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1 Ti porto in porto. Best practices, culturali e didattiche, nei porti italiani Patrizia Lupi Viale Italia 117 – 57127 Livorno [email protected] Abstract Le Autorità Portuali istituite con la Legge 84/94 hanno fra i loro compiti - oltre a quelli di programmazione, verifica e controllo - la promozione delle attività portuali con l’obiettivo di implementare i traffici, anche turistici, curando le relazioni, non solo logistiche, con il territorio. I porti, inseriti per la maggior parte in Italia nelle città storiche, fino ad ieri erano luoghi sconosciuti e inaccessibili ai non addetti ai lavori. Ancora oggi sono necessari permessi per varcarne i confini. Seconda una recente ricerca sulla percezione del cluster marittimo presso top menager e media economico-finanziari è emersa una realtà poco edificante: il comparto marittimo viene percepito dai più come un mercato frammentario e con conflitti interni. Difficile la comunicazione fra gli operatori e scarsa quella verso l’esterno. Eppure i porti sono stati e sono una risorsa economica, sociale e culturale, di grande rilievo per il Paese. Qualcosa sta cambiando. La cura dell’immagine dei porti per attrarre nuovi clienti, la necessità di fornire servizi efficienti, l’obbligo di garantire qualità anche in termini ambientali e di sicurezza, fanno sperare in una inversione di tendenza, testimoniata dalla riqualificazione delle aree portuali dismesse che vengono restituite ai cittadini che possono fruirne trovandovi, soprattutto i giovani, occasioni di memoria storica e di sapere oltre che sollecitazioni per conoscere ed apprezzare i mestieri del mare. Key Words: porto, museo del mare, cultura portuale, economia marittima, professioni del mare

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Ti porto in porto. Best practices, culturali e didattiche, nei porti italiani

Patrizia Lupi

Viale Italia 117 – 57127 Livorno [email protected]

Abstract

Le Autorità Portuali istituite con la Legge 84/94 hanno fra i loro compiti - oltre a quelli di programmazione, verifica e controllo - la promozione delle attività portuali con l’obiettivo di implementare i traffici, anche turistici, curando le relazioni, non solo logistiche, con il territorio. I porti, inseriti per la maggior parte in Italia nelle città storiche, fino ad ieri erano luoghi sconosciuti e inaccessibili ai non addetti ai lavori. Ancora oggi sono necessari permessi per varcarne i confini. Seconda una recente ricerca sulla percezione del cluster marittimo presso top menager e media economico-finanziari è emersa una realtà poco edificante: il comparto marittimo viene percepito dai più come un mercato frammentario e con conflitti interni. Difficile la comunicazione fra gli operatori e scarsa quella verso l’esterno. Eppure i porti sono stati e sono una risorsa economica, sociale e culturale, di grande rilievo per il Paese. Qualcosa sta cambiando. La cura dell’immagine dei porti per attrarre nuovi clienti, la necessità di fornire servizi efficienti, l’obbligo di garantire qualità anche in termini ambientali e di sicurezza, fanno sperare in una inversione di tendenza, testimoniata dalla riqualificazione delle aree portuali dismesse che vengono restituite ai cittadini che possono fruirne trovandovi, soprattutto i giovani, occasioni di memoria storica e di sapere oltre che sollecitazioni per conoscere ed apprezzare i mestieri del mare. Key Words: porto, museo del mare, cultura portuale, economia marittima, professioni del mare

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Report

1. Cos’è un porto? Cos’è un porto? La risposta sembra scontata, eppure molti non sanno cosa dire, o meglio, generalizzano. “Un approdo per le navi o per le barche” rispondono, ma non vanno oltre. La maggior parte delle persone non ha idea di come funziona, quali siano gli innumerevoli mestieri esercitati in quel microcosmo. In alcune città il porto viene vissuto dai cittadini come una risorsa, in altri casi ignorato, in altri ancora vissuto come una spina nel fianco, elemento di disturbo, motivo di congestionamento stradale, inquinamento, mancato accesso al mare. Quali sono, dunque, i rapporti fra porto e città? Come superare i loro confini ideali e fisici? Come restituire aree industriali e portuali dismesse ai centri urbani, considerando i moli come propaggini della città, trampolini verso un mondo ricco di opportunità? Poiché si ama e si rispetta quello che si conosce il problema è, frequentemente, di comunicazione. Una difficoltà, questa, che hanno anche gli “attori” della scena portuale: il porto parla poco di sé e comunica poco al proprio interno. Il porto è un ambiente complesso, articolato, dove si esercitano le professioni più diverse che fino a ieri hanno vissuto in compartimenti stagni, arroccate nei propri ambiti, difendendo i propri ruoli, alcune volte in competizione, con difficoltà di relazione, senza interesse per le attività altrui se non funzionali al proprio business.

