Test slidesshare open genova cowo

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LABORATORIO COWORKING OPENGENOVA TITOLO: COWORKING a Genova; spazio lavoro condiviso per idee e imprese innovative Il laboratorio nasce col progetto di fungere da collettore di competenze per creare una struttura organizzata in uno spazio condiviso attrezzato per accogliere e assistere giovani con idee che faticano ad emergere per la carenza di piattaforme dove potersi confrontare e sviluppare collaborativamente progetti innovativi. Titolo e descrizione OK

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LABORATORIO COWORKING OPENGENOVA

TITOLO: COWORKING a Genova; spazio lavoro condiviso per idee e imprese innovative

Il laboratorio nasce col progetto di fungere da collettore di competenze per creare una struttura organizzata in uno spazio condiviso attrezzato per accogliere e assistere giovani con idee che faticano ad emergere per la carenza di piattaforme dove potersi confrontare e sviluppare collaborativamente progetti innovativi.

Titolo e descrizione OK

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Quello che segue potrebbe essere il primo post del laboratorio

Lo spazio deve essere dotato delle infrastrutture adatte; scrivanie attrezzate con connessione internet wifi illimitato, sale conferenze adatte per meetting ed eventi sia locali che plurilocation in streaming.

I principi del cowo Genova: − spazi di lavoro attrezzate lowcost da utilizzare con la massima flessibilità;− particolare attenzione alle donne professioniste e neo mamme che si trovano nella difficoltà

a ricoprire la doppia figura di mamma/lavoratrice; − puntare al coinvolgimento dell'amministrazione pubblica per fornire servizi che possano

essere forniti in out- sourcing; particolarmente negli sviluppi che OPEN GENOVA potrà realizzare con il monitoraggio dei disagi e disservizi urbanistici che verranno segnalati dalla cittadinanza e messi nella conoscenza della stessa amministrazione; analizzarne le possibili soluzioni che potranno includere ad esempio il controllo del territorio con i suoi problemi idrogeologici e la raccolta differenziata pota a porta.

− Elemento essenziale del coworking sarà la funzione di laboratorio per studiare, analizzare per riproporre a Genova esperienze di successo che in Italia stanno avendo successo e che permettono a nuove aziende, giovani free-lance e startup di ritrovarsi a lavorare gomito a gomito.

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NOTE DA NON INSERIRE NELLA PRESENTAZIONE DEL LABORATRIO (inserirei anche questi link)Gli esempi da seguire e da approfondire: www.vegapark.ve.it di Michele Vianellowww.tagesmutter-arcobaleno.it di Genovahttp://it.startupbusiness.it/news/nasce-a-milano-la-casa-di-startupbusiness di Milano

supporto Paolo Marenco per startup (come spiegato su FB terrei alcune di queste opportunità per una fase successiva)consulenza Massimo Carraro idetore del COWO a cui sono affiliatoeventi possibili: weekend startup, meetting di indigeni digitali; meeting a tema tipo i #TTT di tweeter; meeting lunch per presentazione aziende e startup; Decreto sviluppo per finanziamenti alle startupFinanziamenti europei previsti (leggi secolo XIX opuscolo uscito in settimana). (qui ci può aiutare il Comune con cui sto definendo collaborazione)Eventi: barcamp (chiedere a D'Ottavi); cowocamp annuale (Massimo Carraro), startup (Paolo Mantero); Stimolare il crowdsourcing e il foundsourcing: ricercare il coinvolgimento di grandi aziende genovesi

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Forti dell'esperienza maturata con il primo coworking a Genova dal 2009 abbiamo avuto conferma che questa opportunità risolve le esigenze di tanti giovani lavoratori, free-lance e micro aziende che necessitano di postazioni lavoro attrezzate pronte all'uso in qualsiasi momento e dotate delle pur semplici infrastrutture che permettono di svolgere la propria attività.

Nulla di trascendentale. Ma dove trovare scrivanie con connessione internet low cost in alternativa al lavoro da casa?

Gli spazi lavoro devono essere usufruibili in modo totalmente elastico: solo quando serve; che si tratti di settimane, piuttosto che solo di alcuni giorni o addirittura ore.

Servirà da punto di incontro per agevolare sinergie tra diverse figure professionali che intendono sviluppare insieme un progetto e non hanno un luogo di incontro.

La filosofia del coworking è basata sull'open-space per stimolare il contatto e la condivisione non solo dell'ambiente ma anche di eterogeneità di competenze.

Ci sono vari esempi di spazi coworking in giro per l'Italia, piccoli e grandi, che stanno facendo crescere idee e professionalità.

