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Teresianum 60 (2009) 217-253 Spiritualità e liturgia. La riessione post-conciliare (1ª parte) MARIO T ORCIVIA Introduzione Il tema del rapporto tra spiritualità e liturgia negli anni postcon- cilari, rappresenta senza dubbio uno degli argomenti più interessanti, ma anche più complessi, per gli studiosi di ambedue le discipline teo- logiche. In questi decenni ha visto la luce una discreta produzione di volumi e articoli che evidenziano l’attualità della tematica, oggetto del nostro studio, ma anche, a nostro avviso, una certa insufficiente man- canza di comunicazione dialogica tra i suddetti studiosi. Se sfogliamo, infatti, un testo di un liturgista, difficilmente troveremo citato quanto oggetto di riflessione da parte dei teologi spirituali sul rapporto tra queste due fondamentali componenti del vivere cristiano e della rifles- sione teologica. E viceversa. Soltanto pochissimi autori presentano le due diverse prospettive dalle quali riflettere sul rapporto tra spirituali- tà e liturgia. Il nostro contributo desidera colmare questa lacuna. Ab- biamo cercato, infatti, di raccogliere quanto affermato dagli studiosi di ambedue le discipline teologiche in questi quarantacinque anni dalla fine del Vaticano II, perché il lettore trovi espresse le convergenze e le divergenze, le sintonie ma anche le discrepanze che teologi spirituali e liturgisti presentano nel riflettere sul suddetto rapporto. Prima di addentrarci nella riflessione, presentiamo alcune neces- sarie precisazioni: a) l’indubbia parzialità della nostra ricerca, consi- derata la vastità del tema in questione non solo per il lungo segmento cronologico considerato (1965-2009), ma anche, per la duplice pro- spettiva di lettura – liturgica e spirituale – che ha comportato una vasta, ma di certo non esaustiva, ricerca bibliografica in un terreno di studio coltivato sia dai liturgisti, soprattutto, che dai teologi spirituali; b) il non trattare quanto affermato da SC e il rimandare all’abbondan- te bibliografia sulla costituzione del Vaticano II per soffermarci sola- mente sulla riflessione postconciliare; c) il non riflettere sulla pietà popolare per porre dei necessari limiti alla nostra ricerca.

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Teresianum 60 (2009) 217-253

Spiritualità e liturgia.La rifl essione post-conciliare(1ª parte)

MARIO TORCIVIA

Introduzione

Il tema del rapporto tra spiritualità e liturgia negli anni postcon-cilari, rappresenta senza dubbio uno degli argomenti più interessanti, ma anche più complessi, per gli studiosi di ambedue le discipline teo-logiche. In questi decenni ha visto la luce una discreta produzione di volumi e articoli che evidenziano l’attualità della tematica, oggetto del nostro studio, ma anche, a nostro avviso, una certa insuffi ciente man-canza di comunicazione dialogica tra i suddetti studiosi. Se sfogliamo, infatti, un testo di un liturgista, diffi cilmente troveremo citato quanto oggetto di rifl essione da parte dei teologi spirituali sul rapporto tra queste due fondamentali componenti del vivere cristiano e della rifl es-sione teologica. E viceversa. Soltanto pochissimi autori presentano le due diverse prospettive dalle quali rifl ettere sul rapporto tra spirituali-tà e liturgia. Il nostro contributo desidera colmare questa lacuna. Ab-biamo cercato, infatti, di raccogliere quanto affermato dagli studiosi di ambedue le discipline teologiche in questi quarantacinque anni dalla fi ne del Vaticano II, perché il lettore trovi espresse le convergenze e le divergenze, le sintonie ma anche le discrepanze che teologi spirituali e liturgisti presentano nel rifl ettere sul suddetto rapporto.

Prima di addentrarci nella rifl essione, presentiamo alcune neces-sarie precisazioni: a) l’indubbia parzialità della nostra ricerca, consi-derata la vastità del tema in questione non solo per il lungo segmento cronologico considerato (1965-2009), ma anche, per la duplice pro-spettiva di lettura – liturgica e spirituale – che ha comportato una vasta, ma di certo non esaustiva, ricerca bibliografi ca in un terreno di studio coltivato sia dai liturgisti, soprattutto, che dai teologi spirituali; b) il non trattare quanto affermato da SC e il rimandare all’abbondan-te bibliografi a sulla costituzione del Vaticano II per soffermarci sola-mente sulla rifl essione postconciliare; c) il non rifl ettere sulla pietà popolare per porre dei necessari limiti alla nostra ricerca.

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Riguardo ai termini in questione, sposiamo pienamente la se-guente considerazione di un teologo spirituale: «Se si vuole parlare con esattezza del rapporto “liturgia e spiritualità” allora bisogna di-stinguervi un duplice rapporto: tra la liturgia intesa nella sua real-tà misterica e sacramentale (culto, vita) e la vita spirituale cristiana; e poi tra la scienza liturgica e la spiritualità intesa come scienza e conoscenza della vita spirituale»1. Pur soffermandoci soprattutto sul primo rapporto, dedicheremo anche un punto del nostro studio alla relazione tra le due discipline teologiche. Per quanto concerne l’am-bito ecclesiale all’interno del quale tratteremo il tema, ci riferiremo soltanto alla chiesa latina, anche se sarebbe certamente interessante presentare la rifl essione delle chiese orientali, proprio alla luce delle loro ricchissime tradizioni teologiche, liturgiche e spirituali2. L’ultima precisazione riguarda la scelta, a conclusione dei due punti del nostro lavoro, di presentare la rifl essione di Jesus Castellano Cervera, teologo spirituale e liturgista spagnolo che, a nostro avviso, è stato colui che è riuscito, più di ogni altro studioso, a far dialogare, spiritualità e liturgia.

Presentiamo, infi ne, la suddivisione del nostro studio. Dopo un’iniziale parte dedicata al rapporto tra liturgia e spiritualità (1.), ci fermeremo a considerare il rapporto tra teologia spirituale e liturgia, considerate nel loro essere discipline teologiche (2.). Alcune sintetiche considerazioni, concluderanno il nostro studio (3.).

1 LEGENDA: AA Anno Accademico; AIS Associazione Italiana Spiritualità; APL Associazione Professori di Liturgia; BIS Bibliographia Internationalis Spiri-tualitatis a Pontificio Instituto Spiritualitatis O.C.D. edita, Edizioni del Teresia-num, Roma 1969-2009; CAL Centro Azione Liturgica; CCC Catechismo della Chiesa Cattolica; CPL Centre de Pastoral Litúrgica; DES Dizionario Enciclopedico di Spi-ritualità (a cura di Ermanno Ancilli), 2 voll., Studium, Roma 1975; DS Dictionnaire de Spiritualité: ascétique et mystique, doctrine et histoire, Beauchesne, Paris 1937-1995; EV Enchiridion Vaticanum; LE Liturgia y Espiritualidad; MD Mediator Dei; ML Movimento liturgico; NDL Nuovo Dizionario di Liturgia (a cura di Domenico Sartore e Achille M. Triacca), EP, Roma 1984; NDS Nuovo Dizionario di Spiritua-lità (a cura di Stefano De Fiores e Tullo Goffi), EP, Roma 1979; PFTIM Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale; PIL Pontificio Istituto Liturgico; PUG Pontificia Università Gregoriana; PUL Pontificia Università Lateranense; RE Re-vista de Espiritualidad; RL Rivista Liturgica; RPL Rivista di Pastorale Liturgica; SC Sacrosanctum Concilium; VM Vita Monastica; Vso La Vida Sobrenatural.

A.G. MATANIC , La spiritualità come scienza. Introduzione metodologica allo studio della vita spirituale cristiana, «Spiritualità, 7», Cinisello Balsamo, 1990, p. 122.

2 Un testo per tutti: N. CABASILAS, La vita in Cristo (a cura di U. NERI), «Classici delle religioni. Sezione Quarta. La religione cattolica», Torino, 1971; cf. anche B. PETRÀ, «Liturgia e spiritualità nella tradizione orientale», RPL 30 (1992) 53-58.

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1. Liturgia e spiritualità/vita spirituale/spiritualità liturgica

Dividiamo il punto in alcuni sottopunti. Esposte le considerazio-ni iniziali (1.1.), presenteremo alcune precise tematiche inerenti alla relazione tra liturgia e vita spirituale (1.2.). Faremo conoscere, quin-di, il pensiero di Castellano Cervera (1.3.).

1.1. Considerazioni iniziali

Prima di addentrarci nel cuore dello studio, riteniamo opportuno fornire alcune considerazioni.

Explicatio terminorum

Per dare ragione del titolo assegnato al punto in questione, ci ser-viamo di quanto scritto da Castellano Cervera:

A livello di linguaggio e di signifi cati la terminologia usata è fl uida. […] liturgia è intesa come celebrazione del mistero cristiano; spiritualità o vita spirituale signifi ca l’esperienza cristiana vissuta, nella ricchezza dei suoi molteplici aspetti. Si può parlare anche di spiritualità liturgica, nel senso di una esperienza spirituale che nei suoi principi dottrinali e vitali e nel suo stile s’ispira, si nutre, si modella e si esprime a partire dalla liturgia3.

Riguardo alla defi nizione di teologia spirituale, mutuiamo quella formulata da Bruno Secondin, docente di spiritualità contemporanea alla PUG:

Disciplina teologica che esplora sistematicamente la presenza e l’azione vivifi cante del mistero rivelato, che agisce attraverso l’impulso e l’azione dello Spirito del Risorto, nella vita e nella coscienza della comunità e del credente. Per questo descrive la struttura antropologica di base e il dina-mismo dello sviluppo della grazia, anche proponendo itinerari/modelli che conducano fi no al vertice, cioè alla santità, nel senso della perfezione della carità4.

3 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità», in PIL SANT’ANSELMO, Scien-tia liturgica. Manuale di liturgia [A. J. CHUPUNGO (ed.)], II. Liturgia fondamentale, Casale Monferrato, 1998, p. 64 (lo studio è stato ripubblicato, con due sole pic-cole aggiunte, col titolo «Liturgia, Teologia spirituale e spiritualità», in La teologia spirituale. Atti del Congresso Internazionale OCD. Roma 24-29 aprile 2000, Roma, 2001, pp. 513-533).

4 B. SECONDIN, Spiritualità in dialogo. Nuovi scenari dell’esperienza spirituale,

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La bibliografi a

Abbondante si presenta la bibliografi a su liturgia e spiritualità e sulla categoria, moderna5, di “spiritualità liturgica”6. Oltre ad alcuni volumi consacrati al rapporto tra questi due ambiti della vita cristia-na7, ed al capitolo dedicato proprio alla relazione tra liturgia e spiri-tualità in due testi di liturgia della fi ne del XX secolo8, numerosi sono gli articoli pubblicati in riviste di liturgia, soprattutto, ma anche di spiritualità9, oltreché i corsi dati nei centri teologici10 e le tesi di dot-torato11.

Metodologia

Per quanto concerne il metodo seguito, abbiamo operato una scelta degli studi riportati diacronicamente per far risaltare l’evolu-zione delle affermazioni sul nostro tema. Ci siamo attenuti a quelli da

«Cammni nello Spirito: meditazione spiritualità teologia, 6», Milano, 1997, p. 47.

5 Cf. P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», Scripta Theologica 29 (1997) 75-108 (specie 77).

6 Cf. la bibliografia presente in J. CASTELLANO, Liturgia y vida espiritual. Teolo-gía, celebración, experiencia, «Biblioteca Litúrgica, 27», Barcelona, 2006, pp. 11-17; a mo’ di esemplificazione dell’attualità del nostro tema, aggiungiamo i seguenti tre testi pubblicati dopo il 2006: M. AUGÉ, «Il movimento liturgico. Alla ricerca della fondazione “spirituale” della liturgia», Ecclesia orans 27 (2007) 335-350; A. GRILLO, Oltre Pio V: la riforma liturgica nel conflitto di interpretazioni, «Nuovi saggi Que-riniana, 88», Brescia, 2007; A. DONGHI, Alla tua luce vediamo la luce. L’esperienza spirituale cristiana vive del mistero della celebrazione liturgica, Città del Vaticano, 2008. Facciamo notare, infine, come il BIS dedichi fin dal suo primo volume (1969) un punto alla spiritualità liturgica.

7 Uno tra tutti: L. ARTUSO, Liturgia e spiritualità. Profilo storico, «Caro salutis cardo. Sussidi, 4», Padova, 2002.

8 J. LOPEZ MARTIN, «In Spirito e verità». Introduzione alla liturgia, «Testi di Te-ologia, 5», Cinisello Balsamo, 1989 [orig. spagnolo: 1987], specie le pp. 457-501 e M. AUGÉ, Liturgia. Storia, celebrazione, teologia, spiritualità, «Universo teologia, 11», Cinisello Balsamo, 1992, specie le pp. 301-313.

9 Cf. VSo, che «siempre se ha dado un gran relieve a los diversos aspectos de la espiritualidad a través de la Liturgia» (M. GARRIDO-P. FERNÁNDEZ, «La espirituali-dad litúrgica en la revista La Vida Sobrenatural», LE 29 (1998) 46).

