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LA DOMENICA 32 DOMENICA 23 GIUGNO 2013 Lui, il “totus politicus” ha 53 anni ed è sposato Per la prima volta scrive di sentimenti “Sto come sull’abisso” L a voce di Togliatti è conte- nuta in uno scrigno intar- siato, di quelli antichi del- l’artigianato sorrentino. Non solo la sua voce, ma anche la sua emotività, la scoperta di sé, il tempestoso viaggio in- teriore di un uomo passato alla storia per la glaciale razionalità. Il mitico to- tus politicus alle prese con un senti- mento terrorizzante quale l’amore. Quando credevamo di saper tutto di quella storia sentimentale, già conse- gnata ai polverosi annali del comuni- smo, affiorano quaranta lettere scam- biate tra Palmiro e Nilde al principio della relazione. Il racconto del primo anno di segreta passione, dall’incon- tro a Montecitorio nell’estate del 1946 fino alla convivenza nell’abbaino di Botteghe Oscure. Una vicenda che in- treccia clandestinità, ostilità del parti- to e nascita dell’Italia repubblicana. Amore e politica, per la prima volta parla Palmiro. E alla testimonianza di Nilde, arricchita negli anni con riserbo, si affianca quella del compagno. La lo- ro storia sentimentale — gli affanni, il gioco e le gelosie, il lento scivolare l’u- no nel bisogno dell’altro — ci viene rac- contata anche da lui, il gran capo del comunismo italiano, allora ancora le- gato alla moglie Rita Montagnana. Una confessione a tratti sorprendente che si può leggere nella nuova e bellissima biografia Nilde Iotti. Una storia politi- ca al femminile scritta da Luisa Lama, che ha avuto accesso al carteggio ine- dito ritrovato da Marisa Malagoli To- gliatti, figlia adottiva della coppia. Tutto cominciò da una «piccola ca- rezza» azzardata sui capelli di Nilde, lungo lo scalone di Montecitorio. È il 30 luglio del 1946, da due settimane fer- vono a Roma i lavori per la nuova Car- ta Costituzionale. Ma nel retrobottega della grande Storia sta maturando la storia più minuta tra il mitico segreta- rio comunista e la giovane deputata di Reggio Emilia. Li separano ventisette anni — 53 lui, 26 lei — e una gran quan- tità di cose: radici famigliari, formazio- ne, status ed esperienza. Però lei è bril- lante, colta, di naturale eleganza. Chiacchierano di tutto, Ariosto, Boiar- do e naturalmente politica. «Sei come una striscia di sole in una stanza buia», la corteggia lui in una delle prime lette- re. Il tono è lieve, quasi allegro. Ma pre- sto subentra il «sentimento di vertigi- ne, come davanti all’abisso». Uno sperdimento che lo abbaglia, Palmiro se ne ritrae piacevolmente spaventato. Non aveva mai provato quell’«impulso più forte della sua volontà», e teme di perderne il controllo. Da Parigi — dove è volato in agosto per parlare con Mo- lotov del confine jugoslavo — arrivano i primi segni di resa. «Ho abbandonato me stesso a te come mai avrei pensato». E ancora: «Nec tecum vivere possum nec sine te». Né con te né senza di te. Pa- gine di block notes e fogli dell’Assem- blea Costituente vanno riempendosi di parole d’amore, scritte a matita o a penna, mai con il leggendario inchio- stro verde usato per il partito. «Nina mia». «Non posso più vivere così». No, questa è davvero un’altra storia. L’aria è particolarmente frizzante, in parlamento e nel Paese. Si costruisce una nuova Italia, e i vecchi capi comu- nisti — quelli che avevano subito le vessazioni del fascismo e temuto le purghe staliniane — cominciano ad assaporare il gusto della libertà, anche il piacere delle comodità borghesi. Non c’è più spazio mentale per le anti- che compagne, quelle di taglia forte e scarpa 41, che gli erano state accanto nelle tante battaglie della clandesti- nità. Succede a Togliatti, ma anche a Longo e Terracini. E nell’estate del 1946 i rapporti tra Palmiro e la moglie sono incrinati da tempo, sin dagli anni del Comintern trascorsi a Mosca. Li di- vide anche la grave condizione fisica e psichica del figlio Aldo, che il padre fa- tica ad accettare. È in questa «situazio- ne intollerabile», come lui dice, che ar- riva il sorriso di Nilde. Il nuovo amore costringe Palmiro a un viaggio dentro di sé, lo stesso che lo (segue dalla copertina) u mi hai dato ciò che nessuna donna... Ho abbandonato me stesso a te come mai avrei pensato che avrei potuto fare. Forse era sta- ta troppo forte la tensione continua di questi due anni e irresistibile il richiamo che da me stesso veniva. Ma forse è vera la cosa più sempli- ce di tutte — che ti voglio bene. Senza di te non so pensare la mia vita. Roma, 19 agosto 1946 Non credevo che avrei tanto sofferto, di non ritrovarti, di non sa- pere quando ti ritroverò, di non avere nulla di te, di non sapere quan- do l’avrò. Ora mi pare che non potrò vivere così... 28 settembre 1946 Quanto ho fatto verso di te e con te non è mai stata un’intenzione frivola... Ho seguito un impulso più forte della mia volontà. Mi pare che possiamo e dobbiamo solo andare avanti, come in certi passi dif- ficili di montagna... Questa è la lettera più seria che ti ho scritto, cara, stracciala, bruciala, rendimela. Ma voglimi bene! 7 novembre 1946 Una cosa solo mi guiderà oltre a questa volontà, e voglio che tu lo sappia: il proposito di evitare a te che per l’affetto che tu mi porti, la tua vita possa essere più meschina di quella che la tua intelligenza e la tua devozione al Partito ti promettono. 18 agosto 1947 Nina mia cara, tu mi hai fatto il dono di te stessa, ma cosa ti ho da- to io che sia degno di questo dono? Forse sono stato solo un grande egoista... “Senza di te non vivo più” PALMIRO TOGLIATTI © RIPRODUZIONE RISERVATA SIMONETTA FIORI & Togliatti “PICCOLA NILDE” Sopra, una lettera con busta scritte da Togliatti In alto a sinistra la coppia con la figlia Marisa nel 1951 La copertina T Lettere d’amore e di passione &

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LA DOMENICA■ 32DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

Lui, il “totus politicus”ha 53 anni ed è sposatoPer la prima volta scrive

di sentimenti“Sto comesull’abisso”

La voce di Togliatti è conte-nuta in uno scrigno intar-siato, di quelli antichi del-l’artigianato sorrentino.Non solo la sua voce, maanche la sua emotività, la

scoperta di sé, il tempestoso viaggio in-teriore di un uomo passato alla storiaper la glaciale razionalità. Il mitico to-tus politicus alle prese con un senti-mento terrorizzante quale l’amore.Quando credevamo di saper tutto diquella storia sentimentale, già conse-gnata ai polverosi annali del comuni-smo, affiorano quaranta lettere scam-biate tra Palmiro e Nilde al principiodella relazione. Il racconto del primoanno di segreta passione, dall’incon-tro a Montecitorio nell’estate del 1946

fino alla convivenza nell’abbaino diBotteghe Oscure. Una vicenda che in-treccia clandestinità, ostilità del parti-to e nascita dell’Italia repubblicana.

Amore e politica, per la prima voltaparla Palmiro. E alla testimonianza diNilde, arricchita negli anni con riserbo,si affianca quella del compagno. La lo-ro storia sentimentale — gli affanni, ilgioco e le gelosie, il lento scivolare l’u-no nel bisogno dell’altro — ci viene rac-contata anche da lui, il gran capo delcomunismo italiano, allora ancora le-gato alla moglie Rita Montagnana. Unaconfessione a tratti sorprendente chesi può leggere nella nuova e bellissimabiografia Nilde Iotti. Una storia politi-ca al femminile scritta da Luisa Lama,che ha avuto accesso al carteggio ine-dito ritrovato da Marisa Malagoli To-gliatti, figlia adottiva della coppia.

Tutto cominciò da una «piccola ca-rezza» azzardata sui capelli di Nilde,lungo lo scalone di Montecitorio. È il 30luglio del 1946, da due settimane fer-vono a Roma i lavori per la nuova Car-ta Costituzionale. Ma nel retrobottegadella grande Storia sta maturando lastoria più minuta tra il mitico segreta-rio comunista e la giovane deputata diReggio Emilia. Li separano ventisetteanni — 53 lui, 26 lei — e una gran quan-tità di cose: radici famigliari, formazio-ne, status ed esperienza. Però lei è bril-lante, colta, di naturale eleganza.Chiacchierano di tutto, Ariosto, Boiar-do e naturalmente politica. «Sei comeuna striscia di sole in una stanza buia»,la corteggia lui in una delle prime lette-re. Il tono è lieve, quasi allegro. Ma pre-sto subentra il «sentimento di vertigi-ne, come davanti all’abisso». Uno

sperdimento che lo abbaglia, Palmirose ne ritrae piacevolmente spaventato.Non aveva mai provato quell’«impulsopiù forte della sua volontà», e teme diperderne il controllo. Da Parigi — doveè volato in agosto per parlare con Mo-lotov del confine jugoslavo — arrivanoi primi segni di resa. «Ho abbandonatome stesso a te come mai avrei pensato».E ancora: «Nec tecum vivere possumnec sine te». Né con te né senza di te. Pa-gine di block notes e fogli dell’Assem-blea Costituente vanno riempendosidi parole d’amore, scritte a matita o apenna, mai con il leggendario inchio-stro verde usato per il partito. «Ninamia». «Non posso più vivere così». No,questa è davvero un’altra storia.

