Tintura di Jonio - Anno 1 Numero 1

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Tintura di Jonio n. 1, agosto 2015 Viaggi, itinerari e vacanze in Salento Sole Salento Gallipoli: la spiaggia della Purità Esperienze 10 cose da fare a Gallipoli Desideri Blu Fascino Antico Profumo di Terra Mistero e Desiderio Località Ciolo: brivido e incanto Artigianato: il Museo della Ceramica I giganti di roccia: il Giardino Megalitico Diavoli, alchimisti e màcari: il Salento gotico E ancora... Eventi salentini Gli alloggi migliori L'angolo del gusto

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Transcript of Tintura di Jonio - Anno 1 Numero 1

Tintura di Jonion. 1, agosto 2015 Viaggi, itinerari e vacanze in Salento

Sole SalentoGallipoli: la spiaggia della Purità

Esperienze10 cose da fare a Gallipoli

Desideri Blu

Fascino Antico

Profumo di Terra

Mistero e Desiderio

Località Ciolo: brivido e incanto

Artigianato: il Museo della Ceramica

I giganti di roccia:

il Giardino Megalitico

Diavoli, alchimisti e màcari: il Salento gotico

E ancora...

Eventi salentini

Gli alloggi migliori

L'angolo del gusto

SommarioSole Salento

La spiaggia della Purità: il mare nel cuore di Gallipoli vecchia

p.5

Esperienze

10 cose da fare a Gallipolip.6

Desideri blu

Località Ciolo: il Salento fra brivido e incanto

p.8

Fascino antico

Museo della ceramica di Cutrofiano:i colori dell’artigianato salentino

p.10

Profumo di terra

Giganti di roccia fra ulivi e muretti a secco: il Giardino Megalitico di Giurdignano

p.12

Mistero e desiderio

Diavoli, alichimisti e “màcari”:a Soleto il fascino lunare di un Salento gotico

p.14

Consigli

Eventi p.16

Gli alloggi migliori p.18

Turismo accessibile p.19

L’angolo del gusto p.22Lo spumone

Tintura di JonioRivista di viaggi, itinerari e vacanze in Salento

n. 1, agosto 2015

Testi e progetto graficoFrancesca Maruccia

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© Salentoville Tutti i diritti riservati

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Mettete di aver trascorso una mattinata a Gallipoli girovagan-do fra i caratteristici negozietti di souvenir e prodotti tipici disse-minati per la città vecchia, met-tete che il profumo che spira dal vicino porto vi abbia messo vo-glia di mare. Sì, un bel tuffo. Ma le spiagge sulla litoranea sono distanti e per raggiungerle ma-gari vi tocca fare i conti con file interminabili di automobili. Ah, quanto sarebbe bello avere una spiaggia lì a due passi, nel cuore della città vecchia... Bè, come a esaudire un desi-

derio, a Gallipoli quella spiaggia c’è, un’oasi in pieno centro, ab-bracciata dalle mura della città, con il mare che guarda sul bor-go vecchio: è la spiaggia della Purità. Per raggiungerla – udi-te, udite – non c’è bisogno di prendere l’automobile, due passi

e la sabbia dorata vi strizza l’occhio mentre il mare vi invita a un tuffo. A sorvegliare dall’alto questa

piscina a cielo aperto c’è lo sguardo materno e sacro della Chiesa di Santa Maria della Pu-rità (da cui la spiaggia prende il nome), costruita fra il 1662 e 1665 per volere di un gruppo di

devoti scaricatori di porto e ricca di tesori affascinanti, dai dipinti realizzati su tela e legno alla statuaria in cartapesta, passan-do per uno splendido pavimen-to di maioliche settecentesche: uno degli scorci più belli del ba-rocco gallipolino è qui. Quella della Purità è una

spiaggia libera: niente chioschi

o stabilimenti balneari, ma non temete, tutto ciò che serve per ristorarsi lo trovate a due passi, fra i tanti locali che circondano la città vecchia. Solo per fare un esempio, se

siete in dolce compagnia e vo-lete una serata romantica, dopo aver preso il sole in spiaggia

niente di meglio che riporre gli asciugamani in borsa e andare a fare una cena o un aperitivo a base di pesce ap-

pena pescato alla vicinissima trattoria “La Puritate”, luogo storico per i romantici buongu-stai di passaggio a Gallipoli.E per noi che siamo tutti un

po’ sognatori, le leggende non mancano: la gente del posto chiama questa spiaggetta an-che “Seno della Purità”, perché pare che qui venne ritrovata una mammella di Sant’Agata.

Il mare nel cuore di Gallipoli vecchiaLa spiaggia della Purità

Una piscina naturale in centro città, per un romantico

bagno al tramonto

Un’affascinante panoramica di tutti i tuoi desideri… Stiamo per arrivare!

