Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie...

10
Marzo 2013 • numero 2 1 Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE: Giuseppe Sappa, Professore Associato di Idrogeologia Applicata, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile Ambientale, Facoltà di Ingegneria, Sapienza, Università di Roma ABSTRACT Da quasi venti anni è stata introdotta nel sistema legislativo italiano la Legge 36 del 1994, il cui scopo era la realizzazione, anche in Italia, di un sistema integrato di gestione delle risorse idriche ad uso civile. Da allora ad oggi il tempo per una compiuta attuazione di questo provvedimento legislativo avrebbe potuto essere sufficiente. Diversamente, al 2008, dopo quasi quindici anni, quando ancora l’idea del referendum legislativo del giugno 2011 non era nemmeno stata concretizzata, l’ampia e dettagliata analisi ricognitiva svolta dall’ISTAT, per mezzo del proprio Servizio Ambiente, e pubblicata in uno specifico Rapporto, riferisce che su 184 Autorità d’Ambito Ottimale previste, solo il 70% registravano la esistenza di un gestore operativo del servizio idrico integrato. La trattazione di tutte le problematiche inerenti le difficoltà che ha incontrato la Legge 36 del 1994, e le successive modifiche ed integrazioni che ha subito nel tempo, esula evidentemente dalla possibile trattazione in un articolo, oltre che dalle competenze dello scrivente. In questa sede però si intende dare conto della peculiarità della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idrico nel nostro territorio, come una delle possibili chiavi di interpretazione della difficoltà incontrata in Italia nella attuazione del sistema idrico integrato. Da un lato, come si vedrà la distribuzione dei punti di approvvigionamento idropotabile riflette l’assetto idrogeologico del nostro paese, mettendo in evidenza come, storicamente, la tipologia di fonte di approvvigionamento fra sorgenti, pozzi, acque superficiali e serbatoi artificiali sia logica funzione delle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del nostro territorio. Dall’altro lato, però, la lettura delle tipologie di fonti di approvvigionamento racconta anche un po’ la storia della evoluzione dell’approvvigionamento idropotabile nel nostro paese, nel senso che, per esempio, nell’Italia Centro Meridionale i territori, che non sempre coincidono con le regioni, amministrati, fino alla propria estinzione, dalla Cassa del Mezzogiorno, presentano un grado di pianificazione dei sistemi di adduzione e di sfruttamento delle risorse idriche a scopo potabile, ben più elevato, rispetto a territori, non molto lontani, nei quali lo sfruttamento della risorsa è avvenuto in modo frastagliato ed intermittente, spesso anche a causa della non esauriente conoscenza delle potenzialità di essa. Per questo in questa sede sarà presentata l’articolazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile, nel territorio italiano, evidenziandone le peculiarità sia dal punto di vista del confronto con l’assetto idrogeologico sia dal punto di vista dell’eccessiva polverizzazione delle stesse sul territorio.

Transcript of Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie...

Page 1: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 1

 

Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia

AUTORE: Giuseppe Sappa, Professore Associato di Idrogeologia Applicata, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile Ambientale, Facoltà di Ingegneria, Sapienza, Università di Roma

