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TOKEN ECONOMY L’APPRENDIMENTO: IMPARIAMO AD INSEGNARE Esistono varie strategie che favoriscono l'apprendimento di abilità e di modificazione dei comportamenti. Le utilizziamo tutti, spesso in modo spontaneo e inconsapevole, senza sapere che hanno dei nomi e che il loro impiego è stato studiato in modo sperimentale. A volte basta un po’ di buon senso, o il confronto con altri genitori, o qualche lettura in materia. Insomma, siamo tutti, più o meno consapevolmente abili nell’educare. In alcune situazioni, però, è opportuno pianificare l’utilizzo di varie tecniche di apprendimento in modo più strategico e strutturato, insegnare ai genitori il metodo e supervisionare l’andamento dei processi di modifica dei comportamenti o di acquisizione di nuove abilità. Ci sono varie psicopatologie in cui è più probabile trovare comportamenti problematici: Ritardo Mentale / Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, in particolare Disturbo Autistico / Disturbi da Deficit dell’Attenzione e da Comportamento Dirompente / Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività / Disturbo Oppositivo Provocatorio / Disturbo della Condotta / Disturbi della sfera emozionale / Disturbi d’Ansia / Disturbi dell’Umore / Altre condizioni non patologiche / Condizioni legate a situazioni di svantaggio o di disagio . Occorre sempre ricordare che ogni comportamento problematico è un segnale. Più che punito, va osservato, analizzato e compreso. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro

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TOKEN ECONOMY

L’APPRENDIMENTO: IMPARIAMO AD INSEGNARE

Esistono varie strategie che favoriscono l'apprendimento di abilità e di modificazione dei comportamenti.

Le utilizziamo tutti, spesso in modo spontaneo e inconsapevole, senza sapere che hanno dei nomi e che il

loro impiego è stato studiato in modo sperimentale. A volte basta un po’ di buon senso, o il confronto con

altri genitori, o qualche lettura in materia. Insomma, siamo tutti, più o meno consapevolmente abili

nell’educare. In alcune situazioni, però, è opportuno pianificare l’utilizzo di varie tecniche di

apprendimento in modo più strategico e strutturato, insegnare ai genitori il metodo e supervisionare

l’andamento dei processi di modifica dei comportamenti o di acquisizione di nuove abilità.

Ci sono varie psicopatologie in cui è più probabile trovare comportamenti problematici:

Ritardo Mentale / Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, in particolare Disturbo Autistico / Disturbi da Deficit dell’Attenzione e da

Comportamento Dirompente / Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività / Disturbo Oppositivo Provocatorio / Disturbo

della Condotta / Disturbi della sfera emozionale / Disturbi d’Ansia / Disturbi dell’Umore / Altre condizioni non patologiche /

Condizioni legate a situazioni di svantaggio o di disagio .

Occorre sempre ricordare che ogni comportamento problematico è un segnale.

Più che punito, va osservato, analizzato e compreso.

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PROMPTING E FADING - TECNICA DELL'AIUTO E DELL’ATTENUAZIONE DELL'AIUTO

La tecnica dell'aiuto consiste nel fornire all'individuo uno o più stimoli sotto forma di aiuti o prompt. I prompt sono

di solito sintetici, evidenti e vengono proposti al momento esatto in cui dovrebbe verificarsi l’azione desiderata (o

risposta).Quando il comportamento desiderato è appreso e stabilizzato, l’aiuto va attenuato e poi tolto, attraverso

un processo denominato fading, che consiste nel ridurre gradualmente l’aiuto.

PROMPTING

AIUTI VERBALI AIUTI GESTUALI AIUTO FISICO

I SUGGERIMENTI VERBALI RAPPRESENTANO

DEGLI AIUTI MOLTO NATURALI CHE

VENGONO SEMPREUTILIZZATI DAI GENITORI

PER FACILITARE L’ATTUARSI DI UN’AZIONE

O DI UNA PERFORMANCE.

