Trento: il Ministro Maroni consegna la medaglia d’oro al ...

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Notizie CNSAS - dicembre 2010 - Anno XVI - n. 3 - SPEDIZIONE IN A.P. ART. 2 COMMA 20/C - LEGGE 662/96 DC/DCI/GORIZIA Trento: il Ministro Maroni consegna la medaglia d’oro al Merito civile

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Notizie del CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

Periodico specialistico pubblicato dalCorpo nazionale soccorso alpino e speleologico.Anno 16 (2010). Numero 3 (49).

Registrazione presso il Tribunale di Gorizia n. 258 del 29-6-1995.

Editore:Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

Redazione:Ruggero Bissetta, Alessio Fabbricatore,Elio Guastalli, Giulio Frangioni

Direttore responsabile:Alessio Fabbricatore

Segreteria editoriale:Studio tecnico associatoFabbricatore Alessio

✉ Corso Giuseppe Verdi, 6934170 GORIZIA

☎ 0481 82160 (studio)

☎ 338 6854443 (portatile)fax 0481 536840E-mail:[email protected]

Amministrazione: Corpo nazionalesoccorso alpino e speleologico

✉ via Petrella, 1920124 MILANO

☎ 02 29530433fax 02 29530364E-mail: [email protected]

Fotografie:archivio C.N.S.A.S., archivio S.Na.Te.,archivio Delegazione bellunese, archivio Delegazione orobica, Elio Guastalli, Alex Stor, Dirk Nayhaus, Valerio Zani, Diego Clara, Enzo Voci, Maurizio Dellantonio, Agostino Valsecchi,Gian Luca Ricciardulli.

Foto di copertina:Alex Stor

IV di copertina:Diego Clara

Impaginazione,fotocomposizione, stampa:Grafica Goriziana - Gorizia

Notizie del CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICOstampato a Gorizia, dicembre 2010

Anno XVIn.3 (49) / dicembre 2010

1 Editorialedi Pier Giorgio Baldracco

2 CISA - IKAR 2010a cura di Alessio Fabbricatore

3 Tematiche valanghedi Piergiorgio Vidi

4 Soccorso su piste da scidi Roberto Misseroni

5 Solidarietà alpinaa cura di Alessio Fabbricatore

6 Medaglia d’oro della Protezione civile

8 Terex 2010a cura di Paolo Chierici

10 Aiut Alpin Dolomitesa cura di Alessio Fabbricatore

14 Esercitazione a Plan de Coronesdi Diego Clara

16 Simposio Bloodhounda cura di Alessio Fabbricatore

19 Fiera dell’Alta Quotaa cura di Alessio Fabbricatore ed Elio Guastalli

24 Incontro Soccorsi speleologici europeia cura di Alberto Ubertino

27 Medaglie d’oroa cura di Alessio Fabbricatore

31 Formazione IRTecS 2010di Ruben Luzzana e Paolo Capelli

32 Applicazione Piano formativo SNaFordi Giuseppe Antonini

35 Belli, buoni ed irresistibili di Elio Guastalli

37 Manuale Soccorso speleosubacqueodi Attilio Eusebio

37 Scheda valutazione paziente

38 IV Corso nazionale medicia cura di Alessio Fabbricatore

39 Tutela dell’incolumità ed eccesso di garantismoa cura di avv.tiGiancarlo e Marco Del Zotto

40 Recupero con il contrappesoa cura di Commissione tecnica speleologica

42 Recupero con parancoa cura di Commissione tecnica speleologica

46 REASdi Elio Guastalli

46 Casola 2010

47 AM e CNSASdi Michela Canova

48 Servizio regionale Abruzzoa cura di Gian Luca Riciardulli

51 IMSdi Alessio Fabbricatore

52 Soccorso sulle montagne più alte del mondodi Giacomo Strapazzon e Hermann Brugger

54 4 luglio; 4 settembre 2010di Pierluigi Dallaglio

54 Sicuri con la nevedi Elio Guastalli

55 Ricercaa cura di Renato Ronzoni e Gianni Gamba

56 Consiglio informaConvenzione CNSAS - PSAccordo commerciale CNSAS - Volkswagen

57 Assemblea straordinaria CAIa cura di Alessio Fabbricatore

Trento 26 novembre 2010. Le medaglie d’oro al Valor civile.

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eL’ esecuzione del commovente, emozionante, canto di montagna Signore delle

cime ha aperto la solenne cerimonia della consegna delle medaglie d’oro alValor civile ai volontari del Soccorso alpino trentino che intervennero nella

operazione di soccorso il 26 dicembre 2009 nella Val Lasties.Sette sono state le medaglie d’oro al Valor civile conferite, a Trento il 26 novembre 2010:quattro agli uomini deceduti: Alesando Dantone, Diego Perathoner, Luca Prinoth edErwin Riz e tre ai sopravvisuti: Roberto Platter, Martin Riz e Sergio Valentini. Un riconoscimento che il Presidente della Repubblica ha ritenuto importante edindispensabile concedere per l’encomiabile spirito di servizio dei volontari del Soccorsoalpino che era già stato evidenziato a Belluno, nell’aprile 2010, durante la consegnadelle medaglie d’oro al Merito civile all’ equipaggio di Falco.Anche il C.N.S.A.S. è stato insignito di una medaglia d’oro al Merito civile durante lacerimonia a Trento alla presenza del Ministro dell’Interno on. Roberto Maroni e,desidero ricordare, che una medaglia d’oro, della Protezione civile era già stataconsegnata al C.N.S.A.S. nel novembre 2010 per l’ attività resa nelle zone terremotatedell’Abruzzo. Tante medaglie a fronte purtroppo di tanti eventi luttuosi.Medaglie che non smorzano il dolore, ma sono un segno di riconoscimento e divalorizzazione dell’impegno, dell’opera compiuta da migliaia di volontari nella piùassoluta normalità in nome della solidarietà alpina. Medaglie che aiutano a spronarci a perseguire, con ancor più responsabilità edeterminazione, gli obiettivi del C.N.S.A.S. A dimostrazione di ciò porto l’esempio della notevole evoluzione che si sta verificandonella prima convenzione con la Protezione civile: più del 50% del programma biennale èstato oramai svolto. Infatti sono già stati acquisiti due furgoni ed è terminata anche laloro fase di equipaggiamento, a Roma è posizionato il primo, destinato al trasporto dellacamera iperbarica che smontata può essere poi facilmente trasportata anche in aereo; ilsecondo è attrezzato invece per il trasporto dei cani Bloodhound per perfezionare ilprogetto in atto in seno al C.N.S.A.S. Tale progetto si prefigge di valutare se la razzaBloodhound, attualmente utilizzata nell’ambiente della polizia, soprattutto in zonepianeggianti o antropizzate, a scopo di indagine, può essere utilizzata anche per gli scopidel Soccorso alpino. Questa razza si è rivelata molto valida, pur avendo dei limiti considerate le zone imperviein cui normalmente il Soccorso alpino interviene ed il Bloodhound ha delle difficoltà dimovimentazione in tali zone. Infatti quando andiamo alla ricerca di un disperso oinfortunato è implicito normalmente che l’intervento sia da effettuarsi in una zonaimpervia. Il Bloodhound è di validissimo aiuto per indicare la zona della ricerca, perdiminuire il raggio di azione ed indirizzare con precisione la ricerca, ma quando iniziail terreno impervio va fermato per la sua salvaguardia e per quella del conduttore. Daquel momento diventano indispensabili i cani da ricerca in superficie, più adatti appuntoad interventi in zone ostili. In conclusione, considero utilissimo il cane Bloodhound

anche se da solo non risolve i problemi del Soccorso alpino e deve comunque essereinserito nel contesto generale per i compiti istituzionali del C.N.S.A.S., che prevede squadre di tecnici da ricerca equipaggiate con Unità cinofile da ricerca in superficie e coordinate da personale appositamente preparato:i Coordinatori Ricerca Disperso (C.O.R.).

Pier Giorgio Baldracco

Presidente nazionale CNSAS

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2 il Soccorso Alpino dicembre 2010

A ssociato al 60° anniversariodi fondazione del Serviziodi soccorso montano della

Slovacchia si è tenuto il CongressoC.I.S.A.-I.K.A.R. dal 5 al 10 ottobre2010, a Vysoké Tatry, nota localitàassociata indissolubilmentecon la storia presente e futura degliAlta Tatra. Abbiamo intervistato il Direttore dellaS.Na.Te. Piergiorgio Vidi per verificarelo stato dell’arte per quanto riguarda isoccorsi internazionali.

Piergiorgio, quali sono i rapporti

tra la C.I.S.A.- I.K.A.R. e il C.N.S.A.S.

e come si inquadra la C.I.S.A.-

I.K.A.R. nel panorama dei soccorsi

internazionali?

“La C.I.S.A. - I.K.A.R. raggruppa tut-ti gli organismi ed organizzazioni che ope-rano nell’ambiente del soccorso alpinodal punto di vista del volontariato comeil C.N.S.A.S. in Italia e simili in Austria eSvizzera e poi anche altri organismi mi-litari o para militari. La rappresentanzaitaliana, che comprendeva anche per laprima volta la Guardia di finanza, era lapiù numerosa. Attualmente gli aspetti tec-nici vengono curati prevalentemente daiPaesi fondatori storici, quelli dell’arco Al-pino, cioè Austria, Francia, Germania, Ita-lia e Svizzera, i Paesi cioè che hanno piùstoria, più tradizione e di conseguenza piùesperienza e capacità tecnica rispetto aglialtri. Molto vario il carattere degli inter-venti svolti anche dai Paesi così dettiemergenti, dove la struttura del soccorsoalpino sta nascendo: logicamente negliinterventi di questi Paesi riscontriamo tec-niche, spesso, da noi già ampliamente col-laudate: comunque la partecipazione alCongresso dà la possibilità di ulteriori

nuovi contatti, confronti e conoscenze conaltri nazioni.”

Dal punto di vista tecnico c’è la pos-

sibilità di osservare novità, nuove so-

luzioni, nuove tecniche di soccorso ai

Congressi C.I.S.A. - I.K.A.R. ?

“Quest’anno non sono state presen-tate particolari novità tecniche, difficil-mente ogni anno si possono constataredelle grandi novità, comunque il con-fronto con gli altri partecipanti è sempreinteressante. Quest’anno, ad esempio, ilSoccorso svizzero ha presentato l’espe-rienza di elisoccorso in Nepal. Infattistanno predisponendo un team interna-zionale, addestrato con pilota e tecnico dielisoccorso, per poter recuperare gli al-pinisti in difficoltà a quote molto elevate.Del resto anche in Italia si sta cercando dicostituire un team internazionale addde-strato in tal senso. Per quanto riguarda poila Commissione terrestre una delle di-scussioni più significative ha riguardato ilimiti delle corde tipo Dyneema. Forsenoi eravamo stati tra i primi al Congres-so di Prontesina (2007) a considerare l’u-so della Corda tipo Dyneema e quindi te-starle: prestazioni straordinarie riguardola leggerezza ed il poco ingombro ma cisono parecchi limiti riguardo il punto difusione. Infatti sono stati riscontrati pro-blemi di criticità già sui 60-70 gradi °C.Per tale motivo non potrà sostituire laclassica corda in poliammide. Nella pre-sentazione da parte della Commissionevalanghe non sono state riscontrate par-ticolari novità, comunque c’è un pres-sante aggiornamento, da parte di tutte leditte produttrici, per i presidi attivi su va-langa senza dimenticare gli apparecchidi ricerca in valanga di ultimissima ge-nerazione. Tralasciando i mezzi tecnici ri-cordo invece un DVD ideato dagli sve-

desi per spiegare ed educare come com-portarsi su terreno innevato. Negli ultimianni, in Svezia sono stati riscontrati trop-pi incidenti in valanga a seguito dell’uti-lizzo delle motoslitte per divertimento osport, normalmente condotte da personeprive di conoscenze riguardanti la nivo-logia e sprovviste di A.R.T.Va. sonda epala. Un’esperienza che ritengo potrebbeesser presa quale esempio e sviluppata inItalia, ovviamente tarata sulle nostre ne-cessità ed abitudini.”

Le statistiche valanghe sono state

presentate dal C.N.S.A.S. congiunta-

mente con la A.I.Ne.Va.?

“La pubblicazione delle statistiche na-zionali è veramente un grande dilemma,manca coordinazione ed anche comuni-cazione tra i vari enti: colgo l’occasioneper sottolineare l’importanza della linea-rità nella comunicazione e diffusione deidati statistici. E’ inutile che ogni ente co-munichi i dati se poi non possono regge-re il confronto con gli altri enti.”

L’Italia ha presentato qualche re-

lazione?

“Come C.N.S.A.S. non è stata pre -sentata alcuna relazione in quanto nonavevamo degli elementi veramente inno-vativi e a nostro avviso, è inutile rubaretempo agli uditori presentando argomen-ti già noti. Però abbiamo ricevuto impor-tanti cenni di riconoscimento in quantosiamo stati interpellati da alcune orga-nizzazioni: Francia, (Gendarmerie ePompier) e Bulgaria che ci hanno chiestol’autorizzazione a presenziare ai nostricorsi per osservare i metodi di interven-to su grandi pareti e poter in seguito met-ter in pratica le nostre tecniche innovati-ve. Questa richiesta, che valorizza il no-stro operato, ha prodotto molto soddisfa-zione a tutto il C.N.S.A.S. Per il prossi-

CISA-IKAR 2010a cura di Alessio Fabbricatore

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mo congresso 2011 prevediamo di pre-sentare, nell’ambito della Commissioneaerea un nuovo studio anti rotazione, ungiroscopio alimentato da batterie, che ri-solva definitivamente la rotazione dellabarella sotto gli elicotteri che hanno uncerto flusso, senza aver la necessità difar gestire l’antirotazione da terra, daun’altra persona. Questa è una importan-te anticipazione. Verranno presentateinoltre delle novità tecniche che sono infase di ultimazione.”

Vuoi riferire le considerazioni fi-

nali formulate da parte degli Istrutto-

ri S.Na.Te. che hanno partecipato al

Congresso C.I.S.A. - I.K.A.R.?

“Come me, tutti gli IstruttoriS.Na.Te. sono d’accordo che si deve es-sere sempre presenti a questi Congres-si, dove siamo da tutti riconosciuti unvalido ed essenziale ente per il soccor-

so in ambiente montano ed ipogeo: lanostra assenza non sarebbe accettatavolentieri. C’è sempre da imparare, unospunto, una novità che può darci la pos-sibilità di produrre innovazione nel no-stro metodo operativo. Ad esempio, ri-cordo la dimostrazione degli slovacchiriguardo un recupero di parapendio sualberi che, pur usando tecniche cono-sciute, mi ha fatto notare quanto impor-tante sia la distinzione tra le tecnicheche devono essere usate da una squadradi elisoccorso e le tecniche usate dallasquadra, così detta, terrestre. Queste di-stinzioni devono essere prese nella do-vuta considerazione, (noi lo stiamo giàfacendo), da parte di tutte le nazioniaderenti alla C.I.S.A.- I.K.A.R. Con-cludo comunicando che il prossimoCongresso si terrà in Svezia ad Are, dal18 al 23 ottobre 2011”.

Insegnamentisulle Tematichevalangadi Piergiorgio Vididirettore SNaTe

Nel passato, come Scuola nazio-nale e di conseguenza anche leScuole regionali, quando attra-

verso i rispettivi Istruttori volevamo for-mare un operatore di Soccorso alpino adintervenire su un terreno di valanga, lamaggior parte del tempo per la forma-zione veniva occupata al perfeziona-mento del metodo di ricerca conl’A.R.T.Va., a volte difficoltoso da as-similare, ma ritenuto essenziale ,innan-zitutto per autosoccorso e per un velocee corretto soccorso organizzato.

Grazie alle nuove tecnologie con inuovi A.R.T.Va. dell’ultima generazionela ricerca si è semplificata notevolmente.

Lo è sicuramente sul primo travoltoma con la possibilità del marcaggio(offerta da alcuni A.R.T.Va.) lo diven-ta anche su una ricerca multipla.Vediamo che i tempi stanno cambian-do, e per tempi intendo quelli crono-metrici, infatti, da quando uno trova ilprimo segnale alla fase di ricerca fina-le di precisione (determinazione delbox), passa del tempo che chiaramentevaria dalla morfologia della valanga edalla preparazione tecnica e fisica delsoccorritore. Determinato il box nelquale sondare ci vuole tempo per son-dare che nella stragrande maggioranzadei casi ha dei tempi che superano

quelli dell’A.R.T.Va., dopo aver trova-to il travolto con la sonda non sempresono state curate le tecniche di dissep-pellimento e di condizionamento deltravolto .

L’idea, testata a livello sperimentalel’anno scorso, è quella di ridurre iltempo dedicato alla ricerca A.R.T.Va.ed introdurre altri concetti: alcuni moltonuovi, altri, che solo per ovvi motivi ditempo, nel passato abbiamo trattatosolo marginalmente.

Si è così ritenuto importante ap -profondire per gli operatori del Soccor-so alpino gli aspetti nivologici, sia peruna tutela personale sia per tutta la

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4 il Soccorso Alpino dicembre 2010

squadra riguardo il dover prendere lade ci sione se intraprendere o meno unin tervento di soccorso o se eventual-mente allungare l’itinerario per avere unmar gine di sicurezza maggiore.

L’obiettivo successivo è quello diproporre dimostrazioni riguardo i presi-di attivi che esistono in commercio.Ovvero i palloni, cioè gli zaini dotati disistemi di airbag, che vengono azionatimeccanicamente e che ci permettono diavere maggiori probabilità di galleggia-mento e di conseguenza di non venirtravolti dal manto nevoso.

La nostra proposta è di iniziare len-tamente ad usare questa nuova attrezza-tura sia negli elisoccorsi che nella dota-zione delle squadre di primo intervento.

Chiaramente l’esperienza della tec-nica di ricerca A.R.T.Va non va trala-sciata, ma anche in questo caso si dovràdare ancor maggior importanza all’a-spetto del sondaggio, forse un po’ tra-scurato, e quindi un approfondimentosulle tecniche di disseppellimento. Pro-prio a queste tecniche andrà introdottala componentistica sanitaria.

Questa serie di argomenti sono statitrattati in modo approfondito durante

l’aggiornamento S.Na.Te. di fine no -vem bre e poi, a cascata, aggiorneremole Scuole regionali.

Abbiamo notato che ai CongressiC.I.S.A.–I.K.A.R. non sono stati trattaticon dovizia questi argomenti, ma noivogliamo creare un iter formativo so -prattutto per annullare quel tipo di men-talità ancora diffusa tra i non addetti ailavori che prevede che se siamo equi-paggiati da attrezzature antivalanga,come erroneamente vengono definiti,tipo airbag, A.R.T.Va., sonda e palaanche se veniamo travolti dalla valangasaremmo sicuramente miracolati!!!

Soccorsoe trasportodi infortunatisu piste da sci

I l soccorso su piste da sci, viene svol-to sul territorio nazionale, da perso-nale proveniente da formazioni di-

verse tra loro e fa parte di organizzazio-ni con riconoscimento pubblico o rag-gruppate in associazioni private, in parteappartenenti al mondo civile ed in parte aquello militare.

L’origine così diversificata degli ad-detti al servizio, ha reso difficile una stan-dardizzazione di tecniche e materiali im-piegati, con notevoli variazioni anche dalpunto di vista del primo soccorso o degliinterventi sanitari svolti congiuntamentetra personale tecnico e sanitario.

L’obbligo della prestazione del servi-zio di soccorso in caso di incidente su pi-sta da sci, spetta alla Società che gestiscegli impianti di risalita, normalmente conimpianti a fune, a monte delle piste di di-scesa.

In alcune aree del territorio naziona-le, il Soccorso alpino si sta occupando an-che di soccorso su piste da sci, cercando

di trasferirne le esperienze maturate suidiversi terreni e adattandone le tecnicheed i materiali spesso utilizzati in ambien-ti analoghi ma spesso più complessi,come ad esempio il terreno innevato fuo-ri dalle piste battute.

Da alcuni anni si effettuano corsi diformazione e verifica su questa tipologiadi terreno per personale appartenente alSoccorso alpino, trattando argomenti re-lativi a tecniche sciistiche, trasporto ba-relle di soccorso, impiego di materialitecnici specifici per il soccorso in pista efuori pista, norme di sicurezza per gli in-terventi con impiego di elicotteri, forma-zione sanitaria di base e collaborazionecon personale sanitario abilitato, impiegodi motoslitte e quadricicli, aspetti nor-mativi.

Da circa due anni, il Servizio turismodella provincia autonoma di Trento, Entepreposto secondo apposita legge, alla for-mazione di personale addetto al serviziodi soccorso su piste da sci sul proprio ter-

ritorio di competenza, ha stipulato con ilil Soccorso alpino – servizio provincialeTrentino, una convenzione che incarical’organizzazione del Soccorso alpino diformare il personale dipendente delle So-cietà impianti di risalita, verificandone lecapacità specifiche acquisite per lo svol-gimento del servizio.

Tale attività viene gestita dalla Scuo-la provinciale del Soccorso alpino attra-verso personale tecnico con esperienze econoscenze specifiche nel settore (Istrut-tori di soccorso, Tecnici di elisoccorso,Guide alpine, Maestri di sci) e personalesanitario (Medici ed Infermieri profes-sionali).

La partecipazione al corso richiedeuna base tecnica già consolidata e preve-de una durata di sette giornate, durante lequali si analizzano gli argomenti specifi-ci e si provano nuovi materiali, soprat-tutto differenti tipi di barelle messe a di-sposizione da diverse ditte produttrici.

In alcune regioni italiane, ci sono sta-te esperienze analoghe a quella del Tren-tino, come ad esempio in Lombardia, edaltri Servizi regionali si stanno muoven-do in tal senso.

Al fine di uniformare le tecniche disoccorso ed elisoccorso, i materiali tec-nici da impiegare, le tipologie di segna-lazione in caso d’incidente, il livello tec-nico richiesto agli Operatori per il rilasciodella relativa certificazione ed altri aspet-ti inerenti al soccorso su piste da sci, dadivulgare in modo uniforme su tutto ilterritorio nazionale, come è stato fatto sualtri terreni operativi, sarebbe opportunoche la S.Na.Te. analizzasse l’argomentoe si facesse carico dello sviluppo di unprogetto complessivo ed uniforme.

Roberto MisseroniVice direttore SNaTe

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5dicembre 2010 il Soccorso Alpino

I l Comitato del Premio internaziona-le di Solidarietà alpina, presiedutodal cav. Angiolino Binelli, ha deci-

so all’unanimità di assegnare la Targad’Argento 2010, pervenuta alla sua 39ªedizione, alla Stazione di Soccorso alpi-no dell’Alta Val di Fassa “i cui uominihanno interpretato con slancio generoso,senza pensare a se stessi, fino all’estremosacrificio, lo spirito di solidarietà cheanima tutti i volontari delle stazioni disoccorso alpino, motivo ispiratore e fon-damento del nostro premio”.

Il pensiero corre a Alessandro, Diego,Erwin e Luca, a quella loro operazione disoccorso condotta in condizioni di estre-mo pericolo in Val Lasties il 26 dicembre2009 finita in un’immane tragedia. L’o-norificenza è stata assegnata durante lasolenne cerimonia svoltasi a Pinzolo.

La scelta caduta sulla stazione AltaVal di Fassa, protagonista di un’infinitàdi interventi, vuole altresì essere unomaggio a tutte le Stazioni di soccorsoche operano in montagna, delle quali èconosciuta l’abnegazione, la disponibilitàe la professionalità.

Il Premio internazionale di Solida-rietà alpina prevede anche la consegna di

una medaglia d’oro alla memoria . IlComitato ha assegnato in questa edizio-ne cinque medaglie d’oro.

Una è stata consegnata ai famigliaridell’irlandese Ger McDonnell, morto il 2agosto 2008 durante un salvataggio ditre persone di una spedizione coreanasul K2 mentre era sulla via del ritorno,dopo aver conquistato la vetta il giornoprecedente.

Le altre quattro medaglie sono stateconsegnate ai congiunti di Stefano DaForno, Dario De Filip, Fabrizio Spazia-ni e Marco Zago,l’equipaggio del-l’elicottero cadu-to durante un’o-perazione di soc-corso alpino e diricognizione dopouna frana cadutasulle pendici delMonte Cristallo il22 agosto 2009.

F o r m a v a n ouna straordinariaequipe di tecnici,costituita da pilo-ta, medico, infer-

miere e tecnico di elisoccorso con allespalle un gran numero di interventi perdare sicurezza ed aiutare alpinisti e sca-latori sui monti che fanno da cornice aCortina d’Ampezzo.

Alla consegna del Premio era pre-sente il Presidente nazionale delC.N.S.A.S. Pier Giorgio Baldracco e ilsenatore Giacomo Santini, Vice presi-dente del Gruppo Parlamentari amicidella montagna, Gruppo che conta 198aderenti tra senatori e deputati di tutte leforze politiche.