Figura 1. Napoli, il porto nel cuore della città

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2. Un lento processo culturale Solo da pochi anni si va affermando la necessità di un ambiente omogeneo e coeso, il così detto cluster marittimo, inteso come filiera, come insieme di soggetti, pubblici e privati, dalla cui efficienza dipende la qualità e l’attrattività del porto. Un’idea che pervade anche la logistica portuale: si va affermando il concetto di rete, di piattaforma logistica, con le necessarie connessioni con il retroterra produttivo, attraverso adeguati collegamenti stradali e ferroviari con le grandi reti di comunicazione europee che impongono nuovi modelli di relazione fra porto e territorio. Si va affermando l’idea dei green ports, ambiti portuali dove vengono applicate le buone pratiche ambientali, sia per la salvaguardia del “bene mare” che per evitare alle città inquinamento acustico o dell’aria. Il cold ironing, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, il recupero dei monumenti, la cura degli spazi portuali destinati al turismo ed alle crociere, i nuovi regolamenti ambientali emanati dalle Autorità portuali, stanno trasformando i porti in luoghi dove ambiente, qualità e sicurezza vanno di pari passo.

Figura 2. Savona, una nave da crociera al Terminal Crociere

A favorire questa nuova cultura portuale sono state senza dubbio le Autorità Portuali alle quali la Legge istitutiva n. 94 del 1984 attribuisce compiti di promozione tese ad incrementare i traffici, anche quelli turistici, e quindi a favorire le relazioni con il territorio. Basti pensare che i soli crocieristi sono un milione ed ottocentomila ogni anno a Venezia, altrettanti a Civitavecchia, centinaia di migliaia a Savona, Genova, Napoli, Livorno. La ricerca di sempre nuovi itinerari porta le navi da crociera nei porti che fino a ieri si dedicavano ad altre attività: Portoferraio, La Spezia, Bari, Brindisi, Olbia, Cagliari, i porti della splendida Sicilia. E’ l’Italia, culla di civiltà ed arte, raggiungibile da ogni approdo, che si offre ai turisti che arrivano dal mare. Gli eventi, la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, la comunicazione nelle sue varie forme, la partecipazione a fiere, la produzione di materiali promozionali, le attività didattiche, i percorsi museali, le occasioni ludiche, gli spettacoli, le mostre, le attività culturali e sociali sostenute, patrocinate e promosse dalle Autorità Portuali italiane, diventano momenti di avvicinamento e di apertura delle aree portuali alla gente, ai cittadini, ai giovani, ma anche occasioni per dare lustro alla città, promuovendola a meta turistica, non solo luogo di transito dei flussi turistici.

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3. Le best practices: Genova Genova, il più importante porto italiano, ha fatto scuola con la riqualificazione del Porto Antico e le numerose attrazioni, a partire dall’Acquario, diventando meta turistica d’eccellenza dove è possibile avvicinarsi al mare da varie angolature: la scienza, la storia della navigazione, la salvaguardia ambientale, con esperienze ad alto valore aggiunto. Genova ha puntato tutto, a partire dalle Colombiane negli anni ‘90, sulla sua cultura marinara, sul bene mare, sulle tradizioni, per “approdare” al porto di oggi con i suoi terminal, le tecnologie all’avanguardia, le sue professioni.

Figura 3. Genova, Porto Antico

Il Galata Museo del Mare è la principale realtà museale ligure per affluenza e attrattività multimediale ed è all’ottavo posto in Italia come gradimento. Il Museo “open air” lungo la darsena antistante il Museo del Mare utilizza elementi di archeologia industriale, come le due gru “storiche”, una a mano in ghisa e l’altra elettrica, la piattaforma ferroviaria recuperata, le garitte doganali, imbarcazioni ed elementi di carico, oltre a pannelli descrittivi e elementi di arredo urbano.