10 Oltre a quello pluridecennale di Castellano Cervera – cf. la seconda parte del nostro studio – menzioniamo quello di J.M. SOLER CANALS, La liturgia fuente de la vida espritual, «Cuaderno Phase, 106», Barcelona, 2000.

11 Menzioniamo, ad esempio: S. MARCIANÒ, La ministerialità, caso tipico di spiritualità liturgica. Excerptum ex Dissertatione ad Doctoratum Sacrae Liturgiae assequendum in Pontificio Instituto Liturgico, Romae, 2002. La tesi è stata pub-blicata, con alcuni ritocchi, come libro: La fecondità spirituale nella Liturgia e nei Ministeri, Roma, 2008.

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noi ritenuti più importanti, per la competenza degli autori o per la ric-chezza dell’apporto contenutistico, non citando tanti articoli che non fanno altro che sintetizzare e ribadire, con altre espressioni, quanto già scritto da competenti liturgisti e teologi spirituali. Riguardo alla prospettiva teologico-spirituale, abbiamo preferito citare gli studi di area spagnola – oltreché, ovviamente, quelli di area italiana – perché la più feconda in ordine alla presenza di riviste di spiritualità e la più sensibile al dialogo della spiritualità con la liturgia.

1.2. Temi maggiori

Esponiamo ora alcuni temi inerenti al rapporto liturgia e spiri-tualità dal dopo Concilio ad oggi.

1.2.1. Liturgia: tratto della spiritualità contemporanea

Già nei primissimi anni postconciliari, la liturgia è riconosciuta certamente come uno dei tratti della spiritualità contemporanea. Par-lando infatti delle note di quest’ultima, il teologo spirituale francesca-no Matanic , presenta, tra le altre, anche la liturgia:

Quando […] si dice che la spiritualità contemporanea è liturgica, si strappa, senza dubbio, il consenso unanime delle parti in causa. Molti sono i fattori che contribuirono all’accentuarsi di questa tendenza, tra i quali annoveriamo le grandi encicliche liturgiche dei Papi, lo stesso mo-vimento liturgico, l’incremento della frequenza ai sacramenti, la volontà dei credenti di partecipare coscientemente ai misteri della Chiesa tutta, eccetera12.

Anche per Gomis il ritorno alla liturgia costituisce una delle ca-ratteristiche della spiritualità contemporanea:

Después de un período de siglos en que la vida litúrgica quedó en gran parte separada, oculta, ininteligible ante el pueblo cristiano de tal modo que éste se construyó una piedad y una espiritualidad al margen casi siempre de la liturgia, de nuevo en nuestro siglo poco a poco ha ido re-descubriendo su primaria importancia para la vida cristiana colectiva e individual. Ello se ha debido a la obra cada vez más amplia y profunda del movimiento litúrgico que […] ha penetrado y sigue penetrando en la vida espiritual de sectores cada vez más numerosos13.

12 A. MATANIC , Spiritualità cattolica contemporanea. Saggio di sintesi e di biblio-grafia, Brescia, 1965, p. 26.

13 J. GOMIS, «Vida y corrientes en la espiritualidad contemporánea», in Histo-

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Interessante ci appare la coincidenza che lo storico della spiri-tualità individua tra le caratteristiche più importanti della concezione della liturgia portate avanti dal ML e quelle della spiritualità contem-poranea, per la quale la liturgia si presenta

como la espiritualidad básica y más auténtica – por no utilizar el término ambiguo de “ofi cial” – de la Iglesia. Por ello se explica que los diversos movimientos – sobre todo apostólicos – que han ido infundiendo una major conciencia eclesial, hayan fomentado también la unión a la vida litúrgica como vida de la Iglesia. […] Este carácter de la vida litúrgica come base de la vida cristiana es quizás el que más ha penetrado en la espiritualidad contemporánea14.

Certo per Gomis non si può affermare che quanto propugnato dal ML si sia pienamente realizzato in tutto il popolo cristiano. E questo «Porque no basta una revalorización de la misa y de la comunión eucaristica, por más importancia que se les dé, si en realidad son con-sideradas como actos de una piedad individual. Sólo puede decirse que hay una verdadera espiritualidad litúrgica cuando la misa y los sacramentos son la base de la vida cristiana y el vínculo de unión ac-tiva y consciente con toda la Iglesia»15.

1.2.2. Il rapporto tra liturgia e spiritualità: dal divorzio all’unità?

Pur non rientrando nell’ambito del nostro studio proporre un am-pio excursus storico sul rapporto tra liturgia e spiritualità16, prima di sviscerare l’argomento, desideriamo premettere una considerazione ed una piccola nota sugli studi riguardanti la storia della suddetta relazione.

Secondo Castellano Cervera si deve parlare di una certa generici-tà di questi studi: «A livello storico diversi autori ci hanno offerto una sintesi rapida e sommaria sui rapporti fra liturgia e spiritualità attra-verso le diverse epoche culturali. Essa offre una visione panoramica

ria de la espiritualidad, A. Espiritualidad católica. II Espiritualidades del Renaci-miento, barroca e ilustrada, romantica y contemporánea, «La perfección cristiana», Barcelona, 1969, p. 578.

14 J. GOMIS, «Vida y corrientes», p. 582.15 Ib.16 Rimandiamo alla dispensa preparata dall’abate Marsili per gli alunni del

PIL di Roma nel 1970, pubblicata postuma in S. MARSILI, I segni del mistero di Cristo. Teologia liturgica dei sacramenti (a cura di M. ALBERTA O.S.B.), «Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae”. “Subsidia”, 42», Roma, 1987, pp. 463-503. Nel 1974 il benedettino tornerà sul tema della spiritualità liturgica, cf. «La “spiritualità litur-gica” in clima di polemica», RL 61 ns (1974) 337-354.

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dello sviluppo storico dei rapporti fra la esperienza liturgica e la spiri-tualità; in linea generale si presenta come una storia in contrasto fra le due realtà, con evidente divaricazione che parte dal medioevo»17. Il frate non nasconde la propria contrarietà riguardo alla struttura di questi studi:

Questa impostazione ha il peccato delle grandi sintesi che non possono non essere parziali. Personalmente penso che si tratta di una storia che deve essere riscrittta completamente, nella quale ci sono troppe distin-zioni, si devono sfatare troppi luoghi comuni che non reggono davanti a studi monografi ci sul tema a livello di epoche, di autori, di scuole di spiritualità. La serietà scientifi ca in questo campo ormai deve essere di rigore e le grandi cavalcate su secoli di storia con giudizi sommari sul rapporto fra liturgia e vita spirituale sono da prendersi con molta cautela sia per quanto riguarda l’epoca primitiva, sia per il medioevo, sia fi nal-mente per la spiritualità postridentina, liquidata troppo superfi cialmente come antiliturgica18.

È necessario, pertanto, innalzare la qualità scientifi ca degli studi sul rapporto tra liturgia e spiritualità:

Oggi quindi non si può liquidare la storia della spiritualità in rapporto alla liturgia, con alcune generalità. Occorre fare studi monografi ci seri che possono dare ragione della complessa interazione fra liturgia e vita spirituale, tenuto conto che, pur avendo subito la liturgia a livello popo-lare una lunga crisi nella comprensione e nella celebrazione, non è stato mai interrotto il fl usso sacramentale della esperienza liturgica nelle gran-di esperienze spirituali, personali e collettive, della storia della Chiesa19.

Sulla stessa linea il domenicano Barile il quale, contestando l’af-fermazione di Marsili sulla chiave liturgica della spiritualità cristia-na dall’epoca apostolica al primo Medioevo20, afferma: «la fuga dalla liturgia inizia abbastanza prima e il primo millennio non è un’aula dove risuonano solo e sempre catechesi mistagogiche, anzi»21.

17 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», RPL 30 (1992) 18.

18 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», pp. 18-19.

19 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», p. 19.

20 Cf. S. MARSILI, «La liturgia primaria esperienza spirituale cristiana», in T. GOFFI-B. SECONDIN (edd.), Problemi e prospettive di spiritualità, Brescia, 1983, p. 253.

21 R. BARILE, «Ieri e oggi. Un rapporto non facile tra spiritualità e liturgia», RPL 30 (1992) 34.

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Presentiamo ora il rapporto tra liturgia e spiritualità.Tutti gli autori da noi esaminati si mostrano fermamente convinti

della necessità del rapporto tra questi due ambiti della vita cristiana. Dopo secoli di distanza, incomprensione, cammini paralleli, divor-zio – qualunque sia il termine che si voglia utilizzare – alla luce delle acquisizioni del ML e, soprattutto, del Vaticano II, le cui deliberazioni costituiscono, anche in campo liturgico, un vero e proprio spartiac-que nella storia della spiritualità cristiana22, è necessario che liturgia e spiritualità sperimentino sempre più il dialogo tra di loro. Tale ur-genza è stata avvertita, fi n dai primissimi anni postconciliari, sia dai teologi spirituali che dai liturgisti.

Già nel 1968 ritroviamo infatti un prima rifl essione. Dom I. Tassi, pur consapevole di elementi divergenti e convergenti esistenti tra li-turgia e spiritualità, si mostra convinto della loro necessaria unità, in Cristo. Per il benedettino:

L’incontro con Dio è intimo nella vita spirituale, è comunitario, ecclesia-le, nella liturgia. La realtà presente nella liturgia possiede una propria, effettiva esistenza, che chiamiamo oggettiva; nella vita spirituale invece c’è necessariamente una prevalenza di elementi personali soggettivi. Nel-la liturgia infatti la grazia viene comunicata per mezzo dei sacramenti o sacramentali in modo effi cace di per sè. L’incontro con Dio – la grazia – è garantito dall’effi cacia sacramentale. […] Alla effi cacia obiettiva […] cor-risponde nella vita spirituale lo sforzo personale, soggettivo, che diventa collaborazione con la grazia divina ricevuta23.

Questa collaborazione del credente si rivela pertanto fondamen-tale:

La liturgia pone tutte le condizioni oggettive per l’attuazione dell’incon-tro divino; ma l’attuazione stessa, piena ed effi cace, si svolge solo nell’in-timo dell’anima. L’incontro con Dio avviene sì nella comunità ecclesiale e nella comunione ecclesiale, che è il luogo proprio dell’incontro con Cri-sto e quindi con Dio; ma tale incontro resta sempre un fatto personale, che richiede da parte delle singole anime lo slancio verso Dio stesso. La vita liturgica e la vita spirituale perciò devono stare in stretta relazione tra loro, congiunte nell’unico intento dell’incontro con Dio, della unione salvifi ca e santifi catrice con il mistero pasquale di Cristo24.

D’altra parte, «Sia nella liturgia, che nella vita spirituale si cerca

22 Cf. T. GOFFI, «Il Vaticano II° spartiacque nella storia della spiritualità cri-stiana», RPL 22 (1984) 3-7.

23 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», Divinitas 12 (1968) 241.24 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», pp. 241-242.

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Dio, si vuole il suo incontro, il dialogo e l’unione con Lui»25. Pertanto, per il docente della PUL,

La vita liturgica non deve essere intesa come se bastasse da sola a costru-ire una vita spirituale, senza che le si unisca una pietà ed una vita asce-tica personale, cioè una collaborazione di tutti i mezzi per progredire nella vita della grazia e della carità. Senza questo contributo personale, la liturgia risulterebbe un vuoto e resterebbe ineffi cace per l’anima. […] Perciò la vita spirituale e la liturgia devono raggiungere l’unità tra loro in Cristo. Cristo e il suo mistero devono costituire il centro, in cui si incon-trano vita spirituale e liturgia26.

La vita spirituale si rivela fondamentale come preparazione alla celebrazione liturgica. Infatti:

Ogni anima, per partecipare degnamente e fruttosamente alla celebra-zione liturgica, vi si deve presentare preparata ed impegnata al massimo grado possibile, spiritualmente. La liturgia presuppone una vita spiritua-le profondamente radicata e sviluppata; anzi quanto più profonda e sin-cera è questa vita spirituale, tanto più effi cace diventa la partecipazione alla liturgia della Chiesa27.

L’elemento oggettivo (liturgia) e soggettivo (vita spirituale) su ac-cennati, devono completarsi reciprocamente:

L’elemento oggettivo deve avere tutta la sua forza ed efffi cacia, mentre l’elemento soggettivo non può mancare, senza provocare l’annullamento della stessa forza ed effi cacia oggettiva. L’elemento soggettivo è la dispo-sizione dell’anima alla effi cacia della forza oggettiva della grazia, perché l’effusione della grazia deve incontrare il terreno accogliente e capace di riportare il frutto nella collaborazione e nella assimilazione, che è il con-tributo personale alla grazia oggettiva. […] L’atto liturgico per risultare effi cace e fruttoso, deve inserirsi nel più intimo dei partecipanti, membri coscienti della comunità orante. La pietà liturgica, che è essenzialmen-te comunitaria perché ecclesiale, non distrugge la vita spirituale intima personale; anzi la richiede, la esige, come apporto necessario e insostitu-ibile di ciascun membro della Comunità28.