Solidarietà alpinaPinzolo 18 settembre 2010

a cura di Alessio Fabbrticatore

Da sinistra: Gino Comelli e cav. Angiolino Binelli

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M artedì 9 novembre 2010 aCoppito, presso l’auditoriumdella caserma F. Giudice del-

la Guardia di finanza, lo stesso comples-so che ha ospitato nel 2009 il summit delG8; al C.N.S.A.S. è stata consegnata dal-le mani del Presidente del Consiglio deiMinistri la Medaglia d’oro della Prote-zione civile per quanto è stato fatto du-rante l’evento che ha sconvolto l’Abruz-zo ed in particolare la città dell’Aquila ele sue zone limitrofe.

A riceverla il Presidente nazionaledel C.N.S.A.S. Pier Giorgio Baldraccosostenuto da una nutrita rappresentanza

di soccorritori abruzzesi, e non solo, cheaffollavano l’aula, in quella che è stataufficialmente la cerimonia di ringrazia-mento a tutti i volontari, le associazionied enti che hanno preso parte a questaemergenza soprattutto dalle prime ore.

Oltre al Presidente Berlusconi, alSottosegretario Letta, erano massiccia-mente presenti i vertici della Protezionecivile dal Capo Dipartimento GuidoBertolaso, in procinto di lasciare l’inca-rico, al dott. Franco Gabrielli Prefettodell’Aquila proprio nei giorni del sisma,al dott. Agostino Miozzo, anch’egli inpartenza chiamato a Bruxelles perimpostare il sistema di protezione civileeuropea sul modello di quella italiana, adiverse altre cariche istituzionali delloStato nonché al Presidente della Regio-ne Abruzzo, ai Prefetti e Sindaci dellazona.

Tutte le autorità intervenute hannoavuto parole di elogio per il contributoche le componenti della Protezione civi-le hanno portato in questa tragedia, esoprattutto dagli Amministratori localisi è sentito questo messaggio espressonella sua massima sincerità.

Le motivazioni di questo riconosci-mento sono espresse nella lettera che l’o-norevole Gianni Letta, Sottosegretarioalla Presidenza del Consiglio dei Mini-stri, ha inviato: “fin dalle prime ore del 6

Coppito, 9 novembre 2010

Consegnata al CNSAS la medaglia d’oro della Protezione civilea cura del

Soccorso alpino e speleologico abbruzzese

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7dicembre 2010 il Soccorso Alpino

aprile 2009, L’Aquila e gli altri Comuniabruzzesi colpiti dal terremoto sono statiluogo di una straordinaria gara di soli-darietà, di impegno, di dedizione didisponibilità da parte dell’intero Servi-zio nazionale della Protezione civile. Perla prima volta, nella storia lunga e dolo-rosa delle grandi catastrofi che hannocolpito il Paese, nessuno si è trovatonelle condizioni di lamentarsi per esserestato lasciato solo, per non essere statoaiutato, assistito curato e protetto ... Nel-l’operoso e generoso impegno di tuttequeste forze, che sono entrate a far partea pieno titolo del dispositivo del Servizionazionale di Protezione civile che harisposto all’emergenza seguita al sismadel 6 aprile 2009, si è riconosciuta l’in-tera Italia, ritrovando nella presenza fat-tiva e disponibile delle donne e degliuomini impegnati in Abruzzo il senso diunità nazionale e di una comunione diinterventi e di valori che sovente, nellecondizioni ordinarie, risultano meno evi-denti…”.

Sono state 83 le benemerenze con-cesse ma solo 17 quelle consegnate per-sonalmente dal Presidente Berlusconi aenti, amministrazioni, associazioni,forze dell’ordine “in ragione dell’anticae rinnovata solidarietà nazionaleespressa con il vasto impegno coordina-to di risorse umane e materiali” (Difesa,Polizia, Esercito, Marina, Aeronautica,Carabinieri, Guardia di finanza, Vigilidel fuoco, Polizia penitenziaria, Foresta-le, Capitaneria di porto e Guardia costie-ra, CNR, INGV). Per le associazioni untributo unico e simbolico all’ANA inrappresentanza di tutto il volontariato,alla CRI ed uno al C.N.S.A.S.

È la prima volta che il Corpo puòfregiarsi di questa onorificenza, ma èanche la prima volta che l’attività delC.N.S.A.S. viene così palesemente rico-nosciuta nella sua specificità, distin-guendolo da tutte le altre associazioni divolontariato.

A margine della manifestazione ilPresidente nazionale Pier Giorgio Bal-dracco ha così sintetizzato l’importanzadi questo riconoscimento:“Siamo ono-rati per il riconoscimento del nostrointervento in Abruzzo, ma lo siamoancor di più per il contributo che abbia-mo potuto dare ad una popolazione cosìduramente colpita, in una situazioneche ci ha permesso di applicare lenostre tecniche di soccorso ad uno sce-nario particolare.”

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N el novembre 2009 la Commis-sione europea approva il pro-getto italiano che prevede l’or-

ganizzazione e lo svolgimento di unaesercitazione internazionale.

Obiettivi principali dell’esercitazio-ne sono la verifica del modello italianoper l’accoglienza e l’impiego dellesquadre estere di Search and Rescue(S.a.R.) nonché l’attivazione e l’impie-go delle risorse nazionali nell’ambitodel Meccanismo Comunitario di prote-zione civile, istituito con la decisionedel Consiglio del 23 ottobre 2001, peragevolare la cooperazione tra gli Statimembri negli interventi di soccorso incaso di gravi emergenze.

Dal 25 al 28 novembre l’Italia haospitato una grande esercitazione inter-nazionale di protezione civile: Terex2010, ovvero Tuscany EarthquakeRelief EXercise. L’esercitazione, che haavuto luogo in Toscana, tra la Garfagna-na e la Lunigiana, prevedeva la simula-zione di un terremoto di magnitudo 6.4,analogo a quello che si era verificatonella stessa zona il 7 settembre del 1920.

I tecnici coinvolti nelle operazioni sisono dati appuntamento venerdì 26novembre al Centro di Pieve Fosciana,Castelnuovo Garfagnana dove sono

Terex 2010

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9dicembre 2010 il Soccorso Alpino

situati i magazzini della XVII Delega-zione alpina e della III Zona speleologi-ca che compongono il Soccorso alpino espeleologico toscano.

L’accordo, con la direzione delleoperazioni, era che avrebbero ricevutola chiamata di richiesta di intervento adun’ora imprecisata della prima mattina.

L’abbondante nevicata della notte edella mattina stessa ha aggiunto untocco di realismo ai problemi organiz-zativi e logistici per cui c’è stato un leg-gero slittamento degli orari previsti.

Scenario 1: diga ENEL Lago di Vagli

I tecnici C.N.S.A.S. sono stati chia-mati per controllo e rilievi fotografici,su tre linee di giunzione del cementosulla superficie esterna della diga.Erano presenti i funzionari ENEL che,di fatto, era il committente della nostraprestazione. L’intervento è stato effet-tuato utilizzando tecniche e materialidel Soccorso speleologico.

Nel dettaglio, sono state armate trecalate con corda singola statica in corri-spondenza delle tre linee di giunzioneda verificare. I tecnici hanno effettuatofotografie (poi consegnate al personaleENEL che le ha allegate alla propriarelazione) lungo le linee in determinatipunti strategici.

posto da funzionari del Dipartimentonazionale di Protezione civile.

Scenario 2: Centro storicoCastelnuovo Garfagnana

Lo scenario prevedeva l’evacuazio-ne di una scuola e l’attraversamentodiretto del fiume Serchio sottostante,per mezzo di una teleferica. A collabo-rare con i nostri tecnici erano presentialcuni volontari della locale Protezionecivile

Scenario 4: Tana che urla(comune di Vergemoli)

In questo scenario sono intervenutialcuni tecnici speleosubacquei dellaCommissione nazionale speleosubac-quea da Veneto, Lombardia e Sardegnae, ovviamente, il responsabile della stes-sa che fa parte della III Zona speleologi-ca toscana, con il supporto di speleologied alpinisti del S.A.S.T. L’interventoprevedeva di soccorrere persone rimastechiuse da una improvisa piena.

Nei giorni della esercitazione, intotale hanno partecipato circa 120 tecni-ci tra speleologi ed alpini impegnatidirettamente nelle operazioni, di riservaed eventuale emergenza, dislocati pressoi C.O.M. di Castelnuovo Garfagnana,San Romano garfagnana, Aulla e Pon-tremoli e al Di.Com.Ac. di Viareggio.

Tutte le operazioni si sono svoltecon estrema cura e senza alcun proble-ma. La collaborazione con gli altri Entiintervenuti e con i responsabili degliEnti locali, è stata ottima.

L’operazione ha avuto una vasta ecomediatica ed il C.N.S.A.S. non è passa-to inosservato.

Paolo ChiericiAddetto stampa III Zona toscana

Commissionecomunicazione e documentazione

Scenario 3: Rontano (comune diCastelnuovo Garfagnana)

Anche qui lo scenario prevedeval’evacuazione di civili con teleferica perovviare ad un ipotizzato crollo di unponte.

L’intervento è stato caratterizzatodall’abbondante nevicata caduta duran-te tutta la mattinata.

Hanno assistito alle operazioni,numerosi osservatori internazionalidella Comunità europea e di altre nazio-ni extra europee, accompagnati sul

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10 il Soccorso Alpino dicembre 2010

Raffael, vuoi spiegare l’organizza-

zione dell’ Aiut Alpin Dolomites ?“L’atto costitutivo dell’associazione

denominata Union Aiut Alpin Dolomites(più brevemente da tutti abbreviato inAiut Alpin Dolomites) risale all’anno1990, anche se effettivamente l’operati-vità sul campo risaliva già al 1987. E’una associazione onlus, senza scopo di

lucro. Attualmente è composta da sedicisquadre del C.N.S.A.S. provenienti dal-le tre provincie di Bolzano, Trento eBelluno e dal Bergrettungsdienst(B.R.D.) dell’Alpenverein del Sud Tiro-lo, con posizionamento concentrato inparticolare nelle zone ladine delle Dolo-miti. Considerata l’ampia zona di inter-vento, non volevamo che certi gruppi di

soccorso delle nostre zone venisseroesclusi poiché la loro partecipazione eraindispensabile e decidemmo così di unir-ci fondando, in seno al Corpo nazionalesoccorso alpino, una associazione chespecificatamente operasse nell’ambitodel Soccorso alpino, come elisoccorso. Inseguito l’Amministrazione provincialedi Bolzano ci ha richiesto anche l’effet-

Aiut Alpin Dolomites

a cura di Alessio Fabbricatore foto Dirk Nayhaus

S ono vent’anni che l’UnionAiut Alpin Dolomitespresta ufficialmente la sua

opera sulle Dolomiti. Ci siamoincontrati con Raffael Kostner,Responsabile tecnico e Direttoreoperativo dell’Aiut AlpinDolomites, con Gino Comelli,Capostazione dell’Alta Val diFassa (C.N.S.A.S.) e Presidentedell’Aiut Alpin Dolomites, e conAdam Holzknecht, CapostazioneVal Gardena (C.N.S.A.S.) emembro del Consiglio direttivodell’Aiut Alpin Dolomites, perfare il punto dell’attuale statodell’arte.

Pier Giorgio Baldracco (Presidente nazionale CNSAS)

e Raffael Kostner

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tuazione di interventi in campo sanitario,mantenendo ad ogni modo come obiet-tivo principale il soccorso in montagna.”

Per il futuro è garantita la prose-

cuzione della vostra attività, tenuto

conto che attualmente il servizio di eli-

soccorso è posto in dubbio da alcune

Amministrazioni regionali per i costi

elevati del servizio?

“Non si può dire che il servizio siagarantito per sempre, in quanto ad esem -pio nel 2011 ci sarà un nuovo appalto perle tre le basi operanti in Alto Adige. Peròavendo dei costi relativamente bassi inproporzione ad altri che offrono tale ser-vizio, la probabilità di non essere esclu-si è alta. Inoltre l’esperienza dei circadiecimila interventi, svolti durante i ven-titre anni di attività, contribuisce certa-mente a mantenere una buona prospetti-va per il futuro per poter continuare adoffrire la nostra competenza e capacità inqualsiasi caso di necessità che si deli-neasse nelle nostre valli e sulle nostrebellissime montagne. E’ da sottolineareinoltre che noi proponiamo un serviziocompleto e cioè: la fruizione della base,l’elicottero, i medici specialisti, il soc-corso alpino, i tecnici e tutte le adeguateattrezzature. Difficilmente altre entità of-frono un servizio così completo e conesperienza consolidata.”

Quale è l’area operativa in cui in-

tervenite?

“L’area operativa è attorno ai dieciminuti di volo. La base è a Pontives, co-mune di Laion in Val Gardena: in dieciminuti riusciamo ad arrivare a Cortina,in dodici minuti a San Martino di Ca-strozza e in cinque-sei minuti raggiun-giamo la Val di Fassa. Secondo gli ac-cordi raggiunti in Alto Adige, è stato sta-bilito che parta sempre l’elicottero più vi-cino alla zona di intervento, anche per unintervento di tipo sanitario: nel caso l’e-licottero risultasse già impegnato, devepartire il prossimo elicottero più vicino.Questa valida organizzazione sussiste at-tualmente solo in provincia di Bolzano,mentre in provincia di Trento e Bellu-no noi siamo ancora chiamati quale ri-serva o nei casi di codice rosso tenendosempre in considerazione se siamo li-beri ed i più vicini.”

Quindi voi avete la convenzione

con la Provincia di Bolzano, ma siete

operativi anche nella provincia di

Trento e Belluno?

“La convenzione è stata sottoscrittacon l’Amministrazione provinciale diBolzano. Le richieste di Trento e Bellu-no, o qualche rara volta anche del Tiro-lo austriaco, transitano attraverso la cen-

trale operativa del 118 di Bolzano, inmodo da avere sempre una visuale pre-cisa e chiara della situazione operativa egarantire un ottimo coordinamento. Ilvantaggio di aver la convenzione conl’Amministrazione provinciale di Bol-zano è che comunque ogni missione vie-ne pagata, anche se le altre Province fos-sero impossibilitate a recuperare il costodell’intervento. Infatti noi non fruiamodi un contributo fisso annuale, bensìogni missione richiesta dal 118 di Bol-zano viene rimborsata all’Aiut Alpin Do-lomites con 56,00 Euro al minuto. Il co-sto totale sostenuto dall’Aiut Alpin Do-lomites è effettivamente di 65,00 Euro alminuto e la differenza viene coperta dai

sostenitori con sponsorizzazioni e altricontributi offerti sia da privati che daistituzioni pubbliche. Desidero sottoli-neare che i soci sostenitori comunquefruiscono di particolari diritti in caso dielisoccorso. A differenza dell’elisoccor-so di altre Istituzioni europee, noi ab-biamo un enorme sicurezza finanziariaoperando tramite il 118 dato che in altrerealtà i contributi statali coprono unapercentuale molto bassa dei costi. Peruna maggior sovvenzione noi ci siamorivolti anche a tutti i contribuenti italia-ni in modo che nella dichiarazione deiredditi possano destinare il cinque permille dell’IRPEF a favore della nostraassociazione onlus riportando il codice

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fiscale dell’ Aiut Alpin Dolomites: 94026630 213.”

Quindi intervenite anche in altri

stati, come ad esempio nel Tirolo au-

striaco?

“Talvolta è successo, negli ultimianni, due o tre volte. Ad esempio nelcaso di una valanga dietro il Brenneroè stato richiesto l’intervento dell’AltoAdige e noi abbiamo confermato la no-stra piena disponibilità: ma è piuttostoraro, loro tra l’altro di mezzi ne hanno asufficienza.”

Dove è situata la vostra base e

come è organizzata?

“La nostra unica base è situata aPontives, comune di Laion in Val Gar-dena (Bolzano). L’Aiut Alpin Dolomitesha un elicottero (EC 135 T2 Eurocopter)di sua proprietà, il cui acquisto nel 2004

in varie situazioni lavorative in modo damantenere un continuo allenamento. L’e-quipaggio è poi costituito da medici ane-stesisti iscritti al C.N.S.A.S. Grazie allacollaborazione e all’affiatamento con ilC.N.S.A.S. e con il B.R.D. viene svoltala formazione dei tecnici di elisoccorsoed anche dei medici. Desidero, in parti-colare, far notare che la qualifica di eli-soccoritore viene concessa a seguito laformazione svolta o da parte delC.N.S.A.S. o da parte del B.R.D. Perconcludere l’equipaggio dell’elicottero ècomposto da pilota, vericellista, medicoanestesista rianimatore, tecnico elisoc-coritore e nel periodo invernale in baseè sempre presente una Unità cinofilapronta ad intervenire. Il servizio con i ci-nofili esiste da più di vent’anni e le Unitàcinofile vengono messe a disposizionesoprattutto dal Soccorso Alpino dellaGuardia di Finanza (S.A.G.F.), dalla po-lizia di Stato di Moena e specie nei finesettimana da parte del C.N.S.A.S. e dalB.R.D., occasionalmente anche dall’Ar-ma dei Carabinieri. Questa buona pro-grammazione, in caso di intervento suvalanga, fa guadagnare moltissimo tem-po e le squadre possono partire subitocomplete: tecnico soccorritore, medico,Unità cinofila, vericellista e pilota.”

Quanti interventi effettuate all’an-

no?

“Vengono effettuati interventi per re-cupero a seguito di incidenti successi adalpinisti o escursionisti ed anche a se-guito di incidenti sul lavoro, stradali ed

altre emergenze sanitarie: in totale ne re-gistriamo circa 650 all’anno e riscon-triamo un elevato aumento, ci avvicinia-mo ad un 50%, degli interventi sanitari.Secondo la convenzione, il periodo diattività si svolge, per il periodo inverna-le, da Sant’Ambrogio al lunedì di Pa-squa, e per il periodo estivo da metàgiugno alla prima domenica di ottobre.Negli altri periodi vengono organizzatele esercitazioni ed i corsi di formazioneed in novembre la manutenzione dell’e-licottero. Nei brevi periodi di nostra as-senza sono operative le altre due basi dielisoccorso.”

Quale è la vostra organizzazione

societaria?

“Sussiste un Consiglio direttivo, chesi riunisce periodicamente, composto dasei consiglieri, capeggiato dal Presiden-te, attualmente nella figura di Gino Co-melli. La presidenza succede a rotazionetra le persone delle tre valli fondatrici:Val Badia, Val di Fassa e Val Gardena.”

Adam Holzknecht, vuoi aggiunge-

re anche tu qualche considerazione ri-

guardo i rapporti tra l’ Aiut AlpinDolomites e il C.N.S.A.S.

“L’Aiut Alpin Dolomites, ilC.N.S.A.S. e il B.R.D. hanno la stessafinalità: sono nati per esigenze comuni.Inizialmente c’erano solo stazioni inTrentino e in Alto Adige ora ci sono an-che nel bellunese. La decisione di unirele nostre forze fu la più valida soluzionee, proprio nell’estate del 1987, quandonel mese di agosto c’era un elicottero in

fu gran parte finanziato per mezzo di unmutuo concesso in pool dalle Reiffeis-senkassen, le banche locali che sono dasempre il più ragguardevole sponsor del-l’Aiut Alpin Dolomites. La gestione vie-ne affidata ad una società in possesso dispecifici requisiti e regolari concessionied autorizzazioni ministeriali: attual-mente è la Star work sky s.a.s. con sedea Predosa (Alessandria). Tale societàprovvede alla regolare manutenzione,alla competenza e professionalità dei pi-loti, ai tecnici, al carburante ed alla assi-curazione per i passeggeri, mentre l’as-sicurazione casco viene direttamente ge-stita da noi. Attualmente la base utilizzaquattro validi piloti: tutti con migliaia diore di volo. I piloti devono aver moltaesperienza e saper lavorare con l’indi-spensabile verricello lungo ben novantametri, nonché con il doppio gancio bari-centrico omologato per il trasporto dipersone con corda fissa (indispensabilesulle pareti verticali): ci è capitato a vol-te di lavorare con centoventi metri dicorda fissa, ad esempio sulle pareti del-le cime di Lavaredo. Comunque è im-portante che i piloti non svolgano solo in-terventi di soccorso ma siano impegnati

Soccorso di un motociclistasulla strada del passo Gardenain collaborazione a uomini dellaCroce Bianca (BZ), estate 2010.

foto Dirk Nayhaus

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13dicembre 2010 il Soccorso Alpino

Val di Fassa ed uno in Val Gardena siiniziò a pensare che era meglio metterea disposizione anche delle altre stazionicerti mezzi utili per il soccorso speciedegli alpinisti. Si diede avvio così al-l’Aiut Alpin Dolomites. Ci furono lunghediscussioni, in quanto inizialmente ven-ne considerato un doppione, in effettiera un miglioramento e tale si dimo-strerà in seguito. Del resto anche quan-do erano state acquistate le prime Jeepper effettuare i soccorsi c’erano statidei malintesi.”

Precisa ulteriormente Raffael

Kostner.

“Gran parte della gente pensava vo-lessimo lavorare in concorrenza, mentrenoi volevano solo migliorare il servizio,considerato che nello statuto si legge chebisogna “migliorare il soccorso in mon-tagna” e proprio quello era ed è tuttora ilnostro obiettivo.”

Riprende a parlare Adam

Holzknecht.

“Infatti anche la collaborazione conil B.R.D. è sempre ottima: quando si ese-gue un intervento abbiamo tutti le stesseproblematiche ed uniti cerchiamo di por-tare i risultati migliori. Oramai sono ven-ti anni di stretta collaborazione durante iquali abbiamo raggiunto grandi risultatisia a livello politico che operativo: pos-siamo vantarci di possedere una moder-na e funzionale base operativa, con piat-

taforma omologata per volo notturno edesidero far notare, con l’unico elicotte-ro di proprietà del Soccorso alpino.”

Interviene Gino Comelli.

“Comunque noi non possiamo riti-rarci e non effettuare un intervento: seservono corde più lunghe devono essereacquistate, se servono altri mezzi tecni-ci dobbiamo esserne provvisti: comeC.N.S.A.S. dobbiamo essere in grado diaffrontare le difficoltà di ogni specificointervento. Ora l’elicottero ci è di gran-de aiuto: è diventato il mezzo normale disoccorso e non deve essere consideratocome il mezzo più costoso.”

Quali sono i rapporti tra C.N.S.A.S.

e Bergrettungdienst del Alpenverein?

“In generale molto buoni. In Val Gar-dena, ad esempio, siamo l’unica sezionedell’Alto Adige in cui i membri sonosoci sia del C.A.I. che dell’Alpenverein,abbiamo una squadra unica e collaboria-mo per la formazione con ambedue leassociazioni. Burocraticamente c’è qual-che difficoltà in quanto bisogna registra-re la formazione presso ambedue le as-sociazioni, ma sono ostacoli facilmentevalicabili. C’è un coordinamento opera-tivo perfetto, forse non identico a livellopolitico, ma è importante che le squadrecompiano assieme le esercitazioni ed isoccorsi in piena armonia in qualsiasi si-tuazione.”

Quindi la collaborazione è comple-

ta (risponde Raffael Kostner).

“Direi perfetta, anche le stazioni li-mitrofe danno la loro disponibilità met-tendo un soccorritore a disposizione ognigiorno. Comunque la base di elisoccorsoè sempre attiva e presidiata e quando siparte non si tiene in considerazione sel’intervento è di competenza più di unastazione piuttosto che di una altra.”

Continua Gino Comelli.

“Molti medici chiedono di poter ve-nire a fare la formazione presso di noi,sopratutto per l’esperienza in ambito al-pino. Noi chiediamo che siano anestesi-sti e che offrano la loro disponibilità al-meno due settimane all’anno: unad’estate e una d’inverno. D’altra parte ètutto personale che opera negli ospeda-li quindi già con una certa esperienza,svolgono questo servizio nel loro tempolibero, ma con un ottimo arricchimentoprofessionale.”

Raffael, gli auspici per il futuro

dell’Aiut Alpin Dolomites?

“Riuscire ad ottenere, in tutto l’arcoalpino, che parta sempre l’elicottero piùvicino al luogo dell’intervento dimenti-candosi i confini provinciali o statali eche si riesca ad addestrare personale asufficienza per riuscire a svolgere un soc-corso sempre più efficace e professiona-le.”

