Survey 2011 (dati 2009)

186
VIII Rapporto Netval sulla Valorizzazione della Ricerca nelle Università Italiane Potenziamo la catena del valore Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria Autori C. Balderi, A. Patrono, A. Piccaluga Presentazione R. Pietrabissa

description

Servizi / Survey / Survey 2011 (dati 2009) – netval.it

Transcript of Survey 2011 (dati 2009)

Page 1: Survey 2011 (dati 2009)

VIII Rapporto Netval sulla Valorizzazione della Ricerca nelle Università Italiane

Potenziamo la catena del valore

Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria

AutoriC. Balderi, A. Patrono, A. Piccaluga

PresentazioneR. Pietrabissa

Page 2: Survey 2011 (dati 2009)
Page 3: Survey 2011 (dati 2009)
Page 4: Survey 2011 (dati 2009)

POTENZIAMO LA CATENA DEL VALORE

OTTAVO RAPPORTO NETVAL

SULLA VALORIZZAZIONE DELLA RICERCA

NELLE UNIVERSITÀ ITALIANE

Il presente rapporto, congiuntamente ai precedenti

e all’indicazione dettagliata di riferimenti bibliografici sul tema del trasferimento tecnologico, sono disponibili online:

http://www.netval.it

Il gruppo di lavoro Il presente rapporto è stato predisposto da un gruppo di lavoro coordinato da Andrea Piccaluga e composto da Chiara Balderi e Alessandra Patrono dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Tanto l’attività di raccolta dei dati, quanto quella di elaborazione e di stesura del rapporto sono frutto di un impegno collettivo degli autori; inoltre, la redazione del rapporto è stata possibile grazie al contributo di tutti i componenti del Consiglio Direttivo Netval e di tutti i delegati al trasferimento tecnologico (TT) delle università che hanno fornito dati, informazioni e commenti di fondamentale importanza. Un ringraziamento particolare al Presidente Netval, Prof. Riccardo Pietrabissa e alla Segreteria Generale, nella persona di Chiara Del Balio.

Page 5: Survey 2011 (dati 2009)

© Copyright 2011 Netval - Tutti i diritti riservati

ISBN 978-88-6550-063-7

Finito di stampare nel mese di aprile 2011 per conto di maria pacini fazzi editore

Page 6: Survey 2011 (dati 2009)

Prefazione

5

Prefazione Il rapporto Netval arriva con questo volume alla sua ottava edizione. Ancora una volta il gruppo di lavoro guidato da Andrea Piccaluga della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è riuscito a raccogliere i dati dalle università, ad elaborarli insieme a quelli degli anni passati e a darci la fotografia della situazione e il film dell'andamento. Negli anni il rapporto è cresciuto di significato e di ruolo anche perché sono cresciuti il ruolo e il significato delle attività di valorizzazione della ricerca nelle università e negli enti di ricerca italiani. Dieci anni fa i piccoli portafogli brevetti delle università derivavano da un ancor più piccolo numero di professori inventori, in genere nei settori della chimica e dell'ingegneria. Pochi avevano costituito società nelle università per valorizzare risultati della ricerca e sviluppare nuovi prodotti o servizi da offrire sul mercato. Erano pochi e malvisti perché si riteneva che l'accademia avesse come compiti esclusivi la formazione e la ricerca scientifica il cui principale obiettivo era far crescere la conoscenza e renderla pubblica, quindi pubblicandola. Ricordo il convegno di una importante società scientifica italiana in cui fui invitato per spiegare il punto di vista del trasferimento tecnologico; molti mi guardarono con sospetto. Non ho mai attribuito un giudizio di provincialismo a questi atteggiamenti che certamente erano in antitesi con quanto avveniva già da oltre dieci anni in altri paesi a partire dagli USA e dall'UK. Erano atteggiamenti propri dell'accademia che non si confronta.

In dieci anni sono cambiate molte cose anche in Italia. Le attività che chiamiamo valorizzazione della ricerca o trasferimento tecnologico sono considerate normali. In alcuni casi vengono definite la terza missione dell'università, in altri sono considerate lo strumento di connessione con la società insieme alla comunicazione e alle attività di placement. È ormai difficile trovare una università o un ente pubblico di ricerca che non abbiamo una struttura che si occupa di trasferimento tecnologico, che non pensi a depositare brevetti, a costituire società spin-off della ricerca, che non operi con convenzioni o contratti negoziando non solo attività di ricerca, ma anche i risultati che ne possono derivare. Su tutti questi temi Netval ha fondato la sua missione che è sempre stata la diffusione di criteri, strategie e procedure per favorire la valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica massimizzando le ricadute sociali, economiche, culturali.

Il rapporto Netval da otto anni racconta l'evoluzione di questo fenomeno che sta cambiando le università italiane e la ricerca pubblica. E ogni anno, oltre ad aggiornare i dati aggiungendo un punto alla curva che descrive l'evoluzione delle attività, si arricchisce di considerazioni che favoriscono l'analisi dei dati suggerendo confronti. È interessante osservare il confronto fra i dati globali e quelli riferiti alle "top 5", le cinque università con i migliori risultati. Spesso l'insieme delle “top 5” fornisce

Page 7: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

6

risultati che rappresentano circa il 50% di quanto fornito dall'insieme del campione, che supera le 55 università, testimoniando la forte eterogeneità del campione. Peraltro il sistema italiano comincia a diventare paragonabile ai sistemi di altri Paesi, dimostrando la piena efficacia del processo di cambiamento. Il patrimonio documentato di brevetti delle università italiane è di oltre 2.500, più che raddoppiato negli ultimi 5 anni. Le società spin-off sono quasi 900.

Ora occorre che i brevetti vengano sfruttati industrialmente, sia licenziandoli a soggetti industriali terzi, sia a spin-off che nascono proprio per sviluppare nuovi prodotti e servizi protetti. E occorre anche che le società spin-off crescano decisamente come fatturato, portafoglio clienti, esportazioni, addetti con alta qualificazione. Solo così le azioni intraprese in questi anni, spesso con difficoltà di finanziamento, in molti casi con ostacoli istituzionali - e che oggi costituiscono un importante patrimonio pubblico - potranno diventare valore e la ricerca italiana potrà testimoniare il suo ruolo nei processi di vera innovazione basata su nuova conoscenza.

Il rapporto Netval racconta molte di queste cose attraverso una storia iniziata solo otto anni fa e della quale aspettiamo sempre di leggere la prossima puntata.

Riccardo Pietrabissa

Presidente Netval

Page 8: Survey 2011 (dati 2009)

Netval

7

Netval La protezione della proprietà intellettuale (PI) e il trasferimento tecnologico (TT) sono temi ampiamente discussi nelle università italiane. La riduzione dei fondi destinati alla ricerca, la crescente sensibilizzazione all’utilizzo dello strumento brevettuale ai fini della protezione dei risultati della ricerca e il cambiamento della normativa nazionale in relazione alla titolarità dei brevetti sulle invenzioni di ricercatori universitari, rappresentano le condizioni di contesto nell’ambito delle quali è stato costituito il Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria (Netval)1.

Fondato nel novembre del 2002 come network tra università e trasformato in associazione nel settembre 2007, Netval oggi annovera 49 membri (figura I), di cui 47 sono università. Queste ultime rappresentano il 49,5% di tutti gli atenei italiani, nonché il 71,3% degli studenti e il 73,9% dei docenti sul totale nazionale. Ciò che più rileva, tuttavia, è che le università aderenti a Netval vantano il 76,3% dei docenti afferenti a settori disciplinari scientifici e tecnologici (S&T), il 78% del numero complessivo di imprese spin-off della ricerca pubblica (n=873) e l’88,3% del numero di imprese spin-off universitarie (n=771) ad oggi identificate in Italia ed il 94,9% dei brevetti attivi posseduti in portafoglio dagli atenei italiani.

Tra i membri dell’associazione si rileva anche la presenza di due Enti Pubblici di Ricerca (EPR), ovvero l’ENEA ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Quest’ultimo vanta un portafoglio di diritti di PI attivi (inclusivo di brevetti, modelli di utilità e nuove varietà vegetali) costituito da 357 titoli depositati in Italia e 180 titoli depositati all'estero. I contratti di licenza attivi in portafoglio sono 93. Dal CNR-INFM risulta inoltre essere stata generata una quota pari al 9,5% delle imprese spin-off della ricerca pubblica ad oggi rilevate in Italia (n=873).

Per quanto riguarda l’ENEA, il portafoglio brevetti italiani al 31 dicembre 2009 include 255 titoli attivi, di cui 24 sono stati depositati nel corso del 2009. Dall’ENEA è stato inoltre gemmato un numero di imprese spin-off pari all’1,4% delle imprese spin-off della ricerca pubblica ad oggi identificate in Italia (n=873).

1 Per maggiori informazioni: http://www.netval.it.

Page 9: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

8

Netval ha già reso operative numerose iniziative, quali:

la progettazione e realizzazione di piani di formazione annuali per figure professionali interne agli atenei, dedicate al TT;

l’individuazione di temi fondamentali allo sviluppo dell’attività di TT e successiva organizzazione di gruppi tematici operativi;

l’interazione con Ministeri ed enti sia nazionali che esteri;

la partecipazione in rappresentanza italiana all’associazione europea ProTon Europe.

Lo scopo fondamentale di Netval è la diffusione delle informazioni e della cultura del TT in Italia attraverso iniziative volte a mettere in contatto gli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) delle università attraverso incontri, corsi di formazione e partecipazione a gruppi tematici. In particolare, dalla sua costituzione, Netval ha sviluppato il più completo e aggiornato programma di formazione disponibile in Italia sul tema della valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica e ha nel corso degli anni ampliato la propria offerta formativa con provata soddisfazione da parte dei partecipanti, costituiti soprattutto da personale degli UTT di EPR.

Figura I - Atenei ed altri EPR partecipanti a Netval (n=49) e loro distribuzione territoriale al 31.12.2010

Università di Modena e ReggioUniversità del Piemonte Orientale

Università di PadovaUniversità di Pavia

Università di PerugiaScuola Normale di Pisa

Scuola Superiore S. AnnaUniversità di Pisa

Università di Reggio CalabriaUniversità di Roma La SapienzaUniversità di Roma Tor Vergata

Università del SalentoUniversità di SalernoUniversità di Sassari

Università di SienaPolitecnico di TorinoUniversità di TorinoUniversità di Trento

SISSA TriesteUniversità di TriesteUniversità di Udine

Università Ca' FoscariUniversità di Verona

Consiglio Nazionale delle RicercheENEA

Politecnica delle MarcheUniversità dell’AquilaPolitecnico di BariUniversità di BariUniversità di BergamoUniversità di BolognaLibera Università di BolzanoUniversità di BresciaUniversità della CalabriaUniversità di CagliariUniversità di CamerinoUniversità di CataniaUniversità di CatanzaroUniversità di Chieti - PescaraUniversità di FerraraUniversità di FoggiaUniversità di GenovaIMT LuccaUniversità di MessinaIULMPolitecnico di MilanoUniversità BocconiUniversità di MilanoUniversità di Milano Bicocca

Page 10: Survey 2011 (dati 2009)

Netval

9

Negli ultimi due anni Netval si è fatto promotore di statement tematici sui temi più importanti e critici per migliorare e favorire il trasferimento di tecnologia e di conoscenza in Italia. Un esempio molto concreto con effetti e ricadute positive anche nella quotidiana gestione della PI è rappresentato dalla promozione della “collaborazione responsabile” per la gestione della protezione della PI generata nelle varie forme di ricerca cooperativa tra le università e gli altri Enti Pubblici di Ricerca (EPR) e le imprese.

Consiglio Direttivo

Compongono il Consiglio Direttivo di Netval:

Riccardo Pietrabissa (Politecnico di Milano) - Presidente

Nato a Pisa nel 1956, laureato nel 1981 in Ingegneria Meccanica all’Università di Pisa, Dottore di Ricerca nel 1987 in Bioingegneria presso il Politecnico di Milano. Dal 2001 è Professore di I fascia di Bioingegneria Industriale al Politecnico di Milano dove insegna “Progettazione di Endoprotesi” e “Brevetti e proprietà industriale”. E’ coautore di circa 200 pubblicazioni di cui circa 70 su riviste internazionali. Ha fondato nel 2000 il Laboratorio di Meccanica delle Strutture Biologiche (LaBS), che ha diretto fino al 2004. Nel 2001 ha avviato e fino al 2006 diretto l’ufficio di

trasferimento tecnologico (TTO) del Politecnico di Milano. Dal 2005 al 2010 è stato Prorettore Vicario del Polo regionale di Lecco del Politecnico di Milano. Dal 2011 è Direttore facente funzioni del Dipartimento di Tecnologie dell'Informazione e delle Comunicazioni (ICT) del CNR.

Manuela Croatto (Università di Udine) - Vicepresidente

Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità. In questa massima dell’oratore greco Demostene si riassume lo spirito con cui Manuela Croatto, laurea in giurisprudenza, ha riorganizzato e valorizzato l’area ricerca e trasferimento tecnologico dell’Università di Udine, di cui è responsabile dal 1996. Opportunità per docenti e ricercatori, per i dottorandi di ricerca, per il sistema economico imprenditoriale, per il territorio di riferimento e soprattutto per i colleghi.

Page 11: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

10

Riccardo Barberi (Università della Calabria) – Consigliere

Professore Ordinario di Fisica Applicata presso l’Università della Calabria e ricercatore associato al laboratorio IPCF del CNR. Collabora regolarmente con le Università di Parigi VI e Parigi VII. Specializzato nella fisica della Soft Matter è autore di oltre 100 pubblicazioni ISI e di 10 brevetti. Il suo fattore h è 20 con più di 1000 citazioni complessive. Dal 2004 è Delegato del Rettore per il TT dell’Università della Calabria e dal 2008 anche Delegato per la Ricerca. Ha progettato e avviato l’incubatore di imprese hi-tech dell’Università della Calabria, TechNest.

Andrea Berti (Università di Padova) - Consigliere

Dirigente dell’Università di Padova dal 2001, è responsabile dell’Area Ricerca e Trasferimento di Tecnologia. Membro del Consiglio Direttivo di Netval e di PNI Cube. Esperto di tutela e valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica e di business planning di imprese innovative. Direttore dell’incubatore universitario Start Cube e fondatore della business plan competition Start Cup Veneto. In precedenza si è occupato di relazioni internazionali e di placement all’Università di Padova e, prima ancora, di start-up di banche e di consulenza strategica in McKinsey Italia. Laureato in Statistica Economica, ha conseguito un MBA al Dartmouth College (USA).

Massimiliano Granieri (Università di Foggia) – Consigliere

E’ professore associato di Diritto privato comparato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Foggia e Delegato del Rettore ai Rapporti con le Imprese. È membro della giunta esecutiva dell’Agenzia Regionale pugliese per le Tecnologie e l’Innovazione e siede nel consiglio di amministrazione di MI.TO. Technology. È consulente della European Patent Academy dell’Ufficio Europeo dei Brevetti.

Page 12: Survey 2011 (dati 2009)

Netval

11

Sabrina Luccarini (Università di Roma "La Sapienza") - Consigliere

Coordinatore dell’Ufficio Valorizzazione Ricerca Scientifica della Sapienza, laurea in Scienze Politiche, è membro della Commissione Innovazione, della Commissione Brevetti e del Comitato Spin-off Sapienza. “1% ispiration & 99% traspiration” è il “mantra” alla base dell’azione quotidiana costantemente tesa a raggiungere gli obiettivi di TT in un contesto stimolante ma complesso come quello de La Sapienza.

Andrea Piccaluga (Scuola Superiore Sant’Anna) - Consigliere

E' professore di Economia e Gestione delle Imprese presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, dove è Delegato al Trasferimento Tecnologico e Coordinatore del PhD in Management. Durante il dottorato di ricerca ha iniziato a occuparsi di management dell'innovazione e della Ricerca e Sviluppo e la partecipazione alle attività di Netval gli hanno consentito di approfondire i suoi interessi scientifici e pratici nei confronti delle dinamiche di trasferimento tecnologico tra pubblico e privato. E' attualmente responsabile della survey annuale di Netval e di quella, a livello europeo, di ProTon Europe. Svolge attività di ricerca presso l'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna e collabora con la SIAF - Scuola Internazionale di Alta Formazione di Volterra.

Laura Ramaciotti (Università di Ferrara) - Consigliere

Professore Associato di Politiche per l'innovazione presso l'Università degli Studi di Ferrara. Impegnata dal 2000 ad oggi in attività di ricerca e istituzionali sul trasferimento tecnologico. Attualmente membro del CDA di: Netval (Associazione nazionale delle Università per la valorizzazione della ricerca ed il trasferimento tecnologico); Pnicube (Associazione nazionale delle business plan competition accademiche italiane e degli incubatori tecnologici); Consorzio Impat (gestore di finanziamenti del Ministero dello Sviluppo Economico a sostegno di iniziative imprenditoriali innovative).

Page 13: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

12

Maurizio Sobrero (Università di Bologna) – Consigliere

Ph.D. MIT, Ordinario di Gestione dell'Innovazione presso l’Università di Bologna, Direttore del Dipartimento di Scienze Aziendali, Presidente della Commissione Ricerca e membro della Giunta dell'Università di Bologna. E' autore di numerose pubblicazioni sull’economia e la gestione dell’innovazione. Ha insegnato in Sud America, Cina e in numerosi paesi europei. Ha svolto consulenze per diverse imprese e istituzioni. Consigliere indipendente e Presidente del Comitato per il Controllo Interno di Zignago Vetro Spa dal 2007, è membro del Consiglio di Territorio di Unicredit SpA per l’Emilia Romagna.

Segreteria Generale

Chiara Del Balio

Segretario Generale di Netval è Chiara Del Balio, che si occupa delle seguenti attività: coordinamento con il Presidente, il Consiglio Direttivo e l'Assemblea degli associati; organizzazione e coordinamento delle attività di formazione e dei gruppi di lavoro; comunicazione dell'associazione; coordinamento con il Network Europeo dei Technology Transfer Offices - ProTon Europe. Laureata in Economia Politica, ha avuto diverse esperienze nell'ambito del supporto alla nascita di imprese innovative e trasferimento tecnologico (agenzie di sviluppo locale, BIC e Acceleratore d'impresa del Politecnico di Milano) dove si è occupata di: gestione e rendicontazione progetti (UE, Ministeri, Regione, Provincia ed altri); supporto alle aziende nella richiesta di finanziamenti pubblici e investimenti privati; organizzazione eventi, seminari e workshop.