L’aria è particolarmente frizzante,in parlamento e nel Paese. Si costruisceuna nuova Italia, e i vecchi capi comu-

nisti — quelli che avevano subito levessazioni del fascismo e temuto lepurghe staliniane — cominciano adassaporare il gusto della libertà, ancheil piacere delle comodità borghesi.Non c’è più spazio mentale per le anti-che compagne, quelle di taglia forte escarpa 41, che gli erano state accantonelle tante battaglie della clandesti-nità. Succede a Togliatti, ma anche aLongo e Terracini. E nell’estate del1946 i rapporti tra Palmiro e la mogliesono incrinati da tempo, sin dagli annidel Comintern trascorsi a Mosca. Li di-vide anche la grave condizione fisica epsichica del figlio Aldo, che il padre fa-tica ad accettare. È in questa «situazio-ne intollerabile», come lui dice, che ar-riva il sorriso di Nilde.

Il nuovo amore costringe Palmiro aun viaggio dentro di sé, lo stesso che lo

(segue dalla copertina)

u mi hai dato ciò che nessuna donna... Ho abbandonato mestesso a te come mai avrei pensato che avrei potuto fare. Forse era sta-ta troppo forte la tensione continua di questi due anni e irresistibile ilrichiamo che da me stesso veniva. Ma forse è vera la cosa più sempli-ce di tutte — che ti voglio bene. Senza di te non so pensare la mia vita.

Roma, 19 agosto 1946Non credevo che avrei tanto sofferto, di non ritrovarti, di non sa-

pere quando ti ritroverò, di non avere nulla di te, di non sapere quan-do l’avrò. Ora mi pare che non potrò vivere così...

28 settembre 1946Quanto ho fatto verso di te e con te non è mai stata un’intenzione

frivola... Ho seguito un impulso più forte della mia volontà. Mi pareche possiamo e dobbiamo solo andare avanti, come in certi passi dif-ficili di montagna... Questa è la lettera più seria che ti ho scritto, cara,stracciala, bruciala, rendimela. Ma voglimi bene!

7 novembre 1946Una cosa solo mi guiderà oltre a questa volontà, e voglio che tu lo

sappia: il proposito di evitare a te che per l’affetto che tu mi porti, latua vita possa essere più meschina di quella che la tua intelligenza ela tua devozione al Partito ti promettono.

18 agosto 1947Nina mia cara, tu mi hai fatto il dono di te stessa, ma cosa ti ho da-

to io che sia degno di questo dono? Forse sono stato solo un grandeegoista...

“Senza di te non vivo più”PALMIRO TOGLIATTI

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SIMONETTA FIORI

&Togliatti

“PICCOLA NILDE”Sopra, una letteracon busta scritteda TogliattiIn alto a sinistrala coppiacon la figlia Marisanel 1951

La copertina

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Lettere d’amore e di passione&

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la Repubblica

porterà a sfidare il partito e perfino ilCremlino. È tempo di bilanci affettivi,che non lo soddisfano. Fino a quel mo-mento è stato un uomo in fuga dalleemozioni, «non sai tu quante immagi-ni di donne ho respinto dal mio cuore».Addirittura una volta, pur di resisterealla seduzione femminile, aveva ri-schiato di morire per gli alti sentieri dimontagna. Lui, il gran capo temuto eadorato, che scappa davanti a un’ami-ca richiedente. Sempre a Parigi rivedeCarmen, la comunista spagnola chedieci anni prima l’aveva amato nelletraversie della Guerra civile. Improvvi-damente, rievocando l’antico sodali-zio, vi fa cenno in una lettera per Nilde:«È commovente come una donna pos-sa amare senza chiedere nulla». Poi nestraccia platealmente l’indirizzo, maNilde non è un’amante gretta né sprov-

veduta: «Ho pensato con un po’ dicompassione a quella donna che certoti ha amato. Quando non amerai piùme, ti prego, non cancellarmi così».

È una storia d’amore «dolce e terri-bile», quella tra il segretario e la giova-ne parlamentare. Incontri furtivi,strette di mano in pubblico. Ma in no-vembre la stampa satirica comincia abersagliarli, ritraendoli sul divanettodi Montecitorio in pose ridicole. A Bot-teghe Oscure i pettegolezzi si caricanodi tinte velenose. E certo non resta aguardare la “marquisa” Montagnana.Alla Camera Nilde ne incrocia lo sguar-do «duro, pieno di rancore e odio, ap-pena filtrato dalle palpebre socchiu-se». Ma il nemico più temibile è il par-tito, un’entità entusiasmante e crude-le che per mille motivi non accetta que-sto amore irregolare. In un momento

di malinconia Togliatti arriva a evoca-re «il povero Gramsci, anch’egli haamato e voluto essere amato, e ha cer-cato tramite l’amore di essere compre-so». Chissà quante volte in passato lafragilità emotiva di Nino l’aveva indi-spettito. Ora no, perfino l’antico ami-co-avversario gli appare sentimental-mente vicino.

Nel febbraio del 1947, una pausainaspettata rallenta l’intensità del car-teggio. Palmiro non risponde alle lette-re, e Nilde scopre che è a casa ammala-to, per giunta accudito dalla legittimamoglie. «Sono certa che tu guarirestiprima se potessi curarti io», incalza Nil-de con modi quasi infantili. Sembra di-sposta a tutto, perfino a chiedere noti-zie all’autista-custode Armandino,che non le mostra grande simpatia.«Solo allora ho rinunciato a venire a ca-

sa tua», scrive a Palmiro in toni som-messamente minacciosi. In una lette-ra successiva accenna anche a un desi-derio di maternità, «a volte vorrei dav-vero che qualche cosa di te restasse inme, forse allora capiresti ciò che sei perme». Dopo qualche anno quel figlio de-siderato sarebbe stato concepito, ma iltriste epilogo resta avvolto nel mistero.

In quegli stessi mesi, in parlamento,le sinistre combattono per una fami-glia moderna, fondata sull’eguaglian-za tra coniugi e sulla parità legale dei fi-gli, nati dentro e fuori del matrimonio.Fortificata dalla sua stessa esperienzaprivata, Nilde resterà sul fronte a difen-dere i nuovi diritti. E il divorzio? No, suquel terreno non può battersi. C’è il ri-schio di una rottura con i cattolici, e To-gliatti preferisce lasciar cadere. Ma nelprivato — come già Longo e Terracini

— prova a ricorrere alla “Sacra Rota Co-munista”. Nel dicembre del 1953 fa do-manda per risiedere almeno un anno aSan Marino, dove il divorzio è cosa le-cita. Ma sarà costretto a rinunciarvi,scoraggiato dal clamore mediatico checolpisce Longo. Sono i paradossi delladoppia morale.

Nell’album della famiglia comuni-sta, Nilde dovrà aspettare ancora mol-ti anni prima di trovare ufficialmenteposto accanto a Palmiro. Accadde nel-l’agosto del 1964. Ai funerali di Togliat-ti le viene concesso un ruolo d’onore,prima fila dietro il feretro. Se come spo-sa era rimasta invisibile, in qualità divedova poteva ottenere l’agognato ri-conoscimento. La coppia, finalmente,non c’era più. La morale del partito sal-va per sempre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

(segue dalla copertina)

1 settembre 1946

o immaginato come potrebbe essere la nostra vita. Un bel so-gno, un bel ricamo della fantasia e null’altro, lo so.

4 novembre 1946Oggi ho avuto una discussione con il segretario della nostra fede-

razione (Reggio Emilia, ndr). È stato quasi un processo e sono venu-ta via profondamente umiliata... Eppure oggi mi sento di lottare conle unghie e con i denti per difendere un sentimento che è mio e solomio.

Reggio Emilia, 9 febbraio 1947Questa notte non ho dormito per niente in viaggio: mi martellava-

no nel cervello i nostri due nomi uniti nel silenzio dell’aula (nello spo-glio per le elezioni di Terracini alla presidenza della Camera eranostate contate due schede nulle: forse i due nomi di Nilde e Palmiroerano stati accostati da una mano non proprio amica, ndr). Ho cre-duto in quel momento di venir meno tanto mi sono sentita indigna-ta e disgustata di così degenerato costume politico... Ho timore di tor-nare a vedere il tuo viso, di incontrare il tuo sguardo. Forse tu vorraidirmi anche senza parole che non si può continuare, che bisognatroncare tutto? Non posso pensarci...

5 agosto 1947Tu forse non ti sei accorto come ti guardavo in certi momenti, co-

me ti seguivo con lo sguardo nei tuoi gesti, come a conoscerti in unnuovo aspetto per me, forse il più caro (s’erano trasferiti nella man-sarda di Botteghe Oscure, ndr)...Ti amerò sempre come ti ho amatodal primo giorno, come ti amo oggi.

NILDE IOTTI

© RIPRODUZIONE RISERVATA&Iotti IL LIBROLe foto e le lettere sono tratte da NildeIotti. Una storia politica al femminiledi Luisa Lama, con una introduzionedi Livia Turco (Donzelli editore,288 pagine, 30 euro). In libreriada mercoledì 26, sarà presentatodomani alle 17 alla Camera

“RICORDI? FU QUI...”Sopra, una lettera

scritta dalla Iottia Togliatti

In alto a destrai due in vacanzain Valle d’Aosta

nel 1956

“Fino a quando m’amerai?”

