costituisce un fattore principale o secondario nell’Unione europea a 27 Stati. Oltre all’aspetto finanziario, altri fattori importanti sono la disponibilità, la qualità e la velocità della fornitura di un servizio regolare2.

Le singole motivazioni variano secondo il Paese: nei Paesi nordici, ad esempio, il vantaggio economico riveste un ruolo minore rispetto ad altre aree geografiche dell’UE, mentre è predominante il fatto di non poter accedere con facilità a un servizio fornito in modo legale, anche in combinazione con il desiderio di risparmiare denaro. Motivazioni sociali e di redistribuzione della ricchezza sono più importanti nei Paesi nordici e nell’Europa continentale rispetto all’Europa centro-orientale e meridionale. La situazione dei singoli Paesi si presta così a interpretazioni specifiche a seconda del caso.

Le motivazioni citate dai fornitori possono essere divise in base al fatto che l’accesso al lavoro sommerso sia dovuto a fattori di uscita e/o esclusione. I fattori di “esclusione” si riferiscono a coloro che dichiarano di svolgere attività in nero per non essere riusciti a trovare un lavoro regolare o a causa del fatto che la mancata dichiarazione delle attività economiche e/o il lavoro nero siano comuni nella rispettiva area geografica o nel proprio settore di appartenenza, senza che vi sia una reale alternativa, mentre i seguenti gruppi sono stati categorizzati come lavoratori spinti dal desiderio di uscire volontariamente dall’economia ufficiale: chi dichiara che la burocrazia necessaria per lo svolgimento di un’attività regolare è eccessivamente complicata; chi afferma di essere così in grado di ricevere maggiori compensi; chi indica che questa circostanza è andata a vantaggio di entrambe le parti; chi asserisce l’eccessivo livello dei contributi fiscali e/o previdenziali; chi afferma che non valga la pena di dichiarare le attività di lavoro stagionale che svolge; e/o chi indica di non ricevere alcun beneficio dallo Stato e di non avere pertanto ragioni per pagare le imposte. Gli intervistati che hanno indicato un insieme di fattori di esclusione e di uscita sono stati inclusi in un gruppo misto.

La trasformazione demografica con il conseguente invecchiamento della popolazione, le modifiche delle strutture e dei ruoli domestici e un sistema inadeguato di cure a lungo termine hanno influenzato significativamente la domanda in costante crescita da parte delle famiglie in

2 Il sondaggio Eurobarometro raggruppa gli Stati membri dell’Unione europea in 4 aree geografiche: Europa continentale (Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito), Europa centrale ed orientale (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia), Paesi nordici (Danimarca, Finlandia e Svezia) ed Europa meridionale (Cipro, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna).

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• La motivazione principale è costituita dall’evasione di imposte e formalità amministrative,

specialmente nel caso dei lavori atipici, come le attività stagionali, mentre la necessità ricopre un

ruolo di secondo piano;

• L’importanza della retribuzione fuori busta paga, ovverosia una quota della retribuzione non

dichiarata e pagata in contanti, in particolare nel settore edile;

• La predominanza tra gli studenti, i lavoratori autonomi e i disoccupati;

• La scarsa consapevolezza delle sanzioni previste in caso di accertamento.

Le motivazioni alla base del lavoro sommerso si dividono in due gruppi principali, che si riferiscono

rispettivamente all'offerta e alla domanda.

Per quanto riguarda le motivazioni dei consumatori, poco meno della metà (44%) degli acquisti in nero

sono stati effettuati sulla base di prezzi ridotti, mentre il 7% del totale dei consumatori ha dichiarato che il

prezzo costituisce un fattore principale o secondario nell’Unione europea a 27 Stati. Oltre all’aspetto

finanziario, altri fattori importanti sono la disponibilità, la qualità e la velocità della fornitura di un servizio

regolare.2

Le singole motivazioni variano secondo il Paese: nei Paesi nordici, ad esempio, il vantaggio economico

riveste un ruolo minore rispetto ad altre aree geografiche dell’UE, mentre è predominante il fatto di non

poter accedere con facilità a un servizio fornito in modo legale, anche in combinazione con il desiderio di

risparmiare denaro. Motivazioni sociali e di redistribuzione della ricchezza sono più importanti nei Paesi

nordici e nell’Europa continentale rispetto all’Europa centro-orientale e meridionale. La situazione dei

singoli Paesi si presta così a interpretazioni specifiche a seconda del caso.

Tabella 6: Motivazioni addotte dai consumatori che hanno portato allo svolgimento di una prestazione irregolare, per gruppo di Paesi, UE a 27 (%) Motivazioni fornite Europa

continentale Europa

centro-orientale Paesi

nordici Europa

meridionale UE

a 27

Prezzo ridotto 44 47 35 44 44

Scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare

14 15 18 15 15

Motivazioni sociali 11 7 10 8 10 Prezzo ridotto e scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare

14 19 22 16 16

Prezzo ridotto e motivazioni sociali 9 5 7 7 8 Scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare e motivazioni sociali

3 2 3 4 3

Prezzo ridotto, scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare e motivazioni sociali

5 5 5 3 5

Fonte: TNS Social & Opinion, 2007.

Le motivazioni citate dai fornitori possono essere divise in base al fatto che l’accesso al lavoro sommerso

sia dovuto a fattori di uscita e/o esclusione. I fattori di “esclusione” si riferiscono a coloro che dichiarano di

svolgere attività in nero per non essere riusciti a trovare un lavoro regolare o a causa del fatto che la

2 Il sondaggio Eurobarometro raggruppa gli Stati membri dell’Unione europea in 4 aree geografiche: Europa continentale (Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito), Europa centrale ed orientale (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia), Paesi nordici (Danimarca, Finlandia e Svezia) ed Europa meridionale (Cipro, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna).

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• La motivazione principale è costituita dall’evasione di imposte e formalità amministrative,

specialmente nel caso dei lavori atipici, come le attività stagionali, mentre la necessità ricopre un

ruolo di secondo piano;

• L’importanza della retribuzione fuori busta paga, ovverosia una quota della retribuzione non

dichiarata e pagata in contanti, in particolare nel settore edile;

• La predominanza tra gli studenti, i lavoratori autonomi e i disoccupati;

• La scarsa consapevolezza delle sanzioni previste in caso di accertamento.

Le motivazioni alla base del lavoro sommerso si dividono in due gruppi principali, che si riferiscono

rispettivamente all'offerta e alla domanda.

Per quanto riguarda le motivazioni dei consumatori, poco meno della metà (44%) degli acquisti in nero

sono stati effettuati sulla base di prezzi ridotti, mentre il 7% del totale dei consumatori ha dichiarato che il

prezzo costituisce un fattore principale o secondario nell’Unione europea a 27 Stati. Oltre all’aspetto

finanziario, altri fattori importanti sono la disponibilità, la qualità e la velocità della fornitura di un servizio

regolare.2

Le singole motivazioni variano secondo il Paese: nei Paesi nordici, ad esempio, il vantaggio economico

riveste un ruolo minore rispetto ad altre aree geografiche dell’UE, mentre è predominante il fatto di non

poter accedere con facilità a un servizio fornito in modo legale, anche in combinazione con il desiderio di

risparmiare denaro. Motivazioni sociali e di redistribuzione della ricchezza sono più importanti nei Paesi

nordici e nell’Europa continentale rispetto all’Europa centro-orientale e meridionale. La situazione dei

singoli Paesi si presta così a interpretazioni specifiche a seconda del caso.

Tabella 6: Motivazioni addotte dai consumatori che hanno portato allo svolgimento di una prestazione irregolare, per gruppo di Paesi, UE a 27 (%) Motivazioni fornite Europa

continentale Europa

centro-orientale Paesi

nordici Europa

meridionale UE

a 27

Prezzo ridotto 44 47 35 44 44

Scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare

14 15 18 15 15

Motivazioni sociali 11 7 10 8 10 Prezzo ridotto e scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare

14 19 22 16 16

Prezzo ridotto e motivazioni sociali 9 5 7 7 8 Scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare e motivazioni sociali

3 2 3 4 3

Prezzo ridotto, scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare e motivazioni sociali

5 5 5 3 5

Fonte: TNS Social & Opinion, 2007.

Le motivazioni citate dai fornitori possono essere divise in base al fatto che l’accesso al lavoro sommerso

sia dovuto a fattori di uscita e/o esclusione. I fattori di “esclusione” si riferiscono a coloro che dichiarano di

svolgere attività in nero per non essere riusciti a trovare un lavoro regolare o a causa del fatto che la

2 Il sondaggio Eurobarometro raggruppa gli Stati membri dell’Unione europea in 4 aree geografiche: Europa continentale (Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito), Europa centrale ed orientale (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia), Paesi nordici (Danimarca, Finlandia e Svezia) ed Europa meridionale (Cipro, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna).

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• La motivazione principale è costituita dall’evasione di imposte e formalità amministrative,

specialmente nel caso dei lavori atipici, come le attività stagionali, mentre la necessità ricopre un

ruolo di secondo piano;

• L’importanza della retribuzione fuori busta paga, ovverosia una quota della retribuzione non

dichiarata e pagata in contanti, in particolare nel settore edile;

• La predominanza tra gli studenti, i lavoratori autonomi e i disoccupati;

• La scarsa consapevolezza delle sanzioni previste in caso di accertamento.

Le motivazioni alla base del lavoro sommerso si dividono in due gruppi principali, che si riferiscono

rispettivamente all'offerta e alla domanda.

Per quanto riguarda le motivazioni dei consumatori, poco meno della metà (44%) degli acquisti in nero

sono stati effettuati sulla base di prezzi ridotti, mentre il 7% del totale dei consumatori ha dichiarato che il

prezzo costituisce un fattore principale o secondario nell’Unione europea a 27 Stati. Oltre all’aspetto

finanziario, altri fattori importanti sono la disponibilità, la qualità e la velocità della fornitura di un servizio

regolare.2

Le singole motivazioni variano secondo il Paese: nei Paesi nordici, ad esempio, il vantaggio economico

riveste un ruolo minore rispetto ad altre aree geografiche dell’UE, mentre è predominante il fatto di non

poter accedere con facilità a un servizio fornito in modo legale, anche in combinazione con il desiderio di

risparmiare denaro. Motivazioni sociali e di redistribuzione della ricchezza sono più importanti nei Paesi

nordici e nell’Europa continentale rispetto all’Europa centro-orientale e meridionale. La situazione dei

singoli Paesi si presta così a interpretazioni specifiche a seconda del caso.

Tabella 6: Motivazioni addotte dai consumatori che hanno portato allo svolgimento di una prestazione irregolare, per gruppo di Paesi, UE a 27 (%) Motivazioni fornite Europa

continentale Europa

centro-orientale Paesi

nordici Europa

meridionale UE

a 27

Prezzo ridotto 44 47 35 44 44

Scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare

14 15 18 15 15

Motivazioni sociali 11 7 10 8 10 Prezzo ridotto e scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare

14 19 22 16 16

Prezzo ridotto e motivazioni sociali 9 5 7 7 8 Scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare e motivazioni sociali

3 2 3 4 3

Prezzo ridotto, scarsità di accesso a un servizio erogato in modo regolare e motivazioni sociali

5 5 5 3 5

Fonte: TNS Social & Opinion, 2007.

