Testimoni 5 Maggio 2018 – 5,00 · sco di Sales al cap. 3 di Filotea ci ri-corda: «La devozione...

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Testimoni 5/2018 1 5 Maggio 2018 – 5,00 TARIFFA R.O.C.: “POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB BOLOGNA” VIA SCIPIONE DAL FERRO, 4 - 40138 BOLOGNA percorso iniziato da Benedetto XVI sulle tre virtù cardinali. L’esortazio- ne apostolica Evangelii gaudium è il programma di riforma del papato di Francesco, l’enciclica Laudato sì’ forma al tema ambientale all’interno della dottrina sociale della Chiesa, l’esortazione apostolica Amoris lae- titia conclude il percorso del duplice sinodo sulla questione della famiglia oggi. Gaudete et exsultate da dove arriva? Chi ha sollevato l’emergenza di una rinnovata chiamata alla santità? Tut- to sembra indicare che essa nasca di- F irmata il 19 marzo e presenta- ta il 9 aprile, l’esortazione apostolica Gaudete et exsulta- te, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, risponde al- l’obiettivo di «far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità» (n. 2). Ma per- ché richiamarla ora? Da dove nasce l’urgenza riconosciuta dal papa? I testi magisteriali maggiori già editi hanno motivazioni assai evidenti. L’enciclica Lumen fidei completa il Testi moni In questo numero VITA CONSACRATA 65ª Assemblea USMI: convivialità delle differenze 5 VITA DEGLI ISTITUTI Possibile ambiguità del carisma 10 QUESTIONI SOCIALI 40° Convegno delle Caritas diocesane 8 ECUMENISMO Prossimo viaggio del Papa a Ginevra 13 VITA DEGLI ISTITUTI Vietnam: Chiesa e paese con gli occhi del boat-people 16 QUESTIONI SOCIALI Siria un oceano di dolore 19 NOVITÀ LIBRARIE Per una nuova primavera ecumenica 46 VITA DEGLI ISTITUTI Economia a servizio del carisma e della missione 22 FORMAZIONE Spinte psico-educative per la formazione permanente 25 VITA DELLA CHIESA Coordinamento teologhe italiane 28 QUESTIONI SOCIALI 8° edizione del Forum Europeo di bioetica 31 BREVI DAL MONDO 36 VOCE DELLO SPIRITO Sguardo al cielo 38 SPECIALE La festa di Maria Madre della Chiesa 39 MENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATA MENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATA 9 7 8 8 8 1 0 0 5 1 2 4 5 Esortazione apostolica di papa Francesco GAUDETE ET EXSULTATE L’esortazione risponde all’obiettivo di far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità.

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Testimoni 5/2018 1

5Maggio 2018 – € 5,00TARIFFA R.O.C.: “POSTE ITALIANE S.P.A.SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB BOLOGNA”VIA SCIPIONE DAL FERRO, 4 - 40138 BOLOGNA

percorso iniziato da Benedetto XVIsulle tre virtù cardinali. L’esortazio-ne apostolica Evangelii gaudium è ilprogramma di riforma del papato diFrancesco, l’enciclica Laudato sì’ dàforma al tema ambientale all’internodella dottrina sociale della Chiesa,l’esortazione apostolica Amoris lae-titia conclude il percorso del duplicesinodo sulla questione della famigliaoggi. Gaudete et exsultate da dove arriva?Chi ha sollevato l’emergenza di unarinnovata chiamata alla santità? Tut-to sembra indicare che essa nasca di-

Firmata il 19 marzo e presenta-ta il 9 aprile, l’esortazioneapostolica Gaudete et exsulta-

te, sulla chiamata alla santità nelmondo contemporaneo, risponde al-l’obiettivo di «far risuonare ancorauna volta la chiamata alla santità,cercando di incarnarla nel contestoattuale, con i suoi rischi, le sue sfidee le sue opportunità» (n. 2). Ma per-ché richiamarla ora? Da dove nascel’urgenza riconosciuta dal papa?I testi magisteriali maggiori già editihanno motivazioni assai evidenti.L’enciclica Lumen fidei completa il

TestimoniIn questo numero

VITA CONSACRATA65ª Assemblea USMI:convivialità delle differenze5

VITA DEGLI ISTITUTIPossibile ambiguitàdel carisma10

QUESTIONI SOCIALI40° Convegnodelle Caritas diocesane8

ECUMENISMOProssimo viaggio del Papaa Ginevra13VITA DEGLI ISTITUTIVietnam: Chiesa e paesecon gli occhi del boat-people

16QUESTIONI SOCIALISiriaun oceano di dolore19

NOVITÀ LIBRARIEPer una nuovaprimavera ecumenica46

VITA DEGLI ISTITUTIEconomia a serviziodel carisma e della missione22FORMAZIONESpinte psico-educative perla formazione permanente25VITA DELLA CHIESACoordinamentoteologhe italiane28QUESTIONI SOCIALI8° edizione del ForumEuropeo di bioetica 31BREVI DAL MONDO36VOCE DELLO SPIRITO

Sguardo al cielo38SPECIALE

La festa di MariaMadre della Chiesa

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MENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATAMENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATA

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Esortazione apostolica di papa Francesco

GAUDETEET EXSULTATE

L’esortazione risponde all’obiettivo di far risuonare ancorauna volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarlanel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le

sue opportunità.

ATTUALITÀ

2 Testimoni 5/2018

rettamente dalla pratica pastorale, daquell’avvertire «l’odore delle peco-re» che qualifica il pastore attento.Viaggi, contatti, problemi, predica-zioni, saluti: tutto quello che alimen-ta il contatto del papa con la gente,con il popolo santo di Dio, diventamateriale capace di identificareemergenze non ancora formulate,domande non ancora tematizzate.L’originalità non è quindi legata altema o al suo sviluppo, né alla purapprezzabile coerenza fra riformastrutturale e riforma spirituale, quan-to all’intelligenza della pastorale chenel molto materiale che ha a sua di-sposizione sa indicare l’elemento piùrilevante e la necessità più urgente.

—Il fiutodel pastore

Questo permette di archiviare le esi-genze di una presentazione sistema-tica, di una consapevole recensionedel dibattito teologico e dei criteriche regolano il riconoscimento disantità nella Chiesa. Si parte diretta-mente dal Vaticano II, e dall’univer-sale chiamata alla santità nella Chie-sa e dalla sua ricezione della coscien-za dei credenti (cf. Lumen gentium, n.40). Intere stagioni, dai primi secolifino all’età tridentina, e infinite di-scussioni vengono archiviate con ilgesto del pastore che non le ignora,ma che parte dall’imperativo attuale:«non avere paura della santità. Nonti toglierà, forze, vita e gioia» (n. 32).Due esempi possono illustrare la co-sa: il dibattito opere e grazia, il richia-mo alla dimensione comunitaria. La santità è in radice sempre un do-no di grazia. Non siamo giustificatidalle nostre opere, ma dalla grazia.Da Agostino a Crisostomo, da Basi-lio al sinodo di Orange, fino al conci-lio di Trento e al Catechismo dellaChiesa cattolica: «Nei confronti diDio in senso strettamente giuridiconon c’è merito da parte dell’uomo.Tra lui e noi la disuguaglianza è smi-surata» (n. 2007) (nn. 52-55). Il custo-de della santità è il popolo di Dio ela dimensione comunitaria è ciò chela vita consacrata apporta come se-gno (nn. 141-143), accanto alla fami-glia e ad ogni dimensione collettiva.I 177 numeri sono distribuiti in cin-que capitoli: la chiamata alla santità;due sottili nemici della santità (gno-sticismo e pelagianesimo); alla lucedel maestro (commento alle beatitu-dini); alcune caratteristiche dellasantità nel mondo attuale; combatti-mento, vigilanza e discernimento. Iltratto meditativo privilegia l’esorta-zione alla normatività, l’incoraggia-mento alla novità, la suggestione al-la sistematicità.

—Testo e tradizionispirituali

Rimarrà probabilmente come cifracomplessiva dell’esortazione l’invitoalla santità quotidiana, alla santitàdel popolo di Dio. «Questa è tantevolte la santità “della porta accan-

to”, di quelli che vivono vicino a noie sono un riflesso della presenza diDio, o, per usare un’altra espressio-ne, “la classe media della santità”»(n. 7) Facile ritrovare nella memoriadella letteratura spirituale il paralle-lo al n. 14 sulla santità possibile a tut-ti: preti, religiosi, vescovi, sposati, la-voratori, genitori, nonni ecc. France-sco di Sales al cap. 3 di Filotea ci ri-corda: «La devozione deve esserevissuta in modo diverso dal gentiluo-mo, dall’artigiano, dal domestico, dalprincipe, dalla vedova, dal nubile,dalla sposa; ma non basta, l’eserciziodella devozione deve essere propor-zionato alle forze, alle occupazioni eai doveri dei singoli». Nella Chiesa vi sono tutti gli aiuti ne-cessari alla santità: Parola, sacramen-ti, comunità, testimonianze, ecc. Tut-to quello che serve per assumere nel-la vita personale il riflesso della vitadi Cristo e della sua rivelazione delPadre. Processo di assimilazione chetradizioni devote dei secoli passatiindicano anche come «memoria deimisteri» della vita di Gesù (n. 20). Siala tradizione ignaziana che si concen-tra sui tempi (vita nascosta, vita pub-blica, vicinanza ai poveri ecc.), sia inaltre, come nella devozione al SacroCuore, in cui si fa memoria nel corsodella giornata dell’infanzia a Nazaretal mattino, del Calvario al mezzo-giorno, del costato trafitto al pome-riggio, del Getzemani alla sera. La misura della santità è data dallaforza dello Spirito che assimila la no-stra vita al Cristo. «Ciascun santo èun messaggio che lo Spirito trae dal-la ricchezza di Gesù Cristo e dono alsuo popolo» (n. 21). «Voglia il cieloche tu possa riconoscere qual è quel-la parola, quel messaggio di Gesùche Dio desidera dire al mondo conla tua vita» (n. 24). «Non è sano ama-re il silenzio ed evitare l’incontrocon l’altro, desiderare il riposo e re-spingere l’attività, ricercare la pre-ghiera e sottovalutare il servizio. Tut-to può essere accettato e integratocome parte della propria esistenza inquesto mondo, ed entra a far partedel cammino di santificazione» (n.26). Santità e missione si incontrano.Secondo il filosofo X. Zubiri la vitanon ha una missione, è una missione(espressione che Francesco ha appli-cato a sé diverse volte) (n. 28).

Maggio 2018 – anno XLI (72)

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Reg. Trib. Bologna n. 3379 del 19-12-68Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Bologna”Con approvazione ecclesiastica

associatoall’unione stampa periodica italiana

L’editore è a disposizione degli aventi diritto che nonè stato possibile contattare, nonché per eventuali einvolontarie inesattezze e/o omissioni nella citazionedelle fonti iconografiche riprodotte nella rivista.

Questo numero è stato consegnato alle poste il 7-5-2018

moniTestiMensile di informazione spiritualità e vita consacrata

ATTUALITÀ

3Testimoni 5/2018

—Allegri mistici

Se vi è una corrente spirituale privi-legiata è quella mistica: da Bonaven-tura a Francesco, da Giovanni dellaCroce a santa Teresa d’Avila, daCharles de Foucauld al «pellegrinorusso». Un cammino segnato dagrande serietà e realismo sia verso disé che verso gli altri, attraversato dauna salutare insoddisfazione e dallaverifica drammatica delle persecu-zioni (n. 94). Con l’accompagnamen-to discreto ad un deposito di umori-smo cristiano (Vincenzo de’ Paoli,san Filippo Neri) reso evidente dal-l’esplicita citazione della celebrepreghiera attribuita a T. Moro:«Dammi Signore una buona dige-stione e anche qualcosa da digerire.Dammi la salute del corpo, con ilbuon umore necessario per mante-nerla. Dammi Signore un’anima san-ta che sappia far tesoro di ciò che èbuono e puro, e non si spaventi da-vanti al peccato, ma piuttosto trovi ilmodo per rimettere le cose a po-sto…» (n. 126, nota 101). Potrebbeessere accompagnata dall’ironia diC.S. Lewis in Le lettere di Berlicche,quando l’anziano demone scrive algiovane Malacoda di tentare l’uomoaffidatogli, sopravvalutando «la vitainteriore»: «Incoraggialo in ciò. Tie-nigli la mente lontano dai doveri piùelementari, sospingendolo versoquelli più progrediti e spirituali. Ag-grava quella caratteristica umanache è utilissima: l’orrore e la negli-genza delle cose ovvie».

—Violenzadelle parole

I «due sottili nemici della santità» so-no lo gnosticismo e il pelagianesimo.Il primo affida alla «conoscenza» lasalvezza, verificando la santità dallacapacità di comprendere determina-te dottrine, senza la dimensione del-la carità, una «mente senza Dio esenza carne», una «dottrina senza mi-stero» (nn. 36 - 46). Il pelagiano spo-sta la salvezza solo sul fare e sulla vo-lontà che lo sostiene: egli si sente su-periore agli altri perché osserva de-terminate norme ed è irremovibile inun certo stile cattolico (n. 49). In ge-nere ogni forma di dualismo, comecontrapporre la vita contemplativa a

quella attiva o il servizio alla preghie-ra o l’impegno sociale alla spiritua-lità, conduce alla malattia dell’anima.Il testo indica, fra altre, due insuffi-cienze: la diffamazione e la cecità da-vanti ai migranti. «Il mondo delle di-cerie, fatto da gente che si dedica acriticare e a distruggere, non costrui-sce la pace» (n. 87). «La diffamazio-ne e la calunnia sono come un attoterroristico: si lancia la bomba, si di-strugge, e l’attentatore se ne va felicee tranquillo. Questo è molto diversodalla nobiltà di chi si avvicina perparlare faccia a faccia, con serena sin-cerità, pensando al bene dell’altro»(nota 73). Quanto ai migranti, non sipuò svalutarli come tema secondario,come un’invenzione del papa e pro-blema passeggero. «Il nostro culto ègradito a Dio quando vi portiamo ipropositi di vivere con generosità equando lasciamo che il dono di Dioche in esso riceviamo si manifesti nel-la dedizione ai fratelli» (n. 104).

—Sine glossa

Il terzo capitolo è dedicato quasi perintero al commento delle beatitudi-ni, in particolare secondo la redazio-ne di Matteo (5,3-12). «Le beatitudi-ni in nessun modo sono qualcosa dileggero o di superficiale; al contra-rio, possiamo viverle solamente se loSpirito Santo ci pervade con tutta lasua potenza e ci libera dalla debolez-za dell’egoismo, della pigrizia, del-l’orgoglio» (n. 65). L’invito alla lettu-ra si accompagna ad una modalità diapproccio alla Scrittura che papaFrancesco, commentando il cap. 25di Matteo, specifica al n. 97: «Davan-ti alla forza di queste richieste di Ge-sù è mio dovere pregare i cristiani di

accettarle e di accoglierle con since-ra apertura, “sine glossa”, vale a diresenza commenti, senza elucubrazio-ni o scuse che tolgano ad esse forza.Il Signore ci ha lasciato ben chiaroche la santità non si può capire né vi-vere prescindendo da queste sue esi-genze, perché la misericordia è il“cuore pulsante del Vangelo”».Fra le espressioni peculiari della san-tità nel mondo attuale il pontefice ri-corda: la pazienza e la mitezza, lagioia e il senso dell’umorismo, l’au-dacia e il fervore, la dimensione co-munitaria e la preghiera costante.Nell’ambito della pazienza ammoni-sce rispetto alle inclinazioni aggres-sive ed egocentriche, perché «anchei cristiani possono partecipare a retidi violenza verbale mediante internete i diversi ambiti o spazi di inter-scambio digitale. Persino nei mediacattolici si possono eccedere i limiti,si tollerano la diffamazione e la ca-lunnia, e sembrano esclusi ogni eticae ogni rispetto per il buon nome al-

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ATTUALITÀ

trui» (n. 115). Ma niente giustifica«uno spirito inibito, triste, acido, me-lanconico, o un basso profilo senzaenergia. Il santo è capace di viverecon gioia e senso dell’umorismo.Senza perdere il realismo, illuminagli altri con uno spirito positivo e ric-co di speranza» (n. 122). Il tema del-la gioia, della letizia e del sorriso ètroppo evidente in tutti i testi diFrancesco per essere sottovalutato.È il corrispettivo della forma dram-matica e di estremo realismo con cuiaffronta l’orizzonte della vita cristia-na. Non casuale la citazione dellapersona e del magistero di Paolo VI,in particolare l’esortazione apostoli-ca Gaudete in Domino del 1975 (cf.nota n. 103).

—Il maligno

L’ultimo capitolo è dedicato al com-battimento, alla vigilanza e al discer-nimento. L’opera del discernimento,la maturità umana e spirituale che ri-chiede, il suo nesso con la sapienzapsicologica, ma soprattutto con lapreghiera e il tempo paziente di Dio(nn. 166-177) è spesso evocata nelmagistero di Francesco. Più diretto,anche se non imprevisto, il riferimen-to al maligno. Il cammino di santitànon deve fare solo i conti con la men-talità del mondo e le proprie fragi-lità, ma è anche «una lotta costantecontro il diavolo, che è il principe delmale» (n. 159). «Proprio la convin-zione che questo potere maligno è inmezzo a noi, è ciò che ci permette dicapire perché a volte il male ha tan-ta forza distruttiva» (n. 160). Il male,diceva Paolo VI, «non è più soltantouna deficienza, ma un’efficienza, unessere vivo, spirituale, pervertito epervertitore. Terribile realtà. Miste-riosa e paurosa» (nota 121). È «unessere personale che ci tormenta» (n.160), ma abbiamo dal Signore le ar-mi e le forze per non esserne vittime.E per chiudere sulla vena ironico-umoristica già accennata si può cita-re Lutero «Il modo migliore perscacciare il diavolo … è di deriderloe insultarlo, poiché egli non può sop-portare la beffa» e Tommaso Moro«Quello spirito orgoglioso … nonpuò tollerare di venir canzonato».

Lorenzo Prezzi

Amministratrice DelegataCol passar degli anni ho l’impressione che stia crescendo la rilevanza degliaffari spirituali: alla diminuzione degli affari materiali, corrisponde unaumento della percezione di quelli spirituali. A partire dalle richieste dipreghiere, che per numero e specificità, possono intasare le vie dicomunicazione, fino agli affari più personali che riguardano la BeataSperanza, affari che coinvolgono passato, presente e futuro… Senzacontare l’ eco del dolore del mondo, la situazione della Chiesa, il travagliodella vita consacrata… è tutto un susseguirsi di interessi spirituali di cuifarsi carico, non facili da gestire, specie in situazione di riduzione delleforze.Ma un giorno, dopo aver letto dell’elevato numero di donne che svolgonobrillantemente il compito complesso di dirigenti di grosse entità, con iltitolo di “Amministratore Delegato”, ho pensato che anch’io avrei potutotrarre vantaggio dall’ avere una persona alla quale delegarel’amministrazione dei miei traffici spirituali… tanto più che di una Personaconoscevo da tempo l’efficacia e la vicinanza.È così che Maria di Nazareth è divenuta “Amministratrice Delegata” deimiei interessi spirituali: a Lei ho affidato la gestione del complesso del miopiccolo e confuso mondo, fidandomi della sua abilità manageriale. Tuttavia, a volte, proprio prendendo in mano il Rosario, ho qualche dubbiodi assomigliare troppo a un “vecchio cattolico”, accusabile di mettere Leiprima del Creatore. Ma mi rinfranco subito, ricordandomi che Lei ha piùdimestichezza e influenza nel parlare con Lui dei miei interessi di quantone possa avere io. E poi… il Padre non ha fatto ricorso a Lei per donarmi Gesù, il SuoTesoro più prezioso? Affidandolo a Lei non l’ha costituita di fatto“Amministratrice Delegata” dei suoi interessi nel mondo?E così mi accorgo d’aver scoperto quello che già esisteva e di cui giàbeneficiavo da tempo. Col vantaggio che ora posso sgranare la Corona più tranquillamente,sapendo che ho una Amministratrice non solo Delegata da me, masoprattutto dall’Altissimo, per portare a buon esito i miei interessi, in modoche raggiungano il massimo rendimento, facendoli coincidere il piùpossibile con quelli astronomici e insuperabili dell’Altissimo. Infatti chi conosce meglio di Lei l‘arte di collaborare alla crescita del divinonell’umano? Nel tempo della ricerca dell’efficienza, perché non ipotizzare pure questotitolo per la Santa Maria Madre di Dio?

Piergiordano Cabra

5Testimoni 5/2018

Il tema complesso e di grandedensità storica, affrontato dalla65° Assemblea nazionale dell’U-

SMI, (Roma 4 -6 aprile), esige sem-pre maggior consapevolezza delleenormi sfide interculturali che deter-minano il presente e il futuro dell’u-manità, della Chiesa e della vita con-sacrata, chiedendo inevitabili cam-biamenti. «Per disporci ad accoglie-re e ad attuare i cambiamenti, comei nomadi del deserto, abbiamo biso-gno di fermarci alle oasi che trovia-mo sul nostro cammino. Potremmoprendere un breve tempo per farememoria dei grandi cambiamentiche abbiamo già vissuto durante lanostra vita nell’Istituto e delle evolu-zioni, felici o dolorose, che abbiamoattraversato durante il nostro viag-gio della vita. E potremmo così rico-

noscere e accogliere, in questo farmemoria, che questi cambiamenti,queste evoluzioni, felici o doloroseche siano, non solo hanno potuto es-sere traversate, ma sono state anchefonti zampillanti di vita».1

Perché questo avvenga occorronoalcune condizioni. Prima di tutto laconsapevolezza che l’apertura all’in-terculturalità non si fa da sé e nonsiamo spontaneamente pronte adaccogliere le differenze culturali, inrapporto al parlare e a fare silenzio,all’uso del tempo, al modo di parla-re e di riflettere, all’apprendimentodelle lingue.L’interculturalità caratterizza anchei percorsi formativi. È importante«avere chiari gli elementi della pro-pria cultura al punto da saperli decli-nare verso le altre culture con gra-

VITA CONSACRATA

65° Assemblea dell’USMI

ARRICCHITE DALLERECIPROCHE DIVERSITÀ“Dalla multiculturalità all’interculturalità” per vivere le

differenze culturali come dono di Dio, come opportunitàdi arricchimento reciproco e come passaggio necessarioper umanizzare le persone, le comunità e i popoli. Elettala nuova presidente USMI sr.Yvonne Reungoat, delle Figliedi Maria Ausiliatrice; vicepresidente sr. Ester Pinca, delle

Francescane Alcantarine.

dualità. L’interculturalità in astrattonon esiste, ma è uno stile di vita, una“forma mentis” che si matura. Nes-suno nasce interculturale».2

In secondo luogo prendere tempoper conoscersi, senza dare per scon-tato che ci conosciamo già, sostenu-te dalla fede e dalla preghiera. «Perabbracciare tutte le razze, Cristo hasteso le braccia sulla croce. È neces-sario accettare di morire a se stessiper vivere e far vivere». Prenderetempo per ascoltarsi, diversamentesi cancella la novità di ognuno, ri-schiando di alimentare pregiudizi earroccamenti nelle proprie sicurez-ze. E «non pensare che la propriapersonale cultura, etnica e genera-zionale, sia la norma universale del-la cultura».Per sr. Modica la formazione è il luo-go privilegiato per l’intercultura, inuno stile di reciprocità, in cui la cen-tralità della persona deve avere laprecedenza su tutto il resto. E ognipersona, con la sua propria cultura,chiede di essere conosciuta con one-stà intellettuale, nella consapevolez-za che ogni cultura ha delle criticità,degli elementi da purificare ed evan-gelizzare.

—Cammino lentoma obbligatorio

Sr. Elisa Kidanè, «eritrea per nasci-ta, missionaria comboniana per vo-cazione, cittadina del mondo perscelta» come ama definirsi, offre lasua riflessione con una domanda:«Quali esperienze di interculturalitàci possono essere là dove la storia haoffeso, schiacciato e disprezzato tan-ti popoli diversi da noi? Non possia-mo far finta che non sia successoniente. E ancora oggi stanno emer-gendo elementi insidiosi di naziona-lismi, di razzismo, di divisioni. Ma ilCristo è venuto ad abbattere il muro“di divisione”. Proprio a partire daLui c’è un cammino da fare, lentoma obbligatorio». E ricorda il sognodi M. Luther King, di sedere tutti in-sieme al tavolo della fratellanza, aprescindere dalle differenze, dal co-lore della pelle.La multiculturalità prima e l’inter-culturalità poi, sono un processo ine-vitabile. E allora conviene impararea cogliere quegli aspetti che fanno

Testimoni 5/20186

crescere e migliorano una cultura,senza perdere i propri fondamentalivalori, ma anzi rafforzandoli conquelli che offrono culture venute dalontano. «I documenti sull’intercul-turalità non servono se non “decolo-nizziamo” lo sguardo, i pensieri, ilcuore. Essere capaci di intercultura-lità è innanzitutto un nuovo modo diessere, prima che di fare. Non ci so-no straniere nelle nostre comunità,nelle Congregazioni, non ci sonopersone di colore. Dobbiamo met-terci alla scuola “insieme”, maturan-do soprattutto l’arte di vivere, doveci sia semplicemente un io e un tu inrelazione con la possibilità concretadi un riconoscimento reciproco». Al-lora ci sarà incontro di culture e divalori, senza più innalzare frontiereper sopravvivere, con apertura diorecchie, di occhi, di cuore, nellaconvivialità delle differenze. «Comeconsacrate dobbiamo fare un salto diqualità, rimettere al centro Cristo edecentrarci da noi stesse per la co-struzione di una cittadinanza nuova,quella del Regno e per la realizza-zione di un sogno, quello di Dio».

—Con ugualedignità

Perché il passaggio dalla multicultu-ralità all’interculturalità sia concretoe vero, prima di ogni altra considera-zione operativa è necessario verifi-care se abbiamo ben compreso lanostra realtà battesimale come ade-sione a Cristo: «prima di essere con-sacrati, siamo cristiani».3

VITA CONSACRATA

Alla luce della pericope della letteraalle comunità della Galazia 3,23-29,mons. Morandi evidenzia come l’a-postolo Paolo mostri la funzioneprovvisoria della Legge e la preva-lenza della Fede, denunciando il pe-ricolo che rischia di far morire quel-la comunità: le pratiche del giudai-smo portano i Galati a una pericolo-sa involuzione, rendendo vana lacroce di Cristo. In questo contestopaolino, si vuole affermare che ri-spetto alla salvezza che si ottienemediante la fede in Cristo, le distin-zioni sono e diventano irrilevanti, inquanto tutti ci troviamo nella mede-sima condizione sia che siamo giudeio greci, liberi o schiavi, maschio ofemmina. Tutti siamo uniti nell’espe-rienza di essere stati gratuitamentesalvati. È il battesimo, non la cultura,il fondamento della nostra identitàpiù profonda e di conseguenza ilfondamento della nostra unità. Solosulla base della cultura scateniamole conflittualità e le incompatibilitàdi identità; tanto protagonismo per-sonale diventa motivo di tante soffe-renze e incomprensioni. Il rinnova-mento non è dunque problema dimetodo ma è questione di rigenera-zione, non sta nel riempire le sale manel rianimare i cuori, lasciandosi abi-tare da Cristo. Senza di Lui “si puòfare il bene senza voler bene”. ConCristo, invece, si realizza la fonda-mentale unità, senza discriminazionie con uguale dignità.

—Processolungo e faticoso …

Inculturarsi in un’altra cultura4 è«come cambiare casa ed entrare in

un’altra famiglia dove si arriva conciò che si è e dove si impara un altrouniverso di relazioni sociali con cuisi dà senso alla vita, si organizza lacomunità, si producono e si distribui-scono i beni necessari. È sempre undialogo tra la cultura da cui si vienee quella nella quale si arriva. L’arri-vo in casa dell’altro con l’intenzionedi trasferirsi in essa, provoca una ve-ra e propria fecondazione della pro-pria cultura, il cui frutto è l’identifi-carsi nella cultura incontrata fino adivenirne parte naturale». Alcuni ri-ferimenti biblici possono conferma-re questa riflessione. «Tracciare ilcammino camminando, è il modo incui il Signore umanizza coloro chesceglie. Abramo, per esempio, vissenella sua casa, in un buon equilibriocon l’ambiente che lo circondava,con la sua famiglia e con se stesso».Ascolta il Signore che gli dice: “La-scia il tuo paese, la tua patria, e la ca-sa di tuo padre e va’ verso il paeseche io ti indicherò” (Gen 12,1).Abramo lo fa e diventa padre dellafede e origine di una discendenzaimmensa e diversa. «Non si ag-grappò alla sua tranquillità persona-le e nemmeno alla stabilità che lasua cultura gli dava. Seppe relativiz-zarla riconoscendo Dio solo comeAssoluto e seppe dirigersi verso ciòche gli era culturalmente sconosciu-to, sostenuto dalla sua piena fiduciain Dio, portando con sé la sua iden-tità culturale e aperto alla novità cheun nuovo cammino avrebbe potutooffrirgli».Il Signore ascolta il grido del popo-lo di Israele reso schiavo in Egitto.(Es 3,7) «Per liberarlo, gli chiede dimettersi in cammino, di uscire da sé

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7Testimoni 5/2018

e di far rotta verso una terra pro-messa, diversa da ciò che è noto. Neldeserto si incontra con la novità esente nostalgia dei suoi costumi, del-la sicurezza offerta dalla schiavitù. Ilprocesso per giungere alla TerraPromessa, a una nuova situazioneculturale, è lungo e faticoso. Tantoda richiedere più di una sola genera-zione».Anche il mistero dell’incarnazionepuò essere letto come un processo diinculturazione. Dio decide la salvez-za del genere umano. «Per questo, fauscire il Figlio verso il mondo uma-no facendo di lui uno dei tanti. Sal-vare l’altro comincia con il ricono-scerlo, e vuol dire uscire dalla pro-pria posizione per incarnarsi nellarealtà dell’altro, assumendo tutte leconseguenze».

