tre quarti di Giampiero Fargnoli - 191108librolibero\tre_quarti_di... · 2008-11-25 · ... mezzo...

29
www.laRecherche.it Giampiero Fargnoli tre quarti fotografia di Roberto Maggiani :: www.archivio-foto.it

Transcript of tre quarti di Giampiero Fargnoli - 191108librolibero\tre_quarti_di... · 2008-11-25 · ... mezzo...

www.laRecherche.it

Giampiero Fargnoli

tre quarti

fotografia di Roberto Maggiani :: www.archivio-foto.it

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 1

Le bottiglie da vino hanno, generalmente, la capacità di tre quarti di litro o, in maniera

più accurata, 0,750 litri, capacità che viene appunto definita “una bottiglia”.

Tale misura non nasce da particolari esigenze, essa si pone come alternativa alle classiche

misure da osteria: un quarto, mezzo litro, un litro.

Le bottiglie da vino hanno da sempre costituito un campo prediletto per quanto riguarda

la ricerca creativa sia per le etichette, alcune delle quali costituiscono autentiche

espressioni artistiche, sia per la forma; tra le tante ricordiamo: la Albeisa: il cui nome

deriva dai produttori albesi che la introdussero quale segno distintivo per i loro vini

all’inizio del Settecento; la Bordolese: caratterizzata dal corpo cilindrico, spalla

pronunciata, collo relativamente corto; diffusissima è utilizzata sia per i bianchi che per i

rossi, è usta tradizionalmente nella regione di Bordeaux ma si è poi diffusa in tutto il

mondo; la Borgognona o Borgognotta: usata tradizionalmente in Borgogna adatta sia ai

bianchi che ai rossi, è largamente usata soprattutto per gli Chardonnay e per i Pinot nero,

il vetro è verde scuro o marrone per i rossi, talvolta chiaro per i bianchi; Champagnotta:

usata tradizionalmente per gli champagne e, in seguito, per altri vini spumanti, è di

aspetto simile alla borgognona ma con una base più larga, è inoltre molto spessa in

ragione della pressione (fino a 10 atm) che deve reggere, l’imboccatura presenta una

sporgenza sulla quale si fissa la gabbietta metallica che trattiene il tappo; Chiantigiana:

usata al posto del tradizionale fiasco, 1,5 lt; e ancora la Marsalese, l’Ungherese, la Porto.

In genere per la mescita e il trasporto furono utilizzati strumenti di terracotta, fino allo

sviluppo e al perfezionamento delle tecniche di lavorazione del vetro.

L’antenato della bottiglia è l’anfora: corpo allungato e con due manici; il corpo era

piuttosto ampio restringendosi verso l’alto; venivano chiuse con tappi di legno, sughero

o argilla, poi sigillati con della malta, vista la loro natura porosa a volte venivano rivestite

completamente con resina di pino. Va in ultimo notato che le anfore hanno spessissimo

trovato la loro collocazione definitiva, proprio nel fondo del mare.

Le prime bottiglie pare avessero forma bassa e larga solo col tempo le forme si

assottigliarono consentendo agli appassionati un fattore fondamentale per la

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 2

conservazione del vino: la possibilità di mantenere la bottiglia in posizione orizzontale.

Tale tecnica che a noi pare ovvia ha consentito un utilizzo più razionale degli spazi nelle

cantine; una conservazione prolungata con, anzi, un progressivo miglioramento del

gusto e degli aromi, non solo: mantenere bagnato il sughero vuol dire prevenire il suo

restringimento e la conseguente inevitabile ossidazione del vino.

Un altro contenitore importantissimo, probabilmente ideato nella zona di Bordeaux, è la

botte, inizialmente utilizzato per il trasporto e solo successivamente come strumento di

cantina.

