tappe del viaggio a Roma

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Preghiera del pellegrino

Signore Gesù,affidiamo il nostro pellegrinaggio

alla tua divina assistenza.Risplenda su di noi

lo scintillare di lontane stelleannunciatrici di mistero, luce celeste

che ci guida nel lungo cammino.Come gli Apostoli pellegrini con te

dalla Galilea a Gerusalemme,così noi, sostenuti dalla tua grazia,

procediamo verso la Città santaaffrontando con fortezza difficoltà e fatiche

che condividiamo con gioia.Attraverso l’Italia a cavallo

lasceremo l’impronta del nostro passaggio.Concedi, o Signore, che il pellegrinare,

contemplando il creatoin ascolto della tua silenziosa voce,

imprima una traccia nella vitaspirituale e morale di ciascuno di noi.

Questo viaggio diventi testimonianza di fedea chi ti cerca o ti ha dimenticato,

sollievo ai sofferenti,messaggio di bontà a coloro che incontriamo.

Nei dubbi che ci assalgono di fronte all’ignoto,la Vergine Maria, nostra mamma buona,

ci prenda per mano e, con la sua luminosa presenza,ci aiuti a lasciare i sentieri del maleper quelli dell’amore, ove ogni passo

diventa lode eterna a Dio nostro signore. Amen

Maffeo DucoliVescovo

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Messaggio di pace

“L a pace sia con voi”. Con le parole di

Gesù, noi pellegrini diretti a Roma, vi

porgiamo il nostro cordiale ed affet-

tuoso saluto. Nessun dono è più grande, nulla si può deside-

rare di più attraente, nulla si può trovare che sia più prezioso

della pace.

Stiamo vivendo l’esperienza degli antichi “romei” che,

fin dall’anno 1300, si sono diretti verso la Città santa per so-

stare in preghiera presso la tomba dell’Apostolo Pietro, riper-

correndo le loro orme ma, per noi, tutto sarà nuovo, inesplo-

rato, carico di incertezze e sorprese, ma anche di gioia.

Il 2000 è anno di grazia: andare verso Roma, a cavallo,

diventa coraggioso atto di fede, momento di riflessione, ar-

ricchimento reciproco, vocazione all’amore fraterno esteso

anche agli emarginati e agli ultimi.

La porta delle quattro Basiliche Maggiori romane è stata

aperta come segno di Cristo, salvatore del mondo, che invita

tutti gli uomini a rinnovamento spirituale e riconciliazione.

Noi l’attraverseremo con fede, saremo purificati nello spiri-

to, acquisteremo la forza di scegliere il bene, otterremo il

gaudio dello spirito.

Accettate come ricordo del nostro passaggio e come gesto

di fraterna, solidale amicizia, l’augurio di pace nelle vostre

Comunità e famiglie, l’impegno a sostenerci gli uni gli altri

per rinnovare la nostra società ed a pensare in maniera nuova

le vie della storia, i destini del mondo. Mai come oggi, in

epoca di tanto progresso umano, si è reso necessario l’appello

alla coscienza morale dell’uomo chiamato a difendere la giu-

stizia e la pace.

Giunga a tutti il nostro abbraccio solidale e fraterno.

Verona, agosto 2000

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L’Artedel Bronzo

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Cavallo (Enetoi),opera in bronzodello scultoreCesare Marcotto

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�arissimi Cavalieri, abbiamo iniziato il Terzo Millennio e stiamo vivendo l’Anno Santo del 2000. È prezioso tempo che impegna a lode e ringraziamento

al Signore per i benefici concessi e per più fervida vita cristiana in spirito di rinnovamento spirituale e di riconciliazione a tut-ti i livelli.

Raggiungerete Roma ripercorrendo a cavallo le vie degli antichi “romei” e sarete segno tangibile dell’uomo che si mette in cammino verso Dio. Scegliendo come luogo di partenza Canale d’Agordo, paese natale di Giovanni Paolo I°, vi ac-compagna il ricordo dell’umile grandezza di un Papa che, pur in un brevissimo pontificato, ha lasciato nella storia della Chiesa un segno indelebile di fede carica di speranza e di gio-ia.

La vostra scelta di prepararvi a vivere l’evento giubilare con impegnativo pellegrinaggio, che dura un intero mese, di-venta per tutti richiamo a volgere l’attenzione a Cristo, a risco-prire i valori evangelici che si stanno perdendo, la preziosità del tempo che Lui ci dona, la vigilante attesa del suo definitivo incontro.Ogni tappa quotidiana, mentre contemplate la natu-ra e ritrovate la gioia di essere creature che vanno incontro al loro Creatore, diventa preghiera che aiuta a giungere purificati alla Città Santa.

Questo “vademecum” vi accompagni lungo il cammino e sia prezioso strumento per aiutarvi ad interiorizzare le sensa-zioni che provate in un nuovo, stretto rapporto con Dio, con l’ambiente, la cultura, le tradizioni, gli uomini che riscoprite come fratelli. Sia vostra luce e guida la preghiera per il Giubileo preparata dal Papa Giovanni paolo II.

Egli si è fatto nostro compagno di viaggio,ha dato nuovo significato alla storia,che è un cammino fatto insiemenel travaglio e nella sofferenza,nella fedeltà e nell’amore,verso quei nuovi cieli e quella nuova terrain cui Tu, vinta la morte, sarai tutto in tutti.

Verona, febbraio 2000

Maffeo DucoliVescovo Em. di Belluno

Presidente Comitato Triveneto Giubileo 2000

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Regione del Veneto

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L’ idea della Provincia di Belluno di proporre, in col-laborazione con “Natura a Cavallo”, comune di Roma e Comitato regionale per il Giubileo del

2000, un viaggio a cavallo da Canale d’Agordo a Roma, rap-presenta un modo particolare e significativo di celebrare il grande evento religioso del Giubileo.

Se infatti il cavallo può ricordare quanto siano antichi i legami che uniscono il Veneto a Roma e alla storia papale, il luogo di partenza, la città natale di papa Luciani, intende evocare l’ultimo dei figli della terra veneta assunti al soglio pa-pale. Una presenza certamente breve nella storia della chiesa ma intensa per la forza del sorriso e l’esempio di serenità che dalla sua persona emanava.

Piace quindi immaginare i cavalieri che arriveranno a Roma come portatori di un messaggio di pace e di serenità al nuovo millennio che il Veneto, con l’umile laboriosità delle sue genti ma anche con la grandezza di tante sue figure, vuole tra-smettere all’umanità.

Esprimo quindi il plauso della Regione del Veneto per que-sta iniziativa, ringrazio le autorità religiose e civili che hanno sostenuto il progetto, ed auguro ai cavalieri un viaggio felice.

On. dott. Giancarlo GalanPresidente della Regione Veneto

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� n occasione del Giubileo del 2000, la Provincia di Belluno, in collaborazione con “Natura a cavallo”, il Comune di Roma e il Comitato Regionale per il Giubileo

del 2000, intende proporre un viaggio a cavallo da Canale d’Agordo a Roma.

Tale iniziativa ha lo scopo principale di sottolineare il grande evento religioso costituito dal Giubileo del 2000 e, con-temporaneamente, di ricordare il luogo di nascita di Papa Luciani.

Scopo ulteriore sarà quello di toccare, lungo il percorso, i più significativi centri religiosi e, in ognuno di essi, avvicinare, con incontri di carattere religioso, sociale ed ambientale, le po-polazioni dei luoghi attraversati.

Riteniamo di dare risalto con decisione all’iniziativa di “Natura a cavallo” perché racchiude la riscoperta dell’ambien-te e dell’impegno religioso e, inoltre, ha lo scopo di incentivare i rapporti umani, ma soprattutto di indurre ad una profonda riflessione sui valori della società contemporanea, sulla necessi-tà di considerare i ritmi che essa impone e l’opportunità di ri-disegnarla e ridimensionarla verso nuovi contenuti etici, mo-rali e religiosi.

Per questi motivi l’Amministrazione Provinciale di Belluno non può che plaudere all’iniziativa che ricorda in-nanzi tutto un Papa Bellunese e alla sua valenza promoziona-le nei confronti del territorio bellunese e per l’alto contenuto morale che l’accompagna.

Auguriamo ai cavalieri che parteciperanno a tale viaggio un esito felice, ma soprattutto di essere messaggeri di pace e di collaborazione fra i popoli.

Ringraziamo il Vescovo di Belluno Mons. Brollo, Mons. Ducoli, Don Benedetti e le autorità vaticane per averci soste-nuto in tale progetto e per aver fatto propria l’iniziativa sopra descritta.

Assessore Provinciale al TurismoMassimiliano Pachner

Il Presidente della Provinciaarch. Oscar De Bona

Provincia di Belluno

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È con particolare piacere che La informo che Verona-fiere, facendo seguito alla richiesta pervenuta, ha ri-tenuto di concedere il patrocinio nonché il proprio

sostegno alla iniziativa da Voi organizzata unitamente alla Provincia di Belluno, al Comune di Roma e al Comitato Regionale per il Giubileo del 2000, consistente nell’effettua-zione del viaggio a cavallo da Belluno a Roma calendariato dal 28 luglio al 31 agosto prossimi.

Tale evento non può infatti che accomunare la Vostra asso-ciazione, che da sempre si propone come protagonista nell’am-bito del composito settore equestre, e Veronafiere, polo espositi-vo che da oltre cent’anni opera attivamente nell’ambito del mondo del cavallo, dell’agricoltura e dell’ambiente.

Auspico dunque che l’iniziativa da Voi organizzata, che tra l’altro ha in programma un’importante tappa nel veronese, possa essere coronata da un riscontro particolarmente positivo.

Con i miei più cordiali saluti.

Pierluigi BollaCommissario Straordinario

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Veronafiere

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Natura a Cavallo è legata a tutto ciò che riguarda l'ambiente naturale, cercando di entrare in sintonia con lo stesso, vivendo-lo serenamente in compagnia del cavallo, fedele compagno dell' uomo sia nei momenti di svago, sia nella vita di tutti i giorni, nell'impegno quotidiano di lavoro, a volte anche faticoso. Ed il cavallo ha dimostrato validità e versatilità in ogni campo dove è stato chiamato ad operare, rappresentando, negli ultimi an-ni, il mezzo ideale per trascorrere il tempo libero. Così il caval-lo, oggi come un tempo, merita rispetto e attenzione.

Natura a Cavallo intende dare le corrette informazioni sul cavallo, evidenziando le sue caratteristiche principali, i pro-blemi a cui può andare incontro e, in pratica, propone (onesta-mente) come si debba accudire un così splendido esempio della natura, che non è una moda e neppure oggetto sempre pronto all'uso!

Il cavallo di Natura a Cavallo è pacato, sereno, tranquillo e guarda altrettanto serenamente un ambiente naturale da di-fendere e da preservare nei suoi diversi aspetti: le splendide Dolomiti con il gruppo della Schiara e la sua Gusela, il verde intenso delle Preal pi ed il sacro fiume Piave.Chi meglio del cavallo può rappresentare il mezzo ideale per vivere e conoscere tutto ciò, per avvicinarsi alla naturale armo-nia del mondo in modo giusto e coerente, riscoprendo per in-canto il gusto delle cose semplici e genuine?

Natura a Cavallo rappresenta l’ideale fusione tra molti ele-menti: il sole caldo, il verde intenso, la città pulsante di attivi-tà, il lento scorrere del fiume. Tutto questo porta verso nuove sensazioni, insperati traguardi, nuove e stimolanti situazioni.

Natura a Cavallo opera con intelligenza e rispetto, cercando di insegnare a tutti ad esprimersi in tal senso.

Natura a Cavallo esiste ed è nata per ogni luogo e situa zione dove si vuole mutare con consapevolezza il consueto modo di essere, di vivere e di conoscere.

Il PresidenteItalo D’Incà

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Sommario -Programma

Ven. 28 luglio Ritrovo a Trichiana Sab. 29 luglio Belluno-Trichiana 14Dom. 30 luglio Trichiana-Segusino 18Lun. 31 luglio Segusino - Bassano del Grappa 22Mar. 1 agosto Bassano del Grappa - Piazzola sul Brenta 26Mer. 2 agosto Piazzola sul Brenta - Abano Terme - Montegrotto Terme 30Gio. 3 agosto Abano Terme - Montegrotto Terme 34Ven. 4 agosto Abano Terme - Montegrotto Terme - Montagnana 36Sab. 5 agosto Montagnana - Legnago 41Dom. 6 agosto Legnago - Quistello 45Lun. 7 agosto Quistello - Carpi 49Mar. 8 agosto Carpi - Modena - Sassuolo 53Mer. 9 agosto Sassuolo 58Gio. 10 agosto Sassuolo - Palagano 59Ven. 11 agosto Palagano - Piandelagotti 62Sab. 12 agosto Piandelagotti - Gallicano 65Dom. 13 agosto Gallicano - Camaiore 68Lun. 14 agosto Camaiore - Lucca 72Mar. 15 agosto Lucca 77Mer. 16 agosto Lucca - Fucecchio 78Gio. 17 agosto Fucecchio - Gambassi Terme 81Ven. 18 agosto Gambassi Terme - Staggia Senese 84Sab. 19 agosto Staggia Senese - Siena 88Dom. 20 agosto Siena 93Lun. 21 agosto Siena - Pienza 94Mar. 22 agosto Pienza - Celle sul Rigo 98Mer. 23 agosto Celle sul Rigo - S. Lorenzo Nuovo 102Gio. 24 agosto S. Lorenzo Nuovo - Viterbo 105Ven. 25 agosto Viterbo 110Sab. 26 agosto Viterbo - Capranica 112Dom. 27 agosto Capranica - Magliano Romano 116Lun. 28 agosto Magliano Romano - Isola Farnese 120Mar. 29 agosto Isola Farnese - Tor di Quinto 123Mer. 30 agosto Roma 125Gio. 31 agosto Roma Ven. 1 settem. Roma-Trichiana (rientro)

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Belluno - Trichiana

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Santa Marta

Memoria

1. Marta, sorella di Maria, corse incontro a Gesù quando venne per risuscitare il fratello Lazzaro e professò la sua fede nel Cristo Signore: «Io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv 11, 27). Accolse con premura nella sua casa di Betania il divino Maestro, che la esortò a unire al servizio di ospitalità l’ascolto della sua pa-rola (Lc 10, 38-42; Gv 12, 1)

2. Preghiamo

Dio onnipotente ed eterno, il tuo Figlio fu accolto come ospite a betania nella casa di santa Marta, concedi anche a noi di esser pronti a servire Gesù nei fratelli, perché al termine della vita siamo accolti nella tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo che vive e regna per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

3. Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.

Marta, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.

Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!

Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà”.

Gesù le disse: «Tuo fratello rsusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno».

Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».

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Sabato 29 luglio

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la preghiera

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Villa Montalban a Pialdier (1733), la Villa Alpago Novello a Frontin (sec. XVIII), la Villa Agosti a Villanova (sec. XVIII), ora ristrutturata ed adibita a casa di riposo per anziani. Il terri-torio di Trichiana sale dal Piave (m. 290), attraverso il capo-luogo, fin sulle vette delle Prealpi (monte Cimone m.1290). Il clima è mite e salubre, il paesaggio è abbellito da spiazzi prativi o coltivati alternati a vaste zone boscose che, dalle cime prealpine, attraverso le verdi conche di Pianezze, Pranolz, Nareon, Pera e Noal, ricche di flora e di fauna, di pace e serenità, degradano verso il fondovalle. In tutte le stagioni ci sono possibilità di escursioni sia a piedi sia in au-to. Lungo le principali vie, ampie zone di parcheggio attrez-zato per la sosta ed il picnic, punti di partenza per escursio-ni sui sentieri segnalati o sui prati circostanti.D’inverno si può praticare lo sci sulle piste di discesa e di fondo. La strada provinciale della “Sinistra Piave” la collega rapidamente con Feltre, il Trevigiano ed il Trentino da un lato e conBelluno ed il Cadore dall’altro, mentre la strada statale n. 635 “del passo di S. Boldo” la collega alla destra Piave ed all’Agordino nonché al Trevigiano ed alla pianura veneta, rendendo brevi e rapidi i collegamenti con tutte le più fa-mose località estive ed invernali della montagna veneta e del Trentino. Buone anche le strade comunali interne.Trichiana, si fregia, dal 1974, dell’ambito riconoscimento di “Paese del Libro”, in quanto annovera la ricchissima Biblioteca Comunale “Enrico Merlin e F.lli Cortina” con ol-tre 14.000 volumi.

Bibliografia: Comune di Trichiana www. Virgilio.it

■ BELLUNO

Su un alto sperone roccioso delimitato dalla confluenza del torrente Ardo nel Piave, sorge la città, suggestiva con piaz-ze e vie pittoresche, scorci improvvisi sul fiume o sulle montagne, fontane antiche che ritmano con l’acqua il cam-minare sotto i portici, incontrando case gotiche, palazzetti rinascimentali e campanili barocchi.I toni chiaroscurali ed aerei della Serenissima prendono qui “un rustico sapore alpestre”. Venezia, con la sua presenza dal 1404, rinnovò profondamente l’impianto medioevale della cittàLa più bella scena urbana è piazza del Duomo, dove sorgo-no i monumenti più noti: il Palazzo dei Rettori, una delle più belle pagine del rinascimento veneziano, il Museo Civico, il grande Duomo ricostruito al principio del ’500, dalla “mo-derna” facciata grezza contraddistinta da due monofore gotiche, e infine il campanile di F. Juvarra.Pittoresca è la Piazza delle Erbe, contornata da edifici rina-scimentali, probabilmente l’antico “foro” tagliato da Via Mezzaterra, l’antico Cardo maximus.

