Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

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Taste More magazine & www.tasteandmore.it Marzo-Aprile 2013 N° 2

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Rivista di cucina ed arte culinaria

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Taste More m a g a z i n e&

www.tasteandmore.it

Marzo-Aprile 2013 N° 2

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&Taste More m a g a z i n e

M a r z o - A p r i l e 2 0 1 3 | I s s u e N ° 2P inarella di Cervia, v. Le Italia, 147

P. zza Felice Orsini, 6 - 0543/49045647 14 Meldola ( F C )

La Redazione

Meris Carpi http://vanigliaecannella-bellissima2010.blogspot.it/

Lara Bianchini http://www.labarchettadicartadizucchero.com/

Sabrina & Luca http://saporidivini.blogspot.it

Progetto grafico magazineVittorio Conti

Vittorio Conti

Impaginazione

Web MasterMario Donatelli

Grafico SitoSusanna Mancini http://www.suzestudio.com

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&Taste More m a g a z i n e

M a r z o - A p r i l e 2 0 1 3 | I s s u e N ° 2P inarella di Cervia, v. Le Italia, 147

P. zza Felice Orsini, 6 - 0543/49045647 14 Meldola ( F C )

La Redazione

Meris Carpi http://vanigliaecannella-bellissima2010.blogspot.it/

Lara Bianchini http://www.labarchettadicartadizucchero.com/

Sabrina & Luca http://saporidivini.blogspot.it

Progetto grafico magazineVittorio Conti

Vittorio Conti

Impaginazione

Web MasterMario Donatelli

Grafico SitoSusanna Mancini http://www.suzestudio.com

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Sommar i o Il RedazionaleDal grembo dell’inverno sta nascendo una nuova primavera, distesa, mezza chiusa, presto esplosa. I rami mettono le prime gemme e sugli alberi tornano a frullare migliaia di foglie. Torneremo a mangiare pane e cielo, ci lasceremo prendere tra le braccia da sottili rime di vento. Primavera. La inventeremo con la fantasia, la immagineremo dentro ogni cosa, impigliata tra i capelli e tra vampate di colori tenui ed ancora timidi. Galleggeremo dentro alla sua luce, quella luce del giorno, colore moscato, che si sbraccia a vista d’occhio impossessandosi di tutto. La primavera, che è la stagione meno scontata, quella che si inventa e si coglie giorno per giorno. Che si spoglia del superfluo e si fa leggera come un battito di ciglia. Che si specchia nell’aria lavata dalla cantilena della pioggerellina di marzo, che profuma di erba appena tagliata, che si gode il primo sole. Che ci contagia con la voglia di colore, di piccole fughe con il cestino da picnic, tra campi che profumano di tarassaco e di fiori coraggiosi e selvatici. Che ci fa togliere dalla clausura della serra tutte le piantine che sono rimaste a lungo in letargo e che ora chiedono aria, chiedono terra.Allora lasciamoci toccare dalla nuova stagione, indossiamola come se fosse un maglioncino leggero e lasciamo che ci faccia viaggiare a cavallo del dorso di una forchetta, all’insegna della tradizione, della convivialità, dei picnic, delle merende e dei sapori freschi e novelli che l’orto ci regala. Vi invitiamo a sedere alla nostra tavola dove troverete tante verdure di primavera che rispondono alla voglia di benessere e di rinascita e poi ancora il pesce, di cui vi illustreremo tutte le proprietà nutrizionali; tanti primi piatti stuzzicanti e non mancheranno i dolci che solleticheranno il palato di adulti e bambini. Pensando alla Festa del Papà vi proponiamo un menu speciale da dedicare loro con amore. Un posto speciale lo abbiamo voluto riservare al cioccolato con un servizio che vi insegnerà passo a passo come temperarlo e vi condurrà alla realizzazione di un uovo di cioccolato. Largo spazio ai piatti della tradizione, da servire in tavola e da regalare, all’agnello, messaggero della Pasqua e a tante altre sorprese.

La Redazione

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Lo chef rispondeIl gusto delle parolePicnikRicette VeganGluten freePasqua: la tradizioneBere beneScuola di cioccolatoL’asparagoBere beneFesta del papàBere beneI consigli della nutrizionistaIl pesceBere beneCucino e poi regaloSweet moment & more...Bere benePasta, piatto unico

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Sommar i o Il RedazionaleDal grembo dell’inverno sta nascendo una nuova primavera, distesa, mezza chiusa, presto esplosa. I rami mettono le prime gemme e sugli alberi tornano a frullare migliaia di foglie. Torneremo a mangiare pane e cielo, ci lasceremo prendere tra le braccia da sottili rime di vento. Primavera. La inventeremo con la fantasia, la immagineremo dentro ogni cosa, impigliata tra i capelli e tra vampate di colori tenui ed ancora timidi. Galleggeremo dentro alla sua luce, quella luce del giorno, colore moscato, che si sbraccia a vista d’occhio impossessandosi di tutto. La primavera, che è la stagione meno scontata, quella che si inventa e si coglie giorno per giorno. Che si spoglia del superfluo e si fa leggera come un battito di ciglia. Che si specchia nell’aria lavata dalla cantilena della pioggerellina di marzo, che profuma di erba appena tagliata, che si gode il primo sole. Che ci contagia con la voglia di colore, di piccole fughe con il cestino da picnic, tra campi che profumano di tarassaco e di fiori coraggiosi e selvatici. Che ci fa togliere dalla clausura della serra tutte le piantine che sono rimaste a lungo in letargo e che ora chiedono aria, chiedono terra.Allora lasciamoci toccare dalla nuova stagione, indossiamola come se fosse un maglioncino leggero e lasciamo che ci faccia viaggiare a cavallo del dorso di una forchetta, all’insegna della tradizione, della convivialità, dei picnic, delle merende e dei sapori freschi e novelli che l’orto ci regala. Vi invitiamo a sedere alla nostra tavola dove troverete tante verdure di primavera che rispondono alla voglia di benessere e di rinascita e poi ancora il pesce, di cui vi illustreremo tutte le proprietà nutrizionali; tanti primi piatti stuzzicanti e non mancheranno i dolci che solleticheranno il palato di adulti e bambini. Pensando alla Festa del Papà vi proponiamo un menu speciale da dedicare loro con amore. Un posto speciale lo abbiamo voluto riservare al cioccolato con un servizio che vi insegnerà passo a passo come temperarlo e vi condurrà alla realizzazione di un uovo di cioccolato. Largo spazio ai piatti della tradizione, da servire in tavola e da regalare, all’agnello, messaggero della Pasqua e a tante altre sorprese.

La Redazione

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Lo chef rispondeIl gusto delle parolePicnikRicette VeganGluten freePasqua: la tradizioneBere beneScuola di cioccolatoL’asparagoBere beneFesta del papàBere beneI consigli della nutrizionistaIl pesceBere beneCucino e poi regaloSweet moment & more...Bere benePasta, piatto unico

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Lo Chef rispondeBuongiorno ed innanzitutto vi voglio fare i miei complimenti per lo splendido magazine che ci rega-late. Le ricette sono tutte molto interessanti e la rubrica dello chef è quel tocco in più che la rende ancora più professionale. Volevo fare una domanda allo chef. Io sono una “patita” dei dolci. Ne faccio sempre tanti ed amo usare l’olio anziché il burro. La mia domanda è questa: Posso aromatiz-zare l’olio per i miei dolci? Ad esempio con la vaniglia, e se si, come faccio.Spero di cuore che la mia domanda verrà presa in considerazione e vi ringrazio in anticipo.

Giuseppina (Firenze)

Ciao Giuseppina,

mi fa piacere che il magazine ti sia piaciuto(piace moltissimo anche a me),arrivo subito al dunque …assolutamente si, certo che si può aromatizzare l’olio alla vaniglia in tanti modi, io lo faccio met-tendo un bacello di vaniglia tagliato in due, in mezzo litro di olio extravergine di oliva delicato,pongo il tutto in microonde per un minuto alla massima potenza (anche un minuto e mezzo se il micro ha potenza di 900watt ). L’olio si scalderà estraendo l’aroma della vaniglia e una volta freddo lo si filtra e lo si potrà usare per le più svariate preparazioni.Lo stesso procedimento lo si può fare con bucce di arancio, limone, erbe,spezie perché vengono estratti gli oli essenziali che vanno ad aromatizza-re l’olio che sarà pronto appunto a mille usi. Io poi lo conservo in barattoli di plastica o vetro con coperchio oppure in sottovuoto sempre in frigorifero dove si mantiene anche per un mese. Spero di essere stato chiaro,comunque per qualsiasi cosa sono a disposizione… e seguimi sempre nelle prossime “missioni”…Ciao ciao

Roberto.

Ciao Meris. Noi ci conosciamo anche se tu non ti ricorderai di me. Ci siamo conosciute da bam-bine, al mare. Sono Laura di Milano. Ti ho vista sul blog e poi questo magazine che è stupen-do. Complimenti di cuore. Trovo che l’idea di una rubrica tutta dedicata allo chef sia veramente mondiale. Avrei anzi una domanda per lui, due….Cuocendo a “basse temperature” con un forno normale da casa, come posso sapere se la temperatura che metto è quella giusta? Quando si cuoce in forno a bassa temperatura, scrivi di mettere una sonda all’interno della carne oppure del pesce, io ho un termometro da forno, è sufficiente? Grazie in anticipo a tutti ed in bocca al lupo.

Laura (Milano)

Ciao Laura,

anche io trovo che Meris sia meravigliosa, (speriamo il marito non sia geloso)… comunque la tem-peratura giusta dipende da quale alimento voglio cuocere, se carne o pesce. Per fare un esempio, se voglio cuocere un filetto di branzino a bassa temperatura imposterò la temperatura del forno a 65° - 68° e userò un termometro-sonda pre-impostato a 62° che abbia uno spillone che penetri nel cuore del filetto. Quando la sonda arriverà a 62° il filetto di branzino sarà cotto perfettamente ancora succoso e morbido. Le temperature variano come detto in base all’alimento e la cottura si può fare sottovuoto con appositi sacchetti da cottura oppure aperta senza sacchetto. Se il tuo ter-mometro da forno ha uno spillone e puoi impostare tu la temperatura va bene, altrimenti la sonda da cottura con spillone si può acquistare nei negozi di casalinghi e ne esistono di vari tipi.

Roberto.

…..un Romagnolo D.O.C.

Roberto Cerbara nasce a Rimini il 02/05/1975. Negli anni novanta frequenta l’Istituto Alberghiero a Marabello di Ri-mini e inizia subito stage e formazione in vari ristoranti ed Hotels della riviera. Una volta conseguito il diploma per “Tecnico delle attività alberghiere”, approfondisce la sua conoscenza a fianco di vari ed affermati Chef di cucina, riuscendo realmente a comprendere l’importanza del sa-crificio. Con il trascorrere degli anni maturano capacità ed esperienze professionali, diviene Chef di cucina, “gira” un po’ in Italia e all’estero e il 20 febbraio 2012 eccolo prendersi la responsabilità della cucina di una importan-tissima struttura “Il Grand Hotel Terme della Fratta”. Ro-berto è fermamente convinto che nel lavoro e nella vita, una sola persona non costruisca nulla, ed è per questo che si avvale di collaboratori validi e pronti a condividere un percorso che porti ad una soddisfazione totale. Ed è con grande piacere che lo chef ha accettato di avere una rubrica sulla nostra rivista. Ci parlerà delle nuove tecniche per il benessere in cucina e di altro….. non sveliamo nulla per il momento.

“La cucina è armonia, libertà, interpretazione. L’attenzio-ne alla salute, ai prodotti del territorio ed al suo rispetto, l’espressione della tecnica e della professionalità si fon-dono donando piacevoli sensazioni….”

A cura dello chef R. Cerbara

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Lo Chef rispondeBuongiorno ed innanzitutto vi voglio fare i miei complimenti per lo splendido magazine che ci rega-late. Le ricette sono tutte molto interessanti e la rubrica dello chef è quel tocco in più che la rende ancora più professionale. Volevo fare una domanda allo chef. Io sono una “patita” dei dolci. Ne faccio sempre tanti ed amo usare l’olio anziché il burro. La mia domanda è questa: Posso aromatiz-zare l’olio per i miei dolci? Ad esempio con la vaniglia, e se si, come faccio.Spero di cuore che la mia domanda verrà presa in considerazione e vi ringrazio in anticipo.

Giuseppina (Firenze)

Ciao Giuseppina,

mi fa piacere che il magazine ti sia piaciuto(piace moltissimo anche a me),arrivo subito al dunque …assolutamente si, certo che si può aromatizzare l’olio alla vaniglia in tanti modi, io lo faccio met-tendo un bacello di vaniglia tagliato in due, in mezzo litro di olio extravergine di oliva delicato,pongo il tutto in microonde per un minuto alla massima potenza (anche un minuto e mezzo se il micro ha potenza di 900watt ). L’olio si scalderà estraendo l’aroma della vaniglia e una volta freddo lo si filtra e lo si potrà usare per le più svariate preparazioni.Lo stesso procedimento lo si può fare con bucce di arancio, limone, erbe,spezie perché vengono estratti gli oli essenziali che vanno ad aromatizza-re l’olio che sarà pronto appunto a mille usi. Io poi lo conservo in barattoli di plastica o vetro con coperchio oppure in sottovuoto sempre in frigorifero dove si mantiene anche per un mese. Spero di essere stato chiaro,comunque per qualsiasi cosa sono a disposizione… e seguimi sempre nelle prossime “missioni”…Ciao ciao

Roberto.

Ciao Meris. Noi ci conosciamo anche se tu non ti ricorderai di me. Ci siamo conosciute da bam-bine, al mare. Sono Laura di Milano. Ti ho vista sul blog e poi questo magazine che è stupen-do. Complimenti di cuore. Trovo che l’idea di una rubrica tutta dedicata allo chef sia veramente mondiale. Avrei anzi una domanda per lui, due….Cuocendo a “basse temperature” con un forno normale da casa, come posso sapere se la temperatura che metto è quella giusta? Quando si cuoce in forno a bassa temperatura, scrivi di mettere una sonda all’interno della carne oppure del pesce, io ho un termometro da forno, è sufficiente? Grazie in anticipo a tutti ed in bocca al lupo.

Laura (Milano)

Ciao Laura,

anche io trovo che Meris sia meravigliosa, (speriamo il marito non sia geloso)… comunque la tem-peratura giusta dipende da quale alimento voglio cuocere, se carne o pesce. Per fare un esempio, se voglio cuocere un filetto di branzino a bassa temperatura imposterò la temperatura del forno a 65° - 68° e userò un termometro-sonda pre-impostato a 62° che abbia uno spillone che penetri nel cuore del filetto. Quando la sonda arriverà a 62° il filetto di branzino sarà cotto perfettamente ancora succoso e morbido. Le temperature variano come detto in base all’alimento e la cottura si può fare sottovuoto con appositi sacchetti da cottura oppure aperta senza sacchetto. Se il tuo ter-mometro da forno ha uno spillone e puoi impostare tu la temperatura va bene, altrimenti la sonda da cottura con spillone si può acquistare nei negozi di casalinghi e ne esistono di vari tipi.

Roberto.

…..un Romagnolo D.O.C.

Roberto Cerbara nasce a Rimini il 02/05/1975. Negli anni novanta frequenta l’Istituto Alberghiero a Marabello di Ri-mini e inizia subito stage e formazione in vari ristoranti ed Hotels della riviera. Una volta conseguito il diploma per “Tecnico delle attività alberghiere”, approfondisce la sua conoscenza a fianco di vari ed affermati Chef di cucina, riuscendo realmente a comprendere l’importanza del sa-crificio. Con il trascorrere degli anni maturano capacità ed esperienze professionali, diviene Chef di cucina, “gira” un po’ in Italia e all’estero e il 20 febbraio 2012 eccolo prendersi la responsabilità della cucina di una importan-tissima struttura “Il Grand Hotel Terme della Fratta”. Ro-berto è fermamente convinto che nel lavoro e nella vita, una sola persona non costruisca nulla, ed è per questo che si avvale di collaboratori validi e pronti a condividere un percorso che porti ad una soddisfazione totale. Ed è con grande piacere che lo chef ha accettato di avere una rubrica sulla nostra rivista. Ci parlerà delle nuove tecniche per il benessere in cucina e di altro….. non sveliamo nulla per il momento.

“La cucina è armonia, libertà, interpretazione. L’attenzio-ne alla salute, ai prodotti del territorio ed al suo rispetto, l’espressione della tecnica e della professionalità si fon-dono donando piacevoli sensazioni….”

A cura dello chef R. Cerbara

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Il Grand Hotel Terme della Fratta ha riaperto a Mag-gio 2007 dopo cinque anni di sapiente restauro di una storica località del benessere termale.

Nella cornice delle dolci colline della Romagna, all’in-terno di uno splendido parco di tredici ettari, dove l’incontro armonioso tra natura e storia millenaria ha dato vita ad una profonda cultura dell’ospitalità universalmente riconosciuta ed apprezzata. Il vici-no borgo medioevale di Bertinoro mostra il suo pro-filo inconfondibile, sovrastato dall’imponente rocca e contornato da un magnifico e rilassante scenario naturale. E’ proprio qui che si trovano una varietà di acque termali tanto vasta. Dalle 11 sorgenti distribu-ite nel Parco , sorgono 7 Acque con caratteristiche uniche, ricche di Sali minerali, ipotermali: Acque sal-se, Salsobromoiodiche, Sulfuree, Salsosulfuree, Fer-ruginose, Magnesiache, Tettuccio Romagnolo.

Ed è proprio qui, all’interno del Grand Hotel, che na-scono il Centro Benessere ed il Centro Termale.

Per prenotazioni ed informazioni:Grand Hotel di Fratta Terme | Via Loreta 238, 47032 Fratta Terme di Bertinoro (FC)

Tel. +39 0543 460911 - Fax +39 0543 460473 | [email protected] - www.termedellafratta.it

Centro BenessereIl Centro Benessere e Beauty Farm annesso al Grand Hotel Terme della Fratta si avvale di uno staff alta-mente qualificato in grado di offrire una vasta gamma di servizi e trattamenti. E' una struttura moderna, gestita con rigorosi criteri scientifici, impegnata a creare uno stato di completa armonia con il proprio corpo, attraverso il relax, i trattamenti estetici ed il Percorso Armonie Naturali. Oltre ai tradizionali servizi estetici dimagranti, antiaging, anticellulite, remise en forme, il Centro Benessere offre la possibilità di vivere esperienze emozionali con trattamenti orientali, vinoterapia, NaturFango utilizzando prodotti na-turali come oli essenziali puri, sala Kala Namak, Olio di Tamanù, olio di argan e di fico d’India puri, sapone nero del Marocco ecc. Le coppie possono usufruire di trattamenti combinati quali il bagno DiVino , il Rasul , massaggi di coppia e pacchetti speciali creati per loro. Ispirato alla nobile cultura termale romana, che delle acque di Fratta esaltava le proprietà terapeutiche e salutistiche, il Centro Benessere e Beauty Farm del Grand Hotel Terme della Fratta propongono:

Il Percorso Armonie Naturali, il Centro Termale e Benessere sono collocati all’interno di un prestigioso Hotel 4 stelle circondato dal Parco delle Fonti di 13 ettari

2 piscine termali 34°idromassaggilettini idrosubacqueiriflessologia plantarecromomusicoterapiaaromaterapiapercorsi Kneippbagno turcobagno romano

saunacascata di ghiacciodocce emozionalifanghiriabilitazionecure inalatoriesordità rinogenacure vascolaricure ginecologiche

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Il Grand Hotel Terme della Fratta ha riaperto a Mag-gio 2007 dopo cinque anni di sapiente restauro di una storica località del benessere termale.

Nella cornice delle dolci colline della Romagna, all’in-terno di uno splendido parco di tredici ettari, dove l’incontro armonioso tra natura e storia millenaria ha dato vita ad una profonda cultura dell’ospitalità universalmente riconosciuta ed apprezzata. Il vici-no borgo medioevale di Bertinoro mostra il suo pro-filo inconfondibile, sovrastato dall’imponente rocca e contornato da un magnifico e rilassante scenario naturale. E’ proprio qui che si trovano una varietà di acque termali tanto vasta. Dalle 11 sorgenti distribu-ite nel Parco , sorgono 7 Acque con caratteristiche uniche, ricche di Sali minerali, ipotermali: Acque sal-se, Salsobromoiodiche, Sulfuree, Salsosulfuree, Fer-ruginose, Magnesiache, Tettuccio Romagnolo.

Ed è proprio qui, all’interno del Grand Hotel, che na-scono il Centro Benessere ed il Centro Termale.

Per prenotazioni ed informazioni:Grand Hotel di Fratta Terme | Via Loreta 238, 47032 Fratta Terme di Bertinoro (FC)

Tel. +39 0543 460911 - Fax +39 0543 460473 | [email protected] - www.termedellafratta.it

Centro BenessereIl Centro Benessere e Beauty Farm annesso al Grand Hotel Terme della Fratta si avvale di uno staff alta-mente qualificato in grado di offrire una vasta gamma di servizi e trattamenti. E' una struttura moderna, gestita con rigorosi criteri scientifici, impegnata a creare uno stato di completa armonia con il proprio corpo, attraverso il relax, i trattamenti estetici ed il Percorso Armonie Naturali. Oltre ai tradizionali servizi estetici dimagranti, antiaging, anticellulite, remise en forme, il Centro Benessere offre la possibilità di vivere esperienze emozionali con trattamenti orientali, vinoterapia, NaturFango utilizzando prodotti na-turali come oli essenziali puri, sala Kala Namak, Olio di Tamanù, olio di argan e di fico d’India puri, sapone nero del Marocco ecc. Le coppie possono usufruire di trattamenti combinati quali il bagno DiVino , il Rasul , massaggi di coppia e pacchetti speciali creati per loro. Ispirato alla nobile cultura termale romana, che delle acque di Fratta esaltava le proprietà terapeutiche e salutistiche, il Centro Benessere e Beauty Farm del Grand Hotel Terme della Fratta propongono:

Il Percorso Armonie Naturali, il Centro Termale e Benessere sono collocati all’interno di un prestigioso Hotel 4 stelle circondato dal Parco delle Fonti di 13 ettari

2 piscine termali 34°idromassaggilettini idrosubacqueiriflessologia plantarecromomusicoterapiaaromaterapiapercorsi Kneippbagno turcobagno romano

saunacascata di ghiacciodocce emozionalifanghiriabilitazionecure inalatoriesordità rinogenacure vascolaricure ginecologiche

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“IL GUSTO DELLE PAROLE” di Greta BacciniInzuppate nella realtà, rincorse, consumate, corteggiate.Le parole sono esternazione, inchiostro, panacea e tormento.Zampillo spontaneo d’acqua sorgiva e costruzione pensata, studiata.Le parole sono il filo conduttore tra noi ed il mondo. Territorio segreto e dono per gli altri. Sono ciò che vogliamo esse siano.Il Gusto delle Parole, perché le parole hanno un sapore. Perché dentro alle parole sboccia fragrante la sensazione di assaggiare ciò che esse raccontano.

Nel brano che segue, la primavera accompagna il germogliare della vita.

Photo by Giuseppina

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“IL GUSTO DELLE PAROLE” di Greta BacciniInzuppate nella realtà, rincorse, consumate, corteggiate.Le parole sono esternazione, inchiostro, panacea e tormento.Zampillo spontaneo d’acqua sorgiva e costruzione pensata, studiata.Le parole sono il filo conduttore tra noi ed il mondo. Territorio segreto e dono per gli altri. Sono ciò che vogliamo esse siano.Il Gusto delle Parole, perché le parole hanno un sapore. Perché dentro alle parole sboccia fragrante la sensazione di assaggiare ciò che esse raccontano.

Nel brano che segue, la primavera accompagna il germogliare della vita.

Photo by Giuseppina

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Rielaborandole un po’ potrebbero sembrare indicazioni da ricetta culinaria: … Versate due dita di liquido in un recipiente pulito e asciutto; immergetevi lo stick, lasciate riposare e attendete tre minuti.

Una di quelle ricette facili, facili che tutte sono in grado di eseguire alla perfezione. Il risultato, però, non è sempre quello che ti aspetti: Incinta 2-3 settimane.

Pe me, nessuna sorpresa, me lo aspettavo. Ero certa di essere incinta, me lo sentivo. Ricordo di aver alzato lo sguardo verso lo specchio, mentre ancora stringevo tra le dita il test di gravidanza. Gli occhi socchiusi e un’espressione di compiaciuta soddisfazione. Poi, nel rimettere la camicetta a posto dentro i jeans, ho sfiorato il ventre con le mani, che dopo, d’istinto, si sono infilate inquiete tra i capelli, si sono poi posate sbalordite sulla bocca e, alla fine di quel girovagare accalorato, sono tornate laddove non avrebbero mai più smesso di stare, sulla pancia.

Ho sorriso e pianto allo stesso tempo, senza chiedermi che sapore avessero quelle lacrime, ma avendo capito che forma poteva avere la felicità. Certo, ora era piatta, ma sarebbe diventata sempre più grande, si sarebbe gonfiata, dilatata. La felicità sarebbe stata rotonda. Come il mio viso in quel momento: emozionato e rosso come una melagrana matura; come quel pancione che sarebbe lievitato e scresciuto come pasta fresca sotto calde coperte; che sarebbe montato

come soffice panna. E già mi sembrava d’aver voglia di nespole, di focaccia ligure, zabaione e caramelle gommose, tutto insieme. Una miscellanea di pensieri e sensazioni stravaganti mi sorprendevano, mentre i sensi continuavano ad inebriarsi al solo rimirare quelle due lieette color rosa confetto. E c’era più poesia in quelle poche gocce di pipì che in tutti i biglietti d’amore prestampati.

Era da poco arrivata la primavera. Una stagione deliziosa, simbolo di fertilità e nascita, portatrice di energia e gioia, per il tepore, i colori e la vita che risveglia. Ho scostato la tenda della piccola finestra da cui filtrava la luce dolce del mattino; una luce che mi ha riempita, mentre guardavo fuori in cerca di quella stessa armonia che sentivo dentro. Vedevo, allora, il prato scintillare come un tappeto cosparso di smeraldi, scorgevo le margheritine prendere il sole vezzose, sentivo il sibilo del vento delicato tra i rami imbiancati del pruno. E pensavo ad un nome. Qual era il nome adatto? Non sapevo rispondere, sapevo solo sorridere e fantasticare.

I fogli di calendario giravano lenti mentre le voglie accompagnavano notti insonni e lunghe giornate. Voglie di fragole e cioccolato, fette biscottate con burro e marmellata d’albicocche, mozzarella e rughetta odorosa, carciofi alla romana, zuppa di porri, succo di pompelmo fresco e kiwi tagliati a fette sottili. E, chissà, se la leggenda era vera, la mia creatura sarebbe nata con una piccola voglia di ciliegia dietro al collo. Mentre mi sfioravo appena, infatti, pensavo a quel frutto rubicondo e grazioso, dalla pelle lucida e la polpa succosa. Socchiudevo gli occhi, mi inumidivo un poco le labbra e capivo che avevo solo voglia di te: di guardarti, di parlarti, di stringerti a me e di amarti.

Ho dovuto aspettare duecentosettantasette

giorni e prendere sedici chili, ma poi sei arrivata, come un dono, pochi giorni dopo Natale. Avevi una piccola macchia, a forma di luna piena e color del mascarpone, sul polso sinistro. Ti ho chiamata Luce.

Q.B.A volte capita di aggiungere un ingrediente che, invece di dare sapore, stona e basta. Piccoli errori, insomma, che si trasformano in veri e propri orrori, come aggiungere un apostrofo dove proprio non va. Infatti, qual è, qual era etc. non lo vogliono!

*Giornalista pubblicista, collaboratrice del settimanale Io Donna e scrittrice, ha esordito in narrativa con il romanzo “Sonni Profondi” (Ed. Mercurio, 2010). Il suo secondo lavoro “Al di là dell’attimo” è uscito a dicembre 2012 per Conti Editore.

Ama il risotto, la pizza, il caffè e i confetti di menta e liquirizia.

Scrivetele a: [email protected]

V O G L I A D I T Edi Greta M. Baccini*

Rubrica <<Il Gusto delle Parole>>

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Rielaborandole un po’ potrebbero sembrare indicazioni da ricetta culinaria: … Versate due dita di liquido in un recipiente pulito e asciutto; immergetevi lo stick, lasciate riposare e attendete tre minuti.

Una di quelle ricette facili, facili che tutte sono in grado di eseguire alla perfezione. Il risultato, però, non è sempre quello che ti aspetti: Incinta 2-3 settimane.

Pe me, nessuna sorpresa, me lo aspettavo. Ero certa di essere incinta, me lo sentivo. Ricordo di aver alzato lo sguardo verso lo specchio, mentre ancora stringevo tra le dita il test di gravidanza. Gli occhi socchiusi e un’espressione di compiaciuta soddisfazione. Poi, nel rimettere la camicetta a posto dentro i jeans, ho sfiorato il ventre con le mani, che dopo, d’istinto, si sono infilate inquiete tra i capelli, si sono poi posate sbalordite sulla bocca e, alla fine di quel girovagare accalorato, sono tornate laddove non avrebbero mai più smesso di stare, sulla pancia.

Ho sorriso e pianto allo stesso tempo, senza chiedermi che sapore avessero quelle lacrime, ma avendo capito che forma poteva avere la felicità. Certo, ora era piatta, ma sarebbe diventata sempre più grande, si sarebbe gonfiata, dilatata. La felicità sarebbe stata rotonda. Come il mio viso in quel momento: emozionato e rosso come una melagrana matura; come quel pancione che sarebbe lievitato e scresciuto come pasta fresca sotto calde coperte; che sarebbe montato

come soffice panna. E già mi sembrava d’aver voglia di nespole, di focaccia ligure, zabaione e caramelle gommose, tutto insieme. Una miscellanea di pensieri e sensazioni stravaganti mi sorprendevano, mentre i sensi continuavano ad inebriarsi al solo rimirare quelle due lieette color rosa confetto. E c’era più poesia in quelle poche gocce di pipì che in tutti i biglietti d’amore prestampati.

Era da poco arrivata la primavera. Una stagione deliziosa, simbolo di fertilità e nascita, portatrice di energia e gioia, per il tepore, i colori e la vita che risveglia. Ho scostato la tenda della piccola finestra da cui filtrava la luce dolce del mattino; una luce che mi ha riempita, mentre guardavo fuori in cerca di quella stessa armonia che sentivo dentro. Vedevo, allora, il prato scintillare come un tappeto cosparso di smeraldi, scorgevo le margheritine prendere il sole vezzose, sentivo il sibilo del vento delicato tra i rami imbiancati del pruno. E pensavo ad un nome. Qual era il nome adatto? Non sapevo rispondere, sapevo solo sorridere e fantasticare.

I fogli di calendario giravano lenti mentre le voglie accompagnavano notti insonni e lunghe giornate. Voglie di fragole e cioccolato, fette biscottate con burro e marmellata d’albicocche, mozzarella e rughetta odorosa, carciofi alla romana, zuppa di porri, succo di pompelmo fresco e kiwi tagliati a fette sottili. E, chissà, se la leggenda era vera, la mia creatura sarebbe nata con una piccola voglia di ciliegia dietro al collo. Mentre mi sfioravo appena, infatti, pensavo a quel frutto rubicondo e grazioso, dalla pelle lucida e la polpa succosa. Socchiudevo gli occhi, mi inumidivo un poco le labbra e capivo che avevo solo voglia di te: di guardarti, di parlarti, di stringerti a me e di amarti.

Ho dovuto aspettare duecentosettantasette

giorni e prendere sedici chili, ma poi sei arrivata, come un dono, pochi giorni dopo Natale. Avevi una piccola macchia, a forma di luna piena e color del mascarpone, sul polso sinistro. Ti ho chiamata Luce.

Q.B.A volte capita di aggiungere un ingrediente che, invece di dare sapore, stona e basta. Piccoli errori, insomma, che si trasformano in veri e propri orrori, come aggiungere un apostrofo dove proprio non va. Infatti, qual è, qual era etc. non lo vogliono!

*Giornalista pubblicista, collaboratrice del settimanale Io Donna e scrittrice, ha esordito in narrativa con il romanzo “Sonni Profondi” (Ed. Mercurio, 2010). Il suo secondo lavoro “Al di là dell’attimo” è uscito a dicembre 2012 per Conti Editore.

Ama il risotto, la pizza, il caffè e i confetti di menta e liquirizia.

Scrivetele a: [email protected]

V O G L I A D I T Edi Greta M. Baccini*

Rubrica <<Il Gusto delle Parole>>

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La primavera è tornata e tante sono le oc-casioni di stare all’aperto. Si preparano i cesti per il pic-nic, si respira aria pulita e tiepida in mezzo ai prati. Ecco un’idea di gustose ricette che si possono preparare per le nostre giornate spensierate.

A cura di Tiziana

I l cest i n o p i cn ik

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La primavera è tornata e tante sono le oc-casioni di stare all’aperto. Si preparano i cesti per il pic-nic, si respira aria pulita e tiepida in mezzo ai prati. Ecco un’idea di gustose ricette che si possono preparare per le nostre giornate spensierate.

A cura di Tiziana

I l cest i n o p i cn ik

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Per il pane

Con questa dose si ottengono 3 filoncini di circa 20 cm

300 gr di farina multicereali30 gr di crusca d’avena100 gr di farina integrale

15 gr di lievito di birra130 ml di acqua

130 ml di latte fresco30 gr di olio extravergine di oliva

12 gr di sale fino1 pizzico di zucchero

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida.Riunite tutte le farine, aggiungete l’olio, il sale e lo zucchero, il latte tiepido e l’acqua col lievito, amalgamate bene impastando per una decina di minuti. Mettete l’impasto in uan ciotola ricoperta con un canovaccio umido e fate lievitare circa 1 ora e mezza.Riprendete l’impasto e fate delle pieghe ovvero prendete un “lato” e ripiegatelo al centro del panetto, fate in questo modo per due giri.Rimetterete e a lievitare per un’altra ora.Dividete l’impasto in tre parti uguali e formate dei filoncini lunghi 15 cm. Lasciate lievitare coperti da un canovaccio per un’ora. Cuocete a 190° per 40-45 minuti.

Per il patè di pollo light

per circa 20 crostini2 anche di pollo (400 gr senza pelle e ossa)

300 gr di ricottapepe rosa

20 gr di burro2 foglie di salvia

1 rametto di maggiorana1 spicchio d’aglio

marsala secco

Prelevate dalle anche di pollo la pelle e l’osso centrale, tagliatele poi a striscioline. Scaldate in padella il burro e rosolate la carne con uno spicchio d’aglio.

Eliminate l’aglio e sfumate con del marsala secco, meno di ½ bicchiere, lasciate completamente evaporare.

In un mixer mettete la carne, la ricotta, qualche foglia di salvia e maggiorana qualche grano di pepe rosa e salate, frullate tutto fino a ottenere un composto omogeneo.

Conservate in frigorifero fino al momento di consumarlo.

CROSTINI DI CEREALI CON PATE’ LIGHT DI POLLO

A cura di Tiziana

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Per il pane

Con questa dose si ottengono 3 filoncini di circa 20 cm

300 gr di farina multicereali30 gr di crusca d’avena100 gr di farina integrale

15 gr di lievito di birra130 ml di acqua

130 ml di latte fresco30 gr di olio extravergine di oliva

12 gr di sale fino1 pizzico di zucchero

Sciogliete il lievito di birra nell’acqua tiepida.Riunite tutte le farine, aggiungete l’olio, il sale e lo zucchero, il latte tiepido e l’acqua col lievito, amalgamate bene impastando per una decina di minuti. Mettete l’impasto in uan ciotola ricoperta con un canovaccio umido e fate lievitare circa 1 ora e mezza.Riprendete l’impasto e fate delle pieghe ovvero prendete un “lato” e ripiegatelo al centro del panetto, fate in questo modo per due giri.Rimetterete e a lievitare per un’altra ora.Dividete l’impasto in tre parti uguali e formate dei filoncini lunghi 15 cm. Lasciate lievitare coperti da un canovaccio per un’ora. Cuocete a 190° per 40-45 minuti.

Per il patè di pollo light

per circa 20 crostini2 anche di pollo (400 gr senza pelle e ossa)

300 gr di ricottapepe rosa

20 gr di burro2 foglie di salvia

1 rametto di maggiorana1 spicchio d’aglio

marsala secco

Prelevate dalle anche di pollo la pelle e l’osso centrale, tagliatele poi a striscioline. Scaldate in padella il burro e rosolate la carne con uno spicchio d’aglio.

Eliminate l’aglio e sfumate con del marsala secco, meno di ½ bicchiere, lasciate completamente evaporare.

In un mixer mettete la carne, la ricotta, qualche foglia di salvia e maggiorana qualche grano di pepe rosa e salate, frullate tutto fino a ottenere un composto omogeneo.

Conservate in frigorifero fino al momento di consumarlo.

CROSTINI DI CEREALI CON PATE’ LIGHT DI POLLO

A cura di Tiziana

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CUBOTTI SOFFICI AL CAFFE’ E NOCI

PER UNA TAGIATELLA 20X20:

40 gr caffè espresso2 gr di caffè solubile110 gr di latte fresco130 gr di burro180 gr di zucchero2 uova200 gr di farina 00½ cucchiaino di lievito½ cucchiaino di bicarbonato1 pizzico di sale fino40 gr di noci

PREPARAZIONE:

Fate sciogliere, nel caffè caldo, il caffè solubile poi unitelo al latte.Montate il burro con lo zucchero finchè non si formerà un composto spumoso, unite le uova una alla volta facendole ben incorporare all’impasto.Unite poco alla volta la farina setacciata con il lievito il bicarbonato e il sale, mescolate bene e unite il latte col caffè, quando avrete formato un’ impasto omogeneo unite le noci che avrete tagliato grossolanamente.Imburrate una teglia da 20x20 e cuocete a 180° per circa 30-35 minuti, fate la prova stecchino. Lasciate raffreddare e tagliate a cubetti.