—… ma sempreincompleto

«L’inculturazione è un processosempre incompleto», evidenzia p.Sosa. «I contesti sociali cambianomolto e rapidamente. Le culture simuovono anche secondo la dinami-ca dei contesti locali ed internazio-nali. Per questo, «l’inculturazione,dalla prospettiva della vita consacra-ta, esige un discernimento comune,fondato su un’autentica vita nelloSpirito». L’inculturazione così com-presa è «la compagna della missioneevangelizzatrice della vita consacra-ta al servizio della missione di Cristo,cercando di essere il più possibile si-mile a Lui».L’inculturazione può favorire il«cammino di accesso alla cattolicità,perché riconosce le differenze cultu-rali come rivelazione del volto del-l’umanità creata a immagine e somi-glianza di Dio, arricchita dallo scam-bio sempre più profondo tra di es-se».Cattolico è l’essere umano «ca-pace di sentirsi membro dell’uma-nità perché è cosciente criticamentedella sua propria cultura (incultura-zione), è capace di riconoscere congioia la cultura degli altri esseri uma-ni (multiculturalità) e di relazionarsicon altri, arricchendosi con la varietàdi cui la sua cultura è parte (intercul-turalità). L’interculturalità è quindi ilmezzo per il quale creiamo le condi-zioni «per vivere in pieno l’umanità.

Contribuisce ad umanizzare le per-sone, le culture e i popoli», può di-ventare «impulso verso la giustiziasociale, la fraternità e la pace, favo-rendo il superamento dei fondamen-talismi».

—Visione criticadella storia e formazione

L’interculturalità coinvolge la vitaconsacrata su diversi versanti. «La prima conseguenza per la vitaconsacrata è approfondire con visio-ne critica le origini di ciascuna fami-glia religiosa e il loro sviluppo stori-co. Ciascuna congregazione ha cer-cato di discernere lungo la sua storiacome vivere il carisma in contesti di-versi e mutevoli».È necessaria unavisione critica della storia in cui la vi-ta consacrata nasce e si sviluppa, co-me è necessario «fare del discerni-mento spirituale comunitario il mo-do normale per prendere decisionisulla missione in ogni contesto dovela vita consacrata è inculturata»:sempre più grande è il numero di co-munità religiose internazionali emulticulturali. «Ciò richiede religio-si e religiose con un’autentica vitanello Spirito, nutriti dall’Eucaristia,capaci di pensare liberamente e cri-ticamente e dedicati alla missionecon generosità».Una delle sfide maggiori della for-mazione per l’interculturalità è co-noscere e prendere in considerazio-ne le culture giovanilinei vari contesti socia-li attuali. Per tematizzare neipiani di formazioneiniziale e permanentela pluralità dell’espe-rienza religiosa e cul-turale contemporaneain vista di una visionespiritualmente integra-ta della diversità, oc-corre riesaminare lepratiche della vita reli-giosa. «Potranno esse-re confermate in modonuovo, per esempio,l’austerità comunitariain chiave più ecologi-ca, la condivisione deibeni o la vita di pre-ghiera quale condizio-

ne per il discernimento spirituale.L’obbedienza e la castità dovrannoessere oggetto di una riflessione piùprofonda, e sottomesse al vaglio del-la diversità. L’obbedienza ci pone di-nanzi a strutture e modi di esercita-re l’autorità religiosa, indicandoli co-me strumenti per facilitare comecercare e trovare la volontà di Diosulle persone, le comunità e le opereapostoliche. La diversità obbliga an-che ad un approfondimento etico, fi-losofico e teologico dell’affettivitàumana, nelle sue manifestazioni enei modi di vivere la sessualità e ilsenso del celibato religioso».I processi formativi dovranno esserein dialogo con i diversi contesti cul-turali, con la storia di ogni popolo,con i percorsi personali. «Solo conl’aiuto della grazia è possibile aprir-si all’esperienza dell’interculturalità,come dimensione della nostra vitacristiana, religiosa e missionaria».

Anna Maria Gellini

1. Così ha detto sr. Elisabetta Flick, vicesegre-taria della UISG e responsabile del Proget-to Migranti/Sicilia

2. Questo aspetto è stato evidenziato da sr.Etra Luana Modica delle Missionarie di SanCarlo Borromeo, (Scalabriniane) consiglieragenerale per la formazione.

3. Intervento di mons. Giacomo Morandi, se-gretario della Congregazione per la Dottri-na della fede

4. Intervento di p. Arturo Sosa Abascal, supe-riore generale della Compagnia di Gesù:“Interculturalità e vita consacrata”

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PAPA FRANCESCO

Esortazione apostolicasulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo.COMMENTO DIFRATEL MICHAELDAVIDE

VITA CONSACRATA

Testimoni 5/20188

dia e carità.In questo senso la condivisione indi-ca anche una precisa prospettiva dirinnovamento, personale e comuni-tario, che in maniera sempre giova-ne, rimette in moto singoli e comu-nità, come ebbe modo di dire papaFrancesco alla FAO in occasionedell’ultima giornata mondiale dell’a-limentazione (16.10 2017): «Di fron-te all’aumento della domanda di ali-menti è indispensabile che i fruttidella terra siano disponibili per tut-ti. Per qualcuno basterebbe diminui-re il numero delle bocche da sfama-re e risolvere così il problema; ma èuna falsa soluzione se si pensa ai li-velli di spreco di alimenti e a model-li di consumo che sprecano tante ri-sorse. Ridurre è facile, condividereinvece impone una conversione, equesto è impegnativo».Fedeli al mandato di Paolo VI e allatestimonianza di mons. Nervo emons. Pasini, le Caritas hanno riflet-tuto sul loro servizio pastorale, chein questa era di crisi e di complessitàchiede di esserci, abitare con respon-sabilità il territorio, sperimentarecon coraggio nuove forme di carità,sempre orientate allo sviluppo di co-munità, con un’attenzione particola-re ai giovani. In poche parole chiede«una dedizione sempre più piena al-la causa degli ultimi e dei poveri,giungendo fino alle periferie umaneed esistenziali dell’odierna societàper essere autentici apostoli della ca-rità, animati dagli stessi sentimentidell’unico Maestro e Buon Samari-tano dell’umanità» come auspicatoda papa Francesco in un messaggiodi saluto ai convegnisti fatto perve-nire al card. Francesco MontenegroPresidente di Caritas Italiana. Almessaggio del Papa si è aggiunto an-che quello del Presidente della Re-pubblica Sergio Mattarella: «La no-stra comunità nazionale – ha sottoli-neato il Presidente - ha apprezzatonegli anni il lavoro tenace delle Ca-ritas diocesane, la fedeltà quotidianaalle persone, l’impegno sincero adincludere, ad emancipare dal biso-gno, a rispettare la dignità e la libertàdi ciascuno…Costruire insieme unumanesimo condiviso richiede dialo-go e apertura, amicizia e impegno,solidarietà e progettualità, capacitàdi affrontare il tempo nuovo con vi-

«Icristiani sono coloro chegridano con la loro vita cheè possibile vivere la frater-

nità, la gratuità, il dono, la giustizia,la pace. Non si tratta di utopia, dibuonismo, ma di ciò di cui il mondoha bisogno per uscire dal paurosoavvitamento su se stesso che lo staconducendo ad offendere il creato, astrutturare il disordine come regoladei rapporti fra le nazioni, a lasciareindietro i deboli e i poveri all’inter-no delle società».Così il presidentedella Cei card. Gualtiero Bassetti siè rivolto ai circa 600 tra direttori eoperatori delle 200 Caritas diocesa-ne e di Caritas Italiana in occasionedel 40° Convegno delle Caritas chesi è svolto ad Abano Terme (PD), dal16 al 19 aprile 2018.

—Nel solco degli orentamentipastorali della CEI

Il Convegno, a partire dal titolo“Giovane è... #unacomunitàchecon-

divide” si colloca nella prospettivadegli Orientamenti Pastorali dellaCEI “Educare alla vita buona delVangelo” e del Sinodo dei Vescovisul tema “I giovani, la fede e il di-scernimento vocazionale”. Ascolto emovimento, sono le due parole “gio-vani”, che papa Francesco ha utiliz-zato per annunciare il Sinodo e sonole parole che segnano l’intero cam-mino ecclesiale verso una società piùgiusta e fraterna da costruire insie-me, fino alle periferie del mondo. Anche il luogo del convenire, nelladiocesi di Padova, è stato particolar-mente significativo, in quanto si trat-ta della diocesi di mons. GiovanniNervo, primo presidente di CaritasItaliana e di mons. Giuseppe Pasini,che lo ha affiancato dall’inizio e poiha diretto la Caritas dal 1986 al 1996.Due sacerdoti che con il loro pensie-ro e la loro testimonianza di vitahanno lasciato alla Chiesa un’ereditàche continua a produrre propostenuove e frutti di autentica misericor-

QUESTIONI SOCIALI

40° Convegno delle Caritas

GIOVANE ÈCHI CONDIVIDE

Le Caritas hanno riflettuto sul loro servizio pastorale, chein questa era di crisi e di complessità chiede di esserci,

abitare con responsabilità il territorio, sperimentare nuoveforme di carità, con un’attenzione particolare ai giovani.

Testimoni 5/2018 9

sione e ideali, superando sterili spin-te all’individualismo che rischiano dialimentare egoismi, paura, sfiducia».Proprio per questo il card. FrancescoMontenegro nel suo intervento hasottolineato che «non solo occorreinnovare lo stile della prossimità edelle relazioni, ma bisogna mettere adisposizione il capitale fiduciario, so-ciale e relazionale che le Chiese lo-cali rappresentano, come strumentoper costruire coesione e come pre-messa per forme di sviluppo localein parte ignorate e in parte da risco-prire, al fine di contribuire alla rico-struzione di comunità territorialiconsapevoli, solidali e capaci di spe-ranza…Per opporre alla società del-lo scarto un nuovo modello che nonmetta da parte gli esclusi; per co-struire un ecosistema favorevole al-l’uomo, verso quella ecologia inte-grale indicata da papa Francesconella Laudato Si’, in cui il valore del-la solidarietà unito a quello dell’as-sunzione di responsabilità, persona-le e collettiva, possono produrre ri-sultati concreti». «I poveri – ha aggiunto il cardinale -da noi oltre al servizio si aspettanol’amicizia. Dobbiamo avere unosguardo nuovo, imparare a stare ac-canto a loro, anche senza dare rispo-ste e costruire insieme comunità friz-zanti, aperte e non chiuse come ripo-stigli».

—Giovani, comunità,condivisione

Giovani, comunità, condivisione so-no state le parole-chiave che hannoorientato le giornate di confronto incui è stato dato spazio a esperienzee voci di giovani. Parole ribadite anche dal Presidentedella Conferenza Episcopale Italia-na, card. Gualtiero Bassetti, nel suointervento dal titolo “Per uno svilup-po di comunità: il ruolo dei giovani”.«Una volta che come Chiesa – hasottolineato il cardinale - abbiamochiarito la necessità di un accompa-gnamento e un’accoglienza autenti-camente eucaristica dei giovani, pos-siamo provare, sulla base della no-stra esperienza e della nostra storia,ad aiutarli ad individuare le sfide chesi trovano a dover affrontare… Sitratta di vivere concretamente le

QUESTIONI SOCIALI

beatitudini, e dire aigiovani “Guarda chela tua sorte mi inte-ressa, per quanto miè possibile denuncioil male che ti è fattoe soprattutto: la tualotta è la mia lotta, ela mia solidarietà, as-sieme a te, è capacedi sviluppare dina-miche creative incre-dibili. Non sei so-lo!”». Ha poi aggiun-to: «Per questo espri-mo la mia gratitudi-ne per le iniziativepreziose e coraggiose che la creati-vità pastorale della nostra chiesa samettere in campo» con un approccionon paternalistico, fondato «sul rigo-re dello studio e dell’approfondi-mento, sulla consapevolezza delladimensione internazionale delle sfi-de, ma anche delle risorse per af-frontarle. Infine un’osservazione eun auspicio:«Se prendiamo la nostracarta costituzionale troviamo unamagna carta: il progetto del supera-mento della democrazia liberale perla democrazia sostanziale, quindi so-lidale. Vi sono i valori, fondati sul ri-spetto della dignità della persona,che hanno permesso al nostro paesedi affrontare le crisi più difficili; essisono, per di più, il cardine di una cre-scita economica – in un passato noncosì lontano - fra le più sorprenden-ti del mondo. Uno sviluppo tanto piùsolido e forte quanto più inclusivo ecapace di esprimere la cultura soli-dale del nostro paese… Occorremettere in moto la speranza: l’uma-nità nel suo insieme è capace di da-re risposte coerenti alle sfide che lariguardano… Davvero o ci si salvatutti insieme o non si salva nessuno».

—Il lavorodei gruppi

Significativo per far emergere pistedi lavoro è stato il lavoro nei gruppidi confronto, orientati da un lato dal-la volontà di sollecitare il protagoni-smo dei giovani, dar loro voce, noncome spettatori del convegno, macome attori principali con le loroesperienze, dall’altro lato dalla ne-cessità di considerarli non come ca-

tegoria sociologica, ma avendo lafortuna come Caritas di incontrarliin vari ambiti del nostro agire, parti-re proprio dalle loro storie, dal lorovissuto, dalla ricchezza dell’incontroche abbiamo con loro.A tutto questo si è aggiunto ancheun momento specifico di confrontosu rischi e opportunità di web e so-cial media dove c’è stato spazio perprogetti diocesani di coinvolgimentoe protagonismo dei giovani.

—Orientamenti perun cammino comune

Infine il direttore di Caritas Italiana,don Francesco Soddu, ha delineatogli orientamenti per un cammino co-mune. «Già nel titolo questo Conve-gno – ha sottolineato don Soddu - havoluto essere l’emblema di quanto laChiesa avverte come urgenza nel fo-calizzare la propria attenzione: i gio-vani, la comunità e la condivisione.Ciascuno dei termini che compongo-no il titolo costituisce e porta in séuna peculiare attenzione del mondoCaritas; coordinati tra loro costrui-scono la traccia per un più ampiocampo d’azione, affinché la nostraattenzione ai tempi e ai bisogni pos-sa sempre veicolare l’aspetto dellaprevalente funzione pedagogica checaratterizza il nostro mandato all’in-terno della Chiesa, nella società e nelmondo».In particolare è stato evidenziato co-me la condizione giovanile presentiincognite, preoccupazioni e minacceper il futuro. La precarietà del mer-cato del lavoro ha riflessi molto pe-santi sulla possibilità di fare proget-

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Seguendo la storia e la vita degliistituti ci è capitato di racconta-re di fondatori sotto esame, di

famiglie commissariate, di disputespesso accese e delle molte sofferen-ze connesse. Ma anche di riprese im-previste e di generosità sorprendenti.Il testo che presentiamo ai lettori e al-le lettrici è un editoriale di Tredimen-sioni, una rivista trimestrale perquanti si occupano di formazione. Latesi della pervasività della malattia diun carisma, in particolare nei suoi an-ni di avvio, si combina con la richie-sta di una dinamica rifondativa capa-ce di riformulare il nucleo positivoche lo Spirito ha affidato al fondato-re e al gruppo iniziale. Una tesi chesollecita la discussione e il confronto,con l’esigenza di un rinnovato discer-nimento ecclesiale (L. Pr.).

Papa Francesco, nel dialogo con i su-periori generali (25 novembre 2016)così si esprimeva:

«Ma mi preoccupa anche un’altracosa: il sorgere di alcuni nuovi Istitu-ti religiosi che sollevano alcunepreoccupazioni. Non dico che nondebbano esserci nuovi Istituti reli-giosi! Assolutamente no. Ma in alcu-ni casi mi interrogo su che cosa stiaaccadendo oggi. Alcuni di essi sem-brano una grande novità, sembranoesprimere una grande forza aposto-lica, trascinano tanti e poi… fallisco-no. A volte si scopre persino che die-tro c’erano cose scandalose… Ci so-no piccole fondazioni nuove che so-no davvero buone e che fanno sul se-rio. Vedo che dietro queste buonefondazioni ci sono a volte anchegruppi di vescovi che accompagnanoe garantiscono la loro crescita. Peròce ne sono altre che nascono non daun carisma dello Spirito Santo, mada un carisma umano, da una perso-na carismatica che attira per le suedoti umane di fascinazione. Alcunesono, potrei dire, «restaurazioniste»:

VITA DEGLI ISTITUTI

Fondatore e Fondazione

POSSIBILE AMBIGUITÀDEL CARISMA

Riprendiamo dalla rivista Tredimensioni una severariflessione sui carismi malati e le loro conseguenze.

L’esigente dinamica della rifondazione.

ti di vita “solidi”. Se si vuole dare –o restituire – speranza ai giovani ènecessario che le comunità riscopra-no la dimensione “educante”, con unrinnovato investimento nella forma-zione, mentre la seconda parolad’ordine non può che essere “allean-za”, perché neanche la Chiesa, da so-la, può assolvere in pieno a questoarduo compito.«Occorre pertanto – ha proseguitodon Soddu – una carità a 360°, aper-ta a tutti quelli che possono esseregli ambiti di lavoro prevalenti, defi-niti dall’orizzonte statutario: quellodella carità educativa… quello dellacarità concreta… quello della tuteladei diritti, cioè della carità politica…quello della carità interna…al fine disviluppare anche la comunione adintra, segno e simbolo di quella gene-rale».Infine il direttore ha sottolineato che«oggi le comunità entro cui viviamosono realtà fragili, che sempre più sisfaldano e si spopolano, che cambia-no, si arricchiscono di nuove perso-ne, spesso giovani, migrate da altriPaesi, e quindi si ricompongono e siripensano, non senza tensioni. Muta-no e quindi anche noi dobbiamo mu-tare con loro, senza però omologar-ci alle mode o alle tendenze». La-sciandoci guidare da alcune paroletrasversali: coesione, riconciliazione,inclusione e, soprattutto, ripetendosempre l’interrogativo dell’indimen-ticato don Giovanni Nervo: “Le no-stre presenze di carità esprimonocondivisione, promozione, coinvolgi-mento comunitario, impegno socialee politico, preferenza per i più pove-ri?”… Solo così potremo riuscire adavere un’attenzione particolare e co-stante al “novum”, ossia al futuro au-spicato-voluto e tessuto con la pre-senza rigenerante di Dio.Solo così saremo anche in grado diristabilire alcuni primati che, oggi,appaiono invertiti rispetto al loro or-dine: il Vangelo sulla legge; l’uomosulle regole dei codici; il servizio sulpotere. Utopie? Forse. Ma – come sottoli-neava don Tonino Bello– “così a por-tata di mano, che possono finalmen-te diventare carne e sangue sull’alta-re della vita”.

Ferruccio Ferrante

QUESTIONI SOCIALI

Testimoni 5/2018 11

esse sembrano dare sicurezza e inve-ce danno solo rigidità. Quando midicono che c’è una Congregazioneche attira tante vocazioni, lo confes-so, io mi preoccupo. Lo Spirito nonfunziona con la logica del successoumano: ha un altro modo. Ma mi di-cono: ci sono tanti giovani decisi atutto, che pregano tanto, che sono fe-delissimi. E io mi dico: “Benissimo:vedremo se è il Signore”. Alcuni poisono pelagiani: vogliono tornare al-l’ascesi, fanno penitenze, sembranosoldati pronti a tutto per la difesadella fede e di buoni costumi… e poiscoppia lo scandalo del fondatore odella fondatrice… Noi sappiamo, ve-ro? Lo stile di Gesù è un altro. LoSpirito Santo ha fatto rumore il gior-no della Pentecoste: era all’inizio.Ma di solito non fa tanto rumore,porta la croce. Lo Spirito Santo nonè trionfalista. Lo stile di Dio è la cro-ce che si porta avanti fino a che il Si-gnore non dice “basta”. Il trionfali-smo non va bene d’accordo con la vi-ta consacrata. Dunque, non mettetela speranza nel fiorire improvviso emassiccio di questi Istituti. Cercateinvece l’umile cammino di Gesù,quello della testimonianza evangeli-ca. Benedetto XVI ce lo ha dettomolto bene: la Chiesa non cresce perproselitismo, ma per attrazione».

—L’incubazione di uncarisma

Venuti a conoscenza degli scandaliperpetuati dai fondatori e della lorodoppia vita, per salvare il destinodell’istituto si tenta spesso l’opera-zione di scindere il carisma dell’Isti-tuto dalla persona del fondatore. Maquesta è un’operazione ardua se nonaddirittura impossibile. Il carismanasce proprio perché ha trovato unapersona che gli ha fornito il suo hu-mus naturale per nascere. Senzaquell’humus non sarebbe nato. Il ca-risma non è fatto solo di contenuti eproclami nati dalla parte intellettua-le del fondatore ma è fatto di prassi,simboli, strutture, indicazioni com-portamentali, modalità relazionali…nate nell’intimo del fondatore presonella sua interezza. Sono cose matu-rate lentamente e in silenzio dentroall’animo del fondatore e in quel ca-risma si riversa la totalità di quell’a-

reciproca delle indicazioni che lerende già all’inizio sbagliate, nel lo-ro stesso porsi. Ciò non dice che vo-lutamente e maliziosamente il fon-datore volesse il sequestro delle co-scienze; questo non è e non era nel-la sua mente ma è una intenzionalitàintrinseca ai suoi atti. Non è sua in-tenzione, ma comunque mette inmoto un meccanismo che poi si inca-rica di dare i suoi frutti corrispon-denti. Cambiare la rete delle indica-zioni significa rivedere drasticamen-te il senso di quelle indicazioni espesso, per romperlo, bisogna sosti-tuirle con delle diverse se non addi-rittura opposte.

—L’esercizio del potere

È tipico di un carisma bacato il suonesso con l’area del potere. Fra i se-guaci più stretti ed intimi del fonda-tore (che di solito ha i suoi «preferi-

VITA DEGLI ISTITUTI

nimo. Il luogo d’in-cubazione del cari-sma non è solo l’a-rea virtuosa delfondatore ma tuttala sua personalità, enel caso questa ab-bia elementi bacatiil marcio passa an-che al carisma. Pen-siamo, ad esempio,ai canti liturgici oalle preghiere scrit-te dal fondatore: èdavvero possibileche non lascino tra-sparire – anche sein maniera molto sublimata – il mon-do irrisolto delle sue pulsioni? Èdavvero possibile che, nello scrivereil testo, lui stesso fosse completa-mente dissociato dalla sua parte per-versa, semmai attiva il giorno primao il giorno dopo? E, per il discepolo,continuando a leggere quegli scrittisarà possibile ricostruire in sé quellafigura del fondatore che lui avevaidealizzato ma da cui poi è stato in-gannato, specialmente se quella au-torità è stata il suo riferimento co-stante?

—La possibile corruzione

Non si può neanche scindere in dueil carisma, tentando di salvare la par-te buona e buttare via quella marcia.Il carisma non è un elenco né la som-ma di vari elementi, ma una propo-sta globale di vita che evapora se losi frantuma conservandone solo al-cune parti. Il carisma bacato è fattodi elementi che in sé, singolarmentepresi, sono buoni, ma che in relazio-ne fra loro e ad altri altrettanto giu-sti danno origine ad una rete di si-gnificati che è perversa. Prendiamo,ad esempio, tre indicazioni: 1. Dire-zione spirituale a vita e solo con unodel proprio Istituto; 2. Condivisionecomunitaria delle colpe; 3. Obbe-dienza al superiore. Le tre indicazio-ni, benché in sé buone, in interazio-ne fra loro possono instaurare un cli-ma di sequestro delle coscienze.Questo effetto non si realizza dopo,in un secondo tempo, semmai a cau-sa delle resistenze di alcuni, ma è giàall’inizio della costituzione del cari-sma stesso perché è la collocazione

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Testimoni 5/201812

ti») scattano dinamiche di controlloe copertura reciproca che, con iltempo, diventano dinamiche di boi-cottaggio reciproco. L’abuso del fon-datore diventa complicità con i col-laboratori che, con il tramonto delfondatore, diventa fra loro lotta peril potere. Se interviene un censoreesterno, si troverà subito sotto gli at-tacchi di questo gruppo di potere eda solo gli sarà molto difficile assor-bire gli ostruzionismi che si concen-trano su di lui e sottrarsi ai tentatividi «sequestro» delle parti in lotta. Sitratta anche qui di uno stile difficil-mente raddrizzabile finché quellepersone continuano ad avere posi-zioni di potere. Anche qui la colpanon è loro; singolarmente prese sonodelle brave persone ma vige un cli-ma di aggressività coperta fatto diregole tacite che se venissero esplici-tate sarebbero rinnegate da tutti ep-pure sono da tutti obbedite: un climache tutti respirano ma che nessunopuò apertamente verbalizzare, spes-so contrabbandato come gestionecarismatica (e quindi evangelica) delpotere. Un esempio ovvio è la stru-mentalizzazione (in chiave di poterema anche di erotismo) della direzio-ne spirituale: chi si accorge di cosaveramente sta succedendo? Chi puòsmascherarlo apertamente e conquali conseguenze per se stesso? Chipuò sottrarsi senza pericolo? Chi hagli strumenti per rompere questa ca-tena?

—Archiviare e ricomporre

In caso di carisma bacato è difficiledire: togliamo le mele marce e il re-sto si salverà. O anche dire: aggior-niamo le costituzioni con dei tagli edelle aggiunte. No, perché la conta-minazione partita dall’origine si èestesa a tutta la realtà che ne è nata.Occorrerà invece aver il coraggio diporre in atto una vera e propria di-namica di rifondazione, che riesca acogliere quel germe di motivo ispira-tore intatto (presente in ogni cari-sma che abbia ricevuto un riconosci-mento dalla Chiesa, a prescindere dachi lo riceve), e a partire da lì decli-nare e riempire di contenuti coeren-ti gli elementi essenziali del carisma:dall’esperienza mistica al camminoascetico, dalla missione apostolica

VITA DEGLI ISTITUTI

alla testimonianza dei voti. Non saràcerto un lavoro semplice né breve, esarà legato, più che all’intuizionestraordinaria di qualcuno, al lavorod’insieme di coloro che non si sonolasciati contaminare dal virus delfondatore. Forse molti dovranno la-sciare, e sarà un bene. Mentre pochi,o comunque meno d’un tempo, sa-ranno quelli che entrano, ma anchequesto sarà un bene. L’istituzioneavrà meno potere, sociale ed eccle-siale, e sarà un bene ancor maggiore.Cambierà soprattutto la logica difondo: non più un’istituzione umanache cerca a tutti i costi un successoterreno con criteri mondani, ma unpiccolo gregge che cammina verso ilRegno con i piccoli e i poveri.Il tema è più complesso di quanto uneditoriale possa dire. Ma in questasede interessava mettere in campol’idea che di fronte ad istituzioniestremamente ferite il rimedio nonsia la ri-composizione e il recuperodel carisma iniziale ma la sua archi-viazione. Al fondatore va tolto il suoalone di gloria e come fondatore gliva dato il diritto all’oblio, chi ha te-nuto il potere deve lasciarlo ancheper il futuro e non riprenderlo più,ciascuno deve distanziarsi da un pas-sato che volutamente si vuole nonconservare, va impedita la ricerca dinuovi protettori semmai in altre dio-cesi o nazioni. Del resto, anche allavittima di abuso si consiglia di rom-pere con l’abusatore e denunciarloper dare a se stessa (ma anche all’a-busatore) il diritto di ritornare nor-male. Chiudere significa rimettere le per-sone in una posizione di libertà, dari-giocare in modo diverso (con tut-te le sofferenze che ciò comporta).Chiudere significa anche risarcireeconomicamente le vittime. Chiude-re non vuol dire «tutti a casa». Nonè questione di restare o andarsene:chi se ne va, va a perpetuare altrovelo stile malato e chi resta si contrap-pone stando dentro. Chiudere signi-fica inserire una fase in cui ciascunoè chiamato a distanziarsi dal passato.È quel passato con il suo particolaretipo di spiritualità che deve morire.Il futuro, se ci sarà, dovrà esserequalcosa di nuovo e di diverso.