Pare che tra le svariate forme, di cui abbiamo citato solamente alcuni esempi, la

cosiddetta bottiglia bordolese costituisca la forma che, tra tutte, meglio si adatta alla

navigazione. Snella a sufficienza per fendere le onde senza rinunciare ad una pancia

capace di costituire una bella cassa toracica e di galleggiamento; tali bottiglie sono, senza

dubbio, i galeoni del vino.

Non intendo tuttavia nascondermi dietro un dito e abbellire, mescolando storia e

leggenda, quelli che sono, anche e soprattutto, principi di fisica; in particolare mi

riferisco al cosiddetto “Principio di Archimede”.

Una bottiglia da vino galleggia infatti in ragione di un principio che venne scoperto ed

enunciato dal famoso matematico, astronomo, fisico e inventore siracusano Archimede

(Siracusa, circa 287 a.C. - Siracusa, circa 212 a.C.).

Il celebre matematico, al di là delle leggende che lo vogliono interessato, insieme a

Gerone II, alla reale preziosità di corone e affini, nel trattato Sui corpi galleggianti, enuncia

il celebre postulato dal quale viene dedotto come teorema quello che oggi viene definito

il principio di Archimede, esso riguarda l’interazione dei fluidi con i corpi che in essi

sono immersi: Un corpo immerso (totalmente o parzialmente) in un fluido riceve una spinta (detta

forza di galleggiamento) verticale (dal basso verso l’alto) di intensità pari al peso di una massa di fluido

di forma e volume uguale a quella della parte immersa del corpo. Il punto di applicazione della forza di

Archimede, detto centro di spinta, si trova sulla stessa linea di gradiente della pressione su cui sarebbe il

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 3

centro di massa della porzione di fluido che si trovasse ad occupare lo spazio in realtà occupato dalla

parte immersa del corpo.

Se, tuttavia, questo principio fa sì che la nostra bottiglia galleggi esso non vale a

disciplinare il moto della stessa sulla superficie dell’acqua o la sua deriva; al contrario,

costituendo il galleggiamento proprio il punto fondamentale per il percorrimento di

strade d’acqua.

Tuttavia, secondo alcuni studiosi anche questo ultimo aspetto dei fenomeni navigativi

può essere compreso, analizzato e spiegato attraverso l’applicazione di alcuni principi

Mi riferisco, come è evidente, alla teoria di Edoardo Vazquez Romero (Granada 1673-

1772), essa, tuttavia, ci lascia stupefatti ed increduli: il pensatore andaluso, infatti, nei

famosi trattati del moto dei corpi all’interno dei liquidi e dei liquidi e dello spazio: influenze reciproche

afferma che, posti alcuni dati fondamentali e imprescindibili, è possibile prevedere, con

una approssimazione pari ad una circonferenza di circa 27 metri (per un corpo di 175

Kg), lo sviluppo del moto dello stesso all’interno dell’oceano.

La comunità scientifica del tempo rispose in modo discordante, sebbene che diversi

esperimenti pare abbiano confermato tale teoria, ma la cosa ci lascia comunque increduli.

Non si riesce ad accettare con facilità tale teoria; il Vazquez afferma infatti che:

conosciuta la massa del corpo, presupposta la sua incorruttibilità nell’acqua salata,

valutando la forza delle maree, la quale potrebbe anzi costituire il momento propulsivo

della nostra navigazione, del moto ondoso, non tralasciando il fenomeno già noto agli

antichi greci della cosiddetta “onda tripla”, valutate altresì, secondo le tavole del Beringgh,

le correnti marittime, calcolati gli eventuali fenomeni atmosferici degni di nota e il quasi

certo contatto con animali marini tra i quali indica e specifica quali notevoli mammiferi –

delfini, squali, tursiopi detti anche delfini soffiatori, balene, balenottere, squali balena,

eccetera – e pesci propriamente detti – tonni, saraghi, orate, spigole, pesci spada, alici,

cefali, triglie, astiolanti, rane pescatrici, rombi, eccetera – non stimando al contrario degni

di menzione cozze, vongole e mazzancolle (nei cui confronti lo spagnolo nutriva, tra