La componente medica

Aiut Alpin Dolomites

Fin dalle sue origini l’Aiut Alpin Dolomites ha curatola componente medica dimostrando che migliora laqualità del servizio al paziente ed in un numero non

trascurabile di casi è decisiva in quanto a sovravvivenza eriduzione del danno, sia in caso di patologia medica chetraumatica (infarto, politrauma), naturalmente sempre incollaborazione con un valido sistema dell’emergenzaterritoriale ed ospedaliera.In particolare in montagna si è sempre sostenuto il concettodi recupero diretto in presenza del medico che, valutata lasituazione clinica e tecnica con i soccorritori, decide iltrattamento necessario, le modalità di recupero e l’ospedaledi ricovero.Presupposti indispensabili sono, in generale, capacità edaffiatamento dell’equipaggio ed in particolare l’attitudinedei medici anestesisti rianimatori a portare la loroesperienza nell’emergenza in situazione tecnicamenteimpegnative.Per questo il servizio si avvale da anni di un gruppo stabiledi specialisti, provenienti dall’Italia e dall’estero,appassionati di montagna, che si dedica oltre che ai turni inelibase, ad un impegnativo percorso di addestramentoestivo su roccia ed invernale di sci alpinimo mirato alsoccorso ed elisoccorso in montagna, a cura di guide ed

istruttori del C.N.S.A.S., durante corsi appositamentededicati ed organizzati dalla III Delegazione.L’attrezzatura medica ha subito negli anni una precisaevoluzione nel senso di garantire tutti gli strumenti necessariall’immobilizzazione con recupero in volo, allarianimazione ed al monitoraggio multiparametricocompatibili per peso, ingombro e robustezza con ilparticolare impiego sul terreno in montagna, senzadimenticare che il servizio deve garantire comunqueinterventi sanitari di ogni genere e trasferimenti secondari dipazienti critici da ospedale ad ospedale.

dott. Michele Nardin

La dott.ssa Chiara Marchetti (BG)

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14 il Soccorso Alpino dicembre 2010

I l worst case, il caso peggiore, è unodi quegli scenari da incubo: sei tran-quillamente seduto in cabinovia du-

rante l’ultima corsa, lentamente la lucedel giorno sta scemando, fa un gran fred-do, e ad un tratto la cabinovia si blocca.Succede a volte, ma poi riparte. Questavolta però, nulla. Dagli altoparlanti mon-tati sui piloni echeggia il messaggio chepeggiore non potrebbe essere: “L’im-pianto è bloccato per guasto tecnico irri-mediabile. Mantenete la calma e attende-te ulteriori istruzioni.“

Grazie alla sofisticata tecnologia im-piantistica del giorno d’oggi, non succe-de praticamente mai che una cabinovia sipianti li e non riparta più. Troppi sono icontrolli, i sistemi d’emergenza e gli in-terventi di manutenzione che ne garanti-scono l’efficienza, ma non si sa mai. Sedurante il giorno, con condizioni meteo edi visibilità normali, basta l’elicottero delSoccorso alpino con alcuni elisoccorrito-ri per evacuare gli sciatori intrappolati, al-lora nel worst case le cose si complicano.A fine giornata o con nebbia e vento, l’e-licottero non vola e le operazioni passa-no in mano alle squadre di terra. Di con-seguenza, i tempi di intervento si allun-gano ed il tutto gioca contro i passeggeridell’impianto, soprattutto in fatto di fred-do ed ansia.

Per essere preparati a questo caso più

unico che raro, tutte le squadre di Soc-corso alpino della zona di Plan de Coro-nes in Alto Adige, si esercitano in comu-ne e singolarmente su uno degli impian-ti del famoso panettone prima dell’iniziodella stagione. Per l’appuntamento dimetà novembre scorso, è stata scelta lanuova cabinovia Ried-Gipfel sul versan-te nord: cabine da dieci persone per trat-ta (salita e discesa). Impegnato nelle ope-razioni, oltre al C.N.S.A.S. di San Vigi-lio di Marebbe, numerose squadre delSoccorso alpino altoatesino BRD, dellaGuardia di finanza, dei Vigili del fuocovolontari del circondario e degli impian-tisti.

Tattica d’interventoAll’arrivo delle squadre al punto di

raccolta, il responsabile dell’interventoprende numero e nome di tutti i soccorri-tori disponibili, onde coordinare al megliol’impiego delle forze. Alla base delle ope-razioni c’è il piano di intervento predi-sposto a priori da professionisti della si-curezza per ogni singolo impianto. Que-sto prevede la suddivisione di tutta la trat-ta della cabinovia in settori delimitati daipiloni numerati. Al C.N.S.A.S. San Vigi-lio di Marebbe viene assegnata la tratta trail pilone n.7 ed il n.5: il primo alto 26 me-tri, il secondo 16. Alla squadra composta

da otto operatori vengono affiancati al-cuni Vigili del fuoco, che saranno re-sponsabili del censimento e dell’assi-stenza alle persone evacuate in seguito.Con mezzi vari, gli uomini sono traspor-tati in prossimità del loro settore operati-vo, che raggiungono a piedi in pochi mi-nuti.

Tecnica d’interventoOgni impianto ha il proprio sistema di

soccorso previsto dal piano di sicurezza.Tale sistema consiste in combinazioni dimoschettoni sovradimensionati, carruco-le di scorrimento, Flaschenzug da impie-gare secondo le direttive. Purtroppo, que-sti sistemi variano da impianto a impian-to, rendendo la cosa assai più difficileper chi li deve usare. Il C.N.S.A.S. SanVigilio di Marebbe, in questo caso, èequipaggiato con il sistema di approccioda sopra. Il gruppo d’intervento attacca ilpilone numero 7 con tre uomini, che inbreve tempo, assicurati con il freno allacorda d’acciaio che costeggia la ripidascaletta, raggiungono le pedane sullasommità. Mentre il primo predispone lasosta e infila una corda da cento metri nelmoschettone, gli altri due, assicuratisi allacorda, si calano con la carrucola sullacorda portante della cabinovia e scorronoa valle fino ad atterrare sul tetto della pri-

Esercitazione su cabinovia

a Plan de Corones

Testo e foto di

Diego ClaraCNSAS San Vigilio di Marebbe

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ma cabina. Da qui, uno dei due sposta la carrucola a val-le del morsetto della cabina e prosegue verso la prossi-ma, sempre assicurato alla corda controllata dal com-pagno sul pilone. Il secondo soccorritore, rimasto sul-la cabina, si assicura alla stessa con la longe, appli-ca il sistema di calata alla parte superiore del soste-gno della cabina, sblocca le porte dopo aver racco-mandato ai passeggeri di starne lontani, poi si calaed entra in cabina. Da qui, i passeggeri, in questocaso persone volontarie, vengono calate a terracon il pannolone dall’operatore in cabina o daun compagno al suolo. Svuotata la cabina, l’o-peratore si cala a terra e riparte dal prossimopilone, oppure, se più carrucole di scorri-mento sono disponibili, dal tetto della cabi-na proseguirà lo scorrimento a valle sullacorda fino a raggiungere la prossima cabi-na da evacuare.

Elementi critici dell’interventoSulla base del piano d’intervento,

dal quale si evincono le distanze tra ivari piloni e tra le singole cabine, il ca-posquadra deve valutare la lunghezzadelle corde da utilizzare, per non ri-schiare di rimanere a metà strada.Inoltre, è importantissimo utilizza-re i sistemi forniti dagli impianti-sti, secondo norma, anche sespesso i sistemi personali si ri-velerebbero più veloci, perchèmeno macchinosi, l’aspettodella responsabilità non èperò da trascurare nemmenoin questo caso. Prima di in-tervenire è anche opportu-no visionare attentamentepiloni e cabine, dato che troppospesso, durante le operazioni, ci si accorge diacuti pericoli derivanti dall’infrastruttura stessa: spigoli ta-glienti dove scorrono le corde, oppure spazi tra pulegge chele bloccano o le strozzano, ecc.

EpilogoDue ore e mezza dopo l’inizio del-

l’intervento, la cabinovia Ried-Gipfel eraevacuata completamente. Certo, non eraal massimo della capienza, cosa cheavrebbe aggravato notevolmente la si-tuazione, nel compenso però, le opera-zioni si sono svolte in maniera fluida e or-dinata su tutta la tratta. Nel debriefingcomune, sono state raccolte tutte le im-pressioni e le proposte di miglioramentoda parte delle singole squadre, che an-dranno ad integrare il piano ufficiale diintervento.

Dopo la prova del nove sulla cabinoviae numerose esercitazioni a secco a curadelle singole squadre, gli addetti della zonadi Plan de Corones si sentono preparati adogni evenienza, sperando nel contempo, dinon dover mai intervenire.

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16 il Soccorso Alpino dicembre 2010

P er la prima volta il SimposioBloodhound del NationalBloodhound Association of Swi -

tzerland (N.B.A.S.) ha varcato i confinidella Svizzera e grazie alla organizzazio-ne del C.N.S.A.S. si è effettuato a Bave-no, con esecuzione degli allenamenti everifiche nella zona Baveno-GravellonaToce.

Si è constata una ricca partecipazioneinternazionale, alcune Unità, già brevettatinel 2009, sono ritornate per poter conse-guire il brevetto di specializzazione comead esmpio quelle del C.N.S.A.S. ed i con-duttori privati tedeschi (di cui si allegaarticolo) altri hanno frequentato il Sim-posio quali rappresentanti di Istituzione oper loro interesse privato.

Le verifiche finali per l’assegnazionedei brevetti sono state compiute alla pre-senza di mr. Daniel (Dan) Senger prove-niente dagli Stati Uniti. Lo sceriffo DanSenger è socio fondatore, istruttore dellaVirginia Bloodhound Search and RescueAssociation (V.B.S.A.R.) ed anche istrut-tore e membro della National PoliceBloodhound Association (N.P.B.A.) non-ché valutatore e giudice finale nei semi-nari con una esperienza di più di vent’an-ni nell’allevamento dei Bloodhound.

Dan si è complimentato con la squadradel C.N.S.A.S. che sta procedendo conmolta passione nell’addestramento deiBloodhound. E’ rimasto sorpreso, ma co-

munque soddisfatto, della sperimentazio-ne proposta dal C.N.S.A.S. di far colla-borare i Bloodhound con le Unità di ri-cerca in superficie e ritiene sia una validoobiettivo da seguire.

Anche Marlene Zähner (fondatricedella N.B.A.S.) è d’accordo su ciò. Infat-ti ritiene che le razze sono complementa-ri e si dichiara soddisfatta della collabo-razione e metodo di lavoro della squadraC.N.S.A.S. sperando di continuare inegual modo anche con i cuccioli che staseguendo da pochi mesi.

Voci dall’esteroL’esperiena di trentacinque anni di al-

levamento di Bloodhound di una amicainglese di Marlene Zähner, ci porta a co-noscenza di ulteriori informazioni. Tra l’al-tro ribadisce che il mantraling può esserintrapreso anche da altre razze, ma solo ilBloodhound può seguire le molecole dopoperiodi molto lunghi. E’ insito nella sua in-dole l’interessamento di trovare quella de-terminata persona e ne gode quando la ri-conosce. In Inghilterra, come del restoanche in Italia, il Bloodhound veniva usa-to per la caccia, attualmente ci sono clubche organizzano raduni con prove per la ri-cerca, competizioni e validi vincitori. In In-ghilterra sembra che il Bloodhound nonsia inserito nei ranghi della polizia (se necontano sulle dite di una mano) e solo dueo tre conduttori privati effettuano ricerca

ma ven gonocomunque uti-lizzati moltosaltuariamentein quanto siprediligono iPastori tede-schi ed i La-brador.

Anche dalBelgio giun-gono notizienon accattivanti: Roger Poelmans, poli-ziotto in pensione ci riferisce che il Belgioha deciso di ritenere concluso il progettoBloodhound e di ritornare alla tradiziona-li razze da sempre usate dalla polizia. E’presente a Baveno con il Bloodhound En-gie oramai amico inseparabile anche du-rante la pensione ma senza la possibilità dieffettuate intevernti per la chiusura defi-nitiva del progetto.

Roger Poelmans ha conseguito il bre-vetto di istruttore nel 2009, dopo aver se-guito gli addestramenti presso il centroN.B.A.S. in Svizzera ed in Virginia pres-so V.B.S.A.R. Circa cinque anni fa ave-va cominciato il progetto Bloodhound inBelgio ed erano stati addestrati tre cani,tra cui Engie.

In generale la polizia della Svizzera,Francia e Germania utilizza per la ricercai Bloodhound, mentre le squadre di soc-corso alpino stanno intraprendendo lenta-mente questa scelta.

Simposio

BloodhoundNBAS

a cura di Alessio Fabbricatore

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17dicembre 2010 il Soccorso Alpino

con un bilancio positivo: ricordo inparticolare che i quattro Bloodhound,già con brevetto, sono stati impiegatiin settantacinque interventi, con unaalta percentuale di successo che siaggira attorno al 70%, anche se inalcuni casi abbiamo dovutointerrompere per la difficoltà e lapericolosità, per il conduttore, aseguire la particolare movimentazionedel cane su un tipo di terreno troppoaccidentato. Ma anche in questesituazioni il Bloodhound ha dato il suoapporto indirizzando la ricerca verso illuogo esatto. I buoni risultati ottenutiin generale hanno fatto giungere molterichieste di intervento nonpropriamente contemplate dal Soccorsoalpino e ciò ci ha fatto subire alcunerecriminazioni. Forse per alcuni sarà

difficile comprendere ed accettarequeste attuali trasformazioni, ma iocome responsabile tecnico del ProgettoBloodhound. mi dichiaro soddisfatto edorgoglioso di tutto l’operato,soprattutto in considerazione che ilC.N.S.A.S. sta diventando sempre dipiù un riferimento per gli interventi diricerca.Questo fatto è confermato dallaconvenzione, sottoscritta con ilDipartimento nazionale dellaProtezione civile, per l’adddestramentodegli ultimi quattro cuccioli.Desidero inoltre ampiamenteringraziare tutte le Unità cinofile che sisono rese disponibili ad affrontare icontinui e faticosi allenamenti e lesituazioni di ricerca tra le piùvariegate.

Progetto Bloodhounda cura diFederico LazzaroResponsabile tecnico

del progetto Bloodhound

“abbiamo voluto creare una serie di dodici puntate su Petpassion.tv, inonda da dicembre, interamente dedicate ai Bloodhound.”

Comunicazione espressa durante la conferenza stampa a Milanoalla presenza delle Unità cinofile del progetto Bloodhound delC.N.S.A.S. in occasione del primo compleanno di Petpassion.tv. unsocial network dedicato a chi condivide la passione per gli animalidomestici, ideato da Purina e TheBlogTv.

“La collaborazione del C.N.S.A.S. con Nestlé Purina non è solocommerciale”, ribadisce Valerio Zani Vice presidente nazionaleC.N.S.A.S., “ma anche di ordine pratico e concreto. Purina è in gradodi fornire a questi animali l’alimentazione veramente adatta per il par-ticolare lavoro che svolgono.”

Il pubblico ha seguito con interesse l’illustrazione di questa razzaspecie riguardo la differenza tra mantrailer Bloodhound e cane daricerca in superficie. Il primo grazie alla separazione degli odori ne rie-sce a seguire uno distintamene, il secondo insegue qualunque odoreumano. Con il Mantrailing, il cane segue le molecole disperse nell’ariadella persona da rintracciare (da ciò grossolanamente definito moleco-lare) a differenza del cane da pista che individua le cellule ma nondistingue l’odore specifico della persona da rintracciare. Mantrailer –mantrailing (man/uomo e trail/scia, seguire) sono termini usati a livel-lo internazionale che distinguono appunto le caratteristiche di lavorodei Bloodhound.

Una semplice esercitazione dimostrativa di mantrailing ha conclu-so la serata ed un caloroso applauso è stato rivolto al Bloodhound Pier-giorgio che ha dato prova della sua bravura identificando il figurantenascosto in sala in brevissimo tempo.

“Per valorizzare la coscienza del servizioreso dal C.N.S.A.S. e far conoscere ecomprendere meglio il progetto Blo od -

hound”, riferisce il direttore generale Nestlè PurinaSouth-Central Europe, signor Lucio Scaratti,

L e Unità cinofile Bloodhounddel C.N.S.A.S. si appoggiamoper la formazione alla National

Bloodhound Association ofSwitzerland (N.B.A.S.) diretta daMarlene Zähner con la quale abbiamouna continua e valida collaborazione.Gli addestramenti (sessanta giornatenell’arco di quest’anno) vengonopredisposti assieme agli istruttori dellaN.B.A.S. e una volta all’annoseguiamo il Simposio qualeaddestramento e verifica. Qui a Baveno, sono presenti quattrocani operativi e tre cuccioli:quest’ultimi non sostengono alcunesame pur partecipando attivamente alSimposio, invece i quattro Bloodhoundadulti si presenteranno per gli esamidel brevetto di specializzazionesostenuti davanti ad una commissioneformata da Marlene Zähner, dueistruttori americani della VirginiaBloodhound Search and RescueAssociation (V.B.S.A.R.) ed unistruttore europeo. Dopo l’esame di operatività superatol’anno scorso, oggi ci ritroviamo aintraprendere l’esame dispecializzazione con una pista piùinvecchiata e con più persone presentialla fine della pista e l’Unità cinofiladovrà indicare al giudice esaminatore,il figurante rappresentante il disperso.I due anni di formazione si chiudono

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Dirk BegemannBundesrepublik Deutschland

Privater Hundehalter

in der Ausbildung zum Mantrailer

Meinen ersten Bluthund besitze ich seit 2004, der zweitekam 2007 hinzu. Im Jahre 2005 hatte ich das erste MalGelegenheit einen ausgebildeten Bluthund bei einemDemonstrations-Trail zu sehen. Das hat mich derartfasziniert, dass es für mich seitdem nur noch den Wunschgab, meinem Hund genau das zu ermöglichen, wofür er seitJahrhunderten gezüchtet wurde. Die ersten Impulse gabenmir holländische Freunde aus unserem deutschen Bluthund-Club, die das Trailen schon seit vielen Jahren imholländischen Club betreiben. Es kam dann eine Zeit, inder ich gemerkt habe, dass es ohne professionelle Hilfe fürmich kein Weiterkommen gab, und hatte dann das Glückim Jahr 2009 erstmalig an einem Seminar bei MarleneZähner und Jörg Weiß teilzunehmen. Im Oktober desgleichen Jahres folgte das N.B.A.S.-Seminar in derSchweiz, wo für mich ein Traum wahr wurde und ich alsMitglied aufgenommen worden bin. Diese Seminare sind für eine qualitativ anspruchsvolleAusbildung unerlässlich. Abgesehen von den vieleninternationalen Begegnungen, die ich sehr genieße, sind dieErfahrungen der Instruktoren und Diensthundeführerprägend. Es ist immer wieder überraschend, wieunterschiedlich die Trainingssituationen gestaltet werden:das Suchen einer Person, die sich im Wasser befindet oderauf einem Baum sitzt. Es ist interessant dabei zubeobachten, wie verschieden die einzelnen Bluthundearbeiten. Da ich mit zwei Hunden traile, ist es tatsächlicheine Herausforderung. Die ältere Hündin Matty isterfahrener und sucht sorgfältiger, aber auch langsamer,während die jüngere Frida wesentlich triebiger ist und mithöherem Tempo sucht.Nun habe ich bei dem gut organisierten Seminar in Bavenowieder viele Impulse bekommen und auch gerade imBereich des Handlings und Lesens der Hunde dazu gelernt.Zusammenfassend möchte ich noch sagen, dass mir diegesamte Woche sehr gut gefallen hat, angefangen mit derUnterbringung über die Umgebung, das Wetter sowie diezahlreichen Runner, die für das Training unverzichtbarsind, bis hin zu meinen bestandenen Prüfungen.

Mille grazie per la bella settimana

Da destra Daniel (Dan) Senger

Dirk BegemannGermania

Proprietario privato di Bloodhoundin addestramento per mantrailing La mia prima esperienza con un Bloodhuond risale al 2004 edopo tre anni, nel 2007, ho deciso di allevarne un secondo.Avevo avuto l’opportunità di assistere, nel 2005, ad unadimostrazione di Bloodhound addestrati per mantrailing: tuttociò mi aveva affascianto a tal punto che il mio più grandedesiderio era che il mio cane potesse eseguire quanto questarazza da secoli riesce offrire.Sono stati alcuni amici olandesi del Bluthund-Club tedesco,che gestiscono già da diversi anni il mantrailing nel Clubolandese a darmi l’impulso. In breve però, mi sono accortoche per continuare avevo bisogno di un aiuto professionale eho avuto la fortuna di partecipare per la prima volta nel 2009ad un Seminario di Marlene Zähner e Jörgg Weiss. In ottobredello stesso anno ho partecipato al Seminario N.B.A.S. inSvizzera, dove il mio sogno si è trasformato in realtà e sonodiventato anche socio della N.B.A.S.Questi Seminari sono essenziali per una formazione di altaqualità. Oltre ai numerosi incontri internazionali, a cuipartecipo volentieri, la presenza e l’esperienza di insegnanti eunità cinofile molto qualificate sono un valido apporto perla formazione ai vari livelli.E’ sorprendente osservare come i vari scenari dellaformazione sono programmati in modo diverso: ricercare unapersona che si trova in acqua o seduta su un albero. E’interessante vedere come ogni singolo Bloodhound lavora inmodo molto soggettivo nelle varie situazioni. Infatti daquando possiedo due cani, è una sfida continua. Il cane di etàsuperiore Matty ha maggior esperienza e ricerca moltoattentamente, però lentamente, mentre la più giovane Frida emolto più attenta e cerca molto più velocemente.Durante il Seminario molto ben organizzato a Baveno, horicevuto ulteriori impulsi ed in particolare, ho ricevuto grandiinsegnamenti riguardo la movimentazione e la lettura delcane.In conclusione, vorrei esprimere i miei compiacimenti pertutta la interessante settimana, a partire dalla ottimasistemazione alberghiera senza tralasciare le bellezze naturalied il clima favorevole e ringraziare in particolare i numerosifiguranti, che sono stati essenziali per le esercitazioni fino alsuperamento dei miei esami.

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19dicembre 2010 il Soccorso Alpino

La scorsa stagione invernale èstata purtroppo costellatada numerosi incidenti

valanghivi, occorsi durante lapratica di attività sportive.Avvicinandosi il periodo dellaripresa di queste discipline, enell’occasione della Fieradell’Alta Quota a Bergamo, ilSoccorso alpino lombardo, ilC.A.I. Lombardia ed il Serviziovalanghe italiano del C.A.I., giàuniti nel più articolato progettoSicuri in montagna, ha offerto alpubblico di appassionati unaimportante occasione diformazione alla sicurezza suiterreni innevati. Sabato 2 ottobre2010, nel salone congressualedell’Ente Fiera di Bergamo, ilnivologo-meteorologo svizzeroGiovanni Kappenberger hatenuto una conferenza (quasi unpiccolo corso) sul tema

Escursioni invernali e rischiovalanghe, presentando concetti emetodi tratti dall’ultimo librodella Guida alpina berneseWerner Munter, senz’altroconsiderato uno dei più celebratiautori nel campo dellaprevenzione degli incidenti davalanga. Kappenberger, che hadedicato molto della sua carrieraprofessionale anche allaglaciologia, ha trascorsoventicinque anni svolgendo corsidi neve e valanghe (spessissimo afianco di Munter) ed èsicuramente uno dei piùqualificati conoscitori delproblema e delle strategiepreventive della Guida bernese.Kappenberger ha svolto fra il1974 e il 2006 diverse spedizioniscientifiche in Artide, Ande eHimalaya; è noto in Italia anchecome storico previsore

dell’ufficio meteorologico diLocarno Monti nel Ticino, ecome autore (con J. Kerkmann)del libro Il tempo in montagnaper l’editore Zanichelli,commissionato nel 1997 daAINEVA e premio ITAS a Trentonel 1998.

Bergamo:fiera dell’Alta Quota

intervista a

Giovanni Kappenberger

a cura diAlessio FabbricatoreElio Guastalli

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20 il Soccorso Alpino dicembre 2010

Kappenberger, qual’è la tua posi-

zione scientifica in merito al peso che

ha l’influenza antropica sul cambia-

mento climatico in atto (che non si di-

scute). Secondo te quanto conta l’in-

fluenza delle attività umane sulle mo-

dificazioni climatiche che si stanno ve-

rificando e le cause naturali rimango-

no o meno comunque predominanti?

“La variabilità naturale è molto ele-vata, ma negli ultimi venti anni l’aumen-to delle attività antropiche ha avuto unimportante effetto nell’atmosfera, indi-viduabile e misurabile nella concentra-zione delle emissioni dei gas ad effettoserra e ciò viene confermato da:

a. i modelli climatologici che ricalco-lano l’andamento della temperatura nellaatmosfera negli ultimi cento anni. Se cal-colati solo con gli effetti naturali nonriescono a ricalcolare la curva esatta mi-surata e non riescono a ricalcolarla nem-meno solo con gli effetti umani, ma in

2 ottobre 2010 Bergamo

3x3 ValangheInformazioni per gli sportivi

alpinisti, tratti dal libro di

Werner Munterdi Giovanni Kappenberger

ArgomentiIl libro di Munter.Valanghe: una volta ed oggi.13 errori fatali.Poche possibilità di sopravivenza per un sepolto.Dalla valanga catastrofica a quelladello sciatore.Classificazione delle valanghe.Formazione e trasformazione deicristalli di neve.Meteo e valanghe.Il manto nevoso e la sua stabilità.L’addio al profilo di neverappresentativo.Il 3x3 e metodo delle riduzioni.Valutazione del pericolo.Valanghe estive/di ghiaccio.Il distacco di valanghe.Precauzioni da prendere sul terreno.Gli errori principali.Il fattore umano.Decisioni in situazioni a rischio.Aspetti giuridici.

1. Esempi d’incidenti. 2. Analisi e conseguenze.3. Supporti: Withe Risk e altri.

combinazione riescono a ricostruire, ab-bastanza bene, l’ andamento effettivo;

b. da oltre 100 mila anni le concen-trazioni dei gas serra non sono mai statealte come ora.