Tredimensioni 1 – 2018, 4-8

E S E R C I Z I S P I R I T U A L I

PER RELIGIOSE E CONSACRATE

� 2-6 lug: p. RanieroCantalamessa, ofm cap “C’eranocon lui i dodici e alcune donne”(Lc 8,1-2) Che cosa possonoimparare le religiose di oggidalle donne al seguito di GesùSEDE: Centro di spiritualità “DomusLaetitiae”, Viale Giovanni XXIII, 2– 06081 Assisi (PG); tel. 075.812792 – fax 075.815184; e-mail:[email protected]

� 2-7 lug: don Vincenzo Alesiani“Quando Mosè alzava le mani…”Gioie e fatiche dell’apostolato,oggiSEDE: Villa San Biagio Casa dispiritualità, Via Villa San Biagio,17 – 61032 Fano (PU); tel.0721.823175 – fax 0721.806984;e-mail: [email protected]

� 2-9 lug: don Matteo Mion “Vinonuovo in otri nuovi” (Mc 2,22)SEDE: Cenacolo MarianoMissionarie dell’Immacolata-PadreKolbe, Via Giovanni XXIII, 19 –40037 Borgonuovo-Sasso Marconi(BO); tel. 051.845002; e-mail:[email protected]

� 2-9 lug: fra Maurizio Erasmi,fmconv “Se uno è in Cristo èuna creatura nuova” (2 Cor 5,17) SEDE: Casa di spiritualità “VillaMoretta”- 38057 Pergine Valsugana(TN); tel. 0461.531366 – fax0461.531189; e-mail:[email protected]

� 15-21 lug: don Antonio Donghi“In Dio riposa l’anima mia”: uncammino nello Spirito pervivere il meraviglioso emisterioso oggi di DioSEDE: Centro Mater DivinaeGratiae, Via S.Emiliano, 30 –25127 Brescia (BS); tel.030.3847210/212; e-mail:[email protected]

� 15-21 lug: p. GiuseppeValsecchi “Alzati e va’ a Ninive!Lectio divina sul profeta Giona”SEDE: Centro di spiritualità deiPadri Somaschi, Viale PapaGiovanni XXIII, 4 – 23808 Somascadi Vercurago (LC); tel. 0341.421154e-mail: [email protected]

� 21-30 lug: don Dino Capra“Donne: di Dio e del propriopopolo”SEDE: Eremo di Montecastello,Località Montecastello – 25080Tignale (BS); tel. 0365.760255;e-mail: [email protected]

Testimoni 5/2018 13

Il 21 giugno prossimo il Papa vi-siterà il Centro ecumenico di Gi-nevra in occasione del 70°anni-

versario della sua fondazione. Fannoparte di questo Centro circa 350Chiese protestanti, anglicane, orto-dosse, vetero-cattoliche e altre comu-nità ecclesiali presenti in 110 paesi delmondo. Il Centro fu fondato il 23agosto 1948 ad Amsterdam e ha sedea Ginevra. La Chiesa cattolica non èmembro di questo Centro, ma teolo-gi cattolici collaborano in importantiCommissioni come membri a pienotitolo. Inoltre ogni anno si riunisce ungruppo di lavoro della chiesa cattoli-ca e del Centro ecumenico.Il significato di questa visita di PapaFrancesco è stata descritta dal card.Kurt Koch, Presidente del PontificioConsiglio per la Promozione dell’U-nità dei Cristiani, in una conferenzastampa del 2 febbraio scorso. Su que-sta visita ha espresso il suo parere inuna breve intervista anche il Segreta-rio generale del Consiglio Ecumeni-

co delle Chiese, Olav Fykse Tveit, ri-spondendo al microfono di PhilippaHitchen.

—Conferenza stampadel card. Kurt Koch

La visita del Papa Francesco al Cen-tro ecumenico di Ginevra durantel’anno del 70 ° della fondazione delConsiglio mondiale delle Chiese(WCC – CEC), sarà segno di ricono-scimento di un contributo unico delCEC all’attuale movimento ecume-nico. Sarà espressione dell’impegnopersonale del Papa per raggiungerel’obiettivo dell’unità cristiana mani-festato in molte occasioni. Visitandoil Centro ecumenico di Ginevra, Pa-pa Francesco seguirà i passi dei suoidue predecessori, di Paolo VI, il qua-le visitò il CEC nel 1969 (10 giugno)e di Giovanni Paolo II che fece lostesso nel 1984 (12 giugno). La visitacostituirà un’occasione per renderegrazie a Dio per una lunga e ricca

ECUMENISMO

In occasione del 70° di fondazione del CEC

VISITA DEL PAPAA GINEVRA

Il pellegrinaggio ecumenico di Papa Francesco al Centroecumenico di Ginevra esprime il suo desiderio di

festeggiare personalmente l’anniversario a nome dell’interacomunità della Chiesa cattolica, promuovere buone

relazioni e rispondere insieme alle sfide del nostro tempo.

collaborazione che la Chiesa cattoli-ca mantiene con il CEC da oltremezzo secolo. In effetti, i nostri rap-porti sono iniziati durante la prepa-razione del Concilio Vaticano II. IlVaticano II impegnò la Chiesa catto-lica nell’attuale movimento ecume-nico e aprì una nuova pagina nellastoria delle nostre relazioni con ilConsiglio ecumenico mondiale dellechiese, dando origine a uno spirito diriavvicinamento e di reciproca com-prensione. Sebbene la Chiesa cattolica non siamembro del CEC, vari dicasteri del-la Curia romana e diverse organizza-zioni cattoliche o comunità religiosecollaborano strettamente con le suediverse aree programmatiche. Esisteuna buona collaborazione nel campodella giustizia e della pace, dei dirit-ti umani, delle opere di carità e degliaiuti umanitari, in particolare perquanto riguarda i migranti e i rifu-giati, la custodia del creato, i giovani,il dialogo interreligioso, la missionee l’evangelizzazione. La più svilup-pata è la collaborazione tra il CEC eil Pontificio Consiglio per la promo-zione dell’unità dei cristiani (PCP-CU), che si svolge anche attraversovari canali.

Uno dei più importanti è il JointWorking Group (JWG), il Gruppocongiunto di lavoro. Fin dalla suafondazione nel 1965, questo gruppoè stato un catalizzatore di una frut-tuosa collaborazione nei campi deldialogo dottrinale, della formazioneecumenica, della missione e dell’e-vangelizzazione, della gioventù, del-la giustizia e della pace e dei nuoviproblemi emergenti relativi alla vitadelle moderne società. Nel 2015, inoccasione del suo 50 ° anniversario,celebrato qui a Roma, anche con lapartecipazione del Segretario gene-rale del CEC, il Papa nel suo mes-saggio incoraggiò la Chiesa cattolicae il CEC a esplorare nuovi modi ditestimoniare insieme la nostra unitàreale, anche se ancora incompleta.

I cattolici sono membri o consulentianche di varie commissioni del CEC.La più importante di queste è laCommissione Fede e Ordine che af-fronta problemi riguardanti la fedeapostolica e la struttura della Chiesa,

Giustizia e Pace, adottatodall’ultima assemblea delCEC come un leitmotiv ditutte le sue attuali attività.Riflette anche ciò che è sta-to definito da papa France-sco un “ecumenismo delcamminare insieme”. In di-verse occasioni il Papa haincoraggiato le chiese acamminare insieme nel te-stimoniare la loro fede enell’affrontare le nostre sfi-de contemporanee. Cammi-nando insieme sulla via del-la piena unità visibile, i cri-

stiani possono apprezzare meglio laloro eredità comune e prenderemaggiormente coscienza di ciò chegià condividono. Allo stesso tempo,possono far meglio fronte alle diffe-renze che devono ancora essere su-perate, specialmente per quanto ri-guarda i problemi dottrinali o mora-li. Anche se ai fini dell’unità è essen-ziale risolvere le divergenze teologi-che, l’ecumenismo non consiste solonel dialogo teologico. Deve ancheimplicare la collaborazione verso co-loro che sono nel bisogno e le nume-rose vittime delle guerre, dell’ingiu-stizia e dei disastri naturali. Come haosservato papa Francesco in un di-scorso ai Segretari delle ChristianWorld Communions: “Tutti insieme,dobbiamo aiutare. Amore al prossi-mo. Questo è ecumenismo. Questa ègià unità. Unità in cammino con Ge-sù”. Il dialogo teologico e la collabo-razione pratica sono importanti perraggiungere l’obiettivo della piena

14 Testimoni 5/2018

nonché problemi etici e so-ciali su cui i cristiani conti-nuano ad essere divisi. Nel2013, la Commissione hapubblicato un’importantedichiarazione di convergen-za sull’ecclesiologia, intito-lata “La Chiesa: verso unavisione comune”. Fu il risul-tato di molti anni di lavoroda parte di teologi che rap-presentano quasi tutte letradizioni cristiane, con unimportante contributo deiteologi cattolici. Da allora, ilPCPCU è stato coinvoltonel processo di preparazione di unarisposta cattolica ufficiale.Negli ultimi 50 anni questa ricca col-laborazione si è espressa nella pre-parazione e pubblicazione congiuntadei sussidi annuali per la Settimanadi preghiera per l’unità dei cristiani.Un altro gruppo del CEC, dove ope-rano i cattolici come membri a pienotitolo, è la Commissione Missionemondiale ed Evangelizzazione (CW-ME). Fondata nel 1961, la CWMEcontinua la tradizione del movimen-to missionario internazionale, chenella prima metà del XX secolo offrìun importante contributo alla pro-mozione dell’unità tra i cristiani. LaConferenza sulla missione e l’evan-gelizzazione mondiale, intitolata“Muoversi nello Spirito: chiamati atrasformare il discepolato” si è tenu-ta recentemente ad Arusha, in Tan-zania. Alla Conferenza hanno parte-cipato una delegazione di circa tren-ta missionari cattolici ed evangelici,sia religiosi che laici.

Esiste una proficua cooperazione trail PCPCU e il CEC anche nel campodell’educazione e della formazioneecumenica. Da molti decenni unprofessore cattolico, sponsorizzatodal PCPCU, è membro a tempo pie-no della facoltà dell’Istituto ecume-nico di Bossey, nei pressi di Ginevra,collegato al CEC. Ogni anno il PCP-CU offre anche due borse di studiocomplete a Bossey per studenti noncattolici. A gennaio di ogni anno, glistudenti e il personale dell’Istitutovengono a Roma per una visita distudio di una settimana, organizzatae sponsorizzata dal PCPCU. Il pro-gramma include visite a vari dicaste-

ri della Curia romana, incontri conrappresentanti di ordini religiosi emovimenti laici cattolici, visite a fa-coltà teologiche e visite guidate aimportanti luoghi della storia cristia-na. Il momento culminante del pro-gramma è un’udienza del Papa e lapartecipazione ai vespri ecumenicipresieduti dal Papa nel giorno dellachiusura della Settimana di preghie-ra per l’unità dei cristiani. La colla-borazione comprende anche altreiniziative tra PCPCU e CEC.

—70° anniversariodel CEC

Questo importante anniversario of-fre un’opportunità non solo alleChiese membri, ma anche al movi-mento ecumenico in quanto tale, perrimarcare i risultati del CEC e riav-vicinare le Chiese l’una all’altracamminando, pregando e lavorandoinsieme. Il pellegrinaggio ecumenicodi papa Francesco al Centro ecume-nico di Ginevra esprime il suo desi-derio di festeggiare personalmentel’anniversario a nome dell’intera co-munità della Chiesa cattolica. Que-sto gesto ecumenico vuole significa-re la costante buona volontà dellaChiesa cattolica di promuovere buo-ne relazioni con le Chiese membri ei partner ecumenici del CEC e dicontinuare a rispondere insieme allesfide del nostro tempo.

—Motto della visitadel Papa al CEC

Il motto della visita “Camminare -Pregare - Lavorare insieme” rispec-chia il tema del Pellegrinaggio di

ECUMENISMO

PAPA FRANCESCO

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15Testimoni 5/2018

unità. Ma non sono sufficienti. Unaparte essenziale del nostro viaggioecumenico deve essere la preghiera.Come ha detto il Papa: “Il viaggio èsemplice: consiste nella preghiera,con l’aiuto degli altri. Pregare insie-me: l’ecumenismo della preghiera,l’uno per l’altro e tutti per l’unità”. Ha osservato che esiste anche un’al-tra forma di ecumenismo che carat-terizza il nostro tempo: quella delsangue. Coloro che perseguitano icristiani non chiedono se sono lute-rani, ortodossi, cattolici, riformati opentecostali. Li riconoscono solo co-me cristiani. Perciò il nostro cammi-nare insieme deve abbracciare l’ecu-menismo nella preghiera, l’ecumeni-smo nel dialogo, l’ecumenismo nel-l’azione e l’ecumenismo nella soffe-renza compreso l’ecumenismo delsangue.

—Programmadella visita

La visita di un giorno è prevista pergiovedì 21 giugno 2018. Si prevedeche al suo arrivo a Ginevra, il Papaavrà un breve incontro con il Presi-dente della Confederazione Svizzeraper una visita di cortesia. Visiteràquindi il Centro ecumenico. La visi-ta al quartier generale del CEC com-prenderà un tempo di preghiera ecu-menica nella cappella del Centro e ilPapa parteciperà anche a una sessio-ne speciale del Comitato Centraleper la commemorazione dell’Anni-versario. Su invito della Conferenzaepiscopale svizzera, il Papa cele-brerà anche una Santa Messa per lacomunità cattolica di Ginevra e altripellegrini. Il ritorno a Roma è previ-sto la sera dello stesso giorno.

Da più di mezzo secolo, le relazionitra la Chiesa cattolica e il CEC pos-sono essere descritte un “viaggio co-mune” o “pellegrinaggio”. Nono-stante le diverse visioni su alcunequestioni dottrinali, morali o sociali,questo pellegrinaggio ecumenicoprosegue mentre entrambi i partnercontinuano ad affermare il loro im-pegno per la ricerca di una pienaunità visibile. Si spera che la visitadel Papa al CEC durante il 70° anni-versario della sua fondazione raffor-zi la nostra collaborazione ecumeni-

ECUMENISMO

i quali potranno così vedere e ascol-tare ciò che questa visita significaper il Consiglio ecumenico delleChiese e per tutto il movimento ecu-menico.

La Chiesa cattolica, come è noto, nonè membro del Consiglio ecumenicodelle Chiese, ciononostante opera instretta connessione con diverse partidi questo organismo. Che significatoha questo incontro in termini di svi-luppo delle relazioni con la Chiesacattolica?R. – Si tratta di una affermazionemolto forte da parte di papa France-sco e della Chiesa cattolica romanadel fatto che stiamo in realtà lavo-rando insieme. Ma non stiamo sololavorando. Allo stesso tempo, stiamopregando e operando insieme. Equesto sarà il tema della visita delPapa. Penso che sia una riafferma-zione di qualcosa che è cresciuto nelcorso di molti anni, a livello istituzio-nale, attraverso il “Joint workinggroup” e una rappresentanza all’in-terno delle nostre commissioni; conuna presenza nel nostro lavoro. Noianche siamo invitati a molti eventiorganizzati dalla Chiesa cattolica ro-mana. Ma penso che avviene anche in unmomento in cui vediamo che esisteun’agenda comune molto significati-va: fare insieme quello che è possibi-le fare insieme; lavorare per la co-mune testimonianza nella nostramissione; rendere la stessa testimo-nianza cristiana nelle nostre diffe-renti chiese; cosa significa seguireGesù Cristo oggi, e cosa significa far-lo insieme. E questo significa chenon possiamo più insistere su tuttociò che ci divide, ma al contrariodobbiamo trovare ciò che ci unisce.E dobbiamo farlo proprio perchécrediamo che il mondo ha bisogno diquesta comune testimonianza cri-stiana. E crediamo che la pace, lagiustizia e la riconciliazione siano ciòdi cui il mondo non solo ha bisogno,ma anche ciò che il mondo può ave-re. Ma dobbiamo farlo in comunecome Chiese. E questa visita riaffer-ma in maniera molto forte che tuttociò rientra nella nostra agenda co-mune oggi.

Antonio Dall’Osto

ca per il raggiungimento della vo-lontà di Gesù che tutti siano una co-sa sola e il mondo creda (Gv 17,21).

—Intervistaa Olav Fykse Tveit

Cosa significa questa visita del papaal CEC?R. - Il Consiglio ecumenico delleChiese utilizzerà l’intero anno percelebrare questo anniversario, invi-tando una serie di ospiti e organiz-zando molti eventi. Ma certamentequesta visita sarà un’occasione e unmodo molto speciale per celebrare il70° anniversario di un lavorare epregare insieme per l’unità dellaChiesa. E anche per trovare modiper offrire una testimonianza cristia-na comune e un servizio per la giu-stizia e la pace nel mondo. Avvienenel momento in cui stiamo per ter-minare la riunione del Comitatocentrale, che si riunisce ogni due an-ni. Ci siamo organizzati in manieratale che i membri del Comitato cen-trale possano continuare ed esserepresenti durante la visita di PapaFrancesco. I dettagli del programmadella visita saranno diffusi successi-vamente.

Il Papa si rivolgerà al Comitato cen-trale?R. – Sì, si rivolgerà al Comitato cen-trale. Pregheremo insieme e ci riuni-remo nel centro ecumenico. Vedre-mo anche di trovare il modo per rac-contare tutto questo in diversi modiattraverso i media: per far partecipa-re non solo coloro che saranno pre-senti fisicamente, ma anche gli altri,

Testimoni 5/201816

Ero a Melbourne in Australiafra il 1968 e il 1982. Da varianni, i media australiani da-

vano ampio risalto alla ritirata e in-fine alla disfatta delle forze militariamericane in Vietnam sconfitte permerito dei Vietcong, la mano armatadel Fronte di Liberazione NazionaleComunista (NLF), il risultato di unaguerriglia incessante durata due de-cenni (1955-1976). La caduta di Sai-gon e la fuga era ripresa dalla televi-sione australiana: all’aeroporto dellacapitale gli ultimi contingenti ameri-cani riempivano gli aerei, e numero-si vietnamiti che invano si aggrappa-vano disperatamente alla scalettadell’aereo in partenza. Il 26 aprile1976, la prima di tantissime altre im-barcazioni di rifugiati vietnamiti ar-rivavano a Darwin, sulla costa nord

dell’Australia. Preludio di altri nu-merosi arrivi: nel 2011, il censimentoaustraliano annoverava 185.000 per-sone di origine vietnamita in Austra-lia. Si calcola che in dieci anni, circaun milione e mezzo di vietnamiti sia-no arrivati in Australia. Dal loro eso-do nacquero le espressioni «carrettedel mare» o «boat people».

—Manila (1982-1991)

Impegnato a capire e creare strate-gie pastorali di fronte al fenomenodi flussi enormi di emigranti dalleisole filippine, ho avuto la possibilitàdi visitare alcuni campi di profughi,il risultato della più «grande tragediadel secolo» (Paolo VI). Uno in parti-colare è ancora fisso nella mia men-te: Bataan, aperto nel 1980 sotto la

VITA DEGLI ISTITUTI

Vietnam: Chiesa e paese

CON GLI OCCHIDEL BOAT-PEOPLE

La società vietnamita, e soprattutto la Chiesa, dannoprova di un dinamismo ammirevole. Una intraprendenzanotevole si radica in persone semplici e buone. Il loro

livello di vita è notevolmente migliorato da due decennia questa parte. È una società molto giovane e in

fermento. Ma non mancano certo anche le ombre.

giurisdizione del governo filippino(Philippine Refugee Processing Cen-ter), finanziato dal UNHCR e collo-cato vicino a una stazione nucleare.Con una capienza normale di oltre25.000 persone, gli ospiti erano in at-tesa di essere accolti come rifugiatialtrove: nel continente nord-ameri-cano, in Europa e Australia. Moltiraggiungevano il traguardo sospira-to. Non pochi rimanevano per anniospiti del Centro, una cittadella contanti servizi e un gruppo elevato dibambini e più tardi adolescenti natie cresciuti all’interno di quei recinticostruiti in una zona, isolata ma an-che pericolosa per la vicinanza dellastazione nucleare in territori inclini,come tanti altri nelle Filippine, alterremoto!Accompagnavo un arcivescovo po-lacco, capitato a Manila nel mese diagosto del 1986, non si sa bene perquali ragioni, ospite dell’ufficio emi-granti e rifugiati della Conferenzaepiscopale filippina, diretto dal sot-toscritto. Questa visita semi-ufficialeera stata pianificata da mesi per i nu-merosissimi permessi necessari pervisitare il campo profughi di Bataan.Siamo rimasti a Bataan per due gior-ni. Indimenticabili. Mi aspettavo unaserie infinite di lamentele, di raccon-ti tragici, di nostalgie laceranti per iloro familiari rimasti in Vietnam eper tante altre ragioni facilmente im-maginabili. Niente di tutto questo.I loro volti sorridenti mi hanno mol-to colpito. Di fronte ai miei tentatividi dialogare sulle numerose peripe-zie vissute in seguito alla loro deci-sione di lasciare il Vietnam e la loroattuale attesa estenuante: anni tra-scorsi prima di venir a sapere se unanazione avrebbe spalancato loro leporte dell’accoglienza. Sono rimastoincantato dai loro occhi e i loro sor-risi: non perdevano mai l’abituale se-renità! Straordinaria la celebrazioneeucaristica, con la partecipazione dimigliaia e migliaia di cattolici vietna-miti, con quei canti mozzafiato ani-mati da vari cori, tutti vestiti elegan-temente e tutti attentissimi!Anche se i celebranti usavano l’in-glese che non era conosciuto se nonda una piccola percentuale dei pre-senti. E che dire del servizio a tavo-la? Una esperienza di bellezza in-cantevole e indimenticabile!

Testimoni 5/2018 17

—Adelaide(Australia, 2002-2008)

Nella parrocchia di Mater Christi(sobborgo chiamato Seaton) erava-mo impegnati con la comunità par-rocchiale formata da un’alta percen-tuale di emigranti italiani degli anni1950- 1970. Questi si erano inizial-mente insediati in un territorio palu-doso, sotto il livello del mare, distan-te poco più di un km. L’avevano dis-sodato pazientemente organizzandole loro serre coltivate a ortaggi che ilmercato generale della città apprez-zava perché freschi, raccolti alcuneore prima! Rozze baracche eranostate costruite in un primo tempo e,con l’andar del tempo, abitazioni piùaccoglienti trasformate in poco tem-po in abitazioni confortevoli. Negliultimi due decenni del secolo scorso,alla popolazione italiana e australia-na, si erano aggiunti gruppi di latino-americani e in pochi anni molti rap-presentanti del continente indiano.La comunità scalabriniana si era ar-ricchita di cappellanie per i seguentigruppi: latino-americano di linguaspagnola, portoghese e filippino.

E gli ex-rifugiati dal Vietnam? Sierano autonomamente organizzaticon i loro sacerdoti. Anche loroscappati dalle brutalità del regimecomunista in Vietnam. Manifestandouna coesione interna ammirevole,nel giro di alcuni anni, avevano co-struito il Centro Vietnamita di Ade-laide: Chiesa, salone molto capiente(950 posti a sedere), residenza per iloro cappellani. Il tutto attorniato daun ampio parcheggio e manto verde.Sempre verde anche durante le esta-ti torride. Avevo stretto amicizia coni loro sacerdoti. Questi non manca-vano di invitarmi alle loro feste erappresentazioni teatrali. Accoltocon grande benevolenza, godevo la‘performance’ con la regia di nume-rosi giovani, vestiti impeccabilmente,sempre sorridenti. La loro Chiesa-cappella affollata fino all’incredibile,non soltanto la domenica, ma anchedurante i giorni feriali: diverse centi-naia che scandivano insieme le loropreghiere e al termine della celebra-zione desideravano salutare e riveri-re il sacerdote italiano. Il mio animosi riempiva di quei volti sereni e con-

VITA DEGLI ISTITUTI

tenti. Numerosissi-me le sante messe disuffragio per i lorofamiliari e amici,persi durante le lorotraversie in mare.Uno di loro, HieuVan Le, fuggito dalVietnam a piedi, fi-nito in Malesia e dilà imbarcatosi perl’Australia, è da di-versi anni il governa-tore e rappresentan-te della Regina d’Inghilterra nellostato del Sud Australia.

—Vietnamin movimento

Da rifugiati sono diventati emigrati.Le informazioni sono tratte dallapubblicazione della InternationalOrganization for migration (IOM),con sede a Ginevra Viet-Nam Migra-tion Profile 2016, uscito nel 2017.Scritto in collaborazione con gli am-bienti governativi vietnamiti, offre, anostro parere, uno sguardo aggior-nato e concreto alle sfide dei nuoviflussi in uscita come in entrata. Conuna popolazione che si avvicina ai100 milioni e la drammatica espe-rienza dei rifugiati, oggi l’emigrazio-ne dal Vietnam risponde a desideridi maggiori possibilità economiche.Viste favorevolmente dal governo.Nel 2016, si calcola che circa sei mi-lioni di persone abbiano valicato iconfini nazionali con un numero si-mile di rientri (emigrazione rotati-va). Il fenomeno è in aumento: siprevede che presto raggiungeranno i10 milioni di spostamenti annui,10%della popolazione complessiva. Do-mina la categoria dei lavoratori acontratto più o meno fisso, con unnumero molto alto di studenti iscrit-ti in università straniere (circa 20.000negli USA, 4.900 in Russia ecc…),seguito anche da un numero rilevan-te (forse sottaciuto?) di categorieche abbisognano di maggiore prote-zione. Fra queste, l’emigrazione fem-minile (per ragioni di matrimoniocon uomini stranieri: 16.223 secondoi registri governativi nel 2016), e so-prattutto un numero elevato di don-ne e bambini per il mercato interna-zionale dei trapianti di organi: 3897

casi con 6.188 trafficanti rilevati e8.366 vittime (85% donne) nel 2016.Le nazioni coinvolte in questi traffi-ci sono in prevalenza: Cambogia, Ci-na e Taiwan. Le rimesse, comunque,vanno a rimpinguare le entrate di in-numerevoli famiglie, dei loro con-giunti e anche amici.

Mi pare evidente che il rapporto go-vernativo riveli il desiderio da partedel governo di sostenere i flussi, spe-cialmente internazionali, per aiutarel’economia nazionale a crescere (in-torno al 7/8% durante l’ultimo de-cennio) sottacendo o sottovalutandoi costi umani e concedendo spazioacritico ai soli benefici economici.Aspetto già recensito anche nelle Fi-lippine, soprattutto durante i primidue decenni delle politiche rivoltead incentivare il Manpower Exportprogram (1970-1990).

—La Chiesa e la suacultura cattolica

È costituita da circa 9 milioni di fe-deli distribuiti in 3 arcidiocesi e 23diocesi. Secondo i dati relativi al2014, il numero totale dei sacerdoti(diocesani e religiosi) in Vietnam èdi 4.635, a cui vanno aggiunti 2.357seminaristi, 19.717 tra religiosi e re-ligiose e, soprattutto, 50.448 catechi-sti laici. Un totale di oltre 88 milapersone che sono considerate forzaevangelizzatrice, attivamente coin-volte nell’annuncio del Vangelo.Inoltre, nel 2014, il numero dei nuo-vi battezzati è stato di 41.396. Sullarivista francese Spiritus, gestita da 12istituti missionari, p. Hòa ha pubbli-cato un articolo: «Eglise du Vietnam,dynamique... tu te dois d’être aussiprophétique!» (n. 228, settembre

18 Testimoni 5/2018

2017) che descrive le molte luci e al-cune ombre della comunità cattolicain Vietnam. È una storia e cultura dainterpretare. Anzitutto storia. «IlVietnam – scrive p. Frédéric – è unpaese che, come i suoi vicini dell’A-sia del sud-est, è segnato dal confu-cianesimo. Questa saggezza, vecchiadi oltre duemila anni, attribuiscemolta importanza alle relazioni in-terpersonali, alla cortesia, alla buonaeducazione e al rispetto, compreso ilrispetto dell’autorità».Secondo: la società vietnamita, e so-prattutto la Chiesa, danno prova diun dinamismo ammirevole. Una in-traprendenza notevole si radica inpersone semplici e buone. Il loro li-vello di vita è notevolmente miglio-rato da due decenni a questa parte.È una società molto giovane e in fer-mento. E la comunità cattolica susci-ta sentimenti di approvazione, anchein coloro che cattolici non sono, perle loro opere religiose e sociali:accesso all’acqua potabile, costruzio-ne di strade e di ponti, formazioneprofessionale, aiuto materiale per ipiù poveri... Pur nella scarsità di ri-sorse disponibili alla gente comune,sorprende questo dinamismo eccle-siale. La Chiesa vietnamita ha resi-stito a suo modo ai venti contrari chenon sono mancati in passato ed esi-stono, in parte, anche oggi. Vengonoedificati numerosi luoghi di culto,come il santuario di La Vang, in pie-na ristrutturazione dopo anni di im-mobilismo dovuto ai freni dell’am-ministrazione locale. «Questa umilepazienza – sottolinea p. Hòa –, que-

sto rispetto del ritmo dell’altro, questavolontà di non urtare le autorità po-litiche locali o nazionali ma di dialo-gare con esse è un modo di resisteretutto impregnato di saggezza asiati-ca».Non mancano le ombre, o le “tenta-zioni”, come le descrive p. Hòa: “Seil materialismo e il suo corollario e ildivario tra i poveri e i ricchi non ces-sano di crescere nella società vietna-mita, bisogna riconoscere che l’attrat-tiva per i segni esteriori della ricchez-za ha contagiato anche la Chiesa. Po-tendo fare affidamento sulla solida-rietà ammirevole dei cristiani vietna-miti locali ed espatriati, la Chiesa hala possibilità di realizzare le sue am-bizioni: ogni Chiesa parrocchialevuole essere più bella e più grande diquella del campanile vicino; le con-gregazioni religiose puntano anch’es-se su edifici sempre più grandi e, perquesto, sempre meno accessibili almondo esterno, a scapito di una scel-ta più profetica di inserimento di pic-cole comunità religiose semplici più acontatto con la vita del quartiere”.