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10 cose da fare a Gallipoli

Oltre ai paramenti sacri che raccontano molto della religiosità gallipolina, una chicca del museo dioce-sano è il terrazzino panoramico da cui si possono abbracciare con uno sguardo l’intera città e il mare. Fateci un salto: il museo è in via Antonietta De Pace (accanto alla Cattedrale di Sant’Agata), aperto tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 17:30 alle 23. Info: 0833.512690.

Salire sulla terrazza del museo diocesano per vedere Gallipoli dall’alto1

Spugne, ricci, stelle marine, conchiglie di ogni tipo, coralli, a Gallipoli vecchia bancarelle ed empori pullulano di souvenir al profumo di mare: per un ri-cordo del vostro viaggio passate da qui. Durante la passeggiata, davanti alle botteghe di prodotti tipici e spezie incontrerete anche gentilissimi venditori pronti a farvi assaggiare deliziose creme di liquore, tarallini dolci al primitivo e friselline condite con paté di olive o con un filo d’olio salentino.

Passeggiare nel borgo vecchio fra prodotti tipici e souvenir marinari2

Pittoresco e irresistibilmente vintage, a Gal-lipoli l’ape calessino è l’ultima tendenza per chi vuole scoprire la città con un fascino re-trò. Se volete sentirvi un po’ come i vacan-zieri degli anni ‘50, fateci un giro: gli ape car vi aspettano nel borgo vecchio e le corse hanno prezzi abbastanza “popolari”.

Un giro in ape per Gallipoli vecchia4

L’anima più verace di Gallipoli abita da queste parti, dove già all’alba arrivano i pescatori per rifornire di pesce freschissimo i banchi del mer-cato. Qui potete assistere alle tradizionali aste per aggiudicarsi i pezzi migliori, o assaggiare frutti di mare aperti al momento e i famosi gam-beri viola di Gallipoli, tutto rigorosamente crudo.

Visitare il mercato del pesce5

Il sottosuolo del Salento custodisce la tradizio-ne secolare dell’olio d’oliva e il frantoio ipogeo di Palazzo Granafei a Gallipoli (in via Antonietta De Pace) ne offre una splendida testimonianza: risa-lente al ‘600 e interamente ristrutturato, questo frantoio racconta la storia della produzione dell’o-lio lampante, che Gallipoli esportava in tutta Eu-ropa e che veniva usato per illuminare città come Parigi, Berlino, Londra e Stoccolma. Scendere in questo posto è un’esperienza unica.

Scendere nel frantoio ipogeo3

Se volete concedervi una cena a base di pesce fresco immersi in un’atmosfera romantica la scel-ta d’obbligo è Marechiaro, il ristorante galleggiante con vista sul Rivellino. Costruito su un istmo e cir-condato da una banchina per attraccare le navi (nel caso voleste arrivarci via mare), questo ristorante è un’isoletta sospesa sull’acqua, imperdibile per gli innamorati. Ma attenzione: non pensate di poter risparmiare... Del resto, un sogno non ha prezzo.

Cena romantica a Marechiaro, il ristorante galleggiante6

Sul sagrato del santuario del Canneto o nel bor-go vecchio, si possono ancora trovare artigiani intenti a intrecciare i giunchi per realizzare spe-ciali gabbie – le nasse, appunto – che tutt’oggi vengono usate per la pesca, seppur in misura minore rispetto al passato. Nei loro gesti vive un’arte magica: quella degli antichi mestieri e di un mondo che non esiste quasi più.

Osservare gli artigiani che intrecciano le nasse8

Siete a Gallipoli dal 23 al 25 luglio? Allora non per-detevi la festa di Santa Cristina: vedrete le strade riempirsi di scintillanti luminarie e banchetti di oli-ve, taralli, frutta secca e prodotti tipici.Oltre alla fiera, tra gli appuntamenti simbolo di questa festa ci sono la processione con la statua della Santa a bordo di un peschereccio e la “cuc-cagna” a mare, un gioco in cui schiere di giovanot-ti si arrampicano su un palo unto di grasso nel ten-tativo di recuperare una bandierina posta in cima.

Vivere le tradizioni della festa di Santa Cristina7

Vetrine circolari, vasi di porcellana settecentesca e un soffitto con decorazioni in carparo su cui spicca la dea Minerva: entrando in quest’antica farmacia fondata nell’800 e attiva da cinque ge-nerazioni si prova l’emozione di trovarsi in una vecchia bottega di speziali, quando i medicinali si preparavano al momento, con erbe e prodotti na-turali. Con il pretesto di comprare una confezione di aspirine o di caramelle per la tosse, scoprirete un altro angolo magico del centro storico di Gal-lipoli (nei pressi della Cattedrale di Sant’Agata).