A cura di Tiziana

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CUBOTTI SOFFICI AL CAFFE’ E NOCI

PER UNA TAGIATELLA 20X20:

40 gr caffè espresso2 gr di caffè solubile110 gr di latte fresco130 gr di burro180 gr di zucchero2 uova200 gr di farina 00½ cucchiaino di lievito½ cucchiaino di bicarbonato1 pizzico di sale fino40 gr di noci

PREPARAZIONE:

Fate sciogliere, nel caffè caldo, il caffè solubile poi unitelo al latte.Montate il burro con lo zucchero finchè non si formerà un composto spumoso, unite le uova una alla volta facendole ben incorporare all’impasto.Unite poco alla volta la farina setacciata con il lievito il bicarbonato e il sale, mescolate bene e unite il latte col caffè, quando avrete formato un’ impasto omogeneo unite le noci che avrete tagliato grossolanamente.Imburrate una teglia da 20x20 e cuocete a 180° per circa 30-35 minuti, fate la prova stecchino. Lasciate raffreddare e tagliate a cubetti.

A cura di Tiziana

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BISCOTTI SALATI AI SEMI OLIVE E POMODORINI SECCHI

INGREDIENTI:

2 uova

150 gr di farina 00

30 gr di parmigiano

60 gr di mandorle

30 gr di arachidi salati

4 pomodorini secchi

10-12 olive verdi denocciolate

½ cucchiaino di lievito per dolci

un pizzico di bicarbonato

1 cucchiaino raso di sale

1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva

1 cucchiaio di semi di lino

1 cucchiaio di semi di sesamo

PREPARAZIONE:Mettete le mandorle su una teglia e passatele qualche minuto in forno per farle leggermente tostare.

Su un tagliere disponete il parmigiano e la farina setacciata con il lievito, il sale e il bicarbonato formate un buco al centro e mettetevi le uova e l’olio extravergine d’oliva, iniziate ad impastare.

Unite i semi, pomodorini e olive tagliati a piccoli pezzi e le mandorle e le arachidi tagliati grossolanamente. Amalgamate il tutto in modo uniforme e formate due filoncini lunghi circa 25 cm.

Scaldate il forno a 190° e cuoceteli circa 18-20 minuti, togliete dal forno, lasciate riposare pochi minuti poi tagliate i filoncini in modo obliquo ricavando dei biscotti da 1,5 cm di spessore, rimetteteli in forno per circa 7-8 minuti. Lasciate raffreddare.

A cura di Tiziana

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BISCOTTI SALATI AI SEMI OLIVE E POMODORINI SECCHI

INGREDIENTI:

2 uova

150 gr di farina 00

30 gr di parmigiano

60 gr di mandorle

30 gr di arachidi salati

4 pomodorini secchi

10-12 olive verdi denocciolate

½ cucchiaino di lievito per dolci

un pizzico di bicarbonato

1 cucchiaino raso di sale

1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva

1 cucchiaio di semi di lino

1 cucchiaio di semi di sesamo

PREPARAZIONE:Mettete le mandorle su una teglia e passatele qualche minuto in forno per farle leggermente tostare.

Su un tagliere disponete il parmigiano e la farina setacciata con il lievito, il sale e il bicarbonato formate un buco al centro e mettetevi le uova e l’olio extravergine d’oliva, iniziate ad impastare.

Unite i semi, pomodorini e olive tagliati a piccoli pezzi e le mandorle e le arachidi tagliati grossolanamente. Amalgamate il tutto in modo uniforme e formate due filoncini lunghi circa 25 cm.

Scaldate il forno a 190° e cuoceteli circa 18-20 minuti, togliete dal forno, lasciate riposare pochi minuti poi tagliate i filoncini in modo obliquo ricavando dei biscotti da 1,5 cm di spessore, rimetteteli in forno per circa 7-8 minuti. Lasciate raffreddare.

A cura di Tiziana

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La c uc i n a vega n Stile di vita, moda, scelta etica, spirituale o salutista....l’alimentazione vegan è questo e molto, molto di più. Oggi come oggi, sono in numero sempre maggiore le persone che scelgono di alimentarsi in questa maniera, dando corpo a quella che potremmo definire una vera e propria rivoluzione alimentare, che vediamo quotidianamente sotto i nostri occhi. Infatti, se fino a qualche anno fa, parlare di tofu o latti vegetali sembrava qualcosa di incomprensibile ai più, ai giorni nostri questi prodotti stanno acquisendo spazi sempre maggiori anche nella grande distribuzione, proprio come risposta ad una domanda in continua crescita. Al di là però di tutte le definizioni che ci possono essere, che cosa mangia e che cosa rifiuta una persona che ha scelto di nutrirsi in maniera vegan? Essenzialmente esclude tutti i prodotti di origine animale, quindi se un vegetariano non consuma carne e pesce, un vegan nella sua dieta non contempla neanche latticini, uova e miele. Di primo acchito viene da pensare...e quindi che cosa mangia, solo insalata? Assolutamente no! Il mondo vegetale è talmente vario e ricco di sapori che, quelle che inizialmente possono essere viste come rinunce, in realtà sono occasioni per scoprire e sperimentare una cucina sana, colorata, etica, ecologica, ma soprattutto, buona. Sono tantissimi i prodotti di origine animale che possono essere sostituiti da quelli vegetali, anche se, in realtà, la sostituzione non è affatto indispensabile, se non magari per cercare di riprodurre piatti tradizionali che fanno parte del nostro bagaglio culturale-emotivo e che, in un modo o nell’altro, ci porteremo dietro tutta la vita. Il grande vantaggio della cucina vegan però sta proprio nel suo aprirsi a culture gastronomiche lontane e, contemporaneamente, nel ricercare le nostre ricette mediterranee autentiche, vegan da sempre (un piatto che vale per tutti in questo senso può essere la classica pasta e fagioli). Dunque sulla nostra tavola ci sono e si mescolano tra loro alimenti genuini come legumi, cereali, frutta secca, semi oleaginosi, alghe, frutta e verdura, spezie...ingredienti alla portata di tutti che si mescolano ad altri più sconosciuti a noi europei, ma non indispensabili, come tofu e seitan. Mentirei se vi dicessi che ho mai percepito la scelta vegan come una rinuncia, è proprio da essa che è nata la mia passione per la cucina. Spero proprio di riuscire a trasmetterla anche a voi, attraverso queste ricette prive di qualsiasi ingrediente animale, ma ricche di gusto. Magari rimarrete sorpresi nello scoprire che si può fare una sfoglia senza uova e dei dolci senza burro, ma perché non provare almeno una volta? Come ha scritto Tom Regan, «la vera sorpresa vegana non consiste nel solito cibo a cui rinunciamo, ma in quello nuovo e meraviglioso che scopriamo». Una buona forchetta come me non può che condividere a pieno queste parole!

Katiuscia

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La c uc i n a vega n Stile di vita, moda, scelta etica, spirituale o salutista....l’alimentazione vegan è questo e molto, molto di più. Oggi come oggi, sono in numero sempre maggiore le persone che scelgono di alimentarsi in questa maniera, dando corpo a quella che potremmo definire una vera e propria rivoluzione alimentare, che vediamo quotidianamente sotto i nostri occhi. Infatti, se fino a qualche anno fa, parlare di tofu o latti vegetali sembrava qualcosa di incomprensibile ai più, ai giorni nostri questi prodotti stanno acquisendo spazi sempre maggiori anche nella grande distribuzione, proprio come risposta ad una domanda in continua crescita. Al di là però di tutte le definizioni che ci possono essere, che cosa mangia e che cosa rifiuta una persona che ha scelto di nutrirsi in maniera vegan? Essenzialmente esclude tutti i prodotti di origine animale, quindi se un vegetariano non consuma carne e pesce, un vegan nella sua dieta non contempla neanche latticini, uova e miele. Di primo acchito viene da pensare...e quindi che cosa mangia, solo insalata? Assolutamente no! Il mondo vegetale è talmente vario e ricco di sapori che, quelle che inizialmente possono essere viste come rinunce, in realtà sono occasioni per scoprire e sperimentare una cucina sana, colorata, etica, ecologica, ma soprattutto, buona. Sono tantissimi i prodotti di origine animale che possono essere sostituiti da quelli vegetali, anche se, in realtà, la sostituzione non è affatto indispensabile, se non magari per cercare di riprodurre piatti tradizionali che fanno parte del nostro bagaglio culturale-emotivo e che, in un modo o nell’altro, ci porteremo dietro tutta la vita. Il grande vantaggio della cucina vegan però sta proprio nel suo aprirsi a culture gastronomiche lontane e, contemporaneamente, nel ricercare le nostre ricette mediterranee autentiche, vegan da sempre (un piatto che vale per tutti in questo senso può essere la classica pasta e fagioli). Dunque sulla nostra tavola ci sono e si mescolano tra loro alimenti genuini come legumi, cereali, frutta secca, semi oleaginosi, alghe, frutta e verdura, spezie...ingredienti alla portata di tutti che si mescolano ad altri più sconosciuti a noi europei, ma non indispensabili, come tofu e seitan. Mentirei se vi dicessi che ho mai percepito la scelta vegan come una rinuncia, è proprio da essa che è nata la mia passione per la cucina. Spero proprio di riuscire a trasmetterla anche a voi, attraverso queste ricette prive di qualsiasi ingrediente animale, ma ricche di gusto. Magari rimarrete sorpresi nello scoprire che si può fare una sfoglia senza uova e dei dolci senza burro, ma perché non provare almeno una volta? Come ha scritto Tom Regan, «la vera sorpresa vegana non consiste nel solito cibo a cui rinunciamo, ma in quello nuovo e meraviglioso che scopriamo». Una buona forchetta come me non può che condividere a pieno queste parole!

Katiuscia

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A cura di KatiusciaINGREDIENTI PER 3 PERSONE

(50 RAVIOLINI CIRCA):

300 gr semola di grano duro rimacinata fine 1/2 cucchiaino di curcuma

1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva acqua bollente q.b.

360 gr tofu al naturale 60 gr anacardi al naturale, non tostati né salati

½ cucchiaino di sale 2 cucchiai lievito alimentare in scaglie

20 gr foglie di basilico 20 gr erba cipollina

20 gr foglie di prezzemolo pepe, noce moscata

4-5 cucchiai olio extra vergine di oliva una decina di foglie di salvia

semi di papavero q.b.

PROCEDIMENTO: Su una spianatoia stendiamo a fontana la farina con la curcuma, versiamo al centro il cucchiaio d’olio e iniziamo ad aggiungere l’acqua bollente, impastando all’inizio con una forchetta e poi con le mani (stando attente a non bruciarci). Continuiamo ad impastare e ad aggiungere acqua finché non si crea un composto omogeneo e liscio, una volta ottenutolo lavoriamo la pasta per 10 minuti, poi formiamo un panetto, avvolgiamolo nella pellicola per alimenti e lasciamolo riposare per almeno 30 minuti. Intanto in un robot da cucina posizioniamo gli anacardi, il sale e il lievito alimentare. Frulliamo prima a velocità ridotta e poi sempre più forte fino a ridurre il tutto in polvere. Aggiungiamo il tofu spezzettato, le foglie di basilico, di prezzemolo e l’erba cipollina precedentemente tagliata a pezzetti. Frulliamo nuovamente. Se notiamo che il composto è troppo sodo aggiungiamo 1 cucchiaio di acqua. Pepiamo e aggiungiamo noce moscata a piacere. Riprendiamo il nostro impasto e incominciamo a tirare la sfoglia fino a raggiungere lo spessore di 2-3 mm. Dividiamola a metà con una linea immaginaria e disponiamo in una metà quenelle di impasto, prelevate con un cucchiaino, distanziate l’una dall’altra di almeno un dito. Concluso il ripieno pieghiamo la metà della sfoglia inutilizzata sull’altra. Passiamo un dito lungo tutti i bordi e fra le porzioni di impasto, in modo da togliere ogni bolla d’aria. Con un coltello affilato ritagliamo i nostri ravioli a forma quadrata, lasciando una cornice di impasto vuoto attorno al ripieno. Schiacciamo bene. Appena vengono a galla sono pronti. Scoliamoli con una schiumarola e posizioniamoli direttamente nella padella con l’olio alla salvia, facciamoli saltare delicatamente a fuoco vivace. . Impiattiamo e aggiungiamo ½ cucchiaino di semi di papavero per ogni porzione.

Raviolini vegan alle erbe aromatiche

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A cura di KatiusciaINGREDIENTI PER 3 PERSONE

(50 RAVIOLINI CIRCA):

300 gr semola di grano duro rimacinata fine 1/2 cucchiaino di curcuma

1 cucchiaio di olio extra vergine di oliva acqua bollente q.b.

360 gr tofu al naturale 60 gr anacardi al naturale, non tostati né salati

½ cucchiaino di sale 2 cucchiai lievito alimentare in scaglie

20 gr foglie di basilico 20 gr erba cipollina

20 gr foglie di prezzemolo pepe, noce moscata

4-5 cucchiai olio extra vergine di oliva una decina di foglie di salvia

semi di papavero q.b.

PROCEDIMENTO: Su una spianatoia stendiamo a fontana la farina con la curcuma, versiamo al centro il cucchiaio d’olio e iniziamo ad aggiungere l’acqua bollente, impastando all’inizio con una forchetta e poi con le mani (stando attente a non bruciarci). Continuiamo ad impastare e ad aggiungere acqua finché non si crea un composto omogeneo e liscio, una volta ottenutolo lavoriamo la pasta per 10 minuti, poi formiamo un panetto, avvolgiamolo nella pellicola per alimenti e lasciamolo riposare per almeno 30 minuti. Intanto in un robot da cucina posizioniamo gli anacardi, il sale e il lievito alimentare. Frulliamo prima a velocità ridotta e poi sempre più forte fino a ridurre il tutto in polvere. Aggiungiamo il tofu spezzettato, le foglie di basilico, di prezzemolo e l’erba cipollina precedentemente tagliata a pezzetti. Frulliamo nuovamente. Se notiamo che il composto è troppo sodo aggiungiamo 1 cucchiaio di acqua. Pepiamo e aggiungiamo noce moscata a piacere. Riprendiamo il nostro impasto e incominciamo a tirare la sfoglia fino a raggiungere lo spessore di 2-3 mm. Dividiamola a metà con una linea immaginaria e disponiamo in una metà quenelle di impasto, prelevate con un cucchiaino, distanziate l’una dall’altra di almeno un dito. Concluso il ripieno pieghiamo la metà della sfoglia inutilizzata sull’altra. Passiamo un dito lungo tutti i bordi e fra le porzioni di impasto, in modo da togliere ogni bolla d’aria. Con un coltello affilato ritagliamo i nostri ravioli a forma quadrata, lasciando una cornice di impasto vuoto attorno al ripieno. Schiacciamo bene. Appena vengono a galla sono pronti. Scoliamoli con una schiumarola e posizioniamoli direttamente nella padella con l’olio alla salvia, facciamoli saltare delicatamente a fuoco vivace. . Impiattiamo e aggiungiamo ½ cucchiaino di semi di papavero per ogni porzione.

Raviolini vegan alle erbe aromatiche

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Cupcakes vegan alla vaniglia

INGREDIENTI PER 8 CUPCAKES:

150 gr farina 00 20 gr amido di mais 5 gr lievito in polvere

½ cucchiaino bicarbonato di sodio ½ cucchiaino sale fino

250 ml latte di soia 80 ml olio di riso

1 cucchiaino aceto di mele 120 gr zucchero di canna chiaro

15 ml estratto di vaniglia Per il frosting:

250 gr yogurt di soia naturale 1 cucchiaio panna di soia da cucina

100 gr cioccolato bianco di soia, vegan 2 cucchiai zucchero a velo vanigliato perle di zucchero per la decorazione

PROCEDIMENTO: Come prima cosa preriscaldiamo il forno a 180°.Uniamo in una brocca il latte di soia assieme all’aceto e lasciamo riposare; si formerà una sorta di cagliatura, del tutto normale.In una ciotola setacciamo insieme la farina, l’amido, il lievito, il bicarbonato e il sale.In un’altra ciotola più capiente uniamo l’olio, l’estratto di vaniglia, lo zucchero e la miscela di latte e aceto. Mescoliamo.Aggiungiamo gli ingredienti secchi nei liquidi, mescoliamo poco e velocemente con una frusta: l’impasto non deve risultare troppo omogeneo.Versiamo il composto in otto stampi da muffins, untio ricoperti con pirottini di carta, fino a riempirli per ¾.Facciamocuocere per 20 minuti e comunque finché uno stecchino conficcatoalcentrononnerisultapulitoProcedimentoperilfrosting: Il giorno prima posizioniamo lo yogurt in un tovagliolo pulito, chiudiamo a fagotto, appoggiamo su di un colino a maglie fitte e posizioniamolo a colare sopra ad una ciotola per 24 ore (così perderà tutto il siero). Il giorno dopo uniamo lo yogurt colato alla panna di soia e allo zucchero a velo, mescoliamo In un pentolino sciogliamo a bagnomaria il cioccolato di soia, quando è pronto uniamolo delicatamente allo yogurt e mescoliamo. Facciamo riposare in frigo per 20-30 minuti e decoriamo i nostri cupcakes con l’aiuto di una sac à poche. Se vogliamo, guarniamo con perle di zucchero . .

A cura di Katiuscia

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Cupcakes vegan alla vaniglia

INGREDIENTI PER 8 CUPCAKES:

150 gr farina 00 20 gr amido di mais 5 gr lievito in polvere

½ cucchiaino bicarbonato di sodio ½ cucchiaino sale fino

250 ml latte di soia 80 ml olio di riso

1 cucchiaino aceto di mele 120 gr zucchero di canna chiaro

15 ml estratto di vaniglia Per il frosting:

250 gr yogurt di soia naturale 1 cucchiaio panna di soia da cucina

100 gr cioccolato bianco di soia, vegan 2 cucchiai zucchero a velo vanigliato perle di zucchero per la decorazione

PROCEDIMENTO: Come prima cosa preriscaldiamo il forno a 180°.Uniamo in una brocca il latte di soia assieme all’aceto e lasciamo riposare; si formerà una sorta di cagliatura, del tutto normale.In una ciotola setacciamo insieme la farina, l’amido, il lievito, il bicarbonato e il sale.In un’altra ciotola più capiente uniamo l’olio, l’estratto di vaniglia, lo zucchero e la miscela di latte e aceto. Mescoliamo.Aggiungiamo gli ingredienti secchi nei liquidi, mescoliamo poco e velocemente con una frusta: l’impasto non deve risultare troppo omogeneo.Versiamo il composto in otto stampi da muffins, untio ricoperti con pirottini di carta, fino a riempirli per ¾.Facciamocuocere per 20 minuti e comunque finché uno stecchino conficcatoalcentrononnerisultapulitoProcedimentoperilfrosting: Il giorno prima posizioniamo lo yogurt in un tovagliolo pulito, chiudiamo a fagotto, appoggiamo su di un colino a maglie fitte e posizioniamolo a colare sopra ad una ciotola per 24 ore (così perderà tutto il siero). Il giorno dopo uniamo lo yogurt colato alla panna di soia e allo zucchero a velo, mescoliamo In un pentolino sciogliamo a bagnomaria il cioccolato di soia, quando è pronto uniamolo delicatamente allo yogurt e mescoliamo. Facciamo riposare in frigo per 20-30 minuti e decoriamo i nostri cupcakes con l’aiuto di una sac à poche. Se vogliamo, guarniamo con perle di zucchero . .

A cura di Katiuscia

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Ricetta Gluten Free Premessa:

Essere celiaci è una grande scocciatura, diciamolo. Ma se lo si è, non ci si può fare niente e allora è meglio conviverci e cercare di viverci bene. Soprattutto è una grande scocciatura quando si va fuori a mangiare... Perché il glutine, non è contenuto solo nella pasta e nel pane, ma, ahimè, è nascosto in una serie di cibi insospettabili, sotto forma di addensante... Come se non bastasse, si aggiunge anche il problema delle contaminazioni, che non è roba da poco...

Ovvio che questa situazione getta nella prostrazione ogni celiaco e, soprattutto, chi lo deve invitare.

Per questo motivo, soprattutto per i neofiti, e per chi non ha dimestichezza con la cucina, io consiglio sempre di pensare ad un menù interamente senza glutine per tutti gli ospiti e soprattutto, che sia naturalmente senza glutine, cioè a base di ingredienti che nascono già senza glutine.

Consiglio sempre di non fare un doppio menù, soprattutto perché chi non è abituato, può facilmente cadere in errore e mescolare per sbaglio una pasta senza glutine, con lo stesso cucchiaio con cui avrete mescolata quella col glutine e la contaminazione è assicurata e il vostro ospite starà male... Se invece prevedete un risotto, una insalata di riso, una polenta, andrà bene per tutti e non cadrete in errore sicuramente.

Brevemente, questa volta, vi dirò quali sono i cereali consentiti. Vi guiderò piano piano all’argomento, in maniera tale da darvi il tempo di metabolizzare e imparare.

Vediamo subito quali sono i cereali proibiti:

Grano

Orzo

Segale

Kamut

Triticale

Avena

(anche se questo meriterebbe un discorso a parte, in ogni caso per adesso, in Italia, non è consentita e ciò ci basti...)

Spelta

Quindi tutti i cibi realizzati con questi cereali o che contengono questi cereali, sono proibiti per i celiaci.

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Ricetta Gluten Free Premessa:

Essere celiaci è una grande scocciatura, diciamolo. Ma se lo si è, non ci si può fare niente e allora è meglio conviverci e cercare di viverci bene. Soprattutto è una grande scocciatura quando si va fuori a mangiare... Perché il glutine, non è contenuto solo nella pasta e nel pane, ma, ahimè, è nascosto in una serie di cibi insospettabili, sotto forma di addensante... Come se non bastasse, si aggiunge anche il problema delle contaminazioni, che non è roba da poco...

Ovvio che questa situazione getta nella prostrazione ogni celiaco e, soprattutto, chi lo deve invitare.

Per questo motivo, soprattutto per i neofiti, e per chi non ha dimestichezza con la cucina, io consiglio sempre di pensare ad un menù interamente senza glutine per tutti gli ospiti e soprattutto, che sia naturalmente senza glutine, cioè a base di ingredienti che nascono già senza glutine.

Consiglio sempre di non fare un doppio menù, soprattutto perché chi non è abituato, può facilmente cadere in errore e mescolare per sbaglio una pasta senza glutine, con lo stesso cucchiaio con cui avrete mescolata quella col glutine e la contaminazione è assicurata e il vostro ospite starà male... Se invece prevedete un risotto, una insalata di riso, una polenta, andrà bene per tutti e non cadrete in errore sicuramente.

Brevemente, questa volta, vi dirò quali sono i cereali consentiti. Vi guiderò piano piano all’argomento, in maniera tale da darvi il tempo di metabolizzare e imparare.

Vediamo subito quali sono i cereali proibiti:

Grano

Orzo

Segale

Kamut

Triticale

Avena

(anche se questo meriterebbe un discorso a parte, in ogni caso per adesso, in Italia, non è consentita e ciò ci basti...)

Spelta

Quindi tutti i cibi realizzati con questi cereali o che contengono questi cereali, sono proibiti per i celiaci.

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La ricetta che vi propongo, viene dal medio oriente. In quei paesi si usa molto il riso (permesso ai celiaci) soprattutto il basmati. La Fistuqia è ricetta sconosciuta in Italia, ma molto apprezzata in Olanda, e da quando l’ho provata, ho capito anche perché. Tutti i vostri ospiti saranno felici di assaggiarla e il vostro ospite celiaco non avrà la sensazione di mangiare da solo.

Fistuqia

ovvero

Fave con yogurt

Piatto ispirato da una delle Recipes from Baghdad

Ingredienti:

½ kg di fave sguscite fresche o surgelate

5 dl abbondanti di yogurt

1 uovo

3-4 chucciaini di riso gia cotto o più

2 spicchi d’aglio schiacciati

sale

pepe

2 chucchiaini di menta fresca (facoltativo)

Preparazione:

Fate lassare le fave in acqua salata finchè saranno morbide, poi scolatele. Battete l’uovo con lo yogurt, in modo che quest’ultimo cuocendo non si coaguli, e versate il tutto sulle fave. Unite riso, aglio, sale e pepe, e fate cuocere per 10 minuti. Servitele calde o fredde spolverizzando con la menta, se vi piace.

A cura di Stefania Oliveri

F i s t u q u i a

Piatto Medio-Orientale con una storia che affonda le radici lon-tano nel tempo, fascinoso e rinfrescato dalle foglie di menta. A parere nostro si lega bene con un vino molto particolare, quale un Retsina dell’Isola di Cipro, vino resinato, bianco, secco che si ottiene aggiungendo al mosto, resina di pino marittimo. Ne deriva un sapore unico e inconfondibile. Al palato sviluppa note legnose di bosco e tannini leggeri come la seta.

Luca e Sabrina

Quali sono invece quelli consentiti? Altrettanti e anche abbastanza famosetti:

Riso

Mais

Grano saraceno

Quinoa

Amaranto

Miglio

Patata

(sebbene non sia un cereale, lo metto qui perché abbiamo la fecola di patate che è molto usata come farina sostitutiva)

Manioca

Tapioca

La cosa migliore quando si ha un celiaco a cena, è decidere di fare un intero menù gluten free. Voi non vi stresserete a fare doppie pietanze e il vostro ospite celiaco non si sentirà a disagio per avervi costretto a cucinare due volte e soprattutto non si sentirà diverso da tutti gli altri commensali.

Decidete di fare un primo per tutti uguale, che sia a base di riso, di polenta, di grano saraceno, di miglio, poco importa, se la qualità e la bontà della vostra ricetta sarà per tutti eccellente.

Ecco un esempio di un primo che piacerà a tutti e soddisferà, sicuramente tutti i palati, con un tocco esotico.

Page 31: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

La ricetta che vi propongo, viene dal medio oriente. In quei paesi si usa molto il riso (permesso ai celiaci) soprattutto il basmati. La Fistuqia è ricetta sconosciuta in Italia, ma molto apprezzata in Olanda, e da quando l’ho provata, ho capito anche perché. Tutti i vostri ospiti saranno felici di assaggiarla e il vostro ospite celiaco non avrà la sensazione di mangiare da solo.

Fistuqia

ovvero

Fave con yogurt

Piatto ispirato da una delle Recipes from Baghdad

Ingredienti:

½ kg di fave sguscite fresche o surgelate

5 dl abbondanti di yogurt

1 uovo

3-4 chucciaini di riso gia cotto o più

2 spicchi d’aglio schiacciati

sale

pepe

2 chucchiaini di menta fresca (facoltativo)

Preparazione:

Fate lassare le fave in acqua salata finchè saranno morbide, poi scolatele. Battete l’uovo con lo yogurt, in modo che quest’ultimo cuocendo non si coaguli, e versate il tutto sulle fave. Unite riso, aglio, sale e pepe, e fate cuocere per 10 minuti. Servitele calde o fredde spolverizzando con la menta, se vi piace.

A cura di Stefania Oliveri

F i s t u q u i a

Piatto Medio-Orientale con una storia che affonda le radici lon-tano nel tempo, fascinoso e rinfrescato dalle foglie di menta. A parere nostro si lega bene con un vino molto particolare, quale un Retsina dell’Isola di Cipro, vino resinato, bianco, secco che si ottiene aggiungendo al mosto, resina di pino marittimo. Ne deriva un sapore unico e inconfondibile. Al palato sviluppa note legnose di bosco e tannini leggeri come la seta.

Luca e Sabrina

Quali sono invece quelli consentiti? Altrettanti e anche abbastanza famosetti:

Riso

Mais

Grano saraceno

Quinoa

Amaranto

Miglio

Patata

(sebbene non sia un cereale, lo metto qui perché abbiamo la fecola di patate che è molto usata come farina sostitutiva)

Manioca

Tapioca

La cosa migliore quando si ha un celiaco a cena, è decidere di fare un intero menù gluten free. Voi non vi stresserete a fare doppie pietanze e il vostro ospite celiaco non si sentirà a disagio per avervi costretto a cucinare due volte e soprattutto non si sentirà diverso da tutti gli altri commensali.

Decidete di fare un primo per tutti uguale, che sia a base di riso, di polenta, di grano saraceno, di miglio, poco importa, se la qualità e la bontà della vostra ricetta sarà per tutti eccellente.

Ecco un esempio di un primo che piacerà a tutti e soddisferà, sicuramente tutti i palati, con un tocco esotico.

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Capretto in umido alla calabrese

Agnello arrosto al pepe rosa

COSCIOTTO DI AGNELLO ALLE MANDORLE CON PURE’ DI

ASPARAGI

Agnello ai carciofi

Bocconcini ghiotti

Le Cuzzupe32

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Capretto in umido alla calabrese

Agnello arrosto al pepe rosa

COSCIOTTO DI AGNELLO ALLE MANDORLE CON PURE’ DI

ASPARAGI

Agnello ai carciofi

Bocconcini ghiotti

Le Cuzzupe32

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A cura di Teresa

Capretto in umido alla calabrese

Nella tradizione italiana, il capretto e l’agnello sono sem-pre presenti nel menù di Pasqua.

Questa ricetta, tipica della Calabria Jonica, richiede pochis-simi ingredienti ed esalta al massimo il gusto di queste car-ni particolarmente saporite e succulente.

In Calabria la capra è molto utilizzata in cucina: oltre ai clas-sici secondi piatti è famoso anche il ragù, tipico delle mon-tagne calabresi e facile da trovare nei menù dei ristoranti della Sila.

Ingredienti per 6 persone:

1,5 kg di capretto

un bicchiere abbondante di vino bianco

uno spicchio d’aglio

olio evo

sale e pepe nero

Procedimento:

Tagliate il capretto in pezzi facendo attenzione a spezza-re nelle parti cartilaginee in modo da non creare fastidiose schegge.

Lavate accuratamente la carne e mettetela in una pentola ampia senza nient’altro e ponete sul fuoco. Lasciate cuoce-re a fuoco vivo. Vedrete che la carne rilascerà molta acqua. Buttate quest’acqua e, quando non rilascerà ulteriori liquidi, aggiungete olio, uno spicchio d’aglio in camicia, pepe nero e prezzemolo. Fate rosolare fino a farlo diventare rosso, poi abbassate la fiamma, unite un bicchiere d’acqua, coprite e fate cuocere fino a che l’acqua si sarà completamente asciugata.

Salate la carne (vi consiglio di farlo solo ora perché il ca-pretto si restringe molto in cottura e correte il rischio di sa-larlo troppo se lo fate all’inizio) e, infine, sfumate con un bic-chiere abbondante di vino bianco. Fate evaporare e servite.

Page 35: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

A cura di Teresa

Capretto in umido alla calabrese

Nella tradizione italiana, il capretto e l’agnello sono sem-pre presenti nel menù di Pasqua.

Questa ricetta, tipica della Calabria Jonica, richiede pochis-simi ingredienti ed esalta al massimo il gusto di queste car-ni particolarmente saporite e succulente.

In Calabria la capra è molto utilizzata in cucina: oltre ai clas-sici secondi piatti è famoso anche il ragù, tipico delle mon-tagne calabresi e facile da trovare nei menù dei ristoranti della Sila.

Ingredienti per 6 persone:

1,5 kg di capretto

un bicchiere abbondante di vino bianco

uno spicchio d’aglio

olio evo

sale e pepe nero

Procedimento:

Tagliate il capretto in pezzi facendo attenzione a spezza-re nelle parti cartilaginee in modo da non creare fastidiose schegge.

Lavate accuratamente la carne e mettetela in una pentola ampia senza nient’altro e ponete sul fuoco. Lasciate cuoce-re a fuoco vivo. Vedrete che la carne rilascerà molta acqua. Buttate quest’acqua e, quando non rilascerà ulteriori liquidi, aggiungete olio, uno spicchio d’aglio in camicia, pepe nero e prezzemolo. Fate rosolare fino a farlo diventare rosso, poi abbassate la fiamma, unite un bicchiere d’acqua, coprite e fate cuocere fino a che l’acqua si sarà completamente asciugata.

Salate la carne (vi consiglio di farlo solo ora perché il ca-pretto si restringe molto in cottura e correte il rischio di sa-larlo troppo se lo fate all’inizio) e, infine, sfumate con un bic-chiere abbondante di vino bianco. Fate evaporare e servite.

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A cura di Lara Agnello arrosto al pepe rosa

Perché parlando di Agnello si pensa subito alla Pasqua, e perché questa ricetta con il delicato profumo del pepe rosa, il timo e la marinatura al limone copre tutto il forte dell’agnello, lasciandone solo la bontà e la morbidezza della carne.

Per 4 persone:

mezzo carrè di agnello che pesi circa 900 gr

succo di 1 limone

olio evo 3 cucchiai

1 rametto di timo

Pepe rosa in grani, un cucchiaio ca.

Sale q.b.

Preparazione:

Preparate la marinata mischiando in una ciotola sale, olio, li-mone, le foglioline di timo e il pepe rosa, alcuni grani del pepe schiacciateli altri lasciateli interi.

Mettete l’agnello in una rostiera e irroratelo con la marinata, co-prite e mettete in frigo per una notte.

Preriscaldate il forno a 180°, passate la rostiera in forno coperta per circa 1 ora. Tirate fuori, scoperchiate, irrorate con i succhi di cottura e rimettete in forno affinché formi la crosticina che lo ricopre, appena l’avrà fatta giratelo e fatela fare anche dall’altra parte.

Il tempo di cottura totale dovrebbe essere circa un’ora e mez-za, l’agnello sarà cotto e leggermente rosato in centro. La carne morbida e delicatissima.

Page 37: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

A cura di Lara Agnello arrosto al pepe rosa

Perché parlando di Agnello si pensa subito alla Pasqua, e perché questa ricetta con il delicato profumo del pepe rosa, il timo e la marinatura al limone copre tutto il forte dell’agnello, lasciandone solo la bontà e la morbidezza della carne.

Per 4 persone:

mezzo carrè di agnello che pesi circa 900 gr

succo di 1 limone

olio evo 3 cucchiai

1 rametto di timo

Pepe rosa in grani, un cucchiaio ca.

Sale q.b.

Preparazione:

Preparate la marinata mischiando in una ciotola sale, olio, li-mone, le foglioline di timo e il pepe rosa, alcuni grani del pepe schiacciateli altri lasciateli interi.

Mettete l’agnello in una rostiera e irroratelo con la marinata, co-prite e mettete in frigo per una notte.

Preriscaldate il forno a 180°, passate la rostiera in forno coperta per circa 1 ora. Tirate fuori, scoperchiate, irrorate con i succhi di cottura e rimettete in forno affinché formi la crosticina che lo ricopre, appena l’avrà fatta giratelo e fatela fare anche dall’altra parte.

Il tempo di cottura totale dovrebbe essere circa un’ora e mez-za, l’agnello sarà cotto e leggermente rosato in centro. La carne morbida e delicatissima.

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COSCIOTTO DI AGNELLO ALLE MANDORLE CON PURE’ DI ASPARAGI

Ingredienti per l’agnello:

1 cosciotto di agnello di circa 1 kgIl succo di ½ limone Olio extravergine d’oliva3 foglie di alloro3 rametti di mirto3 rametti di rosmarino1 grosso spicchio d’aglio tritatoSale e pepe1 bicchiere di vino bianco secco1 mestolo di brodo vegetale100 gr di mandorle tritate

Ingredienti per il purè di asparagi:

400 gr di patate250 gr di asparagi verdi200 ml di latte70 gr di burro30 gr di Parmigiano Reggiano grattugiatoSale q.b.

Per prima cosa dobbiamo praticare dei tagli sul cosciotto di agnello in modo da permettere al condimento di insaporire al meglio la carne. Adagiamo il nostro cosciotto in una terrina capiente e lo ricopriamo con le erbette aromatiche, con l’aglio tritato, con il succo di limone e con un filo generoso di olio extravergine. Completiamo con una macinata di pepe nero e lasciamo marinare la carne per un’intera notte in frigorifero, coprendola con della pellicola trasparente.Un attimo prima di infornare il cosciotto, lo cospargiamo con le mandorle tritate, facendo in modo che esse aderiscano alla carne.Lo adagiamo in una teglia da forno e lo facciamo cuocere, nel forno preriscaldato, a 180C per circa 1 ora, avendo cura di rigirarlo un paio di volte.

Appena comincerà a rosolare lo irroriamo con il vino bianco e a seguire con il mestolo di brodo vegetale. A cottura ultimata lo togliamo dal forno e lo serviamo caldo irrorandolo con la salsina ottenuta frullando il fondo di cottura. Regoliamo eventualmente di sale.La preparazione del purè è tanto semplice quanto gustosa.Per prima cosa laviamo le patate e le lessiamo con la buccia, adagiandole in una pentola con acqua fredda e facendole bollire per circa 30 minuti. Una volta cotte le sbucciamo e le schiacciamo con lo schiacciapatate. Sistemiamo il composto in un tegame, aggiungendo il burro a pezzetti. Regoliamo di sale e uniamo poco alla volta il latte, continuando a mescolare fino ad ottenere un purè piuttosto denso. Togliamo dal fuoco e aggiungiamo il Parmigiano grattugiato.Nel frattempo laviamo gli asparagi, eliminando le estremità più dure. Adagiamo gli asparagi in una pentola piena per metà di acqua fredda, portiamo ad ebollizione, aggiungiamo un pizzico di sale e facciamo cuocere per circa 15 minuti.Scolati gli asparagi, li frulliamo in modo da ottenere una purea che andremo ad incorporare al nostro purè di patate ancora caldo. Amalgamiamo bene il tutto e il purè è pronto.