Page 14: Survey 2011 (dati 2009)

Netval

13

Gruppi di lavoro

Gruppo Formazione

Il gruppo si occupa della progettazione delle attività formative.

Responsabile: Giuseppe Conti (Dirigente Università di Bologna)

Ingegnere gestionale, Master in gestione delle Università e dei Centri di Ricerca Pubblici. Fondatore ed in passato Direttore dell'Ufficio di Trasferimento Tecnologico (TTO) del Politecnico di Milano, è attualmente Dirigente dell'Area Ricerca e Trasferimento Tecnologico dell'Università di Bologna e Responsabile della formazione Netval dal 2010. In passato membro del Board di ProTon Europe in rappresentanza dell'Italia.

Gruppo Normativa e Legale

Il gruppo si occupa di questioni normative (art. 65 CPI), regolamentari e legali

Responsabile: Antonio Bax (Ufficio Legale e Contenzioso Università del Salento)

Avvocato in servizio presso l’Ufficio Legale e Contenzioso dell’Università del Salento. E’ stato componente, presso il medesimo ateneo, della Commissione Tecnica Brevetti dal 2002 al 2006 e, successivamente, segretario della Commissione per la Valorizzazione della Ricerca e per le imprese spin-off, incarico tuttora ricoperto. Ha svolto attività di formazione e di consulenza presso enti pubblici ed aziende private in materia di valorizzazione della ricerca e trasferimento tecnologico (Progetto FIxO, Agenzia Regionale pugliese per le Tecnologie e l’Innovazione, ecc.).

Page 15: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

14

Gruppo sulla Proprietà Intellettuale nei Progetti Europei

Il gruppo si occupa della definizione di linee guida per le università per ciò che concerne la gestione della proprietà industriale all'interno dei Consortium Agreement.

Responsabile: Vanessa Ravagni (Area Ricerca Università di Trento)

Responsabile della Divisione Supporto alla Ricerca Scientifica e al Trasferimento Tecnologico dell’Università degli Studi di Trento, coordina le attività di supporto alla partecipazione ai bandi di finanziamento della ricerca, di trasferimento tecnologico e di valutazione della ricerca. E’ membro del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Trento e partecipa ai lavori della Commissione per la Ricerca Scientifica, della Commissione brevetti e della Commissione spin-off e start-up.

Gli autori del rapporto

Il presente rapporto è stato predisposto da un gruppo di lavoro coordinato da Andrea Piccaluga, di cui fanno parte Chiara Balderi e Alessandra Patrono dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Andrea Piccaluga (Scuola Superiore Sant’Anna)

E' professore di Economia e Gestione delle Imprese presso la Scuola Superiore Sant'Anna, dove è Delegato al Trasferimento Tecnologico e Coordinatore del PhD in Management. Durante il dottorato di ricerca ha iniziato a occuparsi di management dell'innovazione e della Ricerca e Sviluppo e la partecipazione alle attività di Netval gli hanno consentito di approfondire i suoi interessi scientifici e pratici nei confronti delle dinamiche di trasferimento tecnologico tra pubblico e privato. E' attualmente responsabile della survey annuale di Netval e di quella, a livello europeo, di ProTon Europe. Svolge attività di ricerca presso l'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna e collabora con la SIAF - Scuola Internazionale di Alta Formazione di Volterra.

Page 16: Survey 2011 (dati 2009)

Netval

15

Chiara Balderi (Scuola Superiore Sant’Anna)

È borsista post-dottorato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, dove svolge attività di ricerca sui temi del trasferimento tecnologico pubblico-privato attuato in ambito sia nazionale che internazionale, con particolare riferimento all’insieme dei processi di valorizzazione della ricerca pubblica: brevettazione, licensing e imprese spin-off.

Alessandra Patrono (Scuola Superiore Sant’Anna)

Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca con l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa su tematiche relative al trasferimento tecnologico (ed in particolare riguardo alla protezione della proprietà intellettuale da parte degli enti pubblici di ricerca e alle imprese spin-off). Si occupa inoltre, dello studio dei settori ad alta tecnologia e delle dinamiche di crescita delle imprese high-tech a livello territoriale. Dal 2008, cura l’elaborazione statistica dei dati del Rapporto Netval.

Page 17: Survey 2011 (dati 2009)

Indice

16

Indice Nota metodologica e guida alla lettura ........................................................................................................... 19 1. Executive Summary ...................................................................................................................................... 22

1.1. Consistenza e ruolo degli UTT ............................................................................................................... 23 1.2. Il personale degli UTT ............................................................................................................................ 24 1.3. Domande di brevetti ............................................................................................................................. 25 1.4. Brevetti concessi ................................................................................................................................... 25 1.5. Brevetti in portafoglio ........................................................................................................................... 26 1.6. Spesa per la protezione della PI ............................................................................................................ 26 1.7. Contratti di licenza ................................................................................................................................ 26 1.8. Le imprese spin-off ................................................................................................................................ 28 1.9. Benchmark internazionale .................................................................................................................... 30

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani ............................................... 34

2.1. I rispondenti all’indagine 2009 .............................................................................................................. 34 2.2. Anno di costituzione degli UTT ............................................................................................................. 35 2.3. Parchi scientifici e incubatori ................................................................................................................ 36 2.4. Il budget totale delle università ............................................................................................................ 37 2.5. Fondi per la ricerca ................................................................................................................................ 38 2.6. Obiettivi istituzionali, mission, politiche e funzioni degli UTT .............................................................. 40 2.7. Incentivi al TT impiegati dalle università ............................................................................................... 44

3. Le risorse a disposizione degli UTT .............................................................................................................. 47

3.1. Risorse umane ....................................................................................................................................... 47 3.2. Risorse finanziarie ................................................................................................................................. 52

4. Dalle invenzioni ai brevetti ........................................................................................................................... 55

4.1. Invenzioni identificate ........................................................................................................................... 55 4.2. Domande di priorità .............................................................................................................................. 57 4.3. Depositi annuali .................................................................................................................................... 59 4.4. Estensioni e nazionalizzazioni ............................................................................................................... 60 4.5. Concessioni annuali ............................................................................................................................... 62

Page 18: Survey 2011 (dati 2009)

Indice

17

4.6. Portafoglio titoli attivi ........................................................................................................................... 64 4.7. Spesa per la protezione della PI ............................................................................................................ 66 4.8. Accordi di riservatezza ........................................................................................................................... 69

5. Dai brevetti al licensing ................................................................................................................................ 71

5.1. Licenze e opzioni concluse .................................................................................................................... 72 5.2. Licenze e opzioni con ritorni .................................................................................................................. 75 5.3. Licenze e opzioni attive in portafoglio .................................................................................................. 76 5.4. Entrate da licenze e opzioni concluse nell’anno ................................................................................... 79 5.5. Entrate da licenze e opzioni attive in portafoglio ................................................................................. 80

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off .................................................................................................. 85

6.1. Nota metodologica ................................................................................................................................ 86 6.2. Le imprese spin-off in Italia: uno sguardo di insieme ........................................................................... 87 6.3. La genesi delle imprese spin-off: l’idea, gli imprenditori, il rapporto con l’EPR di origine .................. 94 6.4. Fatturato e addetti ................................................................................................................................ 97 6.5. Export e attività di R&S ........................................................................................................................ 103 6.6. Composizione societaria ...................................................................................................................... 106 6.7. Offerta e mercato ................................................................................................................................ 109 6.8. Networking .......................................................................................................................................... 112 6.9. Approfondimento sulle imprese di dimensioni maggiori .................................................................... 112

7. Benchmark nazionale ................................................................................................................................. 121

7.1. Indicatori di percezione ....................................................................................................................... 122 7.2. Indicatori di performance .................................................................................................................... 126

7.2.1. Invenzioni e domande di priorità .................................................................................................. 129 7.2.2. Concessioni e portafoglio titoli attivi ............................................................................................ 129 7.2.3. Contratti ed entrate da licensing .................................................................................................. 130 7.2.4. Imprese spin-off ............................................................................................................................ 130 7.2.5. Produttività dei docenti S&T ......................................................................................................... 130 7.2.6. Produttività dei fondi per la ricerca .............................................................................................. 131 7.2.7. Produttività del personale degli UTT ............................................................................................ 131 7.2.8. Produttività del budget degli UTT ................................................................................................ 131 7.2.9. Produttività della spesa per la protezione della PI ....................................................................... 132

7.3. Benchmark brevettuale ....................................................................................................................... 132 8. Benchmark internazionale ......................................................................................................................... 144

8.1. Europa ................................................................................................................................................. 145 8.1.1. Indagini nazionali a livello di singoli Paesi europei ...................................................................... 145 8.1.2. Indagini multinazionali condotte a livello europeo ...................................................................... 149

Page 19: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

18

8.2. Nord America ...................................................................................................................................... 151 8.2.1. Stati Uniti ..................................................................................................................................... 151 8.2.2. Canada ......................................................................................................................................... 152

8.3. Sud-Est Asiatico ................................................................................................................................... 153 8.3.1. Repubblica Popolare Cinese ......................................................................................................... 153 8.3.2. Giappone ...................................................................................................................................... 154 8.3.3. Corea del Sud ................................................................................................................................ 155

8.4. Oceania ............................................................................................................................................... 156 8.4.1. Australia ....................................................................................................................................... 156

8.5. Nota metodologica .............................................................................................................................. 157 Appendice ...................................................................................................................................................... 158

A. Il questionario d’indagine ...................................................................................................................... 158 B. Il peso delle università rispondenti ........................................................................................................ 170 C. Approfondimento statistico ................................................................................................................... 172

C.1. Il ruolo degli UTT negli atenei italiani ............................................................................................. 172 C.2. Le risorse a disposizione degli UTT ................................................................................................. 175 C.3. Dalle invenzioni ai brevetti.............................................................................................................. 176 C.4. Dai brevetti al licensing ................................................................................................................... 178

D. Glossario ................................................................................................................................................ 180

Page 20: Survey 2011 (dati 2009)

Nota metodologica e guida alla lettura

19

Nota metodologica e guida alla lettura

Nota metodologica

In occasione delle otto indagini finora svolte, tutte le università italiane hanno ricevuto per e-mail un messaggio con un apposito questionario allegato, indirizzato al Rettore e/o al Responsabile dell’UTT, o comunque al responsabile di attività sostanzialmente riconducibili al TT o alla valorizzazione della ricerca. Al messaggio hanno seguito ulteriori comunicazioni per e-mail o per telefono, per ringraziare per l’avvenuta compilazione del questionario, per sollecitarne la compilazione o per fornire chiarimenti2.

Dal 2002 al 2009 è cresciuto l’interesse degli atenei nei confronti del tema del TT, e ciò appare confermato anche dalla loro attenzione alla raccolta e condivisione di dati (il numero dei rispondenti è aumentato progressivamente negli anni, passando da 30 atenei nel 2002 a 57 nel 2009).

Nel corso dell’elaborazione dei dati, poiché alcuni atenei sono stati invitati a compilare il questionario nonostante le loro attività nel campo della gestione della PI e del supporto ai processi di spin-off non siano ancora state pienamente attivate e/o formalizzate, le statistiche relative a tali ambiti di attività sono state calcolate senza prendere in considerazione quelle università. In particolare, si è proceduto a non includere nelle elaborazioni statistiche quegli atenei in cui una data attività non venga ancora svolta, mentre qualora un’attività venga effettivamente realizzata, ma non abbia prodotto specifici

2 Nonostante la quantità di dati richiesti nel questionario, molte università hanno ormai consolidato le

procedure per la raccolta dei dati stessi. Peraltro, tale consolidamento delle procedure dovrebbe risultare utile nel momento in cui il Ministero chiederà in maniera sistematica alcune delle informazioni che Netval raccoglie dalle università da ormai diversi anni. Alcune università continuano ad avere problemi nel reperimento dei dati o hanno dichiarato di svolgere pochissime attività nel campo specifico, ma hanno ugualmente compilato il questionario. Poche università, invece, per motivi di varia natura, hanno ritenuto di non partecipare alla ricerca, soprattutto per la mancanza di attività a contenuto tecnologico.

Page 21: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

20

output nell’anno considerato3, la relativa università è stata computata ai fini delle elaborazioni, indicando pari a 0 il risultato da essa raggiunto in uno specifico ambito nell’anno di analisi. In considerazione di ciò, la numerosità del campione (n) varia da elaborazione a elaborazione.

La numerosità del campione non rimane costante da un anno all’altro: ciò dipende sia dalla nascita di nuovi UTT (in particolare negli anni più recenti), sia dalla disponibilità mostrata dagli stessi a rispondere a tutte le rilevazioni annuali. Da un punto di vista statistico, quindi, apparirebbe più corretto riferirsi a un campione “omogeneo”, rappresentato cioè da quegli uffici che hanno fornito in modo costante nel tempo le informazioni necessarie, in particolare riguardo a valutazioni sul trend dei fenomeni osservati. Queste elaborazioni sono state oggetto di analisi da parte del gruppo di ricerca, evidenziando trend sostanzialmente allineati rispetto a quelli del campione nel suo complesso. In considerazione di ciò si procederà nel presente rapporto a limitarci alla presentazione dei risultati relativi alla generalità dei rispondenti.

Inoltre, in considerazione del rilevante contributo apportato dalle università cosiddette ‘esperte’ ai risultati relativi alle diverse attività di TT svolte dal panel di atenei rispondenti, in occasione della presente edizione dell’indagine si è proceduto a riportare in ciascuna elaborazione le evidenze empiriche (in termini sia assoluti che medi) attribuibili alle cosiddette ‘top 5’, ossia alle cinque università che in ciascuna attività di TT hanno registrato i risultati più significativi su base annuale4.

Nel presente rapporto vengono dunque esposte e commentate le evidenze relative alla totalità degli atenei rispondenti a ciascuna edizione dell’indagine, riportando altresì i risultati ascrivibili alle università cosiddette ‘top 5’, interpretati anche in una logica di incidenza percentuale rivestita sulla totalità dei rispondenti.

Giova sottolineare che il significato delle espressioni utilizzate nel seguente rapporto di ricerca, nonché l’indicazione puntuale di come ciascuna grandezza è stata calcolata, sono descritti in maniera dettagliata sia nella sezione 2 (‘La gestione delle attività di valorizzazione dei risultati della ricerca’) che nel glossario riportato in appendice.

3 È il caso, ad esempio, di un ateneo il cui UTT è attivo in ambito di protezione della PI, ma non ha ottenuto alcun brevetto nell’anno considerato, oppure quello di una università che pur essendo attiva in ambito di supporto alla creazione di imprese spin-off, non ha generato alcuna nuova impresa nell’anno oggetto di analisi.

4 Le università considerate come ‘top 5’ non sono necessariamente le medesime per tutti gli indicatori oggetto di studio. Si è infatti proceduto, di volta in volta a considerare relativamente a ciascuna variabile oggetto di analisi le evidenze dei cinque atenei che in ciascun anno si sono rivelati i più performanti, a prescindere sia dai risultati da essi raggiunti con riferimento ad altre variabili sia dalle performance da essi registrate negli anni precedenti e successivi.

Page 22: Survey 2011 (dati 2009)

Nota metodologica e guida alla lettura

21

Guida alla lettura

Per agevolare la lettura e la consultazione del presente rapporto, si è proceduto alla redazione di diverse sezioni, caratterizzate da un diverso livello di dettaglio con riferimento sia alle evidenze statistiche fornite, sia agli approfondimenti qualitativi e speculativi volti a favorire la comprensione delle dinamiche che hanno interessato i vari indicatori nel corso del periodo oggetto di indagine.

In particolare, la sezione 1 (‘Executive Summary’) riporta sinteticamente i punti fondamentali emersi nel corso della presente edizione dell’indagine, sia relativamente all’intero campione delle università rispondenti, sia con riferimento alle università ‘top 5’.

Le sezioni 2-5 descrivono dettagliatamente i principali risultati emersi dall’elaborazione dei dati raccolti nel corso delle varie edizioni dell’indagine Netval, sia relativamente alla generalità dei rispondenti, sia con riguardo alle università ‘top 5’. In particolare, verranno presentate le evidenze relative al ruolo degli UTT (sezione 2), alle risorse a disposizione di questi ultimi (sezione 3), all’insieme di step necessari per passare dalle invenzioni ai brevetti (sezione 4) e dai brevetti al licensing (sezione 5).

La sezione 6 riporta alcune evidenze empiriche sul fenomeno delle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia, ottenute dall’analisi di una banca dati originale presso il Laboratorio MAIN della Scuola Superiore Sant’Anna (Piccaluga, Balderi, 2011), alla cui creazione e mantenimento hanno contribuito sensibilmente i dati raccolti di anno in anno attraverso la conduzione dell’indagine Netval, nonché di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero per lo Sviluppo Economico (MSE) – ex Istituto per la Promozione Industriale (IPI) e realizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna.

Nella sezione 7 (‘Benchmark nazionale’), oltre a presentare due indicatori di percezione calcolati grazie ai giudizi espressi da ogni UTT sulla qualità degli altri uffici italiani e sull’intensità delle relazioni con essi intrattenute, viene proposta una serie di indicatori di performance specifici. Infine, vengono riportati i risultati di un esercizio di benchmarking brevettuale, nell’ambito del quale si è proceduto a confrontare le performance delle università associate a Netval con quelle sia degli atenei non associati, che del CNR (EPR, divenuto recentemente membro dell’associazione), attingendo a dati di fonte secondaria (portale di ricerca‘Orbit Patents’, banca dati FAMPAT, 2011)

Nella sezione 8 (‘Benchmark internazionale’), la disponibilità di evidenze empiriche relativamente alle attività di valorizzazione della ricerca pubblica condotte in altri Paesi localizzati in diverse macro-aree a livello mondiale è stata brevemente utilizzata al fine di effettuare confronti con i risultati ottenuti dagli UTT italiani, che - come è noto - sono un fenomeno più recente rispetto a quanto rilevato in altri contesti nazionali.

Infine, l’appendice, oltre a riportare il questionario d’indagine (sezione A) ed a presentare il peso delle università rispondenti sul totale nazionale, sia in termini di studenti iscritti che di docenti di ruolo (sezione B), propone un approfondimento statistico (sezione C), presentando e confrontando evidenze empiriche caratterizzate da un elevato grado di dettaglio e relative alle sezioni 2-5. Un glossario (sezione D) chiude il rapporto.

Page 23: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

22

1. Executive Summary La tesi di fondo del presente rapporto Netval non è che le attività di valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica sono importanti ai fini dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Su questo punto molto è stato già scritto e documentato in passato e sembra esistere ampio consenso su affermazioni e argomentazioni di questa natura.