Una foto all’antica farmacia Provenzano9

Piatto simbolo della cucina marinara gallipolina, la scapece è preparata con pesce di piccole dimensio-ni che viene fritto e poi marinato fra strati di mollica di pane, imbevuta di aceto e profumata con zaffera-no. Sistemato nelle tipiche tinozze di legno chiamate “calette”, col suo inconfondibile giallo oro e il profumo penetrante, questo street food di antica tradizione vi conquisterà: acquistatene un cartoccio dagli “scape-ciari”, i venditori ambulanti immancabili alle feste pa-tronali e fra le bancarelle che riempiono il corso.

Assaggiare la scapece dai venditori ambulanti10

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Tuffi acrobatici, arrampicate, trekking e gite in barca per temerari e sognatori

Località Ciolo: il Salento fra brivido e incanto

Ci sono turisti che da una va-canza cercano, più che il relax, il brivido dell’avventura. Turisti che alle tranquille giornate passate sotto l’ombrellone preferiscono escursioni naturalistiche lungo percorsi impervi. Per loro l’ap-puntamento in Salento è al Ciolo, nel Comune di Gaglia-no del Capo, a due passi da Santa Maria di Leuca.Temerari, folli e un po’ acroba-

ti, i tuffatori provetti sono tutti lì, eccoli che si accalcano sul pa-rapetto del ponte Ciolo, che uni-sce le due sponde di un canyon a picco sul mare: si salta da 40 metri, un tuffo mozzafiato nelle acque limpide dove s’incontrano

Jonio e Adriatico. Panorama da sogno e adrenalina alle stelle, soffrire di vertigini è forse l’unico motivo valido per rinunciarci.Del resto, il Salento è un brivido

tutto da vivere, la pensano così

anche i climber che da queste parti si avventurano nell’arrampi-cata lungo le ripide pareti roccio-se a picco sul mare.Ma intorno al “ponte delle gaz-

ze ladre” (Ciolo deriva appunto dal termine salentino “Ciole” o “Giole”, con cui vengono chiama-

ti questi uccelli che nelle grotte della zona farebbero il loro nido) si può anche andare di trekking, fra sentieri naturali dove perfino le piante – oltre al panorama – sono uniche, dalle orchidee sel-

vatiche al famoso fiordaliso del Capo di Leuca.Fra le bellezze del Ciolo ce ne

sono poi alcune a pelo d’acqua, da scoprire con una gita in bar-

ca o una nuotata: parliamo delle tante grotte che si aprono lungo il litorale intorno a Santa Maria di Leuca, anfratti segreti dove il pa-ziente lavorio dell’acqua ha mo-dellato nei millenni l’aspetto delle rocce creando scenografie che incantano.

Un ponte panoramico alto 40 metri,fra le due sponde

di un canyon a picco sul mare

Allora si parte! Navigando sul bordo sinistro del fiordo del Cio-lo s’incontra la Grotta Piccola del Ciolo, ampia circa 120 metri e a prevalente sviluppo orizzon-tale, accessibile solo dal mare. A poca distanza c’è invece la

Grotta Grande del Ciolo, det-ta anche Bocca del Pozzo o Grotta del Laghetto proprio perché il mare – scavando la roccia – ha creato all’interno uno specchio d’acqua dolce. L’atmosfera è fiabesca e una volta arrivati (c’è un breve sen-tiero da percorrere a piedi, dagli scogli) ci si può regalare un ba-gno in acque che si caratteriz-zano per la forte escursione ter-mica, freddissime in superficie, calde scendendo in profondità. Basta poco ad accorgersene,

queste grotte sono spettacola-ri e gigantesche cattedrali del mare, e ciò vale tanto più per la Grotta delle Vore, sempre a Gagliano del Capo: a circa

60 metri di altezza, la volta di questa grotta presenta un foro circolare, una sorta di occhio sul cielo da cui la luce del sole penetra fra le pareti roccio-se, creando giochi di luce che non si dimenticano. Sembra davvero di essere in una cat-tedrale, immersi nel religioso silenzio della natura, con tutta la sua sorprendente bellezza sotto gli occhi.

Creatura viva e imprevedibi-le, nella Grotta del Soffio il mare... sbuffa! Il bizzarro fe-nomeno (uno spruzzo di aria e acqua ai piedi della roccia) che dà il nome alla grotta stessa è provocato dalla pressione che subiscono le onde quando ven-

gono risucchiate nelle strette pareti della grotta. Ma le spie-gazioni fisiche tolgono sempre un po’ alla magia e a noi piace di più pensare che a sbuffare sia un qualche spirito marino brontolone e solitario, che vuol godersi quel luogo tutto da solo, senza visitatori in giro...Su, non fate i cinici, quando vi

mettete in barca lungo le coste del Salento quel che non dovete mai dimenticare di portare con voi è l’immaginazione. Sognan-do vedrete la realtà nella sua veste più magica, solo così po-trete apprezzare tutto il fascino della Grotta Le Sciuncagghie, la cui forma ricorda un fascio di giunti; della Grotta Orecchio di Terràdico, che sembra ri-produrre l’interno di una cavità auricolare e ha forma triangola-re, come le tende degli indiani; e ancora la seducente bellez-za della Caverna di Venere, dove a mezzogiorno i raggi del sole illuminano una roccia dalle sembianze femminili.

