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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI NAPOLI LORIENTALEFACOLTA DI SCIENZE POLITICHE

TESI DI LAUREA IN STORIA CONTEMPORANEA

ENRICO PRESUTTI, SINDACO DI NAPOLI E DEPUTATO ANTIFASCISTA: UNA BIOGRAFIA DEL DISSENSO (1870-1949)

Relatore: Prof.ssa Angiolina Arru Correlatore: Prof. Giulio Machetti

Candidato: Luca GrausoMatricola: SP/9548

Enrico Presutti (1870-1949)

Sorgono allora delle domande: perch dobbiamo ricordare e che cosa dobbiamo ricordare? Bisogna ricordare il male nelle sue estreme efferatezze e conoscerlo bene, anche quando si presenta in forme apparentemente innocue. Quando si pensa che uno straniero o uno diverso da noi un nemico, si pongono le premesse di un catena, al cui termine c' il lager, il campo di sterminio. Primo Levi, Se questo un uomo

Indice:Introduzione: I. II. III. IV. Il mio incontro con Enrico Presutti Il giurista Il sindaco di Napoli Linchiesta parlamentare Vita parlamentare, parte prima: La corrente neoliberale di Giovanni Amendola Vita parlamentare, parte seconda: Lattivit parlamentare di Enrico Presutti Il massone Gli ultimi anni p. 5 12 27 42

53

V.

72 95 117 122

VI. VII. Conclusioni Appendice A: Appendice B: Appendice C: Bibliografia

Enrico Presutti: una cronologia Documenti darchivio Trascrizione dei documenti

125 128 162 184

A mio nonno Vincenzo (1909-1986)

Introduzione: Il mio incontro con Enrico Presutti

Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e s non giova ma dopo s fa le persone dotte. Purg. XXII, 67-69

Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altri leggi dello Stato, di esercitare lufficio di insegnante ed adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla patria e al Regime Fascista. Giuro che non appartengo, n apparterr ad associazioni o partiti la cui attivit non si concilii con i doveri del mio ufficio.1

Fu questo il giuramento che nellottobre del 1931 Mussolini impose ai docenti universitari. Un giuramento. Qualcosa che avesse a che vedere con lonore, con la fedelt. Parole antiche, ma che non mancano di far suonare corde profonde in chi abbia rispetto di s e ancor pi in chi sia consapevole della delicatezza del compito di chi chiamato a formare culturalmente le generazioni a venire. Ma un giuramento, questo, che non si appellava alla sola fedelt alla patria, che non mirava dunque semplicemente a rafforzare il primordiale istinto di appartenenza al proprio popolo. Molto pi veniva chiesto! Lobiettivo del regime era infatti la fedelt, anche solo formale, ad un opzione politica, imposta come storicamente necessaria. Il giuramento infatti, come ben definisce Paolo Prodi un istituto che, con il richiamo ad una divinit garante, diviene la base di ogni patto di soggezione o di1

GAZZETTA UFFICIALE, ottobre 1931, Regio Decreto Legge 28 ottobre 1931 n.1227, Disposizione sullistruzione superiore, pp. 4914 4924.

consociazione tra gli uomini lungo tutto larco delle civilt occidentali.2 Da quell8 ottobre 1931 non fu pi concesso ai docenti universitari neanche quel rude O con noi o contro di noi, carico di sottintesi, che sovente riempiva le bocche e svuotava le coscienze. Tuttavia, solo pochi ebbero il coraggio di scegliere secondo rettitudine, operando cos un grave sacrificio: dodici su oltre milleduecento ordinari rifiutarono questo ricatto morale ed affrontarono la prevedibile sorte riservata al dissenziente in un contesto politicamente brutale: lesilio accademico, la perdita della cattedra. Solo luno per mille, come si compiacque di sottolineare la stampa fascista, ricus di giurare fedelt al fascismo ed al suo leader.

Lo studio dellItalia fascista lascia raramente tiepidi gli studenti che vi si approcciano: tali furono gli sconvolgimenti sociali, politici e di costume, che stupore, fascinazione e sgomento sorgono in chi approfondisca la propria riflessione circa lora pi buia della storia del nostro paese. Dai pestaggi degli squadristi della prima ora al gergo grottesco dei comizi, si ha limpressione di essere scivolati in unaltra dimensione, che poco ha di congruente con quanto si immagina debba essere una democrazia. La vita culturale ed accademica dellItalia del ventennio fu proprio uno degli ambiti che il governo Mussolini colp con fermezza, nel deprecabile tentativo di stringere in pugno non solo i destini del paese in quanto tale, ma anche di asservire le menti degli italiani. Un regime liberticida come il fascismo non tollera sacche di opposizione; ma se gli avversari politici erano stati liquidati giocando unambigua partita sulla duplice scacchiera della politica stessa e della violenza, cosa era stato fatto per sottomettere quella che poteva essere unancor pi pericolosa forgia di oppositori (ancor pi pericolosi perch eruditi)? Un punto di partenza adeguato proprio limposizione per legge del giuramento al governo e a Benito Mussolini, giuramento che, come si diceva pocanzi, solo una piccola parte di docenti2

PAOLO PRODI, Il giuramento universitario tra corporazione, ideologia e confessione religiosa, estratto da Sapere e/ potere, Discipline, Dispute e Professioni nellUniversit Medievale e Moderna, Il caso bolognese a confronto, Atti del IV Convegno, Bologna 1989, p. 24; ma vedi ora PRODI, Il sacramento del potere, il giuramento politico nella storia delloccidente, Bologna 1992.

universitari ebbe il coraggio e la fermezza di respingere. Un rifiuto che spesso fu accompagnato da nulla di pi di unasciutta missiva e dalla pi completa discrezione. Non era un gesto plateale, non una provocazione, non un tentativo di essere esempio di dissidenza o di ribellione. Nello scrivere alla cugina il 26 agosto del 1931, Edoardo Ruffini, il pi giovane dei dodici, afferma:

[] ho uninvincibile ripugnanza per il bel gesto! E la lettera di dimissione, anche se dissimulata, anche se non motivata con la sua vera ragione, ne uno. Se potessi scivolare via con un qualsiasi pretesto, la cosa mi sarebbe assai pi facile.3

Un coraggioso sacrificio della propria carriera e talvolta del proprio benessere operato sullaltare del superiore ideale di indipendenza e di libert di pensiero. Alla Storia il compito di immortalare leroismo dei pochi. Passata la tempesta e lubriacatura ideologica di quel ventennio, non bisogna lasciare che il dignitoso silenzio che spesso si accompagn a tali rifiuti si trasformi in oblio: anzitutto per riscattare, sebbene tardivamente, lonore di chi ebbe la forza di affermare la propria volont ed i propri ideali, seppure in balia di un meschino ed efficace ricatto. In secondo luogo, per far s che lopera di insegnamento (non pi accademico ma di vita) si perpetui alle generazioni attuali. Con il loro gesto estremo, apparentemente folle, i dodici rifiutatari ci mostrano che unalternativa alla rassegnazione esiste: dire semplicemente no, spezzarsi ma non piegarsi, a caro prezzo, senza dubbio, ma mantenendo una coerenza che non sarebbe possibile conservare altrimenti. Isolati esempi di civilt, di lucidit e di fermezza, lasciano dietro di s, pur non avendone probabilmente intenzione, unemblematica luce che indica la via della coerenza e dellamor proprio che va al di l degli sterili e triti manicheismi politici. Sta dunque alla Storia e agli storici il compito di prolungare la durata di tale luce e di far s che continui a splendere dopo oltre settantanni.3

GIORGIO BOATTI, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001, p. 6.

Helmut Goetz e Giorgio Boatti4, nei rispettivi saggi, ricostruiscono queste vite interrotte e scosse dalla richiesta di tale giuramento, mostrando in filigrana uno spaccato dellatmosfera culturale ed accademica dellItalia fascista, satura di dramma e di oscurantismo. I lavori, pubblicati quasi contemporaneamente, non mancarono naturalmente di suscitare interesse sulla stampa nazionale: Diversi per estrazione sociale e radici culturali altoborghesi e figli di tabaccaio, religiosissimi e anticlericali, socialisti e liberali, repubblicani e monarchici, ebrei e cattolici i dissidenti sono apparentati da una spessa moralit e da unindole naturalmente fuori dal coro. [] Al lettore di oggi il loro gesto ribelle motivato da tutti con sobriet appare quasi epico. Specie se raffrontato alla genuflessione dei loro colleghi. Tra coloro che giurarono fedelt al duce figura il meglio della cultura antifascista [].5 Meno di una settimana dopo, lo stesso quotidiano pubblic alcune lettere scritte in risposta a tale articolo. Tra queste, una particolarmente colpiva lattenzione: apparentemente i rifiutatari delliniquo giuramento furono tredici, visto che nei due autorevoli saggi non era stata fatta menzione di un ulteriore docente che se ne sottrasse. Infatti il successivo 22 aprile Stefano Maria Cicconetti scrisse al Direttore del quotidiano:

[] sono rimasto molto sorpreso nel constatare che nel volume di Helmut Goetz [] non si fa alcun cenno a proposito di mio nonno Enrico Presutti, professore di Diritto amministrativo e di Diritto costituzionale a Napoli fino allavvento del fascismo, dichiarato decaduto dalla Cattedra universitaria per essersi rifiutato di prestare il4

5

BOATTI, cit.; HELMUT GOETZ, Il giuramento rifiutato, La Nuova Italia, Firenze 2000. Oltre ai due testi citati, in merito alla questione del giuramento del 1931 ed al suo rifiuto, rimando alla riedizione di un testo scritto da uno dei dodici docenti che lo respinsero: BARTOLO NIGRISOLI, Parva : perch e come fui nominato clinico e dopo dodici anni deposto; introduzione di Pier Ugo Calzolai, CLUEB, Bologna 2001. SIMONETTA FIORI, I professori che dissero no a Mussolini, in La Repubblica, 16 aprile 2000.

giuramento di fedelt al regime.6

Lautore della lettera proseguiva richiamando brevemente le tappe della vita di suo nonno per obbligo di verit storica. Docente universitario, avvocato, sindaco di Napoli e deputato, profondamente antifascista sin dalla prima ora, Enrico Presutti avvers il regime e lott attivamente contro di esso; tuttavia, a quanto pareva, nel suo caso il suo stoico sacrificio era poi caduto nelloblio, visto che gli autorevoli storici non lo commemorarono insieme a coloro che avevano adottato la sua stessa coraggiosa condotta.

