SYNCHRONICITY -...

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VENERDÌ 29 AGOSTO ORE 21.30 Paolo Cimmino SYNCHRONICITY Paolo Cimmino percussioni, piano,voce Ugo Rodolico batteria Francesca Del Duca percussioni, voce Pasquale Renna percussioni Gianluca Mercurio percussioni Giacomo Pedicini basso La strumentazione del sestetto è costituita da: vibrafono, marimba, percussioni africane, percussioni medio-orientali, batteria, tamburi a cornice, pianoforte, basso, voci. “… Paolo Cimmino, con il suo quintetto di percussioni, presenta il progetto Synchronicity” un insieme di brani originali, composti ed arrangiati da lui, che ha come protagonista il canto del Tamburo, un canto offerto da una pelle tesa, percossa e accarezzata, carico di emozioni. L’assunto abbracciato da Paolo Cimmino è che la percussione non è un prodotto dell’uomo, non è creazione nel senso consueto del termine, ma che essa sta nell’uomo, è la sua stessa vita, è il ritmo interiore ed esteriore che regola il suo comportamento… Le percussioni di Cimmino, e dei suoi musicisti, dicono un mondo di pace e di amore, attraverso tutti i colori del Mediterraneo, risalendo al “Nommo” dei tamburi Yoruba, e a quelle formule estatiche capaci di evocare il dio. Ritmi, quelli di Synchronicity, che esprimono il cuore pulsante del sestetto, da cui emerge una musica dall’ampio spettro cromatico, con i suoi sviluppi, sferzata da continui mutamenti di clima, che si rivela matura e avvincente, con intro e finali che insegnano come le nostre tradizioni sposino quelle orientali ed africane, innestando continue sorprese ritmiche e melodiche … “

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VENERDÌ 29 AGOSTO ORE 21.30

Paolo Cimmino

SYNCHRONICITY

Paolo Cimmino percussioni, piano,voce

Ugo Rodolico batteria

Francesca Del Duca percussioni, voce

Pasquale Renna percussioni

Gianluca Mercurio percussioni

Giacomo Pedicini basso

La strumentazione del sestetto è costituita da:

vibrafono, marimba, percussioni africane, percussioni medio-orientali, batteria, tamburi a cornice, pianoforte, basso, voci.

“… Paolo Cimmino, con il suo quintetto di percussioni, presenta il progetto ”Synchronicity” un insieme di brani originali, composti ed arrangiati da lui, che ha come protagonista il canto del Tamburo, un canto offerto da una pelle tesa, percossa e accarezzata, carico di emozioni. L’assunto abbracciato da Paolo Cimmino è che la percussione non è un prodotto dell’uomo, non è creazione nel senso consueto del termine, ma che essa sta nell’uomo, è la sua stessa vita, è il ritmo interiore ed esteriore che regola il suo comportamento… Le percussioni di Cimmino, e dei suoi musicisti, dicono un mondo di pace e di amore, attraverso tutti i colori del Mediterraneo, risalendo al “Nommo” dei tamburi Yoruba, e a quelle formule estatiche capaci di evocare il dio. Ritmi, quelli di Synchronicity, che esprimono il cuore pulsante del sestetto, da cui emerge una musica dall’ampio spettro cromatico, con i suoi sviluppi, sferzata da continui mutamenti di clima, che si rivela matura e avvincente, con intro e finali che insegnano come le nostre tradizioni sposino quelle orientali ed africane, innestando continue sorprese ritmiche e melodiche … “

Paolo Cimmino è docente sulla cattedra di strumenti a percussione presso il Conservatorio di Musica di Salerno. Insegna “Tamburi a cornice” e “Percussioni indiane” all’ UM (Università della Musica) di Roma. Insegna “Elementi di musica etnica” presso “Musicateneo“ dell’Università degli Studi di Salerno. Ha lavorato per dodici stagioni come percussionista dell’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli. Nel corso della sua attività, oltre alla formazione e agli studi di musica classica, ha approfondito lo studio della musica “extracolta ”, della tradizione popolare ed etnica, con numerosi Maestri come F. Konate, L. Conte, H. Laudin, R. Bhatt, S. Sunderasan, P. Chattarje, T. Sankaran, G. Suresh. Ha collaborato con numerosi gruppi e artisti italiani tra cui Lucio Dalla, Tony Esposito, Carlo Faiello, Marco Zurzolo, Marco Sannini, Rosario Jermano, Tamburi del Vesuvio, Nuova Compagnia di Canto Popolare. E’ impegnato in diverse formazioni quali il Trio Shadows (piano, cello, percussioni), Jingles & Frames (duo di percussioni e voce), Clay Drum India (duo di percussioni, con il m. Gatham Suresh). Paolo Cimmino ha, inoltre, il piacere di collaborare con grandi artisti, di diverse tradizioni e formazione, fra cui Ganesh Kumar, Glen Velez, Lory Cotler, Zohar Fresco. Nel 2004, con altri amici musicisti, ha fondato la European Frame Drums Association con sede a Barcellona, dove si tiene l’ E F D M, meeting annuale sui tamburi a cornice (www.framedrumseurope.org). Nel 2006, Paolo Cimmino ha pubblicato, per la casa editrice Note di Merito, “A new way of Playing Tamburello”, metodo didattico per tamburello e, successivamente, “5 Tamburello solos”, composizioni per tamburello e konnakol. Periodicamente, tiene workshops e seminari sulla musica etnica in Italia e all’estero.

Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da

Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org

GIOVEDÌ 28 AGOSTO ORE 21.30

Un esperimento dove il cantore del Bronx napoletano incontra dei musicisti dell'Hinterland e nasce una singolare performance tra parola e musica. Suoni etnici, sguardo cinico, poetico, disincantato sulla nostra realtà. Un omaggio a Pier Paolo Pasolini con la sua famosa lettera su Valle Giulia, un omaggio al cantautore maledetto Piero Ciampi, le liriche di Lanzetta in musica fino a raggiungere le sponde del Mediterraneo dove l'urlo del nuovo mondo che avanza si cristallizza nel colore e nel dolore della Napoli multietnica. “Conoscevo Gennaro Romano, leader della band "I letti sfatti", da una decina d'anni e sempre lui aveva cercato di tirarmi dentro a qualche progetto fra musica e parole. Stimo questo musicista dell'hinterland, di Grumo Nevano, dal piglio vagamente malinconico ma capace di composizioni secondo me notevoli eppure nel panorama cittadino faticavano a decollare forse anche per l'ostracismo di un ambiente che vuole tutti allineati. Da sempre lui voleva che io cantassi (a modo mio ovviamente) una stupenda canzone di Piero Ciampi, cantautore maudit anni settanta amico di Gino Paoli: la splendida “Tu no”. lo ho preso sempre tempo fino a quando in questa primavera sono andato nel loro studio al Pizzo di Grumo ed e' partita la bella avventura. Su una loro base musicale, un riarrangiamento del pezzo di Ciampi, ho messo la voce e ho capito che un mio piccolo sogno si stava realizzando. Premetto che avevo già collaborato al nuovo disco degli Almamegretta con la mia voce e dal vivo, a settembre scorso, avevo partecipato ad una performance con dei musicisti jazz tra cui il chitarrista Antonio Onorato e il tastierista Joe Amoruso ora nella band di Pino Daniele. Quindi la musica si era riaffacciata nelle mie parole e toccava farci i conti. Coi Letti sfatti ho messo la voce anche alla celebre lettera di Pier Paolo Pasolini sugli incidenti di Valle Giulia a Roma allorquando il grande scrittoreregista si schierò dalla parte de poliziotti; poi Gennaro ha musicato una mia lirica dal titolo “Songo accussi'” e me l'ha fatta cantare fino ad arrivare al piccolo gioiello che ha segnato la nostra collaborazione: Mediterraneo.

DIETRO LA NUCA DELLA CITTÀ

di e con Peppe Lanzetta

Compagnia Teatro Studio

Gruppo musicale Letti Sfatti

Peppe Lanzetta

Un mio testo per il quale non riuscivo a trovare le atmosfere giuste e con loro c'e' stata magia. C'e' anche da dire che al loro attivo hanno tre dischi in cui ho ritrovato delle perle, come la ballata su Pantani e su un loro amico Palmiro che, finito il comunismo, non si era dato più ragione di vivere. Era per me quello il segno della loro sensibilità. Ho preso quindi altre mie liriche, qualche pezzo satirico, abbiamo pensato ad una forma di spettacolo libero, strutturato come un concerto con queste mie intrusioni che forse restituiscono a loro una identità più precisa e a me il piacere e la voglia di non star più solo su un palco, ma insieme a sorella musica per sperimentare quanto di interessante ci possa essere DIETRO LA NUCA DELLA CITTA' (che era il titolo credo di un loro disco precedente), unendo il mio sguardo postmetropolitano a quei sapori di hinterland, assemediano, percoche nel vino e lunghi pomeriggi sotto il sole”. Peppe Lanzetta

Rassegna a cura di Teatro Pubblico Campano, diretto da Alfredo Balsamo www.teatropubblicocampano.com

MERCOLEDÌ 27 AGOSTO ORE 21.30

Fausta Vetere

INCANTO NAPOLETANO

Fausta Vetere voce e chitarra

Corrado Sfogli chitarra

Marco Sfogli mandoloncello, chitarra acustica,

bouzouki e mandola

Marcello Sfogli basso.