ABSTRACT Da quasi venti anni è stata introdotta nel sistema legislativo italiano la Legge 36 del 1994, il cui scopo era la realizzazione, anche in Italia, di un sistema integrato di gestione delle risorse idriche ad uso civile. Da allora ad oggi il tempo per una compiuta attuazione di questo provvedimento legislativo avrebbe potuto essere sufficiente. Diversamente, al 2008, dopo quasi quindici anni, quando ancora l’idea del referendum legislativo del giugno 2011 non era nemmeno stata concretizzata, l’ampia e dettagliata analisi ricognitiva svolta dall’ISTAT, per mezzo del proprio Servizio Ambiente, e pubblicata in uno specifico Rapporto, riferisce che su 184 Autorità d’Ambito Ottimale previste, solo il 70% registravano la esistenza di un gestore operativo del servizio idrico integrato. La trattazione di tutte le problematiche inerenti le difficoltà che ha incontrato la Legge 36 del 1994, e le successive modifiche ed integrazioni che ha subito nel tempo, esula evidentemente dalla possibile trattazione in un articolo, oltre che dalle competenze dello scrivente. In questa sede però si intende dare conto della peculiarità della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idrico nel nostro territorio, come una delle possibili chiavi di interpretazione della difficoltà incontrata in Italia nella attuazione del sistema idrico integrato. Da un lato, come si vedrà la distribuzione dei punti di approvvigionamento idropotabile riflette l’assetto idrogeologico del nostro paese, mettendo in evidenza come, storicamente, la tipologia di fonte di approvvigionamento fra sorgenti, pozzi, acque superficiali e serbatoi artificiali sia logica funzione delle caratteristiche geologiche ed idrogeologiche del nostro territorio. Dall’altro lato, però, la lettura delle tipologie di fonti di approvvigionamento racconta anche un po’ la storia della evoluzione dell’approvvigionamento idropotabile nel nostro paese, nel senso che, per esempio, nell’Italia Centro Meridionale i territori, che non sempre coincidono con le regioni, amministrati, fino alla propria estinzione, dalla Cassa del Mezzogiorno, presentano un grado di pianificazione dei sistemi di adduzione e di sfruttamento delle risorse idriche a scopo potabile, ben più elevato, rispetto a territori, non molto lontani, nei quali lo sfruttamento della risorsa è avvenuto in modo frastagliato ed intermittente, spesso anche a causa della non esauriente conoscenza delle potenzialità di essa. Per questo in questa sede sarà presentata l’articolazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile, nel territorio italiano, evidenziandone le peculiarità sia dal punto di vista del confronto con l’assetto idrogeologico sia dal punto di vista dell’eccessiva polverizzazione delle stesse sul territorio.

Page 2: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 2

L’ASSETTO IDROGEOLOGICO ITALIANO E L’APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE I complessi idrogeologici che formano il territorio italiano hanno svolto, e svolgono ancora oggi, un ruolo fondamentale nella pianificazione dello sfruttamento delle risorse idriche ad uso potabile e nella successiva fase di gestione. Per questo motivo in questa sede è proposta una schematizzazione dei principali complessi idrogeologici del territorio italiano, funzionale ad una fotografia, al 2008, dello sfruttamento della risorsa idrica (in termini di prelievi sotterranei e superficiali registrati nell’ultimo Censimento sulle risorse idriche eseguito da Istat nel 2009), e dei volumi utilizzati nelle reti di distribuzione d’acqua potabile in Italia, per gli otto distretti idrografici previsti dalla Direttiva Acque 2000/60/CE. L’entità della distribuzione spaziale dei comuni nei cui territori i prelievi avvengono da acque sotterranee o superficiali riflette le disponibilità idriche caratteristiche delle formazioni idrogeologiche intercettate.

Figura 1 – Rappresentazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento nel Distretto Padano e nel Distretto delle Alpi Orientali

I prelievi da sorgenti, occupano l’arco alpino e la fascia appenninica che si spinge da nord a sud, caratterizzati a grandi linee da due complessi idrogeologici principali. Il primo è costituito dai complessi metamorfitici e magmatici che abbracciano da est ad ovest (compresa un’ultima appendice a sud ovest), l’intera fascia alpina, a nord del territorio italiano. Si tratta di litotipi anche molto diversi tra loro ma simili dal punto di vista idrologico. A livello locale sono rocce da scarsamente permeabili a impermeabili, tuttavia sussistono fasce lungo le principali linee tettoniche, che per l’intensa fessurazione subita, costituiscono zone acquifere produttive sebbene molto localizzate e sedi di sorgenti di piccola portata (classificabili al massimo al livello 7 della classifica quantitativa di Meinzer).

Page 3: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 3

Il secondo più importante è quello prevalentemente carbonatico. Al suo interno si distinguono i complessi dolomitici e calcarei interessati da passaggi ed eteropie (selciferi, argillosi, vulcanitici) che affiorano lungo tutto il bordo meridionale della catena alpina; quelli calcarei a base dolomitica e/o calcareo dolomitica con frequenti intercalari marnosi e silicei ecc. che affiorano superiormente ai primi, nelle Prealpi meridionali e lungo tutta la fascia dell’Appennino centro meridionale e la punta sud orientale della Sicilia; infine i complessi calcarei, a base dolomitica e/o calcareo-dolomitica, privi invece di intercalari e caratterizzati da importanti continuità, che interessano la zona carsica nord orientale, l’appennino abruzzese-laziale, quello campano, e il settore calabro-lucano.