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Figura 4. Il Galata Museo del Mare e il museo open air con il sommergibile Nazario Sauro

Il Genoa Port Center, soprannominato il “Terminal della conoscenza”, ha recentemente aperto i battenti a migliaia di giovani, oltre 5000 in pochi mesi, per mostrare, utilizzando i più moderni strumenti multimediali, come funziona un porto. E’ stato allestito, presso i Magazzini del Cotone, su una superficie di 500 mq, con una molteplicità di tecniche espositive originali, coinvolgenti e interattive - dai simulatori di navigazione, ai collegamenti dal vivo in diretta radio dalla torre di controllo portuale, ai grandi schermi digitali che raccontano per immagini l’arrivo e la partenza delle navi e tutte le attività, le professioni, le tecnologie e il funzionamento del porto - che permettono ai visitatori di vivere il porto dalla terra e dal mare, seguendo anche sulle mappe telematiche le rotte dei traffici e i percorsi delle merci dai paesi d’origine al porto e poi, dalle aree retroportuali, alle sedi di lavorazione per tornare nuovamente al porto per la distribuzione dei prodotti. L’attività del Genoa Port Center prosegue anche sul battello del progetto “Cittadini del Porto” per le visite via mare.

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Figura 5. Studenti in visita al Genoa Port Center per il progetto “Cittadini del porto”

Figura 6. Genoa Port Center, alcune sezioni espositive

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Queste realtà museali genovesi sono gli steps di un progetto di ampio respiro, al quale hanno collaborato istituzioni, esperti, soggetti pubblici e privati. La direzione artistica, scientifica e culturale dei Musei, è affidata al Mu.Ma - Istituzione Musei del Mare e della Navigazione - che vanta un comitato scientifico d’eccellenza e un consiglio composto dai più noti nomi dello shipping genovese. Fra le iniziative più recenti è l’operazione “Sauro” per il recupero dell’omonimo sommergibile, fruttuoso risultato di un ambizioso progetto curato dal direttore del Mu.Ma, Pierangelo Campodonico, al quale hanno partecipato il Comune di Genova, la Marina Militare che ha donato il natante, Fincantieri che lo ha costruito e ne ha curato il restauro, e Costa Edutainment, gestore dei musei. La realizzazione è stata possibile grazie alla collaborazione con l’assessorato alla cultura della Regione Liguria, nell’ambito di un accordo di programma quadro per i finanziamenti, e con l’architetto Guido Rosato della Sovrintendenza ai Beni artistici e storici della Liguria.

Figura 7. Galata Museo del mare – La sala del brigantino

Sempre a Genova un caso tutto privato è quello della Langer Heinrich, la “Eiffel delle gru”, galleggiante, autopropulsa, ancora in uso per recuperi navali e lavori di ingegneria idraulica. Costruita nel 1915, un gioiello di tecnologia per l’ epoca, ha assistito alla storia d’Europa, dalla costruzione della flotta asburgica, attraverso due guerre, fino ad essere “salvata” dalla demolizione grazie all’interesse della famiglia Messina che nei Cantieri Gardella, grazie ad un recupero minuzioso secondo le indicazioni della Sovrintendenza dei beni culturali, ha ripristinato sia la parte meccanica di sollevamento che la sala motori.

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Figura 8. La gru del 1915, Langer Heinrich

4. La Spezia, non solo waterfront La gru Langer Heinrich è stata il simbolo della Festa della Marineria di La Spezia organizzata per la prima volta dal Comune lo scorso anno. La Spezia è un’altra città portuale che sta recuperando la qualità della vita urbana riconciliandosi con le attività portuali, civili e militari. Il progetto del Waterfront curato dall’architetto valenciano Josè Maria Llavador, vincitore del concorso di idee, fortemente voluto dall’Autorità Portuale e dall’Amministrazione comunale, finalmente restituirà agli Spezzini la possibilità di raggiungere e godere dello splendido Golfo dei Poeti.

