TINTA GIULIANO - modellini-navali.it · Ciao, sono anch'io un modellista navale ed ho assemblato...

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TINTA GIULIANO C OME MIGLIORARE UN MODELLO IN KIT VOLUME I SCAFO - SOVRASTRUTTURE - ARMAMENTI

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T IN TA G I U L IA N O

COME MIGLIORARE

UN MODELLO IN KIT

VOLUME I

SCAFO - SOVRASTRUTTURE - ARMAMENTI

PRESENTAZIONE

Ciao, sono anch'io un modellista navale ed ho assemblato alcuni

modelli dai fascicoli acquistati in edicola, altri dai kit di montaggio

comperati in negozio ed infine mi sono cimentato nell'autoco-

struzione partendo dai semplici disegni.

A differenza di altri libri dove si approfondiscono principalmente

le architetture navali nel suo insieme disorientando il lettore poco

esperto qui si trasmette l'esperienza concreta e vissuta in prima

persona da chi si è confrontato nella costruzione e nel migliora-

mento dei modelli in kit.

Questo libro è un manuale pratico e descrive minuziosamente

passo dopo passo la costruzione reale di un vascello uscito nelle

edicole ed è indirizzato a chi ha poca o nulla esperienza illustran-

do con dovizia di particolari ogni singolo processo lavorativo, si

spiegano anche le tecniche ed i trucchi applicati direttamente ad

un modello realmente costruito e quindi per niente astratto.

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IA PARTE

L'ASSEMBLAGGIO E LA COSTRUZIONE

Per realizzare un modellino di nave in legno ci sono sostanzial-mente due percorsi che si possono intraprendere, il primo consi-ste nell'autocostruzione, il secondo invece nell'appoggiarsi ad un kit. L'autocostruzione rappresenta certamente il top a cui ambisce ogni modellista ma, lo espone a delle difficoltà che sono spesso molto elevate e dall'esito incerto dove è necessario già possedere delle conoscenze e delle esperienze. I kit si possono reperire sia in scatola di montaggio sia in edicola sotto forma di componenti allegati a dei fascicoli, di norma i pro-duttori inseriscono tutte le parti necessarie alla realizzazione di base ma non comprendono i materiali di consumo e quanto ne-cessario per le modifiche e le aggiunte. In molte scatole di mon-taggio il legname incluso è il tiglio e il noce scuro, mentre nei fa-scicoli si trovano legni meno conosciuti però esteticamente validi. Si tratta di prodotti commerciali e la loro penetrazione nel merca-to è strettamente legata al costo di acquisto e la conseguente inci-denza sul bilancio familiare, in questo contesto le opere in edicola assumono una maggiore importanza perché diluiscono l'importo in circa tre anni, inoltre le ultime pagine di ogni fascicolo sono de-stinate alle istruzioni per il montaggio ed illustrano ogni fase lavo-rativa rendendo l'assemblaggio accessibile anche alle persone con poca o con addirittura nessuna esperienza. La domanda lecita è: Perché si dovrebbe migliorare un kit? Semplicemente perché i kit rappresentano una buona base di par-tenza ma in genere non soddisfano appieno le ambizioni di un modellista con un minimo di esperienza alle spalle.

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GLI ATTREZZI

Su tutti i libri di modellismo nelle prime pagine si descrivono ed illustrano decine se non addirittura centinaia di strumenti elettrici, attrezzi ed accessori di vario tipo che spaventano il lettore e lo in-ducono a credere che senza non è possibile costruire nulla. Falso! Gli attrezzi davvero necessari sono pochi e qui sotto si trova l'e-lenco completo: • Un minitrapano elettrico con una serie di punte sottili ed un di-sco da taglio. • Un seghetto a mano con due lame a denti fini e medi e la relati-va dima da taglio. • Una taglierina con lame assortite. • Un piega listelli. È tutto. I modelli navali che si descrivono in questo libro sono stati costruiti adoperando solo questi attrezzi.

