"Trivelle in Italia" di Carlo Martelli Portavoce MoVimento 5 Stelle Senato

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Petrolio e Metano in Italia. Quello che c'è da sapere in vista del referendum del 17/04/2016 e degli scenari energetici futuri

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Petrolio e Metano in Italia. Quello che c'è da sapere in vista del referendum del 17/04/2016 e degli scenari energetici futuri

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Criterio di assegnazione di permessi e concessioni

Ciascuno stato, in base alla convenione ONU sul diritto del mare ha diritti sovrani sulla suaPropria piattaforma continentale

PIATTAFORMA CONTINENTALE E PIATTAFORMA CONTINENTALE ITALIANA La piattaforma continentale di uno stato costiero, secondo i principi della Convenzione delle

Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, comprende il fondo e il sottosuolo delle aree sottomarine che si estendono al di là del proprio mare territoriale attraverso il prolungamento naturale del suo territorio terrestre fino all'orlo esterno del margine continentale, o fino a una

distanza di 200 miglia marine dalle linee di base. Il limite esterno della piattaforma continentale non supera comunque la distanza di 350 miglia dalle linee di base. Lo stato costiero esercita sulla piattaforma continentale diritti sovrani allo scopo di esplorarla e sfruttarne le risorse naturali,

nessun altro può intraprendere tali attività senza il suo espresso consenso. Per risorse naturali si intendono le risorse minerali e altre risorse non viventi del fondo marino e del sottosuolo. La

delimitazione della piattaforma continentale tra stati a coste opposte o adiacenti viene stabilita per accordo sulla base del diritto internazionale

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Sulla base della convenzione ONU sul diritto del mare sono state stipulate convenzioni bilaterali con le nazioni confinanti.

Tali convenzioni hanno portato alle seguenti delimitazioni della piattaforma continentale

(il tratteggio nello stretto di Malta riflette una situazione ancora fluida)

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All'interno della piattaforma continentale risultano aperte alle attività di ricerca ed estrazione una serie di zone marine per complessivi 139656 KM2 pari al 25% della piattaforma.

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Cosa stabilisce il diritto internazionale per i potenziali siti produttivi a cavallo delle linee di

delimitazionePer i giacimenti indivuduati che ricadono a cavallo delle linee di delimitazione della piattaforma continentale vengono stipulati accordi bilaterali di sfruttamento congiunto (come già accaduto nel caso di Italia e Croazia)

Nel quadro giuridico dell’Accordo tra Italia ed ex Jugoslavia e per garantire lo sfruttamento del giacimento “Annamaria”, situato a cavallo tra la piattaforma continentale

italiana e quella croata, è stato firmato il Technical Agreement del primo luglio 2009, aggiornato nel gennaio 2013 con il “Technical Agreement between the Ministry of

Economic Development of the Italian Republic (Directorate General for Energy and Mineral Resources) and the Ministry of Economy, Labour and Entrepreneurship of the Republic of Croatia (Directorate for Mining) on the Joint Exploitation of the Annamaria

Gas Field in the Adriatic Sea”.

Quindi chi sostiene che con "perforazioni oblique si viene a succhiare petrolio e metano in Italia" dice una solenne balla

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Quanti siti produttivi ci sono in Italia

Sul sito del ministero dello sviluppo economico (dati aggiornati al 21/12/2014)http://unmig.mise.gov.it è possibile reperire le seguenti informazioni:

● 886 pozzi produttivi ● i 525 su terraferma dei quali 396 producono metano e 129 petrolio● i 361 in mare (off shore) sono una parte delle 724 installazioni presenti (le altre non

producono); di esse 305 producono metano e 56 petrolio

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Produzione autoctona di idrocarburi

Consumi anno 2013 [milioni di tep]

Produzione nazionale anno 2014 [milioni di tep]

% della produzione sul consumo nazionale

Produzione da campi in mare anno 2014 [milioni di tep]

% della produzione in mare sul consumo nazionale

GAS 57,39 5,97 10,4% 3,99 (4,865 miliardiDi M3)

6,9%

OLIO 58,34 5,75 9,9% 0,75 1,3%

Totale 115,74 11,72 10,1% 4,74 4,1%

1.000 Sm3 di gas = 0.82 tep (tonnellate equivalente di petrolio)

1.219 Sm3 di gas = 1 tep (tonnellate equivalente di petrolio)

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Situazione delle piattaforme off shoreIn particolare vi sono:

● 48 piattaforme di produzione eroganti

● 31 piattaforme non eroganti

● 8 piattaforme inattive

● 5 piattaforme di supporto alla produzione

entro le 12 miglia

Ci sono 17 concessioni con permessi in scadenza tra il 2017 e il 2027. N

Nel 2015 hanno prodotto 1,21 miliardi di metri cubi di gas su 4,865 prodotti in mare, circa il 25% della produzione nazionale off shore e il 17% della produzione nazionale quindi ben l'1,73% dei consumi nazionali.