E trattando del signifi cato più vero della partecipazione attiva, Tassi continua:

Nella partecipazione alla celebrazione liturgica, la liturgia e la vita spiri-tuale devono incontrarsi e reciprocamente compenetrarsi. La loro mutua

25 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», p. 242.26 Ib.27 Ib.28 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», p. 243.

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compenetrazione rende vera piena e fruttuosa la partecipazione. Parteci-pazione interna è quindi portare la propria vita spirituale, sforzo personale e collaborazione con la grazia divina, all’Altare. La vita spirituale prepara la disposizione dell’anima alla grazia della celebrazione con allontanare ogni impedimento alla grazia divina, la purifi cazione, e col disporre l’ani-ma al raccoglimento e al fervore. La vita spirituale accompagna allora la stessa celebrazione con il fervore apportato già nella preparazione29.

Il risultato della suddetta compenetrazione andrà a benefi cio del credente:

l’anima in questo atteggiamento trova la migliore condizione per una partecipazione intima veramente attiva spiritualmente. A seguito della celebrazione liturgica l’anima saprà e potrà conservare la grazia che ha attinto a contatto con il mistero celebrato, prolungandone la risonanza nel suo intimo e il fervore della partecipazione. Purezza di cuore, racco-glimento intimo, fervore, apertura piena alla grazia sono da considerarsi gli apporti della vita spirituale personale, messa a disposizione del fatto salvifi co presente nella celebrazione liturgica30.

Questa, così, diventa per il fedele «una pietra di paragone, uno specchio per rifl ettersi e confrontare la sua vita. La liturgia costituisce un correttivo dei sentimenti del fedele, che ne partecipa con sincerità e apertura di cuore alle esigenze divine, così l’unione della pietà litur-gica, con la vita spirituale personale rappresenta l’ideale più perfetto della religiosità cristiana»31.

Oltre a preparare la celebrazione liturgica, la vita spirituale, al contempo, la prolunga perché

terminata la celebrazione, il nostro incontro con Dio e con il mistero di Cristo deve prolungarsi nell’intimo della nostra anima, affi nché noi possiamo gustare e penetrare intimamente tutta la gioia e la grazia di quell’incontro. Quello che si è avverato nella liturgia, bisogna protrarlo nel tempo, ma più ancora irradiarlo nella nostra vita, nella nostra atti-vità, nel nostro pensare quotidiano. […] tale prolungamento della parte-cipazione liturgica signifi ca sforzo, affi nché la grazia della celebrazione resti attiva nell’anima, e dice anche approfondimento personale delle re-altà divine attinte dalla liturgia32.

Negli anni ‘70, troviamo altri interessanti contributi.Nel 1971 RE presenta un bilancio di trent’anni di articoli delle

29 Ib.30 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», pp. 243-244.31 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», p. 245.32 I. TASSI, «Liturgia e vita spirituale», pp. 245.246.

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riviste spagnole sul tema della spiritualità. Trattando degli anni 1957-1971, chi scrive non esita ad affermare come la letteratura su liturgia e spiritualità sia stata discretamente abbondante e non solo per quanto affermato dal Vaticano II. È precedente alla celebrazione conciliare, infatti, la convinzione «que la espiritualidad es impensable sin la li-turgia, sobre todo sin la vida sacramental»33. Pertanto «El intento que persigue la teología espiritual al acercarse a la liturgia es reencontrar la verdadera fuente de la vida espiritual. Y esto lo intenta convencida de que no existe otro camino. […] Es tal la unión entre los términos espiritualidad y liturgia que no pueden estar separados, y por lo tanto tampoco dormidos en los profesionales de la espiritualidad»34.

In uno studio del 197435 il teologo spirituale milanese Moioli, evi-denziato che «esperienza spirituale cristiana e celebrazione liturgica hanno conosciuto una sorta di lento ma inesorabile divorzio, e dei tentativi più o meno felici di ricomposizione»36, e presentate alcune considerazioni generali sulle reciproche implicazioni tra liturgia ed esperienza spirituale, illustrandole con degli esempi attinti dalla sto-ria della spiritualità cristiana dei secoli XII-XIII (Francesco d’Assisi) e XVI (Teresa d’Avila), così afferma:

In linea di principio: parlare di “liturgia” e “spiritualità” ci pare un falso problema. Perché non si può defi nire una esperienza spirituale (cristiana) senza supporre che essa sia il “culto reale” in cui è so-stanzialmente “passata” la celebrazione cultuale. Ma in sede storica, “celebrazione cultuale” o liturgia ed esperienza spirituale possono be-nissimo dimostrare di essere due linguaggi diversi, reciprocamente insi-gnifi canti. Ciò succede – secondo noi – quando la celebrazione si muove senza contesto. Avviene cioè che la celebrazione non esprime e non si alimenta più alla reale esperienza cristiana; e questa, pertanto, non rie-sce più a ritrovarsi nella celebrazione stessa37.

Se così stanno le cose, per Moioli due potrebbero essere le vie da percorrere: a) fare sempre in modo che l’esperienza spirituale debba sempre non prescindere dalla liturgia, ma così, la storia della spiri-

33 «Liturgia y espiritualidad», RE 30 (1971) 443.34 «Liturgia y espiritualidad», p. 444.35 G. MOIOLI, «Liturgia e vita spirituale», RL 61 ns (1974) 325-336.36 G. MOIOLI, «Liturgia e vita spirituale», p. 325. Triacca non concorda con

questa affermazione perché: «Come si può costatare, l’A. riduce la liturgia a cele-brazione. Su analogo concetto gira anche l’altro suo contributo: Id., Il rapporto tra liturgia ed esperienza di Dio. Linee di riflessione storico-teologica, […]» (A.M. TRIACCA, «La “riscoperta” della liturgia», in C.A. BERNARD (ed.), La spiritualità come teolo-gia. Simposio organizzato dall’Istituto di Spiritualità dell’Università Gregoriana. Roma 25-28 aprile 1991, Cinisello Balsamo, 1993, p. 125 nota 34).

37 G. MOIOLI, «Liturgia e vita spirituale», pp. 335-336.

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tualità insegna, si assumeranno soltanto alcuni elementi liturgici per il loro valore di principio; b) «tentare […] di riportare l’esperien-za spirituale verso la celebrazione liturgica, il suo senso, la sua ricchezza»38. Questo tentativo – fatto dal ML con la proposta della “spiritualità liturgica” – però, si presenterà astorico e astratto, e potrà avvenire solo per alcune élites, come avvenne con la spiritualità mo-nastica del XII secolo. In realtà il teologo spirituale non sposa nessuna delle due possibilità: «Non resta allora che la strada della continua osmosi tra celebrazione ed esperienza cristiana: tenendo presente che la seconda fa il contesto della prima e le assicura vitalità. In un certo senso, si “servono” a vicenda: ma in ogni caso, è la celebrazio-ne che deve “passare” nell’esperienza vissuta; non viceversa»39.

Un segnale positivo del rapporto tra liturgia e spiritualità lo tro-viamo dieci anni dopo la fi ne del Vaticano II. Scrive il teologo spiri-tuale Ermanno Ancilli: «si sono approfondite le relazioni tra liturgia e spiritualità, che hanno preso forma in importanti studi di spiritualità liturgica […]. Quindi, ciò che dalla fi ne del medioevo si era gradual-mente separato e dissolto, tende ora a ricomporsi. Liturgia, teologia e spiritualità stanno ritornando sulla via della loro naturale unità»40.

Anche negli anni ’80 ritroviamo alcune rifl essioni sul rapporto tra spiritualità e liturgia.

Secondo il liturgista bolognese Enzo Lodi «Senza vita liturgica, la spiritualità cristiana rischia di diventare esperienza psicologica in-dividualistica; come anche, senza partecipazione interiore alle azioni liturgiche […], la liturgia diventerebbe vano ritualismo»41.

Riguardo al rapporto tra spiritualità e liturgia, per Falsini «Dob-

38 G. MOIOLI, «Liturgia e vita spirituale», p. 336.39 Ib. Il contributo di Moioli segna un discrimen in ordine alla riflessione su

questa tematica perché, negli anni a venire, diversi teologi e liturgisti si rifaranno a lui, riproponendo la sua riflessione, sia in ordine ai summenzionati esempi di storia della spiritualità – cf. M. AUGÉ, Liturgia, pp. 305ss. e M. PATERNOSTER, Liturgia e spiritualità cristiana, «Studi e ricerche di liturgia», Bologna, 2005, pp. 30ss. – sia in ordine all’osmosi che deve caratterizzare celebrazione ed esperienza cristiana. Trascorsi, infatti, più di dieci anni dalla pubblicazione dell’articolo, le conclusioni del teologo spirituale rimangono attuali per il liturgista Franco Brovelli, cf.: «Mo-vimento liturgico e spiritualità cristiana. Dai dati della storia al senso del loro rapporto», RL 73 ns (1986) 469-490 (specie 489-490) e «Liturgia e spiritualità: storia di un problema recente e i suoi sviluppi», in F. BROVELLI (ed.), Ritorno alla liturgia. Saggi di studio sul Movimento liturgico, Roma, 1989, pp. 213-278 (specie pp. 272-273). Anche per Castellano Cervera quest’ultima osservazione di Moioli si rivela saggia e, per questo, degna di essere seguita, cf. «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», p. 23; così pure M. PATERNOSTER, Liturgia, pp. 12.36.

40 E. ANCILLI, «Spiritualità cristiana (storia della)», in DES 2, p. 1795.41 E. LODI, Liturgia della Chiesa. Guida allo studio della liturgia nelle sue fonti

antiche e recenti, Bologna, 1981, pp. 92-93.

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biamo lamentare la mancanza di un bollettino specifi co. Quello cura-to ogni anno da Rivista Liturgica al riguardo si presenta piuttosto ca-rente: la suddivisione della materia non prevede la spiritualità anche se vengono citate le opere relative»42. Al termine dell’articolo, il frate fa risaltare un’ulteriore aspetto: «Per concludere una nota dolente. Il bilancio del tema spiritualità trattato in questi vent’anni dalla rivista Concilium rispetto alla liturgia è identifi cato con la preghiera: […]. Un bilancio sinceramente povero»43.

È comunque alla fi ne degli anni ’80 e per tutti gli anni ’90 che la lettura del rapporto tra le due dimensioni si presenta critica. Nel 1987 un gruppo di studio di liturgisti riuniti in un convegno internazionale sottolinea l’ancor presente scissione tra liturgia e spiritualità, i cui segni, a loro dire, sono molteplici e vari: «la liturgia cristiana diffi cil-mente nutre l’esistente e il quotidiano; i libri di spiritualità più letti non annoverano, come loro fonte primaria, i testi liturgici ed eucari-stici; gli studi teologici marcano una netta separazione tra spirituali-tà, liturgia e pastorale; nei convegni di spiritualità il posto occupato dalla liturgia è scarso o inesistente; le pubblicazioni sul rapporto spi-ritualità e liturgia, dopo il Vaticano II sono praticamente scomparse, ecc.»44.

Come risposta a quanto testé citato, riportiamo un pensiero cri-tico di Secondin su una certa incapacità della liturgia ad interpretare la vita:

Oggi più nessuno spiritualista dubita che alla celebrazione del mistero di Cristo spetti il compito di strutturare e condizionare il dinamismo spirituale del credente fi no ai più alti vertici della contemplazione, come anche di orientare, verifi care e fecondare i “pia exercitia” in modo che siano come risonanza e prendano orientamento esistenziale nei confron-ti del “mistero” sostanziale. Da questo punto di vista possiamo dire che a partire dalla defi nizione della liturgia che viene data dal Vaticano II (per es. n. 7 di SC) e confrontandola con la defi nizione che possiamo dare del-la spiritualità: – “sviluppo esistenziale e coscientemente percepito della vita nuova nello Spirito fi no alla piena conformazione al Cristo pasquale, vivente nella Chiesa” – la regia di tutto il “processo” spetta senza dubbio alla liturgia45.

42 R. FALSINI, «Spiritualità e liturgia: rassegna bibliografica», RPL 22 (1984) 40 nota 1. La rassegna bibliografica riguarda gli anni 1974-1984.

43 R. FALSINI, «Spiritualità e liturgia», p. 44 nota 2.44 «Spiritualità e Liturgia: il difficile equilibrio in due realtà in simbiosi», in

Assisi 1956-1986. Il Movimento liturgico tra riforma conciliare e attese del popolo di Dio, «Cittadella incontri», Assisi, 1987, p. 369.

45 B. SECONDIN, «Liturgia e spiritualità: dialoghi incompiuti e imperfetti», RPL 26 (1988) 49.

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Parlando poi della “piena, consapevole, attiva partecipazione” (SC 14) dei fedeli alla liturgia, il carmelitano sottolinea come questa

non dipende solo dalla natura del mistero. Dipende anche da tante altre componenti umane, sociologiche, culturali, personali: le quali esaltano o impediscono, deviano o parcellizzano la sostanza e l’effi cacia del mi-stero. E se la vita non è impregnata del pur sublime mistero di Cristo celebrato, se la vita perfi no non si sente interpretata e interpellata nelle sue attese e nelle sue componenti dal mistero, questo rischia di essere un puro dato «essenzialista», e la celebrazione una pura celebrazione, al limite arcaica ed «erratica» rispetto al vero vibrare della vita46.

