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I sonetti di Tesio Nosgnor, canzoniere dolente e religiosissimo per un Dio che sfugge di Maurizio Crosetti In piemontese, Signore si dice Nosgnor (nusgnùr). Nostro Signore: dove nostro e Signore si fondono in un'unica parola. In dialetto si può dare del tu a Dio e dirgli sei mio, come gli amati si sussurrano tra loro. E come per gli amati valgono le stesse domande senza risposta, i medesimi tormenti, chissà dov'è davvero l'altro, chissà chi è, chissà se c'è. Neppure il poeta sa se Dio esista, lo coglie anzi un forte sospetto d'inesistenza, eppure chiamarlo è così importante. Non so se ci sei, ma intanto ascoltami. Non so se ci sei ma qui ci sono io, io esisto e ho bisogno di te. E' religiosissimo e dolente questo "Nosgnor" (Interlinea) sillabato in sonetti da Giovanni Tesio, che ormai ci ha abituati a questa misura del canto e del ritmo. In italiano non sarebbe davvero la stessa cosa, anzi non sarebbe proprio. Non sarebbe così concreta, aspra e ruvida la voce che s'alza verso un cielo forse vuoto o forse no. Una voce è appuntita come l'ago che prova a bucare il silenzio, quell'immensità muta, forse indifferente a tutti noi che qui sotto gemiamo, in queste ore poi. Se Sant'Agostino sostiene che la preghiera è più nel lamento che nella parola, più nelle lacrime che nelle frasi, questo canzoniere di Tesio è un perfetto pregare. "E lassme sol (…) ch'i peussa sente mèj ch'it ses mè sol": e lasciami solo, che possa sentire meglio che sei il mio sole". La stessa parola per dire sole e solo, ecco perché questo libro si poteva scrivere soltanto in piemontese. E' un canto rivolto a un Dio che sfugge, quello che Giovanni Tesio intreccia con i dubbi e il cammino di tutta una vita, con sentimento umile d'inadeguatezza e dunque raddoppiato bisogno di Lui, in concreta, aspra e ruvida la voce che s'alza verso un cielo forse vuoto o forse no. Una voce è appuntita come l'ago che prova a bucare il silenzio, quell'immensità muta, forse indifferente a tutti noi che qui sotto gemiamo, in queste ore poi. Se Sant'Agostino sostiene che la preghiera è più nel lamento che nella parola, più nelle lacrime che nelle frasi, questo canzoniere di Tesio è un perfetto pregare. "E lassme sol (…) ch'i peussa sente mèj ch'it ses mè sol": e lasciami solo, che possa sentire meglio che sei il mio sole". La stessa parola per dire sole e solo, ecco perché questo libro si poteva scrivere soltanto in piemontese. E' un canto rivolto a un Dio che sfugge, quello che Giovanni Tesio intreccia con i dubbi e il cammino di tutta una vita, con sentimento umile d'inadeguatezza e dunque raddoppiato bisogno di Lui, in fondo anche il Ladrone sul Golgota, non quello buono, era un Suo frutto. E non manca allegria, c'è confidenza in questo confidare e affidarsi al Dio degli spaventati e delle "frise", noi che siamo briciole. A questo Signore nostro si può parlar chiaro, si deve dire la verità. Eppure non è un parlar soli, il parlare al sole. Se tutt'altro che saldo è il cuore che innalza inni sacri di miseria e dubbio, più si spalanca il vuoto e più la pienezza del bisogno di Dio si fa carne: e chissà che alla fine Dio non sia proprio il corpo e il sangue di questo nostro bisogno. Di più non è dato sapere, sarebbe presunzione, sarebbe fretta: e invece se hai la fede devi stare calmo, devi aspettare. E se non l'hai vorresti averla; e in questo volerla, eccola, la fede, non lo sapevi e già stavi pregando. "La sponda, conosce del mare soltanto l'onda". Siamo pezzi piccolissimi, combattiamo il male fondo anche il Ladrone sul Golgota, non quello buono, era un Suo frutto. E non manca allegria, c'è confidenza in questo confidare e affidarsi al Dio degli spaventati e delle "frise", noi che siamo briciole. A questo Signore nostro si può parlar chiaro, si deve dire la verità. Eppure non è un parlar soli, il parlare al sole. Se tutt'altro che saldo è il cuore che innalza inni sacri di miseria e dubbio, più si spalanca il vuoto e più la pienezza del bisogno di Dio si fa carne: e chissà che alla fine Dio non sia proprio il corpo e il sangue di questo nostro bisogno. Di più non è dato sapere, sarebbe presunzione, sarebbe fretta: e invece se hai la fede devi stare calmo, devi aspettare. E se non l'hai vorresti averla; e in questo volerla, eccola, la fede, non lo sapevi e già stavi pregando. "La sponda, conosce del mare soltanto l'onda". Siamo pezzi piccolissimi, combattiamo il male dentro da ben più tempo che questo nuovo male ci entrasse dentro, e non c'è vaccino, non c'è rimedio, vorremmo solo la misericordia di un segno. Ma siamo noi, quel segno. Altrimenti che ci faremmo qui?, sembra dirci il poeta. Perché alla fine è sempre una questione di speranza, forse cominciamo a capirlo nel buio di questa prova più dolorosa, noi che non avemmo mai guerra o fame o reclusione o carestia. Noi, fino a ieri sempre salvati, mai sommersi e adesso chissà. Nell'attesa, forse Nosgnor potrà dirci qualcosa dal suo cielo muto, tutto il contrario di questa Terra che urla e geme. "Na copa 'd tòsse për fé che l'amel/doman torna a viresse 'n lus ëd cel/e a dene 'l nonsi 'd gòj, ëd bòt an blan". Un calice di tossico per fare che il miele/domani torni a voltarsi in luce di cielo/e a darci l'annuncio di gioia, all'improvviso. Date: 30.03.2020 Page: 13 Size: 419 cm2 AVE: € .00 Publishing: Circulation: Readers: INTERLINEA 1