LE COLLE

Le colle adoperate sono solo di tre tipi. • Le viniliche che si presentano di un colore biancastro ma una volta asciutte diventano trasparenti, sono adatte ad incollare tra di loro il legno, la carta, la stoffa ed il cordame ma non sono carteg-giabili perché una volta asciutte assumono una consistenza gom-mosa. Ne esistono di varie marche con differenti tempi di asciu-gatura, essendo per lo più dei prodotti destinati ai lavori di fale-gnameria conviene sempre diluirle leggermente in acqua. • Le aliphatiche hanno le stesse caratteristiche delle viniliche ma si possono carteggiare agevolmente in quanto dopo l'essicazione di-ventano dure, sono però parecchio più costose. • Le ciano acriliche liquide o in gel sono indispensabili per unire i materiali metallici, non sono molto resistenti agli urti e a contatto con l'aria assumono un alone biancastro.

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LA CHIGLIA DELLO SCAFO

Tutti i modelli iniziano con l'assemblaggio della struttura della fal-sa chiglia e delle ordinate. Ci sono poche regole da seguire ma so-no indispensabili per evitare le svergolature dello scafo. Queste, se emergono, saranno però difficilmente individuabili prima di avere completato il rivestimento finale e ahimè altrettanto difficilmente saranno poi rimediabili. L'ossatura si realizza unendo la falsa chi-glia alle ordinate e ai falsi ponti posti nella parte più bassa e larga dello scafo. I singoli pezzi devono combaciare senza sforzare e gli incastri devono essere tagliati correttamente ed essere privi di ba-ve, in caso contrario si deve provvedere ad una loro pulizia.

RADDRIZZARE I COMPONENTI STORTI

L'ossatura di uno scafo deve essere resistente e indeformabile nel tempo, il materiale più adatto allo scopo è sicuramente il compen-sato marino, che però è assai costoso, in alternativa si potrebbe impiegare il compensato di betulla che però è più elastico ed è presente prevalentemente nei kit in scatola di montaggio. Nelle opere a fascicoli a volte si utilizza per la loro realizzazione del compensato di bassa qualità, e spesso la parte centrale è com-posta di un legname pressato non meglio definito. Capita quindi sovente che uno o più pezzi, prevalentemente quelli di maggiori dimensioni, siano storti anche di diversi millimetri, si deve quindi

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correggere questo difetto prima del loro montaggio.

Il primo passo da seguire consiste nel bagnare il pezzo immer-gendolo per alcuni minuti in acqua calda e bloccarlo in una morsa o sotto una pila di libri, per una mezza giornata fintanto che non si asciuga, in questo modo però il difetto viene spesso solo ridotto ma non corretto del tutto e si perde anche una parte dell'elasticità originale del legno. È sconsigliabile ripetere l'operazione una se-conda volta perché si rischia di peggiorare la situazione defor-mandolo ulteriormente in altre direzioni. Dopo questa fase di norma il difetto è circoscritto a pochi millimetri e la curvatura non è più molto pronunciata si può quindi procedere incollando un comune foglio di carta da fotocopiatrice sul lato concavo, la colla a base vinilica asciugando tirerà il pezzo e lo raddrizzerà quel tan-to che basta. Se proprio il difetto persiste allora si può tentare un approccio più invasivo che consiste nella deformazione controlla-ta del pezzo, ossia non si tenta di raddrizzarlo ma al contrario si tenta di storcerlo e deformarlo nella direzione opposta al difetto originale, in pratica lo si bagna con acqua calda e lo si forza pie-gandolo dalla parte opposta. Per garantire la forma nel tempo l'umidità deve essere eliminata rapidamente ed allora conviene a-sciugarlo con l'aria calda di un phon o in casi estremi sottoporlo ad una fiamma libera. Alla fine il pezzo deve risultare perfetta-mente diritto altrimenti non rimane che ricostruirlo.

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Giunti all'assemblaggio dello scafo il risultato non dovrebbe esse-re molto diverso da quanto visibile nella foto qui sotto.

Non è raro che alcune ordi-nate presentino un notevole gioco nell'incastro sulla fal-sachiglia o al contrario inve-ce entrino a fatica. Nella fase di assemblaggio con la colla vinilica lo scheletro non do-vrebbe presentare particolari problemi e la connessione dei finti ponti garantisce la corretta perpendicolarità tra la chiglia e le ordinate. Lo scafo non è ancora rigido e tende a scodare, è consiglia-bile un rinforzo nella zona degli incastri controllando contemporaneamente la doppia ortogonalità tra or-dinate e falsachiglia, è anche opportuno procedere a col-

locare provvisoriamente i ponti superiori di coperta che presenti-

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no degli incastri per il loro inserimento al fine di verificare even-tuali imperfezioni. Se è necessario si deve procedere alla relativa correzione dell'incastro con la carta vetrata.