In un cattolicesimo, come quello distampo vietnamita, occorre ridareslancio a una storia sofferta perchéintrisa di persecuzione, di sofferenzae di tanta resistenza. P. Frédéric Hòaammette che i vietnamiti sono mol-to orgogliosi della loro storia eccle-siale, specialmente di quelle centi-naia di migliaia di martiri che hannocontribuito allo sviluppo della fedenel paese. E con piena ragione. Im-merso in una cultura particolare eora sfidato dalle derive di un mondoalla ricerca spasmodica di benessereeconomico, la storia dei cattolicivietnamiti ha bisogno di una visionemeno presbite! Questo servirebbeper migliorare e rivalutare, con unaprofonda introspezione, l’esempio ditantissimi loro connazionali marti-rizzati, torturati in prigione e i moltisopravvissuti non del tutto scompar-si. Dopo la valorizzazione di innu-merevoli fatti storici, si renderà ne-cessaria la ricerca di una identità cat-tolica tipicamente vietnamita: im-presa ed impegno costante che ri-chiederà sorrisi prolungati in tempi espazi diversi.

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PER SACERDOTI, RELIGIOSIE DIACONI

� 2-6 lug: mons. FrancescoCacucci “Piste di santificazionepersonale nel ministeropastorale” SEDE: Oasi Santa Maria, ViaRiconciliazione dei cristiani, Km 2– 70020 Cassano delle Murge (BA);tel. 080.764446 – fax 080.3073630;e-mail: [email protected]

� 2-7 lug: don Vincenzo Alesiani“Quando Mosè alzava le mani…”Gioie e fatiche dell’apostolato,oggi. SEDE: Villa San Biagio Casa dispiritualità, Via Villa San Biagio,17 – 61032 Fano (PU); tel.0721.823175 – fax 0721.806984;e-mail: [email protected]

� 9-13 lug: don Luigi M. Epicoco“Figure di giovinezza, di fede edi discernimento” (Ger 1,7) SEDE: Oasi Sacro Cuore di Gesù inS.Maria dell’Isola, contrada Bari,24 – 70014 Conversano (BA); tel efax 080.4954924; e-mail:[email protected]

� 15-21 lug: don Antonio Donghi“In Dio riposa l’anima mia”: uncammino nello Spirito pervivere il meraviglioso emisterioso oggi di Dio. SEDE: Centro Mater DivinaeGratiae, Via S.Emiliano, 30 –25127 Brescia (BS); tel.030.3847210/212; e-mail:[email protected]

� 22-27 lug: mons. FrancescoCavina “Creati per assumere laforma di Cristo” SEDE: Eremo SS. Pietro e Paolo –25040 Bienno (BS); tel.036.440081 – fax 036.4406616;www.eremodibienno.it

� 23-27 lug: Rosalba Manes,teologa “Il tempo ritrovato, ilportico dello Spirito” SEDE: Centro di spiritualitàMadonna della Nova, ViaS.Giovanni Bosco, 10 – StradaStat. 16 Sud – 72017 Ostuni (BR)tel. 0831.304801 – fax 0831.305837;e-mail: [email protected]

� 23-27 lug: mons. Marco Frisina“Eccomi…” (Sal 39,8) a serviziodi DioSEDE: Eremo di Petrella “CenacoloSan Lorenzo”, Loc. PetrellaSuperiore – 47027 Ranchio (FC);cell. 347.1389538; e-mail:[email protected]

19Testimoni 5/2018

cifici al mondo, la Siria è al primoposto per la quinta volta consecuti-va, seguita da Afghanistan, Iraq, SudSudan e Yemen. Il paese siriano èora schiacciato in quella centrale re-gione con il più alto livello di conflit-tualità: una sorta di mezzaluna cheva dai confini estremi della Russiaorientale fino all’Africa centrale e alCorno d’Africa, attraversando il Me-dio Oriente.

—La spartizionedella “torta” siriana

Secondo gli analisti, la guerra vienefatta iniziare nel 2011, con la Prima-vera siriana. Eppure il suo inizio do-vrebbe essere spostato indietro neltempo; a partire dai primi anni del2000, quando il presidente Assad av-viò una liberalizzazione dell’econo-mia con catastrofiche conseguenzesulla popolazione: un esempio è lasostituzione delle colture tradiziona-li con grano e cotone (colture piùredditizie, ma meno resistenti alla ci-clica siccità del paese, e più bisogno-se di irrigazione, con conseguentesfruttamento delle falde acquifere).Nel 2006 ci fu poi una drammaticacarestia, che determinò l’esodo di 1,5milioni di contadini dalle campagnealle città, in particolare verso la pe-riferia orientale di Aleppo. Il 2008 fuun anno decisivo, perché iniziavanoin quel tempo a serpeggiare le prote-ste antigovernative fra quel 60%della popolazione che aveva soffertoproprio a causa di siccità e carestia.Ripercorrendo in questo modo undecennio di malcontento, si com-prendono le radici profonde chehanno spinto un popolo a ribellarsicontro il regime.A questo punto, semplificando, sipossono ricondurre i sette anni diguerra in Siria a quattro fasi: la pri-ma sull’onda della Primavera araba,repressa nel sangue dal regime diAssad; la seconda in cui, dopo la rea-zione violenta del regime, le potenzeestere hanno armato i gruppi ribelli,con l’obiettivo di far cadere Assad,tramutando la rivolta in una guerracivile. La terza fase è caratterizzatadall’emersione di gruppi jihadisti,terroristi islamici giunti in Siria datutto il mondo. La quarta – rappre-sentata dall’ingresso della Russia a

«Cari fratelli e sorelle, inquesti giorni il miopensiero è spesso rivol-

to all’amata e martoriata Siria, dovela guerra è riesplosa, specialmentenel Ghouta orientale. Questo mesedi febbraio è stato uno dei più vio-lenti in sette anni di conflitto: centi-naia, migliaia di vittime civili, bambi-ni, donne, anziani; sono stati colpitigli ospedali; la gente non può procu-rarsi da mangiare… Tutto questo èdisumano. Non si può combattere ilmale con altro male. E la guerra èmale. Pertanto rivolgo il mio appel-lo accorato perché cessi subito laviolenza, sia dato accesso agli aiutiumanitari – cibo e medicine – e sia-no evacuati i feriti e i malati. Pre-ghiamo Dio che questo avvenga sen-za indugio» (Angelus 25/2/2018). A più riprese, con dolore e fermezza,papa Francesco ha denunciato la

barbarie che sta letteralmente divo-rando le popolazioni siriane dal2011, con la responsabilità di chi nonvuol capire che “non si combatte ilmale con il male” e che “non c’è unaguerra buona e una cattiva”. Conqueste affermazioni si fa riferimentoda una parte a coloro che hanno so-stenuto nel mondo “civile” occiden-tale il leader siriano Bashar Hafiz al-Assad, dall’altra parte ai suoi rivaliarabi che hanno sostenuto i gruppijihadisti che si sono impossessatidella rivoluzione. Questa mancatacomprensione della verità, cioè che“non si combatte il male con altromale”, ha finito per coinvolgere pe-santemente anche l’Europa, som-mersa dalle conseguenze del male:l’arrivo di una marea di esuli sirianie di altre nazioni che ci ha colto to-talmente impreparati. Ormai, nel-l’indice mondiale dei paesi meno pa-

QUESTIONI SOCIALI

La situazione in un Dossier della Caritas italiana

SIRIAOCEANO DI DOLORE

Tutti sono consapevoli che questa guerra pesa in manierasempre più insopportabile sulle spalle della povera gente.A più riprese, con dolore e fermezza, papa Francesco hadenunciato la barbarie che sta letteralmente divorando lepopolazioni siriane dal 2011, con la responsabilità di chi

non vuol capire che “non si combatte il male con il male”.

20 Testimoni 5/2018

supporto di Assad e dal sostegnodella coalizione a guida statunitense,in particolare in favore della fazionecurda, che ha decretato lo stato dicose attuale – vede una Siria divisain due grandi blocchi: il primo doveil regime di Assad è saldamente dinuovo al potere, il secondo dove go-vernano autorità curde.I nodi di questo drammatico e peri-coloso processo sono emersi il 4aprile scorso (dieci giorni prima deiraid di ritorsione di Usa, Francia eInghilterra, contro supposti siti di ar-mi chimiche usate da Assad). Duran-te un vertice tenuto ad Ankara, i lea-der di Turchia (Erdogan), Russia(Putin) e Iran (Hassan Rouhani) sisono alleati fissando alcuni obiettivistrategici: mantenere l’integrità ter-ritoriale e la sovranità della Siria,neutralizzare la minaccia jihadista,soffocare le spinte separatiste forag-giate dall’estero. In questo contestoPutin, da parte della Russia, ha con-fermato la consegna dei sistemi mis-silistici S-400 alla Turchia e ha assi-stito all’inizio del lavoro su larga sca-la per costruire la prima centrale nu-cleare turca, con commessa all’im-presa russa Rosatum. Da parte sua,Erdogan ha avvisato Stati Uniti eFrancia (sostenitori dei curdi) che laTurchia si scaglierà contro chiunqueproverà a ostacolare il suo piano dibonificare il nord della Siria (Canto-ne di Afrin) proprio dalla presenzadelle milizie curde. Infine, Rouhani(presidente della Repubblica islami-ca dell’Iran) ha colto l’occasione peraccusare Stati Uniti e Israele, colpe-voli di aver cercato di rovesciare ilgoverno siriano per portare allaframmentazione della Siria. Si comprende facilmente che quelloche si sta prefigurando è una vera epropria spartizione della Siria pertutelare i diversi obiettivi strategicidelle varie potenze. Il compito di fa-re sintesi spetta alla Russia, che inSiria sta giocando l’importante par-tita di attrarre nella sua sfera d’in-fluenza la Turchia, allontanandola daStati Uniti e NATO. Nel contempo il“Medio Oriente allargato” rimanearea fondamentale proprio per gliUsa, che giocano a loro volta la loropartita economica (con l’appoggiodell’Arabia Saudita, leader del mon-do pan-arabo e interprete del sunni-

smo più conservatore): dalle rottedel gas nel Mediterraneo orientalealle nuove “vie della Seta”, ferrovia-rie, autostradali, marittime e portua-li, in mano agli investimenti cinesi.

—Le “vittime collaterali”della guerra

A fronte di questo dramma, la Cari-tas Italiana propone un Dossier Siriaintitolato “Sulla loro pelle. Costretti atutto per sopravvivere”, denunciandolo specchietto per le allodole della“guerra necessaria” associata all’e-spressione “danni o effetti collatera-li”. Occorre denunciare l’ipocrisia ela violenza di quelle «strategie chehanno in sé una controparte umanapesantissima, fatta di centinaia di mi-gliaia di uomini, donne, bambini chemuoiono sotto il fuoco “strategico”di bombe intelligenti e proiettili; unadecisione di un’arroganza violenta,appannaggio di pochissimi leader,che scelgono di sacrificare intere po-polazioni ai piedi dell’idolo econo-mico/politico di turno». Parlare degli“effetti collaterali” di una guerra è iltentativo di presentarla come unamedicina necessaria da assumere perguarire da una malattia. Ma la guer-ra “non cura la malattia, uccide il pa-ziente”! La tragedia delle vittime èinfatti la sola verità della guerra.Mentre l’Onu si rivela sempre piùimpotente e bloccata dai veti incro-ciati dei membri del Consiglio di Si-curezza, la crisi paralizza le vite deisiriani, uniche vere vittime di unaguerra da loro non voluta, manovra-ta dall’estero come fu in precedenzaper il vicino Libano negli anni 1970-

1980. «All’interno del paese circa 13milioni di persone vivono in condi-zioni di estrema necessità, mentre 3milioni di bambini non possono fre-quentare la scuola. Le vittime stima-te a oggi sono più di mezzo milionee circa il doppio i feriti e i mutilati.Secondo quanto riportato nello stu-dio della Ong Airwars (si occupa diarchiviazione ed elaborazione datidella guerra aerea internazionalecontro lo Stato islamico in Siria, Iraqe Libia), solo nel 2017 il numero deicivili morti in Siria a causa dei bom-bardamenti è quadruplicato rispettoall’anno precedente. Impressionanteil dramma di chi è costretto a lascia-re il proprio paese per salvarsi la vi-ta: i rifugiati all’estero oggi sono cir-ca 5,5 milioni, quasi mezzo milionein più rispetto al marzo 2017; di que-sti, circa 1,3 milioni sono minori di18 anni. La Turchia è il paese che neaccoglie il maggior numero in termi-ni assoluti: 3,5 milioni; il Libano è laseconda nazione per numero di rifu-giati accolti, oltre un milione. Il nu-mero di sfollati interni è di oltre 6milioni.

—“Strategie di risposta”delle vittime

Per cercare di comprendere appienola tragedia della nazione siriana, ilDossier della Caritas si rivela unostrumento prezioso che consente diesplorare tutti quei danni causatinon tanto dai combattimenti direttima dalla povertà, dai traumi psicolo-gici, dallo sconvolgimento sociale disette anni di guerra. «La popolazio-ne è sempre più allo stremo, più po-

QUESTIONI SOCIALI

vera, disperata e disposta a tutto percercare di sopravvivere». Dobbiamofocalizzare le “strategie di risposta”(coping strategies) di una popolazio-ne con il 69% di persone che vivonoin condizioni di estrema povertà; 6,5milioni non hanno cibo a sufficienza,mentre il 35% non ha accesso all’ac-qua potabile e 1,2 milioni non posso-no permettersi di pagare l’affitto.«Tale livello di povertà così diffuso eradicato, induce le persone a com-portamenti estremi, pur di sopravvi-vere. Questi meccanismi di rispostasono estremamente dannosi per lefamiglie che ne cadono vittima e perla società stessa e se non interrotteda interventi umanitari, conduconopresto in un vortice che trascina ilnucleo familiare in un baratroprofondo. In primo luogo le famiglieattingono ai risparmi di una vita. Poiiniziano a vendere i propri beni (mo-bili, gioielli, terreni e infine le case ole attività produttive), molto spessoa prezzi stracciati (chi investirebbeora in Siria, se non speculatori checomprano a poco puntando a faciliguadagni in futuro?). Terminati i risparmi cominciano idebiti, inizialmente contratti con fa-miliari e parenti, per poi essere stret-ti con usurai, a causa della vergognadi dover tornare a chiedere agli af-fetti più vicini. Tale indebitamentorappresenta per molti un punto disvolta in negativo che conduce in unlimbo di sabbie mobili morali, in cuifacilmente si commettono azioni il-legali o rischiose (criminalità, arruo-lamento in gruppi armati – anche diminori –, abbandono scolastico, lavo-ro minorile, accattonaggio) o si fini-sce vittima di sfruttamento lavorati-vo o sessuale (matrimoni precoci,prostituzione…). Un circolo viziosoche colpisce in misura maggiore, ov-viamente, chi è più vulnerabile: bam-bini, donne, famiglie composte da unsolo genitore».In un Report delle Nazioni Unite sicerca di fare il punto su alcuni degliaspetti più gravi di una quotidianitàdi sofferenze, che lasceranno il segnonella vita delle generazioni future.Attraverso un questionario distri-buito in tutta la Siria, in Giordania ein Turchia, sono state mappate 4.185comunità (villaggi o quartieri), cer-cando di quantificare alcuni dei fe-

QUESTIONI SOCIALI

nomeni più gravi. Il Report mettesotto la lente 13 situazioni (protec-tion issues) a cui le persone maggior-mente vulnerabili sono esposte in Si-ria e che spesso generano un dram-matico circolo vizioso. Le 13 situa-zioni analizzate sono le seguenti: 1)lavoro minorile (impedisce la fre-quenza scolastica), 2) bambini solda-to, 3) violenze domestiche, 4) matri-moni precoci, 5) sfruttamento eco-nomico, 6) rischi causati da ordigniinesplosi, 7) separazione familiare, 8)molestie, 9) problemi legati alle pro-prietà immobiliari (case, terreni, atti-vità commerciali), 10) rapimenti, 11)perdita o assenza di documenti per-sonali (identità, proprietà), 12) mo-lestie sessuali, 13) violenze sessuali.Dal sondaggio è emerso che le situa-zioni di rischio più frequenti, conuna percentuale che supera l’80%,sono “la perdita, o l’assenza, delladocumentazione relativa all’identitàpersonale, del nucleo familiare o deibeni di proprietà” (83% delle comu-nità intervistate) e “il lavoro minori-le che impedisce la frequenza scola-stica” (82% delle comunità intervi-state).

—Profughi e rifugiatinel “limbo” dell’Europa

Queste strategie negative costitui-scono poi “un’emergenza nell’emer-genza” all’interno della realtà cheprofughi e rifugiati sono costretti avivere nel cuore dell’Europa. Anchese le condizioni di vita nel vecchiocontinente risultano migliori rispettoa quelle offerte dai paesi vicini alletante zone di conflitto (Turchia,Giordania, Libano, Egitto), gli espe-dienti pericolosi messi in atto daiprofughi per sopravvivere o per pro-seguire il loro cammino alla volta delRegno Unito o dei ricchi paesi mit-teleuropei, rappresentano una co-stante che accomuna le nazioni ospi-tanti: indebitamento, svendita deibeni di famiglia, ingresso in circuitiillegali (es. spaccio di sostanze stupe-facenti) sia per l’acquisizione di unafonte di reddito costante, sia per col-lezionare il denaro necessario al pro-seguimento del viaggio; matrimoniprecoci, prostituzione, anche di mi-nori venduti dalle loro stesse fami-glie. «Sono violenze all’ordine del

giorno che accadono in paesi, comeItalia e Grecia, che rappresentano ilprincipale ingresso in Europa, maanche la prigione dove, per gli accor-di di Dublino, i migranti in fuga daguerre e povertà sono costretti a vi-vere in un limbo fatto di espedientied esistenze sospese».Ancora papa Francesco da diversianni invita tutti a porsi davanti aquesto “oceano di dolore”: «In Siriae in Iraq, il male distrugge gli edificie le infrastrutture, ma soprattutto lacoscienza dell’uomo… di fronte a untale scenario e a conflitti che vannoestendendosi e turbando in manierainquietante gli equilibri interni equelli regionali, la comunità interna-zionale non sembra capace di trova-re risposte adeguate, mentre i traffi-canti di armi continuano a fare i lo-ro interessi… Tutti sono consapevo-li che questa guerra pesa in manierasempre più insopportabile sulle spal-le della povera gente. Occorre trova-re una soluzione, che non è mai quel-la violenta, perché la violenza creasolo nuove ferite… Milioni di bam-bini con il protrarsi del conflitto, so-no privati del diritto all’istruzione e,conseguentemente, vedono offuscar-si l’orizzonte del loro futuro. Non fa-te mancare il vostro impegno in que-st’ambito così vitale» (Udienza aipartecipanti all’incontro promossodal pontificio Consiglio Cor Unumsulla crisi umanitaria siriana e ira-chena, 17/9/2015).

Mario Chiaro

Testimoni 5/2018 21

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dehoniane.it

A. CORALLO - V. DI TRAPANI - G. ZOENA

G U I D A

Presentazione di ENZO BIEMMI

22 Testimoni 5/2018

corso tutt’ora in atto e aperto a suc-cessivi sviluppi, come ha precisatonel suo intervento l’arcivescovo Se-gretario della CIVCSVA mons. JoséR. Carballo. Un percorso in più fasi.Una prima significativa tappa è sta-ta la programmazione e realizzazio-ne del 1° Simposio Internazionale(Roma 8-9 marzo 2014). Il tema af-frontava La gestione dei beni eccle-siastici degli Istituti di vita consacra-ta e delle Società di vita apostolica. Aservizio dell’humanum e della mis-sione nella Chiesa. Una seconda tap-pa – quasi a sintesi del Simposiostesso – si concretizzava nella Lette-ra Circolare, le Linee orientative perla gestione dei beni negli Istituti di vi-ta consacrata e nelle Società di vitaapostolica,2 pubblicata il 2 agosto del2014. La Lettera circolare sottopo-neva all’attenzione degli Istituti leprincipali problematiche e criticitàemerse dal 1° Simposio e, allo stessotempo, ne determinava alcuni indi-rizzi. La riflessione sulla gestione deibeni si collocava nell’orizzonte del-l’esortazione apostolica Evangeliigaudium (= EG). Papa Francesco in-vitava la Chiesa “alla solidarietà di-sinteressata e a un ritorno dell’eco-nomia e della finanza ad un’etica infavore dell’essere umano” (EG 58).Era la prima volta – nella storia diConvegni o Congressi organizzatidal Dicastero dal 1950 ad oggi – cheerano stati messi a confronto “unnotevole numero di Superiori Gene-rali ed Economi di molti Istituti”(Linee orientative 1). Dalle relazionie dai risultati del confronto nei grup-pi di lavoro, è stato successivamenteelaborato il quadro programmaticodel 2° Simposio Internazionale cele-brato a Roma dal 26-28 novembre2016: Nella fedeltà al carisma ripen-sare l’economia. L’attenzione è stataposta sul carisma e la significativitàdelle opere. Fedeltà al carisma:“Ogni carisma «è sempre una realtàviva» chiamata a «svilupparsi nellafedeltà creativa». La fedeltà al cari-sma è, quindi, la coerenza delle scel-te operative in un determinato con-testo con le caratteristiche identita-rie dell’Istituto” (ES 51). Ripensarel’economia: “I mutati bisogni e i di-versi contesti culturali, sociali e nor-mativi esigono sovente da un latol’abbandono di modalità operative

Il 6 marzo scorso, presso la Ponti-ficia Università Antonianum, laCongregazione per gli Istituti di

vita consacrata e le Società di vitaapostolica (= CIVCSVA) ha orga-nizzato una giornata di studio per lapresentazione di un nuovo docu-mento dal titolo: Economia a servi-zio del carisma e della missione.Orientamenti 1 (= ES) [6 gennaio2018]. Il card. João Braz de Aviz,Prefetto della CIVCSVA, nel salutoiniziale ha tracciato a grandi lineel’obiettivo della giornata richiaman-do il senso del versetto di 1Pt 4,10 –Boni dispensatores multiformis gra-tiae Dei – apposto in titolazione aldocumento: «Il cristiano, dunque, èchiamato a diventare economo, am-ministratore della multiforme graziache si esprime anche mediante i ca-rismi, ed è chiamato a metterla incircolo a beneficio di tutti. Ciascun

dono è un profondersi dello smisura-to patrimonio di grazia da parte diDio, ciascun membro della comu-nità, quindi, ricco di tale dono èmembro attivo e corresponsabiledella vita comunitaria, sapendo checiò che ha a disposizione non è suo,ma è un dono da custodire, da farfruttificare con l’unico obiettivo: ilbene comune» (cf. ES 1). In mattina-ta, il seminario ha puntualizzato al-cune tematiche giuridico-canonichee gestionali; nel pomeriggio, in un in-contro aperto a tutti, sono state pre-sentate alcune coordinate per la let-tura del testo.

—Iterdel documento

Il nuovo documento s’inscrive in unpercorso di riflessione avviato già datempo da parte del Dicastero. Per-

VITA DEGLI ISTITUTI

Giornata di studio sulla gestione dei beni

A SERVIZIO DEL CARISMAE DELLA MISSIONE

Il nuovo documento s’inscrive in un percorso diriflessione avviato già da tempo da parte del Dicastero

per la vita consacrata. Percorso in più fasi tutt’ora in attoe aperto a successivi sviluppi. Il testo degli Orientamenti –come ha richiamato mons. José R. Carballo – si comprende

nella prospettiva magisteriale di Papa Francesco.

Testimoni 5/2018 23

VITA DEGLI ISTITUTI

non più adeguate e dall’altro un ap-proccio audace e creativo per «ri-pensare gli obiettivi, le strutture, lostile» (ES 34).

L’adozione del lessico Orientamentirichiama l’individuazione di una di-rezione di governance (per es. eccle-siale, istituzionale, carismatica, ge-stionale…) mediante la formulazio-ne di indicazioni inerenti a compor-tamenti, pratiche, procedure indivi-duali o collettive. In questa prospet-tiva, il documento si propone, incontinuità con il testo delle Lineeorientative della CIVCSVA del 04.08.2014 di:– proseguire un cammino di rifles-sione ecclesiale sui beni e la loro ge-stione;– richiamare ed esplicitare alcuniaspetti della normativa canonica suibeni temporali;– suggerire alcuni strumenti di pia-nificazione e programmazione ine-renti la gestione delle opere; – sollecitare gli Istituti di vita consa-crata e Società di vita apostolica, atutti i livelli, dai Superiori ai membri,a ripensare l’economia nella fedeltàal carisma (cf. ES 4).

—Il Magisterodi Papa Francesco

Il testo degli Orientamenti – come harichiamato mons. José R. Carballo –si comprende nella prospettiva ma-gisteriale di Papa Francesco. In par-ticolare si sintonizza con l’esortazio-ne apostolica Evangelii gaudium (24novembre 2013) e l’enciclica Lauda-to si’ (24 maggio 2015). «In entram-bi i documenti – ha sottolineatomons. Carballo – non viene postauna domanda ‘tecnica’ sull’econo-mia, ma un interrogativo sul proble-ma economico in una visione alter-nativa sulla ‘cura della casa comune’,logorata da un indebitamento inso-stenibile, dal consumismo, dalleideologie del profitto, dal potere sal-vifico della tecnocrazia o da un pro-gresso umano illimitato”. In conti-nuità con il documento Per vinonuovo otri nuovi,3 gli Orientamentiprivilegiano, dunque, la «linea di undiscernimento evangelico», cioè losguardo del discepolo missionarioche «si nutre della luce e della forza

dello Spirito Santo» (EG 50). Lineache attraversa il documento, quasi infiligrana, e si evidenza nella parte se-conda (ES 22-33).

—Criteridi discernimento

Considerata l’estensione del docu-mento e il quadro dei temi e proble-mi posti in evidenza (orizzonte ma-gisteriale, orientamenti, indicazionioperative), l’intervento dell’arcive-scovo Segretario ha privilegiato lalettura del testo degli Orientamentinell’ottica dei nn. 50-51, cioè dei cri-teri di discernimento per l’ammini-strazione e gestione dei beni. Criteriche vanno letti – ha detto – «non so-lo come una “premessa” alle indica-zioni operative, ma come un modonuovo di intendere le interconnes-sioni tra economia, amministrazionee gestione ed entrare in una visionedinamica che non pretende di af-frontare tutte le connessioni di am-biti così complessi». La quarta partedel documento è introdotta dall’e-nunciazione dei seguenti criteri: fe-deltà a Dio e al Vangelo; fedeltà alcarisma; povertà; ecclesiasticità deibeni; sostenibilità; capacità di rende-re conto.

—Memoria viventedel Cristo povero

L’intervento del sottosegretario p.Sebastiano Paciolla,o.cist., prende spuntodal can. 640: «Gli isti-tuti, tenuto conto deisingoli luoghi, si ado-perino per dare una te-stimonianza in certomodo collettiva di ca-rità e povertà». Una ri-flessione e prassi diamministrazione-ge-stione dei beni tempo-rali degli IVC-SVAnon può non inscriver-si in questo orizzontedi comprensione fattoproprio dagli Orienta-menti (cf. ES 5-11):«Con la loro povertà iconsacrati testimonia-no una qualità di vitaveramente umana che

relativizza i beni additando Dio co-me il bene assoluto» (ES 8). Ne con-segue che il capitolo primo (“Memo-ria vivente del Cristo povero”) nonpuò ridursi a un richiamo alla “po-vertà di Cristo” (ES 5), bensì è lachiave di lettura del documento nelsuo insieme. Il sottosegretario si èsoffermato su quella che – per certiaspetti – può affermarsi una “no-vità” degli Orientamenti: l’articola-zione della prassi della CIVCSVA inmateria di autorizzazioni e procedu-re circa i beni temporali degli IVC-SVA. In particolare ha richiamato lavalenza dei criteri di assegnazionedei beni immobili e mobili al c.d.“patrimonio stabile” (ES 38-40), a«prescindere dalla qualificazioneche il patrimonio stabile possa averenell’ordinamento civile dei vari Pae-si» (ES 72).