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I sonetti di TesioNosgnor, canzonieredolente e religiosissimoper un Dio che sfugge

di Maurizio CrosettiIn piemontese, Signore si diceNosgnor (nusgnùr). NostroSignore: dove nostro e Signore sifondono in un'unica parola. Indialetto si può dare del tu a Dio edirgli sei mio, come gli amati sisussurrano tra loro. E come per gliamati valgono le stesse domandesenza risposta, i medesimitormenti, chissà dov'è davverol'altro, chissà chi è, chissà se c'è.Neppure il poeta sa se Dio esista, locoglie anzi un forte sospettod'inesistenza, eppure chiamarlo ècosì importante. Non so se ci sei,ma intanto ascoltami. Non so se cisei ma qui ci sono io, io esisto e hobisogno di te.E' religiosissimo e dolente questo"Nosgnor" (Interlinea) sillabato insonetti da Giovanni Tesio, cheormai ci ha abituati a questamisura del canto e del ritmo. Initaliano non sarebbe davvero lastessa cosa, anzi non sarebbeproprio. Non sarebbe cosìconcreta, aspra e ruvida la voceche s'alza verso un cielo forsevuoto o forse no. Una voce èappuntita come l'ago che prova abucare il silenzio, quell'immensitàmuta, forse indifferente a tutti noiche qui sotto gemiamo, in questeore poi.Se Sant'Agostino sostiene che lapreghiera è più nel lamento chenella parola, più nelle lacrime chenelle frasi, questo canzoniere diTesio è un perfetto pregare. "Elassme sol (…) ch'i peussa sente mèjch'it ses mè sol": e lasciami solo,che possa sentire meglio che sei ilmio sole". La stessa parola per diresole e solo, ecco perché questolibro si poteva scrivere soltanto inpiemontese.E' un canto rivolto a un Dio chesfugge, quello che Giovanni Tesiointreccia con i dubbi e il camminodi tutta una vita, con sentimentoumile d'inadeguatezza e dunqueraddoppiato bisogno di Lui, in