Incanto napoletano è uno spettacolo che racconta una Napoli diversa da quella che di solito siamo abituati a vedere. La storia di questa città viene narrata attraverso le parole ed il canto di Fausta Vetere che ha trascorso la sua vita artistica insieme al gruppo musicale “Nuova Compagnia di Canto Popolare”. Una Napoli al di fuori degli stereotipi, andando alla ricerca delle radici di quella musica che nei secoli l'ha resa famosa e conosciuta. E le fonti di questa musica sono quei canti che nascevano spontanei dal popolo e nelle campagne, dove forte era il bisogno di comunicare il proprio stato d'animo attraverso la musica, il canto e la danza. A quella musica si sono ispirati, nel corso dei secoli, i musicisti che vivevano in città, o vi giungevano per impararla: Orlando di Lasso, Gesualdo da Venosa, Paisiello, Cimarosa, Pergolesi... Questo spettacolo è anche un percorso nella storia di Napoli, in quella storia che è stata sempre fatta non da capipopolo, da vicerè, generali o imperatori, ma da quelli che sono passati senza nome. Ed è un cammino che si fa attraverso villanelle, tammurriate, le grandi arie dei compositori del 700 napoletano, fino ad arrivare ai giorni nostri. In questa occasione Fausta Vetere è accompagnata da Corrado Sfogli (insieme a lei direttore artistico della NCCP) e dai propri figli Marco e Marcello che testimoniano in questo modo una continuità fra la esperienza artistica e quella familiare. Il nostro viaggio musicale vuole rendere omaggio anche alla Napoli intesa come cerniera tra oriente ed occidente, come Grande Madre della cultura mediterranea, forse anche perchè realmente solo a Napoli diventarono vivi "la parola ed il pensiero di Odisseo".....

Fausta Vetere inizia a suonare la chitarra a nove anni, diventando presto interprete fissa di una della più belle trasmissioni per ragazzi “IL NOSTRO PICCOLO MONDO”. Siamo negli anni 60 e il famoso regista televisivo A. Giulio Maiano la sceglie come cantastorie del teleromanzo “DELITTO E CASTIGO”. Partecipa a molte trasmissioni televisive e radiofoniche nonché a concorsi nazionali ed internazionali, vincendo numerosi premi. Studia canto al conservatorio di S.Pietro a Maj ella e frequenta il corso di chitarra per cinque anni ma, dopo l’avvenuto diploma in canto, lascia il conservatorio per dedicarsi alla nascita del primo figlio. Con Roberto de Simone, amico e consulente artistico, inizia una seria collaborazione fatta di studio, scelta di repertorio, e concerti per varie associazioni musicali e culturali in Campania. Negli anni 70 entra a far parte dell’ensemble Nuova Compagnia di Canto Popolare su richiesta dello stesso De Simone che allora ne curava la direzione artistica. In quegli anni è protagonista di molte opere di De Simone “Gatta Cenerentola”, “La Cantata dei Pastori”,“La Canzone di Zeza”, “Requiem per P.Paolo Pasolini”,“Stabat Mater”,“Carmina Vivianea” e “250 anniversario del teatro S Carlo”. Con la N.C.C.P gira il mondo e canta nei più importanti teatri sia in Italia che all’estero mietendo sempre grandi consensi e personali citazioni su tutta la stampa. Come cantante solista è stata diretta da Gustav Kuhn, Danilo Perez, Leo Brouwer, Maurizio Dones, Antonio Sinagra, affiancando la sua voce a Dionne Warwick, Andrea Bocelli, Massimo Ranieri, Roberto Murolo, Sergio Bruni, Angelo Branduardi, Enzo Gragnaniello. Leader della N.C.C.P, dirige insieme con Corrado Sfogli tutta l’ensamble. Non manca il suo impegno nel sociale (si è adoperata per molte campagne che riguardano la donna e le sue problematiche) ma dà anche il suo appoggio all’iniziativa “MONDO TONDO” per i bambini dell’Africa. Attualmente effettua concerti con la N.C.C.P in Italia e all’estero.

Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da

Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org

MERCOLEDÌ 30 LUGLIO ORE 21.30

Adria Mortari

OMBRA D’EMOZIONI/ GIOCO DI CANZONI

Poesie di E.Banchs, M. Fernandez e J. Hernandez e canzoni tra Gardel e Piazzolla con Francesco D’Errico, Leonardo Massa e Paolo Cimmino Adria Mortari voce Francesco D’Errico pianoforte e sintetizzatore Leonardo Massa violoncello Paolo Cimmino percussioni

Riduzione drammaturgica a cura di Adria Mortari Arrangiamenti e rielaborazioni musicali a cura di Francesco D’Errico

“Nessuno tronchi con lamento vano” (E. Banchs)

“Elena Bellamuerte” (M. Fernandez)

Non sei morte - MORIRO’ A BUENOS AIRES (Piazzolla)

Oh quale gioco di bimba hai voluto - BALLATA PER UN FOLLE (Piazzolla)

Morte è bellezza - LUI LUI LUI (Piazzolla)

Amore è finito; finché è durato - RINASCERO’ (Piazzolla)

GO, NAT GO (D’Errico)

“Martin Fierro” (J. Hernandez)

E’ già l’ora di cantare - JACINTO CHICLANA (Piazzolla)

Io ne ho visti di cantori - ALGUIEN LE DICE AL TANGO ( Piazzolla)

Quando ho in mano la chitarra - NICANOR PAREDES (Piazzolla)

Libertà mi fa gioire - VOLVER (Gardel)

A una festa ero invitato - EL TITERE ( Piazzolla)

Con nessuno attacco briga - MELODIA DE ARRABAL (Gardel)

Anche se noi siamo solo - OBLIVION (Piazzolla)

La diversità assoluta del linguaggio dei due poemi argentini è ciò che più mi ha intrigato e suggerito una sfida (con me stessa) interpretativa. Purtroppo la lunghezza non mi consente di leggere completamente i poemi e ne ho quindi estratto una parte sperando di stimolare alla lettura integrale. Volutamente ovvia la scelta delle canzoni dei notissimi Piazzolla e Gardel per addolcire la non fama dei due poeti. a.m.

Macedonio Fernandez (1874-1952): ELENA BELLAMUERTE (elegia in morte) La concretezza della morte, parole di poesia che la fan diventare Morte, una Morte che rende Immortale e più che mai presente l’ormai Assente, spirali di astrazioni che rendono fortemente tangibili e fortemente carnali le parole poetiche. Un percorso, nella prima parte, in cui l’elegia è sospesa di tanto in tanto dalla musica di Piazzolla che abilmente veste i versi di Borges: diverso il linguaggio, altri amori, altre morti, simili le suggestioni. Inquietante e complessa persona, sfaccettata come un diamante Macedonio Fernandez, a cui rubiamo una sfaccettatura attraverso le parole del figlio Adolfo de Obieta: “Nella conversazione, con umiltà innata si poneva sullo stesso piano dell'altro, con assoluta spontaneità; poteva starsene per ore con la donna che gli portava un po' di cibo e che faceva sedere per mutare pensiero. Ascoltandola, riusciva a ricevere in sintesi la filosofia della vita che non abbandona nessun essere umano, perché desiderava incorporarla nelle sue riflessioni; nessuno poteva tralasciare di riferirgli una considerazione o qualche fatto ignorato [...]. Era l'osservatore, il contemplatore più attento di ogni forma di vita e di esistenza, nell'aldiquà e ancor di più nell'aldilà. Gli piaceva rivelare, intravedere, scoprire la causalità soggiacente; indagare le cause, piuttosto che accontentarsi degli effetti. Era interesse, era necessità, non curiosità; la curiosità rimane alla superficie, al generale, all'apparenza, mentre il suo interesse intellettuale raggiungeva il centro delle cose, soprattutto in quanto concerneva la vita e la coscienza. …….l'accento sul rispetto e il mistero di ogni vita non cesseranno di risuonare in me”. (ADOLFO DE OBIETA) Josè Hernandez (1834-1886): MARTIN FIERRO (poema epico) Di tutt’altra pasta è il linguaggio poetico del “MARTIN FIERRO” rude e un po’ primitivo “gaucho” della pampa argentina, che narra in prima persona le sue vicissitudini, vittima dei più forti, costretto a combattere contro gli indiani, disertando poi. Tale fu il successo di questo poema che anche gli analfabeti lo conoscevano e lo recitavano a memoria. Hernandez conosceva bene la vita della pampa per aver vissuto alcuni anni, ancora ragazzino, fra gli allevatori insieme al padre, ed ebbe una vita intensa, movimentata ed infelice più del suo gaucho, riscattata da eventi fortunati negli ultimi anni della sue breve vita. Henrique Banchs (1888 – 1968) Non fu grande la fama di questo poeta bonaerense che smise di far stampare libri con le sue poesie troppo presto, nel 1911, tanto da far dire a Borges che fu “un incantatore felice che ha rinunciato all’esercizio della sua magia”. Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da Eugenio Ottieri e Pasquale