Le motivazioni citate dai fornitori possono essere divise in base al fatto che l’accesso al lavoro sommerso

sia dovuto a fattori di uscita e/o esclusione. I fattori di “esclusione” si riferiscono a coloro che dichiarano di

svolgere attività in nero per non essere riusciti a trovare un lavoro regolare o a causa del fatto che la

2 Il sondaggio Eurobarometro raggruppa gli Stati membri dell’Unione europea in 4 aree geografiche: Europa continentale (Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Regno Unito), Europa centrale ed orientale (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia), Paesi nordici (Danimarca, Finlandia e Svezia) ed Europa meridionale (Cipro, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna).

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18

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mancata dichiarazione delle attività economiche e/o il lavoro nero siano comuni nella rispettiva area

geografica o nel proprio settore di appartenenza, senza che vi sia una reale alternativa, mentre i seguenti

gruppi sono stati categorizzati come lavoratori spinti dal desiderio di uscire volontariamente dall’economia

ufficiale: chi dichiara che la burocrazia necessaria per lo svolgimento di un’attività regolare è

eccessivamente complicata; chi afferma di essere così in grado di ricevere maggiori compensi; chi indica

che questa circostanza è andata a vantaggio di entrambe le parti; chi asserisce l’eccessivo livello dei

contributi fiscali e/o previdenziali; chi afferma che non valga la pena di dichiarare le attività di lavoro

stagionale che svolge; e/o chi indica di non ricevere alcun beneficio dallo Stato e di non avere pertanto

ragioni per pagare le imposte. Gli intervistati che hanno indicato un insieme di fattori di esclusione e di

uscita sono stati inclusi in un gruppo misto.

Tabella 7: Motivazioni addotte dai fornitori che hanno portato allo svolgimento di una prestazione irregolare, per gruppo di Paesi, UE a 27 (%)

Motivazioni fornite Europa continentale

Europa centro-orientale

Paesi nordici

Europa meridionale

UE a 27

Fattori correlati al desiderio di uscire dall’economia ufficiale

63 54 78 50 60

Fattori correlati all’esclusione dall'economia ufficiale

17 19 5 28 18

Fattori di uscita e di esclusione 20 27 17 22 22

Fonte: TNS Social & Opinion, 2007.

La trasformazione demografica con il conseguente invecchiamento della popolazione, le modifiche delle

strutture e dei ruoli domestici e un sistema inadeguato di cure a lungo termine hanno influenzato

significativamente la domanda in costante crescita da parte delle famiglie in termini di accesso a risorse

alternative. Lo studio EUROFAMCARE sui familiari che prestano cure ha evidenziato come, in 17 Paesi

europei su 23, le famiglie abbiano indicato di avvalersi di collaboratori migranti almeno saltuariamente

(Quatrinni, 2006).

Le ragioni alla base della mancanza di rapporti lavorativi disciplinati a livello formale sono numerose e

complesse, in particolare per le donne migranti, il cui status lavorativo e di residenza è intimamente

collegato e influenzato dal sesso, dall’origine etnica e da fattori di classe. Anche l’esistenza di procedure

amministrative onerose o farraginose per la formalizzazione dei rapporti di lavoro domestici, specialmente

in presenza di una forza lavoro abbondante, flessibile e a basso costo, può agire da deterrente per i datori

di lavoro che avrebbero intenzione di regolarizzare i propri collaboratori, soprattutto quando tali rapporti

interessano un arco temporale di poche ore settimanali. In alcuni casi, è lo stesso quadro legale esistente

a non lasciare altra scelta che l’irregolarità; è questo il caso, ad esempio, di legislazioni che esonerano

dall’obbligo di formalizzare le tipologie di lavoro a tempo parziale o occasionale. Naturalmente questa

situazione è ulteriormente complicata nel caso dei lavoratori domestici migranti, in quanto le leggi in

materia di immigrazione della maggior parte dei Paesi europei non contemplano la possibilità di ottenere

un permesso di residenza ai fini dell’espletamento di lavori domestici.

4.2 – Caratteristiche e tipologie di lavoro sommerso

Nell’ambito della definizione fornita dal sondaggio Eurobarometro (TNS Social & Opinion) esistono tre

tipologie di lavoro sommerso:

termini di accesso a risorse alternative. Lo studio EUROFAMCARE sui familiari che prestano cure ha evidenziato come, in 17 Paesi europei su 23, le famiglie abbiano indicato di avvalersi di collaboratori migranti almeno saltuariamente (Quatrinni, 2006).

Le ragioni alla base della mancanza di rapporti lavorativi disciplinati a livello formale sono numerose e complesse, in particolare per le donne migranti, il cui status lavorativo e di residenza è intimamente collegato e influenzato dal sesso, dall’origine etnica e da fattori di classe. Anche l’esistenza di procedure amministrative onerose o farraginose per la formalizzazione dei rapporti di lavoro domestici, specialmente in presenza di una forza lavoro abbondante, flessibile e a basso costo, può agire da deterrente per i datori di lavoro che avrebbero intenzione di regolarizzare i propri collaboratori, soprattutto quando tali rapporti interessano un arco temporale di poche ore settimanali. In alcuni casi, è lo stesso quadro legale esistente a non lasciare altra scelta che l’irregolarità; è questo il caso, ad esempio, di legislazioni che esonerano dall’obbligo di formalizzare le tipologie di lavoro a tempo parziale o occasionale. Naturalmente questa situazione è ulteriormente complicata nel caso dei lavoratori domestici migranti, in quanto le leggi in materia di immigrazione della maggior parte dei Paesi europei non contemplano la possibilità di ottenere un permesso di residenza ai fini dell’espletamento di lavori domestici.

4.2 – Caratteristiche e tipologie di lavoro sommerso

Nell’ambito della definizione fornita dal sondaggio Eurobarometro (TNS Social & Opinion) esistono tre tipologie di lavoro sommerso:

1) Lavoro sommerso all’interno di un’impresa registrata, che può essere definito anche come rapporto di lavoro salariato non dichiarato: la retribuzione può essere corrisposta completamente in nero oppure in parte dichiarata e in parte “fuori busta paga”.

2) Lavoro autonomo non dichiarato: attività svolta per conto di un’impresa registrata o di un altro committente, ad esempio una famiglia, nell’ambito di relazioni sociali assimilabili al lavoro autonomo.

3) Lavoro autonomo non dichiarato con una profonda componente sociale: attività relative alla fornitura di beni e servizi direttamente a clienti costituiti da vicini di casa, familiari, amici o conoscenti.

All’interno dei soggetti che svolgono attività lavorative sommerse possono essere identificati quattro grandi gruppi:

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1. Lavoratori con più di un’occupazione. La maggior parte del lavoro sommerso è svolta da persone che praticano parallelamente un’attività lavorativa regolare. Partecipare all’economia sommersa spesso richiede l’essere in grado di soddisfare un’esigenza ben precisa mediante determinate capacità o qualifiche particolari.

2. Soggetti “economicamente inattivi” (studenti, casalinghe e prepensionati). La loro partecipazione all’economia sommersa è soggetta a minori vincoli concernenti l’orario di lavoro, con un’offerta di maggiori possibilità a coloro che hanno avuto contatti precedenti con il mondo lavorativo.

3. Disoccupati. Da un lato il rischio derivante dalla partecipazione al lavoro sommerso può essere maggiore per questi soggetti, poiché potrebbero perdere il proprio diritto a ricevere sussidi di disoccupazione, soprattutto nel caso in cui questi ultimi dipendano dall’attiva ricerca di una nuova occupazione o dalla partecipazione a corsi di formazione. Dall’altro lato, il lavoro potrebbe essere offerto a condizione che rimanga sommerso e, in tal caso, la capacità di resistere di tali soggetti sarebbe decisamente esigua, soprattutto se i sussidi di disoccupazione di cui sono beneficiari sono di importo modesto. Tuttavia, quanto più a lungo perdura lo stato di disoccupazione, tanto più diminuiranno le opportunità di praticare un’attività lavorativa sommersa.

4. Cittadini di Paesi terzi.

L’età e il sesso dei lavoratori sommersi dipendono fondamentalmente dai settori in esame.

4.3 – Motivazioni del lavoro domestico sommerso

Struttura e organizzazione familiare: pur avendo vissuto un inserimento di massa all’interno del mercato del lavoro, le donne non sono ancora state esentate dalla responsabilità dei lavori domestici. Ciò ha impedito che le attività domestiche retribuite fossero considerate a livello professionale, condannando quindi al precariato coloro che le svolgono.

Le trasformazioni nelle forme quotidiane di gestione ed esecuzione dei lavori domestici e familiari, l’incremento del tasso di occupazione femminile, la trasformazione della famiglia allargata con un nucleo ridotto, l’invecchiamento della popolazione, le famiglie monoparentali e la nuova gestione del tempo hanno portato all’esternalizzazione o alla commercializzazione delle attività domestiche. Purtroppo, tale trasposizione delle attività domestiche nella sfera pubblica non si è tradotta in una professionalizzazione o in un miglioramento della qualità dell’intero settore, bensì in un regime di condizioni lavorative deboli che tendono a diventare rapporti di servitù anziché rapporti con ruoli chiaramente definiti e contrattualmente disciplinati.

Caratteristiche specifiche dell’ambiente domestico: non è considerato un lavoro come ogni altro poiché il ruolo di “imprenditore” è detenuto dal capofamiglia, che tuttavia dispone delle risorse necessarie per esercitare anche il ruolo di “capo”, mentre la retribuzione della donna viene spesso considerata come un’integrazione dello stipendio del marito, quindi un lavoro non regolare. Le attività di lavoro domestico, che hanno luogo all’interno di abitazioni private, presuppongono discrezione e vedono la commistione dei rapporti lavorativi con i rapporti personali e di fiducia, fattori che possono portare a situazioni di abuso, tanto più se si considerano le oggettive difficoltà di controllo costituite dall’inviolabilità del domicilio. Si tratta pertanto di un’attività spesso non considerata alla stregua di un vero e proprio lavoro e per la quale non è comune vantare qualifiche professionali.

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Questioni economiche: la creazione di nuove condizioni per i rapporti lavorativi svolti a livello informale comporta che molti datori di lavoro non siano propensi a modificare le regole del gioco, soprattutto se a loro sfavore, ad esempio se soggetti all’elargizione di salari minimi garantiti, contributi previdenziali ecc. Alcuni lavoratori ritengono, inoltre, che tali novità possano comportare maggiori costi economici rispetto ai benefici, come la tutela economica e sociale e l’inquadramento previdenziale, per cui sono reticenti a richiedere la regolarizzazione della propria posizione, anche per paura di perdere il lavoro.

Fattori di sesso e origine: il fatto che queste attività siano svolte quasi esclusivamente da donne, in gran parte immigrate, contribuisce alla loro vulnerabilità sociale e all’instabilità della loro posizione lavorativa. Il quadro normativo del lavoro domestico, essendo quest’ultimo considerato socialmente specifico per le donne, è fondato essenzialmente sulla deregolamentazione e ciò per le donne può costituire un ostacolo all’ottenimento di determinati diritti civili derivanti dallo svolgimento di un’attività lavorativa.