Per Secondin è importante fare entrare la vita nella celebrazione: «Come la storia della salvezza passa per la storia umana, la penetra e la trasfi gura, anche la liturgia deve prendere i suoi materiali nelle cul-ture delle differenti epoche attraversate, nei gesti della vita, nei ritmi del tempo antropologico»47. E, pur consapevole che il simbolo è

manifestazione e realizzazione in divenire di ciò che è da esso media-tizzato, […] mediare la vita nel simbolo rituale, non esige solo che il «simbolo rituale» sia autentico, ma anche che la vita lo sia. Essa non può essere isolata dal suo evolversi storico, dal suo divenire sempre aperto, dalle sue specifi cità storico-culturali. È qui che i confl itti tra spiritualità e liturgia si fanno frequenti: e non è tanto un problema di «testi», ma piuttosto di «contesti», e in particolar modo di persone. Non trovandosi molte volte, almeno per il passato, né interpretata né signifi cata, l’espe-rienza spirituale ha cercato altri canali espressivi, a volte collaterali, a volte in opposizione alla celebrazione medesima48.

E qui il frate si riferisce ai grandi santi:

Si pensi a san Francesco e al suo «cristocentrismo» letterale (in cui la liturgia «monastica» non viene integrata); si pensi a Teresa d’Avila per la quale il luogo della contemplazione di Cristo è la «profondità» dell’anima (la settima mansione), ma in essa la celebrazione «liturgica» non incide granché. Si pensi anche a Francesco di Sales, che nell’impianto generale della spiritualità per i laici propone cammini di «orazione personale» e insiste su un senso «spirituale» della vita più di carattere «umanistico» che ispirato alla conformazione con la «celebrazione» liturgica49.

E, citando Moioli50, il teologo spirituale della PUG ribadisce come

46 B. SECONDIN, «Liturgia e spiritualità», p. 50.47 Ib.48 Ib.49 Ib.50 Cf. G. MOIOLI, «Il rapporto tra liturgia ed esperienza di Dio. Linee di ri-

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«Il luogo più specifi co e adeguato (dell’esperienza cristiana, ndr.) sta nel culto spirituale, cioè nella liturgia vissuta e non solo celebrata»51. Segue poi una polemica con i liturgisti:

La situazione di non autenticità fra esperienza e celebrazione, fra vissu-to e celebrato, richiede pertanto che la forma liturgica, per sua natura universalistica e concentrata, entri in un gioco di mediazioni, in rappor-to alle persone e alle culture, che rendano possibili autentici percorsi «mistagogici». Per i liturgisti […] sembra tanto facile e chiaro il carat-tere «scuola di vita spirituale» della celebrazione liturgica, specialmente dopo le recenti riforme. Essi amano parlare di questa come di espressio-ne della fede e della vita, in prospettive trinitarie, cristocentriche, pneu-matologiche, ecclesiali. Essi sanno anche bene illustrare le «risorse» spi-rituali dei vari periodi dell’anno liturgico, il progetto di vita teologale e di assimilazione impegnata e dialogica che in tutti i testi e nello schema generale di esso se ne può ricavare52.

Il giudizio di Secondin non si manifesta, però, tenero: «Perso-nalmente abbiamo l’impressione, di fronte a molti testi della liturgia rinnovata, che essi brillino per la capacità enunciativa e affermati-va della fede, epperò manchino della capacità di parlare all’uomo, a tutto l’uomo di oggi, nella globalità delle sue attese e delle sue vicissitudini»53.

Nel 1989, Brovelli coglie «le linee di tendenza più rilevanti che contribuiscono ad illuminare il senso da conferire al rapporto li-turgia-spiritualità e gli orientamenti necessari per approfondirlo adeguatamente»54. La prima riguarda l’esclusivo soffermarsi degli studiosi di liturgia alla revisione dei libri liturgici che ha comportato «una inevitabile conseguenza: un non adeguato e conclusivo sforzo di rifl essione teorica non ha consentito una signifi cativa messa a fuoco anche del tema del rapporto tra liturgia e vita spirituale»55. La seconda verte sull’incidenza del processo di secolarizzazione in atto negli anni postconciliari, secolarizzazione che diffi cilmente porta a percepire la liturgia come «fonte o parte integrante di un’autentica esperienza spirituale. Il mondo dei riti sarebbe irrimediabilmente condannato all’estraneità e all’irrilevanza»56. Parlando, quindi, di «alcune piste re-almente capaci di additare un modo nuovo di comprendere il rappor-

flessione storico-teologica», in A.N. TERRIN (ed.), Liturgia. Soglia dell’esperienza di Dio?, «Caro salutis cardo. Contributi, 1», Padova, 1982, pp. 46-47.

51 B. SECONDIN, «Liturgia e spiritualità», p. 51.52 B. SECONDIN, «Liturgia e spiritualità», pp. 51-52.53 B. SECONDIN, «Liturgia e spiritualità», p. 52.54 F. BROVELLI, «Liturgia e spiritualità», p. 263.55 F. BROVELLI, «Liturgia e spiritualità», p. 264.56 F. BROVELLI, «Liturgia e spiritualità», p. 267.

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to tra liturgia e spiritualità»57, il liturgista elenca: la ripresa critica delle ragioni che nel corso dei secoli hanno portato a distanziare e, a volte, a contrapporre liturgia e spiritualità; alcuni signifi cativi orientamen-ti di pensiero, uno dei quali lo dobbiamo a Moioli che, storicamente «individua uno sviluppo progressivo della osmosi tra liturgia e vita spirituale»58; il «far luce sul senso della ritualità nella vita della Chiesa, non attraverso il sentiero della rifl essione generica, bensì nel rigoroso lavoro di approfondimento del meccanismo stesso della ritualità»59 e fa il nome di Louis Marie Chauvet; il tentativo di rifl essione organica compiuto da Marsili in uno studio del 198360.

Sempre in ordine al rapporto tra liturgia e spiritualità, nel 1989 Triacca scrive un articolo nel quale propone quattro principi per de-fi nire la spiritualità a partire dalla liturgia. Presentiamo di seguito i primi due:

Se la spiritualità è esperienza cristiana (sia o no rifl essamente intesa) essa non esiste fuori della liturgia o accostata alla liturgia. Infatti questa è storia della salvezza in attuazione continua nella celebrazione per la vita del fedele, che a sua volta culmina nella celebrazione perché la salvezza non si vanifi chi. Ogni fedele fa-compie esperienza cristiana in ragione della liturgia. Se l’esperienza cristiana è assunzione dell’evento di salvezza presente nel fedele, essa è «fusibile» con la liturgia-vita, intendendo per liturgia-vita ciò che proviene al cristiano ed è presente nel cristiano dalla celebrazione liturgica o dall’orientamento ad essa. Per quanto la celebra-zione non esaurisca la realtà di «liturgia», tuttavia si comprende la sua importanza nella compagine della vita del fedele. In altri termini: eventi di salvezza, esperienza cristiana e liturgia sono inscindibili61.

Ed ecco i restanti:

Se la liturgia non si diversifi ca dal mistero di Cristo in atto nella vita del fedele, allora la spiritualità cristiana non dice propriamente e di per sé esperienza, ma dice «sic et simpliciter» «liturgia-vita» e cioè vita del fe-dele in quanto è vita di culto in spirito e verità. […] Come in teoria è co-munque errato pensare alla liturgia solo (come) celebrazione, ed è errato defi nire spiritualità solo (come) esperienza, così in pratica è comunque falso introdurre una disgiunzione tra liturgia e spiritualità cristiana62.

57 F. BROVELLI, «Liturgia e spiritualità», pp. 269-270.58 F. BROVELLI, «Liturgia e spiritualità», p. 272. Il liturgista si rifa qui all’arti-

colo di Moioli apparso su RL del 1974, sul quale cf. supra pp. 7s.59 F. BROVELLI, «Liturgia e spiritualità», p. 274.60 Cf. S. MARSILI, «La liturgia primaria esperienza», pp. 249-276; cf. la seconda

parte del nostro studio.61 A.M. TRIACCA, «Per una definizione di “spiritualità cristiana” dall’ambito

liturgico», Notitiae 25 (1989) 287-288.62 A.M. TRIACCA, «Per una definizione», p. 288.

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Due anni dopo, riguardo all’assenza del rapporto tra liturgia e spiritualità nei convegni di spiritualità, nelle battute iniziali della sua relazione ad un Simposio organizzato dall’Istituto di Spiritualità della PUG, di cui era docente, ancora Triacca evidenzia:

che altri convegni, seminari di studio e simposi circa la spiritualità han-no annoverato relazioni nelle quali traspira che non pochi studiosi, trat-tando della spiritualità cristiana, o lasciano in oblio il rapporto che esiste tra liturgia e spiritualità, o fanno di tutto per diminuire l’osmosi tra le due realtà, quando poi non si è giunti a «far silenzio» dato il groviglio di problemi di cui è investita l’endiadi «liturgia-spiritualità»63.

Sempre nel 1991, l’APL dedica la celebrazione della propria an-nuale Settimana di studio al tema “Liturgia e spiritualità”, perché, come scrive nella Premessa al volume Brovelli,

la comprensione della dialettica liturgia-spiritualità si manifesta come un polo di notevole interesse. A livello di impostazione teologica dello studio della liturgia essa si pone infatti come una questione centrale, che obbliga ad interrogarsi sulla natura e sulle funzioni delle celebrazioni cultuali nella vita della Chiesa. Nell’ambito dello studio storico del Movi-mento liturgico, poi, il binomio tra liturgia ed esperienza spirituale si ri-vela, a sua volta, come una delle questioni che ne giustifi cano l’esistenza stessa e ne esprimono una delle dinamiche più rilevanti64,

senza dimenticare che «L’attesa per una convincente possibilità di ricongiungimento tra liturgia e spiritualità – sia sotto il profi lo della questione teorica che di quello della prassi personale e comunitaria dei cristiani – è iscritta nella natura stessa della “traditio” conferita da Gesù alla Chiesa»65.

Nel 1992 è Castellano Cervera che evidenzia lo iato esistente tra liturgisti e teologi spirituali:

In genere la attenzione su questo tema (liturgia e spiritualità, ndr.) vie-ne più dai liturgisti che dai cultori della teologia spirituale. I liturgisti sembrano ancora poco convinti che la teologia spirituale abbia recepito le istanze della liturgia nella sua impostazione teologica e nelle sue esi-genze celebrative e vitali. I cultori della spiritualità sono, di solito, meno attenti alla problematica, a meno che essi stessi non abbiano una parti-colare sensibilità in campo liturgico66.

63 A.M. TRIACCA, «La “riscoperta” della liturgia», p. 106.64 F. BROVELLI, «Premessa», in Liturgia e spiritualità. Atti della XX Settimana

di Studio dell’Associazione Professori di Liturgia. Fermo (AP) 25-30 1991, «Biblio-theca “Ephemerides Liturgicae”. “Subsidia”, 64», Roma, 1992, pp. 5-6.

65 F. BROVELLI, «Premessa», p. 7.66 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema»,

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Pochi anni dopo, ritroviamo ancora altri contributi.Secondin evidenzia il clima di frattura evidente tra vita spirituale

e celebrazione liturgica, non risparmiando alcune critiche ai liturgi-sti. Il docente della PUG fa risaltare l’aridità che la liturgia, tra la fi ne degli anni ’80 e la fi ne degli anni ’90, si trova a vivere:

La liturgia sembra di nuovo in fase di rinsecchimento, di fi ssazione nel rito e nelle rubriche, risorgono gli amanti delle norme interpretate in senso puramente passivo e vigilate come espressione dell’ortodossia. Col rischio che tutto venga ridotto alla celebrazione formalmente esatta, ma senza pathos, senza quella carica di partecipazione gioiosa e vivace che fa della liturgia un’esperienza di popolo, e non una pura consumazione dei riti irrigiditi e sacralizzati in se stessi67.

La spiritualità, invece – purtroppo non quella vera – dal canto suo, conosce una forte espansione, incoraggiata anche da alcuni pa-stori, al punto che: «La vera “anima mundi” della esistenza cristiana non pare più trovarsi nella celebrazione del mistero, ma nell’esplosio-ne di ogni emozione, nella ricerca della “gratifi cazione”, nello scialo di “testimonianze”, nel neo devozionalismo contrabbandato come “fede dei piccoli”»68. E tutto questo, ovviamente, spiazza e preoccupa sia i liturgisti che i teologi spirituali.