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Figura 9. L’Arch. Josè Maria Llavador al lavoro con il Sindaco Federici e il Presidente dell’Autorità portuale Lorenzo Forcieri

Figura 10. Il porto di La Spezia

Sarà il sogno e il “segno” di una città più moderna, più viva, vitale e vivibile che sta cambiando e che vuole cambiare. Il porto mercantile rinuncerà a Calata Paita e, di fatto, anche a Calata Malaspina, che rappresentano il collegamento tra zona urbana e porto commerciale: si potrà

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percorrere a piedi un tratto fronte mare che va dal Molo Mirabello fino a Calata Paita per un totale di circa 1500 metri. Il progetto accentua il profilo di città turistica offrendo aree verdi per complessivi 40mila mq, percorsi pedonali e ciclabili, zone dedicate allo sport, al wellness e al ristoro, piscine, parcheggi, percorsi “people mover”, un museo tematico del mare, una nuova darsena e una nuova stazione crocieristica, strutture per attività sportive e per il tempo libero, chioschi per attività commerciali, un anfiteatro all’aperto per spettacoli estivi, una galleria commerciale, un centro sportivo con piscina e Spa. A stimolare le attività e i programmi “culturali” negli scali italiani è servita anche l’iniziativa della UE, il Maritime Day che si festeggia in tutta Europa il 20 maggio di ogni anno. Molte Autorità portuali, stimolate dalla loro associazione Assoporti, in accordo con le associazioni di categoria, le Capitanerie di Porto, i comuni e gli Enti Locali, le organizzazioni del turismo, hanno aperto i varchi portuali grazie all’iniziativa “porto aperto”, per visite guidate a scolaresche, cittadini, curiosi, turisti oltre che per manifestazioni, mostre, mercati, spettacoli.

Figura 11. La Spezia, il Navebus per gli studenti

A La Spezia per il Maritime Day, quest’anno, un treno a vapore è entrato in porto carico di cittadini, grazie ad un’iniziativa dell’Autorità portuale, sostenuta dal Museo Nazionale dei Trasporti e da LSCT, la società del Gruppo Contship che da cinque anni promuove, nei porti dove gestisce terminal containers a La Spezia, Ravenna, Gioia Tauro, Cagliari e Livorno, il progetto Port Lab rivolto agli alunni delle scuole elementari e che ha coinvolto almeno ventimila studenti. “Grazie ad uno speciale Navebus - spiega Lorenzo Forcieri Presidente dell’Autorità portuale - opportunamente attrezzato come piccola aula itinerante all’interno del porto e nel tragitto scuola/porto, 657 bambini delle elementari hanno avuto l’opportunità nel 2010 a La Spezia, di vivere realmente il porto, accompagnati da tutor, muniti di caschetto, pass personalizzato e giubbotti fluorescenti ad alta visibilità. Nelle ultime edizioni abbiamo introdotto i principi elementari della sicurezza in modo da insegnare ai ragazzi, fin da piccoli, le buone pratiche, utilizzando alcuni materiali didattici e informativi Inail.”

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5. Livorno: quando il porto scorre nelle vene

Figura 12. Livorno, la Fortezza Nuova del 1590 ed i “Fossi”

A Livorno il porto c’è, anche dove non si vede. Entra dentro la città, attraverso i suoi canali - che i livornesi chiamano “fossi” – che rappresentano il sistema linfatico dei vecchi quartieri fino a lambire le mura dei palazzi. Si scorgono ancora le “cantine”, cioè i magazzini dove si poteva entrare direttamene con le barche per scaricare le merci del porto-emporio. Si respira il salmastro e la fatica nell’aria fino alle colline dove sorge il più venerato Santuario della gente di mare, quello di Montenero, dove sono appesi alle pareti ex voto che spesso narrano, non solo di naufragi e di pirati, ma anche del duro e pericoloso lavoro portuale. Da tre anni il progetto “Porto Aperto Porte Aperte”, grazie ad un calendario che va da ottobre a maggio, ha permesso a moltissime scuole toscane, dalle materne alle superiori, di conoscere la città portuale, così diversa dalle città dotte e paludate dell’entroterra. Recentissimo l’annuncio del Presidente dell’Authority, Roberto Piccini, della realizzazione di un Museo del porto e dei mestieri portuali che farà parte di un percorso turistico, rivolto anche ai crocieristi, che comprende la visita alle Fortezze, un tour del porto commerciale, la visita al caratteristico “Mercatino Americano” nato nel dopoguerra quando Livorno era per gli Alleati il X° Porto e riforniva la base militare alleata di Camp Derby. Il tour è completato da un giro in battello del centro storico, a partire dal quartiere detto “della Venezia” perché costruito da maestranze venete chiamate dai Granduchi nel ‘600 per realizzare un agglomerato di palazzi e grandi magazzini che si affacciavano sulle vie

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d’acqua interne, dedicato alle mercanzie provenienti da tutto il mondo grazie l suo status di porto franco.