Per rinforzare la giunzio-ne tra la chiglia, le ordina-te ed i ponti si incollano dei blocchetti di legno, ma solamente sulla chiglia e sulle ordinate, il ponte è solo provvisorio e andrà rimosso e di conseguenza non va incollato ora. Si deve prestare attenzio-ne alle aperture dei ponti quali i boccaporti e le bo-tole che non devono es-sere occlusi dai blocchetti di rinforzo, questi vanno applicati a gruppi di quat-tro e tutti devono appar-tenere allo stesso incastro. La pressione esercitata dalle dita della mano per-

metterà alla colla vinilica di penetrare negli intersti-zi tra l'ordinata e la falsa-chiglia rinforzando l'inca-stro dello scheletro. La colla che sborda va tolta immediatamente con un listello, non si devono invece utilizzare degli straccetti di stoffa bagna-

ta perché diluirebbero la colla e bagnerebbero il bordo del legno allungandone il tempo di essicazione.

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I PUNTI DI ROTTURA

Per quanto possa sembrare assurdo la freccia mostra un punto as-sai fragile. La zona della struttura della poppa non è rinforzata e non è unita al resto dello scafo, lo sarà solamente quando verran-no posizionati i due ponti superiori ma fintanto che non si com-pleterà il primo fasciame rimarrà un punto delicato da preservare dai colpi accidentali e dalle torsioni. Sarà soggetta anche ad imbarcarsi e a svergolarsi per effetto della tensione dei listelli del primo fasciame prodotta a sua volta dallo sforzo necessario al loro posizionamento.

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Anche se sembra assurdo e paradossale in molti modelli di kit, anche di navi moderne, sono presenti uno o più punti critici di rottura e di deformazione che dovrebbero essere eliminati in fase progettuale, un modellista un po' esperto li individua quasi sem-pre e si atteggia di conseguenza, nel caso in oggetto per ovviare al problema si potrebbe inserire un blocchetto di legno di balsa. In fase di progetto sarebbe bastato prolungare il ponte di coperta ed agganciarlo alle ordinate di poppa.

CORREGGERE LE SVERGOLATURE

Questa prima fase lavorativa non deve essere trascurata o sottovalutata, altrimenti si produrranno artefatti più o meno visibili e nel peggiore dei casi potrà causare difetti molto evidenti come quelli visibili nella fotografia. Se malauguratamente ci si ri-trova in una situazione ana-loga per risolvere il proble-ma si deve smontare tutto il fasciame. Se il legno è ben incollato con la colla vinilica o alipha-tica non si potranno staccare i listelli semplicemente ti-rando i pezzi ma si dovrà

usare una lama a scalpello e una lama a seghetto tagliando i singoli listelli nelle zone di giunzione alle ordinate. Il pericolo maggiore consiste nel danneggiare e distruggere alcuni pezzi dei ponti rendendoli inutilizzabili. La precauzione migliore consiste nell'usare del cartoncino leggero

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e liscio e riportare la sagoma dei ponti che sono ora incollati sulle ordinate prestando una maggiore attenzione a quello centrale che presenta diversi incastri. Per dare una certa rigidità la forma viene riportata su un foglio di balsa o meglio ancora di compensato da un millimetro di spessore, viene tagliata e poi si procede nuova-mente a verificare la correttezza con il ponte originale. Nel caso questo si danneggi e diventi irrecuperabile si potrà procedere alla ricostruzione avvalendosi della sagoma così creata, lo spessore del nuovo ponte deve essere simile all'originale distrutto. Si inizia con lo staccare i listelli del fasciame che rivestono lo sca-fo partendo dall'alto e scendendo verso la chiglia, andranno inevi-tabilmente persi come quelli che ricoprono i ponti ma si possono sostituire acquistandone degli altri con una modica spesa. Nei kit si trovano spesso delle strisce di compensato presagomato e prefustellato destinate al corretto posizionamento dei sabordi, vanno incollate direttamente sulle ordinate prima del rivestimento con il fasciame ed anche in questo caso è meglio premunirsi rea-lizzando delle sagome in cartoncino.