H

Il carteggio è stato trovatodalla figlia adottivadella coppia comunistae viene pubblicato orain una nuovabiografia

all’Assemblea costituente

LA DOMENICA■ 34DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

Cibo in scatola, indumenti, scarpe, libri, pentole. E poi fotografie, banconote,passaporti, quaderni. Un vocabolario cifrato. Sono gli oggetti smarritidai migranti del Mediterraneo. Raccolti dai volontaridi Lampedusa saranno pezzi di un museo e di un archiviodella memoria.Perché quelle vite clandestine non vengano dimenticate

L’attualitàSola andata

Numeri i morti dal 1988 al 2012 per arrivare in Europa18.673 gli annegati nel solo canale di Sicilia dal 19986.449

gli stranieri in Italia nel 1861 rispetto alla popolazione italiana0,4%

ÈLAMPEDUSA

in fondo al mare africano? È ancora vivo? Haraggiunto Londra come sognava o vagasempre tra una frontiera e l’altra d’Europacon la paura nel cuore? Di lui apparente-mente sappiamo poco — neanche il nome— ma in realtà ci ha consegnato la sua inti-mità più di quanto abbia voluto. Il passato

l’ha segnato su otto fogli ritrovati tra i fumidi una discarica, in mezzo alle pietre e ai ca-ni randagi dell’isola. Il cimitero dei barconidi Lampedusa.

Erano avvolti in una busta di plastica, cu-cita con un filo invisibile sotto il risvolto diun paio di jeans incollati alla chiglia di unodi quei legni fradici che aveva appena at-traversato il Mediterraneo. Otto pagine

contenenti le tracce della sua esistenza,una vita tormentata descritta durante illungo viaggio dal Bangladesh fino all’Italia.I suoi segreti sono ancora tutti lì, tra parolemesse in fila confusamente una dopo l’al-tra come se volesse raccontarci qualcosasenza però svelarsi del tutto. Ci ha lasciatoil mistero della sua fuga. E della sua sorte. Aprima vista quella carta custodita gelosa-mente, quasi nascosta fra le pieghe deipantaloni, sembrava un comune vocabo-lario, una guida dal bangla all’inglese, unprimo soccorso per i migranti che sbarca-no dall’altra parte del mondo. Termini fa-cili, essenziali: pane, cibo, riso, caldo, fred-do, acqua, sete, fame, cielo. Ma riga doporiga e pagina dopo pagina si è rivelata unaraccolta di voci a lungo pensate da un uo-mo che si è precipitosamente allontanatodal suo paese. Memorie trasformate inconfessioni cifrate.

La scoperta l’ha fatta Mara Matta, docen-te universitaria di Letterature moderne delsub continente indiano alla Sapienza di Ro-ma che, aiutata da Sanjay Ghosh — un ben-galese arrivato in Italia nel 1998 attraver-sando Russia e Ucraina, poi Ungheria e Slo-venia fino a Trieste — ha tradotto anche initaliano gli otto fogli abbandonati sul bar-cone sfondato. Più che una trascrizione si èrivelata un’indagine psicologica, i tradut-tori sono penetrati nella mente dell’autoredel glossario cercando di delinearne l’iden-tità, interpretando tutti i segni e gli indizi la-

sciati dall’ignoto migrante. La decodifica-zione di ogni passaggio, le parole prima stu-diate una per una e poi “a grappolo”, un’e-splorazione che è diventata la ricostruzio-ne dell’emozionante storia di un uomo sco-nosciuto. Per motivi politici o personali (oper entrambe le ragioni) l’emigrante senzanome ha abbandonato la sua patria per sal-varsi la vita.

Questo scritto, come tanti altri “resti”ammassati nelle pattumiere e tra le campa-gne arse dell’isola, è finito adesso in quello“spazio senza confini” che è il Museo delleMigrazioni di Lampedusa. È un’esposizio-ne permanente per non dimenticare lagrande tragedia del popolo degli sbarchi,un luogo che diventerà — come ricordaGiacomo Sferlazzo sul sito dell’Associazio-ne culturale Askavusa (“a piedi scalzi”, neldialetto lampedusano) — «un punto d’in-contro al centro del Mediterraneo che testi-moni il passaggio di esseri umani e culture».Questo museo conserverà tutto ciò che èstato per anni gettato via come spazzatura.Avanzi di umanità al macero. Fotografie,agendine telefoniche, diari, scarpe, lettered’amore, orsacchiotti di peluche, magliet-te, ciondoli, anelli, libri, felpe. Prima finivatra i rifiuti ogni ricordo che — insieme a uo-mini e donne e bambini di ogni angolo delmondo — era spinto dalle onde fra Cala Ma-donna e Cala Galera, oggi nella collezionedel Museo non ci saranno solo gli oggetti oi barconi ancorati sui moli di Lampedusa,

Che cosa restadi un viaggiodella speranza

ATTILIO BOLZONI

i migranti oggi nel mondo214 milioni le persone in fuga dal proprio paese43.7 milioni

ma anche i legni dei vecchi pescherecci maigiunti con il loro carico umano. Alberi, ta-vole, boe trasportate dalle correnti. L’isolaè ritornata quella che è sempre stata nei se-coli: terra di accoglienza.

«Vogliamo collegare la storia di Lampe-dusa con tutti i movimenti del Mediterra-neo, creare il museo con la partecipazionedegli stessi protagonisti. E non soltanto ac-cumulare le loro cose, i loro scritti, ma stu-diarli con loro, vedere cosa loro ci raccon-tano», spiega Giulio Cederna dell’Archiviodelle memorie Migranti. Così sapremo dipiù delle loro vite, dei loro interminabilipassaggi da un continente all’altro, di comemolti non ce l’hanno fatta ad arrivare. Co-me quei diciannovemila morti affogati ne-gli ultimi quindici anni, nel mare fra Al Zwa-ra e le isole Kerkennah. E forse uno di loro èproprio quel profugo partito dal Banglade-sh prima del 2001, unica traccia lasciata ilsuo glossario ritrovato nella discarica diLampedusa.

Dove è finito il suo viaggio? Quando? Equale era la sua destinazione finale? Nei fo-gli recuperati una delle parole citate è drac-ma, la valuta greca prima dell’euro. Qual-che pagina dopo c’è scritto anche “Italitaka”, la moneta italiana, la lira. Dracma elira datano a più di dodici anni fa la sua av-ventura e segnalano anche due diverse rot-te intraprese dal bengalese, Grecia e Italia,due porte lontane. La prima è alla fine dellavia balcanica-turca, l’altra affaccia su quel-

la nord-africana. Lui ha cambiato rotta, for-se costretto dai suoi traghettatori. Volevaandare a vivere a Londra, come fa capirenelle ultime pagine del suo diario cifrato.Dove, all’improvviso, spariscono i terminigenerici di un dizionario e compaiono vo-caboli in successione come “pericolo”,“soppressione”, “polizia”, “giuridiche”. Epoi ancora “tortura”, “avvocato”, “colpa”,“crimine”, “offesa”, “proibizione”, “tre-mendo”, “potente”, “nascondere”, “odio”,“caos”. Un cambio di marcia nella scritturae nelle parole usate che fa affiorare tutte lepaure del migrante venuto dal Bangladesh.Non c’è più la logica di un vocabolario ben-sì l’ansia di raccontare a qualcuno il dram-ma che sta vivendo. Da cosa stava fuggen-do? Perché è stato costretto ad allontanarsidal suo paese? Che cosa aveva fatto o di checosa era stato incolpato? Le ipotesi cheavanzano l’insegnante della Sapienza eSanjay Ghosh sono due. La prima è chel’uomo sia fuggito per motivi politici e reli-giosi, perseguitato perché è un hindu (nel-le sue carte ci sono alcuni richiami agli ido-li, protismriti in bangla) braccato dai fon-damentalisti islamici. Una partenza im-provvisa per evitare vendette e con l’obiet-tivo di richiedere lo status di rifugiato. La se-conda ipotesi è più privata. L’autore deltesto lo fa intuire con una serie di altre pa-role citate. Una è “paraninfo” (ghotok, inbangla), un mezzano di matrimoni. Dall’a-nalisi del linguaggio si intuisce che lui è sta-

to probabilmente protagonista di un’unio-ne non andata a buon fine, ha sposato (oavrebbe dovuto sposare) una ragazza im-posta dalla sua famiglia. E si è sottratto. Ci-ta più volte anche le parole “giuramento”,“offesa”, “legge”, ancora “tortura”, “peri-colo”, “terribile”, “morire”. Una spirale dipaura. «Questo testo sembra compilato etradotto per aiutarsi durante possibili in-

terrogatori con la polizia o con le autoritàper richiedere asilo», spiega ancora MaraMatta che per settimane ha inseguito i pen-sieri e i turbamenti del migrante.

Il suo glossario è diventato uno dei primi“documenti” del Museo dei Migranti diLampedusa. Una testimonianza che nons’è persa nel mare.