Scialò Programmi ed Info su www.scatolasonora.org

TUTTI I SABATI E LE DOMENICHE ORE 21.30

SABATO 5 LUGLIO NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI / CARMELO BENE Ricordi, visioni, ossessioni di un intellettuale pugliese di estrazione cattolica e piccoloborghese, di cultura decadentistica con inclinazioni verdiane. Si mette in scena, e in immagini, con una forte carica di ironia e autoironia, con furore barocco e sregolatoumorismo irridente. Tratto da un suo antiromanzo [1966], è il primo film realizzato da Bene nel periodo 1968-73. DOMENICA 6 LUGLIO 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO / STANLEY KUBRICK Prologo: dopo aver “scoperto” un misterioso monolite, un gruppo di scimmie dimostra di possedere la scintilla dell’intelligenza. Anno 2001: sulla Luna viene scoperto un misterioso monolite che riceve impulsi da Giove. Qualche tempo dopo, l’astronauta Bowman è costretto ad “uccidere” il computer Hal 9000, colpevole della morte dell’equipaggio. Anche però per lui non c’è ritorno. SABATO 12 LUGLIO FACES / JOHN CASSAVETES Dopo quattordici anni, il matrimonio tra Maria e Richard sembra arrivato alla fine. Lui passa una serata con una prostituta, ma al risveglio tutto si rivela sgradevole. La mattina dopo Maria e Richard si ritrovano e i loro problemi sono ancora intatti. Un dramma familiare, quasi banale, ma assolutamente sublime. DOMENICA 13 LUGLIO STRAZIAMI MA DI BACI SAZIAMI / DINO RISI La dolorosa storia della contrastata passione tra Marino, barbiere di Alatri e la sventurata Marisa. Dopo tante sciagure e tentati suicidi, coronano il loro sogno d’amore. Scritto da Age & Scarpelli, con dialoghi ricalcati sulla lingua della subcultura popolare [fotoromanzi, canzoni, ecc.].

1968 UN ANNO QUARANTA ANNI FA

20 film tutti prodotti nel 1968, più che un anno un’epoca

complessa che nel cinema si divide tra produzioni di

richiamo e operazioni indipendenti e sperimentali.

Tutti i film sono in supporto digitale e in lingua originale con

sottotitoli in italiano

VENERDÌ 1 AGOSTO ORE 21.30

Ensemble Dissonanzen

MAN RAY MOVIES

Tommaso Rossi – flauti Marco Sannini, – tromba Marco Cappelli – chitarre, live electronics Ciro Longobardi – pianoforte

Emmanuel Rudnitsky - in arte Man Ray - (Philadelphia, Pennsylvania, USA, 1890-

Parigi, 1976) si afferma a New York come fotografo, per poi trasferirsi a Parigi

all’inizio degli anni’20 dove, integratosi nella comunità di artisti di avanguardia accanto a personalità del calibro di Picasso, Cocteau ed Eluard, partecipò alle

ricerche artistiche di quella straordinaria stagione creativa che conosciamo con il

nome di Movimento Dada.

Il rapporto di Man Ray con il cinema nasce quasi per gioco, come egli stesso scrive nella sua autobiografia, per dare “movimento alle sue fotografie”. Nel clima di rivolta

contro la tradizione delle arti figurative che il Dada esprimeva, Man Ray aveva

scoperto attorno al 1921 il “rayograph”, cioè la fotografia senza macchina fotografica. I “rayogrammi” così ottenuti, al di là della suggestione e del fascino

delle immagini astratte che definiscono, costituiscono un precedente significativo

per l’affrancamento della fotografia sia dalla tecnica tradizionale, sia soprattutto dall’ estetica che ne determinava i caratteri formali. L’estensione del “rayograph” al

cinema contribuirà ad estendere non soltanto il campo di applicazione di questa

nuova tecnica, ma anche i confini di un’esperienza estetica ormai aperta ad ogni

sperimentazione formale.