Le attività domestiche svolte presso un’unica famiglia sono principalmente diffuse tra le donne immigrate, mentre le attività svolte su base oraria in diverse abitazioni sono più spesso appannaggio delle donne locali. La femminilizzazione di questo settore ha contribuito a deteriorarne ancora di più le condizioni lavorative, anche a causa della forte presenza di immigrati in estremo bisogno di un’occupazione che, in alcuni casi, porta ad accettare condizioni lavorative ancora peggiori, soprattutto se in una situazione irregolare, comportando un inasprimento della propria insicurezza personale.

Le attività di cui si fanno carico i lavoratori domestici migranti sono molto varie, tuttavia esistono alcuni fattori in comune: si trovano, infatti, a prestare diverse attività di natura domestica che vengono percepite come “poco qualificate” e pertanto scarsamente considerate in termini sociali ed economici. Diversamente da altri lavori “poco qualificati”, però, questa casistica tende ad essere altamente personalizzata, solitaria e caratterizzata da una forte carica emotiva, con notevoli squilibri nei rapporti di potere; non per ultimo sono generalmente considerati “lavori da donne”.

Nonostante il continuo inserimento delle donne nel mercato del lavoro retribuito e la ripartizione più bilanciata di responsabilità tra uomini e donne, il lavoro domestico continua ancora oggi ad essere altamente polarizzato in base al sesso: ad esempio, in Austria oltre il 96% dei lavoratori domestici ufficialmente registrati nel 2008 era di sesso femminile.

Questa circostanza, unita agli stereotipi sessuali, contribuisce a far sì che il lavoro domestico comporti una mancanza di prestigio sociale e preveda uno scarso riconoscimento economico dell’attività prestata. Il contesto che è alla base di questa situazione è permeato di stereotipi che identificano il lavoro domestico come un’attività tradizionalmente riservata alle donne e non retribuita; ciò causa la sottovalutazione del lavoro domestico, che non viene percepito come un’attività professionale anche quando viene svolto da personale retribuito esterno alla famiglia anziché dai componenti femminili di quest’ultima. In seguito al crescente fenomeno dell’immigrazione finalizzata all’offerta di questo tipo di servizi in Europa, negli anni recenti si è avuta una tendenza verso una sempre maggiore quota di migranti tra i lavoratori domestici. Poiché la composizione in termini di sesso dei lavoratori domestici è rimasta praticamente immutata, la crescente domanda proveniente dall’estero è inevitabilmente diventata uno dei fattori che contribuiscono alla “femminilizzazione della migrazione”.

Questo sviluppo rivela, infatti, oltre al crescente numero di donne migranti, anche il fenomeno delle donne che emigrano in modo indipendente alla ricerca di un impiego, anziché accompagnate dai membri di sesso maschile delle rispettive famiglie, come risposta all’impennata nella domanda di forza lavoro femminile e a basso costo nei Paesi sviluppati. Si tratta di una tendenza probabilmente destinata a proseguire anche negli anni a venire.

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Il rapporto tra lavoro domestico, rapporti di lavoro sommerso e immigrazione clandestina è complesso. In generale, mentre l’immigrazione irregolare è spesso percepita dai mezzi di informazione, dal grande pubblico e persino dai soggetti che formulano le politiche normative come “la” causa principale della crescita dell’economia non dichiarata, è chiaro come un settore in cui il lavoro sommerso è ormai consolidato rappresenti un formidabile fattore di “attrazione” dell’immigrazione lavorativa clandestina in Europa. Ciò vale anche per il settore del lavoro domestico.

Si tratta, in effetti, di uno dei settori più rilevanti dell’intera economia sommersa, in primo luogo a causa delle sue caratteristiche intrinseche; riguarda, infatti, una tipologia di attività lavorativa molto flessibile (in termini di orari, retribuzioni e condizioni lavorative), che tradizionalmente è stata categorizzata come assistenza anziché come professione. Inoltre, di norma, è prestata presso una casa privata, che può corrispondere anche con l’abitazione del lavoratore. Questi fattori presuppongono l’esistenza di un rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore, in mancanza del quale possono verificarsi situazioni di abuso, difficili da rilevare, in quanto le condizioni in cui è svolta tale attività ostacolano l’accesso degli ispettori del lavoro.

L’esistenza di un rilevante settore economico sommerso è infine favorita dagli stessi datori di lavoro, per evitare le laboriose procedure amministrative relative alla registrazione dei lavoratori domestici; in certi casi si ha quindi l’effetto negativo che gli ostacoli amministrativi derivanti dalle politiche restrittive in termini di immigrazione possono nella realtà dei fatti dissuadere i datori di lavoro dall’assumere legalmente lavoratori domestici migranti, anche nel caso in cui ne avessero intenzione.

Molti lavoratori migranti che si trovano in diverse situazioni di irregolarità, dalle condizioni di assoluta assenza di documenti fino ai casi in cui l’illegalità del migrante ne impedisce l’accesso a attività lavorative legali, per cui non si tratta di una scelta quanto di una mera necessità, essendo precluso a queste persone l’accesso al mercato del lavoro legale. In certe circostanze e in determinati sistemi giuridici, una permanenza relativamente duratura di una persona nel mercato del lavoro sommerso rappresenta l’unico modo possibile per ottenere una regolamentazione amministrativa.

I lavoratori possono infine essere costretti ad accettare un rapporto lavorativo irregolare nel caso in cui questa sia una condizione irrinunciabile posta dal datore di lavoro, nell’ambito di relazioni estremamente asimmetriche tra le parti, oppure in caso di insuccesso nell’ottenere un lavoro regolare dovuto a una mancanza di qualifiche professionali, a discriminazioni o altri fattori.

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permanenza relativamente duratura di una persona nel mercato del lavoro sommerso rappresenta l’unico

modo possibile per ottenere una regolamentazione amministrativa.

I lavoratori possono infine essere costretti ad accettare un rapporto lavorativo irregolare nel caso in cui

questa sia una condizione irrinunciabile posta dal datore di lavoro, nell’ambito di relazioni estremamente

asimmetriche tra le parti, oppure in caso di insuccesso nell’ottenere un lavoro regolare dovuto a una

mancanza di qualifiche professionali, a discriminazioni o altri fattori.

Tabella 8: Lavoratori migranti nel settore della cura della persona in alcuni Paesi europei

Paese Lavoratori migranti nel settore della cura della persona

Austria Il 50% dei prestatori di servizi di assistenza è di origine straniera, di cui almeno 40.000 sono impiegati senza contratto

Danimarca Il 6,2% delle infermiere è di origine straniera, mentre l’11% dei prestatori di servizi di assistenza a lungo termine ha un background straniero

Francia Il 50% dei prestatori di assistenza domiciliare ad anziani non autosufficienti è costituito da donne straniere Germania Le stime oscillano tra 100.000 e 200.000 donne migranti impegnate nella fornitura di servizi di assistenza, gran

parte delle quali impiegate in nero Grecia Almeno 250.000, corrispondenti a circa il 70% dei prestatori di servizi di assistenza presso le famiglie Italia Circa 750.000 persone, il 90% dei prestatori di servizi di assistenza presso le famiglie Paesi Bassi L’8% dei prestatori di servizi di assistenza a lungo termine Regno Unito Il 20% dei prestatori di servizi di assistenza presso le famiglie è di origine straniera, mentre il 3,5% delle

infermiere è altresì formato all’estero Spagna Stima compresa tra 200.000 e 400.000 donne straniere impegnate nella prestazione di servizi di assistenza

presso le famiglie Svezia Il 13% dei prestatori di servizi di assistenza ad anziani non autosufficienti e a disabili

Fonte: Colombo (2011)

Prospettive di datori di lavoro e lavoratori

In generale la combinazione dei fattori demografici, tra cui l’aumento dell’aspettativa di vita e l’età media

della popolazione, un debole sistema di tutela delle situazioni di dipendenza e, in alcuni Paesi

mediterranei, valori culturali e sociali che non considerano favorevolmente il ricovero permanente degli

anziani, determinano come la modalità più richiesta di lavoro domestico riguardi il servizio permanente ed

esclusivo presso un’unica famiglia. Inoltre, la richiesta di disponibilità 24 ore al giorno, con il lavoratore che

spesso alloggia nella stessa abitazione in cui presta i propri servizi, favorisce la subordinazione e

contribuisce a sfumare il confine tra spazio lavorativo e personale.

L'atteggiamento dominante di alcuni datori di lavoro fa passare la formalizzazione del rapporto di lavoro

come un’opzione di favore nei confronti del lavoratore, anziché un preciso obbligo di legge. La flessibilità

data dalla fornitura di vitto e alloggio, che comporta la presenza del lavoratore all’interno dell’abitazione e

la sua assoluta disponibilità lavorativa durante l’intero arco della giornata, è addirittura considerata un

favore concesso da alcuni datori di lavoro, che ne detraggono addirittura l’importo dalla retribuzione.

In questa situazione, il ricorso a situazioni non regolamentate, specialmente nel caso di lavoratori

immigranti disposti a lavorare in cambio di salari inferiori e praticamente 24 ore su 24, diventa la migliore

soluzione dal punto di vista economico e a volte è l’unica praticabile dalla famiglia.

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Prospettive di datori di lavoro e lavoratori

In generale la combinazione dei fattori demografici, tra cui l’aumento dell’aspettativa di vita e l’età media della popolazione, un debole sistema di tutela delle situazioni di dipendenza e, in alcuni Paesi mediterranei, valori culturali e sociali che non considerano favorevolmente il ricovero permanente degli anziani, determinano come la modalità più richiesta di lavoro domestico riguardi il servizio permanente ed esclusivo presso un’unica famiglia. Inoltre, la richiesta di disponibilità 24 ore al giorno, con il lavoratore che spesso alloggia nella stessa abitazione in cui presta i propri servizi, favorisce la subordinazione e contribuisce a sfumare il confine tra spazio lavorativo e personale.

L’atteggiamento dominante di alcuni datori di lavoro fa passare la formalizzazione del rapporto di lavoro come un’opzione di favore nei confronti del lavoratore, anziché un preciso obbligo di legge. La flessibilità data dalla fornitura di vitto e alloggio, che comporta la presenza del lavoratore all’interno dell’abitazione e la sua assoluta disponibilità lavorativa durante l’intero arco della giornata, è addirittura considerata un favore concesso da alcuni datori di lavoro, che ne detraggono addirittura l’importo dalla retribuzione.

In questa situazione, il ricorso a situazioni non regolamentate, specialmente nel caso di lavoratori immigranti disposti a lavorare in cambio di salari inferiori e praticamente 24 ore su 24, diventa la migliore soluzione dal punto di vista economico e a volte è l’unica praticabile dalla famiglia.

Nel presente capitolo è stata affrontata l’accettazione sociale dell’ambiente lavorativo sommerso, a causa della quale viene tollerata una tale situazione di regolamentazione.

Una delle motivazioni di maggior rilievo per l’esistenza di attività lavorative domestiche irregolari è rappresentata da un vantaggio economico per i datori di lavoro, i quali non ottemperano agli obblighi fiscali a loro carico, ma anche per i lavoratori stessi, che sono così esentati dal pagamento di contributi fiscali e previdenziali.

Si deve inoltre notare come il mercato del lavoro legale sia alquanto complicato e come la burocrazia a cui è soggetto comporti costi e tassazioni elevate.

Alcuni lavoratori presentano un atteggiamento di sottomissione e sperano che il loro datore di lavoro voglia ottemperare all’obbligo legale di regolarizzazione della situazione, tuttavia in molti casi questi ultimi non prendono affatto in considerazione questa possibilità, non considerando il lavoro domestico alla stregua di qualsiasi altra attività.