■ TRICHIANA

Ridente cittadina in posizione precollinare sulla riva sini-stra del Piave, Trichiana (m. 349), le cuiorigini risalgono al V e VI secolo avanti Cristo, era già impor-tante nodo stradale in epoca romana (fra i reperti romani l’urna cineraria che conteneva le ceneri del colono Caio Durenio Secondo, conservata nell’atrio del Munici-pio). Recente la scoperta di una chiave votiva bronzea probabil-mente legata alla cultura halstattiana, reperto che è stato da poco oggetto di un convegno internazionale di studio. Nel periodo medioevale, sul torrente Ardo, sorgeva l’importan-te maniero di Casteldardo, di cui si conserva l’immagine nello stemma del Comune. I secoli successivi videro il terri-torio arricchirsi di numerose ville, che si trovano ancora oggi, eleganti e splendide, disseminate nelle varie frazioni. A Carfagnoi la Villa Piloni (1694), a Casteldardo la Villa Piloni (sec. XVI), importante non solo per le vicende storiche le-gate all’antico castello, ma perché fu centro di cultura e d’arte (vi soggiornarono Tiziano Vecellio e suo nipote Cesare), la Villa Girlesio a S. Antonio Tortal (sec. XVII), la

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Trichiana - Segusino

il cammino

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Cantico di Zaccaria

Tutti insieme:

Benedetto il Signore Dio d’Israele, * perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente* nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso* per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici,* e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri* e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,* di concederci, liberàti dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia* al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altisimo* perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare dare al suo popolo la conoscenza della salvezza* nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,* per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre* e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi* sulla via della pace.

Gloria al Padre e al Figlio* e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre* nei secoli dei secoli. Amen.

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Domenica 30 luglio

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la preghiera

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legata al territorio di origine.Gli inizi del novecento furono in qualche modo ben più drammatici per questa terra: nel 1917 in seguito della rotta di Caporetto il paese si trovò sulla linea del fuoco, gli abi-tanti furono deportati e in quei undici mesi ben 600 civili perirono.L’economia del paese decollerà nel secondo dopoguerra, con l’industria degli occhiali, oggi Segusino vanta circa un centinaio fra industrie e laboratori artigiani (lampadari, ab-bigliamento, mettalmeccanica oltre naturalmente all’oc-chiale “made in italy”).Non è stata però trascurata l’agricoltura, ed è significativo che a Segusino si svolga l’ultimo sabato di ottobre la tradi-zionale Fiera del Rosario, l’unica rassegna regionale del Bovino alpeggiato di razza Bruno-alpina. Da alcuni anni, du-rante questa manifestazione, si svolge il Palio delle contrade, organizzato da un gruppo di persone che pratica il trekking in montagnaLe prospettive turistiche di questa zona sono interessanti, soprattutto legate alla località montana di Milies.

■ SEGUSINO

Segusino si trova in provincia di Treviso, sulla sinistra del Piave, quando la valle si apre: «lasciato a destra il promon-torio di Quero...si vede tra questi altissimi monti rocciosi, fattasi finalmente placida la corrente, il villaggio di Segusino; l’orizzonte si sgombra, i monti si aprono in fertili gioghi e si allargano i campi coltivati» .Le origini di questo luogo, “aperto”, sono da ricercare in epoca romana, il toponimo sembra rimandare ad un lega-me con la città piemontese di Susa ( Segusinus = abitante di Susa), certo è che in questa zona transitava la strada Opitergium Tridentum come è testimoniato dalle numerose lapidi romane ritrovate intorno al “passaggio” sul Piave.Il primo documento che cita la località, è un diploma del vescovo vicentino Rodolfo dell’anno 983.È interessante notare dalle documentazioni, che Segusino appartiene alla diocesi di Padova, assieme alla pieve di Santa Maria di Quero.L’origine di questa “enclave” in territorio di Treviso non è conosciuta e costituisce un problema della storiografia medioevale.Si conosce che la prima chiesa di Segusino, la chiesa di Santa Lucia, era nominata nel 1297 nelle “Rationes decimarum” della pieve di Santa Maria di Quero.Del castello di Mirabello, posto in posizione strategica sulla valle del Piave, a controllo del guado, esistono molti docu-menti, in particolare una pergamena del 1192, documenta la concezione in feudo della metà di un manso nel castello di Mirabello, da parte del Comune di Treviso, nelle persone del conte Rambaldo e di Ezzelino da Romano, ad alcuni no-bili, tra cui Albertino Teutonico, Varnerio da Solara e Guglielmo da Strasso.Nel 1358 questa località rientrava nel feudo dei conti di Collalto, successivamente, come tutta la Marca Trevigiana entrò a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia fino all’epoca napoleonica, in cui il comune perse la sua an-tica autonomia amministrativa (regula di Segusino anterio-re al XIII secolo) , ripresa solamente con l’annessione al Regno d’Italia nel 1866.L’ottocento fu un secolo alquanto tormentato per questa terra, più volte colpito da inondazioni, e epidemie, tanto da indurre un gruppo di famiglie ad emigrare nel 1882, in Messico dove fondarono la cittadina di Chiplo, da sempre

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Sant’Ignazio di Loyola

Lettori:

1. Ignazio Lòpez di Loyola era un cavaliere impetuoso e avventuroso. Ferito nell’assedio di Pamplona, durante la convalescenza, non trovando letture cavalleresche di cui era appassionato, scoprì Cristo nel Vangelo e nella vita dei santi (Leggenda Aurea di Giacomo da Varazze) e volle darsi a Cristo nella Chiesa.

2. Maturò la sua conversione nel monastero di Montserrat, iniziandosi alla “devotio moderna” e soprattutto leggen-do la «Imitazione di Cristo» nella grotta di Manresa, in cui ebbe esperienze mistiche, e gettò le basi del suo cele-bre libro, gli «Esercizi spirituali». Studiò filosofia e teo-logia a Parigi, dove fondò la «Compagnia di Gesù», e a Venezia, dove divenne sacerdote.

3. Tutti, nella Chiesa, chiamati alla pienezza della vita cri-stiana e alla perfezione della carità, promuovendo un te-nore di vita più umano, e fatti conformi a Cristo nell’ob-bedienza al Padre, devono consacrarsi alla gloria di Dio e al servizio del prossimo (cf LG 40).

Nella liturgia, uniti ai santi e «radunati in un’unica Chiesa, con un unico canto di lode glorifichiamo Dio uno e trino» (LG 50).

4. Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra e sotto terra, e ogni lingua proclami che Gesù è il Signore a gloria di Dio Padre.

5. Preghiamo O Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa sant’Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei Santi. Per Cristo nostro Signore , Amen.

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Segusino-Bassano del Grappa

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Lunedi 31 luglio il cammino

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■ BASSANO DEL GRAPPA

È una delle città più caratteristiche del Veneto, per il suo centro storico ricco di vicoli, portici, piazzette, palazzi af-frescati, residenze patrizie. È famoso il ponte coperto o meglio “degli alpini”, simbolo della città. Più volte ricostrui-to (quello attuale risale alla fine della seconda guerra mon-diale), fu progettato dal Palladio, che lo volle tutto in legno, materiale elastico, per resistere alla forte corrente del fiu-me Brenta.Caratteristico è il centro medioevale, “aggrovigliato” in-torno alle piazze del Monte Vecchio, Garibaldi e della Libertà.Interessante è la Casa Remondini, la tipografia più impor-tante tra il XVII e il XIX secolo.Notevoli sono il Museo Civico che documenta con oltre 20.000 stampe l’attività tipografica, e il Museo della Ceramica, ospitato nel Palazzo Sturm, che illustra l’antica tradizione bassanese nell’arte della ceramica e più precisa-mente nelle maioliche.L’origine storica di Bassano si può far risalire al 22 luglio 998, anno in cui fu stilato un documento che cita la pieve di Santa Maria in Colle, tuttavia studi e ricerche soprattutto degli ultimi anni documentano una frequentazione del luo-go fin dall’età del bronzo recente (XI-IX secolo a.C.), nell’area di Angarano sulla riva destra del Brenta.Nella stessa località sono documentate attività agricole e manifatturiere in epoca romana.

Santi per i quali esiste una devozionea Bassano del Grappa

• San Bassiano vescovo di Lodi• San Sebastiano e San Rocco• San Clemente papa• Santa Emerenziana (23 Gennaio)• San Daciano e Feliciano• Santa Maria Bonomo

RISOTTO CON ASPARAGI (4 persone)

INGREDIENTI: • g 160 di riso superfino • g 400 di asparagi • lt 1 di brodo • 1 cucchiaino di burro • 1 spicchio d’aglio • formaggio grattugiato • sale e pepe

Lavate gli asparagi, spezzettateli e saltateli in tegame con l’aglio tritato finemente, una noce di burro e un pizzico di sale. Lasciate che si stemperino, mescolandoli delicata-mente nel soffritto; mettete poi nel tegame il riso lascian-dolo cuocere per una ventina di minuti circa, innaffiandolo ripetutamente con il brodo bollente. A fine cottura, aggiun-gete la noce di burro, lasciandolo mantecare.Dividetelo nelle fondine, aggiungete il pepe, il formaggio grattugiato e servitelo.

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Sant’Alfonso Maria de’ Liguorivescovo e dottore della Chiesa

Lettori:1. Nacque a Napoli nel 1696. Laureatosi in diritto civile ed

ecclesiastico, si fece sacerdote e fondò la Congregazione del Santissimo redentore. Attese alla predicazione per promuo-vere tra il popolo la vita cristiana e scrisse libri specialmente di teologia morale, della quale è ritenuto maestro.

2. Eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti, rinunziò poco dopo alla carica e morì nel 1787 presso i suoi a Nocera dei Pagani (Pagani) in Campania.

3. Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre

ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.

4. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».

5. Preghiamo O Dio, che nel Vescovo sant’Alfonso Maria de’ Liguori hai dato alla tua Chiesa un fedele ministro e apostolo dell’Eucaristia, concedi al tuo popolo di partecipare assiduamente a questo mistero, per cantare in eterno la tua lode. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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Martedi 1 agosto

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Bassano del Grappa-Piazzola sul Brenta

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CHIOCCIOLE ALLA PADOVANA

INGREDIENTI: • Una ventina di grandi chiocciole • g. 100 di crusca o semolino • 1/2 bicchiere di olio di oliva • farina q.b. • 1 spicchio d’aglio • 1 mazzetto di prezzemolo • sale e pepe

Lavate le chiocciole con cura; mettetele dentro una terrina fonda e copritele con la crusca. Coprite il recipiente con la massima cura, e lasciatele spurgare per otto giorni. Rilavatele con molta cura e ponetele in una pentola coperte d’acqua fredda. Mettete del sale fino e mettetele sul fuoco a fiamma ridotta. Quando saranno tutte uscite alzate la fiamma e fate bollire per un quarto d’ora. Dopo averle scola-te, estraete dai gusci le chiocciole, infarinatele e rosolatele in padella. Trasferitele in una terrina e cospargetele con un trito d’aglio e prezzemolo, mescolato all’olio, sale e pepe. Servitele subito.

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■ PIAZZOLA SUL BRENTA

Nei pressi sorge la celebre Villa Contarini, un imponente complesso architettonico appartenuto alla famiglia vene-ziana dei Contarini fino al 1852.La parte centrale originaria del 1546 è stata in seguito completata da due ali negli anni 1671-76.All’interno è famosa la sala della musica.Oggi questa villa, inserita in un grande parco con piante esotiche, peschiere e un laghetto, è sede della fondazione scientifico-culturale “G. E. Ghirardi”.

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Sant’Eusebio di Vercelli vescovo (283?-371)

Lettori:

1. Di origine sarda, fu dal 345 il primo Vescovo di Vercelli ed ebbe cura di gran parte della regione piemontese. Fu il primo a introdurre in Occidente la “vita comune” per il clero diocesano. Lottò strenuamente contro l’eresia ariana protetta dall’imperatore e che si diffondeva anche in Italia.

2. Nel 355, per aver rifiutato di sottoscrivere la condanna di Atanasio, fu egli stesso mandato in esilio, in Palestina, in Cappadocia e poi in Egitto. Rimpatriato, collaborò con sant’Ilario di Poitiers a restaurare la fede nelle nostre terre.

3. All’origine delle nostre Chiese locali ci sono sempre fi-gure di eccellenti Pastori. L’esempio della loro santità ri-tempra la comunità, la parola da essi predicata ne ravvi-va la fede, la loro potente intercessione la protegge. Nel caso di sant’Eusebio l’esempio di abnegazione fu eroico, la Parola l’attinse direttamente alla Bibbia, la potenza dell’intercessione è testimoniata da una grande devozio-ne popolare, ininterrotta lungo i secoli. Nella Messa ci uniamo non solamente ai santi ma anche al Papa, al ve-scovo locale, a tutti i Vescovi che reggono la Chiesa.

4. Preghiamo: O Dio onnipotente, concedi ai tuoi fedeli di imitare la fortezza del vescovo sant’Eusebio, assertore intrepido della divinità del Cristo, perché nella ferma adesione alla fede, di cui egli fu maestro e testimone, possiamo entrare in comunione di vita con il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello S. Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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Mercoledi 2 agosto

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Piazzola sul Brenta-Abano TermeMontegrotto Terme

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LEPRE IN SALMI’ ( 6 persone)

INGREDIENTI: • 1 lepre da kg.2 • l 1,5 di vino • 1 cipolla • 1 carota • 1 costa di sedano • 1 spicchio d’aglio • 1 rametto di rosmarino • 2 foglie di salvia • chiodo di garofano in polvere • 1 bicchiere di aceto • 2 cucchiai di burro • 4 cucchiai d’olio • sale e pepe.

Fate frollare per almeno quattro giorni la lepre; tagliatela a pezzi e adagiatela su una terrina, bagnandola con vino e aceto. Aggiungete tutti gli ingredienti tranne il burro e una parte dell’olio, lasciando marinare il tutto per tre giorni in frigorifero. Dopo questo tempo, sgocciolate i pezzi, asciu-gateli e rosolateli in tegame, in olio e burro. Lasciateli roso-lare, bagnateli con il liquido filtrato della marinata e lascia-te cuocere per due ore e mezzo circa. A cottura ultimata, servite la lepre, bagnata con il suo sugo e con della polenta ancora calda.

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■ ABANO TERME e MONTEGROTTO TERME

Centri termali, ricchi di hotels, con una grande isola pedo-nale, piena di negozi.Costituiscono il punto di partenza per la visita di un terri-torio dall’interesse e dal fascino tutto particolare, legato alla straordinaria situazione geologica, che permette di raccogliere in questi luoghi un’acqua dalle spiccate virtù taumaturgiche conosciute dai tempi più remoti.Plinio il vecchio, Svetonio e Tito Livio, che proveniva da Teolo, ne hanno beneficiato nei tempi antichi, mentre “più vicini a noi” il Petrarca, il Ruzzante, Foscolo, Shelley, Byron, Goethe, Mozart hanno passeggiato lungo queste lussureg-gianti colline.Ad Abano si può visitare la Pinacoteca al Montirone (dipin-ti e incisioni dal XV al XX secolo) e il monastero di San Daniele, sulla strada per Torreglia.Il toponimo, come scrive Luciano Lazzaro nel suo chiarissi-mo volume Fons Aponi, deriva dal nome della divinità tutela-re delle fonti termali: il nume Aponis.Questo era all’inizio un teonimo, si trasformò in toponimo molto più tardi, probabilmente nel X secolo, come attesta-no i documenti medioevali, quando nell’area vicina alla par-rocchiale di San Lorenzo sorse l’abbazia benedettina e si sviluppò un grosso centro agricolo.La zona era frequentata fin dalla protostoria, come attesta-no i ritrovamenti nei pressi dell’antico centro di San Pietro Montagnon, l’attuale Montegrotto, dove sono stati rinve-nuti materiali dell’ VIII secolo a.C.

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Dedicazione della basilicadi Santa Maria Maggiore

1. La chiesa di santa Maria sull’Esquilino a Roma è stata consacrata in onore della Madonna, e offerta al «popolo di Dio» adorna di splendidi mosaici, da papa Sisto III, poco dopo il Concilio di Efeso (431) che aveva procla-mato la divina maternità di Maria.

È la prima chiesa in suo onore in Occidente, e si ritenne che rinnovasse la basilica profana che papa Liberio le avrebbe dedicato a metà del IV secolo, indotto da una prodigiosa caduta di neve il 5 agosto. Perciò è detta an-che «Liberiana» e «Nostra Signora della Neve»; con que-sto titolo è molto venerata sulle Alpi. È certo la maggiore chiesa mariana di Roma, basilica patriarcale (rappresen-ta il Patriarcato di Antiochia), molto abbellita nei secoli.

Preghiamo

2. Perdona, Signore, le colpe dei tuoi figli, e poiché non possiamo salvarci con le nostre opere, ci soccorra l’intercessione della Vergine Maria, madre del tuo Figlio, e nostro Signore Gesù Cristo, che è Dio...

Ripetiamo insieme: Ascoltaci o Signore

3. • La devozione a Maria si rinnovi e refforzi nella Chiesa d’oggi...preghiamo

• Maria ci aiuti ad essere un tempio vivo dello Spirito Santo...preghiamo

• Nell’amore a Maria nostra madre amiamo tutti come fratelli...preghiamo

• Santa Maria delle nevi protegga e guidi dall’alto gli alpinisti...preghiamo

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Giovedì 3 agosto

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4. Il Signore è con me, è mio aiuto, * sfiderò i miei nemici. È meglio rifugiarsi nel Signore * che confidare nell’uomo.

5. È meglio rifugiarsi nel Signore * che confidare nei potenti, tutti i popoli mi hanno circondato, * nel nome del Signore li ho sconfitti.

6. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, * ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi hanno circondato come api, + come fuoco che divampa tra le spine, * ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

7. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, * ma il Signore è stato mio aiuto. Mia forza e mio canto è il Signore, * egli è stato la mia salvezza.

Gloria al Padre...

S. Maria Consolatrice Vergine

La preghiera con i salmi

1. Quando si va in un paese straniero, se non se ne conosce la lingua, è impossibile comunicare. Certo, Dio non è uno straniero per noi; in Gesù Cristo si è avvicinato, si è fatto conoscere, è sceso alla nostra portata: ma per con-durci là dov’è lui, per introdurci alla sua comunione, alla sua pienezza di vita. Occorre abituarsi, educarsi a quel linguaggio, renderselo familiare.