Desideroso di approfondire la questione, mi misi in contatto con Stefano Maria Cicconetti che, come scoprii, aveva seguito le orme del suo illustre nonno negli studi giuridici ed era ordinario di Diritto costituzionale presso la Facolt di Giurisprudenza dellUniversit degli Studi Roma Tre. Come immaginavo, il nipote era estremamente legato alla memoria del nonno e fu compiaciuto dal fatto che qualcuno si interessasse a ripristinarne il nome. Tuttavia, mi spieg che, in seguito a ricerche fatte in un momento successivo allinvio della lettera alla redazione de La Repubblica, si era reso conto che non fu per errore o dimenticanza che Enrico Presutti non era stato incluso nelle biografie contenute nei testi di Goetz e Boatti. Infatti egli non si trov affatto nella condizione di dover scegliere se giurare o rifiutarsi, in quanto il governo lo aveva gi allontanato dalla cattedra precedentemente. Infatti il 24 dicembre 1925 fu varata per decreto una legge in base alla quale:

[] il Governo del Re ha facolt di dispensare dal servizio, anche allinfuori dei casi preveduti delle leggi vigenti, i funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi Amministrazione dello Stato, che, per ragioni6

Rubrica Lettere in La Repubblica, 22 aprile 2000.

di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilit con le generali direttive politiche del Governo. La dispensa pronunciata con decreto Reale, su proposta del Ministro competente.7

Le manifestazioni di disagio di Presutti nei confronti dellillegalit del governo gli erano valse prima una lettera di ammonizione da parte di Pietro Fedele, allora ministro della Istruzione Pubblica e, poco dopo, la destituzione. Dunque, limposizione del giuramento del 1931 non era che la naturale prosecuzione di una politica impostata fin nei primi anni di governo fascista. Una politica atta a garantire al regime lindottrinamento, o quantomeno la conformit ideologica delle generazioni a venire.

Lindottrinamento ideologico dei soldati politici [] ha lo scopo di staccare il pensiero dalla realt, costruendo un mondo fittizio e logicamente coerente secondo una logica coattiva in cui le direttive sono legittimate dalla conformit alle leggi dellevoluzione storica.8

Come nota Ruth Ben-Ghiat nel suo recente lavoro:

Mussolini non intese soltanto fare gli italiani, ma rifarli secondo schemi che avrebbero facilitato i suoi progetti di conquista e colonizzazione. Attraverso una combinazione di indottrinamento, legislazione e repressione, lui e i suoi seguaci mirarono a rimodellare il corpo, la psiche e i comportamenti degli italiani per combattere la decadenza e realizzare il duplice obiettivo dellunit nazionale e del7

8

GAZZETTA UFFICIALE, gennaio 1926, Legge 24 dicembre 1925, n.2300, Dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato, p.11, corsivo mio. ALBERTO MARTINELLI, Introduzione a HANNA ARENDT, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunit, Torino 1999, p. XVI.

prestigio internazionale.9

E oltre, analizzando laspetto complementare della questione:

Per riuscire nel suo progetto di creare una cultura che avrebbe permesso la trasformazione dellItalia e degli italiani, il regime aveva bisogno del sostegno della classe intellettuale. Per due decenni, i fascisti svilupparono una complessa struttura di mecenatismo finalizzata a contenere il dissenso e ad attirare i soggetti creativi in una rete di rapporti di collaborazione con la dittatura. Come altri regimi del Novecento, i fascisti mescolarono intimidazioni e lusinghe per mettere alla prova la propensione a idealismo e opportunismo, onest e malafede di ciascun individuo.10

Fu dunque a questa logica, il cui filo conduttore lega le leggi del 1925 e del 1931, che Enrico Presutti si sottrasse fermamente, avanzando dubbi, come vedremo, sulla stessa legittimit giuridica dei provvedimenti. dunque un balzo logico molto breve accomunarlo idealmente ai dodici eroi del no dei saggi citati pocanzi ed dunque di maggior interesse e valore ripercorrere qui il suo cammino esemplare di coraggio e sacrificio, di erudizione e di rettitudine.

Ringraziamenti: Desidero in primo luogo ringraziare il prof. Stefano Maria Cicconetti per avermi avviato a questa ricerca fornendomi prezioso materiale e descrivendomi la figura di suo nonno. Nella stesura di questa tesi ho altres contratto un debito di gratitudine nei confronti del dott. Stefano Chianese, della dott.ssa Maria Rosaria De Rosa e, naturalmente, della mia relatrice, che ha tentato di introdurmi alla fine arte della ricerca. La mia riconoscenza va inoltre a Lucia Libraro, per aver detto le parole giuste, a Cristina Fato per avermi incoraggiato e a Pier Paolo Pascucci e Lorenzo Venza per la comprensione e lamicizia.9 10

RUTH BEN-GHIAT, La cultura fascista, Il Mulino, Bologna 2004, p. 12. Ivi, p. 20.

1 - Il giurista

Vita brevis, ars longa. Proverbio latino

Lattivit cui maggiormente Enrico11 Presutti mise al servizio il suo intelletto fu senza dubbio lo studio del diritto. Nato a Perugia il 12 gennaio del 1870, fin dalla pi tenera et egli pot, in seno alla famiglia, accostarsi alle scienze giuridiche dal momento che Ascanio, suo padre, fu un magistrato presso Macerata. Egli fu probabilmente molto legato alla memoria del padre, primo mentore nel campo della legge, in quanto dette il suo nome ad uno dei figli, ufficiale in Unione Sovietica durante la Seconda Guerra mondiale, che la barbarie del conflitto gli port via. Una volta avviato agli studi, si trasfer a Napoli, fervente e prestigioso centro di studi giuridici dove numerosi studenti affluivano da tutto in Mezzogiorno in quella che fino al primo Novecento resta lunica universit italiana a sud di Roma12.

Fu proprio a Napoli, sua patria dadozione, che egli incontr due dei pi grandi costituzionalisti del tempo, destinati ad influenzarlo sia dal punto di vista scientifico che da quello etico: Lodovico Mortara e Giorgio Arcoleo. Mortara fu ordinario di Diritto costituzionale e di Procedura civile alluniversit di Pisa e di Napoli, magistrato in un primo momento, avvocato generale, procuratore generale, ed infine Primo Presidente della Corte di Cassazione13.11

12 13

Sebbene il nome di battesimo del prof. Presutti sia Errico (come desumibile da testimonianze familiari, da alcune pubblicazioni e dalla sua stessa firma), ho deciso di adoperare uniformemente il nome Enrico, dal momento che questo il nome che si legge nella maggior parte dei documenti ufficiali, della letteratura a lui contemporanea ed in quella successiva ed infine in una strada di Napoli a lui intitolata. PAOLO MACRY, I giochi dellincertezza, LAncora, Napoli 2002, p. 43. Circa Lodovico Mortara, la sua vita, la sua carriera di giurista e la sua destituzione cfr. FRANCO CIPRIANI, Le poche cose e la lunga vita di Lodovico Mortara, in Quaderni fiorentini, vol. XIX (1990), pp. 85 105, nonch, nello stesso volume, la ristampa di GIORGIO MORTARA, Appunti biografici su Lodovico Mortara, pp.

Fu uno dei promotori del rinnovamento degli studi giuridici in Italia e il pi insigne rappresentante nel campo del diritto processuale civile. I suoi scritti, che ebbero grande diffusione, e le sentenze di cui fu estensore restano fondamentali; come presidente della Corte di Cassazione indirizz la giurisprudenza verso nuovi orientamenti, soprattutto nel campo del diritto pubblico, adeguando la legge alle necessit della vita moderna e preparando salutari riforme.14

Enrico Presutti esord nel mondo accademico proprio come collaboratore di questo maestro dellarte giuridica. Anche una volta staccatosi da lui per affrontare la lunga e brillante carriera che lo aspettava, egli port con s un ricordo venerato e perenne15 di Mortara. Laffetto ed il legame che provava per questi dovette anche rafforzarsi negli anni del fascismo. Il governo Mussolini costrinse infatti il giurista mantovano allo stesso destino oltraggioso cui fu sottoposto Presutti.

Dopo linstaurazione del regime fascista, si andarono rapidamente accentuando le incompatibilit fra il dogma della sovranit della forza, sul quale si basava quel regime, ed il principio della sovranit del diritto, a cui Mortara aveva costantemente ispirato le sue dottrine e la sua azione. Per eliminare un ostacolo al proprio arbitrio, il Governo fascista non esit a collocarlo a riposo, dal 1 novembre 1923.16

Due anni dopo, come vedremo, la stessa sorte sarebbe toccata anche al suo antico allievo. Presutti non fu probabilmente molto sorpreso quando, nel 1925 fu destituito dalla sua cattedra: egli aveva visto come il governo aveva intenzione di gestire le opposizioni. Lo aveva visto con Mortara, nelle ultime elezioni politiche, con14

15

16

107 113, risalente al 1955. GRANDE DIZIONARIO ENCICOLPEDICO UTET, ad vocem Mortara, Federico, UTET, Torino 1989, vol. XIV, p. 10. DOMENICO PAPA, Ricordo di Enrico Presutti, in Il Mattino dItalia, 13 febbraio 1951, raccolto poi in un opuscolo: DOMENICO PAPA, Tre uomini, una coscienza. Amendola - Presutti - Del Secolo, Napoli, 1964. GIORGIO MORTARA, cit., p.113.

Matteotti ed in molte altre occasioni. Ben diverso punto di riferimento fu Giorgio Arcoleo, eminente giurista siciliano, anchegli ordinario di Diritto costituzionale allUniversit di Roma e poi di Napoli. Deputato dal 1882, poi senatore, occup varie cariche governative tra il 1891 ed il 1898. Fu dotato di un ingegno versatile: giornalista e letterato allievo di De Sanctis, insegn anche Letteratura italiana presso listituto Marciano. Presutti fu suo amico e discepolo e pot cos trarre molto da questa mente iperbolica, dissacrante eppure fine e capace di cogliere il cuore delle problematiche che affrontava. Lumorismo fu una parte fondamentale del suo carattere e giunse infatti a dire: Io smisi di fare lavvocato penale perch avveniva in me uno sdoppiamento: mentre parlavo per commuovere, un altro io sorgeva per ridere17. Il suo apporto alle scienze giuridiche fu ampio ed innovatore: la sua duttilit mentale lo port a convincersi della necessit di ricostruire e rinnovare la scienza del diritto costituzionale su basi socioantropologiche. Egli afferm:

A nulla vale lastratta speculazione sugli ordinamenti migliori idealmente o lillustrazione delluno o dellaltro sistema positivo se non le ravvivi la ricerca delle cause storiche, economiche, sociali che lo determinarono, se nelle istituzioni pubbliche non si sappia ravvisare e scoprire il prodotto di cause e di fattori complessi che nella societ, nelle sue tradizioni, nei suoi costumi, nei suoi bisogni trovano radice e spiegazione. Laonde, prima che le costituzioni, si deve conoscere la societ, comprenderne la struttura, seguirne nei tempi il processo evolutivo; e sullo stesso studio delle norme fisse prestabilite da un potere costitutivo far prevalere lo studio delle forze complesse dellindividuo e della societ. Giacch quello stesso Statuto, che a molti parve documento sacro ed immutabile, non rappresenta che un indice, una forma estrinseca, sottoposta alla evoluzione dei fatti e delle idee.1817 18

GIOVANNI PORZIO, Figure forensi, Jovene, Napoli 1963, p.337. ALFONSO TESAURO, Discorso per la commemorazione dellavv. prof. Giorgio Arcoleo dellavv. prof. Alfonso Tesauro, a cura del Consiglio dellOrdine degli Avvocati e dei Procuratori di Napoli, 1965, cit. in PORZIO, cit.