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la Repubblica

IL DOCUMENTOAlcune pagine del “vocabolario” appartenuto a un migrante del Bangladesh e ritrovatoa Lampedusa. Lo stanno studiando gli esperti dell’Archivio delle memorie migranti

i morti soffocati o assiderati nel viaggio494 gli immigrati sbarcati in Italia nel 20135.950i respinti dall’Italia nel 2010, 16.086 i rimpatriati

gli stranieri residenti in Italia nel 20104.5 milioni 80mila

L’INIZIATIVAIl progetto di raccolta e catalogazione degli oggetti e dei documenti smarriti dai migranti durante la navigazione o lo sbarco (in queste pagine fotografati da Mario Badagliacca), viene portato avanti dai volontari di Askavusa

Ripreso e fatto proprio dal sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e da una rete di associazioni tra cui Amm, Legambiente,Progetto isole e l’Università L’Orientale di Napoli, prevede la creazione sull’isola di un museo diffuso delle migrazioni

Un avamposto della conservazione e trasmissione delle memorie dei migranti, nonché un centro di documentazione che testimoni il ruolo di Lampedusa e delle Pelagie come isole ponte nel Mediterraneo

Un museo vivo che possa essere arricchito e visitato, direttamente o in rete, anche dai migranti che vi sono passati e in futuro dai loro discendenti. Per maggiori informazioni: www.archiviomemoriemigranti.net

FOTO

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4.201

gli stranieri in Italia nel 2010 rispetto alla popolazione italiana7,5% i figli di immigrati nati in Italia all’anno

A metà strada tra scienza e spettacolo, magnetismo e ipnotismoandavano molto di moda nell’Italia dell’Ottocento

Il paranormale iniziò allora a diventare business,puntando su eroine melò e sibille del popolo

Come raccontano i verbali dei processiraccolti da una grande antropologa

La storiaSogni d’oro

trent’anni fa e adesso meritoriamenterieditato da L’Asino d’oro. L’autrice, al-lieva e assistente del grande Ernesto deMartino e poi sua erede principale, con-sidera questa nuova edizione ancor piùattuale della precedente. Perché neglianni Ottanta fenomeni come magneti-smo e sonnambulismo, e in generale la

LA DOMENICA■ 36DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

dimensione del paranormale, non era-no ancora mainstream come lo sono og-gi. Da quando l’industria culturale ha re-so quotidiano il fantastico. E grazie allamagia del digitale, ha fatto diventare na-turale il soprannaturale.

Ma le sonnambule studiate da ClaraGallini non sono avatar. Sono donne in

Donne ai confini della realtàA

mina esce dalla finestra,cammina dormendo suuna trave sottile che sipiega sotto il suo peso. Ecosì, sospesa a mezz’ariacome un’equilibrista

felliniana in pieno stato sonnambolico,canta una delle più belle arie della storiadella lirica. “Ah! Non credea mirarti”. È ilrapinoso epilogo della Sonnambula diVincenzo Bellini, andata in scena per laprima volta il 6 marzo del 1831 al Carca-no di Milano. A fare la parte di Amina erala divina Giuditta Pasta. Da allora tutte legrandi voci del belcanto, da Maria Callasad Anna Netrebko, si sono cimentatecon questo ruolo che esplora le vette piùvertiginose del pathos femminile. E fa diun fenomeno come il sonnambulismoun nuovo simbolo nazionalpopolaredella condizione della donna nell’Italiaottocentesca. Alla soglia di quella gran-

italiani su un modello borghese e urba-no di stampo europeo.

A questa che è di fatto la prima muta-zione antropologica della nostra storia èdedicato un bellissimo libro di ClaraGallini, La sonnambula meravigliosa.Magnetismo e ipnotismo nell’Ottocentoitaliano, uscito per la prima volta giusto

de trasformazione che nel giro ditrent’anni porterà a una sola nazione.O meglio: uno Stato alla ricerca di unanazione. Un paese che prova a darsiuna cultura unitaria e un immaginariocomune. Più moderno. Ristilizzandoquelle fabbriche del meraviglioso cheerano le culture contadine. Per fare gli

MARINO NIOLA

Consultazione sonnambolica Magnetizzazione col contatto e lo sguardo

Violetto

Gli effetti dei colori

sui sensitivi

■ 37DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

carne e ossa che emergono dalla storia edalle cronache del tempo con la graziasognante delle eroine del melodrammae la drammaticità straniata delle nuovefigure del teatro borghese. Sono le mille“signorina Giulia ” e “madamigella Lui-sa”. Giovani contadine spiritate e palli-de cittadine innamorate. Sono loro isoggetti ipnotici per eccellenza. Capacidi riconvertire credenze, superstizioni efantasie arcaiche in nuovi placebo psi-cologici, in merce immateriale vendutada nuovi professionisti del counselingesoterico. Guaritrici, indovine, sensiti-

ve, me-dium che

rispondonoa una doman-da crescentedi rassicura-zione, nataanche dai so-gni e dagli in-

cubi dei cetiaffluenti.Inizialmente il

magnetismo approda in Italia come fat-to elitario, divertissement da aristocra-tici o da alto-borghesi. Poi si diffonde amacchia d’olio fino a diventare un feno-meno interclassista. Che i media di allo-ra trasformano in un vero e proprio for-mat del nuovo immaginario nazional-popolare. Alto e basso. Da un lato la car-ta stampata — giornali e gazzette — chefa di ipnotisti, magnetisti, mesmeristidelle autentiche star dell’industria cul-turale nascente. E al tempo stesso ven-

de spazi pubblicitari a questi imprendi-tori dell’occulto, alimentando così uninedito business economico-editoria-le. Dall’altro lato a trasformare in perso-naggi pubblici sonnambule, spiritisti eillusionisti è il teatro. Perché è sulle ta-vole dei palcoscenici che hanno luogoqueste performance ai confini dellarealtà. Fanciulle che si esibiscono sullescene di tutta Italia comandate dai gestidell’ipnotizzatore e dalle parole del ma-gnetizzatore. Come marionette legateda fili invisibili. Incantate dal loro pig-malione che le rende capaci di presta-zioni dell’altro mondo. Realizzare l’ir-reale, vedere l’invisibile, guardare a oc-chi chiusi l’interno dei corpi, comunica-re col pensiero, esplorare la dimensionedel sogno. Come tante sibille laiche.

Così la scena italiana del magnetismoe dell’ipnotismo appare come un verolaboratorio politico, la nuova fabbricadi un soggetto secolarizzato. Il cui be-nessere e malessere non vengono più da

Dio e dal diavolo, ma dalle facoltà sco-nosciute della mente e dalle profonditàinesplorate del soma. Anche in questocaso il campo di battaglia della moder-nizzazione è il corpo femminile. Comeera stato in precedenza quello della stre-ga e della posseduta. E come sarebbe di-ventato, di lì a poco, quello della pazien-te isterica oggetto delle sperimentazio-ni cliniche di neuropsichiatri comeJean-Martin Charcot. Il primo a propor-re l’ipnosi e il sonnambulismo terapeu-tici nelle sue lezioni all’ospedale parigi-no della Salpêtrière, frequentate anchedal giovanissimo Sigmund Freud. Cosìall’incrocio tra corpo scientifico e fanta-stico nasce un vero e proprio «teatro deinervi» come lo ha definito l’anglistaAlessandra Violi. Una recita la cui regiaresta saldamente in mani maschili. Dasempre guardiani della soglia fra nor-male e patologico: l’inquisitore per lastrega, il confessore-esorcista per laposseduta, il neuropsichiatra per l’iste-

rica. E il magnetizzatore per la sonnam-bula.

Esaminando casi clinici, perizie psi-chiatriche, verbali di processi, ClaraGallini racconta l’irresistibile ascesa diquesta coppia terapeutica che si trasfor-ma in un duo teatrale. Il magnetismo fi-nisce così per unire borghesia e popoloin una moderna cultura di massa. Quel-la che, nell’Ottocento come oggi, dà cor-po ai fantasmi collettivi e al tempo stes-so li esorcizza. Come fa Steven Soder-bergh in Effetti collaterali, appena usci-to nelle sale, dove non a caso ricompareuna sonnambula. Che ha lo sguardo spi-ritato di una depressa Rooney Mara.Mogliettina perfetta e paranoica. Iconadi un corpo spremuto dal capitalismorampante e alienato dai suoi rimedi far-maceutici. Ancora una donna possedu-ta dagli spiriti animali del suo tempo.Così quella che fu sonnambula meravi-gliosa diventa anoressica morbosa.

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Dopo aver lietamente desinato, in compagnia di quell’ottima famiglia di Antonio Mu-siari, si giunse presto alla sera, nella quale io stesso doveva farmi in pochi istanti ma-gnetizzatore. Qui pure una contadina, certa Matilde, m’è ignoto il so cognome, di ser-

vizio in essa famiglia, era una sonnambula, di cui certo signor Ugolini di Reggio Emilia, oraabilissimo pittore, ritrattista a Milano, si serviva per tali magnetici esperimenti. In quella se-ra, poiché era assente quel signor Ugolini, essa venne magnetizzata dal dottor Girolamo, edin pochi minuti riuscì perfettamente sonnambula.

Fui molto sorpreso quando potei udire quella rozza contadina, che non sapeva verbo fuo-ri del suo dialetto, nello stato magnetico parlare in lingua pura, purissima italiana, col mi-gliore accento e con tale proprietà di vocaboli da disgradarne qualche professore. Anch’es-sa aveva la seconda vista, e indovinava, anzi discerneva ogni oggetto postole dietro gli ome-ri, oltre ad altre più stupende particolarità come si potrà riconoscere più innanzi.

Si passò ad interrogarla sull’avvenire d’Italia, cioè, se d’essa sarebbe giunta ad esser libe-ra (già dissi che eravamo nel 1851). La Matilde rispose affermativamente e parlò di una guer-ra lontana assai di qui, in cui avrebbero parte delle truppe italiane, e la quale riuscirebbe di

gran valore pei futuri nostri destini, che essa ne assicurava felici perché, dopo altra guerra mi-cidiale, con l’aiuto di una grande nazione ci saremmo liberati, mentre allora erano ancora innube le nostre speranze! Eppure alcuni anni dopo quel fatto si avverò perciocché fu effettua-ta dal piccolo, ma glorioso Piemonte la spedizione di un suo corpo di esercito in Crimea. Chimai dunque aveva suggerito a quella rozza e povera contadina tali concetti in tempo così lon-tano dai grandi avvenimenti che di poi seguirono?