Grotte da scoprire

Grotte come cattedrali del mare,

tende degli indianio dimore di dee...

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Alle feste patronali, quando gli altri comprano sacchetti di lu-pini o fotografano le luminarie, io sono quella che si ferma da-vanti alle bancarelle dei cocci. Le pignate che mia nonna met-teva sul fuoco per cuocere ceci e fagioli, i salvadanai a forma di porcellino, le campanelle smaltate, le capase, i fischiet-ti colorati, soprattutto quelli. Tavoli lunghi metri con sopra fischietti di terracotta dalle forme più fantasiose: lumache, funghetti, bruchi, galli, cavalli, conchiglie, perfino carabinieri in divisa e poi le immancabili comari salentine, corpulente, pasciute, diciamo pure allegra-mente grasse. In Salento una fiera senza i cocci non è una vera fiera.

Un lunedì mattina a Cutrofia-no ho scoperto un posto in cui quest’atmosfera di festa popola-re vive tutto l’anno: sono in piaz-za Municipio, davanti all’entrata del Museo della Ceramica. Mi dicono che qui, dal 1985, si rac-

colgono e conservano migliaia di terrecotte di produzione arti-gianale provenienti dal Salento e dalla Puglia, ma anche da altre parti dell’Italia e del mondo. I fischietti, i miei preferiti, già

da soli formano un museo nel museo: grazie alla donazione di un collezionista milanese –

tale Mario Briosi –, nel 2010 a Cutrofiano sono arrivati fischiet-ti da Matera e dalle Murge, da Caltagirone, dal Veneto (i “cu-chi”), ma anche dall’America Latina, dalla Russia, dal Por-togallo, dalla Colombia. L’oc-

chio mi cade su coccodrilli, tartarughe e uccelli simili a pellicani, in terracotta scura (che scopro venire dal Costa Rica), e su indiani dai colori della terra, di origine messi-

cana: difficile credere che siano “solo” (si fa per dire) fischietti. E pensare che a Cutrofiano

la ceramica ornamentale fu a lungo considerata un tipo di produzione secondaria, e di “pasturari” veri e propri (colo-ro che modellavano fischietti, pupi, statuette e soprammobi-

Un museocon il calore della fiera popolare

e le atmosfere di una bottegache attraversa i secoli

Fischietti, pignate e cocci:i colori dell’artigianato salentino

Museo della Ceramica di Cutrofiano

li) non ce n’erano: gli artigia-ni si dedicavano soprattutto alla produzione di ceramiche d’uso comune (come piatti e ciotole), perché erano quelle che si vendevano di più. Poi, nella seconda metà dell’800, da Grottaglie venne a Cutro-fiano per aprire la sua botte-ga Pasquale Galeone detto “Pingisanti” e le cose comin-ciarono a cambiare. Fino alla

lunga tradizione della bottega Colì, un simbolo di Cutrofiano: in Salento non c’è fiera dove mancano le loro terrecotte, che sono sempre fra le più ca-ratteristiche e tradizionali. Fischietti ma non solo, men-

tre proseguo nel tour del Mu-seo della Ceramica a Cutrofia-no trovo pezzi antichissimi che arrivano dal Medioevo, dalla civiltà messapica, addirittura

dalla preistoria. E poi acqua-santiere, mattonelle votive, brocche, zuppiere casalinghe e i tanti strumenti usati da-gli artigiani per la lavorazione della terracotta.Un museo con il calore della

fiera popolare e le atmosfere di una bottega che attraversa i secoli. Un museo dove sentirsi un po’ bambini nel paese dei balocchi.

Sezione archeologicaComprende reperti provenienti da Cutrofiano e dai centri vicini. Sono ceramiche risalenti all’epoca prei-storica, messapica e romana, fino al Medioevo e al post Medioevo.

Sezione tecnologicaTorni, pennelli, forconi, pile per la preparazione degli smalti, qui si possono osservare tutti gli strumenti uti-lizzati per la lavorazione delle ceramiche, attrezzi pro-venienti direttamente da botteghe che hanno cessato la propria attività.

Sezione storico-artisticaConserva maioliche e ceramiche decorate risalenti al ‘600-‘800: brocche, catini, acquasantiere, sono pezzi che arrivano da tutta l’Italia Meridionale, in particolare dal Salento e da Grottaglie.

Sezione antropologicaLe protagoniste qui sono ceramiche d’uso, quasi tutte di produzione locale: zuppiere, pentole, boccali, pestel-li, bacinelle, ogni pezzo racconta l’anima della civiltà contadina in Salento.