Presutti fece intimamente suo questo approccio interdisciplinare e questa convinzione secondo cui non possibile fare legge conoscendo la sola legge. evidente nei discorsi che pronuncer alla Camera dei Deputati, pi che evidente nelle sue collaborazioni alle due inchieste cui partecip19. Dopo aver conquistato una prima libera docenza presso Napoli, Presutti fu trasferito nel 1906 a Cagliari; da Cagliari fu poi nominato a Messina e da l torn a Napoli. Cos, alla met dei suoi quarantanni, egli fu il successore dello stesso Arcoleo alla cattedra di Diritto Costituzionale presso lUniversit di Napoli. La diversit dei due professori fu molto forte: cos un suo studente, Domenico Papa, ricorda, oltre trentanni pi tardi, il prof. Presutti:

[] da quel giorno lo ritrovammo ogni mattina sempre presente, per la sua lezione di Diritto Costituzionale, nellaula Arcoleo della nostra universit. Da quella cattedra, ed in quellaula in cui risuonavano ancora gli scoppi delle sottili ironie e degli abbaglianti paradossi di quello spirito acuminato che fu Giorgio Arcoleo, la sua lezione pacata, serena, detta con un tono quasi ieratico, avvinceva e discendeva a persuadere le nostre giovani menti, a configgere nelle nostre coscienze i principi della sua fede negli Istituti popolari, nella perenne vitalit della democrazia in cui egli credeva, e senza la quale nessuna organizzazione costituzionale pu avere serio e sicuro fondamento. Ci pare ancora di riascoltare la sua voce pacata mentre concludeva la sua prima lezione del suo corso: Noi ci occuperemo, dunque, degli Istituti studiati dal diritto costituzionale, con le modalit che assumono nel moderno Stato libero; e li studieremo non solo sotto lo aspetto giuridico, ma anche nei loro fattori sociali e politici che determinano le loro peculiari modalit.20

Non fu tuttavia solo in qualit di docente che Enrico Presutti espresse la sua carriera19 20

In merito a tali inchieste vedi oltre, rispettivamente i capitoli 2 e 3. DOMENICO PAPA, cit.

scientifica: a partire dallet di venti anni aveva cominciato la sua attivit di pubblicista. Una vasta gamma di saggi, manuali e monografie usc dalla sua penna nel periodo compreso tra il 1889 ed il 1932. A sedici anni dalla sua scomparsa, Duilio Presutti21, ricordando il considerevole contributo di questi alla ricerca nel campo del diritto costituzionale e del diritto amministrativo, scrisse:

Lattivit scientifica del Presutti complessa e varia: dallopera maggiore concernente il sistema dei principi e dei lineamenti caratteristici degli istituti fondamentali del Diritto Amministrativo, agli studi sulle teorie dello Stato moderno; dal concetto di responsabilit della Pubblica Amministrazione allinterpretazione e ai principi seguiti dalla Suprema Corte e dallAutorit Giudiziaria []; dagli studi sul concetto di discrezionalit pura e di discrezionalit tecnica agli scritti concernenti il problema dellaccentramento e decentramento amministrativo []; dagli scritti sul concetto e diritto di polizia a quelli sul sistema della scelta dei candidati politici, e sulla vita e funzione dei partiti. Infine gli studi su due argomenti di particolare importanza: il concetto di governo parlamentare e costituzionale e il concetto di indipendenza dei pubblici dipendenti.22

Un concetto, questo, centrale per la vita democratica. Fu proprio in base alla spudorata violazione di tale principio che lo stesso Enrico Presutti sar estromesso dalla vita accademica.

Circa il primo argomento, molto interesse ebbe lindagine che egli fece su alcune cause relative alle accuse contro listituzione parlamentare 23, quali la mancanza di giustizia e il prevalere in tutta la multiforme attivit dello Stato, del favoritismo,21 22 23

Anche se omonimi e corregionali, i due non erano legati da vincoli di parentela. DUILIO PRESUTTI, estr. da Giornale dItalia, 4-5 Giugno 1965, corsivo mio. Circa la critica di Presutti allantiparlamentarismo, vedi ENRICO PRESUTTI, Diritto Costituzionale. Lezioni, Napoli 1915.

indice di illegalit, di disordine finanziario e di cattiva educazione del popolo. Il secondo argomento24 riguarda lerrore, secondo il Presutti, di considerare i funzionari, e particolarmente gli impiegati, servitori o, se la parola dispiace, agenti del Ministro in carica; al contrario essi debbono essere considerati servitori dello Stato. Togliere ai partiti ogni influenza sui pubblici impiegati e sulla pubblica Amministrazione, era ed cosa che non si pu raggiungere per mezzo della generica, a volte inutile, inattuabile protezione dei legittimi interessi degli impiegati medesimi contro gli abusi dei partiti in genere e dei ministri in specie, ma con listaurare il concetto dellindipendenza del pubblico funzionario dai partiti e dagli uomini politici al Governo.25

Teorie ed osservazioni avanzatissime, considerando il periodo storico che attraversava il paese; Enrico Presutti ebbe infatti lonore ed il privilegio di appartenere a quella eletta schiera di giuristi che, nella formazione della scuola italiana, trasse ispirazione e insegnamento da Vittorio Emanuele Orlando 26, il creatore della tecnica del Diritto Pubblico27. Allinterno della sua vasta produzione (che si estese in pi di un ramo del Diritto pubblico e del Diritto amministrativo, e che comprese anche argomenti affini alla storia, alla sociologia e alleconomia) opportuno menzionare alcuni studi che appaiono indicatori evidenti del legame tra attivit scientifica e riflessione culturale generale:

24

Il Comune e gli altri enti locali amministrativi, Roma 1892. Lo Stato parlamentare e i suoi impiegati amministrativi, Napoli 1899. Le associazioni religiose in Francia, Napoli 1904.

25 26

27

Circa lanalisi di Presutti in merito alla necessit dellindipendenza dei pubblici impiegati, con particolare riferimento ai docenti universitari ed allindipendenza delle Universit in generale, cfr. ENRICO PRESUTTI, Per lautonomia universitaria, Napoli 1912. DUILIO PRESUTTI, cit. In merito a Vittorio Emanuele Orlando, alla sua dottrina ed ai suoi allievi, cfr. SABINO CASSESE, Cultura e politica del diritto amministrativo, Il Mulino, Bologna 1971. DUILIO PRESUTTI, cit.

Istituzioni di Diritto amministrativo italiano, 2 volumi, Napoli 1904 - 1906. Fra il Trigno e il Frotore: inchiesta sulle condizioni economiche delle popolazioni del circondario di Larino28, Napoli 1907.

Principii fondamentali di scienza dellamministrazione, Milano 1910. Per lautonomia universitaria, Napoli 1912. Commentario sistematico della nuova legge Comunale e Provinciale, 4 volumi, Roma 191429.

Diritto Costituzionale. Lezioni, Napoli 191530. La politica interna, conferenze sulla storia dItalia nel secolo XIX svolte nellanno accademico 1922-1923, Padova 1923.

Introduzione alle scienze giuridiche e istituzioni di Diritto Pubblico, Campobasso 1926.

La sua opera di autore e di docente fu seria e scrupolosa, innovativa, aggiornata e attenta anche alle realt giuridiche dei paesi stranieri, in particolare la Francia e la Gran Bretagna. Fu dotato di un profondo senso del diritto che, abbinato alla sua adamantina coscienza ed etica, gli valsero lappellativo di Maestro presso colleghi ed allievi. Nessuna sorpresa, dunque, se il primo febbraio 1925 Enrico Presutti fu accolto nella prestigiosissima Accademia Pontaniana 31 in qualit di socio ordinario residente.28

29 30

31

Centro del Molise, in provincia di Campobasso, cos chiamato per la presenza delle rovine dellantica citt romana Larinum, distrutta dai saraceni nel XIV secolo. Presutti volle evidentemente ricostruire le condizioni della classe agraria di questa terra, gruppo sociale sempre oggetto privilegiato della sua attenzione. Questo testo fu inoltre preso in considerazione da Alberto Aquarone in merito al tema di una nuova democrazia rurale, nascente nel Mezzogiorno sulla scia della crisi del ceto dei grandi proprietari terrieri latifondisti. Cfr. AQUARONE, LItalia giolittiana, Il Mulino, Bologna 1988, p. 453. In collaborazione con G. Fagiolari. Le successive edizioni furono pubblicate rispettivamente nel 1920 e nel 1922. Circa la nascita, lattivit ed il primo tentativo di soppressione (ad opera del dominio spagnolo) dellAccademia Alfonsina, vedi: CAMILLO MINIERI RICCIO, Cenno storico dellAccademia Alfonsina istituita nella citt di Napoli nel 1442, Napoli 1875. A proposito dellattivit della rinominata Accademia Pontaniana in epoca contemporanea, cfr. FAUSTO NICOLINI, LAccademia Pontaniana: cenni storici, Napoli 1957.

Proprio in quegli anni, la pi lunga stagione di interruzione della democrazia stava cominciando e poco a poco dilagava. Loscura marea fascista, anticostituzionale e totalitaria, montava e, al suo passaggio, travolgeva le istituzioni ed il diritto. Tutte le figure che, in un normale assetto politico, sarebbero state considerate oppositori da sconfiggere tramite il buon governo e la dialettica, furono trattati da pericolosi nemici della patria e della rivoluzione fascista, nata dalla polvere e dal caos della guerra, e giunta per formare una nuova Italia, forte, giovane e moderna. La figura del liberale, pi di quella del socialista, rappresent per il fascismo una nemesi intollerabile. Per la dottrina fascista, il liberale era il simbolo della vecchia classe politica italiana, quella classe politica che aveva portato la nazione in guerra senza poi esigerne le ricompense, quella classe politica che aveva rischiato di consegnare lItalia alle turpitudini del socialismo. Era sulle rovine di quel mondo che il fascismo aveva deciso di ricostruire lo Stato, il popolo e la Nazione. Questavversione di fondo per il mondo liberale fu finanche espressa a chiare lettere in quel Manifesto degli intellettuali fascisti del 21 aprile 1925, che fu il maggiore tentativo del regime di dotare il movimento ed il partito di un apparato ideologico-dottrinale. Ma, come nota Emilio Papa Una classe intellettuale manc quasi al fascismo, malgrado ogni sorta di allettamenti fosse stata tentata: manc lo spirito, il cemento morale, che potesse avvincere il movimento fascista alla storia del pensiero32. Nel passaggio finale del manifesto redatto da Gentile si legge infatti quanto segue:

[] questa piccola opposizione al Fascismo, formata dai detriti del vecchio politicantismo italiano (democratico, razionalistico, radicale, massonico) irriducibile e dovr finire a grado a grado per interno logorio e inazione, restando sempre al margine delle forze politiche effettivamente operanti nella nuova Italia. E ci perch essa non ha propriamente un principio opposto ma soltanto inferiore al32

EMILIO PAPA, Fascismo e cultura, Marsilio, Venezia - Padova 1974, p. 172.

principio del Fascismo, ed legge storica che non ammette eccezioni che di due principi opposti nessuno vinca, ma trionfi un pi alto principio, che sia la sintesi di due diversi elementi vitali a cui luno e laltro separatamente si ispirano; ma di due principi uno inferiore e laltro superiore, uno parziale e laltro totale, il primo deve necessariamente soccombere perch esso contenuto nel secondo, e il motivo della sua opposizione semplicemente negativo, campato nel vuoto.33

Nel processo dialettico hegeliano, cui Gentile si ispir nella stesura del Manifesto, alla vecchia classe politica liberale non venne dunque concesso nemmeno il ruolo dellantitesi, ma fu relegato a quello di residuo della storia: un fastidioso vecchiume indegno di influenzare il futuro in qualsiasi modo. Cos come nota G. H. Sabine: La dottrina fascista gentiliana dello Stato non era invero molto di pi di una caricatura dellhegelismo.34

Enrico Presutti, deputato liberale, antifascista sin dal primo momento, docente universitario e massone rappresent certamente uno dei pi duri e dei pi pericolosi avversari del regime. Dopo le battaglie elettorali e politiche, dopo il delitto Matteotti e lAventino, era chiaro ai fascisti che Presutti sarebbe sempre stato un avversario acer et firmus, ragione per la quale, come vedremo, gli furono revocate, in quanto aventiniano, le cariche politiche. Tuttavia, ancora uno strumento di opposizione era rimasto a questo pericoloso sovversivo: la cattedra universitaria. Da quel seggio gli sarebbe stato possibile arringare i giovani contro il governo, contro lo stesso duce del fascismo e, cosa ancora peggiore, forgiare menti libere dai condizionamenti della propaganda ed erudite proprio in quella dottrina dello Stato che veniva calpestata giorno per giorno. Questo, nellottica fascista, doveva essere assolutamente impedito e tutto ci dovette sembrare terribilmente chiaro a Presutti. Sapeva che la sua vita accademica stava per essere portata ad una prematura conclusione; infatti nel giugno33 34

Manifesto degli intellettuali del fascismo, cit. in EMILIO PAPA, cit., p. 193. G. H. SABINE, Storia delle dottrine politiche, Milano 2003, pp. 692-693.