Alla fine si deve arrivare ad avere uno scheletro nudo senza i li-stelli laterali. Giunti a questo punto si deve osservare e verificare quali ordinate non rispettano la corretta perpendicolarità e dovranno essere smontate, ovviamente se sono incollate ad un ponte si deve pro-

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cedere a toglierlo. È opportuno utilizzare una taglierina che possa montare anche un seghetto a denti fitti lungo circa cinque centimetri, la lama va pie-gata leggermente in modo che risulti parallela alla chiglia e si pro-cede al taglio sui due lati destro e sinistro fintanto che non rimane solo la colla sulla testa dell'incastro che si separa facendo oscillare l'ordinata verso la prua e verso la poppa. Dopo il suddetto taglio l'incastro tra la chiglia e le ordinate risulte-rà essere leggermente più largo di quanto dovrebbe essere ma ba-sta incollare sulla chiglia o sull'incastro una striscia di carta. Si procede poi con il bloccare in modo provvisorio una delle or-dinate smontate utilizzando due punti di colla vinilica a presa ra-pida verificando che sia perpendicolare, verticale e parallela alla chiglia. Dopo un'ora se va tutto bene la si incolla in altri due o tre punti. Si procede in modo analogo con le altre ordinate fino al completamento dello scheletro, si fissano ora i sottoponti e se il modello non è più svergolato si procede al fissaggio definitivo tra le ordinate e la chiglia. È fondamentale che la chiglia risulti rettilinea.

ASSOTTIGLIARE LA FALSA CHIGLIA A POPPA

La chiglia si presenta come uno o più pezzi di compensato preta-gliato dallo spessore uniforme e proporzionato alla lunghezza del-lo scafo, per lunghezze fino ai cinquanta centimetri lo spessore della chiglia è di norma di tre millimetri che salgono a quattro per gli scafi di settanta centimetri, cinque per quelli di un metro ed in-fine di sei per le lunghezze maggiori. Nel caso del nostro modello lo spessore è appunto di cinque mil-limetri però nella zona di poppa vanno aggiunti altri due millime-tri per lato del primo fasciame portando lo spessore complessivo a quasi un centimetro che decisamente risultano eccessivi e fuori scala e la situazione peggiora quando la chiglia vera e propria non è incorporata nella falsa chiglia come una sua estensione ma viene

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incollata in una fase successiva al rivestimento creando uno sgra-devole ed irreale scalino. L'unico modo per evitare ciò comporta

inevitabilmente il dovere assottigliare il compensa-to della chiglia di circa un terzo dello spessore ori-ginale asportando il mate-riale in modo uniforme da ambo i lati. La successiva applicazione dei listelli del primo fasciame aumente-rà lo spessore ritornando

alle misure iniziali. La zona da assottigliare che nella fotografia è rappresentata dal tratteggio interessa l'area compresa tra lo spazio di poppa e le ultime due o tre ordinate.

Nel complesso non si tratta di un'operazione né difficile né lunga ma che assicura un risultato finale assai migliore e decisamente

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più realistico. Lo spessore deve essere uniforme e senza interru-zione di continuità, senza creare gradini o avvallamenti, ma questi difetti secondari se emergono possono essere risolti ed eliminati nelle fasi successive.

LO SCHELETRO DELLO SCAFO

Per prima cosa si devono unire i vari pezzi che formano la falsa-chiglia, ci sono degli incastri che agevolano il lavoro e dei rinforzi laterali per garantire una maggiore tenuta. Il punto critico di questo lavoro che, se male eseguito porta ad una svergolatura a forma di banana, consiste nell'aumento dello spessore al centro della falsachiglia dovuto appunto ai rinforzi in-collati mentre la forza di gravità porta le estremità ad appoggiarsi sul piano di lavoro.

Un altro problema che si riscontrerà in seguito concerne la neces-sità di eliminare con la cartavetro la parte terminale verso il basso dei rinforzi che escono dalla sagoma della chiglia ed andranno ad interferire con la posa dei listelli. Conviene quindi tagliare la parte inferiore dei quattro rinforzi di circa mezzo centimetro e per eli-minare ogni bava che potrebbe ostacolare la fase di incollaggio il pezzo e il taglio vanno puliti con la cartavetrata.

