Tommaso Landolfi Stile

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stile letterario di Tommaso Landolfi

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Italo Calvino, nella sua Postfazione all'antologia del 1982, indica una parentela letteraria tra le opere di Landolfi e quelle di Barbey d'Aurevilly e di Villiers de l'Isle-Adam, mentre Carlo Bo ha dichiarato pi volte che Landolfi il primo scrittore dopo D'Annunzio ad avere il dono di giocare con la lingua italiana e di poterne fare ci che vuole.Centrale nella sua opera la critica alle magnifiche sorti e progressive della moderna societ dei consumi, ma rispetto a quella degli scrittori impegnati essa condotta da un punto di vista aristocratico e conservatore[8] e si riverbera altres nel linguaggio attraverso uno stile sperimentale e un lessico barocco.Landolfi ha un vero interesse per le possibilit della lingua, seppure non sia uno scrittore d'avanguardia ma piuttosto un conservatore: per esempio, nel racconto La passeggiata[9], che alla persona dotata di un vocabolario medio pare un racconto astruso e incomprensibile, Landolfi fa sfilare una serie di vocaboli desueti, o gergali, ma tutti presenti sul dizionario. Una glossolalia, la sua, come direbbe Agamben[10], da leggere con una continua sorpresa, dizionario alla mano (il suo era uno Zingarelli, ma usava anche il Tommaseo-Bellini). L'inizio del racconto recita cos: La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la fante preparava la bozzima... Sono un murcido, veh, son perfino un po' gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o dai radi cuiussi del giardiniere col terzomo, mi faceva quel giorno l'effetto di un malagma o di un dropace! (La passeggiata (1966))L'esempio in Landolfi non isolato, infatti usa lo stesso parlar per glosse nel racconto Conferenza personalfilologicodrammatica con implicazioni.[11]Landolfi capace di dare leggerezza a fattarelli quotidiani e illuminarli di nuova luce, anche solo con un vocabolo, come fa chiamando le omelette pesceduovo.Viceversa, Landolfi ama anche inventare e affronta problemi di linguistica, come nel caso della celebre poesia in lingua inventata che inizia cos:Aga magera difura natun gua mesciunSanit guggernis soe wali trussan garigurGunga bandura kuttavol jeris-ni gillara....Questa poesia si trova all'interno del racconto umoristico e concettuale Dialogo dei massimi sistemi (1937)[12], incentrato sul problema linguistico e paradossale di una lingua comprensibile solo al parlante, e al valore intrinseco, se esiste, di una poesia scritta in tale lingua. La poesia, quasi una formula magica, nel 1994 viene scelta per dare il titolo al Dizionario delle lingue immaginarie di Paolo Albani e Berlinghiero Buonarroti.[13]