La tesi di fondo che qui vogliamo invece sottolineare, ritenendola più pressante e meno scontata, è che a fronte dell’importanza attribuita ai processi di trasferimento tecnologico pubblico-privato, di cui molto si parla da vari anni, in Italia non si riscontra ancora un impegno adeguato da parte dei soggetti che in teoria dovrebbero lavorare e contribuire su questo tema, vuoi investendo risorse, vuoi con specifici provvedimenti legislativi, vuoi con impegno concreto “sul campo”, ecc. Da qui l’affermazione che occorre impegnarsi maggiormente per creare valore dalla ricerca, in particolare prendendosi (più) cura della cinghia di trasmissione. Ovvero, occorre prestare più attenzione e investire maggiormente nella creazione di valore attraverso il buon funzionamento della catena di trasmissione, cioè di quei complessi e spesso intricati processi di trasferimento che consentono ai risultati di ricerca di arrivare al mercato e aumentare la competitività delle imprese. Quelle italiane, in primis, poiché si parte da risultati di ricerca prodotti dal sistema pubblico italiano, ma non certo avendo solo le imprese italiane come possibile target applicativo.

Da questa prospettiva, nel presente rapporto gli enti che aderiscono a Netval - molte università e da poco tempo anche ENEA e CNR, che presumibilmente parteciperà alla rilevazione del prossimo anno – rappresentano e descrivono con dovizia di dettagli le proprie attività di valorizzazione dei risultati della ricerca, quanto meno nella loro dimensione più misurabile, e cioè invenzioni, brevetti, licenze, spin-off e alcune altre cose. Le università si impegnano cioè a descrivere i risultati raggiunti con estrema trasparenza, evidenziando alcuni successi ottenuti, ma anche alcuni elementi di debolezza.

I risultati positivi raggiunti sembrano essere legati alla professionalità maturata negli UTT, alla qualità della ricerca prodotta nei laboratori e alla qualità dei rapporti con le imprese, con le quali il dialogo e il comune sentire cresce progressivamente, dando vita a rapporti di collaborazione sempre più stretti e basati su un elevato grado di fiducia. Gli elementi di debolezza sembrano invece dipendere dal posizionamento ancora incerto che viene talora assegnato agli UTT all’interno degli atenei, all’insufficienza delle risorse umane e finanziarie a disposizione degli UTT stessi e alla difficoltà a consolidare presso gli UTT il personale a contratto che negli ultimi anni è cresciuto in esperienza e professionalità. Fattori come l’interazione con centri servizi e parchi scientifici, la normativa in materia di PI e spin-off e le dinamiche di competizione internazionale sono considerati elementi che

Page 24: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

23

a seconda delle situazioni svolgono un ruolo di accelerazione o di rallentamento delle dinamiche di TT.

Alla presente ottava indagine Netval hanno preso parte 57 università che rappresentano, sul totale nazionale, l’88,7% degli studenti universitari ed il 91,3% dei docenti di ruolo. Quasi tutte le università rispondenti sono università che hanno sia facoltà scientifico-tecnologiche (S&T) che facoltà economico-sociali; solo il restante 8,8% è rappresentato da atenei con sole facoltà tecniche (par. 2.1). Di seguito vengono presentati in forma sintetica alcuni degli argomenti che verranno sviluppati nel rapporto. In parte si tratta di considerazioni già presentate in rapporti precedenti, che vengono qui esposte per completezza soprattutto a beneficio di chi leggesse un rapporto Netval per la prima volta, mentre altre considerazioni sono invece il frutto di elaborazioni effettuate nella presente indagine e che emergono quindi come elementi di novità, sia positiva che negativa, rispetto a rapporti precedenti.

Vengono in particolare presentate considerazioni basate su evidenze quantitative, pur nella consapevolezza che gli UTT svolgono importanti attività di networking, di supporto, ecc., che difficilmente riescono ad essere quantificate con la stessa precisione con la quale si possono invece contare gli addetti, i brevetti, le licenze e le imprese spin-off.

1.1. Consistenza e ruolo degli UTT

Lo svolgimento di attività di TT con una organizzazione specifica da parte delle università italiane rappresenta un fatto piuttosto recente. I primi UTT in Italia (par. 2.2) sono stati costituiti nella seconda metà degli anni Novanta, ma è a partire dal 2000 che il fenomeno ha iniziato a presentare una consistenza rilevante. Tra il 2001 e il 2008 sono stati creati ben 53 UTT, pari al 91,4% del numero totale di UTT (n=58) ad oggi presenti presso le università italiane. Nel corso di tutte le edizioni dell'indagine si è riscontrata una tendenza generalizzata verso la creazione di UTT interni all'università di appartenenza (fattispecie che al 31 dicembre 2009 interessa il 96,1% delle università italiane; par. 2.6). Inoltre, nella maggioranza dei casi (88,2%) gli UTT offrono i propri servizi ad un’unica università par. 2.2). Nel 2009, il 57,9% rispondenti degli atenei possiede o partecipa ad un parco scientifico, mentre nel 47,4% dei casi si rileva la partecipazione ad un incubatore di impresa (par. 2.3). In generale, è possibile osservare come tali valori siano progressivamente aumentati negli anni considerati ai fini dell’analisi. L’importo medio del budget annuale delle università (par. 2.4) nel 2009 è pari a circa 241 milioni di Euro ed appare in crescita nel periodo considerato. Per le università ‘top 5’, l’importo medio annuale assume livelli significativamente maggiori (pari a circa 738 milioni di Euro), esibendo un trend di progressiva crescita nell’intero periodo oggetto di analisi (+25,2% rispetto al 2004 e +4% rispetto al 2008). Relativamente ai fondi per la ricerca scientifica e tecnologica (par. 2.5), nel 2009 essi ammontano in media a circa 24 milioni di Euro per ateneo, con un lieve calo rispetto all’anno precedente, dopo aumenti costanti rilevati a partire dal 2004. Se si considerano le università ‘top 5’, che dispongono di fondi per la ricerca di importo medio estremamente elevato (pari a circa 82 milioni di Euro per ateneo), il calo rispetto al 2008 è ancora più marcato. Per quanto

Page 25: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

24

riguarda la provenienza dei fondi per la ricerca (par. 2.5), i contratti di R&C e servizi tecnici finanziati da terzi (pari al 24,8% nel 2009) registrano nel periodo in esame un progressivo aumento della propria incidenza sul totale delle fonti finanziarie, fino a superare il peso esercitato dai fondi provenienti dal governo centrale (22,4%), che hanno esibito un calo speculare. Sostanzialmente stabili nell’intero periodo appaiono le quote percentuali rivestite dai fondi propri delle università (19%) e dai fondi provenienti dall’Unione Europea (UE; 10%). La quinta fonte in ordine di importanza (9,8%) è rappresentata dalla regione di localizzazione dell’ateneo e dagli altri enti locali, progressivamente più coinvolti nella politica della ricerca delle università.

In relazione agli obiettivi istituzionali degli UTT (par. 2.6) quello di gestire in modo appropriato i risultati della ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale è diventato nel corso dell’ultimo quadriennio l’obiettivo più importante, seguito a poca distanza dalla possibilità di generare risorse aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti. La possibilità di generare ricadute sull’economia regionale rappresenta un altro obiettivo perseguito con costanza dagli UTT delle università, rivestendo un’importanza superiore rispetto alla generazione di ricadute sull’economia nazionale. Infine, l’eventualità di generare ricavi per il personale accademico ha mantenuto una rilevanza contenuta nel periodo considerato.

Per quel che riguarda le diverse funzioni svolte dagli UTT (par. 2.6) nel 2009 emerge come la gestione della PI rappresenti la funzione principale degli UTT (94,1%), seguita a breve distanza dal supporto alla creazione di imprese spin-off (92,2%) e delle attività di licensing (76,5%). Incidenze percentuali minori, seppur significative, sono rivestite dalla gestione dei contratti di ricerca e collaborazione con l’industria (45,1%) e dei contratti di ricerca e consulenza (41,2%). Lo sviluppo professionale continuo (27,5%), la gestione di parchi scientifici e/o incubatori (25,5%), la fornitura di servizi tecnici (23,5%) e la gestione dei fondi per la ricerca (23,5%) costituiscono funzioni svolte dagli UTT con minor frequenza, mentre la gestione di fondi di seed capital (9,8%) rappresenta una funzione marginale.

1.2. Il personale degli UTT

Nel 2009 presso gli UTT italiani risultano complessivamente impiegate circa 187 unità di personale universitario equivalente a tempo pieno (ETP), per un valore medio pari a 3,7 unità (par. 3.1). Nell’arco di tempo considerato (2004-2009) si assiste – dopo un primo triennio di sostanziale stabilità del numero medio di unità di personale impiegate negli UTT (negli anni 2004-2006 infatti il numero medio di addetti ETP risulta pari a circa 3 unità di personale) – ad un incremento nei livelli di staff mediamente impegnati nelle attività di TT, occorso nel 2007 (+14,1% rispetto al 2006), per poi calare a 3,7 unità, dopo un picco raggiunto nel corso del 2008, anno in cui ciascun UTT contava in media 4 addetti ETP. Nel 2009, presso le università ‘top 5’ risultano impiegate - in media - circa 9 unità di personale per UTT, oltre il doppio dello staff mediamente impiegato presso gli UTT della totalità dei rispondenti.

Page 26: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

25

Considerando il rapporto tra lo staff degli UTT ed il personale docente impiegato presso gli atenei in discipline scientifico-tecnologiche (S&T), si rileva nel 2009 la presenza di 5,8 addetti ETP ogni mille

docenti in discipline S&T di ruolo presso le università rispondenti (par. 3.1). Considerando

l’evoluzione di tale indicatore nel tempo, si nota un sensibile incremento di tale ratio nel periodo 2004-2008, quinquennio in cui l’indicatore in parola passa dalle 4,3 unità di staff dell’UTT per migliaio di docenti in discipline S&T che si contavano mediamente nel 2004 a 6 addetti per migliaio di docenti nel 2008 (+39,5% rispetto al 2004). Nel corso dell’ultimo anno, invece, il ratio considerato ha subito un lieve decremento (-3,3% rispetto al 2008). Tale contrazione è attribuibile alla riduzione nell’organico degli UTT (-9,6% rispetto al 2008), la quale risulta più intensa rispetto al calo che ha interessato il personale docente in discipline scientifico-tecnologiche nel medesimo arco temporale (-6,8% rispetto al 2008).

1.3. Domande di brevetti

Nel 2009 le università che hanno partecipato al rapporto Netval hanno presentato 243 domande di priorità (+92,9% rispetto al 2004, ma -10% rispetto al 2008), per una media di 5 domande per ateneo

(par. 4.2). In particolare, l’81,1% del numero totale di domande è stato depositato in Italia, un

ulteriore 9,1% in Europa, il 7,8% negli USA ed il residuo 2,1% in altri Paesi. Riguardo alle università ‘top 5’, il numero complessivo di depositi nel 2009 è pari a 99 (con un’incidenza sul numero totale di domande depositate dalla generalità dei rispondenti pari al 40,7%), per una media di circa 20 depositi per UTT (evidenziando un incremento percentuale del 50% rispetto al 2004 ed una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente). Il calo di numero di domande di priorità desta sicuramente preoccupazione, anche se è lecito pensare che in parte sia imputabile ad una maggiore capacità di selezione da parte degli UTT.

1.4. Brevetti concessi

Con riferimento ai brevetti effettivamente concessi (par. 4.5), nel 2009 sono stati complessivamente ottenuti 277 brevetti (+269,3% rispetto al 2004 e +138,8% rispetto al 2008), con una media per ateneo pari a 5,5 brevetti per università (+247,2% rispetto al 2004 e +143,6% rispetto al 2008). Il numero dei brevetti concessi alle università ‘top 5’ nel 2009 è pari a 137, per una media di 27,4 concessioni per UTT (+242,5% rispetto al 2004 e +140,4% rispetto al 2008). Con riferimento agli uffici brevettuali di competenza, i brevetti nazionali rivestono nell’intero periodo d’indagine un peso relativo significativamente maggiore rispetto a quelli internazionali, risultando pari a ben il 77,4% del numero totale di concessioni registrate nel 2009, contro il 15,3% rappresentato dai brevetti europei ed il 7,3% rivestito dai brevetti statunitensi. A differenza delle domande di priorità, che sono calate, i brevetti effettivamente concessi risultano quindi in aumento, essendo il frutto di attività svolte negli anni precedenti.

Page 27: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

26

1.5. Brevetti in portafoglio

Alla fine del 2009, il numero di brevetti detenuti in portafoglio5 (par. 4.6) dalle università italiane ammonta complessivamente a 2.541 unità (+113,7% rispetto al 2005 e +17,6% rispetto al 2008), per una media di 52,9 titoli attivi (+123,4% rispetto al 2005 e +24,9% rispetto al 2008), evidenziando un trend di progressiva crescita nell’arco di tempo in esame, che interessa anche le università ‘top 5’. Nel 2009, infatti, le 5 università più ‘performanti’ contano nel proprio portafoglio 1.091 brevetti attivi (pari al 42,9% del volume titoli attivi relativo all’intero campione), per una media di 218,2 titoli per ateneo (+105,1% rispetto al 2005 e +8,2% rispetto al 2008). Con riferimento alla composizione dei brevetti attivi al 31.12.2009 in base all’ufficio brevettuale di competenza, sono i brevetti italiani a rivestire l’incidenza maggiore, sia per il campione nel suo complesso (54,1%), che per le università ‘top 5’ (51,1%).

1.6. Spesa per la protezione della PI

La spesa sostenuta per la protezione della PI6 (par. 4.7) nel 2009 ammonta complessivamente a poco più di 2,3 milioni di Euro (+77,3% rispetto al 2004 e -3,8% rispetto al 2008), per un importo medio pari a circa 55 mila Euro per università (+73,1% rispetto al 2004 e +10% rispetto al 2008). La spesa affrontata dalle università ‘top 5’ nel 2009 ammonta complessivamente a circa 950 mila Euro, pari – in media – a circa 190 mila Euro per UTT. Nel 2009 il costo per la protezione della PI mediamente associato a ciascun titolo attivo in portafoglio a fine anno (par. 4.7) risulta pari a 887 Euro, evidenziando un trend di spesa decrescente nell’intero periodo considerato (-19,2% rispetto al 2008 e -41,8% rispetto al 2005). La quota media a carico dei licenziatari è stata pari al 21,2% nel 2009, mostrandosi in aumento rispetto ai valori medi rilevati nel corso delle precedenti edizioni dell’indagine.

1.7. Contratti di licenza

Nel 2009 sono stati complessivamente stipulati 65 contratti di licenza e/o opzione (par. 5.1), per una media di 1,5 accordi per ateneo. Tali performance risultano in calo (-23,7%) rispetto alla sostanziale stabilità osservata nel triennio precedente (triennio negli anni 2006-2008, il numero medio di accordi conclusi annualmente è stato infatti pari a 1,9 contratti per ateneo).

5 Il volume dei brevetti attivi complessivamente presenti in portafoglio è rappresentato dall’insieme delle domande in attesa di concessione e dei brevetti concessi di titolarità/co-titolarità dell’università al 31 dicembre di ciascun anno. Tale grandezza include dunque il totale dei titoli attivi, decurtato dei casi di dismissione, cessione e vendita. 6 Inclusiva delle spese legali, dei costi di brevettazione e delle consulenze.

Page 28: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

27

Le evidenze relative alle università ‘top 5’ mostrano che nel 2009 il numero complessivo di accordi conclusi ammonta a 42 (con una incidenza pari al 64,6% sui risultati relativi alla generalità del campione), pari – in media – a 8,4 contratti per ateneo (performance pressoché raddoppiata rispetto al 2004, ma che tuttavia registra un decremento del 14,3% rispetto al 2008). Si registra quindi un calo del numero di contratti di licenza conclusi sia per le università ‘top 5’ che per il resto dei rispondenti. Con riferimento alla provenienza geografica dei partner industriali (par. 5.1) dei contratti di licenza e/o opzione conclusi nel 2009, gli atenei hanno stipulato accordi quasi esclusivamente con imprese italiane (95,4%, in costante crescita nel periodo considerato) ed in minor misura con imprese straniere (per il residuo 4,6%), localizzate sia in Paesi europei (1,5%) che extra-europei (3,1%).

Relativamente al numero di contratti di licenza e/o opzione attivi nel portafoglio (par. 5.3) al 31 dicembre 2009, si contano complessivamente 284 accordi (+155,9% rispetto al 2004 e +11,8% rispetto al 2008), pari in media a 6,5 contratti in portafoglio per ateneo rispondente (+132,1% rispetto al 2004 e +20,4% rispetto al 2008). Per quanto attiene le università ‘top 5’, il portafoglio contratti include 160 accordi attivi (per un’incidenza del 56,3% sui risultati relativi all’intero campione), pari – in media – a ben 32 licenze e/o opzioni per UTT (+131,9% rispetto al 2004 e +16,8% rispetto al 2008).

Le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre 2009 (par. 5.5) ammontano complessivamente a oltre 1,4 milioni di Euro (-9,1% rispetto al 2004 e +11,5% rispetto al 2008), per un valore medio pari a 33,1 mila Euro (-9% rispetto al 2004 e -3,7% rispetto al 2008). I ritorni economici registrati dalle università ‘top 5’ assumono importi annuali significativamente maggiori rispetto alle performance della generalità del campione: l’ammontare complessivo dei ritorni economici da contratti attivi al 31 dicembre 2009 è pari a circa 1,3 milioni di Euro (con una incidenza elevatissima, superiore all’89%, sui risultati relativi alla generalità dei rispondenti), pari - in media - a circa 260 mila Euro per UTT (+5,9% rispetto al 2004 e +19% rispetto al 2008). Le performance medie assumono valori più elevati includendo nell’analisi le sole università rispondenti che esibiscano nell’anno considerato un portafoglio licenze/opzioni attive non nullo (par. 5.5). Nel 2009, il loro ammontare medio è infatti pari a 50,2 mila Euro per UTT (-40,5% rispetto al 2004 e +22,4% rispetto al 2008), contro i 33,1 mila Euro rilevati in media per l’intero campione.

Page 29: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

28

1.8. Le imprese spin-off

Circa l’85% delle 873 imprese spin-off (par. 6.2) ad oggi da noi rilevate7 e attive nel territorio

nazionale è stato infatti costituito nel corso dell’ultimo decennio. In particolare, nel 2009 sono state costituite 75 unità8 (pari all’8,6% del numero complessivo di imprese spin-off ad oggi identificate nel nostro Paese). Il tasso di sopravvivenza è particolarmente elevato.