Dal 1991, come glaciologo eseguo ri-levamenti sul ghiacciaio Basodino in ValMaggia (Svizzera) che consistono in mi-sure di bilancio di massa, cioè misuro lavariazione in superficie, con le paline in-serite in diversi punti del ghiacciaio rile-vando poi sia la quantità di neve cadutanel periodo invernale sia la fusione av-venuta nel periodo estivo causa le tem-perature più elevate. A fine inverno2009/2010 ho rilevato per la prima voltanell’arco di vent’anni, quantitativi di nevepiù elevati nella parte bassa del ghiac-ciaio, piuttosto che nella parte alta. Que-sto è dovuto all’azione del vento freddoproveniente da Nord. Infatti durante l’ul-timo inverno sono state registrate nevi-cate fredde ed abbondanti fino a quotemolto basse, (l’inverno precedente eranoancora più abbondanti, ma con il limitedelle neve più alto) e le perturbazioni conventi provenienti da Nord hanno spazza-to via la neve fredda molto più veloce-mente. Questo ci fa notare che mentre glianni scorsi gli inverni erano più miti ec’era miglior assestamento, quest’annocon neve più fredda e con più vento nonc’è stato assestamento provocando innu-merevoli situazioni valanghive cui non siera abituati.”

Gli scenari proposti dall’I.P.C.C.

(Intergovernmental Panel on Climate

Change) propongono, rebus sic stanti-

bus, situazioni decisamente allarman-

ti per i prossimi decenni con possibili

aumenti della temperatura media glo-

bale tra 1.8 e 3.6 °C entro il 2100, men-

tre alcuni scenari preannunciano si-

tuazioni ancora peggiori. Quanto sono

realistiche queste proiezioni, ed even-

tualmente quali fattori di feedback (po-

sitivi o negativi) potrebbero far sì che

tutto si svolga in maniera non prevista?

“Negli ultimi due anni non c’è statoun elevato riscaldamento ma tutte le cur-ve delle temperature hanno sempre avu-to variabilità. Ad esempio considerandoun feedback negativo e uno positivo. Ne-gativo: se aumenta la umidità dell’ariaaumenterà anche la nuvolosità e si potràregistrare un raffreddamento. Positivo: ilrilascio di metano nel permafrost dellaSiberia, ad esempio. Però ci sono diver-si parametri con relativi feedback che nonconosciamo ancora abbastanza, motivoper cui le previsioni si basano su un au-mento medio di circa due gradi. Certa-mente se questa media aumenterà, risul-teranno nuovi equilibri molto diversi daquelli attuali, e ribadisco il riscalda-mento provoca sempre una grande varia-bilità. Oltretutto rispetto al passato, vieneregistrato un riscaldamento tempestivoche è la causa di molti smottamenti e fra-ne. Secondo i risultati delle ricerchescientifiche dell’I.P.C.C., prendendo inconsiderazioni vari scenari, ci troviamosulla curva più estrema del riscaldamen-to e dubito che ci saranno possibilità di re-trocedere per cui si prevedono invernicon molta neve. Riguardo la situazionedei ghiacciai: nell’ultimo decennio ilmese di giugno ha registrato un costanteaumento della temperatura. Di conse-guenza la fusione del ghiaccio inizia mol-to prima e le nevicate di agosto, se pur ab-bondanti, non riescono a frenare questobilancio negativo della perdita di spesso-re del ghiacciaio. Questa situazione con-durrà i nostri piccoli ghiacciai alpini atrasformarsi in relitti in breve tempo,mentre per i ghiacciai più grandi anchecon ottocento metri di profondità ci vor-ranno secoli per una trasformazione cosìnegativa.”

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E’ noto che l’arco alpino è una del-

le zone della terra ad aver subito i mag-

giori effetti del cambiamento climatico:

questo quanto ha influito sull’attività

valanghiva?

“Gli effetti del cambiamento climati-co si riscontrano soprattutto nell’au-mento della temperatura e nella grandis-sima variabilità climatologica. Soprattut-to l’elevata variabilità influisce moltissi-mo sulla attività valanghiva. Infatti si re-gistrano climi più secchi, ma anche mol-to freddi con abbondanti nevicate comenel 2009 e si registrano mediamente an-che periodi più caldi con precipitazioniumide, con piogge fino ad alta quota ten-denzialmente in aumento che danno mag-gior stabilità al manto nevoso. Essendo lavariabilità così elevata non possiamoprevedere come gli eventi si manifeste-ranno. Comunque dobbiamo prepararci avivere nuove situazioni, ad esempio horiscontrato spesso che dopo una pioggiafa molto più freddo. Ripeto, dovremoadattarci ad un concetto di grande varia-bilità: negli ultimi venti anni ho notatouna estremizzazione del tempo sia in or-dine di breve periodo ma anche in ordinedi anni. Forse non sono da attendere gran-di freddi, piuttosto una tendente elevatavariabilità con piogge a quote anche mol-to alte che però possono dar luogo a pe-ricolosi piani di scorrimento.”

Uno degli effetti del cambiamento

climatico previsti per il futuro è quin-

di l’aumento degli eventi estremi: que-

sto potrebbe portare ad una maggiore

probabilità di avere nevicate anomale

e quindi maggiori rischi di valanghe?

“Da circa dieci/venti anni si riscontrauna elevata estremizzazione degli eventi:l’elevata variabilità ed il maltempo con-ducono sempre ad un maggior rischio divalanghe. Si potranno registrare nevicatemolto copiose che però favoriscono unassestamento più veloce, ma anche letemperature più alte portano ad un asse-stamento più veloce del manto nevoso:quindi una situazione favorevole per glialpinisti. Devo far notare che un grado diaumento della temperatura significa chel’umidità può aumentare del 7% e si po-trebbero registrare valanghe catastrofichecome successe nell’inverno 2009. Infattiumidità in atmosfera significa energiache ritorna con precipitazioni o vento.Riguardo la grande variabilità tenendo inconsiderazioni non solo l’arco temporaledi una stagione ma più anni , ricordo chegli anni 1999, 2000, 2001, 2002 sono sta-ti gli anni più umidi da sempre ed il 2003,2004, 2005 e 2006 i più secchi da sempre.Un evento estremo che si sta registrandoè l’abbondante innevamento precoce.Queste nevi autunnali formano una col-tre protettiva e non acconsentono al fred-do di penetrare nel terreno: di conse-guenza la precocità della neve mantieneil calore estivo e danneggia il permafro-st. Poi il caldo primaverile e, come dettoprima, la oramai costante temperaturaelevata del mese di giugno e l’allunga-mento della stagione estiva scioglie laneve e ciò permette al calore di penetra-re nella montagna e danneggiare il per-mafrost. Quindi riscontriamo anche nel-le analisi del permafrost che c’è una ten-denza verso il riscaldamento.”

In questi ultimi anni i frequentato-

ri della montagna in inverno sono de-

cisamente aumentati: alle figure, or-

mai storiche degli sci alpinisti si sono

affiancate prima quelle degli scalatori

di cascate e poi, ultimi in ordine di tem-

po, quelle dei ciaspolatori. Quali consi-

gli e quali raccomandazioni si possono

dare ai frequentatori della montagna

invernale?

“Un consiglio rivolto a tutti indistin-tamente è di prepararsi accuratamente,fare un esame di coscienza, capire i pro-pri limiti e studiare la zona in cui si pro-gramma l’escursione. Una particolare at-tenzione chiedo ai ciaspolatori a volteinesperti: non seguire le solite piste dellecamminate estive, potrebbero essere in-sidiose. Quindi pianificare a casa e, que-sto vale per tutti, considerare il famoso 3X 3, insegnato già vent’anni fa della Gui-da bernese Werner Munter, che ci aiutaa eliminare molti errori gravi. Da una sta-tistica effettuata in Austria si riscontrache il 60%-65% degli errori vengono giàfatti a tavolino nella pianificazione del-la escursione: ciò significa che bisognaseguire più accuratamente i bollettini me-teorologici e nivologici, non solo quellinazionali ma soprattutto quelli specificidella zona dove è prevista l’escursione epoi controllare i venti, lo zero termico esoprattutto seguirne l’evoluzione. Oggi, aconfronto di vent’anni fa, c’è molta piùofferta di informazione in tal senso ma lepersone che dovrebbero essere attente edinteressate dimostrano a volte poco desi-derio di apprendimento.”

Vuoi parlarci delle attrezzature in-

dividuali di soccorso/autosoccorso che

chiunque e a qualsiasi titolo frequenti

la montagna invernale deve avere sem-

pre con se, analizzando anche l’uso del

nuovo, anche se sperimentato ormai

da decenni, airbag?

“Avventurandosi in zone vergini sideve essere ancora più coscienti di quan-to si sta per intraprendere e dopo averprogrammato l’escursione studiando lazona e tenendo conto dei comunicati me-teorologici particolareggiati di quella

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zona si deve prendere in considerazionel’adeguata attrezzatura da utilizzare. E’sottinteso che il minimo della attrezzatu-ra personale deve essere composto dapala, sonda ed A.R.T.Va. Mentre vedopiù indicato l’utilizzo dell’airbag per chilavora in prossimità delle piste o rileva iprofili della neve o in particolare per ilsoccorso organizzato: la scelta dell’air-bag deve esser fatta anche prendendo inconsiderazione il suo peso e volume, chedeve essere trasportato nello zaino. L’a-spettativa verso le nuove attrezzaturesempre più sofisticate, telefonini, GPS,ecc. di ultima generazione, non deve in-durci a credere che tali mezzi tecnologi-ci si incaricano della sicurezza della no-

stra persona, non possiamo riversare lìtutta la nostra esigenza di prevenzione:sono mezzi utilissimi ma, ripeto, è es-senziale una cultura della montagna, del-la natura e comprendere il concetto diprevenzione.”

I media, l’opinione pubblica, i po-

litici ad ogni tragedia causata dalle va-

langhe vorrebbero emanare delle leggi

che prevedano pene severissime, dalla

multa al carcere, anche per chi rima-

ne investito da una valanga. Quale è il

tuo pensiero e in ultima analisi è possi-

bile ridurre a zero il rischio valanghe in

inverno nelle zone montane?

“Il rischio valanghe difficilmente po-trà essere eliminato: l’idea di aver tutta la

nostra vita avvolta nella maggior percen-tuale di sicurezza non esiste. Bisogna la-vorare sulla filosofia del rischio, accet-tarlo, comprenderlo ed eseguire con ra-gionevolezza ogni azione. Non con proi-bizioni, carcere, multe si educano le per-sone, anzi si deve fare una continua cam-pagna informativa e di prevenzione.Campagne informative rivolte non soloai fruitori della montagna ma anche ver-so il comparto ministeriale, l’autoritàgiudiziaria, le Istituzioni che dovrannoricevere dagli esperti, che avranno giàprovveduto ad autoregolamentarsi, pre-cise comunicazioni ed informazioni pri-ma di emanare qualsiasi atto legislativo.Un conto è autoregolamentazione, un al-tro conto è la legislazione che limita lamovimentazione in montagna. “

Si può affermare che la maggior

parte dei travolti da valanga, dalle

Alpi all’Himalaia, sono degli incompe-

tenti, privi di esperienza e preparazio-

ne che senza cognizione di causa vanno

alla ventura?

“Anche chi conosce la valanga scieti-ficamente rischia, certamente uno studioed una conoscenza dell’ambiente alpinocome già precedentemente detto è essen-ziale, la preparazione fisica è essenziale,la tecnologia ci aiuta: ma il rischio rima-ne, possiamo solo diminuire la sua per-centuale. Anch’io a volte ho percorso del-le zone pericolose, ma con cognizione dicausa.”

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Curriculum

Giovanni Kappenberger 1948

Nato e cresciuto a Lugano in Ticino, Svizzera. Studia al Politecnico Federale ETHZurigo e si laurea in scienze naturali con tesi in glaciologia, presso il Prof. F.Müllernel ‘75 (Bilancio di massa e movimento del ghiacciaio Laika, a Coburg Island CA). Dal 1976 al 2008: meteorologo a MeteoSvizzera e dal 1979 è previsore pressol’osservatorio ticinese di Locarno Monti.Nel 1974 e ’75: spedizioni scientifiche nell’Artide, (ricerca su clima e ghiacci).Alcune spedizioni alpinistiche nelle Ande (Huascaran Nord e Sud, 1976) enell’Himalaya (Tilicho 1980). Nel 1991 e 1992 due spedizioni scientifiche nelLangtang del Nepal: la prima, idro-glaciologca, la seconda, ambientale, con ilprogetto Ev-K2-CNR nel ‘92. Nell’autunno 2006 rifacimento delle foto dei ghiacciai del Khumbu, dopo 50 anni:(riprese del Prof F.Müller, membro della spedizione Svizzera all’Everest del 1956). Nelle Alpi: dal 1978, su incarico del comitato glaciologico svizzero, responsabiledelle misure di bilancio di massa sul ghiacciaio del Clariden, su due punti chevengono seguiti dal 1914. Dal 1991 misure di bilancio di massa sul ghiacciaio del Basodino.Dal 1991 al 2001 membro della commissione glaciologica svizzera.Partecipazione a diversi viaggi glaciologici (Peru, Alaska e Russia orientale,Kilimanjaro)Altre attività: istruttore nivo-meteo, in particolare nei corsi di prevenzione allevalanghe del Club Alpino Svizzero C.A.S. Alcune perizie per altrettanti incidenti davalanga. Membro del gruppo cantonale Valanghe dal ‘95.Redattore della carta scialpinistica di Swisstopo 1:50.000, foglio 276 San Bernardino. Da 25 anni corsi di scialpinismo con deboli di vista e ciechi. Sposato con Maja: 3 figli, tra i 25 ed i 29 anni.Dalla primavera 2008 municipale a Cavigliano, per il gruppo Socialità e ambiente.

Pubblicazione principaleIl tempo in montagna, Giovanni Kappenberger e Jochen KerkmannManuale di meteorologia alpina.Su commissione dell’AINEVA (Associazione Interregionale NEve VAlanghe)Editore Zanichelli 1997. Premio ITAS a Trento nel 1998.

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il Soccorso Alpino dicembre 201024

L o scorso maggio si è tenuto aSaalfelden (Austria) il consuetoincontro internazionale, il cui

tema principale affrontato è stato il soc-corso medicalizzato in grotta. Il tema èstato trattato in maniera diversa a secon-da dei soccorsi che sono intervenuti, mala cosa interessante è che da qui si è co-stituito un gruppo di medici che intendelavorare nel corso dei prossimi anni sul-le varie problematiche sanitarie. Proble-matiche che da anni sono trattate in ma-niera a volte similare, a volte non, davari medici di soccorsi in giro per le grot-te di mezza Europa.

Per cui nei prossimi incontri annualiin programma, a partire da quello previ-sto per settembre 2011 in Croazia, il neo-nato gruppo di lavoro medico raccoglierài medici delle organizzazioni che hannoaderito e si spera altri nuovi per affron-tare i molti problemi messi alla luce dal-l’incontro di Saalfelden.

Presenti le organizzazioni che giàavevano partecipato lo scorso anno aTreviso si è aggiunto il Soccorso spe-leologico inglese, soccorso caratterizza-to da interventi in cavità poco profonde,ma spesso con problemi di allagamento

e una storia comunque di cinquanta annialle spalle.

Si è discusso sull’opportunità di fareun sito internet relativo ai Soccorsi spe-leologici europei per migliorare le co-municazioni tra le varie organizzazioni.

Per ciò che concerne l’istituzione diuna associazione vera e propria si è co-minciato a pensare come potrebbe esse-re, bisogna scrivere uno statuto, e tuttociò che caratterizza le associazioni. Di-rei che c’è ancora molto da fare e leidee sono poche e confuse, credo chedovremmo essere noi del C.N.S.A.S. aoccuparci della cosa per evitare di tro-

varci in futuro ad appartenere ad una as-sociazione con regole associative pocochiare.

Ipotesi di lavoro per la costituzione di una struttura organizzata che si occupi di Soccorso speleologico a livello europeo

La futura Organizzazione europea deiSoccorsi speleologici avrà due ruoli,compiti fondamentali, e ben distinti an-che se ovviamente uno non può esisteresenza l’altro.

Soccorso Speleologico • Soccorso Speleologico • Soccorso Speleologico •

Aggiornamento situazione

soccorsi europei dopo l’incontro

di Saalfelden (Austria)

a cura diAlberto Ubertino

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25dicembre 2010 il Soccorso Alpino

1. Formazione Formazione sotto tutti i punti di vista,

organizzativa, tecnica, sanitaria, ecc…Scambio di esperienze, uso dei materia-li, filosofie di intervento, problematicheparticolari legate alla subacquea o alla di-sostruzione. Questo potrà avvenire comescambio tra le varie organizzazioni op-pure in senso unilaterale tra un’organiz-zazione più preparata e una che si staformando. A partire dal prossimo incon-tro internazionale cambierà la filosofia egestione dell’incontro stesso in quanto cisaranno gruppi di lavoro separati che ve-dranno la partecipazione di persone pre-parate sulla materia siano essi medici otecnici che tratteranno specifici temi inmaniera approfondita e fruibili solo a

pendo di non essere preparati a farlo siadal punto di vista tecnico che umano. Diqui la richiesta al C.N.S.A.S. per unaeventuale possibile collaborazione e in-vio di squadre in caso di intervento.

Al momento occorre fare un lavoro dicensimento preciso in molte nazioni eu-ropee, ma sicuramente vi sono situazio-ni simili, aree carsiche dalle grandi po-tenzialità nelle quali si aprono grotteprofonde e complesse e parallelamenteorganizzazioni locali di soccorso che nonhanno preparazione sufficiente per in-tervenire in caso di incidente.

Una efficiente organizzazione euro-pea può avere anche un ruolo attivo nelcoordinamento di soccorsi nazionalichiamati a intervenire nel caso di inci-denti complessi in nazioni quali Cina,Libano, Filippine solo per fare alcuniesempi in cui non esistono organizza-zioni di soccorso paragonabili a quelle

europee, ma sono teatro spesso di esplo-razioni da parte di speleologi europei.

Non per auto lodarsi in quanto servea nulla, ma per essere obbiettivi, ilC.N.S.A.S. seguito dal Soccorso france-se è sicuramente l’organizzazione di soc-corso in grotta più preparata sotto tutti ipunti di vista, ovviamente con il doveredi confrontarsi continuamente con l’e-sterno per potersi migliorare e perfezio-nare. Internet ha velocizzato la comuni-cazione, così siamo aggiornati in temporeale sugli incidenti che capitano nellegrotte in giro per il mondo, ed il caso del-lo speleologo morto negli USA lo scor-so novembre ci fa pensare che è nostrodovere mettere le nostre competenze alservizio di altre nazioni per il fine unicoe nobile di salvare la vita ad uno speleo-logo ferito in grotta indipendentementedal Paese nel quale esso succede.

Piano operativo anno 2011 a. Censimento dei dati significativi

delle organizzazioni di Soccorso speleo-logico in Europa.

b. Partenza nuova piattaforma inter-net per velocizzare le comunicazioni trale diverse nazioni.

c. Individuazione Paesi speleologi-camente significativi con assenza di or-ganizzazione di soccorso o di modestecapacità, presa di contatto con le orga-nizzazioni speleologiche al fine di favo-rire il dialogo tra le stesse e le organiz-zazioni di soccorso speleologico limitro-fe.

d. Studio di quello che potrebbe es-sere una bozza di statuto dell’associa-zione.

Soccorso Speleologico • Soccorso Speleologico • Soccorso Speleologico •

persone del mestiere. Parallelamente cisarà spazio per altre persone di discute-re su altri temi o di ragionare sui risulta-ti prodotti dai vari gruppi di lavoro, men-tre i responsabili dei vari soccorsi nazio-nali dovranno gettare le basi per la na-scitura nuova associazione.

2. Interveti operativi in caso di incidenti

Proprio da Saalfelden sede dell’at-tuale incontro è partito qualche anno fatutto quello che si sta muovendo a livel-lo europeo. Con l’esplorazione di unanuova cavità nelle Alpi bavaresi che sisviluppa per alcuni chilometri raggiun-gendo i mille metri di profondità, i re-sponsabili del Soccorso speleologico lo-cale si sono trovati nell’imbarazzante po-sizione di dover eventualmente interve-nire per un incidente in una cavità sa-

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27dicembre 2010 il Soccorso Alpino

A quasi un anno di distanza deitragici eventi del 26 dicembre2009 che hanno colpito la Val

di Fassa, il Ministro degli interni Rober-to Maroni ha consegnato otto medaglied’oro. La cerimonia si è svolta a Trentonell’Auditorium Santa Chiara, gremitoda una marea di giacche rosse dei vo-lontari del Corpo nazionale soccorso al-pino e speleologico.

La tragedia, che aveva provocato unaforte emozione e cordoglio in tutto ilPaese, si era consumata in Val Lasties.Ai funerali solenni, svoltisi a Canazei,aveva partecipato anche il Capo del Di-partimento nazionale della Protezione ci-vile Guido Bertolaso.

La sera del 26 dicembre 2009, settevolontari del C.N.S.A.S.: AlessandroDantone; Diego Perathoner; RobertoPlatter; Luca Prinoth; Erwin Riz; MartinRiz; Sergio Valentini, non esitarono, congli sci ai piedi, a partire alla ricerca deidue giovani friulani, Fabio Baron e Die-go Andreatta, che erano dati per dispersi.

Purtroppo il generoso slancio di soli-darietà costò la vita a ben quattro soc-corritori:

Alessandro Dantone; Diego Perathoner; Luca Prinoth;Erwin Riz.

La solenne cerimonia di consegnadelle medaglie d’oro, sette al Valor civi-le ai tecnici del C.N.S.A.S. e una al Me-rito civile al C.N.S.A.S., è stata intro-dotta dalle commoventi note del Signoredelle cime, intonato dal Coro Val di Fas-sa. Sono seguiti gli interventi delle Au-torità presenti.

Particolarmente sentito e commo-vente l’intervento (che riportiamo inte-gralmente) del Presidente nazionale delC.N.S.A.S. Pier Giorgio Baldracco.

Dense di pathos le parole del Mini-stro Maroni, che ha ringraziato “l’interosistema della Protezione civile italiana,un sistema di eccellenza che ci viene ri-conosciuto in tutta Europa. Questi ra-gazzi,” ha continuato Maroni “rischianola vita per un grazie. Chiedendo questemedaglie ho voluto dimostrare la rico-noscenza dello Stato.”

Ancora il Ministro ha aggiunto “l’im-prudenza non è mai dei soccorritori:quando perdono la vita è per eccesso dialtruismo. L’imprudenza è di chi si met-te in situazioni in cui non dovrebbe es-serci. Le regole ci sono, ad esempio evi-tare di andare in montagna quando cisono condizioni di rischio.”

Il Ministro Maroni ha infine conse-gnato nelle mani di Federica, moglie diAlex Dantone, di Fiorenzo, padre di Die-

go Perathoner, del piccolo Michael, fi-glio di Luca Prinoth e della mamma diErwin Riz, Rita le medaglie d’oro allamemoria. La motivazione, per ciascunaonorificenza recita:

”Con sprezzo del pericolo e ge-neroso spirito altruistico nonostan-te l’oscurità partecipava alle opera-zioni di ricerca di due escursionistidispersi in alta montagna, ma rima-neva sepolto da una valanga, per-dendo tragicamente la vita. Mirabi-le esempio di umana solidarietà edi grande coraggio, spinti sino al-l’estremo sacrificio.”

Maroni ha sottolineato: ”E’ statocommovente incontrarli perché ho vistonei loro occhi l’orgoglio di essere pa-renti di queste persone e l’immenso do-lore della perdita.”

Il Ministro ha consegnato le medaglied’oro al Valor civile ai tre sopravvissuti:Roberto Platter; Martin Riz; Sergio Va-lentini.

Infine ha appuntato, sul labaro delCorpo nazionale soccorso alpino e spe-leologico, la medaglia d’oro al Merito ci-vile che va ad affiancarsi a quella dellontano 1969 ed alla medaglia d’oro del-la Protezione civile, recentissima, del 9novembre 2010, ricevuta dal Presidentedel Consiglio dei Ministri.

Il Ministro Maroniconsegna le medaglie d’oro

a cura di Alessio Fabbricatore

Quattro alla memoria, tre ai sopravvissuti,una al CNSAS.