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Le frecce indicano il segno del taglio e si devono con-servare le strisce appena ri-tagliate, che non vanno but-tate via. Questa fase lavorativa deve essere svolta molto veloce-mente, in un quarto d'ora al massimo, dopodiché la colla vinilica od aliphatica ha già fatto presa e i pezzi non possono e non devono esse-re più mossi per almeno le tre ore successive. Si uniscono i primi due pez-

zi della falsachiglia e non si pulisce l'eccedenza di colla in quanto si applicano i due rinforzi, uno per lato, facendo attenzione a non alterare la geometria dell'incastro. Si procede poi in modo analogo ad unire il terzo segmento.

Le frecce tratteggiate indicano i listelli incollati alle estremità della falsachiglia, essi derivano dai rinforzi delle giunzioni centrali ed hanno quindi lo stesso spessore, servono solo per tenere perfet-tamente in piano i tre pezzi nella fase di asciugatura della colla, si deve comunque prestare attenzione ad incollarle nel verso giusto rispettando lo spessore. Questo semplice lavoro aggiuntivo consente ai vari pezzi che

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compongono la chiglia di rimanere rettilinei e perfettamente alli-neati durante la fase di asciugatura della colla, e volendo potranno essere tolti subito dopo con una taglierina. La freccia grossa invece mette in evidenza come i rinforzi degli incastri non arrivino fino al bordo inferiore della falsachiglia con-sentendo una più agevole fase di rivestimento del primo fasciame in quanto non sarà necessario ridurre lo spessore usando la carta-vetro. Deve in ogni caso essere correttamente mantenuta la forma dell'incastro allineando i pezzi sulla parte superiore.

Per incollare un pezzo di medie o di grandi dimen-sioni si depongono delle gocce di colla vinilica sul-la superficie del legno. Con un listello o con uno stuzzicadenti i puntini di colla vengono spalmati sulla superficie facendo attenzione a non lasciare

delle parti scoperte, l'eccedenza che esce dai bordi va eliminata. La chiglia va assemblata ed incollata in un'unica sessione di lavoro e va lasciata asciugare appoggiata su un piano orizzontale, nei punti di unione si applica una leggera pressione con le dita delle mani e non si utilizzano dei morsetti o delle mollette da bucato al-trimenti si altera l'allineamento della chiglia e si rischia una svergo-latura del tipo a banana. Con molti kit, soprattutto con quelli distribuiti nelle edicole, lo scaletto è dato in dotazione, ma va bene anche uno qualsiasi, la sua funzione consiste nel serrare la chiglia o la falsa chiglia tra due ganasce di legno, in pratica è una morsa e niente di più. In com-mercio si trovano degli attrezzi di dimensioni standardizzate ma a dispetto di quanto si creda non si tratta di un attrezzo molto utile e può essere facilmente sostituito incollando su un piano di ap-poggio due lunghe strisce di legno duro distanziate tra di loro del-lo spessore della chiglia.

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LO SCHELETRO NEI KIT

La falsachiglia è ovviamente molto flessibile, ma bloccata nello scaletto mantiene una certa linearità, va verificato che rimanga in linea senza sforzi, soprattutto non deve curvare a destra o a sini-stra.

I pezzi allegati ai kit sono di discreta qualità e si prestano ad essere montati con facilità, tuttavia i componenti acquistabili nei negozi specializzati di modellismo sono superiori sotto tutti gli aspetti.

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CORREZIONE DEGLI INCASTRI

È buona norma fare una prova di assemblaggio generale a secco, senza usare la colla, verificando sia i singoli incastri sia il loro in-sieme, in questo modo emergono le piccole imperfezioni che de-vono essere risolte prima dell'incollaggio vero e proprio.