Vi è una significativa mancanza di conoscenza dei diritti e doveri dei datori di lavoro e dei lavoratori. Il fatto che le attività lavorative siano prestate su base individuale e in luoghi diversi rende difficoltoso lo svolgimento di attività sindacali, per cui la difesa collettiva degli interessi dei lavoratori diventa praticamente impossibile, con il risultato che non riescono a far valere i loro diritti né a migliorare le condizioni lavorative a cui si sottopongono.

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23

· Capitolo 5 – Conseguenze del lavoro domestico sommerso

Il lavoro domestico sommerso, pur costituendo un tipo di attività lavorativa retribuita, in termini di natura giuridica non è incluso nel lavoro regolare, in quanto si svolge all’esterno degli standard lavorativi di legge. In questo senso possiamo distinguere tra le conseguenze del lavoro domestico sommerso, in ogni caso negative, a livello individuale e collettivo.

5.1 – Conseguenze individuali

•  LavorativeIl lavoro domestico sommerso comporta conseguenze negative sulla vita lavorativa di coloro che lo praticano, in quanto pone dei limiti alle loro possibilità di miglioramento delle condizioni lavorative, ad esempio sotto forma di aumenti salariali, miglioramento dell’orario di lavoro o ferie e congedi retribuiti, e li priva del trattamento di fine rapporto. Spesso rappresenta una barriera che ostacola l’accesso al mercato del lavoro e costringe le persone a svolgere lavori non in regola.

•  EconomicheLe retribuzioni del lavoro domestico sommerso sono inferiori rispetto a quelle del lavoro domestico regolare, un dato ancora più significativo se si considera che in questo settore generalmente i trattamenti economici non sono equiparabili a quelli di altri ambiti lavorativi (ILO, 2011). Il fatto che lo stipendio dei lavoratori privi di contratto non contempli benefit né ferie pagate costituisce un limite alla loro indipendenza economica (Del Cabo et al., 2005).

•  In termini di protezione socialeNel breve termine i lavoratori domestici irregolari, non versando contributi sociali, non possono godere di benefici economici in caso di disoccupazione, ovverosia in caso di licenziamento,

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5. Conseguenze del lavoro domestico sommerso

Il lavoro domestico sommerso, pur costituendo un tipo di attività lavorativa retribuita, in termini di natura giuridica non è incluso nel lavoro regolare, in quanto si svolge all’esterno degli standard lavorativi di legge. In questo senso possiamo distinguere tra le conseguenze del lavoro domestico sommerso, in ogni caso negative, a livello individuale e collettivo.

Riepilogo delle conseguenze del lavoro domestico

C individuali

Lavorative Economiche (micro e macroeconomiche)

Economiche Frode ai danni del sistema di sicurezza sociale

In termini di protezione sociale Segmentazione del mercato del lavoro

In termini di salute Mancanza di rappresentazione sindacale

Vulnerabilità ai rischi lavorativi

Vulnerabilità in caso di maternità

Perdita di altri diritti, ad esempio congedi retribuiti

Impotenza contro gli abusi aziendali

Impotenza in caso di violenza di genere sul luogo di lavoro

Ostacoli allo sviluppo personale

Ostacoli allo sviluppo professionale

Diminuzione del valore sociale

Rischio di esclusione sociale

5.1. – Conseguenze individuali

• Lavorative

Il lavoro domestico sommerso comporta conseguenze negative sulla vita lavorativa di coloro che lo praticano, in quanto pone dei limiti alle loro possibilità di miglioramento delle condizioni lavorative, ad esempio sotto forma di aumenti salariali, miglioramento dell’orario di lavoro o ferie e congedi retribuiti, e li priva del trattamento di fine rapporto. Spesso rappresenta una barriera che ostacola l’accesso al mercato del lavoro e costringe le persone a svolgere lavori non in regola.

• Economiche

Le retribuzioni del lavoro domestico sommerso sono inferiori rispetto a quelle del lavoro domestico regolare, un dato ancora più significativo se si considera che in questo settore generalmente i trattamenti economici non sono equiparabili a quelli di altri ambiti lavorativi. Il fatto che lo stipendio dei lavoratori privi di contratto non contempli benefit né ferie pagate costituisce un limite alla loro indipendenza economica (Del Cabo et al., 2005).

sommerso

onseguenze Conseguenze collettive

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perdita del posto di lavoro o assenza temporanea (ad esempio, a causa di malattia comune o di incidente non legato all’ambito lavorativo).

A lungo termine questi soggetti, a causa del mancato versamento di contributi previdenziali, non potranno invece beneficiare di una pensione al raggiungimento dell’età di quiescenza, mentre i loro familiari non avranno diritto a percepire una pensione di reversibilità o il risarcimento economico previsto in caso di decesso del lavoratore a causa di incidente o malattia professionale.

•  In termini di saluteLa mancanza di un contratto di lavoro significa che chi svolge attività domestiche sommerse non sarà protetto in caso di incapacità temporanea, malattia comune o incidente non professionale, né in caso di incidente professionale, occorso durante lo svolgimento delle mansioni lavorative oppure nel tragitto dall’abitazione al luogo di lavoro o viceversa, o malattia associata alle attività svolte.

•  Vulnerabilità ai rischi lavorativiI datori di lavoro sono tenuti a garantire che le attività svolte dai collaboratori domestici possano avvenire nelle idonee condizioni di salute e sicurezza. Poiché non è possibile prendere in considerazione tale aspetto nell’ambito di un rapporto lavorativo irregolare, ciò può comportare dei pericoli per la salute del lavoratore.

•  Vulnerabilità in caso di maternitàLa maternità è tutelata e disciplinata dal diritto del lavoro in tutti i Paesi dell’Unione Europea, per cui le persone regolarmente assunte come lavoratrici domestiche possono godere di congedi pagati, ad esempio in relazione ad esami clinici, preparazione al parto, congedo prenatale per allattamento e riduzione dell’orario lavorativo, dai quali è escluso chi presta la propria attività senza un regolare contratto.

•  Perdita di altri diritti, ad esempio congedi retribuitiEsistono altri diritti e congedi retribuiti che sono disciplinati per legge e da cui sono esclusi i lavoratori irregolari, che possono contare esclusivamente sulla “buona volontà” del datore di lavoro. Ad esempio, è questo il caso dei congedi di matrimonio, nascita, decesso, incidente o grave malattia di un familiare, trasloco, esercizio del diritto di voto, attività sindacali e simili.

•  Impotenza contro gli abusi aziendaliTrovandosi all’esterno del mercato ufficiale del lavoro, le persone che esercitano attività domestiche sommerse non godono di un’adeguata tutela dei propri diritti, sia a livello legale che sindacale e non hanno gli strumenti necessari a difendersi da abusi aziendali o mobbing.

•  Impotenza in caso di violenza di genere sul luogo di lavoroIn caso di violenza di genere sul luogo di lavoro esistono risorse e protocolli cui i lavoratori domestici irregolari non possono avere accesso, per cui l’unica soluzione per l’evitare tali situazioni comporta per loro l’abbandono del posto di lavoro.

•  Ostacoli allo sviluppo personaleUn’altra conseguenza del lavoro domestico sommerso è rappresentata dal fatto che costituisce un impedimento allo sviluppo personale del lavoratore, il quale si trova quasi in regime di isolamento dagli altri lavoratori, senza la possibilità di intrattenere rapporti con colleghi o altre persone durante l’intera giornata lavorativa. Il lavoro domestico sommerso è socialmente isolante e tende a ridurre l’autostima di chi lo pratica (Del Cabo et al., 2005 e ILO, 2011).

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•  Ostacoli allo sviluppo professionaleIl lavoro domestico sommerso ostacola o impedisce l’avanzamento di carriera dei lavoratori, in quanto non offre possibilità di sviluppo all’interno del luogo di lavoro né opportunità formative di crescita professionale e limita le possibilità e le opportunità a cui i lavoratori hanno accesso per acquisire e mantenere qualifiche professionali inerenti alla loro attività, con la conseguenza che le persone vengono relegate a mansioni poco qualificate e scarsamente retribuite (Del Cabo et al., 2005 e COM (2007) 628 finale).

•  Diminuzione del valore socialeIl valore sociale negativo del lavoro è accentuato qualora le persone che lo svolgono al di fuori del mercato del lavoro regolamentato, in quanto la loro considerazione personale da parte della famiglia, degli amici e della società in generale è scarsa e contribuisce a danneggiare il giudizio professionale che gli altri hanno nei confronti dei lavoratori domestici del sommerso (Del Cabo et al., 2005).

•  Rischio di esclusione socialeL’insieme degli effetti individuali può portare all’esclusione sociale delle persone che svolgono attività domestiche in modo irregolare (Del Cabo et al, 2005).

5.2 – Conseguenze collettive

•  Economiche (micro e macroeconomiche)Da una prospettiva macroeconomica, il lavoro domestico sommerso ha un impatto sulle finanze pubbliche nazionali (COM (2007) 628 finale) a causa del minore gettito fiscale per lo Stato, con la conseguenza di un’offerta limitata di servizi pubblici e dell’incremento del debito pubblico.

Il lavoro domestico sommerso ha effetti negativi anche sul sistema nazionale di sicurezza sociale (COM (2007) 628 finale), il quale deve garantire a tutti un’assistenza, senza tuttavia ricevere i contributi dei lavoratori sommersi, dei loro datori di lavoro e delle imprese che ne fanno uso.

Allo stesso modo, il lavoro domestico sommerso e, in generale, il lavoro irregolare danneggiano le politiche economiche dei paesi (Del Cabo et al., 2005), in quanto la loro esistenza interferisce con la misurazione dei principali aggregati economici, falsando le decisioni economiche che si basano su di essi, ad esempio portando a sopravvalutare dati come il tasso di disoccupazione e l’inflazione e a sottovalutare PIL, reddito nazionale, tassi di consumi e risparmi e indicatori analoghi.

Dal punto di vista microeconomico, il lavoro domestico sommerso ha un effetto negativo sulla concorrenza (COM (2007) 628 finale), influenzando sia la competitività dei lavoratori, in quanto il costo del lavoro dipende dai requisiti, dalla domanda e dall’offerta del lavoratore e/o del datore di lavoro, sia la competitività delle imprese, poiché quelle che adempiono ai propri obblighi legali si trovano in una situazione di svantaggio competitivo, dovendo sostenere maggiori costi per il lavoro rispetto alle altre.

In questo senso il lavoro sommerso può essere considerato come una forma di dumping sociale, che introduce la concorrenza sleale tra le imprese dei sulla base dei minori salari corrisposti e del mancato pagamento dei contributi di sicurezza sociale (Fundación 1º de Mayo, 2011 e COM (2007) 628 finale).

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•  Frode ai danni del sistema di sicurezza socialeSi considera una frode ai danni del sistema di sicurezza sociale quando si fa uso del reddito derivante da un’attività irregolare per integrare i sussidi ricevuti in virtù del proprio status di inattività lavorativa, ad esempio sotto forma di indennità di disoccupazione.

•  Segmentazione del mercato del lavoroIl lavoro domestico sommerso costituisce un caso estremo di segmentazione del mercato del lavoro, a causa della divisione tra il mercato del lavoro “regolare” e quello “irregolare”. Questa situazione causa il deterioramento delle condizioni lavorative e una minore tutela delle persone coinvolte rispetto ai lavoratori domestici che operano all’interno del mercato regolamentato del lavoro (COM (2007) 628 finale).

