Timbro e classificazione degli strumenti musicali · 3 Di seguito è riportato un breve estratto...

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1 IL TIMBRO E LA CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI MUSICALI Il timbro Fortemente legato alla differenziazione degli strumenti musicali è il cosiddetto timbro, uno dei parametri distintivi dei suoni. Tale parola vuole indicare una qualità del suono che per esprimerla si ricorre spesso ad un linguaggio mutuato da altre sensazioni. Infatti ci esprimiamo dicendo che uno strumento ci sembra opaco, un altro freddo, un altro brillante, nasale, argentino, neutro, caldo, ecc. Dal punto di vista fisico il timbro si spiega col fatto che un suono, prodotto in qualsivoglia modo, non è mai puro (rappresentabile con una sinusoide), ma composto da più vibrazioni: le armoniche. In altre parole una nota emessa da uno strumento musicale non ha una sola frequenza (quella fondamentale), ma a questa (più sentita) se ne aggiun- gono altre. Trovare quali altre frequenze compongano una nota significa farne lo spettro. È la presenza delle armoniche, dello spettro, che rende possibile il riconoscimento di u- no strumento da un altro e, inoltre, una stessa nota presa in posizioni diverse su uno stesso strumento (ad es. su una chitarra il Si 3 suonato sulla corda libera è percepito diver- so dal Si 3 suonato sulla terza corda). Si può pensare che sia la presenza delle armoniche (la “firma” del particolare strumento) a trasformare la semplice sinusoide che si avrebbe se il suono fosse puro, come quello del diapason, in qualcosa di più complesso (ed e- spressivo). È proprio questa trasformazione che ci porta a dire che il timbro dipende dal- la forma dell’onda. Le figure seguenti sono tratte da A. Frova Fisica nella musica ed. Zanichelli. Confronto fra un Re 3 (146,83Hz) sinusoidale puro con un Re 3 suonato dalla corrispon- dente corda di un violoncello.

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IL TIMBRO E LA CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI MUSICALI

Il timbro

Fortemente legato alla differenziazione degli strumenti musicali è il cosiddetto timbro, uno dei parametri distintivi dei suoni. Tale parola vuole indicare una qualità del suono che per esprimerla si ricorre spesso ad un linguaggio mutuato da altre sensazioni. Infatti ci esprimiamo dicendo che uno strumento ci sembra opaco, un altro freddo, un altro brillante, nasale, argentino, neutro, caldo, ecc.

Dal punto di vista fisico il timbro si spiega col fatto che un suono, prodotto in qualsivoglia modo, non è mai puro (rappresentabile con una sinusoide), ma composto da più vibrazioni: le armoniche. In altre parole una nota emessa da uno strumento musicale non ha una sola frequenza (quella fondamentale), ma a questa (più sentita) se ne aggiun-gono altre. Trovare quali altre frequenze compongano una nota significa farne lo spettro. È la presenza delle armoniche, dello spettro, che rende possibile il riconoscimento di u-no strumento da un altro e, inoltre, una stessa nota presa in posizioni diverse su uno stesso strumento (ad es. su una chitarra il Si3 suonato sulla corda libera è percepito diver-so dal Si3 suonato sulla terza corda). Si può pensare che sia la presenza delle armoniche (la “firma” del particolare strumento) a trasformare la semplice sinusoide che si avrebbe se il suono fosse puro, come quello del diapason, in qualcosa di più complesso (ed e-spressivo). È proprio questa trasformazione che ci porta a dire che il timbro dipende dal-la forma dell’onda.

Le figure seguenti sono tratte da A. Frova Fisica nella musica ed. Zanichelli.

Confronto fra un Re3 (146,83Hz) sinusoidale puro con un Re3 suonato dalla corrispon- dente corda di un violoncello.

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Sviluppo temporale di un’onda emessa da vari strumenti. 294Hz � Re4, 659Hz �Mi5, 98Hz �Sol2, 349Hz �Fa4, 233Hz �Sib4,

262Hz �Do4 (Do centrale), 392Hz �Sol4, 349Hz �Fa4.

Sviluppo temporale dell’onda emessa dai Do (Do1�32,70Hz; 65,41Hz; 130,8Hz; 261,6Hz; 523,3Hz; 1047Hz; 2093Hz) del piano-

forte.