Le sezioni del museo

DoveMuseo della CeramicaPiazza Municipio, Cutrofiano

QuandoAperto dalle 9:00 alle 12:30e dalle 16:30 alle 20:00

Chiusura mercoledì mattina,sabato pomeriggio e nei giorni festivi.Ingresso gratuito.

[email protected]. 0836.512461

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A Giurdignano il Giardino Megalitico più grande d’Italia

Puntando verso Capo d’O-tranto, in quel punto del Sa-lento che fa da estrema pro-paggine orientale dell’Italia, c’è un giardino segreto che apre le porte a un viaggio nel tempo: è il Giardino Megalitico disseminato fra le campagne di Giurdignano ed esplorarlo significa scoprire le tracce di una civiltà antichissima, che abitò il Salento fra il Neoliti-co e l’era pre-cristiana. In un percorso musicato dal

frinire instancabile delle cicale, con il rosso della terra a far da cornice, qui potete ammirare la più grande concentrazione di strutture megalitiche d’Ita-lia, per un totale di 15 menhir e 7 dolmen che si susseguono

a breve distanza gli uni dagli altri. Così, sotto il sole delle campagne salentine si respi-ra un fascino paragonabile a quello del sito di Stonehenge in Inghilterra o agli spettaco-lari allineamenti di Carnac in Bretagna.

I menhir che si protendono verso il cielo raggiungendo di-versi metri di altezza, simboli di fertilità e di un dialogo inin-terrotto con il sole e il cielo; i dolmen a fare da altare pa-gano o da camera sepolcrale: queste strutture megalitiche

raccontano entrambe di popoli la cui quotidianità era segnata da un legame profondo con la natura e l’universo, una capa-cità di ascoltare il respiro della terra e di interpretare il movi-mento degli astri. Semplici ammassi di pietre, potrebbe dire chi non sa cogliere l’incanto di questo posto. Testimonianze di un mondo permeato di magia

naturale, direbbero i più sensi-bili e curiosi. Il luogo in cui sorgono questi

millenari monumenti di cul-to non è casuale, ma scelto in base al confluire di precise linee di forza e di flussi ener-getici che muovono proprio dalla terra: menhir e dolmen

Un giardino segreto che apre le porte

a un viaggio nel tempo...

Giganti di rocciafra ulivi e muretti a secco

Fra i tanti menhir che trove-rete sul vostro cammino at-traversando il Giardino Mega-litico di Giurdignano uno dei più rilevanti è il menhir di San Paolo, sulla strada tra Minervi-no e Contrada Vicinanza (rag-giungibile da via Piave). Infis-so su uno sperone roccioso, questo menhir sovrasta una cripta probabilmente di epoca bizantina dedicata proprio a San Paolo: all’interno, infatti, si nota un affresco che rac-conta del rapporto fra questo santo e il fenomeno magico-religioso del tarantismo, altro grande simbolo del patrimonio culturale salentino.

E poi il menhir San Vincenzo (che si trova nel centro di Giur-dignano, nei pressi appunto della chiesetta di San Vincen-zo), uno dei più alti della zona, con i suoi 3 metri e 50. Ancora, a 250 metri dal men-

hir San Paolo sorge il men-hir Vicinanze (che prende il nome dall’omonimo casale nei dintorni): vi aiuteranno a indi-viduarlo la staccionata in le-

gno e l’uliveto che lo circon-da, delimitato da un muretto a secco. Due caratteri-

stiche di que-sto menhir(rintracciabili anche su altri monumenti si-mili in Puglia) sono un foro circolare cieco,

il cosiddetto “occhio del men-hir”, posto in genere sulla fac-cia orientata a Ovest; e le croci, segno del fatto che durante il Medioevo molti menhir venne-ro cristianizzati, in un tentativo di cancellare le tracce dei culti pagani.

sono pietre millenarie in grado di captare vibrazioni che rige-nerano e armonizzano l’uomo con l’universo. Nel cammino scandito da queste pietre, dun-que, si delineano veri e propri itinerari energetici intessuti di mistero e di una conoscenza antica, il cui senso profondo è il contatto con le forze naturali.

Menhir che guardano al cielo...

E i dolmen? A pochissima di-stanza da Giurdignano, nel territorio di Minervino, pote-te imbattervi nel dolmen “Li Scusi”: con il suo lastrone sorretto da otto pilastri è il più grande della provincia di Lec-ce. Lo trovate percorrendo la provinciale Minervino-Uggiano La Chiesa, in Fondo Scusi (non potete sbagliare: dei cartelli ap-positi vi segnaleranno la zona).

...e dolmen come scrigni segreti

18 e 25 agosto*

Ritrovo ore 9:00 a Otranto, presso Porta Alfonsina. Percorso medio/facile, lunghezza 35 km. Rientro verso il tramonto.Possibilità di affitto bici.