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 4

l’altro, una leggera intolleranza) per la scarsezza della mole, ancorché molti pescatori

giurino il contrario; orbene conosciuto l’insieme di tutti questi dati il nostro afferma che

si potrebbe, con il margine sopra indicato, che, nel caso specifico, sarebbe

riproporzionato ad una circonferenza di 7,9 metri, ipotizzare e conoscere la forma di

comportamento della nostra bottiglia nell’oceano e dunque, dato un tempo determinato,

la posizione finale.

Devo essere sincero: un po’ ‘sta bottiglia da vino mi ha annoiato: è in fondo così

interessante conoscere esattamente il percorso e l’esito di una banale bottiglia di vetro

nel mare? Forse sarebbe meglio che si rompesse una volta per tutte, che venisse divorata

da un'orca (il più terribile dei mostri marini) o da uno qualsiasi degli animali indicati dal

nostro caro andaluso.

La verità è che queste astratte e precisissime teorie mi lasciano un fondo amaro e

freddo: mi rendo conto che posso conoscere tutto di una bottiglia, un oggetto inerte,

vuoto, con il suo bel carico di trequartidiniente, con la sua massa e le sue spinte, con la sua

forma proveniente da una finalità ben precisa, ma ignoro tutto il resto, cosa possa voler

dire essere, esistere in mezzo al mare, sballottato dalle onde, in balia delle correnti, dei

pesci, degli uragani, cosa possa voler dire sentirsi privi di punti di riferimento, trascinati

alla deriva da forze che non si riescono a controllare, da elementi ignoti che ci lasciano

sbigottiti, mentre all'interno del nostro essere si sviluppano reazioni chimiche che

ignoravamo di poter originare.

Tutto questo può succedere proprio ed esattamente mentre si pensava solo alla stabilità

di una comoda e bella boiserie, solo ad invecchiare tranquillamente, quando tutto

sembrava normale, quando il cielo sopra di noi era intatto e la terra così ferma da indurci

a dimenticare le molteplici forze che ci circondano, che ci influenzano e di cui troppo

poco possiamo controllare. In certi casi la circonferenza andalusa oltrepassa la linea

dell’orizzonte.

Come sono finito qui?

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 5

L’inizio

raspa,

graffia,

raschia,

raschia.

quant’è fondo

lo sprofondo

del fondo

memoria

del mare

profondo

del fondo

nel fondo

(e speriamo vada tutto bene)

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 6

sintassi dell’addio

(geometria)

geometria degli sguardi,

arco descritto di viole appena nate,

rosario d’argento che si sciupa,

appena colte,

teoria di passione,

di freddo, di

longitudini bianche

solitario estremo

di bellezza,

rose geometriche

e di sguardi

su archi di sogni obliqui

e grani di

timore e confusione

di gemme

ventagli

addio mio amore

ed io che tremo ancora

al tuo sguardo geometrico

e distante

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 7

british

una giacca verde di ramarro

che non dico bene

giacca sfortunata

fatta a regola d’arte

chissà quei fiori funesti

di cotone malvagio

mendicanti degli incubi

già prima

quali dita e tristezza

hanno tessuto

hanno cucito

l’abito dell’addio

(inconsapevole)

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 8

estuario

il mio cuore è acciaio liquido

metallo sonoro

e vibra a ogni battito

a ogni respiro della mente

e quando mi chiami

nello spazio, le distanze

lungo l’alveo degli anni

rami d’argento nella notte

(sospiri di luce)

quando mi chiami

nel silenzio

nell’aria

sottile il tuo pensiero

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 9

la nudità

centinaia di anemoni che piangono

“comare è una mattanza”