Per esempio un'ordinata può risultare troppo spor-gente, e con ogni proba-bilità questo è dovuto ad una bava di legno. A volte è sufficiente un colpetto di seghetto o di lima per sistemare l'inconveniente e rimettere tutto a posto. Altre volte invece si tratta di un errore di progetta-zione ed allora si deve in-tervenire in modo più in-vasivo asportando da uno dei due incastri il legno in eccesso. Prima di proce-dere con un'azione irre-versibile come per esem-pio piallare eccessivamen-te il legno è necessario di-

sporre di tutti gli elementi necessari quantomeno per portare a termine l'assemblaggio dello scheletro. Nei kit in edicola dove vengono forniti pochi componenti alla volta è buona cosa proce-dere preventivamente alla loro numerazione. Sono soprattutto le ordinate centrali, che per forma e dimensione sono molto simili, ad essere più soggette ad errori di collocamento e di conseguenza ad essere incollate con le posizioni invertite. Questo errore che nella fase di assemblaggio non è molto visibile emergerà sicura-mente nella successiva fase di listellatura formando un antiestetico

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scafo ad onde ed a quel punto rimediare all'errore sarà difficile e costringerà ad asportare integralmente il rivestimento esterno.

Spesso inizialmente si riscontrano degli errori di allineamento nel-la giunzione tra due o più parti del falso ponte inferiore, quello di supporto che deve garantire la stabilità e la rigidità allo scheletro.

Questi errori devono essere risolti ed eliminati prima di montare i ponti successivi altrimenti porterebbero ad una deformazione del ponte superiore, che è anche quello maggiormente visibile.

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Prima di procedere ad asportare del materiale si deve tentare di accostare gli elementi tra di loro. Per chiudere le fessure minori è sufficiente la tensione esercitata dal nastro da carrozziere.

INCOLLARE I FALSI PONTI

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Quando si inseriscono i falsi ponti si devono allineare ed infilare contemporaneamente diversi incastri e questo lavoro sottopone ad una certa forza la fragile struttura appena assemblata, per cui anche se sono già state incollate si deve procedere a bloccare le singole ordinate meccanicamente per evitare le rotture accidentali. Si spalma la parte superiore della falsachiglia e delle ordinate con colla vinilica, questa va stesa a gocce in modo abbondante e non occorre spalmarla, anzi lasciare degli spazi vuoti tra i singoli pun-tini permette di uniformare lo strato una volta appoggiato e pres-sato il falso ponte. Si inizia dalla sezione centrale.

Si inserisce la sezione del falso ponte tra le ordinate accertandosi che gli incastri combacino senza presentare nessun gioco eccessi-vo. Il ponte viene pressato in modo uniforme su tutti gli incastri e la colla applicata a gocce non trasborda eccessivamente. Analo-gamente vengono incollate anche le parti poppiere e prodiere del falso ponte, ovviamente la colla viene stesa anche negli incastri trasversali delle varie sezioni.

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Vengono preparati dei rinforzi, ed allo scopo vanno bene anche quelli in legno di balsa riutilizzando magari degli scarti di una ta-voletta, la colla va applicata in modo abbondante ma solo al cen-tro, altrimenti quando si asciuga trasborda e sporca il lavoro. Nel-le sezioni della nave che non sono a vista è preferibile dare la pre-cedenza alla funzionalità posizionandoli sia sotto sia sopra il pon-te. Per bloccarli mentre la colla si asciuga è sufficiente una mollet-ta per il bucato. Si capovolge lo scafo e si controlla che non ci siano spazi tra le sezioni del ponte e la struttura. Se fosse necessa-rio si possono piantare anche dei chiodini o degli spilli.

RINFORZI DEL PONTE DI BATTERIA

I componenti di maggiori dimensioni come i ponti di batteria vengono forniti in due metà divisi lungo l'asse longitudinale, in al-tri casi sono ulteriormente divisi trasversalmente arrivando ad es-sere composti anche da cinque o sei pezzi distinti che una volta assemblati non devono avere nessuna interruzione di continuità e non devono presentare alcuno scalino lungo le giunzioni riprodu-cendo inoltre la naturale insellatura dello scafo. Di norma sulla parte superiore verranno incollati dei listelli a simulare il tavolato, nella parte inferiore saranno appoggiati sui bagli delle ordinate.