Genova non ha ancora una struttura come questa.

Con questo laboratorio si vogliono raccogliere le forze per poter realizzare un ampio spazio di coworking strutturato per accogliere queste figure dando l'opportunità di usufruirne con la massima elasticità e a costi sostenibili.

http://www.slideshare.net/coworkingcowo

http://coworkingproject.com/manifesto/

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Discorso al BARCAMP

Sono titolare di una agenzia immobiliare dal 1998 e svolgo questa attività da 26 anni.

Nel 2009, 3 anni fa, all'inizio della crisi del mattone, dopo anni di bagordi dove il lavoro andava alla grande, in ufficio di 150 mq a pochi passi da qui, per diversi motivi l'organico di 10/11 persone che avevo si ridusse nell'arco di pochi mesi a 5 persone.

Le varie postazioni lavoro attrezzate che avevo si ritrovarono all'improvviso inutilizzate.

Mi trovai nella situazione di dover fare una scelta: o reinvestire nella mia attività in risorse umane per riformare quell'organico che aveva fatto il successo della mia azienda; o spostare l'azienda in spazi, in uffici proporzionati ai numeri e alle persone rimaste in oganico; o... rendere questi spazi produttivi.

La mia attività, in costante contatto col mondo produttivo, mi ha permesso di capire che esistevano realtà lavorative che non trovavano la giusta collocazione: piccole o micro aziende, giovani professionisti che non hanno uno spazio adatto alle loro dimensioni dove poter lavorare; giovani neoimprenditori di se stessi che necessitano di strutture pronte per lavorare subito; un ambiente dotato del neccessario, spesso minimalista, per poter lavorare.

Spesso queste necessità non richiedono un ufficio disponibile dalla mattina alla sera, per 5/6 giorni alla settimana, puttosto che in modo continuativo per mesi o anni; ma si può avere bisogno di una scrivania o una stanza per un breve periodo, per una giornata o anche per poche ore.

Professionisti con differenti capacità e competenze abbiano bisogno di lavorare per un periodo insieme gomito a gomito per condividere un progetto comune.

Bene.... dove trovare questi spazi? O ci si ritrova in casa di uno o dell'altro; altrimenti...

Non esistono spazi di questo tipo!

3 anni fa quindi cominciai a propormi come cowomanager; un avventura senza false illusioni; anche perchè non era una necessità così impellente per la mia azienda. Non cercavo un business alternativo; principalmente non sopportavo il fatto che spazi e apparati nella mia disponibiltà non creassero prodotto; sapendo che nel contempo giravano per Genova professionisti costretti a lavorare in modo precario per la mancanza di spazi lavoro pronti all'uso, low cost e usufruibili in modo elastico.

Avrei potuto intraprendere questa situazione da solo; senza bisogno di assistenza esterna: gli spazi c'erano, le scrivanie e la connessione internet pure; addirittura tutte le scrivanie erano dotate di linea telefonica e pc connesso.

Ma sentivo la necessità di uscire da quell'isolamento professionale e culturale nel quale sentivo di trovarmi. Chiusura che caratterizza il carattere molto poco incline alla condivisione del genovese.

Sentivo la necessità di confrontarmi con realtà diverse da quelle genovesi e condividere con altri idee e prospettive.

Avrei potuto navigare on line e trovare situazioni che si confacessero alle mie idee e copiarle; senza andare a far rete come poi ho fatto con il coworking project; senza dover pagare royalty.

Invece entrando in contatto con Massimo Carraro, Copywriter milanese ideatore del COWORKING PROJECT trovai quello che cercavo: nient'altro che l'entusiasmo e la fame socializzante che ti porta

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a desiderare di dare e ricevere, di condividere e dialogare senza fini di business.

Cosa voglio promuovere:

non sono qui per promuovere il mio Coworking che è costantemente saturo;

Il successo che la mia idea ha avuto non mi spinge nemmeno ad aprire uno nuovo spazio cowo per fare business; perchè coworking non è business; non è un nuovo lavoro, non è subaffitto; non è un'alternativa alla classica locazione; il cowo manager è una figura che ha spazi e infrastrutture in esubero che può mettere a disposizione delle figure precedentemente menzionate.

La filosofia del coworking è condivisione; condivisione di idee di esperienze e di dati;

ma ciò che entusiasma chi vive di coworking è quello che viene chiamato serendipity:

il trovare casualmente e fortunosamente una cosa o una persona, oppure imbattersi casualmente e fortunosamente in un evento, mentre si sta cercando qualcos'altro.

La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino. (Julius Comroe Jr.)