•  Mancanza di rappresentazione sindacaleI lavoratori domestici irregolari non possono beneficiare della rappresentanza collettiva all’interno del mercato del lavoro mediante sindacati, associazioni di categoria o istituzioni per il dialogo sociale, per cui hanno limitate possibilità di contrattazione di materia di condizioni lavorative ed economiche (COM (2007) 628 finale).

5.3 – Il caso degli immigrati in situazione di irregolarità

Le conseguenze negative del lavoro domestico sommerso sono aggravate nel caso degli immigrati che si trovano in situazione di irregolarità, i quali sono ancora più esposti a vulnerabilità, precariato sociale e al rischio di dover ricorrere al lavoro nero, in quanto questa è una circostanza che può permetterne la regolarizzazione; sono inoltre esposti a condizioni lavorative socialmente inaccettabili e al rischio di espulsione dal Paese (Fundación 1º de Mayo, 2011; Del Cabo et al., 2005 e COM (2007) 628 finale).

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· Capitolo 6 – Politiche

Il presente capitolo prende in esame le più comuni politiche attuate nei diversi Paesi europei per contrastare il lavoro domestico sommerso. L’analisi considera le caratteristiche dell’economia domestica non dichiarata che sono state discusse nei capitoli precedenti e si conclude con gli aspetti metodologici della sua applicazione.

La lotta al lavoro sommerso ha generato una grande diversità di politiche pubbliche, che sono state oggetto di diversi studi. Al fine di poterle sistematizzare, sono state analizzate utilizzando la classificazione proposta da Williams e Renooy (2008) sulla base di due diversi approcci politici: la deterrenza e la promozione della legalità.

L’approccio di deterrenza mira a ridurre il lavoro sommerso, individuandolo e sanzionandolo. È costituito da due metodi, il miglioramento dell’individuazione e le sanzioni.

L’approccio di promozione della legalità rappresenta un passo in avanti verso un approccio più positivo, che, invece dell’utilizzo di metodi coercitivi, si pone l’obiettivo di persuadere o incoraggiare comportamenti virtuosi con metodi preventivi, curativi o di promozione della responsabilità.

Tutti i metodi citati prevedono l’uso di diversi tipi di misure. La tabella sottostante presenta un riepilogo di questa classificazione e le principali misure utilizzate contro il lavoro sommerso:

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6. Politiche

Il presente capitolo prende in esame le più comuni politiche attuate nei diversi Paesi europei per

contrastare il lavoro domestico sommerso. L’analisi considera le caratteristiche dell’economia domestica

non dichiarata che sono state discusse nei capitoli precedenti e si conclude con gli aspetti metodologici

della sua applicazione.

La lotta al lavoro sommerso ha generato una grande diversità di politiche pubbliche, che sono state

oggetto di diversi studi. Al fine di poterle sistematizzare, sono state analizzate utilizzando la classificazione

proposta da Williams e Renooy (2008) sulla base di due diversi approcci politici: la deterrenza e la

promozione della legalità.

L’approccio di deterrenza mira a ridurre il lavoro sommerso, individuandolo e sanzionandolo. È costituito

da due metodi, il miglioramento dell’individuazione e le sanzioni.

L’approccio di promozione della legalità rappresenta un passo in avanti verso un approccio più

positivo, che, invece dell’utilizzo di metodi coercitivi, si pone l’obiettivo di persuadere o incoraggiare

comportamenti virtuosi con metodi preventivi, curativi o di promozione della responsabilità.

Tutti i metodi citati prevedono l’uso di diversi tipi di misure. La tabella sottostante presenta un riepilogo di

questa classificazione e le principali misure utilizzate contro il lavoro sommerso:

Tabella 9. Classificazione delle politiche per la lotta al lavoro sommerso

APPROCCIO METODO MISURE

Deterrenza Miglioramento della rilevazione

Aumento dell’efficacia delle ispezioni

Strategie e interventi congiunti / Confronto e condivisione dei dati Sanzioni Inasprimento delle sanzioni in caso di evasione

Promozione della legalità

Preventivo Semplificazione delle procedure e delle formalità amministrative Sviluppo di tecnologie volte a impedire transazioni sommerse Incentivi fiscali diretti e indiretti Riduzione del vantaggio finanziario del lavoro sommerso – sovvenzioni Introduzione di incentivi sanitari Facilitazioni all’avvio di un’attività di lavoro autonomo Introduzione di nuove categorie lavorative Creazione di cooperative e di società di proprietà dei lavoratori Programmi di sviluppo della microimpresa Regolarizzazione e protezione dei lavoratori domestici Qualifiche professionali Standard di qualità

Curativo Incentivi per i clienti: Voucher di servizio Imposte specifiche, dirette e indirette Riallineamento della retribuzione

Incentivi per i fornitori: Sanatorie generalizzate Emersione volontaria Servizi di supporto e di consulenza aziendale

Introduzione di una retribuzione minima a livello nazionale Promozione della responsabilità

Promozione dei benefici derivanti dal lavoro regolare Istruzione e consapevolezza Sorveglianza tra pari livello Equità fiscale Giustizia procedurale Giustizia redistributiva

Fonte: Adattato da Williams e Renooy, 2008, 14. La classificazione è stata ampliata con misure non incluse

nell’originale.

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Al fine di poter esaminare il modo in cui combattere il lavoro domestico sommerso, procediamo a descrivere le politiche riportate nella tabella, indicando se siano idonee per questo ambito specifico.

6.1 – Approccio di deterrenza

6.1.1 Miglioramento della rilevazione

•  Aumento dell’efficacia delle ispezioni Consiste nell’incremento della capacità di individuazione di situazioni irregolari o di situazioni significative di evasione delle imposte. Sono stati sviluppati diversi metodi per incrementare l’efficacia delle ispezioni, ad esempio è possibile aumentare la frequenza con cui vengono svolte le attività ispettive, concentrarle in determinati settori “sospetti” o rendere obbligatoria la registrazione dei lavoratori prima dell’inizio delle attività, in modo da impedire al committente di giustificarsi dichiarando un lavoratore in realtà irregolare come in attesa di registrazione.

Sebbene si tratti di una delle politiche di maggiore diffusione in Europa (Williams e Renooy, 2008: 20), non è applicabile nello specifico al settore domestico, che presenta condizioni lavorative diverse rispetto ad altri comparti economici. Le autorità fiscali non hanno, infatti, la possibilità di eseguire ispezioni all’interno di abitazioni private.

Un altro ostacolo è costituito dal fatto che il numero di abitazioni esistenti è notevolmente maggiore rispetto a quello delle aziende, per cui, affinché questa misura potesse essere efficace, sarebbe necessario uno sforzo significativo, anche in considerazione del fatto che non tutte le famiglie si avvalgono di collaboratori domestici. Se una famiglia dichiarasse di non fare uso di lavoratori domestici, un ispettore non potrebbe obiettare nulla, inoltre il solo fatto di trovare all’interno di un’abitazione una persona esterna al nucleo familiare non costituirebbe una prova dell’esistenza di un rapporto di lavoro sommerso. Ne consegue la difficoltà oggettiva di provare la presunta situazione irregolare.

È possibile che il lavoratore sporga denuncia nei confronti del datore di lavoro; ciò giustificherebbe un’ispezione, tuttavia è una situazione poco probabile, a causa della conseguente probabilità di perdita del lavoro.

•  Strategie e interventi congiunti / Confronto e condivisione dei datiLa mancanza di coordinazione tra i diversi enti pubblici, sia a livello operativo che strategico, è una costante (Williams e Renooy, 2008: 22), con effetti negativi sull’efficacia dell’individuazione del lavoro sommerso. Per questo motivo una politica idonea è costituita dalla coordinazione della strategia e delle attività, così come dalla promozione alla condivisione dei dati tra agenzie ed enti distinti. In conseguenza di ciò si è avuta la creazione di istituzioni di coordinamento in materia di lavoro sommerso, con competenze su diversi dipartimenti e livelli territoriali. Un’ulteriore tipologia di istituzioni coordinate è rappresentata dalle banche dati centrali, in cui vengono riunite diverse tipologie di informazioni, ad esempio i dati previdenziali, che possono utili per la lotta al lavoro nero.

Dalla prospettiva del lavoro domestico, la coordinazione di diversi dipartimenti e la condivisione di informazioni possono certamente essere necessarie, tuttavia finché le attività lavorative non dichiarate all’interno di questo specifico ambito continueranno a non essere rilevabili, queste azioni non potranno avere un effetto pratico significativo.

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6.1.2 Sanzioni

•  Inasprimento delle sanzioni in caso di evasioneData la rilevante quantità di risorse impiegate nell’individuazione del lavoro sommerso, è frequente l’inasprimento delle sanzioni per i soggetti che praticano o si avvalgono di questo tipo di attività, anche al fine di ridurne il rapporto costi/benefici. Il rischio di sanzioni elevate ha l’effetto di diminuire l’interesse verso le transazioni non dichiarate (Williams e Renooy, 2008: 24).

Tuttavia, essendo una misura deterrente, anch’essa è soggetta al problema dell’individuazione delle attività irregolari nel settore domestico.

6.2 – Promozione della legalità

6.2.1 Politiche preventive

•  Semplificazione delle procedure amministrative e di rispetto delle normeIl rispetto delle norme di legge può essere ostacolato dalla loro complessità intrinseca. Per chiarire questo punto è necessario esaminare due aspetti: in primo luogo, quanto più una normativa è complessa e derivante da fonti diverse, tanto meno sarà conosciuta, comprensibile ed applicata, in secondo luogo, se il rispetto delle norme è difficoltoso, può comportare costi elevati, con una maggiore tentazione verso l’irregolarità.

Le norme amministrative devono essere accessibili ai soggetti ai quali si rivolgono, tanto più nel caso dei nuclei familiari, che non possono dedicarvi la stessa attenzione delle imprese. Non si può inoltre esigere che una famiglia possa fare proprie le modalità e i meccanismi di comportamento di un’impresa. La normativa in materia di servizi domestici stabilisce che i membri della famiglia debbano rivestire il ruolo del datore di lavoro nei confronti di un dipendente, tuttavia le procedure amministrative necessarie all’assunzione di un lavoratore domestico non sono semplici, tanto che attualmente vengono considerate troppo complesse anche per le aziende imprese comuni. Questa politica è stata fortemente raccomandata dalla Commissione europea (2007).

I voucher di servizio rappresentano un modo efficace per semplificare la regolarizzazione di un lavoratore domestico mediante l’uso di un semplice sistema di assegni che vengono utilizzati dal datore di lavoro per pagare il dipendente3. Nei Paesi Bassi è già stato creato un sistema di registrazione per i lavoratori che si occupano di pulizie domestiche.

•  Sviluppo di tecnologie volte a impedire transazioni sotterraneeI recenti sviluppi tecnologici hanno contribuito a migliorare i sistemi concepiti per impedire l’esistenza di situazioni irregolari, in particolar modo riguardo al controllo dei registratori di cassa e alla loro manipolazione, come ad esempio in Svezia (Williams e Renooy, 2008: 28). Questo metodo è stato applicato principalmente negli ambiti che vedono un uso intenso delle transazioni di cassa, per cui il settore domestico non potrebbe usufruire di queste innovazioni tecnologiche.