2. Nella Bibbia, Dio ce l’ha rivelato: i Salmi sono il lin-guaggio che Dio stesso mette sulle nostre labbra perché possiamo parlare con Lui. In un cammino di fede vera il linguaggio dei Salmi ci diventerà familiare.

È il linguaggio del Popolo di Dio, della Chiesa di sem-pre. È la preghiera stessa di Gesù.

Salmo 117

1. Celebrate il Signore, perché è buono: * eterna è la sua misericordia Dica Israele che egli è buono: * eterna è la sua misericordia

2. Lo dica la casa di Aronne: * eterna è la sua misericordia. Lo dica chi teme Dio:* eterna è la sua misericordia.

3. Nell’angoscia ho gridato al Signore: * mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è con me non ho timore: * che cosa può farmi l’uomo?

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Venerdì 4 agosto

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Page 21: tappe del viaggio a Roma

■ MONTAGNANA

Circondata dal rettangolo perfetto delle sue mura medioe-vali, Montagnana è uno dei borghi fortificati più belli e me-glio conservati d’Europa.Al primo colpo d’occhio la cittadina stupisce e incuriosisce: le sue mura merlate lunghe due chilometri e le sue 24 torri si sollevano all’improvviso, come montagne, nella linearità della pianura.Il castello di San Zeno e la rocca degli Alberi rinforzano i lati più corti della cinta.All’interno, lungo la porticata via Matteotti, si aprono case antiche e signorili tra cui si distingue per la preziosità delle decorazioni delle finestre e dei poggioli Palazzo Magnavin-Foratti. La grande piazza circondata da costruzioni d’epoca è dominata dal Duomo, esempio di architettura tra il goti-co e il rinascimentale, arricchito dal portale del Sansovino (all’interno la pala d’altare del Veronese raffigurante la Trasfigurazione e il celebre dipinto della battaglia di Lepanto).Il nucleo più antico della cinta muraria, il castello di San Zeno, è sede oggi di istituzioni e iniziative culturali, dal Centro Congressi e Mostre al Museo Civico con la sezione archeologica pre-protostorica e romana, e alla biblioteca al Centro Studi sui castelli.Uscendo dal castello di San Zeno, o castello di Ezzelino, possiamo ammirare di fronte Villa Pisani, uno dei capolavori del Palladio, in cui i proprietari hanno allestito un museo di suppellettili e arredamenti d’epoca.Manifestazioni:Corsa del palio (corteo storico) prima domenica di set-tembre.

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Abano Terme-Montegrotto TermeMontagnana

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Sabato 5 agosto

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San Giovanni Maria Vianneysacerdote (1786-1859)

1. Nato presso Lione da contadini molto cristiani, crebbe du-rante la rivoluzione francese. Dopo infiniti stenti e difficol-tà, raggiunse nel 1815 il sacerdozio e divenne tre anni dopo vicario-cappellano e poi primo parroco di Ars. Animato da gran desiderio di essere un vero pastore, buono di carattere, semplice, umile e sincero, con una straordinaria capacità di sacrificio, dapprima convertì la sua parrocchia, fino allora indifferente, e poi la trasformò in una comunità esemplare. Per quarant’anni Ars divenne un centro di attrazione: un pubblico innumerevole dall’Europa e dall’Ame-rica assie-pava con crescendo il suo confessionale, domandava i suoi consigli o una parola di luce e di conforto. Con una estrema semplicità di mezzi, la sua pastorale ebbe un’efficacia insu-perabile; la sua predicazione convertiva, i suoi catechismi fondavano la fede e una vita cristiana.

2. La forza della sua azione sacerdotale proveniva dalla testi-monianza della sua vita povera, penitente, tutta fatta di fe-de, di carità, di dedizione, e dai doni carismatici che Dio gli largiva. Morì consunto a 73 anni. Pio XI lo canonizzò nel 1925 e nel 1929 lo proclamò patrono dei parroci.

3. Dal Vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, in-

segnando nelle sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità.

Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stan-che e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La mèsse è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della mèsse che mandi operai nella sua mèsse!»

Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scac-ciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità.

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Risotto con le trippe ( 5 persone)

INGREDIENTI: • 800 g di trippa sbollentata • 1 l di brodo di carne • 550 g di riso vialone nano • 2 cipolle • sedano • 2 carote • 3 pomodori pelati • 70 g di burro • 70g di olio di oliva • 2 foglie di alloro • origano • timo, erba cipollina • ro-smarino • 1 bicchiere di vino bianco secco

Soffriggere in qualche cucchiaio di olio e una noce di burro le verdure tritate finissime fino a farle imbiondire. Aggiungere le trippe tagliate e bollite per almeno trenta minuti. Unire tutte le erbe aromatiche e lasciate rosolare per almeno al-tri 25 minuti a fuoco lento. Aggiungete il riso e il vino, sala-te e pepate, lasciando cuocere per qualche minuto. Versate gradatamente il brodo bollente come per qualsiasi risotto. Pochi minuti prima di togliere il risotto dal fuoco, aggiunge-te una abbondante quantità di formaggio grattugiato e una noce di burro, conservando la morbidità desiderata.

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Page 23: tappe del viaggio a Roma

■ LEGNAGO

Adagiata sulla riva occidentale dell’Adige, ai confini delle Valli Grandi Veronesi, ha una storia millenaria legata alla sua posizione strategica su un guado tra culture diverse.Fu vertice con Verona, Mantova e Peschiera, del Quadrila-tero austriaco che controllava il Lombardo-Veneto.È sede di un importante museo sulla preistoria e sulla pro-tostoria della bassa veronese; ha dato i natali al musicista Antonio Salieri, noto per essere stato “rivale” di Mozart e maestro di Beethoven, Schubert e Liszt.Nato nel 1750, Antonio Salieri studiò con Florian Gassmann e Cristoph Willibald Gluck, divenne compositore di corte a Vienna.La sua produzione vede soprattutto opere (ne scrisse ol-tre 40), musica sacra e cantate; Beethoven gli dedicò tre sonate.Sono abbastanza “rare” le testimonianze dell’antica Legnago, descriveremo qui, per scelta di spazio e di impor-tanza “il torrione” e la chiesa di San Salvaro.L’erezione di poderose mura bastionate, conformate a doppio triangolo intorno ai borghi di Legnago e di Porto, si deve alla politica di controllo della terraferma instaurata dalla Repubblica di Venezia agli inizi del cinquecento.Iniziate intorno al 1525, per opera di Bartolomeo d’Alvia-no, Fra Giocondo, Michele Leoni e Michele Sanmicheli, le opere terminarono nel 1559.Con l’annessione dal Regno d’Italia l’importanza strategica della fortezza Legnaghese verrà progressivamente a calare, fino al 1887 anno in cui le mura e le porte urbane saranno completamente demolite (in destra Adige) e negli anni Venti del nostro secolo (in si-nistra Adige) lasciando come unica testimone della pode-rosa fortificazione la torre cilindrica (torrione) oggi situata al centro di piazza della Libertà.Il torrione presenta vestigia del XVI secolo pesantemente modificate. Fu spesso usato come prigione dai Veneziani e poi dagli Austriaci che vi incarcerarono anche alcuni pa-trioti quali il conte Emilei di Verona e il poeta Aleardo Aleardi.L’antica chiesa di San Salvaro si trova a San Pietro di Legnago, edificata nel 1117 per volontà della feudataria Matilde di Canossa sopra un precedente edificio religioso databile al VI secolo d.C. eretto nei pressi di una strada ro-mana.

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Montagnana - Legnago

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Trasfigurazione del Signore

Invocazioni

1. Preghiamo Dio nostro Padre nel nome di Cristo, che sul santo monte rivelò ai discepoli la sua divinità. Diciamo con fede:

Nella tua luce, Signore, vediamo la luce.

2. O Padre, che sul Tabor hai indicato nel Cristo tuo Figlio il nostro Maestro e Redentore, fa’ che ascoltiamo con fede la sua parola.

2. O Dio, che sazi i tuoi eletti dell’abbondanza della tua casa e li disseti al torrente delle tue delizie, donaci di trovare nel Cristo la fonte dell’acqua zampillante per la vita eterna.

3. Nel volto di Cristo hai fatto risplendere la luce della tua gloria, suscita in noi lo spirito di contemplazione.

3. Nel tuo Figlio fatto uomo hai rivelato il tuo disegno universale di salvezza, illumina tutti gli uomini con la luce del Vangelo.

3. Nel tuo immenso amore hai voluto che ci chiamiamo e siamo realmente tuoi figli, quando Cristo apparirà, fa’ che siamo trasfigurati a immagine della sua gloria.

Tutti: Padre nostro.

Preghiamo:4. O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo

Signore, hai confermato i misteri della fede con la testi-monianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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Domenica 6 agosto

la preghiera

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La cripta contiene, infatti, frammenti di epoca romana che fanno supporre il loro spoglio da edifici pagani per essere riutilizzati nelle costruzione cristiane secondo una pratica assai diffusa nell’Alto Medioevo.Le forme attuali si devono al restauro compiuto agli inizi del ’900, intervento che pur risanando la costruzione, ne ha parzialmente alterato l’originaria posizione di diversi ele-menti architettonici.L’edificio mostra la semplicità architettonica tipica dell’arte romanica, in particolare la facciata a salienti con bifora cen-trale e il semplice portale lunettato.L’interno si articola in tre navate ripartite da tozzi pilastri reggenti arcate a tutto sesto, interessanti e di differenti epoche sono le numerose decorazioni ad affresco e gli ar-redi lapidei contenuti nell’edificio.

Bibliografia:Internet: WWW.LionsLegnago.it

RANE FRITTE ( 5 persone)

INGREDIENTI: • 25 rane • 80 g di farina bianca • 20 g di farina gialla setacciata finemente • 1 cipolla • 2 uova • 1 gambo di sedano • prezzemolo • basilico • maggiorana • dragoncello • aceto • olio di oliva • sale

Pulire e lavate le rane, preparate una marinata con acqua acidulata con aceto, cipolla tritata, sedano e aromi. Lasciate le rane immerse in questa marinata per almeno tre ore, coperte da un panno umido. Sgocciolatele e lascia-tele riposare per almeno 10 minuti. Preparate una pastella composta dalle due uova con gli albumi montati a neve, dal-le farine ben mescolate assieme, da qualche goccia di olio e, a piacere, un cucchiaio di vino o acqua per rendere il compo-sto fluido. Immergete nella pastella le rane. Friggetele in abbondante olio bollente in modo che risultino di un bel co-lore dorato, non troppo secche. Salarle in superficie e ser-virle bollenti.

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Page 25: tappe del viaggio a Roma

■ QUISTELLO

Nel testo “ Quistello nei secoli andati” d’Ugo Ruberti del 1979, si narra che fosse presente nei nostri luoghi un ca-stello donato ai frati benedettini dell’Abbazia di S. Benedetto Po, nel 1007 da Teodoaldo di Canossa, insieme alla corte e alla chiesa del paese. La costruzione si trovava nella parte più occidentale del comune detta “delle fosse” per i fossati che la cingevano. Attorno al castello iniziò ad erigersi il borgo che come ap-pare daiprimi documenti era chiamato: Custello.L’origine del toponimo del paese non è ancora chiara per-ché nell’arco degli anni molti sono stati i possibili appigli. Inizialmente si era pensato che derivasse dal nome dell’emissario del Po Vecchio vale a dire il “Crustellum”, poi a livello popolare s’ipotizzava che fosse stata l’esistenza del castello a condizionare il nome del luogo; in terzo luogo si teorizzò che nel luogo del castrum sorgesse molto tempo prima un “hospitellum” sulle rive del Po Vecchio e addirit-tura segnato sulle carte del tempo come: hic hospitellum (qui c’è un piccolo alloggio).

Il castello nei primi trecento anni di governo dei benedetti-ni era oggetto di numerosi saccheggi, così l’Abate Rodolfo pensò di incaricare tramite investitura, Lodovico III di Gonzaga, della difesa del castello e delle sue terre. Egli, interessato alla posizione veramente interessante dell’edificio per il controllo del territorio a sud delle pro-prietà gonzaghesche, sfruttò la situazione a suo favore.Lodovico, infatti, sistemò e ampliò tra il 1370/’80 le mura di cinta e i sistemi di difesa del castello spendendo una grossa cifra di denaro e l’Abate che non era certo in grado di re-stituire la somma dovette compensare con la cessione del castello e delle proprietà attigue al Gonzaga ed ai suoi ere-di. L’unico obbligo che aveva “il Magnifico Lodovico” era la fornitura di cera annuale all’Abbazia di S. Benedetto. Il castello deve aver avuto un’innegabile importanza, aspet-to formidabile e mirabile imponenzadi fabbricati, torri (una grande “turris magna” e una nuova “turris nova”), un muro di difesa di perimetro alto dodici tredici braccia, (circa sei metri) che chiudeva tutto il qua-drilatero entro il quale si trovavano la casa del vicario, le dimore del presidio e altre ancora, “per quanto ne dice il

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Legnago - Quistello

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Page 26: tappe del viaggio a Roma

San Gaetano sacerdote

1. Nacque a Vicenza nel 1480, studiò diritto a Padova. Ordinato sacerdote, fondò a Roma, in ordine all’aposto-

lato, la società dei Chierici regolari (Teatini) e la diffuse nella signoria Veneta e nel regno di Napoli. Si dedicò assiduamente alla preghiera e all’esercizio della carità verso il prossimo. Morì a Napoli nel 1547.

2. Preghiamo:

O Dio, Padre misericordioso, che al sacerdote san Gaetano hai ispirato il proposito di vivere secondo il modello della comunità apostolica, per il suo esempio e la sua intercessione concedi anche a noi di confidare pienamente nella tua provvidenza e di cercare sempre il tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio, che è Dio...

3. Ripetiamo insieme: Ascoltaci o Signore

San Gaetano ci insegni a rinnovare il nostro apostola-to...

preghiamo

Impariamo a organizzare seriamente la nostra vita spirituale... preghiamo

Lo Spirito, divino Amore, ci insegni ad amare il prossimo... preghiamo

La nostra carità si manifesti in opere di fraterno aiuto... preghiamo

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Lunedi 7 agosto

la preghiera

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documento della prima investitura”.I Gonzaga possederono così il castello fino al secolo XVII (1708) quando fu abbattuto per vetustà per editto austria-co, ma il borgo antico che era sorto attorno alla grande costruzione ancora oggi influenza la conformazione urba-nistica del centro storico.Nel 1734 il paese è testimone di un episodio di guerra che gli storiografi francesi chiamano “échec de Quistello”, per-ché gli austriaci riuscirono a prendere di sorpresa l’accam-pamento del generale Broglie che riuscì a stento a fuggire verso quello alleato dei Sardi dopo aver attraversato il Secchia.Dopo il 1734, il paese segue la storia di tutti gli altri comuni della provincia di Mantova.

BibliografiaInternet: Comune di Quistello-Welcome Page HYPERLINK http://www.Polirone www.Polirone mn.it

Page 27: tappe del viaggio a Roma

■ CARPI

Il toponimo “Carpi” è da collegarsi alla realtà del paesaggio medio-padano in epoca alto-medievale, dove era partico-larmente diffuso l’albero del carpinus.La leggenda narra che la città fu fondata dal re longobardo Astolfo nel luogo in cui venne ritrovato il suo falcone da caccia, su un albero, il carpine, che dà, appunto, il nome alla città. Il territorio rivela testimonianze di vita organizzata già dal XVI sec. a.C. (età del Bronzo) con la presenza di quattro insediamenti di terramare, il più importante dei quali, situato in località La Savana, ha restituito oggetti data-bili dal XVI al XII sec. a.C. Tuttavia solo in epoca romana il territorio viene occupato stabilmente con insediamenti di tipo rustico all’interno del reticolo della centuriazione. Infatti, la fondazione della colonia romana di Mutina (183 a.C.) comporta l’occupazione per uso agricolo di un vasto territorio a nord della Via Emilia, suddiviso fra i coloni: la rigorosa maglia centuriale romana, con la regolare geome-tria dei viottoli poderali e degli scoli, è rimasta per larga parte intatta nelle campagne carpigiane. La costituzione di un nucleo abitato vero e proprio è da collegarsi alla fonda-zione della Pieve di S. Maria (secondo la tradizione nel 752) da parte del re longobardo Astolfo. La pieve (detta poi “la Sagra”) rappresenta il primitivo polo d’attrazione per il borgo altomedievale e già nel X secolo l’abitato viene defi-nito “CASTELLO”. Fra la fine del X secolo e il 1331 a Carpi si succedono diverse famiglie, fra le altre i Canossa, i Torelli e i Bonaccolsi (la Torre del Passerino fu costruita dall’ultimo signore della famiglia), che furono scacciati da un coacervo di forze tra cui emerse Manfredo Pio, che dal 1331 ricevette dall’imperatore il feudo di Carpi.Dal 1331 al 1525 Carpi diventa stabile feudo della famiglia dei Pio: la città acquista importanza e muta la sua struttura con la costruzione di nuovi edifici fortificati e successiva-mente, ad opera di Alberto III (1490-1525), ultimo signore dei Pio, con il riassetto delle strutture residenziali e dell’im-pianto urbanistico sull’attuale centro storico (Piazza Martiri). Dopo un biennio di presidio spagnolo (1525-1527), Carpi passa in possesso di Alfonso I di Ferrara e ri-mane sotto il dominio degli Estensi, fra alterne vicende e conservando sempre una certa autonomia, fino all’occupa-zione francese del 1796. Dopo la restaurazione del gover-no austro-estense nel 1815, anche a Carpi si diffondono gli

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Page 28: tappe del viaggio a Roma

San Domenicosacerdote (1170?-1221)

1. Domenico di Guzman, canonico spagnolo, scoprì a 35 anni il grave problema missionario in terre cristiane at-taccate dall’eresia.