A cura di Luca & Sabrina

A cura di Sabrina&Luca

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COSCIOTTO DI AGNELLO ALLE MANDORLE CON PURE’ DI ASPARAGI

Ingredienti per l’agnello:

1 cosciotto di agnello di circa 1 kgIl succo di ½ limone Olio extravergine d’oliva3 foglie di alloro3 rametti di mirto3 rametti di rosmarino1 grosso spicchio d’aglio tritatoSale e pepe1 bicchiere di vino bianco secco1 mestolo di brodo vegetale100 gr di mandorle tritate

Ingredienti per il purè di asparagi:

400 gr di patate250 gr di asparagi verdi200 ml di latte70 gr di burro30 gr di Parmigiano Reggiano grattugiatoSale q.b.

Per prima cosa dobbiamo praticare dei tagli sul cosciotto di agnello in modo da permettere al condimento di insaporire al meglio la carne. Adagiamo il nostro cosciotto in una terrina capiente e lo ricopriamo con le erbette aromatiche, con l’aglio tritato, con il succo di limone e con un filo generoso di olio extravergine. Completiamo con una macinata di pepe nero e lasciamo marinare la carne per un’intera notte in frigorifero, coprendola con della pellicola trasparente.Un attimo prima di infornare il cosciotto, lo cospargiamo con le mandorle tritate, facendo in modo che esse aderiscano alla carne.Lo adagiamo in una teglia da forno e lo facciamo cuocere, nel forno preriscaldato, a 180C per circa 1 ora, avendo cura di rigirarlo un paio di volte.

Appena comincerà a rosolare lo irroriamo con il vino bianco e a seguire con il mestolo di brodo vegetale. A cottura ultimata lo togliamo dal forno e lo serviamo caldo irrorandolo con la salsina ottenuta frullando il fondo di cottura. Regoliamo eventualmente di sale.La preparazione del purè è tanto semplice quanto gustosa.Per prima cosa laviamo le patate e le lessiamo con la buccia, adagiandole in una pentola con acqua fredda e facendole bollire per circa 30 minuti. Una volta cotte le sbucciamo e le schiacciamo con lo schiacciapatate. Sistemiamo il composto in un tegame, aggiungendo il burro a pezzetti. Regoliamo di sale e uniamo poco alla volta il latte, continuando a mescolare fino ad ottenere un purè piuttosto denso. Togliamo dal fuoco e aggiungiamo il Parmigiano grattugiato.Nel frattempo laviamo gli asparagi, eliminando le estremità più dure. Adagiamo gli asparagi in una pentola piena per metà di acqua fredda, portiamo ad ebollizione, aggiungiamo un pizzico di sale e facciamo cuocere per circa 15 minuti.Scolati gli asparagi, li frulliamo in modo da ottenere una purea che andremo ad incorporare al nostro purè di patate ancora caldo. Amalgamiamo bene il tutto e il purè è pronto.

A cura di Luca & Sabrina

A cura di Sabrina&Luca

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A cura di Eleonora

Agnello ai carciofi

ingredienti: (dosi per 2 persone)

400g di agnello tagliato a pezzi5 carciofi1 scalogno3 rametti di rosmarino8 foglie di salvia2 foglie di alloro2 rametti di finocchio selvatico1 spicchio di limone75cl di pinot grigioolio extravergine d’olivasale pepe

procedimento:

versare il vino bianco in una ciotola dai bordi alti conservandone, a parte, mezzo bicchiere per la sfumatura, quindi immergervi i pezzi di agnello e lasciare marinare per 12 ore. Scolare bene la carne, tritare finemente lo scalogno e farlo rosolare in una casseruola con un fondo d’olio d’oliva; poi aggiungere l’agnello facendo insaporire bene ciascun pezzo su ogni lato, salare, pepare e sfumare con il pinot grigio tenuto da parte precedentemente.Legare gli odori con dello spago alimentare, in modo da creare una sfera, metterla in pentola con l’agnello e coprire con un coperchio; cuocere a fiamma dolce.Lavare e mondare i carciofi, tagliarli longitudinalmente a fette sottili e irrorarli con il succo di limone.A metà cottura eliminare gli odori, unire la metà dei carciofi alla carne, aggiustare di sale, di pepe e ultimare la cottura a pentola coperta.In un’altra padella, cuocere i restanti carciofi con sei o sette cucchiai d’olio, sale e pepe.Impiattare l’agnello con i carciofi disponendo, sopra la carne, quelli cotti separatamente.

Page 41: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

A cura di Eleonora

Agnello ai carciofi

ingredienti: (dosi per 2 persone)

400g di agnello tagliato a pezzi5 carciofi1 scalogno3 rametti di rosmarino8 foglie di salvia2 foglie di alloro2 rametti di finocchio selvatico1 spicchio di limone75cl di pinot grigioolio extravergine d’olivasale pepe

procedimento:

versare il vino bianco in una ciotola dai bordi alti conservandone, a parte, mezzo bicchiere per la sfumatura, quindi immergervi i pezzi di agnello e lasciare marinare per 12 ore. Scolare bene la carne, tritare finemente lo scalogno e farlo rosolare in una casseruola con un fondo d’olio d’oliva; poi aggiungere l’agnello facendo insaporire bene ciascun pezzo su ogni lato, salare, pepare e sfumare con il pinot grigio tenuto da parte precedentemente.Legare gli odori con dello spago alimentare, in modo da creare una sfera, metterla in pentola con l’agnello e coprire con un coperchio; cuocere a fiamma dolce.Lavare e mondare i carciofi, tagliarli longitudinalmente a fette sottili e irrorarli con il succo di limone.A metà cottura eliminare gli odori, unire la metà dei carciofi alla carne, aggiustare di sale, di pepe e ultimare la cottura a pentola coperta.In un’altra padella, cuocere i restanti carciofi con sei o sette cucchiai d’olio, sale e pepe.Impiattare l’agnello con i carciofi disponendo, sopra la carne, quelli cotti separatamente.

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A cura di Eleonora Bocconcini ghiotti

ingredienti: (dosi per 2 persone)

11 bocconcini disossati di carne di agnello11 fette di prosciutto crudo stagionatofarina tipo “00” q. b.2 cucchiai di yogurt bianco intero1 tuorlo d’uovo50 cl di vino bianco secco50 g di burro1 scalogno1 foglia di alloro4 foglie di salvia1 ciuffo di finocchio selvaticosalepepe

procedimento:

marinare i bocconcini di agnello, per una notte, immersi nel vino bianco. Scolare bene la carne, infarinarla e avvolgere ogni pezzettino con una fetta di prosciutto privata del grasso; legare quindi ogni bocconcino con dello spago da cucina.Far dorare in una padella lo scalogno tritato con il burro, l’alloro e la salvia, poi rosolare la carne a fuoco basso, facendola insaporire uniformemente.Amalgamare, a freddo, lo yogurt all’uovo, salare, pepare e versare il composto cremoso in una padella; a questo punto, trasferitevi i bocconcini privati degli odori e fate cuocere fino a quando la salsa non si sarà rassodata. Eliminare lo spago e ultimare con una presa di finocchio selvatico tritato.

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A cura di Eleonora Bocconcini ghiotti

ingredienti: (dosi per 2 persone)

11 bocconcini disossati di carne di agnello11 fette di prosciutto crudo stagionatofarina tipo “00” q. b.2 cucchiai di yogurt bianco intero1 tuorlo d’uovo50 cl di vino bianco secco50 g di burro1 scalogno1 foglia di alloro4 foglie di salvia1 ciuffo di finocchio selvaticosalepepe

procedimento:

marinare i bocconcini di agnello, per una notte, immersi nel vino bianco. Scolare bene la carne, infarinarla e avvolgere ogni pezzettino con una fetta di prosciutto privata del grasso; legare quindi ogni bocconcino con dello spago da cucina.Far dorare in una padella lo scalogno tritato con il burro, l’alloro e la salvia, poi rosolare la carne a fuoco basso, facendola insaporire uniformemente.Amalgamare, a freddo, lo yogurt all’uovo, salare, pepare e versare il composto cremoso in una padella; a questo punto, trasferitevi i bocconcini privati degli odori e fate cuocere fino a quando la salsa non si sarà rassodata. Eliminare lo spago e ultimare con una presa di finocchio selvatico tritato.

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A cura di Teresa Le Cuzzupe

In Calabria i dolci di Pasqua non prevedono il cioccolato, ma al contrario sono dolci realizzati con ingredienti poveri, solitamente simili alla pasta frolla. Nella tradizione le cuzzupe sono decorate con le uova in segno di prosperità e ricchezza e, proprio per buon auspicio, nelle famiglie si prepara una cuzzupa per ogni membro della famiglia. Con il termine cuzzupa si identificano dolci diversi per ogni provincia: la ricetta che trovate di seguito è tipica di Crotone, cittadina di mare che sente forte le tradizioni della vicina montagna.

Ingredienti per 4 cuzzupe:

1kg di farina250 gr di burro, margarina e strutto (un po’ di ognuno)200 gr di zucchero7 uova (4 tuorli e 3 uova intere)2 bustine di lievitoScorza grattugiata di un limone

Per la glassa reale:

2 albumi250 gr di zucchero circa (bisogna andare un po’ ad occhio)15-20 gocce di limone (un po’ più della classica glassa reale)

Per decorare:

Uova sodeCodette colorate

Procedimento:

Impastare tutti gli ingredienti a mano o con

l’aiuto di una planetaria, fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.Spostate l’impasto su una spianatoia e formate dei salsicciotti di 5-7 cm di spessore a seconda della dimensione della cuzzupa che volete ottenere. Formate le cuzzupe dando la forma che preferite, solitamente ciambella del diametro di circa 20 cm o treccia. Se desiderate, incastrate qualche uovo nell’impasto per decorare, e disponetele su una teglia ricoperta di carta da forno ad una certa distanza l’una dall’altra. Fate cuocere in forno a 200° per 5 minuti, poi abbassare a 180° per altri 15-20 minuti. Fate la prova stecchino e se asciutto, sono pronte.Attenzione a non farle cuocere troppo, altrimenti correrete il rischio di ottenere delle cuzzupe molto dure.

Per la glassa:

Quando le cuzzupe sono in forno iniziate a preparare la glassa.

Con una frusta elettrica montate gli albumi e, man mano, unite un paio di cucchiai di zucchero per volta.

Quando la glassa sarà bella lucida e ben soda, unite il limone. Montate ancora per qualche minuto e, quando le cuzzupe sono pronte, decoratele con la glassa

Attenzione, la glassa si indurisce facilmente, per cui dovrete usarla entro una quindicina di minuti.

Ricoprite ogni cuzzupa con la glassa e cospargere sopra le codette colorate. Lasciate asciugare per diverse ore, finché la glassa sarà completamente asciutta, prima di servire.

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A cura di Teresa Le Cuzzupe

In Calabria i dolci di Pasqua non prevedono il cioccolato, ma al contrario sono dolci realizzati con ingredienti poveri, solitamente simili alla pasta frolla. Nella tradizione le cuzzupe sono decorate con le uova in segno di prosperità e ricchezza e, proprio per buon auspicio, nelle famiglie si prepara una cuzzupa per ogni membro della famiglia. Con il termine cuzzupa si identificano dolci diversi per ogni provincia: la ricetta che trovate di seguito è tipica di Crotone, cittadina di mare che sente forte le tradizioni della vicina montagna.

Ingredienti per 4 cuzzupe:

1kg di farina250 gr di burro, margarina e strutto (un po’ di ognuno)200 gr di zucchero7 uova (4 tuorli e 3 uova intere)2 bustine di lievitoScorza grattugiata di un limone

Per la glassa reale:

2 albumi250 gr di zucchero circa (bisogna andare un po’ ad occhio)15-20 gocce di limone (un po’ più della classica glassa reale)

Per decorare:

Uova sodeCodette colorate

Procedimento:

Impastare tutti gli ingredienti a mano o con

l’aiuto di una planetaria, fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo.Spostate l’impasto su una spianatoia e formate dei salsicciotti di 5-7 cm di spessore a seconda della dimensione della cuzzupa che volete ottenere. Formate le cuzzupe dando la forma che preferite, solitamente ciambella del diametro di circa 20 cm o treccia. Se desiderate, incastrate qualche uovo nell’impasto per decorare, e disponetele su una teglia ricoperta di carta da forno ad una certa distanza l’una dall’altra. Fate cuocere in forno a 200° per 5 minuti, poi abbassare a 180° per altri 15-20 minuti. Fate la prova stecchino e se asciutto, sono pronte.Attenzione a non farle cuocere troppo, altrimenti correrete il rischio di ottenere delle cuzzupe molto dure.

Per la glassa:

Quando le cuzzupe sono in forno iniziate a preparare la glassa.

Con una frusta elettrica montate gli albumi e, man mano, unite un paio di cucchiai di zucchero per volta.

Quando la glassa sarà bella lucida e ben soda, unite il limone. Montate ancora per qualche minuto e, quando le cuzzupe sono pronte, decoratele con la glassa

Attenzione, la glassa si indurisce facilmente, per cui dovrete usarla entro una quindicina di minuti.

Ricoprite ogni cuzzupa con la glassa e cospargere sopra le codette colorate. Lasciate asciugare per diverse ore, finché la glassa sarà completamente asciutta, prima di servire.

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Luca & Sabrinaconsigliano

BOCCONCINI GHIOTTI Piatto creativo ed elaborato, profumato, sapido e dai sapori de-cisi. L’agnello, il prosciutto crudo e la salsa all’uovo nonché le erbette aromatiche rendono questo piatto particolarmente ricco. L’abbinamento più scontato lo vedrebbe accompagnato con un Sangiovese Aprilia, ovvero un vino rosso asciutto, armonico, con odore tipico vinoso. Noi personalmente preferiamo abbinarlo ad un Lacrima di Mora d’Alba, leggermente invecchiato con un breve passaggio in barriques, un vino DOC marchigiano, di colore rosso tendente al violaceo. Con l’invecchiamento regala al palato sentori di frutti rossi e di violetta. Corposo, asciutto, con giusta presenza tannica, mai invadente.

AGNELLO AI CARCIOFIPiatto classico, considerato l’abbinamento azzeccatissimo dell’a-gnello con i carciofi, saporito e foriero di soddisfazione. Decidia-mo di abbinarvi un altrettanto classico Pinot Nero dell’Alto Adige, vino robusto ad alto contenuto di tannini. Di colore rosso rubino fino ad assumere sfumature granata, al palato si coglie un sapore pieno e persistente che accompagna un intenso profumo di frutti di bosco.

RAVIOLI CAPRETTO E RICOTTA CON RIDUZIONE DI CA-PRETTO E ZUCCHINE Un primo piatto di sostanza, sicuramente raffinato, che richiede un vino rosso di carattere. Noi consigliamo un Leverano Ros-so Riserva che si sposa bene con il capretto, la cui carne ha un sapore molto marcato. E’ un vino asciutto, con retrogusto gra-devolmente amarognolo. Nel suo complesso è molto armonico perché al vitigno Negroamaro si combinano la Malvasia, il San-giovese e il Montepulciano.

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Luca & Sabrinaconsigliano

BOCCONCINI GHIOTTI Piatto creativo ed elaborato, profumato, sapido e dai sapori de-cisi. L’agnello, il prosciutto crudo e la salsa all’uovo nonché le erbette aromatiche rendono questo piatto particolarmente ricco. L’abbinamento più scontato lo vedrebbe accompagnato con un Sangiovese Aprilia, ovvero un vino rosso asciutto, armonico, con odore tipico vinoso. Noi personalmente preferiamo abbinarlo ad un Lacrima di Mora d’Alba, leggermente invecchiato con un breve passaggio in barriques, un vino DOC marchigiano, di colore rosso tendente al violaceo. Con l’invecchiamento regala al palato sentori di frutti rossi e di violetta. Corposo, asciutto, con giusta presenza tannica, mai invadente.

AGNELLO AI CARCIOFIPiatto classico, considerato l’abbinamento azzeccatissimo dell’a-gnello con i carciofi, saporito e foriero di soddisfazione. Decidia-mo di abbinarvi un altrettanto classico Pinot Nero dell’Alto Adige, vino robusto ad alto contenuto di tannini. Di colore rosso rubino fino ad assumere sfumature granata, al palato si coglie un sapore pieno e persistente che accompagna un intenso profumo di frutti di bosco.

RAVIOLI CAPRETTO E RICOTTA CON RIDUZIONE DI CA-PRETTO E ZUCCHINE Un primo piatto di sostanza, sicuramente raffinato, che richiede un vino rosso di carattere. Noi consigliamo un Leverano Ros-so Riserva che si sposa bene con il capretto, la cui carne ha un sapore molto marcato. E’ un vino asciutto, con retrogusto gra-devolmente amarognolo. Nel suo complesso è molto armonico perché al vitigno Negroamaro si combinano la Malvasia, il San-giovese e il Montepulciano.

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CAPRETTO IN UMIDO ALLA CALABRESEA questo secondo della tradizione decidiamo di abbinare un vino rosso siciliano, nello specifico un Menfi Cabernet Sau-vignon DOC. Si tratta di un vino dal colore rosso cupo, molto strutturato, caratterizzato da profumi intensi che vanno dai frutti rossi al tabacco, dal cioccolato al caffè. Leggermente erbaceo, con sentore di muschio, presenta tannini leggeri e regala sen-sazioni forti per non sfigurare con questo piatto.

COSCIOTTO DI AGNELLO ALLE MANDORLE CON PURE’ DI ASPARAGIIl sapore ben definito e caratteristico della carne di agnello al forno e la dolcezza ad esso conferita dalle mandorle fanno sì che la nostra scelta ricada su un Lacryma Christi del Vesu-vio Riserva del 2006. E’ un vino che si contraddistingue per il suo colore rosso tendente al violaceo e per i suoi inebrianti pro-fumi di frutti rossi ai quali si sommano la corposità della prugna e del caffè con una nota percettibile di pepe nero e di chiodi di garofano. Nel suo insieme è un vino morbido, privo di spigolosi-tà e felicemente elegante.

CUZZUPE Alle Cuzzupe, dolce tipico calabrese, abbiniamo un corregiona-le e soleggiato Cirò Passito Bianco, dal colore dorato con venature ambrate che regala sensazioni fresche e mai stucche-voli, oltre ad un ventaglio di sentori fruttati.

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CAPRETTO IN UMIDO ALLA CALABRESEA questo secondo della tradizione decidiamo di abbinare un vino rosso siciliano, nello specifico un Menfi Cabernet Sau-vignon DOC. Si tratta di un vino dal colore rosso cupo, molto strutturato, caratterizzato da profumi intensi che vanno dai frutti rossi al tabacco, dal cioccolato al caffè. Leggermente erbaceo, con sentore di muschio, presenta tannini leggeri e regala sen-sazioni forti per non sfigurare con questo piatto.

COSCIOTTO DI AGNELLO ALLE MANDORLE CON PURE’ DI ASPARAGIIl sapore ben definito e caratteristico della carne di agnello al forno e la dolcezza ad esso conferita dalle mandorle fanno sì che la nostra scelta ricada su un Lacryma Christi del Vesu-vio Riserva del 2006. E’ un vino che si contraddistingue per il suo colore rosso tendente al violaceo e per i suoi inebrianti pro-fumi di frutti rossi ai quali si sommano la corposità della prugna e del caffè con una nota percettibile di pepe nero e di chiodi di garofano. Nel suo insieme è un vino morbido, privo di spigolosi-tà e felicemente elegante.

CUZZUPE Alle Cuzzupe, dolce tipico calabrese, abbiniamo un corregiona-le e soleggiato Cirò Passito Bianco, dal colore dorato con venature ambrate che regala sensazioni fresche e mai stucche-voli, oltre ad un ventaglio di sentori fruttati.

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La lavorazione del cioccolato

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La lavorazione del cioccolato

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Premessa

In molti che approcciano la lavorazione del cioccolato a casa propria si saranno prima o poi accorti che lo scioglierlo per poterlo rimodellare in nuova forma, non sempre porta ad un risultato finale soddisfacente in termini di lucentezza, omogeneità e proprietà strutturali del prodotto finito. Ciò che rende complicato l’utilizzo del cioccolato difatti è la presenza del burro di cacao, che altro non è che il grasso normalmente contenuto nel seme di cacao ed il fatto di dover fare i conti con la sua natura “polimorfica”, cioè con la proprietà di passare dallo stato liquido allo stato solido in forme diverse.

La tecnica per ottenere un cioccolato correttamente ri-cristallizzato nell’unica forma utile in pasticceria è conosciuta col nome di “temperaggio”, anche se questo termine generico ed impreciso sta un po’ cadendo in disuso in favore della più corretta definizione di: “pre-cristallizzazione del burro di cacao”.

Esistono diversi metodi per temperare, tutti ugualmente validi per tutti i tipi di cioccolato, in questo articolo il campo d’azione verrà ristretto a quello conosciuto come a “tablage”, applicato al cioccolato fondente che, sebbene come metodo sia considerato superato dai più, io ritengo sia un ottimo approccio per il neofita casalingo.

Atrezzatura

Anzitutto è necessario procurarsi un po’ di attrezzatura tecnica specifica:

1 Lastra di marmo: che sia bianco di Carrara, con un rettangolo di 50x60 e spesso non più di 2 cm. si arriva a temperare fino a 1,5 kg. di copertura. Un marmo in pasticceria poi serve a tante altre belle cose...La funzione del marmo in questo caso sarà quella di dissipare rapidamente il calore della massa fusa del cioccolato.

Per chi non ne ha uno a disposizione l’alternativa può essere anche un piano in acciaio inox o in vetro, ma sempre che non siano di uno spessore tale da trattenere il calore. 2 Termometro: i più adatti sono i termometri digitali con risoluzione al decimo di grado, generalmente hanno una buona risposta dinamica, che vuol dire un aggiornamento rapido della misura. 3 Spatole di silicone (Marise): grazie alla loro forma e flessibilità sono l’ideale per mescolare e ripulire perfettamente le ciotole. 4 Spatola a raschietto in acciaio inox: meglio se un po’ rigida, serve anche per altre lavorazioni. 5 Spatola lunga con gomito: abbastanza lunga (lama di 25-30 cm) ed anche questa non troppo flessibile

Temperaggio del cioccolato

6 Bilancia da cucina: con dispositivo tara e risoluzione al grammo 7 Stampi da tavoletta: anche se si ha in programma di fare altro, servono poi per rimettere da parte ordinatamente il residuo al termine della lavorazione 8 Un torcione per pulire (in alternativa carta tipo scottex) 9 Ciotole: consiglio quelle adatte all’utilizzo nel forno a microonde, che siano in materiale plastico oppure vetro. 10 Cioccolato di copertura: la materia prima ed unico ingrediente protagonista, da scegliere secondo l’utilizzo al quale è destinato. Il termine “copertura” indica un cioccolato al quale è stato aggiunto del burro di cacao

per renderlo più fluido e gustoso, quindi più adatto alle lavorazioni di pasticceria. In commercio si trovano le normali tavolette di cioccolato, consiglio di acquistarne di qualità e con percentuale superiore al 60%.A questa dotazione tecnica vanno aggiunti i seguenti articoli normalmente in dotazione nella maggior parte delle cucine:

- Forno a microonde: in alternativa una pentolina bagnomaria con intercapedine per l’acqua o più semplicemente due pentolini da mettere uno dentro l’altro.

- Tagliere di silicone: è opportuno che lo stesso tagliere venga usato unicamente per il cioccolato per non contaminarlo con altri odori

- Coltello grande: a lama liscia e piuttosto pesante, per tritare le tavolette difatti più è peso meno si fatica.

Prima di partire è opportuno verificare la temperatura e le condizioni di umidità dell’ambiente: lavorare possibilmente in un ambiente con temperatura tra i 18 e i 23° max. (idealmente 20) e con bassa umidità. Evitare ad esempio di lavorare in una cucina dove si stia producendo vapore con altre cotture.... (ad esempio il brodo!)

Avvertenza importante: durante tutte le fasi di lavorazione si dovrà prestare assolutamente attenzione a che esso non venga a contatto diretto con: calore diretto, acqua, vapore, polvere e sporco in genere che ne altererebbero inevitabilmente l’integrità, lavorare perciò con attrezzi e piani ben puliti ed asciutti.Se trattato con le dovute cure il cioccolato può essere sciolto e ritemperato più volte senza che perda le sue caratteristiche originarie.Temperaggio a “tablage” del cioccolato fondente

- SpezzettaturaTritare le tavolette in piccoli pezzi e possibilmente il più omogenei tra loro; più sono tritate finemente, minore sarà successivamente l’energia e quindi il tempo necessario per sciogliere il cioccolato.

- ScioglimentoLo scopo è quello di fare arrivare il cioccolato uniformemente e completamente disciolto ad una temperatura compresa tra i 45 ed i 50° , attenzione a non superare di troppo il suddetto limite o si rischia di sciupare il cioccolato e renderlo inutilizzabile. Col microonde: raccogliere il cioccolato tritato in una ciotola e scioglierlo in forno a microonde. Scaldare poche decine di secondi per volta (10-20 sec.), mescolando tra un riscaldamento e l’altro.Quando ad occhio comincia ad essere sciolto per metà verificare di volta in volta anche la temperatura.

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Premessa

In molti che approcciano la lavorazione del cioccolato a casa propria si saranno prima o poi accorti che lo scioglierlo per poterlo rimodellare in nuova forma, non sempre porta ad un risultato finale soddisfacente in termini di lucentezza, omogeneità e proprietà strutturali del prodotto finito. Ciò che rende complicato l’utilizzo del cioccolato difatti è la presenza del burro di cacao, che altro non è che il grasso normalmente contenuto nel seme di cacao ed il fatto di dover fare i conti con la sua natura “polimorfica”, cioè con la proprietà di passare dallo stato liquido allo stato solido in forme diverse.

La tecnica per ottenere un cioccolato correttamente ri-cristallizzato nell’unica forma utile in pasticceria è conosciuta col nome di “temperaggio”, anche se questo termine generico ed impreciso sta un po’ cadendo in disuso in favore della più corretta definizione di: “pre-cristallizzazione del burro di cacao”.

Esistono diversi metodi per temperare, tutti ugualmente validi per tutti i tipi di cioccolato, in questo articolo il campo d’azione verrà ristretto a quello conosciuto come a “tablage”, applicato al cioccolato fondente che, sebbene come metodo sia considerato superato dai più, io ritengo sia un ottimo approccio per il neofita casalingo.

Atrezzatura

Anzitutto è necessario procurarsi un po’ di attrezzatura tecnica specifica:

1 Lastra di marmo: che sia bianco di Carrara, con un rettangolo di 50x60 e spesso non più di 2 cm. si arriva a temperare fino a 1,5 kg. di copertura. Un marmo in pasticceria poi serve a tante altre belle cose...La funzione del marmo in questo caso sarà quella di dissipare rapidamente il calore della massa fusa del cioccolato.

Per chi non ne ha uno a disposizione l’alternativa può essere anche un piano in acciaio inox o in vetro, ma sempre che non siano di uno spessore tale da trattenere il calore. 2 Termometro: i più adatti sono i termometri digitali con risoluzione al decimo di grado, generalmente hanno una buona risposta dinamica, che vuol dire un aggiornamento rapido della misura. 3 Spatole di silicone (Marise): grazie alla loro forma e flessibilità sono l’ideale per mescolare e ripulire perfettamente le ciotole. 4 Spatola a raschietto in acciaio inox: meglio se un po’ rigida, serve anche per altre lavorazioni. 5 Spatola lunga con gomito: abbastanza lunga (lama di 25-30 cm) ed anche questa non troppo flessibile

Temperaggio del cioccolato

6 Bilancia da cucina: con dispositivo tara e risoluzione al grammo 7 Stampi da tavoletta: anche se si ha in programma di fare altro, servono poi per rimettere da parte ordinatamente il residuo al termine della lavorazione 8 Un torcione per pulire (in alternativa carta tipo scottex) 9 Ciotole: consiglio quelle adatte all’utilizzo nel forno a microonde, che siano in materiale plastico oppure vetro. 10 Cioccolato di copertura: la materia prima ed unico ingrediente protagonista, da scegliere secondo l’utilizzo al quale è destinato. Il termine “copertura” indica un cioccolato al quale è stato aggiunto del burro di cacao

per renderlo più fluido e gustoso, quindi più adatto alle lavorazioni di pasticceria. In commercio si trovano le normali tavolette di cioccolato, consiglio di acquistarne di qualità e con percentuale superiore al 60%.A questa dotazione tecnica vanno aggiunti i seguenti articoli normalmente in dotazione nella maggior parte delle cucine:

- Forno a microonde: in alternativa una pentolina bagnomaria con intercapedine per l’acqua o più semplicemente due pentolini da mettere uno dentro l’altro.

- Tagliere di silicone: è opportuno che lo stesso tagliere venga usato unicamente per il cioccolato per non contaminarlo con altri odori

- Coltello grande: a lama liscia e piuttosto pesante, per tritare le tavolette difatti più è peso meno si fatica.

Prima di partire è opportuno verificare la temperatura e le condizioni di umidità dell’ambiente: lavorare possibilmente in un ambiente con temperatura tra i 18 e i 23° max. (idealmente 20) e con bassa umidità. Evitare ad esempio di lavorare in una cucina dove si stia producendo vapore con altre cotture.... (ad esempio il brodo!)

Avvertenza importante: durante tutte le fasi di lavorazione si dovrà prestare assolutamente attenzione a che esso non venga a contatto diretto con: calore diretto, acqua, vapore, polvere e sporco in genere che ne altererebbero inevitabilmente l’integrità, lavorare perciò con attrezzi e piani ben puliti ed asciutti.Se trattato con le dovute cure il cioccolato può essere sciolto e ritemperato più volte senza che perda le sue caratteristiche originarie.Temperaggio a “tablage” del cioccolato fondente

- SpezzettaturaTritare le tavolette in piccoli pezzi e possibilmente il più omogenei tra loro; più sono tritate finemente, minore sarà successivamente l’energia e quindi il tempo necessario per sciogliere il cioccolato.

- ScioglimentoLo scopo è quello di fare arrivare il cioccolato uniformemente e completamente disciolto ad una temperatura compresa tra i 45 ed i 50° , attenzione a non superare di troppo il suddetto limite o si rischia di sciupare il cioccolato e renderlo inutilizzabile. Col microonde: raccogliere il cioccolato tritato in una ciotola e scioglierlo in forno a microonde. Scaldare poche decine di secondi per volta (10-20 sec.), mescolando tra un riscaldamento e l’altro.Quando ad occhio comincia ad essere sciolto per metà verificare di volta in volta anche la temperatura.

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Temperaggio a “tablage” del cioccolato fondente

- SpezzettaturaTritare le tavolette in piccoli pezzi e possibilmente il più omogenei tra loro; più sono tritate finemente, minore sarà successivamente l’energia e quindi il tempo necessario per sciogliere il cioccolato.

- ScioglimentoLo scopo è quello di fare arrivare il cioccolato uniformemente e completamente disciolto ad una temperatura compresa tra i 45 ed i 50° , attenzione a non superare di troppo il suddetto limite o si rischia di sciupare il cioccolato e renderlo inutilizzabile. Col microonde: raccogliere il cioccolato tritato in una ciotola e scioglierlo in forno a microonde. Scaldare poche decine di secondi per volta (10-20 sec.), mescolando tra un riscaldamento e l’altro.Quando ad occhio comincia ad essere sciolto per metà verificare di volta in volta anche la temperatura.

Col sistema a bagnomaria: mettere il cioccolato tritato in un bagnomaria oppure in un pentolino appoggiato su una pentola riempita per metà di acqua in modo che il pentolino che contiene il cioccolato galleggi appena.Tenere il fuoco al minimo sotto la pentola con l’acqua, non dovrà assolutamente arrivare ad ebollizione od ancor prima a generare vapore.Mescolare pazientemente il cioccolato con una spatola di silicone e portare a 50°.

-PesataPosare una ciotola pulita sulla bilancia, azzerare la tara e conoscendo in partenza il peso del cioccolato

che si è tritato versarne un terzo circa (p.e.: per 500 gr totali versarne 170 gr circa)

I rimanenti 2/3 disciolti andranno versati sulla superficie raffreddante

-SpatolaturaUtilizzando la spatola lunga spalmare sul marmo la massa fusa di cioccolato

Successivamente accumularla al centro utilizzando il raschietto tenuto con l’altra mano, ripulendo ad ogni manovra una spatola con l’altra.

ed infine verificare la temperatura che dovrà essere tra i 31 ed i 32°.

Qualora la temperatura misurata fosse sensibilmente più alta, conviene riversare parte della massa fusa (ad occhio 1/3) spatolarla una o più volte se necessario, riunirla al resto mescolando e verificare che la temperatura sia quella giusta.

Se al contrario fosse più bassa conviene avere da parte altra copertura fusa calda ed incorporarla poco alla volta verificando via via la temperatura, oppure più semplicemente mettere la ciotola su una pentolina d’acqua già calda mescolando con cura fino a raggiungimento della temperatura corretta.

Quando il cioccolato è temperato conviene utilizzarlo subito o tenderà col tempo a raffreddarsi rischiando di diventare più viscoso, quindi meno lavorabile e a rischio di generare difetti sul prodotto finito, conviene perciò avere già a portata di mano gli stampi e gli attrezzi per il modellaggio.Quì ho fatto delle tavolette, sapendo che lo stampo è per una tavoletta da 100 gr le ho posate via via sulla bilancia dosando l’esatto quantitativo.

Ripetere più volte finché si avverte un aumento della viscosità ovvero della resistenza del cioccolato al movimento di spatolatura, il numero delle ripetizioni varia in maniera direttamente proporzionale al quantitativo lavorato e alla temperatura ambiente.Raccogliere ed accumulare la massa e verificare che la temperatura raggiunta sia intorno ai 27-28°.

Col raschietto raccogliere e guidare la massa pre-cristallizzata verso il bordo del marmo (tenuto un po’ sporgente dal piano d’appoggio) e versarla nella ciotola che contiene 1/3 della copertura fusa non-cristallizzata inizialmente tenuto da parte.

Mescolare accuratamente, le due masse si devono ben amalgamare

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Temperaggio a “tablage” del cioccolato fondente

- SpezzettaturaTritare le tavolette in piccoli pezzi e possibilmente il più omogenei tra loro; più sono tritate finemente, minore sarà successivamente l’energia e quindi il tempo necessario per sciogliere il cioccolato.

- ScioglimentoLo scopo è quello di fare arrivare il cioccolato uniformemente e completamente disciolto ad una temperatura compresa tra i 45 ed i 50° , attenzione a non superare di troppo il suddetto limite o si rischia di sciupare il cioccolato e renderlo inutilizzabile. Col microonde: raccogliere il cioccolato tritato in una ciotola e scioglierlo in forno a microonde. Scaldare poche decine di secondi per volta (10-20 sec.), mescolando tra un riscaldamento e l’altro.Quando ad occhio comincia ad essere sciolto per metà verificare di volta in volta anche la temperatura.

Col sistema a bagnomaria: mettere il cioccolato tritato in un bagnomaria oppure in un pentolino appoggiato su una pentola riempita per metà di acqua in modo che il pentolino che contiene il cioccolato galleggi appena.Tenere il fuoco al minimo sotto la pentola con l’acqua, non dovrà assolutamente arrivare ad ebollizione od ancor prima a generare vapore.Mescolare pazientemente il cioccolato con una spatola di silicone e portare a 50°.

-PesataPosare una ciotola pulita sulla bilancia, azzerare la tara e conoscendo in partenza il peso del cioccolato

che si è tritato versarne un terzo circa (p.e.: per 500 gr totali versarne 170 gr circa)

I rimanenti 2/3 disciolti andranno versati sulla superficie raffreddante

-SpatolaturaUtilizzando la spatola lunga spalmare sul marmo la massa fusa di cioccolato

Successivamente accumularla al centro utilizzando il raschietto tenuto con l’altra mano, ripulendo ad ogni manovra una spatola con l’altra.

ed infine verificare la temperatura che dovrà essere tra i 31 ed i 32°.

Qualora la temperatura misurata fosse sensibilmente più alta, conviene riversare parte della massa fusa (ad occhio 1/3) spatolarla una o più volte se necessario, riunirla al resto mescolando e verificare che la temperatura sia quella giusta.

Se al contrario fosse più bassa conviene avere da parte altra copertura fusa calda ed incorporarla poco alla volta verificando via via la temperatura, oppure più semplicemente mettere la ciotola su una pentolina d’acqua già calda mescolando con cura fino a raggiungimento della temperatura corretta.

Quando il cioccolato è temperato conviene utilizzarlo subito o tenderà col tempo a raffreddarsi rischiando di diventare più viscoso, quindi meno lavorabile e a rischio di generare difetti sul prodotto finito, conviene perciò avere già a portata di mano gli stampi e gli attrezzi per il modellaggio.Quì ho fatto delle tavolette, sapendo che lo stampo è per una tavoletta da 100 gr le ho posate via via sulla bilancia dosando l’esatto quantitativo.

Ripetere più volte finché si avverte un aumento della viscosità ovvero della resistenza del cioccolato al movimento di spatolatura, il numero delle ripetizioni varia in maniera direttamente proporzionale al quantitativo lavorato e alla temperatura ambiente.Raccogliere ed accumulare la massa e verificare che la temperatura raggiunta sia intorno ai 27-28°.

Col raschietto raccogliere e guidare la massa pre-cristallizzata verso il bordo del marmo (tenuto un po’ sporgente dal piano d’appoggio) e versarla nella ciotola che contiene 1/3 della copertura fusa non-cristallizzata inizialmente tenuto da parte.