In mia presenza, in quella medesima sera, la sonnambula predisse alla signora Poldina,consorte di Antonio Musiari, che da lì a due anni, avrebbe avuto un maschio, mentre insino aquell’epoca erano rimasti dilusi i desideri dei due coniugi. E fu vero!

(da La Sonnambula meravigliosa di Clara Gallini)

“La rozza contadina Matildeci predisse guerra e figlio maschio”

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Moto continuo di braccia e gambeVoglia di mordere e ferire. Ebbrezza

completaApparizione

di ogni specie di felicità

TurchinoEccitazione

febbrile. Debolezza delle membra

Preghiera Perdita di vista

Sonno profondo

AzzurroEccitazione

generale Movimenti

convulsi. Volontàdi dormire

Perdita del ragionamento

VerdeLacrime

abbondanti Volontà di correre

Sussulto di tutti i muscoli del corpo

Ultimo addio come di chi dovesse

morire. Letargia

GialloOscillazione

della testa avanti e indietro. Peso

generale. TremitiEstremo palloreAbbattimento

completo e sonnomagnetico

ArancioGioia

straordinaria Peso delle membraSonno e tendenza

a una grande lucidità

RossoPaura

Gridi acuti e intermittenti

Crisi magnetica

IL LIBRO E LE IMMAGINILa testimonianza qui pubblicata è tratta da La sonnambula meravigliosa. Magnetismo e ipnotismo nell’Ottocento italiano di Clara Gallini (L’Asino d’oro, 400 pagine, 18 euro)Le immagini in bianco e nero, come pure le stelle colorate, sono tratte da Il magnetismo animale del 1863 La litografia a colori al centro delle pagine raffigura infine l’ultima scena de La sonnambula,celebre opera del 1831 musicata da Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani

La testimonianza

Magnetismo ed elettricità

LA DOMENICA■ 38DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

SpettacoliHurricane

DylanBob

L’ultimaprovocazione

di

Il maestro del rock spiazza ancora tutti esponendo alla Gagosian di New Yorkuna serie di tele “revisioniste” in cui trasforma le copertine dei magazine in uno sberleffo allo star systemIronico e paradossale come nelle canzoni dei tempi d’oro

IL LIBRO E LE DIDASCALIERevisionist Art è il catalogo della mostra di Bob Dylan dal quale sono tratte le cover

a destra (Gagosian, 166 pagine, 100 dollari www.gagosian.com). Le didascalie attribuibilia Dylan fanno parte del gioco artistico, mescolando realtà e finzione

■ 39DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

Scorrere trenta finte copertine di riviste americane, riti-tolate, rimontate, rieditate seguendo un oscuro e dis-sacrante disegno, in un melmoso miscuglio di finzio-ne e verità, e poi scoprire che sono opera di Bob Dylan,fa un certo effetto. È un lavoro sconcertante, inaspet-tato, divertente, sapientemente umoristico, e in fin dei

conti, dopo la prima impressione di stupore, abbastanza elusivoda rientrare perfettamente nella magistrale, e a quanto pare anco-ra oggi imprevedibile, carriera del Maestro. Il titolo del libro, Revi-sionist Art, edito dalla galleria Gagosian di New York che ha ospi-tato l’insolita mostra, spiega almeno le intenzioni di base, ovveroil guizzo di un artista geniale, almeno quando fa canzoni, e un po’meno quando dipinge (come ha sempre fatto), in vena questa vol-ta di aggiungersi alla vasta linea genealogica dei revisionisti, nonquelli della storia e della politica, bensì quelli che nell’arte hannopensato di riprendere in mano il passato e ridisegnarlo secondo unnuovo piano. E così facendo, senza ovviamente spiegare nulla,senza una riga di commento che indichi metodo e filosofia di ba-se, Dylan ha creato, anzi ri-creato, queste trenta copertine, utiliz-zando le testate di alcune prestigiose riviste, famose in tutto il mon-do, come Life, Time, Rolling Stoneo Playboy, altre più dozzinali co-me Baby Talk o Tv guide, corredandole con storie, annunci, strilli,richiami, e perfino il bollino del prezzo e della data.

Si comincia da una presunta copertina di Lifecon una ragazza in-teramente coperta d’oro, e un titolo che si riferisce a un nuovo ri-voluzionario cosmetico, passando per Movie Scenedove si annun-cia l’imminente uscita di un film, I dieci comandamenti, in 3D, adopera di Mel Gibson che dichiara di volerlo ultimare ad ogni costoper poter essere al Sundance festival, e poi una di Rolling Stonecheannuncia la fine del glam metal(con sotto un piccolo strillo che di-ce: “waiting for Bono”), poi c’è una versione di Playboyapparente-mente dedicata alle “ragazze di Harvard”, e un’altra, sempre diPlayboy, con una “Special cowboy issue” che ritrae una ragazza insuccinti abiti da Far west. C’è persino una copia di Philosophy to-

daycon uno strillo che promette di migliorare il quoziente di intel-ligenza in 12 semplici passi, e poi ritrovamenti di nazisti catturatinel mondo, storie e presunte rivelazioni su Lee Oswald e Jack Ruby.

Le note in fondo al libro, non firmate, ma senza ombra di dubbioopera dello stesso Dylan, servono, se possibile, a confondere anco-ra di più il senso di tutto il percorso, e finiscono per mostrare anco-ra una volta lo spiccato e arguto umorismo di cui del resto Dylan hadato prova spesso, e che è una parte, meno nota, ma non meno im-portante, della sua personalità.

Le note, compiendo fino in fondo la missione del revisionismo,mescolano vero e falso con assoluta noncuranza. A proposito delriferimento di Playboy alle “ragazze di Harvard”, l’anonimo, manon troppo, chiosatore, spiega che il riferimento è a Elena Kagangiudice della Corte Suprema, che in passato avrebbe posato perPlayboy. La confusione è d’obbligo, perché Elena Kagan esiste ve-ramente, è davvero giudice della Corte Suprema, ma ovviamentenon ha mai posato nuda per Playboy e non ha firmato, come dicela nota, almeno tremila copie della rivista per i fan. Per la foto del-la copertina di Lifecon la ragazza dorata, la didascalia spiega trat-tarsi della supermodella italiana Alessandra Del Signore, che ov-viamente non esiste, e che si parla di un autentico cosmetico, dinome Madball, lanciato da un’azienda che poi è fallita dopo lamorte di una casalinga che si era cosparsa di quella crema per pre-senziare alla cerimonia del diploma della figlia. Le note non man-cano di sottolineare che l’episodio è stato quello che ha ispirato ilproduttore dei film di Bond per il noto episodio della ragazza cheviene uccisa da una dose mortale di vernice dorata. Di riferimen-ti ce n’è per tutti i gusti: Courtney Love che fa causa al suo chirur-go plastico perché insodisfatta dei suoi capezzoli che se ne vannoin giro per proprio conto, oppure Marilyn Manson che parla delsuo nuovo disco e lo fa in un’intervista che sembra in tutto e pertutto una di quella famose irritanti interviste che Dylan amava ri-lasciare con l’aria di prendere in giro l’interlocutore, senza dire al-cunchè di ragionevole.

Morale: mai pensare che Bob Dylan, a settantadue anni, pos-sa avere abbassato troppo la guardia. L’età non conta, e neanchecontano le più amene stravaganze di cui ha dato prova negli ul-timi anni, gesti che avevano fatto pensare a un certo ammorbi-dimento intellettuale, vedi il disco dedicato alle canzoni di Na-tale, i programmi radiofonici dedicati alle vecchie musiche del-la tradizione americana, e in fin dei conti anche il suo infinito esempre più evanescente tour mondiale (sarà a Padova l’8 no-vembre).Col suo personale revisionismo, in cui sbeffeggia i me-dia, le verità manipolate dai giornali, le titolazioni a effetto, le va-nità e l’effimero scintillio dello star system, Dylan torna a graf-fiare, mescolando date e fatti, verità e invenzioni, destabilizzan-te, come non era da molto tempo, e in fin dei conti queste tren-ta tele sembrano trenta canzoni, in un cut up di lingue e riferi-menti che ricorda certi suoi scabrosi e vorticosi testi degli annid’oro. Una provocazione? Dylan non ama commentare, e tan-tomeno spiegare, i suoi manufatti. Potrebbe non essere l’ultimama certamente è una delle sue più sorprendenti trovate, in que-sti anni di inquieta maturità nei quali, a quanto pare, è ancoradeciso a spiazzare il suo vasto pubblico.

La mia vera arteè sorprendere

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Italiana d’oroQuando la supermodella italianaAlessandra Del Signore è apparsasulla copertina di Life interamentetruccata in oro, l’azienda pensava

di essere sulla buona strada

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Giudice nudaElena Kagan è stata ammessa

alla Corte Suprema ad agosto 2010È stato calcolato che già avesseautografato più di tremila copiedella sua copertina di Playboy

Manson bizzoso“Non è il tuo album

più ambizioso”“Forse quello di cui abbiamo

più bisogno ora,è un mio non-ambizioso album”

Bimbo prodigioDopo aver vinto 650.000 dollari

nel programma della Fox il bimbopiù forte del mondo, Baby Beertè stato scelto come protagonistaper il remake di Piccole canaglie

‘‘‘‘ GINO CASTALDO

LA DOMENICA■ 40DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

Cardi, funghi, granturco, castagne o alghe per produrrebottiglie, giocattoli, spazzolini da denti e, un giorno,perfino un’auto (naturalmente elettrica)La chimica verde sostituiràsempre di più il petrolio per realizzarematerie artificiali,ma anche sostanze usatein cosmetica e farmacologia. E l’Italia è all’avanguardia

NextMetamorfosi

aipomodori che non sanno più di pla-stica alla plastica che sa di pomodoro.La strada che porta a un futuro soste-nibile non passa solo attraverso unaprofonda trasformazione dell’agri-coltura, ma anche dalla rivoluzionedella chimica. E dunque addio allevecchie sostanze plastiche derivatedal petrolio e largo alle materie primedi origine vegetale, possibilmentenon utilizzate per scopi alimentari,come le bucce dei San Marzano usatedai ricercatori dell’Ictp-Cnr di Poz-zuoli per ottenere un film biodegra-dabile, biocompatibile e non tossicoda utilizzare per le pacciamature, cioèil processo di protezione e aiuto allacrescita delle piante attuato nella fasepiù delicata dello sviluppo con alcunistrati di plastica stesi al suolo.