—Il governodell’economia

Nel Seminario che ha preceduto lapresentazione, il prof. Luigi Sabbare-se c.s. – Decano della Facoltà di Di-ritto Canonico dell’Urbaniana – harilevato che «gli Orientamenti rap-presentano certamente un passo inavanti nella riflessione della Chiesasui beni temporali nella vita degliistituti. Tale riflessione ha fatto cre-scere la consapevolezza dell’attua-lità delle questioni economico-am-ministrative, della loro complessità e

LA NOTTE DELLA GIUSTIZIA

ALL’ALBA DEL PERDONO

Traduzionee introduzione di Cristiana Dobner

pp. 64 - € 7,00

EDB

JULIA KRISTEVA

Testimoni 5/201824

della urgente necessità di una for-mazione alla dimensione econo-mica di tutti i membri dei nostriistituti, formazione che va garanti-ta a un duplice livello: a livello diformazione, iniziale e permanenteper tutti, e a livello di formazionespecifica per i superiori, gli econo-mi e gli amministratori in genere.Per raccogliere efficacemente ifrutti di tale tematizzazione, è ne-cessario ricollocare al centro del-l’economia il governo dell’econo-mia e la subordinazione di questaa quello (cf. can. 636 § 1); è poi di-venuto ormai vitale evitare lo scol-lamento tra patrimonio economi-co-finanziario e patrimonio cari-smatico, come descritto nel can.578; e, infine, far decollare con piùdiffusi interventi il diritto propriocon normative specifiche in ambi-to economico-amministrativo”.

Indubbiamente l’apporto del nuo-vo documento – all’interno dellaprospettiva magisteriale e codicia-le – è di offrire nelle Indicazioni ope-rative (ES 55-99) i precipui indirizzidel governo dell’economia e dellagestione. L’operatività segna il pas-saggio all’efficacia di amministrazio-ne-gestione (ES 27,58,59) e, allostesso tempo, orienta verso la con-vergenza di prassi. Indicazioni allequali viene premesso un quadro dicriteri (ES 50-54) e, di seguito, unaindividuazione di facoltà/competen-ze/indirizzi/raccomandazioni ineren-ti a uffici /ruoli, organismi di gover-no, amministrazione e gestione.

—Una governancedi comunione

Nell’ambito della “prospettiva giuri-dica”il prof. Andrea Perrone, Ordi-nario di Diritto commerciale nell’U-niversità Cattolica di Milano, ritieneche siano due gli ambiti di maggiorrilevo derivabili dagli Orientamenti«Il primo è costituito dalla gover-nance delle scelte economiche, inte-sa come allocazione del potere deci-sionale nelle scelte di gestione. Il se-condo va individuato nell’ammini-strazione delle risorse secondo uncriterio di funzionalità al carisma:beni e opere sono chiamati a favori-re la durata del carisma nel tempo,

VITA DEGLI ISTITUTI

perché non sorrette da un proget-to: spesso «non sono definiti i fini,individuate le modalità di realizza-zione e verificata la compatibilitàeconomico-finanziaria» (ES 35).Al discernimento necessario perl’affronto di tale situazione deveconseguire una progettazione con-divisa assistita da organici percor-si di formazione di quanti sarannochiamati a ricoprire ruoli in ambi-to gestionale. Un serio discerni-mento implica la necessità, in viapreliminare, di superare la diffusadicotomia fra pianificazione di at-tività e opere e l’apertura alla no-vità dello Spirito Santo. In tale ot-tica prospettica, si comprende co-me il pericolo della eccessiva per-sonalizzazione della gestione pos-sa essere efficacemente contrasta-to soltanto da forme di progetta-zione condivisa, che deve ispirareuna collegialità e una corresponsa-bilità nella amministrazione e nel-la conduzione delle opere valoriz-zando «sistematici momenti di

confronto e di verifica» (ES 36) fraamministratori ed economi.

—Formazionealla dimensione economica

Infatti la formazione alla dimensio-ne economica (cf. ES 18-19; 97) – piùvolte richiamata dai relatori – è vistacome irrinunciabile. Si tratta di por-re delle ‘premesse’ a scelte innovati-ve e profetiche. Essa deve partire«dalla condivisione delle motivazio-ni umane, etiche e morali del servi-zio, per giungere alla riscoperta del-la dimensione evangelica dell’econo-mia, per gestire le strutture economi-che in ordine ai principi di gratuità,fraternità e giustizia, e per vivere lalogica del dono, dando così un verocontributo allo sviluppo economico,sociale e politico della società e del-la stessa Chiesa» (ES 18).In partico-lare gli Orientamenti chiedono:a) di avviare o potenziare i percorsiformativi alla dimensione economicasia in b) b) un’ampia prospettiva con riguar-do alla Dottrina Sociale della Chie-sa, sia con specifiche attenzioni aproblematiche economico-ammini-strative (cf. ES 19); c) di favorire, in collaborazione con

assicurare il sostentamento dei pro-pri membri e, ultimatamente, servirela missione della Chiesa. […] Unagovernance di comunione è, di con-tro, considerata assai più idonea. Unprocesso decisionale di carattere co-munionale assicura la coerenza del-le decisioni con il carisma e la neces-saria omogeneità nelle scelte di ge-stione, favorisce un maggior equili-brio nelle decisioni, soprattutto conriguardo gli atti di straordinaria am-ministrazione, e consente, infine, for-me di controllo interno, mediante si-stemi di autorizzazioni preventive,rendicontazioni e verifiche successi-ve stabiliti dal diritto proprio».

—Necessitàdi progettualità

La situazione di molti Istituti appa-re, ad oggi, caratterizzata da una gra-ve carenza di progettualità, non hamancato di rilevare il dott. FlavioPizzini. Carenza che porta con sé ilrischio di una «personalizzazionedella gestione anche involontaria»(ES 36), a sua volta veicolo potenzia-le di una molteplicità di criticità dinatura gestionale. Accade sovente,infatti, che intuizioni potenzialmentefeconde non trovino realizzazione

Testimoni 5/2018 25

altri Istituti, momenti condivisi diformazione e di studio con docentied esperti degli ambiti attinenti al-l’operatività degli Istituti (cf. ES 95);d) di perseguire forme appropriatedi formazione permanente, in colle-gamento con università cattoliche oaltre istituzioni specializzate che co-niughino la competenza tecnica conla consapevolezza delle specificitàdella vita consacrata (cf. ES 97);e) di dedicare attenta cura alla for-mazione degli economi e a forme ef-ficaci di coordinamento della loro at-tività e degli altri membri dell’Istitu-to con incarichi di responsabilità inmateria economica (cf.ES 64);f) di acquisire, da parte degli stessisuperiori, gli elementi necessari pervalutare le tematiche sottoposte allaloro attenzione (cf. ES 87, 97);g) di non trascurare la formazionedei laici chiamati a collaborare congli Istituti (cf. ES 48, 63, 95, 97).Gli Orientamenti si propongono diesercitare al senso della direzione ead una direzione di senso, perché«ogni cambiamento ha bisogno dimotivazioni e di un cammino» (Lau-dato si’, n. 15). Senso e direzione nel-la prospettiva di “una conversionedella mentalità e della prassi econo-mica” (ES 18). Questo comporta peri consacrati e le consacrate «coltiva-re un’identità comune, una storiache si conserva e si trasmette. In talmodo ci si prende cura del mondo edella qualità della vita dei più pove-ri, con un senso di solidarietà che èallo stesso tempo consapevolezza diabitare una casa comune che Dio ciha affidato. Queste azioni comunita-rie, quando esprimono un amore chesi dona, possono trasformarsi in in-tense esperienze spirituali» (Lauda-to si’, n. 232).

Pier Luigi Nava smm

1. Libreria Editrice Vaticana, Città del Vatica-no 2018, pp. 1-132.

2. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA

CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLI-CA, Linee orientative per la gestione dei beninegli Istituti di vita consacrata e nelle Societàdi vita apostolica, Lettera circolare, LibreriaEditrice Vaticana, Città del Vaticano 2014.

3. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CON-SACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Pervino nuovo otri nuovi. Dal Concilio Vatica-no II la vita consacrata e le sfide ancora aper-te. Orientamenti, Roma (6 gennaio 2017).

Troppo spesso nella formazio-ne permanente ci si focalizzasu contenuti intellettuali o su

iniziative spirituali che, benché utilie arricchenti, non sempre sono colle-gati con la vita reale delle persone. Avolte si tratta di esperienze che si ri-solvono in tempi di speciale convi-venza, momenti certamente forti esignificativi per la crescita umana espirituale della persona, ma poco sisa di quanto realmente incidano neivissuti dei consacrati e delle consa-crate che li frequentano. Il magistero della Chiesa continua asottolineare l’urgenza di aprirsi inve-ce ad una formazione permanenteche sia una sorta di anello di con-giunzione tra la vita reale e l’evange-lizzazione, come testimonia il recen-te documento della CEI “Lievito difraternità”. Probabilmente per rea-lizzare questo occorre uscire dalla

logica di percorsi che rispondono so-prattutto all’esigenza di aggiorna-mento e qualificazione del momen-to, ed aprirsi a nuove spinte innova-tive che prendano spunto dai proces-si di crescita della persona, chiamataa realizzare nella propria esistenzauna storia vocazionale fatta di entu-siasmi ma anche di fragilità da inte-grare e gestire. Con il loro documento i vescovi ri-cordano che la formazione continuadeve rinnovare il modo di vivere lamissione pastorale, che si traduce inuna autentica vita comunitaria, inuna carità pastorale aperta alle no-vità dello Spirito, in una vita interio-re ardente di comunione col Cristo.1

Per questo c’è bisogno di una impo-stazione che metta al centro le moti-vazioni di fede che illuminano di ve-rità il cammino quotidiano, peraprirsi ad una autenticità vocaziona-

FORMAZIONE

Per una formazione permanente più qualificata

SPINTEPSICO-EDUCATIVE

Progettare un profilo continuativo di formazionepermanente vuol dire avere a cuore la prospettiva

vocazionale dell’intera esistenza, nonché la chiamata adessere costruttori di comunità con gli altri. Proposte e

percorsi alla luce del sussidio “Lievito di fraternità”.

Testimoni 5/201826

le che guarda alle sfideattuali del mondo noncome delle pericoloseminacce da cui difen-dersi ma come delleopportunità per far fer-mentare l’autenticitàdel Vangelo attraversoconcrete scelte di vita.Anche nella vita consa-crata la formazionepermanente «rimandaa un mistero di voca-zione che trascendel’uomo e che nessuno,quindi, può mai darecome pienamente con-seguito: la vita interanon basterà a farci davvero capirequello che siamo e a consentirci diraggiungere l’integrale intellegibilitàdel nostro dono».2

Ecco perché dinanzi a tale sollecita-zione servono spazi di monitoraggioe di rielaborazione nelle comunitàreligiose, nelle fraternità presbitera-li, nei diversi campi di azione pasto-rale, che aiutino i consacrati e le con-sacrate a rispondere con coraggio al-la missione dei tempi attuali. Serveun modo nuovo di affrontare i pro-blemi concreti dell’evangelizzazionee della missione, un metodo educati-vo attento al desiderio di speranzache emerge dalle tante situazioni dicrisi che il mondo attuale vive.

—Tentazione di unaformazione riparativa

Lo scollamento che a volte si avver-te tra le tante iniziative di formazio-ne permanente e la vita quotidiana,dove ognuno ritorna ad affrontare lecondizioni di agio e di disagio dellamissione, può essere particolarmen-te disfunzionale quando si perdonodi vista gli orizzonti di senso evange-lico che fondano l’ideale carismaticodel proprio istituto. In tali condizio-ni i percorsi formativi rischiano di li-mitarsi a “riparare” ciò che non va oa ravvivare ciò che sembra essersispento, piuttosto che rilanciare ciòche dà senso alle scelte quotidianedella propria esistenza. “Vengono con la voglia di staccaredalle tante tensioni in cui sono im-mersi, ma poi tornano alle cose diogni giorno con gli stessi problemi di

FORMAZIONE

za di “come si è”, nellapropria identità di con-sacrati, come personechiamate a dare rispo-ste di senso alle sfidedella missione, nellacomunità religiosa co-me nell’attività pasto-rale. Pertanto è proprio dal-le situazioni di ognigiorno che i religiosi ele religiose vivono, dal-le fatiche quotidianeche spesso si notanopoco o tendono a re-stare nascoste, che si

possono scorgere queiframmenti di nuovi significati chepossono fermentare di autenticitàevangelica la vita di ogni giorno.Guardare alla formazione perma-nente da questa prospettiva praticavuol dire aprirsi ad una nuova men-talità educativa e dinamica in cui lemotivazioni fondanti la scelta voca-zionale, come anche le difficoltà chepossono emergere dalle tante situa-zioni di vita, non possono essere ri-solte da interventi sporadici ed occa-sionali, ma occorrono percorsi for-mativi che diano continuità alla vigi-lanza e alla consapevolezza necessa-ri per prendersi cura del proprio mo-do di vivere la missione pastorale. Ciò significa che occorre riuscire adintegrare i tanti sussulti di una vitafatta di luci e ombre, con il desideriodi una maturazione umana e spiri-tuale che ogni individuo si portadentro, e che potrebbe diventare ve-

prima”. Così si confidava un provin-ciale a proposito delle iniziative chela sua congregazione aveva messo incampo per i confratelli più giovani. Tale metodo incentrato su attivitàformative specifiche, come l’annosabbatico, gli esercizi spirituali, uncorso di aggiornamento…, ha il van-taggio di fornire strumenti intellet-tuali, spirituali, psicologici molto uti-li e importanti, ma non aiuta le per-sone a collegare tutto ciò con l’espe-rienza reale della loro consacrazio-ne. Quindi se da una parte assolve albisogno di staccarsi dalla routinequotidiana per riflettere su aspettiimportanti della propria vita, dall’al-tra può alimentare una sottile tenta-zione: quella di pensare che parteci-pando a questi corsi… si possa esse-re quasi magicamente più qualificatinella propria crescita umano-spiri-tuale e nella propria missione pasto-rale. Alla prova dei fatti, però, quan-do le persone tornano alle cose diogni giorno, spesso si ritrovano conle stesse difficoltà di prima e conti-nuano a chiedersi “come si fa” a vi-vere uno stile di vita che sia coeren-te con la propria vocazione. Eppure sappiamo bene che la co-struzione dell’identità umano-spiri-tuale di ogni individuo è un percor-so di continuo apprendimento orien-tato verso mete superiori. Per cui an-che nella vita consacrata il bisognodi sapere “come si fa” (a uscire dal-l’attivismo stressante, a liberarsi daiconflitti comunitari, a gestire i casipatologici, ad affrontare le crisi af-fettive…) deve essere continuamen-te armonizzato con la consapevolez-

PAPA FRANCESCO

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il coraggio di essere giovani

Discorsi e dialoghi

Testimoni 5/2018 27

ro “lievito di fraternità” per sé e pergli altri, lungo il cammino della pro-pria esistenza.

—Un profilocontinuativo

La prospettiva di una progettualitàche orienta permanentemente il pro-prio percorso di vita verso la comu-nione col Cristo e con i fratelli, pre-sta attenzione non solo alla consape-volezza della propria storia indivi-duale, ma anche alle condizioni rea-li che ognuno è chiamato ad affron-tare, per armonizzare il proprio mo-do di essere (nel carattere, nella cul-tura,…) e di relazionarsi (con lagente, in comunità,…), con le spintemotivazionali della propria chiama-ta. Ciò è possibile se si progetta un per-corso continuativo di formazionepermanente che sia personalizzato e“contestualizzato”. A questo si ri-chiamano i vescovi quando parlanodi un profilo di risposta vocazionalecentrato sulla costruzione della co-munità e su uno stile pastorale cherispecchi nelle proprie azioni la te-nerezza di Dio. Si tratta di un meto-do che permette di sintetizzare l’at-titudine paterna di chi guida, sostie-ne e rialza, con l’atteggiamento ma-terno di chi accoglie e si prende cu-ra, soprattutto quando il camminodiventa più difficile.3

La consapevolezza di tali dinamicheaiuta a farsi carico dei talenti ricevu-ti e delle incongruenze troppo spes-so dimenticate. Ma aiuta anche adintegrare il proprio modo di essere edi fare, in una progettualità che di-venta uno stile di vita vissuto secon-do i parametri del Vangelo. Progettare un profilo continuativo diformazione permanente vuol direavere a cuore la prospettiva vocazio-nale dell’intera esistenza, nonché lachiamata ad essere costruttori di co-munità con gli altri, perché solo in-sieme ci si può riconoscere esperti dicomunione e di fraternità. Per realiz-zare ciò occorre tenere presente al-cuni capisaldi, come indicato dal sus-sidio “Lievito di fraternità”.In primo luogo, occorre che tale pro-gettualità si prenda cura della «gio-vinezza dello spirito che permanenel tempo»4 e che è presenza viva

FORMAZIONE

dell’amore di Dio, quella forza vivi-ficante che aiuta ognuno a ricomin-ciare ogni giorno ad essere testimo-ni di verità. La stabilità progressivadi tale processo necessita una conti-nua vigilanza sul dono ricevuto, perdare direzione a ciò che si vive e peressere orientati verso nuovi orizzon-ti di senso attraverso le scelte che sifanno quotidianamente. In secondo luogo, una formazionepermanente progettuale deve esserefermento di vita nuova nelle relazio-ni comunitarie. Come dice il docu-mento dei vescovi, “adesione a Cri-sto e fraternità sono entrambe es-senziali nella Chiesa”.5 Il consacratoe la consacrata realizzano la loromissione promuovendo tale comu-nione, nei diversi campi del loro la-voro pastorale come nell’impegno diuna fraternità dove la spiritualità dicomunione emerge come realtà tan-gibile nei diversi vissuti relazionalidelle comunità religiose. La prospettiva di una tale progettua-lità si riflette nelle tante opportunitàdi fraternità in cui i religiosi e le re-ligiose possono esercitare quella ca-rità che «fa sentire compresi, custo-diti e accompagnati»,6 poiché questoè il servizio che essi sono chiamati arealizzare nella loro vita per essere“strumenti della tenerezza di Dio”,sulle orme dell’amore che Cristo haper il suo gregge.Infine, c’è anche una componentecreativa che continuamente ravvivaun autentico progettocontinuativo di forma-zione permanente. In-fatti la formazione per-manente intesa comeitinerario di vita non èsolo un programmastatico e ripetitivo diattività e iniziative che,benché piacevoli e in-novative, restano pursempre episodiche edoccasionali. Ma è inve-ce un lavoro propositi-vo e dinamico, che usu-fruisce delle nuove ri-sorse e delle nuove op-portunità che emergo-no man mano che lepersone entrano a con-tatto con i segni deitempi e con le sfide

che sgorgano dalla missione evange-lizzatrice a cui sono chiamate. Contale prospettiva di rinnovamentocontinuo la creatività aiuta a model-lare le proprie risorse, orientandopermanentemente la propria chia-mata verso nuovi traguardi che ali-mentano il senso vocazionale dell’in-tera esistenza. La consapevolezza di questa rinno-vata vitalità infonde fiducia anchequando ci sono delle difficoltà da af-frontare. Non solo, ma è una visioneche sollecita il singolo a prenderedecisioni, sulla base di una cono-scenza più realista dei propri limiti edelle proprie potenzialità. Solo così sarà possibile calare la for-mazione permanente nei vissuti diluce e di ombre che l’individuo vive,dove la gioia della fede che educa ilcuore e la fatica della testimonianzache a volte caratterizza il quotidiano,si incontrano e si integrano nella se-quela di Cristo, vissuta e realizzatalungo il cammino di un’esistenza in-tesa come continua risposta al donodi amore ricevuto.

Giuseppe Crea, mccjpsicologo, psicoterapeuta

1. Lievito di fraternità, p. 6. 2. Lievito di fraternità, p. 5.3. Lievito di fraternità, pp. 20-21.4. Vita consecrata, n. 70.5. Lievito di fraternità, p. 23.6. Lievito di fraternità, p. 20.

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A CURA DI MARCO VERGOTTINI

Testimoni 5/201828

viene affidata all’intervento dellapastora battista Elizabeth E.Green,attualmente in servizio a Cagliari, daanni impegnata nella ricerca teologi-ca delle donne.1

In un intervento molto approfonditoe interessante, Green traccia un qua-dro tematico di riflessioni sul femmi-nismo “fuori sesto” e individua alcu-ne prospettive per la teologia femmi-nista: ponendo come interludio il te-sto biblico del viaggio di Maria ver-so Elisabetta di Lc.1,49. «Un viaggioche porta certamente dissesto – af-ferma la pastora – unico momento intutti i vangeli in cui Maria sta da so-la», in presenza di se stessa e del mi-stero che porta in grembo. Attraver-so questo viaggio, la giovane donnaprende maggior consapevolezza disé e di ciò che sta accadendo in leidopo la sua libera decisione di ac-consentire alla proposta di Dio di di-ventare madre del Figlio. È alla pre-senza della giovane Maria che l’an-ziana Elisabetta comprende il donoche anche in lei è stato generato daforza divina. Un viaggio, un incontro: come quel-lo delle molte donne convenute alseminario di studio, di diverse età eappartenenze, per cercare di com-prendere insieme dove Dio sta gui-dando la fede delle tante donne chelo seguono con intelletto critico epassione per la vita.

—Riflessioni sul femminismofuori sesto

A partire dal volume della comunitàfilosofica di Diotima,2 la pastora bat-tista riprende la sensazione che datempo serpeggia nel nostro Paese: ledonne hanno perso, il femminismo èmorto. Green rileva cinque sintomidi un femminismo che appare a sestesso e agli altri “fuori sesto”. Dall’ amara considerazione che“stiamo perdendo terreno!” si rilevacome le donne siano ancora penaliz-zate da percorsi formativi con scarsapossibilità di occupazione e soprat-tutto bassa retribuzione, in un diffi-cile equilibrio tra vita personale e vi-ta professionale. Parafrasando il sal-mo 8,4 emerge un secondo sintomo:“che cos’è la donna perché tu la ri-cordi?”. Se il femminismo avevasmascherato il presunto universale

Quindici anni: un bel traguar-do per il Coordinamentodelle Teologhe Italiane. Un

traguardo di r-esistenza, di studisempre più approfonditi, di stima ac-cademica, di pubblicazioni che siampliano in varie collane, da Sui ge-neris di Effatà a de-genere di Aracne,da Teologhe e teologie della Nerbinialle prossime germinazioni in questocantiere di lavoro, pensiero, azione,sperimentazione che è il CTI. Quindici anni di collegamenti, dicrescita nelle relazioni reciprochetra donne che studiano e praticanola teologia, di dialoghi e discussioniaccese sui tanti temi delle disciplineteologiche e del mondo femminile.Un Coordinamento nato ecumenicoe che cresce sempre più anche inquesta dimensione, riuscendo inoltrea far rete tra donne che insegnanoteologia e donne che la praticanocon intelligenza, passione, capacitàcritica costruttiva, senso dialogico. Costituito oggi da più di 140 socie,con alcuni teologi maschi iscritti co-me soci aggregati, il Coordinamentodelle Teologhe Italiane ha voluto do-tare il panorama teologico italiano e

l’intera comunità ecclesiale del no-stro Paese di un ulteriore ambito diricerca specialistica e di uno stru-mento di confronto e di scambio.Eppure, dopo quindici anni di vita,ecco che il CTI nel seminario annua-le che precede l’assemblea associati-va si chiede: “Verso Dove?” Fede efemminismo – La teologia in Italia.È una domanda che interpella ilmondo delle donne teologhe nellaloro ricerca accademica e pratica eche sabato 14 aprile ha visto conve-nire più di cento persone all’Audito-rium della Pontifica Università An-tonianum, che dal 2014 è retto dallafrancescana sr. Mary Melone, primadonna a ricoprire l’incarico di Retto-re in una delle sette Università Pon-tificie, segnale molto forte della svol-ta data da papa Francesco alla re-sponsabilità femminile nella Chiesa.

—Verso dove?Fede e femminismo

Cristina Simonelli, presidente delCTI per il secondo mandato, intro-duce i lavori ponendo la prima que-stione che anima il seminario e che

VITA DELLA CHIESA

Seminario di Studio delle Teologhe in Italia

VERSO DOVE?FEDE E FEMMINISMO

Costituito oggi da più di 140 socie, con alcuni teologimaschi iscritti come soci aggregati, il Coordinamento delleTeologhe Italiane ha voluto dotare il panorama teologicoitaliano di un ulteriore ambito di ricerca specialistica e di

uno strumento di confronto e di scambio.

Testimoni 5/2018 29

neutro, oggi viene smascherata lasupremazia femminista di donnebianche occidentali e irromponosulla scena altre differenze. Secon-do Green, il femminismo contri-buisce oggi alla dissoluzione diquel soggetto nel nome del qualesi era costituito. È come se l’emergere del nuovosoggetto transfemminista rendessequasi superflua la differenza ses-suale. «L’adozione del genere co-me categoria analitica diventa pro-blematica – sostiene la relatrice –poiché l’indifferenza sessuale è lanuova forma di neutro: un’indiffe-renza alla differenza e quindi alledifferenze». Un terzo sintomopreoccupante che la pastora batti-sta condivide con l’analisi del grup-po filosofico di Diotima.Ma ancor più forte è la sensazionedel quarto sintomo, del fallimento ri-spetto alla non trasformazione delmaschile. «Il femminismo ha sotto-valutato la capacità camaleontica delpatriarcato, riscoperto morente e vi-vente» afferma Green, e ricorda co-me anche E. Schüssler Fiorenza con-tinui oggi a denunciare l’emargina-zione della ricerca femminista e l’al-lontanamento del centro delle teolo-ghe che non vogliono conformarsi alpensiero dei padri, con la conse-guente fragilità delle posizioni fem-ministe nel mondo accademico. Where have all the flowers gone? Do-ve sono andati tutti i fiori? È il tito-lo della canzone di Bob Dylan che fada sfondo al quinto sintomo di unfemminismo fuori sesto: il venir me-no, presunto o reale, del pensierodella differenza nel nostro Paese na-sce anche dalla difficoltà che si ri-scontra su due temi: il riferimento alsolo ordine simbolico della madre, ladisparità e i conflitti tra donne. Unpensiero della differenza nel qualesempre meno donne si riconosconoper gli aspetti intellettuali e che si èinoltre allontanato sempre più dalledonne nella loro vita concreta.

—Quali prospettiveper le teologie femministe?

L’analisi della pastora battista inte-ressa molto tutte e tutti i partecipan-ti al seminario, traghettati a chieder-si quali sono le prospettive per le

VITA DELLA CHIESA

teologie femministe a partire dallalettura del viaggio di Maria versoElisabetta; un viaggio che porta dis-sesto, come abbiamo detto sopra, mache apre anche nuove strade. Comequelle proposte da Green all’assem-blea, che attraverso tre domande“bibliche” esplicita tre prospettiveper le teologie femministe.

“Dove sei?” (Gen 3,9)Dove ti collochi? Rileggendo la pri-ma domanda che Dio ha rivolto al-l’essere umano, Green sottolineal’importanza della “politica del posi-zionamento”: da quale luogo provie-ne la nostra domanda? Già nel 1973Mary Daly3 invitava le donne teolo-ghe a collocarsi ai margini dellestrutture patriarcali: un posiziona-mento pericoloso e sovversivo, se èscelta consapevole. E. Schüssler Fio-renza e altre si collocano ai marginima non per rimanervi, bensì perspingere al centro, da questi margini,il lavoro teologico delle donne.Green rileva come sia molto difficilefar arrivare al centro queste teologieposizionate ai margini, e forse è pro-prio da lì che può nascere una nuovaprospettiva: non un Dio ai margini,ma un Dio marginale! Per vivere aimargini, alla sequela di un Dio mar-ginale, e far arrivare al centro la teo-logia delle donne, occorre che essecreino tra loro una adeguata rete disostegno. E si chiedano sempre:

“Dove è tua sorella?” (Gen 4,9)La domanda apre alla prospettiva diuna Chiesa per le donne, alla visione

della Chiesa che vogliamo. Che co-niughi somiglianza e differenzacon relazioni di non esclusione, co-me sostiene e pratica E.SchüsslerFiorenza. Il femminismo non puòche essere trasversale, in un “di-scepolato di eguali”: uguale acces-so a risorse, diritti, benessere, adot-tando pratiche di democrazia par-tecipata, che diano spazio al dibat-tito e permettano anche il dissen-so: di tutti e tutte, in una chiesa in-clusiva e profetica.

“Sorelle, che dobbiamo fare?”(At 2,37)Se il femminismo porta dissesto, ilVangelo di più! La conversione alVangelo di Gesù Cristo è la rispo-

sta alla domanda espressa in Atti2,37 (che Green ha chiaramente pa-rafrasato al femminile), ma occorreascoltare la voce delle donne cheleggono le Scritture. Il patriarcato hacercato infatti di fagocitare anche lanovità evangelica, annunciando lacroce come strumento privilegiato di“assestamento”, quasi a legittimarela violenza di una vittima sacrificaleche nell’ordine patriarcale è semprela donna. La croce di Gesù Cristodeve però essere letta nel profondosenso dissestante e liberatore con cuil’ha vissuta il Figlio di Dio. Femminismo e cristianesimo non siescludono a vicenda, e nella kenosidi Cristo “la vicinanza dell’autopar-tecipazione divina e l’autonomiadella creatura crescono secondo unrapporto diretto, non inverso”, comesosteneva K. Rahner. Alla sequela di

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IL SECONDO ANNUNCIO 3.