1925, si rec in aula per chiudere il corso universitario. Con incredibile fermezza di carattere, annunci agli allievi che quella sarebbe stata la sua ultima lezione e che avrebbe avuto per titolo: Il mio testamento accademico.

Laula era piena di studenti e professionisti e molti intervennero in camicia nera. Con voce velata di commozione egli disse che forse quella sarebbe stata lultima lezione della sua vita accademica cui aveva votato tutto se stesso. Ricord che nelle lezioni dellanno, aveva parlato delle forme di governo del passato e del presente, e non aveva fatto parola del fascismo; e che ne avrebbe parlato allora pacatamente: disse che era una dittatura di avventura dovuta ad un infausto colpo di mano; unantidemocrazia che si era andata affermando senza programmi e con vita alla giornata: la violenza a base del suo consolidamento, la corruzione per formare la compagine dei suoi aderenti. Augurava che la nazione non fosse portata allirreparabile rovina che si profilava. Le parole scendevano severe nellanimo di tutti, ma in quellambiente apparentemente rovente per elementi contrastanti, non vi fu che apprensione e sgomento, donde non un applauso dai suoi ferventi ammiratori, ma non un fischio o una interruzione da parte di coloro che indossavano la camicia nera.35

Fu effettivamente il testamento accademico di un docente che non aveva ritenuto n opportuno n onorevole esprimere le proprie idee politiche in sede di insegnamento ma, vista la gravit della situazione, visto il baratro, lirreparabile rovina che sembrava incombere, non aveva potuto fare a meno di mettere in guardia gli studenti, a lui molto cari, che egli avvicinava, curava ed avviava con speciale amore paterno agli studi accademici36. Sent la necessit di aprire i loro giovani occhi a quanto stava accadendo, alle terribili trasformazioni cui le istituzioni italiane erano sottoposte. La reazione non si fece attendere. Ancor prima di imporre ai docenti3536

Rubrica Colonna Funebre in LAcacia massonica, gennaio-febbraio 1950, p. 46. Ibid.

universitari un vero e proprio giuramento di obbedienza e conformit al governo ed al suo capo, in modo da assoggettarli moralmente (cosa che fu fatta solo nellottobre del 1931), fu varata una legge che permetteva allesecutivo di licenziare qualunque dipendente pubblico avverso al regime. Ecco lincipit del primo articolo:

Fino al 31 dicembre 1926 il Governo del Re ha facolt di dispensare dal servizio, anche allinfuori dei casi preveduti dalle leggi vigenti, i funzionari, impiegati ed agenti di ogni ordine e grado civili e militari, dipendenti da qualsiasi Amministrazione dello Stato, che, per ragioni di manifestazioni compiute in ufficio o fuori di ufficio, non diano piena garanzia di un fedele adempimento dei loro doveri o si pongano in condizioni di incompatibilit con le generali direttive politiche del Governo.37

Questo accadeva a Roma la vigilia di Natale del 1925: la legge fu approvata e controfirmata dal re. Ma andiamo avanti di circa dieci mesi, alla notte tra il 31 ottobre ed il primo novembre 1926, e rechiamoci a Napoli, nella residenza e studio di avvocato di Enrico Presutti. Prima di essere attaccato con la brutale legge di cui sopra, egli fu vittima di una spedizione intimidatoria in puro stile fascista. Dieci camice nere penetrarono nella casa e, con gli unici mezzi a propria disposizione, cercarono di far intendere al padrone di casa quanto i loro superiori fossero contrariati dalla sua condotta:

Nel suo studio di avvocato ruppero i vetri delle finestre, spaccarono la gabbia del canarino in due, distrussero la macchina da scrivere, rovesciarono la scrivania, rovinarono unaltra scrivania insieme allorologio di alabastro e gettarono a terra la piccola statua della dea della giustizia, che per non fece ai violentatori del diritto il37

GAZZETTA UFFICIALE, gennaio 1926, Legge 24 dicembre 1925, n. 2300, Dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato, p.11.

favore di rompersi! Per sei giorni la moglie di Presutti non pot pi dormire e il suo stato danimo fu di ribellione e scoraggiamento.38

Chiss se gli squadristi riuscirono a cogliere il meraviglioso simbolismo di quella statuetta refrattaria; chiss se Presutti pot ricavarne unamara, piccola soddisfazione. Come vedremo, pochi giorni pi tardi, il 9 novembre 1926, ai deputati delle opposizioni furono revocate le cariche parlamentari. A corredare la decadenza dal mandato parlamentare e questa deprecabile scorribanda notturna, Pietro Fedele, ministro della Istruzione Pubblica, il 15 novembre, comunic a Presutti di aver preparato la sua sospensione dalla carica. Le motivazioni del ministro furono i sentimenti innegabilmente ostili del professore di diritto nei confronti del governo, sentimenti che egli avrebbe espresso nellesercizio della propria funzione, nonch in una seduta dellAccademia Pontaniana del precedente giugno. In quelloccasione, precis Fedele, Presutti avrebbe rivolto parole ingiuriose nei confronti del senatore Garofalo39, il quale era intento ad esporre i meriti del fascismo. In base a questi fatti, lapplicabilit della legge del dicembre 1925 sembr innegabile al ministro. difficile non cogliere una nota di fosca ironia nel destino di un uomo che, in veste di giurista, tanto inchiostro aveva versato (o, a questo punto, sprecato) proprio nellasserire la necessit dellautonomia politica dei pubblici dipendenti, nel ribadire che essi non vanno considerati servitori del governo in carica, ma dello Stato. Proprio lui si ritrovava minacciato di perdere il proprio posto nella societ a causa di una, seppur vistosa, incompatibilit politica. Giorni infausti, concitati, per Enrico Presutti.

Due settimane dopo, nella sua risposta alla missiva di Fedele, Presutti ricord al ministro che, in sede di discussione al Senato, il Guardasigilli si era impegnato a non applicare la legge in questione ai membri del Parlamento. Inoltre, in merito al38 39

HELMUT GOETZ, Intellektuelle im faschistichen Italien, Kova, 1997, p. 463. Ringrazio il prof. Cicconetti per avermi messo a disposizione una traduzione in italiano del testo citato. Anchegli socio ordinario residente dellAccademia Pontaniana, presente nella classe di Scienze Morali sin dal 19 giugno del 1921. Cfr. Atti della Accademia Pontaniana, Volume LV, serie II, volume XXX, Napoli 1925, p. IX.

diverbio con il senatore Garofalo, fece presente che nessun giudizio sul governo fascista era entrato nella discussione, ma che si era trattato esclusivamente di una protesta per la compassione parziale di Garofalo, il quale aveva commemorato le giovani vittime fasciste causate dagli antifascisti, senza per spendere parole di compassione per le vittime in generale n contro ogni forma di violenza. Goetz sintetizza cos la successiva lettera di Presutti al ministro, nella quale espose i principi di libert di pensiero e di imparzialit nellinsegnamento nei quali credeva fermamente:

Nel corso di ulteriori esposizioni dei suoi principi e metodi di insegnamento, Presutti constat che la difesa di un sistema di governo o di un altro non apparteneva alla scienza politica, bens allarte politica, che non si poteva spiegare da una cattedra. vero che Presutti si riconosceva nellideologia liberale, ma proprio per questo reputava un insegnamento catechizzante assurdo. Sarebbe invece necessario fornire al giovane gli strumenti necessari per pensare e argomentare; affinch questi possa dopo con la sua testa certo, sotto linflusso dellambiente che trover costruirsi un patrimonio di ideali. Se io continuava Presutti non avessi gi avuto questa convinzione, questa sarebbe sorta in me a seguito degli eventi degli ultimi anni. Come avrei potuto, con una simile convinzione, fornire un insegnamento catechizzante della libert?40

Presutti sapeva che nonostante tutte le sue parole, con ogni probabilit, la cattedra gli sarebbe stata sottratta. Conosceva il clima politico e conosceva fin troppo bene lo stile delle persone con cui aveva a che fare. Tuttavia, chiudendo la lettera, scrisse che era consapevole del fatto che, senza il suo lavoro, lui e la sua famiglia avrebbero avuto grandi difficolt economiche, e che la perdita della cattedra, duramente guadagnata, gli avrebbe causato un profondo dolore, Ma, anche senza la mia40

GOETZ, Intellektuelle im faschistichen Italien, cit., p. 465.

cattedra, rimarr comunque il professor Enrico Presutti, con la stima che mi ha procurato il contributo che con il mio lavoro ho dato al progresso degli studi giuridici. Ho anche la consapevolezza di essere stato un maestro.41 Poco dopo, giunse la lettera di destituzione. Presutti decise di non impugnare latto. Secondo larticolo 2 della citata legge, lunica possibilit di ricorso era data, per incompetenza o per violazione di legge, presso il Consiglio di Stato. Da avvocato amministrativista, la cosa pi naturale sarebbe stata adire le vie del riesame; dopo una lunga riflessione, Presutti cap che sarebbe stato del tutto inutile. Come avrebbe potuto contrastare con le vie legali una forza politica che si professava al di sopra delle leggi e si comportava come se effettivamente lo fosse? Ciononostante, non ritenne accettabile che il suo silenzio fosse inteso come implicito assenso nei confronti del provvedimento o della sua applicazione nella fattispecie che lo riguardava. Scrisse ancora una volta al ministro Fedele per annunciargli che non avrebbe impugnato latto presso il Consiglio di Stato, ma non perch lo ritenesse giusto e meritato; rincar anche la dose aggiungendo che la procedura era oltretutto viziata da illegalit formale. Concluse lultima missiva augurando a tutti di poter lasciare luniversit come lho lasciata io: con la coscienza a posto e con la testa alta.42 Fu dunque questa la fine della vita accademica del prof. Presutti. Allontanato dalla vita pubblica, scacciato dalla sua cattedra, minacciato e vilipeso.