Anche Augé – evidenziato come «le tensioni dottrinali tra litur-gia e spiritualità sono state stemperate dalla sintesi dottrinale dei documenti conciliari, con una rinnovata concezione del concetto di liturgia ed una maggiore attenzione alla dimensione cristocentrica ed ecclesiale della spiritualità»69 – rileva l’attuale fase di disincanto della liturgia:

Se […] c’è ancora indifferenza per il tema in alcuni ambienti teologici e spirituali, non si può parlare di vero e proprio clima di polemica. La per-sistente frattura tra liturgia e spiritualità non ha ormai dei protagonisti ben precisi, non ci sono cioè delle pubblicazioni che diano spago alle po-lemiche. Più che di ostilità palese tra spiritualità e liturgia, in questa fase ecclesiale e culturale si tratta probabilmente di una specie di disincanto e di una conseguente aridità che sta investendo la liturgia70.

p. 16. Tra questi teologi spirituali con spiccata sensibilità e preparazione liturgica, vogliamo menzionare proprio lo stesso frate spagnolo, le cui riflessioni sulla teolo-gia spirituale liturgica, presenteremo nella seconda parte del nostro studio.

67 B. SECONDIN, «La vita cristiana: tra celebrazione e culto nello Spirito», RPL 35 (1997) 10.

68 Ib.69 M. AUGÉ, Spiritualità liturgica. «Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente,

santo e gradito a Dio», «Universo Teologia, 62», Cinisello Balsamo, 1998, pp. 14-15.

70 M. AUGÉ, Spiritualità liturgica, p. 15. E il religioso claretiano continua la

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De Pablo Maroto, docente di Teologia e Storia della spirituali-tà a Salamanca, si mostra convinto che «Hoy no se puede construir un manual de teología espiritual y mucho menos organizar una vida espiritual, sin tener en cuenta esa dimensión perdida (la liturgia, ndr.). De hecho, la necessidad de la liturgia en la vida espiritual se deduce de su íntima vinculación con la verdades más sustanciales del dogma cristiano»71. E concludendo le poco più che due pagine consacrate alla liturgia quale fonte della vita spirituale, scrive:

La vida espiritual fundata en la liturgia signifi ca no sólo que se conoce la teología de apoyo, los grandes principios dogmáticos, como son los cristológicos, los eclesiológicos y la antropología sobrenatural, sino que se viven los ritos y el misterio que encierran. El conocimiento es útil para vivirlos, aunque no son absolutamente necesarios, como lo demuestra la vida de los grandes espirituales, que han intuido carismáticamente más allá del rito – palabras, símbolos y gestos – lo que signifi can para la vida espiritual. Hay en su existencia sobrenatural más liturgia de lo que a primera vista hacen suponer las ignorancias y las limitaciones impuestas por el tiempo en que vivieron. También aquí la historia de la espirituali-dad tiene mucho que decir72.

Proseguendo, infi ne, su liturgia e vita, considerati come due poli inseparabili, afferma:

La espiritualidad litúrgica signifi ca también que se lleva a la vida lo co-nocido y vivido como misterio en las celebraciones. Fuera de los tem-plos, donde se celebran los ritos, se repiten los salmos o se reciben los sacramentos, corre la vida cotidiana, la existencia concreta de los que celebran la liturgia. Liturgia y vida son dos polos de vida inseparable. Si la liturgia es gracia, ésa debe confl uir en la vida. Y de nuevo la vida real del hombre espiritual vuelve a ser confrontada con la vida litúrgica en un tercer estadio de las celebraciones. En la liturgia también celebramos la vida de los hombres que celebran los ritos sagrados. Sólo así la liturgia no será un jeroglífi co incomprensible, sino parte de una existencia que se integra en la fe73.

Fernández Rodríguez, traccia un bilancio trentennnale del rap-porto tra liturgia e spiritualità:

En estas tres últimas décadas (1963-1993) ha reinado aparentemente una

propria riflessione evidenziando – quasi con le stesse parole… – quanto già affer-mato da Secondin sull’assenza di pathos nella liturgia.

71 D. DE PABLO MAROTO, El «camino cristiano». Manual de Teología Espiritual, «Bibliotheca Salmaticensis, Estudios 179», Salamanca, 1996, p. 190.

72 DE PABLO MAROTO, El «camino cristiano», p. 191.73 Ib.

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relación amistosa entre liturgia y espiritualidad. Hoy a nadie se le ocur-re plantear un confl icto en este campo; en el fondo nos hallamos en un tiempo de gran crisis espiritual que provoca necesariamente crisis litúr-gica. Incluso hay a veces tal pluralismo ideológico sobre la vida espiritual y sobre aquellos elementos objectivos de la liturgia de los que hablaron los clásicos del Movimiento Litúrgico, que quiza demasiados viven a su aire tanto la espiritualidad como la misma liturgia. Incluso hay una di-scordia excesiva entre algunos cristianos del culto y otros cristianos del compromiso, y esta situación ha llevado a identifi car falsamente culto con espiritualidad descomprometida74.

Il domenicano spagnolo lamenta l’avvenuta identifi cazione della liturgia con la spiritualità:

En el posconcilio se ha sustituido con frecuencia unas escuelas prácticas espirituales por la llamada participación litúrgica, afi rmando errónea-mente que la liturgia es la espiritualidad de la Iglesia, como si la liturgia fuera la panacea de la espiritualidad cristiana. Esto ha creado un descon-cierto inicial, que ha llevado posteriormente a una frivolidad en las cele-braciones, porque aunque la liturgia es la fuente, el centro y la cumbre de la espiritualidad cristiana, no es toda la espiritualidad cristiana75.

Lo sbaglio, secondo Fernández Rodríguez, è consistito nella suddetta sostituzione: «Pues no se trataba de sustituir, sino que la respuesta adecuada hubiera sido, primero, centrar la espiritualidad cristiana en la liturgia; y, segundo, enriquecer las devociones con la liturgia, complementando ésta con las devociones, pues la liturgia no responde al antes y al despues de la celebración. La liturgia sitúa cada práctica religiosa en su lugar y le da su sentido propio»76. E ancora, per il frate, la liturgia deve rispondere a determinate condizioni se si vuole che la spiritualità liturgica conduca alla perfezione cristiana: «Si la liturgia no se prepara en un contexto de ascesis y de medita-ción la espiritualidad litúrgica quedará reducida a una espiritualidad vaga, inconsistente y vana en orden a la perfección cristiana. Si la liturgia no nace de la caridad y lleva al amor cristiano no es más que un ritualismo vacío por nuestra parte»77. Riguardo poi all’interioriz-zazione della liturgia e alla liturgizzazione della spiritualità, il teologo domenicano reputa che il fatto più importante «es redescubrir que la liturgia es en sí misma la sacramentalización del culto en espíritu y en

74 P. FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, «La liturgia, fuente y culmen de la vida espiritual (y II)», LE 28 (1997) 78.

75 Ib.76 Ib.77 P. FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, «La liturgia», pp. 78-79.

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verdad, es decir, que la liturgia es en sí misma misterio espiritual»78. La liturgia, infi ne, ha assorbito la spiritualità, a scapito della comple-mentarietà dei due campi, e si è avuta una vera e propria rottura tra le pratiche liturgiche e le forme classiche della spiritualità cristiana, la cui causa è evidente:

Ha existido una absorción de la espiritualidad por la liturgia, siendo así que se trataba de dos realidades complementarias y no contrapuestas. Además, ha habido una lamentable ruptura entre nuestros conceptos y prácticas litúrgicas y la sabiduría tradicional que tan abundantemente se encuentra en la espiritualidad cristiana clásica, basada en la ascética y en la mística, en la práctica de las virtudes cristianas y en la experien-cia de los dones del Espíritu Santo, y en la adquisición de la perfección cristiana. […] mientras el movimiento litúrgico se caracterizó por su rea-lidad netamente espiritual, la reforma litúrgica del posconcilio se centró excesivamente en la reforma ritual y bibliográfi ca, quedando relegada la renovación de los celebrantes79.

Seguono alcune considerazioni: «digamos que la expresión “espi-ritualidad litúrgica” es legítima, pues aunque es la fuente, centro y cumbre de la espiritualidad eclesial, no es toda la espiritualidad cri-stiana; además, es falso que la liturgia sea lo objetivo, y la espirituali-dad sea lo subjetivo; en fi n con fundamento se habla de espiritualidad litúrgica»80, la quale è scienza teologica ed esperienza ecclesiale. La liturgia, in ultimo: «es una actio de la que brota una metodología en el proceso de la santifi cación cristiana y de la glorifi cación divina; la liturgia, aunque no es un manual de ascética y mística o de la perfec-ción cristiana, invita efi cazmente a la partecipación en su celebración como fuente primera e indispensable, no exclusiva, de la comunión de vida con los misterios salvífi cos de Cristo celebrados, que es el funda-mento de la espiritualidad sacramental o litúrgica»81.

Secondo Farnés è avvenuto, purtroppo, un mescolamento – che ha prodotto parecchia confusione – tra liturgia e pietà personale:

La nueva visión conciliar de la piedad cristiana culminada en la liturgia […] difi cultó en realidad – y continúa difi cultando en no pocos círculos – la percepción clara de la identidad propia tanto de la liturgia como de la espiritualidad e impide consiguientemente la vivencia de una verda-dera y equilibrada espiritualidad cristiana. Uno de los hechos – o si se prefi ere una de las limitaciones o defi ciencias – del tiempo postconciliar que mejor manifi esta hasta a que punto está resultando difícil hoy día

78 P. FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, «La liturgia», p. 79.79 Ib.80 Ib.81 P. FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, «La liturgia», pp. 80-81.

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diferenciar entre liturgia y piedad personal es la facilidad con la que no pocos se ven inclinados a entremezclar ambas realidades como si más o menos se tratara de lo mismo82.

Una cosa è, infatti, far di tutto per mettere in relazione liturgia e preghiera personale – e ciò è esigito dallo stesso Vaticano II – e altra è confondere preghiera della chiesa con pietà personale. Infatti «La oración litúrgica, sobre todo por ser plegaria del mismo Cristo, es distinta y superior frente a la plegaria personal»83. Al dire di Farnés, anche in questi anni postconciliari permane la tensione – pratica, non certamente teorica – tra liturgia e spiritualità perché vi sono i sosteni-tori della “liturgia” «que pese a la afi rmación conciliar que la liturgia no abarca toda la vida espiritual (Sacr. Conc., núm. 12), de hecho, en la práctica de su vida espiritual, prescinden de todo acto de piedad no estrictamente litúrgico»84 e i sostenitori delle “devozioni” «que, pese a que se creen “liturgistas”, organizan con tal libertad y subjetivismo las celebraciones que de hecho las convierten en meras devociones perso-nales o de grupo»85. Negli anni del dopo Concilio è avvenuta un’inver-sione di rotta nella considerazione e nel tempo accordato dai credenti alle pratiche di pietà personale e alla celebrazione liturgica, che ha comportato una diminuzione delle prime. Nonostante SC 12 abbia affermato che la liturgia non abbraccia tutta la vita spirituale, tale

afi rmación conciliar sobre la necesidad de la piedad personal no parece que haya hecho gran mella en buena parte de los fi eles. Para muchos fi e-les – posiblemente como reacción inconsciente a las maneras casi siem-pre ajenas a la liturgia de la vida piadosa en el época anterior – el cambio postconciliar parece que ha consistito más en ceder simplemente a la participación en la liturgia todo el espacio que antes occupaba la «espi-ritualidad», que en la asunción de los valores propios tanto de oración personal como de la participación litúrgica. […] Muchos fi eles […] apenas si conocen o practican otra oración u otros ámbitos de piedad que no sea la participación en los actos litúrgicos86.

Per Flores, non si deve parlare di divorzio tra celebrazione litur-gica e vita quotidiana perché

La celebración litúrgica exige y postula una vida litúrgica que, impregna-da en la celebración de las cosas santas que allí se celebran, busque su

82 P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», p. 84. Segno di questo mescolamento, per il liturgista spagnolo, è, ad esempio, l’introduzione di orazioni spontanee ed individuali all’interno dell’ufficiatura, nelle preghiere eucaristiche, ecc.

83 P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», p. 87 nota 23.84 P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», p. 88. 85 Ib.86 P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», pp. 89.90.

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prolungación en la misma vida espiritual y en todo el amplio acontecer del vivir cotidiano. Puesto que la liturgia es la verdadera espiritualidad de la Iglesia, ésta se vera refl ejada en ella con todo lo que la vida de cada día exige y ofrece. La celebración litúrgica no es un momento aislado del que nos desprendemos cuando ésta ha acabado. Toda la existencia ha da estar vivifi cada por ella, comenzando por la propia vida espiritual que estará siempre animada del sabor de la celebración litúrgica, puesto que no puede haber dicotomía entre el celebrar y el vivir. Las acciones sagradas se desbordan en el ser y en el quehacer cristiano, llevando en sí la fuerza trinitaria que es su propia existencia87.

Per il benedettino Soler Canals, un elemento che può favorire la centralità della liturgia nella vita spirituale dei fedeli è la necessità di una rifl essione interdisciplinare, i cui ambiti sono la teologia, la cate-chesi e la pastorale, la formazione nei Seminari e nelle case religiose e l’accompagnamento spirituale88. Per quanto concerne, infi ne, il rap-porto tra la liturgia e le altre pratiche di spiritualità, per il monaco benedettino di Montserrat «Hay que buscar una integración personal y comunitaria de todas las prácticas de la vida espiritual entorno a la liturgia. Porque son elementos que se fecundan mutuamente»89. Tra queste pratiche di spiritualità/pietà tre sono particolarmente neces-sarie per una profonda vita liturgica: la meditazione, la lettura (lectio divina e lettura spirituale) e la preghiera personale.