Incaricato da papa Innocenzo III di una missione contro l’eresia albigese nella Francia del Sud, con tenacia, bon-tà, fede illuminata, umiltà, riuscì ad ottenere molte con-versioni. Volle allora avere dei collaboratori coraggiosi e dotti: fondò così i Frati Predicatori, liberi da ogni inge-renza politica, modelli di povertà, ben fondati nella fede e affabili nei modi.

2. Egli diede grande importanza allo studio teologico e alla povertà della vita, ma senza i rigorismi che sono causa d’inconvenienti. Fu apostolo del Rosario per la difesa della fede tra il popolo; fu pellegrino e missionario in-stancabile. Morì il 6 agosto 1221 fra i suoi, a Bologna, dove è sepolto. Ad essi raccomandò: «Abbiate la carità, conservate l’umiltà, accumulatevi i tesori della santa po-vertà». Egli è il modello di chi annuncia la Parola di Dio. I Domenicani sono sempre stati nella Chiesa una forza apostolica di primo piano, suscitando molti santi apo-stoli e maestri della fede.

3. Dal vangelo secondo Matteo In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il

sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte; né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucer-niere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli».

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Martedì 8 agosto

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ideali risorgimentali che portano ai moti del 1821 e del 1831 (in cui si distinse Ciro Menotti) e, dopo la guerra d’in-dipendenza, all’annessione al Regno di Sardegna nel 1859. Dopo l’annessione al Regno d’Italia col plebiscito del 1860, si avvia un’intensa attività pubblica ed economica che sfocia con la costruzione dei primi stabilimenti industriali per la lavorazione del truciolo, della stazione ferroviaria e del Teatro (i lavori erano già iniziati nel 1859) e nei primi de-cenni del ‘900 vennero demolite le mura e le porte (Porta Modena e Porta Mantova), ultime testimonianze di arte mi-litare. Superate le due guerre, a Carpi si concentra un’in-tensa attività artigianale ed industriale, legata inizialmente all’agricoltura e alla lavorazione del truciolo, poi, a partire dagli anni ‘50-’60, al settore tessile (in particolare maglieria) e meccanico.

SANTI DI CARPI In occasione delle manifestazioni carpigiane per il VI cente-nario della morte di S. Bernardino da Siena, tra le varie ini-ziative, venne proposta all’interesse della cittadinanza, una mostra che, unendo materiale documentario, storico, arti-stico ed iconografico, offrisse una testimonianza, la più va-ria possibile, sull’origine, la diffusione e l’esprimersi del cul-to e della devozione carpigiana verso Bernardino da Siena. Il materiale esposto apparteneva alle raccolte del Museo Civico, dell’Archivio Storico Comunale, della Biblioteca, del Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari e gentil-mente ceduto in prestito da privati. La documentazione esprimeva in generale questi argomen-ti: - la Confraternita intitolata al Santo - il patrocinio - le manifestazioni di culto in occasione di pubbliche cala-

mità - l’iconografia locale.

Bibliografia.Internet- Rete civica di Carpi

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■ MODENA

Città e capoluogo di provincia dell’Emilia Romagna, è situa-ta nella Pianura Padana, non lontano dalle prime ondulazio-ni appenniniche, tra i fiumi Secchia e Panaro. Fu originaria-mente un insediamento ligure, poi etrusco e gallico, quindi dal 183 a.C. colonia romana, col nome Mùtina, costruita lungo la via Emilia. Modena venne abbandonata fra il V e il VII secolo soprattutto a causa delle periodiche inondazioni e gli abitanti si rifugiarono nel borgo di Cittanova. Tornò a ri-popolarsi gradualmente intorno alla sede vescovile in un nucleo, tuttora riconoscibile dalla tipica rete di stradette altomedievali, che il vescovo Leodoino fece cingere di mu-ra nell’891. La signoria dei vescovi, durante la quale venne fondata la nuova cattedrale, ebbe termine con l’autonomia comunale nel 1135, ma nel 1249, nella battaglia della Fossalta, Modena ghibellina venne sconfitta da Bologna guelfa, e nel 1288 si consegnò agli Estensi di Ferrara, che la ebbero definitivamente dal 1336. La città medievale era percorsa da canali che utilizzavano l’acqua come via di tra-sporto e come forza motrice; vennero coperti in epoche seguenti, ma tuttora il nome di alcune strade ne ricorda la passata presenza. Dal XIV secolo prese avvio un’evoluzio-ne urbanistica che divenne più incisiva nel rinascimento e soprattutto quando gli Estensi fecero di Modena la capitale del Ducato. Lo stato sopravvisse anche alla restaurazione dopo il periodo napoleonico, quando gli Austriaci vi inse-diarono un Asburgo imparentato con gli ultimi Estensi. In seguito anche la cinta muraria seicentesca venne abbattuta e furono creati i viali di circonvallazione intorno a tutto il centro storico.Notevoli monumenti sono la cattedrale, fra i massimi esempi dell’architettura romanica, opera di Lanfranco (1099-1184), impreziosita dal portale maggiore e dai bas-sorilievi di Wiligelmo (XII secolo); all’interno, si trovano nella navata centrale rilievi di maestri campionesi; nell’atti-guo Lapidario sopravvivono invece metope romaniche del 1125-1130. Affiancata alla cattedrale si erge la Ghirlandina, il famoso campanile romanico-gotico alto 88 metri, già tor-re di vedetta. Notevoli sono inoltre il Palazzo Comunale, nella Piazza Grande dietro la cattedrale, di origine medie-vale ma rimaneggiato fra il XVII e il XIX secolo, con la due-centesca torre dell’Orologio; al suo interno, ricco di affre-schi del Cinquecento, conserva una secchia di legno, che

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Carpi - Modena - Sassuolo

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una leggenda popolare ritiene sia quella “rapita” ai bolo-gnesi nel 1325, dalla cui vicenda trasse ispirazione Alessandro Tassoni per il poema eroicomico La secchia ra-pita; il grandioso palazzo Ducale, fatto costruire dagli Estensi intorno al castello trecentesco a iniziare dal 1630, con un notevole cortile d’onore: dal 1862 è sede dell’Acca-demia Militare e del relativo Museo storico. Infine nel vasto Palazzo dei Musei, costruzione del Settecento, si trovano riuniti il Museo Lapidario Estense, la Biblioteca Estense (in cui si conserva la celebre Bibbia di Borso, miniata nel Quattrocento), i Musei Civici (archeologico-etnologico; di storia e arte medievale e moderna; del Risorgimen-to); la Galleria Campori; la Galleria Estense, preziosa raccolta di opere del XIV-XVIII secolo, in particolare emiliane e pada-ne. Modena è il principale mercato per i prodotti del circo-stante territorio agricolo e un notevole centro industriale, con stabilimenti alimentari, chimici, meccanici, di lavorazio-ne del tabacco; a Maranello ha sede la celebre industria motoristica della Ferrari. La provincia, che comprende 47 comuni in un territorio per metà pianeggiante e per il resto montuoso e collinare, è dedita all’agricoltura (cereali, frut-ta, viti, tabacco, foraggi), all’allevamento di bovini e suini, all’industria alimentare (caseifici, salumifici) e della cerami-ca a Sassuolo.Bibliografia: Enciclopedia Encarta 98 voce Modena

■ SASSUOLO

Di probabile origine romana, nell’alto medioevo figura in-clusa nel Comitato di Parma, mentre il castello sorse ai tempi della contessa Matilde.Segnato da continue lotte durante il secolo XII, divenne feudo della famiglia Della Rosa, poi degli Estensi (1417) che lo cedettero ai Pio di Carpi. Dal 1640 gli Estensi vi insedia-rono la propria residenza di villeggiatura, dotata di un gran-dissimo parco.Di notevole interesse storico e artistico è il Palazzo Ducale, derivato nel 1634 dal preesistente castello dei Pio, per vo-lere di Francesco I d’Este, su disegno dell’architetto Bartolomeo Avanzini.Affacciato sul piazzale della Rosa, bellissima corte definita dalle Paggerie e, sulla destra, dalla chiesa “palatina” di San

Francesco, il palazzo ha conservato ambienti con decora-zioni ad affresco e stucco tra i quali si segnalano il maesto-so scalone, con statue di Lattanzio Maschio, la camera della Fortuna, la camera dell’Amore, la camera delle Virtù Estensi, il camerino del Genio, la galleria di Bacco, il salone delle Guardie, a doppia altezza, capolavoro della quadratura pro-spettica della scuola bolognese, affrescato da Agostino Mitelli e Angelo Michele Colonna, e la camera della Musica; nel cortile, la fontana del Nettuno di Angelo Raggi su dise-gno del Bernini.Nel parco, da segnalare la splendida barocca Peschiera o Teatro delle fontane, nata dalla collaborazione di Bartolo-meo Avanzini e Gaspare Vigarani.Sono inoltre da segnalare la seicentesca parrocchiale di San Giorgio, la Torre dell’Orologio (orologio di Antonio Bonvicini del 1756), la chiesa di San Giuseppe e nell’imme-diata periferia le ville Vistarino dei Pioppi o Giacobazzi, Amalia e Bontempelli e per ultima la Palazzina della Casiglia del 1560, voluta da Ercole Pio. La palazzina è sede dell’Asso-piastrelle, che ospita il Centro di documentazione dell’indu-stria italiana delle piastrelle di ceramica, dove è stata allesti-ta una sala espositiva che testimonia l’evoluzione artistica, tecnologica e commerciale di questo prodotto.Feste religioseAdorazione del Sacro Tronco - giovedì e venerdì santoSagra di San Giorgio - 23 Aprile.

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San LorenzoDiacono e martire

1. Fu diacono della chiesa di Roma e subì il martirio nella persecuzione di Valeriano, quattro giorni dopo il marti-rio del Papa Sisto II e dei quattro diaconi romani suoi colleghi. Il suo sepolcro si trova presso la via Tiburtina in Campo Verano, dove Costantino il grande fece costruire la basilica omonima. Il suo culto era già diffuso nella Chiesa fin dal IV secolo.

2. Preghiamo:

O Dio, che hai comunicato l’ardore della tua carità al diacono san Lorenzo e lo hai reso fedele nel ministero e glorioso nel martirio, fa’ che il tuo popolo segua i suoi insegnamenti e lo imiti nell’amore di Cristo e dei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio... e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

3. Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, chi semina scarsamente, scarsamente raccoglie-rà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.

Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, pos-siate compiere generosamente tutte le opere di bene, co-me sta scritto: “Ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno”.

Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giu-stizia.

con natura a caval lo

Giovedì 10 agosto

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San Romano martire

Salmo 18Lode a Dio, Creatore e Signore della leggeTutti insieme:I cieli narrano la gloria di Dio,* e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.Il giorno al giorno ne affida il messaggio* e la notte alla notte ne trasmette notizia.Non è linguaggio e non sono parole,* di cui non si oda il suono.Per tutta la terra si diffonde la loro voce* e ai confini del mondo la loro parola.Là pose una tenda per il sole+ che esce come sposo dalla stanza nuziale,* esulta come prode che percorre la via.Egli sorge da un estremo del cielo+ e la sua corsa raggiunge l’altro estremo:* nulla si sottrae al suo calore.La legge del Signore è perfetta, * rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace,* rende saggio il semplice.Gli ordini del Signore sono giusti,* fanno gioire il cuore i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi.Il timore del Signore è puro, dura sempre;* i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, più preziosi dell’oro, di molto oro fino,* più dolci del miele e di un favo stillante.Anche il tuo servo in essi è istruito, per chi li osserva è grande il profitto.Le inavvertenze chi le discerne?*Assolvimi dalle colpe che non vedo.Anche dall’orgoglio salva il tuo servo* perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile,* sarò puro dal grande peccato.Ti siano gradite* le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore.* Signore, mia rupe e mio redentore. Gloria al Padre...

con natura a caval lo

Mercoledì 9 agosto

la preghiera

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■ PALAGANO

Dal nome fortunato, Palàgano (m.703, ab.2446) deriva dal latino “palaga”, pepita d’oro, per la presenza nella zona di antiche vene metallifere.Di origine antichissima, alcuni studiosi la vogliono etrusca a causa dei toponimi dei due fiumi locali: lo Scoltenna e il Rossenna. Di origine ligure è invece la suddivisione ammi-nistrativa del territorio in “vici”, villaggi che gravitavano at-torno ad un “pagus”, una specie di capoluogo.Un’altra popolazione che s’inserì in queste valli e che ha lasciato profonde tracce della sua presenza è quella dei Galli Celti; divennero il nucleo prevalente nella montagna e ne influenzarono profondamente la toponomastica ed il dialetto. Capanne celtiche esistono ancora nella zona ed il Lions Club di Pavullo ne ha acquistato una in territorio di Sant’Andrea Pelago per sottrarla al pericolo della distru-zione. Sono molto interessanti gli spunti e le notizie raccol-ti nel bellissimo volume “Palagano” di Armando Galloni, Silvano Braglia e Bruno Ricchi: è una lettura che ti prende per mano conducendoti lungo le strade e la storia di questi luoghi dalla storia così antica e particolare. Nel medioevo Palagano segue le vicende di Frassinoro e Montefiorito.Il monastero di Frassinoro, in particolare, costituisce un momento fondamentale per questa valle: sorse per un la-scito della contessa Beatrice, madre di Matilde di Canossa , il 29 agosto del 1071. Palagano conserva la parrocchiale di San Giovanni Evangelista, citata nel 1146, rifatta in imponenti forme neo-classiche a tre navate, con torre campanaria isolata del 1627; all’interno croce astile (sec. XVI) e Madonna del Carmine (1667), preceduto da elegante pronao (1721), e S. Gemignano (sec. XVIII), nel nucleo di casa Scaglioni attiguo al centro.L’ambiente, per la mitezza del clima e la dolcezza del pae-saggio è luogo ideale al soggiorno: i boschi di castagni, quer-ce, faggi e abeti si susseguono ininterrotti garantendo un’equilibrata igrometria. Le acque stesse sono abbondan-ti: i fiumi Rossenna e Dragone percorrono questa che è la più verde valle del modenese.

Bibliografia: Modena e Provincia - Palagano - p. 102 Touring Club Italiano 1999. - A. Galloni, S. Braglia, B. Ricchi, Palagano - Comune di Palagano 1986.

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Santa Chiaravergine (1194-1253)

1. Fu la prima donna che si entusiasmò dell’ideale di san Francesco d’Assisi, con il quale fu sempre in profondi rapporti spirituali; aveva allora 18 anni. Si può dire che la sua vita religiosa, da quando fuggì da casa, seguita una quindicina di giorni dopo dalla sorella, sant’Agnese di Assisi, fu un continuo sforzo per giungere alla totale e perfetta povertà.

2. Fondò con san Francesco il secondo ordine francescano che porta il suo nome: le Clarisse, in cui entrò pure la madre, Ortolana, e l’altra sorella, Beatrice. Passò la se-conda metà della vita quasi sempre a letto perché amma-lata, pur partecipando sovente ai divini uffici. Portando l’Eucaristia, salvò il convento da un attacco di Saraceni nel 1240. Morì a san Damiano, fuori le mura di Assisi, l’11 agosto, a sessant’anni.

3. Preghiamo: Dio misericordioso, che hai ispirato a santa Chiara un ardente amore per la povertà evangelica, per sua intercessione concedi anche a noi di seguire Cristo povero e umile, per godere della sua visione nella perfetta letizia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù cristo, tuo Figlio, che è Dio... e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

4. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi Fratelli, considerate la vostra vocazione: non ci sono tra

voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, per-ché, come sta scritto: “Chi si vanta si vanti nel Signore”.

con natura a caval lo

Venerdì 11 agosto

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la preghiera

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Ss. Macario e Giuliano

Salmo 85

Lode a Dio, nostra salvezza

Tutti insieme:

Signore, sei stato buono con la tua terra,* hai ricondotto i deportati di Giacobbe.Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo,* hai cancellato tutti i suoi peccati.Hai deposto tutto il tuo sdegno* e messo fine alla tua grande ira.Rialzaci, Dio nostra salvezza,* e placa il tuo sdegno verso di noi.Forse per sempre sarai adirato con noi,* di età in età estenderai il tuo sdegno?Non tornerai tu forse a darci vita,* perché in te gioisca il tuo popolo?Mostraci, Signore, la tua misericordia* e donaci la tua salvezza.Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:+ egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli,* per chi ritorna a lui con tutto il cuore.La sua salvezza è vicina a chi lo teme* e la sua gloria abiterà la nostra terra.Misericordia e verità s’incontreranno,* giustizia e pace si baceranno.La verità germoglierà dalla terra* e la giustizia si affaccerà dal cielo.Quando il Signore elargirà il suo bene,* la nostra terra darà il suo frutto.Davanti a lui camminerà la giustizia* e sulla via dei suoi passi la salvezza.

Gloria al Padre...

con natura a caval lo

Sabato 12 agosto

la preghiera

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■ PIANDELAGOTTI

È interessante la Chiesa della Natività di Maria Vergine (1685, ricostruita nel 1757), dalla bassa cupola e dalla fac-ciata in pietra squadrata; all’interno ancona in legno del XVI secolo con dipinto della Madonna in trono e santi.

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Preghiera del pellegrino

Signore Gesù,affidiamo il nostro pellegrinaggio

alla tua divina assistenza.Risplenda su di noi

lo scintillare di lontane stelleannunciatrici di mistero, luce celeste

che ci guida nel lungo cammino.Come gli Apostoli pellegrini con te

dalla Galilea a Gerusalemme,così noi, sostenuti dalla tua grazia,

procediamo verso la Città santaaffrontando con fortezza difficoltà e fatiche

che condividiamo con gioia.Attraverso l’Italia a cavallo

lasceremo l’impronta del nostro passaggio.Concedi, o Signore, che il pellegrinare,

contemplando il creatoin ascolto della tua silenziosa voce,

imprima una traccia nella vitaspirituale e morale di ciascuno di noi.

Questo viaggio diventi testimonianza di fedea chi ti cerca o ti ha dimenticato,

sollievo ai sofferenti,messaggio di bontà a coloro che incontriamo.