Figura 2 – Rappresentazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento nel Distretto dell’Appennino Settentrionale, nel Distretto Pilota del Serchio e nel Distretto dell’Appennino Centrale

Come aree più produttive si distinguono, dunque, nell’arco alpino: le Alpi Marittime, strutturate con una serie carbonatica molto permeabile per fatturazione e carsismo; i complessi carbonatico-carsici, che sgorgano ai margini della pianura veneta; la catena centrale (Trentino, Veneto e Friuli) con rocce cristalline e metamorfiche scarsamente permeabili; gli acquiferi carbonatici sud-alpini. Per la dorsale appenninica, che attraversa longitudinalmente invece l’intera penisola: il settore settentrionale, con sorgenti importanti in corrispondenza delle Alpi apuane; gli acquiferi carbonatici dei Monti della Calvana e di alcune parti delle colline metallifere e l’acquifero vulcanico dell’Amiata; quello centrale e meridionale, formato da importanti serie carbonatiche, molto più continue e potenti, con alcune delle più grandi sorgenti del Mediterraneo generate da strutture di decine e talora centinaia di km2; le aree vulcaniche laziali e campane. Qui i complessi carbonatici sono dotati di elevata permeabilità per fessurazione e carsismo, con scaturigini sorgentizie della prima e seconda classe Meinzer. L’estrazione da pozzi è privilegiata, invece, in corrispondenza dei comuni appartenenti alla grande pianura padano-veneta ed a quelle intramontane e costiere tirreniche e adriatiche, dove prevalgono i complessi sedimentari recenti o i complessi prevalentemente terrigeni. I primi interessano in maniera continua l’intera pianura padano-veneta, e in generale tutte le aree di bacino, di basso strutturale intramontano e le zone costiere. Sono costituiti prevalentemente da complessi

Page 4: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 4

sedimentari recenti di origine glaciale, alluvionale, marina o mista e con granulometria variabile dalla ghiaia alle argille. Talvolta possono essere intercalati da letti di calcareniti organogeni o da livelli di sostanze organiche.

Figura 3 – Rappresentazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento nel Distretto dell’Appennino Meridionale

I secondi sono complessi rocciosi di origine sedimentaria, complessivamente impermeabili; costituiscono per questo importanti delimitazioni ai complessi alluvionali, sabbiosi e carbonatici, appenninici e alpino orientali. Tra questi, quelli flyshoidi sono talvolta intercalati da calcari o arenarie fessurate che conferiscono al contrario elevata permeabilità, seppure a livello locale. Si distinguono quindi la grande Pianura padano-veneta, che percorsa da numerosi fiumi (Po, Adige, fiumi veneti e friulani) e relativi affluenti, si compone idrogeologicamente in una parte alta, appoggiata sui rilievi alpini e appenninici, formata dalle conoidi, molto permeabili, e in una parte nota come “linea delle risorgive”. Tra le Pianure intramontane e costiere di grande importanza è un sistema acquifero ospitato nei complessi alluvionali della pianura Firenze-Prato-Pistoia; altri sistemi idrogeologici aperti del versante tirrenico sono quelli delle piane di Pisa, Lucca, Grosseto e altre; modesti sono invece gli acquiferi del versante adriatico, caratterizzato da una serie di corsi d’acqua, che, nel loro corso terminale, hanno generato piccole piane alluvionali; analoga situazione si ha per i fiumi pugliesi, lucani e calabresi; Insieme ai complessi carbonatici e sedimentari, quelli vulcanitici costituiscono gli acquiferi principali della penisola italiana. Pur presentando un’estrema variabilità locale litologica a livello litologico, presentano una permeabilità da media ad elevata per fessurazione. Sono spesso alternati ai complessi piroclastici, relativamente impermeabili, determinando così acquiferi sovrapposti, d’interesse locale, con sorgenti di modesta portata.

Page 5: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 5

Le principali aree interessate da questi complessi sono quelle nord orientali, quelle centro-appenniniche e meridionali della Campania e Basilicata, il settore sud orientale della Sicilia, e quella nord occidentale della Sardegna. Le grandi isole italiane sono interessate in diversa misura da tutti i principali complessi idrogeologici individuati. La Sicilia presenta discreti acquiferi nella zona orientale (vulcaniti e complessi carbonatici); acquiferi di importanza locale nelle zone settentrionali e nord occidentali e in quelle orientali, mentre nella parte centrale le risorse idriche sono scarse per la bassa permeabilità delle rocce. La piana alluvionale di Palermo ospita un acquifero fortemente sfruttato, alimentato dalle precipitazioni e dai travasi dei monti carbonatici circostanti.