4 concessioni hanno permesso anche una produzione di petrolio pari a 500.000 tonnellate, circa il 9,1% della produzione nazionale (0,8% dei consumi 2014).

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Situazione delle estrazioni in Italia

La produzione nostrana La produzione di metano annuale ammonta complessivamente a circa 7,29 miliardi di SM3 di gas e 5,75 milioni di tonnellate di olio.

Le produzioni di gas ed olio contribuiscono rispettivamente per circa il 10% e circa il 7% al fabbisogno energetico nazionale.

PETROLIO (2012)82,1 milioni di tonnellate di riserve certe (equivalenti a 599 milioni di barili), 100,8 di tonnellate di riserve probabili55.3 di tonnellate di riserve possibili;

METANO (2012) 59.4 miliardi di smc di riserve certe63.4 miliardi di smc di riserve probabili 21.7 miliardi di smc di riserve possibili Dunque nel caso più ottimistico abbiamo due anni di metano e due anni e mezzo di petrolio

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Domande e risposte

il referendum, qualora si raggiungesse il quorum, andrebbe a determinare la cessazione immediata delle attività di estrazione alla scadenza delle concessioni, tipicamente di durata trentennale, anche qualora sotto ci sia rimasto ancora un ingente quantitativo di gas.

No. Innanzi tutto la cessazione non sarebbe immediata perché sono sempre consentite tutte le operazioni di chiusura pozzo, poi perché si tratta di concessione già rinnovate più volte e vicine alla fine produttiva (vedere i grafici della produzione)

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in pratica con già tutte le strutture fatte, i tubi posati sul fondo del mare e senza dover fare nessuna nuova perforazione, saremmo costretti a chiudere i rubinetti delle piattaforme esistenti da un giorno all'altro rinunciando a circa il 60-70% della produzione di gas nazionale (gas metano stiamo parlando e non petrolio). Non potendo da un giorno all'altro sopperire a questo fabbisogno con le fonti rinnovabili il tutto si tradurrebbe in maggiori importazioni ed incremento di traffico navale (navi gassiere e petroliere) nei nostri mari

Come già detto si tratta del 17% della produzione nazionale e l'1,73% dei consumi nazionali per il metano e circa il 9,1% della produzione nazionale e lo 0,8% dei consumi di petrolio. L'approvvigionamento internazionale si fa con i gasdotti e non con le navi metaniere. L'incremento o il decremento del traffico delle petroliere dipende olto di più dal margine di raffinazione. Con bassi prezzi del petrolio di certo il traffico diminuirà

Se vincesse il "sì" si perderebbero migliaia di posti di lavoro.

Non se ne perderenne neppure uno perché le piattaforme dovrebbero in una prima fase procedere alla chiusura. In secondo luogo si anticiperebbe solo la situazione che si avrebbe a fine vita del giacimento. Per finire nessuno si priverebbe della professionalità degli operatori di piattaforma. Comunque stante la finitezza delle riserve di idrocarburi, tutti i posti del settore sono destinati a scomparire.

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Importante. Prima che il governo introducesse la norma (finanziaria 2015) che ora si vuol abrogare, la durata delle concessioni era di 30 anni e sulla base di quello le compagnie hanno proceduto. Come si possa dire che con il referendum si perderebbero posti di lavoro non si sa.

L’Italia dipende fortemente dalle importazioni di petrolio e gas dall'estero. Non sarebbe opportuno, al contrario, investire nella ricerca degli idrocarbuti e incrementare l'esrtazione di gas e petrolio?