Testimoni 5/201830

Gesù trovare la propria vita, diven-tare ciò che siamo chiamati ad esse-re avviene in un processo paradossa-le di decostruzione continua in cuinon vi è sottomissione all’altro o al-l’Altro, ma l’agire creativo e fecondodel soggetto.Riporre l’attenzione sulla figura diGesù che si svuota per l’altro con-creto, circoscritto, particolare, èquindi ritornare al punto di parten-za: ai margini, dove Gesù è crocifis-so e dove siamo invitate a seguirlo.«Uno spazio al margine, inclusivo,dove ritroviamo noi stesse e agiamocon solidarietà» conclude ElizabethGreen la sua proposta che apre unampio dibattito con l’assemblea, se-guito da uno spazio di presentazionedi libri curati dal CTI con LivianaGazzetta, Lucia Vantini e Dario Vi-vian che propongono tre pubblica-zioni sul tema fede e femminismo:Lucy Re Bartlett, Femminismo allaluce dello spirito, collana Teologhe eteologie, Nerbini 2018; La Parola e laPolis. Percorsi biblici, teologici, poli-tici.Omaggio a Marinella Perroni,San Paolo 2017; Fede e femminismo.Saggi ecumenici, a cura di P. Trible, B.D. Lipsett, collana de-genere, Arac-ne 2017.

—Verso dove?La teologia in Italia

Riflessioni e prospettive della teolo-gia in Italia sono state proposte daMilena Mariani,4 docente di teologiasistematica che dal 2012 al 2017 hadiretto il Corso Superiore di ScienzeReligiose di Trento, interessato comemolti altri Istituti e Facoltà dal pianodi accorpamento attuato nel 2018. Come afferma Cristina Simonellinell’introdurre i lavori di questa ses-sione, il CTI vuole dare voce allapreoccupazione per la situazione deipercorsi accademici e della possibi-lità di insegnamento teologico per ledonne, vista l’attuale ri-mappaturadelle sedi e delle cattedre che in Ita-lia sta definendo la chiusura di mol-te realtà accademiche, in particolaredi ISSR. Ci saranno ancora spazio epossibilità di ricerca, studio e inse-gnamento per le teologhe e per i lai-ci teologi? Quale scenario futuro siapre alle giovani donne e ai giovaniuomini che stanno studiando teolo-

gia e con passione cercano di profes-sionalizzarsi per l’insegnamento diessa? Certo la Veritatis gaudium dipapa Francesco, Costituzione Apo-stolica circa le Università e le Fa-coltà ecclesiastiche pubblicata nelgennaio di quest’anno, supera «le di-sposizioni su cui si basava l’esclusio-ne delle donne dai luoghi accademi-ci istituzionali frequentati dai semi-naristi. Rimane però aperta, in Italia,la questione del doppio binario deglistudi teologici, su cui gravano anchegli effetti del riordino degli Istitutisuperiori di scienze religiose».5

Dall’intervento preciso e approfon-dito di Milena Mariani emerge unquadro molto complesso, che conse-gna numerose domande all’assem-blea e al futuro della teologia in Ita-lia.La teologia praticata in Italia è “inuscita” quanto a temi, larghezza dicontributi, inclusione di soggetti,apertura ad altri contesti accademi-ci, capacità di intercettare le grandiquestioni del nostro tempo? Qualisono le linee di tendenza che possia-mo ricostruire fondandoci sul recen-te passato e sulle decisioni che stan-no segnando il nostro presente? Daanni sono in atto riforme dell’asset-to degli studi teologici. Ne sono atto-ri, per taluni aspetti, la Congregazio-

ne per l’Educazione Cattolica e, peraltri, la Conferenza Episcopale Ita-liana. La distinzione tra i percorsidelle Facoltà di Teologia e degli IS-SR ha costituito un primo passo, cuiè seguita in Italia la recente “ri-map-patura” degli Istituti, con una drasti-ca riduzione del loro numero. Qualisono i benefici e quali i costi di taleagire? Avrà successo il proposito dielevare la qualità accademica degliISSR oppure assisteremo soltanto auna loro clericalizzazione, poco“conciliare” e poco “in uscita”, con-traddittoria rispetto alla loro inizialedestinazione, alla tipologia degli stu-denti (laici e soprattutto donne), alprevalente impiego dei laureati (nel-la scuola pubblica)?Questioni di ampia portata – qualil’obiettiva difficoltà di “pensare” ilruolo della teologia nel contestoodierno, il rapporto fra teologia escienze religiose, il riconoscimentopieno della dignità del laico e delladonna nella Chiesa, la peculiaritàdella situazione italiana, la fisiono-mia dell’insegnamento di Religionecattolica nelle scuole – si intreccianodunque con interrogativi e problemipiù puntuali e tuttavia significativiper discernere le linee di tendenza.Comunque lo si voglia nominare, ilnostro è un tempo che richiede rea-

VITA DELLA CHIESA

Testimoni 5/2018 31

lismo e coraggio. Anche nella propo-sta e pur sapendo che vi sono vociche rimangono spesso inascoltate, inparticolare voci femminili. Per evita-re che ciò accada, servirebbe unaChiesa “in uscita”. Ma non è forsequesto l’obiettivo cui si mira?6

Riflessioni e prospettive su fede efemminismo e sulla teologia in Italiache hanno aperto idee, pensieri, sce-nari, discussioni: per donne pensantiche, in reciprocità tra loro e con gliuomini, seguono il Signore e Mae-stro sulle vie di questo mondo, inuna comunità in cui tutti e tutte sia-mo veramente eguali.

Federica CacciavillaniSuore Orsoline SCM

1. Elizabeth E.Green, teologa femminista, èpastora presso le chiese evangeliche battistedi Cagliari e Carbonia. Tra le sue pubblica-zioni, con l’editrice Claudiana: Padre no-stro? Dio, genere, genitorialità. Alcune do-mande (2015); Lacrime amare. Cristianesimoe violenza contro le donne (2015 ); Il filo tra-dito. Vent’anni di teologia femminista (2011);Il Dio sconfinato. Una teologia per donne euomini (2007); Dal silenzio alla parola. Sto-rie di donne nella Bibbia (2007).

2. Diotima, Femminismo fuori sesto. Un movi-mento che non può fermarsi, ed. Liguori,2017.

3. Mary Daly (1928-2010) filosofa, teologa efemminista americana, è stata tra le più po-tenti creatrici di pensiero, linguaggio e visio-ne generate dal Movimento Femminista de-gli anni Settanta. Un suo saggio di fonda-mentale importanza per la teologia femmi-nista è Al di là di Dio padre. Verso una filo-sofia della liberazione delle donne, pubblica-to in Italia nel 1991 da Editori Riuniti.

4. Milena Mariani è laureata in Filosofia pres-so l’Università Cattolica del Sacro Cuore diMilano, licenziata in Teologia presso la Fa-coltà Teologica dell’Italia Settentrionale diMilano. Ha conseguito il Dottorato in Teo-logia sistematica alla Katholisch-Theologi-sche Fakultät della Leopold-Franzens-Uni-versität di Innsbruck (con tesi dal titolo Laconcupiscenza gnoseologica in Karl Rahner,31.01.2007, relatore prof. Karl Heinz Neu-feld, pubblicata integralmente nel 2008). Dal1999 è docente di Teologia sistematica pres-so il Corso Superiore di Scienze religiose diTrento. Insegna anche presso lo Studio teo-logico accademico di Trento e l’Istituto Su-periore di Scienze Religiose di Bolzano. Isuoi interessi di ricerca vertono su storiadella teologia, antropologia, escatologia, ma-riologia e intersezioni tra filosofia e teolo-gia. Ha curato l’edizione dei Sermoni liturgi-ci di Massimo di Torino, Paoline, Milano1999 e pubblicato, tra altri lavori, le mono-grafie Credo perché prego. Ritratto inedito diKarl Rahner, Áncora, Milano 2005 e L’inno-cenza perduta del sapere in Karl Rahner,EDB, Bologna 2008.

5. Cristina Simonelli, “Veritatis gaudium”: lateologia per tutti e la fine delle piccole circo-lari, blog “Il Regno delle donne”

6. Cfr. l’abstract dell’intervento di Milena Ma-riani al seminario di studio.

Dal 30 gennaio al 4 febbraio,l’8ª edizione ha affrontatoquestioni etiche su procrea-

zione medicalmente assistita, mater-nità surrogata, uso delle cellule sta-minali, modificazioni genetiche degliembrioni umani o impatto ambien-tale sulla riproduzione umana e, an-cora, genetica e genomica, intelligen-za artificiale e robotizzazione dellamedicina, temi che oggi trovano unaparticolare risonanza in Francia, poi-ché saranno anche al centro degliStati generali di bioetica in vista del-la revisione della legge sulla bioetica(il sito specifico è aperto in rete dafine gennaio all’indirizzo etatsgene-rauxdelabioethique.fr/).Occorre ricordare che, in Francia,l’ultima legge in materia di bioeticarisale al 2011 e, dopo 7 anni, necessi-ta di una profonda revisione alla lu-ce delle nuove acquisizioni biomedi-che: per questo è in corso un dibatti-to allargato alla cui realizzazione hacontribuito il Comitato consultivonazionale (CCNE) che presenterà larelazione finale al termine nel primosemestre dell’anno per consentire la

revisione delle norme con una pro-posta da presentare al parlamentonella prima metà del 2019, 25 annidopo il voto delle prime leggi bioeti-che nel 1994 (per il prossimo 7 lu-glio, anniversario della legge 2011, ilministero ha in cantiere un eventonazionale).Ancora una volta, a Strasburgo, mi-gliaia di persone hanno seguito il Fo-rum di bioetica negli ampi spazimessi a disposizione da Comune eUniversità, mentre le visualizzazionisi moltiplicano anche a distanza digiorni dalla conclusione grazie ai ca-nali YouTube. Un evento come sem-pre declinato a più voci – biologi, ge-netisti, medici, giuristi, filosofi, teolo-gi e rappresentanti delle religioni – ein più modalità: tavole rotonde, di-battiti, proiezioni di film, concerti,arti figurative, versante letterario,spazio giovani e scuole.L’impressione è quella di un dialogoa metà: se, da una parte, esiste la for-te consapevolezza dei “tecnici” diportare a conoscenza del grandepubblico per così dire lo stato del-l’arte, ossia tutte le potenzialità e le

QUESTIONI SOCIALI

Aperto in Francia

IL CANTIEREBIOETICO

“Produire ou se reproduire?”. Non ha bisogno di traduzionie va subito al punto il tema dell’8a edizione del Forum

europeo di bioetica che si è concluso a Strasburgo.

Testimoni 5/201832

acquisizioni della ricerca oggi, dal-l’altra, il punto di vista delle religio-ni appare mancante di quel dinami-smo necessario per rispondere aisempre nuovi problemi che si affac-ciano sul tappeto.Nessuno discute sul valore della di-gnità umana, ma quando una coppiasi trova ad affrontare questioni di in-fertilità, ogni ragionamento sembrasaltare e le risposte cominciano afarsi vaghe e talvolta, purtroppo, de-ludenti.Non è un caso che la tavola rotondache meno ha soddisfatto le attese siastata proprio quella, peraltro gremi-tissima di pubblico, con i rappresen-tanti delle religioni. Julien Darmon,docente di Talmud, Jamel El Hamri,islamologo, Marion Muller Collard,teologa protestante e scrittrice, Ber-nard Baertschi, filosofo dell’univer-sità di Ginevra, e Karsten Lehmkü-ler, docente di teologia sistematicaall’università di Strasburgo, non han-no saputo fornire che indicazioni diprincipio, condivise anche dal pub-blico, ma non in grado di entrare nelcuore dei problemi.

—Un’infinitàdi questioni aperte

E dire che di questioni sul tappeto cene sono tante ed è forse la rapiditàcon cui si presentano alla ribalta ladifficoltà maggiore. Se la ricerca bio-logica evolve a grande velocità, al-trettanto inattesi sono spesso i nuo-

vi casi che giungono negli studi me-dici o nei laboratori.È possibile pronunciare ancora oggil’affermazione valida per secoli:«Aspettiamo un bambino»? – contutto quello che comportava in ter-mini di mistero e di immaginazionedi una nuova vita – o piuttosto cistiamo sempre più incamminando(spesso lo siamo già) verso un’attesache è già, se pure in parte, soddisfat-ta prima della nascita?«La riproduzione umana è stata mo-dificata dall’avvento della genetica?»era il tema di una tavola rotonda – e,in caso di risposta affermativa, “co-me”? –, mentre un’altra recitava«Con chi si fa oggi un bambino?». Aspiegarlo è stata Dominique StoppaLyonnet, docente di genetica medicaall’università di Parigi Descartes eresponsabile del Servizio di geneticadell’Istituto Curie e NicholasMiailhe fondatore e presidente di“The Future Society” presso la Har-vard Kennedy School, e ancora Mi-chèle Weil, pediatra e responsabiledel servizio si neonatologia del CM-CO, e Yves Alembic pediatra e gene-tista della Clinica universitaria diStrasburgo.È innegabile che da diversi anni ilconcetto stesso di “naturale” abbiacambiato i suoi connotati, anche senon sembra una consapevolezza dif-fusa. È forse naturale un’ecografiache ti fa intravvedere la crescita diun embrione e di un feto passo pas-so mentre per secoli tutto veniva

svelato solo alla nascita? (e così unbimbo di scuola elementare alla ri-chiesta di portare a scuola una fotopreferisca quella a 36 settimane digestazione). Ma è altrettanto innega-bile – e lo constatiamo quotidiana-mente – che oggi non si concepiscapiù una gravidanza senza tutti i sup-porti forniti dalla genetica e dalla gi-necologia e andrologia. Analisi daparte della coppia che decide di ave-re un figlio sono sempre più fre-quenti (e, in alcune regioni, anche danoi stanno diventando la norma), te-rapia preventiva a base di acido foli-co per la donna che intende cercareuna gravidanza, individuazione deigiorni indicati per il concepimento,indagini prenatali, talvolta chirurgiaprenatale… fanno ormai parte dellastoria occidentale, senza fare notizia.

—La fertilitàsempre più a rischio

Al contrario, sorprendono alcuni da-ti come quelli forniti da Gabriel An-dré, ginecologo, membro del Comi-tato scientifico del Forum di bioeti-ca: gli effetti combinati di perturba-tori endocrini, inquinamento atmo-sferico e cattiva alimentazione cau-sano una diminuzione della fertilitàmaschile e un aumento dei tumorifemminili. Ma non è tutto: sembraesistere una correlazione tra inqui-namento prodotto dalle emissionidei motori diesel e volume cerebra-le del feto.

QUESTIONI SOCIALI

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Uno studio del 2015 pubblicato dal-la rivista Jama Psychiatry condottosu 40 bambini nati ad Harlem fra il1998 e il 2006 esposti ad alte dosi diidrocarburi aromatici policiclici(IPA) prodotti da combustione di le-gno, tabacco e da combustibili fossi-li, ha messo in luce una riduzionedella sostanza bianca e il suo confi-namento quasi esclusivo nell’emisfe-ro sinistro. I ricercatori hanno segui-to i bambini fino ai 7 anni di età re-gistrando ai 3 anni un ritardo nellosviluppo, a 5 anni una diminuzionedel QI e a 7 stadi differenziati di an-sia, depressione, mancanza di atten-zione e diminuzione dei riflessi.Per André è fuori dubbio che l’in-quinamento atmosferico abbia unimpatto diretto sullo sviluppo del fe-to, ma non si può dimenticare l’im-patto della dieta: è ormai noto che ledonne che vivono sulle coste e sonosolite avere un’alimentazione piùricca di pesce rispetto a chi vive incittà continentali manifestano livellispesso preoccupanti di mercurio earsenico.Sempre maggior attenzione vieneanche dedicata ai perturbatori endo-crini e André Cicolella, chimico etossicologo fondatore del RéseauEnvironnement Santé, ha puntato ildito contro il bisfenolo A utilizzatoin Francia per i contenitori alimenta-ri fino alla messa al bando nel 2015,ma ancora presente nelle montaturedi occhiali o nei CD. Si tratta di pro-dotti chimici che modificano il nor-male comportamento degli ormonicome il testosterone o gli estrogeni einterrompono altresì la crescita feta-le, modificano la montata lattea e al-

terano lo stesso concepimento.Gli effetti sono ancora difficili da va-lutare, ma è dimostrato che questesostanze sono associate a disturbi ri-produttivi come la pubertà precoce –sempre più frequente soprattuttonelle ragazze – le malformazioni ge-nitali, l’endometriosi, la sindromedell’ovaio policistico o il cancro alseno.Secondo i dati pubblicati nel 2012dall’Istituto nazionale per la salutepubblica, la concentrazione di sper-matozoi nei maschi francesi nell’eia-culato è diminuita di oltre il 50% ne-gli ultimi 40 anni. E in Francia, tra il18 e il 24% delle coppie non riescead avere un figlio dopo dodici mesisenza uso di contraccettivi.Sono stati poi analizzati 26.609 uo-mini che hanno avuto accesso ai cen-tri di procreazione assistita fra il1989 e il 2005: il verdetto è che, perun uomo di 35 anni, la diminuzionemedia è del 32%, mentre è in nettoaumento la malformazione citologi-ca. «Se il fenomeno dovesse conti-nuare a questo ritmo, entro il 2040ciò significherebbe giungere a zero».Se non esistono evidenze di un trendcostante, un dato è inconfutabile: inquesti ultimi anni l’infertilità è in ra-pidissima crescita. E questo è un fat-tore che raramente viene ricordatoquando si parla di diminuzione del-la natalità nei Paesi occidentali.È giocoforza che, a fronte di un’in-fertilità sempre più diffusa (in Tren-tino, per fare un esempio da noi, i da-ti forniti a inizio febbraio mostrano1 coppia su 3 a soffrirne) per quantidesiderano un figlio, la via della pro-creazione assistita, per alcuni anche

della maternità surrogata, sia consi-derata una strada da percorrere e, al-meno stando ai sondaggi, senza alcu-na distinzione di credo religioso.

—Tante le questionicontroverse

Qui si apre però un altro ventaglio diquestioni che, dal fronte della biolo-gia e della medicina, si spostano suquello giuridico. La maternità surro-gata, per fare un esempio, è un temaassai controverso all’interno dell’U-nione Europea: espressamente vie-tata in Francia e Germania, è inveceautorizzata in Grecia, Portogallo eRegno Unito, pur con limitazionidifferenti.In Portogallo può accedervi solo unadonna in presenza di comprovata si-tuazione di salute, ma non è consen-tita alle coppie omosessuali.In Grecia l’accesso è ristretto alla re-sidenza di entrambe le donne, legalee surrogata (ma esiste il forte dubbioche la legge venga rispettata inquanto i siti web che pubblicizzanol’opportunità hanno pure la versionefrancese e tedesca…).Il rischio che esistano pratiche abu-sive è molto alto: l’allarme è statolanciato da Chris Thomale, giuristadell’università di Heidelberg, che hapuntato il dito contro quelle legisla-zioni, tipo India e Stati Uniti, dove èvietata la transazione finanziaria trale madri, salvo la copertura dellespese legate alla gravidanza, normafacilmente aggirabile, e quindi il ri-schio di un’attività commerciale co-me un’altra. Senza dimenticare iltrattamento legale dei bambini natida madri surrogate: se in Italia le au-torità non li riconoscono, in Germa-nia vengono equiparati a coloro chesono nati da madri straniere in baseal principio che un bambino non èresponsabile che i suoi genitori ab-biano infranto la legge.In Francia le leggi in materia di pro-creazione sono molto precise, tutta-via esse entrano spesso in contrastocon la rapida evoluzione delle tecni-che biomediche. La domanda che sipone è allora questa, come illustratoda Jean-François Delfraissy, presi-dente del Comitato consultivo na-zionale di bioetica (CCNE) che il 18gennaio ha lanciato gli Stati genera-

QUESTIONI SOCIALI

li: il legislatore deve definire tutto olimitarsi a indicare dei principi? E, infin dei conti: che mondo vogliamoper domani?Ma sono anche altre le domandeaperte che si affacciano sempre piùsulla scena: e se, alla luce delle ac-quisizioni delle ricerche, la riprodu-zione assistita in un futuro non trop-po lontano diventasse una neces-sità? E, se fosse sempre più frequen-te il ricorso, per i motivi più diversi,alla maternità surrogata o ai donato-ri di sperma?L’estensione della procreazione me-dicalmente assistita (PMA) a tutte ledonne era una promessa elettoraledi Emmanuel Macron. Secondo unsondaggio IFOP, pubblicato il 3 gen-naio da La Croix, il 60% dei france-si sarebbe favorevole ad un cambia-

mento della legge per dare accessoalla PMA per donne single e coppieomosessuali.Il sondaggio rivela inoltre che il 64%dei francesi non è contrario ad auto-rizzare l’uso di una madre surrogatain un contesto regolato da necessitàmediche, che il sondaggio non speci-fica ulteriormente. Da parte sua, laCCNE, a giugno 2017, aveva espres-so un parere consultivo favorevolealla PMA per tutti, ma si era dichia-rato contrario al GPA (Gestazioneper conto di altri).Nello stesso sondaggio sono stateanche analizzate le questioni relativeal fine vita. I francesi sarebbero a fa-vore di una legge che inquadrassel’eutanasia e il suicidio assistito. Du-rante la campagna presidenziale,Emmanuel Macron aveva dichiarato

di essere favorevolealla libertà di sceltaper chi è in grado di«scegliere la sua finedella vita», ma ha an-che detto di non averfretta di legiferare.Infine, secondo l’inda-gine, l’80% dei france-si sarebbe pronto adautorizzare la manipo-lazione genetica suembrioni per curaremalattie gravi primadella nascita, ma si op-pone a tali interventiper migliorare alcunecaratteristiche soloestetiche quali il colo-re degli occhi, obesitàecc… Argomenti cheavranno certamente

un dibattito tanto acceso quantoquello del matrimonio per tutti.Il Presidente della Repubblica fran-cese ha preso l’iniziativa a settembredurante la celebrazione dei 500 annidella Riforma protestante. Ha chie-sto esplicitamente la rassicurazioneche le religioni non si estraniasserodal partecipare al dibattito: «Miaspetto molto da voi, dal dialogo trale religioni come dal dialogo con lediverse filosofie per illuminare que-sto dibattito e per renderlo vivace»ha detto, sottolineando anche di«non voler dividere la società fran-cese».

—Sempre più frequentela domanda etica

Se PMA, GPA e fine-vita sono argo-menti controversi, le modificazionigenetiche o l’intelligenza artificialenon sono da meno.Come dire che il progresso scientifi-co e tecnologico pongono nuove esempre più numerose domande eti-che, molte delle quali probabilmen-te non troveranno risposta nellariforma legislativa che la Francia siappresta a varare. Pertanto, l’ultimorapporto del CCNE si concentra sul-la relazione tra la salute umana e ilsuo impatto sulla biodiversità: modi-ficazione genetica della vita, erosio-ne della biodiversità, importanzadella biodiversità nella nostra farma-copea ecc. Insiste su un cambiamen-to nel nostro approccio alla natura,sottolineando «la nozione di salva-guardare le capacità adattative edevolutive della biodiversità, piutto-sto che quella della conservazionedella vita».I problemi sollevati dalla geneticasono presenti anche nelle attualipreoccupazioni etiche. In effetti,molti progressi hanno reso questetecniche meno costose e più accessi-bili. Pertanto, il sequenziamento delDNA ad alto rendimento può facili-tare determinate diagnosi o cono-scenza delle patologie. Ma porta an-che alla creazione di enormi databa-se sulla salute delle persone, e quin-di nuove questioni di consenso e pri-vacy.Ma l’intelligenza artificiale sollevaanche questioni relative alla respon-sabilità dei professionisti che, se non

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EDB

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sufficientemente formati, possonoessere “subordinati” agli algoritmi disupporto alle decisioni. E non è piùfantascienza: il supercomputer IBMWatson fornisce già un supporto dia-gnostico analizzando le informazionimediche di un paziente. Al fine diperfezionare il suo algoritmo, ilsoftware ha bisogno di accedere aduna grande quantità (centinaia dimilioni) di dati medici, ponendo dinuovo il problema della protezionedei dati medici e della privacy.Inoltre, un miglior controllo deglistrumenti genetici consente oggi diprendere in considerazione inter-venti sul genoma umano. Pertanto, lacosiddetta tecnica Crispr/Cas9, unasorta di scalpello genetico che con-sentirebbe l’intervento chirurgicosul DNA, pone altrettanti interroga-tivi etici. In effetti, la tecnica presen-ta ancora dei rischi e nessuno sa pre-vedere le conseguenze a lungo ter-mine.

—Non ultimoil risvolto economico

Ma i dibattiti sulla bioetica non ri-guardano solo gli usi tecnici, quantoanche gli aspetti sociali ed economi-ci: ecco allora termini quali conve-nienza, migrazioni e disuguaglianza.Lo sviluppo di terapie “high-tech”,come la terapia genica per curare itumori, ad esempio, è fonte di gran-de speranza. Ma i costi dei tratta-menti non sono affatto da sottovalu-tare: e chi ne potrà beneficiare? 700-800 mila euro all’anno di trattamen-to rappresentano somme che nonpossono essere coperte da assicura-zioni sanitarie e saranno inaccessibi-li da quanti vivono nei paesi in via disviluppo.Le possibilità di successo della pro-creazione medicalmente assistita va-riano dal 13 al 30% per tentativo, aseconda delle tecniche utilizzate. InFrancia la sanità pubblica copre i co-sti entro il limite di 6 inseminazioniartificiali e 4 FIV, al di là è tutto aspese della coppia.In Germania sono a pagamentosempre in caso di persone single ocoppie dello stesso sesso, ma nullaimpedisce di recarsi in altri Paesi eu-ropei. E lo stesso discorso vale per ladonazione di ovuli e sperma.

L’accessibilità e la regolamentazionedei prezzi, ma anche la condivisionedelle tecnologie a livello internazio-nale sono parte del dibattito, anchese in tono molto minore e, del resto,ancora in ombra da noi.Il CCNE sta analizzando le conse-guenze sulla sanità pubblica dovuteai movimenti migratori rilevandocome la situazione si presenti assaicomplessa e come gli attori non sia-no affatto all’altezza della situazio-ne.Ancora una volta sembra allargarsiil gap che divide i due mondi, quelloevoluto e quello in via di sviluppo,anche se migrato in Europa, i cuiabitanti sembrano sempre più ap-partenere a due serie molto differen-ti: e non sembra affatto A e B, quan-to piuttosto A e X,Y,Z.Risaltano ancor di più le parole didue vescovi francesi.Da una parte, mons. d’Ornellas, arci-vescovo di Rennes, Dol e Saint-Ma-lo, responsabile del gruppo di lavo-ro della Conferenza episcopale fran-cese sulla bioetica, che ha scrittouna Lettera ai cattolici in occasionedel lancio degli Stati generali: «Cariamici, occorre trovare il momentopiù opportuno per affermare cheogni vita umana è un tesoro prezio-so. Si tratta di rendere ragione dellabellezza della vita umana, dono diDio, ma con delicatezza e grande ri-spetto».Dall’altra, le parole di Michel Aupe-tit, neoarcivescovo di Parigi, nel cor-so di un incontro con il clero dioce-sano e i membri dei consigli pastora-li: «Non esiste il porre la bioetica daun lato e, dall’altro, la questione mi-granti, perché si tratta sempre delcompito di trovare risposte per i piùfragili e vulnerabili della nostra so-cietà. Non possiamo chiudere le por-te a nessuno, perché il Vangelo cichiede di amarli e accoglierli. Manon ci accorgiamo della società indi-vidualista che abbiamo costruito?Potrebbe accadere che gli sconvolgi-menti, come si presentano oggi lemigrazioni, ci permettano di costrui-re una civiltà ben più interessante,una civiltà all’insegna dell’amore,come ci aveva indicato già papa Gio-vanni Paolo II».