Può sembrare un dettaglio da ad-detti ai lavori, ma al mondo vengonousate ogni anno circa 700 mila tonnel-late di plastiche pacciamanti. Il lorodestino è quello di un difficile riciclo,in quanto contaminate da terra so-

sorse umane». L’azienda italiana ri-sorta come un’araba fenice dalle ce-neri della vecchia Montedison è oggiuno dei leader mondiali nella produ-zione di plastiche di origine vegetalegrazie in particolare al brevetto delMater-bi, materiale biodegradabile ecompostabile contenente amido dimais e oli vegetali che sta conquistan-

Dateci un pomodoroe vi faremo le scarpe

BioplasticaD

Contengono gli alginati,zuccheri chiaveper la realizzazionedelle bioplasticheper la pacciamaturaSi usano ancheper imballaggi alimentari

AlgheI polisaccaridi (zuccheri)da scarti industrialicome semi e buccesono uno degli ingredientifondamentalidelle bioplasticheper la pacciamatura

PomodoriDal cereale si estrael’amido, elemento basedel Mater-bi, bioplasticacompostabile usataper i sacchetti della spesae della raccoltadi rifiuti umidi

Vegetale ricco di amido,che può essere usatoper bioplasticheda imballaggi alimentari,come per esempiole capsule del caffèusa e getta

PatateDalla pianta selvaticasi ottiene un olioche il processodi bio-raffinazionetrasforma nei monomeriusati nella produzionedel Mater-bi

Cardi

VALERIO GUALERZI

Mais

do i mercati. A fari spenti e senza gran-di clamori, la chimica è tra i settori chehanno fatto forse i maggiori passiavanti verso una riconversione in

chiave ambientale. In un fu-turo non troppo lontano

sarà in grado di metterea disposizione della no-stra vita quotidiana uncampionario semprepiù vasto di oggetti rea-

lizzati con plastica deri-vata da materie prime rin-

novabili. Non solo sacchetti,ma anche scarpe, giocattoli, spaz-

zolini da denti, parti di automobi-le, contenitori e molto altro ancora.

Un successo che parla spesso italianograzie ai semi gettati dalle intuizioni diquel controverso personaggio che eraRaul Gardini, “il contadino” prestatoalla chimica. Novamont è infatti lapunta di movimento vasto e diffuso.Secondo i dati Unioncamere, il 41 percento delle imprese della chimica edella chimica-farmaceutica in Italia,vale a dire ben 2500 aziende, sono inqualche misura “eco”.

stanze organiche, o di finire nel terre-no, compromettendo la fertilità delsuolo. Il brevetto messo a punto dai ri-cercatori guidati da Mario Malinconi-co non ha però solo il vantaggio di es-sere composto da sostanze organi-che. Può essere utilizzato anche sottoforma di spray e non ha bisogno di es-sere rimosso, funzionando anzi daammendante del suolo.

«Le bioplastiche sono un affasci-nante orizzonte dell’innovazioneorientata alla sostenibilità — spiegaEzio Riggi, il ricercatore del Cnr — Lasinergia fra un caleidoscopio di com-petenze scientifiche, le impreseorientate alla responsabilità ambien-tale e la lungimiranza della politicapossono rispondere alla crescentedomanda di prodotti di qualità ad im-patto sempre più prossimo allo zero».Catia Bastioli, amministratore dele-gato di Novamont, insignita nel 2007del premio di “inventore europeo del-l’anno”, rilancia: «Con la chimica ver-de dobbiamo sconfiggere il vecchiomodello di sviluppo dissipativo: dissi-pazione di energia, materie prime e ri-

INFO

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la Repubblica

L’esperienza forse più interessanteè quella inaugurata in Sardegna. Rac-conta una leggenda tedesca che in unluogo dove era stato commesso unomicidio cresceva ogni giorno un car-do dalla forma che ricordava una per-sona. Qualcosa di simile sta accaden-do a Porto Torres: lì dove la crisi ha uc-ciso uno dei poli chimici più impor-tanti del Paese, di cardi ne stanno na-scendo interi campi. Sono le pianteche serviranno ad alimentare il nuovoimpianto di Matrica, una joint ventu-re tra Eni-Versalis e Novamont per laproduzione di bioplastiche. Questapianta rustica, che cresce anche suterreni marginali o da bonificare, hapretese modeste. Si accontenta del-l’acqua piovana e non ha bisogno difertilizzanti o fitofarmaci. Non inqui-na, dunque, e non sottrae né risorseidriche né zone fertili all’agricoltura.Questo è un punto chiave, dato che almomento il mais è probabilmente lamateria prima vegetale più collauda-ta della chimica verde. Anche l’Api-nat, per esempio, un altro brevetto dibioplastica italiana dalle molteplici

applicazioni (daglispazzolini da denti alle suole dellescarpe), è basato sul granturco. Allostesso modo un’altra pianta dal gran-de valore nutritivo, la canna da zuc-chero, è al centro degli sforzi per ren-dere bio il Pet, il polietilene tereftalatocon cui vengono fabbricate le botti-glie.

Dopo il primo incoraggiante suc-cesso delle bioplastiche da pacciama-tura con i pomodori, la sfida del futu-ro è quindi quella di attingere a ciò cheresta della lavorazione di viti, alghe,agrumi, castagne e prodotti della pe-sca. Tutti materiali che al momentorappresentano un costo di smalti-mento e che invece possono diventa-re ingredienti base di varie sostanzechimiche usate anche nella cosmeti-ca e nella farmacologia. «Se dovessi fa-re il nome di una pianta di cui sentire-mo parlare in futuro è la brassica cari-nata, il cavolo abissino: possiede unpannello proteico dalle qualità fumi-

ganti e sista lavo-

rando per ri-cavarne un po-

tente bio-erbicida», spiega Catia Ba-stioli.

Ma la novità forse più suggestivaarriva dagli Stati Uniti. L’aziendaEcovativedesign ha brevettato un si-stema che permette di realizzare so-stanze simili al polistirolo e alleschiume plastiche attraverso la col-tura di funghi. Le spore vengono fattecrescere direttamente su scarti vege-tali in stampi della forma desiderata.Nel giro di una settimana, senza biso-gno di acqua, luce o sostanze chimi-che, l’intreccio dei miceli produceuna speciale plastica sostenibile. Peril momento sono in vendita i primicontenitori (per esempio dei guscisalva bottiglie), ma alla Ecovativede-sign promettono l’imminente lanciodi materiali per l’edilizia e le carroz-zerie auto. Chissà, forse sarannopronti per lo sbarco in grande stiledella macchina elettrica.

Sono gli “ingredienti”fondamentali delle materieplastiche. Esistono polimerinaturali (cellulosa, amido,proteine, Dna ecc)e sintetizzati in laboratorio

POLIMERI

Secondo la definizionedella European Bioplastics,è un tipo di plastica che derivada materie prime rinnovabilioppure è biodegradabileo ha entrambe le proprietà

BIOPLASTICA

Capacità, che caratterizzaalcune sostanze naturalio di sintesi, di esseredecomposte ad operadi microrganismi senzalasciare traccia nell’ambiente

BIODEGRADABILITÀ

Un materiale che, duranteil processo di compostaggio,e quindi in presenzadi ossigeno, si trasformain acqua, CO2, sali mineralie composti

GLO

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RIO

Negli Stati Uniti i loro miceli,cresciuti in speciali colture,sono utilizzatiprincipalmenteper ottenere l’equivalentedel polistiroloe delle schiume plastiche

FunghiDalla pianta viene ottenutoil glicole etilenicodi origine vegetale usatonel bio-Pet, la plasticautilizzata in particolareper le bottigliedell’acqua minerale

Canna da zuccheroDalle vinacce si ottengonofibre utilizzabiliper pacciamature spraye si estraggono polifenolifunzionali per rallentarela degradazionedelle stesse pacciamature

VitiDalle bucce si estraggonopolifenoli, antiossidantinaturali per prevenirel’ossidazionedelle lipoproteineApplicazioni anche nei prodotti cosmetici

LimoniLa brassica carinatapossiede un pannelloproteico dalle qualitàfumiganti: si sta lavorandoper ricavarne un potentebio-erbicidaad ampio spettro

Cavoli abissini

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COMPOSTABILE

Cinquant’anniLa bioplasticasi trova al puntoin cui era la plasticacinquant’anni faNe sappiamoabbastanzaper essere verdi

Eben BayerRicercatore e imprenditore

PLASTICAIn realtà è più correttoparlare di “materie plastiche”ossia di una grande varietàdi polimeri, ognunocon proprietà e campidi applicazione specifici

«Fu piacevole tornare all’albergonel tardo pomeriggio, sopra unmare misteriosamente colora-to come le agate e le cornioledell’infanzia, verde come lattee menta...». Scott Fitzgerald tin-

ge il mare francese di Tenera è la notte con un coloreche sa di estate, bicchieri gelati, cannucce, caldo, setesoddisfatta. Latte e menta, appunto.