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Questo procedimento suggerito dai kit non garantisce un ponte li-scio e continuo. È necessario quindi aggiungere degli ulteriori rin-forzi. Per iniziare i bagli vanno tagliati alla giusta misura ed accor-ciati di circa un millimetro in modo che non sforzino i bracci delle ordinate verso l'esterno creando possibili deformazioni nelle fasi successive, infatti in questa fase non si riesce a percepire ad oc-chio nudo l'andamento della curva dello scafo. I bagli non devono essere inseriti e bloccati con forza, ma si mette un punto di colla vinilica sull'ordinata e la giuntura viene tenuta in posizione o ap-poggiandoci sopra un peso leggero o bloccandolo con nastro di carta, è preferibile usare un prodotto a rapida essicazione.

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Se il ponte di batteria è suddiviso in molte parti è preferibile crea-re un supporto centrale per impedire che in corrispondenza della mezzeria esso si possa abbassare od alzare. Si deve solo prestare attenzione ai fori e all'inclinazione dei tre alberi. Dai listelli larghi o da una tavoletta di legno si procede a tagliare degli spezzoni da applicare tra le singole costole. La misura va presa dai bagli adiacenti e deve essere a bolla rispetto agli stessi, i rinforzi laterali tra le ordinate devono sbordare di alcuni millimetri per permettere a tutta la superficie del ponte di aderire perfetta-mente, le eccedenze andranno asportate con la cartavetro, così fa-cendo si otterrà un ponte assai spesso e praticamente indeforma-bile che fungerà anche da guida per la posa dei listelli.

Dopo avere incollato tutti i supporti laterali sia da un lato sia dall'altro si uniscono le parti del ponte e dopo avere verificato l'e-satta posizione si procede ad incollarlo. Si provano a posizionare i singoli elementi del ponte e si verifica che appoggino perfetta-mente su tutti i supporti, si deve anche prestare attenzione a non occludere neanche parzialmente i fori per il passaggio dei fusi de-gli alberi. Le prime difficoltà emergono quando si prova ad inca-strare ed accostare i due elementi centrali del ponte, quasi sempre sembrano essere leggermente troppo grandi allargandosi verso poppa o verso prua, un colpetto di cartavetro è sufficiente a ri-mettere in pari gli allineamenti.

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L'ANGOLO DI QUARTABUONO

Prima di procedere all'applicazione dei listelli è opportuno togliere l'angolo di quartabuono per favorire un attacco regolare del fa-sciame. La presenza dei finti ponti e dei blocchetti di rinforzo irrigidisce la struttura che risulta essere ben solida, ma è comunque una lavora-zione che sottopone l'ossatura ad una sollecitazione considerevole da praticarsi sempre con estrema accuratezza e delicatezza tenen-do bloccate le ordinate dello scheletro con una mano mentre con l'altra si procede ad asportare il legno dallo spigolo.

Se lasciassimo le ordinate con gli spigoli vivi la successiva fase di fasciatura sarebbe debole perché il listello si appoggerebbe solo su una porzione esigua dell'ordinata per l'appunto l'angolo e la posa in opera della listellatura sarebbe molto problematica non avendo sufficiente appoggio per potere incollare e inchiodare. La sua an-golazione viene spesso realizzata ad "occhio" e per tentativi suc-cessivi. Si deve avere l'accortezza di preservare integro lo spigolo dell'ordinata che sta verso il centro della nave e scavare solo dal lato esterno. In ogni caso piccole imperfezioni verranno corrette prima nella fase posa del fasciame e poi in quella di lisciatura. In particolare la prua è soggetta per sua natura ad avere gli angoli più marcarti dove si deve asportare una maggiore quantità di legno.

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Nella fase di sgrossatura più grossolana si può ri-correre all'uso di un mini trapano dotato di fresa, in quella di rifinitura va uti-lizzata la carta vetrata a grana fine. Molto importanti sono anche i blocchetti di ri-empimento della zona

compresa tra la prima ordinata e la falsa chiglia di prua.

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È fondamentale che i blocchetti sagomati siano simmetrici e che la loro curva prosegua fino alla battuta dello sperone. Possono essere realizzati con legno dolce tipo il tiglio mentre non va usata la balsa perché è un legno troppo tenero che non tiene bene la chiodatura.