Il suo destino allinterno dellAccademia Pontaniana, e dellAccademia stessa, non fu molto diverso. In quel periodo la maggioranza dei soci della prestigiosa Accademia si riscontrava nellideologia liberale, tant che nel 1917 e poi nel 1923 alla presidenza dellAccademia fu eletto Benedetto Croce. Simbolo degli intellettuali dissenzienti ed in generale della cultura antifascista, Croce non fu afflitto dalle oscurantiste politiche culturali del regime, vista la sua notoriet anche sul piano internazionale. Inoltre and a tutto vantaggio del fascismo lasciare uno spiraglio di voce fuori coro, in modo da41 42

Ivi, p. 466. Ibid.

non mostrare allestero il vergognoso volto della dittatura. Presutti fu probabilmente molto vicino al filosofo abruzzese, se non altro intellettualmente; quando nel 1925, Amendola sul piano politico e Croce su quello intellettuale, concepirono il Manifesto degli intellettuali antifascisti, Presutti fu tra i primi firmatari. dunque altamente probabile, viste le idee politiche, che egli appoggi Croce alla presidenza dellAccademia. In virt di cotanta presidenza, questa mostr allItalia ed al suo governo la vocazione liberale ed antifascista della maggioranza dei pontaniani. Il regime non pot permettere che una tale assemblea di intellettuali, prevalentemente in opposizione al governo, si riunisse ancora a lungo. Una seconda volta 43 la celebre societ accademica fu costretta al torpore: cos come nel XVI secolo la corona spagnola la consider una pericolosa fonte di erudizione che avrebbe fatto da ostacolo allimperialismo culturale, il fascismo la vide come un ritrovo di intellettuali sediziosi. LAccademia fu soppressa dal governo con la pretestuosa ragione secondo cui gi unaltra Accademia era presente nella citt di Napoli, e tenerne in vita una seconda non sarebbe stato auspicabile44. Dalla cattedra allAccademia, Enrico Presutti ebbe dunque unesperienza diretta e totale delle politiche repressive del regime che gli sottrasse ci che la sua mente brillante e la sua erudizione gli avevano conquistato.

43

44

L'antica Accademia Pontaniana (fondata nel 1442 da Alfonso V il Magnanimo) fu soppressa in base ad accuse di eresia all'inizio del XVI secolo, allorquando Napoli fu travolta dalle guerre tra Francia e Spagna e ridotta ad un viceregno di quest'ultima. La politica spagnola, indirizzata all'asservimento culturale oltre che politico del viceregno di Napoli, ritenne infatti opportuno terminare l'attivit della prestigiosa Accademia, vista come una scomoda fonte di cultura locale. Cfr. in merito RICCIO, cit. Dopo la guerra, grazie alle insistenze dello stesso Croce presso il Comando Alleato, lAccademia Pontaniana fu ripristinata con un decreto del 19/02/1944. Cfr. a tal proposito NICOLINI, cit.

2 Il sindaco di Napoli

In ogni citt si trovano questi dua umori diversi; e nasce da questo, che il populo desidera non essere comandato n oppresso da grandi, e li grandi desiderano comandare e opprimere il populo. Niccol Machiavelli, Il principe

Fin qui, dunque, lexcursus di un insegnante di diritto, liberale ed antifascista, che si vide costretto allostracismo accademico a causa dei suoi ideali e, come vedremo, della sua attivit di opposizione alla dittatura. Ma quale fu il percorso globale della sua vita? Quali strade lo portarono alla politica attiva e, da l, alla drammatica perdita di ogni possibilit di espressione sociale, estrinsecatasi attraverso la soppressione di diversi ambiti di libera attivit pubblica? Appare necessario a questo punto delineare integralmente la rotta della vita di Enrico Presutti attraverso la ricostruzione del suo laborioso agire pubblico e delle sue scelte politiche, cos da poter a posteriori discernere quale tipologia sociale, quale pattern culturale, fu talmente inviso al fascismo da giustificare luso spregiudicato di politiche oscurantiste volte allannullamento di ogni opposizione. Trasferitosi a Napoli per affrontare gli studi universitari, Enrico Presutti si stabil in quella stessa citt, essendosi a lui presentata loccasione di lavorare come giornalista presso il quotidiano Roma, nonch, come abbiamo visto, come docente universitario. A trentanni, ormai napoletano dadozione, la sua fulgida carriera si apriva nel migliore dei modi. Nei mesi a cavallo tra il 1899 ed il 1900, Napoli fu sconvolta da un clamoroso scandalo relativo alla corruzione dellAmministrazione Comunale. Nellautunno del 1899, infatti, il settimanale socialista La Propaganda avvi una vigorosa campagna stampa volta alla denuncia della collusione tra poteri

locali e criminalit organizzata: specificamente furono Le forme clientelari della gestione amministrativa e politica dellex capitale, ingabbiata tra debolezza economica, disfacimento sociale e corruzione politico amministrativa45 ad essere messe in evidenza dal gruppo di giovani giornalisti socialisti tra cui spiccava il nome del futuro sindaco di Napoli Arturo Labriola 46. Nellocchio del ciclone finirono in particolare il sindaco Celestino Summonte e linfluente parlamentare Alberto Aniello Casale, entrambi sospettati di essere sostenuti dalla camorra e di aver imbastito una fitta e corrotta rete clientelare47. Nel giro di un anno la querela presentata dallOn. Casale in risposta ai ripetuti attacchi del periodico giunse in tribunale; lesito del processo, che assolse completamente il settimanale socialista ebbe grande risonanza sul piano nazionale e convinse il governo Saracco a sciogliere lamministrazione comunale di Napoli e a nominare, con un decreto dell8 novembre 1900, una Regia commissione di inchiesta (amministrativa, non parlamentare) sulle condizioni in cui versava lattivit amministrativa negli enti locali e nelle opere pie a Napoli. Presidente fu nominato il senatore Giuseppe Saredo48, presidente del Consiglio di Stato, gi commissario straordinario al comune di Napoli un decennio prima.49.

Intanto la querelle giornalistica si polarizz e si inaspr. Infatti, come nota Giulio Machetti:

Intorno allInchiesta Saredo, evento che coinvolge sconvolgendola lintera vita politica e amministrativa di Napoli a cavallo dei due secoli, si registra una vasta eco di opinione pubblica. Tutta la stampa locale, anche quella legata agli ambienti politici di cui espressione lon. Alberto Casale, come pure quella nazionale, ne45

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48 49

FRANCESCO BARBAGALLO, introduzione a Relazione sulla amministrazione comunale Regia Commissione dinchiesta per Napoli presieduta da Giuseppe Saredo. Ristampa anastatica a cura di Sergio Marotta, Vivarium, Napoli 1998, p. XVI. Per unanalisi del tempo e di pi ampio respiro sulla critica situazione della Napoli postunitaria rimando a FRANCESCO SAVERIO NITTI, La citt di Napoli, Napoli 1902. Circa la triade Summonte-Casale-Scarfoglio, cfr. GIULIO MACHETTI, La lobby di piazza Municipio: gli impiegati comunali nella Napoli di fine Ottocento, in Meridiana Rivista di Storia e Scienze Sociali, 38-39, 2000; Sul quale rimando a: SANDRO GIUSEPPE TASSINARI, Saredo: cenni biografici, Savona 1966. BARBAGALLO, cit., p. XVIII.

seguono con puntuale interesse la nomina, i lavori e le conclusioni, dando vita ad uno scontro politico duro.50

Infatti, se da una parte La Propaganda ed il Roma (nelle cui fila, come accennato in precedenza, Enrico Presutti aveva ottenuto un ruolo di spicco, fino a svolgere quello di caporedattore) avversavano fermamente lamministrazione, dallaltra Il Mattino la difendeva, dapprima evitando quasi di riportare nelle sue colonne gli accadimenti; ma poi, una volta che il suo stesso direttore Edoardo Scarfoglio 51 fu travolto dalle accuse di corruzione, il quotidiano si schier apertamente, ergendosi a paladino del sindaco e dei suoi uomini. La Commissione cominci i lavori nellautunno del 1900. Fu un periodo drammatico della storia di Napoli, durante il quale furono messi a nudo gli aspetti cronici e patologici della vita pubblica della citt: la criminalit organizzata, la corruzione del mondo degli affari e dellAmministrazione pubblica, nonch il complicato intreccio che tutti questi elementi andavano disegnando in trasparenza nel tessuto cittadino52. Nella sua trasferta napoletana, Saredo entr in contatto con Enrico Presutti, non solo affermato giornalista del Roma, ma soprattutto scrupoloso e valente giurista amministrativista e costituzionalista. Infatti, alcune sue pubblicazioni lo avevano gi segnalato come tale: nel 1892, come sappiamo, aveva pubblicato Il Comune e gli altri enti locali amministrativi mentre del 1899 era Lo Stato parlamentare e i suoi impiegati amministrativi. Come nota Francesco DAscoli: Nessuna meraviglia, quindi, se Giuseppe Saredo, piombato a Napoli per la nota inchiesta, si sia avvalso di questo giovane docente trentenne che glispirava una particolare fiducia53.

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53

MACHETTI, cit., p. 230. Sul quale cfr. BARBAGALLO, Il Mattino degli Scafoglio (1892-1928), Milano 1979. Circa questi aspetti rimando a: MACHETTI, cit.; MACHETTI, Le leggi eccezionali post-unitarie e la repressione della camorra: un problema di ordine pubblico?, in BARBAGALLO (a cura di), Camorra e criminalit organizzata in Campania, Napoli 1988; GIOVANNI ALIBERTI, La questione di Napoli nellet liberale (18611904), in Storia di Napoli, vol. X, Napoli 1972; GIUSEPPE GALASSO, Intervista sulla storia di Napoli, a cura di Percy Allum, Roma - Bari 1978. FRANCESCO DASCOLI e MICHELE DAVINO, I sindaci di Napoli, Mida, Napoli 1974, vol. II, p. 171.