ESEMPIO: DIRE “ADESSO FERMATI”

QUANDO IL BAMBINO CHE STA CORRENDO

SI DEVE FERMARE.

GLI AIUTI GESTUALICONSISTONO IN

PARTICOLARI GESTI CHE IL GENITORE

UTILIZZA PER FAVORIRE L’ATTUARSI DI

COMPORTAMENTI DESIDERATI O LA

RIDUZIONE DI COMPORTAMENTI

INADEGUATI.

ESEMPIO: INDICARE CON UN DITO LA

DIREZIONE CHE IL BAMBINO DEVE

PERCORRERE.

IL GENITORE GUIDA IL BAMBINO

NELL'EFFETTUAZIONE DI UN’AZIONE.

ESEMPIO: PRENDERE LE MANI DEL

BAMBINO E GUIDARLE NELL’AFFERRARE I

GIOCHI DA METTERE A POSTO.

FADING

RIDURRE IL NUMERO DI PAROLE (AD

ESEMPIO “STOP”) E PRONUNCIARLE CON

UN TONO DI VOCE PIU’ BASSO.

DIMINUIRE L’AMPIEZZA DEL GESTO O

SOSTITUIRLO CON UNO MENO

APPARESCENTE (AD ESEMPIO LO

SGUARDO).

RIDURRE GRADUALMENTE L'AREA DEL

CORPO TOCCATA (DALLA MANO A UN

DITO), LA PRESSIONE ESERCITATA SULLA

PARTE DEL CORPO (DA UNA STRETTA AD UN

TOCCO) E SPOSTARE LA PRESA A ZONE PIU’

DISTANTI (DALLA MANO AL GOMITO).

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MODELING -TECNICA DELL’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE

La tecnica del modellamento consiste nella promozione di esperienze di apprendimento di abilità e comportamenti

attraverso l'osservazione di un soggetto che funge da modello. Spesso si verifica in modo spontaneo cioè il modello

può non avere alcuna intenzione di insegnare e l'osservatore di imparare, ma si trova ad apprendere a livello

latente. E può utilizzare le sue osservazioni anche molto tempo dopo averle effettuate.

SHAPING O MODELLAGGIO-TECNICA DELL’APPRENDIMENTO PER APPROSSIMAZIONI

QUANDO AVVIENE L’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE

MODELLO OSSERVATORE

IL MODELLO È UNA PERSONA AUTOREVOLE, STIMATA

DALL’OSSERVATORE OPPURE CHE HA IMPORTANTI LEGAMI AFFETTIVI

CON LUI.

L’OSSERVATORE HA ADEGUATE CAPACITA’ ATTENTIVE, È DISPONIBILE,

CURIOSO, MOTIVATO, INTERESSATO O DIVERTITO DA CIÒ CHE

OSSERVA.

CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IMITATO

QUANDO LE CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IMITATO DALL’OSSERVATORE SONO POSITIVE (RINFORZI),

L'OSSERVATORE CONTINUA A MANIFESTARE IL COMPORTAMENTO, IN CASO CONTRARIO TENDE AD INIBIRLO.

PREDISPORRE UN PROGRAMMA DI MODELLAGGIO

1 2 3 4

INDIVIDUARE IL

COMPORTAMENTO META CIOÈ

L’ABILITÀ CHE SI DESIDERA

COSTRUIRE.

SELEZIONARE UN

COMPORTAMENTO GIÀ

PRESENTE NEI REPERTORI DEL

BAMBINO CHE ABBIA QUALCHE

ATTINENZA CON IL

COMPORTAMENTO-META.

DELINEARE UNA SERIE DI

APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE,

CIOÈ COMPORTAMENTI CHE

PARTENDO DA QUELLO INIZIALE

SI AVVICININO SEMPRE PIÙ A

QUELLO META.