Sono passate le figure più disparate e nessuna attinente alla mia attività; eppure condividendo gli spazi e le competenze si è creato tra me e loro, ma anche tra i coworker stessi delle interazioni che hanno portato sviluppi lavorativi inaspettati.Abbiamo trovato la figlia del contadino nel pagliaio!

Frequentando le persone che fanno parte della rete cowo, curiosando in rete, ma curisoando nella mia mente contorta, e guardandomi attorno e notando tutte le difficoltà che spesso ci impediscono di lavorare ho notato altre necessità che non trovavano soddisfazione.

Ho notato che l'intelligenza e la fantasia femminile unita alla loro razionalità non trovava sfogo per problemi logistici; per l'impossibilità di lavorare e fare le mamme.

Ho vissuto una splendida esperienza con mia moglie e mia figlia Alice: che è stata la mia prima cliente coworker: una delle stanzette del mio ufficio fu addibita a cameretta e permise a noi, io e mia moglie, di vedere crescere nostra figlia insieme a noi e a mia figlia di non essere parcheggiata da nonni o in asili nido troppo pematuramente e a costi insostenibili; come ha permesso a mia moglie di poter riprendere l'attività dopo 9 giorni dalla nascita.

E allora ho pensato: quante mamme professioniste vorrebbero continuare la propria attività senza perdere il contatto con il proprio pargolo? O addirittura quante donne non hanno nemmeno provato a dar sfogo al proprio intelletto sapendo che non avrebbero trovato il contesto adatto al doppio ruolo mamma-imprenditrice.

A Milano esiste http://www.pianoc.it/

E alloar ho pensato: quanto sarebbe utile per loro un spazio coworking con una zona nursery attrezzata per l'allattamento, la nanna e il gioco. Uno spazio che a pochi metri di distanza permette di lavorare.

Non gestito perforza gestito da personale addetto o baby sitters; ma gestito dalle mamme stesse che a turno stanno un po' a giocare con il proprio figlio e con quello delle cowocolleghe; giovani mamme ognuna con la sua professionalità diversa dalle altre.

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Altra cosa che mi ha sempre colpito è la necessità di spazi adatti allo studio per gli universitari; fuori dalle strutture universitarie: se non si arriva presto alla Berio durante la settimana si rimane senza una sedia da sedersi; alla domenica solo la De Amicis al porto antico rimane aperta e anche lì dopo mezz'ora dall'apertura ogni posto è occupato.

Al cowocamp di maggio scorso ho conosciuto Michele Vianello, direttore del parco tecnologico Vega di Venezia: un personaggio eccezionale che si definisce nomadworker; un lavoratore senza fissa dimora e senza orario, un lavoratore con la testa e il lavoro sulle nuvole dove per nuvola si intende cloud nel senso web del termine.

Vianello è un personaggio fuori dal tempo, malato di smartcity. Dove smartcity non si intende i lampioni WIFI simbolo di quelle amministrazioni che se ne dotano per meritarsi questo termine molto alla moda.

Sono anni che curioso e raccolgo spunti; elementi che messi insieme mi fanno idealizzare un progetto; un progetto basato sulla condivisione di esperienze e dati.

Purtroppo questo fin'ora è rimasto soltanto un progetto perchè vivo in una città dove caratterialmente non siamo predisposti a questo genere di sentimento condivisione, fiducia ed entusiasmo nelle idee innovative.

Abbiamo un carattere che è uguale alla nostra terra: chiusi e diffidenti a tutto quello che è oltre il righi o oltre il turchino e i Giovi; e all'interno di questo guscio siamo divisi anche tra noi; una città divisa in vallate poco inclini al dialogo tra loro;

FACEBOOK e i social network: in questi ultimi 4/5 anni è arrivato facebook diffondendosi in pochi mesi in modo virale tra noi. Sempre dopo gli altri; Genova sta all'Italia come l'Italia sta al resto del mondo, per lo meno il mondo occidentale. Le novità di successo in qualsiasi campo arrivano in Italia quando ormai all'estero sono quasi sulla via dell'obsolescenza e arrovano a Genova anco dopo; dopo che come delle scimpanzeè con un frutto in mano lo prendiamo, lo giriamo er vedere che non ci sia l'inghippo.

Intanto il mondo va avanti come un treno ad alta velocità e qui ce lo stiamo a menare sulla bretella e sul terzo vallico. Siamo la città del no su tutto a prescindere.

Maa non buttiamo sulla politica che non è il caso.