Presutti si rivel essere un attento osservatore della realt napoletana ed un valido collaboratore: per preparare ed integrare le approfondite indagini di un Saredo che napoletano non era e che dunque non poteva facilmente comprendere gli intricati nodi politici, storici e culturali alla radice dei molti problemi della citt, prepar, a beneficio della Commissione, alcuni Appunti del prof. Presutti sul popolo napoletano e le Amministrazioni54. Tale fascicolo (che riporto in appendice), contestualmente identificabile come frammento, costitu una relazione informativa indirizzata alla commissione dinchiesta volta a chiarire appunto la situazione politico-amministrativa della citt. In una prima sezione circa laspetto elettorale, prima di qualunque osservazione di merito circa linfluenza delle associazioni politiche sulla vita pubblica cittadina, Presutti offre una mappa di tali associazioni tramite un elenco possibilmente completo55. Dalla breve ma coincisa rassegna traspare chiaramente la preminenza di due consorterie politiche: quella liberale (Associazione Unitaria Liberale) e quella clericale (Partito cattolico per glinteressi di Napoli). Era questa una situazione di cronico stallo nella politica cittadina, che ne soffocava ogni istanza rinnovatrice. Infatti, il gruppo liberale si valeva di gruppi e clientele politiche sotto legida del ministro Nicotera56 e, alla morte di questi (1894), alla guida di tali gruppi clientelari, una volta unificatisi, si posero gli onorevoli Sandonato, Billi e Casale, che avevano fatto dei quartieri centrali di San Carlo allArena, Montecalvario e Avvocata roccaforti di resistenza camorristico-clientelare allinvadenza elettorale dei clericali []57. Questi ultimi, secondo Presutti, erano invece sostenuti dalla Curia e dal clero napoletano, sicch, allepoca dellinchiesta Saredo, il Partito cattolico per glinteressi di Napoli conta[va], o almeno vanta[va] mille soci.58. Dopo aver in tal modo evidenziato la preminenza di queste due formazioni e lassoluta impotenza dei pochi altri gruppi, a volte secessionari dalla54

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ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Fondo Commissione Reale dInchiesta per Napoli, f.1, Appunti del Prof. Presutti sul popolo napoletano e le amministrazioni (da qui in poi: ACR, FCRIN, PRS). Ivi, p. I. In mancanza di una numerazione costante delle pagine del documento, i riferimenti saranno forniti in base alla mia trascrizione presentata in appendice. BARBAGALLO, introduzione a Relazione sulla amministrazione, cit., p. XIII. Ivi, p. XIV. ACR, FCRIN, PRS, p. IV.

formazione liberale a causa del dispotismo che in seno a quellassociazione alcuni esercitavano59, Presutti proseguiva nella sua relazione esaminando leffettiva influenza che tali gruppi avevano sulla vita pubblica della citt. Circa limpatto che tali formazioni avevano sui criteri da seguire nellamministrazione comunale60, egli afferma che questa fosse praticamente nulla, considerato che mai una fazione politica napoletana

[] ha formulato un programma di amministrazione preciso, che uscisse da vuote e non compromettenti generalit. Solo principio abbastanza preciso era quello di non stabilire nuove imposte o laltro sulla necessit di risolvere qualche problema, ma senza indicare mai il modo in cui risolverlo. [] Era questa una conseguenza fatale della incompetenza tecnica di coloro che si portavano candidati, anche di quelli fra di essi che avrebbero dovuto tenere il primo posto e della nessuna competenza della classe colta della citt a difendere tali problemi.61

Una sporadica opera di stimolo e di critica a questo andamento sterile e piattamente uniforme era stato fatto, continuava Presutti, dalla stampa locale, la quale tuttavia, se da un lato si limitava ad attacchi personali ed ingiuriosi piuttosto che a critiche serene e costruttive, dallaltro non era affatto refrattaria alle logiche clientelari delle amministrazioni le quali, mediante lofferta di impieghi ai giornalisti o la condiscendenza ad altri interessi personali non sempre onesti62, si accattivava, salvo rare eccezioni, le simpatie della stampa, privando cos la cittadinanza di una pubblica opinione illuminata63. Nelle successive sezioni Presutti constatava che la lunga mano dei pi influenti tra i politici liberali non mancava di influenzare in maniera deleteria sia la scelta dei candidati politici che quella dei pubblici impiegati.59 60 61 62 63

Ivi, p. II. Ivi, p. VI. Ivi, p. VI e VII. Ivi, p. VIII. Ibid.

Per quanto concerne i primi, vista la riluttanza dei cittadini rinomati per onest e probit di costume ad accettare la candidatura loro proposta dalle associazioni politiche (causa la ripugnanza ad entrare in un ambiente non sempre morale64), i candidati finivano per essere sempre emanazione dei membri pi influenti della classe politica. Anche in merito alla nomina dei pubblici impiegati il parere dellautore del promemoria non dimostrava dubbio: la funzione elettorale ed il potere politico stesso venivano sfruttati anche circa questo argomento, che rientrava utilmente nel corrotto gioco degli scambi che avvelenava la vita pubblica di Napoli. Una coraggiosa denuncia, questa, di un sistema che sarebbe stato solo in parte svelato dai lavori della Commissione. Giulio Machetti, infatti, nel suo gi citato lavoro, insiste sulla parzialit dellimmagine che risulta dal solo esame della relazione finale della Commissione, nonch sulla centralit del problema degli impiegati allinterno della corruzione degli enti locali. Egli infatti osserva:

[] si percepisce lesistenza di un doppio binario su cui si snoda la vicenda umana e professionale degli impiegati comunali. C un binario istituzionale regolato appunto dalle norme []. C poi lorganizzazione concreta degli uffici che cammina su un binario parallelo a quello istituzionale, con il quale sembra non avere punti di contatto, che nel suo percorso disegna contesti tanto differenziati quanto confusi, dove agiscono un notevole numero di persone a vario titolo e di varia formazione, in apparenza senza una unitaria regia. Secondo limpressione che viene dalle nostre fonti, il binario istituzionale risulta del tutto astratto, laltro affollato da una bassa manovalanza non istruita [] che, con una certa disinvoltura, esercita nel lavoro pubblico pratiche illegali o manipolatorie, in una logica privatistica e di legittimazione dellesistente.65

64 65

Ivi, p. IX. MACHETTI, La lobby, cit., pp. 244-245. Circa gli impiegati comunali a Napoli nel periodo considerato, cfr. anche MACHETTI, Il posto fisso in citt. Impiegati e forestieri a Napoli nellOttocento, in ANGIOLINA ARRU e FRANCO RAMELLA (a cura di), LItalia delle migrazioni interne. Donne, uomini, mobilit in et moderna e contemporanea, Donzelli, Roma 2003.

Oltre che alle ragioni fin qui sintetizzate, la paralisi della politica cittadina era anche dovuta al fatto che le due fazioni dominanti disponevano di un primo abbastanza numeroso nucleo di elettori fedeli66; sfruttando abilmente lassunto secondo il quale i voti seguono i voti67, era possibile per i leader dei partiti dominanti scoraggiare lingresso e laffermazione di forze nuove e rinnovatrici. A questo punto della sua analisi, apparve al giovane giurista di primaria importanza cambiare questi nuclei primi e ci non tanto in riguardo al partito clericale, quanto in riguardo al partito liberale68, la corruzione dei membri del quale aveva generato la necessit di convocare la commissione dinchiesta allattenzione della quale erano destinate quelle annotazioni. Il cardine attorno al quale tale operazione di rinnovamento avrebbe dovuto ruotare sarebbe stato, nelle opinioni di Presutti, la creazione di un nuovo nucleo liberale: tema questo che lo avrebbe poi impegnato, anni dopo e su scala nazionale, al fianco di Giovanni Amendola69.

Se si riuscir continua Presutti a costituire un nuovo nucleo liberale, che apparisca avere una gran forza elettorale, pur non avendola magari (limportante che apparisca) i vecchi nuclei non oseranno neanche fare una lista. Non loseranno, perch avranno perduto quello che costituiva il fulcro della loro forza - il nucleo elettorale - non loseranno perch sicuri che nessun onesto, per quanto timido, aderir a loro, data lesistenza di un altro nucleo potente, pure liberale.70

Nella sua idea, tale nuovo gruppo liberale si sarebbe dovuto agglomerare attorno ad una tipologia di figura nuova, dato che sarebbe stato impossibile generarlo a partire dalle personalit politiche gi operative. Queste nuove figure (i Capitani del66 67 68 69 70

ACR, FCRIN, PRS, p. XII. Ibid. Ivi, p. XIV. In merito rimando al capitolo successivo. ACR, FCRIN, PRS, p. XIV.

Popolo) avrebbero avuto il compito principale di agire da mediatori tra i cittadini e le pubbliche amministrazioni e di controllare che i servizi pubblici fossero erogati onestamente nei rioni di loro competenza. Attorno a queste figure, nelle quali i cittadini avrebbero imparato a riporre la propria fiducia, sarebbe stato possibile creare dei nuovi nuclei elettorali a base rionale-federata. Integrando tale riforma con linserimento di un sistema di scelta dei candidati a sindaco ispirata allesperienza politica anglosassone, si sarebbe potuto scalzare lingombrante e nociva presenza di una classe dirigente corrotta e sarebbe stato possibile pervenire ad una vita pubblica salubre e trasparente.

Oltre a quanto fin qui riportato, occorre segnalare la possibilit, individuata da Giuseppe Russo71, di un ulteriore apporto di Enrico Presutti ai lavori preparatori dellinchiesta Saredo. Scopo di tali ulteriori osservazioni sarebbe stato quello di ricercare proprio allinterno degli ambiti specifici dellantica tradizione culturale partenopea le cause delle pessime amministrazioni che affliggevano la citt. Prima di procedere tuttavia necessario sottolineare la natura indiziaria dellattribuzione di questo secondo gruppo di documenti ad Enrico Presutti, vista lincertezza in merito dello stesso Russo. La singolare teoria che il giovane studioso avrebbe presentato alla commissione nel tentativo di spiegare la radice primaria dei vizi delle amministrazioni napoletane postulava come motore primario dellagire del popolo partenopeo il senso estetico, molto sviluppato a suo parere nei suoi concittadini dadozione. Ecco un estratto del testo che Russo attribuisce a Presutti:

Tutti i pregi e tutti i difetti del carattere napoletano originano da una sua qualit primordiale, il predominio del senso del bello: che tale predominio derivi dalla voluta origine greca della popolazione o che, come pi probabile, esso sia stato causato dai caratteri fisici del territorio il quale avrebbe stampato sul gruppo di71

In GIUSEPPE RUSSO, Napoli come citt, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1966.

popolazioni unimpronta unica, in guisa da farne ununit organica con caratteri, se non anatomici, morali ben definiti, certo sembra per che lelemento eminentemente distintivo del carattere napoletano il predominio del bello. [] La stesa confusione che il popolo napoletano fa tra i due concetti di bello e di buono in modo da sostituire quasi sempre il primo al secondo e di usare talvolta questo invece di quello, lappellarsi per esempio alla belt della Madonna invece che alla sua bont, alla bellezza di un uomo piuttosto che al suo buon cuore, per ottenerne un favore, costituiscono una prova precipua del predominio del sentimento del bello come tratto distintivo del carattere napoletano.72

Una teoria dal sapore antropologico, ma forse un po troppo audace, che lascia dunque dei dubbi circa lidentit dellautore, alla luce soprattutto di unanalisi maggiormente approfondita dellapproccio scientifico dei lavori indubbiamente nati dalla penna di Enrico Presutti, caratterizzati s dallinterconnessione tra molteplici discipline, ma soprattutto da caute e rigorose deduzioni 73. Tuttavia, ci che in questa sede appare maggiormente pregnante, sono senza dubbio le riflessioni di Presutti circa la necessit di superare la situazione di perpetuo stallo della politica comunale determinata dalle pratiche clientelari della classe dirigente liberale. Sebbene le proposte presentate nel memorandum non ottennero seguito, la stessa inchiesta Saredo gett luce sulla situazione74, segnando cos un primo, fondamentale punto di svolta.