PREDISPORRE PROGRAMMI DI

RINFORO IN MODO CHE

IL BAMBINO POSSA

PROGRESSIVAMENTE

PADRONEGGIARE I VARI

COMPORTAMENTI FINO A

RAGGIUNGERE QUELLO META.

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Il modellaggio consente di costruire di nuove abilità (motorie, cognitive, linguistiche, di autonomia…) e

comportamenti. Occorre rinforzare quei comportamenti attuati dal bambino che si avvicinano al comportamento

desiderato o comportamento meta.

CONCATENAMENTO O CHAINING – TECNICA DELL’ APPRENDIMENTO STEP BY STEP

Il concatenamento si usa per insegnare abilità complesse costituite da sequenze di comportamenti ben

delineabili (come le autonomie o le abilità professionali). In concreto si delinea la sequenza di un'abilità

complessa in diverse abilità parziali (per esempio: per fare i compiti occorre stare seduti, prendere il

diario, prendere il materiale…; per vestirsi occorre infilare mutandine, calzini, maglietta...). Ogni abilità

parziale viene rinforzata finché non risulta appresa. Allora si passa a quella successiva, che viene

rinforzata solo se il comportamento previsto viene emesso insieme a quello precedente: una volta che le

prime due componenti sono apprese e concatenate, si passa alla terza abilità parziale, fino a raggiungere

il comportamento meta.

PREDISPORRE UN PROGRAMMA DI CONCATENAMENTO

1 2 3 4

SUDDIVIDERE L'ABILITÀ

COMPLESSA (COMPORTAMENTO

META) IN COMPONENTI (TASK-

ANALYSIS) ABILITA’ PARZIALI

COSTRUIRE LA CATENA

COMPORTAMENTALE

ABILITA’ PARZIALE 1

ABILITA’ PARZIALE 2

ABILITA’ PARZIALE 3

PREDISPORRE UN

PROGRAMMA DI

RINFORZO

RINFORZO 1

RINFORZO 2

RINFORZO 3

….

CONCATENARE LE ABILITA’ PARZIALI

CON IL RINFORZO

ABILITA’ PARZIALE 1→RINFORZO 1

ABILITA’PARZIALE 1+2→ RINFORZO 2

ABILITA’ PARZIALE 1+2+3 → RINFORZO 3

…..

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PROGRAMMI DI RINFORZAMENTO

IL RINFORZO

Rinforzo può essere definito come qualsiasi stimolo o evento che produce un aumento nella probabilità di

comparsa dell’azione(o risposta)che lo ha preceduto.

Un po’ di esempi molto semplici.

Un topo abbassa una levetta (azione) e subito dopo riceve del cibo (rinforzo).

Un cane obbedisce a un comando (azione) e riceve delle carezze (rinforzo).

Il bambino in fasce piange (azione) e la madre accorre al suo lettino (rinforzo).

Il bambino inizia a pronunciare le sue prime parole (azione) e gli altri le ripetono (rinforzo).

L'allievo esegue correttamente un'operazione di aritmetica (azione) e prende un bel voto (rinforzo).

Il ragazzo riordina la camera (azione) e viene lodato dai genitori (rinforzo).

La ragazza fa fare i compiti al vicino di casa (azione) e riceve un piccolo compenso (rinforzo).

Il ragazzo cambia taglio di capelli (azione) e riceve complimenti dall’amica (rinforzo).

Il professore fa la sua prima lezione (azione) e riceve consenso dagli allievi (rinforzo).

La signora va a fare la spesa in un discount (azione) e riceve dei punti da accumulare per avere un regalo (rinforzo).

Il paziente descrive alcuni particolari imbarazzanti (azione) e il terapeuta gli da’ cenni di assenso e di incoraggiamento

(rinforzo).

Un esempio più complesso sulla circolarità dei comportamenti.