Mescolare accuratamente, le due masse si devono ben amalgamare

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Una volta riempito lo stampo “vibrarlo”, ovvero batterlo ritmicamente su una superficie rigida per eliminare le bollicine di aria incorporate col mescolamento.

Mettere a raffreddare per 5-10’ direttamente in frigo dopodiché verificare l’avvenuta cristallizzazione del cioccolato.

Prima di smodellare, sfruttando la trasparenza dello stampo per guardarlo da sotto, esaminare la tavoletta che dovrà presentarsi completamente distaccata e senza aloni opachi, in caso di distacco parziale lasciare lo stampo a temperatura ambiente tutto il tempo necessario ad un distacco naturale.

Una volta tolta dalla forma la tavoletta si presenterà uniformemente lucida ed i dadini si staccheranno con un rumore netto e secco (snap!) mostrando un profilo interno uniforme senza bollicine d’aria e striature.

Inoltre la cavità dello stampo rimarrà pulita, rivestita solo di un impercettibile velo di burro di cacao e non sarà necessario lavarla se si devono preparare a ruota altre tavolette.

A cura di Giovanni Stecca

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Una volta riempito lo stampo “vibrarlo”, ovvero batterlo ritmicamente su una superficie rigida per eliminare le bollicine di aria incorporate col mescolamento.

Mettere a raffreddare per 5-10’ direttamente in frigo dopodiché verificare l’avvenuta cristallizzazione del cioccolato.

Prima di smodellare, sfruttando la trasparenza dello stampo per guardarlo da sotto, esaminare la tavoletta che dovrà presentarsi completamente distaccata e senza aloni opachi, in caso di distacco parziale lasciare lo stampo a temperatura ambiente tutto il tempo necessario ad un distacco naturale.

Una volta tolta dalla forma la tavoletta si presenterà uniformemente lucida ed i dadini si staccheranno con un rumore netto e secco (snap!) mostrando un profilo interno uniforme senza bollicine d’aria e striature.

Inoltre la cavità dello stampo rimarrà pulita, rivestita solo di un impercettibile velo di burro di cacao e non sarà necessario lavarla se si devono preparare a ruota altre tavolette.

A cura di Giovanni Stecca

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L’Uovo di Pasqua

Fin da tempi molto antichi nella storia umana è testimoniata l’usanza del dono e scambio di uova legato ai riti propiziatori primaverili; appare chiaro che l’uovo in sé ha da sempre rivestito per l’uomo un forte carattere simbolico legato alla vita ed al mistero della rinascita, talvolta interpretato anche nel senso di un auspicio al rinnovamento ed allo schiudersi di un nuovo corso delle cose.

In tempi moderni uno dei connotati di questa usanza che tutti conosciamo è quello di regalare l’uovo di cioccolato, personalizzando il dono facendovi inserire all’interno una “sorpresa”, cioè un regalino pensato per il destinatario.

Con l’evoluzione dell’arte pasticcera poi la personalizzazione è arrivata ad interessare anche aspetti più tecnici dell’uovo stesso quali la composizione, la struttura e la decorazione, tanto che per maestri pasticceri e cioccolatieri è diventato un genere vero e proprio nel quale gareggiare per estro e creatività.

L’intento di questo articolo è quello di mettere in grado chi lo legge di realizzare a casa propria delle normali uova di cioccolato, di fatto quello di cui c’è bisogno sono quei pochi articoli tecnici comunque normalmente reperibili nei negozi di casalinghi più forniti.

Anzitutto è necessario procurarsi lo stampo adatto oltre ovviamente agli altri articoli contemplati nel precedente articolo sul temperaggio, la corretta esecuzione di quest’ultimo difatti è il requisito chiave per ottenere un uovo di cioccolato che distacchi senza problemi dallo stampo e rimanga ben lucido e solido.

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L’Uovo di Pasqua

Fin da tempi molto antichi nella storia umana è testimoniata l’usanza del dono e scambio di uova legato ai riti propiziatori primaverili; appare chiaro che l’uovo in sé ha da sempre rivestito per l’uomo un forte carattere simbolico legato alla vita ed al mistero della rinascita, talvolta interpretato anche nel senso di un auspicio al rinnovamento ed allo schiudersi di un nuovo corso delle cose.

In tempi moderni uno dei connotati di questa usanza che tutti conosciamo è quello di regalare l’uovo di cioccolato, personalizzando il dono facendovi inserire all’interno una “sorpresa”, cioè un regalino pensato per il destinatario.

Con l’evoluzione dell’arte pasticcera poi la personalizzazione è arrivata ad interessare anche aspetti più tecnici dell’uovo stesso quali la composizione, la struttura e la decorazione, tanto che per maestri pasticceri e cioccolatieri è diventato un genere vero e proprio nel quale gareggiare per estro e creatività.

L’intento di questo articolo è quello di mettere in grado chi lo legge di realizzare a casa propria delle normali uova di cioccolato, di fatto quello di cui c’è bisogno sono quei pochi articoli tecnici comunque normalmente reperibili nei negozi di casalinghi più forniti.

Anzitutto è necessario procurarsi lo stampo adatto oltre ovviamente agli altri articoli contemplati nel precedente articolo sul temperaggio, la corretta esecuzione di quest’ultimo difatti è il requisito chiave per ottenere un uovo di cioccolato che distacchi senza problemi dallo stampo e rimanga ben lucido e solido.

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Scelta dello stampo

Per quanto riguarda la scelta dello stampo nei negozi di casalinghi ben forniti (o anche in internet) se ne possono trovare di varie misure e ad ognuna corrisponde un determinato peso dell’uovo finito.

Per meglio orientarsi nella scelta vi suggerisco indicativamente i rapporti pesi/misure dei modelli reperibili in commercio più diffusi, intendendo come misure quelle interne della cavità stampo e come peso quello dell’uovo intero assemblato.

- 205x135 cm per un uovo da 250 gr- 230x165 cm per quello da 350 gr- 270x185 cm per quello da 600 gr

Tali rapporti sono però calcolati per l’uso in impianti di produzione semi-automatica, come noterete acquistandoli infatti gli stampi sono dotati di punzoni e relativi fori di accoppiamento progettati per ricavarci in coppia uno stampo sigillato applicabile ad un braccio meccanico rotante che col suo movimento garantisce una distribuzione uniforme nello spessore del cioccolato.

Per l’utilizzo manuale degli stessi è perciò opportuno calcolare un quantitativo maggiorato del 10-20% circa in modo da avere uno spessore minimo garantito per ovviare all’approssimazione del metodo manuale, problema ancor più evidente quando ci si trova ad usare una copertura particolarmente viscosa (che di solito sono quelle con più zucchero...).

Scelta della copertura di cioccolato

La scelta del cioccolato giusto è di primaria importanza sotto diversi punti di vista, le uova che si trovano in commercio infatti hanno spesso la cattiva reputazione di essere costituite da cioccolato di pessima qualità, facendovele in casa avrete l’indubbio vantaggio di poter scegliere il cioccolato a voi più gradito, l’unico limite risiederà però nella sua fluidità.Sotto questo aspetto sono preferibili le coperture di media viscosità per la ragione che se sono troppo fluide si formerà uno spessore troppo sottile e sarà necessaria una seconda “mano” (con tutte le difficoltà che comporta), viceversa con una troppo ferma il rischio è di ottenere un uovo troppo spesso e pesante.

Un indicatore utile nella scelta può essere la percentuale di cacao contenuta, normalmente le coperture con percentuali che vanno dal 60 al 70% rappresentano il miglior compromesso tecnico/gustativo.

Procedimento Il procedimento consiste semplicemente nella realizzazione di due semicavità di cioccolato che una volta ben solide saranno saldate assieme e decorate.

Il metodo più rapido, praticato artigianalmente da chi ha a disposizione un macchinario che mantiene importanti quantitativi di copertura in tempera, è quello di riempire interamente la cavità dello stampo per poi rovesciarlo per togliere l’eccesso, lasciando che quella necessaria aderisca alla superficie interna dello stampo e solidifichi.

Essendo questa soluzione improponibile in una dimensione domestica il metodo da seguire sarà perciò un altro:

Formatura dei semigusci

Sciogliere il cioccolato e temperarlo (vedi articolo precedente sul temperaggio) Versare nello stampo pesando la quantità calcolata occorrente per ottenere metà uovo.

Ruotare accuratamente più volte lo stampo tra le mani per distribuire uniformemente il cioccolato fino ai bordi dello stampo.

Nel frattempo che il cioccolato col tempo ed il movimento raffredda e cristallizza, l’onda rallenta e si assottiglia;

Quando sarà ridotta ad una goccia quasi ferma appoggiare lo stampo capovolto su un foglio di carta forno lasciando solidificare per 5-10’.

Passare in frigo altri 10’, poi rimettere a temperatura ambiente tutto il tempo necessario affinché l’uovo si stacchi dalla sagoma, può essere necessaria anche qualche ora, consigliabile se non si ha fretta lasciarcelo per 12 ore almeno. Trascorso un tempo ragionevole, approfittando della trasparenza dello stampo, controllare da sotto l’avvenuto distacco e con delicatezza estrarre il semiguscio dalla cavità.

Conservare il primo semiguscio e preparare il secondo ripetendo il procedimento sopra descritto.

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Scelta dello stampo

Per quanto riguarda la scelta dello stampo nei negozi di casalinghi ben forniti (o anche in internet) se ne possono trovare di varie misure e ad ognuna corrisponde un determinato peso dell’uovo finito.

Per meglio orientarsi nella scelta vi suggerisco indicativamente i rapporti pesi/misure dei modelli reperibili in commercio più diffusi, intendendo come misure quelle interne della cavità stampo e come peso quello dell’uovo intero assemblato.

- 205x135 cm per un uovo da 250 gr- 230x165 cm per quello da 350 gr- 270x185 cm per quello da 600 gr

Tali rapporti sono però calcolati per l’uso in impianti di produzione semi-automatica, come noterete acquistandoli infatti gli stampi sono dotati di punzoni e relativi fori di accoppiamento progettati per ricavarci in coppia uno stampo sigillato applicabile ad un braccio meccanico rotante che col suo movimento garantisce una distribuzione uniforme nello spessore del cioccolato.

Per l’utilizzo manuale degli stessi è perciò opportuno calcolare un quantitativo maggiorato del 10-20% circa in modo da avere uno spessore minimo garantito per ovviare all’approssimazione del metodo manuale, problema ancor più evidente quando ci si trova ad usare una copertura particolarmente viscosa (che di solito sono quelle con più zucchero...).

Scelta della copertura di cioccolato

La scelta del cioccolato giusto è di primaria importanza sotto diversi punti di vista, le uova che si trovano in commercio infatti hanno spesso la cattiva reputazione di essere costituite da cioccolato di pessima qualità, facendovele in casa avrete l’indubbio vantaggio di poter scegliere il cioccolato a voi più gradito, l’unico limite risiederà però nella sua fluidità.Sotto questo aspetto sono preferibili le coperture di media viscosità per la ragione che se sono troppo fluide si formerà uno spessore troppo sottile e sarà necessaria una seconda “mano” (con tutte le difficoltà che comporta), viceversa con una troppo ferma il rischio è di ottenere un uovo troppo spesso e pesante.

Un indicatore utile nella scelta può essere la percentuale di cacao contenuta, normalmente le coperture con percentuali che vanno dal 60 al 70% rappresentano il miglior compromesso tecnico/gustativo.

Procedimento Il procedimento consiste semplicemente nella realizzazione di due semicavità di cioccolato che una volta ben solide saranno saldate assieme e decorate.

Il metodo più rapido, praticato artigianalmente da chi ha a disposizione un macchinario che mantiene importanti quantitativi di copertura in tempera, è quello di riempire interamente la cavità dello stampo per poi rovesciarlo per togliere l’eccesso, lasciando che quella necessaria aderisca alla superficie interna dello stampo e solidifichi.

Essendo questa soluzione improponibile in una dimensione domestica il metodo da seguire sarà perciò un altro:

Formatura dei semigusci

Sciogliere il cioccolato e temperarlo (vedi articolo precedente sul temperaggio) Versare nello stampo pesando la quantità calcolata occorrente per ottenere metà uovo.

Ruotare accuratamente più volte lo stampo tra le mani per distribuire uniformemente il cioccolato fino ai bordi dello stampo.

Nel frattempo che il cioccolato col tempo ed il movimento raffredda e cristallizza, l’onda rallenta e si assottiglia;

Quando sarà ridotta ad una goccia quasi ferma appoggiare lo stampo capovolto su un foglio di carta forno lasciando solidificare per 5-10’.

Passare in frigo altri 10’, poi rimettere a temperatura ambiente tutto il tempo necessario affinché l’uovo si stacchi dalla sagoma, può essere necessaria anche qualche ora, consigliabile se non si ha fretta lasciarcelo per 12 ore almeno. Trascorso un tempo ragionevole, approfittando della trasparenza dello stampo, controllare da sotto l’avvenuto distacco e con delicatezza estrarre il semiguscio dalla cavità.

Conservare il primo semiguscio e preparare il secondo ripetendo il procedimento sopra descritto.

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Assemblaggio Per unire i due semigusci è necessario disporre di una superficie omogeneamente riscaldata, preparare quindi una teglia da forno capovolta sui fornelli con un foglio di alluminio ben steso sopra. Accendere i fornelli per pochi secondi in maniera da avere il calore distribuito uniformemente. Toccate con mano per controllare che raffreddando arrivi al punto giusto, ovvero caldo ma non da bruciare. Nel frattempo sistemare a portata di mano su di un panno morbido un semiguscio con la sorpresa dentro chiusa in un sacchettino, prendere l’altro semiguscio appoggiarlo sulla placca calda muovendolo un poco in circolo, il bordo dell’uovo si deve sciogliere su tutto il contorno.

Sollevare il semiguscio ed applicarlo all’altro facendolo combaciare esattamente e premendo delicatamente a sigillare.

Lasciar raffreddare la saldatura. Prendere l’uovo sempre sistemato sul panno e procedere alla decorazione dando fondo al vostro estro artistico, le possibilità sono innumerevoli!

Ovviamente si può lasciare l’uovo anche così com’è o magari incartarlo con stagnola colorata, stoffe, fiocchi, fiori secchi etc... Prima di incartarlo occorre procurarsi un bicchierino di plastica che gli faccia da base, ad esempio nei negozi che vendono articoli di carta si trovano delle coppette monoporzione per budini che fanno al caso.

Buona Pasqua e che sia... cioccolatosa!

A cura di Giovanni Stecca

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Assemblaggio Per unire i due semigusci è necessario disporre di una superficie omogeneamente riscaldata, preparare quindi una teglia da forno capovolta sui fornelli con un foglio di alluminio ben steso sopra. Accendere i fornelli per pochi secondi in maniera da avere il calore distribuito uniformemente. Toccate con mano per controllare che raffreddando arrivi al punto giusto, ovvero caldo ma non da bruciare. Nel frattempo sistemare a portata di mano su di un panno morbido un semiguscio con la sorpresa dentro chiusa in un sacchettino, prendere l’altro semiguscio appoggiarlo sulla placca calda muovendolo un poco in circolo, il bordo dell’uovo si deve sciogliere su tutto il contorno.

Sollevare il semiguscio ed applicarlo all’altro facendolo combaciare esattamente e premendo delicatamente a sigillare.

Lasciar raffreddare la saldatura. Prendere l’uovo sempre sistemato sul panno e procedere alla decorazione dando fondo al vostro estro artistico, le possibilità sono innumerevoli!

Ovviamente si può lasciare l’uovo anche così com’è o magari incartarlo con stagnola colorata, stoffe, fiocchi, fiori secchi etc... Prima di incartarlo occorre procurarsi un bicchierino di plastica che gli faccia da base, ad esempio nei negozi che vendono articoli di carta si trovano delle coppette monoporzione per budini che fanno al caso.

Buona Pasqua e che sia... cioccolatosa!

A cura di Giovanni Stecca

Page 64: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

Capita a volte di chiedersi come l’uomo, la storia… l’evoluzione, portino a volte a risultati cui non avreste pensato mai, succede spesso, soprattutto quando parliamo di colture, che il genio dell’uomo lasci a bocca aperta. È questo il caso

dell’asparago o asparagio (dal greco aspharagos, che è dal persiano asparag, ossia germoglio), una pianta erbacea perenne. In questo caso il genio si esplica nel raccogliere una pianta, che presenta a maturazione rami foglie e fiori, quando è ancora un tenero germoglio e decidere che da tenero germoglio è commestibile, che va pelata, bollita e mangiata succhiandone la parte morbida. Oltretutto questo non accade in tempi recenti, no, accade nell’antichità, si fa risalire l’origine della pianta alla Mesopotamia, secondo alcuni reperti egiziani poi, l’asparago era conosciuto nell’antico Egitto e proprio dall’Egitto si sarebbe diffuso nel bacino del Mediterraneo. Inizialmente veniva usato solo per le sue qualità medicamentose e terapeutiche, in seguito si cominciò a farne uso anche in cucina. Le qualità medicamentose che gli sono riconosciute sono principalmente diuretiche ed’è un coadiuvante contro gotta, calcoli renali, reumatismi e idropisia, in particolare esso ha un ruolo attivo nella diminuzione dei casi di eczema. Inoltre il suo potere energetico è di 25 Kcal/100 g, perciò possiamo affermare senza ombra di dubbio, che è ottimo da consumare in qualsiasi regime ipocalorico. Ma come nacque l’usanza di mangiarlo? La raccolta dei turioni la parte commestibile) va fatta non appena spuntano dal terreno, prima del loro sviluppo aereo altrimenti lignificano ed’è proprio questo quello di cui parlavo, a chi mai è venuto in mente di raccogliere l’asparago, come turione, pelarlo, bollirlo e farne un contorno, dove non anche piatto unico, di tale pregio. La scoperta dell’asparago è stata del tutto casuale. In data imprecisata, pare nel cinquecento, una violenta grandinata avrebbe rovinato la parte aerea della pianta; il contadino cercò allora di cogliere quello che rimaneva sottoterra dell’asparago, cioè

la parte bianca. Si accorse che era buona e da allora cominciò a cogliere l’asparago prima che spuntasse da terra” (da: Antonio F. Celotto, L’Asparago di Bassano, Neri Pozza Editore Vicenza, 1979). Le varietà di asparago in Italia sono moltissime ma i tipi fondamentalmente tre: L’asparago bianco, che germogliando interamente sotto terra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato.L’asparago violetto, dal sapore molto fruttato, che è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce acquista un colore lilla abbastanza uniforme. Ha un leggero gusto amaro.L’asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato.La cottura degli asparagi avviene solitamente tramite bollitura o con cottura al vapore e vengono solitamente accompagnati alle uova o a salse a base di burro.comune denominatore a tutte le varietà è l’innegabile pregio di questa pianta. Molte sono in Italia le località che coltivano una propria tipica varietà di asparago, molte le fiere e le manifestazioni a lui dedicate… tra le tante:Ogni anno a fine aprile si svolge a Mesola, in provincia di ferrara, la Fiera dell’asparago verde del Delta. Stand gastronomici, mercatini, degustazioni e specialità locali, intorno allo splendido Castello Estense.A Mezzago, in Brianza, all’interno del Maggio Mezzaghese un mese di eventi e manifestazioni gastronomiche e non, con protagonista l’asparago rosa.Nel Bassanese invece la rassegna enogastronomica Asparagi e Vespaiolo, una serie di serate che da Marzo a Giugno alternano i vari ristoranti del territorio in una sfida all’ultimo gusto.

Fonti web: www.giardinaggio.it – www.wikipedia.it - www.asparagobiancobassano.com www.prolocomezzago.it - www.sagreinemilia.it

A cura di Lara64

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Capita a volte di chiedersi come l’uomo, la storia… l’evoluzione, portino a volte a risultati cui non avreste pensato mai, succede spesso, soprattutto quando parliamo di colture, che il genio dell’uomo lasci a bocca aperta. È questo il caso

dell’asparago o asparagio (dal greco aspharagos, che è dal persiano asparag, ossia germoglio), una pianta erbacea perenne. In questo caso il genio si esplica nel raccogliere una pianta, che presenta a maturazione rami foglie e fiori, quando è ancora un tenero germoglio e decidere che da tenero germoglio è commestibile, che va pelata, bollita e mangiata succhiandone la parte morbida. Oltretutto questo non accade in tempi recenti, no, accade nell’antichità, si fa risalire l’origine della pianta alla Mesopotamia, secondo alcuni reperti egiziani poi, l’asparago era conosciuto nell’antico Egitto e proprio dall’Egitto si sarebbe diffuso nel bacino del Mediterraneo. Inizialmente veniva usato solo per le sue qualità medicamentose e terapeutiche, in seguito si cominciò a farne uso anche in cucina. Le qualità medicamentose che gli sono riconosciute sono principalmente diuretiche ed’è un coadiuvante contro gotta, calcoli renali, reumatismi e idropisia, in particolare esso ha un ruolo attivo nella diminuzione dei casi di eczema. Inoltre il suo potere energetico è di 25 Kcal/100 g, perciò possiamo affermare senza ombra di dubbio, che è ottimo da consumare in qualsiasi regime ipocalorico. Ma come nacque l’usanza di mangiarlo? La raccolta dei turioni la parte commestibile) va fatta non appena spuntano dal terreno, prima del loro sviluppo aereo altrimenti lignificano ed’è proprio questo quello di cui parlavo, a chi mai è venuto in mente di raccogliere l’asparago, come turione, pelarlo, bollirlo e farne un contorno, dove non anche piatto unico, di tale pregio. La scoperta dell’asparago è stata del tutto casuale. In data imprecisata, pare nel cinquecento, una violenta grandinata avrebbe rovinato la parte aerea della pianta; il contadino cercò allora di cogliere quello che rimaneva sottoterra dell’asparago, cioè

la parte bianca. Si accorse che era buona e da allora cominciò a cogliere l’asparago prima che spuntasse da terra” (da: Antonio F. Celotto, L’Asparago di Bassano, Neri Pozza Editore Vicenza, 1979). Le varietà di asparago in Italia sono moltissime ma i tipi fondamentalmente tre: L’asparago bianco, che germogliando interamente sotto terra (e quindi in assenza di luce) ha un sapore delicato.L’asparago violetto, dal sapore molto fruttato, che è in realtà un asparago bianco che riesce a fuoriuscire dal suo sito e, vedendo la luce acquista un colore lilla abbastanza uniforme. Ha un leggero gusto amaro.L’asparago verde che germoglia alla luce del sole come quello violetto, ha però un sapore marcato e il suo germoglio possiede un gusto dolciastro. È il solo asparago che non ha bisogno di essere pelato.La cottura degli asparagi avviene solitamente tramite bollitura o con cottura al vapore e vengono solitamente accompagnati alle uova o a salse a base di burro.comune denominatore a tutte le varietà è l’innegabile pregio di questa pianta. Molte sono in Italia le località che coltivano una propria tipica varietà di asparago, molte le fiere e le manifestazioni a lui dedicate… tra le tante:Ogni anno a fine aprile si svolge a Mesola, in provincia di ferrara, la Fiera dell’asparago verde del Delta. Stand gastronomici, mercatini, degustazioni e specialità locali, intorno allo splendido Castello Estense.A Mezzago, in Brianza, all’interno del Maggio Mezzaghese un mese di eventi e manifestazioni gastronomiche e non, con protagonista l’asparago rosa.Nel Bassanese invece la rassegna enogastronomica Asparagi e Vespaiolo, una serie di serate che da Marzo a Giugno alternano i vari ristoranti del territorio in una sfida all’ultimo gusto.

Fonti web: www.giardinaggio.it – www.wikipedia.it - www.asparagobiancobassano.com www.prolocomezzago.it - www.sagreinemilia.it

A cura di Lara64

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Lasagnette verdi di primavera

Una lasagnetta da preparare e portare ad amici, una lasagnetta per un pic-nic, ma anche e soprattutto una lasagnetta che fa primavera per chi, nonostante l’intiepidire dell’aria, alle lasagne non sa rinunciare.

Per una teglia da 6 porzioni

1 confezione di lasagne secche verdi700 ml latte70 g burro 50 g farina250 g stracchino3 manciate di piselli (freschi o surgelati)1 scalognoAsparagi verdiSale q.b.1 cucchiaio di extravergine

Parmigiano grattugiato

Prepariamo la bechamelle allo stracchino: fate un roux con il burro e la farina, aggiungete mescolando lentamente il latte tiepido e portate a bollore. Spegnete, aggiustate di sale e quando è intiepidita mescolando unite lo stracchino. La bechamelle non dovrà essere troppo densa per riuscire a cuocere bene le lasagne, per questo il rapporto farina e latte è così predisposto. Se vi piace potete aggiungere noce moscata, ma spesso i bambini non gradiscono.

In una padella fate imbiondire lo scalogno con un cucchiaio d’olio, ag-giungete i piselli, mezzo bicchierino d’acqua, coprite e portate a cottura lentamente, controllando il liquido, se si seccano prima di essere cotti aggiungete ancora un po’ d’acqua. Aggiustate di sale.

Pelate gli asparagi e cuoceteli al vapore per 3 minuti, non devono strac-ciarsi. Ritirateli e tagliate i gambi a rondelle lasciando le punte intatte. Unite i gambi ai piselli e mescolate.

Montate la lasagna sporcando il fondo della teglia con un cucchiaio di bechamelle, mettete le lasagne a coprire, uno strato di bechamelle, due cucchiaiate di piselli e sparagi. E di nuovo fino a termine degli ingredienti.

Terminate con uno strato di bechamelle, disponeteci sopra i gambi di asparago in maniera artistica e spolverate di parmigiano. Infornate a 200° per 20 minuti al formarsi di una bella crosticina dorata.

A cura di Lara

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Lasagnette verdi di primavera

Una lasagnetta da preparare e portare ad amici, una lasagnetta per un pic-nic, ma anche e soprattutto una lasagnetta che fa primavera per chi, nonostante l’intiepidire dell’aria, alle lasagne non sa rinunciare.

Per una teglia da 6 porzioni

1 confezione di lasagne secche verdi700 ml latte70 g burro 50 g farina250 g stracchino3 manciate di piselli (freschi o surgelati)1 scalognoAsparagi verdiSale q.b.1 cucchiaio di extravergine

Parmigiano grattugiato

Prepariamo la bechamelle allo stracchino: fate un roux con il burro e la farina, aggiungete mescolando lentamente il latte tiepido e portate a bollore. Spegnete, aggiustate di sale e quando è intiepidita mescolando unite lo stracchino. La bechamelle non dovrà essere troppo densa per riuscire a cuocere bene le lasagne, per questo il rapporto farina e latte è così predisposto. Se vi piace potete aggiungere noce moscata, ma spesso i bambini non gradiscono.

In una padella fate imbiondire lo scalogno con un cucchiaio d’olio, ag-giungete i piselli, mezzo bicchierino d’acqua, coprite e portate a cottura lentamente, controllando il liquido, se si seccano prima di essere cotti aggiungete ancora un po’ d’acqua. Aggiustate di sale.

Pelate gli asparagi e cuoceteli al vapore per 3 minuti, non devono strac-ciarsi. Ritirateli e tagliate i gambi a rondelle lasciando le punte intatte. Unite i gambi ai piselli e mescolate.

Montate la lasagna sporcando il fondo della teglia con un cucchiaio di bechamelle, mettete le lasagne a coprire, uno strato di bechamelle, due cucchiaiate di piselli e sparagi. E di nuovo fino a termine degli ingredienti.

Terminate con uno strato di bechamelle, disponeteci sopra i gambi di asparago in maniera artistica e spolverate di parmigiano. Infornate a 200° per 20 minuti al formarsi di una bella crosticina dorata.

A cura di Lara

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Tasca ripiena di Asparagi, Coppa di Parma e Poached Egg

Questa ricetta prende ispirazione dagli innumerevoli blog americani che propongono in continuazione queste “Poached eggs”, che altro non sono se non le nostre uova in camicia, ma che da noi sono meno diffuse. Oltre ad essere estremamente buone hanno anche il vantag-gio di dare un fantastico effetto sorpresa molto estetico quando con la forchetta si rompe l’uovo e il tuorlo si spande nel piatto.

Per 4 Persone – Ingredienti

4 tasche di pane arabo senza grassi aggiunti e senza conservanti12 asparagi verdi3 cucchiai di parmigiano grattugiato2 cucchiai di pane grattugiato1 filo di olio evo4 pizzichini di sale4 uovaUn cucchiaino di aceto bianco

12 fette di coppa di parma

Preriscaldate il forno a 200° grill e nel frattempo cuocete gli asparagi al vapore per 5 minuti dal bollore. Foderate una pirofila di carta forno e adagiateci sopra gli asparagi, copriteli con il mix di parmigiano e pane grattugiato, aggiungete un filo di olio evo e passate in forno con grill acceso fino a doratura del formaggio. Basteranno pochi minuti. Metteteli da parte.

Cuocete le uova. Mettete sul fuoco una pentola di acqua bassa e lar-ga, quando inizia a bollire abbassate la fiamma e aggiungete l’aceto. Dovrà presentare un leggerissimo bollore. A questo punto sgusciate un uovo in una ciotolina e poi fatelo scivolare dolcemente nell’acqua. Il bianco tenderà a rapprendersi immediatamente, con un cucchiaio cre-ate attorno all’uovo una piccola spirale d’acqua, di modo che il bianco non si disperda ma rimanga compatto attorno all’uovo. Lasciate cuo-cere per 5 minuti di orologio e poi con una paletta forata raccoglietelo, adagiatelo delicatamente su un piatto e procedete alla cottura della altre uova.

Adesso scaldate per un minuto le tasche di pane in una padella antia-derente, ritiratele e farcitele con l’uovo, la coppa e gli asparagi.

A cura di Lara

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Tasca ripiena di Asparagi, Coppa di Parma e Poached Egg

Questa ricetta prende ispirazione dagli innumerevoli blog americani che propongono in continuazione queste “Poached eggs”, che altro non sono se non le nostre uova in camicia, ma che da noi sono meno diffuse. Oltre ad essere estremamente buone hanno anche il vantag-gio di dare un fantastico effetto sorpresa molto estetico quando con la forchetta si rompe l’uovo e il tuorlo si spande nel piatto.

Per 4 Persone – Ingredienti

4 tasche di pane arabo senza grassi aggiunti e senza conservanti12 asparagi verdi3 cucchiai di parmigiano grattugiato2 cucchiai di pane grattugiato1 filo di olio evo4 pizzichini di sale4 uovaUn cucchiaino di aceto bianco

12 fette di coppa di parma

Preriscaldate il forno a 200° grill e nel frattempo cuocete gli asparagi al vapore per 5 minuti dal bollore. Foderate una pirofila di carta forno e adagiateci sopra gli asparagi, copriteli con il mix di parmigiano e pane grattugiato, aggiungete un filo di olio evo e passate in forno con grill acceso fino a doratura del formaggio. Basteranno pochi minuti. Metteteli da parte.

Cuocete le uova. Mettete sul fuoco una pentola di acqua bassa e lar-ga, quando inizia a bollire abbassate la fiamma e aggiungete l’aceto. Dovrà presentare un leggerissimo bollore. A questo punto sgusciate un uovo in una ciotolina e poi fatelo scivolare dolcemente nell’acqua. Il bianco tenderà a rapprendersi immediatamente, con un cucchiaio cre-ate attorno all’uovo una piccola spirale d’acqua, di modo che il bianco non si disperda ma rimanga compatto attorno all’uovo. Lasciate cuo-cere per 5 minuti di orologio e poi con una paletta forata raccoglietelo, adagiatelo delicatamente su un piatto e procedete alla cottura della altre uova.

Adesso scaldate per un minuto le tasche di pane in una padella antia-derente, ritiratele e farcitele con l’uovo, la coppa e gli asparagi.

A cura di Lara

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Spatzle di grano saraceno alla carbonara di asparagi

Un piatto che prende ispirazione dalla cucina trentina ma con un condimento diverso, una carbonara con anche gli asparagi, un piatto primaverile e tradizionale nello stesso tempo…

Per 4 persone – Spatzle

Farina di grano saraceno 150 gFarina 00 50 g3 uova media80 ml acquaSale q.b.Per 4 persone Carbonara di asparagi1 confezione di pancetta dolce a cubetti1 tuorlo d’uovo100 g di asparagi bianchiOlio evoSale e pepe q.b.Acqua di cottura della pastaParmigiano grattugiato

Preparate gli spatzle riunendo in una ciotola tutti gli ingredienti e mescolando, fino ad ottenere una pastella densa e collosa. Fate riposare mezz’ora e nel frattempo preparate il sugo.Pelate gli asparagi e cuoceteli al vapore per circa 5 minuti dal bollore, devono essere ancora belli sodi, tirate fuori e mettete da parte. Scaldate una padella e mettetevi dentro la pancetta a soffriggere, rilascerà il suo grasso, quando è bella dorata e croccante aggiungete nella padella gli asparagi tagliati a pezzetti e fate cuocere per un altro minuto. Spegnete il fuoco.Separate il tuorlo dell’uovo dal bianco, sbattete il tuorlo con un po’ di sale e pepe e mettete da parte.Mettete sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata, quando arriva a bollore mettete nell’apposito attrezzo la pastella e fate cadere l’impasto direttamente nell’acqua con un movimento lento da destra a sinistra. Quando gli spatzle risalgono sono cotti, scolateli con una schiumarola e adagiateli nella padella con la pancetta e gli asparagi. A questo punto accendete il fuoco sotto alla padella e fate saltare gli spatzle ben bene nel condimento, spegnete il fuoco e aggiungete il tuorlo d’uovo e mescolate bene. Se vi sembrassero asciutto aggiungete un mestolino di acqua di cottura e un filo di olio evo. Servite spolverati di parmigiano.

A cura di Lara

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Spatzle di grano saraceno alla carbonara di asparagi

Un piatto che prende ispirazione dalla cucina trentina ma con un condimento diverso, una carbonara con anche gli asparagi, un piatto primaverile e tradizionale nello stesso tempo…

Per 4 persone – Spatzle

Farina di grano saraceno 150 gFarina 00 50 g3 uova media80 ml acquaSale q.b.Per 4 persone Carbonara di asparagi1 confezione di pancetta dolce a cubetti1 tuorlo d’uovo100 g di asparagi bianchiOlio evoSale e pepe q.b.Acqua di cottura della pastaParmigiano grattugiato

Preparate gli spatzle riunendo in una ciotola tutti gli ingredienti e mescolando, fino ad ottenere una pastella densa e collosa. Fate riposare mezz’ora e nel frattempo preparate il sugo.Pelate gli asparagi e cuoceteli al vapore per circa 5 minuti dal bollore, devono essere ancora belli sodi, tirate fuori e mettete da parte. Scaldate una padella e mettetevi dentro la pancetta a soffriggere, rilascerà il suo grasso, quando è bella dorata e croccante aggiungete nella padella gli asparagi tagliati a pezzetti e fate cuocere per un altro minuto. Spegnete il fuoco.Separate il tuorlo dell’uovo dal bianco, sbattete il tuorlo con un po’ di sale e pepe e mettete da parte.Mettete sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata, quando arriva a bollore mettete nell’apposito attrezzo la pastella e fate cadere l’impasto direttamente nell’acqua con un movimento lento da destra a sinistra. Quando gli spatzle risalgono sono cotti, scolateli con una schiumarola e adagiateli nella padella con la pancetta e gli asparagi. A questo punto accendete il fuoco sotto alla padella e fate saltare gli spatzle ben bene nel condimento, spegnete il fuoco e aggiungete il tuorlo d’uovo e mescolate bene. Se vi sembrassero asciutto aggiungete un mestolino di acqua di cottura e un filo di olio evo. Servite spolverati di parmigiano.

A cura di Lara

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Cocottine di pollo cremose agli asparagi e pinoliIngredienti per 4 persone:

Un petto di pollo del peso di circa 700-800 grUna decina-quindicina di asparagiBurroMezzo bicchiere di vino bianco seccoPinoli due cucchiai

Per la bechamel:

1 litro di latte100 gr farina100 gr burro

Un pizzico di sale ed una bella grattugiata di noce moscata

Preparazione della bechamel:

Cuocere gli asparagi a vapore dopo averli ben puliti e dopo aver tolto la parte più fibrosa del gambo; farli a tocchetti, tenendo da parte le punte. Scaldare il latte in un bollilatte. Mettere in un pentolino il burro a pezzetti, aggiungere la farina passata al setaccio con il sale per evitare la formazione dei grumi; accendere la fiamma e con una frusta mescolare vigorosamente per amal-gamare gli ingredienti insieme. Togliere dal fuoco ed iniziare ad aggiunge-re a filo il latte caldo sempre mescolando vigorosamente con la frusta o un cucchiaio di legno. Rimettere sul fuoco e cuocere a fiamma bassa sino alla bollitura della salsa; a questo punto aggiungere la grattata di noce moscata in quantità a piacere . Cuocere a questo punto la salsa per circa una quindicina di minuti, sempre mescolando per non farla attaccare. Togliere dal fuoco ed utilizzarla per le cocotte. Nel frattempo che la salsa cuoce, fare a striscioline abbastanza irregolari il petto di pollo, togliendo ossicini e quant’altro. Roso-larli in una padella antiaderente con una noce di burro, un pizzico di sale e sfumarli con il vino bianco secco, alzando un po’ la fiamma per fare evapo-rare l’alcool e per restringere il sughetto formatosi. Cuocere per una decina di minuti. Aggiungerci i tocchetti di asparagi (senza le punte, da tenere per decorare la superficie), e finire la cottura per qualche minuto, saltando il tut-to. Amalgamare con diversi cucchiai di bechamel, in modo da ottenere una morbida e cremosa salsina avvolgente. Imburrare le cocottine e adagiarci il pollo con la crema e gli asparagi…mettere in superficie le punte tenute da parte, spolverizzare coi pinoli e con una grattata di parmigiano. Infornare per qualche minuto sotto al grill o sotto la resistenza alta del forno, in modo da gratinare appena la superficie…attenzione a non farli dorare troppo, vanno tenuti d’occhio costantemente!