Il fenomeno è tuttora concentrato e consolidato principalmente al Centro-Nord, ma in recente espansione anche al Sud e nelle Isole: oltre il 50% delle spin-off identificate è localizzato nell’Italia Settentrionale, il Centro ne ospita il 26,9%, mentre nella parte meridionale ed insulare del Paese risiede il residuo 22,5%. Le considerazioni sopra esposte appaiono supportate anche dall’analisi delle regioni di localizzazione (par. 6.2) delle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009: è infatti l’Emilia Romagna la regione che ospita il maggior numero di spin-off (13,6%). Livelli di concentrazione minori, seppure elevati, si registrano in Lombardia (11,5%), Toscana (10,2%), Piemonte (9,6%), Lazio (6,8%) e Friuli Venezia Giulia (6,1%).

Relativamente ai settori di attività (par. 6.2) delle spin-off attive in Italia al 31 dicembre 2009, circa un terzo di tali imprese (il 32,8% per la precisione) è attivo nel campo delle ICT, che costituisce il settore più popolato, sebbene il peso relativo sia progressivamente diminuito nel tempo e siano cresciute le imprese attive nei comparti energia e ambiente (attualmente il secondo settore più rappresentato, con un’incidenza del 16,2% sul totale) e delle life sciences (15%, in costante aumento). Seguono i comparti dell’elettronica (9,3%), dei servizi per l’innovazione (7,4%) e del biomedicale (7,3%), mentre si rilevano quote più modeste per l’automazione industriale (5,2%), il settore delle nanotecnologie e dei nuovi materiali (3,4%), della conservazione dei beni culturali (1,6%) ed - infine - dell’aerospaziale (0,7%).

Relativamente alle università e/o altro EPR di origine (par. 6.2), è sostanzialmente nelle regioni più popolate in termini di spin-off che risultano localizzati le università e gli altri EPR più dinamici in termini di numero di imprese generate. Sono evidenti i casi di università che hanno puntato molto sulle imprese spin-off, in tempi diversi, come il Politecnico di Torino (le cui spin-off rappresentano il 6,91% del totale nazionale), le Università di Bologna (4,8), Perugia (4%), Padova (4%), Udine (3,8%) e Cagliari (3,7%), la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (3,2%), l’Università di Milano (3,2%), il Politecnico di Milano (3,1%), l’Università di Pisa (2,9%), della Calabria (2,9%) e l’Università Politecnica delle Marche (2,9%). Il caso dell’INFM-CNR (che complessivamente incide per il 9,5% sul numero totale di imprese spin-off ad oggi rilevabili nel contesto italiano) è forse diverso da quello delle

7 Non solo quelle provenienti dagli atenei che hanno preso parte all’indagine, bensì la generalità delle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia, gemmate sia dalle università che da altri Enti Pubblici di Ricerca (EPR).

8 Il dato relativo al 2009 è da considerarsi largamente provvisorio e destinato ad aumentare, poiché la visibilità di queste imprese spesso diventa effettiva alcuni mesi dopo la costituzione formale.

Page 30: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

29

università, e rappresentativo di una specifica azione strategica e innovativa per la promozione di questo tipo di imprese, lanciata in forma originale e in tempi in cui il fenomeno delle imprese spin-off non era ancora così popolare. Con riferimento alle evidenze relative alle università ‘top 5’, da queste ultime sono state ad oggi gemmate complessivamente 220 imprese spin-off (con un’incidenza pari al 25,2% sul totale nazionale), pari – in media – ad un portafoglio di 44 imprese attive per EPR di origine.

Il trend del fatturato (par. 6.4) nel periodo 2006-2008 evidenzia una crescita dei ricavi medi prodotti pari a +23,8%. L’andamento del fatturato appare correlato con l’età dell’azienda spin-off: le imprese mostrano, infatti, una crescita consistente nei primi anni di vita (pur partendo da fatturati iniziali molto bassi) che tende a ridursi dopo la fase di start-up. Quando e se le imprese superano questo periodo di relativa stabilità, attraverso investimenti e sviluppo di prodotti, si mostrano in grado di crescere in modo consistente.

Il mercato geografico di riferimento (par. 6.7) è prevalentemente localizzato in Italia, dove viene realizzato quasi il 90% del fatturato. La quota rimanente si distribuisce tra un 7% che deriva da scambi commerciali nei Paesi dell’UE ed un residuale 3,6% prodotto nei Paesi extra-UE. La capacità di estensione commerciale di tali imprese dunque appare non ancora completamente espressa, come sembrerebbe altresì suggerire la quota media di fatturato derivante da esportazioni (pari al 10% nel 2008), nonché il fatto che ammontino a poco meno del 30% le imprese con una quota positiva di fatturato derivante da scambi commerciali con l’estero. Sono inoltre 16 (ovvero il 6,4%) le aziende che hanno una percentuale di fatturato derivante dall’export superiore al 50%.

L’esplorazione delle potenzialità tecnologico-produttive delle aziende suggerisce che si tratta di realtà dotate di una buona capacità di sviluppo della tecnologia (par. 6.7): la quota di esse che possiede un prodotto o servizio pronto per essere commercializzato o addirittura standardizzato passa dal 20% al momento della costituzione dell’impresa all’80% alla data odierna. Lo sviluppo di tale offerta high-tech consiste nell’industrializzazione di tecnologie spesso molto complesse e sofisticate e - tenuto conto della età relativamente giovane di queste imprese - si realizza in un tempo medio non superiore ai 5 anni. La disponibilità in tempi relativamente brevi di un prodotto o servizio pronto per il mercato consente alle imprese di incrementare rapidamente la quota di fatturato derivante dalla vendita di prodotti, percentuale che passa dal valore medio del 17,4% alla costituzione al 24,2% attuale, con parallela contrazione della quota di servizi/consulenze.

Un approfondimento su un panel di imprese con fatturato superiore al milione di Euro (inclusivo delle 17 imprese del campione di dimensioni maggiori; par. 6.9) evidenzia alcune caratteristiche distintive rispetto alla generalità delle spin-off analizzate: (i) una attività di export decisamente più consistente; (ii) la più frequente disponibilità di uno specifico prodotto/servizio commercializzato e soprattutto, (iii) la maggiore specializzazione su un mercato di nicchia; una maggiore importanza attribuita (iv) agli investimenti nello sviluppo commerciale e (v) alla collaborazione con un partner industriale per la crescita aziendale.

Page 31: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

30

1.9. Benchmark internazionale

Si è infine proceduto a mettere a confronto i risultati relativi alle perfomance ottenute dagli UTT italiani che hanno partecipato all’indagine Netval ed analoghi risultati rilevabili nell’ambito di indagini sulle attività di valorizzazione della ricerca pubblica svolte in ambito internazionale.

Dal confronto tra le performance rilevate da varie indagini nazionali condotte in ambito europeo a livello di singoli Paesi (Italia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Regno Unito e Francia; par. 8.1.1), gli UTT italiani risultano essere - insieme agli irlandesi - i più “giovani” rispetto agli altri contesti nazionali considerati. Per quanto attiene il numero medio di addetti ETP impiegati presso gli UTT nel corso del 2009, si rilevano per gli atenei italiani e irlandesi dimensioni medie contenute, lievemente inferiori rispetto alle evidenze danesi, mentre gli UTT spagnoli presentano dimensioni significativamente maggiori. Passando a considerare i risultati delle procedure del canale invenzione-brevettazione-licensing, relativamente al numero di domande di priorità e di concessioni, nonché alla consistenza del portafoglio brevetti attivi, si nota come gli UTT italiani – sebbene caratterizzati da età e dimensioni mediamente minori rispetto a quanto rilevato per gli altri contesti nazionali inclusi nell’analisi – abbiano registrato nel 2009 performance medie incoraggianti, che non si discostano significativamente rispetto a quelli ottenuti da analoghi uffici esteri (che abbiamo visto essere mediamente più esperti e strutturati dal punto di vista delle risorse umane impiegate), soprattutto con riferimento agli UTT localizzati in Spagna, Irlanda, Danimarca e Francia. Gli aspetti in cui i risultati medi italiani evidenziano margini di miglioramento rispetto ai colleghi europei sono rappresentati dal numero di licenze concluse nell’anno e dalla capacità di generare ritorni da licenze attive in portafoglio. Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off costituite nel 2009, le performance degli atenei italiani sono sostanzialmente allineate - salvo fisiologiche variazioni osservabili fra un contesto nazionale ed un altro - rispetto a quelle registrate dagli altri Paesi europei inclusi nell’analisi.

Passando a considerare le evidenze relative alle indagini multinazionali condotte a livello europeo (ProTon Europe, ASTP e CEMI-EPFL; par. 8.1.2), i rispondenti alle indagini ASTP e CEMI-EPFL risultano mediamente più giovani, ma anche più strutturati dal punto di vista delle risorse umane dedicate alle attività di TT rispetto ai rispondenti all’indagine ProTon. Per quanto attiene le attività di identificazione delle invenzioni e le procedure di brevettazione, le evidenze ottenute da ASTP nel 2008 presentano risultati mediamente superiori rispetto a quanto rilevato da ProTon Europe nel 2009. Con riferimento alle attività di licensing poste in essere dagli UTT europei, i risultati dell’indagine condotta da ProTon Europe esibiscono i valori medi più elevati relativamente al numero di licenze e opzioni annualmente concluse, mentre raggiungono livelli più contenuti rispetto alle evidenze fornite dall’indagine ASTP riguardo gli importi medi annualmente generati dalle attività di licensing. Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off annualmente costituite, le evidenze fornite dall’indagine condotta da ProTon Europe mostrano valori mediamente inferiori rispetto ai risultati relativi alle indagini ASTP e CEMI-EPFL.

Gli UTT statunitensi (par. 8.2.1), che stanno attualmente sperimentando una fase di maturità nelle attività di TT, sembrano avere ormai raggiunto il proprio dimensionamento medio ottimale,

Page 32: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

31

tendenzialmente stabile nel corso degli ultimi anni e sostanzialmente in linea rispetto alle evidenze europee. Si tratta tuttavia di una maturità fruttuosa (e ancora ben lontana dal raggiungimento di livelli di saturazione), in quanto caratterizzata da performance significativamente elevate nelle varie attività di valorizzazione della ricerca pubblica. È in particolare nei livelli considerevoli di output raggiunti con riferimento al canale invenzione-brevettazione-licensing che si osserva con maggiore incisività il portato dell’expertise maturata dagli UTT statunitensi. Soprattutto con riferimento agli importi delle royalties, giova tuttavia sottolineare come l’elevato gap proporzionale osservabile tra i valori mediamente rilevati in ambito europeo e le performance statunitensi, se in parte è da ascrivere ad una esperienza maggiormente consolidata da parte di questi ultimi nelle attività di valorizzazione, in parte è anche da attribuire ad una diversa ratio che guida le attività di TT nei due diversi contesti geografici. Se infatti la generazione di appropriati ritorni economici per l’università ed i suoi dipartimenti rappresenta uno dei principali obiettivi istituzionali che guida le attività di valorizzazione della ricerca pubblica da parte degli atenei americani, negli atenei europei esiste una maggiore tendenza a favorire il trasferimento sul mercato del maggior numero possibile di invenzioni generate in ambito accademico, attraverso i principali canali della valorizzazione: brevetti, licenze e spin-off. Relativamente alle imprese spin-off, i risultati mediamente registrati dalle università statunitensi appaiono - sostanzialmente allineati rispetto alle evidenze europee.

Le considerazioni sopra esposte circa l’obiettivo di massimizzazione delle revenues generate dalle attività di licensing sono valide anche con riferimento al Canada9 (par. 8.2.2), Paese in cui le attività di TT presentano un’origine più recente rispetto agli Stati Uniti, sostanzialmente in linea rispetto a quanto osservato nel contesto europeo. Allineati rispetto alle evidenze europee e statunitensi appare altresì la dimensione media degli UTT in termini di risorse umane impiegate. Con riferimento agli indicatori medi di performance relativi alle attività di invenzione-brevettazione-licensing nel 2009, ad eccezione del numero annuale di grants registrati, il valore di tutti gli altri indicatori relativi alle attività di brevettazione e di licensing - seppure ancora lontano rispetto alle performance statunitensi - appare sensibilmente superiore rispetto a quanto osservato per gli UTT europei. Infine, con riferimento al numero di nuove imprese spin-off create nell’anno, le università canadesi sostanzialmente allineate rispetto agli atenei europei e statunitensi.

Per quanto riguarda la Repubblica Popolare Cinese (par. 8.3.1), a fronte di una dimensione media lievemente inferiore rispetto a quanto registrato mediamente nel Nord America ed in Europa, i volumi medi delle attività connesse alle procedure di brevettazione appaiono significativamente più elevati rispetto agli standard europei e – con riferimento al numero annuale di grants – tendenzialmente in linea rispetto ai risultati statunitensi. Molto al di sopra dei risultati osservati in Europa e Nord America risulta la consistenza media del portafoglio brevetti attivi, sebbene questi ultimi interessino nella quasi totalità dei casi il Chinese Patent Office. A fronte di un’attività brevettuale (seppur in ambito nazionale) tanto intensa, il numero medio di contratti di licenza e opzione stipulati nel 2008 è molto contenuto, risultando allineato rispetto alle performance italiane e

9 E, come si avrà modo di commentare più avanti nella trattazione, all’Australia.

Page 33: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

32

francesi. Nel corso dell’anno, gli importi medi delle entrate derivanti dalle attività di licensing appaiono più elevati rispetto ai ritorni economici mediamente rilevati dagli UTT italiani e francesi, sebbene ancora al di sotto rispetto agli standard medi europei, ed - a maggior ragione - nord americani. Infine, con riferimento alla creazione di imprese spin-off, il numero medio di neo-imprese operanti in settori S&T generate dalle università cinesi nel corso del 2006 appare estremamente consistente rispetto alle evidenze relative agli altri contesti inclusi nell’analisi, allineandosi ai valori medi ottenuti in ambito europeo dall’indagine CEMI-EPFL nel 2007. Giova tuttavia sottolineare l’estrema eterogeneità nelle accezioni di ‘impresa spin-off della ricerca pubblica’ adottate in ambito europeo, americano e asiatico.

Tra i Paesi inclusi nell’esercizio di benchmarking, gli UTT giapponesi (par. 8.3.2) presentano le dimensioni medie maggiori. L’attività inventiva e brevettuale presenta nel corso del 2009 volumi medi particolarmente significativi (ad eccezione della consistenza media del portafoglio brevetti attivi al 31 dicembre 2009) superando i valori relativi al contesto europeo, ma mantenendosi comunque al di sotto dei livelli osservati per i Paesi del Nord America e per la Cina. Con riferimento alle attività di licensing, il numero medio di contratti di licenza e opzione stipulati dagli atenei giapponesi nel corso del 2009 è particolarmente alto, risultando sostanzialmente allineato rispetto ai volumi medi osservati per il Regno Unito e gli Stati Uniti. Ad una attività negoziale particolarmente serrata da un lato, si associano tuttavia entrate da licensing abbastanza contenute dall’altro, in linea rispetto alle evidenze relative a Italia e Spagna, nel contesto europeo. Per quanto infine attiene la creazione di nuove imprese spin-off, si osservano risultati significativamente alti, simili a quanto rilevato per la Cina. Anche in questo caso, valgono le considerazioni espresse trattando le evidenze relative alla Repubblica Popolare Cinese circa le diverse definizioni del concetto di ‘impresa spin-off’ adottate in differenti regioni del mondo.

La valorizzazione della ricerca pubblica costituisce un fenomeno recente per le università localizzate nella Corea del Sud (par. 8.3.3), le quali stanno attualmente sperimentando uno stadio del proprio ciclo di vita (dal punto di vista dell’esperienza maturata nel campo del TT svolto dagli atenei in maniera organizzata, attraverso la formale costituzione di UTT) simile a quanto rilevato per i casi italiano e irlandese. Si tratta infatti in entrambi i casi di UTT mediamente giovani e poco strutturati dal punto di vista delle risorse umane. Tuttavia, nonostante l’attraversamento da parte dei tre contesti nazionali in parola di una fase simile nel proprio ciclo di sviluppo, si rileva come gli indicatori relativi alle attività di brevettazione e licensing siano più elevati nella Corea del Sud rispetto a quanto rilevato per Italia e Irlanda, mentre è relativamente alla creazione di imprese spin-off che gli UTT italiani e irlandesi appaiono più ‘prolifici’ (seppur con tutte le cautele sopra espresse relativamente alle differenti definizioni di ‘impresa spin-off della ricerca pubblica’ adottate nelle diverse regioni del mondo).

L’ultimo Paese incluso nell’esercizio di benchmarking internazionale tra diverse macro-regioni a livello mondiale è l’Australia (par. 8.4.1), i cui indicatori di performance appaiono sostanzialmente allineati rispetto alla media europea, con riferimento sia alla dimensione degli UTT (in termini di risorse umane), sia al volume delle attività di identificazione delle invenzioni, di brevettazione e di

Page 34: Survey 2011 (dati 2009)

1. Executive Summary

33

stipulazione di contratti di licenza e opzione. Il portafoglio brevetti attivi mediamente detenuto dalle università australiane al 31 dicembre 2007 risulta invece superiore rispetto alle medie europee, ma ancora inferiore rispetto al dato cinese. Per quanto attiene le entrate dalle attività di licensing, l’importo medio - sebbene ancora lontano dal raggiungere i livelli registrati dagli Stati Uniti - è superiore alle performance osservate nei Paesi europei, del Sud Est Asiatico ed in Canada, soprattutto in considerazione del numero abbastanza contenuto di contratti mediamente stipulati nell’anno (in linea rispetto alle evidenze mediamente rilevate a livello europeo e nella Corea del Sud). Se dunque con riferimento a tutti gli indicatori di performance presentati finora le evidenze australiane appaiono simili a quanto osservato mediamente in Europa, relativamente all’obiettivo di massimizzazione delle revenues da licensing (e all’effettivo conseguimento di concreti risultati in merito), l’esperienza dell’Australia si avvicina maggiormente ai casi rilevati nella regione nord americana (Canada, ma – soprattutto – Stati Uniti). Infine, il tasso di creazione annuale di nuove imprese spin-off, particolarmente contenuto, appare simile a quanto rilevato per la Corea del Sud ed il Canada, attestandosi a livelli sensibilmente inferiori rispetto alle evidenze presentate con riferimento a tutti gli altri ambiti nazionali inclusi nell’analisi.

