sviluppo - Università degli studi Internazionali di Roma scuole/sviluppo sostenibile... · 1972...

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sviluppo sostenibile Francesca Traclò

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svilupposostenibile

Francesca Traclò

l’insostenibilità del modello attuale

i “grandi consumatori” (un quinto della popolazione mondiale) che abitano nei paesi con maggiori livelli di reddito procapite, e, da soli, assorbono oltre 86% delle spese relative ai consumi; i “poveri” o gli “esclusi dal consumo” (un quinto della popolazione mondiale) che non raggiungono 1% delle spese relative ai consumi; infine, la classe media (tre quinti della popolazione mondiale) che ha accesso ai bisogni primari, ma rimane ancora nel “limbo del consumismo” avendo come punto di punto di riferimento gli stili di consumo dei “grandi consumatori”.

IL CORAGGIO DI OSARE: OBIETTIVO SPRECO ZERO | Andrea Segrè

https://www.youtube.com/watch?time_continue=11&v=WQz-3DnHtQo

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l’insostenibilità del modello attuale

• Secondo l’indice "footprint" di sostenibilità ecologica, una misurazione indipendente basata su statistiche delle Nazioni Unite, se ogni persona sulla faccia della Terra dovesse comportarsi come l’abitante medio delle nazioni ad alto reddito, ci sarebbe bisogno di altri 2,6 pianeti per soddisfare le necessità di noi tutti.

• James Hansen: Why I must speak out about climatechangehttp://www.ted.com/playlists/154/how_do_you_solve_a_problem_lik

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Crescita Popolazione

Mondiale

Nel periodo 1950 – 2050 (Agg.to Dic.2008)

Ian Goldin: Navigating our global futurehttp://www.ted.com/playlists/85/what_does_the_future_look_like

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Conferenze internazionali

1972Conferenza delle Nazioni

Unite sull’ambiente

umano di Stoccolma:

nasce l’UNEP

1979Conferenza di

Ginevra

1980Conferenza di

Toronto

1994Conferenza del

Cairo

1992Conferenza delle Nazioni Unite

sull’ambiente e lo sviluppo, Rio de

Janeiro (UNCED)

1997Conferenza di Kyoto

2002Conferenza di Johannesburg:

Vertice mondiale sullo

sviluppo sostenibile (WSSD)

2015Conferenza di Parigi

1987Conferenza di

Tokyo

Conferenza di Tokyo

1987

1987

Conferenza di

Tokyo

In occasione della Conferenza

delle Nazioni Unite per

l’Ambiente e lo Sviluppo, viene

presentato il “Rapporto

Brundtland”, così chiamato dal

nome della presidentessa

norvegese della Commissione

appositamente istituita dalle

Nazioni Unite nel 1983

Rapporto Bruntland

Il concetto di sviluppo sostenibile nasce

nell’ambito delle Nazioni Unite, nel 1987, su

proposta di un gruppo di studiosi, la

“Commissione mondiale per l’ambiente e lo

sviluppo” presieduta dalla norvegese Gro

Harlem Bruntland e composta da 22 membri

di 21 paesi diversi.

Il Rapporto Bruntland “Our Common

Future”, afferma che il futuro di noi tutti

dipende da uno sviluppo sostenibile.

Concetto sviluppo sostenibile

Sviluppo sostenibileAttraverso modelli

economici più

efficienti nell’uso

delle risorse

Con una rinnovata attenzione

all’ambiente attraverso

comportamenti individuali e

collettivi più responsabili

Uno sviluppo che

tutela le persone e

le comunità

attraverso tempi

lavoro più adeguati,

ecc.

“L’umanità ha la possibilità di rendere

sostenibile lo sviluppo, facendo sì che

i bisogni dell’attuale generazione

vengano soddisfatti senza

compromettere le capacità di quelle

future di realizzare i propri bisogni”.

Conferenza di Rio de Janeiro

178 governi partecipano alla

Conferenza dell’ONU a Rio de

Janeiro su “ambiente e sviluppo”.

Scopo della conferenza è quello

di individuare i criteri più opportuni

per conciliare le esigenze dei

Paesi poveri e quelle dei Paesi

industrializzati. Dichiarazione di

intenti sulle foreste

(giuridicamente non

vincolan

te)

Convenzione sul

Clima

(giuridicamente

vincolante)

Convenzione sulla

Biodiversità

(giuridicamente

vincolante)

Dichiarazione di Rio

(27 principi relativi

all’integrazione

ambiente e

sviluppo)

Agenda 21

Conferenza di Kyoto 1997

A Kyoto è stato creato un protocollo con obiettivi

precisi e vincolanti, che impegna i Paesi

industrializzati e quelli in via di sviluppo a ridurre

complessivamente del 5% le principali emissioni

di gas capaci di alterare l'effetto serra naturale

del nostro pianeta

Il protocollo di Kyoto entrerà in vigore solo dopo

la ratifica di 55 Paesi: tra questi dovranno esserci

34 Paesi industrializzati con una percentuale che

rappresenti almeno il 55% delle emissioni di

anidride carbonica

2002: la conferenza di Johannesburg, una cultura della co-responsabilità

• Cina, Canada e Russia durante il summit di Johannesburg annunciano la loro intenzione di aderire al protocollo di Kyoto

• Durante la conferenza di Johannesburg gli Stati si rendono conto che una tutela dell’ambiente “imposta dall’alto” è impossibile: bisogna coinvolgere la popolazione.