Figura 13. Livorno, La Fortezza Vecchia del 1536 ed il Porto Mediceo

Il museo-laboratorio, realizzato a steps, sarà ospitato inizialmente nei due edifici occupati in passato dalle FFSS e dall’Agenzia delle dogane. Il percorso espositivo intende recuperare la memoria del lavoro di molte generazioni di livornesi, racchiuse in un luogo denso di simboli. Un luogo, non statico ma in continua evoluzione, uno spazio di testimonianza e di conoscenza. Un tempio del sapere, una occasione per ritrovare le proprie radici ma anche “palestra” per i giovani che vogliono conoscere, attraverso il mestiere dei padri, le risorse e le opportunità di un ambito di lavoro carico di occasioni. Gli obiettivi dell’Autorità sono chiari: mettere in comunicazione il porto e il territorio; migliorare l’ immagine sociale del porto e stimolare un’identità culturale ed un senso di appartenenza, valorizzare il patrimonio tangibile delle strutture e dei processi portuali e quello intangibile dei saperi organizzativi, tecnici e professionali; promuovere la cultura economica e la cultura tecnica in un quadro di sostenibilità ambientale e sociale; stringere i rapporti tra scuola e impresa; promuovere tra i giovani le vocazioni per le carriere rivolte al mare e alla logistica portuale.

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Figura 14. Livorno, l’area del Terminal Passeggeri con il magazzino destinato ad ospitare il Museo del porto e dei mestieri

6. Un Polo Museale per Trieste In un’ottica di valorizzazione del “bene porto” vanno altre iniziative come quella di Trieste dove il Presidente dell’Autorità portuale, Claudio Boniciolli, ha istituito una Fondazione intesa come Istituto di cultura marittimo portuale. La promozione del “Polo Museale del Porto” grazie ad un protocollo fra Autorità portuale, regione Friuli Venezia Giulia e Ministero Beni Culturali, ha l’obiettivo di mettere in luce una delle specialità dell'Alto Adriatico: la navalmeccanica tradizionale e quella dedicata alla produzione di sommergibili e armi subacquee.

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Figura 15. Trieste, una nave da crociera ormeggiata di fronte a Piazza Unità d’Italia

Verranno recuperate la Centrale idrodinamica e la Sottostazione elettrica, due capolavori di archeologia industriale, unici in Europa per quanto riguarda lo stato di conservazione e la quantità di documentazione disponibile. Basti pensare che la Centrale idrodinamica fu realizzata nel 1890, pochissimi anni dopo la presentazione dei primi alternatori all’esposizione di Parigi nel 1881 e del primo motore elettrico a corrente ideato da Galileo Ferraris nel 1885. Trieste fu uno dei primi porti, assieme a quelli di Amburgo, Buenos Aires, Calcutta e Genova, a dotarsi di una Centrale idrodinamica che produceva acqua in pressione da distribuire in tutta l’area portuale, attraverso 6500 metri di condotte idriche, per azionare mezzi ed arredi meccanici, le gru da banchina, da capannone e i montacarichi, con lo scopo di razionalizzare e meccanizzare il lavoro, in particolare le attività di carico/scarico. Fra il 1920 e il 1930 azionava 170 impianti. Un altro vecchio fabbricato, ospiterà un centro per la formazione dei tecnici della Autorità portuale. Anche il Magazzino 26 – il più grande antico silos d’Europa - ospiterà altre strutture formative tra cui l’Istituto Nautico e l’Accademia del mare, oltre alla direzione del Distretto per la nautica da diporto e la navalmeccanica 7. Venezia, fra industria e turismo A Venezia il presidente dell’Authority Paolo Costa, fra le numerose iniziative messe in campo per ridisegnare il porto, razionalizzando le aree e separando i traffici crociere da quelli commerciali, ha realizzato una nuova area polivalente a vocazione congressuale-espositiva del Porto chiamata