Page 35: Survey 2011 (dati 2009)

34

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT)

negli atenei italiani

2.1. I rispondenti all’indagine 2009

Alla presente ottava indagine hanno preso parte 57 università10 che rappresentano, sul totale nazionale, il 79,6% degli studenti universitari e l’83,3% dei docenti di ruolo11. Rispetto alle precedenti indagini il numero di università partecipanti è notevolmente cresciuto (+90% rispetto al 2002). Quasi tutte le università rispondenti all’indagine 2009 (il 91,2%) risultano essere università con più facoltà, sia scientifico-tecnologiche (S&T) che economico-sociali; il restante 8,8% è rappresentato da atenei con sole facoltà tecniche.

10 A tal proposito, si ringraziano per aver preso parte alla presente indagine (in ordine alfabetico): Libera Università di Bolzano; Politecnico di Milano; Politecnico di Torino; Scuola Normale Superiore (Pisa); Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa); Seconda Università di Napoli; SISSA (Trieste); Università ‘Ca’ Foscari’ (Venezia); Università ‘Federico II’ (Napoli); Università ‘La Sapienza’ (Roma); Università ‘Magna Graecia’ (Catanzaro); Università ‘Tor Vergata’ (Roma); Università ‘Tuscia’ (Viterbo); Università Commerciale ‘Luigi Bocconi’ (Milano); Università de L’Aquila; Università del Molise; Università del Piemonte Orientale ‘Amedeo Avogadro’ (Vercelli); Università del Salento; Università del Sannio (Benevento); Università della Basilicata; Università della Calabria; Università della Valle d’Aosta; Università di Bari; Università di Bergamo; Università di Bologna; Università di Brescia; Università di Cagliari; Università di Camerino; Università di Cassino; Università di Catania; Università di Ferrara; Università di Firenze; Università di Foggia; Università di Genova; Università di Macerata; Università di Messina; Università di Milano; Università di Milano-Bicocca; Università di Modena e Reggio Emilia; Università di Padova; Università di Palermo; Università di Parma; Università di Pavia; Università di Perugia; Università di Pisa; Università di Roma Tre; Università di Salerno; Università di Sassari; Università di Siena; Università di Teramo; Università di Torino; Università di Trento; Università di Trieste; Università di Udine; Università di Verona; Università Politecnica delle Marche; Università Telematica ‘Guglielmo Marconi’.

11 Per maggiori dettagli, cfr. tabella B.1 in Appendice (sezione B: ‘Il peso delle università rispondenti’).

Page 36: Survey 2011 (dati 2009)

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

35

Si procede in questa sede a descrivere sinteticamente i principali risultati emersi dall’elaborazione dei dati raccolti nel corso delle varie edizioni dell’indagine Netval, sia relativamente alla generalità dei rispondenti, sia con riguardo alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascuna attività di TT hanno registrato i risultati più significativi su base annuale).

Con riferimento alle evidenze riguardanti il campione nel suo complesso, è opportuno precisare che non tutte le 57 università che hanno partecipato all’indagine hanno risposto alla totalità delle

domande12: di conseguenza, la numerosità del campione dei rispondenti può risultare diversa nelle varie elaborazioni statistiche.

2.2. Anno di costituzione degli UTT

Come noto, lo svolgimento di attività di TT con una organizzazione specifica da parte delle università italiane rappresenta un fatto piuttosto recente (figura 2.1). E’ infatti nella seconda metà degli anni Novanta che sono stati costituiti i primi UTT e tra il 2001 e il 2008 53 università hanno istituito uno specifico ufficio. Dal 2004 al 2006 sono stati costituiti circa il 50% degli UTT delle università italiane.

Nella maggioranza dei casi (88,2%) gli UTT offrono i propri servizi ad un’unica università. Tuttavia, iniziano ad emergere tentativi, in alcuni casi anche concreti, di organizzazione e coordinamento su base regionale delle attività di valorizzazione.

Figura 2.1 - Anno di costituzione degli UTT (n=58)

12 In particolare, sono state eliminate dal computo delle medie le università che - pur avendo risposto nell’anno in corso o in quelli precedenti alla parte anagrafica ed a quella generale del questionario - non risultano attive né con riferimento all’attività di brevettazione, né relativamente alla creazione di imprese spin-off.

Page 37: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

36

2.3. Parchi scientifici e incubatori

Nel 2009, il 57,9% dei rispondenti (n=57) possiede o partecipa ad un parco scientifico, mentre nel 47,4% dei casi (n=57) si rileva la partecipazione ad un incubatore di impresa (figura 2.2). In generale, è possibile osservare come tali valori siano progressivamente aumentati nei sette anni considerati ai fini dell’analisi13.

In particolare, la partecipazione degli atenei rispondenti ad un incubatore di impresa nel 2009 è praticamente raddoppiata nel corso del periodo in esame, risultando pari al 47,4%, contro il 23,3% del 200314. Anche la percentuale di università che partecipano ad un parco scientifico ha registrato un sensibile incremento, passando dal 44,6% nel 2003 al 57,9% nel 2009. Ed in effetti questo dato conferma ciò che risulta piuttosto evidente anche dall’interazione con gli UTT, e cioè che sempre più spesso tali uffici possono contare sulla collaborazione con un incubatore o parco universitario, con il quale collaborano quando addirittura non ne sono direttamente responsabili. Allo stesso tempo questa evoluzione rappresenta anche una possibile difficoltà organizzativa da gestire, dato che il rapporto tra incubatore universitario e UTT deve comunque essere oggetto di specifiche decisioni strategiche da parte delle università, al fine di evitare sovrapposizioni, incertezze e conflitti.

13 La minore quota percentuale osservabile nel 2009 rispetto al 2008 per quanto concerne la partecipazione dell’università a parchi scientifici e tecnologici è da attribuirsi alla diversa composizione del campione dei rispondenti in occasione delle diverse edizioni dell’indagine, piuttosto che a fenomeni di ‘dismissione’ di politiche poste in atto precedentemente. 14 Vale qui la pena citare la crescente collaborazione tra l’associazione PNI Cube (www.pnicube.it), Associazione degli Incubatori e delle Business Plan Competition e Netval, che svolgono attività fortemente complementari tra loro.

Page 38: Survey 2011 (dati 2009)

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

37

Figura 2.2 - Partecipazione a parchi scientifici ed a incubatori di impresa (n2003=56; n2004=65; n2005=65; n2006=66; n2007=65; n2008=57; n2009=57)

44,6

23,3

53,1

33,8

52,3

34,4

53

38,5

53,1

38,5

62,5

38,5

57,9

47,4

0

10

20

30

40

50

60

70

Parco scientifico Incubatore d'impresa

Quo

ta p

erce

ntua

le d

i uni

vers

ità

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

2.4. Il budget totale delle università

Il budget totale delle università (figura 2.3) fornisce una prima idea del volume di attività svolte da parte degli UTT. Con riferimento ai dati relativi al nostro campione (n=48), l’importo medio del budget è pari a circa 241 milioni di Euro nel 2009, in crescita nel periodo considerato.

Considerando le università ‘top 5’, si osserva che l’importo medio assume livelli significativamente elevati, soprattutto se paragonato al corrispondente valore calcolato per la generalità dei rispondenti. Nell’arco degli anni 2004-2009 esso infatti si attesta intorno ai 600-750 milioni di Euro in termini medi (pari a circa il triplo del budget mediamente a disposizione della generalità dei rispondenti), esibendo un trend di progressiva crescita nell’intero periodo oggetto di analisi. In particolare, nel 2009 il budget mediamente a disposizione delle università ‘top 5’ ammonta a circa 738 milioni di Euro per ateneo rispondente (+25,2% rispetto al 2004 e +4% rispetto al 2008).

Page 39: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

38

Figura 2.3 - Budget medio annuale delle università (n2004=51; n2005=53; n2006=57; n2007=59; n2008=56; n2009=48)

191,0

589,5

189,9

633,5

212,3

702,6

211,2

679,4

226,1

710,0

241,0

738,3

0

100

200

300

400

500

600

700

800

Intero campione Università 'top five'

Val

ori m

edi (

in m

ilion

i di E

uro)

2004 2005 2006 2007 2008 2009

2.5. Fondi per la ricerca

Relativamente ai fondi per la ricerca scientifica e tecnologica (figura 2.4), nel 2009 essi ammontano mediamente a circa 24 milioni di Euro per ateneo, con un lieve calo rispetto all’anno precedente, dopo aumenti costanti dal 2004 in poi. Se si considerano le università ‘top 5’, che dispongono di fondi per la ricerca di importo medio estremamente elevato, il calo rispetto al 2008 è ancora più marcato. Nel 2009 infatti il valore dei fondi per la ricerca mediamente a disposizione delle università ‘top 5’ risulta pari a circa 82 milioni di Euro per ateneo, contro i circa 87 dell’anno precedente. E’ questo un primo segnale di preoccupazione che emerge dal presente rapporto: i fondi per la ricerca calano e molto probabilmente diminuiranno anche, in futuro, i risultati delle ricerche realizzate.

Page 40: Survey 2011 (dati 2009)

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

39

Figura 2.4 - Importo medio dei fondi per la ricerca delle università (n2004=51; n2005=52; n2006=58; n2007=58; n2008=53; n2009=45)

15,4

46,6

15,0

52,4

18,8

76,7

20,0

78,3

24,0

87,3

23,7

81,7

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Intero campione Università 'top five'

Val

ori m

edi (

in m

ilion

i di E

uro)

2004 2005 2006 2007 2008 2009

Per quanto riguarda la provenienza dei fondi per la ricerca (tabella 2.1), si rileva in primo luogo come i contratti di R&C e servizi tecnici finanziati da terzi abbiano continuato il trend registrato nel periodo in esame, e cioé un progressivo aumento della propria incidenza sul totale delle fonti finanziarie, fino a superare nel 2008 il peso esercitato dai fondi provenienti dal governo centrale, divenendo così la principale fonte di finanziamento delle università rispondenti, rappresentando nel 2009 il 24,8% del loro importo complessivo. Specularmente, i fondi provenienti dal governo centrale (che hanno costituito la principale fonte di finanziamento per le università rispondenti fino all’edizione 2007 dell’indagine) hanno registrato una costante riduzione della propria incidenza sul totale fondi per la ricerca, passando da una quota percentuale pari al 37,5% nel 2004 al 22,4% nel 2009.

I fondi propri delle università rappresentano nell’intero periodo una quota percentuale sostanzialmente stabile (salvo lievissime variazioni annuali), pari a circa il 15% dell’importo totale. Nel corso del 2009 si registra tuttavia un leggero aumento della relativa incidenza sul totale dei fondi di ricerca delle università, di cui rappresentano una quota media pari a circa il 19%.

I fondi provenienti dall’Unione Europea (UE) mantengono per l’intero arco di tempo oggetto di analisi un peso percentuale pari a circa il 10% dell’importo totale dei fondi, salvo lievi variazioni annuali in diminuzione o in aumento.

La quinta fonte in ordine di importanza (con una incidenza pari all’9,8% sul totale) è rappresentata dalla Regione di localizzazione dell’ateneo e dagli altri enti locali, che sono progressivamente più

Page 41: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

40

coinvolti nella politica della ricerca delle università: il loro peso risultava infatti pari solo al 4,4% nel 2004.

Tabella 2.1 - Provenienza dei fondi per la ricerca nelle università

Provenienza

Quota percentuale sul totale dei fondi per la ricerca

2004 2005 2006 2007 2008 2009

(n=51) (n=52) (n=58) (n=57) (n=52) (n=44)

Governo centrale 37,5 33,9 30,4 27,9 23,5 22,4

Contratti di R&C finanziati da terzi e servizi tecnici 19,0 21,2 22,7 25,8 25,3 24,8

Fondi propri dell’università 15,1 15,5 14,4 14,9 15,9 18,8

Unione Europea 10,8 9,0 10,4 10,6 11,1 10,8

Regione e altri enti locali 4,4 7,7 7,8 9,3 12,3 9,8

Donazioni 1,6 1,5 1,6 0,9 0,8 1,3

Altre fonti 11,5 11,2 12,8 10,6 11,1 12,0

Totale fondi per la ricerca 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

La fonte di provenienza dei fondi per la ricerca non è irrilevante ai fini dell’attività di valorizzazione. E’ infatti lecito pensare che molti contratti conto terzi producano risultati che appartengono al committente e che quindi il lavoro per l’UTT sia ridotto al minimo (e allo stesso tempo piuttosto probabile la concreta applicazione dei risultati)15. I risultati della ricerca finanziata dal governo centrale richiedono invece una gestione diretta da parte degli UTT. Esistono poi situazioni di partenariati misti in progetti co-finanziati che coinvolgono gli UTT in attività di mediazione per la gestione della PI.

2.6. Obiettivi istituzionali, mission, politiche e funzioni degli UTT

In relazione agli obiettivi istituzionali degli UTT (figura 2.5), quello di gestire in modo appropriato i risultati della ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale è diventato nel corso dell’ultimo quadriennio l’obiettivo più importante (ottenendo nel 2009 un punteggio medio pari a 4,5), seguito a poca distanza dalla possibilità di generare risorse aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti (4,4), che era stato indicato come il più importante fino al 2005. La possibilità di generare ricadute sull’economia regionale rappresenta un altro obiettivo perseguito con costanza dagli UTT delle

15 E’ comunque noto come anche questa situazione stia cambiando anche grazie alla diffusione dello statement sulla cooperazione responsabile e come un numero crescente di università stia stipulando con le imprese contratti che disciplinano la PI in un modo nuovo, implementato da alcune università italiane e via via adottato anche da altre. La principale caratteristica di questa nuova modalità è che la PI appartiene (in comproprietà) alle università, che poi garantiscono lo sfruttamento commerciale ai partner industriali che però devono dimostrare un interesse attivo al loro utilizzo.

Page 42: Survey 2011 (dati 2009)

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

41

università rispondenti nel 2009 (4,1), e che riveste un’importanza superiore rispetto alla generazione di ricadute sull’economia nazionale (3,3). Infine, l’eventualità di generare ricavi per il personale accademico ha mantenuto una rilevanza contenuta e pressoché stabile nel periodo considerato, con una lieve flessione nel biennio 2008-2009.

Figura 2.5 – Importanza degli obiettivi istituzionali degli UTT ( = poco importante; = molto importante)

0

1

2

3

4

5

Risorse aggiuntive per università e dipartimenti

Ricadute sull'economia regionale

Ricadute sull'economia nazionale

Ricavi per il personale accademico

Gestione appropriata dei risultati

2004 (n=32) 2005 (n=44) 2006 (n=49)

2007 (n=54) 2008 (n=44) 2009 (n=49)

Relativamente alla mission degli UTT (tabella 2.2), dall’indagine 2009 continuano a prevalere due principali obiettivi: (i) la promozione della valorizzazione in chiave economica dei risultati e delle competenze della ricerca scientifica e tecnologica, indicato nel 90,4% dei casi e (ii) la diffusione di una cultura imprenditoriale della ricerca ed il sostegno alle iniziative di spin-off (88,5%). Sono dunque questi i due macro-obiettivi che ormai caratterizzano stabilmente l’operatività degli UTT, seguiti dalla promozione del TT e dei processi di sviluppo economico a livello locale e regionale (84,6%), a pari merito rispetto al sostegno alle politiche di brevettazione dei risultati della ricerca ed al potenziamento delle capacità dell’università di cedere e/o dare in licenza i brevetti (84,6%).

E’ stato invece indicato da una percentuale leggermente più bassa di università (76,9%) l’obiettivo legato al potenziamento delle capacità dell’università e dei singoli dipartimenti di stipulare contratti e/o convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni. Si tratta infatti di attività che alcuni

Page 43: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

42

UTT stanno svolgendo, ma in merito alle quali, in generale, non c’è ancora sufficiente chiarezza nelle università relativamente all’identità degli uffici che dovrebbero esserne responsabili16.

Tabella 2.2 - Mission degli UTT

Obiettivi dell'UTT Quota percentuale di università*

2004 (n=43)

2005 (n=47)

2006 (n=51)

2007 (n=56)

2008 (n=46)

200917 (n=52)

Diffondere una cultura imprenditoriale della ricerca e sostenere le iniziative di spin-off

69,8 85,1 86,3 89,3 91,3 88,5

Promuovere la valorizzazione in chiave economica dei risultati e delle competenze della ricerca scientifica e tecnologica

74,4 80,9 86,3 89,3 93,5 90,4

Promuovere il trasferimento tecnologico ed i processi di sviluppo economico a livello locale e regionale

69,8 76,6 74,5 83,9 89,1 84,6

Sostenere le politiche di brevettazione dei risultati della ricerca e potenziare le capacità dell'università di sfruttare commercialmente i diritti derivanti dal proprio portafoglio brevetti (cessioni e licensing)

72,1 78,7 82,4 80,4 82,6 84,6

Potenziare le capacità dell'università, e dei singoli dipartimenti, di stipulare contratti e/o convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni

60,5 76,6 74,5 75,0 69,6 76,9

Nota: (*) ammesse risposte multiple

Per conseguire gli obiettivi descritti in precedenza sono necessarie specifiche politiche, con appositi regolamenti e procedure (figura 2.6). Oltre ai due ambiti più frequentemente regolati e trattati specificamente dalle università rispondenti - la creazione di imprese spin-off (96,2%) e la proprietà delle invenzioni (86,5%) - si rileva come una significativa percentuale di università abbia predisposto specifiche politiche anche per la collaborazione con l’industria e per la conduzione di ricerche a contratto (pari al 71,2% nel 2009, contro il 67,4% nel 2004). Si rileva invece una minor frequenza nella definizione di specifiche politiche in merito alla risoluzione di conflitti di interesse (il cui peso percentuale è pari al 25% nel 2009).

16 Gli UTT hanno sicuramente le competenze per “commentare” e/o “controllare” i contratti di ricerca che vengono stipulati dai dipartimenti, ma lo fanno solo se tale attività viene loro richiesta nell’ambito dell’ateneo di appartenenza o nell’ambito dei rispettivi regolamenti brevetti e conto terzi. Altra cosa sarebbe invece affidare completamente la parte amministrativa di un contratto di ricerca agli UTT, attività che viene spesso svolta dagli UTT in alcuni Paesi europei, ma questo comporterebbe pesanti modifiche dal punto di vista organizzativo e investimenti dal punto di vista del personale da coinvolgere e formare. 17 Una minore quota percentuale talvolta osservabile nel 2009 rispetto al 2007 ed al 2008 è da attribuirsi alla diversa composizione del campione dei rispondenti alle diverse edizioni dell’indagine, piuttosto che a fenomeni di rivisitazione della mission degli UTT.