• Lo sviluppo sostenibile non dipende solo dalla soluzione dei grandi problemi del pianeta, dipende anche dai comportamenti quotidiani dei cittadini. È necessario che tutti imparino a rispettare l’ambiente in cui vivono.

Definizione di sviluppo sostenibile per il WWF

Per ottenere uno sviluppo delle società umane che sia sostenibile è necessario che:

– l’intervento umano sia limitato entro le capacità di carico dei sistemi naturali conservandone la loro vitalità e la loro resilienza;

– il progresso tecnologico per la produzione di beni e servizi venga indirizzato all’incremento dell’efficienza piuttosto che all’incremento del flusso di energia e materie prime;

– i livelli di prelievo delle risorse non rinnovabili ecceda le loro capacità rigenerative;

– l’emissione di scarti e rifiuti (solidi, liquidi e gassosi) dovuti al metabolismo dei sistemi sociali non ecceda la capacità di assimilazione dei sistemi naturali.

Caratteristiche dello sviluppo sostenibile

Da questa definizione e dal dibattito internazionale conseguente sono emersi e sono stati riconosciuti i seguenti tratti caratteristici dello sviluppo sostenibile:

– la stretta interrelazione fra sviluppo economico, sociale ed ambientale e quindi approccio olistico allo sviluppo;

– la logica del lungo periodo;

– l’equità, estesa alla prospettiva intergenerazionale ed infragenerazionale, e la giustizia;

– l’efficienza nell’uso delle risorse;

– la sostenibilità ecologica, ovvero la conservazione dello stock di

risorse e la creazione di ricchezza senza danneggiare i sistemi a

sostegno della vita.

• La convergenza fra il processo di Rio e il seguito dato agli OSM è culminata nell'adozione, nel settembre 2015, di una nuova agenda internazionale: "Transforming our World: The 2030 Agenda for Sustainable Development" (Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile).

• Le Nazioni Unite hanno adottato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e 169 obiettivi associati, che coprono tutti gli aspetti dello sviluppo sostenibile, inclusi valori politici quali il buon governo, i diritti umani e la pace.

• Dato il loro carattere universale, gli OSS, che impongono obblighi a tutti i paesi in quasi tutti i settori, sono anche uno strumento per promuovere l'effettiva coerenza delle politiche di sviluppo sostenibile.

• Le sfide davanti a noi sono enormi. Sebbene dal 1992 siano stati compiuti progressi quanto all'integrazione di considerazioni di ordine ambientale nella concezione e pianificazione dello sviluppo, in molte regioni del pianeta il degrado ambientale si è ulteriormente aggravato.

Il rapporto OSM del 2015 indica che la deforestazione ha rallentato, ma che continua a minacciare le specie così come le fonti di sostentamento di milioni di persone.

Tra il 1990 e il 2012 le emissioni globali di biossido di carbonio sono aumentate di più del 50%. Sono stati realizzati progressi per quanto riguarda la protezione delle zone terrestri e costiere, ma è necessario intensificare gli sforzi per evitare un'ulteriore perdita di biodiversità.

Il continuo deterioramento sottolinea l'importanza di concludere, a Parigi, un accordo ambizioso e giuridicamente vincolante per mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia dei 2°C.

Basandosi sul suo quadro per l'energia e il clima all'orizzonte 2030, l'Unione europea ha presentato nel marzo 2015 un obiettivo vincolante, un "contributo previsto stabilito a livello nazionale" (INDC), che prevede per il 2030 una riduzione delle emissioni di gas serra pari almeno al 40%, rispetto ai livelli del 1990.

le dimensioni dello sviluppo sostenibile

sostenibilità significa?

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Bioeconomia

La Bio-economia indica:

• nuove produzioni alimentari,

• nuovi stili di vita,

• modelli di consumo più consapevoli e attenti all’ambiente,

• politiche che favoriscano la crescita di industrie a basse emissioni di carbonio, efficienti sotto il profilo delle risorse e dei processi di bioconversione, quindi sostenibili e competitive

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Bioeconomia in europa

• La bioeconomia europea vale circa 2.000 miliardi di euro e impiega oltre 22 milioni di persone, circa il 9% dell’occupazione complessiva dell’EU; ne fanno parte l’agricoltura, la silvicoltura, la pesca, la produzione alimentare, la produzione di pasta di carta e carta, nonché l’industria chimica, biotecnologica ed energetica.