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foto Alex Stor

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È passato quasi un anno daltragico 26 dicembre 2009, iltempo non ha ancora mitigato

negli amici, nei famigliari, neisoccorritori e in noi tutti gliavvenimenti di quel fatidico giornoquando Alessandro, Diego, Erwin eLuca se ne sono andati per sempreinghiottiti da una fiumana di cristallidi neve che ha spezzato le loro vite, lenostre certezze e ci ha posto davantia profondi quesiti.Sono stati momenti duri, difficili,angosciosi, terribilmente pesanti. Hoben vivo il ricordo del giorno deifunerali quando lo smarrimento lopotevi tagliare con il coltello come ilfreddo che ci attanagliava tutti, ma dicui non importava niente a nessunotanto la testa era persa nel chiederecosa era successo, come era successoe perché proprio a loro che nonerano certo dei pivelli. Domande cheanche oggi non trovano risposte. Maforse è giusto così, a volte ledomande non hanno e non devonoavere risposta.Mi ricordo che quella sera rientrandoin auto dalla Val di Fassa, ero conaltri componenti del soccorso,durante un giornale radioapprendemmo che c’erano deidispersi in montagna e che dellesquadre li stavano cercando, proprioqui in Trentino. Forse i malcapitatierano stati investiti da una valanga,la notizia del travolgimento sidimostrerà poi una bufala, ma percerta stampa il fatto era troppoghiotto per lasciarlo cadere. Qualcuno di noi affermò che non eragiusto perché almeno in quel giornonessuno avrebbe dovuto perdersi enessuno lo avrebbe dovuto andare acercare. Ed era vero in fondo era ilpensiero di tutti e ci venneletteralmente il brivido alla schiena apensare con quale spirito gli uominidel soccorso si erano messi in azione,e soprattutto con quale spiritoavrebbero detto a casa: esco per unaricerca, non so a che ora torno ..., equale era lo spirito di chi stavavicino, lo sforzo nel capire nelcomprendere ancora una volta lospirito del dovere, e bloccare magariparole pensate e non dette del tipo:stai a casa, che ci vada qualcun altro,smettila di fare certe cose, pensaanche a noi…E’ facile cadere nella retorica ma lospirito del Soccorso alpino non è soloquello dei propri uomini chepartecipano direttamente all’azione,

ma va allargato a tutti i famigliari,amici, comunità che in qualche modo,in qualche maniera, supportano e inqualche caso permettetemi di diresopportano, chi fa appunto parte delSoccorso alpino.In questa serata, più o meno aquest’ora, all’imbrunire quando nonè più giorno e non è ancora notte, perun caso che ha voluto sia il 26 delmese così come l’anno scorso, ilPresidente della Repubblica GiorgioNapolitano che pubblicamenteringrazio, su proposta del Ministrodell’Interno Onorevole RobertoMaroni, che ci onora della Suapresenza e che ringrazio a nome miopersonale e di tutti gli uomini delSoccorso alpino per questo gesto dialta sensibilità e di stima nei nostriconfronti, saranno consegnate lemassime onoreficenze al Valor civileche uno Stato, una Nazione può dareai propri uomini.E’ una lista lunga formata da uominifuori dal comune, uomini veri, quelliche lasciano il segno, quelli checredevano in un ideale. Uomini chesicuramente non si sentivano deglieroi, ma persone assolutamentenormali, uomini che vanno ricordati eadditati come esempio per chi èrimasto, per i nostri giovani, per lanostra società che scricchiola allaricerca di valori da seguire.

Abbiamo avuto il privilegio e lafortuna di conoscere e di condividerecon alcuni di loro un pezzo di strada,di camminare assieme per un buontratto di sentiero, passando assiememomenti belli e momenti brutti comequotidianamente la vita ci riserva.Forse non abbiamo colto appieno ilmessaggio e l’esempio che ci stavanodando, ma ora che tutto è più chiarospetta a noi portare avanti questomessaggio come riconoscenza egratitudine per quanto hanno fatto.Ma oltre al riconoscimento per chinon c’è come Alessandro, Diego,Erwin e Luca e gli amici Martin,Roberto e Sergio che facevano partedi quella tragica squadra, ilPresidente della Repubblica ha volutoinsignire di una onoreficienzal’intero C.N.S.A.S. e di questo nesiamo davvero grati e orgogliosi.Da uomini di montagna non siamomolto attenti a queste cose,sicuramente non le andiamo acercare, ma se ci arrivano ci fannoancora più piacere. Così come ci hafatto piacere ricevere la medaglia alValor civile nel lontano 1969, ericevere il 9 novembre scorso dalPresidente del Consiglio dei Ministrila medaglia d’oro della Protezionecivile per la nostra attività durante ilterremoto che ha sconquassatol’Abruzzo.Di questa medaglia data al Corpoche onora i nostri ideali, valorizza lenostre fatiche ed esalta l’impegno edil lavoro compiuto da migliaia divolontari nella più assoluta normalitàe quotidianità, permettetemi, perquanto sopra ho espresso, diallargare questo riconoscimento aifamigliari, agli amici ed anche alleistituzioni che ci permettono di fareciò che facciamo.

Pier Giorgio BaldraccoPresidente nazionale CNSAS

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N ei giorni dal 6 al 10 ottobre inVersilia si è svolto quello che ri-teniamo uno dei corsi cardine

all’interno del C.N.S.A.S. ovvero la for-mazione I.R.Tec.S.

La figura dell’Istruttore regionale èsicuramente di fondamentale importan-za e diviene il primo punto di riferimen-to per l’aspirante tecnico all’inizio delsuo percorso nel Piano formativo.

Alle Scuole regionali vengono, infat-ti, assegnati compiti indiscutibilmentedelicati e sicuramente per nulla sempli-ci: l’accoglienza e il trasferimento dellenecessarie competenze all’aspirante tec-nico per il raggiungimento di quello cheal momento è il suo obiettivo, cioè ilconseguimento della qualifica.

Tra gli obiettivi primari dellaS.Na.T.S.S. allora trova il giusto spaziola formazione dell’I.R.Tec.S.

Formazione tecnica e didattica, stru-menti che serviranno a sviluppare, pro-grammare, gestire e verificare tutto

quanto le Scuole regionali si apprestanoa realizzare.

Senza pretesa alcuna, ma mettendo adisposizione l’esperienza maturata inanni di pianificazione a livello naziona-le, è stato pensato un corso ritagliatosulla figura di chi deve lavorare sulcampo con aspiranti e tecnici.

Partendo da un aggiornamento tecni-co personale di livello avanzato abbia-mo voluto alternare momenti didattici inaula ad attività di palestra e momenti didiscussione collegiale. Abbiamo cercatodi consegnare quanto più materiale pos-sibile, cartaceo ed informatico. Speria-mo di aver centrato il metodo giusto, maquesto lo sapremo solo più avanti.

Il percorso di formazione I.R.Tec.S.presentato ai direttori delle Scuoleregionali nella riunione del 10 maggio2010 a Roma, prevede la partecipazionedell’aspirante I.R.Tec.S. al corso di for-mazione, ad una giornata in affianca-mento con elementi della S.Na.T.S.S. inun evento nella delegazione di apparte-nenza (evento che prevede uno spaziodedicato all’aggiornamento personaledell’aspirante) e la verifica sempredurante un’attività nella propria delega-zione. Questa scelta è stata dettata dal-l’esigenza di mettere a proprio agio l’a-spirante istruttore, permettendogli cosìdi esprimere al meglio le sue capacità.

Nell’evento formativo appena svoltole caratteristiche predominanti sonostate la formazione in affiancamento el’interattività, due elementi che hanno

dato dinamicità ai quattro giorni dicorso.

L’impostazione data all’evento èrisultata vincente e confermata dai com-menti positivi esposti dai partecipantinel momento dei congedi.

Naturalmente non sono mancate cri-tiche, comunque di carattere costruttivoche permetteranno di migliorarci infuturo.

Alle fasi di dimostrazione nell’espo-sizione di lezioni sia sul campo che inaula, sono seguiti esercizi pratici esegui-ti dagli allievi, conclusisi sempre condiscussioni collettive.

In pratica è stata trovata la giustaalternanza aula/palestra con l’adozionedel metodo a lezione partecipata.

Al corso hanno partecipato venti-quattro allievi provenienti dalle delega-zioni 2a, 3a, 4a, 6a, 7a, 8a, 9a, 10a, 11a, 14a,che rappresentano buona parte delleScuole regionali.

In linea di massima sono stati quattrogiorni intensi, ma vissuti con spirito dicondivisione e soprattutto con la vogliadi sperimentare e mettersi in gioco. Lasemplicità di linguaggio (che non signi-fica banalità) è stata ancora una volta iltramite per abbattere le barriere Istrutto-re/allievo e permettere di ottenere daentrambe le parti quanto di meglio sipotesse offrire.

Un sincero ringraziamento a chi hacurato la logistica dell’evento e all’ospi-talità di Marco nella sua pensione leGiraffe in quel di Marina di Pietrasanta.

Un doveroso arrivederci agli allie-vi I.R.Tec.S. sperando in un proficuopercorso formativo e una positivaverifica.

SNaTSS • SNaTSS • SNaTSS • SNaTSS • SNaTSS • SNaTSS • SNaTSS

FormazioneIstruttori regionali 2010L’importanza diun corso ben strutturato

per la S.Na.T.S.S.Ruben Luzzana, Paolo Capelli

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32 il Soccorso Alpino dicembre 2010

A l termine del 2010 scadrà la de-roga al piano formativo dellaScuola nazionale tecnici soc-

corso in forra e , a meno di variazionidell’ultima ora, a partire dal 1° gennaio2011 il Piano formativo entrerà definiti-vamente a regime.

In vista di questa importante scaden-za, i Servizi regionale e provinciali han-no richiesto la presenza della S.Na.For.nella programmazione e la realizzazionedi una serie di attività finalizzate all’ag-giornamento ed alla qualificazione deitecnici, per l’acquisizione dei livelli ope-rativi previsti dal Piano formativo, ri-spettivamente di Operatore forra, Ope-ratore soccorso forra e Tecnico soccorsoforra.

In particolare, c’è da rilevare comequest’anno ci sia stata una vera e propriacorsa alla formalizzazione della situa-zione qualifiche, al punto che laS.Na.For. si trova tuttora impegnata nel-le attività didattiche, le quali si conclu-deranno verosimilmente nel mese di di-cembre.

Il bilancio finale può quindi ritenersimolto positivo, se si considera che ormaiquasi tutti i Servizi regionali e provincia-li dispongono di un nucleo di specialistipreparati a gestire un’emergenza in forra.

I positivi riscontri sul piano operati-vo si sono potuti apprezzare anche nelcorso di una serie di interventi di soc-corso, risolti in modo più che adeguato eche, numericamente parlando, vanno adincrementare la casistica degli interven-ti di alto contenuto tecnico, volendo conquesto sottolineare che la tendenza, pur-troppo, è verso un aumento degli inci-denti.

Parliamo, soprattutto, di quei siti pre-senti sul nostro territorio noti a livello eu-ropeo, come per esempio la Val Chia-venna e la Val D’Ossola.

L’attenzione al settore forre, sia comepercezione del problema da parte dei Ser-vizi regionali/provinciali, sia in termini diinteresse da parte dell’organico interes-sato a specializzarsi, è sicuramente au-mentata ed ha portato la S.Na.For., giàdallo scorso anno, ad un’analisi ap-profondita sulle necessità contingenti efuture del settore.

Uno dei problemi più sentiti è legatoalla necessità di garantire l’efficienzadell’organico attraverso una continuitànell’addestramento, problema che tutta-via non trova facile soluzione nelle re-gioni prive di istruttori o tecnici esperti disoccorso in forra.

Per sopperire a questa carenza, consi-derato che la formazione strutturata coninterventi spot mostra sempre più i suoi li-miti, soprattutto nelle realtà peninsulari, laS.Na.For. ha pensato di dar vita alla for-mazione di un primo contingente diIstruttori Regionali Tecnici di Soccorso inforra (I.R.For.), selezionandoli tra i T.S.F.e gli Istruttori tecnici del Soccorso alpinoe speleologico con esperienza di soccor-so in canyon.

In questa logica, dal 29 luglio al 1agosto, in Val Chiavenna, ventuno can-didati hanno potuto partecipare al primo

corso di formazione per I.R.For., duran-te il quale sono state illustrate le tecnichefondamentali in uso nella Scuola nazio-nale.

Successivamente, dopo la pausa esti-va, durata il periodo necessario a meta-bolizzare i concetti fondamentali recepi-ti durante la formazione, i candidati sisono sottoposti alla verifica, che si è svol-ta dal 1 al 3 ottobre nel comprensoriodella Val D’Ossola.

Si è trattato di una serie di prove ar-ticolate come segue:

a. esposizione in aula/falesia di una

Una scelta per il futuro:

uno sguardo sull’attività,alla vigilia dell’applicazionedel Piano formativo SNaFor

testo e immagini diGiuseppe Antonini

SNaFor • SNaFor • SNaFor • SNaFor • SNaFor • SNaFor • SNaFor • SNaFor • S

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33dicembre 2010 il Soccorso Alpino

lezione frontale a scelta su cinque argo-menti indicati dalla S.Na.For., prova ten-dente a verificare la capacità a struttu-rare una lezione con argomenti posti insequenza logica, esposti in modo chiaroed efficace;

b. esposizione in aula/falesia di unargomento a sorpresa indicato dallaS.Na.For., prova tendente a verificare lacapacità di risposta ad una richiesta dichiarimenti su argomenti non stretta-mente pertinenti la lezione programma-ta, ma comunque inseriti nel piano for-mativo;

c. dimostrazione della padronanzanella tecnica di progressione e soccorsoin forra, come codificato dalla S.Na.For.,prova pratica tendente a verificare l’e-sperienza, con scelta della tecnica piùadeguata al contesto, sia nella progres-sione di squadra che nella movimenta-zione della Barella canyon;

d. dimostrazione delle capacità di rea-zione ad imprevisti ed emergenze in am-biente, prova pratica tendente a faremergere lo spirito di osservazione, in-teso come capacità a leggere i segnalidell’ambiente, per prevenire situazioni dirischio, nonché la reattività, collegataalle scelte più opportune di fronte aduna situazione imprevista.

Al termine delle valutazioni, hannosuperato positivamente la verifica ed ot-tenuto la qualifica di Istruttore regionaledodici candidati, per i quali si profila al-l’orizzonte un corso di aggiornamentotecnico finalizzato alla standardizzazio-ne tecnica ed all’allineamento della me-todologia didattica.

In pratica, il necessario completa-mento al bagaglio tecnico dell’I.R.For.

Si tratta di un passo importante per laScuola, poiché con l’incremento del nu-mero dei formatori, seppure con compe-tenza territoriale, questi ultimi potrannorendere un contributo fondamentale allacrescita del settore.

Gli Istruttori regionali potranno cioèaffiancare sul proprio territorio gli Istrut-tori nazionali, che si spera possano dedi-carsi principalmente a funzioni di sup-porto e controllo dell’uniformità didatti-ca.

In definitiva gli I.R.For. si appresta-no ad essere un prezioso strumento per laS.Na.For. in ambito territoriale, sia perquanto concerne la continuità dell’azio-ne didattica, che per un collegamentocon la Scuola nazionale cui serve il pol-so della situazione nell’area di riferi-mento.

Altro obbiettivo che si intende otte-nere con questa operazione è una diver-sa destinazione delle risorse, che si au-spica possano essere utilizzate per co-prire un maggior numero di eventi for-mativi, soprattutto nelle realtà in cresci-ta o che necessitano di un’azione forma-tiva più incisiva e continuativa.

Infatti, risulta del tutto evidente chel’alleggerimento del carico formativo,attualmente svolto esclusivamente dagliIstruttori nazionali, consentirebbe di de-stinare altrove una parte delle energie edelle risorse, per esempio nello sviluppodi nuove tecniche e materiali per il soc-corso, ma anche nella prevenzione.

Quindi, ampliare l’organico del cor-po docente in modo qualificato e pro-porzionato alle esigenze, in prospettiva èun investimento per l’organizzazione.

Naturalmente, com’è nello spiritodelle scuole C.N.S.A.S., l’operazionepuò essere efficace solo se i futuri for-matori territoriali sono assolutamenteall’altezza del ruolo.

Il livello tecnico richiesto deve quin-di essere sufficientemente elevato, ram-mentando che in forra i pericoli oggetti-vi sono dinamici in quanto direttamen-te collegati all’acqua, elemento costantee mutevole che non ammette distrazionio atteggiamenti superficiali.

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Il compito del formatore in questocontesto è molto arduo, in quanto le ca-ratteristiche dell’ambiente richiedonouna sorveglianza continua dei soggettiimpegnati, cosa non sempre possibile inalcune situazioni.

Proprio per questo il formatore devegiocare d’anticipo, riconoscendo pertempo i segnali ambientali, adeguandola tecnica al contesto, senza dimentica-re che spesso incombe la possibilità diun errore di valutazione.

Al verificarsi di un imprevistol’istruttore dovrà quindi aver pianifica-to una strategia di emergenza con ri-sposta immediata, ben sapendo che inacqua il tempo utile si conta general-mente su una scala di … istanti.

Tuttavia, per un’azione formativaincisiva non è sufficiente disporre dibravi tecnici i quali, infatti, dovrannoavere anche capacità comunicative, alfine di esercitare un’efficace azionedidattica.

In altre parole, l’istruttore dovrà cor-rispondere al profilo atteso, ovvero:

1. conoscere in modo approfonditola tecnica di canyoning e di soccorso inforra, secondo gli standard elaboratidalla S.Na.For.;

2. saper leggere i segnali ambienta-li per riconoscere e valutare il pericoloin forra (spirito di osservazione);

3. saper scegliere la tecnica adegua-ta al contesto (competenza ed esperien-za);

4. saper comunicare (capacità co-municative, ovvero trasmettere la co-noscenza e l’esperienza, con metodo);

5. sapersi relazionare con il gruppo(capacità di relazione con le persone).

Si chiede cioè all’Istruttore di ga-rantire la sicurezza del gruppo in for-mazione e, come sappiamo, a questo li-vello di competenza si arriva con il tem-po e la buona volontà; ma anche, tal-volta, con una buona dose di fortuna.

Vale la pena di rammentare, a que-sto proposito, che nella storia persona-le di molti istruttori del C.N.S.A.S. si ri-trovano facilmente esperienze forti e di-savventure.

Sfuggire a circostanze difficili, tal-volta tragiche, aiuta a costruire un ar-chivio di situazioni rischiose che sono atutti gli effetti gli anticorpi a protezionedi chi inizia l’attività di soccorso.

Alla fine, il valore dell’esperienza èla forza vera del C.N.S.A.S., ciò chepermette di distinguerci ancora da chipensa che la qualifica sia solo una firmasu un pezzo di carta.

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Rettifica: l’articolo della S.Na.For. apparso sulnumero 1 del gennaio 2010 a titolo: Esercitazione congiunta tra il personale dei CentroCarabinieri Subacquei ed il CNSAS, è stato erroneamente attribuito a GiuseppeAntonini. Si tratta in realtà di un testo elaborato dai militaridel Centro Carabinieri Subacquei di Genova.

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peraltro assai pochi, e a quelli più esper-ti ed incalliti, in giro per i boschi s’in-contrano cercatori occasionali e, a vol-te, anche intere famiglie. Spesso peròmanca una vera consapevolezza dei ri-schi che l’andar per boschi a cercar fun-ghi comporta. In realtà, parlare di fun-ghi significa parlare di bosco, di mon-tagna e quindi di terreno difficoltoso:spesso alcuni boschi assumono, per po-sizione, conformazione ed orografia, irequisiti propri dell’ambiente impervioed ostile.

Senza pensare a particolari diffi-coltà, un bosco fitto può sottoporre ilcercatore a notevoli ostacoli di marciaconsiderando che, inevitabilmente, ven-gono abbandonati i sentieri più comodiper addentrarsi verso zone meno battu-te e più propizie alla raccolta.

Dando un’occhiata a ciò che succe-de ci si accorge che mediamente ognianno, in Italia, i casi d’intossicazione oavvelenamento sono molto numerosima, per fortuna, estremamente rari ri-sultano i decessi legati a questi motivi.Diversamente, gli incidenti causati dainfortunio non sono così elevati come icasi d’intossicazione con lo spiacevolerisultato, però, che i casi di decesso perincidente ammontano annualmente aqualche decina.

Qualcuno ricorderà che nel 2005 lastagione di raccolta funghi fu partico-larmente lunga e favorevole al punto

d’incrementare la popolazione di cerca-tori in modo significativo. In quell’an-no il Soccorso alpino attuò oltre quat-trocento interventi a favore di cercatoriin difficoltà recuperando, purtroppo, 43vittime.

Quest’anno è stata un’altra stagionenegativamente eccezionale per gli inci-denti causati, nella maggioranza deicasi, per scivolata su terreno impervio.

Di fatto, oltre alla scivolata comefattore predominante, ci sono anche casidi malore che, perlomeno a volte, pos-sono determinare l’origine stessa dellascivolata; con ogni probabilità questoaspetto può essere ricondotto al fattoche la predominanza della popolazionedei cercatori ha un’età superiore ai 60anni, alcuni sono over 80.

Pensando alla scivolata come unodei pericoli maggiori per il cercatore difunghi, è bene ricordare che l’uso an-cora diffuso dello stivale di gomma nonoffre alcun sostegno al piede che risul-ta libero di ruotare nel suo interno quan-do si cammina in ambiente impervio,pertanto l’uso dello stivale è da sconsi-gliare vivamente anche su terreni appa-rentemente poco impegnativi. Qualcu-no continua a pensare che lo stivale digomma è utile contro il morso delle vi-pere; di fatto, sappiamo che questo pe-ricolo è assai limitato e certo non giu-stifica l’utilizzo di una calzatura cosìinefficace su certi terreni. Un robusto

Anche quest’anno la stagione diraccolta dei funghi, che appas-siona inesorabilmente una mol-

titudine di cercatori, si è conclusa por-tandosi con se, insieme a lauti bottiniche hanno rimpinguato i cesti, troppiricordi di incidenti spesso drammatici.

Il Soccorso alpino è stato impegna-to in numerosi interventi rivolti ai fun-gaioli che, in modo eloquente, testimo-niano il grande l’impegno sociale che ilnostro Corpo dedica all’intera popola-zione, ovvero, non solo a coloro chesono appassionati di alpinismo o spe-leologia.

La ricerca dei fungaioli dispersi pre-senta problematiche organizzative assaisuperiori alla ricerca degli escursionistiin difficoltà; infatti, questi ultimi simuovono lungo i sentieri mentre i rac-coglitori di funghi, inevitabilmente, unavolta entrati nei boschi, abbandonanopresto tracce e sentieri per raggiungerele fungaie più favorevoli e nascoste.

Tutto ciò costringe spesso ad opera-zioni di ricerca e soccorso, pressochésempre condivise con altre Organizza-zioni ed Associazioni, lunghe e labo-riose che richiedono anche un lavoro dicoordinamento efficace, a volte diffici-le da attuare.

Frequentemente le ricerche duranosvariati giorni ed esigono l’impiegoquotidiano di decine di uomini, di unitàcinofile ed il dispiegamento di mezzistradali ed elicotteri; insomma, un di-spendio di energie non indifferente.

Che siano maggiori le vittime per laricerca di funghi che quelle causate dal-le valanghe, al Soccorso alpino è notoda molto tempo tanto è che da anni èstata intrapresa una campagna specificadi sensibilizzazione; si è provveduto astampare opuscoli, diffondere comuni-cati stampa ed altro ancora. Purtroppo,va detto, sembra che la popolazione deicercatori di funghi, forse perché diso-mogenea, sia abbastanza refrattaria edifficile da raggiungere e coinvolgere inmomenti di riflessione. Così gli inci-denti si ripresentano puntualmente adogni stagione .

Oltre ad essere belli e buoni, pareproprio che i funghi siano capaci diesercitare, su molte persone, un fascinoirresistibile, un’attrazione fatale in gra-do di compromettere l’attenzione versociò che si sta facendo fino ad abbassa-re il livello di guardia; forse sta proprioqui il problema maggiore.

Insieme ai cercatori professionisti,

Belli, buonied irresistibili

Elio Guastalli

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il Soccorso Alpino dicembre 2010

pantalone lungo, abbinato a dei calzet-toni pesanti, costituisce un buon presi-dio in grado di ostacolare il morso delmalvisto e timido ofide.

Un buon paio di scarponi da monta-gna sono quindi d’obbligo, quanto l’u-so del cestino ed il rispetto delle regoleche disciplinano la raccolta dei prezio-si miceti; tutti concetti difficili da farpassare perché, come si diceva, è diffi-cile fare breccia in una popolazione cosìvasta che tende a non correggere certeabitudini.

Difficile far capire che nei boschi,specialmente non ben conosciuti maanche in caso di nebbia, maltempo o alsopraggiungere dell’oscurità, non èimprobabile perdere l’orientamentofino a perdersi irrimediabilmente. Unacarta topografica, una pila frontale, unindumento protettivo, possono esseremolto utili in certi frangenti e possonoaiutare, quando si perde il sentiero, anon perdere anche la testa facendosiprendere dal panico; ma quando maiabbiamo visto cercatori così equipag-giati?

Spesso i cercatori di funghi conti-nuano a muoversi da soli per mantene-re segreti i luoghi di raccolta; bisognaricordare che, in mancanza di compa-gni, un piccolo incidente può determi-nare situazioni difficili da controllare,ad esempio, una banale frattura può ir-reparabilmente obbligare all’immobi-lità ed alla conseguente impossibilità dichiamare soccorso.

Oramai sono diffusi ovunque siste-mi personali di comunicazione qualicellulari o radio ricetrasmittenti ma varicordato che, affidarsi ciecamente aquesti apparati può risultare deludentepoiché in montagna sono ancora fre-quenti le aree in ombra e fuori campo.

Altra buona regola che non dovreb-be essere trascurata da nessuno consistenel comunicare a famigliari o cono-scenti il luogo ed il percorso che s’in-tende seguire, non variarlo, ed avvisaredell’avvenuto rientro a casa; purtroppocapita ancora che ciò non avviene ed ilmancato rientro viene segnalato il gior-no dopo.

Non c’è nulla di peggio che cercareuna persona senza sapere bene in chezona è ragionevole indirizzare le ope-razioni di soccorso e, peggio ancora,trovarsi ad iniziare le ricerche con no-tevole ed irreparabile ritardo.