Figura 4 – Rappresentazione della distribuzione delle fonti di approvvigionamento nel Distretto della Sardegna e nel Distretto della Sicilia

La Sardegna non presenta acquiferi importanti, fatta eccezione per alcune ristrette aree lungo la costa orientale e nel sud-ovest, dove acquiferi carbonatici alimentano qualche sorgente di non grande portata e acque di scarsa qualità per il contatto con giacimenti di solfuri; nelle aree di pianura (Campidano, Oristanese, piana del F.Cixerri, Sulcis e piccole aree costiere) sono presenti acquiferi alluvionali. LA DISTRIBUZIONE DEI PRELIEVI IDROPOTABILI

Il prelievo e la potabilizzazione per Distretto Idrografico La Direttiva 60/2000/UE ha introdotto la suddivisione dei territori nazionali in Distretti idrografici, (Tabella 1) prescrivendo di ricondurre le analisi quantitative dal punto di vista idrologico, idraulico e idrogeologico a queste entità geografiche, ed a ciò si conformano le considerazioni riportate qui di seguito. Da un punto di vista quantitativo, l’analisi per Distretto idrografico, se da un lato conferma la presenza di volumi di prelievo maggiori lì dove la disponibilità idrica, per caratteristiche idrogeologiche favorevoli, è più consistente, dall’altro suggerisce interessanti riflessioni sulle caratteristiche dello sfruttamento, in termini di numerosità dei punti di approvvigionamento (siano essi captazioni da sorgenti, pozzi, o derivazioni da acque superficiali ecc.) e di entità dei volumi medi estratti, per unità di superficie e di punti di prelievo.

Page 6: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 6

Distretto Estensione (Km2) Padano 69.965,23 Alpi Orientali 36.614,59 Appennino Settentrionale 38.549,39 Bacino Pilota del Serchio 1.432,18 Appennino Centrale 36.993,52 Appennino Meridionale 68.047,20 Sardegna 24.030,03 Sicilia 25.861,37 Tabella 1 – Distretti idrografici e loro estensione

Nel Distretto Padano, con ben 2,5*109 m3/a, si registra la maggiore quantità di acqua captata all’anno, per singolo distretto, nell’ambito del territorio italiano. Seguono, con 2,2 Gm3/a e 1,3 Gm3/a, i Distretti dell’Appennino Meridionale e quello dell’Appennino Centrale, quasi linearmente con il decrescere dell’estensione areale dei Distretti stessi. Il trend s’interrompe con l’Appennino Settentrionale, che seguirebbe il meridionale per dimensioni, ma che preleva meno di 1 Gm3/a; nel Distretto delle Alpi orientali i prelievi risultano poi, di poco superiori: circa 1,1 Gm3/a.

Figura 5 – Distribuzione dei volumi annui captati e potabilizzati per Distretto Idrografico

Dal confronto di questi dati con quelli relativi ai volumi potabilizzati, annualmente, emerge con chiarezza che la maggiore percentuale di acqua potabilizzata rispetto a quella captata si ha nel Distretto idrografico della Sardegna dove è abbondante il ricorso all’approvvigionamento idrico da acque superficiali, ed in particolare da bacini artificiali. Allo stesso tempo, pur in percentuale più bassa, ma in valore assoluto decisamente più consistente, il volume potabilizzato nel Distretto Padano appare significativo a dimostrazione che laddove la pressione antropica è più rilevante, la domanda di potabilizzazione è crescente, anche quando il prelievo avviene prevalentemente da pozzi.

-

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

2.500.000

Gm

c/an

no

Captato

Potabilizzato

Page 7: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 7

Da un punto di vista della densità dei punti di prelievo, intesa come numero dei punti di prelievo per unità di superficie, è sempre il Distretto Padano a presentare il valore più alto mentre la Sardegna presenta quello la densità più basso.

La distribuzione dei prelievi per tipologia di fonte di approvvigionamento La lettura dei prelievi in funzione della tipologia di risorsa idrica captata, può essere interessante ai fini di qualche ulteriore considerazione. I maggiori volumi annui prelevati rispetto al totale in Italia, provenienti da captazioni da sorgenti e da bacini artificiali si riscontrano nel Distretto dell’Appennino Meridionale. Nel Distretto Padano, invece, si realizzano i prelievi maggiori di acque sotterranee da pozzi e da acque superficiali da laghi naturali, mentre nel Distretto dell’Appennino Settentrionale le derivazioni da corsi d’acqua superficiali sono consistenti. Nel Distretto della Sicilia si ha infine la più importante captazione di acqua marina, con conseguente trattamento di potabilizzazione, che raggiunge ben 12.600 mc/anno.