Il bambino piange (azione) perché vuole andare in edicola a comprare le figurine. La mamma deve fare delle

commissioni e gli dice che non è possibile. Il bambino continua a lamentarsi e la mamma accondiscende e lo porta in

edicola (rinforzo). APPRENDIMENTO: la mamma ha insegnato al bimbo a piangere a lungo per ottenere ciò che vuole. Il

bambino ha insegnato alla mamma che portarlo in edicola fa quietare il bambino che smette di lamentarsi (rinforzo).

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In ognuno di questi esempi abbiamo:

un soggetto (persona o animale)

1. che fa un’azione (o risposta)

2. che è seguita da una ricompensa

3. che aumenta la probabilità che l’azione si ripeta in situazioni simili

Un rinforzo è qualsiasi cosa (lode, oggetto, alimento…) aumenti la probabilità che in situazioni analoghe

compaia quella determinata risposta che è stata emessa nell'episodio originario. Tutto il processo (1,2,3)è

definito RINFORZAMENTO. Solo la conoscenza del soggetto ci permette di sapere, a priori, cos’è per lui un

rinforzo e se uno stimolo ha proprietà rinforzanti per il comportamento emesso. Altrimenti dobbiamo

osservare il comportamento, presentare uno stimolo e vedere se aumenta le probabilità che quel

comportamento originario ricompaia.

Quindi: per capire se uno stimolo può essere definito come rinforzo dobbiamo OSSERVARE CON

ATTENZIONE.

Esistono vari tipi di rinforzatori:

o rinforzatori materiali (oggetti, cibi …)

o rinforzatori sociali (approvazione verbale)

o rinforzatori sensoriali (approvazione fisica)

o rinforzatori simbolici (simbolo di qualcos'altro)

o rinforzatori informazionali (feed-back sulla qualità della prestazione)

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RINFORZI POSITIVI (+) E NEGATIVI (-)

Tutti gli esempi riportati in precedenza riguardano un tipo di rinforzo detto POSITIVO (+), dove cioè

aggiungiamo qualcosa (una lode, una ricompensa, un premio). Si parla invece di rinforzo NEGATIVO (-)

quando andiamo a togliere qualcosa: d’innanzi ad una situazione di disagio (o aversiva) viene attuata una

azione che provoca la cessazione del disagio.

Un po’ di esempi molto semplici.

Un topo e' situato all'interno di una gabbia, il cui pavimento e' percorso da corrente elettrica piuttosto intensa. Casualmente il topo

abbassa una levetta (azione) che mette fine al passaggio della corrente elettrica (rinforzo negativo). In situazioni analoghe

aumentano le probabilità che il ratto abbassi la levetta.

Il bambino ha dolori alla pancia e piange (azione); la madre accorre e lo massaggia (rinforzo negativo). In situazioni analoghe il

bambino piangerà per assicurarsi l’arrivo della mamma.

La ragazza ha mal di testa (stimolo), prende un farmaco che la fa stare meglio (rinforzo). In situazioni analoghe la ragazza curerà il suo

mal di testa con quel farmaco.

I genitori si rivolgono ad uno psicoterapeuta per il figlio (azione); il terapeuta adotta ed indica alcune strategie che modificano un

comportamento problematico del bambino (rinforzo). I genitori torneranno dal terapeuta in situazioni analoghe

Nello stesso modo possiamo parlare anche di punizioni positive (+) o negative (-).

Un esempio. Il bambino si lamenta e strilla mentre gioca con la sua macchinina preferita perché non vuole fare i compiti, non ascolta le

richieste del genitore e continua a dirgli “no”. Il genitore, innervosito, gli da una sculacciata (punizione +). Il genitore, innervosito, gli toglie

la macchinina (punizione -).

Se un rinforzo positivo comporta il dare qualcosa di positivo, una punizione positiva comporta il dare

qualcosa di negativo. Se un rinforzo negativo comporta la sottrazione di qualcosa di sgradevole, una

punizione negativa comporta la sottrazione di una cosa gradita.