La classificazione La prima classificazione fu stabilita nel 1880 dall’organologo belga Victor-Charles

Mahillon. Egli organizzò il suo sistema raggruppando gli strumenti in 4 classi: autofoni, membranofoni, aerofoni, cordofoni. L’attuale suddivisione pur mantenendo le 4 classi (salvo mutare autofoni in idiofoni) e aggiungendocene una quinta, le suddivide ulteriormente in vari sottogruppi.

Si ricordi sempre, seppur sembri una banalità, che il suono è prodotto da una sor-gente(*) in vibrazione. La modalità secondo cui la sorgente è posta in vibrazione, di come la sorgente stessa è costituita e di come essa è connessa ad un corpo risonatore (assieme costituente lo strumento musicale) è la base della classificazione su un principio acustico (altre classificazioni potrebbero essere morfologiche, di natura pratica, ecc.) degli stru-menti musicali.

(*) Composta da: 1. Meccanismo di eccitazione (generazione della perturbazione) 2. Elemento oscillante (caratteristiche del suono) 3. Risonatore (trasferimento al mezzo).

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Di seguito è riportato un breve estratto della dettagliata, e vasta, classificazione in-serita nel Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti della Utet.

Classificazione Caratteristiche Esempi

Ídios proprio phoné suono

Il materiale che costituisce lo strumento produce il suono grazie alle sue proprietà naturali di durezza e elasticità, senza ricorso a tensione di corde o di membrane.

A CONCUSSIONE Due o più elementi battendo l’uno contro l’altro producono il suono.

Castagnette (nacchere).

A PERCUSSIONE Lo strumento è percosso con un corpo afono.

Diapason. Campane tubolari. Marimba. Xilofono. Triangolo.

A PIZZICO O LINGUAFONI

A vibrare è una linguetta metallica fissa ad un’estremità.

Scacciapensieri.

IDIOFONI

A FRIZIONE Lo sfregamento con le dita o con un arco produce la vibrazione.

Glasharmonika.

Il suono è ottenuto ponendo in vibrazione una membrana tesa sopra un risonatore.

TAMBURI A CORNICE La membrana è tesa sopra un telaio poco profondo.

Tamburello.

TAMBURI A PAIOLO La cassa, su cui è tesa una sola pelle, è emisferica o ovoidale.

Timpano. MEMBRANOFONI

TAMBURI A FRIZIONE Una bacchetta mette in vibrazione la membrana sfregandola.

Caccavella.

Il suono è ottenuto per vibrazione di una o più corde. L’eccitazione di queste può essere prodotta mediante pizzico, percussione o frizione.

Lo strumento consta di un semplice supporto per le corde. Il risonatore è accessorio e può non esserci.

Strumenti presenti in culture extraeuropee. CORDOFONI SEMPLICI

O SALTERI Con cassa di risonanza. Monocordo. Cetre da tavolo. Con

tastiera: clavicembalo, pianoforte. Lo strumento consta di un supporto per le corde e di una cassa di risonanza uniti.

A giogo. Lire.

Arpe. Arpe.

CORDOFONI

CORDOFONI COMPOSTI

A manico. Liuto. Mandolino. Chitarra.

Il suono è prodotto ponendo in vibrazione direttamente l’aria.

LIBERI Ad ancia libera A rotazione

La vibrazione dell’aria non è limitata dallo strumento.

Fisarmonica. Canne ad ancia. Sirena.

Il suono è prodotto da una colonna d’aria vibrante e limitata dalle pareti dello strumento.

A fessura, su cui l’aria vi batte contro. Flauti. Ad ancia o zampogne. L’aria è immessa attraverso due linguette (ance).

Ciaramella. Oboe. Fagotto.

Ad ancia semplice. Sassofono. Clarinetto

AEROFONI

STRUMENTI A FIATO

A bocchino (ancia labiale). Corni. Trombe. Il suono è prodotto da impulsi elettrici.

A OSCILLATORI La sorgente sonora è un circuito elettrico oscillante.

Tastiere elettroniche. Computer. Sintetizzatori. ELETTRÒFONI

AD AMPLIFICAZIONE ELETTRICA

Non sono dei veri e propri elettrofoni, ma circuiti elettrici ne amplificano il suono.

Chitarra elettrica, ecc.

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Le tavole seguenti sono tratte dal vocabolario Zingarelli 1994 ed. Zanichelli.

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