IL LISTELLO GUIDA

È importante che il listello guida sia posizionato correttamente ed in effetti è un po' come la prima fila di mattoni su cui si innalzerà un muro dove ogni errore verrà amplificato ad ogni livello succes-sivo. Deve assumere una curva naturale che segua l'insellatura del-la nave e a tale proposito non ci si deve basare sulle aperture dei sabordi ma piuttosto sulle quote rispetto al ponte di coperta. Sa-rebbe inoltre preferibile che corra parallelo al ponte di batteria posto più in basso seguendone fedelmente la linea curva che ten-de a salire un poco verso prua ma parecchio verso poppa. È il primo listello da incollare su uno scafo e fungerà da riferi-mento per il rivestimento completo. Siccome collocarlo correttamente sullo scheletro non è affatto una cosa semplice di solito nei kit le ordinate presentano una tac-ca o un intaglio che funge da riferimento. L'unica accortezza con-siste nel garantire al listello un andamento armonico con una cur-va continua e senza nessuno spigolo. È opportuno scegliere per questo listello un legno che sia privo di nodi e con le venature parallele alla lunghezza, sarebbe meglio che sia in un unico pezzo. Dal suo coretto posizionamento dipenderà l'allineamento e la spaziatura tra i corsi del fasciame e i ponti superiori.

RIVESTIMENTO DEL PRIMO FASCIAME

Per motivi logistici nei kit venduti in edicola si impone di rivestire lo scafo con listelli lunghi appena una ventina di centimetri, però

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il perimetro delle ordinate della prua è inferiore rispetto a quelle del centro della nave e ovviamente in queste aree sono necessari meno listelli, per praticità tendono ad interrompere alcune linee del rivestimento ottenendo degli spazi vuoti triangolari da riempi-re successivamente con degli spezzoni di listello a forma di cuneo.

Utilizzando invece dei listelli di tiglio di buona qualità da un me-tro di lunghezza si è obbligati ad effettuare una rastrematura a prua, ma per contro non ci sono giunzioni intermedie e si evita la posa dei cunei. Quando è necessario effettuare una curvatura più decisa sui listelli si utilizza l'apposita pinza incidendo il retro del legno, in alternativa si può adoperare un piega listelli a caldo.

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Questo argomento sarà trattato nel dettaglio a pag. 153. A prua troviamo le curve più accentuate e strette ed è una zona piuttosto critica dove i legni sono sottoposti alla maggiore torsio-ne. Non è possibile fissare i listelli confidando solamente nella te-nuta della colla e nella presa degli spilli ma li si deve comunque piegare affinché si adattino correttamente alla curvatura, trattan-dosi del primo strato si utilizza la pinza piega listelli incidendo il legno dal lato interno allo scafo. Si utilizzano degli spilli per tenere fissati i listelli per il tempo necessario all'asciugatura della colla. Nonostante sia stata effettuata la rastrematura nella zona della prua si devono comunque utilizzare anche dei cunei di riempi-mento anche se avranno delle dimensioni inferiori.

I listelli utilizzati sono di tiglio che è un legno facile da carteggiare ma resistente e stabile. Gli spilli hanno una funzione temporanea e andranno rimossi a colla asciutta, è meglio evitare l'uso dei chiodini in rame perché sono corti ed hanno la testa grossa che deve essere o carteggiata o rimossa.

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I PRIMI LISTELLI A POPPA

Spesso a poppa il corretto allineamento e perpendicolarità tra la chiglia e le ordinate è garantito dall'inserimento dei finti ponti i quali contribuiscono anche alla solidità della struttura e alla resi-stenza agli urti accidentali. Inspiegabilmente però in alcuni kit l'area dello specchio di poppa è fissata solo sulla falsa chiglia, rimane quindi libera ed oltre al ti-more di rotture accidentali preoccupa e non poco la possibilità che la poppa si possa svergolare durante questa fase. Per garantire la corretta perpendicolarità della poppa con il resto dello scafo si inserisce tra le ordinate uno spessore realizzato con del legno di balsa, non lo si incolla ma lo si blocca provvisoriamente con degli spilli. Si utilizzano dei listelli di tiglio larghi cinque millimetri e spessi due con la lunghezza standard di un metro. Lavorando in modo canonico cioè incollando un listello per lato, si sottopone la fragile struttura di poppa ad inutili tensioni o tor-sioni dovute ai listelli che tendono nella fase di incollaggio a rad-