Info e costi +39 392. [email protected]

*Nel corso dell’escursione si visiteranno anche Porto Badisco, il faro di Punta Palascìa e il suggestivo laghetto di bauxite di Otranto.

Tutti i martedì di agosto

Un percorso interattivo per scoprire le meraviglie del Giardino Megalitico di Giurdignano attraverso l’app di realtà aumentata “Puglia Megalitica”, disponibile per tablet. Durata percorso: 3 ore.Costo partecipazione: € 12 (€ 22 per chi richieda la navetta)

Prenotazione obbligatoriaal numero 388. 8258791 o via mail [email protected]

Escursioni nel Giardino Megalitico

Menhir e cripta di San Paolo

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A Soleto il fascino lunare di un Salento gotico

A una ventina di chilometri da Lecce, in quel Salento nel Sa-lento che è la Grecìa, si apre una terra magica: a passar-ci per caso forse non lo dire-ste che qui, a Soleto, appena 5.000 anime sparse fra stret-ti vicoli, abitano stregoni e “macàri” in grado di scacciare il malocchio. Forse non riuscireste a cre-

dere alle leggende raccontate dagli anziani del posto, che parlano di maghi capaci di invocare gli spiriti infernali e di lui, del demonio, che pare una notte di secoli fa arrivò qui per tirare su il monumento più bello della città. Una guglia a base quadran-

golare alta 45 metri, un cam-panile che sfiora il cielo e met-te quasi in contatto con altre dimensioni. Un prodigio di ar-

chitettura in cui si mescolano possibile e impossibile. La guglia di Raimondello cattu-

ra lo sguardo dei visitatori e do-mina il centro storico di Soleto in un affascinante equilibrio fra stile gotico e romanico. Alzan-do gli occhi al cielo si scoprono cinque ordini riccamente deco-

rati da ghirigori, motivi floreali, figure umane e bestiali. Soprat-tutto, si scopre una leggenda, secondo cui questa guglia volu-ta dal conte di Soleto Raimondo Orsini Del Balzo sul finire del 1300 sia stata costruita in una sola notte – dal tramonto all’al-ba – da una schiera di demoni, diavoli e streghe.

Al centro di questa leggen-da c’è un’altra delle figure più misteriose di Soleto, quella di Matteo Tafuri, alchimista, filoso-fo, medico, mago – come dice qualcuno –, un uomo affascina-to dal sapere che girò mezza Europa e si vide anche accusa-to di stregoneria. Da quel covo

di magia che si pensava fosse la sua casa natale fra i vicoli di Soleto (dove sull’architrave si può ancora vedere inciso il motto “Humile so et humiltà

me basta. Dragon diventarò se alcun me tasta”) sarebbe stato proprio lui, questa sorta di No-stradamus salentino, a invocare l’esercito di spiriti infernali che mise mano alla costruzione del-la guglia. Illuminate da lanterne sospese

nel vuoto, le creature diaboliche lavorarono alacremente al buio

Diavoli, alchimisti e “macàri”

della notte per finire tutto prima del sopraggiungere dell’alba: allora, infatti, l’incantesimo sa-rebbe cessato e gli spiriti che si fossero fatti sorprendere an-cora sulla guglia ai primi raggi del sole sarebbero rimasti in-trappolati lì per sempre, trasfor-mati in pietra. Qualche demone evidentemente non fece in tem-po a scappare e ancora oggi lo troviamo scolpito nel calcare ferruginoso con cui è costruita la guglia, che alla luce del tra-monto assume un suggestivo colore rossastro, mentre le ma-ioliche policrome che ricoprono la cupola (aggiunta nel secolo scorso) brillano come tessere di un mosaico. Guardiani silenziosi e inquie-

tanti della guglia, questi demo-ni di roccia fanno del campa-nile di Soleto qualcosa di simile a una Cattedrale di Notre-Dame made in Salento: provate a fare

una passeg-giata in nottur-na da queste parti e vedrete se è vero...Ma il viaggio

nella Soleto magica e leg-gendaria riser-va anche altre tappe degne di nota, come quella davanti alla facciata di Palazzo Blanco, con gli inquietanti mascheroni e le creature alate

che sorreggono la roccia.