Nei dubbi che ci assalgono di fronte all’ignoto,la Vergine Maria, nostra mamma buona,

ci prenda per mano e, con la sua luminosa presenza,ci aiuti a lasciare i sentieri del maleper quelli dell’amore, ove ogni passo

diventa lode eterna a Dio nostro signore. Amen

Maffeo DucoliVescovo

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Ss. Macario e Giuliano

Salmo 85

Lode a Dio, nostra salvezza

Tutti insieme:

Signore, sei stato buono con la tua terra,* hai ricondotto i deportati di Giacobbe.Hai perdonato l’iniquità del tuo popolo,* hai cancellato tutti i suoi peccati.Hai deposto tutto il tuo sdegno* e messo fine alla tua grande ira.Rialzaci, Dio nostra salvezza,* e placa il tuo sdegno verso di noi.Forse per sempre sarai adirato con noi,* di età in età estenderai il tuo sdegno?Non tornerai tu forse a darci vita,* perché in te gioisca il tuo popolo?Mostraci, Signore, la tua misericordia* e donaci la tua salvezza.Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:+ egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli,* per chi ritorna a lui con tutto il cuore.La sua salvezza è vicina a chi lo teme* e la sua gloria abiterà la nostra terra.Misericordia e verità s’incontreranno,* giustizia e pace si baceranno.La verità germoglierà dalla terra* e la giustizia si affaccerà dal cielo.Quando il Signore elargirà il suo bene,* la nostra terra darà il suo frutto.Davanti a lui camminerà la giustizia* e sulla via dei suoi passi la salvezza.

Gloria al Padre...

con natura a caval lo

Sabato 12 agosto

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■ PIANDELAGOTTI

È interessante la Chiesa della Natività di Maria Vergine (1685, ricostruita nel 1757), dalla bassa cupola e dalla fac-ciata in pietra squadrata; all’interno ancona in legno del XVI secolo con dipinto della Madonna in trono e santi.

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■ GALLICANO

Per chi arriva al paese è facile individuare il centro storico arroccato alla destra della Turrite intorno alla Chiesa di S. Jacopo situata alla sommità del paese nei pressi dell’antica Rocca. Vi si accede percorrendo una strada lastricata che inizia tra il loggiato del palazzo Comunale, sotto il quale trova riparo un tondo Robbiano, e la Pieve di San Giovanni Battista, do-ve si conserva un crocifisso ligneo del XV secolo.Presenta sulla sinistra la dimora quattrocentesca di Domenico Bertini e sulla destra un nobile palazzo del XVI secolo.All’interno della chiesa di S. Jacopo è possibile ammirare la bella Pala d’altare in terracotta invetriata attribuita ad Andrea della Robbia. Negli immediati dintorni, si trovano le Chiese Romaniche di S. Lucia, di S. Andrea e di S. Maria.

Bibliografia: internet www. Virgilio .it Gallicano

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Piandelagotti - Gallicano

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Gallicano - Camaiore

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1. Celebriamo oggi la “domenica del Pane di vita eterna”. Siamo invitati a riconoscere in quel pane la persona stes-sa di Gesù. Di più, dobbiamo ‘assimilare Cristo, affin-ché lo Spirito che abita in lui divenga il nostro Spirito. Le parole di Gesù sono coraggiose e incredibili: “Io sono il pane vivo. Se qualcuno mangia di questo pane, vivrà in eterno”. Chiediamo al Signore di poter avere la co-scienza di questa realtà sconvolgente e invochiamo la sua misericordia per la nostra poca fede.

2. Intenzioni per la preghiera universale:

Preghiamo insieme a diciamo: Ascolta, o Padre, la nostra supplica.

- Preghiamo per la Chiesa: i suoi pastori siano autentici messaggeri di Cristo, Parola e Pane di vita.

- Preghiamo per coloro che cercano Dio: tutti i cristiani li aiutino a trovarlo.

- Preghiamo per le famiglie: in esse regni la serenità e la concordia e diventino, in forza della Parola di Dio e dell’Eucaristia, ‘piccole chiese domestiche’.

- Preghiamo per la nostra comunità: sappia accogliere la grazia di Dio come germoglio di vita nuova, per portare sempre e ovunque frutti abbondanti di giusti-zia e di pace.

3. Papa Paolo VI scrive: “L’Eucaristia è un segno, una memo-ria; ma non solo segno, ma segno che contiene la realtà che vuol significare, contiene Gesù, rivestito per noi nell’Euca-ristia nei segni del pane e del vino, i quali contengono e sono carne e sangue di Cristo, cioè di Gesù in stato di vittima, di sacrificio”. Il Figlio di Dio, dunque, si è manifestato a noi nella semplicità dei segni umani del pane e del vino, perché nell’ordinario della vita quotidiana possiamo ar-rivare ad incontrarlo.

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Domenica 13 agosto

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Torta di acciughe e patate

Prendere delle acciughe freschissime, argentate, togliere le teste, diliscarle, farne dei filetti e lavarli. Portare a mezza cottura delle patate e tagliarle trasversalmente.Versare sul fondo di una teglia un po’ di olio extravergine di oliva e stendervi uno strato di patate sulle quali si pongono i filetti di acciuga e sopra della passata di pomodori (me-glio se pomodori freschi), sale e pepe.Continuare in questo modo facendo degli strati (non più di tre) avendo cura che l’ultimo strato superiore sia ricoperto dalle patate ed un’abbondante passata di pomodoro o di pomodori freschi ed un’ultima spruzzata di pepe.Passare in forno a fuoco lento fino a quando la torta sarà completamente sull’olio.

■ CAMAIORE

Il nome di Camaiore si fa derivare dal latino Campus Maior ovvero Campo maggiore, ma il suo primo nucleo abitato, sorto sulla Via Francigena o Romea, è attestato nel 984. Del villaggio camaiorese se ne ha una conferma dal diario redatto da Sigerico arcivescovo di Canterbury, che in occa-sione del suo viaggio di ritorno da Roma alla sua sede epi-scopale vi annotò “Campmaior” quale XXVII tappa posta tra Lucca e Luni. Verso la metà del XIII secolo il potente Comune di Lucca, una volta distrutti i castelli feudali del territorio di Camaiore, impose che le popolazioni si trasferissero nel piccolo borgo di Camaiore che venne ampliato con un progetto a schema preordinato, le cui tracce sono ancora evidenti nella struttura urbanistica. Poco dopo Camaiore fu eletto a capoluogo di una vasta vi-caria della repubblica lucchese.Nel 1374 dopo aver subito diversi saccheggi, il borgo fu racchiuso da una possente cerchia muraria munita di 13 torri aperte e una possente rocca. Ma nel 1437 subì l’assalto delle truppe dello stato fiorenti-no che si trovò a governare per cinque anni con buoni pro-positi la Comunità di Camaiore. Il seicento fu per Camaiore un secolo di proficue iniziative culturali, dall’istituzione del Teatro dell’Olivo, completato nel settecento, alla scuola di musica dalla quale uscirono musicisti notevoli, tra questi celebre fu il compositore Francesco Gasparini. Nel XIX secolo subì le vicende storiche della città madre Lucca e dopo aver subito la breve dominazione francese e quella borbonica, fu annesso nel 1847 al Granducato di Toscana sotto il quale rimase fino all’Unità d’Italia. Attualmente è un comune di oltre 30.000 abitanti, che si estende dalle affascinanti vette Apuane al mar Tirreno, per un totale di 84 Km. quadrati e che comprende 24 frazioni tra le quali si segnalano: Lido di Camaiore, noto centro bal-neare della Versilia, e Capezzano, in passato famosa per la produzione delle fragole ed oggi per i fiori. Meritano particolare attenzione anche tutti gli altri inse-diamenti collinari, ricchi di storia, tradizioni e paesaggi me-ravigliosi.

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Tutti

Dio sia benedetto

Dio sia benedetto.Benedetto il suo santo nome.Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo.Benedetto il nome di Gesù.Benedetto il suo sacratissimo Cuore.Benedetto il suo preziosissimo Sangue.Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’altare.Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.Benedetta la sua santa Immacolata Concezione.Benedetta la sua gloriosa Assunzione.Benedetto il nome di Maria, Vergine e Madre.Benedetto San Giuseppe, suo castissimo sposo.Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.

San Massimiliano Maria Kolbesacerdote e martire

1. “Devo essere santo, quanto più grande possibile” - Massi-miliano Maria (il nome di battesimo era Raimondo) Kolbe nacque nel 1894 a Zdunska Wola da una povera famiglia polacca, ricca però di spirito cristiano e patriot-tico. Da giovane desiderò lottare per la patria libera, e gli insegnanti, vedendo la sua capacità matematico-fisica (progettò addirittura un veicolo spaziale), gli pronosti-carono la carriera scientifica; ma, fattosi condurre dalla provvidenza, seguì la vocazione religiosa e sacerdotale. Entrò nell’Ordine francescano conventuale e, alla fine dei suoi studi romani coronati con due lauree, divenne sacerdote. Pieno di zelo per la gloria di Dio, decise pre-sto di “essere santo, quanto più grande possibile”, se-guendo il Cristo crocifisso al quale chiedeva “l’amore fi-no a diventare vittima”.

2. Martire della carità - Per tutta la vita p. Kolbe sognò il martirio per poter mostrare maggiormente l’amore a Dio e contribuire il più efficacemente alla salvezza degli uomini. Lo trovò durante la seconda guerra mondiale. Nonostante il suo atteggiamento d’amore verso tutti, anche i nemici, manifestato nella vasta attività caritativa della Niepokalanòw polacca in quel tempo, fu incarce-rato nel febbraio 1941 e deportato nel campo di con-centramento di Oswiecim (Auschwitz). Considerò il soggiorno in quei luoghi come una missione, perciò si prodigò, nonostante le sofferenze, nel servizio sacerdo-tale. Quando il comandante del campo condannò, per rappresaglia, dieci innocenti alla morte di fame, Massimiliano sostituì volontariamente uno di essi, giu-stificando il suo passo con le parole: “Sono un sacerdote cattolico”. Per due settimane soffrì i tormenti della fa-me, non alleggeriti neanche da una goccia d’acqua, in-sieme con nove altri che preparava alla morte cristiana. Morì il 14 agosto 1941, dopo aver ricevuto l’iniezione di veleno.

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Lunedi 14 agosto

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■ LUCCA

In Italia molte sono le città che conservano affascinanti ed imponenti testimonianze del passato; poche però sono quelle che consentono la lettura di un’ininterrotta storia più che bimillenaria semplicemente passeggiando nelle strade e nelle piazze del centro. Lucca è una di queste.Della “colonia latina” fondata nel 180 a.C. a presidio di un territorio prevalentemente montuoso abitato dai Liguri Apuani, Lucca conserva la rigida planimetria a scacchiera: nel punto d’incontro del “cardo” e del “decumanus maxi-mus”, il “forum”, cuore pulsante della città romana, che ha continuato a battere durante tutto il medioevo (qui sorge la splendida chiesa romanica di San Michele, l’antico palaz-zo pubblico, il palazzo del podestà) continua a rappresenta-re un luogo di riferimento insostituibile nella vita della città contemporanea. L’anfiteatro, costruito nel I secolo d.C. fuori delle mura ro-mane, mantiene poche vestigia originali chiaramente leggi-bili ma conserva la sua pianta ed il suo volume.Le gradinate non esistono più, al loro posto case, palazzi di varia epoca e qualità architettonica, ma chi attraversa la grande piazza ellittica prova ancora la sensazione di trovar-si al centro di un’arena: non un rudere maestoso quale il Colosseo, non un teatro prestigioso quale l’Arena di Verona, ma un luogo dove per secoli si è scritta e riscritta la storia di una comunità, cambiando più volte l’uso del manu-fatto originale, ma conservandone fino ad oggi l’essenza spaziale.Poche le testimonianze architettoniche dell’alto medioevo, nel corso del quale Lucca rimase comunque città murata, sede di vescovado e residenza dei duchi longobardi di Toscana.In questo periodo si colloca la leggenda dell’arrivo miraco-loso a Lucca del Volto Santo, immagine simbolo della città, conservata nella cattedrale di San Martino in un tempietto di forme classiche appositamente realizzato da Matteo Civitali (1436-1501).La processione della Santa Croce (13 settembre), principa-le festività civile e religiosa cittadina, ricorda anche nel per-corso il successivo trasferimento del grande crocifisso dal-la basilica di San Frediano, al tempo fuori le mura, al Duomo di San Martino.È in epoca medioevale che Lucca sarà piena di vitalità, flori-

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Camaiore - Lucca

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Assunzionedella Beata Vergine Maria

1. Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvez-za, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come una sposa che si adorna di gioielli.

Invocazioni

2. Celebriamo il nostro Salvatore, che ha scelto di nascere da Maria Vergine e, confidando nel suo amore per lei, preghiamo:

Per Maria, piena di grazia, ascoltaci.

Verbo eterno, che hai eletto Maria come arca incorrutti-bile della tua dimora,

- liberaci dalla corruzione del peccato. Redentore nostro, che hai fatto di Maria il santuario de-

gnissimo dello Spirito Santo, - trasformaci in tempio vivo del tuo Spirito. Re dei re, che hai voluto esaltare Maria con la sua assun-

zione al cielo in anima e corpo, - fa’ che ci sentiamo fin d’ora cittadini della Gerusa-

lemme celeste. Signore del cielo e della terra, che hai incoronato Maria

regina dell’universo e l’hai posta alla tua destra, - donaci di condividere con lei l’eredità dei tuoi santi.

Padre nostro.

3. Orazione

O Dio onnipotente ed eterno, che hai innalzato alla glo-ria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fa’ che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen.

con natura a caval lo

Martedì 15 agosto

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dezza economica e grande livello culturale.Le mura, le piazze, le chiese, le case testimoniano questa fase della storia lucchese che, a ben vedere è storia euro-pea, in quanto Lucca in questo periodo è presente con i suoi mercanti alle crociate come alle fiere della Champagne ed è capitale di un territorio che va espandendosi a detri-mento del dominio feudale ed è in concorrenza con i liberi comuni vicini.L’interno della città si è nei secoli trasformato: agli antichi borghi medievali ricchi di botteghe e case-torri dei mer-canti, si sono sostituiti i grandi palazzi dei banchieri, della borghesia, progettati dai più importanti architetti, fantasio-si nelle forme e negli stili, ricchi di giardini, creando un sa-piente “mix” conservato fino ad oggi, grazie anche ad un modo di amministrare la città così unico e lungimirante.

Bibliografia: Lucca, una piccola capitale europea testi di Marcello Lera APT Lucca

Buccellato di Lucca

INGREDIENTI: • Kg 1 di farina bianca • g 100 di anice • g 100 di uva sultanina • sale • g 250 di zucchero • g 50 di lievito di birra • chiara d’uovo

Disponete a fontana la farina sul marmo del tavolo e nel centro mettete i semi di anice, l’uvetta sultanina ammorbi-dita in acqua tiepida e strizzata, un pizzico di sale, lo zuc-chero, il lievito di birra sciolto in due dita di acqua tiepida, mescolando il tutto con tanta acqua quanta ne servirà per avere un impasto di giusta consistenza e mettetelo a lievi-tare coperto da un tovagliolo.Quando la pasta avrà raddoppiato il suo volume, disporla in una teglia unta. Rimettetela a lievitareInfine spennellate il buccellato con chiara d’uovo e dispone-telo in forno di moderato calore per circa un’ora fino a quan-do cioè avrà acquistato una bella colorazione dorata.

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Lucca - Fucecchio

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Santo Stefanodi Ungheria (969-1038)

1. L’evangelizzazione dell’Ungheria, già avviata nel secolo IX dalla Chiesa di Costantinopoli, veniva seriamente com-promessa nel secolo XI, perché la Chiesa di Oriente aveva perduto il suo prestigio. Con felice intuito, il duca Stefano prese coscienza del pericolo e decise di adottare i costumi e la cultura occidentale. Rivoltosi a Roma, fu incoronato re nel Natale dell’anno 1000, con la corona ricevuta da papa Silvestro II. Venne coadiuvato nella grande opera dell’evangelizzazione dal veneziano Gerardo Sagredo, che gli educò il figlio Emerico, e fu poi vescovo e martire. Stefano consacrò il regno a Maria, “la grande Signora”, rendeva personalmente giustizia ai poveri e li catechizza-va.

2. Favorì l’organizzazione delle diocesi, secondo la tradizio-ne romana e con l’aiuto dei benedettini di Cluny. Il mona-stero di san Martino di Pannonhalma divenne uno dei grandi centri missionari. Col figlio sant’Emerico, morto assai giovane e modello di candore, Stefano è stato cano-nizzato da papa Gregorio VII nel 1083.

Stefano ed Emerico, laici, hanno operato esemplarmente per la Chiesa, mostrando di sentirsi compartecipi della sua missione con tutti i suoi membri. In questo Corpo di Cristo, armonico e compatto, chi non operasse per la sua crescita secondo la propria attività, dovrebbe dirsi inutile per la Chiesa e per se stesso (cf AA 2).

3. Preghiamo: Assisti, Signore, i tuoi fedeli, nel ricordo di santo Stefano, re d’Ungheria: egli che guidò il suo popolo alla fede di Cristo sia nostro patrono presso di te nel cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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Mercoledì 16 agosto

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S. Giacintoconfessore

1. Dal Vangelo secondo Matteo 4,23a.25; 5,1 - 12a

In quel tempo Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

2. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché

saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli

di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di

essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e,

mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

3. Preghiamo Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rivelare e pro-

porre la legge della nuova alleanza con l’uomo per mezzo del tuo Verbo incarnato nel Discorso della montagna, fa’ che, rinnovati nella verità, ne seguiamo gli insegnamenti per conseguire la beatitudine eterna.