Page 44: Survey 2011 (dati 2009)

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

43

Nel corso di tutte le edizioni dell'indagine si è riscontrata una tendenza generalizzata verso la creazione di UTT interni all'università di appartenenza. In particolare, nel 96,1% delle 58 università che al 31.12.2009 avevano costituito un UTT, quest’ultimo rappresenta un ufficio interno all'ateneo.

Figura 2.6 - Specifiche politiche di TT definite dagli UTT (n2004=43; n2009=52)

18,6

18,6

67,4

83,7

81,4

9,6

25,0

71,2

86,5

96,2

0 20 40 60 80 100

Proprietà del copyright

Conflitti di interesse

Collaborazione con l'industria e ricerche a contratto

Proprietà delle invenzioni

Creazione di imprese spin-off

2009 2004

Per quel che riguarda le diverse funzioni svolte dagli UTT (figura 2.7), nel 2009 emerge come la gestione della PI rappresenti la funzione principale degli UTT (94,1% delle università rispondenti), seguita a breve distanza dal supporto alla creazione di imprese spin-off (92,2%) e delle attività di licensing (76,5%). Il 45,1% degli UTT rispondenti si dedica inoltre alla gestione dei contratti di ricerca e collaborazione con l’industria, mentre il 41,2% delle università rispondenti nel 2009 si occupano della gestione dei contratti di ricerca e consulenza. Lo sviluppo professionale continuo (27,5%), la gestione di parchi scientifici e/o incubatori (25,5%), la fornitura di servizi tecnici (23,5%) e la gestione dei fondi per la ricerca (23,5%) costituiscono funzioni svolte dagli UTT con minor frequenza, mentre la gestione di fondi di seed capital (9,8%) rappresenta una funzione marginale degli UTT italiani.

Page 45: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

44

Figura 2.7 – Funzioni svolte dagli UTT (n2004=43; n2009=51)18

11,6

9,3

23,3

9,3

18,6

48,8

72,1

79,1

79,1

9,8

23,5

23,5

25,5

27,5

41,2

45,1

76,5

92,2

94,1

0 20 40 60 80 100

Gestione di fondi di seed capital

Fornitura di servizi tecnici

Gestione dei fondi per la ricerca

Gestione di parchi scientifici/incubatori

Sviluppo professionale continuo

Gestione dei contratti di ricerca e consulenza

Gestione dei contratti di ricerca e collaborazione con l'industria

Gestione delle attività di licensing

Supporto alla creazione di imprese spin-off

Gestione della PI

2009 2004

2.7. Incentivi al TT impiegati dalle università

La tabella 2.3 fa riferimento ai diversi incentivi al TT impiegati dalle università ed a come questi siano variati nel corso del periodo 2004-2009. Nel 2009 la possibilità per il personale accademico di partecipare al capitale sociale di una impresa spin-off è stata indicata dal 96,1% delle università rispondenti (n=51).

Inoltre, sempre nel 2009, presso il 35,4% degli atenei rispondenti i docenti possono ottenere periodi “sabbatici” per lavorare in imprese spin-off di cui sono soci, mentre dall’11,8% del campione è stata

18 I dati circa lo svolgimento della funzione di “gestione dei contratti di R&C” da parte degli UTT degli atenei rispondenti non sono stati oggetto di indagine in occasione dell’edizione 2004.

Page 46: Survey 2011 (dati 2009)

2. Il ruolo degli Uffici di Trasferimento Tecnologico (UTT) negli atenei italiani

45

prevista per il personale accademico la possibilità di ricevere incentivi finanziari per la creazione di imprese spin-off, aggiuntivi rispetto alla partecipazione al capitale sociale.

Nell’86,3% delle università rispondenti all’indagine 2009, i docenti possono trattenere una quota dei proventi derivanti dai contratti di R&C (contro l’83,8% del 2004), mentre nel 92,3% degli atenei del campione, i docenti possono ricevere compensi anche per altre attività di trasferimento della conoscenza19. Inoltre, nel 10% degli atenei del campione è previsto che il coinvolgimento dei docenti nelle attività di TT contribuisca all’ottenimento di eventuali avanzamenti di carriera.

Tabella 2.3 - Gli incentivi al TT impiegati dalle università20

Incentivi al TT impiegati dalle università

Quota percentuale di università

2004 (n=37)

2005 (n=38)

2006 (n=44)

2007 (n=53)

2008 (n=48)

2009 (n=51)

Il personale accademico può far parte del capitale sociale di un’impresa spin-off

86,5 89,5 95,5 98,1 95,7 96,1

I docenti possono ottenere periodi "sabbatici" per lavorare in imprese spin-off di cui sono soci

40,0 35,4

Il personale accademico può ricevere incentivi finanziari per la creazione di imprese spin-off (aggiuntivi rispetto alla partecipazione al capitale sociale da parte dell’università)

13,5 18,4 27,3 13,2 8,7 11,8

I docenti possono trattenere una quota dei proventi derivanti dai contratti di R&C

83,8 86,8 93,2 86,8 91,3 86,3

I docenti possono ricevere compensi anche per altre attività di trasferimento della conoscenza (come ad esempio la docenza in programmi di formazione continua)

89,2 92,1 93,2 90,6 95,8 92,3

Il coinvolgimento nell’attività di trasferimento tecnologico viene preso in considerazione nel valutare la possibilità di avanzamenti di carriera dei docenti

5,4 7,9 9,1 11,3 6,4 10,0

I docenti vengono ricompensati se generano utili dalla ricerca oltre un livello prestabilito

0,0 7,9 9,1 11,3 8,5 13,6

In particolare i docenti vengono ricompensati attraverso l’attribuzione di altri fondi per la ricerca

10,8 5,3 6,8 9,4 4,3 11,7

In particolare, i docenti vengono ricompensati con premi monetari

0,0 5,3 9,1 7,5 6,4 13,6

Vengono utilizzati altri incentivi per stimolare il coinvolgimento di docenti e ricercatori nelle attività di TT

10,8 15,8 9,1 17,0 17,4 17,6

Lo staff dell’UTT riceve incentivi finanziari per l’attività di supporto nelle attività di knowledge transfer

2,7 5,3 2,3 3,8 6,3 3,8

19 Come, ad esempio, la docenza in programmi di formazione continua. 20 L’area azzurra si riferisce a dati non richiesti nello specifico anno di riferimento.

Page 47: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

46

Ancora, il 13,6% delle università rispondenti nel 2009 ricompensa i docenti qualora essi generino utili dalle attività di ricerca oltre un livello prestabilito. Nel 2009, le tipologie di ricompensa adottate rivestono un diverso peso relativo, a seconda che vengano erogate in forma di attribuzione ai docenti di ulteriori fondi per lo svolgimento delle proprie attività di ricerca (11,7% dei rispondenti) o di premi monetari (13,6% dei rispondenti). Inoltre, nel 17,6% delle 48 università rispondenti nel 2009 vengono utilizzati altri incentivi per stimolare il coinvolgimento di docenti e ricercatori nelle attività di TT (tale percentuale risultava pari al 10,8% nel 2004).

Infine, presso il 3,8% delle università del campione relativo all’anno 2009 si procede all’erogazione di incentivi finanziari allo staff dell’UTT per l’attività di supporto nelle attività di TT da essi fornita.

Page 48: Survey 2011 (dati 2009)

47

3. Le risorse a disposizione degli UTT

3. Le risorse a disposizione degli UTT

3.1. Risorse umane

E’ piuttosto evidente che al di là delle motivazioni e dei processi che hanno portato alla costituzione di UTT nelle università italiane – oggetto di approfondimento in precedenti rapporti Netval – ciò che rileva in modo particolare è che gli UTT siano adeguatamente posizionati dal punto di vista organizzativo, responsabilizzati e valorizzati nell’ambito degli atenei di appartenenza e che dispongano di staff sufficiente, per numero e preparazione, per lo svolgimento delle attività di TT. L’aspetto forse più facile da analizzare, da questo punto di vista, è il numero di persone impiegate negli UTT.

Nel 2009 complessivamente risultano impiegate presso i 51 atenei rispondenti circa 187 unità di personale universitario equivalente a tempo pieno (ETP tabella 3.1), per un valore medio pari a 3,7 unità. Il numero medio degli addetti è aumentato rispetto al 2004, ma due considerazioni devono essere qui presentate. La prima, che il numero di persone mediamente impiegate negli UTT è del tutto insufficiente sia alla luce dei confronti internazionali che in virtù delle enormi aspettative che nel nostro Paese vengono continuamente manifestate in relazione alle dinamiche di TT università-industria. In altre parole, se il nostro Paese dipende in modo così cruciale dal TT – come a più riprese viene dichiarato - 3,7 unità di personale per ateneo rappresentano una risposta ben modesta, anche in considerazione del fatto che quasi un terzo di esse non è strutturato assunto a tempo indeterminato. Più nel dettaglio, in 23 atenei il numero di addetti impegnati in attività di TT non supera una unità ETP, mentre in 29 università lo staff dell’UTT include un numero di unità di personale ETP compreso fra 1 e 3 addetti; 13 atenei impiegano tra i 3 ed i 5 addetti; 6 atenei tra i 5 ed i 10 addetti ETP ed in una università il numero di addetti ETP impiegati in attività di valorizzazione della ricerca supera le 10 unità di personale.

La seconda, che il numero medio degli addetti nel 2009 è calato rispetto al 2008, per la prima volta nel periodo considerato e che dalle informazioni raccolte nel corso del 2010 emerge che numerose università hanno difficoltà a confermare gli addetti non strutturati, molti dei quali hanno ormai maturato competenze e professionalità di tutto rispetto, che di fatto rischiano di andare sprecate. E’ quindi possibile prevedere un ulteriore calo per il 2010. Nell’arco di tempo considerato (2004-2009)

Page 49: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

48

si assiste – dopo un primo triennio di sostanziale stabilità del numero medio di unità di personale impiegate negli UTT (negli anni 2004-2006 infatti il numero medio di addetti ETP risulta pari a circa 3 unità di personale) – ad un incremento nei livelli di staff mediamente impegnati nelle attività di TT, occorso nel 2007 (+14,1% rispetto al 2006), per poi calare a 3,7 unità, dopo un picco raggiunto nel

corso del 2008, anno in cui ciascun UTT contava in media 4 addetti ETP21.

Per quanto invece riguarda l’evoluzione del numero complessivo delle unità di personale impiegate presso gli UTT degli atenei rispondenti a ciascuna edizione dell’indagine, quest’ultimo appare in costante aumento nel periodo 2004-2008 (+77,5%), anno in cui il totale addetti supera le 205 unità ETP, per poi subire una riduzione nel 2009 (-9,1%), arrivando ad un totale di 186 unità. Tale trend decrescente nel corso dell’ultimo anno è attribuibile alla numerosità del campione di rispondenti all’edizione 2009 dell’indagine, leggermente inferiore rispetto ai due anni precedenti, oltre che alla effettiva riduzione dello staff degli UTT attivi presso gli atenei italiani.

Passando a considerare le università ‘top 5’ (ossia quegli atenei che in occasione di ciascuna indagine annuale hanno esibito i valori più elevati relativamente allo staff impiegato presso i propri UTT), si osserva come nel 2009 presso questi ultimi risultino impiegati circa 46 addetti ETP, pari - in media - a circa 9 unità di personale per UTT, oltre il doppio dello staff mediamente impiegato presso gli UTT della totalità dei rispondenti (n=51). E’ interessante notare come l’incidenza delle università ‘top 5’ sul numero complessivo di addetti degli UTT delle università rispondenti a ciascuna edizione dell’indagine si sia progressivamente ridotta nel tempo, passando da un peso pari a circa il 40% nel 2004 a circa il 25% nel 2009.

Tabella 3.1 - Unità di personale ETP coinvolte negli UTT

Numero di addetti ETP Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

≤1 10 10 8 7 4 2

>1 - ≤3 18 27 27 25 24 29

>3 - ≤5 7 4 8 14 13 13

>5 - ≤10 2 3 5 7 8 6

>10 2 2 1 1 3 1

Numero di università 39 46 49 54 52 51

Totale addetti 115,8 135,3 156,3 196,5 205,4 186,7

Media addetti 3,0 2,9 3,2 3,6 4,0 3,7

Totale addetti top 5 45,0 47,0 46,5 51,8 54,5 45,7

Media addetti top 5 9,0 9,4 9,3 10,4 10,9 9,1

21 Tale picco è attribuibile in buona parte ad un programma di rafforzamento degli UTT lanciato dal MIUR negli anni scorsi.

Page 50: Survey 2011 (dati 2009)

3. Le risorse a disposizione degli UTT.

49

Tuttavia è importante tenere conto di come, oltre che il numero di addetti ETP impiegati presso gli UTT considerato tout court, assumano rilevanza le dinamiche dei valori presentati dal rapporto tra

tale dato ed il numero di docenti di ruolo in discipline scientifico–tecnologiche (S&T)22 presso le università. Il rapporto in parola rappresenta infatti un indicatore della proporzione esistente tra lo

staff operativo presso gli UTT ed il numero di “clienti” interni potenziali degli uffici stessi23. In altre parole, tale elaborazione ci fornisce una rappresentazione del numero di addetti ETP impiegati presso gli UTT delle università rispondenti in rapporto ai docenti S&T presso tali atenei in ciascun anno considerato, nonché l’evoluzione di tale proporzione nel periodo oggetto di analisi (tabella 3.2).

In particolare, nel 2009 si rileva la presenza di 5,8 addetti ETP ogni mille docenti in discipline S&T di ruolo presso le 50 università rispondenti. Considerando l’evoluzione di tale indicatore nel tempo, si nota un sensibile incremento di tale ratio nel periodo 2004-2008, quinquennio in cui l’indicatore in parola passa dalle 4,3 unità di staff dell’UTT per migliaio di docenti in discipline S&T che si contavano mediamente nel 2004 a 6 addetti per migliaio di docenti nel 2008 (+39,5% rispetto al 2004). Nel corso dell’ultimo anno, invece, il ratio considerato ha subito un lieve decremento (-3,3% rispetto al 2008). Le dinamiche presentate dall’indicatore in parola rappresentano il portato dei trend osservabili rispettivamente per il numero totale di addetti ETP (al numeratore) e per il numero di docenti in discipline S&T (al denominatore). Il volume degli addetti degli UTT appare infatti in crescita fino al 2008, esibendo un incremento del 77,4% nel periodo 2004-2008, per poi registrare un decremento nel corso dell’ultimo anno (-9,6% rispetto al 2008), mentre il numero di docenti S&T registra un trend di progressiva crescita nel periodo 2004-2007 (+29,8%), per poi contrarsi nuovamente nel corso dell’ultimo biennio (in particolare il dato del 2009 presenta una riduzione del 7,8% rispetto ai valori relativi all’anno 2007). È dunque lo staff degli UTT a presentare le variazioni percentuali di maggiore entità (con segno sia positivo che negativo), influenzando di conseguenza le dinamiche del ratio considerato. A tal riguardo, la contrazione del numero di addetti per migliaio di docenti S&T osservabile nel 2009 rispetto all’anno precedente è attribuibile alla riduzione nell’organico degli UTT (-9,6% rispetto al 2008), la quale risulta più intensa rispetto al calo che ha interessato il personale docente in discipline scientifico-tecnologiche nel medesimo arco temporale (-6,8% rispetto al 2008). Tali evidenze appaiono sostanzialmente invariate – mutatis mutandis - qualora anziché l’intero campione, si proceda ad includere nell’analisi un panel di 36 UTT che abbiano risposto stabilmente nell’intero periodo considerato (anni 2004-2009).

22 Nella categoria delle discipline scientifico-tecnologiche (S&T) sono stati inseriti i dati relativi ai corsi di studio riconducibili alle facoltà di: Agraria, Chimica Industriale, Farmacia, Ingegneria, Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Scienze Ambientali, Scienze Biotecnologiche, Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze e Tecnologie, Scienze Sperimentali. 23 Il numero di “clienti” interni potenziali degli UTT è rappresentato – per l’appunto – dai docenti S&T, più suscettibili, rispetto ai colleghi di ruolo in altre aree disciplinari, di necessitare consulenza nell’ambito di attività volte alla valorizzazione dei risultati delle proprie ricerche, al relativo trasferimento verso il mercato e all’ottenimento di diritti di protezione della PI.

Page 51: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

50

Tabella 3.2 - Numero di addetti ETP impiegati presso gli UTT in rapporto al numero di docenti in discipline S&T

2004 2005 2006 2007 2008 2009

Intero campione

(totale rispondenti)

Numero totale addetti ETP 115,8 135,3 156,3 196,5 205,4 185,7

Numero totale docenti S&T24 26.845 31.448 31.760 34.832 34.445 32.117

Totale addetti ETP/docenti S&T * 1.000 4,3 4,3 4,9 5,6 6,0 5,8

Numero di università 39 46 49 54 52 50

Gruppo di rispondenti

‘stabili’

Numero totale addetti ETP 110,8 118,8 131,8 157,5 173,9 152,70

Numero totale docenti S&T23 26.645 27.554 28.243 28.070 27.885 26.901

Totale addetti ETP/docenti S&T * 1.000 4,2 4,3 4,7 5,6 6,2 5,7

Numero di università 36 36 36 36 36 36

Con riferimento alle tipologie contrattuali degli addetti ETP impiegati presso gli UTT degli atenei italiani, nel 2009 l’82,4% dello staff è costituito da personale strutturato. Si tratta di un incremento sensibile rispetto a quanto rilevato nel corso del biennio precedente, in cui tale incidenza risultava pari a circa il 75% dell’organico. Si tratta di risorse umane la cui motivazione ad impegnarsi in questo ambito, nuovo per le università, è mediamente molto forte, la cui disponibilità all’assunzione di responsabilità anche superiori allo status effettivo è elevata e la cui disponibilità a partecipare a corsi di formazione risulta particolarmente intensa.

Relativamente al personale non strutturato (figura 3.1) impiegato presso gli UTT rispondenti alle ultime due edizioni dell’indagine (anni 2008-2009), si rileva come gli atenei stiano ampliando progressivamente la gamma di tipologie contrattuali atte a regolamentare tali prestazioni lavorative. Se nel corso del 2008 oltre il 60% degli addetti non strutturati erano legati agli UTT da contratti a progetto, il 12,1% di essi da collaborazioni occasionali, l’8,1% da assegni di ricerca ed il rimanente 19,2% da altre tipologie contrattuali; nel 2009 si assiste alla diffusione di soluzioni alternative. In tale anno, infatti, i contratti a progetto regolamentano i rapporti di lavoro del 23,6% del personale non strutturato (contro il 60,5% dell’anno precedente); gli assegni di ricerca rivestono un’incidenza del 23,2% (in netto aumento); le collaborazioni occasionali esibiscono un peso del 14,8% (leggermente crescente rispetto al 2008). Compaiono inoltre due nuove tipologie contrattuali: lo stage (che interessa il 5,9% del personale non strutturato) ed il contratto interinale (3%). Si osservano inoltre altre tipologie contrattuali per il residuo 29,6% dei casi.