Fato sta che facebook riesce ad allungare i suoi tentacoli anche tra noi; perchè in fondo è quello che ci voleva; perchè curiosi in fondo lo siamo! Ma non abbiamo tanto coraggio di manifestarlo; se c'è un device che fa da filtro ci permette di avere un filtro che ci depersonalizza e fa si che si entri in contatto con vecchi compagni di scuola o nuovi personaggi con i quali ci diamo del tu immediatamente; ocsa che non succederebbe mai nella vita reale.

E tramite facebook entro in contatto con OPENGENOVA. Una piattaforma di condivisione che ha quale core business, se così vogliamo definirlo, la condivisione delle idee per avvicinare i genovesi

tra loro, farli parlare e renderli consapevoli che Genova è la propria città o lo deve ridiventare.

Che l'amminsitrazione pubblica deve essere al servizio della cittadinanza; ma allo stesso tempo la cittadinanza deve aiutare l'amministrazione a non staccarsi dalla vita reale dei cittadini.

OPENGENOVA e il suo ideatore in prima persona Enrico Alletto, mi ha tirato dentro al suo progetto con forza e un po' contro la mia voglia; nonostante fossi coscente di avere una buona idea in testa e che questa forse potrebbe rimanere per sempre solo un progetto irrealizzato.

Perchè in fondo sono un genovese praticante pure io e non ho certo il dono dell'eloquenza e lo spirito socializzante. Sono anche io fondamentalmente diffidente a prescindere; non pronto a buttarmi in nuove avventure se non sono sicuro di dove vado a mettere il piede.

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Nonostante abbia avuto molte dimostrazioni che le cose di successo siano nate dalla sfacciataggine di intraprendere una avventura senza sapere dove si sarebbe andati a parare.

Ma tornando al coworking: nel laboratorio all'interno della piattaforma OPENGENOVA sto lanciando il progetto di realizzare uno spazio di condivisione dove freelance, startup, giovani lavoratori, mini o micro imprese possano trovar un luogo dove poter lavoare quando serve e per tanto tempo che serve. Un luogo dove lo spirito di dissociazione e isolamento classico di noi genovesi non abbia residenza; un luogo dove si cominci a sedersi vicini magari dandosi le spalle per poi passare a girarsi guardarsi in faccia, si scmbino le esperienze per progettare il futuro proprio e di questa città insieme.

Questo spazio condiviso non è luogo di business e non deve e non può essere basato sul lucro di qualcuno; d'altronde non è nemmeno una struttura con dei costi di gestione elevati; non richiede risorse umane particolari per la sua conduzione;

Il coinvolgimento dell'amministrazione pubblica deve fare da collante e deve dare lo spunto per trovare le risorse economiche che permettano l'aviamento.

Le grandi e medie aziende protagoniste dell'eccellenza genovese in Italia e nel modo devono, da una parte sponsorizzare questo laboratorio di idee e devono sfruttare i coworker stimolando la ricerca proponendo spunti su cui progettare innovazione.

Un altro player essenziale di questa commistione deve essere il mondo universitario; gli studenti devono trovare un luogo di incontro e di studio che permetta loro di incontrarsi e sfiorarsi con tutte quelle altre realtà che sono già attive nel mondo del lavoro e dello sviluppo tecnologico.

Michele Vianello è il teorizzatore del futuro decontestualizzato; le smartcities saranno sempre meno cities e sempre più facenti parte di un contesto globalizzante.

Ci sarà sempre meno bisogno di essere fianco a fianco per lavorare e per studiare. Il contatto virtuale e a distanza sarà predominante nel futuro; ma il contatto umano non potrà mai venir meno perchè continueremo ada avere bisogno di annusarci l'un con l'altro perchè solo così, solo socializzando respirando la stessa aria si può davvero costruire insieme.

Guardate che il mio progetto sembra utopia; ma fuori da Genova quest cose sono già realtà. E non c'è bisogno di arrivare a Silicon Valley dove gli indigini digitali con Paolo Marenco vanno a fare rete.

Perchè a Milano esiste questo: http://it.startupbusiness.it/news/nasce-a-milano-la-casa-di-startupbusiness

perchè a Marghera esiste il Vega cube il cui direttore è Michele Vianello:

http://www.vegapark.ve.it/

Vegacube è un incubatore di startup cofinanziato dall'amministrazione pubblica e dalla camera di Commercio di Venezia; selezionano le idee brillanti degli startupper che si presentano facendogli uno severo screening: quelli che propongono un'idea che pare possa avere successo vengono accolti nel parco tecnologico gli viene messo a disposizione la struttura e l'assitenza di cui hanno bisogno per poter dar sfogo al loro ingegnio.