L’aumento delle estrazioni di gas e petrolio nei nostri mari non è in alcun modo direttamente collegato al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Gli idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo Stato dà  in concessione a società private  –  per lo più straniere  – la possibilità di sfruttare i giacimenti esistenti. Questo significa che le società private divengono proprietarie di ciò che viene estratto e possono disporne come meglio credano. Allo Stato esse sono tenute a versare solo un importo corrispondente al  7% del valore  della quantità di petrolio estratto o al 10% del valore della quantità di gas estratto. Non tutta la quantità di petrolio e gas estratto è però soggetta a royalty. Le società petrolifere non versano niente alle casse dello Stato per le prime 50.000 tonnellate di petrolio e per i primi 80 milioni di metri cubi di gas estratti ogni anno e godono di  un sistema di agevolazioni e incentivi fiscali tra i più favorevoli al mondo. Nell’ultimo anno dalle royalties provenienti da tutti gli idrocarburi estratti sono arrivati alle casse dello Stato solo 340 milioni di euro

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Dati estrattivi

piattaforma Agostino B

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sicuramente gli IPA.

In alcuni campioni si registrano infatti concentrazioni molto elevate, soprattutto relativamente all’anno 2014, con valori che superano i 5.000 μg/kg: uno dei valori più elevati in assoluto riportati nel rapporto “Trivelle Fuorilegge” di Greenpeace, che rappresenta una concentrazione tipica di aree portuali fortemente impattate da attività antropiche.

Da quanto si evince dalle relazioni di ISPRA non è la prima volta che questa piattaforma mostra livelli di contaminazione cosi elevati.

Già nel 2009, infatti, nei sedimenti circostanti la piattaforma erano stati registrati livelli di contaminazione da IPA notevolmente piu elevati (con concentrazioni pari a circa 18.000 μg/kg).

Relativamente alla presenza di idrocarburi nelle cozze che vivono sui piloni delle piattaforme, i monitoraggi ambientali non mostrano contaminazioni gravi nel biennio 2012-- 2013, al contrario di quanto evidenziano i dati del 2014, quando le concentrazioni ‐di Idrocarburi sono isultate comprese tra circa 1.200 e 1.450 μg/g per gli idrocarburi

alifatici, e tra 200 e circa 400 ng/g per gli IPA.

Da quanto si evince dalla relazione del 2014, queste alte concentrazioni di IPA non rappresentano una novità per le cozze raccolte sulla piattaforma Agostino B.

Infatti, nel corso del 2009 erano emersi livelli di concentrazione estremamente elevati, compresi tra 1658,2 e 1074,9 ng/g.

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Intanto i signori del no devono mettersi d’accordo con loro stessi. Infatti da una parte sostengono che questo referendum è inutile e non produrrà uno stop alle piattaforme e alle trivelle e che quindi presentarlo in questo modo è falso e truffaldino, mentre dall’altra parte dicono che una vittoria dei "sì" produrrebbe una catastrofe nazionale.

I fautori del no temono due cose.

Primo, che passi il messaggio che possiamo fare a meno del petrolio e che possiamo produrci l’energia di cui abbiamo bisogno in altro modo senza continuare a dare soldi ai petrolieri.

Secondo, che passi un altro principio, ben più importante per loro, quello per cui le concessioni scadono.

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infineSe in un giacimento la quantità di gas o petrolio estraibile è sempre quella, perché chiedere che una concessione di fatto non scada? Perché volere più tempo per estrarre sempre la stessa quantità finale?

Perché ci sono le

Franchigie

La franchigia è una quota annua di gas e petrolio estratti da ogni giacimento sulla quale non si calcolano royalties. Sempre dal sito del Ministero dello Sviluppo Economico si evince che le franchigie sono pari a: 20.000 t di petrolio estratto a terra; 50.000 t di petrolio estratto in mare; 25 Milioni di M3 di gas estratto a terra; 80 Milioni di M3 di gas estratto in mare.

Le royalties sono delle quote in denaro che le compagnie petrolifere versano ogni anno allo stato, alle regioni e ai comuni per lo sfruttamento delle risorse petrolifere.

La percentuale è pari al 7% per l’estrazione a terra e del 4% per l’estrazione in mare, a cui sommare una quota del 3% da destinare al fondo per la riduzione del prezzo dei prodotti petroliferi se la risorsa è estratta sulla terraferma o per la sicurezza e l’ambiente se estratti in mare (nelle altre nazioni le royalties difficilmente scendono al di sotto del 30%).

Dunque meno estraggo ogni anno e più franchigia posso applicare, ecco perchè alle compagnie conviene non avere fretta nello sfruttamento dei

giacimenti