Per lo stesso Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Amen.

con natura a caval lo

Giovedì 17 agosto

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■ FUCECCHIO

Le origini del centro abitato di Fucecchio risalgono al deci-mo secolo, quando per la prima volta vengono ricordati i due più antichi insediamenti che solo successivamente si fonderanno in un’unica realtà.Il primo, il castello di Salamarzana, situato sulla collina, era sede dei conti Cadolingi, una delle più potenti casate feuda-li della Toscana; il secondo, il villaggio di Borgonuovo, ubica-to in pianura, era sorto sulle rive dell’Arno, presso un por-to fluviale e fu indubbiamente agevolato nel suo sviluppo dalla presenza del ponte Bonfiglio che consentiva ai vian-danti di passaggio lungo la strada Romea-francigena di su-perare il fiume. Certo anche per la favorevole posizione i conti Cadolingi vollero fondarvi, nel 986, una chiesa dedica-ta a San Salvatore che fu presto trasformata in abbazia, affi-data all’ordine benedettino e poi sottoposta alla regola vallombrosana. Il monastero, che fu uno dei più prestigiosi della zona, ebbe come abate, nella prima metà dell’undice-simo secolo, Pietro Igneo, esponente del partito favorevole alla riforma della Chiesa e noto soprattutto per il suo scon-tro col vescovo Simoniaco di Firenze, Pietro Mezzabarba. Più tardi, nei primi anni del XII secolo, una rovinosa alluvio-ne dell’Arno costrinse i monaci a ricostruire l’abbazia pres-so il castello, sulla più sicura collina, dove era già stata eret-ta nel 1089 la pieve intitolata a San Giovanni Battista (oggi Collegiata). Dopo l’estinzione del conti Cadolingi, avvenuta con la morte di Ugo nel 1113, cominciò a svilupparsi il Comune, che ebbe il riconoscimento ufficiale dell’impera-tore Enrico VI, mediante un privilegio emanato nel 1187. Per tutto il XIII secolo Fucecchio poté godere di una larga autonomia pur essendo soggetto prima all’Impero e poi a Lucca, nelle cui diocesi si trovavano le terre del Valdarno medio-inferiore (prima che fosse creata, nel 1662, la dioce-si di San Miniato). Data l’importante posizione strategica, il Castello sostenne con successo numerosi assedi nel corso delle lotte tra le maggiori città toscane, restando sempre fedele alla parte guelfa.Fu per questo che nel 1330 Fucecchio entrò definitivamen-te nel distretto di Firenze, anche per l’interesse che dimo-stravano i Medici per i loro beni in frazione Cappiano.

Bibliografia: Fucecchio e il suo padule, Comune di Fucecchio, edizioni Weka s.p.a. 1995.

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■ GAMBASSI TERME

Dal 1977, Gambassi ha aggiornato il suo nome e tende a rinnovare la sua fisionomia all’insegna delle Terme, dopo millenni di tradizioni agricole ed artigiane.Era certo in antico, “terra di passo”: per gli Etruschi, trovan-dosi sulla direttrice e nel dominio di Volterra; per i Romani, in relazione alla via Clodia tra Siena e Lucca; e, nell’alto me-dioevo, per i viaggiatori in particolare per i pellegrini che percorrevano la Via Francigena, come l’arcivescovo Sigerico di Canterbury, che descrisse così minuziosamente il suo viaggio, di cui ancora oggi possiamo ritrovarne le tracce, lungo la Francia e l’Italia. In particolare si ricorda prima del 994, la Pieve di Chianni, e uno spedale vi è documentato nel XIII secolo.Il territorio di Gambassi risulta abitato almeno fin dal neo-litico, come attestano le schegge ritoccate in diaspro rosso rinvenute in alcune località .Il periodo di maggior frequentazione della località si ha nell’epoca etrusco-arcaica (VII a.C.), fino all’epoca tardo-romana (III sec. d.C.), in particolare nell’area di Poggio all’Aglione sono state individuate sia tombe che tracce di insediamenti attribuibili alle epoche citate.Tracce etrusco-ellenistiche si segnalano in numerose loca-lità limitrofe (Pergola, Leccione, Santa Cristina, Paletro, Riparotta e a Garmagnana).Di notevole interesse sono i resti di una vetreria medioe-vale attiva intorno al 1300, consistente in una fornace da “fritta” e quattro fornaci da lavorazione.Questo ritrovamento testimonia la presenza di questa an-tica “arte” nel territorio di Gambassi, in particolare la pro-duzione di bicchieri e bottiglie era richiesta in tutta Italia.I reperti sono raccolti nel Palazzo Civico e nella sede del Gruppo Archeologico. La prima testimonianza scritta che riguarda il “castello di Gambassi” risale al 1037, quando Guido del fu Ranieri ce-deva al Vescovo di Volterra Gottifredo una porzione di quanto in esso vi possedeva.Oggi la vocazione più congeniale di Gambassi è senza dub-bio quella turistica in relazione alle acque termali, ai boschi cedui e alle pinete che coprono circa il 60% del suo territo-rio.

Bibliografia: Gambassi Terme a cura del Comune.

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Fucecchio - Gambassi Terme

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6. Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,* cantano tra le fronde. Dalle tue alte dimore irrighi i monti,* con il frutto delle tue opere sazi la terra.

7. Fai crescere il fieno per gli armenti+ e l’erba al servizio dell’uomo,* perché tragga alimento dalla terra: il vino che allieta il cuore dell’uomo;+ l’olio che fa brillare il suo volto* e il pane che sostiene il suo vigore.

Gloria al Padre...

Preghiamo:

Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adot-tivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai pro-messo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

S. Elena imperatrice

Salmo 103

Tutti insieme

1. Benedici il Signore, anima mia,* Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore,* avvolto di luce come di un manto.

2. Tu stendi il cielo come una tenda* costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, * cammini sulle ali del vento; fai dei venti i tuoi messageri,* delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.

3. Hai fondato la terra sulle sue basi,* mai potrà vacillare. L’oceano l’avvolgeva come un manto,* le acque coprivano le montagne.

4. Alla tua minaccia sono fuggite,* al fragore del tuo tuono hanno tremato. Emergono i monti, scendono le valli* al luogo che hai loro assegnato. Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,* non torneranno a coprire la terra.

5. Fai scaturire le sorgenti nelle valli* e scorrono tra i monti; ne bevono tutte le bestie selvatiche* e gli ònagri estinguono la loro sete.

con natura a caval lo

Venerdì 18 agosto

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■ STAGGIA SENESE

Nel 1994 ha celebrato i suoi mille anni di vita, anche se gli storici gliene attribuiscono almeno cento in più.Nell’anno Mille era infatti già un importante castello, resi-denza di una potente famiglia di origine longobarda, un di-scendente della quale, Isalfredi, vi aveva fondato una chiesa intitolata a S. Maria.Nella prima metà del XII secolo vi si stabilirono, in una spe-cie di conduzione feudale dei monaci di Badia Isola, la fami-glia dei Sarzi, che si trovò a dover fare i conti fra le mire se-nesi e fiorentine sul castello, strategicamente importante e punto di transito vitale di uno dei tracciati valdelsani della Via Francigena, seguendo alterne fortune politiche delle due città e pagando con la distruzione del castello da parte dei Fiorentini la propria alleanza con Siena.Prima della fine del XIII secolo il castello e gran parte delle sue terre e pertinenze furono acquistati da Albiero Franzesi, dell’omonima famiglia fiorentina di mercanti, magnati e fi-nanzieri. Il castello fu ricostruito agli inizi del trecento in-sieme alla rocca, poi abituale dimora dei Franzesi cui dette-ro un assetto tipicamente francese, tanto da evocare nelle forme alcuni castelli del Nord, in cui avevano vissuto. Questa potente famiglia conservò qui il suo potere anche quando Staggia si organizzò in Comune, finché nel 1361 la Repubblica Fiorentina acquistò la fortezza.Il castello conserva ancora oggi l’impianto urbanistico della sua prima fortificazione, caratterizzata da una cerchia mu-raria alta e possente in parte rimaneggiata nel corso dei secoli, da una strada centrale in asse con le due porte cen-trali ora abbattute, e da un “ tessuto” di stradine parallele, corti, orti e pozzi di approvvigionamento.

Bibliografia: Comune di Poggibonsi Valdelsa Arte&Natura

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Gambassi Terme - Staggia Senese

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Staggia Senese - Siena

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San Giovanni Eudessacerdote (1601-1680)

1. Temperamento focoso e affettivo, Giovanni Eudes, «ini-ziatore, dottore e apostolo del culto liturgico del S. Cuore di Gesù», come lo definì san Pio X, era un disce-polo della «Scuola francese» di spiritualità. Ad essa va il merito d’aver dato uno slancio duraturo alla restaurazio-ne della vita religiosa nel seicento, in Francia. Fondò la Congregazione di Gesù e Maria, gli Eudisti, per la dire-zione spirituale dei seminari e specialmente per le mis-sioni al popolo. Egli ne predicò moltissime per ricristia-nizzare l’ambiente rurale. Fondò pure l’opera del Buon Pastore per la riabilitazione delle giovani forviate. In ba-se a inchieste di sociologia religiosa compiute in Francia negli ultimi anni, le regioni che furono toccate dall’azio-ne missionaria del sec. XVII devono essere ancora consi-derate cristiane, mentre le altre sono scristianizzate. Questo dimostra la validità dell’azione compiuta da san Giovanni Eudes e dai suoi confratelli.

2. Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la

vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mon-di, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.

3. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e di-ventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se os-serverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amo-re, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore».

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Sabato 19 agosto

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l’industria dolciaria, con le particolari specialità che trova-no origine nell’incredibile passato di questo luogo. Bibliografia: Touring Club Italiano Nuova guida rapida d’Italia MI1974 - Touring Club Italiano Guida turistica d’Italia MI 1987

Cavallucci di Siena

INGREDIENTI: • g 150 di farina • g 25 di scorzetta di aran-cia candita • g 7 di semi di anice • un cucchiaino di cannella • g 50 di noci mondate • g 150 di zucchero • chiara d’uovo • burro

Mettete in una terrina la farina, la scorzetta di arancia candita tritata minutamente, i semi di anice pestati, la cannella e le noci spezzettate. Mettete ora in una casseruolina lo zucchero e mezzo bic-chiere scarso di acqua; portate la casseruolina sul fuoco e fate cuocere lo zucchero poi aggiungete di un colpo tutti gli ingredienti preparati nella terrina mescolando energica-mente. Rovesciate questa pasta sulla tavola leggermente infarinata, lasciatela freddare un pochino e poi con le mani umettate di chiara d’uovo, impastatela per farne una mas-sa omogenea. Stendete questa pasta all’altezza di un cen-timetro scarso e ricavatene dei piccoli rombi di circa 4 cen-timetri di lato che allineerete man mano sulla placca del forno leggermente unta di burro e infarinata. Infornate a fuoco leggerissimo per mezz’ora abbondante affinché i ca-vallucci possano asciugarsi senza colorirsi.

■ SIENA

Gentile città adagiata su tre colli nel cuore della Toscana in una zona agricola, nobilissima e attraente per il genuino, in-tatto aspetto medioevale e le testimonianze della sua splendida civiltà.Al di là dei singoli monumenti d’arte, per i quali è tuttavia famosa e celebrata, il fascino sottile di questo luogo si co-glie nelle silenziose viuzze che risalgono e discendono si-nuose e serpeggianti lungo i suoi tre colli dai dislivelli im-portanti. Si scoprono così gli scorci e gli scenari che si aprono con sorprendente varietà e bellezza, “puntati” dalla Torre del Mangia e dalle linee rigorose del Duomo, i due poli scenografici che delimitano gli spazi della città e si in-travedono tra le pietre e il cotto dei tetti e delle mura il verde delle colline e gli orizzonti annebbiati.È un luogo “magico” per la sua capacità di prenderti, conte-nendoti tra i suoi odori e i suoi suoni, nel tessuto di vivacis-sima civiltà artigianale che si coglie ad ogni angolo, in ogni piazzetta, in ogni strada.Importanti sono le sue collezioni d’arte: la Pinacoteca Nazionale, Il Museo dell’Opera Metropolitana, lo splendi-do Palazzo Pubblico, il Museo Archeologico. La sua vita in-tellettuale intensa si articola intorno a grandi istituzioni come l’Accademia Musicale Chigiana, una delle poche isti-tuzioni italiane a carattere privato di rinomanza internazio-nale.Delle sue famose compagnie bancarie e mercantili per le quali la città fu prospera in passato rimane oggi il prestigio-so nome del Monte dei Paschi.Le attività economiche attuali sono legate alla produzione agricola del territorio e al turismo. Famosa nel mondo è

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1. Il banchetto è il luogo dell’accoglienza, dell’ospitalità e della comunione. Dio stesso imbandisce una tavola per il suo popolo e offre cibi deliziosi. L’Eucaristia è il segno concreto della presenza di Gesù Risorto che raduna i fi-gli dispersi nella sua Chiesa. Preghiamo il Signore, affin-ché possiamo rafforzare i vincoli di unità, di fraternità e lo spirito di servizio.

2. Intenzioni per la preghiera dei fedeli

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Padre, nella tua bontà.

- Preghiamo per la Chiesa: tragga dall’Eucaristia la for-za per essere segno di salvezza per tutti gli uomini.

- Preghiamo per i pastori della Chiesa: siano guide fede-li e sicure per tutti i fratelli.

- Preghiamo per i catechisti: si sentano inviati di Cristo e della Chiesa per promuovere la speranza del Vangelo.

- Preghiamo per noi cavalieri qui presenti: la partecipa-zione a questa Eucaristia ci aiuti a mettere la nostra vita al servizio dei fratelli.

3. La Parola di Dio si è fatta carne in Gesù. È lui che noi dobbiamo ‘assimilare’ nell’Eucaristia per renderci simili a Dio. Allora la nostra vita si trasformerà in ‘azione di grazie’, in Eucaristia per i nostri fratelli.

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Domenica 20 agosto

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Siena - Pienza

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San Pio Xpapa (1833-1914)

1. Giuseppe Sarto, nato a Riese (Treviso) da famiglia di contadini, divenuto sacerdote, fu direttore spirituale del seminario, parroco, poi vescovo di Mantova e di Venezia, e divenne Papa col nome di Pio X. Il suo motto, «Instaurare omnia in Christo», fu un programma di rin-novamento, di riforme. Respinse ogni ingerenza politica nell’elezione del Papa, riformò l’amministrazione cen-trale della Chiesa e le nomine dei Vescovi, avviò la codi-ficazione delle leggi universali ecclesiastiche.

2. Per questo ampio lavoro pastorale, fece preparare un Catechismo ed egli stesso predicava alle parrocchie ro-mane in Vaticano. Spirito profondamente religioso, ric-co di doti umane e di capacità organizzativa, si concen-trò sulla vita interna della Chiesa e sulla sua espansione missionaria; prese a cuore i movimenti laici che diver-ranno, sotto Pio XI, l’Azione Cattolica. Ebbe alcuni ge-sti forti con vari governi, rifiutando ogni compromesso. Addolorato per lo scoppio della prima guerra mondiale, morì il 21 agosto 1914, compianto dal popolo che ama-va la sua semplicità. Pio X fu precursore del Vaticano II nel rinnovare la vita della Chiesa, particolarmente per la formazione catechistica, la celebrazione liturgica, l’azio-ne pastorale, missionaria, apostolica.

3. Dal vangelo secondo Giovanni Quando si fu manifestato ai suoi discepoli ed ebbe man-

giato con loro, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di nuovo «Simone di Giovanni, mi ami?”»Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”. Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi ami?”. Pietro ri-mase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle».

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Lunedi 21 agosto

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Il suo sogno fu quello di trasformare il natio borgo medie-vale in una città del rinascimento, una piccola Roma per la villeggiatura del Papa e della sua corte.L’antico borgo, delineato secondo il più elementare sche-ma medioevale di sviluppo a doppio pettine, divenne un modello esemplare di città, secondo l’elaborazione teorica umanistico-rinascimentale.Un vero e proprio “laboratorio” quindi, dove per la prima volta, si partì da un progetto organico complessivo che in-teressò non solamente il tessuto urbano, ma coinvolse tut-te le arti: la pittura, l’oreficeria, la scultura, la tessitura, etc. creando opere che sono rimaste nella cittadina costituen-do un insieme difficilmente ripetibile.

Testo e foto di Gianfrancesco Minetto

Carciofi in tortino alla toscana (4 persone)

INGREDIENTI: • 4 carciofi teneri • succo di limone • farina • olio • burro • 4 uova • sale e pepe • latte

Togliete ai carciofi le foglie esterne più dure, scorciate un po’ il gambo conservandone la parte più tenera, tornite il girello e spuntate la cima. Ritagliateli poi in spicchi e pas-sateli man mano in un catino contenente acqua acidulata con succo di limone.Quando saranno tutti preparati, scolateli e asciugateli, passateli nella farina e friggeteli in abbondante olio, a calo-re moderato, finché saranno ben cotti e dorati.Ungete abbondantemente di burro un tegame nel quale i carciofi possano stare allineati in un solo strato e dispone-teci i carciofi, senza lasciare spazi vuoti.Sbattete le uova come per frittata, conditele con sale e pe-pe, aggiungeteci tre o quattro cucchiaiate di latte e versa-tele sui carciofi in modo da sommergerli. Mettete il tegame in forno moderato fino a che le uova si saranno accremate.