Servire con del pane croccante…la scarpetta ci sta davvero bene!A cura di Simona

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Cocottine di pollo cremose agli asparagi e pinoliIngredienti per 4 persone:

Un petto di pollo del peso di circa 700-800 grUna decina-quindicina di asparagiBurroMezzo bicchiere di vino bianco seccoPinoli due cucchiai

Per la bechamel:

1 litro di latte100 gr farina100 gr burro

Un pizzico di sale ed una bella grattugiata di noce moscata

Preparazione della bechamel:

Cuocere gli asparagi a vapore dopo averli ben puliti e dopo aver tolto la parte più fibrosa del gambo; farli a tocchetti, tenendo da parte le punte. Scaldare il latte in un bollilatte. Mettere in un pentolino il burro a pezzetti, aggiungere la farina passata al setaccio con il sale per evitare la formazione dei grumi; accendere la fiamma e con una frusta mescolare vigorosamente per amal-gamare gli ingredienti insieme. Togliere dal fuoco ed iniziare ad aggiunge-re a filo il latte caldo sempre mescolando vigorosamente con la frusta o un cucchiaio di legno. Rimettere sul fuoco e cuocere a fiamma bassa sino alla bollitura della salsa; a questo punto aggiungere la grattata di noce moscata in quantità a piacere . Cuocere a questo punto la salsa per circa una quindicina di minuti, sempre mescolando per non farla attaccare. Togliere dal fuoco ed utilizzarla per le cocotte. Nel frattempo che la salsa cuoce, fare a striscioline abbastanza irregolari il petto di pollo, togliendo ossicini e quant’altro. Roso-larli in una padella antiaderente con una noce di burro, un pizzico di sale e sfumarli con il vino bianco secco, alzando un po’ la fiamma per fare evapo-rare l’alcool e per restringere il sughetto formatosi. Cuocere per una decina di minuti. Aggiungerci i tocchetti di asparagi (senza le punte, da tenere per decorare la superficie), e finire la cottura per qualche minuto, saltando il tut-to. Amalgamare con diversi cucchiai di bechamel, in modo da ottenere una morbida e cremosa salsina avvolgente. Imburrare le cocottine e adagiarci il pollo con la crema e gli asparagi…mettere in superficie le punte tenute da parte, spolverizzare coi pinoli e con una grattata di parmigiano. Infornare per qualche minuto sotto al grill o sotto la resistenza alta del forno, in modo da gratinare appena la superficie…attenzione a non farli dorare troppo, vanno tenuti d’occhio costantemente!

Servire con del pane croccante…la scarpetta ci sta davvero bene!A cura di Simona

Page 74: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

BereBene

Luca & Sabrinaconsigliano

COCOTTINE DI POLLO CREMOSE AGLI ASPARAGI E PINOLI

Piatto morbido e cremoso, nel suo insieme delicato. La presenza degli asparagi dona al piatto un delicato sentore di verde. L’abbinamento deve ricadere su un vino bianco con accentuati sentori vegetali. Abbiamo pensato ad un PERCE-NEIGE, bianco Valdostano prodotto con uve Sauvignon e Viognier, caratterizzato da accentuati sentori vegetali e al contempo fruttati che lo rendono piacevolmente armonico ed intenso al palato. Elegante e persistente si sposa bene con gli asparagi senza farsi sovrastare.

ASPARAGI GRATINATI AL FORNO

Considerato il marcato sapore erbaceo tipico degli asparagi è bene accom-pagnare questo piatto con un vino che sappia armonizzare le sensazioni gustative. Vi consigliamo di stappare per l’occasione un Collio Pinot Bianco, caratterizzato dal colore paglierino e dal profumo che richiama la crosta del pane, lasciando sul palato una sensazione piena ed asciutta.

LASAGNETTE VERDI DI PRIMAVERA

Questo piatto fresco, che profuma di primavera richiede l’abbinamento con un vino fresco ed armonioso. Vista la presenza degli asparagi che sono piut-tosto “esigenti” in fatto di vino, suggeriamo di accompagnare le lasagnette con un Valle Isarco Sylvaner DOC, un vino bianco dell’Alto Adige, fresco e delicato, dotato di una discreta aromaticità, cui si amalgamano sentori di frutta matura tra cui spiccano la pera e l’albicocca. E’ un vino che va ad ac-compagnare il nostro piatto senza sovrastarlo.

SPATZLE DI GRANO SARACENO ALLA CARBONARA DI ASPARAGI

Il partner giusto…..un Soave DOC Classico, vino bianco dal colore giallo pa-glierino tendente all’oro, con riflessi verdi. Ha tutto il profumo intenso dei fiori freschi, è asciutto, armonico con una percettibile nota minerale. Questo è infatti un piatto ricco di sapori che può combinarsi con un vino bianco giovane e non molto strutturato, secco e fresco. La presenza degli asparagi aumenta la tendenza dolce mentre la pancetta dona al piatto quella untuosità che in questo caso la mineralità del Soave va ad equilibrare.

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BereBene

Luca & Sabrinaconsigliano

COCOTTINE DI POLLO CREMOSE AGLI ASPARAGI E PINOLI

Piatto morbido e cremoso, nel suo insieme delicato. La presenza degli asparagi dona al piatto un delicato sentore di verde. L’abbinamento deve ricadere su un vino bianco con accentuati sentori vegetali. Abbiamo pensato ad un PERCE-NEIGE, bianco Valdostano prodotto con uve Sauvignon e Viognier, caratterizzato da accentuati sentori vegetali e al contempo fruttati che lo rendono piacevolmente armonico ed intenso al palato. Elegante e persistente si sposa bene con gli asparagi senza farsi sovrastare.

ASPARAGI GRATINATI AL FORNO

Considerato il marcato sapore erbaceo tipico degli asparagi è bene accom-pagnare questo piatto con un vino che sappia armonizzare le sensazioni gustative. Vi consigliamo di stappare per l’occasione un Collio Pinot Bianco, caratterizzato dal colore paglierino e dal profumo che richiama la crosta del pane, lasciando sul palato una sensazione piena ed asciutta.

LASAGNETTE VERDI DI PRIMAVERA

Questo piatto fresco, che profuma di primavera richiede l’abbinamento con un vino fresco ed armonioso. Vista la presenza degli asparagi che sono piut-tosto “esigenti” in fatto di vino, suggeriamo di accompagnare le lasagnette con un Valle Isarco Sylvaner DOC, un vino bianco dell’Alto Adige, fresco e delicato, dotato di una discreta aromaticità, cui si amalgamano sentori di frutta matura tra cui spiccano la pera e l’albicocca. E’ un vino che va ad ac-compagnare il nostro piatto senza sovrastarlo.

SPATZLE DI GRANO SARACENO ALLA CARBONARA DI ASPARAGI

Il partner giusto…..un Soave DOC Classico, vino bianco dal colore giallo pa-glierino tendente all’oro, con riflessi verdi. Ha tutto il profumo intenso dei fiori freschi, è asciutto, armonico con una percettibile nota minerale. Questo è infatti un piatto ricco di sapori che può combinarsi con un vino bianco giovane e non molto strutturato, secco e fresco. La presenza degli asparagi aumenta la tendenza dolce mentre la pancetta dona al piatto quella untuosità che in questo caso la mineralità del Soave va ad equilibrare.

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Vi fa venire in mente niente questa poesia??? Eh sì, anche quest’anno è arrivata la festa del papà. In occasione del 19 Marzo la redazione di Taste&More ha deciso di creare qualche pagina di ricette dedicata ai papà in questione… e per fare questo abbiamo chiesto alle nostre blogger di replicare le ricette preferite dai loro Papà. La cosa curiosa che è emersa è stata l’assoluta predominanza dei dolci, laddove a volte si pensi che il mondo maschile sia più “salato”. Qualche curiosità su questa ricorrenza… La festa del papà, come la intendiamo noi è assolutamente recente, nasce nei primi decenni del XX secolo per festeggiare la paternità e i padri in generale. La festa è celebrata in date diverse in tutto il mondo e spesso accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre. La prima traccia di una festa ufficiale si trova nel 1908 in west Virginia, giusto per dare addito alle voci che vogliono la nascita di tutte le feste commerciali in America.Come in molti Paesi di tradizione cattolica, la festa del papà da noi viene festeggiata il giorno di san Giuseppe, padre putativo di Gesù. San Giuseppe, in quanto archetipo del padre e del marito devoto, nella tradizione popolare protegge anche gli orfani, le giovani nubili e i più sfortunati. In accordo con ciò, in alcune zone della Sicilia, il 19 marzo è tradizione invitare i poveri a pranzo. In altre aree la festa coincide con la festa di fine inverno e si usa accendere falò che bruciano il vecchio inverno che se ne và e lasciano i campi mondi dalle tracce di incolto per fare posto ai nuovi frutti primaverili.

Fontiwww.maestramary.altervista.org

www.wikipedia.it

Questa mattina ho chiesto al mio tenero cuore:“Suggeriscimi tu qualche detto d’amore,suggeriscimi tu qualche soave accentoper fare il mio babbo contento!”

E il mio cuore mi ha risposto:“Digli questo soltanto:

Ti voglio bene…Ma tanto, tanto, tanto…”

You are welcome to use my picture and idea in your newspaper. And I would appreciate it if you would quote the source, thank you. Thanks!

Jessica Jackson

thebluebasket.blogspot.com

19 marzo – Festa del papà -

A cura di Lara76

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Vi fa venire in mente niente questa poesia??? Eh sì, anche quest’anno è arrivata la festa del papà. In occasione del 19 Marzo la redazione di Taste&More ha deciso di creare qualche pagina di ricette dedicata ai papà in questione… e per fare questo abbiamo chiesto alle nostre blogger di replicare le ricette preferite dai loro Papà. La cosa curiosa che è emersa è stata l’assoluta predominanza dei dolci, laddove a volte si pensi che il mondo maschile sia più “salato”. Qualche curiosità su questa ricorrenza… La festa del papà, come la intendiamo noi è assolutamente recente, nasce nei primi decenni del XX secolo per festeggiare la paternità e i padri in generale. La festa è celebrata in date diverse in tutto il mondo e spesso accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre. La prima traccia di una festa ufficiale si trova nel 1908 in west Virginia, giusto per dare addito alle voci che vogliono la nascita di tutte le feste commerciali in America.Come in molti Paesi di tradizione cattolica, la festa del papà da noi viene festeggiata il giorno di san Giuseppe, padre putativo di Gesù. San Giuseppe, in quanto archetipo del padre e del marito devoto, nella tradizione popolare protegge anche gli orfani, le giovani nubili e i più sfortunati. In accordo con ciò, in alcune zone della Sicilia, il 19 marzo è tradizione invitare i poveri a pranzo. In altre aree la festa coincide con la festa di fine inverno e si usa accendere falò che bruciano il vecchio inverno che se ne và e lasciano i campi mondi dalle tracce di incolto per fare posto ai nuovi frutti primaverili.

Fontiwww.maestramary.altervista.org

www.wikipedia.it

Questa mattina ho chiesto al mio tenero cuore:“Suggeriscimi tu qualche detto d’amore,suggeriscimi tu qualche soave accentoper fare il mio babbo contento!”

E il mio cuore mi ha risposto:“Digli questo soltanto:

Ti voglio bene…Ma tanto, tanto, tanto…”

You are welcome to use my picture and idea in your newspaper. And I would appreciate it if you would quote the source, thank you. Thanks!

Jessica Jackson

thebluebasket.blogspot.com

19 marzo – Festa del papà -

A cura di Lara76

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Crostoni alle melanzane

Spesso la cena la risolvo con dei crostoni (o talvolta con zuppe calde). I preferiti dai miei pargoli sono quelli salsiccia e stracchino e tè pareva... mentre quelli miei sono sempre pieni zeppi di verdure. Ma mai da sole. Come per esempio quelli di oggi pieni di sapori armoniosi quanto accattivanti.

Ingredienti:

Melanzane, pomodori, mozzarella di bufala e naturalmente pane. Perfetto quello toscano o integrale!

Preparazione:

Sulle fette di pane disponete le verdure 2 pomodori e 1 melanzana, fatte a fette precedentemente. Alternatele con 1 mozzarella di bufala, anch’essa fatta a fette e un pochino di olio aromatizzato con erba cipollina sminuzzata. Salate e pepate. Passate in forno a 200 °C per una decina di minuti. Servite subito.

A cura di Letizia

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Crostoni alle melanzane

Spesso la cena la risolvo con dei crostoni (o talvolta con zuppe calde). I preferiti dai miei pargoli sono quelli salsiccia e stracchino e tè pareva... mentre quelli miei sono sempre pieni zeppi di verdure. Ma mai da sole. Come per esempio quelli di oggi pieni di sapori armoniosi quanto accattivanti.

Ingredienti:

Melanzane, pomodori, mozzarella di bufala e naturalmente pane. Perfetto quello toscano o integrale!

Preparazione:

Sulle fette di pane disponete le verdure 2 pomodori e 1 melanzana, fatte a fette precedentemente. Alternatele con 1 mozzarella di bufala, anch’essa fatta a fette e un pochino di olio aromatizzato con erba cipollina sminuzzata. Salate e pepate. Passate in forno a 200 °C per una decina di minuti. Servite subito.

A cura di Letizia

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Ingredienti per la pasta:

400 g di semola rimacinata di grano duro4 uovaUn pizzico di saleUn filo di olio extravergine d’oliva

Ingredienti per il ragù:

400 g di carne tritata di manzo400 g di carne tritata di maiale nero dei NebrodiUn pugnetto di piselli700 g di passata di pomodoroUn cucchiaio di concentrato di pomodoro ( stratto in dialetto siciliano)Una cipollinaUna carotaUn gambo di sedanoUn pizzico di chiodi di garofano in polvereUna foglia di alloroSale e pepe q.b.Acqua o brodo q.b.Un cucchiaino di zuccheroUn bicchierino di vino bianco seccoInoltre:ricotta di pecora

Una mano spinge il carrello, un’altra prende velocemente scorte di pasta dagli scaffali…..si arriva in casa e, frettolosamente, si mette il tegame con l’acqua sul fuoco mentre si guarda in dispensa per trovare un barattolo di sugo pronto da aprire. Un attimo per decidere quale formato di pasta mettere in pentola e, dopo pochi minuti, la pasta è nei piatti pronta per essere svogliatamente mangiata. Una mano spinge il carrello, un’altra prende, con calma, alcuni pacchi di semola e li posa nel carrello mentre gli occhi sono attratti da un altro pacco che fa capolino sullo scaffale: è una farina che potrebbe tornare utile per fare “ quella” ricetta ….. ; intanto si comprano le uova e, col pensiero, si pregusta un fumante piatto di pasta fatta in casa. Non importa se ci vorrà del tempo, non importa se si sporcherà il piano di lavoro e bisogna, quindi, perdere più tempo per pulire. E poi bisogna comprare la carne, quella buona, e cuocere a lungo il sugo che deve avere il sapore di un tempo, di quando le nostre nonne cominciavano al mattino nella preparazione del sugo per condire la pasta fresca.E poi, una volta giunte a casa, arriva il momento più atteso: creare una bella conca al centro della semola e rompervi le uova, sbattendole leggermente con una forchetta. Dopo aver unito un pizzico di sale, qualche cucchiaio di olio, comincia il lento lavorio della fusione delle uova con la semola. Dapprima sono solo briciole sparse qua e là, pian piano diventano un morbido impasto vellutato che attende solo di riposarsi un po’ per dare il meglio di sé.

La pasta, regina incontrastata della tavola degli italiani, ha come sua connotazione quella di potere essere preparata in una multiforme varietà. Gli spaghetti alla chitarra, pasta all’uovo tipica della regione Abruzzo, sono così chiamati perché preparati usando un telaio di legno, detto appunto chitarra, dotato di fili di acciaio disposti a pochi millimetri gli uni dagli altri. Le sfoglie di pasta vengono, man mano,poste sui fili della chitarra e tagliate passandovi sopra un mattarello che, rotolando avanti e indietro,f a “scendere” tanti spaghetti a sezione quadrata. La consistenza di questi meravigliosi spaghetti è porosa per cui il condimento prescelto aderirà completamente alla pasta. Nel tentativo di voler creare un “ dolce “ connubio tra Abruzzo e Sicilia, il ragù è stato preparato con un misto di carne di manzo e maiale dei Nebrodi. Il maiale dei Nebrodi è una razza autoctona, presente soprattutto nei territori del messinese, che si caratterizza per la cute di colore nero. Si tratta di suini di taglia piccola che vengono allevati allo stato brado. Somigliano a dei cinghiali selvaggi e la loro carne ha un intenso sapore aromatico. Ogni anno,dal 19 al 21 ottobre,vi è la tradizionale sagra del suino nero dei Nebrodi a Cesarò ( Messina).

Gli spaghetti alla chitarra con ricotta e ragù dei Nebrodi.

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Ingredienti per la pasta:

400 g di semola rimacinata di grano duro4 uovaUn pizzico di saleUn filo di olio extravergine d’oliva

Ingredienti per il ragù:

400 g di carne tritata di manzo400 g di carne tritata di maiale nero dei NebrodiUn pugnetto di piselli700 g di passata di pomodoroUn cucchiaio di concentrato di pomodoro ( stratto in dialetto siciliano)Una cipollinaUna carotaUn gambo di sedanoUn pizzico di chiodi di garofano in polvereUna foglia di alloroSale e pepe q.b.Acqua o brodo q.b.Un cucchiaino di zuccheroUn bicchierino di vino bianco seccoInoltre:ricotta di pecora

Una mano spinge il carrello, un’altra prende velocemente scorte di pasta dagli scaffali…..si arriva in casa e, frettolosamente, si mette il tegame con l’acqua sul fuoco mentre si guarda in dispensa per trovare un barattolo di sugo pronto da aprire. Un attimo per decidere quale formato di pasta mettere in pentola e, dopo pochi minuti, la pasta è nei piatti pronta per essere svogliatamente mangiata. Una mano spinge il carrello, un’altra prende, con calma, alcuni pacchi di semola e li posa nel carrello mentre gli occhi sono attratti da un altro pacco che fa capolino sullo scaffale: è una farina che potrebbe tornare utile per fare “ quella” ricetta ….. ; intanto si comprano le uova e, col pensiero, si pregusta un fumante piatto di pasta fatta in casa. Non importa se ci vorrà del tempo, non importa se si sporcherà il piano di lavoro e bisogna, quindi, perdere più tempo per pulire. E poi bisogna comprare la carne, quella buona, e cuocere a lungo il sugo che deve avere il sapore di un tempo, di quando le nostre nonne cominciavano al mattino nella preparazione del sugo per condire la pasta fresca.E poi, una volta giunte a casa, arriva il momento più atteso: creare una bella conca al centro della semola e rompervi le uova, sbattendole leggermente con una forchetta. Dopo aver unito un pizzico di sale, qualche cucchiaio di olio, comincia il lento lavorio della fusione delle uova con la semola. Dapprima sono solo briciole sparse qua e là, pian piano diventano un morbido impasto vellutato che attende solo di riposarsi un po’ per dare il meglio di sé.

La pasta, regina incontrastata della tavola degli italiani, ha come sua connotazione quella di potere essere preparata in una multiforme varietà. Gli spaghetti alla chitarra, pasta all’uovo tipica della regione Abruzzo, sono così chiamati perché preparati usando un telaio di legno, detto appunto chitarra, dotato di fili di acciaio disposti a pochi millimetri gli uni dagli altri. Le sfoglie di pasta vengono, man mano,poste sui fili della chitarra e tagliate passandovi sopra un mattarello che, rotolando avanti e indietro,f a “scendere” tanti spaghetti a sezione quadrata. La consistenza di questi meravigliosi spaghetti è porosa per cui il condimento prescelto aderirà completamente alla pasta. Nel tentativo di voler creare un “ dolce “ connubio tra Abruzzo e Sicilia, il ragù è stato preparato con un misto di carne di manzo e maiale dei Nebrodi. Il maiale dei Nebrodi è una razza autoctona, presente soprattutto nei territori del messinese, che si caratterizza per la cute di colore nero. Si tratta di suini di taglia piccola che vengono allevati allo stato brado. Somigliano a dei cinghiali selvaggi e la loro carne ha un intenso sapore aromatico. Ogni anno,dal 19 al 21 ottobre,vi è la tradizionale sagra del suino nero dei Nebrodi a Cesarò ( Messina).

Gli spaghetti alla chitarra con ricotta e ragù dei Nebrodi.

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Preparazione:

In un tegame rosolare in olio ( oppure metà olio e metà burro) un finissimo trito di cipolla,carota e sedano.Aggiungere i due tipi di carne,salare e pepare,e rosolare il tutto.Sfumare con il vino bianco e continuare la cottura unendo la passata ed il concentrato di pomodoro.Profumare con un pizzico di chiodi di garofano ed una foglia di alloro. L’aggiunta di un cucchiaino di zucchero servirà a togliere l’acidità del pomodoro. Controllare la cottura ed unire un po’ di acqua calda ( meglio ancora se brodo). A metà cottura aggiungere un pugnetto di piselli che renderanno ancora più dolce il ragù.Si consiglia una cottura a fuoco lento.

Mentre il ragù cuoce preparare gli spaghetti alla chitarra.Porre la semola rimacinata di grano duro su un’asse di legno ( tavulere in dialetto siciliano) e creare una conca al centro. Rompervi le uova e sbatterle lievemente con una forchetta. Aggiungere un pizzico di sale ed un filo di olio. Iniziare ad impastare fino ad ottenere una pasta liscia come la pelle di un bambino. Fare riposare la pasta,coperta da un canovaccio,per circa venti minuti e poi procedere a stendere delle sfoglie della lunghezza e larghezza di tutti i fili presenti nella chitarra. Su ogni sfoglia poggiata sulla chitarra passare il mattarello in modo da far tagliare la pasta. Far asciugare gli spaghetti ottenuti su un tavolo possibilmente di marmo precedentemente infarinato. Cuocere in acqua bollente salata gli spaghetti e condirli con il profumato ragù e fiocchi di ricotta di pecora.

A cura di Maria Bianco

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Preparazione:

In un tegame rosolare in olio ( oppure metà olio e metà burro) un finissimo trito di cipolla,carota e sedano.Aggiungere i due tipi di carne,salare e pepare,e rosolare il tutto.Sfumare con il vino bianco e continuare la cottura unendo la passata ed il concentrato di pomodoro.Profumare con un pizzico di chiodi di garofano ed una foglia di alloro. L’aggiunta di un cucchiaino di zucchero servirà a togliere l’acidità del pomodoro. Controllare la cottura ed unire un po’ di acqua calda ( meglio ancora se brodo). A metà cottura aggiungere un pugnetto di piselli che renderanno ancora più dolce il ragù.Si consiglia una cottura a fuoco lento.

Mentre il ragù cuoce preparare gli spaghetti alla chitarra.Porre la semola rimacinata di grano duro su un’asse di legno ( tavulere in dialetto siciliano) e creare una conca al centro. Rompervi le uova e sbatterle lievemente con una forchetta. Aggiungere un pizzico di sale ed un filo di olio. Iniziare ad impastare fino ad ottenere una pasta liscia come la pelle di un bambino. Fare riposare la pasta,coperta da un canovaccio,per circa venti minuti e poi procedere a stendere delle sfoglie della lunghezza e larghezza di tutti i fili presenti nella chitarra. Su ogni sfoglia poggiata sulla chitarra passare il mattarello in modo da far tagliare la pasta. Far asciugare gli spaghetti ottenuti su un tavolo possibilmente di marmo precedentemente infarinato. Cuocere in acqua bollente salata gli spaghetti e condirli con il profumato ragù e fiocchi di ricotta di pecora.

A cura di Maria Bianco

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Risotto con i bruscandoliNella regione di Venezia l’uso delle erbe selvatiche era assai evoluto :purtroppo negli ultimi anni questo bagaglio di conoscenze rischia di estinguersi e con esso tutta una serie di ricette straordinarie.Mi ricordo quando da piccola andavo per erbe con mia nonna o con mamma ,faceva ancora freddo a volte ,le mani sporche di fango se era piovuto.Non vedevo l’ora di rientrare.Oggi attendo con ansia la primavera per andare a caccia d’erbe :procurarmi il cibo direttamente dalla natura mi procura un piacere immenso e nel tornare a casa con il cesto ricolmo penso ai piatti che preparero.Il risotto con i germogli di luppolo (bruscandoli in Veneto) é uno dei più apprezzati in assoluto al punto che nella nostra regione sono difficili da trovare ,almeno fino a che ci saranno delle persone anziane che vanno alla ricerca .Qui in Provenza ,dove abito ormai da qualche anno,sembra che nessuno li conosca e anche se non ce ne sono moltissimi ne trovo abbastanza per soddisfare la voglia !

Preparazione:

Lavare i bruscandoli e farli sbollentare in acqua bollente salata per 3 minuti,levarli dall’acqua con una schiumarola e gettarli in acqua molto fredda per mantenere il bel colore verde e anche il sapore,quindi scolarli bene e tritarli grossolanamente con il coltello. Pelare e tritare lo scalogno ,quindi porlo nella pentola in cui cuocerete il risotto assieme a un cucchiaio d’olio e un pizzico di sale ,quindi fate andare a fuoco moderato per una decina di minuti ,facendo attenzione a non bruciare lo scalogno .Aggiungete eventualmente un po di brodo :questa fase é importante perché le cipolle sviluppano appieno il loro aroma con la cottura .A questo punto verificate di avere accanto il brodo bollente , gettate il riso nella casseruola mescolando fino a che diventa traslucido quindi cominciate ad aggiungere il brodo un mestolo alla volta continuando a mescolare .Aggiungete altro brodo quando il riso diventa asciutto. Ci vorranno circa 16/18 minuti per portarlo a cottura,dopo 10 minuti aggiungete i bruscandoli e continuate a cuocere fino a che il riso é al dente: verificate il sale e la consistenza del risotto ,deve essere bene all’onda altrimenti aggiungete ancora un po di brodo. Ora potete spegnere il fuoco e aggiungere il burro,il Parmigiano e il pepe :mescolate vigorosamente fino a che tutto sia bene amalgamato e cremoso,coprite con un coperchio e aspettate due minuti prima di servire a tavola.Se trovate una buona quantità di bruscandoli potete anche congelarne una parte dopo averli sbollentati e scolati :si mantengono molto bene .

Ingredienti per 4 persone :

300 gr di riso Carnaroli o Vialone Nano

200 gr di bruscandoli 1 scalogno o due se sono piccoli

1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva

80 gr di Parmigiano Reggiano grattuggiato 20 gr di burro fresco

1 pizzico di pepe bianco fresco di mulinello

2 litri di brodo vegetale fatto con 1 carota

1 porro, 1 gambo di sedano

1 foglia d’alloro e 2 cucchiaini da caffé di sale grosso fatti bollire per circa mezz’ora.

A cura di Giuseppina

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Risotto con i bruscandoliNella regione di Venezia l’uso delle erbe selvatiche era assai evoluto :purtroppo negli ultimi anni questo bagaglio di conoscenze rischia di estinguersi e con esso tutta una serie di ricette straordinarie.Mi ricordo quando da piccola andavo per erbe con mia nonna o con mamma ,faceva ancora freddo a volte ,le mani sporche di fango se era piovuto.Non vedevo l’ora di rientrare.Oggi attendo con ansia la primavera per andare a caccia d’erbe :procurarmi il cibo direttamente dalla natura mi procura un piacere immenso e nel tornare a casa con il cesto ricolmo penso ai piatti che preparero.Il risotto con i germogli di luppolo (bruscandoli in Veneto) é uno dei più apprezzati in assoluto al punto che nella nostra regione sono difficili da trovare ,almeno fino a che ci saranno delle persone anziane che vanno alla ricerca .Qui in Provenza ,dove abito ormai da qualche anno,sembra che nessuno li conosca e anche se non ce ne sono moltissimi ne trovo abbastanza per soddisfare la voglia !

Preparazione:

Lavare i bruscandoli e farli sbollentare in acqua bollente salata per 3 minuti,levarli dall’acqua con una schiumarola e gettarli in acqua molto fredda per mantenere il bel colore verde e anche il sapore,quindi scolarli bene e tritarli grossolanamente con il coltello. Pelare e tritare lo scalogno ,quindi porlo nella pentola in cui cuocerete il risotto assieme a un cucchiaio d’olio e un pizzico di sale ,quindi fate andare a fuoco moderato per una decina di minuti ,facendo attenzione a non bruciare lo scalogno .Aggiungete eventualmente un po di brodo :questa fase é importante perché le cipolle sviluppano appieno il loro aroma con la cottura .A questo punto verificate di avere accanto il brodo bollente , gettate il riso nella casseruola mescolando fino a che diventa traslucido quindi cominciate ad aggiungere il brodo un mestolo alla volta continuando a mescolare .Aggiungete altro brodo quando il riso diventa asciutto. Ci vorranno circa 16/18 minuti per portarlo a cottura,dopo 10 minuti aggiungete i bruscandoli e continuate a cuocere fino a che il riso é al dente: verificate il sale e la consistenza del risotto ,deve essere bene all’onda altrimenti aggiungete ancora un po di brodo. Ora potete spegnere il fuoco e aggiungere il burro,il Parmigiano e il pepe :mescolate vigorosamente fino a che tutto sia bene amalgamato e cremoso,coprite con un coperchio e aspettate due minuti prima di servire a tavola.Se trovate una buona quantità di bruscandoli potete anche congelarne una parte dopo averli sbollentati e scolati :si mantengono molto bene .

Ingredienti per 4 persone :

300 gr di riso Carnaroli o Vialone Nano

200 gr di bruscandoli 1 scalogno o due se sono piccoli

1 cucchiaio d’olio extravergine d’oliva

80 gr di Parmigiano Reggiano grattuggiato 20 gr di burro fresco

1 pizzico di pepe bianco fresco di mulinello

2 litri di brodo vegetale fatto con 1 carota

1 porro, 1 gambo di sedano

1 foglia d’alloro e 2 cucchiaini da caffé di sale grosso fatti bollire per circa mezz’ora.

A cura di Giuseppina

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Un primo piatto dal sapore accattivante e dalla cremosità che avvolge con delicatezza. Per il suo sapore “neutro” può essere senza dubbio gradito anche ai piccoli di casa che ignari si pappano pure il finocchio. Se utilizzate spaghetti integrali e panna vegetale, ancor meglio.Lessate due finocchi, poi riduceteli a crema con il mixer. Scaldate la purea ottenuta in una padella antiaderente con un filo d’olio, un pizzico di sale, qualche bacca di pepe rosa schiacciata. Fate asciugare e restringere il condimento mentre lessate la pasta che dovrete scolare al dente. Poi trasferitela assieme al condimento e amalgamate delicatamente unendo 80 gr di parmigiano grattugiato e della panna vegetale. Una confezione intera se si desidera più cremoso il tutto, mezza se si vogliono limitare i grassi.

Spaghetti cremosi al finocchio e pepe rosa

A cura di Letizia

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Un primo piatto dal sapore accattivante e dalla cremosità che avvolge con delicatezza. Per il suo sapore “neutro” può essere senza dubbio gradito anche ai piccoli di casa che ignari si pappano pure il finocchio. Se utilizzate spaghetti integrali e panna vegetale, ancor meglio.Lessate due finocchi, poi riduceteli a crema con il mixer. Scaldate la purea ottenuta in una padella antiaderente con un filo d’olio, un pizzico di sale, qualche bacca di pepe rosa schiacciata. Fate asciugare e restringere il condimento mentre lessate la pasta che dovrete scolare al dente. Poi trasferitela assieme al condimento e amalgamate delicatamente unendo 80 gr di parmigiano grattugiato e della panna vegetale. Una confezione intera se si desidera più cremoso il tutto, mezza se si vogliono limitare i grassi.

Spaghetti cremosi al finocchio e pepe rosa

A cura di Letizia

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Fagioli e salsiccia

Metto questo piatto tra quelli della festa del papà perché è un VERO piatto per VERI CowBoys, in quelle fredde sere d’inverno seduti intorno al fuoco dell’accampamento (a tavola) dopo una dura giornata di cavalcate a salvare donzelle indifese (scuola e lavoro) gli uomini hanno bisogno di proteine, e che siano proteine da UOMINIPer 3 CowBoys affamati…

Ingredienti:

700 g di salsiccia lunga2 vasetti di fagioli (i vostri preferiti, non fa alcuna differenza)½ cipolla rossaSale q.b.1 cucchiaio di olio EVO

Preparazione:

Bucherellate la salsiccia e mettetela in padella antiaderente, a fuoco medio basso, lascerà da sola il suo grasso rosolandosi per bene in una decina di minuti circa. Abbiate cura di girarla a metà cottura.In un’altra padella fate appassire la cipolla tritata nell’olio, quando è bella trasparente versateci dentro i fagioli e lasciateli cuocere a fuoco lento finchè sono mezzi spappolati (è quella la loro bontà).Riunite le due cose e servite, sentirete gli uomini fare veri apprezzamenti di piacere a bocca piena ;-)

A cura di Lara

Page 89: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

Fagioli e salsiccia

Metto questo piatto tra quelli della festa del papà perché è un VERO piatto per VERI CowBoys, in quelle fredde sere d’inverno seduti intorno al fuoco dell’accampamento (a tavola) dopo una dura giornata di cavalcate a salvare donzelle indifese (scuola e lavoro) gli uomini hanno bisogno di proteine, e che siano proteine da UOMINIPer 3 CowBoys affamati…

Ingredienti:

700 g di salsiccia lunga2 vasetti di fagioli (i vostri preferiti, non fa alcuna differenza)½ cipolla rossaSale q.b.1 cucchiaio di olio EVO

Preparazione:

Bucherellate la salsiccia e mettetela in padella antiaderente, a fuoco medio basso, lascerà da sola il suo grasso rosolandosi per bene in una decina di minuti circa. Abbiate cura di girarla a metà cottura.In un’altra padella fate appassire la cipolla tritata nell’olio, quando è bella trasparente versateci dentro i fagioli e lasciateli cuocere a fuoco lento finchè sono mezzi spappolati (è quella la loro bontà).Riunite le due cose e servite, sentirete gli uomini fare veri apprezzamenti di piacere a bocca piena ;-)

A cura di Lara

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Torta di mele

Questa è la torta preferita da mio papà, quindi ho pensato che fosse una buona idea proporla anche a voi in occasione della sua festa. E’ una torta semplice, che sa di casa, rassicurante ed ideale per affrontare la giornata col piede giusto. Forse è proprio per questo che piace tanto a mio papà. Prepariamola per colazione, facciamogli trovare accanto una tazza di caffè, un bricchetto di latte, e tanti baci. La semplicità vince sempre!

Ingredienti per una tortiera di 20 cm:

150 gr di farina2-3 mele renette80 gr di zucchero1 bustina di lievito1 uovoLatte q.b.Cannella in polvere

Preparazione:

Preriscaldate il forno a 180°. In una terrina sbattete l’uovo con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete la farina alternandola con il latte fino ad ottenere un composto non troppo liquido. Aggiungete anche il lievito setacciato e mescolato. Sbucciate le mele e tagliatele a fettine, unitele all’impasto e mescolate. Aggiungete anche la cannella. Versate il tutto in una tortiera rivestita di carta da forno e infornate a 180° per circa 35’, controllando la cottura con uno stecchino. Sarà pronta quando uscirà pulito.

A cura di FrancescaA cura di Francesca

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Torta di mele

Questa è la torta preferita da mio papà, quindi ho pensato che fosse una buona idea proporla anche a voi in occasione della sua festa. E’ una torta semplice, che sa di casa, rassicurante ed ideale per affrontare la giornata col piede giusto. Forse è proprio per questo che piace tanto a mio papà. Prepariamola per colazione, facciamogli trovare accanto una tazza di caffè, un bricchetto di latte, e tanti baci. La semplicità vince sempre!

Ingredienti per una tortiera di 20 cm:

150 gr di farina2-3 mele renette80 gr di zucchero1 bustina di lievito1 uovoLatte q.b.Cannella in polvere

Preparazione:

Preriscaldate il forno a 180°. In una terrina sbattete l’uovo con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete la farina alternandola con il latte fino ad ottenere un composto non troppo liquido. Aggiungete anche il lievito setacciato e mescolato. Sbucciate le mele e tagliatele a fettine, unitele all’impasto e mescolate. Aggiungete anche la cannella. Versate il tutto in una tortiera rivestita di carta da forno e infornate a 180° per circa 35’, controllando la cottura con uno stecchino. Sarà pronta quando uscirà pulito.

A cura di FrancescaA cura di Francesca

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Crostata di ricotta e cioccolato

Ingredienti per una tortiera di 22 cm:

Per la pasta frolla

120 gr di farina setacciata60 gr di zucchero35 gr di burro1 tuorloLatte q.b.1 pizzico sale1/2 cucchiaino di lievito in polvereRipieno:250 gr di ricotta fresca 40 gr di cioccolato fondente a pezzettini1 uovo2 cucchiai di zucchero1 cucchiaio di Marsala

Preparazione:

Preparate la frolla facendo la fontana con la farina setacciata col lievito. Mettete al centro il burro freddo a pezzettini, il tuorlo, lo zucchero e il sale. Amalgamate con le mani, aggiungendo latte per tenere insieme il composto. Lavorate velocemente fino ad ottenere un impasto malleabile che raccoglierete a palla e farete riposare un’oretta in frigorifero.Preparate il ripieno: montate la ricotta, lo zucchero e l’uovo fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete il liquore e il cioccolate, quindi mescolate. Mettete da parte. Scaldate il forno a 170°. Stendete finemente (5 mm) la pasta in uno spessore di circa 5 mm, quindi foderate con essa uno stampo imburrato e infarinato (oppure coperto con carta da forno). Versateci dentro l’impasto di ricotta e fate cuocere per circa mezz’oretta, fino a quando la superficie sarà dorata. Spegnete, fate raffreddare la crostata, quindi servitela fredda o tiepida, cosparsa con zucchero a velo.