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FREQUENZA DEL RINFORZO

Gli studi sul meccanismo del rinforzo hanno messo in evidenza che è più efficace un rinforzo intermittente

piuttosto che un rinforzo continuo.

RINFORZO A TASSO FISSO (CONTINUO)

Premio il bambino (con lodi, gesti, oggetti …) ogni volta che per ottenere qualcosa chiede “per favore”,

oppure ogni volta che ripone i suoi giochi in ordine, oppure ogni volta che va a dormire da solo nel lettino,

oppure ogni volta che finisce il suo pasto senza protestare. Uso sempre il rinforzo.

RINFORZO A TASO VARIABILE (INTERMITTENTE)

Premio il bambino in modo discontinuo, a volte sì a volte no. L’intermittenza pur producendo un

apprendimento più lento, lo rende più resistente all'estinzione, consente di rendere il processo meno

automatizzato e prevedibile e permette al bambino di eseguire i comportamenti meta con l’aspettativa e

la curiosità di capire se sarà o meno premiato e con il desiderio di migliorare la performance.

Ovviamente è fondamentale che la variabilità sia studiata in modo efficace e funzionale, perché se troppi

comportamenti in successione non venissero premiati, si rischierebbe di scivolare verso l’estinzione del

comportamento. Sta al nostro buon senso capire cosa, come e quanto dobbiamo usare il rinforzo, a seconda del

tipo di comportamento o abilità che desideriamo insegnare e delle caratteristiche del bambino. La variabilità,

infine, vale solo per il rinforzo; non per le punizioni. Se variamo le punizioni, il bambino impara che in alcune

situazioni può emettere comportamenti negativi senza che succeda nulla e tale consapevolezza diventa rinforzante,

cioè aumenta la probabilità che il bambino riproduca simili comportamenti negativi.

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TEMPI DEL RINFORZO

Qui gioca un ruolo fondamentale la dimensione del tempo: premio il bambino a intervalli di tempo

costanti oppure variabili.

RINFORZO A INTERVALLO FISSO

1.Ogni 10 minuti che Marta sta seduta per fare i compiti ottiene una ricompensa.

2.Ogni 5 minuti che il Damiano gioca con il fratello ha una ricompensa.

RINFORZO A INTERVALLO VARIABILE

1.Marta sta seduta per fare i compiti e ottiene una ricompensa dopo 5 minuti, oppure dopo 12

minuti…

2.Damiano ha una ricompensa dopo 2minuti oppure dopo 10 minuti…

OSSERVARE: QUALE RINFORZO E QUALE PUNIZIONE

Ogni programma di rinforzo va creato come un vestito perfetto per il bambino che lo deve indossare. Ciò

che ha potere rinforzante per un bambino non necessariamente può averlo per un altro. Facciamo un

esempio partendo da una situazione abbastanza frequente: un bambino, durante le ultime ore di una

lezione scolastica tenuta da un supplente, tende a distrarsi facilmente, si alza dalla sedia, infastidisce i

compagni, rifiuta di fare le esercitazioni che la maestra propone. La maestra lo richiama più volte, poi,

vedendo che non smette, decide di punirlo ancora mandandolo dal preside. La maestra è convinta che i

richiami (punizione +) sono utili per contenere quel bambino. Ma se quel bambino fosse stato annoiato

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ed in cerca di attenzioni? Cos’ha fatto l’insegnante? Gli ha dato esattamente quello che desiderava, non

una punizione+ ma un rinforzo+, che, come tale, aumenterà la frequenza del comportamento disturbante

del bambino. Ed allora diventa necessario mandarlo dal preside. Ma siamo sicuri che per quel bambino

annoiato uscire dalla classe sia una punizione-? Per un altro certamente sì, ma per lui? Solo se i compagni

e la maestra non gli prestano più attenzione il comportamento può estinguersi.