I cortometraggi che vedremo questa sera sono ordinati secondo un doppio criterio

cronologico e formale. Il primo film è anche il primo esperimento cinematografico dell’artista: Le retour à la Raison, del 1923, denota il suo carattere provocatorio a partire dal titolo; fu

realizzato praticamente in una sola notte con materiali cinematografici in parte già

pronti e fu presentato durante la famosa serata dadaista del “Coeur à barbe”. Esso si compone di immagini rayografiche e fotografiche, sequenze isolate,

brandelli di pellicola impressionata, organizzate al di fuori di qualsiasi struttura

formale e contenutistica: in questo è un perfetto oggetto dadaista, e il suo significato culturale era direttamente proporzionale al suo potere d’urto

nell’infrangere, con la sua antistruttura, le convenzioni dell’arte e della cultura

dell’epoca. Segue un cortometraggio del 1928, L’Etoile de Mer, che ci trasporta in un

ambiente in cui un certo vincolo narrativo tra le immagini ritrova un senso pur nella

dilatazione dei nessi che le collegano. Lo stesso Man Ray ci racconta la genesi del

film: “Una notte dissi al mio amico e poeta Robert Desnos che sarei stato felice di realizzare un film su un suo scritto. Lui era in procinto di partire per un viaggio di

due mesi, così io gli promisi che avrei finito il lavoro entro il suo ritorno se lui mi

avesse fornito uno spunto prima di partire. Desnos accettò e, come promesso, la mattina seguente mi portò una composizione poetica scritta durante la notte: si

trattava di una storia metà composta da sogno e metà da realtà, che vedeva

protagonista una stella di mare che lui teneva in un barattolo accanto al suo letto”.

Emak Bakia, del 1926, ci riporta nel clima di casualità e di antistruttura de “Le

retour à la Raison”, del quale utilizza addirittura alcune sequenze. Scrive Man Ray: “Una serie di frammenti, un cinepoema con certe sequenze ottiche, la costruzione

di un intero che rimane un frammento. Così come è possibile apprezzare la

bellezza astratta nel frammento di un’opera classico, allo stesso modo questo film

tenta di indicare l’essenziale nella cinematografia contemporanea. Non è un film astratto ma non è una storia bell’e pronta: la sua ragione d’essere sta nelle

sequenze di forme di luce in movimento, mentre le parti più realistiche servono da

punteggiatura o da interruzione della monotonia dell’invenzione astratta. A chiunque sia capace di assistere ad un film di un’ora in cui il 60% sia composto da

conversazioni inudibili (si riferisce naturalmente al cinema muto –ndr.) si richiedono

venti minuti del suo tempo per seguire delle sequenze di idee più o meno logiche, che non hanno nessuna pretesa di rivoluzionare l’industria cinematografica. A

coloro che chiederanno “la ragione di questa stravaganza” si può semplicemente

rispondere traducendo il titolo “Emak Bakia”, un’antica espressione basca che

significa: “non mi seccate”.

Le musiche d’accompagnamento alla proiezione sono concepite come

improvvisazioni condotte secondo uno studio sulla “reazione” alle immagini attraverso la tecnica della libera associazione di idee, che riflette, se non in senso

storico, in senso più strettamente programmatico uno dei punti cardine dell’ estetica

Dada e surrealista.

Tali improvvisazioni partono sempre da un’ossatura centrale, che percorre l’intera performance, per la quale abbiamo scelto la musica di Erik Satie, in particolare le

sue pagine pianistiche, recuperando così il “suono” della sala di proiezione

dell’epoca, che prevedeva, nella maggior parte dei casi, la presenza del solo pianoforte. Dato il testo originale pianistico, si procederà alla progressiva

“polverizzazione” della materia musicale (incisi melodici, elementi accordali, micro-

strutture ritmiche), sviluppando in campo informale e improvvisatorio, ed estendendo a tutti gli strumenti del gruppo (ivi compresa l’elaborazione elettronica),

gli elementi provenienti dalle pagine di Satie.

Il gioco si manifesta, quindi, anche come continuo “slittamento” tra sincronia e a-

sincronia cronologica con il dettato filmico; rimandi al “profumo” epocale e scarti verso una più spregiudicata chiave di lettura musicale.