24 Fonte: MIUR, Ufficio di Statistica, http://www.miur.it.

Page 52: Survey 2011 (dati 2009)

3. Le risorse a disposizione degli UTT.

51

Figura 3.1 – Composizione percentuale degli addetti ETP non strutturati in base alla tipologia contrattuale adottata dagli UTT (n2008=42; n2009=51)

2008

Contratto a progetto

60,5%Assegno di ricerca8,1%

Collaboraz. occasionale

12,1%

Altre tipologie

19,2%

2009

Contratto a progetto

23,6%

Assegno di ricerca23,2%

Contratto interinale

3,0%

Collaborazione occasionale

14,8%

Stage5,9%

Altre tipologie29,6%

Relativamente alla distribuzione del personale ETP dell’UTT per tipologia di attività svolta (figura 3.2), nel 2009 gli addetti si sono occupati principalmente di attività connesse alla consulenza relativa a contratti di R&C (28,1% degli addetti ETP), ad attività di licensing (25,1%), alla protezione della PI (19,2%), all’erogazione di servizi ad imprese spin-off (11,4%) ed infine ad altre mansioni (16,2%). Tali valori risultano sostanzialmente stabili negli ultimi anni.

Page 53: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

52

Figura 3.2 - Distribuzione del personale ETP dell'UTT per tipologia di attività svolta (n2004=35; n2009=48)

13,8

12,0

20,4

22,3

31,5

11,4

16,2

19,2

25,1

28,1

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0

Spin-off

Altre mansioni

Protezione della PI

Attività di licensing

Contratti di R&C

2009 2004

3.2. Risorse finanziarie

Infine, con riferimento alle risorse economiche a disposizione degli UTT, su 58 università presso le quali è stato costituito un UTT al 31.12.2009, 30 (pari al 51,7%) dichiarano di avere destinato a tale ufficio uno specifico budget annuale. Anche questo aspetto, oltre ad essere un ottimo indicatore di quanto l’università creda e investa nelle attività di TT, garantisce una certa stabilità di programmazione e gestione del portafoglio brevetti. L’esistenza di un budget dedicato consente una gestione più veloce e snella delle procedure di protezione della proprietà industriale. La possibilità di non ritardare i tempi per la pubblicazione scientifica rappresenta uno dei maggiori incentivi per la produttività brevettuale dei ricercatori universitari.

Il bilancio annuale degli UTT25 (tabella 3.3) nel 2009 (n=30) è risultato complessivamente pari a circa 7,9 milioni di Euro (+61,3% rispetto al 2006 e +7,1% rispetto al 2008), per un importo medio pari a

25 Il ‘bilancio annuale dell’UTT’ comprende: (i) la dotazione di fondi dell’ateneo (costi del personale strutturato + budget dell’UTT, inclusivo delle spese di funzionamento quali: telefono, cancelleria, pubblicazioni, eventuale affitto, viaggi); (ii) l’autofinanziamento da progetti di ricerca e dalle attività conto terzi (entrate da contratti per ricerche e consulenze finanziate da terzi e servizi tecnici); (iii) l’autofinanziamento da brevetti/know-how

Page 54: Survey 2011 (dati 2009)

3. Le risorse a disposizione degli UTT.

53

circa 263 mila Euro per ateneo rispondente (+55,9% rispetto al 2006 e +7,1% rispetto al 2008). In particolare nel 2009 solo un UTT ha un budget specifico di importo non superiore ai 50 mila Euro; per 7 atenei tale importo è compreso tra i 50 ed i 100 mila Euro; per 9 esso varia tra i 100 ed i 200 mila Euro; per 4 rispondenti esso risulta compreso tra 200 e 300 mila Euro ed infine 9 università (pari al 30% del campione) esibiscono un budget per il proprio UTT superiore ai 300 mila Euro.

L’evoluzione dell’importo medio del bilancio annuale degli UTT risulta in costante crescita nel periodo considerato. Dall’analisi della distribuzione delle università rispondenti in occasione delle diverse edizioni dell’indagine annuale in base alle classi di valori a disposizione degli UTT emerge come tale trend crescente rappresenti il portato della compresenza di due dinamiche nel periodo di analisi. Da un lato, appare infatti diminuita la quota di UTT dotati di risorse finanziarie di importo limitato (o addirittura nullo): basti a tal proposito osservare come nel 2006 ben il 17,2% degli UTT che avevano un budget dedicato disponesse di importi non superiori ai 50 mila Euro, contro il 3,3% rilevato nel 2008. Dall’altro lato, si osserva un sensibile aumento registrato dalla quota percentuale di UTT dotati di elevati importi di risorse economiche. Se infatti nel 2006, la percentuale di università rispondenti in cui il bilancio annuale dell’UTT superasse i 100 mila Euro rappresentava il 51,7% del campione (con tre soli atenei, pari al 10,3%, che disponeva di oltre 300 mila Euro annuali), nel 2009 la corrispondente incidenza sale al 73,3% (e per ben 9 UTT, pari al 30%, la dotazione di risorse finanziarie supera i 300 mila Euro annuali).

Le evidenze relative alle università ‘top 5’ ci mostrano come nel periodo 2006-2009, da un lato la relativa incidenza sui valori totali del bilancio degli UTT rispondenti aumenti progressivamente (passando dal 34% nel 2006 al 46,5% nel 2009) e dall’altro si registri un progressivo incremento del gap esistente tra la proporzione dell’importo medio del bilancio delle cinque università in parola e il corrispondente valore per la totalità (n=30) dei rispondenti. In particolare, il valore complessivo del bilancio degli UTT delle università ‘top 5’ ammonta nel 2009 a circa 3,7 milioni di Euro, pari – in media – a circa 734 mila Euro per ateneo.

(entrate derivanti da attività di licensing, cessioni di brevetti, partecipazioni al capitale sociale di imprese spin-off).

Page 55: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

54

Tabella 3.3 – Bilancio annuale dell’UTT

Budget annuale dell'UTT (valori espressi in migliaia di Euro)

Numero di università

2006* 2007* 2008 2009

>0 - ≤50 5 6 3 1

>50 - ≤100 9 5 4 7

>100 - ≤200 6 7 10 9

>200 - ≤300 6 4 7 4

>300 3 8 6 9

Numero di università 29 30 30 30

Bilancio totale (in migliaia di Euro) 4.894,2 6.931,8 7.370,4 7.893,9

Bilancio medio (in migliaia di Euro) 168,8 231,1 245,7 263,1

Bilancio totale top 5 (in migliaia di Euro) 1.661,8 3.042,9 3.347,3 3.667,2

Bilancio medio top 5 (in migliaia di Euro) 332,4 608,6 669,5 733,4 Nota: (*) si parla di budget e non di bilancio

Relativamente alle fonti di finanziamento del bilancio degli UTT, nel 2009 (figura 3.3), oltre il 75% del bilancio annuale degli UTT delle 27 università rispondenti deriva dalla dotazione dell’ateneo di riferimento, che costituisce la principale fonte di finanziamento nell’intero periodo 2007-2009. L’autofinanziamento da progetti e conto terzi (pari al 16,9% del bilancio totale degli UTT nel 2009) e l’autofinanziamento da brevetti ad esclusione del know-how (6,5%) rivestono quote percentuali minori. Tali evidenze, se da un lato confermano la sostanziale dipendenza degli UTT dagli atenei di riferimento relativamente al finanziamento del proprio bilancio annuale, dall’altro evidenziano una contenuta capacità degli stessi di autofinanziare parte delle proprie spese.

Figura 3.3 – Fonti di finanziamento del bilancio degli UTT (n2007=20; n2009=27)

Autofinanzia-mento da

brevetti escluso il know how;

4,8 % Autofinanzia-mento da progetti e

conto terzi; 18,0 %

Dotazione dell'Ateneo;

77,2 %

2007

Autofinanzia-mento da

brevetti escluso il know how;

6,5%Autofinanzia-

mento da progetti e conto

terzi; 16,9%

Dotazione dell'Ateneo;

76,6%

2009

Page 56: Survey 2011 (dati 2009)

55

4. Dalle invenzioni ai brevetti

4. Dalle invenzioni ai brevetti La gestione della PI è senza dubbio una delle attività principali degli UTT delle università. Il processo di individuazione, analisi, protezione e valorizzazione delle invenzioni è ormai piuttosto ben codificato nelle università italiane, nonostante si tratti di una pratica svolta con meno intensità che in altri paesi europei. Si tratta come noto del punto di partenza del processo di valorizzazione dei risultati della ricerca, considerando naturalmente che il brevetto non è un fine, ma un mezzo a disposizione degli EPR per realizzare il TT.

La decisione di proteggere un determinato risultato di ricerca ritenuto rilevante dal punto di vista scientifico-tecnologico richiede anche, da una prospettiva giuridica, la preventiva valutazione della sussistenza dei requisiti previsti dalla normativa, attività che ormai gli UTT sono mediamente in grado di gestire e di cui anche i ricercatori pubblici sono ormai informati e consapevoli. Da un punto di vista gestionale, invece, in considerazione dei costi connessi alle procedure di brevettazione, l’UTT deve valutare anche altri aspetti, attinenti alle prospettive di sfruttamento dei trovati. In altre parole, un UTT “di qualità” non solo deve essere in grado di brevettare rapidamente le invenzioni individuate (anche per non penalizzare il ricercatore, ansioso di diffondere tempestivamente i risultati ottenuti nell’ambito della propria comunità scientifica di riferimento), ma deve anche esprimere sufficiente capacità di “selezione”, provvedendo a brevettare solo quelle invenzioni per le quali è ragionevole ipotizzare la possibilità di un successivo sfruttamento industriale da parte di una o più imprese licenziatarie. Ciò è particolarmente importante quando la cultura brevettuale cresce, come nel periodo attuale, il che determina una maggiore propensione da parte dei ricercatori a proporre le loro invenzioni all’UTT.

4.1. Invenzioni identificate

Il punto di partenza del processo è rappresentato dalle invenzioni identificate da ciascun ateneo (tabella 4.1)26. Nel 2009 sono state identificate 400 invenzioni, con un calo del 5,2% rispetto al 2008, per una media di 8,7 disclosures per università. Il decremento però non ha interessato gli UTT più performanti (ossia le cosiddette università ‘top 5’), per i quali le invenzioni identificate nel 2009 sono

26 Le procedure di individuazione delle invenzioni (disclosures) adottate dalle diverse università non sono omogenee, ma risultano senz’altro più codificate e strutturate rispetto ad alcuni anni fa. Nel 2009 presso la quasi totalità delle università rispondenti all’indagine (pari all’85,2% del campione) risultano definite specifiche procedure per l’identificazione e l’esame delle invenzioni.

Page 57: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

56

pari a 180 (con un’incidenza del 45% sui valori relativi alla generalità del campione), per una media di 36 disclosures per UTT (pari ad oltre il quadruplo rispetto al corrispondente risultato per il campione nella sua totalità).

Il trend dei valori totali e medi nel periodo di analisi conferma in parte quanto già osservato relativamente al campione dei rispondenti nel suo complesso: si rileva infatti anche per le università ‘top 5’ una crescita costante nei valori delle invenzioni identificate nel periodo 2004-2007 (+95,7%), seguita da una riduzione degli stessi nel corso del 2008 (-30,4% rispetto al 2007). Tuttavia per tali UTT più performanti si osservano nel 2009 i segni di una incoraggiante ripresa del trend crescente (+13,9% rispetto all’anno precedente), sebbene le performance risultino ancora inferiori rispetto ai livelli raggiunti nel biennio 2006-2007.

Ma come interpretare il calo del numero delle disclosures? Si potrebbe ipotizzare un calo della qualità e della quantità dei risultati di ricerca prodotti all’interno delle università, ma questa interpretazione appare francamente affrettata e semplicistica, anche alla luce dell’aumento registrato nelle università ‘top 5’. In realtà, le procedure di identificazione delle invenzioni si stanno da anni diffondendo nelle università, pur non essendo ancora completamente consolidate, essendo ancora poco presente nelle nostre amministrazioni una stabile cultura della codificazione delle informazioni. Si potrebbe quindi ipotizzare che anche le disclosures siano state interessate dal processo di selezione che - come vedremo più avanti - ha interessato i brevetti. In altre parole, i ricercatori e gli UTT scrivono insieme meno schede di identificazione delle invenzioni rispetto a prima e lo fanno solo nei casi in cui sembrano emergere i presupposti qualitativi adeguati. In altre parole, meno disclosures, ma mediamente migliori. E’ però anche ipotizzabile che il calo nel numero di persone impiegate negli UTT abbia determinato una minore attenzione alla predisposizione di schede di invenzioni, sacrificando però, in tal caso, un’attività ritenuta rilevante secondo le migliori pratiche nazionali e internazionali.

Page 58: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

57

Tabella 4.1 – Invenzioni identificate dalle università italiane*

Numero di invenzioni identificate

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 8 8 6 2 4 4

1-5 15 15 17 19 15 17

6-10 10 7 9 10 16 15

11-15 2 1 3 4 5 6

16-20 2 2 2 2 3 2

21-30 0 2 3 3 2 0

>30 1 1 2 4 1 2

Numero di università 38 36 42 44 46 46

Totale invenzioni 233 259 384 500 422 400

Media invenzioni 6,1 7,2 9,1 11,4 9,2 8,7

Totale invenzioni top 5 116 139 193 227 158 180

Media invenzioni top 5 23,2 27,8 38,6 45,4 31,6 36,0 (*) Nota: sono stati considerati solo gli UTT che hanno procedure codificate per l'individuazione/esame delle invenzioni.

4.2. Domande di priorità

I trend rilevati per le invenzioni identificate hanno interessato – nello stesso periodo di analisi – anche il numero di domande di priorità depositate annualmente dalle università rispondenti all’indagine (tabella 4.2). Il deposito della domanda di brevetto rappresenta il passaggio successivo all’identificazione dell’invenzione, quando esistano i presupposti per la brevettabilità, vengano riconosciute le condizioni di un possibile sfruttamento commerciale e industriale della stessa e sia ancora disponibile un budget per le spese legate alla brevettazione.

Page 59: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

58

Tabella 4.2 – Domande di priorità presentate

Numero di domande di priorità presentate

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 16 16 15 8 12 9

1-5 15 18 14 26 19 25

6-10 5 6 6 7 13 8

11-15 1 0 3 3 4 4

16-20 2 3 4 4 1 2

21-30 0 0 0 2 0 0

>30 0 0 1 1 1 1

Numero di università 39 43 43 51 50 49

Totale domande 126 144 232 294 270 243

Media domande 3,2 3,3 5,4 5,8 5,4 5,0

Totale domande top 5 66 70 109 115 101 99

Media domande top 5 13,2 14 21,8 23,0 20,2 19,8

Nel 2009 (n=49) è stato presentato un numero complessivo di domande di priorità pari a 243 (+92,9% rispetto al 2004, ma -10% rispetto al 2008), per una media di 5 domande per ateneo (evidenziando una variazione percentuale pari a +53,5% rispetto al 2004 ed una sostanziale stabilità rispetto ai valori medi esibiti dal campione di rispondenti nel corso degli ultimi quattro anni oggetto di analisi, in cui il numero medio di priorities depositate annualmente è oscillato fra le 5 e le 6 domande). In particolare, l’81,1% del numero totale di domande è stato depositato in Italia, un ulteriore 9,1% in Europa, il 7,8% negli USA ed il residuo 2,1% in altri Paesi (figura 4.1).

Figura 4.1 – Composizione delle domande di priorità depositate nel 2009 per ufficio brevettuale di competenza (n=49)

Italia81,1%

Europa9,1%

Usa7,8%

Altri paesi2,1%

Page 60: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

59

Con riferimento all’evoluzione dei valori medi nell’arco dell’intero periodo 2004-2009 (+77,8%), gran parte della crescita registrata è dovuta al significativo aumento rilevato tra il 2005 ed il 2006 (+53,5%), conseguente all’exploit di una università, che dal 2006 in poi ha esibito un numero annuale di domande di priorità superiore a 30 (cfr. ancora tabella 4.2). Riguardo alle università ‘top 5’ (ossia dei cinque atenei che in occasione di ciascuna indagine hanno depositato annualmente il maggior numero di domande di priorità), il numero complessivo di depositi nel 2009 è pari a 99 (con un’incidenza sul numero totale di domande depositate dalla generalità dei rispondenti pari al 40,7%). Nel corso del 2009, i cinque atenei più performanti vantano una media di circa 20 depositi per UTT (evidenziando un incremento percentuale del 50% rispetto al 2004 ed una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente). Si osserva inoltre una incidenza decrescente delle università ‘top 5’ sui risultati dell’intero campione (passata dal 52,4% nel 2004 al 40,7% nel 2009), congiuntamente ad una riduzione osservabile nel gap proporzionale tra i risultati medi generali e quelli dei cinque atenei in parola. Anche in questo caso, quindi, come per l’identificazione di invenzioni, il calo complessivo e medio è più imputabile alle università che non fanno parte delle ‘top 5’ che a queste ultime.

4.3. Depositi annuali

La figura 4.2 mostra nel dettaglio la composizione delle domande di brevetto complessivamente depositate nel triennio 2007-2009 per le università che hanno fornito tale informazione nel corso delle ultime due edizioni dell’indagine. In particolare, si osserva come le priorità rappresentino la maggioranza dei depositi, seppur con una incidenza decrescente nel periodo considerato (la relativa quota percentuale passa infatti dal 61,1% nel 2007 al 45,1% nel 2009), mentre le estensioni (PCT I) rivestono nel medesimo arco di tempo un peso percentuale stabile pari a circa un quarto del totale depositi. Infine, il residuo 30% delle domande di brevetto depositate nel corso del 2009 dalle 49 università incluse nel campione è rappresentato da nazionalizzazioni (PCT II), la cui incidenza relativa è significativamente in crescita rispetto al 2007 (in cui risultava pari al 14,3%), esibendo un trend speculare rispetto alle priorities.

Si osserva dunque nel biennio considerato - a fronte di una incidenza stabile esercitata dalle domande PCT I (estensioni) presentate in ciascun anno - un incremento del peso percentuale rivestito dalle nazionalizzazioni (PCT II) e, specularmente, una corrispondente riduzione della quota relativa alle domande di priorità.