Occorre sapere che nei primi tempi della sottrazione del rinforzo il comportamento non sparisce, anzi

inizialmente si verifica un aumento. Poi pian piano inizia a diminuire fino ad estinguersi definitivamente.

RINFORZI AMBIENTALI

È cosa comune che i bambini facciano senza problemi ciò che viene loro proibito. Perché accade? Come

fare? Sono i bambini ad essere dispettosi ed indisponenti o c’è qualche cosa che ci sfugge? A volte per un

bambino è l’ambiente ad avere proprietà rinforzanti, proprietà che aumentano il verificarsi del

comportamento nonostante le punizioni o i richiami dei genitori. Un esempio: pensiamo ad un bambino

che si arrampica in una sedia per poter guardare dalla finestra. Ogni volta che i genitori lo vedono

allontanano la sedia (punizione-) e lo sgridano alzando la voce (punizione +), dicendo che è pericoloso.

Ma il bambino non se la smette, anzi, come percepisce che i genitori sono lontani, prende la sedia e si

piazza davanti alla finestra. È forse un dispetto? Lo fa appositamente per far arrabbiare i genitori? Se non

è un bimbo che cerca la loro attenzione la risposta è “No” (anche perché lo farebbe in loro presenza).

Succede che ogni volta che non ci sono i genitori il bimbo si arrampica e il suo comportamento viene

rinforzato dall’ambiente: dalle macchine che passano, dalle persone che camminano, dai colori percepiti,

dalle luci e dal movimento. Se non ci fosse il rinforzo esercitato dall’ambiente il comportamento si

sarebbe estinto con le punizioni dei genitori. Ma il problema è che i genitori non sono sempre presenti e

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quindi il bambino continua ad arrampicarsi (rinforzo intermittente). Quando all’arrampicarsi corrisponderà

sempre e solo una punizione, allora il comportamento si estinguerà.

RINFORZO POSITIVO

Fin qui abbiamo citato anche le punizioni ma occorre sempre ricordare che il rinforzo positivo è lo

strumento più adeguato a modellare il comportamento. Orientare l’attenzione ai comportamenti positivi

e rinforzarli, ignorare quelli negativi mostrando indifferenza è sempre la strategia migliore per favorire gli

apprendimenti. Nella vita di tutti i giorni basta pensare alle lotterie, al lotto, ai gratta e vinci al

superenalotto, a tutti i giochi in cui la vincita è poco probabile, in alcuni casi veramente impossibile.

Eppure si continua a giocare, talvolta anche a livello patologico, perché questi sistemi erogano rinforzi

(molto appetibili) a tasso ed intervallo variabile: quindi offrono un’altissima resistenza all’estinzione!

Tornando ai nostri bambini, occorre ricordarsi qualche principio guida:

o rinforzare immediatamente dopo l'emissione di un comportamento

o variare i rinforzi,

o passare da schemi di rinforzo costante a schemi di rinforzo intermittente e variabile.

All'inizio dobbiamo rinforzare ogni successo nelle prestazioni ricercate, anche se il bambino lo fa in modo

casuale. Se vogliamo che l'apprendimento entri a far parte del bagaglio di abilità del bimbo dobbiamo poi

passare a schemi di rinforzo intermittente e a intervallo variabile, che sono molto più naturali perché

simili a ciò che accade normalmente: nell'ambiente i comportamenti non vengono mai rinforzati in

maniera continua, ma secondo schemi il più delle volte del tutto casuali.

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GENERALIZZARE GLI APPRENDIMENTI

Il nostro obiettivo è che il comportamento rinforzato si mantenga nel tempo e si generalizzi in contesti

differenti da quello in cui è stato appreso. Come procediamo? Talvolta è un esito naturale del programma

educativo, in altre situazioni (quando lavoriamo con bambini affetti da gravi patologie, va ricercato.