Maria Teresa Pederiva

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E S E R C I Z I S P I R I T U A L I

PER TUTTI

� 3-11 lug: p. Stefano Titta, sj“Radicati e fondati in Cristo” SEDE: Casa Betania Pie DiscepoleDivin Maestro, Via Portuense, 741– 00148 Roma; tel. 06.6568678 –fax 06.65686619; e-mail:[email protected]

� 6-12 lug: mons. StefanoChioatto “Il cammino deldiscepolo” SEDE: Santa Maria del Covolo, ViaMadonna del Covolo, 152 – 31017Crespano del Grappa (TV); tel. efax 0423.53044; e-mail: [email protected]

� 8-14 lug: don FrancescoGhidini e Cinzia Roberti“Misericordia che guarisce” SEDE: Centro La Vite e i TralciOperaie della Grazia, LocalitàAlbareto,18 – 29010 ZianoPiacentino (PC); tel. 0523.860047 –cell. 3683647479; e-mail:[email protected]

� 12-19 lug: sr. MaddalenaMalaguti “Elia e il carro difuoco”: corso di iconografia SEDE: Cenacolo Mariano, VialeGiovanni XXIII, 19 – 40037Borgonuovo – Sasso Marconi (BO);tel. 051.845002; e-mail:[email protected]

� 13-19 lug: don Chino Biscontin“Imparare a conoscere Gesù” SEDE: Santa Maria del Covolo, ViaMadonna del Covolo, 152 – 31017Crespano del Grappa (TV); tel. efax 0423.53044; e-mail: [email protected]

� 15-21 lug: don Antonio Donghi“In Dio riposa l’anima mia”: uncammino nello Spirito pervivere il meraviglioso emisterioso oggi di Dio. SEDE: Centro Mater DivinaeGratiae, Via S.Emiliano, 30 –25127 Brescia (BS); tel.030.3847210/212; e-mail:[email protected]

� 17-23 lug: p. Ezio Casella“Rimanete in me” (Gv 15,4):esercizi liturgico-spirituali suiMisteri della LuceSEDE: Convento S.Maria dellaSpineta, Via Clausura, 15 – 06054Fratta Todina (PG); tel.075.8745032 – cell. 3249048821;e-mail: [email protected]

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Repubblica democratica del Congo*

Un altro prete ucciso nel Nord KivuNella Repubblicademocratica del Congo,domenica scorsa 8 aprile,è stato ucciso un altrosacerdote. Si chiamavaÉtienne Nsengiunva.Aveva 38 anni ed eraparroco di Kitchanga,nella provincia del NordKivu. Radio Okapi hariferito che l’assassinio èavvenuto appenaamministrato unbattesimo, mentre stavadistribuendo lecomunioni. Un uomoarmato, è entrato in chiesa e gli ha sparato un colpoalla testa. Responsabile dell’azione sembra sia il gruppo Mai-MaiNyatura, una milizia armata che controlla Kitchanga.È dal 2016 che la provincia del Nord Kivu è scossa dasanguinosi scontri tra vari gruppi etnici armati. Laviolenza già ha causato un numero indefinito di mortie provocato una massiccia emigrazione dellapopolazione civile. La chiesa cattolica, fortementerappresentata nella Provincia, è spesso presa di mira inquesti conflitti.Lo scorso dicembre, nel Nord Kivu, a cadere vittimedella violenza erano stati anche 15 membri delle forzedi pace dell’ONU, ad opera del gruppo ribelle islamicoAllied Democratic Forces (ADF). Questo gruppo èaccusato anche di avere ucciso migliaia di civili tra il2014 e il 2016.La morte di Étienne Nsengiunva è avvenuta lo stessogiorno della liberazione del parroco Celestin Nango,della comunità di Karambi, nella diocesi di Goma. Erastato rapito la domenica di Pasqua, a Nyarukwangara(regione di Rutshuru) dopo la messa. Prima di lui, il 3febbraio, era stato rapito anche il parroco di Saint-Robert, a Kinshasa, Alain Bisema, e poi rilasciato.Étienne Nsengiunva non è il primo sacerdote cattolicoad essere ucciso in Congo negli ultimi due anni.Nell’ottobre 2016 era stato assassinato da duepersone mascherate anche il parroco Joseph MulimbiNguli, 52 anni, di Katuba, a sud-est di Lumumbashi. E il2 marzo, il sacerdote religioso Florent Tulanciedi erastato trovato morto nel Kasai, nel Congo occidentale,in circostanze misteriose. Nel frattempo, la Chiesa èancora in attesa di notizie dei sacerdoti Charles Kipasae Jean-Pierre Akilimali, rapiti nel luglio 2017, e di trereligiosi di Mbau (regione di Beni), scomparsidall’ottobre 2014. Fin qui le notizie diffuse dall’agenziatedesca KNA, il 9 aprile.Per quanto riguarda l’uccisione di don ÉtienneNsengiunva, l’agenzia Fides (9 aprile), da parte sua, ha

raccolto le dichiarazioni del vescovo Théophile KaboyRuboneka, vescovo di Goma, in cui c’è qualche varianterispetto alla KNA, ma che non cambia in niente latragica realtà dei fatti. «Dopo aver celebrato la Messaa Kyahemba, una circoscrizione della sua parrocchia,intorno alle 15 – ha raccontato il vescovo – donÉtienne aveva riunito i suoi collaboratori, quando unuomo armato, accompagnato da altre persone, èentrato nella sala della riunione e gli ha sparato abruciapelo alla testa uccidendolo sul colpo. L’omicidioè stato così veloce che gli astanti non si sono resiconto del numero di persone che sono entrate nellasala per uccidere don Étienne».

Nel caos, abbandonati da tutti Chi sono i responsabili? Secondo il vescovo KaboyRuboneka «è difficile individuarli: - La nostra regione –ha detto – è infestata di diversi gruppi armati, almeno15, che non si riescono a smantellare nonostante lapresenza dell’esercito regolare e dei Caschi Blu dellaMonusco (Missione ONU nella RDC)».«Don Étienne è il terzo prete ucciso nella zona», haricordato il vescovo. «Le inchieste sui responsabili diqueste morti non concludono mai nulla. Da partenostra faremo di tutto per identificare gli assassini,anche se non ci facciamo molte illusioni. In questi casii testimoni temono per la propria vita e quella deiloro cari e difficilmente offrono elementi utili alleindagini».Il vescovo ha poi concluso: «Qui nel Nord Kivuviviamo nel caos totale. La situazione della mia diocesidi Goma, come quella di Butembo-Beni, è incredibile.Siamo completamente abbandonati da tutti; viviamosolo grazie alla Provvidenza. Chiedo ai fedeli dellaChiesa universale di pregare per la nostra regioneaffinché possa ritrovare la pace».

Cina*

Giro di vite sull’editoriaL’agenzia cattolica asiatica Ucanews, il 5 aprile scorso hapubblicato il seguente servizio dalla sua sede di HongKong:«Dopo che il governo cinese ha vietato le vendite online delle Bibbie, i gruppi cattolici temono un’ulteriorecensura dei libri religiosi e del materiale sia fisico siasu internet, e metta mano a un lavoro di rielaborazionepreliminare della Bibbia. Sono preoccupati che Pechinoabbia ad applicare una sua pesante censura su internetnel settore della letteratura religiosa. L’accademico diHong Kong, Ying Fuk-tsang, ritiene che la “nuova era”del presidente Xi Jinping prenderà di mira lacircolazione on line della Bibbia, dei libri religiosi edelle altre pubblicazioni religiose.“Con l’attuazione dei nuovi regolamenti riguardanti gliaffari religiosi, il mondo religioso su internet diventeràsicuramente un bersaglio della prossima ondata di

brevi dal mondobrevi dal mondo

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rettifica”, ha dichiarato Ying, direttore della scuola diteologia del Chung Chi College dell’Università cinese diHong Kong.Il governo cinese da lungo tempo sta seguendo conocchio vigile i contenuti religiosi dei siti web cinesi e inparticolare sui siti mediali Wiebo e WeChat, chiudendoregolarmente account di persone e gruppi chepubblicavano notizie e materiale religioso.Secondo un documento ufficiale emanatodall’Amministrazione statale cinese per gli affarireligiosi, uno dei compiti più importanti dei prossimianni consisterà nel migliorare “lo stile cinese delcristianesimo e della teologia”, reinterpretando eritraducendo la Bibbia.

Il documento, intitolato “Principi per la promozione delcristianesimo in Cina per i prossimi cinque anni (2018-2022)” è stato ufficialmente lanciato il 28 marzo aNanjing nella Cina orientale. Alcuni utenti dei socialmedia hanno dichiarato che il 30 marzo le Bibbiehanno cominciato a diminuire nei siti web. La data ècoincisa con un enorme picco di ricerca nella parolachiave “Bibbia” sulla piattaforma social mediale Weibo, ilgiorno prima, per scendere a zero il 1 aprile quando laparola è stata censurata.

Il documento afferma inoltre che uno degli impegniprincipali dei prossimi cinque anni sarà di costruire uncristianesimo e una teologia cinese in modo da “farcrescere dei talenti nello studio della Bibbia e cosìgettare un solido fondamento per la reinterpretazionee la ritraduzione della Bibbia o scrivere libri diriferimento”.

Alcuni cattolici sono preoccupati perché potrannoessere presi di mira anche i libri e il materiale dichiesa, ripetendo gli errori della Rivoluzione Culturale.Le autorità hanno ordinato ai gestori dell’e-commerce edel micro-commerce di eliminare la Bibbia dai lorocataloghi e la vendita a partire dal 30 marzo.Taobao, Jingdong, Weidian, Dangdang e Amazon China nonvendono più la Bibbia. Sono stati bloccati anche i librisul cristianesimo e cancellate le licenze commerciali dialcuni negozi.La piattaforma cristiana di acquisti Baojiayin ha smessoanch’essa di vendere la Bibbia, ma ha fatto sapere chepotrebbe smerciare legalmente libri di riferimento chepossono aiutare i clienti a leggerla.L’agenzia Ucanews, in un successivo servizio del 20aprile, scrive che in forza del “Principio dellaseparazione tra religione ed educazione” nessunaistituzione religiosa potrà offrire ai minori proposteformative. Il divieto comprende anche di condurre inchiesa i bambini. Sempre secondo informazionidell’agenzia, almeno nella provincia dell’Henan leautorità hanno già iniziato ad applicare questaordinanza incaricando un funzionario a vigilare sullecelebrazioni delle messe e di invitare i minori aduscire.

India*

Lo yoga è incompatibile con il cristianesimoLa pratica dello yoga è incompatibile con la dottrinacristiana. Lo afferma, come informa l’agenzia Asia News,il documento Yogayum Katholika Vishvasavum”, cioè “Loyoga e il credo cattolico”, a firma della Commissioneper la dottrina della Chiesa siro-malabarese, uno deitre riti della Conferenza episcopale indiana (Cbci).Pubblicato nell’ultimo bollettino dell’eparchia diMananthavady, il rapporto sostiene che lo yoga e ilcristianesimo non possono andare insieme e che leorganizzazioni nazionaliste indù del Sangh Parivar“tentano di sfruttare lo yoga per raggiungere i propriscopi politici e settari”.Non è la prima volta che i vescovi di rito orientaleintervengono su questo argomento. Lo yoga è unapratica di rilassamento mentale e fisico nato in India ediffuso in tutto il mondo. Viene abbinato ad esercizifisici e tecniche di respirazione. Secondo la religioneindù, è anche un percorso di ricerca spirituale tramiteil quale si sperimenta il contatto con il divino.In India il suo insegnamento è obbligatorio nelle scuolee ogni anno, nella Giornata internazionale dello yoga(che ricorre il 21 giugno), tutto il sistema educativo siblocca per lasciare spazio a programmi, eventi einiziative dedicate a questo argomento. Da tempoattivisti e intellettuali indiani affermano che l’obbligo diosservare la festa nelle scuole, costringendo glistudenti a cantare sonetti e mantra sacri indù, limita lalibertà di culto delle minoranze e rappresenta unamancanza di “sensibilità” nei confronti degli alunnicristiani e musulmani.La Commissione, presieduta da mons. JosephKallarangatt, osserva che “nello yoga non c’è posto perDio, creatore e sostenitore, persino quando siprendono in considerazione le esperienze spiritualidegli esseri umani […] Sebbene sia nato e cresciutoall’interno delle tradizioni laiche dell’India, in seguito haacquisito i toni nella religione indù con il predominiodella casta dei brahmini”. La nota mette in guardia dalrischio che “gli esercizi fisici diventino idolatria fine ase stessa” e dalla facile tendenza a “paragonarel’esperienza fisica che deriva dallo yoga all’opera delloSpirito Santo”. Nella sua circolare il card. George Alencherry, arc. diErnakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi e capo delSinodo, chiarisce così la posizione della Chiesa sultema: «Il Dio in cui crediamo è un Dio personale. Dionon è qualcuno che può essere raggiunto tramite unaparticolare posizione del corpo. Non è correttopensare che l’esperienza di Dio e l’incontro personalecon il Signore siano possibili attraverso lo yoga».Inoltre il Sinodo invita i sacerdoti a «non unirsi agruppi di preghiera e movimenti spirituali che sonocontro la fede cattolica e non riconoscono gliinsegnamenti ufficiali della Chiesa»”.

a cura di Antonio Dall’Osto

brevi dal mondobrevi dal mondo

L

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VOCE DELLO SPIRITO

SGUARDOAL CIELO

Le visioni profetiche dell’Apocalisse, che indicano ilgiudizio di Dio sulla storia, incutono un sacro timore;esso potrebbe diventare paura e generare paralisi e an-goscia se l’uomo camminasse senza guardare il cielo.Tra le alterne vicende del mondo, nelle burrasche e nel-le tragedie della storia, occorre tenere fisso lo sguardolà, dove sempre è aperto il tempio di Dio... e nel tempiol’arca della sua alleanza (cfr. Ap 11,19). Se da una par-te l’uomo è costretto, dall’infuriare delle tragedie e dal-l’impetuosità delle passioni, a guardare in faccia il ma-le che imperversa nella storia e si consuma anche nelsuo cuore, tuttavia non è questo l’orizzonte della suaesistenza. Sollevando lo sguardo al cielo (cfr. Lc 21,28),può intuire di trovarsi dentro a un grande travaglio diparto, che porta alla nascita dei cieli nuovi e della terranuova: della vita nuova (cfr. Rm 8). Di questo travaglioparla l’Apocalisse nel signum magnum che domina ildodicesimo capitolo, e che costituisce il centro, il cuoredell’intero libro: «Un segno grandioso apparve nel cie-lo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi pie-di e, sul suo capo, una corona di dodici stelle» (Ap 12,1). Chi è questa «donna» che risplende davanti al no-stro sguardo in tutta la sua bellezza? Fiumi d’inchiostrosono stati scritti per identificarla. Mi sembra che si pos-sa vedere in lei innanzi tutto la «Figlia di Sion», ma nonmeno la Gerusalemme celeste, la Chiesa, l’umanitànuova, e certamente anche la donna nuova: Maria. Co-sì interpreta il «segno» san Bernar-do, che nei suoi Sermoni ne penetrail mistico significato. […] Egli ciesorta: «Avvicinatevi di più a con-templare la Regina con la corona.Non dovrebbero forse le stelle inco-ronare colei che il Sole riveste? Nes-suna intelligenza umana potrà spie-gare la composizione di questa coro-na. Noi pertanto, senza pretenderenella nostra pochezza di penetrarenegli arcani segreti, crediamo discorgere in queste dodici stelle le do-dici prerogative di grazie che ador-nano Maria in modo unico. Stellesono la sua purezza e la sua grazia;stelle il suo amore e il suo santo ti-more; stelle la sua verginità e la suadivina fecondità; stella è il suo silen-

zio e stella la sua lode; stella la sua umiltà e stella la suafede, che si danno l’una l’altra splendore, come due stel-le che si scambiano i raggi; stella la sua obbedienza estella - dodicesima stella - il suo martirio. Vi supplico,figlioli miei imitate queste virtù, se amate Maria; se visforzate di piacerle, imitate la sua umiltà. Nulla è piùadatto all’uomo, nulla si addice di più al cristiano, nul-la soprattutto è più consono al religioso». Solo con la grazia, le virtù di Maria possono diventa-re anche le nostre virtù e renderci forti nel duro com-battimento che ancora imperversa nella storia a causadi quell’enorme «drago rosso » (Ap 12,3) - il serpenteantico, chiamato diavolo e satana - che invano cercò dicolpire la donna; scacciato dal cielo e precipitato sullaterra se ne andò a fare guerra contro il resto della suadiscendenza, contro quelli che custodiscono i coman-damenti di Dio e sono in possesso della testimonianzadi Gesù (cfr. Ap 12,17). Così il martirio continua nel-la storia. Ogni giorno in prima persona siamo chiama-ti a entrare nel vivo dello scontro tra la mentalità delmondo e la volontà di Dio, tra il bene e il male, la lu-ce e le tenebre, sapendo di non essere soli nella lottaper il bene.

Anna Maria Cànopida Come astri nel cielo

Paoline Ed. Libri, Milano 2017

ORIGINE, FONDAMENTO E SIGNIFICATO DELLA FESTA

«Maria Madredella Chiesa»

Origine, motivazioni e significato della memoria liturgica istituita da PapaFrancesco. La Festa è stata inserita nel Calendario liturgico universale e

si celebrerà in tutta la Chiesa il lunedì dopo la Solennità dellaPentecoste.

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Davanti al nostro mondo in rapida evoluzione,quali figure di donne di tutte le latitudini si pro-filano all’orizzonte? Il panorama presenta mol-

teplici ombre intrecciate di vivide luci. In questo chia-roscuro emergono donne sfruttate, oppresse, umiliate edonne serene, appagate, responsabili in settori del pub-blico e del privato; donne schierate a fianco dei più de-boli, dei bambini, dei giovani, degli anziani e donneemarginate, discriminate, offese nella loro dignità; don-ne a servizio della giustizia e della pace e donne sposa-te, sole, divorziate; donne che nella loro famiglia sonosegno visibile del volto materno di Dio e donne consa-crate, che annunciano l’amore del Padre tra i loro fra-telli e sorelle con l’esempio, la parola, la solidarietàevangelica. Su tutte emerge Maria di Nazaret: la Donna del fiat e del Ma-

gnificat; la Donna dell’Ora di Gesù a Cana e sotto la Croce;la Donna orante nel Cenacolo a invocare il dono dello Spiri-to; la Donna gloriosa, vestita di sole, dell’Apocalisse. Ma so-prattutto Madre. Il titolo più comprensivo e più caro a noicredenti è indubbiamente quello di Madre. Maria è Madre diDio e Madre nostra, Madre della Chiesa e Madre dell’uma-nità. La breve riflessione che segue intende soffermarsi su alcuniaspetti della figura di Maria nella sua qualifica di «Madredella Chiesa». Pertanto, l’itinerario tracciato parte dall’origi-ne e dai motivi della nuova memoria liturgica istituita da Pa-pa Francesco e porta a Maria che fu per noi madre nell’ordi-ne della grazia. All’interno di questo cammino si scandisco-no le tappe per un incontro più vivo e cosciente con la Ma-dre della Chiesa: dalla proclamazione di Paolo VI dell’invo-cazione: «Maria Madre della Chiesa», al suo fondamento sto-

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rico e teologico, nonché ai molteplici legami della Chiesacon Maria variamente espressi in ciascuno dei tre formulari(nn. 25, 26, 27) della Raccolta delle messe della Beata Ver-gine Maria. Completano il nostro itinerario due «lezioni divita» quali conseguenze dall’approfondimento del titolo diMaria Madre della Chiesa.

1. Origine e motivi della nuovamemoria liturgica

L’origine della nuova memoria liturgica istituita da Pa-pa Francesco con il titolo di «Maria Madre della Chie-sa» è documentata da un Decreto dell’11 febbraio 2018(Prot. N.10/18) della Congregazione per il culto divino ela disciplina dei sacramenti. In esso si ricorda che il Pa-pa ha istituito come obbligatoria per tutta la Chiesa dirito romano, la memoria di una festa con il titolo di «Ma-ria Madre della Chiesa» da celebrarsi il lunedì dopo Pen-tecoste e da inserirla nel Calendario romano generale. In allegato al Decreto sono stati resi noti i relativi testiliturgici, in latino, per la Messa, la Liturgia delle Ore e ilMartirologio Romano. Le Conferenze Episcopali prov-vederanno ad approvare la traduzione dei testi che ser-vono, dopo la conferma, per essere pubblicati nei libri li-turgici di loro giurisdizione.Il motivo della nuova memoria liturgica è brevementedescritto nello stesso Decreto, che ricorda l’avvenuta

maturazione della venerazione liturgica riservata a Ma-ria dopo la comprensione della sua presenza “nel miste-ro di Cristo e della Chiesa”, secondo l’insegnamento delcapitolo VIII della Lumen gentium del Concilio Vatica-no II.Il sentire del popolo cristiano, in due millenni di storia,aveva in vario modo colto il legame filiale che unisce idiscepoli di Cristo a Maria sua Madre. Di tale legame nedà esplicita testimonianza l’evangelista Giovanni nelbrano evangelico 19,25-34. Porre attenzione alla maternità ecclesiale di Maria nonsignifica coltivare una devozione mariana fra le tante,ma piuttosto obbedire alle ultime volontà di Gesù in cro-ce. Dicendo a Maria: «Donna, ecco il tuo figlio!», Gesùha voluto che come madre si prendesse cura di ogni suodiscepolo; e dicendo al discepolo amato: «Ecco tua ma-dre!», ha chiesto che ogni discepolo nutrisse un legamefiliale con Maria. Il tema del Messaggio di papa France-sco per la Giornata mondiale del malato 2018: «MaterEcclesiae: “Ecco tuo figlio... Ecco tua madre”» lo ha ri-badito. Nel 1980, durante il pontificato di san Giovanni Paolo II,c’è stata la possibilità, concessa alle Conferenze Episco-pali, di aggiungere il titolo di «Maria Madre della Chie-sa» nelle Litanie lauretane (cf. Notitiae 1980, p. 159).Inoltre, in occasione dell’anno mariano (1988), la Con-gregazione per il Culto Divino ha approvato tre formu-lari di messe votive (n. 25; 26; 27) dal titolo «Maria Ma-dre e immagine della Chiesa», e inseriti nella Raccolta dimesse de Beata Maria Virgine.La nascita e la data della nuova memoria liturgica volu-te dal Papa possono trovare una loro spiegazione nel fat-to che in alcuni Paesi e Ordini religiosi già da anni si ce-lebrava una memoria liturgica con il titolo di «MariaMadre della Chiesa». Ad esempio in Polonia e in Argen-tina il giorno celebrativo è proprio quello del lunedì do-po Pentecoste. Non è quindi sorprendente che PapaFrancesco vi si sia ispirato nello stabilire la data dellamemoria da lui istituita e confermata dal Decreto dellaCongregazione per il culto divino e la disciplina dei sa-cramenti. Tale data richiama anche le sue radici bibliche. Gli Attidegli Apostoli nel presentare la Madre di Gesù in pre-ghiera nel Cenacolo con gli Apostoli, in attesa della ve-nuta dello Spirito Santo, sembra suggerire che la Chiesadella Pentecoste, animata dallo Spirito del Risorto, cam-mina nel tempo sotto la premurosa guida materna dellaVergine.La “novità” introdotta dal Papa va letta come una rece-zione nella lex orandi, ossia nella preghiera liturgica, gra-zie alla maturazione, anche in ambito liturgico, del lega-me che unisce ogni battezzato e l’intera Chiesa alla Ma-dre del Signore. Inoltre, il titolo della nuova memoria liturgica è legatoal Vaticano II. Il capitolo VIII della Lumen gentium, purnon registrando esplicitamente il titolo di «Maria Madredella Chiesa», ne afferma comunque il suo contenuto,quando chiama Maria «madre delle membra di Cristo,specialmente dei fedeli» (LG 53.54), «nostra madre nel-l’ordine della grazia» (LG 61-62, 63, 65, 67, 69).

A CURA DI PAOLO BECCEGATOE RENATO MARINARO

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Storie oltre il carcereIntroduzione di FRANCESCO SODDU

Postfazione di ALESSANDRO PEDROTTI

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2. La proclamazione del titolo«Madre della Chiesa»

Chiudendo i lavori della terza fase conciliare il 21 no-vembre 1964, giorno della promulgazione della Lumengentium, Paolo VI afferma che era giunto il momento piùappropriato per soddisfare un voto che, accennato da luial termine della precedente sessione, molti Padri conci-liari avevano fatto proprio, e cioè una dichiarazioneesplicita durante il Concilio dellafunzione materna che la Vergineesercita sul popolo cristiano». «A tale scopo – continua Papa Mon-tini – abbiamo creduto opportunoproclamare in questa stessa pubbli-ca sessione il titolo - a noi partico-larmente caro - di Maria «Madredella Chiesa», cioè di tutto il popo-lo di Dio, tanto dei fedeli come deiPastori, che la chiamano Madreamorosissima; e vogliamo che con tale titolo d’ora innan-zi la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tut-to il popolo cristiano. A gloria dunque della Vergine e anostro conforto».La relazione Maria-Chiesa proposta da Paolo VI nellaMarialis cultus (2 febbraio 1974) al n. 22 del documento,e cioè come la Chiesa traduca i molteplici rapporti chela uniscono a Maria, vi leggiamo che essi si evidenzianonei seguenti atteggiamenti cultuali:

– in venerazione profonda, quando riflette sulla singola-re dignità della Vergine, divenuta, per opera dello Spiri-to, madre del Verbo incarnato; – in amore ardente, quando considera la maternità spi-rituale di Maria verso tutte le membra del Corpo mi-stico; – in fiduciosa invocazione, quando sperimenta l’interces-sione della sua Avvocata e Ausiliatrice; – in servizio di amore, quando scorge nell’umile Ancel-la del Signore la Regina di misericordia e la Madre digrazia; – in operosa imitazione, quando contempla la santità ele virtù della «piena di grazia» (Lc 1,28); – in commosso stupore, quando vede in lei, come in unaimmagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e speradi essere; – in attento studio, quando ravvisa nella cooperatrice delRedentore, ormai pienamente partecipe dei frutti delmistero pasquale, il compimento profetico del suo stes-so avvenire, fino al giorno in cui, purificata da ogni rugae da ogni macchia (cf Ef 5,27), diverrà come una sposaornata per lo sposo, Gesù Cristo (cf Ap 21,2).

3. Fondamento storico del titolo

Alla luce degli studi attuali, sembra che il titolo esplici-to di «Mater ecclesiae» non sia presente nella tradizionepatristica. Gli studiosi sono concordi nell’attribuire laprima testimonianza del titolo «Mater Ecclesiae» al mo-naco Berenguado (IX secolo; da non confondersi con

Berengario di Tours di qualche secolo posteriore).Altre testimonianze si trovano in Ruperto di Deutz (†1135), in un’opera attribuita a Sant’Alberto Magno (†1280), in alcuni documenti liturgici dei sec. XIII-XIV, inS. Lorenzo Giustiniani.Nei documenti pontifici il primo riferimento esplicito sitrova nella Bulla aurea Gloriosae Dominae di Benedet-to XIV (27 settembre 1748), il cui testo viene sostanzial-mente ripreso dalla Lumen gentium, là dove si afferma

che Maria: «Ammaestrata dallo Spi-rito Santo, la Chiesa cattolica la ve-nera con affetto e filiale pietà, qua-le madre amantissima» (LG 53). Ta-le titolo si trova anche in LeoneXIII (1878-1903), almeno cinquevolte in Giovanni XXIII (1958-1963), spesso in Paolo VI (Esorta-zione Apostolica Signum magnum13 maggio 1967, n. 3. 6. 8. 13. 22. 24.26) e in Giovanni Paolo II, il quale

la descrive nei seguenti termini nella Lettera enciclicaRedemptor hominis al n. 22:

«Maria è Madre della Chiesa, perché, in virtù dell’inef-fabile elezione dello stesso eterno Padre e sotto la par-ticolare azione dello Spirito d’amore, ha dato la vitaumana al Figlio di Dio (…). Il suo proprio Figlio volle

SANDRO CAROTTA

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L’esodo di Abramo

Ritrovare se stessi

«Ammaestrata dalloSpirito Santo, la Chiesala venera con affetto e

filiale pietà, quale madreamantissima».

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esplicitamente estendere la maternità di sua Madre (…)additandole dall’alto della croce il suo discepolo predi-letto come figlio. Lo Spirito Santo le suggerì di rimane-re anche lei, dopo l’Ascensione di nostro Signore, nelCenacolo, raccolta in preghiera e nell’attesa con gli Apo-stoli fino al giorno della Pentecoste, in cui doveva visi-bilmente nascere la Chiesa, uscendo dall’oscurità. In se-guito, tutte le generazioni dei discepoli e di quanti con-fessano ed amano Cristo– così come l’apostolo Giovan-ni – accolsero spiritualmente nella loro casa questa Ma-dre, la quale in tal modo, sin dagli inizi stessi, cioè dalmomento dell’Annunciazione, è stata inserita nella sto-ria della salvezza e nella missione della Chiesa».