Come sempre e per altre attività ri-volte alla montagna, è importante cheognuno scelga di effettuare le propriescorribande nei boschi in base alle per-sonali condizioni e capacità; solo così sipotrà godere di una attività bella e rilas-sante, a contatto con la natura, ed in gra-do di coniugare molto bene aspetti am-bientali, scientifici e, perché no, culinari.

Un amico mi ha raccontato di averincontrato per i boschi un attempato maarzillo vecchietto che cercava funghiaccompagnato, oltre che dall’insepara-bile bastone, dalla sua gentile e giova-ne badante che gli faceva compagniaportandogli il cesto; lasciamo pure chequalcuno lo chiami stolto e sprovvedu-to, diversamente, noi che amiamo lamontagna, i boschi, i funghi, e vec-chietti non lo siamo ancora ma speria-mo di diventarlo, forse un giorno lo po-tremo imitare.

Stagione 2010:

un’estate segnata da numerosi incidenti

fra i cercatori di funghi

Il numero impressionante di incidenti a cercatori di funghi successi lascorsa estate ha portato il C.N.S.A.S. a lanciare l’allarme in una conferenzastampa prima che si concludesse la stagione propizia la raccolta. Nell’occa-sione, di fronte a giornalisti ed operatori del settore, il Presidente Baldraccoha sottolineato l’apparente anomalia di una stagione che, non ancora con-clusa, aveva già fatto registrare un record negativo ed infausto: 43 decessiad inizio settembre. Sottolineando l’impegno e le difficoltà che il Soccorsoalpino deve affrontare per prestare aiuto ai cercatori in difficoltà, il Presi-dente Baldracco ha poi richiamato l’attenzione su alcuni consigli preziosiche, si spera, possano essere recepiti dagli appassionati fungaioli. I Vice pre-sidenti Zani e Camerini hanno quindi posto l’accento sui dati e le cause degliincidenti e dei decessi, mettendo in evidenza che molte persone soccorse,causa scivolate e malori, hanno frequentemente età superiori ai anni 60 e, inalcuni casi, over 80.

Interventi a cercatori di funghi

anno Totale interventi Interventi cercatori Cercatori deceduti

2002 4.874 224 19

2003 5.810 77 13

2004 5.188 247 17

2005 5.563 430 43

2006 5.568 352 32

2007 6.256 187 35

2008 5.890 244 28

2009 5.013 261 36

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37dicembre 2010 il Soccorso Alpino

Il manuale raccoglie il frutto delle esperienze consolidate di ventisei anni di attivitàdella Commissione speleosubacquea del C.N.S.A.S. e rappresenta, a nostraconoscenza in quest’ambito il primo contributo mondiale.

L’opera, edita in formato tascabile, si articola in circa duecento pagine illustrate con uncentinaio di immagini a colori. Il volume è organizzato in diciotto capitolicomprendenti un’originale e articolata bibliografia per l’approfondimento dei vari temispecifici.Dai cenni storici, utili non solo per tracciare la storia della Commissione ma anche percomprendere l’evoluzione del pensiero e delle tecniche speleosubacquee, il testo passaall’analisi del contesto di riferimento e delle problematiche associate ai vari tipi diambienti ipogei nei quali si è operato e si prevede di intervenire. Seguono gli aspetticoncernenti la pianificazione delle immersioni in grotta e delle procedure operative dautilizzare nell’ambito di operazioni complesse e di soccorso. Le tecniche dimiscelazione, la preparazione dei gas utilizzati per le immersioni e il loro controllosono gli argomenti dei capitoli successivi. Un ampio spazio è dedicato alle nozioni preliminari che ogni potenziale tecnico delSoccorso speleosubacqueo deve possedere. A questo seguono due argomenti originalirelativi alla patologia nelle immersioni speleosubacquee ed all’allenamento specifico.Le successive nozioni sui materiali di base sono arricchite da considerazioni sull’usodei veicoli subacquei e sull’utilizzo dei rebreather nell’ambito degli interventi disoccorso speleosubacquei. Un capitolo infine è dedicato alle comunicazioni in grotta, argomento quanto maidelicato poiché attraverso queste ultime passa tutta la gestione dell’intervento e delle scelte necessarie. L’illustrazione del modelloorganizzativo durante l’intervento, le considerazioni sulla gestione dello stesso e delle relative responsabilità dei vari attori chiudono ilvolume.

Attilio Eusebio

Manuale di soccorso speleosubacqueo

Scheda di valutazionedel pazientenon traumatico e traumatico

La scheda sperimentata dal Servizio regionale Ve-neto, specialmente dalla Zona bellunese, e stu-diata da Rossi e Spaziani (†), vuole essere uno

strumento utile a chiunque per valutare la gravità dellecondizioni di un paziente in caso di incidente. Sono do-mande con una sequenza logica che permette di valuta-re in modo sistematico una persona che ha subito untrauma (lato rosso) o un malore, o altro, in assenza ditrauma (lato blu): se ad una o più domande si cade sul-la casella rossa, questo indica che la situazione può es-sere grave ed è necessario chiamare i soccorsi, contat-tando il 118 o il medico C.N.S.A.S. e riferendo la si-tuazione.

È desiderio della Scuola nazionale medicaC.N.S.A.S. dotare tutti i volontari, e se possibile anchei soci C.A.I., di questa scheda, in formato tascabile e re-sistente all’acqua, da tenere nello zaino. E’ stato sotto-scritto un accordo di collaborazione commerciale con laditta Garmont per la fornitura a prezzi agevolati di scar-poni da Sci alpinismo ai componenti il C.N.S.A.S. L’ac-cordo prevede per l’anno in corso la selezione di ottomodelli e cinque tipi di scarpette. Anche la prestigiosacasa di calzature entra così a far parte dei fornitori uffi-ciali del C.N.S.A.S.

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I l IV Corso nazionale di medicina d’emergenza ad altorischio in ambiente alpino ed ipogeo, che si è svolto dal25 al 29 ottobre 2010 a Campo Imperatore, nella superba

cornice del Gran Sasso, è stato dedicato alla memoria deldottor Fabrizio Spaziani, precipitato con l’elicottero duranteuna missione di soccorso. Come ormai di prassi, il Corso era aperto anche a personalemedico e infiermeristico non appartenente al C.N.S.A.S.Oltre alle consuete lezioni prettamente tecniche quest’anno,per la prima volta, al Corso è stata tenuta una lezione dipsicologia, molto coinvolgente, che è stata particolarmenteseguita ed apprezzata da tutti i partecipanti. Come sempre gliavvocati Del Zotto padre e figlio con le loro lectio magistralishanno suscitato un interesse, che definirei quasi morboso,sulla responsabilità dei socorritori, in particolare dei medici edegli infermieri.Il Corso si è concluso al rifugio Albergo di Campo Imperatore(2130 m) dove è giunta a portare i suoi saluti Marta Valente,di cui riportiamo a parte una sentita dichiarazione.Oltre al direttore del Corso dottor Mario Milani citiamo gliorganizzatori locali di questo IV Corso nelle persone di:Valter Bucci (medico C.N.S.A.S. Staz. L’Aquila);Gianluca Facchetti (medico C.N.S.A.S. Staz. L’Aquila);Gianfranco Gallese (medico C.N.S.A.S. Staz. Avezzano);Gianluca Ricciardulli (speleo C.N.S.A.S. L’Aquila);Francesco Di Cola (C.N.S.A.S. L’Aquila);Antonio Pace (C.N.S.A.S. L’Aquila);Enrico Bromo (C.N.S.A.S. L’Aquila);Paride Gallese (C.N.S.A.S. Avezzano);Vincenzo Brancadoro (ex C.N.S.A.S. L’Aquila).

MARTALa giornata conclusiva, il 29 ottobre 2010, del 4° Corso nazionale di medicina d’emergenza ad alto rischio inambiente alpino ed ipogeoha avuto luogo a Campo Imperatore (Aquila). Marta Valente, una giovane univeristaria che risiedevaall’Aquila al tempo del terremoto, ha raggiunto i partecipantiper portare un cordiale ringaziamento ai suoi soccoritori.Marta infatti è sopravvissta grazie all’intervento risolutivo diuna squadra del C.N.S.A.S. A Campo Imperatore, Marta è voluta intervenire aconclusione del Corso, non tanto per relazionare, rivivere odiscutere di quanto, come e perchè successo ma sopratuttoper ringraziare e dimostrare la sua gratitudine al CorpoNazionale Soccorso Alpino e Speleologico per l’opera svoltasu tutto il territorio terremotato ed in particolare verso la suaspecifica persona.

IV Corso nazionale di medicinad’emergenza ad alto rischio in ambiente alpino ed ipogeo

a cura di Alessio Fabbricatore

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39dicembre 2010 il Soccorso Alpino

“E’ grazie a voi che sono qui, felicissima oggi di esserecon voi in questa stupenda giornata di sole a CampoImperatore.” Marta così esprime, con semplicità ecommozione la sua riconoscenza e continua: “Sono statafortunatissima in quei momenti drammatici di ricevere ilconforto psicologico da parte della vostra squadrasoccoritrice, certamente l’opera meticolasa e precisa ditecnici specialisti mi ha salvato ma il supporto morale èstato essenziale, altrimenti mi sarei completamentescoraggiata. Solo successivamente mi spiegarono lasequenza particolareggiata degli avvenimenti inerenti almio salvatagggio e ciò mi fece comprendere ancor di più

la vostra capacità operativa. Desidero sottolineare inquesto frangente l’importanza dei corsi e delleesercitazioni che voi svolgete e che vi aiutano certamente acooperare meglio in casi estremi, come ad esempio nelmio, sia dal punto di vista tecnico che psicologico. Voglionuovamente esternare la mia felicità di essere qui oggi:sono stata favorita dalla sorte ad incontrare voi in queimomenti dolorosi, oggi dobbiamo cercare di guardare alfuturo senza scoraggiarci, questo è il mio messaggio disperanza.

Grazie di cuore a tutti!”Marta

Anche questo 4° Corso dellaScuola nazionale medici, arric-chito della straordinaria acco-

glienza degli amici abruzzesi e frutto del-l’infaticabile opera organizzativa di Ma-rio Milani, si è concluso con la soddisfa-zione di tutti i partecipanti per la varietàe l’interesse dei temi trattati.

Fra questi, si è ritornati sulle proble-matiche della responsabilità nell’accadi-mento degli incidenti in ambiente alpinoed ipogeo.

La responsabilità, tema centrale del-la modernità (o della post-modernità).

Una società sempre più invasa daiproblemi del progresso tecnologico, del-l’incontrollato sviluppo economico, del-l’inquinamento dell’atmosfera, delle ac-que, del suolo, dell’incertezza dellascienza, del terrorismo, delle moltepliciillegalità. (Così Federico Stella in Giu-stizia e modernità 2001 e succ. ed. con ri-flessioni esaustive e anticipatorie della si-tuazione attuale).

A fronte dell’invasività dei rischi, daiquali non è certo esente la montagna di-

venuta centro di frequentazione di mas-sa e di business, gli apparati statali rea-giscono con i divieti, con le sanzioni econ il rigore nei confronti dei colpevoli opresunti tali.

Un eccesso di regole afflitto nell’or-dinamento italiano dal perenne problemadell’interpretazione della giurisprudenzae dei giuristi.

Una vera crisi delle regole compor-tamentali dominate dal timore delle san-zioni.

Da una parte gli obblighi e i doveri im-posti per categorie e per specializzazionia tutela, doverosa, della salute e della si-curezza delle persone, dall’altra, ci rife-riamo alla montagna e agli ambiti del tem-po libero, eventi incidentali plurimi con-notati da imprudenze e da insensatezzemacroscopiche, dalla piena indifferenzaalle condizioni atmosferiche e alle proprieincapacità, eppure iperprotette da princi-pi garantistici di difficile condivisione.

Se nel mondo montagna, i titolari del-la posizione di garanzia nei confrontidegli appassionati che si affidano a lorosono giustamente tenuti ad una seria pre-

parazione che comporta per Guide alpi-ne, Maestri di sci, Istruttori, Accompa-gnatori e Soccorritori, il dovere di un ad-destramento adeguato e continuativo,non pare accettabile che nel bilancia-mento delle rispettive regole di condotta,le vittime degli incidenti, pur nel rispet-to dei sentimenti della sofferenza e deldolore, possano andare esenti da una va-lutazione altrettanto rigorosa del lorocomportamento nella causazione del-l’incidente o beneficiati da una conside-razione più benevola.

Oggi, all’esordio della stagione in-vernale, appare decisamente eccessivoche nella legge n. 363/2003 che discipli-na la pratica degli sport invernali, si leg-gano i plurimi obblighi di garanzia chefanno carico ai gestori delle stazioni scii-stiche nei confronti degli sciatori.

L’attesa da parte degli utenti di unaprotezione pressocchè totale non può chedisincentivare quel dovere di autore-sponsabilizzazione che rappresenta unvalore sociale ed etico fondamentale,base imprescindibile di un comporta-mento prudente e consapevole.

Auguriamoci che il legislatore e unagiurisprudenza più attenta ai doveri didiligenza che fanno carico anche adescursionisti, alpinisti e sciatori, concor-rano a riequilibrare un rapporto contrad-distinto, nella percezione generale, da ungarantismo eccessivo.

Al di là dei profili legali esiste unimportante spazio ove operare con con-cretezza. E’ l’ambito della formazione,dell’educazione alla conoscenza del-l’ambiente e dei suoi rischi, un’opera diefficace prevenzione, di crescita cultura-le che deve iniziare dall’età scolare.

Insistiamo perciò nei progetti comeMontagna sicura piuttosto che nei di-battiti sui divieti e sulle sanzioni.

avv. Giancarlo Del ZottoIstruttore nazionale

di alpinismo e sci alpinismoavv. Marco Del Zotto

Maestro di sci

La tutela dell’incolumità

della persona e

l’eccesso di garantismo

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40 il Soccorso Alpino dicembre 2010

Misure di caratterizzazione delle manovre di recupero

Recupero con il contrappeso: tecnica standard di uscita

Commissione Tecnica Speleologica • Commissione Tecnica •

I dati che vengono presentati sonoestratti dal documento Analisi deicarichi nei sistemi di recupero del

Soccorso speleologico del C.N.S.A.S.L’obiettivo dell’attività è stata la mi-

surazione delle forze agenti sugli ele-menti del sistema di recupero noto con ilnome di Recupero con il contrappeso:tecnica standard uscita (di seguito CP).

Le misure, acquisite durante l’esecu-zione della relativa manovra di impiego,consentono la caratterizzazione generaledel sistema e costituiscono la base datiper ulteriori future analisi.

Per tutto ciò che attiene la costruzio-ne del sistema e l’esecuzione della ma-novra, si fa riferimento a quanto descrit-to nel Manuale di tecniche di soccorso ingrotta (di seguito Manuale).

Il lavoro è stato sviluppato attraversotre diverse fasi:1. acquisizione delle misure in diversi

ambienti (palestre artificiali e natu-rali);

2. elaborazione dei dati tramitesoftware C.T.S.;

3. analisi e interpretazione dei risultati.Il contrappeso è un sistema di recu-

pero ormai utilizzato da molti anni, disemplice impiego. Scopo di queste pro-ve è la conferma che la manovra svilup-pi carichi massimi al di sotto dei limiti disicurezza (1.200 kg secondo UIAA).

I punti del sistema sottoposti a misu-ra, ovvero ai quali sono state collegate lecelle di carico, sono i seguenti (figg.1-2):a. DCPT: deviatore di centro pozzo del-

la corda di tiro;b. AGS: anello Garda di vincolo della

corda di sicura;c. BART: attacco della corda di tiro sul-

la barella;d. BARS: attacco della corda di sicura

sulla barella.I dati sono stati acquisiti durante l’in-

tero intervallo di svolgimento della ma-novra.

Metodo di misuraL’acquisizione dei dati è stata ese-

guita utilizzando un sistema di misuracomposto da una serie di celle di caricocollegate ad una scheda di acquisizionedati interfacciata ad un PC. I dati sonostati quindi elaborati tramite un softwa-re realizzato dalla C.T.S. e i risultati in-seriti in fogli elettronici di calcolo. Talidati sono stati filtrati numericamente equindi rappresentati in forma grafica.

Di ogni manovra sono state eseguiteserie di tre ripetizioni, nelle medesimecondizioni di lavoro, per evitare che er-rori casuali (accidentali) potessero in-fluenzare le misurazioni.

Il sistema di campionamento, le pro-cedure e i criteri utilizzati per la codificadella manovra e il software impiegatoper l’elaborazione dei dati, sono descrit-ti nel documento Analisi dei carichi neisistemi di recupero del Soccorso speleo-logico del C.N.S.A.S.

Analisi dei dati

Di seguito viene riportato il graficopiù significativo tra quelli analizzati du-rante lo studio della CP.Grafico 1: – recupero con il contrappeso e tecnica

standard di uscita.Al grafico sono state aggiunte delle

note di analisi utili per l’identificazionee la descrizione degli eventi di rilievoche si sono manifestati durante l’esecu-zione della manovra.Asse x (↑): (s) secondiAsse y (→): (kg) chilogrammi

Il peso della barella è di 90 kg.

Discussione dei risultati e conclusioni

Dalla lettura della manovra attraver-so i grafici si possono trarre diverse con-siderazioni:1. sulla carrucola del contrappeso, come

facilmente intuibile, si ha un caricocirca doppio rispetto a quello dellabarella poiché su questa insiste ancheil peso dell’operatore (gli attriti inquesto caso sembrerebbero trascura-bili);

2. le oscillazioni dei carichi confermanocome le forze siano decisamente infe-riori di quelle riscontrate in altre ma-novre, da cui un’indicazione di prefe-renza nel caso di un ferito grave o chenon debba subire sussulti sulla barel-la;

3. mettendo in tensione il sistema, du-rante la distribuzione del carico dal-l’operatore alla corda di uscita, si sonomisurati carichi ampiamente al di sot-to del limite di sicurezza.

fig. 1. Fase di recupero con il contrappeso (rappresentazione schematica).

Le informa-zioni ottenute altermine di ogniciclo di acquisi-zione ed elabora-zione dati, sonostate salvate infogli elettronici dicalcolo (xls) che,oltre a contenerele tabelle dei datistessi, ne consen-tono con sempli-cità anche la rap-p resen taz ionegrafica. Tali gra-fici rappresentanol’andamento neltempo dei carichiapplicati sui pun-ti di misura.

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Commissione Tecnica Speleologica • Commissione Tecnica •

Grafico 1: recupero con il contrappeso e tecnica standard di uscita

Legenda punti di misuraAGS : Anello Garda sicuraDCPT : Deviatore centro pozzo tiroBART: Barella carrucola tiroBARS: Barella carrucola sicura

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fig. 2. Fase di recupero con il contrappeso - tecnica standard di uscita (rappresentazione schematica).

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42 il Soccorso Alpino dicembre 2010

I dati che vengono presentati fanno par-te del documento Analisi dei carichinei sistemi di recupero del Soccorso

speleologico del C.N.S.A.S. L’obiettivo dell’attività è stata la mi-

surazione delle forze agenti sugli elemen-ti del sistema di recupero noto con il nomedi Recupero con paranco e tecnica stan-dard di uscita (di seguito PSP) anche det-ta Uscita a stendipanni. Le misure, acqui-site durante l’esecuzione della relativa ma-novra, consentono la caratterizzazione ge-nerale del sistema e costituiscono la basedati per ulteriori future analisi.

Per tutto ciò che attiene la costruzionedel sistema e l’esecuzione della manovrasi fa riferimento a quanto descritto nelManuale di tecniche di soccorso in grotta(di seguito Manuale).

Il lavoro è stato sviluppato in tre di-verse fasi:1. acquisizione delle misure in diversi

ambienti (palestre artificiali e naturali);2. elaborazione dei dati tramite

software C.T.S.;3. analisi e interpretazione dei risultati.

Considerato che la manovra PSP è unadelle tecniche principali per il recuperolungo tratti verticali, è stata data particolareattenzione all’analisi delle sue molteplicivarianti.

Ad una prima fase di recupero verti-cale, segue l’uscita dal pozzo su di unavera e propria teleferica. Pertanto i carichiapplicati sul sistema nel suo complessomutano in entità e direzione.

I punti del sistema sottoposti a misura,ovvero sui quali sono state collegate lecelle di carico, sono (figg. 1 - 2):a. AGT anello Garda di vincolo della cor-

da di tiro;b. AGS anello Garda di vincolo della cor-

da di sicura;c. DCPT deviatore di centro pozzo della

corda di tiro;d. DCPS deviatore di centro pozzo della

corda di sicura;e. BART attacco della corda di tiro sulla

barella;f. BARS attacco della corda di sicura sul-

la barella;g. BARC attacco della carrucola tra ba-

rella e corda di sicura (portante) nellafase di uscita.La manovra è stata verificata nelle se-

guenti varianti:1. recupero su tratto verticale, con e sen-

za accompagnatore;2. uscita corta distanza (d in fig. 1) tra la

carrucola di centro pozzo e il paranco inpiazzola di due metri con angoli (α infig. 1) di 60°, 90° e 120°;

3. uscita lunga distanza (d in fig. 1) tra lacarrucola di centro pozzo e il paranco inpiazzola di 12 metri con angolo (α infig. 1) di 90°.

Metodo di misuraL’acquisizione dei dati è stata esegui-

ta utilizzando un sistema di misura com-

Misure di caratterizzazione delle manovre di recupero

Recupero con paranco etecnica standard di uscita(uscita a stendipanni)

Commissione Tecnica Speleologica • Commissione Tecnica •

posto da una serie di celle di carico colle-gate ad una scheda di acquisizione datiinterfacciata ad un PC. I dati sono statiquindi elaborati tramite un software rea-lizzato dalla C.T.S. e i risultati inseriti infogli elettronici di calcolo. Tali dati sonostati filtrati numericamente e quindi rap-presentati in forma grafica.

Di ogni manovra sono state eseguiteserie di tre ripetizioni, nelle medesimecondizioni di lavoro, per evitare che erro-ri casuali (accidentali) potessero influen-zare le misurazioni.

Il sistema di campionamento, le pro-cedure e i criteri utilizzati per la codificadella manovra e il software impiegato perl’elaborazione dei dati, sono descritti neldocumento Analisi dei carichi nei sistemidi recupero del Soccorso speleologico delC.N.S.A.S.

Analisi dei datiLe informazioni ottenute al termine di

ogni ciclo di acquisizione ed elaborazionedei dati sono state salvate in fogli elettro-nici di calcolo (xls) che, oltre a contenerele tabelle dei dati stessi, ne consentonocon semplicità anche la rappresentazionegrafica.

I grafici rappresentano l’andamentonel tempo dei carichi applicati sui punti dimisura.

Di seguito vengono riportati alcuni deigrafici più significativi tra quelli analizza-ti durante lo studio del PSP, essi sono re-lativi alle seguenti manovre:a. grafico n. 1, recupero senza accompa-

fig. 1. Fase di recupero verticale (rappresentazione schematica)

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gnatore ed uscita corta a 90°;b. grafico n. 2, uscita corta a 90° con esa-

sperazione massima dei carichi;c. grafico n. 3, recupero senza accompa-

gnatore ed uscita lunga a 90°;d. grafico n. 4, recupero con accompa-

gnatore ed uscita corta a 60°;e. grafico n. 5, recupero con accompa-

gnatore ed uscita corta a 120°.Su ogni grafico sono state aggiunte

delle note di analisi utili per l’identifica-zione e la descrizione degli eventi di rilie-vo che si sono manifestati durante l’ese-

cuzione della manovra.Asse x (↑): (s) secondiAsse y (→): (kg) chilogrammiIl peso della barella è di 90 kg.Il peso dell’accompagnatore è di 70 kg.

Discussione dei risultati e conclusioni

Dalla lettura delle manovre attraversoi grafici si possono trarre diverse conside-razioni:1. Fase di recupero: non emergono parti-

colari elementi inaspettati. Il carico sul

deviatore di centro pozzo del tiro cor-risponde alle attese (150kg circa persola barella, 300kg circa per barellacon accompagnatore), considerato ilpeso sollevato e l’angolo di deviazionedella corda nella carrucola.

2. Fase di uscita: i carichi non risultano es-sere dipendenti dalla geometria dellamanovra (angolo dell’uscita). Tuttaviai carichi sono molto variabili (da 300 a800kg sul deviatore di centro pozzodella sicura) e possono raggiungere va-lori molto elevati qualora la sicura ven-ga trattenuta.