le gioie di cristallo: frantumate

le gioie perdute: masticano amaro

amaro,

è il sole che copre appena

le mani sporche

di selvaggia soleà

centinaia di anemoni che piangono

il campo avanza sul mio sguardo

nudo d’amore e rosso

trentaquattro anemoni che piangono

o campana dal riso selvaggio

che ripeti, racconti

tutte le mie paure

sull’onda dell’orizzonte

sullo specchio dell’aria

sulle nuvole stanche degli anni

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 10

il freddo nelle mani

temo le strade silenziose

e l’eco dell’eco del freddo

i pensieri sottili

(stiletti di ghiaccio e anulari di brina)

nel cavo delle mani,

nell’atrio spoglio di fabbricati isterici,

temo che questo fuoco non mi parlerà più

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 11

il sogno bambino

dormi cuore mio

mio cuore dormi

sotto la neve

aspetti la pioggia verde

lo smeraldo del gatto

si allontana ridendo

becco giallo (lo sai?)

strimpella la sua corda senza fine

lucida lo specchio, cuore

sul lago d’argento

scompaiono lacrime

scompare il deserto

l’eremo esatto del mondo

osi ancora parlare, cuore?

il tuo battito pazzo rompe la notte

in un tremito d’ali,

nella benda

violenta dei silenzi

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 12

nord

il profondo nord della mia intelligenza

taglia a fette le cose.

dura e netta la lama del mio occhio.

(cosa piangono a fare ‘sti bambini?)

un vento spigoloso e freddo

cancella le pagine:

foglie dorate e vive,

animali di pietra,

gambe azzurre

che pareggiano i conti.

stormi geometrici e perfetti

lasciano indietro i feriti:

l’algoritmo di un fiore,

i pensieri perduti

(anche l’amore, in fondo,

è solo un’equazione)

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 13

in pectore

freddo, freddo,

freddo.

un cielo di granito

sta tutto qua dentro.

“fuori i secondi”

(hai detto)

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 14

3/4

non hai capito!

(si ho capito)

non hai capito!

(si ho capito)

sono l’esatto opposto dei tuoi sogni

a margine di ogni desiderio

guardami ancora!

(non vuoi. non posso.)

strutturalmente inutile

disegno d’utopie

ti prego, la mia mano!

se non ho mani

senza più occhi per te

senza più bocca

bambina mia

senza più cuore

senza più attese

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 15

cuore e bestemmia

guancia pallida

bocca rossa

nel cuore una bestemmia

tu non guardare amore

tu non guardare mia limpida luce

copri gli occhi, se vuoi,

con l’azzurro del soffio, con un petalo amaro

chiudi l’assenza

(le nostre notti alla gola)

(io)

guancia pallida

(io)

bocca rossa

(io)

fil di ferro e chiodi

(io)

re di ferro e chiodi

ma tu,

(luce soffio petali azzurro)

tu non guardarmi,

col cuore e la bestemmia

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 16

seme

tu non guardarmi,

non guardarmi.

io me ne sto racchiuso a chiocciola,

arrotolato come una foglia semolata

avvolto su me stesso e fuori niente.

a parte tutto non saprei che dire

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 17

passo,

dopo passo, dopo passo

sotto la polvere

sotto piombo che taglia

(…)

dopo passo, dopo passo

(…)

foglie morte: arrivederci,

incidenti angoli nascosti

(…)

di goniometriche rotte

io non so nulla

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 18

l’acqua non cancella

le impronte digitali

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 19

quell’albergo caldo a Verona i cinesi che non stanno al loro posto crocetta teatro carcano

porta romana bella calle veneziana scanno perduta e ritrovata le estati dei miliardi di

raggi di sole autobus 1 o 11? cappuccino girasoli corso vittorio aperitivi sui tetti a Santo

Stefano di Sessanio cinema è tradizione l’infinito dell’imperatore muflo stazione fredda a

rogoredo sting alla stazione litigi a granada appesi nei cieli piovosi if you want to stay

with me treni che dormono lacrime e treni scrofa semilanuta black bull rain beer Santa