Note a cura di Dissonanzen

Rassegna di musica a cura di Scatola Sonora – Musicisti Associati, diretta da

Eugenio Ottieri e Pasquale Scialò

Programmi ed Info su www.scatolasonora.org

SABATO 19 LUGLIO TEOREMA / PIER PAOLO PASOLINI Lucia e Paolo sono una tranquilla coppia borghese con due figli studenti, Odetta e Pietro. In casa vive anche la domestica Emilia. Poi arriva un ospite che diventa il centro dell'attenzione, e non solo platonica, di tutta la famiglia. Sarà il principio della fine: il padre lascia la fabbrica agli operai, la madre si scopre ninfomane, la figlia impazzisce, il figlio si dà all'arte e la cameriera muore in odore di santità. Feroce satira antiborghese di Pasolini nell'anno della contestazione. La famiglia borghese viene fatta saltare in una attualizzazione ambigua e fascinosa del mito. DOMENICA 20 LUGLIO LA RAGAZZA CON LA PISTOLA / MARIO MONICELLI Assunta, una ragazza siciliana molto legata alle tradizioni, accetta di farsi rapire da un uomo del suo paese, Vincenzo, sperando in un matrimonio riparatore. Il giorno dopo, però, il seduttore, per evitare le conseguenze del suo gesto, fugge in Inghilterra. Assunta, decisa a difendere il proprio onore, lo insegue armata di pistola. Mentre è sulle sue tracce Assunta conosce un dottore. Questi prende a cuore il suo caso e, a poco a poco, riesce a cambiare la sua mentalità. Ora è Vincenzo che, colpito dal cambiamento della ragazza, vuole sposarla. SABATO 26 LUGLIO STEPHANE, UNA MOGLIE INFEDELE / CLAUDE CHABROL Charles, agiato assicuratore, scopre che la moglie Hélène lo tradisce con un giornalista. Va a trovarlo, lo uccide, cancella le tracce del suo passaggio e si sbarazza del suo cadavere. Tace con la moglie che, però, scopre da sola la verità e interpreta come un grande atto d'amore il delitto del marito che viene arrestato. Un borghese viola con un omicidio la legge per riaffermare i diritti sui propri beni patrimoniali che comprendono anche gli affetti, l'armonia di una normalità coniugale. E la moglie, nonostante l'infedeltà, gli è solidale. DOMENICA 27 LUGLIO ROSEMARY’S BABY / ROMAN POLANSKI Guy è un attore teatrale, sua moglie Rosemary è in attesa di un bambino. I vicini, i Castevet, sono cordialissimi, per quanto un po' invadenti. E a Rosemary questo atteggiamento suscita apprensione e paranoia. Forse il film fondativo dell'horror moderno, e forse il capolavoro di Polanski. La tensione è creata a partire da un minuzioso realismo, e una New York luminosa e affollata diventa il luogo del terrore per eccellenza, della convivenza di paure ancestrali e fobie metropolitane. SABATO 2 AGOSTO PARTNER / BERNARDO BERTOLUCCI Giacobbe entra furtivo in una casa e ammazza un altro giovanotto intento a suonare il piano. Quello stesso Giacobbe (oppure un altro con lo stesso nome) insegna in una scuola di recitazione ed è innamorato, non corrisposto, di una ragazza. I due Giacobbe si incontrano e decidono di vivere insieme ma in realtà convivono già l'uno dentro l'altro. Sdoppiandosi, il Giacobbe timido assiste alle gesta che l'altro compie in suo nome.