3. In caso di uscite lunghe, si assiste al-l’oscillazione della barella dovuta allamaggiore elasticità del sistema ed a unprogressivo aumento dei carichi in fun-zione dell’esigenza di mantenere alta latraiettoria della barella. Per limitare i carichi sul deviatore di

centro pozzo della sicura, si consigliaquindi di mantenere gli attacchi il più inalto possibile. In questo modo viene a ri-dursi la necessità di trattenere la corda disicura per mantenere alta la barella.

fig. 2. Fase di uscita stendipanni (rappresentazione schematica)

Grafico 1: recupero con paranco e tecnica standard di uscita – recupero senza accompagnatore ed uscita corta a 90°

Legenda punti di misuraAGT : Anello Garda tiro DCPS : Deviatore centro pozzo sicuraAGS : Anello Garda sicura BART: Barella carrucola tiroDCPT : Deviatore centro pozzo tiro BARS : Barella carrucola sicura

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Grafico 2: recupero con paranco e tecnica standard di uscita – uscita corta a 90° con esasperazione massima dei carichi

Legenda punti di misuraAGT : Anello Garda tiroAGS : Anello Garda sicuraDCPS : Deviatore centro pozzo sicuraBART: Barella carrucola tiroBARS : Barella carrucola sicuraBARC: Attacco della carrucola tra barella

e corda di sicura (portante) nella fase di uscitaUsc

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Grafico 3: recupero con paranco e tecnica standard di uscita – recupero senza accompagnatore ed uscita lunga a 90°

Legenda punti di misuraAGT : Anello Garda tiro AGS : Anello Garda sicuraDCPT : Deviatore centro pozzo tiroDCPS : Deviatore centro pozzo sicura

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Grafico 4: recupero con paranco e tecnica standard di uscita – recupero con accompagnatore ed uscita corta a 60°

Grafico 5: recupero con paranco e tecnica standard di uscita – recupero con accompagnatore ed uscita corta a 120°

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46 il Soccorso Alpino dicembre 2010

A ncora una volta i protagonisti delsoccorso e dell’emergenza hannopopolato i saloni del Centro Fie-

ra del Garda di Montichiari, in provinciadi Brescia, che hanno accolto l’undicesimaedizione del R.E.A.S. (Rassegna Emer-genza Attrezzature da Soccorso e Sicurez-za) – Salone dell’emergenza 2010.

Dall’8 al 10 ottobre la manifestazioneha richiamato la presenza di circa trecen-to espositori e più di ventimila visitatoriprovenienti da tutta Italia e da alcuni Pae-si europei: questi numeri caratterizzanol’importanza dell’evento e confermanoR.E.A.S. come momento importante per leOrganizzazioni e gli Enti che appartengo-no al variegato mondo del soccorso e del-l’emergenza.

Il valore di R.E.A.S. trova sviluppo esinergia anche attraverso l’accordo d’inte-grazione con il sistema fieristico di Bolza-

no Fiera e Civil Protect che ha dato vita alsistema delle Fiere dell’Emergenza, An-tincendio, Protezione civile e Soccorso;un accordo teso a rendere più incisiva l’of-ferta dei produttori ed appetibile la parte-cipazione a livello nazionale ed estero diquanti sono interessati a questi temi.

Il richiamo internazionale dell’eventoè stato testimoniato anche dalla partecipa-zione di delegazioni estere provenienti, adesempio, dalla Croazia e dalla Slovenia;presente anche l’agenzia federale THW –Bundesanstalt Technisches Hilfswerc pro-veniente da Monaco ed altre ancora.

Al R.E.A.S. erano molte le ditte, gliespositori di materiali e mezzi speciali de-dicati al soccorso ed all’emergenza; un’oc-casione per capire cosa propone e dove vail mercato specialistico di questo settore incontinua e rapida evoluzione. L’innova-zione tecnica nel campo dell’emergenza e

All’inaugurazione sono intervenuti

Annibale Salsa, antropologo e past presidente C.A.I.Stefano Piastrageografo umano Casola: lo stand del C.N.S.A.S.

del soccorso non può essere disattesa per-ché l’esigenza assoluta è quella di miglio-rare costantemente gli interventi a salva-guardia della salute del cittadino.

Tre giorni quindi dedicati a ricercareopportunità di conoscenza e di confrontosulle nuove tecnologie, sui nuovi materia-li e sulle tecniche di pronto intervento.

Gli ampi spazi di Montichiari hannoaccolto anche l’esposizione di mezzi edattrezzature che gli Enti e le Organizza-zioni intervenuti hanno messo in bella mo-stra; un po’ come mostrare i muscoli, cosacerto non negativa perché serve comunquea migliorare le conoscenze reciproche.

Anche quest’anno alcune esercitazionie dimostrazioni sul campo hanno coinvol-to i partecipanti su varie tematiche. Nonsono mancate opportunità d’incontri, di-scussioni e conferenze; tuttavia varrebbeforse la pena dedicare più spazio alla ri-cerca di confronti e procedure atte a mi-gliorare le sinergie operative fra tutti i sog-getti appartenenti a questo mondo, tantoimportante, quanto delicato.

La presenza del Corpo nazionale soc-corso alpino e speleologico a questi even-ti è d’obbligo; così, nello stand allestitocon cura dagli incaricati, si è provvedutoad esporre attrezzature di soccorso in mon-tagna ed in grotta; coadiuvavano l’esposi-zione la visione di documenti filmati sul-le operazioni di soccorso e la distribuzio-ne di opuscoli dedicati alla prevenzionedegli incidenti. La presenza dello standdel C.N.S.A.S. a queste manifestazioni,non serve solo ad implementare l’imma-gine ma anche a sollecitare momenti diconoscenza finalizzati ad una migliore si-nergia fra Enti ed Associazioni.

Soccorso ed emergenza

al REAS di Montichiari

a cura di Elio Guastalli

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47dicembre 2010 il Soccorso Alpino

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L o scorso novembre, l’altopianodel Cansiglio, in provincia di Bel-luno, è stato teatro di un’impor-

tante esercitazione congiunta C.N.S.A.S.Aeronautica militare. Il segnale radar diun MB339, con a bordo pilota e copilota,scompare mentre l’aereo militare, decol-lato da Novara e diretto a Rivolto, sorvo-la l’altipiano del Cansiglio. Subito dopoalcune persone lanciano l’allarme peraver udito tra la nebbia alcune esplosio-ni provenienti dal monte Pizzoc. Questoè l’ipotetico scenario in cui hanno opera-to a partire dalla mattina dello scorso 5

novembre tre elicotteri dell’aeronauticamilitare e dell’esercito e 65 tecnici delSoccorso alpino II Delegazione Dolomi-ti bellunesi e I Delegazione Friuli Vene-zia Giulia. La giornata, organizzata dalC.O.A., Comado Operazioni Aeree, havisto impegnate la componente militare equella civile nella ricerca di un velivoloprecipitato in montagna, durante l’eser-citazione S.A.R (Search And Rescue) cheaveva l’obiettivo di affinare le metodolo-gie di intervento delle due compagini,spesso chiamate a collaborare nella ge-stione delle emergenze in ambiente osti-

le: l’Aeronautica militare per il coordi-namento delle azioni nello spazio aereo eil C.N.S.A.S. per l’intervento a terra.

L’addestramento è iniziato simulandola caduta di un aereo, con due feriti gravi,finito in un luogo sconosciuto ai soccorri-tori. I tre elicotteri, un AB 212 dell’Aero-nautica, 15° Stormo, 81° Gruppo di Cer-via, e due AB 205 dell’esercito, 5° Rigel diCasarsa della Delizia, hanno trasportatoin quota le diverse squadre, cui erano sta-te affidate dal Centro mobile di coordina-mento del Soccorso alpino una zona cia-scuna da perlustrare. Sbarcati con diversemodalità (pattini a terra, hovering, verri-cello), i tecnici hanno effettuato la ricercaa pettine, fino a rinvenire i rottami e i dueinfortunati. Recuperati, pilota e copilotasono poi stati affidati alle cure delle infer-miere volontarie del Corpo della Crocerossa italiana. Erano presenti per il Soc-corso alpino le Stazioni del Soccorso alpi-no di Belluno, Longarone, Valle di Zoldo,Alpago, Pieve di Cadore, Prealpi trevigia-ne, Pedemontana del Grappa, Auronzo diCadore, Pordenone, Forni Avoltri, Mania-go, Cave del Predil, Trieste, con quattroUnità cinofile da ricerca di superficie.

Le comunicazioni sono state gestitedall’Unità radiomobile del C.O.A. diPoggio Renatico, mentre supporto tecni-co è stato dato dal 2° Stormo di Rivolto edal 1° Reparto comunicazioni squadri-glia Tlc di Padova.

Michela Canova

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48 il Soccorso Alpino dicembre 2010

L e aspre e impegnative montagneabruzzesi, già dall’inizio del se-colo scorso, stimolano gli alpini-

sti che le frequentano a pensare anche acome poter soccorrere chi vi si trovi indifficoltà. Si erano infatti verificati nu-merosi incidenti, anche mortali. Per que-sto, già nel 1926 sul Gran Sasso, neipressi del Rifugio Garibaldi, vengono perla prima volta ufficialmente tenute lezio-ni ed esercitazioni di soccorso alpino.

L’ambiente alpinistico degli anni ’30avverte la necessità di creare un’organiz-zazione specifica adatta ad affrontare concriteri più efficienti gli incidenti in mon-tagna, che non devono quindi essere piùconsiderati come eventi straordinari.

La seconda guerra mondiale distogliel’attenzione dai problemi alpinistici.

Nel primo dopoguerra il rinato inte-resse per la frequentazione delle monta-gne porta nuovamente in evidenza la ne-cessità di una qualche forma di organiz-zazione dei soccorsi.

Nel 1954, anno di nascita delC.N.S.A., la sezione C.A.I. dell’Aquilaorganizza un posto di soccorso in un lo-cale messo a disposizione nell’Albergo diCampo Imperatore e nel 1957 chiede l’i-stituzione della Stazione di Soccorso al-pino di L’Aquila.

La richiesta si concretizzerà final-mente il primo gennaio 1960, dopo l’econazionale che aveva avuto un incidentemortale dell’ottobre ’58 in cui, in una bu-fera sul Gran Sasso, erano morti tre ri-cercatori dell’AGIP Mineraria.

Già dagli interventi di soccorso effet-tuati nei primi anni si comprende chesono richieste doti e tecniche alpinistichedi alto livello e pertanto si evidenzial’esigenza di adeguarsi alle analoghe or-ganizzazioni dell’arco alpino, prefigu-rando anche la possibilità di istituziona-lizzare la collaborazione fra i vari gruppialpinistici operanti nell’Appennino cen-trale.

Nel 1966 viene quindi istituita la XXDelegazione del Soccorso alpino direttada un Consiglio direttivo presieduto dal-l’aquilano D’Armi e formato dai capista-zione di L’Aquila, Pietracamela (TE) ePescara e di Terni, Filettino (FR) e Cas-sino (FR).

Le Stazioni vengono gestite median-te l’aiuto (in materiali ed attrezzature tec-niche) della Direzione nazionale ed ilcontributo degli stessi volontari (di que-sto si è sicuri almeno per la Stazione L’A-quila) che lasciano al fondo cassa dellaStazione il simbolico rimborso spese chericevono dall’Assicurazione solo nel casoin cui gli infortunati siano soci C.A.I.

Dopo undici anni arriva finalmenteuna legge che assegna un contributo eco-nomico regionale al C.N.S.A. abruzzese.

Nel 1982 la Regione innalza il con-tributo annuale per il C.N.S.A., ma a cri-teri di carattere tecnico e logistico suben-trano inevitabilmente quelli di caratterepolitico-amministrativo: la XX Zona su-bisce un ridimensionamento territoriale eassume un assetto che ricalca quello am-ministrativo della Regione, diventandoXX Zona - delegazione Abruzzo.

Le Stazioni di Terni, Filettino e Cas-sino passano sotto la competenza delle ri-spettive Delegazioni regionali, la Stazio-ne di Pietracamela viene spostata a Tera-mo e il gruppo di Chieti diventa Stazione.

Gli interventi di soccorso si susse-guono negli anni, ma cominciano anchead essere organizzati eventi formativi:nel ‘81 si tiene il 1° Corso regionale pertecnici di soccorso alpino e nel ‘84 il pri-mo Convegno su Medicina e Montagna.

Nel 1998 viene attivato il servizio dielisoccorso 118 e il C.N.S.A.S. fornisceda subito il suo contributo con la presen-za dei suoi tecnici presso la base diL’Aquila, riconosciuto poi dal protocol-lo operativo del 2006, ultimamente rin-novato nel maggio 2010.

Parallelamente alle attività di soccor-so in montagna, si è sviluppata anche l’e-

testo e foto a cura di:Gian Luca Ricciardulliaddetto stampa CNSAS Abruzzo

Soccorsi alpini regionalisi raccontano…

Il Soccorso alpino e

speleologico in Abruzzo

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49dicembre 2010 il Soccorso Alpino

sigenza di avere degli speleologi preparatia prestare soccorso nelle grotte e nelleforre.

Nel 1973 nasce a L’Aquila la primasquadra di soccorso speleologico regio-nale, a cui l’anno seguente segue quella diChieti.

Entrambe sono poi inquadrate nel1984 come Stazione Abruzzo della VZona che allora comprendeva Lazio,Abruzzo, Campania, Basilicata, Puglia,Calabria e Sicilia.

Fino ai primi anni ’80 le attività sonoprevalentemente di esercitazione, ma nel1985 si ha un impegnativo intervento disoccorso nella forra della Val Serviera(massiccio della Majella) e uno nella for-ra di Capo Quirino in Molise.

L’incidente mortale accaduto a Grot-ta a Male nel novembre 2000 testa l’ac-quisita autonomia organizzativa ed ope-rativa della Stazione Abruzzo che infattidal 2001 si costituisce come XV ZonaAbruzzo e in questa nuova veste i tecni-ci partecipano anche a importanti eserci-tazioni nazionali.

Nel 2008, dalla fusione della XX De-legazione alpina e della XV Delegazionespeleologica, nasce il Soccorso alpinospeleologico Abruzzese - Servizio regio-

nale Abruzzo.L’articolazione sul territorio regiona-

le comprende ora sei Stazioni di Soccor-so alpino (L’Aquila, Teramo, Penne,Chieti, Sulmona, Avezzano), una Stazio-ne di Soccorso speleologico, una Stazio-ne di Soccorso forra, le Scuole regionalidi Soccorso alpino e di Soccorso speleo-logico, il coordinamento regionale deimedici C.N.S.A.S. e quello delle Unità ci-nofile C.N.S.A.S.

Con 95 tecnici di Soccorso alpino e21 tecnici di Soccorso speleologico, ognianno in Abruzzo vengono effettuati me-diamente cento interventi di soccorso,quattrocento missioni di elisoccorso, ol-tre cento persone soccorse, oltre centogiornate addestrative con più di trecentotecnici impiegati.

A queste attività si aggiunge anche lapartecipazione di molti tecnici alpini espeleologi a varie Commissioni naziona-li del C.N.S.A.S.

Per la morfologia e le caratteristichedel territorio abruzzese è molto impor-tante la componente medica propria delC.N.S.A.S.

Nelle squadre del Soccorso alpino espeleologico abruzzese prestano la loroopera dodici medici e tre infermieri, di

essi otto sono perfezionati in medicinad’emergenza in ambiente alpino e spe-leologico, alcuni sono anestesisti riani-matori altri medici di 118.

Essi assicurano alla nostra Regioneun servizio di primaria importanza inte-grando significativamente il servizio diEmergenza sanitaria Abruzzese del 118attraverso la loro capacità di raggiungerele persone in difficoltà in posti dove altrisanitari non potrebbero arrivare, assicu-rando il primo intervento medico di emer-genza anche in ambiente di alta quotacon condizioni proibitive e, in caso diimpossibilità al volo, senza il supporto delmezzo aereo.

L’integrazione della componente tec-nica e medica del C.N.S.A.S. con il ser-vizio di elisoccorso 118 regionale è fon-damentale.

Annualmente vengono effettuati circatrecento missioni di elisoccorso sanita-rio che il Soccorso alpino e speleologicoAbruzzo svolge in collaborazione con isanitari del Servizio di elisoccorso delSUEM 118 della Regione garantendo lasicurezza a terra dei medesimi, questoavviene prestando servizio giornalierocon la presenza presso la base di Elisoc-corso di Preturo (AQ) di un Tecnico di

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50 il Soccorso Alpino dicembre 2010

Bertolaso, ma prima ancora dalle perso-ne estratte vive dalle macerie come la si-gnorina Marta Valente.

La forte esperienza operativa ed uma-na nell’emergenza per il terremoto del-l’Aquila, in cui i tecnici delle due realtàalpina e speleologica hanno lavorato fian-

visione dei tecnici alpini, verifiche tecni-che per l’impiego con l’elicottero del -l’Elisoccorso 118, svolte congiuntamen-te sia dai tecnici alpini che da quelli spe-leologi, supporto di tecnici di Soccorsospeleologico anche in alcuni interventidi soccorso alpino.

Il 50° Anniversario di istituzione delSoccorso alpino in Abruzzo è stato arric-chito anche dall’organizzazione del 4°Corso nazionale di medicina d’emergen-za ad alto rischio in ambiente alpino edipogeo, organizzato a L’Aquila in ottobree dedicato alla memoria di Fabrizio Spa-ziani, medico C.N.S.A.S. della stazione diPieve di Cadore deceduto con l’equipag-gio del Falco I durante una operazione disoccorso, e dalla riunione del Coordina-mento speleologico nazionale che si terràa dicembre a Gagliano Aterno (AQ).

Le premesse ci sono tutte per una sta-gione di ulteriore sviluppo del Soccorsoalpino e speleologico in Abruzzo, siacome integrazione tra le due componentiche come rafforzamento del credito e del-l’immagine del C.N.S.A.S. a livello diIstituzioni e organi di informazione.

co a fianco, ha fatto sì che i due mondi,che in passato avevano operato in modoabbastanza indipendente, hanno potutoconfrontarsi e conoscersi sul campo.

Questo ha reso più evidente il van-taggio reciproco di una maggiore colla-borazione.

I risultati si sono concretizzati nel2010 con una esercitazione in grotta coni medici delle stazioni alpine, un addettostampa unico (di provenienza speleolo-gica …) per il Servizio regionale, un cor-so di aggiornamento per i tecnici speleo-logi per l’utilizzo dell’elicottero in attivitàdi elitrasporto con l’intervento di super-

elisoccorso che è parte integrante e so-stanziale dell’equipe di volo.

Il 2009 ha portato enorme dolore e di-struzione in terra d’Abruzzo, ma ha vistoanche grandissimi gesti di solidarietà ve-nire da tutta l’Italia ed il C.N.S.A.S. hafatto la sua parte da subito con l’impiegodi medici, Unità cinofile e tecnici primasolo locali e poi da tutta la Penisola.

Sebbene senza coordinamento telefo-nico buona parte degli uomini delC.N.S.A.S abruzzese, pur nella condizio-ne di terremotati loro stessi, non hannoperso un solo istante a prodigarsi fornen-do aiuto alla popolazione fin dalle primeore.

Ne sono testimonianza diretta le atte-stazioni ricevute sull’operato svolto anchea livello nazionale come la Medaglia d’o-ro della Protezione civile consegnata aL’Aquila al nostro Presidente nazionaleBaldracco dal Presidente del Consiglioon. Berlusconi e alla presenza del Capodel Dipartimento di Protezione civile dott.

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D al 30 ottobre al 7 novembre2010 si è svolto a Bres sa -none Il festival della monta -

gna.Nel corso del IMS Congress

esperti, riconosciuti a livello inter -nazionale, hanno discusso su temimolto attuali tra i quali citiamo:

1. libertà di rischiare – libertà inmontagna: la responsabilità e lalibertà nell’alpinismo;

2. soccorso alpino ad alta quota:intervenire dall’Europa o formare unservizio locale?

Sulla libertà in montagna è statoribadito il concetto che per fare alpi-nismo servono informazioni e caute-

la in quanto nessuno sfida il rischio.Il pericolo, che ogget ti vamente c’è,deve essere affrontato coscientemen-te. Quindi più che nuovi limiti,nuove regolamentazioni, nuove san-zioni gli alpinisti devono essere ade-guatamente formati per affrontare lamontagna con molto senso diresponsabilità.

Sul tema Montagna e sicurezzal’Istituto per la Medicina d’Emer-genza in Montagna dell’AccademiaEuropea (EURAC) e la Commissio-ne In ternazionale del Soccorso Alpi-no (CISA-IKAR) hanno organizzatouna tavola rotonda dedicata al soc-corso alpino sulle montagne più altedel Pianeta. Il tema da discutere era:

è meglio istituire un team internazio-nale di soccorso, con sede in Europa,pronto a prestare aiuto su tutte lemontagne della Terra e a qualsiasiquota, o è preferibile formare perso-nale tecnico e medico nelle zoneinteressate, con un sostegno tecnico-finanziario dei singoli Paesi ?

Alla discussione hanno portato,tra gli altri, il loro importante contri-buto i piloti della Air Zermatt svizze-ra che conducono interventi di soc-corso in Nepal.

Dalla discussione è emersa chia-ramente la necessità di formare per-sonale tecnico e medico in loco.

Alessio Fabbricatore

Tavola rotonda soccorso alpino in alta quota:

formare un team internazionale o i servizi locali?

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52 il Soccorso Alpino dicembre 2010

Durante le operazioni di soc-corso in montagna la sicurez-za dei soccorritori e il tempo

per medicalizzare un infortunato sonoelementi essenziali con cui noi soccor-ritori, sia come tecnici che come sani-tari, ci troviamo a confrontarci quoti-dianamente. Ma cosa accade quando lecondizioni meteorologiche, come oscu-rità o nubi basse, non permettono aiservizi dell´ elisoccorso di supportarcio dobbiamo intervenire in ambientiestremi come una forra o una grottacon possibilità di scarso materiale tec-nico-sanitario? Il soccorso nei paesiextraeuropei e in particolar modo sul-le montagna più alte del mondo pre-senta queste difficoltà tecnico-logisti-che, anche in condizioni di bel tempo ead esso si aggiungono tutte le proble-matiche mediche e i limiti fisici del-l’elisoccorso per la quota elevata con laconseguente rarefazione dell’aria. L’I-stituto per la Medicina d’Emergenza inMontagna, in collaborazione con l’In-ternational Commission for Alpine Re-scue (ICAR), ha organizzato venerdì 5Novembre 2010 a Bressanone (BZ) uncongresso internazionale dal titolo Re-scue from the world’s highest moun-tains: exporting rescue operations oreducation? per cercare di ripercorre ilpercorso storico che ha portato a porsinon solo questo problema, ma anche achiedersi “Cosa può fare l´elisoccorso

nelle montagne più alte del mondo?” o“Fino a quale quota può operare e conquale tipo di modelli?”. HermannBrugger, direttore dell’Istituto, nel suodiscorso introduttivo ha evidenziatocome vi siano da risolvere anche altrequestioni più vicine al soccorso orga-nizzato, ovvero “Quali tecniche di re-cupero possono essere adoperate ad al-titudini estreme e qual’è il rapporto ri-schio/beneficio?” e ancora “A quoteestreme valgono le stesse linee guida diallertamento e utilizzo dell´elisoccorsoapplicate nei Paesi europei o il livellodi gravità deve essere ridotto?”. Infine,ma di importanza essenziale, sono lequestioni etiche, quali “Come si puòevitare l’abuso, cosicché l´elisoccorsosi trasformi in un vero e proprio busi-ness?” e, quindi, “Esistono modelli difinanziamento per creare dei servizi diemergenza territoriale tali per cui nonvi sia discriminazione tra turisti e po-polazioni locali?”

Il problema della gestione delleoperazioni di soccorso ad alta quotarappresenta un tema estremamente at-tuale, anche se è da lungo tempo alcentro dei dibattiti nel mondo dell’al-pinismo. Una questione intricata comei vicoli del Souk di Marrakesh, dove èstato elaborato nel 1987 un codice eti-co per le spedizioni dall’InternationalMountaineering and Climbing Federa-tion (UIAA). Nei decenni successivi

gli studi sull’organizzazione del soc-corso alpino sono proseguiti con il so-stegno dell’ICAR, che ha organizzatodei corsi per istruire sanitari e soccor-ritori locali come nel 2005 in Patago-nia, nel 2009 in Nepal e nel 2010 inPerú. “Nonostante Air Zermatt abbiadimostrato in Nepal nel 2009 come leoperazioni di salvataggio siano tecni-camente possibili anche ad un’altitudi-ne di 7.000 m, l’intervallo costo-bene-ficio è ristretto e il problema della so-stenibilità è di difficile gestione e deveconsiderare l’assistenza non solo per ituristi ma anche per le popolazioni lo-cali” ha puntualizzato Toni Grab, past-president dell’I.C.A.R.

Esperienze e punti di vistaIl medico argentino Ramon Chioc-

coni ha evidenziato come siano “oltre7.000 gli alpinisti che tentano di scala-re il monte Aconcagua in Argentina epiú di 500 il Mt. Everest ogni anno”ma, sfortunatamente, “l’80% non pos-siede sufficiente esperienza”. Questopuò portare ad un’apparente mancanzadi solidarietà come accaduto durante lasua discesa dalla cima, dove solo lasua squadra e qualche Sherpa hannosoccorso prima a 8.600 m un alpinistacon sintomi tipici di edema celebraled’alta quota e, successivamente, a6.000 m un’altra alpinista caduta in uncrepaccio durante l’attraversamento delKhumbu Icefall. Il medesimo proble-ma è stato evidenziato dall’alpinistabergamasco Simone Moro, che ha rac-contato, mostrando un video inedito, lasua esperienza di soccorso sulMt. Lhotse, quando ha rinunciato a rag-giungere la cima per salvare, di notte esenza ossigeno, un alpinista inglese aoltre 8.000 m di quota. Per questa espe-rienza di soccorso è stato insignito delSowles Award nel 2001.