Maria del lago belgioioso è raffreddore napoli ci tiene a noi lodi si torce le mani i gatti

tommasino nebbia di mattoni rossi ed acqua dei navigli folletto i will do what you want

me to do non è colpa mia non è colpa mia non son stato io non son stato io Sant’Andrea

che non decolla gremlin quant’è lunga via firenze if you kiss me i’ll feel like a bird 2

rotonde mini pony sotto l’ombrellò domingo? marengo? flying in the sky in the blue blue

sky Sant’Agnese Firenze-ultimo amore tutti gli alberghi dove resta una traccia di noi tutti

i miei pensieri e anche dopo voglio stare con te, bibi, io di più San Clemente a Casauria.

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 20

rondini e tram

i tram tracciano linee e segni,

scarabocchi nel cielo

e serpenti di bronzo.

anche i miei ricordi

s’intrecciano a tormento,

e si inseguono,

come rondini di inchiostro

tra i fogli azzurri della memoria

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 21

ninnoli

gli stupidi ninnoli

che mi hai lasciato

(roba da bambini!)

ci gioco

me li tengo così cari

visto che darli via non posso

giochi d’aria,

suoni,

e strade … strade

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 22

ricordo un giorno tivoli,

tivoli dorata e fritta

terra voluta

le ville

sentieri d’acqua,

la storia

ricordo un giorno

i fiori,

le parole sulle pietre,

adriano bisbiglia

adriano sorride

io dormo, bambina,

spade poggiate a terra,

le mie labbra serrate

ti chiamano per nome

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 23

jean paul gaultier

i semafori di viale monza

si inseguono e mentono

(non sai ma cosa t’aspetta)

è grigio e piove

o il tramonto ti incendia il viso,

(stanchezza, sonno,

ma per me c’è qualcosa)

i semafori di viale monza

si somigliano tutti,

ancora oggi mi portano a spasso

col loro verde acceso

(io ho un regalo per te

e parlo sempre troppo)

nelle luci di milano

il tuo profumo mi brucia la gola

ma io lo mangio volentieri

dal segno del tuo collo chiaro

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 24

san siro

nuvole vanno su cieli diversi

io me le guardo, ma tu?

lasciato l’accento,

la fanciullezza,

e la mia erre

com’è comodo l’ovvio

e le cose più facili.

eppure a volte ti vedo,

così lontana dalla mia bocca,

dalle mie dita

che, mentre Totti segna a San Siro,

sorridi.

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 25

ostinatezza

certe volte un complimento ci vuole proprio

che bellezza! e che tepore!

altre volte mi stizzano

troppe smancerie

(ma le occasioni non sono poi molte)

certo, mancano occhi solo miei,

ma pretendo rossori

(stupidità ostinata di chi scrive)

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 26

studio

mi arrangerò

a capire; a studiare;

i sensi e le distanze

i giorni e le ore

i corpi degli assenti

le onde marine

e foglie morte

e nuvole e sogni

i mie deserti

(mi stanno così a cuore)

il senso esatto di ogni cosa,

del fondo del mare

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 27

qui, novembre 2008,

abbiamo studiato vite e gesta dei grandi esploratori

scoperte, esplorate e circumnavigate tutte le terre emerse a di nuovo oltre

il discernimento ha estrapolato i limiti, gli oceani, i satelliti

non v’è metro quadro ove il mio piede non si sia già posato

ad oggi le rotte sono tutte note; paralleli e meridiani tracciati all’inverosimile

la legge dei paradossi sovverte il dogma: non vi è onda del mare che non sia inesplorata.

Giampiero Fargnoli – tre quarti

www.laRecherche.it 28

[Senza l'autorizzazione dell'autore, è consentita soltanto la diffusione gratuita

dei testi in versione elettronica (non a stampa), purché se ne citino correttamente

autore, titolo e sito web di provenienza: www.larecherche.it]