A cura di Francesca

Ancora una torta per il papà. Oggi bisogna celebrarlo alla gran-de, e quale modo migliore di farlo se non con una torta? Questa, tra l’altro, strizza l’occhio anche all’imminente Pasqua, dato che prevede come ingrediente principale la ricotta. E il cioccolato, rigorosamente fondente, come piace agli uomini di casa. Una crostata facile da fare e buona da mangiare. Un regalo goloso da decorare con tanti piccoli cuori, a dimostrazione del fatto che il papà è l’uomo più importante della nostra vita.

A cura di Francesca

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Crostata di ricotta e cioccolato

Ingredienti per una tortiera di 22 cm:

Per la pasta frolla

120 gr di farina setacciata60 gr di zucchero35 gr di burro1 tuorloLatte q.b.1 pizzico sale1/2 cucchiaino di lievito in polvereRipieno:250 gr di ricotta fresca 40 gr di cioccolato fondente a pezzettini1 uovo2 cucchiai di zucchero1 cucchiaio di Marsala

Preparazione:

Preparate la frolla facendo la fontana con la farina setacciata col lievito. Mettete al centro il burro freddo a pezzettini, il tuorlo, lo zucchero e il sale. Amalgamate con le mani, aggiungendo latte per tenere insieme il composto. Lavorate velocemente fino ad ottenere un impasto malleabile che raccoglierete a palla e farete riposare un’oretta in frigorifero.Preparate il ripieno: montate la ricotta, lo zucchero e l’uovo fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungete il liquore e il cioccolate, quindi mescolate. Mettete da parte. Scaldate il forno a 170°. Stendete finemente (5 mm) la pasta in uno spessore di circa 5 mm, quindi foderate con essa uno stampo imburrato e infarinato (oppure coperto con carta da forno). Versateci dentro l’impasto di ricotta e fate cuocere per circa mezz’oretta, fino a quando la superficie sarà dorata. Spegnete, fate raffreddare la crostata, quindi servitela fredda o tiepida, cosparsa con zucchero a velo.

A cura di Francesca

Ancora una torta per il papà. Oggi bisogna celebrarlo alla gran-de, e quale modo migliore di farlo se non con una torta? Questa, tra l’altro, strizza l’occhio anche all’imminente Pasqua, dato che prevede come ingrediente principale la ricotta. E il cioccolato, rigorosamente fondente, come piace agli uomini di casa. Una crostata facile da fare e buona da mangiare. Un regalo goloso da decorare con tanti piccoli cuori, a dimostrazione del fatto che il papà è l’uomo più importante della nostra vita.

A cura di Francesca

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Luca & Sabrinaconsigliano

FAGIOLI E SALSICCIA Alla ricetta per veri Cowboys noi abbiniamo un vino da uo-mini veri, con polso e carattere strong, preferibilmente con un passaggio in botti di rovere (da far fare al vino s’intende, non agli uomini). Quindi…..un Chianti Classico Riserva, vino rosso elegante, intenso, speziato e fruttato. Mostra fiero il suo colore rosso rubino e la sua importante presenza tannica, necessaria qui per attenuare i grassi rilasciati dalla salsiccia.

SPAGHETTI ALLA CHITARRA CON RAGU’ E RICOTTA Questo è un piatto strutturato dove il ragù preparato con carni miste viene addolcito dai piselli e la generosa spolverata di ri-cotta salata aggiunge cremosità al piatto, regolandone la sapi-dità. Vi sposiamo un vino elegante, forte, profumato, vino che richiama alla mente l’idea stessa del calore. Rilascia in bocca una freschezza equilibrata, ma sapida, con tannini di classe e retrogusto fruttato, mentre si respirano note di frutti rossi del sottobosco e di vegetazione mediterranea. Stappiamo quindi un Fatagione Siciliano IGT e lasciamoci conquistare dalla sua esuberanza siciliana.

TORTA DI MELE

Forse le nonne non si preoccuperebbero di abbinare un vino alla torta di mele e allora ci pensiamo noi. Consigliamo un vino fresco e di discreta struttura, proposto ad una tempe-ratura di un paio di gradi inferiore a quella indicata sull’eti-chetta. Perfetto un vino muffato e a tal proposito il muffato per eccellenza è il Sauternes di Bordeaux, ma il nostrano Calcaia, un Orvieto DOC classico Superiore Dolce, non è certo da meno.

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Luca & Sabrinaconsigliano

FAGIOLI E SALSICCIA Alla ricetta per veri Cowboys noi abbiniamo un vino da uo-mini veri, con polso e carattere strong, preferibilmente con un passaggio in botti di rovere (da far fare al vino s’intende, non agli uomini). Quindi…..un Chianti Classico Riserva, vino rosso elegante, intenso, speziato e fruttato. Mostra fiero il suo colore rosso rubino e la sua importante presenza tannica, necessaria qui per attenuare i grassi rilasciati dalla salsiccia.

SPAGHETTI ALLA CHITARRA CON RAGU’ E RICOTTA Questo è un piatto strutturato dove il ragù preparato con carni miste viene addolcito dai piselli e la generosa spolverata di ri-cotta salata aggiunge cremosità al piatto, regolandone la sapi-dità. Vi sposiamo un vino elegante, forte, profumato, vino che richiama alla mente l’idea stessa del calore. Rilascia in bocca una freschezza equilibrata, ma sapida, con tannini di classe e retrogusto fruttato, mentre si respirano note di frutti rossi del sottobosco e di vegetazione mediterranea. Stappiamo quindi un Fatagione Siciliano IGT e lasciamoci conquistare dalla sua esuberanza siciliana.

TORTA DI MELE

Forse le nonne non si preoccuperebbero di abbinare un vino alla torta di mele e allora ci pensiamo noi. Consigliamo un vino fresco e di discreta struttura, proposto ad una tempe-ratura di un paio di gradi inferiore a quella indicata sull’eti-chetta. Perfetto un vino muffato e a tal proposito il muffato per eccellenza è il Sauternes di Bordeaux, ma il nostrano Calcaia, un Orvieto DOC classico Superiore Dolce, non è certo da meno.

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CROSTATA DI RICOTTA E CIOCCOLATO

Crostata dal sapore di casa, alla quale scegliamo di abbinare un Re-cioto di Soave Spumante DOCG, prodotto da grappoli di uva Garganega appassiti naturalmente sino a febbraio. Si contraddistin-gue per la sua dolcezza e per il marcato aroma di mandorla che lo rendono perfetto in abbinamento a questa crostata.

RISOTTO CON BRUSCANDOLI

I bruscandoli sono i germogli spontanei del luppolo selvatico e sono chiamati anche asparagi selvatici. Hanno un sapore delicato, per que-sto motivo questo risotto necessita di avere accanto un vino bianco o rosato fresco, ma morbido e profumato. Noi suggeriamo un Chiaretto del Garda Classico DOC, una perla rosa che nasce dalla fusione di 4 vitigni: Barbera, Sangiovese, Groppello e Marzemino. E’ un vino rosato fermo, leggero e fresco, fruttato con sentori di ciliegia, pesca e ananas. Il gusto al palato è secco, armonico e persistente con una leggera nota finale di mandorla.

CROSTONI ALLE MELANZANE

A questo antipasto abbiniamo un Controguerra Riesling DOC abruzzese, vino bianco importante, il cui colore passa da un giallo dorato ad una tonalità ambrata con l’invecchiamento. I profumi fluttua-no dal floreale al fruttato, con piacevoli note fresche di erba appena tagliata. Si colgono sentori morbidi e caldi che nei vini bianchi con co-lore tendente all’ambrato evocano eteree note di liquirizia e cannella. Il Controguerra celebra a meraviglia questo piatto perché per sua natura sa esaltare proprio quelle pietanze che tra gli ingredienti annovera-no mozzarella e verdure di stagione. In particolare consigliamo una bottiglia leggermente invecchiata per ritrovare nel calice quelle note speziate.

SPAGHETTI CREMOSI AL FINOCCHIO E PEPE ROSA

Considerata l’aromaticità conferita al piatto dal finocchio, il cui sapore è persistente al palato, non è compito facile abbinare un vino a questo primo piatto. Per nostro gusto personale oseremmo abbinarlo ad un vino semplice, ma di grande struttura come un Cabernet Franc, un rosso dal colore rubino intenso, dal sentore fruttato, con sapore erba-ceo, armonico, raffinato e speziato.

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CROSTATA DI RICOTTA E CIOCCOLATO

Crostata dal sapore di casa, alla quale scegliamo di abbinare un Re-cioto di Soave Spumante DOCG, prodotto da grappoli di uva Garganega appassiti naturalmente sino a febbraio. Si contraddistin-gue per la sua dolcezza e per il marcato aroma di mandorla che lo rendono perfetto in abbinamento a questa crostata.

RISOTTO CON BRUSCANDOLI

I bruscandoli sono i germogli spontanei del luppolo selvatico e sono chiamati anche asparagi selvatici. Hanno un sapore delicato, per que-sto motivo questo risotto necessita di avere accanto un vino bianco o rosato fresco, ma morbido e profumato. Noi suggeriamo un Chiaretto del Garda Classico DOC, una perla rosa che nasce dalla fusione di 4 vitigni: Barbera, Sangiovese, Groppello e Marzemino. E’ un vino rosato fermo, leggero e fresco, fruttato con sentori di ciliegia, pesca e ananas. Il gusto al palato è secco, armonico e persistente con una leggera nota finale di mandorla.

CROSTONI ALLE MELANZANE

A questo antipasto abbiniamo un Controguerra Riesling DOC abruzzese, vino bianco importante, il cui colore passa da un giallo dorato ad una tonalità ambrata con l’invecchiamento. I profumi fluttua-no dal floreale al fruttato, con piacevoli note fresche di erba appena tagliata. Si colgono sentori morbidi e caldi che nei vini bianchi con co-lore tendente all’ambrato evocano eteree note di liquirizia e cannella. Il Controguerra celebra a meraviglia questo piatto perché per sua natura sa esaltare proprio quelle pietanze che tra gli ingredienti annovera-no mozzarella e verdure di stagione. In particolare consigliamo una bottiglia leggermente invecchiata per ritrovare nel calice quelle note speziate.

SPAGHETTI CREMOSI AL FINOCCHIO E PEPE ROSA

Considerata l’aromaticità conferita al piatto dal finocchio, il cui sapore è persistente al palato, non è compito facile abbinare un vino a questo primo piatto. Per nostro gusto personale oseremmo abbinarlo ad un vino semplice, ma di grande struttura come un Cabernet Franc, un rosso dal colore rubino intenso, dal sentore fruttato, con sapore erba-ceo, armonico, raffinato e speziato.

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L a N u t r i z i o n i s t a . . .A proposito di pesce... Possiamo anche mangiarlo crudo, quasi vivo, che si muove ancora nel piatto (in Puglia ho avuto questo piacere), il pesce comunque è sano, fa bene ed ci fornisce buone vitamine. Una buona dieta dovrebbe contenere settimanalmente almeno 2/3 porzioni di pesce. Purtroppo, con la frenesia di questi tempi, un italiano medio lo mangerà circa una volta a settimana; eppure le proteine contenute nel pesce sono di alto contenuto biologico e i grassi sono in quantità ridotta rispetto alle carni. I grassi si suddividono in saturi, monoinsaturi e polinsaturi: i primi li troviamo nei formaggi, carni, salumi e negli oli vegetali; i secondi si trovano principalmente nel nostro amato olio d’oliva, gli acidi grassi monoinsaturi hanno effetti benefici solo se consumati in piccole quantità; infine ci sono acidi grassi polinsaturi, divisi in Omega 3,Omega 6, Omega 7 e Omega 9. I grassi contenuti nel pesce sono di tipo Omega 3 e non possono essere sintetizzati dal nostro organismo, per cui sono ritenuti essenziali, devono essere necessariamente integrati con la dieta. Gli omega 3, insieme agli altri grassi polinsaturi, hanno un ruolo fondamentale per l’apparato cardiocircolatorio, nervoso e muscolare. In particolare gli omega 3 : riducono il livello dei trigliceridi, prevenendo il rischio di arteriosclerosi, proteggono l’apparato cardiocircolatorio, conferendo elasticità alle pareti venose ed arteriose, e vengono ritenuti preventivi per la depressione.L’istituto nazionale per la salute statunitense ha stabilito come dose giornaliera essenziale di Omega 3 650mg. I pesci in cui troviamo generalmente maggiore quantità di Omega 3 sono quelli più grassi; infatti, possiamo dividere il pesce in magro (orata, rombo, merluzzo, luccio, palombo, cernia), semigrasso ( sogliola, acciuga, dentice, carpa, tonno, trota, pesce spada, sardina, triglia, sarago, cefalo) e grasso (anguilla, sgombro, salmone). Questa suddivisione comunque varia sempre dall’età del pesce e dal suo ciclo biologico. Alcuni esempi: in 100 grammi di salmone ci sono 1,8 grammi di Omega 3, in 100 grammi di acciughe sott’olio ce ne sono 1,7 grammi, nello sgombro ne troviamo 1,0 grammi.Altre caratteristiche nutrizionali da evidenziare, quando parliamo del pesce, sono i sali minerali: calcio fosforo e iodio.Il calcio, fondamentale per il tessuto osseo, lo troviamo nelle acciughe (232 mg in 100 gr), nelle sardine (44mg in 100gr), nella sogliola,nell’orata, nel salmone e nelle alici (30mg in 100gr). Anche nei crostacei e nei molluschi, il calcio è presente in grande quantità tra i 100mg e i 250 mg per 100 grammi.Il fosforo, elemento essenziale per il metabolismo dei nutrienti e del metabolismo osseo,è presente principalmente nel salmone e nell’orata. Mentre lo iodio, fondamentali per la regolazione del metabolismo e della crescita , si trova nel pesce di mare (2,5mg/kg) e nei molluschi (1,6mg/kg).Anche le vitamine A, D,E, B1, B12, B2 abbondano nel pesce, in particolare nelle acciughe, sardine, salmone, alici. La quantità maggiore di vitamine, per quanto riguarda crostacei e molluschi, le troviamo in capesante e gamberetti.In ultimo vorrei fare un piccolo excursus sulla conservazione del pesce e sulla qualità che portiamo sulle nostre tavole; i tipi di conservazione sono differenti ed ognuno mantiene, chi più chi meno, le proprietà nutrizionali dell’animale.Il pesce fresco è privo di qualsiasi conservante o adiuvante, deve avere un aspetto preciso perché voi lo scegliate: Branchie Rosse, Scaglie Lucenti, Occhio Vivo e Tondo, Carne Soda e Compatta, Odore Gradevole e non troppo forte; va consumato entro 24 ore e conservato nella parte più fredda del frigorifero, dopo la cottura potete tenerlo in frigorifero per 3-4 giorni.Ovviamente, il pesce fresco più sicuro e più ricco di nutrienti è quello pescato da voi stessi, in una fonte pulita e lontana da ambienti inquinati, poiché più del 70% del pesce che vediamo nei banconi del supermercato viene allevato artificialmente, mangimi arricchiti di integratori, antibiotici e disinfettanti che eliminano alcune delle sue proprietà.Il pesce congelato e quello surgelato sono molto simili, la differenza sostanziale consiste nella percentuale di glassatura e congelamento con cui viene ricoperta la superficie del pesce per conservarlo. Entrambi sono una buonissima alternativa al pesce fresco, difatti, se non siamo certi della provenienza del pescato, è molto più sicuro mangiare pesce surgelato, strano ma vero! State molto attenti a mantenere la cosiddetta “catena del freddo” quando comprate il pesce surgelato/congelato; si deve mettere nel carrello alla fine della vostra spesa e riposto in freezer il prima possibile.Le leggi che regolano l’uso di additivi nel pesce fresco, surgelato e congelato sono molto chiare sulle norme che i produttori devono seguire, spesso queste regole vengono “sviate”; i produttori cercano molti modi per far apparire il pesce più fresco e appetitoso, anche un intenditore può essere ingannato. Però l’uso di alcune sostanze chimiche, particolarmente pericolose per l’uomo, non sono permesse in Italia mentre in altri paesi si. Quindi è sempre consigliato scegliere il prodotto italiano. Nonostante tutto, il pesce comunica sempre con l’ambiente inquinato, per cui i pesci di grande taglia contengono una maggiore quantità di sostanze tossiche ed è preferibile e più sicuro scegliere un pesce di taglia piccola.Per ultimo parliamo del pesce conservato, attraverso metodi di salatura, essiccamento, affumicatura, inscatolamento; tutti alterano le sostanze benefiche dell’alimento. Ad esempio l’essiccamento mantiene il carattere nutritivo dell’animale ad eccezione della vitamina C, l’inscatolamento sott’olio comporta la perdita delle sostanze e un alto livello di grassi.

Dott.ssa Lombini Nives. Dietologain collaborazione con I.P. Ottavia Gardella

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L a N u t r i z i o n i s t a . . .A proposito di pesce... Possiamo anche mangiarlo crudo, quasi vivo, che si muove ancora nel piatto (in Puglia ho avuto questo piacere), il pesce comunque è sano, fa bene ed ci fornisce buone vitamine. Una buona dieta dovrebbe contenere settimanalmente almeno 2/3 porzioni di pesce. Purtroppo, con la frenesia di questi tempi, un italiano medio lo mangerà circa una volta a settimana; eppure le proteine contenute nel pesce sono di alto contenuto biologico e i grassi sono in quantità ridotta rispetto alle carni. I grassi si suddividono in saturi, monoinsaturi e polinsaturi: i primi li troviamo nei formaggi, carni, salumi e negli oli vegetali; i secondi si trovano principalmente nel nostro amato olio d’oliva, gli acidi grassi monoinsaturi hanno effetti benefici solo se consumati in piccole quantità; infine ci sono acidi grassi polinsaturi, divisi in Omega 3,Omega 6, Omega 7 e Omega 9. I grassi contenuti nel pesce sono di tipo Omega 3 e non possono essere sintetizzati dal nostro organismo, per cui sono ritenuti essenziali, devono essere necessariamente integrati con la dieta. Gli omega 3, insieme agli altri grassi polinsaturi, hanno un ruolo fondamentale per l’apparato cardiocircolatorio, nervoso e muscolare. In particolare gli omega 3 : riducono il livello dei trigliceridi, prevenendo il rischio di arteriosclerosi, proteggono l’apparato cardiocircolatorio, conferendo elasticità alle pareti venose ed arteriose, e vengono ritenuti preventivi per la depressione.L’istituto nazionale per la salute statunitense ha stabilito come dose giornaliera essenziale di Omega 3 650mg. I pesci in cui troviamo generalmente maggiore quantità di Omega 3 sono quelli più grassi; infatti, possiamo dividere il pesce in magro (orata, rombo, merluzzo, luccio, palombo, cernia), semigrasso ( sogliola, acciuga, dentice, carpa, tonno, trota, pesce spada, sardina, triglia, sarago, cefalo) e grasso (anguilla, sgombro, salmone). Questa suddivisione comunque varia sempre dall’età del pesce e dal suo ciclo biologico. Alcuni esempi: in 100 grammi di salmone ci sono 1,8 grammi di Omega 3, in 100 grammi di acciughe sott’olio ce ne sono 1,7 grammi, nello sgombro ne troviamo 1,0 grammi.Altre caratteristiche nutrizionali da evidenziare, quando parliamo del pesce, sono i sali minerali: calcio fosforo e iodio.Il calcio, fondamentale per il tessuto osseo, lo troviamo nelle acciughe (232 mg in 100 gr), nelle sardine (44mg in 100gr), nella sogliola,nell’orata, nel salmone e nelle alici (30mg in 100gr). Anche nei crostacei e nei molluschi, il calcio è presente in grande quantità tra i 100mg e i 250 mg per 100 grammi.Il fosforo, elemento essenziale per il metabolismo dei nutrienti e del metabolismo osseo,è presente principalmente nel salmone e nell’orata. Mentre lo iodio, fondamentali per la regolazione del metabolismo e della crescita , si trova nel pesce di mare (2,5mg/kg) e nei molluschi (1,6mg/kg).Anche le vitamine A, D,E, B1, B12, B2 abbondano nel pesce, in particolare nelle acciughe, sardine, salmone, alici. La quantità maggiore di vitamine, per quanto riguarda crostacei e molluschi, le troviamo in capesante e gamberetti.In ultimo vorrei fare un piccolo excursus sulla conservazione del pesce e sulla qualità che portiamo sulle nostre tavole; i tipi di conservazione sono differenti ed ognuno mantiene, chi più chi meno, le proprietà nutrizionali dell’animale.Il pesce fresco è privo di qualsiasi conservante o adiuvante, deve avere un aspetto preciso perché voi lo scegliate: Branchie Rosse, Scaglie Lucenti, Occhio Vivo e Tondo, Carne Soda e Compatta, Odore Gradevole e non troppo forte; va consumato entro 24 ore e conservato nella parte più fredda del frigorifero, dopo la cottura potete tenerlo in frigorifero per 3-4 giorni.Ovviamente, il pesce fresco più sicuro e più ricco di nutrienti è quello pescato da voi stessi, in una fonte pulita e lontana da ambienti inquinati, poiché più del 70% del pesce che vediamo nei banconi del supermercato viene allevato artificialmente, mangimi arricchiti di integratori, antibiotici e disinfettanti che eliminano alcune delle sue proprietà.Il pesce congelato e quello surgelato sono molto simili, la differenza sostanziale consiste nella percentuale di glassatura e congelamento con cui viene ricoperta la superficie del pesce per conservarlo. Entrambi sono una buonissima alternativa al pesce fresco, difatti, se non siamo certi della provenienza del pescato, è molto più sicuro mangiare pesce surgelato, strano ma vero! State molto attenti a mantenere la cosiddetta “catena del freddo” quando comprate il pesce surgelato/congelato; si deve mettere nel carrello alla fine della vostra spesa e riposto in freezer il prima possibile.Le leggi che regolano l’uso di additivi nel pesce fresco, surgelato e congelato sono molto chiare sulle norme che i produttori devono seguire, spesso queste regole vengono “sviate”; i produttori cercano molti modi per far apparire il pesce più fresco e appetitoso, anche un intenditore può essere ingannato. Però l’uso di alcune sostanze chimiche, particolarmente pericolose per l’uomo, non sono permesse in Italia mentre in altri paesi si. Quindi è sempre consigliato scegliere il prodotto italiano. Nonostante tutto, il pesce comunica sempre con l’ambiente inquinato, per cui i pesci di grande taglia contengono una maggiore quantità di sostanze tossiche ed è preferibile e più sicuro scegliere un pesce di taglia piccola.Per ultimo parliamo del pesce conservato, attraverso metodi di salatura, essiccamento, affumicatura, inscatolamento; tutti alterano le sostanze benefiche dell’alimento. Ad esempio l’essiccamento mantiene il carattere nutritivo dell’animale ad eccezione della vitamina C, l’inscatolamento sott’olio comporta la perdita delle sostanze e un alto livello di grassi.

Dott.ssa Lombini Nives. Dietologain collaborazione con I.P. Ottavia Gardella

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Lumachine di mare

VELLUTATA DI MOSCARDINI

Filetti di rombo

Sfogliata ripiena di merluzzo

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Lumachine di mare

VELLUTATA DI MOSCARDINI

Filetti di rombo

Sfogliata ripiena di merluzzo

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A cura di Elisa

Lumachine di mare con crema di piselli, calamarata ed emulsione di prezzemolo e limone

Ingredienti per 4 persone:

per le lumachine: 400 g di lumachine di mare olio evo 1 spicchio di aglio 1 peperoncino essiccato per la crema: 300 g di piselli (pesati già sgranati) 1 pezzo di cipolla bianca olio evo sale fumetto di pesce per l’emulsione: 1 cucchiaio di olio evo 1 mazzetto di prezzemolo 1 cucchiaino di succo di limone zeste di limone sale per completare: 100 g di calamarata

Procedimento:

Mettere le lumachine di mare in ammollo in acqua fredda per due ore, in modo che si spurghino e che escano fuori. Nel frattempo preparare la crema: sgranare i piselli e tagliare la cipolla a julienne. In una pentola, scaldare un filo d’olio e farvi rosolare la ci-polla, aggiungere i piselli, far insaporire per un minuto e coprire con del fumetto di pesce. Cuocere finché i piselli saranno morbidi, frullare con il minipimer e aggiustare di sale. Sciacquare le lumachine di mare; in una padella scaldare un filo d’olio, con il peperoncino spezzettato e l’aglio pelato e privato dell’anima; ag-giungere le lumachine e rosolare per un paio di minuti. Bagnare con un goccio di acqua o di fumetto di pesce, coperchiare e far cuocere per 20 minuti. Preparare l’emulsione: lavare molto bene il prezzemolo e asciugarlo; frullarlo insieme a un cubetto di ghiaccio, l’olio e il succo di limone, azionando il minipimer per pochi secondi, in più riprese (il ghiaccio e questa discontinuità eviteranno che il prezzemolo si ossidi). Aggiustare di sale e insaporire con la scorza di limone grattugiata. Cuocere la calamarata in abbondante acqua bollente e salata. Scolar-la e comporre il piatto: sul fondo versare la crema di piselli, al centro qualche lumachina di mare privata del guscio, un po’ di calamarata appoggiata in maniera apparentemente disordinata e infine far cadere qualche goccia di emulsione di prezzemolo.

Page 103: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

A cura di Elisa

Lumachine di mare con crema di piselli, calamarata ed emulsione di prezzemolo e limone

Ingredienti per 4 persone:

per le lumachine: 400 g di lumachine di mare olio evo 1 spicchio di aglio 1 peperoncino essiccato per la crema: 300 g di piselli (pesati già sgranati) 1 pezzo di cipolla bianca olio evo sale fumetto di pesce per l’emulsione: 1 cucchiaio di olio evo 1 mazzetto di prezzemolo 1 cucchiaino di succo di limone zeste di limone sale per completare: 100 g di calamarata

Procedimento:

Mettere le lumachine di mare in ammollo in acqua fredda per due ore, in modo che si spurghino e che escano fuori. Nel frattempo preparare la crema: sgranare i piselli e tagliare la cipolla a julienne. In una pentola, scaldare un filo d’olio e farvi rosolare la ci-polla, aggiungere i piselli, far insaporire per un minuto e coprire con del fumetto di pesce. Cuocere finché i piselli saranno morbidi, frullare con il minipimer e aggiustare di sale. Sciacquare le lumachine di mare; in una padella scaldare un filo d’olio, con il peperoncino spezzettato e l’aglio pelato e privato dell’anima; ag-giungere le lumachine e rosolare per un paio di minuti. Bagnare con un goccio di acqua o di fumetto di pesce, coperchiare e far cuocere per 20 minuti. Preparare l’emulsione: lavare molto bene il prezzemolo e asciugarlo; frullarlo insieme a un cubetto di ghiaccio, l’olio e il succo di limone, azionando il minipimer per pochi secondi, in più riprese (il ghiaccio e questa discontinuità eviteranno che il prezzemolo si ossidi). Aggiustare di sale e insaporire con la scorza di limone grattugiata. Cuocere la calamarata in abbondante acqua bollente e salata. Scolar-la e comporre il piatto: sul fondo versare la crema di piselli, al centro qualche lumachina di mare privata del guscio, un po’ di calamarata appoggiata in maniera apparentemente disordinata e infine far cadere qualche goccia di emulsione di prezzemolo.

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A cura di Luca & Sbrina

VELLUTATA DI MOSCARDINI, CARCIOFI E VERDURE DELL’ORTO

Ingredienti:

1 porro2 patate1 zucchina1 carota piccola1/2 costa di sedanouna manciata di spinaci freschi150 gr di piselli freschi sgranati5 carciofi600 gr di moscardini2 spicchi d’aglioprezzemolomaggiorana1 peperoncino piccante seccoolio extravergine d’oliva2 litri abbondanti di brodo vegetale1/2 bicchiere di vino bianco seccosale e pepe

Preparazione:

Puliamo tutte le verdure; eliminiamo le foglie più esterne dei carciofi e la barbetta e li tagliamo a pezzetti; affettiamo il porro e le foglie fresche di spinaci sottilmente e tagliamo a piccoli cubetti le patate, la zucchina, la carota e il sedano. In un tegame di coccio versiamo un generoso filo d’olio extravergine d’oliva, insieme ad uno spicchio d’aglio leggermente schiacciato. Uniamo il trito di sedano, porro e carota e lasciamo che si rosolino per un paio di minuti, poi aggiungiamo i piselli, le patate, i carciofi, la zucchina e infine gli spinaci. Lasciamo

andare a fuoco medio per qualche minuto e aggiungiamo il brodo vegetale.Nel frattempo puliamo i moscardini e li lessiamo per circa mezz’ora in acqua bollente. Li lasciamo raffreddare e li tagliamo a pezzetti, lasciandone un paio interi.

Mettiamo a scaldare un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella, ci uniamo i pezzetti di moscardino e i 2 che abbiamo lasciati interi. Aggiungiamo anche lo spicchio d’aglio tritato e facciamo saltare per un paio di minuti. Versiamo il vino bianco e facciamo sfumare. Non aggiungiamo sale.Insaporiamo il pesce con una macinata di pepe nero, un po’ di prezzemolo fresco sminuzzato e lasciamo insaporire per pochi attimi. Togliamo dal fornello e torniamo alle verdure che continuano a cuocere. Assaggiamo per verificare che siano al dente, aggiustiamo di sale e quando sono pronte frulliamo tutto con il minipimer ad immersione.Alla nostra vellutata andiamo ad unire i moscardini, il peperoncino secco spezzettato e la maggiorana, lasciamo cuocere a fiamma bassa per altri 15 minuti, aggiungendo eventualmente un altro mestolo di brodo vegetale.

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A cura di Luca & Sbrina

VELLUTATA DI MOSCARDINI, CARCIOFI E VERDURE DELL’ORTO

Ingredienti:

1 porro2 patate1 zucchina1 carota piccola1/2 costa di sedanouna manciata di spinaci freschi150 gr di piselli freschi sgranati5 carciofi600 gr di moscardini2 spicchi d’aglioprezzemolomaggiorana1 peperoncino piccante seccoolio extravergine d’oliva2 litri abbondanti di brodo vegetale1/2 bicchiere di vino bianco seccosale e pepe

Preparazione:

Puliamo tutte le verdure; eliminiamo le foglie più esterne dei carciofi e la barbetta e li tagliamo a pezzetti; affettiamo il porro e le foglie fresche di spinaci sottilmente e tagliamo a piccoli cubetti le patate, la zucchina, la carota e il sedano. In un tegame di coccio versiamo un generoso filo d’olio extravergine d’oliva, insieme ad uno spicchio d’aglio leggermente schiacciato. Uniamo il trito di sedano, porro e carota e lasciamo che si rosolino per un paio di minuti, poi aggiungiamo i piselli, le patate, i carciofi, la zucchina e infine gli spinaci. Lasciamo

andare a fuoco medio per qualche minuto e aggiungiamo il brodo vegetale.Nel frattempo puliamo i moscardini e li lessiamo per circa mezz’ora in acqua bollente. Li lasciamo raffreddare e li tagliamo a pezzetti, lasciandone un paio interi.

Mettiamo a scaldare un filo d’olio extravergine d’oliva in una padella, ci uniamo i pezzetti di moscardino e i 2 che abbiamo lasciati interi. Aggiungiamo anche lo spicchio d’aglio tritato e facciamo saltare per un paio di minuti. Versiamo il vino bianco e facciamo sfumare. Non aggiungiamo sale.Insaporiamo il pesce con una macinata di pepe nero, un po’ di prezzemolo fresco sminuzzato e lasciamo insaporire per pochi attimi. Togliamo dal fornello e torniamo alle verdure che continuano a cuocere. Assaggiamo per verificare che siano al dente, aggiustiamo di sale e quando sono pronte frulliamo tutto con il minipimer ad immersione.Alla nostra vellutata andiamo ad unire i moscardini, il peperoncino secco spezzettato e la maggiorana, lasciamo cuocere a fiamma bassa per altri 15 minuti, aggiungendo eventualmente un altro mestolo di brodo vegetale.

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A cura di Simona

Ingredienti:

1 confezione di pasta sfoglia rettangolare già pronta1 uovo200 gr ricotta freschissima30 gr parmigiano grattugiatoQualche rametto di timoOlio d’oliva extravergine q.bMezzo bicchiere di vino bianco seccoSale e pepeUna manciata di mandorle in scaglie550 gr di cuori o filetti di merluzzo senza spine né pelleLatte fresco qualche cucchiaio per spennellare la superficie

Preparazione:

In una padella antiaderente mettere un filo d’olio e rosolare i filetti di pesce da entrambe le parti, salando, pepando a piacere e sfumando col vino bianco.Cuocere per una decina di minuti, spegnere poi la fiamma e lasciar raffreddare.Accendere il forno e portarlo alla temperatura di 180°.Prendere una ciotola, romperci l’uovo e sbatterlo leggermente insieme al parmigiano grattugiato; aggiungerci il pesce (raffreddato e sminuzzato grossolanamente con una forchetta), e mescolare.Unire poi la ricotta, le foglioline di timo, le scaglie di mandorla e regolare di sale e pepe a piacere.Amalgamare bene il tutto vigorosamente, in modo da ottenere un composto denso e abbastanza cremoso.Rivestire una teglia rettangolare da crostata con della carta forno e foderarla con metà della sfoglia, tenendo l’altra metà per chiudere poi la superficie una volta riempito l’interno della preparazione.Riempire col composto ottenuto, e chiudere con la sfoglia rimanente, sigillando molto bene i bordi.Praticare in superficie dei tagli nella pasta per far sfiatare il composto in cottura e spennellare con del latte fresco; infornare con modalità ventilata per circa 25-30 minuti…deve dorarsi e gonfiarsi bene.Tagliare a fette e servire ben calda o tiepida,ma non fredda.Un modo alternativo per gustare del pesce bianco, soprattutto per renderlo più appetibile ai bambini che magari arricciano un po’ il naso…

Sfogliata ripiena di merluzzo, ricotta e mandorle, profumata al timo

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A cura di Simona

Ingredienti:

1 confezione di pasta sfoglia rettangolare già pronta1 uovo200 gr ricotta freschissima30 gr parmigiano grattugiatoQualche rametto di timoOlio d’oliva extravergine q.bMezzo bicchiere di vino bianco seccoSale e pepeUna manciata di mandorle in scaglie550 gr di cuori o filetti di merluzzo senza spine né pelleLatte fresco qualche cucchiaio per spennellare la superficie

Preparazione:

In una padella antiaderente mettere un filo d’olio e rosolare i filetti di pesce da entrambe le parti, salando, pepando a piacere e sfumando col vino bianco.Cuocere per una decina di minuti, spegnere poi la fiamma e lasciar raffreddare.Accendere il forno e portarlo alla temperatura di 180°.Prendere una ciotola, romperci l’uovo e sbatterlo leggermente insieme al parmigiano grattugiato; aggiungerci il pesce (raffreddato e sminuzzato grossolanamente con una forchetta), e mescolare.Unire poi la ricotta, le foglioline di timo, le scaglie di mandorla e regolare di sale e pepe a piacere.Amalgamare bene il tutto vigorosamente, in modo da ottenere un composto denso e abbastanza cremoso.Rivestire una teglia rettangolare da crostata con della carta forno e foderarla con metà della sfoglia, tenendo l’altra metà per chiudere poi la superficie una volta riempito l’interno della preparazione.Riempire col composto ottenuto, e chiudere con la sfoglia rimanente, sigillando molto bene i bordi.Praticare in superficie dei tagli nella pasta per far sfiatare il composto in cottura e spennellare con del latte fresco; infornare con modalità ventilata per circa 25-30 minuti…deve dorarsi e gonfiarsi bene.Tagliare a fette e servire ben calda o tiepida,ma non fredda.Un modo alternativo per gustare del pesce bianco, soprattutto per renderlo più appetibile ai bambini che magari arricciano un po’ il naso…

Sfogliata ripiena di merluzzo, ricotta e mandorle, profumata al timo

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A cura di Simona

Filetti di rombo con concassè di pomodorini, timo e nocciole

Per 4 persone:

4 bei filetti di rombo senza pelleOlio d’oliva extravergineUna decina di pomodori datterinoSale e pepe neroUn goccio di vino bianco seccoTimo fresco o secco due pizzichiDue cucchiai di nocciole pelate e tostate

Preparazione:

Lavare i filetti di pesce ed asciugarli con della carta da cucina. Disporli su una placca coperta di carta forno leggermente spennellata d’olio, salare e pepare a piacere e mettere in forno pre-riscaldato a 180° per una decina di minuti, spruzzandoli col vino bianco. Se i filetti sono molto spessi aumentare la cottura di 5 minuti.Nel frattempo preparare la concassè, tagliando a pezzettini regolari i datterini, ben lavati, asciugati e privati dei semi. Mettere la dadolata in una ciotola e condirla con sale, pepe, olio extravergine d’oliva e timo…coprire con della pellicola e mettere in frigo per il tempo di cottura del pesce.Una volta cotto impiattare il pesce, irrorarlo con i pomodori e coprire con una spolverizzata di nocciole spezzettate in maniera irregolare al mortaio.Servire immediatamente, a piacere se si vuole, irrorare con un altro filo d’olio extravergine.