Qualche tecnica specifica per favorire la generalizzazione:

o estendere l'intervento ad altre condizioni

o usare rinforzi il più possibile disponibili nell’ambiente sociale del bambino

o usare contingenze di rinforzo difficilmente identificabili, come il rinforzo intermittente

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LA TOKEN ECONOMY

La T.E. è un modello di intervento convalidato da una lunga prassi sperimentale e educativa, efficace con il

singolo bambino e con il gruppo.

E’ un programma di rinforzo che utilizza inforzi secondari (o condizionati), cioè stimoli intermediari che

acquisiscono funzione rinforzante in quanto associati a stimoli o situazioni che hanno già questa

proprietà. In altri termini un rinforzo secondario è uno stimolo o una situazione che ha acquisito la sua

funzione di rinforzo dopo l'abbinamento con uno stimolo che funziona come rinforzo. In parole semplici,

un gettone o un simbolo come una stellina hanno proprietà rinforzanti dal momento che stabiliamo che a

un numero di gettoni o stelline corrisponde un premio.

La T.E. produce cambiamenti comportamentali in modo rapido rispetto ad un sistema basato solamente

sulle lodi. I cambiamenti persistono anche dopo l’interruzione del sistema. Non è un metodo complesso,

infatti, genitori ed educatori utilizzano già sistemi di ricompensa in modo naturale, associando ad elogi

anche ricompense tangibili. L’unica cosa da introdurre con la T.E. è la sistematicità ed un metodo di

conteggio che permette di verificare quando il bambino si è guadagnato il suo premio.

Obiettivi della T.E.

Stabilire un sistema ufficiale di ricompense.

Incrementare l’attenzione dei genitori ed il rinforzo di obbedienza e condotte sociali appropriate.

Ridurre arbitrarietà della concessione di privilegi al bambino.

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Vantaggi della T.E.

Consente ai genitori di utilizzare ricompense più potenti e ottenere miglioramenti più rapidi.

Permette di adottare un approccio più sistematico ed organizzato per la gestione dei

comportamenti.

Impedisce di negare ricompense a seconda degli umori dei genitori.

Esclude arbitrarietà e permette ai genitori di fare fronte comune.

Aiuta a spostare l’attenzione sui comportamenti appropriati.

Insegna che privilegi e ricompense vanno guadagnati.

Stabilire il programma

Scegliere la tipologia di punti (i token).

Si possono usare gettoni disegnati, fiches o anche solo metodi di registrazioni di punteggi. I tokens

consentono di “acquistare” beni (un pacchetto di figurine, un giocattolo…) o accedere ad attività

piacevoli (giocare nel giardino, andare in bicicletta….).

Fare una lista dei rinforzi.

La lista dei rinforzi è la lista dei premi o delle ricompense. In linea di massima possiamo affermare

che 1/3 devono essere ricompense a breve termine (guardare la televisione, andare in bicicletta,

giocare con i videogiochi…), 1/3 devono essere ricompense a medio termine(attività allettanti),

1/3 devono essere ricompense a lungo termine(comprare un gioco, andare al cinema….).

Fare una lista di comportamenti target.

Ogni comportamento deve essere descritto in modo molto preciso, in modo che sia evidente a

tutti quando va premiato o meno (stare seduto a tavola mentre si mangia, vestirsi da solo, non

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dire parolacce…).

Spiegare al bambino il programma.

I bambini accettano ben volentieri la T.E. ed è molto utile coinvolgerli nella costruzione del

programma. E’ bene far loro capire che l’obiettivo del lavoro è il desiderio di premiare i

comportamenti positivi: solo su questi viene posta l’attenzione e, in linea di massima, sono

bandite le punizioni.

Decidere quanti punti vengono guadagnati per ogni comportamento target.

All’inizio è utile premiare i bambini per le più semplici buone condotte per aumentare la

motivazione e far capire il funzionamento della T.E.. Ogni comportamento positivo permette al

bambino di guadagnare un numero di token proporzionale alla difficoltà e alla frequenza del

comportamento in questione. Più esigiamo e maggiore sarà il guadagno del bambino.