•  Incentivi fiscali diretti e indirettiUna riduzione fiscale generalizzata costituisce una nota politica di dissuasione nei confronti dell’economia sommersa. Fondamentalmente può essere applicata in due modi, riducendo

3 Per maggiori informazioni circa i voucher di servizio consultare il punto “Politiche curative”.

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l’aliquota dell’IVA oppure diminuendo le imposte dirette o i contributi sociali. Non è tuttavia chiaro se tali misure possano ottenere un effetto significativo e in che modo si ripercuotano su altri aspetti del sistema. È pertanto preferibile fare uso di questo tipo di politica in modo mirato e limitato.

•  Riduzione del vantaggio finanziario del lavoro sotterraneo – sovvenzioniL’erogazione sistematica di sovvenzioni rappresenta la soluzione più diretta per compensare la disparità di costo tra il lavoro regolare e irregolare, diversamente dalle riduzioni o detrazioni fiscali, che non sono in grado di raggiungere questo obiettivo.

Le sovvenzioni possono avere tre finalità principali (Larsen et al., 2011: 30): a) mantenere i prezzi a un livello accessibile dalla parte della domanda; b) offrire ai lavoratori salari più appetibili; c) ridurre i costi dell’offerta di prodotti e servizi nel rispetto della legalità.

L’erogazione di sovvenzioni, accanto agli incentivi fiscali, costituisce uno dei principali strumenti per la lotta al lavoro domestico sommerso, in quanto è in grado di rendere i prezzi competitivi, mentre i fondi necessari per l’attuazione di questa politica possono essere compensati dai minori costi derivanti dai benefici sociali in precedenza goduti da disoccupati che in realtà svolgevano un’attività lavorativa in condizioni irregolari.

•  Introduzione di incentivi sanitariL’inserimento nel mercato ufficiale del lavoro potrebbe essere premiato con speciali incentivi sulle prestazioni sanitarie. I Paesi in cui le cure mediche non sono prestate all’intera popolazione possono così offrire particolari vantaggi sanitari a chi avvia un’attività lavorativa regolare.

Si tratta di un incentivo in grado di attirare i lavoratori domestici verso la regolarizzazione, in quanto i vantaggi derivanti dall’emersione sono espliciti e tangibili, e creano una profonda differenza rispetto alla situazione precedente.

Questa misura è tuttavia condizionata dalle politiche nazionali in materia sanitaria: se l’accesso alle cure mediche è universale, il margine di manovra sarà molto ridotto. Questo iniziativa può comunque essere adattata ad altre aree dei servizi pubblici che potrebbero essere di interesse per i lavoratori domestici.

•  Introduzione di nuove categorie lavorativeL’esistenza di attività lavorative occasionali o di ridotta rilevanza economica è un problema comune a tutti gli Stati membri, in quanto non sono state definite nel modo corretto le modalità di regolarizzazione di tali casistiche. Le categorie previste dalla legge tendono, infatti, a non fornire parametri adeguati per questi lavoratori, i quali sono indotti a ritenere di non avere altra scelta che non sia l’illegalità.

Una possibile soluzione è rappresentata dalla definizione normativa di nuove categorie lavorative. I lavoratori potrebbero così dichiarare la propria attività, come nel caso della Germania, utilizzando categorie specifiche (contribuenti minimi, medi ecc.), calcolate in base a diversi intervalli retributivi, a partire da salari molto esigui, e con la progressiva diminuzione dei contributi sociali dovuti.

Le esperienze svolte nell’ambito del lavoro domestico hanno avuto un certo successo, in quanto l’applicazione di questa misura ha portato ad un incremento del numero di nuclei familiari che dichiarano di fare uso di collaboratori domestici (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, 2005: 9).

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Questa politica è stata però criticata poiché incrementa la flessibilità di cui possono disporre i datori di lavoro, in detrimento delle retribuzioni stabilite in sede di contrattazione collettiva; inoltre, i salari delle categorie a basso reddito possono essere affiancati da pagamenti fuori busta paga, in modo da corrispondere legalmente parte della retribuzione e la parte restante in modo irregolare.

•  Creazione di cooperative e società di proprietà dei lavoratoriLa creazione di cooperative o di società di proprietà di lavoratori rappresenta una soluzione specifica per i collaboratori domestici, in quanto le imprese di questo tipo sono costituite da associazioni di lavoratori con il fine di offrire prodotti o servizi al mercato, e la responsabilità della gestione ricade su tutti i soci lavoratori.

Al momento di regolarizzare un lavoratore domestico, le famiglie si trovano ad affrontare il problema di diventare dei veri e propri datori di lavoro, anche nel caso in cui il collaboratore debba essere utilizzato solamente per poche ore alla settimana oppure sia un conoscente o un amico. Se però il collaboratore appartenesse a una cooperativa o una società di sua proprietà, il nucleo familiare non dovrebbe fare altro che pagare per un servizio prestato da un’impresa a un cliente, e il suo ruolo verrebbe notevolmente semplificato. Anche la ricerca di un lavoratore domestico diverrebbe meno difficoltosa, in quanto sarebbe sufficiente contattare una cooperativa o una società specializzata.

I benefici ricadrebbero anche sui lavoratori stessi, i quali potrebbero così prestare l’attività lavorativa all’interno di un’impresa propria, senza gli svantaggi derivanti dall’essere lavoratori autonomi, ad esempio potendo gestire le necessarie procedure amministrative in modo collettivo e non individuale, con una riduzione in termini di costi e complessità. Potrebbero, in conclusione, gestire la propria attività, godendo al contempo delle stesse garanzie riservate ai lavoratori dipendenti. La retribuzione dovuta sarebbe corrisposta con maggiore regolarità, l’impresa potrebbe stabilire un intervallo limitato di prezzi, al fine di assicurare un determinato livello retributivo minimo e una maggiore equità tra i lavoratori, offrendo loro servizi accessori, ad esempio ricerca di nuovi clienti, formazione vocazionale o assistenza legale; un lavoratore, infine, potrebbe offrire con maggiore facilità i propri servizi a più famiglie, anche solo per poche ore alla settimana presso ciascuna famiglia.

•  Facilitazioni all’avvio di un’attività di lavoro autonomoLa finalità di questa misura consiste nell’incentivare persone ufficialmente disoccupate, ma che in realtà stanno percependo retribuzioni nero non dichiarate, a diventare lavoratori autonomi. Viene, infatti, offerta loro la possibilità di godere di un regime transitorio dalla disoccupazione all’attività lavorativa autonoma per un numero limitato di anni, durante i quali continueranno a ricevere parte dei benefici di disoccupazione, in misura progressivamente decrescente. Grazie a questa misura, che può essere denominata transizione morbida, in Germania sono nate più di 400.000 aziende, il 60% delle quali aveva acquisito il primo cliente già prima dell’inizio del periodo di transizione (Williams e Renooy, 2008: 31).

Questa misura può essere considerata un passo verso la professionalizzazione del settore del lavoro domestico, poiché chi offre i propri servizi a più committenti può avere la possibilità di avviare un’attività in proprio in modo assolutamente lecito, mentre i membri dei nuclei familiari si sottrarrebbero al ruolo di “datori di lavoro”, con le gravose responsabilità amministrative derivanti, diventando semplici clienti.

•  Programmi di sviluppo della microimpresaI programmi di sviluppo della microimpresa consistono nel mettere a disposizione delle

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nuove imprese in fase di avviamento “microcredito”, supporto e formazione, al fine di promuovere la crescita aziendale, la creazione di posti di lavoro e l’incremento di retribuzioni, autostima e coinvolgimento nella comunità. Possono essere altresì impiegati per agevolare la transizione da uno stato di disoccupazione all’avvio di un’attività di lavoro autonomo (Williams and Renooy, 2008: 30).

I programmi per la microimpresa, come già visto per la misura precedente, sono in grado di favorire la professionalizzazione di questo settore. I programmi di sviluppo incentrati sui lavoratori domestici potrebbero promuovere la creazione di imprese di servizi domestici con la possibilità di offrire anche altri servizi professionali. I lavoratori domestici, ricevendo assistenza legale, credito e formazione, possono passare da un’attività svolta in modo irregolare a una vera e propria professione.

•  Regolarizzazione e protezione dei lavoratori domesticiRiguardo al fatto che numerosi Stati europei abbiano assegnato ai lavoratori domestici una disciplina particolare che prevede meno diritti e benefici rispetto ad altre categorie di lavoratori, nel 2004 l’Assemblea parlamentare europea ha adottato una raccomandazione specifica (1663), in base alla quale tutti gli Stati sono invitati a garantire ai lavoratori domestici come minimo i seguenti diritti: il riconoscimento alla stregua di un “vero e proprio lavoro”, con pieni diritti lavorativi e di tutela sociale, il salario minimo, se esistente, congedi pagati in caso di malattia e maternità, diritti previdenziali, il diritto ad avere un contratto legalmente riconosciuto, godimento dei diritti sociali, alla salute e all’istruzione da parte dei loro figli, il diritto al divertimento e al tempo libero, il diritto per il lavoratori domestici migranti di ottenere la regolarità della propria posizione, il diritto a cambiare datore di lavoro e a circolare all’interno del Paese ospitante e nell’intera Unione europea e il diritto al riconoscimento di qualifiche, formazione ed esperienza.

L’intento della raccomandazione del Parlamento europeo è diretto al rafforzamento di tali diritti, ma la sua applicazione può fungere anche da incentivo all’emersione dei lavoratori domestici. Tradizionalmente neppure il lavoro domestico regolare ha goduto sempre del medesimo riconoscimento di altre attività lavorative, per il cui i vantaggi della prestazione di tali servizi in modo legale non erano in grado di superare i benefici ottenuti da una situazione di irregolarità. Se il quadro normativo offrirà ulteriori benefici ai lavoratori domestici, questi ultimi saranno incentivati ad abbandonare l’economia sommersa.

•  Qualifiche professionaliI lavoratori dei servizi domestici presentano alcune caratteristiche in comune, tra cui basso profilo di competenze e retribuzione, precarietà e limitate prospettive di carriera. Interval (2011) ha calcolato che, in Francia, il 65,5% dei lavoratori domestici non ha alcuna qualifica e possiede un livello di istruzione pari alla metà dei restanti lavoratori. Da questa situazione traggono svantaggio sia i lavoratori, che hanno poche possibilità di migliorare la propria situazione, sia i datori di lavoro, che avvertono nel servizio reso una mancanza di garanzie e disponibilità.

Una possibile misura volta a professionalizzare il settore e a offrire migliori condizioni lavorative e servizi di maggiore qualità consiste nell’introduzione di un sistema di qualifica professionale, dotato dell’adeguata formazione vocazionale e educativa, per i lavoratori dei servizi domestici. Ad esempio, in Francia gli appartenenti a questa categoria possono ottenere delle qualifiche professionali tramite attività formative o il riconoscimento della propria esperienza, hanno oltre ad avere diritto a 20 ore di formazione (Larsen et al., 2011). Un catalogo delle qualifiche professionali con gli itinerari da seguire è la chiave per la creazione di percorsi di carriera e il riconoscimento degli standard di qualità per i lavoratori.