Non c’è bevanda che meglio rappresenti il piacereconiugato al benessere. Lo status di alimento prima-rio, fonte di sopravvivenza e felicità di ogni neonato,resta impresso per la vita intera. Così fondamentale einsostituibile da potersi permettere declinazioni di-verse, arrivando perfino alla connotazione vegetale,senza mai smarrire l’identità. Capra e mucca, bufalae capra, asina e pecora, ma anche soia e mandorle, ri-

I saporiSenza scadenza

so e avena, canapa e cocco: tutto si può modulare, traintolleranze e allergie – vere o pretese – per arrivare aingollarne un bicchiere, purché sia latte.

Buono per tutte le stagioni. Come in un inossidabi-le défilé gastronomico, l’inverno manda in passerellacolori pacati, il beige del cappuccino, l’ambra del mie-le: abbinamenti corroboranti, tazze grandi e tempe-rature scalda-ossa. Ma l’estate regala ben altra vita allatte, vestendolo di colori sgargianti: la sfacciata golo-sità di latte e fragola, il brivido blu di latte e anice, la lu-centezza serica del latte di cocco. Ricette compiutenel tempo di una manciata di foglie pestate nel mor-taio – pratica che estrae gli oli essenziali meglio dimixer e frullatori a immersione – o nella scelta dellosciroppo. Un bicchiere grande, qualche cubetto dighiaccio e il gioco (del latte) è fatto.

Certo, c’è latte e latte. E non solo perché il lattosio– lo zucchero del latte – può riuscire faticoso alla di-gestione. La vera intolleranza è al latte di mucche re-se esauste da produzioni sempre più forzate, infeli-ci perché costrette in stalle seriali, allevate senza ri-spetto, né per gli animali stessi, né per chi il latte locompra convinto di assumere un alimento buono enaturale. Il tutto, dovendo pagare le multe – ci è ap-pena arrivata l’ennesima ingiunzione della Comu-nità Europea – per una produzione eccedente di lat-te men che mediocre.

Per fortuna, esistono allevatori appassionati e in-trepidi, che alimentano una filiera virtuosa: foraggiobiologico, benessere animale, stalle così pulite dapermettere la vendita di latte crudo, da bere così co-me mucca l’ha fatto. Il professor Roberto Rubino,presidente dell’Anfosc, associazione nazionale for-maggi sotto il cielo, ha appena lanciato il progetto“Latte Nobile”: mucche felici, libere di brucare erbeincontaminate, per un latte straricco di antiossidan-ti (altro che Omega3 aggiunti). Con due foglie dimenta e un poco di stevia – il dolcificante naturale azero calorie con un lievissimo retrogusto di liquirizia– ritroverete il gusto della CremLiquirizia, memora-bile caramella degli anni Sessanta. Ombrellone esdraio a righe faranno il resto.

LICIA GRANELLO

Latte

MilkshakeMix di fragole, latte e cardamomo;latte e cioccolatocon ciliegie speziatoalla vaniglia;bevanda ai lamponi,latte e coccograttugiato

Il cocktail biancoche colora l’estate

LA DOMENICA■ 42DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

L’alimento primario per eccellenza, di qualsiasi derivazione (anche vegetale)

ecombinato con fruttio aromi vari, si fa sgargiante per dissetarci sotto l’ombrelloneE se la mucca è più felice, si sente

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Fresco

Gli indirizziAOSTAAZIENDA AGRICOLA LA BORETTAZ Frazione Borettaz 24 Gressan Tel. 333-3047500

TORINOAGRISAPORIStrada della Franca 3PralormoTel. 011-9481883

BRESCIAAZIENDA AGRICOLA BIOBIÒVia Ardiccio 29Vobarno Tel. 0365-597354

TRENTOALLEVAMENTO BIOCAPRINO MAZARÒL Via Zortea 92Canal San BovoTel. 0439-719347

GORIZIAAZ. AGRITURISTICA ZOFF Via Parini 18 Frazione CormonsBorgnanoTel. 0481-67204

REGGIO EMILIAFERRARI BIOLATTEVia Monte 4 Vezzano sul Crostolo Tel. 0522-606473

ROMA BIOLÀVia Aurelia 2449FiumicinoTel. 06-6674653

CASERTAALLEVAMENTO BUFALINO LA FENICEVia Boscarelle 1PresenzanoTel. 0823-989372

BARIBIOAGRICOLANUOVO MURETTO Contrada Femminamorta 66/aPutignanoTel. 080-4057996

CATANIAASILATVia Miscarello Salice GiarreTel 333-5275920

LA RICETTA

Portare a bollore compiuto latte, panna e zuccheroVersare immediatamente il composto

nel contenitore delle mandorle, frullarebene con il mix a immersione e raffreddareSciogliere il cioccolato a bagnomariasenza scaldarlo troppo. Lavorare il burrofino a consistenza pomatosaAggiungere il cioccolato a filo mantenendo

la monta-panna in funzione per ottenereun composto omogeneo. Montare bene

le uova con lo zucchero, unirle al compostodi burro e cioccolato e infine aggiungere la farina

precedentemente setacciata, poco alla volta. Cuocere in forno ventilatoa 180 gradi per mezz’ora. Al momento dell’utilizzo, frullare nuovamentela zuppetta, adagiarla su una fondina, appoggiando sopra il brownieDecorare con lamelle di mandorle fresche, fragole e foglioline di menta

Figlio d’arte – la famiglia gestiscela pasticceria Converso di Bra(Cuneo) – Alessandro Boglioneguida il ristorante del Castello di Grinzane Cavour (Cuneo),dove la cucina piemonteseviene interpretata in chiave golosa e moderna

Zuppetta fredda alle mandorle con brownie e fragole

«G ot Milk?». Look anniCinquanta, vestagliarosa e bigodini in testa,

la casalinga Salma Hayek invita gliamericani a bere più latte. Chi me-glio delle celebrities di Hollywoodper un revival in grande stile dellabevanda (un tempo) più amata d’A-merica? La produzione cresce daanni, ma nel paese che ha inventatoil latte moderno, parte integrantedella vita famigliare nel dopoguerradopo gli anni duri della depressio-ne, oggi si consumano (pro capite)settantasette litri all’anno contro icentosettanta di bevande gassate diogni genere.

Non bastava l’offensiva dellemultinazionali soft drink (Coca ePepsi in testa), degli ultras dei pro-dotti biologici e del cambiamentoclimatico che (dicono) influenzanegativamente le mucche, almenoquelle americane. Ora ci si sonomessi pure i medici, che voglionoabolire il latte dalle scuole perchédue scolari su dieci sarebbero intol-leranti.

Sono lontani i tempi in cui la be-vanda più nutriente del mondo ve-niva immortalata negli spot in bian-co e nero, tra bambini sorridenti, ca-salinghe felici, veterani di guerratornati all’ovile. Si è perduto il ricor-do della mucca Elsie, icona (dal1937) del latte Borden, sono scom-parse le tipiche bottiglie di vetro contappo di cera (poi di carta stagnola)inventate dal Dr. Henry Thatcher afine Ottocento, portate ogni matti-na davanti all’uscio di casa da milk-men di ogni età. Sostituite negli an-ni Sessanta da quei cartoni da ungallone (quasi quattro litri), ancoraoggi nei supermercati.

Ma il latte non si è dato per vin-to. Dalla California aggressivecampagne pubblicitarie hanno in-vaso gli States (“Hai preso il latte? Èora della bevanda per andare ananna”), la mucca Elsie è tornata enell’America della nuova immi-grazione si punta sul target latino:“Toma leche”.

Torna a casaElsie

MentaSei foglie pestate,

messe in infusionemezz’ora

in un bicchiere di latte intiepidito

Dopo aver filtrato,aggiungere

due cubetti di ghiaccio

CacaoDue cucchiaini

di cacao amaro, uno di fruttosio

Variante gourmandcol cioccolato

fondente sciolto in poco latte caldo

e aggiunto al freddo

CaffèLatte montato

con poco ghiaccionel frullatore per ottenere

la schiuma da far scivolare

sul caffè raffreddato(o liofilizzato)

MieleDa rimedio antitosse

a tonico goloso, grazie alle tipologie

d’arancio e d’acaciaNel bicchiere,

oltre al ghiaccio,semi d’anice

e cardamomo

FragoleSchiacciate

prima di aggiungereil latte (e poi filtrando),

oppure frullate per una consistenza

più cremosaProfumare con menta

A tavola

ALBERTO FLORES D’ARCAIS

© RIPRODUZIONE RISERVATA

■ 43DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

MandorlePer il latte siciliano,250 grammi di mandorle fresche,spellate, tritate e messe in una garzaSei ore d’infusione in acqua (un litro), poi strizzare

CoccoIl più ricco di antiossidanti(flavonoidi), zuccherie calorie (230/100ml) si preparaaggiungendo acquaalla polpa spremuta,pressata e filtrata

AmazakeBevanda giapponeseottenuta fermentandoil riso con il koji(microrganismo che ne scinde gli amidi)Corroborantee dissetante

SoiaL’altro latte, prodotto con i fagioli della soia, ricchissimodi ferro e proteineViene aromatizzatocon vaniglia,orzo, cacaoo sciroppo d’agave

OrchataDissetante, squisita e molto nutriente, si ricava dal tubercolo(escrescenzaradicale) della xufa,pianta di originecatalanaProtetta dalla Dop