Costruire un contenitore per punti o un cartellone.

E’ bene dare attenzione alla costruzione del cartellone o del contenitore porta-token e dedicargli

un posto centrale dentro la casa o la classe.

Stabilire le regole

Assegnare punti appena il bambino emette un comportamento target

I punti non vanno mai dati prima, ma sempre e solo dopo l’esecuzione del comportamento

desiderato. Inizialmente anche l’intervallo di tempo tra l’assegnazione dei punti e il loro scambio

con un rinforzatore tangibile deve essere ridotto.

Elargire il premio quando il bambino se lo è guadagnato, senza accumulare premi o posticipare.

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QUALCHE RILUTTANZA?

Accade spesso di parlare con genitori non troppo convinti dell’uso del metodo della T.E., ma che, se

riescono ad affidarsi, appaiono poi molto stupiti dall’efficacia della procedura. Molto spesso citano il

famoso proverbio del “bastone e della carota”, come se il bambino fosse un asino, o anche una scimmia

da addestrare, o, peggio ancora, una cavia da laboratorio. La T.E. non è una tecnica di addestramento ma

uno strumento per orientare l’attenzione ai comportamenti positivi, per valorizzare e sostenere

atteggiamenti adeguati e funzionali. Non è previsto l’uso di punizioni, perché tutto si basa sul rinforzo

positivo. La T.E. aiuta genitori ed educatori a mettere a fuoco i problemi e gli obiettivi costruendo un

fronte comune di fronte al bambino. Troppo spesso accade che comportamenti problematici sono

semplicemente l’esito di strategie educative discordanti. Non è una tecnica dispendiosa, non implica

spese straordinarie perché ciò che diamo come premio è semplicemente ciò che già diamo al bambino.

Infine, riduce i ricatti, i circoli viziosi della rabbia e i giochi di potere tra adulto e bambino, offrendo una

regolarità che dovrebbe essere la unico vero grande principio dell’educare.

NO A RICATTI E RABBIA

SI’ A RITI, RITMI E REGOLE

Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta

Fano e Pesaro

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ESEMPIO DI CARTELLONE A PUNTI

(PER MOTIVI DI PRIVACY I CONTENUTI VENGONO RIPORTATI POCO LEGGIBILI)

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LISTA DEI COMPORTAMENTI TARGET. IN QUETO ESEMPIO PER OGNI COMPORTAMENTO E’STATO STABILITO UN EQUIVALENTE IN STELLINE CHE ANDRANNO DISEGNATE NELLO SPAZIO SOTTOSTANTE.

QUI SONO SEGNATE LE REGOLE DEL CARTELLONE, CIOE’ CHI ASSEGNA LE STELLINE, CHI E QUANDO LE DISEGNA …

QUESTO SPAZIO E’ DEDICATO A PICCOLI E GRANDI PREMI, DI CUI SONO STATE ATTACCATE LE IMMAGINI.

ANCHE QUESTI SONO PREMI, MA ANZICHE’ TRATTARSI DI OGGETTI, SI TRATTA DI ATTIVITA’ PIACEVOLI.

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OGNI CASELLA E’ NUMERATA. IN OGNI CASELLA VA DISEGNATA UNA STELLINA. SE GUADAGNO 5 STELLE DOVRO’ DISEGNARE 5 STELLINE.

IN ALCUNE CASELLE SONO RIPORTATI I PREMI. SE HO DECISO CHE UN PACCHETTO DI FIGURINE VALE 8 PUNTI, NELLA CASELLA NUMERO 8 TROVO SCRITTO “PACCHETTO DI FIGURINE” E COSI’ VIA.

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“Queste parole rivelano l’intimo bisogno del bambino:

aiutami a fare da solo”.

(M Montessori)

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