In un articolo di alcuni anni fa90, il teologo spirituale García pre-senta un bilancio, secondo una prospettiva storica, del rapporto tra liturgia e spiritualità, consapevole che «falta una panorámica general, histórico-doctrinal, sobre las relaciones entre liturgia y espiritualidad o entre vida litúrgica y vida espiritual, que trate de impulsar el ca-mino de renovación litúrgica, propuesto por la Sacrosanctum Conci-lium. Este camino, despues de la ingente labor realizada por el Con-cilio Vaticano II, pasa por la asimilación vivencial de la renovación litúrgica»91. Noi ci soffermeremo soprattutto sugli ultimi due punti dello studio (4 e 5), che parte da una constatazione fondamentale. Parlando del superamento del divorzio tra liturgia e vita cristiana, il docente spagnolo parla di come, oggi, i liturgisti: «proponen una liturgia, lejos de todo ritualismo, centrada en la celebración de los misterioso fontales de la fe que alimentan la espiritualidad cristiana;

87 J.J. FLORES, «La Celebración y la Vida Litúrgica, fuente de la Espiritualidad Cristiana», VSo 77 (1997) 34-35.

88 Cf. J.M. SOLER CANALS, La liturgia, pp. 66-77.89 J.M. SOLER CANALS, La liturgia, p. 78.90 C. GARCÍA, «Liturgia y Espiritualidad. Hacia una fecunda integración», Bur-

gense 45 (2004) 267-305. Nelle sue affermazioni, l’Autore, come egli stesso scrive, si rifa spesse volte al pensiero di Castellano Cervera.

91 C. GARCÍA, «Liturgia y Espiritualidad», p. 269 nota 5.

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asimismo, propugnan una espiritualidad arraigada en la celebración litúrgica. No puede darse una espiritualidad que no sea realmente li-túrgica; pero tampoco, una liturgia que no sea profundamente espi-ritual e inspiradora de vida cristiana; una liturgia, en fi n, “cumbre y fuente” de la vida eclesial»92. Nella Conclusione del saggio, García afferma come: «La relación entre liturgia y vida espiritual se resuelve en ecuaciones unitarias: la vida espiritual es liturgia viva; la liturgia es el momento pleno, fontal, fi nal y ejemplar de la vida espiritual; su celebración tiene una dimensión ritual y esistencial, que va de la liturgia a la vida y de la vida a la liturgia en una relación dialéctica. Dentro de esta perspectiva, el momento celebrativo adquiere un valor especial come fuente de experiencia cristiana»93. Ed infi ne, parlando del cambio di registro avvenuto con la SC rispetto alla MD:

El desarrollo histórico del movimiento litúrgico ha pasado de un plan-teamiento teórico sobre las relaciones entre liturgia y espiritualidad en términos de “sustitución” de una espiritualidad individual, interior y subjectiva por una espiritualidad comunitaria, exterior y objectiva (Me-diator Dei), a una “integración” práctica y esistencial, que se lleva a cabo al hilo de la nueva interpretación de la liturgia a la luz de los misterios de salvación (Sacrosanctum Concilium). Ha habido un cambio de registro. No se habla ya téoricamente sino narrativamente y, en cierto sentido, “patrísticamente”. Ésta es la gran herencia de la renovación litúrgica y, al mismo tiempo, la gran tarea teológica, al servicio de la integración de la liturgia en toda experiencia cristiana auténtica por la “celebración de la fe” y no solo por el anuncio y el testimonio de la fe94.

Nel 2005 il liturgista Paternoster pubblica un libro sul nostro tema col seguente obiettivo:

ci proponiamo di avviare una serie di rifl essioni per cercare di illustrare lo stretto rapporto di dipendenza e la profonda osmosi che deve esserci tra la liturgia e la vita spirituale, intesa come esperienza personale ed eccle-siale del progetto salvifi co di Dio, attuatosi in Cristo, grazie alla presenza e all’azione nello Spirito, che agisce nella liturgia e nel silenzio dei cuori, con l’auspicio che ciò possa contribuire a ridimensionare quella secolare polemica che da una parte ha impedito alla liturgia di essere considerata come il culmine e la fonte della spiritualità cristiana […] e dall’altra non ha consentito alla vita interiore di affrancarsi dai limiti soggettivi ed emo-

92 C. GARCÍA, «Liturgia y Espiritualidad», p. 268. Nelle pagine che seguono, García presenta il dinamismo della continuità e quello dell’interiorità, che permet-tono di unire la liturgia e la vita (cf. quanto scritto da Castellano; cf. la seconda parte del nostro studio).

93 C. GARCÍA, «Liturgia y Espiritualidad», p. 304.94 C. GARCÍA, «Liturgia y Espiritualidad», pp. 304-305.

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tivi della devotio moderna, che hanno condizionato la fecondità spiritua-le della fede cristiana negli ultimi secoli della storia della Chiesa95.

Fin dalla Presentazione, lo stimmatino evidenzia come, alla luce del dettato conciliare, la necessità

di ricalibrare la spiritualità cristiana sulla parola di Dio e sulla celebra-zione liturgica è una delle acquisizioni più importanti dell’attuale mo-mento ecclesiale, perché ha determinato la fi ne di un’epoca in cui la spiritualità è stata, spesso, condizionata dal devozionismo e da tendenze emotivo-psicologiche, non sempre consoni con la parola di Dio e rispet-tosi dell’importanza della liturgia. Perciò, per affermare l’originalità e la specifi cità della spiritualità cristiana, è necessario riscoprire l’importan-za di una spiritualità veramente biblica e liturgica96.

Per Paternoster, il rapporto tra liturgia e vita spirituale dei singoli credenti in Cristo non si presenta positivo:

Infatti, nonostante il rinnovamento liturgico conciliare, c’è ancora chi continua a pensare alla liturgia solo, o prevalentemente, in termini di ritualità, tanto da evidenziare più di qualche dubbio sulla possibilità di considerarla e di proporla come una delle fonti principali della vita spiri-tuale, perché l’aspetto rituale ed esteriore che connota così vistosamente ogni celebrazione liturgica non sarebbe facilmente armonizzabile con quelle profonde esigenze di interiorità che animano i fedeli e che posso-no essere soddisfatte molto meglio facendo ricorso ad altre esperienze di carattere religioso, ritenute più signifi cative. Purtroppo, non è facile rimuovere certi condizionamenti determinati dalla secolare contrapposi-zione tra la vita spirituale e la liturgia che ha caratterizzato gli ultimi dieci secoli di storia della Chiesa97.

Liturgia e vita spirituale, invece, devono andare d’accordo, altri-menti

sia la liturgia che la vita spirituale rischiano di essere private di ciò che connota la loro vera identità teologica perché la prima, senza un preciso riferimento alla vita spirituale, potrebbe ridursi a uno sterile ritualismo, mentre la seconda, non più irrorata dalle fonti liturgiche, potrebbe nuovamente smarrire la sua identità teologica ridando vita, così, alle tante forme di devozionismo che hanno caratterizzato la storia della Chiesa98.

95 M. PATERNOSTER, Liturgia, pp. 12-13.96 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 9.97 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 11.98 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 14.

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E ancora:

La vita spirituale dei fedeli, […] è l’obiettivo a cui deve tendere ogni cele-brazione liturgica, perché l’esistenza spirituale è la verità ultima, l’obiet-tivo fi nale dell’intera storia della salvezza. […] La liturgia, proprio in vir-tù della sua natura teologica e di celebrazione del mistero pasquale di Cristo, suppone e alimenta una concreta e storica esperienza cristiana perché l’effi cacia di una celebrazione liturgica dipende in gran parte dal-la profondità con cui i fedeli vi partecipano […]. Purtroppo, tutto ciò non sempre si è avverato lungo la storia della Chiesa. Infatti, spesso, c’è stata una reciproca estraneazione tra la liturgia […], e la spiritualità […]99.

Tale estraneazione è da riferire sovente alla liturgia. Infatti:

Quando la celebrazione liturgica, con i suoi testi, i suoi canti, i suoi riti, in una parola, il suo linguaggio, smarrisce il contatto con la gente, allora essa diventa sempre meno comunicativa e non è più in grado di alimentare la vita spirituale dei fedeli. In questo modo, mentre la litur-gia si trasforma in una sequenza rituale a cui i fedeli prendono parte in virtù dell’abitudine o in ossequio alle tradizioni, la vita spirituale dei fe-deli fi nisce, necessariamente, per alimentarsi ad altre fonti, molto meno genuine di quelle liturgiche, e rischia di identifi carsi esclusivamente con altri tipi di celebrazione, che costituiscono piuttosto dei surrogati, indubbiamente molto meno signifi cativi dal punto di vista teologico e misterico anche se molto più espressivi dal punto di vista emotivo e devozionale […]100.

La conseguenza di tutto ciò è triste, perché, «A una liturgia scle-rotizzata nella sua struttura rituale e incapace di far sprigionare dai suoi riti tutta la ricchezza del mistero pasquale di Cristo corrisponde sempre anche una visione quanto mai povera e riduttiva della vita spirituale»101. Pertanto, anche se in linea di principio la spiritualità cristiana deve essere legata alla Parola di Dio e alla liturgia, nella sto-ria, «la liturgia e la spiritualità cristiana si sono a lungo ignorate e i loro linguaggi sono diventati spesso reciprocamente insignifi canti. Ciò è dipeso, in modo particolare, dal fatto che la liturgia, a motivo del suo crescente ritualismo e della sua progressiva clericalizzazio-ne, non è stata capace di proporsi, in certi momenti della storia della Chiesa, come un punto di riferimento essenziale per la spiritualità cristiana»102. Per riavvicinare liturgia e spiritualità,

99 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 29.100 Ib.101 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 30.102 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 35.

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Occorre, quindi, porre le basi perché tra la liturgia e la spiritualità, vi sia una continua e profonda osmosi. Dal punto di vista liturgico, ci sono tutte le condizioni per ristabilire questo rapporto, perché la sua riforma è sta-ta profonda e radicale […]. Ora, tocca alla spiritualità recuperare il suo rapporto con la liturgia lasciandosi nuovamente ispirare dalla celebra-zione del mistero pasquale di Cristo. Solo così si potrà inaugurare una nuova stagione ecclesiale in cui tra la liturgia e la spiritualità le relazioni tornino a essere sempre più profonde ed effi caci103.

Donghi evidenzia come una forte interiorità sia esigita dal fedele che celebra i sacramenti:

Se l’evento sacramentale, che anima la vita spirituale di ogni discepolo del Maestro, si rivela oggettivamente sempre lo stesso, tuttavia la sua fecondità personale dipende dalla capacità di accoglienza e di persona-lizzazione da parte del soggetto e dai suoi ritmi interiori. Nel caso della spiritualità si tratta di un’interiorizzazione graduale della comunicazio-ne divina, un unico processo mai fi nito di accoglienza della vita divina a tutti i livelli della vita dell’esistenza umana. Qui non si tratta di un passaggio formale od oggettivo da un livello a un altro, di un contenuto teologico (la grazia santifi cante) o di una moralità (secondo le categorie elevate di azioni e di virtù), ma di un processo spirituale e mistico di interiorizzazione delle modalità divine104.

L’effetto dell’interiorizzazione è la trasformazione della coscienza del credente: «La coscienza dell’uomo viene trasformata profonda-mente, non perché emerge qualche contenuto diverso, ma perché il centro di gravità di tutta la persona si sposta progressivamente al di là di essa, per trovarsi in Dio. Intuiamo allora chiaramente che la guida per leggere la spiritualità non è tanto il contenuto, quanto il processo di trasformazione che avviene nella persona del credente che si lascia guidare dallo Spirito»105. E sul perché la liturgia fonda la spiritualità, Donghi continua:

La liturgia fonda la spiritualità, la pietà e la vita cristiana, perché nel sacramento, memoriale del mistero della Pasqua, proclama la presenza reale di Cristo, che sta all’origine e nel cuore della storia della salvezza, essendo egli stesso la storia della salvezza, il compimento del disegno di Dio. Non si tratta di partire dalla liturgia, per capire la salvezza; ma, al contrario, si deve partirte da Gesù Cristo che muore e risorge per capire la liturgia, che ne è il segno e la continua attualità trasformante106.

103 M. PATERNOSTER, Liturgia, p. 36.104 A. DONGHI, Alla tua luce vediamo la luce, p. 26.105 A. DONGHI, Alla tua luce vediamo la luce, pp. 26-27.106 A. DONGHI, Alla tua luce vediamo la luce, p. 32.