4. Fondamento teologico del titolo

La persistente incertezza nei confronti di questo titolomariano, conferma la realtà della Chiesa che continua ameditare nel suo cuore il ruolo di Maria nella comunitàdei fedeli. E questo ruolo – stando anche alle indicazio-ni del concilio – non è adeguatamente espresso dalla so-la considerazione tipologica di Maria nei confronti del-la Chiesa. Qualche teologo non esita invece a ritenere ta-le titolo come «indispensabile nell’espressione della mis-sione di Maria». Del resto, dopo accurate indagini posi-tive, difficilmente si può negare al titolo il suo fondamen-to biblico- ecclesiale, sì che a ragione Paolo VI già nel

1966 poteva parlare di «antica tradizione».1. Anzitutto la maternità ecclesiale di Maria si fonda sul-la sua maternità divina. Maria è madre della Chiesa«perché Madre naturale di Cristo, nostro capo e reden-tore». «La forza di questo ragionamento deriva dallateologia del corpo mistico». Il Verbo di Dio incarnando-si possiede in sé in modo virtuale ed eminente la vita di-vina di tutti i cristiani. Per questo Maria generando ilCristo genera i membri della Chiesa. La maternità eccle-siale di Maria risponde così alla sua missione materna in-tegrale.2. In secondo luogo, la maternità ecclesiale di Maria nonè solo legata alla sua maternità biologica, ma anche allacooperazione materna all’opera di Cristo. Siamo co-scienti che in questo ambito bisogna essere prudenti pernon contraddire il dettato della 1Tm 2,5 sull’unica ecompleta mediazione di Cristo. Però anche il Vaticano IIha parlato di cooperazione di Maria – subordinata e deltutto dipendente da Cristo (LG 60,62) – «per restaura-re la vita soprannaturale delle anime» (LG 61), «per laqual cosa è divenuta per noi madre nell’ordine della gra-zia» (ib). Sì che il concilio, pur evitando volutamente iltitolo, ne ha affermato la sostanza quando dice che «laChiesa cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affettodi pietà filiale venera Maria come madre amatissima»(LG 53). Il titolo è il prolungamento della dottrina conciliare sul-la cooperazione di Maria e sulla sua maternità nell’ordi-ne della grazia. La maternità esercitata da Maria sullaformazione della Chiesa costituisce l’aspetto fondamen-tale e sorprendente della sua maternità messianica. Es-sere Madre del Messia significa per Maria impegnarsianche in una maternità che contribuirà alla nascita delregno. Gli episodi di Cana e del Calvario sono tappe emanifestazioni di questo suo ruolo materno. RicevendoGiovanni al Calvario (Gv 19,26), Maria riceve in ereditàogni altro figlio e in Giovanni diventano suoi figli. Lamaternità di Maria continua così nella Chiesa: come ma-ternità nei confronti di ognuno dei discepoli: da fisica sifa spirituale e adottiva e da individuale si fa comunita-ria ed ecclesiale.3. Il titolo «Madre della Chiesa» rivela in terzo luogo lavolontà del Padre di attribuire alla donna il più ampioinflusso sulla formazione ed espansione della comunitàecclesiale; evidenzia il suo ruolo come donna e come«madre amatissima» (LG 53). Nella maternità di MariaDio Padre ha voluto dare un volto materno alla comu-nicazione della grazia nella Chiesa. Inoltre, col suo cuo-re di Madre diventa nella Chiesa e per la Chiesa l’espres-sione dei sentimenti del Padre nei confronti dei proprifigli nel Figlio. Infine il Padre, origine prima della mater-nità di Maria, è il termine ultimo verso cui conduce lamaternità ecclesiale di Maria.La teologia contemporanea ha approfondito la presen-za materna di Maria nei confronti della comunità eccle-siale: essa è madre e modello di fede, di speranza, di of-ferta generosa nel sacrificio, nel servizio, nella preghie-ra, nella testimonianza, nella comunione. Inoltre, inter-cede maternamente per i figli presso il suo Figlio ed es-sendo nostra «madre nell’ordine della grazia» (LG 61)

ANGELO VACCARELLA

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non fa mancare il suo influsso sulla diffusione della gra-zia, soprattutto di quella sacramentale.In sintesi, Maria, come Madre della Chiesa, resta e ope-ra nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa.

5. «Maria immaginee Madre della Chiesa»in tre formulari della Raccoltadi Messe della B.V.M.

Con il titolo «Maria immagine e Madre della Chiesa» so-no offerti dalla Raccolta di Messe della B.V.M. ben treformulari (n. 25. 26. 27). Essi considerano sotto diverseangolature la proclamazione di «Maria, Madre dellaChiesa» pronunciata da Paolo VI il 21 novembre 1964.Da quel momento molte chiese particolari e famiglie re-ligiose cominciarono a venerare la Vergine Maria come«Madre della Chiesa», cosicché nella seconda edizionedel Messale Romano troviamo un formulario con quellainvocazione. Nei tre formulari richiamati i molteplici le-gami della Chiesa con Maria sono variamente espressi: n. 25: i testi eucologici contemplano quattro momentidella storia della salvezza: – l’incarnazione del Verbo, nella quale la beata Vergine«accolse nel cuore immacolato» il Figlio di Dio, «meritòdi concepirlo nel grembo verginale; divenne madre delsuo Creatore e segnò gli inizi della Chiesa» (Prefazio);– la passione di Cristo: il Figlio Unigenito di Dio «mo-rente sulla croce», ha dato a noi come nostra madre lasua stessa madre, la beata Vergine Maria (Colletta, cf.Prefazio, Antifona alla Comunione);– l’effusione dello Spirito Santo, il giorno di Pentecoste,nel quale la Madre del Signore, «immagine e modellodella Chiesa orante, si unì alla preghiera degli Apostoli»(Prefazio);– l’assunzione della Vergine: «assunta alla gloria del cie-lo Maria santissima accompagna con materno amore laChiesa e la protegge nel cammino verso la patria, fino algiorno glorioso del Signore (Prefazio).n. 26: si evidenzia l’esemplarità delle virtù di Maria: su-blime carità, fede e speranza, umiltà profonda, preghie-ra perseverante ed unanime, culto spirituale e liturgico; n. 27: si declina in vari aspetti come Maria è modello del-la Chiesa: – discepola perfetta nella sequela di Cristo. S’implorache la Chiesa si conformi «sempre più all’immagine delCristo che ammira ed esalta nella gloriosa Madre» (Ora-zione sulle offerte);– «vergine illibata per l’integrità della fede» (Prefazio).A Maria è rivolto lo sguardo della Chiesa essa pure ver-gine: custodisce integra e pura la fede allo Sposo» (LG64);– «madre feconda e sollecita del bene di tutti i suoi figli»(Prefazio); la Chiesa, imitandone la carità e adempiendocon fedeltà la volontà del Padre, essa pure è madre: conla predicazione e il battesimo genera a vita nuova e im-mortale i figli, concepiti per opera dello Spirito Santo enati da Dio» (LG 64);– nella «regina adorna dei gioielli delle virtù [...] e splen-dente della gloria del suo Signore» (Prefazio) la Chiesa

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SPECIALE Testimoni

Parola Spirito e VitaCamaldoli, 25 – 29 giugno 2018

37a edizione

LA PRIMA LETTERA AI CORINZI

«EDIFICARE NELLE DIFFICOLTÀ»Relatore Prof. Don PASQUALE BASTA

Docente di Teologia biblica alla Pontificia UniversitàUrbaniana e di ermeneutica al Pontificio Istituto Biblico

25.06 lunedì ore 17: Introduzione generale: Paolo eCorinto.

26.06 martedì ore 9: Una chiesa divisa (1): la paroladella croce (1,18–3,4).

26.06 martedì ore 11: Una chiesa divisa (2): gli apostoli?Ministri (3,5–4,21).

26.06 martedì ore 16,30: Chiesa e livello morale interno:Toglierai il malvagio di mezzo a te (5,1–6,20).

27.06 mercoledì ore 9: Chiesa e intransigenze:matrimonio e verginità (7,1-40).

27.06 mercoledì ore 11: Chiesa e punti di vista troppoassoluti (1): gli idolotiti (8,1-13;10,1–11,1).

27.06 mercoledì ore 16,30: Chiesa e punti di vistatroppo assoluti (2): Paolo rinuncia ai suoi diritti(9,1-27).

27.06 mercoledì ore 21: Concerto d’organo. SuonanoEMANUELE BORDELLO e THOMAS MAZZOCCO, dellacomunità di Camaldoli.

28.06 giovedì ore 9: Una chiesa che si autoglorifica: velodelle donne e assemblee eucaristiche (11,2-34).

28.06 giovedì ore 11: La Chiesa è un corpo: carismi ededificazione (12,1-31a; 14,1-40).

28.06 giovedì ore 16,30: La via della Chiesa: inno allacarità (12,31b–13,13).

29.06 venerdì ore 9: Chiesa e fede nella risurrezione(15,1-58).

29.06 venerdì ore 11,15: Chiesa e persone concrete:saluti finali (16,1-24).

� Presiederanno il convegno p. Alfio FILIPPI e p. SergioROTASPERTI.

� Quote giornaliere a persona per soggiorno in camere tuttecon bagno: pensione completa € 60; mezza pensione € 50;per i giovani fino ai 30 anni € 40 e € 32.

� Le prenotazioni vanno fatte direttamente alla Foresteria diCamaldoli, a iniziare dal 3 marzo, preferibilmente pertelefono (0575-556013), oppure con e-mail [email protected] o fax allo 0575/556001.

� L’iscrizione al convegno è di € 50 e deve essere versata inapertura dei lavori.

� La partecipazione alla liturgia monastica è parteintegrante del programma del convegno.

� Testi di preparazione: G. RAVASI, Lettere ai Corinzi, pp.136, EDB, Bologna 2010rist, divulgativo. F. MANZI,Introduzione alla letteratura paolina, pp. 528, EDB,Bologna 2015, presenta la 1Corinzi in 5 capitoli alle pp.159-282; si tratta di un manuale per la scuola dedicatoall’intero epistolario paolino.

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Nel rinnovato interesse odierno per la Scrittura, è natu-rale che l’immagine emergente della Vergine sia quellabiblica. In questa prospettiva, incontriamo nei Vangelivari episodi in cui Maria viene accolta da singole perso-ne o da comunità. Il primo riferimento va a Giuseppe,l’«uomo giusto» (Mt 1,19), cui viene rivolto l’invito:«Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infat-ti, il bambino che è generato in lei viene dallo SpiritoSanto» (Mt 1,20). Possiamo solo immaginare l’accoglien-za cordiale che Giuseppe ha riservato a Maria che spe-rimenta il calore della sua custodia. Uniti da un vincolodi amore sponsale e verginale Maria e Giuseppe condi-vidono tutto in una umile vita di preghiera, di silenzio, difatica. Sono poi Elisabetta e Zaccaria ad accogliere Ma-ria nella propria casa quando ella vi si recò a far loro vi-sita. Questa accoglienza ospitale fu ricca di frutti spiri-tuali: lo Spirito Santo si effuse nella casa e il sussulto digioia raggiunse perfino il nascituro Giovanni nel grem-bo materno.

La fortunata famiglia di Cana di Galilea, che invitò Ma-ria al banchetto nuziale e l’accolse festosamente, poté of-frire – per il suo intervento – un vino prelibato e abbon-dante, simbolo della gioia messianica che Gesù stava percomunicare al nuovo popolo di Dio. Inoltre, Gesù con isuoi discepoli, accolse Maria in qualche casa ospitale edella sperimentò la gioia di testimoniare di essere anchelei discepola di Cristo e di appartenere alla famiglia dicoloro che fanno la volontà del Padre. Ma è soprattuttoGiovanni, il discepolo amato, a ricevere da Cristo dall’al-to della croce l’invito ad accogliere Maria tra i suoi be-

contempla l’immagine della sua gloria futura«» (Antifo-na d’ingresso; cf. Orazione sulle offerte).

6. Lezioni di vita

Il nostro itinerario si conclude facendo emergere dallafigura di Maria Madre della Chiesa due atteggiamentiesistenziali. 1. Accogliere Maria nostra Madre nella fe-de. 2. Vivere nello Spirito Santo con l’aiuto materno diMaria.

1. Accogliere Maria nostra Madre nella fede

Per dare una risposta integrale alla domanda che il Si-gnore Gesù continua a porre alla sua Chiesa: «Ma voi,chi dite che io sia?» (Mc 8,29) è necessario “accogliere”Maria. Conoscere meglio la Madre, infatti, fa parte del-la conoscenza del Figlio. Al riguardo la Lumen Gentiumè esplicita: «Le varie forme di devozione verso la Madredi Dio […] fanno sì che, mentre è onorata la Madre, il Fi-glio […] sia debitamente conosciuto, amato, glorificato esiano osservati i suoi comandamenti» (LG 66). È neces-sario perciò fare attenzione perché la venerazione versoMaria non oscuri la finalità: rendere onore al Figlio.In questa ottica rigorosamente cristologica e perciò stes-so trinitaria, anche le apparizioni mariane sono un donoche Dio ci fa, sono uno squarcio di cielo che ci viene of-ferto per orientarci nella nostra travagliata esistenza eaiutarci a rileggere e vivere il Vangelo di Gesù. Come sela Madre di Dio e Madre nostra continuasse a ripetereai suoi figli il comando rivolto ai servi delle nozze:«Quello che Cristo vi dirà, voi fatelo» (Gv 2,5).

EDB

DBE

ni. E per l’evangelista accogliere è il verbo della fede,esprime il credere e implica una comunione personale eun dono fiducioso di sé.Ai suoi discepoli Gesù ha fatto tanti doni, che costitui-scono i loro beni spirituali: ha donato la sua Parola, l’Eu-caristia, il comandamento nuovo, lo Spirito Santo. Oradona anche sua Madre. Dinanzi a tale dono, ai discepo-li non resta altro che accoglierlo come eredità di Cristocrocifisso, e quindi con fede, conamore, con gratitudine, instaurandocon Maria di Nazaret un rapportofiliale, meglio una comunione di vi-ta, un’ospitalità interiore che rendeil cristiano una persona dal cuoremariano. Giovanni aprì a Maria so-prattutto il suo cuore e l’accolse.Paolo VI nel n. 56 della Marialiscultus ha espresso con una sintesifelice ciò che la rivelazione dice su Maria. Dopo aver af-fermato che Dio «tutto compie secondo un disegno diamore», Papa Montini aggiunge: «Egli amò Maria ed inlei operò grandi cose, l’amò per se stesso e l’amò pernoi, la donò a se stesso e la donò anche a noi». L’amò ela donò. Anche Giovanni Paolo II nella RedemptorisMater, commentando il brano di Giovanni 19,25-27, sot-tolinea il carattere di dono che riveste la duplice conse-gna fatta da Gesù: della Madre al discepolo e del disce-polo alla Madre. Un dono che Cristo stesso fa personal-mente ad ogni persona e in particolare ai discepoli: laMadre di Gesù è data ad essi come loro vera Madre nel-l’ordine della grazia.

2. Vivere nello Spirito santocon l’aiuto materno di Maria

La presenza di Maria al Cenacolo, orientata all’acco-glienza dello Spirito santo per sé e per la Chiesa, ci ri-corda l’importanza dello Spirito santo nella vita cristia-na. La Pentecoste è passata in quanto fenomeno straor-dinario. Il vento, il fuoco, il miracolo delle lingue furonoconcessi per quel giorno, ma la venuta interiore delloSpirito santo si perpetua in ogni cristiano: «L’amore diDio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo delloSpirito santo che ci è stato elargito» (Rm 5,5). Essere nel Cristo (Rm 8,1) è vivere nello Spirito (Rm8,5). Vita cristiana è vita «spirituale», cioè sotto l’influs-so dello Spirito, animata dallo Spirito e quindi produ-cente frutti di amore e di santità. Maria non può esserecompresa se non in relazione allo Spirito santo, che haoperato in lei e al quale ella ha risposto con massimadocilità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica espone le relazionidi Maria con lo Spirito Santo affermando: «Maria, la tut-ta santa Madre di Dio, sempre Vergine, è il capolavorodella missione del Figlio e dello Spirito santo nella pie-nezza del tempo» (n. 721). Secondo questa impostazio-ne Maria non è il tutto dell’azione redentrice di Cristo egeneratrice dello Spirito, ma è «il capolavoro». Maria èil segno più trasparente e l’icona più riuscita dell’operasalvifica e santificatrice di Cristo e dello Spirito. Lo Spirito appare protagonista della santità di Maria

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nelle sue varie fasi: 1a. «Lo Spirito santo ha preparato Maria con la sua gra-zia» (n. 722). Dopo il periodo in cui, secondo il pensierodominante del giudaismo ortodosso, sembrava che «loSpirito fosse estinto» (J. Jeremias), il Paraclito è all’ope-ra in Maria. Senza alcun diritto da parte di lei, ma «perpura grazia» (n. 722) lo Spirito la colma di grazia. 2a. «In Maria lo Spirito santo realizza il disegno miseri-

cordioso del Padre […] e manifestail Figlio del Padre divenuto suo Fi-glio» (n. 723). Con queste parole ilCatechismo della Chiesa Cattolicaintende indicare il concepimento e ilparto verginale, avvenuti per operadello Spirito santo. Ciò che Maria diventa nell’incarna-zione del Verbo è espresso median-te simboli evocativi: «Dimora» del

Figlio e dello Spirito, «Sede della Sapienza» (n. 723) e«Roveto ardente della Teofania definitiva» (n. 724).Questi tre simboli di ordine spaziale o locale indicano inMaria il luogo santo dell’azione e della manifestazionedi Dio-Trinità. La persona di Maria non è soltanto il luo-go dell’azione di Dio vivo o della sua presenza, ma an-che la persona santificata dallo Spirito e abilitata ad unarisposta di fede esemplare.3a. «Al termine di questa missione dello Spirito, Mariaè la […] Madre del “Cristo totale”. In quanto tale, ella èpresente con i Dodici, «assidui e concordi nella preghie-ra» (At 1,14), all’alba degli “ultimi tempi” inaugurati ilmattino della Pentecoste e che ci introducono la Chie-sa» (n. 726) nel tempo della Chiesa, dove Maria collabo-ra con lo Spirito secondo una molteplice funzione. La Vergine ci aiuta a vivere nello Spirito. Non solo comemodello di vita «spirituale» con la «continua e generosacorrispondenza della sua libera volontà alle interne mo-zioni dello Spirito santo» (Signum magnum, 9), ma an-che nell’esplicare la sua opera materna dipendente dalui. Maria è relativa allo Spirito santo: svolge con lui lastessa funzione di formare in noi il Cristo e come lui at-tua una missione intima e segreta nell’interno della co-munità ecclesiale. La Vergine non sostituisce lo Spirito santo, ma ne pro-clama il compito essenziale, cui è chiamata a partecipa-re per volontà divina. L’alleanza tra Maria e lo Spiritosanto, contratta nel momento dell’incarnazione e riaffer-mata nella Pentecoste, perdura in maniera indissolubilenella Chiesa: Gesù continua a nascere nelle anime «peropera dello Spirito santo da Maria Vergine» (Credo). Ladevozione mariana e il culto a Dio Spirito santo non pos-sono essere separati: Maria ci insegna la docilità allo Spi-rito santo e ci prepara così ad attirarlo sempre più in noie lo Spirto santo ci insegna a venerare Maria come Ma-dre amantissima (LG 53). L’azione dello Spirito santo,cui collabora Maria, converge nella formazione dellaChiesa, comunità di preghiera e di amore, pronta a daretestimonianza del regno di Dio nel mondo.

Maria Marcellina PedicoServe di Maria Riparatrici

L’alleanza tra Maria elo Spirito Santo perdurain maniera indissolubile

nella Chiesa.

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Un’approfondita riflessione sul-l’argomento è proposta da Si-

mone Morandini, vicepreside dell’I-stituto di Studi ecumenici San Ber-nardino di Venezia e docente alla Fa-coltà teologica del Triveneto; coordi-na il Progetto etica, filosofia e teolo-gia della Fondazione Lanza e il grup-po di lavoro “Custodia del creato”dell’Ufficio nazionale per i problemisociali e il lavoro della CEI; è anchemembro della presidenza dell’ATI-SM (Associazione Teologica Italianaper lo Studio della Morale).Il suo libro ricostruisce in dieci capi-toli il quadro di riferimento della teo-logia dell’ecumenismo e percorre lastoria del movimento ecumenico, conuna specifica attenzione rivolta al de-creto conciliare Unitatis redintegratioe alle tappe della sua ricezione.L’intento è individuare i princìpi e lelinee emergenti, le linee-guida e leparole-chiave che consentono di af-frontare serenamente alcune dellequestioni ancora aperte, in particola-re quelle relative ai sacramenti, al-l’ecclesiologia e all’etica.

Cammino ecumenicotra fratture e dialogo

La speranza, sulla linea dello spiritodel Concilio, è quella di veder fiorireuna nuova primavera ecumenica, al dilà di una faticosa fase invernale, forsein via di superamento. Già papa Gio-vanni Paolo II, al n. 49 dell’enciclicaUt unum sint, affermava che «la ricer-ca dell’unità dei cristiani non è un at-to facoltativo, ma un’esigenza chescaturisce dall’essere stesso della co-munità cristiana». Il libro di Morandi-ni, centrato sulla dimensione teologi-ca del cammino ecumenico, non pote-va ripercorrere l’intera storia delle di-visioni che hanno interessato la storiadel cristianesimo; d’altra parte non

poteva nemmeno completamenteignorarle. «Non bisogna dimenticare,in primo luogo, che lo stesso cristiane-simo nasce da una rottura originaria:quella che si consuma nei primi de-cenni della sua esistenza e che vede laprogressiva differenziazione dall’e-braismo. Quando poi essa diverrà se-parazione, emergerà quella che ha po-tuto essere indicata come l’unica verafondamentale questione ecumenica».Gli incontri tra Paolo VI e il patriar-ca Athenagoras e la relazione acco-gliente costruitasi tra loro, fecero ma-turare un nuovo, più sereno rapportotra Oriente e Occidente, «nel segnodi un ecumenismo della carità chepose le premesse per il successivodialogo teologico».

Comunionenelle legittime diversità

Nel 2014 papa Francesco e il patriar-ca ecumenico Bartolomeo I volleroincontrarsi per fare memoria del cam-mino positivo intrapreso mezzo seco-lo prima. La dichiarazione comune si-glata in tale occasione rinnova «l’im-pegno a continuare a camminare in-sieme verso l’unità», in vista del «nuo-vo necessario passo, quello della co-munione nella legittima diversità». L’ecclesiologia espressa nella costitu-zione dogmatica sulla Chiesa Lumengentium, già evidenziava chiaramenteche la Chiesa di Cristo sussiste nellaChiesa cattolica, senza però identifi-

carsi con essa (LG 8); dal Concilionasceva così la prospettiva di una co-munione radicata nel mistero trinita-rio e aperta in prospettiva escatologi-ca (una Chiesa pellegrina) e quindidisponibile a ritrovarsi in relazionecon una varietà di soggetti.

Centralità della Parolae spiritualità ecumenica

La riscoperta della centralità dellaParola (bene esemplificata anche dal-le traduzioni comuni della Bibbia)costituisce uno dei grandi frutti deldialogo ecumenico: è il vangelo chechiama a unità. Come sottolineava ilDirettorio Ecumenico al n. 183, essa«rafforza i legami di unità già tra lo-ro esistenti, li apre all’azione unifi-cante di Dio e dà maggior forza allatestimonianza comune resa alla paro-la salvifica di Dio». Leggere la Paro-la, interpretarla, pregarla assieme èquindi una via maestra del dialogospirituale: su di essa sono chiamati amisurarsi i credenti e le comunità, perscoprire a quale unità le conduca l’u-nico Signore.Riferirsi alla Parola, poi, significa an-che «praticare un ecumenismo dellaconversione (UR n. 7), che sa chiede-re e accordare perdono per le colpecommesse contro l’unità e disporsicoraggiosamente a cammini rinnova-ti. L’unità, del resto, cresce assieme auna santità di vita, che interessa inprimo luogo le persone, ma anche leistituzioni in cui vivono, rendendoleospitali, accoglienti nei confronti del-la diversità. Lo stesso ecumenismospirituale contribuisce a tale dinami-ca, nella misura in cui orienta allapercezione di un mistero di Dio do-natoci in Cristo che va al di là dellediverse espressioni ecclesiali e chepure attraverso di esse si comunica».C’è ormai un vero e proprio martiro-logio ecumenico che evidenzia la for-za donata da un’unica fede vissuta informe condivise.Il dialogo ecumenico sarà sempre piùvero e fecondo se ci sarà una convi-vialità delle differenze, nel rispettodei diversi stili e linguaggi liturgici,nel superamento di stereotipi e pre-giudizi, in spazi abitati da collabora-zioni interconfessionali, orientati allacrescita di una cultura dell’incontro,consapevoli che a fondamento diogni percorso sta l’agire dell’unicoDio e l’azione dell’unico Spirito.

Anna Maria Gellini

PER UNA NUOVAPRIMAVERA ECUMENICA

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Simone Morandini

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Testimoni 5/2018 47

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Il card. Kasper - presidente emerito delPontificio consiglio per la promozionedell’unità dei cristiani, docente di Teolo-gia dogmatica all’Università di Münster,vescovo di Rottenburg-Stoccarda - offreuna meditazione/testimonianza su Ma-ria. Di profonda devozione mariana ma-turata fin dall’infanzia, Kasper sottolineacome il culto mariano debba basarsi sul-la sacra Scrittura, rapportarsi al fulcro eal criterio della nostra fede, a Gesù Cri-sto e anche alla liturgia della Chiesa. Ilconcilio Vaticano II ha impresso un nuo-vo impulso, reintegrando la dottrina e ilculto della Madonna nell’insieme delladottrina sulla Chiesa e della liturgia. Ma-ria è l’immagine, il modello e la figura

della Chiesa e l’eccellentissimo modellodi fede e di carità, «mediatrice solo inforza e in partecipazione alla mediazio-ne di Cristo», nostra sorella nella fede, laprima dei credenti, che ci accompagnanel nostro cammino e che accompagna eprotegge tutta la Chiesa nel suo pellegri-naggio nella storia.

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Siamo in una società irretita, sempre in-terconnessa, ansiogena, nevrotizzante efragilissima. Computer, internet, telefonicellulari, smartphone e youtube, face-book, hanno invaso la vita. Ma non c’èpiù nulla da comunicare. Nulla di uma-namente significativo. È venuta meno labase comune: unione, comunione, comu-nicazione, comunità. Sono andati persi ilcontatto diretto, il linguaggio del corpo,il pensiero e l’approfondimento, la com-plessità dell’esperienza umana, impove-rita da questa società digitale tenuta in-sieme dalle comunicazioni elettroniche.Il prossimo non è più così prossimo, an-che se gli posso parlare a grande distan-

È il terzo e ultimo volume di una “trilo-gia” dedicata alla biografia di san Leo-nardo Murialdo. I primi due volumi so-no: nel 2011 Leonardo Murialdo. Infan-zia, giovinezza e primi ministeri sacerdo-tali (1828- 1866); nel 2015 Leonardo Mu-rialdo. L’apostolato educativo e sociale(1866-1900). Il primo volume è dedicatoalla giovinezza del sacerdote torinese. Ilsecondo e il terzo coprono entrambi laseconda parte della sua vita, ma riguar-dano in un caso l’azione educativa e so-ciale di Leonardo Murialdo, nell’altro lasua opera come fondatore e guida dellacongregazione (Giuseppini del Murial-do, come poi si chiamarono) e sulla sua

azione nell’aprire le varie case dellanuova famiglia religiosa. Gli ultimi capi-toli del terzo volume presentano le ca-ratteristiche della personalità e della suaspiritualità, i principali tratti del suo me-todo educativo e il riconoscimento dellasantità fino alla canonizzazione del 1970.

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La giornalistaTeresa Gutiér-rez de Cabiedes,(dottorato di ri -cerca in Comu-nicazione Pub-blica presso l’U-niversità di Na-varra e VisitingScholar pressol’Università cat-tolica d’Ameri-ca), offre ai let-tori una straordinaria testimonianza del-la vita di Nguyen Van Thuan, in modoparticolare dei 13 anni trascorsi in prigio-nia, nove dei quali in isolamento. Era sta-to nominato primo vescovo vietnamita il13 aprile 1967. Il 30 aprile 1975, dopo unasanguinosa guerra durata più di vent’an-ni, il Vietnam del Nord conquistò il Sude impose nel nuovo paese un regime co-munista. Era il 15 agosto 1975: «si fece unsilenzio denso, interrotto solo dal volo diun moscone che solcava lo spazio soffo-cante dell’ufficio. “Nguyen Van Thuan tiabbiamo fatto portare qui perché sei col-pevole di causare problemi al Governodel popolo sovrano del Vietnam. Sei ac-cusato di propaganda imperialista e di es-sere un infiltrato delle potenze stranie-re”. Con queste parole François XavierNguyen van Thuan, da poche settimanenominato da Paolo VI arcivescovo coa-diutore di Saigon, viene accusato di tradi -mento e arrestato». Liberato il 21 no-vembre 1988, con la concessione di vive-re agli arresti domiciliari, fu poi condan-nato all’esilio nel 1991. Fu chiamato aRoma dove fu nominato presidente delPontifico Consiglio della Giustizia e del-la Pace nel 1998. Nel 2001 nominato car-dinale da Giovanni Paolo II. Il 16 settem-bre 2002 morì per un tumore incurabile.L’A. raccoglie e dipana in 80 capitolettila storia di una vita atrocemente concre-ta, provata da una estrema sofferenza eredenta in modo prodigioso; testimo-nianza luminosa di grazia e di straordi-naria libertà interiore, sostenuta da unafiducia incondizionata in Dio. Libertàche non si è lasciata vincere dalle sbarre,dalla persecuzione, dall’ingiustizia e danessun tipo di disperazione, nonostante itanti momenti di angoscia, di tenebrache Van Thuan ha attraversato, esausto elacerato nella mente e nel cuore. Il 4 maggio papa Francesco ha promul-gato il decreto che riconosce le virtùeroiche del cardinale François- XavierNguyên Van Thuân e ne autorizza la ve-nerabilità.

za e anche vederlo nel piccolo schermo.È una società fredda, superficiale, dovela fruizione è prevalentemente autorefe-renziale, individualista e narcisista. Ciòfavorisce la disgregazione dei gruppi euna sempre più diffusa solitudine.

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