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Spazioporto nella ex Chiesa di S. Marta. Un edificio trecentesco completamente restaurato nel 2006 nell’ambito del programma di riqualificazione del “waterfront” portuale. Convertito da magazzino portuale a spazio espositivo di grande qualità, oggi è in grado di ospitare convegni, eventi, esposizioni e manifestazioni di vario tipo. Unico nel suo genere, ha il grandissimo vantaggio di essere accessibile alle auto e di disporre di una zona parcheggio, caratteristiche che lo rendono aperto e facilmente fruibile sia dalla città di Venezia sia dalla terraferma. Viene utilizzato per convegni e esposizioni, mostre d'arte, presentazioni e concerti. Il centro viene inoltre utilizzato dal CFLI, il Centro di Formazione che fa capo all’Autorità portuale per incontri e aule formative.

Figura 16. Venezia, crocieristi nel Canal Grande

8. Napoli, Palermo, Civitavecchia, work in progress Le città portuali come Napoli dove i monumenti affondano le fondamenta nel mare sentono più di altre la necessità di ricostruire un legame fra in quartieri e le banchine portuali, destinandole a luoghi d’uso per tutti, a partire dai turisti che si affollano sul lungomare scendendo dai traghetti o dalle navi da crociera.. Un luogo intermedio fra la città e il mare, ridisegna a Napoli la Calata del

Piliero con due livelli di intervento: il recupero dell!ex edificio dei magazzini Alla base del

progetto la volontà di ridefinire il rapporto tra opera d!arte e fruitore, immaginando il museo

non come mera contemplazione ma luogo dai flussi luogo in cui i flussi dinamici e fluidi come lo

sono in un porto grazie all!inserimento di elementi attrattivi quali aree commerciali, bookshop,

biblioteca, aule, ristorante, uffici, auditorium.. Saranno utilizzati materiali evocativi come l’acqua ed elementi simbolici come la torre che rappresenta il tentativo di ridisegnare una nuova identità urbana. Il porto di Civitavecchia può essere definito un museo all’aperto con i maestosi resti del porto traianeo, con Forte Michelangelo e le mura di Urbano VIII dove sono inserite la fontana del Vanvitelli e porta Livorno. La complessa opera di riqualificazione ha valorizzato un patrimonio inestimabile restituendo il Porto Antico alla città, anche come luogo per manifestazioni ed eventi.

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Figura 17. Navi da crociera nel porto di Civitavecchia

A Palermo, lo sforzo congiunto di Autorità Portule ed Amministrazioni punta a recuperare un Polo Museale che comprende oltre al Museo della Marineria anche un Acquario, offrendo nuove occasioni d’incontro tra la città, il suo porto e la sua storia. Storia, tradizione e innovazione vivranno in un luogo, l’antico Arsenale, oltre che in alcuni manufatti più recenti aprendo il “fronte del porto” alla città con la creazione di una grande agorà presso la banchina Quattroventi. Work in progress fino a recuperare strutture e cantieri, ed inglobare il bacino di carenaggio una volta dismesso lo Scalo Florio.

Figura 18. Il porto di Palermo

9. Porti del mondo, mondo dei porti Una ricchezza sommersa, quella dei porti, che sta faticosamente venendo alla luce. Dove ci riesce porta grandi risultati, economici, culturali, sociali e d’ immagine. Senza considerare l’effetto Wow, quello che una volta si chiamava “meraviglia”, che provano i ragazzi di tutte le età che, per la prima volta, possono viverlo da vicino. Sono nell’ immaginario di tutti gli arrivi e le partenze, la

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ricerca di una vita migliore in paesi sconosciuti, le avventure e le disavventure, le terre più lontane, le genti più esotiche. Le navi come oggetto di desiderio e di mistero, le gru simbolo di forza e di genialità, le merci che lasciano immaginare storie e luoghi lontani, la gente dura ma coraggiosa e generosa. Un porto ricorda la luna nello stagno. Il mondo, insomma, dentro uno spicchio di mare.