■ PIENZA

Lungo l’antica strada della valle dell’Orcia, tra le mille fessu-re e rughe di questa terra argillosa, quasi senza alberi, sia-mo sorpresi nel mese di maggio dalla prepotenza del giallo della ginestra in fiore (è il paesaggio riprodotto dai pittori senesi: Duccio, Ambrogio Lorenzetti, i Sassetta).Antichi abitati sorgono in alto, adagiati come navi sull’in-quieto mare grigio delle crepe e su quello argenteo delle nuvole degli olivi.Pienza, probabilmente il centro più famoso, appare improv-viso con le sue mura a strapiombo verso sud, interrotte inaspettatamente da un’elegantissima loggia di bianche co-lonnine e dalle scintillanti vetrate dell’abside del duomo.“La città sorge su un breve altopiano formato da un calcare giallastro, quasi interamente costituito da resti organici (nullipora ed amphistegina) al di sotto del quale si trova il cosiddetto tufo, roccia arenacea giallo-rossastra, a cemen-to argilloso-calcareo, dai frammenti angolosi ed arrotonda-ti calcarei o silicei, talora organici che di rado raggiungono la grossezza di una lenticchia” (Rodolico).La città, così come si può visitare oggi, sorse nella seconda metà del 1400, in soli tre anni, per volontà di Pio II, che vi era nato nel 1405.L’antico abitato di Corsignano, ricordato dal Boccaccio, di origine probabilmente alto medioevale, fu acquistato dai monaci dell’abbazia del Monte Amiata nell’828 e rimase di loro proprietà per ben tre secoli.In seguito divenne senese, e venne da questa città fortifica-to in funzione difensiva soprattutto nei confronti di Orvieto e Firenze.L’abitato divenne poi feudo della famiglia senese dei Piccolomini, che qui trovarono rifugio quando furono ban-diti dal governo popolare della città nel 1385.Il piccolo Enea Silvio, primogenito di Silvio Piccolomini, vi trascorse la sua infanzia prima di intraprendere gli studi umanistici e la carriera politica ed ecclesiastica che lo por-terà a diventare nel giro di pochi anni segretario dell’anti-papa Felice V, ambasciatore a Roma dell’imperatore Federico III, vescovo di Siena nel ’50, Principe e Consigliere Imperiale e infine Pontefice il 19 Agosto 1458.La sua fama in campo letterario è affidata ai “Commenta-ri” che narrano la vita dello stesso pontefice dall’elezione fino al 1463.

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Pienza - Celle sul Rigo

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Beata Maria VergineRegina

1. La celebrazione di Maria Regina fu istituita da Pio XII nel 1955 per il 31 maggio; il rinnovamento liturgico voluto dal Concilio la pone a complemento della solennità dell’Assunta, perché formano un unico mistero.

«L’immacolata Vergine... finito il corso della sua vita terre-na, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte» (LG 59). La regalità messianica è lo stato a cui so-no destinati tutti i cristiani. Maria per prima e più di tutti realizza in sé la promessa di Gesù: «Per voi, che avete per-severato con me nelle mie prove, io preparo un regno, co-me il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangia-re e bere alla mia mensa nel mio regno, e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele”»(Lc 22,28-30).

Tutti insiemeL’anima mia magnifica il Signore* e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.*D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente* e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia* si stende su quelli che lo temono.Ha spiegato la potenza del suo braccio,* ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,* ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati,* ha rimandato i ricchi a mani vuote.Ha soccorso Israele, suo servo,* ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri,* ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.Gloria al Padre e al Figlio* e allo Spirito Santo.Come era nel principio, e ora e sempre* nei secoli dei secoli. Amen.

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Martedì 22 agosto

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Dalla attigua piazza Vittorio Emanuele parte la via principa-le oggi via Giosuè Carducci, che arriva fino alla porta del “Poggetto”. Il poeta dimorò con la famiglia durante il1893 nel palazzo Ceccarelli. Nella via del Cantone si trovano i palazzi delle famiglie conti Bocchi Bianchi.Due vie esterne; via della Porticciola e via della Rocca, quest’ultima, dal lato di tramontana dalla torre principale porta fino al Poggetto, in fondo alla quale si incontrano l’al-tra torre e i resti delle antiche mura.

Specialità dolciarie e alimentariSi usa accompagnare ogni celebrazione festiva con dei pro-dotti alimentari tipici.A Natale si preparano le copate (miele e mandorle tritate fra due grosse ostie); a Pasqua la ciaccia; a carnevale strufo-li e ciaffagnoni, distribuiti gratuitamente alla gente da grandi padelle poste nella piazza principale.Piatti tipiciI “pici” sono un tipo di pasta fatta a mano simili agli spaghet-ti i cui ingredienti sono acqua e farina.I “ciaffagnoni” sono delle grosse frittelle di acqua e farina, sulle quali viene messo del pecorino oppure dello zucche-ro. Il “ buglione” è un secondo piatto a base di carni miste di agnello e pollo in umido.

Bibliografia:San Casciano dei Bagni Storia, folclore e leggenda a cura del Prof. Arch. A. Del Bufalo Associazione Pro-Loco San Casciano dei Bagni.

■ CELLE SUL RIGO

A pochi chilometri dal paese di San Casciano dei Bagni vi è la frazione di Celle.Il piccolo paese, posto ad un’altezza di 592 metri, si trova sul raccordo tra la SS. 331 e quella che prosegue per Radicofani.L’origine del nome di Celle è curiosa ed interessante: esso trae origine dalle antiche grotte (celle) scavate nel tufo, le quali tuttora esistono al di sotto del livello della pavimenta-zione stradale.Proprio queste grotte costituivano una rete di cammina-menti sotterranei comunicanti tra loro, costruiti nei tempi antichi, la loro profondità varia dai 5 ai 10 metri.Col passare dei secoli, i cunicoli di comunicazione furono chiusi, e le grotte attualmente sono adibite a cantine delle costruzioni sovrastanti.L’origine di Celle, come quella di molti altri paesi della zona, non è ben chiara, né si sa con precisione quali furono i suoi primi abitanti.Lo storico Pecci e il Repetti sono d’accordo nel chiamare questo paese con il nome di Celle Sacra o Celle Vinaria:Celle Sacra per le Grotte in cui sembra si rifugiassero i primi cristiani al tempo delle persecuzioni; Celle Vinaria (o Granaria) per i moltissimi pozzi cilindrici, detti anticamen-te Silos, foderati di paglia che servivano a conservare il gra-no.Presso il ponte al Rigo furono trovati, in tempi diversi, dei pezzi di terrecotte preistoriche colorate, pezzi di anfore ed altro vasellame. Questo fa supporre che nella zona esi-stesse qualche paese o almeno qualche abitazione etrusca.Notizie più precise sull’origine di Celle si hanno attorno all’anno 1000, quando una consorteria composta da guer-rieri, palafrenieri e giovinette, ciascuno sul proprio cavallo fu inviata dai magnati di Orvieto verso i territori di Celle, che in quel periodo faceva parte del contado di Orvieto.A questo episodio si fa risalire la costruzione del castello di Celle: di forma rettangolare con quattro grandi torri ai punti cardinali e otto torrioni a sostegno e difesa delle mura.Oggi del castello e della grande chiesa dedicata alla Madonna rimangono la torre principale del castello, oggi torre campanaria, una seconda torre, posta al fianco della porta del Parapetto

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Celle sul Rigo - S. Lorenzo Nuovo

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Santa Rosa da Limavergine (1586-1617)

1. Isabella Flores y De Oliva, figlia di immigrati spagnoli stanziatisi nel Perù, soprannominata «Rosa» per la fre-schezza del suo volto, fin dall’adolescenza s’iscrisse al Terz’ordine domenicano. Consacrò la sua vita alla cura dei poveri e ai lavori ordinari che una ragazza svolge nel-la sua famiglia. Eppure condusse una vita di straordina-ria penitenza e di intensa pietà eucaristica e mariana; amava chiamarsi “Rosa di santa Maria”.

2. Favorita di segnalati doni mistici, specialmente negli ul-timi anni, morì a Lima a 32 anni, il 24 agosto, dopo acute sofferenze, edificando i buoni coniugi presso i quali viveva. È la prima santa canonizzata del continente americano. L’imitazione di Cristo alla quale si ispirò la vita di santa Rosa ha realizzato questa fioritura per una offerta viva, questo profumo che si è sparso nel mondo.

3. Preghiamo

O Dio, che a santa Rosa da Lima, ardente del tuo amore hai ispirato il proposito di rinunziare a un ideale terreno per dedicarsi interamente a te nell’austerità e nella pre-ghiera, concedi anche a noi di seguire le vie della vita per dissetarci al torrente delle tue delizie.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

4. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci Signore

• La penitenza preservi integra la carità, come le spine la rosa... preghiamo

• Le faccende di casa e la vita quotidiana siano mezzi di santità... preghiamo

• La nostra testimonianza diffonda il buon profumo di Cristo... preghiamo

• Il Signore guidi l’America latina alla vera liberazione cristiana... preghiamo

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Mercoledì 23 agosto

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San Bartolomeoapostolo (sec. I)

1. Bartolomeo di Cana «figlio dell’agricoltore», uno dei pri-mi discepoli di Gesù, sarebbe quel Natanaele «Israelita genuino in cui non c’è frode» (Gv 1,45-51) che era passa-to da uno scetticismo ironico e quasi offensivo («da Nazareth, può venire qualcosa di buono?») a un atto di fede ardente: «Maestro, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele!». È nell’elenco dei 12 testimoni delle «cose mag-giori» del Figlio dell’Uomo sul quale vide «i cieli aperti» (Mt 10,3). Non si sa nulla di preciso della sua attività. Molte fonti parlano di diversissime regioni, e ciò potreb-be far pensare che abbia effettivamente avuto un vasto raggio di azione. Il martirio subito - essere scorticato vivo - figura nel costume penale dei Persiani. È venerato a Roma nell’isola Tiberina.

2. Preghiamo: Confermaci nella fede, Signore, perché aderiamo a Cristo, tuo Figlio, con l’entusiasmo sincero di san Bartolomeo apostolo, e per la sua intercessione fa’ che la tua Chiesa si riveli al mondo come sacramento di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

3. Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Filippo incontrò Natanaèle e gli disse:

«Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai veni-re qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsi-tà». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli ri-spose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo».

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Giovedì 24 agosto

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■ SAN LORENZO NUOVO

Il centro è ubicato sull’orlo occidentale del recinto crateri-co del lago di Bolsena, e domina da un lato la conca lacu-stre, dall’altro la pianura di Acquapendente fino al Monte Amiata.S. Lorenzo Nuovo, costruito alla fine del XVIII secolo per trasferirvi gli abitanti del vecchio centro che era collocato più in basso in una zona malsana, rappresenta un perfetto esempio di impianto urbanistico settecentesco realizzato su progetto dell’architetto Navona.L’impianto originario è costituito da una bella piazza otta-gonale da cui si articola la rete di strade parallele e perpen-dicolari, perfettamente allineate.La chiesa di S. Lorenzo Martire, dalle eleganti linee neoclas-siche, conserva all’interno pregevoli opere d’arte fra cui un crocefisso ligneo del XII secolo, due tele del Vasari, un bu-sto in marmo raffigurante il pontefice Pio VI attribuito alla scuola del Canova.Fuori il paese, nella pianura prospiciente il lago, si trovano i resti dell’antica chiesa di San Giovanni, probabilmente ope-ra del Sangallo.In prossimità del vecchio centro di San Lorenzo alle Grotte, si presume di origine etrusca, sono ubicate numerose grot-te con all’interno i caratteristici colombari.Nel 1100 San Lorenzo entro’ a far parte del Patrimonio della santa Sede, sottomesso ad Orvieto nel 1265, fu rian-nesso definitivamente alla chiesa nel 1359.Gli abitanti di San Lorenzo sono in prevalenza dediti all’agricoltura. Dall’11 al 15 agosto di ogni anno viene orga-nizzata, nella bella piazza centrale, la Sagra degli Gnocchi preparati con le pregiate patate di produzione locale.Assaporando gli gnocchi conditi con il sugo tradizionale, si può assistere agli spettacoli musicali che si tengono sull’al-tro lato della piazza.

Bibliografia:

Strada dei vini dell’Alta Tuscia a cura dell’arch. Maria Rita Sforza edito dalla regione Lazio, provincia di Viterbo.

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■ VITERBO

La città presenta alcuni aspetti architettonici di origine far-nesiana, come il quattrocentesco Palazzo Farnese, noto per aver ospitato la famiglia di Pierluigi, il padre del futuro papa Paolo III e di Giulia Bella, e la Strada Farnesina, voluta dal Card. Alessandro come nuova arteria di scorrimento nel centro storico cittadino (è l’odierna Via Cavour, ricca di palazzi gentilizi dell’epoca: nel Palazzo Brugiotti ha sede un museo privato di ceramica medioevale e rinascimentale), Viterbo è peraltro nota per il raro e ben conservato cen-tro storico duecentesco (quartiere San Pellegrino) e per essere stata sede papale.Vi si trovano musei archeologici, d’arte sacra, chiese di elevato valore artistico.Nei pressi di Viterbo si trovano la città etrusco-romana di Ferento, con un teatro ben conservato e adibito a spetta-coli all’aperto, varie necropoli etrusche (Castel d’Asso, Norchia), la bellissima Villa Lante di Bagnaia, con il prezioso giardino all’italiana.Di particolare richiamo gli stabilimenti termali, alimentati dalle sorgenti di acqua sulfurea del Bulicame, che offrono un servizio d’alta qualità volto anche alla cura di disturbi dell’apparato osteoarticolare, respiratorio e al fitness.Tra le manifestazioni di richiamo turistico, sono da citare il Trasporto della macchina di Santa Rosa, imponente torre lu-minosa portata a braccia da cento “facchini” (3 settembre) e la mostra dell’antiquariato (novembre). A Viterbo, nel pe-riodo giugno-settembre si tengono spettacoli teatrali rina-scimentali.

Bibliografia:Viterbo a cura dell’Amministrazione Provinciale di Viterbo.

Zuppa di pesce del lago di Bolsena “la sbroscia”

Una volta per la sua preparazione venivano adoperati i pe-sci di scarto, sia quelli eccessivamente spinosi, come il luc-cio e la tinca, che quelli di piccolo taglio (anguille, persici, coregoni), che, non potendo essere facilmente commercia-lizzati, venivano utilizzati dagli stessi pescatori per il pro-prio pasto.A questi pesci si aggiungevano vari odori che andavano dall’immancabile mentuccia alla cipolla e, secondo i gusti, prezzemolo e basilico.Le verdure erano rappresentate dalle patate e dai pomo-

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S. Lorenzo Nuovo - Viterbo

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doretti e il condimento dal saporitissimo olio extra vergine di oliva di produzione locale; il tutto veniva poi servito su fette di pane raffermo, preferibilmente abbrustolite, e man-giato dopo averlo lasciato riposare per qualche minuto.Oggi questa zuppa, preparata con pesci appena pescati e di prima qualità, si può trovare in alcune trattorie dei paesi che si affacciano sulle rive del lago e che sono segnalate come ”trattoria tipica”.

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Dio...

4. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci Signore

• Ogni attiviità sociale e politica sia fatta con spirito cri-stiano...preghiamo

• Collaboriamo con l’autorità nell’azione per il bene comune...preghiamo

• La giustizia e la carità di san Ludovico ispirino i poli-tici..preghiamo.

• Non vi sia più dominio di popoli su popoli, né colo-nialismi...preghiamo

San Ludovico (1214-1270)

1. Ludovico, o Luigi IX, re di Francia ricevette una forte educazione cristiana dalla madre, Bianca di Castiglia, che tenne la reggenza durante la minore età e le assenze del figlio; anche la figlia di lei, Isabella, è beata. Luigi re-alizzò nella sua vita l’ideale del sovrano che vive con pie-nezza la sua fede. Questa ne moderò il carattere impulsi-vo, ne sostenne la dirittura morale senza tentennamenti, lo rese saggio nelle opere di pace, modello di virtù fami-liari, ne fece un vero tipo di laico cristiano. Restaurò la giustizia e la vita economica del paese; fondò ospedali, diede largo campo alla beneficenza, fu personalmente un esempio di amore verso i poveri e i malati. Terziario francescano, tutta la sua vita fu un’irradiazione dello spi-rito di san Francesco, che lo animava nel suo agire quoti-diano.

2. Favorì gli ordini mendicanti, elevò il livello intellettuale della Sorbona, operò da pacificatore in Europa. Sconfitto in una prima crociata per liberare i luoghi santi (1249-1250) e riscattato ad altissimo prezzo, vent’anni dopo mosse nuovamente contro l’Islam vittorioso sui cristia-ni; ma la peste attaccò il suo esercito. Egli si prodigò co-me comandante e come infermiere, finché la peste lo vinse il 25 agosto 1270 alle porte di Tunisi. I musulmani stimarono la sua fede, il suo eroismo.

Il Vaticano II ha espresso il riconoscimento della Chiesa per coloro che governano la società civile (cf GS) e ad essi, ai vari livelli in cui operano, ha rivolto il «Messaggio ai governanti».

3. Preghiamo: O Dio, che hai colmato dei tuoi doni il re san Ludovico, e lo hai innalzato dalla regalità terrena alla corona eterna, fa’ che anche noi, cooperando all’edificazione della città terrena, teniamo viva la speranza della città eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è

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Venerdì 25 agosto

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Viterbo - Capranica

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S. Alessandro martire

Tutti insiemeSalmo 83: Canto di pellegrinaggio

Quanto sono amabili le tue dimore,*Signore degli eserciti!L’anima mia languisce* e brama gli atri del Signore.Il mio cuore e la mia carne* esultano nel Dio vivente.Anche il passero trova la casa,* la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli,* presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,* mio re e mio Dio.Beato chi abita la tua casa:* sempre canta le tue lodi!Beato chi trova in te la sua forza* e decide nel suo cuore il santo viaggio.Passando per la valle di pianto la cambia in una sorgente,* anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni.Cresce lungo il cammino il suo vigore,* finché compare davanti a Dio in Sion.Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia* preghiera, porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.Vedi, Dio nostro scudo,* guarda il volto del tuo consacratoPer me un giorno nei tuoi atri* è più che mille altrove, stare sulla soglia della casa del mio Dio* è meglio che abitare nelle tende degli empi.Poiché sole e scudo è il Signore Dio;+Il Signore concede grazia e gloria, non rifiuta il bene a camminare con rettitudine.Signore degli eserciti,* beato l’uomo che in te confida.

Gloria al Padre...

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Sabato 26 agosto

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e animali selvatici corrono sulle colline; è un brusio conti-nuo di uccelli, acque e rami, senza dire delle greggi, del vino e del grano, del lago vicino, dei fiumi del mare non lontano” (F. Petrarca da Le Familiari).