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A cura di Simona

Filetti di rombo con concassè di pomodorini, timo e nocciole

Per 4 persone:

4 bei filetti di rombo senza pelleOlio d’oliva extravergineUna decina di pomodori datterinoSale e pepe neroUn goccio di vino bianco seccoTimo fresco o secco due pizzichiDue cucchiai di nocciole pelate e tostate

Preparazione:

Lavare i filetti di pesce ed asciugarli con della carta da cucina. Disporli su una placca coperta di carta forno leggermente spennellata d’olio, salare e pepare a piacere e mettere in forno pre-riscaldato a 180° per una decina di minuti, spruzzandoli col vino bianco. Se i filetti sono molto spessi aumentare la cottura di 5 minuti.Nel frattempo preparare la concassè, tagliando a pezzettini regolari i datterini, ben lavati, asciugati e privati dei semi. Mettere la dadolata in una ciotola e condirla con sale, pepe, olio extravergine d’oliva e timo…coprire con della pellicola e mettere in frigo per il tempo di cottura del pesce.Una volta cotto impiattare il pesce, irrorarlo con i pomodori e coprire con una spolverizzata di nocciole spezzettate in maniera irregolare al mortaio.Servire immediatamente, a piacere se si vuole, irrorare con un altro filo d’olio extravergine.

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BereBene

LUMACHINE DI MARE CON CREMA DI PISELLI Questo piatto si abbina con un vino bianco fermo, secco e di me-dia struttura, anche di vendemmia tardiva. Consigliamo un Etna Bianco, un vino bianco secco e asciutto con leggerissimo sento-re floreale e con una gradevole acidità e freschezza, l’ideale per accompagnare questo piatto.

VELLUTATA DI MOSCARDINI CON CARCIOFI E VERDURE PRI-MAVERILI

Questa vellutata, dove le verdure dell’orto si sposano con la car-nosità dei moscardini, ben si abbina con un Trentino Nosiola DOC, un vino bianco di media struttura, dal profumo delicato, che esprime note floreali e fruttate, tra cui spicca la mela verde. Ha una gradevole acidità e un retrogusto che richiama alla mente la mandorla.

SFOGLIATA RIPIENA DI MERLUZZO, RICOTTA E MANDORLE PROFUMATA AL TIMO

A questo piatto abbiniamo un vino bianco fermo di media strut-tura, nello specifico un Verdicchio Classico Superiore che risplende nel calice di un giallo paglierino con sfumature verdo-gnole. Vivace, fine ed elegante sa sorprendere con persistenti note fruttate ed agrumate che sfumano su di un letto minerale. Al palato si bilanciano le sensazioni dolci della frutta bianca e la sapidità legata alla mineralità, facendo sì che la boccata risulti molto armonica.

FILETTI DI ROMBO CON CONCASSE’ DI POMODORINI, TIMO E NOCCIOLA

Abbinamento piatto-vino per analogia alla nota delle nocciole che così diventa esaltante. Il Fiano di Avellino si mostra un buon compagno per questo piatto, vino bianco raffinato, secco, che si contraddistingue per i marcati sentori di nocciole tostate. Risplen-de nel calice di un giallo dorato, con profumi di frutti tropicali e fiori. Dona al palato il suo gusto pieno, morbido, fresco, con una nota vivace di acidità.

Luca & Sabrinaconsigliano

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BereBene

LUMACHINE DI MARE CON CREMA DI PISELLI Questo piatto si abbina con un vino bianco fermo, secco e di me-dia struttura, anche di vendemmia tardiva. Consigliamo un Etna Bianco, un vino bianco secco e asciutto con leggerissimo sento-re floreale e con una gradevole acidità e freschezza, l’ideale per accompagnare questo piatto.

VELLUTATA DI MOSCARDINI CON CARCIOFI E VERDURE PRI-MAVERILI

Questa vellutata, dove le verdure dell’orto si sposano con la car-nosità dei moscardini, ben si abbina con un Trentino Nosiola DOC, un vino bianco di media struttura, dal profumo delicato, che esprime note floreali e fruttate, tra cui spicca la mela verde. Ha una gradevole acidità e un retrogusto che richiama alla mente la mandorla.

SFOGLIATA RIPIENA DI MERLUZZO, RICOTTA E MANDORLE PROFUMATA AL TIMO

A questo piatto abbiniamo un vino bianco fermo di media strut-tura, nello specifico un Verdicchio Classico Superiore che risplende nel calice di un giallo paglierino con sfumature verdo-gnole. Vivace, fine ed elegante sa sorprendere con persistenti note fruttate ed agrumate che sfumano su di un letto minerale. Al palato si bilanciano le sensazioni dolci della frutta bianca e la sapidità legata alla mineralità, facendo sì che la boccata risulti molto armonica.

FILETTI DI ROMBO CON CONCASSE’ DI POMODORINI, TIMO E NOCCIOLA

Abbinamento piatto-vino per analogia alla nota delle nocciole che così diventa esaltante. Il Fiano di Avellino si mostra un buon compagno per questo piatto, vino bianco raffinato, secco, che si contraddistingue per i marcati sentori di nocciole tostate. Risplen-de nel calice di un giallo dorato, con profumi di frutti tropicali e fiori. Dona al palato il suo gusto pieno, morbido, fresco, con una nota vivace di acidità.

Luca & Sabrinaconsigliano

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https://www.facebook.com/DelizieDiMareForli?ref=ts&fref=ts

Delizie di mare Via Francesco Lami, 4 – Forlì

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Delizie di mare Via Francesco Lami, 4 – Forlì

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DELIZIE DI MARE Via Francesco Lami, 4/6 - 47121 Forli’ - 0543.094175

email riservata esclusivamente al [email protected]

Cambusa per un giorno

Vuoi essere chef per un giorno?Hai una o più ricette nel cassetto da condividere?

Vuoi aggiudicarti attrezzature professionali da cucina e un buono spesa?

Chef in

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DELIZIE DI MARE Via Francesco Lami, 4/6 - 47121 Forli’ - 0543.094175

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Pomodori secchi ripieni Treccia con le uova Uova di quaglia piccanti Zollette decorate

Cucino e poi regalo

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Pomodori secchi ripieni Treccia con le uova Uova di quaglia piccanti Zollette decorate

Cucino e poi regalo

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Cucino e poi regaloCapita spesso, quando si è invitati a una cena fra amici o si festeggia una ricorrenza spe-ciale, di non trovare facilmente l’idea giusta per un dono adatto all’occasione. La soluzio-ne potrebbe essere un regalo gastronomico confezionato con le proprie mani, una scelta che verrà senz’altro apprezzata perché unica e originale.

A cura di Meris

INGREDIENTI

800 gr di pomodori secchi

8 dl di aceto di vino bianco

100 gr di olive nere snocciolate

2 cucchiai di capperi sottaceto

2 scatolette di tonno

1 ciuffo di prezzemolo

3 dl circa di olio extravergine d’oliva

Sale

Strumenti utili

4 barattoli da 250 g

4 etichette adesive

Pomodori sec-chi ripieni

PROCEDIMENTO:

Sciacquare i pomodori secchi, poi sbollentarli per 2 mi-nuti nell’aceto, miscelato con 2 dl di acqua e due cuc-chiai di sale. Sgocciolarli e lasciarli asciugare bene su un telo di lino. Tritare le olive insieme ai capperi sgoc-ciolati, al tonno e al prezzemolo, ben lavato ed asciu-gato. Su metà pomodori mettere un poco del compo-sto, poi coprirli con i pomodori rimasti.

Sistemarli nei barattoli, versare l’olio, agitare legger-mente per fare uscire tutte le bolle d’aria, quindi sigilla-re il tappo..

Sterilizzare facendo bollire per 20 minuti i baratto-li, completamente coperti d’acqua. Fare raffreddare, asciugare bene i barattoli e applicare l’etichetta con la data di preparazione. Lasciare insaporire 4-5 giorni.

I pomodori secchi sono ottimi serviti con l’aperitivo. Serviti su crostini di pane e decorati a piacere con fo-glie di basilico.

Preparare la confezione regalo in questo modo: 1-2 ba-rattoli di pomodori secchi ripieni sul tagliere, impachet-tare il tutto con la carta trasparente, poi legare con del cordoncino o raffia.

Conservazione: i pomodori secchi si mantengono bene 2-3 mesi in un luogo fresco, asciutto e buio. Una volta aperti, bisogna tenerli in frigorifero e consumati entro 7 giorni.

Pomodori secchi ripieni

Ecco un goloso antipasto che sarà sempre apprezzato, in par-ticolare per una cena a base di ricette mediterranee.

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Cucino e poi regaloCapita spesso, quando si è invitati a una cena fra amici o si festeggia una ricorrenza spe-ciale, di non trovare facilmente l’idea giusta per un dono adatto all’occasione. La soluzio-ne potrebbe essere un regalo gastronomico confezionato con le proprie mani, una scelta che verrà senz’altro apprezzata perché unica e originale.

A cura di Meris

INGREDIENTI

800 gr di pomodori secchi

8 dl di aceto di vino bianco

100 gr di olive nere snocciolate

2 cucchiai di capperi sottaceto

2 scatolette di tonno

1 ciuffo di prezzemolo

3 dl circa di olio extravergine d’oliva

Sale

Strumenti utili

4 barattoli da 250 g

4 etichette adesive

Pomodori sec-chi ripieni

PROCEDIMENTO:

Sciacquare i pomodori secchi, poi sbollentarli per 2 mi-nuti nell’aceto, miscelato con 2 dl di acqua e due cuc-chiai di sale. Sgocciolarli e lasciarli asciugare bene su un telo di lino. Tritare le olive insieme ai capperi sgoc-ciolati, al tonno e al prezzemolo, ben lavato ed asciu-gato. Su metà pomodori mettere un poco del compo-sto, poi coprirli con i pomodori rimasti.

Sistemarli nei barattoli, versare l’olio, agitare legger-mente per fare uscire tutte le bolle d’aria, quindi sigilla-re il tappo..

Sterilizzare facendo bollire per 20 minuti i baratto-li, completamente coperti d’acqua. Fare raffreddare, asciugare bene i barattoli e applicare l’etichetta con la data di preparazione. Lasciare insaporire 4-5 giorni.

I pomodori secchi sono ottimi serviti con l’aperitivo. Serviti su crostini di pane e decorati a piacere con fo-glie di basilico.

Preparare la confezione regalo in questo modo: 1-2 ba-rattoli di pomodori secchi ripieni sul tagliere, impachet-tare il tutto con la carta trasparente, poi legare con del cordoncino o raffia.

Conservazione: i pomodori secchi si mantengono bene 2-3 mesi in un luogo fresco, asciutto e buio. Una volta aperti, bisogna tenerli in frigorifero e consumati entro 7 giorni.

Pomodori secchi ripieni

Ecco un goloso antipasto che sarà sempre apprezzato, in par-ticolare per una cena a base di ricette mediterranee.

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A cura di Meris Treccia con le uova

Questo insolito pane intrecciato viene preparato per tradizione durante il periodo delle festività pasquali. Di solito viene fatto benedire il pomeriggio del venerdì santo, insieme alle uova che essa contiene.

INGREDIENTI PER 6/8 PORZIONI:

350 gr di farina bianca25 gr di lievito di birra5 uova50 gr di burro1 arancia non trattata1 limone non trattatoUn cucchiaio di olio extravergine di oliva, sale e pepe.

PREPARAZIONE:

Sciogliete 25 gr di lievito di birra in 2-3 cucchiai di acqua leggermente calda, incorporate 100 gr di farina, impa-state e lasciate lievitare il composto per un’ora in un luogo tiepido (la temperatura ideale per la lievitazione è tra i 25 e i 27°C). Disponete la rimanente farina a fon-tana sulla spianatoia, sgusciate al centro 3 uova, unite il burro fuso, 1 cucchiaino di sale (che equivale a circa 5 gr), la scorza grattugiata dell’arancia e del limone, un pizzico di pepe ed il panetto lievitato. Lavorate il tutto fino ad ottenere un impasto liscio. Dividetelo in 3 rotoli, intrecciateli tra di loro, saldate le estremità e sistemate la treccia ottenuta su una piastra da forno unta di olio. Inserite le restanti uova con il guscio nella treccia, pre-mendo leggermente, quindi lasciate lievitare per 3 ore in luogo tiepido. Successivamente, cuocete in forno a 200°C per 15 minuti, poi proseguite la cottura per altri 40 minuti a 180°C. Lasciate raffreddare. Sistemate la treccia prima nella carta vegetale, quindi nella scatola. Chiudete e fissate con il nastro.

CONSERVAZIONE:

Avvolta in pellicola trasparente e riposta in frigorifero, la treccia augurale si mantiene per 1-2 giorni. Però è meglio gustarla il giorno stesso appena riscaldata nel forno.

PER LA CONFEZIONE:

Carta vegetale

1 scatola di cartone

Nastro

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A cura di Meris Treccia con le uova

Questo insolito pane intrecciato viene preparato per tradizione durante il periodo delle festività pasquali. Di solito viene fatto benedire il pomeriggio del venerdì santo, insieme alle uova che essa contiene.

INGREDIENTI PER 6/8 PORZIONI:

350 gr di farina bianca25 gr di lievito di birra5 uova50 gr di burro1 arancia non trattata1 limone non trattatoUn cucchiaio di olio extravergine di oliva, sale e pepe.

PREPARAZIONE:

Sciogliete 25 gr di lievito di birra in 2-3 cucchiai di acqua leggermente calda, incorporate 100 gr di farina, impa-state e lasciate lievitare il composto per un’ora in un luogo tiepido (la temperatura ideale per la lievitazione è tra i 25 e i 27°C). Disponete la rimanente farina a fon-tana sulla spianatoia, sgusciate al centro 3 uova, unite il burro fuso, 1 cucchiaino di sale (che equivale a circa 5 gr), la scorza grattugiata dell’arancia e del limone, un pizzico di pepe ed il panetto lievitato. Lavorate il tutto fino ad ottenere un impasto liscio. Dividetelo in 3 rotoli, intrecciateli tra di loro, saldate le estremità e sistemate la treccia ottenuta su una piastra da forno unta di olio. Inserite le restanti uova con il guscio nella treccia, pre-mendo leggermente, quindi lasciate lievitare per 3 ore in luogo tiepido. Successivamente, cuocete in forno a 200°C per 15 minuti, poi proseguite la cottura per altri 40 minuti a 180°C. Lasciate raffreddare. Sistemate la treccia prima nella carta vegetale, quindi nella scatola. Chiudete e fissate con il nastro.

CONSERVAZIONE:

Avvolta in pellicola trasparente e riposta in frigorifero, la treccia augurale si mantiene per 1-2 giorni. Però è meglio gustarla il giorno stesso appena riscaldata nel forno.

PER LA CONFEZIONE:

Carta vegetale

1 scatola di cartone

Nastro

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Uova di quaglia piccanti

A cura di Meris

Queste piccole uova, rassodate, si possono presenta-re come aperitivo, antipasto oppure in insalate miste.

INGREDIENTI:20 uova di quaglia7 dl di aceto di vino bianco2 dl di olio di semi3 spicchi di aglio3-4 peperoncini rossi piccanti2 rametti di timoSale

PER LA CONFEZIONE:Carta crespa marroneSpago da cucina o raffia

Peperoncini rossi

STRUMENTI:

1 barattolo da 500 gr

PREPARAZIONE:

Porre le uova di quaglia in una casseruola e coprir-le con acqua fredda (se fosse bollente, causerebbe la rottura delle uova). Aggiungere 1 cucchiaio di sale e portare a bollore: cuocere per 3 minuti. Sgocciolare le uova, raffreddarle sotto l’acqua, quindi sgusciarle deli-catamente per non romperle. Versare l’aceto e l’olio in un’altra casseruola; aggiun-gere l’aglio pelato, i peperoncini, il timo ed un pizzico di sale. Portare a bollore, abbassare il fuoco e lasciare sobbollire per 3-4 minuti.Sistemare con cura le uova nel barattolo, versare l’a-ceto aromatizzato, coprendo bene il tutto. Chiudere il vaso e fare riposare in frigorifero per 24 ore. Circa ogni 8 ore, capovolgere il barattolo per pochi istanti e rimetterlo in posizione.Incartare il barattolo con le uova di quaglia con la carta crespa marrone e lo spago o raffia legando un pepe-roncino. Conservazione: le uova marinate vanno tenute in frigo-rifero e servite entro 6 giorni dalla preparazione. Sono ottime servite con pomodorini e fagiolini.

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Uova di quaglia piccanti

A cura di Meris

Queste piccole uova, rassodate, si possono presenta-re come aperitivo, antipasto oppure in insalate miste.

INGREDIENTI:20 uova di quaglia7 dl di aceto di vino bianco2 dl di olio di semi3 spicchi di aglio3-4 peperoncini rossi piccanti2 rametti di timoSale

PER LA CONFEZIONE:Carta crespa marroneSpago da cucina o raffia

Peperoncini rossi

STRUMENTI:

1 barattolo da 500 gr

PREPARAZIONE:

Porre le uova di quaglia in una casseruola e coprir-le con acqua fredda (se fosse bollente, causerebbe la rottura delle uova). Aggiungere 1 cucchiaio di sale e portare a bollore: cuocere per 3 minuti. Sgocciolare le uova, raffreddarle sotto l’acqua, quindi sgusciarle deli-catamente per non romperle. Versare l’aceto e l’olio in un’altra casseruola; aggiun-gere l’aglio pelato, i peperoncini, il timo ed un pizzico di sale. Portare a bollore, abbassare il fuoco e lasciare sobbollire per 3-4 minuti.Sistemare con cura le uova nel barattolo, versare l’a-ceto aromatizzato, coprendo bene il tutto. Chiudere il vaso e fare riposare in frigorifero per 24 ore. Circa ogni 8 ore, capovolgere il barattolo per pochi istanti e rimetterlo in posizione.Incartare il barattolo con le uova di quaglia con la carta crespa marrone e lo spago o raffia legando un pepe-roncino. Conservazione: le uova marinate vanno tenute in frigo-rifero e servite entro 6 giorni dalla preparazione. Sono ottime servite con pomodorini e fagiolini.

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A cura di Deborah

Zollette di zuccheroAromiPasta di zucchero

Le zollette decorate sono un’idea originale e carina da utilizzare come regalo .Possono adattarsi benissimo a bomboniera se confezionate oppure, in base ai decori applicati, sono perfette per una laurea, un battesimo o un semplice te con le amiche.

Possiamo lasciarle al naturale , senza nessun aroma, ma è anche possibile aromatizzarle con degli aromi a nostro piacimento.Per la vaniglia, è sufficiente lasciare le zollette chiuse in una scatola ermetica con all’interno qualche baccello di vaniglia per qualche giorno.Si può usare anice stellata, caffè, menta, liquirizia, scorze di agrumi…e tutto quello che la fantasia ci consiglia.

Per la decorazione, è sufficiente attaccarla con pochissima gelatina a freddo e una volta asciutta, il

INGREDIENTI:

Zollette decorate

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A cura di Deborah

Zollette di zuccheroAromiPasta di zucchero

Le zollette decorate sono un’idea originale e carina da utilizzare come regalo .Possono adattarsi benissimo a bomboniera se confezionate oppure, in base ai decori applicati, sono perfette per una laurea, un battesimo o un semplice te con le amiche.

Possiamo lasciarle al naturale , senza nessun aroma, ma è anche possibile aromatizzarle con degli aromi a nostro piacimento.Per la vaniglia, è sufficiente lasciare le zollette chiuse in una scatola ermetica con all’interno qualche baccello di vaniglia per qualche giorno.Si può usare anice stellata, caffè, menta, liquirizia, scorze di agrumi…e tutto quello che la fantasia ci consiglia.

Per la decorazione, è sufficiente attaccarla con pochissima gelatina a freddo e una volta asciutta, il

INGREDIENTI:

Zollette decorate

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Sweet moment & more...

BicchieriniQuadrotti rovesciatiSemisfere al cremosoTortine Monferrato

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Tortine speziateCrostatine al cacaoMuffins ai mirtilliMini cakesCrème brulèe

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Sweet moment & more...

BicchieriniQuadrotti rovesciatiSemisfere al cremosoTortine Monferrato

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Tortine speziateCrostatine al cacaoMuffins ai mirtilliMini cakesCrème brulèe

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Per i bicchierini di cioccolato:

150 gr di cioccolato fondente10 pirottini di carta

Fondere il cioccolato a bagnomaria o al microonde facendo attenzione che non superi i 50 °, lasciar intiepidire fino ad una temperatura di circa 30 ° e spennellarlo all’ interno dei pirottini di carta, mettere i pirottini in frigo per una decina di minuti e ripetere l’operazione con una seconda passata di cioccolato.Rimettere in frigo fino a consolidamento e poi delicatamente staccare il pirottino aiutandosi con uno stuzzicadenti. Adesso i bicchierini sono pronti per essere farciti.

Per la crema leggera allo zabaione:

2 tuorli70 gr di zucchero15 gr di maizena150 ml di marsala 2 cucchiai di succo d’arancia100 gr di panna montata

Procedimento:

Versare in un pentolino il marsala e il succo d’arancia e farli scaldare senza che raggiungano l’ebollizione.In un recipiente mescolare assieme i tuorli e lo zucchero, con una frusta o anche un cucchiaio di legno, unire poco alla volta la maizena setacciata e versare a filo il marsala caldo.Rimettere tutto sul fuoco e mescolando continuamente a fiamma dolce portare la crema a ebollizione , continuare la cottura ancora per un minuto circa o fino a quando la crema prenderà la giusta consistenza vellutata. Versare la crema in un altro recipiente e lasciare che raffreddi completamente, a questo punto sarà possibile aggiungere la panna montata amalgamandola delicatamente alla crema.La crema è pronta per farcire i bicchierini di cioccolato, volendo si possono ricoprire i fondi di cioccolato con uno streusel oppure delle briciole di savoiardi o pan di spagna leggermente imbevuti di marsala e completare con la crema di zabaione.

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Bicchierini di cioccolato e crema leggera allo zabaione

A cura di Angela Lancia

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Per i bicchierini di cioccolato:

150 gr di cioccolato fondente10 pirottini di carta

Fondere il cioccolato a bagnomaria o al microonde facendo attenzione che non superi i 50 °, lasciar intiepidire fino ad una temperatura di circa 30 ° e spennellarlo all’ interno dei pirottini di carta, mettere i pirottini in frigo per una decina di minuti e ripetere l’operazione con una seconda passata di cioccolato.Rimettere in frigo fino a consolidamento e poi delicatamente staccare il pirottino aiutandosi con uno stuzzicadenti. Adesso i bicchierini sono pronti per essere farciti.

Per la crema leggera allo zabaione:

2 tuorli70 gr di zucchero15 gr di maizena150 ml di marsala 2 cucchiai di succo d’arancia100 gr di panna montata

Procedimento:

Versare in un pentolino il marsala e il succo d’arancia e farli scaldare senza che raggiungano l’ebollizione.In un recipiente mescolare assieme i tuorli e lo zucchero, con una frusta o anche un cucchiaio di legno, unire poco alla volta la maizena setacciata e versare a filo il marsala caldo.Rimettere tutto sul fuoco e mescolando continuamente a fiamma dolce portare la crema a ebollizione , continuare la cottura ancora per un minuto circa o fino a quando la crema prenderà la giusta consistenza vellutata. Versare la crema in un altro recipiente e lasciare che raffreddi completamente, a questo punto sarà possibile aggiungere la panna montata amalgamandola delicatamente alla crema.La crema è pronta per farcire i bicchierini di cioccolato, volendo si possono ricoprire i fondi di cioccolato con uno streusel oppure delle briciole di savoiardi o pan di spagna leggermente imbevuti di marsala e completare con la crema di zabaione.

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Bicchierini di cioccolato e crema leggera allo zabaione

A cura di Angela Lancia

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Quadrotti di yogurt e cocco

Per uno stampo 20x20 e 16 quadrotti circa

Ingredienti:

300 gr di mango maturo a cubettini 30 ml di latte

100 g di zucchero semolato 60 grammi di burro

2/3 cucchiai di zucchero di canna 1/2 bustina di di lievito per dolci

un vasetto di yogurt intero bianco o frutta 1 pizzico di sale

160 g di farina burro per ungere

2 uova

Procedimento:

Foderate uno stampo rettangolare con carta da forno spennellata con del burro fuso e spolverizzate il fondo con 2 cucchiai di zucchero di canna.

Tagliate il mango a cubetti e disponetelo sul fondo dello stampo imburrato cercando di coprire completamente la teglia , poi spolverizzate con ancora un altro pochino di zucchero.

In una boule montate insieme il burro morbido con lo zucchero semolato successivamente unite un uovo alla volta fino ad amalgamare bene tutto.

Quando il composto sarà ben montato , unite alternativamente la farina setacciata con un pizzico di sale e lo yogurt diluito con il latte, continuando a mescolare con le fruste

Versatelo quindi sui pezzetti di mango nello stampo, livellate in maniera uniforme il composto con l’aiuto di una spatola e infornare per 45 minuti a 180°.

Togliere la torta dal forno e lasciarla intiepidire qualche minuto, quindi capovolgere. Staccate la carta forno e lasciate raffreddare la torta, poi tagliatela a quadrotti con un coltello seghettato.

I quadrotti sono buonissimi ancora tiepidi serviti con una pallina di gelato alla crema e salsa butterscotch.

Per la salsa butterscotch: Nota: La salsa versata in vasetti di vetro si conserva

50 gr di burro in frigo per una settimana, circa.

180 gr di zucchero bruno di canna

140 gr di panna fresca.

Estratto di vaniglia

In un pentolino mettere il burro, lo zucchero e 60 gr di panna, mescolare e portare a ebollizione, lasciar sobbollire per 5 minuti, sempre di tanto in tanto. Fuori dal fuoco unire i restanti 80 gr di panna e la vaniglia. Lasciar intiepidire e servite con i quadrotti e il gelato.

A cura di Angela Lancia

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Quadrotti di yogurt e cocco

Per uno stampo 20x20 e 16 quadrotti circa

Ingredienti:

300 gr di mango maturo a cubettini 30 ml di latte

100 g di zucchero semolato 60 grammi di burro

2/3 cucchiai di zucchero di canna 1/2 bustina di di lievito per dolci

un vasetto di yogurt intero bianco o frutta 1 pizzico di sale

160 g di farina burro per ungere

2 uova

Procedimento:

Foderate uno stampo rettangolare con carta da forno spennellata con del burro fuso e spolverizzate il fondo con 2 cucchiai di zucchero di canna.

Tagliate il mango a cubetti e disponetelo sul fondo dello stampo imburrato cercando di coprire completamente la teglia , poi spolverizzate con ancora un altro pochino di zucchero.

In una boule montate insieme il burro morbido con lo zucchero semolato successivamente unite un uovo alla volta fino ad amalgamare bene tutto.

Quando il composto sarà ben montato , unite alternativamente la farina setacciata con un pizzico di sale e lo yogurt diluito con il latte, continuando a mescolare con le fruste

Versatelo quindi sui pezzetti di mango nello stampo, livellate in maniera uniforme il composto con l’aiuto di una spatola e infornare per 45 minuti a 180°.

Togliere la torta dal forno e lasciarla intiepidire qualche minuto, quindi capovolgere. Staccate la carta forno e lasciate raffreddare la torta, poi tagliatela a quadrotti con un coltello seghettato.

I quadrotti sono buonissimi ancora tiepidi serviti con una pallina di gelato alla crema e salsa butterscotch.

Per la salsa butterscotch: Nota: La salsa versata in vasetti di vetro si conserva

50 gr di burro in frigo per una settimana, circa.

180 gr di zucchero bruno di canna

140 gr di panna fresca.

Estratto di vaniglia

In un pentolino mettere il burro, lo zucchero e 60 gr di panna, mescolare e portare a ebollizione, lasciar sobbollire per 5 minuti, sempre di tanto in tanto. Fuori dal fuoco unire i restanti 80 gr di panna e la vaniglia. Lasciar intiepidire e servite con i quadrotti e il gelato.

A cura di Angela Lancia

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Semisfere al cremoso di pistacchio, su base di sableè bretonne e cuore fondente

al cioccolato e maracuja

Proviamo a fare insieme un piccolo dessert per meravigliare i nostri ospiti? Potrebbe sembrare un po’ complesso ma con la giusta attrezzatura e un po’ di attenzione ai passaggi possiamo realizzare questo piccolo gioiellino goloso.

Materiale occorrente: uno stampo a semisfere piccole in silicone, uno stampo a semisfere medie in silicone, 8 coppapasta in acciaio del diametro leggermente maggiore delle semisfere.

I passaggi fondamentali sono tre e vanno eseguiti in tempi differenti, potremmo ad esempio preparare la base del dessert, la sableè, la sera prima del montaggio (1). La mattina del giorno dopo prepariamo le piccole semisfere di ganache e le congeliamo in maniera tale da trovarle della giusta consistenza solida al momento dell’assemblaggio (2). Nel primo pomeriggio ci dedichiamo alla preparazione del cremoso (3) per avere perfettamente pronto il nostro dessert in serata.

Per la sableè bretonne (pasta frolla molto friabile)2 tuorli d’uovo – 75 gr di zucchero semolato- 75 gr di burro ammorbidito – 100 gr di farina – 5 gr di lievito chimico – un pizzico di sale

Cominciamo a montare i tuorli con lo zucchero fino a rendere il composto cremoso, aggiungiamo quindi il burro ammorbidito sempre mescolando e infine la farina setacciata assieme al lievito e il sale. Il composto risulterà molto morbido e abbastanza appiccicoso per cui è indispensabile stenderlo tra 2 fogli di carta forno ad uno spessore di circa 5 cm. Mettiamo in frigorifero fino al giorno dopo. Riprendiamo la pasta e la coppiamo con un coppapasta tondo, depositiamo tutto sulla placca del forno senza togliere il cerchietto d�acciaio, questo per non far perdere la forma al dischetto di sableè e cuociamo a 170° per 20 min. circa. Estraiamo dal forno e lasciamo prima ben raffreddare prima di estrarre i dischetti dal coppa pasta, sono molto friabili da caldi.

A cura di Angela Lancia

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Semisfere al cremoso di pistacchio, su base di sableè bretonne e cuore fondente

al cioccolato e maracuja

Proviamo a fare insieme un piccolo dessert per meravigliare i nostri ospiti? Potrebbe sembrare un po’ complesso ma con la giusta attrezzatura e un po’ di attenzione ai passaggi possiamo realizzare questo piccolo gioiellino goloso.

Materiale occorrente: uno stampo a semisfere piccole in silicone, uno stampo a semisfere medie in silicone, 8 coppapasta in acciaio del diametro leggermente maggiore delle semisfere.

I passaggi fondamentali sono tre e vanno eseguiti in tempi differenti, potremmo ad esempio preparare la base del dessert, la sableè, la sera prima del montaggio (1). La mattina del giorno dopo prepariamo le piccole semisfere di ganache e le congeliamo in maniera tale da trovarle della giusta consistenza solida al momento dell’assemblaggio (2). Nel primo pomeriggio ci dedichiamo alla preparazione del cremoso (3) per avere perfettamente pronto il nostro dessert in serata.

Per la sableè bretonne (pasta frolla molto friabile)2 tuorli d’uovo – 75 gr di zucchero semolato- 75 gr di burro ammorbidito – 100 gr di farina – 5 gr di lievito chimico – un pizzico di sale

Cominciamo a montare i tuorli con lo zucchero fino a rendere il composto cremoso, aggiungiamo quindi il burro ammorbidito sempre mescolando e infine la farina setacciata assieme al lievito e il sale. Il composto risulterà molto morbido e abbastanza appiccicoso per cui è indispensabile stenderlo tra 2 fogli di carta forno ad uno spessore di circa 5 cm. Mettiamo in frigorifero fino al giorno dopo. Riprendiamo la pasta e la coppiamo con un coppapasta tondo, depositiamo tutto sulla placca del forno senza togliere il cerchietto d�acciaio, questo per non far perdere la forma al dischetto di sableè e cuociamo a 170° per 20 min. circa. Estraiamo dal forno e lasciamo prima ben raffreddare prima di estrarre i dischetti dal coppa pasta, sono molto friabili da caldi.

A cura di Angela Lancia

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Per le semisfere di ganache al cioccolato e maracuja:140 gr di cioccolato al latte- 40 gr di panna liquida – 80 gr di polpa di maracuja

Fondiamo il cioccolato a bagnomaria, facciamo bollire la panna e versiamola su cioccolato in due o tre volte amalgamando dal centro verso l’esterno, finiamo con la polpa di maracuja emulsionando il tutto con un mixer ad immersione per 30 secondi circa. Versiamo nelle semisfere coprendo con pellicola alimentare e congeliamo.

ad immersione per 30 secondi circa. Versiamo nelle semisfere coprendo con pellicola alimentare e congeliamo.

Per il cremoso al pistacchio:200 gr di panna liquida

35 gr di zucchero semolato

45 grammi tuorli d’uovo

2 gr di gelatina animale

40 gr pasta pistacchio

Portiamo a bollore la panna, la versiamo su i i tuorli precedentemente sbattuti con lo

zucchero ( non montati) e rimettiamo sul fuoco cuocendo fino a 82/84°C, aggiungiamo mescolando bene la gelatina ammorbidita in acqua fredda per 10 minuti e ben strizzata e infine la pasta di pistacchio, emulsionare per 2 minuti con un mixer ad immersione e coliamo il cremoso nelle semisfere lasciandolo qualche millimetro dal bordo. Lasciamo in frigo qualche minuto poi tiriamo fuori dal frigo quando è appena un po� più denso.

Montaggio:Adesso che abbiamo tutto pronto procediamo al montaggio del dessert.

Inseriamo la piccola semisfera di ganache nel cremoso lasciando la base verso l’alto le due basi devono essere allo stesso livello, facciamo aderire quindi il dischetto di sablee bretonne e rimettiamo tutto in congelatore per almeno tre ore o fino a quando si riesce ad estrarre bene il dessert dalla semisfera . Lo lucidiamo con della gelatina neutra, va bene anche quella per le crostate di frutta, e lo decoriamo con granella di pistacchio e un giro di cioccolato fondente alla base della sablee. E il nostro bel dessert è pronto per stupire gli ospiti!

A cura di Angela Lancia

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Per le semisfere di ganache al cioccolato e maracuja:140 gr di cioccolato al latte- 40 gr di panna liquida – 80 gr di polpa di maracuja

Fondiamo il cioccolato a bagnomaria, facciamo bollire la panna e versiamola su cioccolato in due o tre volte amalgamando dal centro verso l’esterno, finiamo con la polpa di maracuja emulsionando il tutto con un mixer ad immersione per 30 secondi circa. Versiamo nelle semisfere coprendo con pellicola alimentare e congeliamo.

ad immersione per 30 secondi circa. Versiamo nelle semisfere coprendo con pellicola alimentare e congeliamo.

Per il cremoso al pistacchio:200 gr di panna liquida

35 gr di zucchero semolato

45 grammi tuorli d’uovo

2 gr di gelatina animale

40 gr pasta pistacchio

Portiamo a bollore la panna, la versiamo su i i tuorli precedentemente sbattuti con lo

zucchero ( non montati) e rimettiamo sul fuoco cuocendo fino a 82/84°C, aggiungiamo mescolando bene la gelatina ammorbidita in acqua fredda per 10 minuti e ben strizzata e infine la pasta di pistacchio, emulsionare per 2 minuti con un mixer ad immersione e coliamo il cremoso nelle semisfere lasciandolo qualche millimetro dal bordo. Lasciamo in frigo qualche minuto poi tiriamo fuori dal frigo quando è appena un po� più denso.

Montaggio:Adesso che abbiamo tutto pronto procediamo al montaggio del dessert.

Inseriamo la piccola semisfera di ganache nel cremoso lasciando la base verso l’alto le due basi devono essere allo stesso livello, facciamo aderire quindi il dischetto di sablee bretonne e rimettiamo tutto in congelatore per almeno tre ore o fino a quando si riesce ad estrarre bene il dessert dalla semisfera . Lo lucidiamo con della gelatina neutra, va bene anche quella per le crostate di frutta, e lo decoriamo con granella di pistacchio e un giro di cioccolato fondente alla base della sablee. E il nostro bel dessert è pronto per stupire gli ospiti!

A cura di Angela Lancia

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A chi non capita di vedere sui banchi della frutta delle bellissime mele e di comprarne con l’intento di farne mangiarne almeno una al giorno a figli, marito e se stessa?...e invece capita che dopo un po’ di giorni le mele sono ancora li e non sono più bellissime, e allora proviamo a rivalutarle con una ricetta dolce che non sia la solita torta di mele.

Da un’antica ricetta della tradizione piemontese prepariamo queste morbide e profumatissime tortine nere del Monferrato, la ricetta originale era nata proprio per utilizzare le mele frutto di un raccolto molto abbondante e prevedeva unicamente pane raffermo, questa in chiave moderna si arricchisce di cacao e amaretti e la bontà è assicurata.

Ingredienti:

(per circa 10 mini tortine)

1kg di mele golden- 200 gr di amaretti- 40 gr di pane raffermo- 3 cucchiai di marsala- 1 tazzina di caffe ristretto- 1 cucchiaio di cacao amaro- 1 cucchiaio di cacao zuccherato- 3 uova- 1 cucchiaio di miele di acacia- la buccia grattugiata di mezzo limone non trattato.

Per la decorazione : 10 amaretti e gelatina di albicocche

Preparazione:

Nel mixer grattugiamo gli amaretti e il pane raffermo, aggiungiamo quindi le uova, il marsala e il caffè e diamo un’altra bella mescolata, possiamo anche usare un cucchiaio di legno se non vogliamo usare il mixer. A questo punto lasciamo riposare il composto per 30 minuti circa. Nel frattempo puliamo e grattugiamo le mele, dobbiamo ricavarne una bella purea che aggiungeremo al composto di uova e amaretti, completiamo con il cucchiaio di miele, la scorza grattugiata di limone e il cacao. Mescoliamo accertandoci di amalgamare bene tutti gli ingredienti.