DOMENICA 3 AGOSTO GANGSTER STORY / MIKE NICHOLS Clyde Barrow, un giovanotto appena uscito dal carcere, e Bonnie Parker, un' insoddisfatta e velleitaria ragazza di provincia, si uniscono per incosciente spirito di avventura, iniziando una serie di rapine che, condotte in un primo tempo quasi come passatempo, diventano ben presto delle autentiche azioni criminali. Ai due si uniscono il fratello di Clyde con la moglie ed un ragazzotto uscito dal riformatorio. Compiuto il primo delitto, la banda diventa ben presto un insieme di assassini decisi a tutto. SABATO 9 AGOSTO STORIA IMMORTALE / ORSON WELLES Macao, XIX secolo: solitario e innamorato esclusivamente dei soldi, l'anziano mercante Clay si prefigge di dimostrarne l'infinita potenza. A tal scopo, progetta di materializzare una leggenda in cui si narra di un ricco signore che "affitta" un marinaio affinché passi una notte con sua moglie, dandogli un erede. Clay incarica quindi il suo contabile Levinsky di ingaggiare i protagonisti della messinscena, destinata però a un imprevisto e amaro epilogo. Da un racconto di Karen Blixen, Welles trae una delle sue opere maggiori, breve ma di un'intensità quasi insostenibile. DOMENCIA 10 AGOSTO LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI / GORGE A. ROMERO Nello stato della Pennsylvania, per effetto delle radiazioni di una sonda spaziale rientrata dal pianeta Venere, i defunti non ancora sepolti, tornano in vita affamati di carne umana. In un casolare isolato ai margini del bosco si ritrovano, circondati da un gruppo di orrende creature, Ben e Barbara, una coppia di fidanzati, e due coniugi. SABATO 16 AGOSTO FLESH / PAUL MORRISSEY Prodotto da Andy Warhol, diretto da Paul Morrissey e interpretato da Joe Dallessandro, "Flesh" racconta la giornata di Joe che va in giro per le strade di New York a prostituirsi per raggranellare i soldi necessari a far abortire l'amichetta della sua compagna. Il linguaggio del film è in pieno stile Factory. DOMENICA 17 AGOSTO IL LAUREATO / ARTHUR PENN Benjamin Braddock, appartenente ad una facoltosa famiglia americana, ritorna a casa dopo la laurea. I genitori organizzano una grande festa in suo onore dove la signora Robinson, una piacente quarantenne, moglie del capo di suo padre, da inizio ad uno strano gioco di seduzione con il giovane laureato. Ma l’arrivo di Elaine, figlia dei Robinson di ritorno dal college, sconvolgerà la vita di Benjamin. SABATO 23 AGOSTO LONTANO DAL VIETNAM / JEAN-LUC GODARD Film politico collettivo diviso in 11 sequenze con introduzione ed epilogo: 1) ''Bomb Hanoi!''; 2) ''A parade is a parade''; 3) ''Johnson piange''; 4) ''Claude Ridder''; 5) ''Flashback''; 6) ''Camera Eye''; 7) ''Victor Charlie''; 8) ''Why We Fight'' (Perché combattiamo); 9) ''Fidel Castro''; 10) ''Ann Uyen''; 11) ''Vertigo''. 6 registi e 150 tecnici per un film militante girato in 16 e 35 mm, prodotto e supervisionato da Chris Marker che sposa esplicitamente una tesi, quella contro gli Stati Uniti e a favore del popolo vietnamita.

DOMENICA 24 AGOSTO C’ERA UNA VOLTA IL WEST Su un soggetto scritto dal regista con Dario Argento e Bernardo Bertolucci e sceneggiato con Sergio Donati, è una sorta di antologia del western in negativo in cui i tempi drammatici sono molto dilatati, in contraddizione con le regole del genere. SABATO 30 AGOSTO FANDO Y LIS / ALEJANDRO JODOROSKY Fando trascina su un carretto la sua amante paralitica Lis sulla strada per Tar, un misterioso paese che appare loro come una sorta di terra promessa. Attraversando un paesaggio di terra arida e montagnosa, la coppia si imbatte in una serie di inquietanti personaggi e surreali situazioni, ritornando sempre al punto di partenza. Primo lungometraggio del visionario Jodorowsky. DOMENICA 31 AGOSTO INDOVINA CHI VIENE A CENA / STANLEY KRAMER Joey ha deciso di sposare il medico di colore John, certa di non trovare difficoltà in famiglia. Il padre di lei, infatti, è un giornalista di tendenze liberali. Ma le convenzioni giocano ancora un certo ruolo: in un primo momento l'uomo si oppone decisamente. Solo dopo un lungo colloquio con la figlia, si accorgerà del significato razzista della sua scelta e acconsentirà all'unione. SABATO 6 SETTEMBRE GOTO, L’ISOLA DELL’AMORE / WALERIAN BOROWCZYK In un'isola inesistente che nel 1887 un sisma ha tagliato fuori dal mondo, tre uomini amano la stessa donna. Film inquietante come un quadro di Magritte: arriva al surrealismo attraverso l'iperrealismo. Nell'allucinata e labirintica claustrofobia delle sue immagini è un poema d'amore e una parabola sulla dittatura. DOMENICA 7 SETTEMBRE HOLLYWOOD PARTY / BLAKE EDWARDS Marginale comparsa in un film, il maldestro attore di origine indiana Hrundi V. Bakshi distrugge con una serie di caotiche azioni il set. Invitato per sbaglio ad una cena di gala offerta nella propria villa dal produttore del film, l'attore pasticcione e imbranato commette gaffes a ripetizione, finendo con il distruggere la villa. Rassegna di cinema a cura di Supportino Lopez, diretto da Gigiotto del Vecchio e Stefania Palumbo www.supporticolopez.com