La72 73

pubblicazione

della

relazione

della

commissione

dinchiesta

poneva

74

RUSSO, cit., p. 362 e segg., cit. anche in DASCOLI e DAVINO, cit., vol. II, pp. 173 e 174. Noto di passaggio che la ricostruzione di Russo sulla revisione di queste note volta ad una sostanziale condanna dellatteggiamento di Saredo nei confronti della popolazione napoletana. Russo sostiene infatti che la discrepanza riscontrabile tra gli appunti da lui rinvenuti ed attribuiti a Presutti e la relativa sezione della Relazione della commissione dinchiesta fosse dovuta al tentativo di Saredo di imputare ad una sostanziale degenerazione insita nei napoletani, piuttosto che a ragioni storico-politiche, le cause della corruzione delle pubbliche amministrazioni. Per il raffronto dei due testi rimando naturalmente a RUSSO, cit. Per unanalisi sui risvolti sociali e sulla pubblica opinione (in particolare quella della classe dirigente) rimando a MACRY, I giochi dellincertezza, cit., p. 87 e sgg.

definitivamente in crisi il blocco di potere che aveva dominato a Napoli negli ultimi anni dellottocento. Questo esito, prodotto dalla frattura determinatasi nella classe dirigente liberale anche per le difficolt di organizzazione economica e sociale di una metropoli destrutturata come lex capitale del sud, apriva la strada, nella debolezza della presenza socialista e democratica, ad una ripresa del predominio del personale politico della parte clerico-moderata nellamministrazione della citt di Napoli.75

In seguito a questa prima battuta darresto tuttavia individuabile un secondo momento di epocale rinnovamento della classe dirigente in pi di una citt italiana. Il fenomeno delle liste bloccarde, come stato osservato76 si diffuse nella vita politica comunale nei primi anni del XX secolo e rappresent un audace tentativo di contrastare il prolungato prevalere delle vecchie forze politiche.

Il [] turno di elezioni amministrative svoltesi nel 1907 aveva visto il nascere e laffermarsi di un fenomeno sostanzialmente nuovo: la formazione attraverso la confluenza pi o meno larga di socialisti, repubblicani, radicali e ed elementi liberali a pi forte coloritura democratica, di blocchi popolari, cementati il pi delle volte da una consistente presenza massonica. Questa politica bloccarda, alimentata dal deliberato proposito di contestare legemonia clerico-moderata cos diffusa a livello di amministrazioni comunali, ottenne il pi clamoroso successo nella stessa capitale, che con grande sgomento e livore dei cattolici fu cos governata fino al 1914 da una giunta democratica capeggiata da Ernesto Nathan, gi gran maestro della massoneria77 e appartenente a una famiglia di robuste tradizioni mazziniane. Il fenomeno dei blocchi popolari, che del resto non ebbe mai carattere generalizzato75 76 77

BARBAGALLO, introduzione a Relazione sulla amministrazione, cit., p. XXIV. Cfr. ALBERTO AQUARONE, Tre capitoli sullItalia giolittiana, Il Mulino, Bologna 1987. Alla luce della ricostruzione dello scisma massonico del 1908 svolta nel capitolo 6, in questa sede utile specificare che Nathan, non avendo partecipato alla secessione feriana, fu Gran Maestro dellobbedienza di Palazzo Giustiniani (e non gi di quella di Piazza del Ges) fra il 1896 e il 1904 e, dopo il periodo di gran maestranza di Ettore Ferrari, ancora tra il 1917 e il 1919. Cfr. ALDO A. MOLA, Storia della Massoneria italiana, Bompiani, Milano 1994.

ed ebbe sempre vita travagliata a causa dei contrasti interni e del progressivo distacco dei socialisti, aveva una matrice di indubbia marca anticlericale, anche di naturale reazione alla crescente e pi agguerrita presenza dei cattolici nella vita nazionale, lungo linee di attivit molto diversificate, ma organicamente collegate.78

Considerando gli appunti stilati da Presutti a beneficio della commissione dinchiesta Saredo anni prima, la sua affiliazione alla Massoneria nonch il suo crescente impegno politico, non sorprende apprendere che egli fu in prima linea nelle liste bloccarde napoletane. Questo moto di rinnovamento riscosse infatti il suo successo anche a Napoli: la prima amministrazione guidata dai bloccardi ebbe come sindaco Pasquale Del Pezzo79 che, nei due anni e nove mesi che lo videro alla guida della politica locale, pot valersi della preziosa collaborazione di Presutti, ancor pi pregiata grazie alla sua vasta preparazione scientifica. Nel 1914 infatti, fece il suo ingresso nella politica locale napoletana, citt che lo aveva adottato, ma che egli probabilmente, ormai quarantaquattrenne, sentiva come natia. Fu eletto al Consiglio Comunale nella lista del Blocco, in qualit di democratico-costituzionale. Fu grazie alle sue idee politiche, sicuramente identificabili con la componente di liberali a pi forte coloritura democratica di cui parla Aquarone, nonch alla sua concomitante affiliazione alla massoneria che gli si aprirono le porte alla militanza nella locale lista bloccarda. LEuropa era in fiamme, e Napoli, pur non essendo proprio nellocchio del ciclone, non era certo risparmiata dalle minacce che ogni guerra porta con s. Un momento delicatissimo, dunque, per amministrare una citt, situazione che, negli anni a venire sarebbe andata sempre peggiorando. Nel 1917, dimessosi Del Pezzo con i suoi assessori, si procedette al rinnovo dellAmministrazione. Su sessantadue presenti, quarantacinque votarono per Enrico Presutti. Nonostante i pressanti impegni accademici, egli non esit ad accettare loneroso incarico. Prese la parola subito dopo la proclamazione.78 79

AQUARONE, Tre capitoli, p. 17. Sindaco dallagosto 1914 al maggio 1917, allorquando gli successe Enrico Presutti.

Sento tutta la gravezza del compito che mi si affida, compito grave sempre, pi grave nelle condizioni che il paese attraversa e che io sento gravissimo per laspettativa, per me eccessivamente lusinghiera e che nellanimo mio non sento adeguata al mio modesto valore, che si nutre intorno allopera mia. La mia elezione non significa un esercito che cambia bandiera o un soldato che diserta; semplicemente la guardia che cambia. [] Mi farebbe ingiuria chiunque pensasse che potessi deviare dal programma, in base al quale insieme con voi sono stato eletto, che io potessi abbandonare quella bandiera, per la quale il mio cuore ha palpitato fin dai pi giovani anni.80

La passione democratica, lamore per la giustizia e per la sovranit popolare avrebbe caratterizzato tutta la sua vita pubblica e le sue battaglie politiche. Altra battaglia, e di tuttaltro genere, era per in corso in quegli anni, ed il neoeletto sindaco Presutti sent lesigenza di rassicurare i cittadini:

Nei momenti del pericolo, nei momenti di grave disastro, quando incombono danni imminenti, noi sentiamo rafforzate le energie dellanimo nostro quando non ci sentiamo soli, ma possiamo percorrere la via del pericolo braccio a braccio con un individuo, con cui magari ieri eravamo nemici. [] Ora, effettivamente, le condizioni che la guerra ha create al nostro paese non sono solo gravide di sacrifici, di pericoli, di ansie, ma hanno creato anche un bisogno nellanima popolare, per cui si richiede lunione di tutti, si richiede una maggiore cooperazione, si richiede che davvero collettivamente si verifichi quello stesso fenomeno, che prende lindividuo che invoca il nemico, che invoca anche lo sconosciuto nel momento del pericolo.81

80 81

DASCOLI e DAVINO, cit., p. 175. Ivi, pp. 175 e 176.

Con queste parole volte a far intendere che la nuova Amministrazione sarebbe stata coerente con le direttive ed i principi della precedente e con un sentito appello al sentimento di solidariet tra i concittadini travolti da un momento di grande crisi e pericolo, Presutti inaugur la sua carica di sindaco. Era il 17 maggio 1917. Erano i giorni della decima battaglia dellIsonzo, parziale successo per le truppe italiane, ma di l allautunno successivo sarebbe giunto il disastro di Caporetto e la situazione sarebbe precipitata al fronte ma si sarebbe comunque aggravata in tutta la penisola.

Il 19 dicembre il Consiglio Comunale di Napoli apr la sessione autunnale con un notevole ritardo. Il Sindaco Presutti attribu in un discorso la causa alle difficolt incontrate nellapprovare lultimo bilancio: la grave questione annonaria non aveva infatti risparmiato leconomia di Napoli. Caporetto e lo sforzo bellico avevano affamato tutta lItalia. In quelloccasione il sindaco ed altri membri della Giunta spesero parole commosse per lesercito impegnato al fronte, cui mandarono i pi sentiti auguri e saluti. Nelle settimane a venire molte sedute consiliari furono dedicate al delicatissimo problema annonario sul quale presero la parola numerosi consiglieri con discorsi a volte lunghissimi ed approfonditi82. Le discussioni in merito furono concluse il 10 gennaio del 1918, giorno del quarantottesimo compleanno del sindaco Presutti, la cui Amministrazione ebbe riconfermata la fiducia per quanto concerneva le politiche adottate nel settore. Nel successivo marzo, la citt fu messa di fronte alla realt pi cruda della guerra in corso: il giorno 11 un dirigibile nemico bombard il centro, sorvolando ad altissima quota il Golfo, causando circa sedici morti e quaranta feriti. Lo scopo era quello di terrorizzare i napoletani pi proclivi, secondo una discutibile convinzione, alle emozioni ed allavvilimento83. Le autorit furono subito mobilitate per recare tempestivamente i soccorsi necessari. Lo stesso sindaco, in compagnia degli onorevoli Porzio e De Nicola (occasionalmente a Napoli), si precipit a dare immediatamente le necessarie disposizioni perch si82 83

Ivi, p. 178. Ibid.

procedesse allasporto delle salme, al ricovero dei feriti ed alla sistemazione di quanti avessero perso la casa a causa dellaggressione. In seguito, si rec a porgere parole di conforto a chi pi duramente fosse stato colpito dalla disgrazia. In mattinata stessa convoc inoltre la Giunta per stanziare un fondo di lire diecimila per i primi aiuti ai danneggiati. Infine pubblic il seguente manifesto, concepito per rincuorare la citt e ribadire il suo appello ad una sempre pi stretta solidariet:

Cittadini, siete ormai in prima linea, fra le popolazioni civili, allonore dei rinnovati colpi nemici. Ieri voci insidiose dirette a deprimere gli animi, a creare timori per inesistenti pericoli; la scorse notte le bombe micidiali, che hanno fatto alcune vittime. Pi di fronte al pericolo reale che di fronte alle voci insidiose deste prova di pacata fermezza. Persistete a contrapporre lanimo sereno ed invitto cos alle arate voci di coloro che, pazzi o criminali, cercano di impaurirvi, mormorando di inesistenti malanni84, o togliervi la fiducia nei vostri eletti e nelle autorit governative, come al pericolo reale, che possiamo attendere, ma non dobbiamo paventare. Potete essere sicuri che nessun pericolo mai vi nasconderemo. Chi, allinfuori delle autorit, altri ve ne annunzia, mentisce per far male a voi e rendere a noi pi difficile il compito. Osservate gli ordini e le precauzioni che le autorit vi suggeriscono. Lora richiede pi grande disciplina. Siate uniti e sereni. Cittadini, raccogliamo i nostri morti; soccorriamo i feriti. E al nemico che armato si accampa sullitalico suolo, gridiamo: Italia, Italia, Italia!85

Nel successivo luglio, la Giunta comunale discusse per la prima volta la questione che, quattro mesi dopo, avrebbe determinato la spaccatura della Giunta e la fine dellAmministrazione Presutti: la gestione del servizio tranviario. Lex sindaco Del Pezzo prese la parola ed accenn alla possibilit di dichiarare decaduta la societ84