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Riguardo poi allo stretto rapporto tra sacramenti e vita spirituale cristiana:

Che la liturgia diventi fonte della vita spirituale, si comprende soprattut-to in riferimento ai sacramenti, che possiedono un’intensa dinamicità esistenziale nella costruzione dell’uomo e della comunità umana. […] Questo itinerario sacramentale di cristifi cazione rifl ette la consapevolez-za che ogni vita spirituale iniziale cresce a contatto con Cristo, e nell’inti-ma relazione con lui matura nella propria fecondità interiore. Un simile procedimento acquista una profonda risonanza personale ed ecclesiale, quando il Cristo viene a contatto con gli uomini per mezzo dei sacramen-ti, in un modo oggettivo e reale107.

Ed ancora, sul ruolo dello Spirito nella liturgia e sulla necessità di questa per la spiritualità:

La celebrazione liturgica rappresenta il luogo per eccellenza per vivere la disponibilità allo Spirito, poiché il clima dell’azione liturgica è caratte-rizzato dall’espandersi della gratuità divina che forgia i discepoli del Re-dentore. […] Lo Spirito dà la vita ai fedeli e li fa progredire nella via del Padre confi gurandoli a Cristo Signore in un crescendo inesauribile fi no alla maturità, secondo tappe scandite e ritmate delle azioni liturgiche che, sacramentalmente, sono il luogo della massima presenza della SS. Trinità, nel tempo della chiesa. […] Senza vita liturgica, la spiritualità cristiana può correre il rischio di diventare semplice esperienza psicolo-gica o individualistica; senza partecipazione interiore all’azione liturgica costruita nello Spirito Santo, la liturgia si riduce a vano ritualismo108.

Secondo Castellano Cervera «non vi può essere una spiritualità, intesa come vita in Cristo, nello Spirito e nella Chiesa, che non debba essere vissuta in un contatto continuo con la parola, con la presenza di Cristo ed il dono dello Spirito, in Ecclesia. E tutto questo ha un solo nome ed un luogo fontale ed esemplare: la liturgia della Chiesa»109. Il frate si mostra convintissimo della necessaria sinergia tra vita liturgi-ca e vita spirituale:

Oggi siamo anche più consapevoli della necessità di una autentica parte-cipazione alla liturgia che impegni le migliori energie di una esperienza spirituale. Ciò è richiesto dalla natura stessa della liturgia che essendo esercizio dell’uffi cio sacerdotale di Cristo nella santifi cazione e nel culto, chiede alla Chiesa Sposa unita intimamente con Cristo nella liturgia, una autentica partecipazione rituale, simbolica. Una partecipazione segna-

107 A. DONGHI, Alla tua luce vediamo la luce, pp. 39-40.108 A. DONGHI, Alla tua luce vediamo la luce, pp. 36.38.39.109 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema»,

p. 21.

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ta fondamentalmente dalla vita teologale di fede, speranza ed amore. È questa apertura teologale della Chiesa e dei singoli fedeli che accoglie in pienezza il dono della santifi cazione ed esprime la risposta cultuale. Quanto più intensa è la vita teologale della Chiesa nella liturgia e fuori della liturgia, tanto più autentico è il vissuto della celebrazione e della grazia di Cristo110.

Certo rimane importante far camminare osmoticamente celebra-zione liturgica ed esperienza cristiana, però «nonostante tutto il rin-novamento liturgico, e anche valutando positivamente tutti i frutti ve-nuti dalla partecipazione alla liturgia, siamo ancora lontani dall’aver raggiunto questa interazione e forse per questo, nella pratica, manca ancora una forte esperienza concreta di spiritualità liturgica e abbon-dano esperienze spirituali ancora troppo slegate dalla liturgia»111. Per questo, al dire di Castellano Cervera,

La via regale di una rinnovata interazione fra celebrazione ed esperienza cristiana non può non essere che l’intensifi cazione della linea mistagogi-ca […]. È in questo campo della mistagogia che convergono le esigenze di una liturgia autenticamente vissuta e di una spiritualità che si confi -gura costantemente sui contenuti e sul modello del mistero celebrato. La liturgia infatti non è solo la sorgente ed il culmine, ma anche la scuola ed il modello della vita spirituale cristiana, il suo «stampo interiore». Ed è in questo campo che fi nalmente il binomio deve cessare di essere un problema112.

Una nota, infi ne, su quanto ritroviamo in un famoso dizionario di spiritualità e in alcuni manuali di Teologia spirituale. Il DS, nella voce Liturgie et vie spirituelle, trattando degli Approcci dottrinali (punto III) presenta tre contributi nei quali non si parla della liturgia quale fonte della vita spirituale del cristiano né della spiritualità liturgica. Riguardo ai manuali, accanto a quelli nei quali è assente una tratta-zione specifi ca su liturgia e vita spirituale113, alcuni vi dedicano poche paginette. Fanin dedica appena un brevissimo paragrafo, all’interno del capitolo sulle costanti dell’esperienza cristiana. Per il frate minore conventuale si deve intendere la liturgia «come “luogo” dell’ascolto della Parola, come celebrazione del sacramento, come azione privile-

110 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», p. 22.

111 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», p. 23.

112 J. CASTELLANO CERVERA, «Liturgia e spiritualità: un binomio e un problema», pp. 23.24.

113 Cf. J. AUMANN, Teologia spirituale, Roma, 1991 [orig. inglese: 1980], pp. 30-31 e A.G. MATANIC , La spiritualità come scienza, pp. 122-124.

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giata dello Spirito. Questa trilogia Parola-sacramento-Spirito rappre-senta la sintesi e l’anima più convincente del vissuto cristiano. Eppure la scoperta di questo rapporto tra spiritualità e liturgia non è stata una conquista facile»114. Nel suo ponderoso volume, Waaijman trat-ta della spiritualità liturgica nella parte prima (Forme di spiritualità), all’interno del 2° punto, presentando la forma liturgica e la sua effet-tiva attuazione, quali campi di relazione importanti per tutte le spi-ritualità liturgiche115. Le poche pagine che García, docente a Burgos, dedica nel suo volume116 al ML e al rapporto tra liturgia e spiritualità, a parte qualche ritocco e qualche piccola aggiunta bibliografi ca, sono pressocché identiche a quelle apparse nel 1971, anno della prima edi-zione dell’opera. Pertanto l’apparato critico si presenta abbastanza datato117. Trattando poi della spiritualità, conciliare e postconciliare, del Vaticano II – uno dei due capitoli aggiunti al testo del 1971 – non troviamo affermazioni specifi che sul rapporto liturgia e spiritualità. Belda, docente di Teologia spirituale presso la Pontifi cia Università Santa Croce, dedica, infi ne, soltanto tre pagine del suo volume118 al rapporto tra liturgia e vita spirituale.

1.2.3. Spiritualità liturgica

Secondo lo storico della spiritualità Gomis, «Hay un deseo de uni-dad en la vida cristiana que encuentra su expresión en la espirituali-dad litúrgica»119. Tale desiderio di unità fa sì che si desideri fondarsi su ciò che realmente è fondamentale e proprio del credente, in quanto membro della comunità ecclesiale: «De ahí el acentuar la importancia de la misa dominical como centro de toda la vida cristiana. De ahí el ver en los sacramentos más allá del aspecto subjetivo e individual, la realidad objetiva y comunitaria. Ello implica como consecuencia una unidad vital entre culto público y piedad privada, entre acción ofi cial de la Iglesia y actividad espiritual de los individuos»120, perché il cri-stiano, in forza del sacerdozio battesimale, deve partecipare attiva-

114 L. FANIN, La crescita nello Spirito. Lineamenti di Teologia spirituale, «Stru-menti di Scienze Religiose», Padova, 1995, p. 142.

115 K. WAAIJMAN, La spiritualità. Forme, Fondamenti, Metodi, «Biblioteca di teologia contemporanea, 137», Brescia, 2007 (orig. olandese: 2000), pp. 167-183.

116 C. GARCÍA, Teologia espiritual contemporanea. Corrientes y perspectivas, «Es-tudios MC», Burgos, 2002, pp. 231-240.

117 Per conoscere il recente pensiero del teologo spagnolo sul nostro tema rimandiamo a quanto scritto supra, pp. 15s.

118 M. BELDA, Guiados por el Espíritu de Dios. Curso de Teología Espiritual, «Pelícano», Madrid, 2006².

119 J. GOMIS, «Vida y corrientes», p. 583.120 Ib.

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mente al culto proprio della comunità ecclesiale, che, pertanto, deve essere meglio conosciuto nel suo contenuto e nel suo senso.

Parlare di spiritualità liturgica signifi ca menzionare uno dei litur-gisti che maggiormente ha scritto sul nostro tema: l’abate e docente al PIL, Marsili, che, nel 1970, così scrive: «L’esistenza di una spiritualità liturgica è evidente per chi considera la natura della liturgia. […] Che storicamente la liturgia non sia stata sempre riconosciuta come for-ma di spiritualità dipendeva dal fatto che se ne ignorava troppo spes-so la vera natura, ridotta ad una forma solo esteriore121. Per questo la chiesa «riconosce come “sua” spiritualità quella liturgica, in quanto è quella ricevuta da Cristo e dagli Apostoli non per via di dichiarazione, ma per via di fatto»122. E il benedettino prosegue:

La liturgia è infatti una «continuazione dell’opera sacerdotale di Cristo», per cui essa è insieme presenza attiva di Cristo e rivelazione del suo mi-stero alla Chiesa e nella Chiesa. Conseguentemente, la liturgia è la fonte e il metodo della spiritualità propria e originaria della Chiesa, perché in quanto «rivelazione» indica la via da seguire nella quale si incontra di-rettamente Dio, e in quanto «presenza attiva di Cristo» comunica la vita stessa di Dio. […] L’idea di liturgia-fonte di spiritualità della Chiesa deve essere intesa in senso forte, cioè che la liturgia è il «punto originario» dal quale la Chiesa attinge il vero spirito di Cristo, imparando a vederlo non solo come un maestro lontano, ma come colui che è presente nel rito123.

Pur consapevole che la storia attesta la non indispensabilità della liturgia come spiritualità alla Chiesa, Marsili afferma che «sempre, quale sia stata l’evoluzione subita attraveso i secoli dalla spiritualità, la liturgia è stata in ogni caso il fondamento della spiritualità cristiana. Ogni forma di spiritualità è partita sempre dal fatto preliminare del sacramento, ossia di una realtà liturgica, perché senza di questo non può esservi “spiritualità cristiana”, mancando il cristianesimo»124. La liturgia è, infi ne, spiritualità superiore ad ogni altra perché «valida per tutti, in ogni tempo e spazio»125 ed «espressione di un dato oggettivo rivelato»126; è cristocentrica; pasquale; spiritualità biblica; spiritualità sacramentale e spiritualità ciclica.

Una voce dissenziente sulla spiritualità liturgica è quella di Moio-li. In un contributo del 1979, trattando della Teologia spirituale e delle “spiritualità”, il teologo spirituale evidenzia come vi siano

121 S. MARSILI, I segni del mistero di Cristo, p. 505.122 S. MARSILI, I segni del mistero di Cristo, pp. 505-506.123 S. MARSILI, I segni del mistero di Cristo, pp. 506.507.124 S. MARSILI, I segni del mistero di Cristo, p. 507.125 S. MARSILI, I segni del mistero di Cristo, p. 509.126 Ib.

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ben precise spinte critiche nei confronti di certi modi di proporre la spi-ritualità cristiana. Si pensi alla “spiritualità liturgica”, o a quella “biblica” […]. Non c’è bisogno di richiamare che ognuno di questi modelli di spiri-tualità ha conosciuto la tentazione di presentarsi come alternativa totale alla spiritualità vigente, e quindi come la spiritualità cristiana senz’altro. Ma la decantazione che la storia è andata operando nei loro confronti ha fatto via via ricuperare che quelle che essi prospettavano come delle to-talità alternative non potevano essere altro che dimensioni della spiritua-lità cristiana: dimensioni che non apparivano suffi cientemente integrate in una determinata confi gurazione storica della spiritualità, ma che non erano per questo escluse da un discorso adeguato su di essa127.

La questione cruciale riguarda in verità la capacità informatrice della liturgia nei riguardi dell’esperienza cristiana: «Il problema allora non è tanto quello di una “spiritualità liturgica” contrapposta o con-trapponibile ad una “non-liturgica”, ecc. È piuttosto quello di come la celebrazione liturgica può “informare” di sé un’esperienza cristiana, e del perché ciò non avviene, in certi momenti, se non in maniera fram-mentaria, o solo sul modulo del dovere e dell’ortodossia»128.