• Per ogni euro investito in ricerca e innovazione nella bioeconomia la ricaduta in valore aggiunto nei settori del comparto bioeconomico potrebbe essere pari a dieci euro entro il 2025.

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la strategia europea

Stra

tegi

aSfide sociali

• Garantire la sicurezza alimentare

• Gestire le risorse naturali in modo

sostenibile

• Ridurre la dipendenza da non

risorse rinnovabili

• Mitigazione e l'adattamento al clima

cambiare

• Creazione di posti di lavoro e il mantenimento

competitività europea

Sviluppo di una Bioeconomia

• una più investimenti in conoscenza,

innovazione e competenze

• una governance partecipativa ed un

dialogo informato con la società

• nuove infrastrutture

Pia

no

di a

zio

ne

Investimenti in ricerca, innovazione e competenze

Potenziamento delle interazioni politiche e del coinvolgimento degli stakeholder

Miglioramento della competitività nei settori della bioeconomia

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cosa cambia?

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da consumatore distratto a cittadino responsabile

• http://www.sustainable-lifestyles.eu/publications/videos.html

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Ambiente

AlimentazioneAbitare

Salute

Paul Gilding: The Earth is full

http://www.ted.com/playlists/154/how_do_you_solve_a_problem_lik

La sensibilità verso una domanda ecologica

• Las Nielsen ha realizzato la Global Survey of Corporate Social Responsibility and Sustainability, condotta

intervistando 30.000 utenti internet in 60 Paesi, tra cui l’Italia, per analizzare il comportamento dei

consumatori nei confronti dei temi di responsabilità sociale dei produttori del largo consumo.

• Globalmente, nell’ultimo anno le vendite dei prodotti dei brand attivi nel rendersi responsabili socialmente ed

eticamente, sono cresciute di più del 4%*, rispetto alle altre che sono cresciute di meno dell’1%.

• Il 66% dei consumatori dichiara di essere disposto a pagare di più per un brand “responsabile”, con un trend in

crescita dal 55% del 2014 e dal 50% del 2013.

• Si notano differenze significative tra Nord America ed Europa, dove solo il 44% e 51% rispettivamente è

disposto a pagare di più per un brand responsabile, rispetto alle altre aree in cui i tassi di crescita o di

urbanizzazione sono molto più elevati, con un conseguente stress sull’ambiente e le persone: in Sud America

la percentuale sale al 71%, in Africa e Medio Oriente/Pakistan al 75%, per raggiungere il massimo tra i

consumatori di Asia Pacifico e Sud Est Asiatico (76% e 80% rispettivamente).

La sensibilità verso una domanda ecologica

• li italiani sono allineati con la media Europea, con il 52% dei consumatori che riconosce un prezzo maggiore ai

prodotti che offrono questo beneficio collettivo. Da rilevare che è un trend in continua crescita, partito da un

32% nel 2013, trend condiviso a livello europeo.

• In Italia, la freschezza e presenza di ingredienti naturali/biologici risulta essere l’elemento più importante per

un prodotto (61%), seguito dalla presenza di benefici salutistici (53%). Queste indicazioni trovano conferma

nella continua crescita del comparto biologico in Italia (866 milioni di Euro, +14% nell’ultimo anno), e di quegli

alimenti alleggeriti (senza glutine 101 milioni di Euro, +31%; meno grassi 25 milioni di Euro, +10%) o del

comparto dell’integrale (235M€ +11%). La fiducia nel brand si ferma al 53%, contro il 62% a livello globale

dove è il fattore numero uno.

• Gli aspetti legati alla protezione dell’ambiente risultano più importanti per gli italiani di quelli legati all’impatto

sociale. Il 41% ha acquistato il prodotto perché la società produttrice è nota per essere amica dell’ambiente e il

38% per la confezione a basso impatto ambientale. I valori sociali sono distanziati, con il 33% di scelta per

l’impegno sociale e il 31% per l’impatto diretto sulla propria comunità.

Il consumatore richiede sempre più prodotti buoni: buoni per

l’acquirente e buoni per la comunità e l’ambiente. Un trend in

continua crescita che rappresenta un’opportunità per i

produttori, sia in termini di maggior potenziale di fatturato

che per creare le basi per una crescita sostenibile dell’azienda

stessa..

Verso un consumo sostenibile

Alcune sfide dello sviluppo sostenibile

il cambiamento del

clima e i suoi effetti

negativi

lo spreco di risorse, di

rifiuti prodotti in

rapporto al PIL

la povertà: circa il 7%

della popolazione

europea vive in

condizioni di miseria

Il livello di

inquinamento dei

centri urbani

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grazie

Francesca Traclò | email:

[email protected]

om