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È importante considerare come un sistema vocazionale e formativo che offra ai lavoratori domestici la possibilità di ampliare le proprie conoscenze, rappresenta un passo verso l’abbandono del lavoro sommerso. Una volta regolarizzati, avranno l’opportunità e l’interesse di sviluppare ulteriormente le proprie qualifiche professionali, in modo da rapportarsi con le imprese di servizi domestici che necessitano di lavoratori qualificati, mentre i nuclei familiari avranno maggiori probabilità di ricevere servizi domestici di qualità.

•  Standard di qualitàL’economia sommersa è particolarmente competitiva poiché è in grado di offrire prezzi minori, tuttavia, il mercato regolare del lavoro presenta dei vantaggi sotto altri aspetti, ad esempio la migliore qualità dei servizi resi.

Il Parlamento europeo (2004) ha già raccomandato agli Stati membri di introdurre sistemi di accreditamento per i centri per l’impiego che si occupano di reperire lavoratori domestici, in modo da garantire determinati standard minimi.

La relazione di Larsen et al. (2011: 13) presenta una possibile applicazione di questa misura, introdotta in Francia, in cui i fornitori di servizi domestici devono essere accreditati presso un’istituzione specifica, effettuava incaricata di fornire una valutazione. Possono essere previste diverse forme di accreditamento in base alla qualità del servizio (accreditamento semplice o di qualità elevata). In secondo luogo, è utilizzato un sistema di marchi commerciali per informare la popolazione circa la qualità del fornitore e del servizio offerto, in modo tale che i privati possano riconoscere facilmente i servizi offerti lavoratore dai fornitori e la loro reputazione.

La qualità è un aspetto da enfatizzare in questo ambito, in quanto il mercato irregolare dei lavoratori domestici non è in grado di garantire standard elevati. I singoli nuclei familiari hanno esigenze molto complesse e differenti, cui solo versatili lavoratori professionali possono fare fronte. Ciò significa che un mercato caratterizzato da bassi livelli di costi e di qualità può essere sostituito dall’offerta di servizi professionali.

6.2.2 Politiche curative

Incentivi per gli acquirenti:

•  Voucher di servizioI voucher di servizio sono assegni con cui è possibile avvalersi dei servizi di un lavoratore e corrispondergli la retribuzione dovuta senza la necessità di complicate procedure amministrative o contratti di lavoro (Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, 2005: 9). Si tratta di una misura creata ad hoc per contrastare il lavoro domestico sommerso.

Gli assegni possono essere acquistati presso le filiali bancarie da parte di privati cittadini o persino dalle imprese che operano in questo settore per il pagamento delle spettanze dei lavoratori impiegati. L’attrattiva dei voucher di servizio risiede nella detrazione automatica dei contributi sociali.

I voucher di servizio hanno il vantaggio di essere uno strumento specifico per il mercato dei servizi domestici e possono essere di grande interesse per i nuclei familiari se associati a sovvenzioni, detrazioni fiscali e semplificazioni. In certa misura, è possibile controllare le modalità d’uso dei voucher di servizio, ad esempio limitandoli al pagamento di imprese

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di fornitura di servizi domestici che garantiscono un determinato livello di qualità e che si avvalgono di lavoratori regolarmente assunti, oppure garantendo una retribuzione minima agli operatori.

In Belgio è uno dei primi Paesi ad avere adottato questo sistema e, alla fine del 2005, i voucher di servizio erano stati utilizzati per retribuire 28.933 persone, il 49% dei quali già regolarizzato in precedenza. Un altro risultato di questa politica è stato un maggior gettito di contributi sociali e imposte sul reddito, oltre al risparmio dei benefici di disoccupazione non più corrisposti. Il costo totale dei voucher di servizio è stato di 303,3 milioni di euro, a fronte di un ritorno di 93,1 milioni di euro (Williams e Renooy, 2008: 39).

In Francia l’uso degli assegni ha raddoppiato il numero di lavoratori domestici, che hanno raggiunto la cifra di 2 milioni di unità, e questo sistema è stato adottato da oltre 17.000 imprese (Larsen et al., 2011: 14).

•  Imposte specifiche, sia dirette che indiretteDiversi vantaggi fiscali, identificati in modo specifico, possono rafforzare la domanda o ridurre il prezzo dell’offerta (Larsen et al., 2011: 13). Dalla parte della domanda, è possibile determinare detrazioni sulle imposte sul reddito per bilanciare il costo di un particolare prodotto o servizio, mentre dalla parte dell’offerta possono esservi sgravi fiscali per i collaboratori che svolgono attività dichiarate o per le imprese che retribuiscono i propri dipendenti in modo regolare.

È possibile intervenire anche sull’IVA, riducendone l’aliquota al fine di facilitare l’accesso a determinati prodotti o servizi tipicamente interessati dal fenomeno dell’economia sommersa.

L’obiettivo finale di questi interventi consiste nel ridurre la differenza tra il costo del lavoro sommerso e di quello legale.

Sono misure assolutamente idonee per i servizi domestici, in quanto la motivazione principale che porta al lavoro sommerso in questo settore è rappresentata dai minori costi che presenta rispetto alle forme regolari di assunzione. L’obiettivo principale delle politiche tese a contrastare il lavoro domestico sommerso dovrebbe pertanto essere la riduzione dei costi del lavoro legale. Gli incentivi specifici hanno il vantaggio di essere mirati a settori particolari, in cui la presenza dell’economia sommersa è molto forte.

È però necessario impiegare queste politiche con precauzione, in quanto, se non si è in grado di risolvere la problematica del lavoro sommerso, vi è il rischio che possano interessare solamente le attività già dichiarate in precedenza. La loro efficacia può aumentare se sono accompagnate da altre misure di promozione.

•  Riallineamento della retribuzione Questa misura mira a ridurre il costo del lavoro per diminuire la convenienza delle attività sommerse. Gli attori sociali di un determinato settore economico possono concordare, limitatamente a un periodo definito, un livello retributivo che sia inferiore alla retribuzione prevista dal relativo contratto collettivo nazionale, con l’applicazione di minori contributi fiscali e sociali, fino al termine del periodo fissato. L’obiettivo di questo intervento consiste nel promuovere la legalità lavorativa fino al termine del periodo di riferimento, quando sarebbero nuovamente applicate le norme standard (Williams e Renooy, 2008: 38).

Poiché il settore dei servizi domestici generalmente non è organizzato, in quanto né i

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datori di lavoro né i lavoratori sono rappresentati da associazioni di categoria e sindacati, la decisione di ridurre le retribuzioni potrebbe essere presa solo a livello governativo. In secondo luogo, al termine del periodo di riduzione delle retribuzioni, non vi sono garanzie che i soggetti interessati non pratichino nuovamente attività sommerse.

Questa misura potrebbe infine essere discriminatoria se applicata su base geografica. Incentivi per i fornitori:

Incentivi per i fornitori:

•  Sanatorie generalizzateSi tratta di una politica rivolta ai gruppi che nel passato non hanno assolto i propri obblighi fiscali e ai quali è offerta la possibilità di versare un importo predefinito in cambio dell’estinzione del debito complessivo e senza l’applicazione di interessi e sanzioni, le quali tuttavia torneranno in vigore al termine dell’iniziativa.

Questa formula, percepita come un modo per stimolare chi svolge un’attività sommersa a dichiararla, è stata applicata nel settore domestico, con una notevole incidenza di lavoratori immigrati.

È tuttavia una misura controversa, giacché esiste il rischio di trasmettere il messaggio che l’economia sommersa possa presentare più vantaggi che rischi e che il rispetto della legalità non sia del tutto necessario (Williams e Renooy, 2008: 32).

•  Emersione volontariaCostituisce la versione su base individuale delle sanatorie generalizzate appena menzionate. Gli individui possono far emergere volontariamente tutte le attività svolte in modo irregolare, ottenendo in cambio la possibilità di regolarizzare la propria situazione e di ottenere, per un determinato periodo di tempo, benefici come la riduzione dei contributi fiscali e sociali.

Questo strumento è già stato usato per consentire ai lavoratori immigrati di regolarizzare la propria situazione, per cui potrebbe essere particolarmente adatto proprio per questo tipo di soggetti (Williams e Renooy, 2008: 32).

•  Servizi di supporto e di consulenza aziendaleA livello locale si percepisce l’esigenza di particolari servizi che possano dare sostegno alle imprese e ai lavoratori durante l’emersione di una situazione irregolare. Pur non essendo sempre disponibile, questo tipo di servizi e di attività consulenziali mirate è, in realtà, molto utile.

Le esperienze nel settore domestico hanno registrato un certo successo nella formalizzazione dei servizi sommersi. A livello locale questa misura comporta la possibilità di promuovere con maggiore facilità i servizi domestici professionali esistenti, come ad esempio nel caso del quartiere Nazaret di Valencia (Williams e Renooy, 2008: 35).

Altre misure

•  Introduzione di una retribuzione minima a livello nazionaleL’introduzione di una retribuzione minima a livello nazionale mira a dare a chi opera nell’ambito del settore domestico condizioni lavorative analoghe a quelle degli altri comparti economici. Comunemente sono stabilite diverse retribuzioni minime, che variano in base

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alla qualifica o alla categoria del lavoratore. Il salario minimo può essere utilizzato al fine di ridurre l’incidenza degli importi fuori busta paga, tuttavia se è troppo elevato può causare un aumento del ricorso al lavoro nero (Williams e Renooy, 2008: 30).

6.2.3 Politiche di promozione della responsabilità

•  Promozione dei benefici derivanti dal lavoro regolare, istruzione e consapevolezzaSebbene possano rappresentare solo uno strumento di secondo piano, le campagne e gli appelli mirati alla promozione dei benefici del lavoro regolare e della consapevolezza presentano possibili effetti che meritano di essere valutati. La Commissione europea raccomanda l’uso delle campagne perché “esiste la possibilità di promuovere la consapevolezza tra il pubblico [...]” e consiglia di divulgare i rischi correlati al lavoro nero e i benefici derivanti dal pagamento dei contributi fiscali e sociali (2007:10).

Le campagne sono uno strumento in grado di informare i cittadini circa i costi e i rischi dell’acquisto irregolare di beni, i benefici dell’emersione del lavoro sommerso, i vantaggi derivanti da un’attività lavorativa legale, sulle conseguenze a livello sia pubblico che privato della presenza diffusa e persistente dell’economia sommersa e altri aspetti analoghi.

Il messaggio veicolato può avere un approccio negativo o positivo: il primo si basa sull’esposizione delle conseguenze negative, tuttavia è di efficacia limitata, in quanto gli individui tendono a soffocare il senso di colpa mettendo a confronto la propria situazione con quella di altri che si trovano in condizioni ancora peggiori, oppure ritenendo di non causare personalmente alcun danno, mentre l’approccio positivo fa leva sui benefici del lavoro regolare (Williams e Renooy, 2008: 42).

Le campagne possono essere rivolte a determinati settori della cittadinanza e possono fare uso di ogni tipo di mezzi comunicativi e educativi, costituendo pertanto un meccanismo flessibile.

Un’altra possibilità è costituita dagli appelli, nei quali sono profusi maggiori sforzi per tentare di persuadere le persone cui si rivolgono, ad esempio, mediante l’invio di lettere e comunicazioni; anche qui la scelta è tra un approccio negativo o positivo.