85

Presutti si rifer alle voci circolate a Napoli nel marzo precedente relative ad una presunta epidemia di scabbia provocata da farine avariate. Il sindaco in quelloccasione sment la cosa e rassicur gli animi, attribuendo la notizia a traditori. DASCOLI e DAVINO, p. 179.

belga che allora gestiva il servizio. Lavvocato Leopoldo Ranucci propose di affidare il servizio in via provvisoria ad una ditta privata napoletana (Carlo Cutolo e figli) che ne aveva fatto richiesta. Presutti si dichiar favorevole alla cosa, spiegando quanto difficile sarebbe stato attuare lipotesi alternativa: affidare cio allo stesso Comune la gestione del servizio. Egli infatti non riteneva affatto pronta lamministrazione comunale a gestire un servizio cos oneroso. Tuttavia, il 24 ottobre la mozione Ranucci fu accolta per quanto concerneva la sospensione della ditta belga, ma fu respinta nella parte relativa alla privatizzazione del servizio. Presutti, coerente alla sua linea, dichiar le dimissioni sue e della sua Giunta. Egli pronunci un compunto discorso nel quale espresse tutto il suo dispiacere nel doversi allontanare dai colleghi, ma anche la gioia di essere sereno, completamente sereno, fiero del lavoro compiuto in questi diciotto mesi, tranquillo nella mia coscienza, lieto di ritornare in seno alla mia famiglia, lieto di ritornare a lavorare con voi non come capitano, ma come semplice soldato.86

Al voto si giunse il successivo 12 novembre. Il Consiglio comunale aveva sospeso le riunioni fino a quel momento a causa dellattesa fine delle ostilit belliche. La sera del 12, prima di passare ai lavori, si festeggi e si inneggi al termine della guerra ed alla vittoria. Le dimissioni del sindaco Presutti furono accettate e si pass senzaltro alla formazione della nuova Giunta e alla relativa nomina del nuovo sindaco, che sarebbe stato Arturo Labriola, anchegli futura vittima della repressione fascista.

86

Ivi, p. 183.

3 Linchiesta parlamentare

Musa, quell'uom di multiforme ingegno Omero, Odissea

Sicuramente fu preziosa per Enrico Presutti quella prima esperienza in qualit di collaboratore nellentourage di una commissione dinchiesta fatta durante i primi mesi del secolo, in quanto, appena cinque anni dopo, fu nuovamente chiamato a mettere al servizio dello Stato la sua erudizione e la sua fine capacit di analisi. Infatti, limpegno parlamentare di Enrico Presutti cominci ben prima del maggio 1921, cio allorquando fu eletto alla Camera per la prima volta. Nel 1905 fu nominato come collaboratore nellambito della Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia. In quellanno, infatti, Giovanni Giolitti si fece promotore di una grande inchiesta concernente le condizioni dei contadini meridionali. La proposta fu accettata dal Parlamento e fu cos formata unapposita giunta, presieduta dal senatore conte Eugenio Farina e che ebbe come segretario generale il prof. Francesco Coletti 87. La Commissione fu scissa, onde agevolare le indagini, in sottogiunte concepite su base regionale: Basilicata, Campania, Abruzzi e Molise, Sicilia, Calabria e Puglie. Questultima sottogiunta fu presieduta dal deputato conte Gerolamo Giusso, ed in qualit di delegato tecnico 88, troviamo il trentasettenne prof. Enrico Presutti. Nella prefazione alla voluminosa relazione presentata alla Camera, egli scrisse:

I dati di questa inchiesta, relativi alle Puglie, furono raccolti, elaborati ed esposti87 88

Circa linfluenza di questi sulla metodologia dellinchiesta, cfr. infra. Con questa dizione vennero indicati i veri e propri esecutori delle indagini.

nella relazione che segue in meno di tredici mesi e cio dalla Pasqua del 1907 a quella del 1908.89

Un anno di lavoro molto intenso per lui, trascorso a leggere quanto di pi importante era stato gi scritto sulla regione pugliese ed a studiare i copiosi dati statistici chiesti ed ottenuti dalle Agenzie delle imposte e dai Ricevitori del registro. In seguito al lavoro di preparazione, apprendimento e ricerca, Presutti (ed il suo collaboratore dott. Giovanni Scarpitti) visitarono approfonditamente i numerosi comuni delle tre 90 province per circa tre mesi. Ma il vero e proprio corpus di informazioni fu reperito attraverso la compilazione e la distribuzione di larga copia di questionari. Quasi dodicimila furono inviati, completi o parziali, a ciascuno quella [parte] cui, o per la sua posizione sociale, o per lufficio coperto, pareva meglio in grado di rispondere91. Pi di un terzo fu restituito compilato. Questa preziosa collaborazione, unita alla presenza sul campo, dette ottimi risultati. Egli infatti scrive: Linchiesta diretta mi procur una massa rilevante di notizie, la pi attendibili fra tutte quelle raccolte, perch o concernenti fatti che potei constatare de visu, oppure perch ottenute spigando meglio le domande che rivolgevo quando non erano ben comprese, contestando le contraddizioni che apparivano tra risposta e risposta e talvolta facendo addirittura domande dirette abilmente a saggiare lanimo degli interrogati. [] poi avvenuto, come facile intendere, che talora, le risposte date al questionario, in alcuni punti, discordavano notevolmente con i dati da me raccolti con la inchiesta diretta, o lasciavano oscuro qualche punto importante. In tali casi io non esitai a compilare precisi e specialissimi questionari []. E me ne trovai contento.9289

90 91 92

ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia, Volume III (Puglie), Tomo I, Relazione del delegato tecnico, 1909, Biblioteca della Camera dei Deputati, p. XVII. Taranto non era ancora capoluogo di provincia. ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare, cit., p. XVIII. Ibid.

La relazione fu inoltre corredata da una discreta quantit di fotografie (alcune professionali, altre amatoriali), inserite al centro del volume. Luso del mezzo fotografico fu evidentemente concepito allo scopo di rendere possibile una comprensione maggiormente profonda della realt rurale della Puglia dinizio secolo. Grazie a questi documenti possibile visualizzare ancora oggi le difficili condizioni dei campi e del bestiame allevato, gli strumenti adoperati dai braccianti nel loro lavoro nonch il loro stile di vita e gli ambienti in cui vissero. La relazione finale presuppose dunque un lavoro monumentale, svolto nel breve volgere di un anno; ed possibile apprezzare maggiormente lo zelo e linfaticabilit del delegato tecnico Presutti se si considera che in quello stesso periodo non pot dedicare tutto il suo tempo allinchiesta, dovendo contemporaneamente adempiere ai suoi doveri accademici (allora presso la regia Universit di Cagliari). Il ministro della Pubblica Istruzione non ritenne infatti opportuno concedergli alcun congedo, nonostante le reiterate richieste sue e della Presidenza della Giunta Parlamentare, cos come lo stesso autore lamenta al termine della prefazione.

La relazione si apre con una prima sommaria descrizione dei caratteri fisici del territorio pugliese e con una sintesi della storia della regione a partire dalla seconda met del XIX secolo. I capitoli II, III e IV sono dedicati rispettivamente alle tre province di Foggia, Bari e Lecce e ne particolareggiano caratteristiche orografiche, idrografiche ed in generale geografiche. Questi capitoli non trascurano tuttavia le generali condizioni economiche del mondo agricolo e le colture tradizionali nonch gli aspetti finanziari (le condizioni del credito), di mercato (i prezzi dei beni immobiliari) o demografici (presenza e movimenti della popolazione). Il successivo capitolo analizza il mercato del lavoro agricolo: Presutti evidenzia unampia prevalenza della tipologia lavorativa del salariato. Tuttavia, sottolinea come una presenza non residuale, ma bens prevalente di tale contratto 93, generi un forte disagio tra gli agricoltori, a causa della discontinuit del lavoro e della conseguente93

ENRICO PRESUTTI, Inchiesta parlamentare, cit., pp. 292-293.

disoccupazione. Presutti suggerisce in merito un rimedio: maggiore mobilit interna della forza lavoro94. Il VI capitolo costituito da unapprofondita analisi dellimprenditoria agricola e delle prevalenti forme contrattuali impiegate nellarea. In questa sezione si evidenzia la diffusione di contratti di affitto95, di partecipazione al prodotto96, di miglioria97 e infine di enfiteusi98. Ciascuna tipologia corredata da unampia documentazione esemplificativa di contratti e bilanci. La parte seguente si incentra invece su La vita materiale dei contadini e tocca argomenti distinti dalle mere questioni economiche e produttive, ma tuttavia di primaria importanza. Infatti, vengono sviscerate problematiche quali lo standard di vita, lalimentazione, gli aspetti igienico-sanitari, i consumi e laspettativa di vita. Complementare a questo capitolo il successivo, incentrato sulle condizioni ambientali, culturali e di costume del mondo agricolo pugliese. I temi principali sono quelli dellistruzione, dei rapporti familiari e della propensione alla delinquenza. Nei capitoli IX e X, Presutti fa luce sui rapporti di forza tra la classe contadina e quella dei proprietari. Vengono qui esaminate le relazioni politiche tra Leghe contadine, proprietariato, partiti politici, Governo e le Amministrazioni comunali. Gli atteggiamenti degli uni nei confronti degli altri, gli stati danimo ed i mezzi di lotta sono qui i principali argomenti. Il successivo capitolo tratta il tema dei movimenti migratori. In prevalenza sono i movimenti di emigrazione transoceanica che vengono qui studiati, con particolare riferimento, naturalmente, alle conseguenze sulla regione in esame. Anche i moti interni, permanenti e temporanei, vengono accennati, con un conclusivo pronostico sui futuri andamenti del fenomeno. Il capitolo finale sintetizza infine I dati pi generali.

Il metodo dindagine adoperato nellinchiesta risulta molto allavanguardia per i tempi, considerando luso di strumenti quali la somministrazione di questionari94 95 96 97 98

Ivi, p. 297. Ivi, pp. 378 e seg. Ivi, pp. 427 e seg. Ivi, pp. 437 e seg. Ivi, pp. 461 e seg.

mirati, lesame di bilanci, lattenzione per le condizioni culturali, materiali e morali delle popolazioni studiate. Vista la modernit e lefficacia di tale metodologia di ricerca sociale, necessario diffondersi circa le circostanze che resero possibile lacquisizione da parte di Enrico Presutti di tale sistematico approccio scientifico. La metodologia di ricerca elaborata dal sociologo francese Frdric Le Play 99, basata sullindagine sul campo di famiglie appartenenti alle classi lavoratrici, si diffuse intorno alla met del XIX secolo. In estrema sintesi, essa prevedeva un minuzioso studio delle condizioni sia economiche che culturali di un determinato nucleo familiare sul quale veniva prodotta una monografia basata su di uno schema fisso che permetteva unefficace opera di comparazione. La diffusione di tale approccio di ricerca sociale riguard anche lItalia100 dove, oltre ad una serie di studi privati, influenz tutta una stagione di indagini ufficiali101.

Fu [] in una [] vasta inchiesta sulle popolazioni contadine dellItalia meridionale nota Maria Rosa Protasi che lindagine monografica, considerata in tutte le sue possibili applicazioni, fu assunta come principale criterio metodologico. Ci riferiamo allinchiesta parlamentare sui contadini meridionali, che rappresenta lunico rilevante tentativo compiuto da un organismo ufficiale, di applicare il metodo monografico