Vega cube investe su questi giovani con un accordo che prevede che se l'idea avrà successo e in futuro produrrà utile, solo in quel momento, coloro che sono stati incubati, rifonderanno il servizio ricevuto anche compartecipando agli utili prodotti.

La selezione è naturalmente occulata e responsabile; non si può sperare che ogni progetto abbia

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successo, ma perchè il Vegacube rimanga una realtà sostenibile deve vedere il successo di buona parte dei protagonisti.

Questa è una diversa tipologia di crowdfounding; altra situazione che sta prendendo campo e che a Genova non è ancora praticamente conosciuta.

Il crowdfounding http://nuvola.corriere.it/2012/11/27/la-prima-mappa-italiana-delle-piattaforme-di-crowdfunding/

è una forma di sostentamento a quelle idee positive che finchè non sono realizzate e hanno successo vivono in apnea o non nascono proprio.

Piattaforme come EPPELA permettono di agli ideatori diproposi e di ricercare finanziatori e permettono alle aziende di investire finanziando i progetti.

Le banche sappiamo benissimo che sono sempre state sorde a questo tipo di situazioni; figuriamci in questo periodo in cui piangono miseria, ricevono miliardi di euro dalla banca europea per sostenere lo sviluppo per poi reinvestirli in ciò che gli rende di più.

Inoltre creare una rete coworking e diffondendo l'idea ci sarebbe la posibilità di mettere nella conoscenza delle aziende che hanno degli spazi disponibili in azienda di metterli a disposizione dei coworker; permettendo all'azienda di ammortizzare i costi di gestione.

http://www.pickcenter.it/blog/alcune-idee-per-il-coworking-del-futuro.aspx?m=1

http://www.pepiniere27.fr/hebergement-entreprises-paris/location-locaux-modulables/c-est-comment.html

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Con il termine coworking si intende uno stile di lavoro in cui l'ambiente viene condiviso tra più professionisti , può riguardare soggetti appartenenti a due aziende diverse ma che vogliono sfruttare la sinergia e la stimolazione di avere contatti con persone di talento . Questa soluzione coinvolge soprattutto quei tipi di lavoratori che preferiscono condividere gli spazi in comune piuttosto che starsene da soli in isolamento nell'ambiente domestico ; in questo modo è possibile avere contatti umani all'interno dell'ufficio evadendo dalla solitudine o dalle distrazioni di casa. Prima di aprire un " coworking space " , ovvero uno spazio coworking , è possibile fissare degli incontri tra i soggetti che vogliano iniziare questo sistema lavorativo: bisogna costituire prima una " comunità " e solo successivamente condividere il proprio spazio . Gli esperti sottolineano come tale innovativa soluzione attragga molti lavoratori appartenenti soprattutto al mondo dell'informatica , liberi professionisti o freelance ; la pratica non è però priva di eventuali attriti , proprio per questo è fondamentale conoscersi bene " testando " letteralmente la sinergia in " luoghi di prova " ( quali bar , siti multifunzionali o salotti di abitazioni ).Fanno parte di questo mondo anche quei " lavoratori " nomadi che devo spostarsi molto frequentemente da un posto all'altro ; con questa soluzione è possibile ritrovarsi in nuovi luoghi coworking conoscendo nuovi " colleghi " , o per meglio dire " collaboratori ", ma avendo sempre e comunque uno spazio in cui smaltire il proprio lavoro. L' iniziativa è partita ovviamente dagli Stati Uniti , le stime mostrano che circa il 25 % - 30 % dei lavoratori autonomi preferiscano la condivisione ; il trand è in ascesa e sta contagiando tutte le nazioni del pianeta tanto da spingere i promotori dell'iniziativa a stilare una lista completa dei coworking aperti . Tale " catalogo " è consultabile digitando su un qualsiasi motore di ricerca la parola chiave " coworking Wiki " e tra le varie nazioni c'è anche l'Italia ( che condivide una rete di spazi nota come CoWo ).Una delle aziende indicate nel CoWo in particolare nella sezione coworking Napoli è la seochef.it con sede a San Giuseppe Vesuviano : si tratta di una società che permette di affittare una postazione di lavoro comprensiva di scrivania , fax , segreteria , telefono , adsl e sala riunione condivisa ; team di esperti , giovane e preparato , è costituito da web designer , seo specialist , grafic design e copywriter . La società ricerca anche altre figure professionali per questa collaborazione , soprattutto commercialisti , avvocati e programmatori php.Per qualsiasi informazione viene fornito l'indirizzo e-mail al quale comunicare l' interesse verso questa soluzione.