 

 

Figura 6 – Volumi idrici annui prelevati da sorgente per uso potabile espressi in percentuale per Distretto rispetto al totale sul territorio italiano

 

 

Figura 7 – Volumi idrici annui prelevati da acque superficiali per uso potabile espressi in percentuale per Distretto rispetto al totale sul territorio italiano

Page 8: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 8

Figura 8 – Volumi idrici annui prelevati da pozzi per uso potabile espressi in percentuale per Distretto rispetto al totale sul territorio italiano

Diversamente se si analizza la distribuzione dei prelievi per tipologia di risorsa all’interno di ciascun distretto emerge che nel Distretto dell’Appennino Centrale si ha il maggior prelievo da sorgenti, con il 74% del volume complessivo di acqua captata, mentre subito dopo c’è il Distretto dell’Appennino Meridionale che preleva il 48% da sorgenti. E’ interessante notare come proprio nel Distretto Centrale si riscontra la percentuale più bassa di acqua sottoposta a processi di potabilizzazione rispetto al totale prelevato nel distretto. Tale dato conferma la sostanziale migliore qualità delle acque provenienti da fonti sorgentizie ed in particolare dagli acquiferi carbonatici della dorsale appenninica. Diversamente nel Distretto Padano, dove il prelievo da pozzi raggiunge il 74% del volume complessivo prelevato annualmente, il 45% delle acque prelevate sono sottoposte a trattamento di potabilizzazione, mentre nel Distretto dell’Appennino Settentrionale dove il prelievo da pozzi raggiunge il 50% del volume complessivamente captato, il 50% del volume totale è sottoposto a trattamento di potabilizzazione. Il più elevato valore di volume captato annualmente da acque superficiali, sul totale del distretto, si riscontra in Sardegna, ed è pari all’84%, dove la percentuale di potabilizzato sul totale del prelevato raggiunge l’89%.

La concentrazione dei punti di prelievo sul territorio italiano L’esame dei dati disponibili ha condotto poi a valutare un aspetto che spesso entra in gioco nelle attività di pianificazione di nuovi sistemi acquedottistici, di riabilitazione o potenziamento di quelli esistenti, ed ancora di più quando occorre stimare i costi dei gestione del servizio idrico. E’ stata infatti analizzata la concentrazione dei punti di prelievo sul territorio, nella convinzione che i costi di realizzazione e di gestione di un sistema acquedottistico siano sensibilmente diversi se una stessa portata di fabbisogno sia prelevata da un’unica fonte di approvvigionamento oppure provenga dalla captazione di molteplici risorse idriche sotterranee e/o superficiali. Il quadro conoscitivo che ne deriva, pur con qualche approssimazione, descrive una situazione di sostanziale polverizzazione delle fonti di approvvigionamento che, senza la esigenza di troppi commenti, viene nel seguito rappresentata, ricorrendo alla introduzione del fattore ICP, Indice di Concentrazione dei Prelievi, espresso dalla relazione che segue:

Page 9: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 9

𝐼𝐶𝑃 =𝑉𝑝

𝑆 ∗ 𝑁𝑝  

dove:

Vp è il Volume prelevato annualmente

S è la superficie di riferimento

Np è il numero di punti di prelievo nella superficie di riferimento

Questo parametro ICP esprime il volume annuo estratto per kmq e per unità di punto di approvvigionamento, ed è in sostanza un parametro indicatore della dispersione dei punti di prelievo sul territorio, nel senso che minore è il suo valore e più grande sarà il numero di fonti di approvvigionamento sfruttate per volume idrico sfruttato per unità di superficie. In altre parole l’ICP è un fattore che rappresenta il grado di efficienza del sistema di approvvigionamento: infatti più alto è il valore di ICP e minore sarà il numero di risorse sfruttate per captare un volume idrico per unità di superficie. Dall’esame dei calcoli dell’ICP, riferiti ai diversi Distretti Idrografici emerge che il valore riferito al Distretto Padano è il più basso: pari a 13,5 m3/kmq*punto di prelievo. Diametralmente opposto è lo scenario della Sardegna, dove ad un volume captato annuo tra i più bassi d’Italia, corrisponde il minor numero di punti di captazione/derivazione, e il volume medio estratto per unità di superficie, e per singolo punto di derivazione è massimo rispetto agli altri distretti: 88,5 metri cubi/kmq*punto di prelievo. Analoga la situazione in Sicilia, dove a un volume totale captato annuo, tra i più bassi d’Italia, corrisponde anche in questo caso un’esigua numerosità di punti di prelievo, e quindi, un volume medio estratto per kmq e punto di captazione tra i più alti registrati nel territorio italiano, e pari a 80,7 metri cubi/kmq*punto di prelievo. Può essere utile segnalare la situazione intermedia rispetto alle precedenti, che caratterizza lo stato dello sfruttamento della risorsa nel Distretto dell’Appennino Centrale, dove ad un volume captato totale annuo tra i più alti d’Italia, corrisponde un numero molto basso di punti di prelievo, oltre che una densità spaziale ed un volume medio estratto per unità di superficie e per punto di prelievo molto alto, pari a 75,3. Tale dato appare ben correlato con quanto riportato in precedenza relativamente alle captazioni da sorgente che sono percentualmente più rilevanti nello stesso Appennino Centrale, rispetto all’intero territorio italiano.

CONCLUSIONI

In questa sede sono stati riportati alcuni dei risultati del censimento effettuato da ISTAT nel 2008 per analizzare lo stato del servizio idrico integrato in Italia. In particolare sono stati analizzati, dopo specifica elaborazione e rappresentazione dei dati relativi al sistema di approvvigionamento idropotabile. La descrizione delle fonti di approvvigionamento idropotabile, rapportata all’assetto idrogeologico del territorio italiano, appare un modo per indirizzare l’attenzione dei portatori di interesse in materia, sulla importanza di una maggiore conoscenza dell’assetto idrogeologico del territorio come strumento per una migliore caratterizzazione delle risorse idriche sotterranee, e superficiali, finalizzata alla ottimizzazione del loro sfruttamento. In molti casi infatti la captazione di una risorsa idrica sotterranea avviene senza una adeguata caratterizzazione quantitativa della stessa e della idrogeologia del bacino che la alimenta. Da ciò consegue troppo spesso una scarsa ottimizzazione nel sistema di captazione, con la esigenza di ricorrere, nel breve,

Page 10: Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento ... Marzo 2013 • numero 2 1! Tipologie e distribuzione delle fonti di approvvigionamento idropotabile in Italia AUTORE:

   

Marzo 2013 • numero 2 10

medio periodo a risorse aggiuntive per l’approvvigionamento idropotabile, con inevitabili costi aggiuntivi, non solo di captazione ma anche di adduzione, oltre che di gestione del servizio. Peraltro il quadro della distribuzione delle fonti di approvvigionamento correlato con l’assetto idrogeologico italiano, richiama l’attenzione su come, quest’ultimo abbia storicamente orientato e condizionato lo sfruttamento delle risorse idriche a scopo potabile. Allo stesso tempo le elaborazioni riportate in questa sede forniscono alcuni spunti di riflessione interessanti per comprendere le difficoltà che, nell’arco di quasi un ventennio, ha incontrato l’attuazione operativa del servizio idrico integrato in Italia. Come accennato all’inizio del presente articolo tali difficoltà sono molteplici e, probabilmente, in larga parte sfuggono alle competenze dello scrivente. Tuttavia si ritiene che la rappresentazione della distribuzione dei punti di approvvigionamento idropotabile, riportata in questa sede alla scala del Distretto Idrografico, per tipologia oltre che per dispersione sul territorio, possa essere un utile contributo per la comprensione della complessità del sistema di adduzione potabile in Italia, nella logica di un migliore orientamento delle scelte in questo settore.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Civita M.V.(2008) - L'assetto idrogeologico del territorio italiano: risorse e problematiche. Quaderni della Societa Geologica Italiana. Eurostat (201 l) - Environment statistics:http://epp.eurostat.ec.europa.eu ISTAT (2009) - Statistica in breve "Censimento delle risorse idriche a uso civile" http://www.istat.it Tersigni S., Sappa G. et alii (2010) - Considerazioni sullo stato dell'approvvigionamento idropotabile nel territorio italiano – EngHydroEnGeology – pagg. 5-15