E poi qui, in quest’angolo di Puglia, forse non lo immagi-

nate ma esiste un luogo dove s ’ i n c o n t r a n o l’Oriente greco-bizantino e l’Oc-cidente latino:è la Chiesa di Santo Stefano, incastonata in uno stretto vico-lo all’apparenza dimesso. Basta varcare

la soglia per tro-varsi di fronte a una sorta di Cappella degli Scrovegni in miniatura, con

le pareti intera-mente ricoper-te di affreschi e iscrizioni (fra

cui alcuni codici “magici”) in lingua greca. Costruita nello

stesso periodo della guglia di Raimondello e sempre per vo-lere degli Orsini Del Balzo, la chiesa conserva antichissimi affreschi di gusto bizantino e

per certi aspetti “giottesco” sotto una copertura a capriate lignee. Santi e diavoli vi guardano

dalle pareti e quando state per uscire, lasciandovi l’altare alle spalle, negli occhi vi resterà l’im-magine del Giudizio Universale dipinta sulla controfacciata, con l’angelo della giustizia che pesa l’anima buona e quella cattiva, con il paradiso e l’inferno con-trapposti, mentre il diavolo ca-valca un mostro infernale e tor-menta i dannati. Da qui, da Soleto, si riparte con

addosso un po’ di mistero: esiste un Salento oscuro e misterioso, lunare e un po’ gotico, che vive al riparo dal sole ed è pronto a stregarvi con incantesimi che non potete immaginare...

Una Notre-Dame salentina costruita da demoni, diavoli

e streghe, in una sola notte...

Particolare di Palazzo Blanco

Creature di pietra per un incantesimo che sa stregare...

© Foto di Pierluigi Luceri

Panorama di Soleto

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Festa della bruschettaPalmariggi, 15-17 agosto

Golosità e buona musica tornano ad animare la tradizionale Festa della Bruschetta, allestita come di consueto presso il Santuario di Montevergine, fra il verde degli uliveti e della pineta.Pane casereccio, pomodori maturati al sole del Salento e profumato olio locale sono gli ingredien-ti di questa gustosa sagra, dove non mancheran-no neppure formaggi, verdure e carni, il tutto pre-parato secondo le ricette tipiche della tradizione salentina. Ad animare le serate tanta musica popolare dal vivo: sabato 15 agosto salgono sul palco Dario Muci con la Barberìa e i canti del Salento, e Anto-nio Castrignanò; domenica 16 tocca a Mute Terre e al Canzoniere Grecanico Salentino; mentre lu-nedì 17 si chiude con i Briganti di Terra d’Otranto e i Mascarimì.Ingresso gratuito.

Festa di San RoccoTorrepaduli, 15-18 agosto

Mito, folclore e i riti millenari della cultura con-tadina animano ancora oggi la festa di San Rocco a Torrepaduli, una delle più caratteri-stiche e suggestive feste patronali dell’estate in Salento. Nel piazzale antistante il Santuario consacra-to al Santo, si può assistere (e magari parte-cipare) alle ronde improvvisate da tamburelli-sti, ballerini e suonatori di armonica a bocca, pronti a far vibrare nella notte i coinvolgenti ritmi della pizzica e a far rivivere la misteriosa danza delle spade, una particolare “pizzica-scherma” che viene ballata solo da uomini e mima un combattimento (in origine questo ballo si eseguiva tenendo in mano dei coltelli, da qui il nome di danza delle spade). Proprio la danza delle spade sarà protagoni-sta nel concertone che nella serata di marte-dì 18 agosto chiuderà l’edizione 2015 della festa: sul palco allestito davanti al Santuario di San Rocco saliranno fra gli altri Eugenio Bennato con la sua musica che attraversa i tanti Sud del mondo, Michele Placido e Beppe Fiorello, che sarà protagonista di un omaggio a Domenico Modugno. Inizio concerto ore 21, ingresso gratuito.

Per tutte le giornate della festa, grande fiera mercato disseminata nell’area circostante il Santuario e per le principali vie del paese.

I colori dell’olioPresicce, 17-19 agosto

L’oro verde del Salento torna protagonista nell’edizione 2015 della rassegna “I colori dell’olio”, ospitata come ogni anno a Presicce, città che vanta il più alto numero di frantoi ipo-gei sul territorio salentino. In Piazza delle Regioni si fondono sapori, tra-dizioni e buona musica, fra stand gastrono-mici, gare tra i migliori produttori salentini d’olio extravergine, antichi giochi di strada e ogni sera un doppio concerto.Lunedì 17 agosto serata tutta dedicata alla musica popolare salentina, che vedrà protago-nisti i gruppi “Alla Bua” e “Indiano Salentino”; martedì 18, invece, la pizzica dei “Lu Rusciu nosciu” lascerà poi spazio al rapper Moreno; e domenica 19 si chiude con i dj di Mondoradio e il concerto di Luca Carboni.

Sagra del diavoloTuglie, 20 agosto

Cala la notte sul Salento e il sole la-scia spazio alle ombre e ai misteri: tra arte, musica e vino rosso come san-gue di vampiri a Tuglie è tutto pron-to per la IV edizione della Sagra del Diavolo, in programma a Villa Pran-dico. Una festa dalle atmosfere noir e diaboliche, dove troverete maghi e cartomanti, mercatini di vinili, mostre fotografiche e pittoriche, performance e musica dal vivo su note rock, psi-chedeliche e progressive che vi ripor-teranno anche nel passato, fino agli anni ’60-’70.