Versiamo negli stampini imburrati ed infarinati e mettiamo in forno caldo a 150° per 25/30 minuti circa.

Sforniamo le tortine delicatamente perché sono molto morbide, mettiamo un amaretto sulla cima dei dolcetti quando sono ancora calde per farlo aderire con il calore e lasciamo intiepidire, spennelliamo con un velo di gelatina di albicocche e spolveriamo con un po’ di zucchero a velo.

Sono buonissime tiepide, il leggero calore sprigiona delicatamente i profumi degli amaretti e delle mele. Un dolce semplice da realizzare e perfetto per una merenda o una colazione in famiglia.

Tortine del Monferrato

A cura di Angela Lancia

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A chi non capita di vedere sui banchi della frutta delle bellissime mele e di comprarne con l’intento di farne mangiarne almeno una al giorno a figli, marito e se stessa?...e invece capita che dopo un po’ di giorni le mele sono ancora li e non sono più bellissime, e allora proviamo a rivalutarle con una ricetta dolce che non sia la solita torta di mele.

Da un’antica ricetta della tradizione piemontese prepariamo queste morbide e profumatissime tortine nere del Monferrato, la ricetta originale era nata proprio per utilizzare le mele frutto di un raccolto molto abbondante e prevedeva unicamente pane raffermo, questa in chiave moderna si arricchisce di cacao e amaretti e la bontà è assicurata.

Ingredienti:

(per circa 10 mini tortine)

1kg di mele golden- 200 gr di amaretti- 40 gr di pane raffermo- 3 cucchiai di marsala- 1 tazzina di caffe ristretto- 1 cucchiaio di cacao amaro- 1 cucchiaio di cacao zuccherato- 3 uova- 1 cucchiaio di miele di acacia- la buccia grattugiata di mezzo limone non trattato.

Per la decorazione : 10 amaretti e gelatina di albicocche

Preparazione:

Nel mixer grattugiamo gli amaretti e il pane raffermo, aggiungiamo quindi le uova, il marsala e il caffè e diamo un’altra bella mescolata, possiamo anche usare un cucchiaio di legno se non vogliamo usare il mixer. A questo punto lasciamo riposare il composto per 30 minuti circa. Nel frattempo puliamo e grattugiamo le mele, dobbiamo ricavarne una bella purea che aggiungeremo al composto di uova e amaretti, completiamo con il cucchiaio di miele, la scorza grattugiata di limone e il cacao. Mescoliamo accertandoci di amalgamare bene tutti gli ingredienti.

Versiamo negli stampini imburrati ed infarinati e mettiamo in forno caldo a 150° per 25/30 minuti circa.

Sforniamo le tortine delicatamente perché sono molto morbide, mettiamo un amaretto sulla cima dei dolcetti quando sono ancora calde per farlo aderire con il calore e lasciamo intiepidire, spennelliamo con un velo di gelatina di albicocche e spolveriamo con un po’ di zucchero a velo.

Sono buonissime tiepide, il leggero calore sprigiona delicatamente i profumi degli amaretti e delle mele. Un dolce semplice da realizzare e perfetto per una merenda o una colazione in famiglia.

Tortine del Monferrato

A cura di Angela Lancia

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Tortine speziate al cacao con albumi

Ingredienti per 20 pirottini tondi (o 10 pirottini per mini plumcake)

150 g di farina 0050 g di fecola3 cucchiai di cacao amaro180 g di zucchero220 g di albumi (6 albumi)90 g di olio di girasole1 cucchiaino di estratto di vaniglia1 cucchiaino di cannella in polvere1 cucchiaino di cardamomo in polvere1 bicchierino di rum½ bustina di cremore tartaro (ca. 4 grammi)

1 cucchiaino di bicarbonato

In una ciotola setacciare le farine, il cremore, il bicarbonato, il cacao, la cannella e il cardamomo e mescolare il tutto con lo zucchero, il rum, l’estratto di vaniglia e l’olio.

Montare a neve ben ferma gli albumi e con una spatola, facendo attenzione a non smontarli, unirli a tutto il resto, fino ad ottenere un impasto omogeneo.

Versare il composto nei pirottini e cuocere a 180° per 20-25 minuti

A cura di Donatella

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Tortine speziate al cacao con albumi

Ingredienti per 20 pirottini tondi (o 10 pirottini per mini plumcake)

150 g di farina 0050 g di fecola3 cucchiai di cacao amaro180 g di zucchero220 g di albumi (6 albumi)90 g di olio di girasole1 cucchiaino di estratto di vaniglia1 cucchiaino di cannella in polvere1 cucchiaino di cardamomo in polvere1 bicchierino di rum½ bustina di cremore tartaro (ca. 4 grammi)

1 cucchiaino di bicarbonato

In una ciotola setacciare le farine, il cremore, il bicarbonato, il cacao, la cannella e il cardamomo e mescolare il tutto con lo zucchero, il rum, l’estratto di vaniglia e l’olio.

Montare a neve ben ferma gli albumi e con una spatola, facendo attenzione a non smontarli, unirli a tutto il resto, fino ad ottenere un impasto omogeneo.

Versare il composto nei pirottini e cuocere a 180° per 20-25 minuti

A cura di Donatella

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Crostatine al cacao e nocciole con curd alla pera, coulis di ribes rosso e spuma di giuncata

alla vaniglia

Ingredienti per 12 crostatini

per la frolla:

100 g di zucchero 100 g di burro

1 uovo 150 g di farina di grano tenero

30 g di farina di nocciole 20 g di cacao amaro per il curd alla pera:

1 pera 2 tuorli

100 g di zucchero 50 g di burro

1 cucchiaino di fecola per il coulis:

8-9 rametti di ribes rosso

per la spuma:

100 g di giuncata pugliese 1 goccio di panna liquida

2 cucchiai di zucchero a velo 1 bacca di vaniglia Bourbon

Procedimento: Amalgamare il burro con lo zucchero, aggiungere l’uovo, infine aggiungere la farina, le nocciole e il cacao e impastare per poco tempo: solo il necessario per dar forma a una pallina omogenea (se si impasta troppo si “brucia” la pasta e non sta più insieme). Far riposare per 30 minuti e stendere l’impasto con il mattarello. Tagliare 12 cerchi e disporli in uno stampo per muffin imburrato. Su ogni dischetto di pasta frolla, disporre un pezzo di carta da forno e qualche fagiolo secco. Cuocere in forno a 175° per 10 minuti e per altri 2 minuti dopo aver tolto i fagioli e la carta da forno. Per il curd sciogliere il burro a bagno maria, con una parte dello zucchero. Montare i tuorli con lo zucchero rimanente; unirli al burro mescolando. Pelare e frullare la pera e unirla al resto. Aggiungere la fecola stemperata con un goccio d’acqua e cuocere, continuando a mescolare, finché si addensa. Lavare e sgranare il ribes rosso. Frullarlo con un minipimer e, solo se danno fastidio i semi, filtrarlo con un colino (in questa ricetta il coulis non è stato filtrato). Per la spuma, frullare con un minipimer, la giuncata insieme a un goccio di panna, lo zucchero a velo e i semi ottenuti dalla bacca di vaniglia, grattandola con un coltellino. Farcire la frolla con il curd di pera e disporre la crostatina nel piatto. A lato un goccio di coulis di ribes e sopra una quenelle di spuma di giuncata.

A cura di Elisa

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Crostatine al cacao e nocciole con curd alla pera, coulis di ribes rosso e spuma di giuncata

alla vaniglia

Ingredienti per 12 crostatini

per la frolla:

100 g di zucchero 100 g di burro

1 uovo 150 g di farina di grano tenero

30 g di farina di nocciole 20 g di cacao amaro per il curd alla pera:

1 pera 2 tuorli

100 g di zucchero 50 g di burro

1 cucchiaino di fecola per il coulis:

8-9 rametti di ribes rosso

per la spuma:

100 g di giuncata pugliese 1 goccio di panna liquida

2 cucchiai di zucchero a velo 1 bacca di vaniglia Bourbon

Procedimento: Amalgamare il burro con lo zucchero, aggiungere l’uovo, infine aggiungere la farina, le nocciole e il cacao e impastare per poco tempo: solo il necessario per dar forma a una pallina omogenea (se si impasta troppo si “brucia” la pasta e non sta più insieme). Far riposare per 30 minuti e stendere l’impasto con il mattarello. Tagliare 12 cerchi e disporli in uno stampo per muffin imburrato. Su ogni dischetto di pasta frolla, disporre un pezzo di carta da forno e qualche fagiolo secco. Cuocere in forno a 175° per 10 minuti e per altri 2 minuti dopo aver tolto i fagioli e la carta da forno. Per il curd sciogliere il burro a bagno maria, con una parte dello zucchero. Montare i tuorli con lo zucchero rimanente; unirli al burro mescolando. Pelare e frullare la pera e unirla al resto. Aggiungere la fecola stemperata con un goccio d’acqua e cuocere, continuando a mescolare, finché si addensa. Lavare e sgranare il ribes rosso. Frullarlo con un minipimer e, solo se danno fastidio i semi, filtrarlo con un colino (in questa ricetta il coulis non è stato filtrato). Per la spuma, frullare con un minipimer, la giuncata insieme a un goccio di panna, lo zucchero a velo e i semi ottenuti dalla bacca di vaniglia, grattandola con un coltellino. Farcire la frolla con il curd di pera e disporre la crostatina nel piatto. A lato un goccio di coulis di ribes e sopra una quenelle di spuma di giuncata.

A cura di Elisa

Page 144: Taste&More Magazine marzo-aprile 2013 n° 2

Ingredienti:

100 gr gocce di cioccolato bianco100 gr mirtilli anche surgelati250 gr farina auto lievitante130 gr zucchero di canna chiaro2 uova70 gr burro fuso250 ml latticelloUn pizzico di vaniglia bourbon in polvere

Preparazione:

Mettere in uno stampo per muffins da 12, dei pirottini in carta in ogni cavità.Scaldare il forno e portarlo a 180°.In una terrina mettere la farina con lo zucchero, la vaniglia, il cioccolato bianco ed i mirtilli.In un’altra ciotola preparare gli ingredienti liquidi; sbattere leggermente le uova, aggiungere il latticello e il burro fuso e continuare a sbattere con l’ausilio di una frusta a mano o elettrica.Unire gli ingredienti liquidi a quelli secchi e amalgamare velocemente, non badando se ci sono piccoli grumi.Versare a cucchiaiate l’impasto nei pirottini riempiendoli per circa tre quarti e infornare per circa 20-25 minuti i muffins, finchè sono belli dorati e solidi al tatto; io effettuo sempre la prova stecchino: se punzecchiando il dolcetto questo esce asciutto, vuol dire che è cotto alla perfezione.Ottimi tiepidi ed anche accompagnati da un bel ciuffo di panna montata o yogurth intero dolce e cremoso…

Muffins ai mirtilli e al cioccolato bianco

A cura di Simona

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Ingredienti:

100 gr gocce di cioccolato bianco100 gr mirtilli anche surgelati250 gr farina auto lievitante130 gr zucchero di canna chiaro2 uova70 gr burro fuso250 ml latticelloUn pizzico di vaniglia bourbon in polvere

Preparazione:

Mettere in uno stampo per muffins da 12, dei pirottini in carta in ogni cavità.Scaldare il forno e portarlo a 180°.In una terrina mettere la farina con lo zucchero, la vaniglia, il cioccolato bianco ed i mirtilli.In un’altra ciotola preparare gli ingredienti liquidi; sbattere leggermente le uova, aggiungere il latticello e il burro fuso e continuare a sbattere con l’ausilio di una frusta a mano o elettrica.Unire gli ingredienti liquidi a quelli secchi e amalgamare velocemente, non badando se ci sono piccoli grumi.Versare a cucchiaiate l’impasto nei pirottini riempiendoli per circa tre quarti e infornare per circa 20-25 minuti i muffins, finchè sono belli dorati e solidi al tatto; io effettuo sempre la prova stecchino: se punzecchiando il dolcetto questo esce asciutto, vuol dire che è cotto alla perfezione.Ottimi tiepidi ed anche accompagnati da un bel ciuffo di panna montata o yogurth intero dolce e cremoso…

Muffins ai mirtilli e al cioccolato bianco

A cura di Simona

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Mini CakesIngredienti per la base:

3 uova medie150gr farina30 gr farina di cocco150gr zucchero50 gr olio di semi100 gr latte1 bacca vaniglia bourbon1 bustina lievito

Procedimento:

Montare le uova con lo zucchero e la bacca di vaniglia .Aggiun-gere , a filo, il latte e l’olio.A parte, mescolare le farine con il lievito e aggiungerle alla mon-tata di uova .Amalgamare il tutto e infornare a 160° in forno statico per circa 35 minuti.Una volta raffreddato, tagliare la torta a strati e con un coppa pasta tondo, ricavare dei dischetti.

Ingredienti per la ganache :

100 gr panna300 gr cioccolato bianco 10 amaretti sbriciolati1 cucchiaio colmo di farina cocco

Procedimento:

Spezzettare il cioccolato. Portare ad ebollizione la panna e ver-sarla sopra al cioccolato. Mescolare fino a che il cioccolato sia completamente sciolto. Aggiungere gli amaretti sbriciolati e la fa-rina di cocco. Mescolare bene e lasciare raffreddare a tempera-tura ambiente. Deve diventare cremosa.A questo punto, prendiamo i nostri dischi di torta ( 3 per ogni tor-tina ) bagnamoli con una bagna a piacere e cominciamo a mon-tare le tortine alternando uno strato di torta con uno di ganache, concludendo con uno strato di torta.Ricoprire tutta la tortina con la ganache e coprire con la pasta di zucchero .A questo punto , possiamo procedere con le decorazioni.A cura di Deborah

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Mini CakesIngredienti per la base:

3 uova medie150gr farina30 gr farina di cocco150gr zucchero50 gr olio di semi100 gr latte1 bacca vaniglia bourbon1 bustina lievito

Procedimento:

Montare le uova con lo zucchero e la bacca di vaniglia .Aggiun-gere , a filo, il latte e l’olio.A parte, mescolare le farine con il lievito e aggiungerle alla mon-tata di uova .Amalgamare il tutto e infornare a 160° in forno statico per circa 35 minuti.Una volta raffreddato, tagliare la torta a strati e con un coppa pasta tondo, ricavare dei dischetti.

Ingredienti per la ganache :

100 gr panna300 gr cioccolato bianco 10 amaretti sbriciolati1 cucchiaio colmo di farina cocco

Procedimento:

Spezzettare il cioccolato. Portare ad ebollizione la panna e ver-sarla sopra al cioccolato. Mescolare fino a che il cioccolato sia completamente sciolto. Aggiungere gli amaretti sbriciolati e la fa-rina di cocco. Mescolare bene e lasciare raffreddare a tempera-tura ambiente. Deve diventare cremosa.A questo punto, prendiamo i nostri dischi di torta ( 3 per ogni tor-tina ) bagnamoli con una bagna a piacere e cominciamo a mon-tare le tortine alternando uno strato di torta con uno di ganache, concludendo con uno strato di torta.Ricoprire tutta la tortina con la ganache e coprire con la pasta di zucchero .A questo punto , possiamo procedere con le decorazioni.A cura di Deborah

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Ingredienti per tre persone:

2 uova250 ml di latte intero70 gr di zucchero3 cucchiai di zucchero di canna1 baccello di vanigliaScorza di limone

Preparazione:

Portate a ebollizione il latte, aggiungete la scorza di limone lavata, il baccello di vaniglia diviso in due, quindi fate riposare per un’ora. Preriscaldate il forno a 180°. Sbattete le uova con lo zucchero semolato fino ad ottenere un composto spumoso, aggiungete il latte tiepido, mescolate e filtrate con un colino. Riempite con questo composto 3 cocottine che possano andare in forno, quindi fate cuocere a bagnomaria per circa 35’. Fate raffreddare in frigo. Prima di servire cospargete ogni cocotte con un cucchiaio di zucchero di canna e, con l’apposito cannello, caramellate la superficie. Se non avete il cannello, passate il dessert sotto al grill del forno fino a quando si sarà formata una crosticina dorata.

Crème BrulèeA cura di Francy

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Ingredienti per tre persone:

2 uova250 ml di latte intero70 gr di zucchero3 cucchiai di zucchero di canna1 baccello di vanigliaScorza di limone

Preparazione:

Portate a ebollizione il latte, aggiungete la scorza di limone lavata, il baccello di vaniglia diviso in due, quindi fate riposare per un’ora. Preriscaldate il forno a 180°. Sbattete le uova con lo zucchero semolato fino ad ottenere un composto spumoso, aggiungete il latte tiepido, mescolate e filtrate con un colino. Riempite con questo composto 3 cocottine che possano andare in forno, quindi fate cuocere a bagnomaria per circa 35’. Fate raffreddare in frigo. Prima di servire cospargete ogni cocotte con un cucchiaio di zucchero di canna e, con l’apposito cannello, caramellate la superficie. Se non avete il cannello, passate il dessert sotto al grill del forno fino a quando si sarà formata una crosticina dorata.

Crème BrulèeA cura di Francy

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BereBene

Luca & Sabrinaconsigliano

SEMISFERE AL CREMOSO DI PISTACCHIO SU BASE DI SABLE’ BRE-TONNE E CUORE FONDENTE AL CIOCCOLATO E MARACUJA

Ci troviamo davanti ad un dolce cremoso, ricco di corpo e aromatici-tà conferita dal pistacchio. Consigliamo pertanto di abbinarvi un vino bianco fresco e di buona struttura come il Grecale, un bianco siciliano prodotto con Moscato di Alessandria d’Egitto e Moscato Bianco. Si distingue per il suo colore oro con riflessi topazio, è intenso ed armo-nico con sentore di miele e di acacia e retrogusto di uva passa e fichi secchi.

MUFFINS AI MIRTILLI E AL CIOCCOLATO BIANCO

Dessert che esprime una certa tendenza acida dovuta alla presenza dei mirtilli. Vi abbiniamo un vino di Visciola, altrimenti detto Vino Vi-sciolato (le Visciole sono una varietà di amarene selvatiche diffuse nelle Marche). E’ un vino aromatizzato dal sapore intenso, ma delica-to, con retrogusto piacevolmente amarognolo e marcati sentori di cilie-gia matura. Ha un colore rosso rubino intenso tendente al violaceo. La freschezza e la rotondità che lo contraddistinguono lo rendono un vino da degustazione e da dessert. Si lega bene con dolci lievitati a base di cioccolato e anche con la pasticceria secca.

MINI TORTINE CON MELE E AMARETTI

L’abbinamento ideale è con un Moscato Rosa Alto Adige DOC, vino che nasce nella provincia di Bolzano dove è conosciuto con il nome di Rosen Muskateller. E’ una vendemmia tardiva, è un vino ele-gante e complesso che si affina con l’invecchiamento. Sapore amabile e dolce, presenta note di rose e colore rosso rubino intenso.

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BereBene

Luca & Sabrinaconsigliano

SEMISFERE AL CREMOSO DI PISTACCHIO SU BASE DI SABLE’ BRE-TONNE E CUORE FONDENTE AL CIOCCOLATO E MARACUJA

Ci troviamo davanti ad un dolce cremoso, ricco di corpo e aromatici-tà conferita dal pistacchio. Consigliamo pertanto di abbinarvi un vino bianco fresco e di buona struttura come il Grecale, un bianco siciliano prodotto con Moscato di Alessandria d’Egitto e Moscato Bianco. Si distingue per il suo colore oro con riflessi topazio, è intenso ed armo-nico con sentore di miele e di acacia e retrogusto di uva passa e fichi secchi.

MUFFINS AI MIRTILLI E AL CIOCCOLATO BIANCO

Dessert che esprime una certa tendenza acida dovuta alla presenza dei mirtilli. Vi abbiniamo un vino di Visciola, altrimenti detto Vino Vi-sciolato (le Visciole sono una varietà di amarene selvatiche diffuse nelle Marche). E’ un vino aromatizzato dal sapore intenso, ma delica-to, con retrogusto piacevolmente amarognolo e marcati sentori di cilie-gia matura. Ha un colore rosso rubino intenso tendente al violaceo. La freschezza e la rotondità che lo contraddistinguono lo rendono un vino da degustazione e da dessert. Si lega bene con dolci lievitati a base di cioccolato e anche con la pasticceria secca.

MINI TORTINE CON MELE E AMARETTI

L’abbinamento ideale è con un Moscato Rosa Alto Adige DOC, vino che nasce nella provincia di Bolzano dove è conosciuto con il nome di Rosen Muskateller. E’ una vendemmia tardiva, è un vino ele-gante e complesso che si affina con l’invecchiamento. Sapore amabile e dolce, presenta note di rose e colore rosso rubino intenso.

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Frate l l i Gardin i http://www.gardinicioccolato.it/

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Frate l l i Gardin i http://www.gardinicioccolato.it/

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Con l’arrivo della primavera, come in autunno, si entra in una di quelle stagioni di passaggio che fanno oscillare il nostro metabolismo, per cui o mangiamo troppo col rischio di introdurre un monte calorie troppo alto, o mangiamo troppo poco rischiando di introdurre pochi nutrienti… Questo accade anche agli studenti e soprattutto a loro, che in primavera cominciano anche ad accusare la stanchezza di fine anno. A venirci in aiuto in entrambi i casi è il piatto unico. L’abbinamento di cereali e legumi, o l’unione delle patate con il pesce, il mix di ingredienti è un’ottima soluzione per superare al meglio la “crisi” di primavera.

Del resto i nutrizionisti non hanno dubbi: un piatto unico ben preparato è generalmente più sano e più leggero di un classico pasto pluriportate. Il piatto unico, infatti, garantisce un migliore equilibrio nutritivo perché contiene contemporaneamente tutti i nutrimenti necessari e permette all’organismo di rifornirsene regolarmente.Del resto, con un bel piatto di pasta il gusto è salvo e il benessere è servito, come confermano i nutrizionisti dell’International Pasta Organisation (Ipo), Il suo apporto calorico, infatti, è contenuto se consumata con un condimento semplice (pomodoro, ortaggi e formaggio grattugiato) e un filo di olio extravergine di oliva, una porzione di 80 g di pasta asciutta non fornisce più di 400 kcal.Anche nelle sue ricette più ricche e gustose difficilmente supera le 550-600 kcal per porzione, quindi si adatta perfettamente come piatto unico, alle esigenze nutrizionali tipiche della moderna e sana alimentazione. Rappresenta perciò l’alimento ideale prima di un’attività fisica di qualsiasi tipo: mentale o muscolare.La pasta inoltre ha un ottimo potere saziante . Un piatto di pasta garantisce un senso di sazietà e dà quella sferzata di energia indispensabile per le attività di ogni giorno. E’ facilmente digeribile e, grazie ai carboidrati, fornisce energia pronta per l’uso. Per creare un buon piatto unico Il meccanismo è semplicissimo: una porzione contenuta di pasta (tra i 60 e i 70 grammi a persona), abbinata a una verdura e a una fonte di proteine che può venire, a piacere, da latticini, carne, salumi o pesce.Volete qualche esempio? Guardate le prossime pagine…

Fonti webhttp://www.dietaland.com/piatto-unico/1187/http://guide.supereva.it/diete/interventi/2006/10/273343.shtml

PASTA PIATTO UNICO

A cura di Lara

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Con l’arrivo della primavera, come in autunno, si entra in una di quelle stagioni di passaggio che fanno oscillare il nostro metabolismo, per cui o mangiamo troppo col rischio di introdurre un monte calorie troppo alto, o mangiamo troppo poco rischiando di introdurre pochi nutrienti… Questo accade anche agli studenti e soprattutto a loro, che in primavera cominciano anche ad accusare la stanchezza di fine anno. A venirci in aiuto in entrambi i casi è il piatto unico. L’abbinamento di cereali e legumi, o l’unione delle patate con il pesce, il mix di ingredienti è un’ottima soluzione per superare al meglio la “crisi” di primavera.

Del resto i nutrizionisti non hanno dubbi: un piatto unico ben preparato è generalmente più sano e più leggero di un classico pasto pluriportate. Il piatto unico, infatti, garantisce un migliore equilibrio nutritivo perché contiene contemporaneamente tutti i nutrimenti necessari e permette all’organismo di rifornirsene regolarmente.Del resto, con un bel piatto di pasta il gusto è salvo e il benessere è servito, come confermano i nutrizionisti dell’International Pasta Organisation (Ipo), Il suo apporto calorico, infatti, è contenuto se consumata con un condimento semplice (pomodoro, ortaggi e formaggio grattugiato) e un filo di olio extravergine di oliva, una porzione di 80 g di pasta asciutta non fornisce più di 400 kcal.Anche nelle sue ricette più ricche e gustose difficilmente supera le 550-600 kcal per porzione, quindi si adatta perfettamente come piatto unico, alle esigenze nutrizionali tipiche della moderna e sana alimentazione. Rappresenta perciò l’alimento ideale prima di un’attività fisica di qualsiasi tipo: mentale o muscolare.La pasta inoltre ha un ottimo potere saziante . Un piatto di pasta garantisce un senso di sazietà e dà quella sferzata di energia indispensabile per le attività di ogni giorno. E’ facilmente digeribile e, grazie ai carboidrati, fornisce energia pronta per l’uso. Per creare un buon piatto unico Il meccanismo è semplicissimo: una porzione contenuta di pasta (tra i 60 e i 70 grammi a persona), abbinata a una verdura e a una fonte di proteine che può venire, a piacere, da latticini, carne, salumi o pesce.Volete qualche esempio? Guardate le prossime pagine…

Fonti webhttp://www.dietaland.com/piatto-unico/1187/http://guide.supereva.it/diete/interventi/2006/10/273343.shtml

PASTA PIATTO UNICO

A cura di Lara

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Tagliatelle all’ortolana con polpettineIngredienti per 4 persone:

350 g di tagliatelle all’uovo2 carciofi2 zucchine2 carote200 g di fave fresche sgusciate1 cipolla bianca7/8 pomodori ciliegina4 cucchiai di olio extra vergine d’olivasale e pepe q.b.Grana Padano grattugiato q.b.

Per le polpettine:

250 g di carne bovina macinata1 uovomollica rafferma di 1 panino50 g di Grana Padano grattugiatolatte q.b.Sale

Preparate innanzitutto le polpettine:

Mettete la carne in una terrina, aggiungete la mollica di pane, precedentemente ammollata nel latte e ben strizzata, e tutti gli altri ingredienti amalgamandoli perfettamente. Dal composto ricavate tante polpettine della grandezza di un’oliva, mettetele man mano su una teglia rivestita con carta forno.Fatele cuocere in forno ad una temperatura di 180° per circa 10/15 minuti.Preparate le verdure:Affettate sottilmente la cipolla e tagliate le carote a julienne, pulite i carciofi, preservando solo il cuore, e riduceteli a spicchi. Sgusciate le fave e tagliate le zucchine a listarelle.Versate l’olio in un capace tegame, unite la cipolla e le carote e lasciate che appassiscano per qualche minuto, aggiungete le fave ed i carciofi e fate insaporire per altri 10 minuti a fuoco dolce.Unite qualche mestolo di acqua calda e proseguite la cottura per altri 15 minuti.Aggiungete le polpettine, i pomodorini divisi a metà e le zucchine, terminate la cottura quando queste ultime risulteranno ben tenere.Cuocete le tagliatelle al dente, scolatele serbando un poco d’acqua di cottura e versatele nel tegame, mescolatele bene al condimento mantecandole con una bella spruzzata di formaggio grattugiato, poca acqua di cottura se occorre e pepe macinato al momento.A cura di Assunta

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Tagliatelle all’ortolana con polpettineIngredienti per 4 persone:

350 g di tagliatelle all’uovo2 carciofi2 zucchine2 carote200 g di fave fresche sgusciate1 cipolla bianca7/8 pomodori ciliegina4 cucchiai di olio extra vergine d’olivasale e pepe q.b.Grana Padano grattugiato q.b.

Per le polpettine:

250 g di carne bovina macinata1 uovomollica rafferma di 1 panino50 g di Grana Padano grattugiatolatte q.b.Sale

Preparate innanzitutto le polpettine:

Mettete la carne in una terrina, aggiungete la mollica di pane, precedentemente ammollata nel latte e ben strizzata, e tutti gli altri ingredienti amalgamandoli perfettamente. Dal composto ricavate tante polpettine della grandezza di un’oliva, mettetele man mano su una teglia rivestita con carta forno.Fatele cuocere in forno ad una temperatura di 180° per circa 10/15 minuti.Preparate le verdure:Affettate sottilmente la cipolla e tagliate le carote a julienne, pulite i carciofi, preservando solo il cuore, e riduceteli a spicchi. Sgusciate le fave e tagliate le zucchine a listarelle.Versate l’olio in un capace tegame, unite la cipolla e le carote e lasciate che appassiscano per qualche minuto, aggiungete le fave ed i carciofi e fate insaporire per altri 10 minuti a fuoco dolce.Unite qualche mestolo di acqua calda e proseguite la cottura per altri 15 minuti.Aggiungete le polpettine, i pomodorini divisi a metà e le zucchine, terminate la cottura quando queste ultime risulteranno ben tenere.Cuocete le tagliatelle al dente, scolatele serbando un poco d’acqua di cottura e versatele nel tegame, mescolatele bene al condimento mantecandole con una bella spruzzata di formaggio grattugiato, poca acqua di cottura se occorre e pepe macinato al momento.A cura di Assunta

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Pasta con Pomodori cotti in olio a fuoco lento e Fiordilatte

Una pasta colorata e leggera, nutriente e con il profumo del sole, fondamentale qui è scegliere i pomodori più buoni che riuscite, se avete un fruttivendolo connivente e amante del suo lavoro ve li farà assaggiare.

Ingredienti: per 4 piatti

Pomodori datterini 200 gOlio evo q.b.SaleBasilico1 mozzarella fiordilatte tagliata a cubetti320 g pasta corta

Preparazione:

Mettete in una cocotte di ghisa o terracotta i pomodori, copriteli con l’olio e aromatizzate lo stesso con il basilico. Mettete sul fuoco e cuocete a fuoco lentissimo per 3 ore. A questo punto i pomodori si saranno arricchiti di molti profumi, avranno perso un po’ della loro acqua senza avere assorbito l’olio. Regolateli di sale.Una volta freddi li potrete conservare in un vasetto sterilizzato insieme al fondo di cottura, anche per parecchio tempo, si prestano a parecchi utilizzi, mio figlio ad esempio li adora come farcitura nei panini.Cuocete la pasta in abbondante acqua salata.Scolate e condite con i pomodori e una spolverata di mozzarella, lasciate riposare per due minuti così che la mozzarella ammorbidisca e poi servite.

A cura di Lara

A chi non piacerebbe affondare la forchetta nel piatto simbolo per eccellenza della cucina mediterranea, dove il sapore del pomodoro e della mozzarella pro-fumano di fresco e di sole. A noi piace completare questo inno mediterraneo con un Tramonti Bianco Costa D’Amalfi DOC, vino bianco color paglierino, fre-sco, asciutto, dotato di un buon corpo. All’olfatto esprime sentori di fiori bianchi, regalando al palato le stesse note floreali oltre a note più spiccatamente fruttate. E’ lievemente minerale e rilascia una persistente freschezza.

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Pasta con Pomodori cotti in olio a fuoco lento e Fiordilatte

Una pasta colorata e leggera, nutriente e con il profumo del sole, fondamentale qui è scegliere i pomodori più buoni che riuscite, se avete un fruttivendolo connivente e amante del suo lavoro ve li farà assaggiare.

Ingredienti: per 4 piatti

Pomodori datterini 200 gOlio evo q.b.SaleBasilico1 mozzarella fiordilatte tagliata a cubetti320 g pasta corta

Preparazione:

Mettete in una cocotte di ghisa o terracotta i pomodori, copriteli con l’olio e aromatizzate lo stesso con il basilico. Mettete sul fuoco e cuocete a fuoco lentissimo per 3 ore. A questo punto i pomodori si saranno arricchiti di molti profumi, avranno perso un po’ della loro acqua senza avere assorbito l’olio. Regolateli di sale.Una volta freddi li potrete conservare in un vasetto sterilizzato insieme al fondo di cottura, anche per parecchio tempo, si prestano a parecchi utilizzi, mio figlio ad esempio li adora come farcitura nei panini.Cuocete la pasta in abbondante acqua salata.Scolate e condite con i pomodori e una spolverata di mozzarella, lasciate riposare per due minuti così che la mozzarella ammorbidisca e poi servite.

A cura di Lara

A chi non piacerebbe affondare la forchetta nel piatto simbolo per eccellenza della cucina mediterranea, dove il sapore del pomodoro e della mozzarella pro-fumano di fresco e di sole. A noi piace completare questo inno mediterraneo con un Tramonti Bianco Costa D’Amalfi DOC, vino bianco color paglierino, fre-sco, asciutto, dotato di un buon corpo. All’olfatto esprime sentori di fiori bianchi, regalando al palato le stesse note floreali oltre a note più spiccatamente fruttate. E’ lievemente minerale e rilascia una persistente freschezza.

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Garganelli alla salsiccia e zafferano con salsa di broccoli

Per 4 piatti

250 g di garganelliMezza cipolla bionda2 sacchettini di zafferano2 salsicceOlio evo q.b.Sale q.b.

Mettere sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata. In una padella capiente mettere un filo d’olio e appena è caldo aggiungere la cipolla tritata finemente, far appassire e aggiungere le salsicce a pezzettini, lasciare rosolare qualche minuto. Quando le salsicce sono a cottura aggiungere 2 mestolini dell’acqua di cottura della pasta e le due bustine di zafferano, mescolare bene e spegnere. Cuocere la pasta e scolarla tenedo da parte un bicchiere di acqua di cottura (essendo i garganelli una pasta all’uovo hanno bisogno di assorbire molto liquido), versare la pasta nella padella del condimento e far saltare aggiungendo un po’ d’acqua se tende ad asciugare troppo. Impiattare e aggiungere sopra ad ogni piatto un cucchiaio abbondante di pesto di broccoli. servire

Per il pesto di broccoli*

(ingredienti per 2 vasetti da 300 ml)1broccolo 20 foglie di basilico 20 g di acciughe sott’olio 20 g di noci 20 g di mandorle pelate130 g di olio evo Qualche grano di sale grosso 2 peperoncini

Preparare il pesto di broccoli: cuocere a vapore le cime del broccolo, devono risultare ancora intere ma belle morbide. Una volta raffreddate, mettere nel mixer tutti gli ingredienti e ridurre in crema. *Si conserva in vasetti di vetro in frigorifero avendo cura di coprire la superficie con un filo d’olio.

Ricetta del pesto di broccoli di: Donatella Bocchicchio

A cura di Lara

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Garganelli alla salsiccia e zafferano con salsa di broccoli

Per 4 piatti

250 g di garganelliMezza cipolla bionda2 sacchettini di zafferano2 salsicceOlio evo q.b.Sale q.b.

Mettere sul fuoco una pentola con abbondante acqua salata. In una padella capiente mettere un filo d’olio e appena è caldo aggiungere la cipolla tritata finemente, far appassire e aggiungere le salsicce a pezzettini, lasciare rosolare qualche minuto. Quando le salsicce sono a cottura aggiungere 2 mestolini dell’acqua di cottura della pasta e le due bustine di zafferano, mescolare bene e spegnere. Cuocere la pasta e scolarla tenedo da parte un bicchiere di acqua di cottura (essendo i garganelli una pasta all’uovo hanno bisogno di assorbire molto liquido), versare la pasta nella padella del condimento e far saltare aggiungendo un po’ d’acqua se tende ad asciugare troppo. Impiattare e aggiungere sopra ad ogni piatto un cucchiaio abbondante di pesto di broccoli. servire

Per il pesto di broccoli*

(ingredienti per 2 vasetti da 300 ml)1broccolo 20 foglie di basilico 20 g di acciughe sott’olio 20 g di noci 20 g di mandorle pelate130 g di olio evo Qualche grano di sale grosso 2 peperoncini

Preparare il pesto di broccoli: cuocere a vapore le cime del broccolo, devono risultare ancora intere ma belle morbide. Una volta raffreddate, mettere nel mixer tutti gli ingredienti e ridurre in crema. *Si conserva in vasetti di vetro in frigorifero avendo cura di coprire la superficie con un filo d’olio.

Ricetta del pesto di broccoli di: Donatella Bocchicchio

A cura di Lara

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MELDOLA | Via Cavour, 34/36 | tel. 0543 490377

Photo by Vittorio Conti

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MELDOLA | Via Cavour, 34/36 | tel. 0543 490377

Photo by Vittorio Conti

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Angela Lanciahttp://dolcinboutique.blogspot.it/

Assunta Pecorellihttp://lacuocadentro.blogspot.it/

Deborah Puppahttp://creareconlozucchero.blogspot.it/

Donatella Bochicchiohttp://fiordirosmarino.blogspot.it/

Eleonora e il basilico….eilbasilico.blogspot.it

Elisa Iallonardihttp://www.saporidielisa.it/

Francescahttp://www.paciocchidifrancy.com/

Giadahttp://fiordilatte-appuntidicucina.blogspot.it/

Giovanni Steccahttp://lavetrinadelnanni.blogspot.it/

Giuseppina Mabiliahttp://www. giuseppinamabilia.blogspot.it/

Katiusciahttp://girovegandoincucina.blogspot.it/

Larahttp://www.labarchettadicartadizucchero.com/

Lecoch Lecochantehttp://wwwlecoqchante-lecoqchante.blogspot.it/

Luca & Sabrinahttp://saporidivini.blogspot.it

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Greta M. Baccini Giornalista pubblicista e scrittrice.

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Marzo 2013 | Issue N°2

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