concreta, aspra e ruvida la voceche s'alza verso un cielo forsevuoto o forse no. Una voce èappuntita come l'ago che prova abucare il silenzio, quell'immensitàmuta, forse indifferente a tutti noiche qui sotto gemiamo, in questeore poi.Se Sant'Agostino sostiene che lapreghiera è più nel lamento chenella parola, più nelle lacrime chenelle frasi, questo canzoniere diTesio è un perfetto pregare. "Elassme sol (…) ch'i peussa sente mèjch'it ses mè sol": e lasciami solo,che possa sentire meglio che sei ilmio sole". La stessa parola per diresole e solo, ecco perché questolibro si poteva scrivere soltanto inpiemontese.E' un canto rivolto a un Dio chesfugge, quello che Giovanni Tesiointreccia con i dubbi e il camminodi tutta una vita, con sentimentoumile d'inadeguatezza e dunqueraddoppiato bisogno di Lui, infondo anche il Ladrone sulGolgota, non quello buono, era unSuo frutto. E non manca allegria,c'è confidenza in questo confidaree affidarsi al Dio degli spaventati edelle "frise", noi che siamo briciole.A questo Signore nostro si puòparlar chiaro, si deve dire la verità.Eppure non è un parlar soli, ilparlare al sole. Se tutt'altro chesaldo è il cuore che innalza innisacri di miseria e dubbio, più sispalanca il vuoto e più la pienezzadel bisogno di Dio si fa carne: echissà che alla fine Dio non siaproprio il corpo e il sangue diquesto nostro bisogno. Di più non èdato sapere, sarebbe presunzione,sarebbe fretta: e invece se hai lafede devi stare calmo, deviaspettare. E se non l'hai vorrestiaverla; e in questo volerla, eccola,la fede, non lo sapevi e già stavipregando. "La sponda, conosce delmare soltanto l'onda". Siamo pezzipiccolissimi, combattiamo il male

fondo anche il Ladrone sulGolgota, non quello buono, era unSuo frutto. E non manca allegria,c'è confidenza in questo confidaree affidarsi al Dio degli spaventati edelle "frise", noi che siamo briciole.A questo Signore nostro si puòparlar chiaro, si deve dire la verità.Eppure non è un parlar soli, ilparlare al sole. Se tutt'altro chesaldo è il cuore che innalza innisacri di miseria e dubbio, più sispalanca il vuoto e più la pienezzadel bisogno di Dio si fa carne: echissà che alla fine Dio non siaproprio il corpo e il sangue diquesto nostro bisogno. Di più non èdato sapere, sarebbe presunzione,sarebbe fretta: e invece se hai lafede devi stare calmo, deviaspettare. E se non l'hai vorrestiaverla; e in questo volerla, eccola,la fede, non lo sapevi e già stavipregando. "La sponda, conosce delmare soltanto l'onda". Siamo pezzipiccolissimi, combattiamo il male

dentro da ben più tempo chequesto nuovo male ci entrassedentro, e non c'è vaccino, non c'èrimedio, vorremmo solo lamisericordia di un segno. Masiamo noi, quel segno. Altrimentiche ci faremmo qui?, sembra dirciil poeta. Perché alla fine è sempreuna questione di speranza, forsecominciamo a capirlo nel buio diquesta prova più dolorosa, noi chenon avemmo mai guerra o fame oreclusione o carestia. Noi, fino aieri sempre salvati, mai sommersi eadesso chissà. Nell'attesa, forseNosgnor potrà dirci qualcosa dalsuo cielo muto, tutto il contrario diquesta Terra che urla e geme. "Nacopa 'd tòsse për fé chel'amel/doman torna a viresse 'n lusëd cel/e a dene 'l nonsi 'd gòj, ëdbòt an blan". Un calice di tossicoper fare che il miele/domani tornia voltarsi in luce di cielo/e a darcil'annuncio di gioia, all'improvviso.

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kDocente e scrittore Giovanni Tesio

La copertina

NosgnorÈ il titolo del libro cheGiovanni Tesio ha scrittoper Interlinea

Date: 30.03.2020 Page: 13Size: 419 cm2 AVE: € .00Publishing:Circulation:Readers:

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