Cooperazione tra squadre di alpini-sti esperti, buone conoscenze delle tec-niche alpinistiche e di autosoccorso,miglioramento delle tecniche di comu-nicazione, associate alla necessità dilinee guida internazionali evidence-ba-sed rappresentano gli elementi chiavedi soccorso in zone ostili e remotecome la death-zone. La speranza chethe art of improvization sia supportatada una maggior professionalità è statoil take home message del medico slo-veno Iztok Tomazin, in accordo con ilracconto di Raimund Margreiter, pro-

Rescue from the world’shighest mountains:un report

dr. Giacomo Strapazzon,dr. Hermann BruggerInstitute of Mountain Emergency

Medicine, Eurac, Bolzano

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53dicembre 2010 il Soccorso Alpino

fessore emerito all’Università Medicadi Innsbruck e medico di numerosespedizioni alpinistiche, che ha vissutol’unico tentativo di salvataggio da lon-tano mai riuscito: un intervento di soc-corso sul Mt. Kenya nel 1970 organiz-zato dall’Austria.

Successivamente i piloti svizzeridella Air Zermatt Bruno Jelk e GeroldBiner hanno risposto alla domanda se“L’elisoccorso ad alta quota permettedi rispettare la golden hour?”, presen-tando il rapporto sugli ultimi voli disalvataggio effettuati nella catenamontuosa dell´Himalaya nella prima-vera del 2010, in cooperazione con lacompagnia nepalese Fishtail Air. I dueesperti svizzeri hanno evidenziato chepreparazione, esperienza e un velivo-lo adatto, rendono possibili salvataggicon gancio baricentrico fino a 7.000metri di quota, anche se vi sono moltipericoli e i tempi di intervento si av-vicinano maggiormente a un goldenday. Ha chiuso il ciclo di interventieuropei il pilota svizzero Fauchère,descrivendo come, nonostante “il 14maggio 2005 un serial Ecureuil AS350 B3 pilotato dal pilota collaudato-re Didier Delsalle atterrò a 8850 m ontop sulla cima del Mt. Everest”, vi sia-no limiti ambientali (pressione atmo-sferica, densità dell’aria, temperatura eventi), tecnici (certificazioni e retrea-ting blade stall) e umani (mancanza diossigeno) negli interventi conl´elicottero, sottolineandone gli elevati

rischi tecnici ed ambientali che coin-volgono un’azione di soccorso in que-ste zone.

Le esperienze raccontate da NazirAhmed Sabir, presidente del Club Al-pino del Pakistan, e di Buddha Ba-snyat, direttore medico del HimalayanRescue Association e presidente dellacommissione medica dell’Unione In-ternazionale delle Associazioni Alpi-nistiche (U.I.A.A.), hanno evidenziatocome l’organizzazione dei soccorsi neiloro paesi d’origine debba ancora com-piere passi importanti verso l’efficien-za: in Pakistan non esiste l’elisoccorsocivile ed è vietata l’istituzione di asso-ciazioni di elisoccorso private, mentrein Nepal, nonostante “la mortalità nel-lo scalare il Mt. Everest sia dell’1%”,l’incidenza maggiore dei problemi sa-nitari si riscontra ancora tra i trekker egli abitanti locali con problemi medicinon solo legati all’esposizione acutaall’alta quota che rimangono spessomisconosciuti per la scarsa conoscen-za, ma anche a gastroenteriti e lesionida freddo, accanto alle patologie di tipotraumatico.

Da lontano arrivano, però, anchebelle notizie, come la presenza di mol-te cime inesplorate nella catena mon-tuosa himalayana, paradisi di neve eghiaccio che attendono gli alpinisti piùpreparati e potrebbero aiutare a pro-muovere uno sviluppo più uniforme dirisorse turistiche e sanitarie.

La visione conclusivaAlcuni degli interrogativi emersi

durante il congresso hanno trovato ri-sposta durante il confronto tra gliesperti, a cui si è aggiunto il noto alpi-nista altoatesino Reinhold Messner.

Il risultato finale è stato un Con-sensus of Experts basato principal-mente su alcuni punti:

1. sì, all’elisoccorso organizzatosulle cime più alte del mondo, con edu-cazione e addestramento in loco e coin-volgimento delle risorse locali;

2. no, ad un gruppo d’interventoeuropeo (tranne in casi limite nei qua-li un salvataggio in loco si prospettas-se irrealizzabile);

3. no, ad un elisoccorso che discri-mini la popolazione locale;

4. no, all’utilizzo degli elicotteriper voli a scopo turistico da e per lepiazzole dei campi base.

L’accordo raggiunto tra gliesperti segna un passo importantenel processo di stesura di modalitàcomuni nella gestione del soccorsoad alta quota. I risultati sono statiinfatti condivisi da un panel di esper-ti molto diversi tra loro, alpinisti,soccorritori, piloti e medici di na-zionalità diverse, che hanno concor-dato su alcuni aspetti, gettando lebase per ulteriori approfondimenti,ora al vaglia dall’Executive Com -mitee dell’ICAR.

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54 il Soccorso Alpino dicembre 2010

4 luglio 2010

4 settembre 2010

Sono passati esattamente due mesidall’incidente occorsomi al rientrodal Rifugio Gonella. Un buco

nascosto dalla neve, la scivolata e l’arrestoprima ... dell’incognito! Poi la fortuna diriuscire a chiamare almeno i numeri disoccorso (poco sopra, al Rifugio Gonella iltelefono non prendeva!) e poco dopo ilrumore dell’elicottero che arriva ... Voglioesprimere la mia gratitudine e la mia stimaa tutta l’equipe dell’intervento per laperfetta manovra di salvataggio, e a tuttiquelli che lavorano dietro le quinte perchéquesto sia possibile.Grazie!

Pierluigi Dallaglio

P.S. Con la speranza chepresso il locale invernale delRifugio Gonella, a lavorifinalmente completati, siainstallato un punto di chiamatadel soccorso, così utile perservire una zona così remotadel Monte Bianco.

La giornata nazionale dedicata alla prevenzione degli incidenticausati dalle valanghe, promossa dal Corpo nazionale soccorsoalpino e speleologico nell’ambito del progetto Sicuri in montagna,si replica domenica 16 gennaio 2011.

La volontà di far confluire le attività di prevenzione in un’uni-ca giornata, sull’intero territorio nazionale, mira ad affermare ilsenso di condivisione e collaborazione per rafforzare i risultati; ilbilancio dello scorso anno è stato buono e le aspettative sono quel-le di migliorarne ulteriormente l’efficacia. Si invitano i Presidenti

dei Servizi regionali, i Delegati ed i Capi stazione che operano inregioni nevose ad aderire all’iniziativa facendosi carico dell’orga-nizzazione locale con il coinvolgimento delle Sezioni, delle Scuo-le ed Organi tecnici del C.A.I. e di quanti operano per la montagna.

L’adesione alla manifestazione deve essere comunicata scrivendosemplicemente all’indirizzo E-mail [email protected]

seguirà l’invio di materiale informativo.

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55dicembre 2010 il Soccorso Alpino

Convenzione GarmontE’ stato sottoscritto un accordo di collaborazionecommerciale con la ditta Garmont per la fornitura aprezzi agevolati di scarponi da Sci alpinismo aicomponenti il C.N.S.A.S. L’accordo prevede per l’annoin corso la selezione di otto modelli e cinque tipi discarpette. Anche la prestigiosa casa di calzature entracosì a far parte dei fornitori ufficiali del C.N.S.A.S.

Sabato mattina 27 novembre 2010, ilquotidiano locale riporta la notizia,che sono in corso delle ricerche di

una ragazza di 13 anni, Yara Gambirasio,in un paese a 10 km da Bergamo, Brem-bate di Sopra, i primi notiziari, elencanole forze in campo, cinofili, volontari diprotezione civile e ovviamente le forzedell’ ordine.

Passano due giorni di ricerca ma del-la ragazza niente di nuovo, lunedì 29 ot-tobre ore 10:30 arriva la comunicazioneche sono stati richiesti, i nostri caniBloodhound, e questo intervento richiedeun supporto logistico e di assistenza aiconduttori.

La delegazione così decide di inviaresul posto un C.O.R. ( Ronzoni R.) e unTe.R. (Gamba G.) per capire che scenaripotrebbero svilupparsi per una ricerca diquel tipo, su un terreno non propriamen-te di competenza del Soccorso alpino.

Nel frattempo arrivano dal PiemonteFederico Lazzaro e Luca Summa che rac-colti alcuni reperti della ragazza inizianola prima ricerca.

Ricordo sono passati due giorni emezzo, la domenica ha piovuto, nevicatoe nessuna segnalazione di rilevante im-portanza.

Iniziamo perciò insieme a Luca Sum-ma e il suo Joker la prima ricerca, il cane

viene portato dove la ragazza è stata vistal’ultima volta, e quando gli viene dato ilcerca, lui prende una strada completa-mente diversa da quello che gli investiga-tori si aspettavano, ma il cane segue unapista che lo porta vicino a dei cantieri,per poi entrare in campi aperti e la primaricerca si ferma.

Arriva anche Stefano Macciò da Iesicon il suo cane Piergiorgio, si è sobbar-cato quasi cinque ore di autostrada, madieci minuti gli bastano per rimettere Pier-giorgio in pista e si riparte per l’altra ri-cerca, la delegazione richiama altri treTecnici che si affiancheranno per l’assi-stenza ai nostri cinofili, l’atmosfera pernoi è irreale, siamo scortati in ogni nostromovimento dai Carabinieri, e rincorsi dagiornalisti e telecamere,

Il cane di Stefano segue la stessa dire-zione di Joker, e sono due su due, Pier-giorgio però ci spinge un po’ più avanti,a questo punto i due cani hanno bisognodi riposare e sospendiamo la ricerca.

Cosa anomala per noi è che le ricerchedei vari volontari vengono sospese per ilbuio, su un terreno di questo tipo il Soc-corso alpino continuerebbe tutta notte.

Insieme alle forze dell’ordine e su sug-gerimento di Federico Lazzaro si richiedel’intervento di un’equipe della poliziasvizzera con altro cane Bloodhound , perun’ulteriore verifica della pista presa dainostri cani.

La Delegazione continuerà ad esserepresente sul posto in supporto delle Unitàcinofile, per motivi di riservatezza e de-licatezza dell’evento, in quanto i primigiunti sull’intervento. Tutto questo perchégli inquirenti ci coinvolgono in verifichemolto riservate: cambiare le figure all’ in-terno della ricerca non sarebbe stato as-solutamente conveniente.

Si aggiungono solamente un’Unita ci-nofila di ricerca in superficie e tre Tecni-ci speleologi che verificheranno, su indi-cazioni dei Carabinieri, grotte e pozzi.

Martedì 30 novembre, arriva la Poliziasvizzera che collabora generalmente coni nostri cani, il loro Bloodhound, confer-ma la strada presa dai nostri cani, e sonotre su tre.

Le indagini continuano, le nostreUnità vengono utilizzate per riverificare lastrada che la ragazza ha preso per andareda casa sua al centro sportivo, ultima suapresenza certa, e il centro sportivo stesso,che riviene ricontrollato tutto.

I giorni si susseguono veloci, ma del-la ragazza nessuna traccia, se non quellaportata dai nostri cani.

Nelle giornate di sabato e domenicagli inquirenti che nel frattempo hanno la-sciato rientrare i Bloodhound ci chiedonodi rimanere in base ricerca per eventualinecessità che richiederebbero la nostraspecializzazione.

Specializzazione richiesta nella gior-nata di martedì 7 dicembre, per delle se-gnalazioni particolari svolte in ambienteimpervio ed innevato.

Il nostro intervento e la professiona-lità dimostrata dal Soccorso alpino, è sta-ta riconosciuta in modo esplicito dalleForze dell’ordine, dal Sindaco e da tutte leAutorità intervenute.

Purtroppo, ad oggi 13 dicembre, an-cora nessuna notizia di Yara, tutti noi sia-mo vicini alla sua famiglia e pronti a ri-partire nelle ricerche qualora venisse ri-chiesta dagli investigatori la nostra pre-senza.

Renato RonzoniDelegato orobiche G.O.R.

Gianni GambaT.E.R.

Ricerca

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56 il Soccorso Alpino dicembre 2010

CONSIGLIO INFORMA • CONSIGLIO INFORMA • CONSIGLIO INFORMA

In data 25 ottobre 2010, presso la sedelegale della Volkswagen Group ItaliaS.p.A., sita in Via G.R. Gumpert, 1 a

Verona, il dott. Andrea Pederzoli, diret-tore VW Veicoli commerciali, e il dott.Matteo De Marchi, responsabile VWVendite Italia, con il Presidente naziona-le del C.N.S.A.S., Pier Giorgio Baldracco,hanno siglato ufficialmente un Accordocommerciale avente per oggetto le condi-zioni economiche riservate al C.N.S.A.S.per l’acquisto di veicoli della marcaVolkswagen Veicoli commerciali.

Erano inoltre presenti alla firma del-l’accordo il dott. Fabio Erba, (Fleet KeyAccount Flotta commerciale) e il dott.Massimo Calzoni (Executive Fleet KeyAccount Flotta commerciale) per Volk-swagen Italia. Il C.N.S.A.S. era rappre-sentato altresì dal Vice presidente nazio-nale Valerio Zani, dal Consigliere nazio-nale Adriano Favre e da Fabio Bristot De-legato della Zona bellunese.

Frutto di una ricercata e voluta colla-borazione fra le parti, l’Accordo commer-ciale, primo nel suo genere, definisce spe-cifiche condizioni economiche riservate aiServizi regionali, ovvero Delegazioni eStazioni, del C.N.S.A.S. per l’acquisto diveicoli commerciali prodotti e commer-cializzati dalla marca Volkswagen.

La scontistica applicata, ben esplicita-ta nell’Accordo, è un segnale forte del-l’interesse, non prettamente commerciale,di VW nei confronti del C.N.S.A.S. con-

siderato dai vertici aziendali Ente di pri-maria importanza per gli scopi che perse-gue e per la pluridecennale attività pre-stata.

L’Accordo sarà integrato, nei primimesi 2011, con il nuovo Amarok, il primomodello di Pick Up europeo marchiatoVW Veicoli commerciali visionato in an-teprima dalla rappresentanza C.N.S.A.S.nello stesso giorno della firma dell’Ac-cordo di cui sopra.

L’articolato, da subito inviato a tutta lastruttura C.N.S.A.S. ed alla rete VW Vei-coli commerciali sul territorio italiano, èalquanto essenziale nella forma e nei con-tenuti e definisce con precisione teutoni-

ca condizioni, modalità e tempi.Ulteriori e più specifiche informazio-

ni sui prodotti della gamma VW Veicolicommerciali, oggetto dell’Accordo, pos-sono essere reperite sul sito:

http: //www.volkswagen-veicolicom-merciali.it/it/it.html

La verifica e il coordinamento delle at-tività oggetto dell’Accordo saranno incapo alla Direzione nazionale delC.N.S.A.S. che diventa garante delle con-dizioni e delle modalità sottoscritte.

L’Accordo ha, per ora, scadenza al 31dicembre 2011 rinnovabile qualora persi-stano prerogative, potenzialità, specificità efinalità riconosciute dalle parti.

a cura diValerio ZaniVice presidente nazionale CNSAS

Il 30 settembre 2010 presso gli Ufficidel Ministero dell’Interno, Diparti-mento della Pubblica sicurezza, Dire-

zione centrale per la Polizia stradale, fe-roviaria, delle comunicazioni e per i Re-parti speciali della Polizia di Stato, il Pre-sidente del C.N.S.A.S. Piergiorgio Bal-dracco e il Direttore centrale, PrefettoOscar Fioriolli, hanno sottoscritto la con-venzione che disciplina i rapporti fra idue Enti.

In particolare l’accordo prevede l’uti-lizzo dei Reparti volo a sostegno delle

squadre del C.N.S.A.S. impegnatein operazioni di ricerca e soccorsoe per tutte le attività connesse allafrequentazione della montagna edelle grotte, dei terreni impervi edostili di tutto il territorio naziona-le così come prevede anche la leg-ge, in pratica a tutti gli eventi disoccorso pubblico. La collabora-zione è estesa anche alle grandiemergenze sotto il coordinamentodella Protezione civile.

La convenzione tende quindiad assicurare il trasporto dellesquadre tramite aerei od elicotteri,per raggiungere più facilmente gli

scenari operativi, ma soprattutto sono pre-visti momenti formativi congiunti al finedi migliorare l’efficienza e le sinergie trale due componenti.

Qualora un Delegato di Zona avesse lanecessità di far intervenire un elicotterodella PS per un intervento reale, l’attiva-zione è piuttosto semplice poiché può di-rettamente, o tramite la propria Centraleoperativa, contattare telefonicamente ilReparto volo, che in base alle disponibi-lità e alle esigenze di servizio, potrà in-viare il mezzo più idoneo.

L’attività formativa congiunta fra isingoli Reparti volo ed i Servizi regiona-li sarà direttamente gestita dai rispettivi re-sponsabili sulla base di protocolli tecniciapprovati a livello centrale, sia dal Setto-re aereo che dal C.N.S.A.S. e dovrannocontenere gli obiettivi e i livelli di opera-tività, le procedure addestrative, e il ca-lendario degli eventi minimi affinché siagarantita la capacità operativa S.a.R..

Questa convenzione nasce da un la-voro comune i cui approcci risalgono agliinizi degli anni ’90 quando gli elicotteridella Polizia di Stato compiono assiemealle squadre del C.N.S.A.S. i primi inter-venti che via via aumentano negli annisuccessivi, soprattutto nelle zone in cuisono presenti i Reparti volo.

Agli inizi del Duemila si inizia a par-lare di una convenzione nazionale fra PSe C.N.S.A.S. e intanto vengono sottoscrittiaccordi fra singoli Reparti e Servizi re-gionali che fungeranno da pungolo per lastipula dell’attuale convenzione che, nonsostituisce ma rafforza e valorizza ancoradi più quanto è stato a livello locale.

Pier Giorgio BaldraccoPresidente nazionale CNSAS

FirmaAccordo commercialefra il CNSAS e Volkswagen Italia

ConvenzioneCNSAS - PS

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I Delegati del Club Alpino Italiano

(C.A.I.), provenienti da tutta l’Italia, si

sono riuniti, in Assemblea starordina-ria, domenica 19 dicembre nell’auditorium

della Sala Verdi a Verona, per votare un’im-

portante variazione statutaria: la costituzione

del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Spe-

leologico (C.N.S.A.S.) in Sezione nazionale.Nello Statuto del C.A.I. erano già presenti

due Sezioni nazionali: il Club Alpino Acca-

demico Italiano (C.A.A.I.) e l’Associazione

Guide Alpine Italiane (A.G.A.I.).

Cogliendo l’occasione della proposta di

costituzione del C.N.S.A.S. in Sezione nazio-nale il C.A.I. proponeva anche il riordino

dell’ex Art. VI.6 ora Art. 29 dello Statuto.

Il Presidente nazionale del C.A.I.

Umberto Martini introduceva l’argomento

relativo alla variazione statutaria ricordando

all’Assemblea i numerosi riconoscimenti

attribuiti, anche da parte dello Stato, al

C.N.S.A.S., per passare quindi la parola al

Vice presidente nazionale del C.A.I. avv.

Vincenzo Torti che presentava, con compe-

tenza e passione, la proposta di modifica sta-

tutaria.

Dopo l’esposizione del Vice presidente

Vincenzo Torti si apriva un’ampia discus-

sione in cui venivano evidenziati sia gli

aspetti positivi che le perplessità di alcuni

Delegati.

Veniva quindi posto in votazione prima la

costituzione del C.N.S.A.S. in Sezione nazio-nale, approvata con 601 si e 62 no, e quindi

le la due proposte di variazione dello Sta-

tuto: la prima relativa al “Titolo VI Delle

sezioni Art. VI.6 (29) Sezioni nazionali” che

inseriva il C.N.S.A.S. nell’elenco delle

Sezioni nazionali e nel contempo riordinava

l’intero articolo VI.6 (29) e la seconda “Titolo

IX Disposizioni transitorie Art. IX.1 (43)

relative alla Modalità di iscrizione alla

Sezione nazionale C.N.S.A.S. e quota asso-

ciativa”. Sinteticamente la seconda proposta

prevedeva che: “1. Sino al 31 dicembre 2015

i soci iscritti ad una sezione territoriale e

appartenenti contestualmente al C.N.S.A.S.,

potranno mantenere il rapporto associativo

solo tramite una sezione territoriale, in regime

di doppia appartenenza contestuale.” omissis

“3. Dal 1° gennaio 2016 l’iscrizione o il rin-

novo della stessa potranno avvenire, per qual-

siasi socio, anche direttamente presso la

sezione nazionale C.N.S.A.S. ...”

L’Assemblea straordinaria dei Delegati

approvava con 409 si, 189 no e 46 astenuti la

proposta di variazione e riordino del ex Art.

VI.6, ora articolo 29 dello Statuto C.A.I.,

come di seguito riportato, mentre cassava con

368 si, 216 no e 39 astenuti (quorum non

raggiunto) la proposta di inserire l’Art. IX.1

(43) “Norme transitorie”.

Statuto del C.A.I. ex Art. VI.6 ora Art. (29)

1. Per il raggiungimento delle finalità

istituzionali, il C.D.C. può proporre la costi-

tuzione di sezioni non aventi una determi-

nata circoscrizione, denominate sezioni

nazionali, strutturate in un numero indeter-

minato di raggruppamenti su base territo-

riale, rette da specifico ordinamento. La

costituzione di una sezione nazionale è deli-

berata dal C.C. e approvata dalla A.D. nella

prima seduta utile.

2. I soci delle sezioni nazionali sono

soci ordinari del Club alpino italiano.

3. Sono sezioni nazionali del Club

alpino italiano: il Club Alpino Accademico

Italiano (C.A.A.I.), l’Associazione Guide

Alpine Italiane (A.G.A.I.) e il Corpo Nazio-

nale Soccorso Alpino e Speleologico

(C.N.S.A.S.) – operante anche in coordina-

mento con il Servizio sanitario nazionale e

il Servizio nazionale della protezione civile

– dotato di caratteristiche peculiari, ricono-

sciute da specifiche leggi dello Stato.

4. L’iscrizione alle Sezioni nazionali

richiede il possesso dei requisiti previsti nei

rispettivi ordinamenti e può avvenire:

a. presso una sezione territoriale, con

adesione anche alla Sezione nazionale, in

regime di doppia appartenenza contestuale;

b. direttamente presso la Sezione nazio-

nale.

5. In caso di doppia appartenenza con-

testuale il rapporto associativo permane

presso la sezione territoriale, ma, ai fini del

computo del numero dei soci utili alla defi-

nizione dei delegati il socio si considera

appartenente alla sola sezione nazionale.

6. I soci con doppia appartenenza con-

testuale godono dell’elettorato attivo e pas-

sivo presso entrambe le sezioni, territoriale

e nazionale.

7. I soci delle sezioni nazionali hanno

facoltà di portare uno speciale distintivo,

approvato d’intesa con il C.C.

8. I componenti del nucleo famigliare

del socio iscritto alla sola sezione nazio-

nale possono ottenere l’iscrizione con la

qualifica famigliare presso una qualsiasi

sezione territoriale.

Al termine dell’Assemblea straordinariaabbiamo raccolto i sintetici pareri del Presi-dente nazionale del C.A.I. Umberto Martini,del Presidente nazionale del C.N.S.A.S. PierGiorgio Baldracco e del Vice PresidenteC.A.I. Vincenzo Torti.

Il Presidente nazionale del C.A.I.

Umberto Martini, ritiene che l’Assemblea

straordinaria è andata

bene anche se poteva

andare meglio in

quanto, forse, qual-

cuno non ha capito

esattamente quale era

il problema. Sicura-

mente ribadisce “è dif-

ficile far comprendere

a tutti, con il ragiona-

mento, le varie proble-

matiche, ma speriamo che, con il tempo, tutti

riescano a recepirle”.

Il Presidente nazionale del C.N.S.A.S.

Pier Giorgio Baldracco

si dichiara completa-

mente soddisfatto della

votazione, che è andata

oltre le più rosee aspet-

tative in quanto è stata

approvata la costitu-

zione della Sezionenazionale senza le

Norme transitorie.

Il Vice Presidente C.A.I. Vincenzo Torti

ritiene, con estrema onestà intelettuale, che

siano state fatte delle proposte cui l’Assem-

blea ha dato la risposta migliore per quanto

riguarda la costitu-

zione della Sezione na -zionale del C.N.S.A.S.

Il resto era un neseces-

sario aggiustamento,

legato allo Statuto, che

altrimenti avrebbe

potuto creare delle dif-

ficoltà per quanto

riguarda l’iscrizione

alla Sezione nazionale.

Lo stupore riguarda la mancata approvazione

di una norma trasnsitoria che avrebbe spo-

stato nel tempo la possiilità di iscriversi

immediatamente alla Sezione nazionale del

C.N.S.A.S. “Comunque l’Assemblea è

sovrana e i Delegati hanno espresso così il

loro pensiero”.

a cura di Alessio Fabbricatore

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