Nell’autunno 1980 si celebra a Roma il I Congresso nazionale dell’AIS e a Triacca viene affi data una comunicazione129. Il liturgista, esposta per sommi capi una panoramica storica su vita cristiana e spiritualità liturgica, auspica: «l’utilità di uno studio approfondito ed esaustivo della spiritualità cristiana, studiata sotto questa angolatura: studio che manca ancora»130 e una necessaria explicatio terminorum perché si abbandonino defi nitivamente tutte quelle interpretazioni che risultano inadeguate per defi nire la spiritualità liturgica, «eserci-zio autentico della vita cristiana come vita in Cristo sommo ed eterno sacerdote, in forza dello Spirito»131, la cui realtà si può comprendere soltanto quando si chiarisce la natura della liturgia. Ora «la liturgia è il Mysterion […] celebrato […] per la vita […]; e nello stesso tempo: la liturgia è la vita del fedele in Cristo Gesù, in forza dello Spirito Santo che culmina nell’azione liturgica perché il “Mysterion” si attualizzi nell’oggi

127 G. MOIOLI, «Teologia spirituale», in NDS, p. 1608.128 G. MOIOLI, «Teologia spirituale», pp. 1608-1609.129 A.M. TRIACCA, «Rilievi critici in vista di una “epistemologia” della “spiritua-

lità liturgica”», in B. CALATI-B. SECONDIN-T.P. ZECCA (edd.), Spiritualità. Fisionomia e compiti, «Biblioteca di Scienze Religiose, 45», Roma, 1981, pp. 115-128 (il testo sarà ripubblicato, con qualche piccola aggiunta, e in lingua francese, l’anno se-guente: «La spiritualité liturgique est-elle possible? De la méthode à la vie», in A.M. TRIACCA-A. PISTOIA (edd.), Liturgie Spiritualité Cultures. Conférences Saint-Serge XXIX Semaine d’études liturgiques. Paris, 29 juin – 2 juillet 1982, «Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae” “Subsidia”, 119», Roma, 1983, pp. 317-339).

130 A.M. TRIACCA, «Rilievi critici», p. 117.131 A.M. TRIACCA, «Rilievi critici», p. 123.

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della Chiesa […]»132. Siccome la liturgia è fonte di ogni vita cristiana e il culmine di ogni vita spirituale,

È quindi comprensibile che la spiritualità liturgica è innestata sull’actio Christi in Ecclesia virtute Spiritus Sancti, in modo tale che è postulata l’actio Ecclesiae in Christo per Spiritum Sanctum tale che la «historia sa-lutis», l’«oeconomia salvifi ca», il «mysterium» si realizzino nella vita e per mezzo della vita di ogni fedele, che è vita sacerdotale e profetica: in una parola vita cultico-liturgica. Si potrebbe dire che la defi nizione di liturgia porterebbe ad asserire che la liturgia è spiritualità della Chiesa, in-dispensabile alla Chiesa. Al caso estremo la defi nizione di liturgia e di spi-ritualità liturgica risultano sovrapponibili, interscambiabili. Ciò non deve far meraviglia: si tratta della vita e della vitalità del popolo di Dio133.

Da quanto affermato,

Segue che: – La spiritualità liturgica non si esaurisce nella partecipazione alla sola azione liturgica; – oltre che nell’azione liturgica, la spiritualità liturgica è presente nella vita del fedele; – non si può avere un’intensa vita spirituale, senza un riferimento esplicito e volutamente inteso alle azio-ni liturgico-sacramentarie; – quanto più una spiritualità […] sarà vicina nello stile, nel metodo, nelle forme concrete alla spiritualità liturgica, altrettanto sarà perenne nel tempo, vitale presso le diverse generazioni, facile a viversi134.

In ordine infi ne alla possibilità della spiritualità liturgica quale scienza/disciplina teologica, per Triacca «sarebbe da porsi al termine del “curriculum studiorum” di teologia, quale sintesi e concretizzazione vitale e vitalizzante delle altre discipline e come loro comprensione vivi-fi ca e attivamente apostolica»135.

A Neunheuser dobbiamo una delle più famose defi nizioni di “spi-ritualità liturgica”:

Spiritualità liturgica è l’atteggiamento del cristiano che fonda la sua vita […] sull’esercizio autentico della liturgia, in modo che questa diventi «culmen et fons» di tutta la sua azione […], affi nché, in defi nitiva, «my-sterium paschale vivendo exprimatur». Possiamo descriverla all’incirca così: «La spiritualità liturgica è l’esercizio (per quanto possibile) perfetto della vita cristiana con il quale l’uomo, rigenerato nel battesimo, pieno di Spirito santo ricevuto nella confermazione, partecipando alla celebra-zione dell’eucaristia, impronta tutta la sua vita di questi tre sacramenti, allo scopo di crescere, nel quadro delle celebrazioni ricorrenti nell’anno

132 A.M. TRIACCA, «Rilievi critici», pp. 124-125.133 A.M. TRIACCA, «Rilievi critici», p. 125.134 Ib.135 A.M. TRIACCA, «Rilievi critici», p. 128.

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liturgico, di una preghiera continua […] e delle attività della vita quoti-diana, nella santifi cazione mediante la conformazione a Cristo crocifi s-so e risorto, nella speranza dell’ultimo compimento escatologico, a lode della gloria di Dio»136.

Riguardo, poi, all’essenza della spiritualità liturgica, lo stesso do-cente così la descrive:

possiamo descrivere all’incirca così l’essenza della spiritualità liturgica: essa è quell’atteggiamento complessivo dell’uomo spirituale con il quale egli costruisce, nella fede, tutta la propria vita, umana e spirituale, sulla celebrazione dei misteri di Cristo, nella partecipazione attiva alla litur-gia della chiesa. Così egli partecipa all’azione salvifi ca di Cristo, viene modellato, in virtù della grazia divina, sulla propria immagine primor-diale, per poi attingere di qui i criteri informatori di tutta la propria esistenza137.

Per il liturgista tedesco, la vita cristiana «attinge il proprio orien-tamento decisivo […] dall’azione liturgica. Qualunque sia la forma concreta di tale orientamento […] perché possa trattarsi di una spiri-tualità cristiana autentica ci deve sempre essere, come denominato-re comune, un’adeguazione alle linee classiche delle azioni liturgiche (cfr. per es. LG 39-42)» 138. E ancora:

la genuina “spiritualità liturgica” è sempre l’unità di una celebrazione santa e della sua prosecuzione nella vita. In pratica qui bisogna distin-guere tre stadi successivi e tra di loro complementari: la celebrazione sa-cra stessa (quale culmine e fonte); l’estensione di questa realtà liturgica nello spazio della giornata e del tempo festivo attraverso la celebrazione e l’esecuzione delle susseguenti azioni liturgiche e di pietà; infi ne la rea-lizzazione e l’irraggiamento di tutto ciò nella vita quotidiana del singolo e della comunità affi nché tutto […] sia «in Cristo Gesù», «nello Spirito», in cammino verso il Padre […]139.

Il benedettino evidenzia, infi ne, il carattere “sacramentale” della spiritualità liturgica:

136 B. NEUNHEUSER, «Spiritualità liturgica», in NDL, p. 1420. Barile afferma che il monaco benedettino «ha formulato una descrizione che è molto più sod-disfacente (di quella di C. Vagaggini ne Il senso teologico della liturgia. Saggio di liturgia teologica generale, Roma, 19574, p. 624, ndr.), ma che rischia di assorbire un po’ troppo le varie spiritualità, mentre la formulazione di Vagaggini sembra più corretta verso di esse» (R. BARILE, «Ieri e oggi», p. 34 nota 15).

137 B. NEUNHEUSER, «Spiritualità liturgica», p. 1433.138 B. NEUNHEUSER, «Spiritualità liturgica», p. 1434.139 Ib.

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la spiritualità liturgica è nel suo complesso una spiritualità “sacramenta-le”, consiste cioè nella disponibilità a celebrare i grandi sacramenti della chiesa in modo vivo, con una partecipazione consapevole, attiva e piena di fede e, in conformità alla norma di tali sacramenti, a inserire tutta la vita nelle dimensioni incommensurabili dell’opera salvifi ca di Cristo: morti e risorti con lui, ripieni del suo santo Spirito, sempre intenti a celebrare il suo memoriale lungo i tempi dell’anno e del giorno, pronti a fare penitenza e a farci rinvigorire nella malattia e di fronte alla morte, riviestiti della grazia di stato che ci abilita a edifi care il corpo di Cristo all’interno della chiesa e della comunità umana140.

Per Olivar, fondamentali risultano due condizioni per vivere la spiritualità liturgica: «el cristiano no vivirá como debe la espiritua-lidad emanada de la liturgia si ésta no es celebrada como es debi-do y, segundo lugar, si en la vida del cristiano dominan unas formas de religiosidad que se no ajustan, o se ajustan mal, al espíritu de la liturgia»141.

Farnés, affermata l’esistenza di una spiritualità propriamente li-turgica, la distingue da ogni altro tipo di spiritualità perché «está en la base de todas las “espiritualidades” y se sitúa en un plano distinto; es un instrumento o medio necesario a toda espiritualidad cristiana, no uno de los métodos opcionales para vivir el mensaje espiritual de Jesus»142. Parlando poi dei tratti fondamentali della spiritualità litur-gica, il liturgista afferma come la liturgia consti di elementi visibili ed invisibili:

Los elementos invisibles son los más importantes pero ciertamente tam-bién los más difíciles de describir. Quizá los podríamos sintetizar en dos: la acción divina – la gracia, si se prefi ere – que emana de las acciones sagradas y la actitud espiritual de los fi eles que acogen interiormente y ha-cen fructifi car el don de Dios que nos llega a través de los ritos litúrgicos. La espiritualidad litúrgica puede decirse que es el conjunto de disposi-ciones interiores con las que el fi el participa en las acciones litúrgicas se adhiere a la acción divina para que ésta fructifi que – y fructifi que abun-dantemente – en su interior143.

Se quanto or ora affermato risulta vero, allora per Farnés tre sono i momenti che costituiscono la spiritualità liturgica: la celebrazione –

140 B. NEUNHEUSER, «Spiritualità liturgica», pp. 1439-1440. Per Artuso, Neun-heuser non ha fatto che «proporre la spiritualità liturgica quale veniva delineata dal concilio Vaticano II» (L. ARTUSO, Liturgia e spiritualità, p. 165), affermando altresì la fondamentalità dell’oggettività della spiritualità liturgica.

141 A. OLIVAR, «Relación entre liturgia y espiritualidad a lo largo de la historia», LE 26 (1995) 172.

142 P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», p. 93.143 P. FARNÉS, «Espiritualidad litúrgica», p. 98.

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il cui agente è Cristo –, la preparazione a questa – fatta di preghiera personale strettamente raccordata alla celebrazione liturgica – e la memoria viva che segue il mistero celebrato – anch’essa costituita dal-la preghiera personale dei fedeli, basata sui testi e i gesti della celebra-zione. Evidenziamo come sul primo elemento, Farnés afferma che, se tanti passi avanti si sono compiuti in ordine alle strutture esterne della liturgia, molto rimane ancora da fare riguardo alla “spiritualità” nell’interno della celebrazione.

Nei numerosi articoli apparsi su VSo dal 1933 al 1991, si afferma come «La espiritualidad litúrgica, basada […] en el misterio celebra-do en la Liturgia, no tiene un fi n distinto de la espiritualidad cristiana, es decir, tender a la perfección cristiana, mediante el desarrollo de la vida de la gracia o de la caridad, no sólo en los primeros grados, sino también en su más pleno desarrollo de la vida mística; pero presen-ta un camino desde los medios ofrecidos por la misma Liturgia»144. Attenzione, però, a non commettere uno sbaglio che si rivelerebbe imperdonabile:

Ahora bien, error de consuecuencias funestas sería pensar que la espiri-tualidad litúrgica ofrece todos los medios necesarios y convenientes de la espiritualidad cristiana. Menospreciar la meditación de los misterios de la fe, la oración individual, el control de la propias pasiones, el fervor de la voluntad, la fi delidad a las inspiraciones divinas, el cumplimiento de los propios deberes y el crecimiento en las virtuted morales y teologa-les, etc. nos llevaría a una vida cristiana superfi cial y a una celebración litúrgica desprovista de alma y de vida; convertiríamos la Liturgia en una mera escenifi cación teatral145.

Al termine del volume su liturgia e spiritualità, Artuso fornisce una provvisoria defi nizione di spiritualità liturgica:

A questo punto, sapendo comunque che non si tratta di una posizione defi nitiva, tentiamo di proporre una provvisoria defi nizione di spirituali-tà liturgica, tenendo presente quanto offerto dalla esposizione di Marsili, che sembra proporre il meglio della rifl essione liturgica contemporanea. Possiamo defi nirla così: la spiritualità liturgica è l’esperienza del Dio di Gesù Cristo, realizzata e caratterizzata dalle mediazioni liturgiche (teo-fanie e riti)146.

(continua)

144 M. GARRIDO-P. FERNÁNDEZ, «La espiritualidad litúrgica», p. 47.145 Ib.146 L. ARTUSO, Liturgia e spiritualità, p. 168.

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Abstract. – Lo studio raccoglie buona parte della produzione postcon-ciliare di teologi spirituali e liturgisti, soprattutto italiani e spagnoli, sul rapporto tra spiritualità e liturgia. Ci si sofferma in special modo sul-la spiritualità liturgica, sulla necessaria osmosi che deve caratterizzare l’esperienza spirituale e l’esperienza liturgica, sulla relazione tra le rispet-tive discipline teologiche (la teologia spirituale e la liturgia), presentando altresì il pensiero di Jesus Castellano Cervera. Il tentativo è quello di far dialogare gli studiosi di ambedue le discipline perché si passi defi nitiva-mente dal divorzio all’unità tra spiritualità e liturgia.