Il settore domestico potrebbe ottenere vantaggio da queste azioni in diversi modi, in quanto sia i lavoratori domestici, sia i nuclei familiari che si avvalgono di loro possiedono normalmente conoscenze limitate sui rispettivi diritti e doveri, le campagne potrebbero essere utili per far conoscere alla popolazione i sistemi di accreditamento e l’esistenza di imprese di servizi domestici accreditate ufficialmente, oltre ad altri aspetti.

•  Equità fiscale e giustizia percepita del sistemaL’equità del sistema è un concetto di grande importanza in termini di moralità e rispetto delle norme fiscali (Williams e Renooy, 2008: 44). Se, infatti, i contribuenti hanno l’impressione di dover versare un importo equo rispetto ai soggetti con cui si confrontano, saranno più propensi a ottemperare ai propri obblighi, mentre se ritengono di sostenere un peso fiscale eccessivo all’interno del sistema, avranno maggiori probabilità di scegliere la strada dell’economia sommersa.

In secondo luogo esistono due ulteriori concetti correlati, la giustizia procedurale e la giustizia redistributiva: il primo concetto corrisponde al livello di rispetto, imparzialità e responsabilità

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gestionale con cui le autorità fiscali trattano la popolazione, mentre il secondo riguarda la redistribuzione dei beni e dei servizi ricevuti da contribuenti in rapporto alle imposte da loro versate. Se gli aspetti procedurali e redistributivi vengono percepiti positivamente, la popolazione sarà più propensa a rispettare gli obblighi fiscali.

Si tratta di concetti fondamentali per i lavoratori domestici che, se non percepiscono un ritorno in termini di benefici, avranno meno incentivi ad accettare di versare le imposte dovute.

6.3 – Attuazione delle politiche

6.3.1 Politiche isolate, politiche integrate

Il lavoro sommerso è un problema molto complesso, basato su un gran numero di motivazioni, per cui non è possibile confidare che un’unica soluzione possa dare il via a una sostanziale inversione di tendenza. L’unico modo possibile per ridurre chiaramente il lavoro irregolare e risolvere tutte le cause che vi stanno alla base è rappresentato dallo sviluppo di un quadro integrato di politiche con cui affrontare tutti gli aspetti della questione.

Purtroppo non sono state svolte ricerche per determinare se vi siano combinazioni di politiche di maggiore efficacia rispetto ad altre; oltretutto ciò richiederebbe l’analisi della situazione di ogni singolo Paese, in quanto l’azione delle misure intraprese potrebbe essere alterata dalle particolarità locali. È tuttavia chiaro come un approccio integrato consenta di combinare i vantaggi delle diverse politiche, al contempo riducendone gli svantaggi. Di seguito si riportano alcuni esempi:

• Sgravi fiscali mirati possono essere combinati all’introduzione dei voucher di servizio per ridurre il più possibile il costo dei servizi domestici e al contempo semplificare i processi amministrativi, tra cui la regolarizzazione dei contratti di lavoro e la verifica delle detrazioni.

• L’applicazione di un sistema di accreditamento della qualità nell’ambito domestico può essere affiancato da campagne di diffusione, utili per far conoscere e rendere comprensibile questa iniziativa alla popolazione, oltre che per agevolare le aziende nella promozione delle proprie attività.

• L’introduzione di una particolare categoria professionale per i lavoratori domestici può essere favorita dall’uso di speciali incentivi sanitari a loro riservati, al fine di agevolarne la regolarizzazione facendo leva sui maggiori benefici goduti.

• Una specifica campagna mirata alle persone di oltre 50 anni di età può essere sostenuta da particolari incentivi, in modo da far nascere la consapevolezza dei minori importi delle pensioni che riceveranno, una volta raggiunta l’età della quiescenza, nel caso in cui non dichiarino il proprio reddito. Le istituzioni dovrebbero essere a conoscenza della situazione di tali soggetti e offrire loro vantaggi al fine di indurli all’emersione.

Per quanto riguarda l’integrazione delle politiche per il contrasto del lavoro domestico sommerso, un importante riferimento è rappresentato dal piano Borloo, promosso da Jean-Louis Borloo, ministro francese del Lavoro, della Coesione sociale e della Casa dal 2005 al 2007, per favorire il lavoro legale all’interno delle case private. La concezione di questo piano è particolare per la sua capacità di trarre vantaggio da politiche di vario tipo e di coinvolgere una grande diversità di soggetti.

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Il comparto dei servizi domestici in Francia ha dovuto affrontare numerosi problemi che hanno causato una presenza duratura dell’economia sommersa in questo settore, tra cui l’eccessiva dispendiosità di questi servizi, le complicazioni nell’effettuare il pagamento regolare di servizi di minore entità, la mancanza di affidabilità da parte dei fornitori, la qualità insoddisfacente dei servizi domestici e la mancanza di interesse per le condizioni lavorative e le prospettive di carriera (Larsen et al., 2011).

Il piano, rivolto a 3 diversi gruppi di soggetti, ossia nuclei familiari, lavoratori domestici e imprese di servizi domestici, comprende le seguenti misure:

• Creazione di un’agenzia nazionale per la conduzione e la gestione del processo, in collaborazione con doversi altri partner a ogni livello

• Voucher di servizio per nuclei familiari e imprese

• Diversi vantaggi fiscali, tra cui riduzione dell’aliquota IVA dal 19,6 al 5,5%, imposte dirette forfettarie per i lavoratori e rimborsi e detrazioni fiscali per le imprese

• Sovvenzionamento dei contributi sociali

• Misure specifiche per gli anziani: i committenti privati di età pari o superiore a 70 anni sono esentati dal pagamento dei lavoratori domestici

• Strutture multiservizi e marchi commerciali per le imprese di servizi domestici: strumenti di marketing per attestare la qualità dei servizi resi, diffusione delle imprese e maggiore accesso ai servizi

• Accreditamento da parte di un’istituzione pubblica: la garanzia di qualità

• Misure destinate al miglioramento delle condizioni lavorative e delle prospettive di carriera: formazione professionale, corsi specializzati, riconoscimento dell’esperienza, qualifiche formali

I risultati ottenuti sono stati notevoli. In tre anni sono stati creati ben 500.000 nuovi posti di lavoro, il numero delle aziende che si sono avvalse dei voucher di servizio ha avuto un forte incremento, il valore del settore è cresciuto fino a 16 miliardi di euro nel 2008, sono state create quasi 2.000 nuove imprese e si è avuta una professionalizzazione sotto forma di presenza internazionale, ma soprattutto il lavoro irregolare è diminuito del 70% (Interval, 2011).

6.3.2 I soggetti coinvolti

Come già osservato in precedenza, lo sviluppo di queste politiche non è di competenza di un unico soggetto governativo, essendo molto più efficiente il coinvolgimento di più attori per incrementare le possibili applicazioni delle politiche stesse, la disponibilità delle risorse e delle informazioni, le capacità di valutazione del progetto, le competenze politiche disponibili e altri aspetti. Sebbene ciò possa ostacolare il raggiungimento di accordi e l’avvio della fase pratica, a lungo termine consentirà la presentazione di soluzioni più efficaci.

Questi soggetti possono essere divisi in tre categorie: altri enti pubblici, attori multilivello e partner sociali.

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• Altri enti pubblici: l’implementazione delle politiche pubbliche si può basare su diverse competenze che non sempre sono concentrate all’interno di un unico ufficio. Le aree più impegnate nella lotta al lavoro sommerso in Europa sono il lavoro, la sicurezza sociale e la finanza (Williams et al., 2010: 16), ciò tuttavia non esclude la possibilità di stringere collaborazioni con altri uffici per finalità specifiche.

• Attori multilivello: pur considerando il livello statale come predominante, non si deve sottovalutare l’importanza degli attori a livello regionale e locale. In base al principio di sussidiarietà, infatti, i servizi pubblici dovrebbero trovarsi il più vicino possibile ai cittadini. Attualmente la sfera locale ha la capacità di adattare gli indirizzi politici al proprio territorio e alle persone che vi abitano, grazie alla disponibilità di informazioni di prima mano, e può raggiungere una maggiore diffusione.

• Partner sociali: i sindacati e le associazioni di categoria, che rappresentano i partner più coinvolti nelle politiche pubbliche contro il lavoro sommerso, possono dare sostegno a queste iniziative, fornire informazioni sui rispettivi associati, promuovere lo svolgimento di campagne e così via. Tuttavia, come già messo in luce nei capitoli precedenti, i sindacati e le associazioni di categoria non hanno una presenza rilevante nel settore domestico, per cui sarebbe necessario ricercare la collaborazione delle imprese di servizi domestici.

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•Tabelle

TABELLA 1. ..... Diffusione del lavoro sommerso e reddito annuo nell’UE, per singolo Paese e per gruppi di Paesi ........................................................................................................ 10

TABELLA 2. ..... Incidenza del lavoro sommerso nell’Unione europea a 27 Stati, per singolo settore e per gruppi di Paesi (%) ............................................................................................. 9

TABELLA 3. ..... Percentuale dei lavoratori domestici sui totale dei posti di lavoro, suddivisa per sesso (anni selezionati) .................................................................................................. 11

TABELLA 4. ..... Entità del lavoro domestico nell’Unione europea a 27 nel 2008.......................................... 12

TABELLA 5. ..... Stime relative al lavoro domestico sommerso ..................................................................... 13

TABELLA 6. ..... Motivazioni addotte dai consumatori che hanno portato allo svolgimento di una prestazione irregolare, per gruppo di Paesi, UE a 27 (%) ..............................................................................17

TABELLA 7. ..... Motivazioni addotte dai fornitori che hanno portato allo svolgimento di una prestazione irregolare, per gruppo di Paesi, UE a 27 (%) ..............................................................................18

TABELLA 8. ..... Lavoratori migranti nel settore della cura della persona in alcuni Paesi europei ................. 21

TABELLA 9. ..... Classificazione delle politiche per la lotta al lavoro sommerso ........................................... 27

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Con il sostegno �nanziario dell’Unione EuropeaCon il sostegno �nanziario dell’Unione Europea

SOC Servei d’Ocupació de Catalunyawww.oficinadetreball.gencat.cat

Attualmente l’Unione europea sta attraversando uno dei periodi più ricchi di s�de degli ultimi decenni. L’aspettativa di vita continua a crescere, con conseguente aumento della richiesta dei servizi di cura agli anziani, mentre le modi�che delle strutture familiari hanno alterato la distribuzione delle mansioni domestiche. La fornitura di servizi di lavoro domestico si è così spostata verso la sfera privata. Purtroppo in questo settore è molto di�usa la precarietà, sotto forma di lavoro sommerso.

A queste trasformazioni si aggiunge l’attuale crisi �nanziaria globale, che ostacola la crescita economica e causa la distruzione di posti di lavoro. Le soluzioni al primo problema comporterebbero bene�ci nell’ottica del secondo.

La Commissione Europea, oltre a sfruttare le potenzialità nella creazione di posti di lavoro nel settore dei servizi sociali e domestici, mira a far emergere l’occupazione irregolare. In caso contrario continuerà ad esservi un minor gettito �scale e previdenziale, oltre a condizioni lavorative insoddisfacenti, bassa produttività, minore sviluppo delle capacità e di�coltà nell’accesso ai diritti sociali fondamentali.

Il settore domestico possiede pertanto particolari potenzialità di stimolo della crescita occupazionale che devono essere sfruttate.

Turning Undeclared Domestic Work Around (TUDWA)Facciamo emergere il lavoro domestico sommerso