Bibliografia:Capranica con i pellegrini sulla Via Francigena tra storia arte e tradizione dott. Stefano Porri Comune di Capranica Ass. alla cultura.

■ CAPRANICA

Adagiata sull’alta rupe e delimitata da due corsi d’acqua, Capranica vista dall’alto evidenzia un tracciato urbano ca-ratterizzato da una via principale che corre da nord a sud del promontorio e da una serie di stretti vicoli ortogonali a sinistra e a destra dell’asse centrale.Suggestive piazzette si aprono improvvise. Palazzi gentilizi ornati da bei portali e finestre finemente lavorate sono si-tuati nelle vie principali del borgo medioevale e fuori dalla porta nel borgo di Sant’Antonio.Il primitivo nucleo di Capranica è Castel Vecchio o “Castrovecchio” ad est del pianoro, scelto dagli antichi abi-tanti per la sua posizione naturale costituita da ripide pare-ti rocciose ai lati. L’unico accesso a Castelvecchio per seco-li fu porta San Pietro.Il successivo sviluppo dell’abitato riguardò la saldatura ver-so ovest del pianoro e la costruzione della rocca Anguillara.L’ultima espansione avvenne oltre le mura castellane col borgo di Sant’Antonio.Soggetta alla Diocesi di Sutri, Capranica fece parte dei pre-sidi pontifici sin dall’antichità.I primi documenti che citano Capranica sono uno del 996, che conferma i beni del Monastero dei SS. Bonifacio e Alessio su questo territorio, ed un documento del 1050: un contratto d’acquisto di un terreno all’interno di Castel Vecchio (Capranica).Varie sono le vicende storiche e politiche che coinvolsero questo luogo nel corso dei secoli, certo è che Capranica si trovava nel medioevo sull’asse viario principale, la Via Francigena, per recarsi da Nord a Roma.Da ricordare è il soggiorno del Petrarca, ospite di Orso di Anguillara, signore del borgo nonché senatore in Roma. Di quel breve periodo capranichese Petrarca ci ha lasciato al-cune lettere scritte al cardinale Colonna in cui descrive questi luoghi:“Capranica... È un monte delle capre, o meglio di leoni e di tigri... Vicino i monti e il lago Cimino, ricordato da Virgilio, vicina Sutri, appena lontana duemila passi... l’aria qui è salu-tare.Intorno qua e là un numero di colline dolci da salire e che non chiudono l’orizzonte... Dappertutto boschi fitti e scu-ri... Nelle vallate rumoreggiano le acque; cervi daini caprioli

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Capranica - Magliano Romano

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1. Il primo annunzio dell’Eucaristia, da parte di Gesù, ha provocato una divisione fra i suoi discepoli. «Forse an-che voi volete andarvene?». Questa domanda del Signore continua a risuonare come l’invito del suo amo-re a scoprire che è Lui solo ad avere «parole di vita eter-na» e che accogliere nella fede il dono dell’Eucaristia è accogliere Lui stesso.

2. Invocazioni per la preghiera universale:

Preghiamo insieme dicendo: Signore, aumenta la nostra fede.

- Signore, solo tu hai parole di vita eterna: apri il nostro cuore alla Parola che salva.

- Signore, tu solo hai parole di vita eterna: raduna la tua Chiesa nella verità e nell’unità.

- Signore, tu solo hai parole di vita aterna: sostieni gli sposi, proteggi le famiglie.

- Signore, tu solo hai parole di vita eterna: fa’ che la no-stra comunità sia coraggiosa e costante testimone di carità.

3. Partecipando all’Eucaristia continuiamo nell’avventura della scoperta di Dio. È un’esperienza che deve iniziare sempre di nuovo. Facciamo nostra l’esclamazione d’amore di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai pa-role di vita eterna!»

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Domenica 27 agosto

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Arcangelo e di Sant’Anna.La chiesa o grotta di Sant’Arcangelo si trova sotto il colle su cui sorge “il casale”, un luogo fortificato da mura e torri che ha le caratteristiche di una tomba etrusca e che proba-bilmente intorno al VI/VII secolo fu adattato in chiesa da parte dei monaci eremiti di origine orientale.Il culto di San Michele Arcangelo (29 settembre) ha trovato un centro di diffusione sul monte Gargano verso cui erano diretti i palmieri, i pellegrini medievali diretti in Terra Santa. Conosciamo che nelle vicinanze di Roma al settimo miglio della via Salaria fu eretta nel V secolo una basilica dedicata all’Arcangelo.Da questo luogo si sviluppò il culto di San Michele e dei Santi Angeli nel Lazio, la chiesa di Magliano Romano ha avu-to un ruolo molto importante in questa diffusione.La grotta era affrescata da bellissimi affreschi del XI secolo, staccati nel 1939 da Pasquale Rotondi, e ora conservati presso la Galleria Corsini di Roma.

Bibliografia: Pacifico Chiricozzi, Magliano Romano , Roma 1980

■ MAGLIANO ROMANO Al centro di una balconata allungata tra la via Cassia e la via Flaminia all’altezza della valle di Baccano sorge l’antico ca-stello di Magliano Romano.La vista spazia a Nord sui boschi dei monti Cimini, e a sud sui monti Sabini, Tiburtini e sui colli Albani.L’abitato sorge su un piccolo promontorio formato da due colli uniti da una sella occupata ora dalla piazza su cui sorge la sede Municipale.Sulla parte più settentrionale troviamo le costruzioni della rocca padronale e della chiesa di San Giovanni Battista.L’origine di questo abitato è legata alla transumanza delle greggi: con ogni probabilità sorse sul percorso che collega-va lungo le dorsali il mare con l’Appennino; inoltre la sotto-stante valle di Baccano, anticamente un lago, ben protetta dai venti di tramontana, costituiva un ottimo posto per lo stanziamento delle greggi oltre a fornire cibo e ricambi per i mezzi di trasporto.Fece parte dell’Ager Faliscus (sec.IX-VIII a.C.), quindi del territorio della potente Città etrusca di Veio (VII-IV a.C.) come testimoniano numerosi reperti archeologici.Il ritrovamento di tre cippi funerari romani, conservati nel territorio comunale, testimoniano l’epoca romana che do-vrebbe aver interessato questo territorio, che sembra es-sere emarginato, con la presenza di probabili ville rustiche.In epoca medievale l’abitato probabilmente, secondo alcu-ni documenti controversi, doveva far parte dei beni della famosa abazia di Santa Maria di Farfa.Sappiamo che l’abitato appartenente ai conti dell’Anguilla-ra fu distrutto nel 1241 dai Viterbesi ghibellini nella guerra contro Roma e il Cardinale Raniero Capocci. Dopo alterne vicende, l’abitato passò di mano dagli Anguillara, agli Orsini, ai Cesi, ai Borromeo ai Chigi, fino al 1862 quando divenne proprietà degli Arnaldi, che ancora oggi sono padroni della rocca.Dal punto di vista amministrativo Magliano romano segue le vicende dello Stato Pontificio fino al 1870, poi quelle del-lo Stato Italiano e ha sempre fatto parte della provincia di Roma.Monumenti importanti sono il castello o la rocca, “il casa-le”, la chiesa o grotta di S. Arcangelo, la chiesa o grotta di Santa Anna, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista.Particolare rilievo costituiscono le chiese rupestri di Sant’

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Magliano Romano - Isola Farnese

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Sant’Agostinovescovo e dottore della Chiesa (354-430)

1. Nato a Tagaste (attuale Souk Ahras, in Algeria) Agostino eb-be una gioventù scapricciata. Convertitosi prodigiosamente a Milano a 32 anni, e ricevuto il battesimo di sant’Ambro-gio, rientrò in Africa dopo la morte della santa madre Monica e si diede a vita religiosa. Fatto prete e poi vescovo di Ippona (presso l’attuale Bona, in Algeria), operò per quasi 40 anni contro le eresie e le deviazioni scismatiche del tempo: mani-cheismo, donatismo, pelagianesimo, arianesimo, lasciando moltissimi scritti, molti dei quali autentici capolavori e di genere letterario nuovo, quali le Confessioni e le Ritrattazioni (scritti autobiografici), la Città di Dio (quasi una teologia della storia), il trattato Della Trinità, Trattenimenti sui Salmi...

2. Preghiamo: Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci stanchiamo di cercare te, fonte viva dell’eterno amo-

re. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

3. Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da

Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha man-dato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli è in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito. E noi stessi abbia-mo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. Noi abbia-mo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.

con natura a caval lo

Lunedi 28 agosto

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la preghiera

Page 65: tappe del viaggio a Roma

Martirio di San Giovanni Battista (sec. I)

1. Il «più grande fra i nati di donna», secondo l’elogio di Gesù, morì vittima per la fede nei valori di conversione messianica che aveva predicato. Il racconto del suo mar-tirio per decapitazione, avvenuto nella fortezza di Macheronte sul Mar Morto, dove il vizioso Erode si era ritirato in vacanza, Gesù lo ascoltò dalla viva voce dei discepoli del Battista (tra i quali Giovanni l’evangelista e Andrea) (Mc 6,17-29) La data di oggi ricorda forse la dedicazione dell’antica basilica in onore del Precursore del Messia eretta a Sebaste, in Samaria.

2. Preghiamo:

O Dio, che a Cristo tuo Figlio hai dato come precursore nella nascita e nalla morte san Giovanni Battista, concedi anche a noi di impegnarci generosamente nella testimonianza del tuo Vangelo, come egli immolò la sua vita per la giustizia e per la verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

3. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci Signore

• Siamo cristiani senza compromessi come lo fu il Battista...preghiamo

• La nostra vita e la nostra parola orientino gli altri a Cristo...preghiamo

• Non cerchiamo alcun tornaconto nell’azione di apo-stolato...preghiamo

• La nostra capacità di sacrificio verifichi le nostre cele-brazioni...preghiamo

con natura a caval lo

Martedì 29 agosto

la preghiera

123122

■ ISOLA FARNESE

Il nome di Isola Farnese trae origine da due derivazioni ap-partenenti ad epoche diverse: la prima, deriva dal termine medioevale di Insula, che indica luoghi circondati da corsi d’acqua; la seconda per tradizione, deriva dalla potente fa-miglia del cardinale Alessandro Farnese che nel 1588 acqui-stò il castello e il relativo territorio da Paolo Giordano Orsini.Anticamente questa località aveva avuto denominazioni di-verse : Insula de Agella, Insula de Agolli, ed infine Insula Pontis Veneni.Più tardi il toponimo divenne Castrum Insulae, da cui Castello dell’Isola. La denominazione attuale risale verosimilmente ai primi anni dell’Ottocento.Isola Farnese si trova al Km 2 della strada che si incrocia con la via Cassia all’altezza del km 18.L’abitato non si è modificato nei secoli dall’originaria strut-tura medievale, la parte più antica, tutta racchiusa nella cer-chia delle mura del castello, a cui si accede da una porta ad arco tutto sesto, in tufo, rivolta a levante.Fuori dalle mura, in Piazza Colonnetta sorge la chiesa di San Pancrazio del secolo XV.

Page 66: tappe del viaggio a Roma

Conclusione pellegrinaggio

S. Pietro: sul fondamento degli apostoli

La basilica di san Pietro rappresenta oggi il punto più forte di incontro di tutti i cristiani.Da sempre San Pietro esprime l’unità della fede, la profes-sione di fede. Per questo tutti desiderano celebrare il Giubileo passando per la sua Porta Santa, appoggiando la testa o la mano su Cristo crocifisso che la domina.«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: ciò che legherai sulla terra sarà legato nel regno dei Cieli e ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nel regno dei Cieli”.Tutti i cristiani ripercorrono il cammino di Pietro: la chia-mata, la sequela, la debolezza del tradimento, la necessità del perdono, la professione di fede e quella dell’amore, fino alla suprema testimonianza del martirio.Chi entra nella basilica di San Pietro, al di là di ogni cele-brazione comunitaria, prega per il Santo Padre con tre Pater, Ave, Gloria e il credo sulla tomba dell’apostolo.Per questo proponiamo una celebrazione molto semplice.

R. Venite, adoriamo Cristo, re e signore degli apostoli.

Acclamate al Signore, voi tutti della terra,servite il Signore nella gioia,presentatevi a lui con esultanza. R.

Riconoscete che il Signore è Dio;egli ci ha fatti e noi siamo suoi,suo popolo e gregge del suo pascolo. R.

Varcate le sue porte con inni di grazie,i suoi atri con canti di lode,lodatelo, benedite il suo nome. R.

con natura a caval lo

Mercoledì 30 agosto

la preghiera

125

Isola Farnese - Tor di Quinto

il cammino

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27

a ta

ppa

Page 67: tappe del viaggio a Roma

sotto la guida del Successore del Principe degli Apostoli.Per Cristo nostro Signore.Amen.

Si avvia la processione dei pellegrini verso la Porta santa al canto delle Litanie dei Santi (p.227) o di un altro canto adatto.Il canto si interrompe davanti alla Porta santa, che si varca in religioso silenzio.

Oltrepassata la Porta santa, i pellegrini si rac-colgono davanti alla Pietà per invocare la Madre del redentore:

O santa Madre del Redentore,porta dei cieli, stella del mare,

soccorri il tuo popolo che anela e risorgere.Tu che accogliendo il saluto dell’angelo,nello stupore di tutto il creato,hai generato il tuo Creatore,Madre sempre vergine,pietà di noi peccatori.

Poiché buono è il Signore,eterna la sua misericordia,la sua fedeltà per ogni generazione. R.

Gloria al Padre.

Disponiamoci con spirito di fede ad accostarci ai segni della presenza di Cristo: egli è la Porta che introduce i credenti alla comunione col Padre, la sorgente dello Spirito che ani-ma la santa Chiesa, edificata sulla professione di fede dell’Apostolo Pietro, che qui ha offerto il proprio sangue per amore di Gesù e dei fratelli.

Preghiamo (pausa di silenzio orante)

O Dio, che ci hai chiamato a far parte della santa Chiesa,strumento della presenza di Cristo nel mondo,concedi a noi, pellegrini alla tomba dell’Apostolo Pietro,di crescere nella fede, nella speranza e nella carità,

126

Page 68: tappe del viaggio a Roma

Messaggio di pace

“L a pace sia con voi”. Con le parole di

Gesù, noi pellegrini diretti a Roma, vi

porgiamo il nostro cordiale ed affet-

tuoso saluto. Nessun dono è più grande, nulla si può deside-

rare di più attraente, nulla si può trovare che sia più prezioso

della pace.

Stiamo vivendo l’esperienza degli antichi “romei” che,

fin dall’anno 1300, si sono diretti verso la Città santa per so-

stare in preghiera presso la tomba dell’Apostolo Pietro, riper-

correndo le loro orme ma, per noi, tutto sarà nuovo, inesplo-

rato, carico di incertezze e sorprese, ma anche di gioia.

Il 2000 è anno di grazia: andare verso Roma, a cavallo,

diventa coraggioso atto di fede, momento di riflessione, ar-

ricchimento reciproco, vocazione all’amore fraterno esteso

anche agli emarginati e agli ultimi.

La porta delle quattro Basiliche Maggiori romane è stata

aperta come segno di Cristo, salvatore del mondo, che invita

tutti gli uomini a rinnovamento spirituale e riconciliazione.

Noi l’attraverseremo con fede, saremo purificati nello spiri-

to, acquisteremo la forza di scegliere il bene, otterremo il

gaudio dello spirito.

Accettate come ricordo del nostro passaggio e come gesto

di fraterna, solidale amicizia, l’augurio di pace nelle vostre

Comunità e famiglie, l’impegno a sostenerci gli uni gli altri

per rinnovare la nostra società ed a pensare in maniera nuova

le vie della storia, i destini del mondo. Mai come oggi, in

epoca di tanto progresso umano, si è reso necessario l’appello

alla coscienza morale dell’uomo chiamato a difendere la giu-

stizia e la pace.

Giunga a tutti il nostro abbraccio solidale e fraterno.

Verona, agosto 2000

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Cavallo (Enetoi),opera in bronzodello scultoreCesare MarcottoSi ringraziano:

le Amministrazioni comunali, provinciali e regionali le Diocesi

e quanti hanno collaboratocon notizie, documenti, fotografie

alla stesura di questa “guida di viaggio”

Regione VenetoEnte Fiera di Verona

Comitato Triveneto del Giubileo 2000Provincia di Belluno

Associazione Nazionale Natura a Cavallo

Coordinamento e redazione a cura di:Don Giorgio Benedetti

Gianfranco MinettoItalo D’Incà

Progetto grafico e impaginazione:Iride sas - Verona

Page 69: tappe del viaggio a Roma

Preghiera del pellegrino

Signore Gesù,affidiamo il nostro pellegrinaggio

alla tua divina assistenza.Risplenda su di noi

lo scintillare di lontane stelleannunciatrici di mistero, luce celeste

che ci guida nel lungo cammino.Come gli Apostoli pellegrini con te

dalla Galilea a Gerusalemme,così noi, sostenuti dalla tua grazia,

procediamo verso la Città santaaffrontando con fortezza difficoltà e fatiche

che condividiamo con gioia.Attraverso l’Italia a cavallo

lasceremo l’impronta del nostro passaggio.Concedi, o Signore, che il pellegrinare,

contemplando il creatoin ascolto della tua silenziosa voce,

imprima una traccia nella vitaspirituale e morale di ciascuno di noi.

Questo viaggio diventi testimonianza di fedea chi ti cerca o ti ha dimenticato,

sollievo ai sofferenti,messaggio di bontà a coloro che incontriamo.

Nei dubbi che ci assalgono di fronte all’ignoto,la Vergine Maria, nostra mamma buona,

ci prenda per mano e, con la sua luminosa presenza,ci aiuti a lasciare i sentieri del maleper quelli dell’amore, ove ogni passo

diventa lode eterna a Dio nostro signore. Amen

Maffeo DucoliVescovo