Ingredienti per 4 persone

Per la zuppetta1 litro di latte½ litro di panna150 g. di zucchero300 g. di mandorle tostate

Per il brownie400 g. di burro ammorbidito320 g. di uova intere400 g. di zucchero160 g. di farina 00200 g. di cioccolato fondente 70%

LA DOMENICA■ 44DOMENICA 23 GIUGNO 2013

la Repubblica

Iniziò diciotto anni fa con “L’odio”,film choc sulle banlieue in rivolta, e da allora non ha ancora smesso

di stare sulle barricateHa continuato a farecinema, sia da attoreche da regista,tra Parigi e Hollywood, dando spesso scandalo e non solo in sala:“Quello che voglio

è risvegliare la gente,intorpidita dalla propagandaMa per avvicinarti davvero alla realtàoggi devi per forza scendere in basso”

PARIGI

Dopo La Haine (L’Odio),diciott’anni fa, crudaradiografia in bianco enero della ribollente

periferia urbana, il suo destino parevasegnato: regista-rivelazione a ventottoanni, campioncino di turno della di-versità culturale francese. Una focosavalanga di rabbia e di talento che suglischermi avrebbe rovesciato d’ora inpoi, come cumuli di raccolta differen-ziata, le banlieues metropolitane, i lo-ro disagi d’immigrati, emarginati,esclusi. Ribelle d’elezione, MathieuKassovitz appariva il messia program-mabile d’un cinema tornato di colpoacerbo, vicino ai giovani. «Natural-mente ho deluso tutti. Perché tutti s’a-spettavano La Haine 2. E invece ho di-retto Assassins, che resta il mio preferi-to, altro film assai violento, stavoltaperò nei confronti dei media». Ci sonostati, poi, viavai regista-attore, con ap-prezzate interpretazioni: fidanzatodella vaporosa Audrey Tautou nel sur-reale e popolare Amélie di Jean-PierreJeunet, giovane sacerdote in Amen diCosta-Gavras sull’epoca tragica dellaShoah, agente anti-commando pale-stinese in Munich di Steven Spielberg,killer di contratta violenza interiorenel film francese di Michele Placido, Ilcecchino.

Tra alti e bassi di pellicole dirette aParigi e a Hollywood, dunque, Kasso-vitz non s’è fermato alle periferie. O,meglio, contro ogni attesa dell’indu-stria cinematografica di casa, ha fattodella Francia intera una banlieue dellastoria, una menzogna e una vergogna,cercando di ristabilire due anni fa, inL’ordre et la morale, la verità sulla libe-razione sanguinosa di ostaggi francesinella colonia di Nuova Caledonia che(nei giorni cruciali della sfida elettora-le Mitterand-Chirac del 1988) portò almassacro di diciannove kanak: «Un af-fare sporco, piegato freddamente allestrategie del voto — s’accende il regi-sta, con un sussulto di battaglia tra t-shirt e restante look minimalista, losguardo inquieto sguinzagliato in ognidirezione — Per me questo film è piùd’un film (comunque premiato con ilCésar, l’Oscar francese, ndr). Più d’unadattamento del libro dell’ex capitanoPhilippe Legorjus, che guidò le opera-zioni. È un’avventura politica, una ri-cerca durata oltre dieci anni, tra lettu-re, viaggi, sopralluoghi, lotte per trova-re soldi, attori...».

La tiepida accoglienza ricevuta inFrancia, applaudito invece al Biogra-film di Bologna l’anno scorso (con il ti-tolo Rebellion), il film ha indotto il regi-sta a esternazioni-twitter irriferibili dicui si sono pasciuti i suoi quarantacin-quemila follower, suggerendo agli av-versari un irridente anagramma, Lemordre et l’art oral. Perché tanta viru-lenza? «La disputa mi ha sempre at-tratto. Tendo a un cinema il più possi-bile aggressivo, per risvegliare la gente,ovunque intorpidita da basse propa-gande politiche. Purtroppo comincioa rendermi conto quanto sia difficilecontinuare a lavorare in un’Europadove il cinema si sta chiudendo a ricciodentro format di stampo americano,togliendo spazio e attenzione a un ci-nema diverso». Un film come La Hai-ne oggi non sarebbe possibile, nem-meno in Francia? «Se ora mi mettessi afare La Haine2, dovrei gettare subito laspugna. Non si farebbe avanti nean-che un produttore e, anche qualora loportassi a termine, non troverei pro-babilmente distribuzione, per il timo-re d’assembramenti di “quel certopubblico” in sala. Ma se oggi vuoi ac-costarti davvero alla realtà, devi inevi-tabilmente scendere in basso».

Le banlieues gli sono familiari: «Dabambino sono praticamente cresciu-to in strada. I miei amici di gioventùerano arabi e africani. Hip-hop e sob-borghi sono stati la mia prima scuola».Eppure il guscio domestico da cui èuscito è solidamente borghese: «E so-lidamente cinematografico. I miei ge-nitori sono Chantal Rémy, montatri-ce, cattolica, e il regista Peter Kasso-vitz, francese d’origine magiara, figliod’ebrei ungheresi, rifugiatosi a Pariginel 1956, nell’ora dell’insurrezione diBudapest». Un passato — fortunata-mente prenatale per uno che non haancora quarantasei anni — sospesotra i lager delle deportazioni tedesche,di cui fu vittima la famiglia del padre, ei carri armati sovietici in Ungheria. Èper questo che coltiva da tempo unprogetto d’adattamento cinemato-

grafico di La Bête est morte!,(La bestiaè morta) il caustico fumetto anti-nazidel 1944 disegnato da Edmond-François Calvo? «Vero, è da un po’ checi sto lavorando, mentre stanno ve-nendo fuori anche altri progetti. LaBête est morte! fu l’album emblemati-co della Liberazione, una satira ani-malistica dell’occupazione hitleria-na. Il film, a disegni animati e in live ac-tion, a partire da uno script preparatocon Jean-Claude Carrière, ha già un ti-tolo: La Guerre mondiale chez les ani-maux (La guerra mondiale degli ani-mali) ma il resto è tutto da fare».

I progetti di film messi in piedi daKassovitz sono numerosi almenoquanto il numero di mogli e figli chevia via gli vengono attribuiti con esitiche parrebbero tumultuosi in unaqualsiasi vita di coppia. «Falso, sonopiù numerosi i progetti riguardanti lemogli» dice con un sorriso un po’ di sfi-da. Sposato con l’attrice Julie Mau-duech, interprete dei suoi primi film,Métissee La Haine, da cui ha avuto unafiglia, Carmen, ritorna subito serio:«Non mi dispiacerebbe occuparmiprima o poi dell’11settembre, l’even-to del nuovo secolo. Mi hanno datodell’adepto alle teorie del complottoquando in una trasmissione ho solle-vato dubbi sulla versione ufficiale del-l’attentato alle Twin Towers. Sempli-cemente credo che il concatenamen-to dei fatti nell’America di Bush repli-chi quello della Germania di Hitler:crisi economica, esplosione dellaguerra, accanimento su un bersagliopredeterminato, in quel caso gli ebrei.Goebbels l’aveva ben capito: più la bu-gia è grossa, più ci si crede».

Anche con la Francia il suo cinema èconflittuale, fin dagli esordi, segnatinon a caso dall’influenza di Spike Lee,in particolare da Do the Right Thing:«La morte di un uomo è sempre unoscacco, che sia da una parte o dall’altra,è la conclusione di L’ordre et la moralee potrebbe valere per tutto il mio cine-ma: che esprime un misto di odio eamore per la Francia, sentimento co-mune a tutti i francesi pensanti. Ciòdetto, è il Paese dove probabilmente sivive meglio, perché dà a ciascuno lapossibilità di ribellarsi o, a secondadelle urgenze e del carattere, di dialo-gare con un poliziotto. È quel che chia-miamo “système D”: débrouille-toi,

ingégnati». L’equivalente in Italia èl’arte d’arrangiarsi, sistema A. Dove stala differenza? «Da noi, tutto si fonda sulragionamento, non sull’improvvisa-zione. La Francia è una nazione chepensa: o, almeno, che vuole continua-re a pensare, come succedeva negli an-ni Sessanta, ai tempi di Jean-Paul Sar-tre, quando ti sedevi al caffè e, minimo,ti trovavi accanto un filosofo. Come ilcinema, il pensiero aveva la sua esten-sione in larghezza: unico Paese, laFrancia, a godere di questo privilegio».È ancora così? «Lo slancio creativo delcinema francese oggi s’è assopito, senon spento. Sento sempre meno l’e-nergia che mi aveva nutrito, quella vo-lontà di aprirsi, di spalancare i limitidella visione. Al contrario di Luc Bes-son per il quale i film sono “oggetti gra-ziosi”, io penso che siano invece au-tentici mostri, sia nel bene che nel ma-le: possono spingere a commetteresciocchezze o aiutare a comprendereil mondo. Il cinema ha questa forza, daTerminator ai fratelli Dardenne, pas-sando per Iron Man. Io dove mi metto?Con La Haine, ho avuto la fortuna dicrearmi un mio spazio. Altri film, li sipotrà amare o detestare. Per un bilan-cio, ho la fortuna di potere contare an-cora su un bel mucchietto d’anni. Mibasterebbe, un giorno, aver avuto con-ferma di quanto scrivevo nei titoli di te-sta del primo film: il valore non aspet-ta i dati degli incassi…».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’incontroIncendiari

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Da bambinosono cresciuto praticamentein stradaI miei amici eranoarabi e africani,la mia scuolaè stato l’hip hop

MathieuKassovitz

MARIO SERENELLINI

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