Apertura cancelli: ore 20. Biglietto d’ingresso: 5 euro. Info: [email protected]

Concertone della Notte della TarantaMelpignano, 22 agosto

Nel piazzale dell’ex Convento degli Agostiniani a Melpignano va in scena il concertone finale del festival itinerante “La Not-te della Taranta”, che attraversa diversi comuni del Salen-to con eventi pensati per riscoprire tradizioni e radici della musica popolare salentina, nelle sue contaminazioni con nuovi linguaggi espressivi. Sul palco l’orchestra popolare della Notte della Taranta, con tutti i più significativi interpreti della musica salentina, diretti quest’anno dal maestro Phil Manzanera. Tamburelli, fiati, percussioni, organetti per una lunga notte di festa che ogni anno richiama circa 150.000 visitatori. Super ospite dell’edizione 2015 Luciano Ligabue.

Inizio ore 21, ingresso gratuito. Info: www.lanottedellataranta.it

Notte di mareSan Foca, 20 agosto

Notte bianca affacciati sul mare, giovedì 20 ago-sto a San Foca (marina di Melendugno) si fanno le ore piccole per una festa che coinvolge l’intera città, animata da mercatini, artisti di strada, spet-tacoli di cabaret, un’area junior tutta per i bambini e tanta musica dal vivo. Sul palco principale della Notte di mare 2015 ri-suona la musica dei Sud Sound System, che cantano le radici salentine e il territorio, senza di-menticare i temi sociali. Ma ci sarà anche Cesare Dell’Anna con il suo “Giro di banda”, in un intrec-cio di musica e poesia con tamburi, strumenti a fiato e a corda. E poi un tributo a Vasco Rossi, Carla Petrachi e Andrea Luperto con una carrella-ta sulla grande musica d’autore italiana e stranie-ra, e... molto altro!

Inizio ore 21. Ingresso libero.

L’estate in Salento da non perdere

Eventi

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La Terrazza “Tutti al mare!”San Foca

Sul litorale di San Foca (marina di Melendu-gno) nasce la prima spiaggia attrezzata per consentire ai malati di sclerosi laterale amio-trofica (Sla) e a persone con disabilità neuro-motorie di godersi in tutta tranquillità e sicurez-za le meraviglie del mare. La Terrazza “Tutti al mare!” (questo il nome del lido) è il primo esempio di spiaggia del genere in Italia e rende

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Come arrivareLa spiaggia attrezza della Terrazza “Tutti al mare” si trova su Lungomare Matteotti n. 57, a San Foca. Coordinate GPS: 40.302845, 18.404158

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Come arrivareIl lido Soleluna si trova sul Lungomare Marinai d’Italia, a San Cataldo.

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Che il Salento sia la terra dell’ospitalità è ormai risaputo: la condivisione regna sovrana da queste parti! E proprio per superare qualsiasi distanza di spazio e di tempo abbiamo pensato di organizzare la nostra presenza sul web, così che insieme potremo confrontarci, dialogare, scambiare pensieri e condividere emozioni.

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L ’angolo del gusto

Lo spumoneSe amate i dolci della tradizione, quelli che non

si trovano nei supermercati ma vanno cercati in botteghe e pasticcerie artigianali, non potete rinunciare all’assaggio dello spumone, uno dei gelati più tipici del Salento. Preparato con vari gusti di gelato (in genere

cioccolato e nocciola) disposti a strati, lo spu-mone ha un cuore di pan di Spagna o di pasta savoiardo imbevuta con del liquore e spesso ar-ricchita da cioccolato fondente a pezzetti, can-diti e croccante di mandorle tritato. Gelato per palati raffinati, lo spumone è il dolce

per eccellenza delle grandi occasioni: qualche decennio fa lo si serviva abitualmente nei ban-chetti nuziali oppure durante le feste patronali, con la gente che era solita gustarlo mentre as-sisteva ai concerti della banda.

Come riconoscerlo

La caratteristica inconfondibile, quella che vi permetterà di riconoscere lo spumone al pri-mo sguardo, è la forma a cupola, data dai reci-pienti troncoconici in zinco usati per la prepa-razione di questo gelato. Nella carta d’identità del vero spumone rientra poi il fatto di essere duro fuori e morbido dentro, grazie alla mace-razione che il liquore opera sulla farcitura.

Le versioni più famose

Dello spumone esistono tantissime versioni di-verse, un centinaio, dice qualcuno. Fra le più caratteristiche segnaliamo certa-

mente lo spumone gallipolino, che è forse quello più vicino alla ricetta originale: nella far-citura troviamo la deliziosa crema Plombières,

una crema gelato arricchita da liquore Marsala o Benevento.Merita un assaggio anche lo spumone di Tuglie, con una farcitura a base di

meringa.

Da assaggiare in Salento

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