Page 61: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

60

Figura 4.2 – Composizione delle domande di brevetto complessivamente depositate nel triennio 2007-2009 (priorities, PCT I, PCT II; n2007=33; n2009=49)

PCT I24,5%

Priorità61,1%

PCT II14,3%

Priorità45,1%

PCT II29,9%

PCT I25,0%

4.4. Estensioni e nazionalizzazioni

Con riferimento al numero di estensioni e nazionalizzazioni rilevate dalle università rispondenti nel corso delle ultime tre edizioni dell’indagine, la tabella 4.3 evidenzia come nel 2009 il numero di estensioni sia pari - in media - a 2,8 domande PCT I per UTT, con un trend decrescente rispetto ai risultati medi ottenuti nei due anni precedenti (3,6 domande PCT I nel 2007 e 3,3 domande PCT I nel 2008). Per quanto attiene le nazionalizzazioni, in media, nel corso del 2009 ciascun UTT ha depositato 3,3 domande PCT II, mentre nel biennio precedente il dato corrispondente risultava pari a poco più di 2 nazionalizzazioni (nel corso dell’ultimo anno si rileva dunque un incremento percentuale nei valori medi pari al 52,1%). Nel corso del triennio 2007-2009 aumenta dunque il numero medio di domande PCT II depositate dalla generalità delle università rispondenti, mentre si riduce il volume di domande PCT I.

Le evidenze riportate nella tabella 4.3 mostrano inoltre come le domande PCT I e PCT II depositate nel triennio 2007-2009 da parte delle università ‘top 5’ siano caratterizzate non solo da volumi medi annuali ovviamente più elevati rispetto a quanto osservato per la generalità dei rispondenti, ma anche da tassi di variazione più accentuati ed aventi segno ambivalente (ad una leggera contrazione rilevata nel corso nel 2008 rispetto al 2007, segue una sensibile espansione nel corso del 2009), con riferimento sia alle estensioni che alle nazionalizzazioni. In particolare, il numero complessivo di domande PCT I registrate dalle università ‘top 5’ ammonta a 96 depositi (con una incidenza pari al 48,9% sul totale relativo alla totalità dei rispondenti), pari in media a 13,2 estensioni per ateneo (+20% rispetto al 2007). Per quanto attiene le domande PCT II, il numero di domande complessivamente presentate dai cinque atenei in parola nel 2009 risulta pari a 96 depositi (che

2007 2009

Page 62: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

61

rappresentano il 59,6% del valore relativo al campione nel suo complesso), per una media di 19,2 nazionalizzazioni per UTT (+113,3% rispetto al 2007).

Tabella 4.3 – Numero di estensioni (PCT I) e nazionalizzazioni (PCT II)

Numero di PCT

Numero di università

Estensioni (PCT I) Nazionalizzazioni (PCT II)

2007 2008 2009 2007 2008 2009

0 14 11 12 20 27 26

1-5 11 31 30 8 18 15

6-10 5 4 6 2 2 3

11-15 2 3 0 3 2 2

16-20 0 0 1 0 0 2

21-30 0 1 0 0 1 0

>30 1 0 0 0 0 1

Numero di università 33 50 49 33 50 49

Totale domande 118 166 135 69 108 161

Media domande 3,6 3,3 2,8 2,1 2,2 3,3

Totale domande top 5 67 55 66 55 45 96

Media domande top 5 13,4 11,0 13,2 11 9,0 19,2

Si osserva dunque una crescita piuttosto equilibrata del sistema universitario italiano, coerente con la definizione di un possibile ciclo di vita per gli UTT, caratterizzato da diverse fasi di maturazione delle proprie competenze e di strutturazione in termini di risorse umane. In linea di principio, il deposito di domande di brevetto rappresenta un driver di attività di TT che presuppone da parte dell’UTT un’intensa attività d’interazione con i ricercatori e con gli agenti brevettuali che predispongono le domande. E’ dunque ragionevole presumere che la crescita quantitativa dei depositi sia collegata anche al volume ed alla qualità dell’attività svolta dagli UTT. Si tratta di una tendenza che – come si è più volte avuto modo di sottolineare - ha la sua componente principale in poche università che già erano molto attive in questo campo all’inizio del periodo considerato e che lo sono diventate ancora di più nel corso degli ultimi anni, per effetto di processi di apprendimento di tipo learning-by-doing. In generale, tali percorsi sono stati sicuramente favoriti anche dall’interazione e dallo scambio reciproco di best practices tra i vari UTT nell’ambito di corsi di formazione.

Considerando la composizione percentuale di estensioni e nazionalizzazioni in base agli uffici brevettuali di competenza (figura 4.3), si osserva che nel 2009, ben il 42,9% delle domande PCT I è stato depositato in Italia, un ulteriore 34,9% in Europa e per il residuale 22,2% si tratta di domande WIPO. Per quanto invece attiene alle domande PCT II, il 37,3% di esse è stato presentato in Europa, il 26,6% negli Stati Uniti ed il 36,1% in altri Paesi.

Page 63: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

62

Tabella 4.3 – Composizione delle domande PCT I e PCT II depositate nel 2009 in base all’ufficio brevettuale di competenza (n=48)

Italia42,9%

Europa34,9%

WIPO22,2%

Europa37,3%

USA26,6%

Altri Paesi36,1%

4.5. Concessioni annuali

È poi noto che alla domanda può seguire, dopo un certo periodo di tempo, l’effettiva concessione del brevetto. Nella tabella 4.4 è riportato il numero dei brevetti effettivamente concessi alle università in ciascun anno di riferimento.

In particolare, nel 2009, alle 50 università rispondenti sono stati complessivamente concessi 277 brevetti (+269,3% rispetto al 2004 e +138,8% rispetto al 2008), con una media per ateneo pari a 5,5 brevetti concessi per università (+247,2% rispetto al 2004 e +143,6% rispetto al 2008). Si è registrato quindi un clamoroso aumento del numero dei brevetti effettivamente concessi, interpretabile come il frutto del lavoro svolto negli anni precedenti.

Con riferimento all’evoluzione dei valori medi delle concessioni nell’intero periodo di analisi, è possibile osservare come ad un primo triennio (anni 2004-2006) di sostanziale stabilità (in cui il numero medio di brevetti annualmente concessi è oscillato tra 1,4 ed 1,8 titoli), è seguito un incremento nel numero medio di concessioni annuali nel corso del biennio successivo (anni 2007-2008), in cui i brevetti ottenuti si sono attestati intorno alle 2,5 concessioni per UTT. E’ infine nel 2009 che il numero medio di brevetti concessi annualmente ha raggiunto il valore massimo: 5,5 concessioni (+138,8% rispetto al 2008).

L’analisi delle dinamiche esibite negli anni 2004-2009 dalle università ‘top 5’ (ossia dai cinque atenei che ogni anno hanno conseguito il maggior numero di concessioni) mostrano chiaramente come tali dinamiche nei valori relativi alla totalità dei rispondenti risultino rispecchiate in maniera sostanziale dalle evidenze relative alle cinque università in parola. Nel 2009, infatti, il numero dei brevetti annualmente concessi a queste ultime risulta complessivamente pari a 137, per una media di 27,4

PCT I PCT II

Page 64: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

63

concessioni per UTT (+242,5% rispetto al 2004 e +140,4% rispetto al 2008), evidenziando sostanzialmente lo stesso trend “a scalini” osservato per la generalità del campione. Nel periodo considerato si è inoltre ridotta l’incidenza delle università ‘top 5’ sui risultati complessivamente ottenuti dal totale dei rispondenti, a dimostrazione che il lavoro svolto negli anni precedenti dalle università ‘non top’ è stato estremamente rilevante. Basti a tal proposito osservare come il relativo peso percentuale sia diminuito, passando dal 53,3% nel 2004 al 49,5% nel 2009. Ciò sembra testimoniare come la quota di concessioni attribuibile agli UTT di più recente costituzione e dunque caratterizzati da volumi di attività relativamente modesti, stia comunque subendo un processo di crescita, soprattutto a partire dal 2005, anno in cui - a seguito dell’inclusione nel campione dei rispondenti di numerosi UTT mediamente giovani - l’incidenza delle università ‘top 5’ sui risultati complessivi ha raggiunto il minimo storico, risultando pari al 38,5%.

Tabella 4.4 – Numero di brevetti annualmente concessi27

Numero di brevetti Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 27 25 24 27 27 18

1-2 12 5 11 11 8 10

3-5 7 13 9 5 7 7

6-10 2 1 2 4 5 6

11-15 0 0 2 3 2 3

>15 1 0 0 1 1 6

Numero di università 47 45 48 51 51 50

Totale brevetti 75 65 87 127 116 277

Media brevetti 1,6 1,4 1,8 2,5 2,3 5,5

Totale brevetti top 5 40 25 44 71 57 137

Media brevetti top 5 8,0 5,0 8,8 14,2 11,4 27,4

Leggendo congiuntamente questo dato con quelli precedenti, si potrebbe desumere che presso le università ‘non top’ esistono le competenze per “produrre brevetti”, sia dal punto di vista della ricerca che della gestione delle invenzioni, così come nelle università più grandi. I brevetti ottenuti nel 2009 sono infatti il frutto del lavoro svolto negli anni scorsi. Emerge però anche il dato congiunturale, e cioè il numero di invenzioni identificate, che sembra penalizzare le università ‘top 5’ meno delle altre, che probabilmente riescono più difficilmente a far fronte alla mole di attività avviata con personale in calo.

Considerando tutte le concessioni annualmente registrate dalle università rispondenti (figura 4.4), si nota come i brevetti nazionali rivestano nell’intero periodo d’indagine un peso relativo

27 E’ opportuno tenere presente come un certo numero di invenzioni venga brevettato sia in Italia, che in Europa, che negli USA.

Page 65: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

64

significativamente maggiore rispetto a quelli internazionali, risultando pari a ben il 77,4% del numero totale di concessioni registrate nel 2009, contro il 15,3% rappresentato dai brevetti europei ed il 7,3% rivestito dai brevetti statunitensi.

Figura 4.4 – Composizione delle concessioni annuali in base all’ufficio brevettuale di competenza (n2004=47; n2009=52)

Italia73,3%

USA10,7%

Europa16,0%

Italia77,4%

USA7,3%

Europa15,3%

4.6. Portafoglio titoli attivi

La tabella 4.5, che riporta il numero dei brevetti complessivamente presenti in portafoglio (ovvero le domande in attesa di concessione e brevetti concessi) di titolarità/co-titolarità dell’università al 31 dicembre di ciascun anno (totale dei titoli attivi, decurtato dei casi di dismissione, cessione e vendita)28, evidenzia un trend di progressiva crescita registrato nel periodo in esame.

Alla fine del 2009, il numero di brevetti (domande e concessioni) detenuti in portafoglio dalle 48 università italiane incluse nel campione dei rispondenti ammonta complessivamente a 2.541 unità, registrando un aumento del 113,7% rispetto al 2005 e del 17,6% rispetto al 2008. Anche i valori medi per università appaiono in significativa crescita in tutto il periodo considerato. Sempre nel 2009,

28 Giova sottolineare che - al fine di evitare episodi di double-counting dello stesso titolo nell’ambito del portafoglio brevetti attivi - dal totale derivante dalla somma delle domande presentate e dei brevetti concessi è stato decurtato il numero di depositi che nel corso di ciascun anno sono diventati concessioni. Per questo motivo nella definizione fornita di ‘portafoglio brevetti attivi’ si fa riferimento al volume complessivo (somma) delle domande ‘in attesa di concessione’ e dei brevetti concessi, al netto dei casi di dismissione, cessione e vendita.

2004 2009

Page 66: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

65

infatti, il portafoglio brevetti per ateneo comprende in media 52,9 titoli attivi (+123,4% rispetto al 2005 e +24,9% rispetto al 2008).

Dall’analisi della distribuzione delle università rispondenti in base alla consistenza del portafoglio brevetti emerge da un lato una progressiva riduzione dell’incidenza percentuale dei rispondenti che alla fine di ciascun anno non detengono alcun titolo attivo (passati dal 22% nel 2005 al 2,1% nel 2009) e dall’altro la crescente quota percentuale detenuta dalle università collocate nelle ‘fasce alte’ rispetto al portafoglio brevetti (se infatti nel 2005 è solo 16% del campione a contare oltre 40 titoli attivi, nel 2009 tale quota sale al 45,8%).

Anche le evidenze relative alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascun anno incluso nell’analisi hanno esibito il maggior numero di brevetti attivi) mostrano un trend di crescita costante nel portafoglio brevetti detenuto al 31 dicembre di ogni anno. Nel 2009, infatti, le 5 università più ‘performanti’ contano nel proprio portafoglio 1.091 brevetti attivi (con un’incidenza del 42,9% sul totale relativo all’intero campione), per una media di 218,2 titoli per ateneo (+105,1% rispetto al 2005 e +8,2% rispetto al 2008).

Tabella 4.5 – Numero di brevetti dell’università presenti in portafoglio al 31 dicembre di ciascun anno

Numero di brevetti Numero di università

2005 2006 2007 2008 2009

0 11 9 6 2 1

1-5 5 7 10 12 9

6-10 7 5 6 3 5

11-15 5 4 3 4 5

16-20 5 4 4 4 2

21-30 2 6 9 1 2

31-40 7 3 4 5 2

>40 8 13 12 13 22

Numero di università 50 51 54 51 48

Totale brevetti 1.189 1.725 1.881 2.161 2.541

Media brevetti 23,7 33,8 34,8 42,4 52,9

Totale brevetti top 5 532 808 851 1008 1.091

Media brevetti top 5 106,4 161,6 170,2 201,6 218,2

Con riferimento alla composizione dei brevetti attivi al 31.12.2009 in base all’ufficio brevettuale di competenza (figura 4.5), sono i brevetti italiani a rivestire l’incidenza maggiore, sia per il campione (n=45) nel suo complesso (54,1%), che per le università ‘top 5’ (51,1%). I brevetti europei rappresentano il 20,1% dei titoli attivi nel 2009 nel portafoglio di tutte le università rispondenti all’indagine, mentre per i cinque atenei più performanti essi rivestono una quota più contenuta, pari all’11,7%). Situazione inversa per i brevetti statunitensi, la cui incidenza percentuale sul portafoglio

Page 67: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

66

brevetti attivi detenuto da tutte le università del campione risulta pari al 12%, contro il 18,8% rilevato presso le università ‘top 5’. Infine, per quanto concerne le validazioni nazionali, esse rappresentano il 13,7% del totale titoli attivi in portafoglio al 31.12.2009 per la generalità del campione, mentre per le università ‘top 5’ la relativa quota percentuale è pari al 18,3%.

Figura 4.5 – Composizione del portafoglio brevetti attivi al 31.12.2009 in base all’ufficio brevettuale di competenza (n=45)

Brevetti italiani54,1%

Brevetti USA12,0%

Brevetti Europei20,1%

Validazioni nazionali

13,7%

Brevetti italiani51,1%

Brevetti USA18,8%

Brevetti Europei11,7%

Validazioni nazionali

18,3%

4.7. Spesa per la protezione della PI

Il portafoglio brevettuale nazionale derivante da ricerca accademica attivo al 31 dicembre di ciascun anno presenta una quantità di titoli attivi di una certa rilevanza. Ad essi sono connessi evidentemente costi di gestione (da monitorare costantemente) ed appare dunque opportuno da parte degli UTT valorizzarli con pratiche e competenze qualificate, al fine di non trasformare una risorsa potenzialmente preziosa in un portafoglio brevettuale “nel cassetto” foriero soprattutto di costi e avaro di soddisfazioni. La tabella 4.6 fa appunto riferimento alla spesa sostenuta per la protezione della PI. Questa voce comprende le spese legali, i costi di brevettazione e le consulenze. Nel 2009 risulta che i 42 atenei rispondenti hanno complessivamente speso poco più di 2,3 milioni di Euro (+77,3% rispetto al 2004 e -3,8% rispetto al 2008), per un importo medio pari a circa 55 mila Euro per università (+73,1% rispetto al 2004 e pari a +10% rispetto al 2008). Se con riferimento agli importi mediamente spesi da ciascun ateneo nel corso dell’ultimo triennio (anni 2007-2009) si osserva una sostanziale stabilità, la variazione percentuale di segno negativo rilevata con riferimento agli importi complessivi nel corso dell’ultimo biennio è indubbiamente da ascriversi in parte alla minore numerosità del campione dei rispondenti all’indagine 2009 rispetto alle edizioni precedenti. L’analisi della distribuzione di frequenza delle università rispondenti per classi di spesa annualmente sostenuta mostra come nel periodo indagato si sia ridotto in modo consistente il numero di

Intero campione Università ‘top 5’

Page 68: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

67

università che in ciascun anno non hanno sostenuto alcuna spesa, passando da 13 atenei nel 2004 (pari al 31,7% del campione) a uno nel 2009 (pari al 2,4% del campione).

Con riferimento alle università ‘top 5’ (ossia: ai cinque atenei che in ciascun anno incluso nell’analisi hanno sostenuto gli importi più elevati di spesa per la protezione della PI), i relativi risultati indicano un trend di crescita costante nel periodo 2004-2007 (+48%, in termini sia complessivi che medi), seguito da una progressiva riduzione nel corso dell’ultimo biennio (-13,5% rispetto al 2007, in termini sia complessivi che medi). In particolare, la spesa affrontata dalle università ‘top 5’ nel 2009 ammonta complessivamente a circa 950 mila Euro (rappresentando circa il 40% degli importi relativi alla totalità dei rispondenti, con una incidenza in progressiva diminuzione nell’intero periodo), pari – in media – a circa 190 mila Euro per UTT.

Tabella 4.6 - La spesa per la protezione della PI sostenuta dalle università

Classi di spesa (valori espressi in migliaia di Euro)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 13 9 9 3 4 1

>0 - ≤15 9 9 12 14 11 10

>15 - ≤30 8 7 8 8 11 9

>30 - ≤45 3 4 3 2 4 6

>45 - ≤60 2 2 3 9 7 3

>60 - ≤80 1 3 1 3 4 4

>80 - ≤100 1 2 3 2 1 2

>100 4 5 6 7 6 7

Numero di università 41 41 45 48 48 42

Spesa totale (in migliaia di Euro) 1.305,6 1.629,7 1.990,7 2.539,0 2.405,8 2.315,3

Spesa media (in migliaia di Euro) 31,8 39,7 44,2 52,9 50,1 55,1

Spesa totale top 5 (in migliaia di Euro) 740,6 799,1 1.025,0 1.096,4 1.083,2 948,0

Spesa media top 5 (in migliaia di Euro) 148,1 159,8 205,0 219,3 216,6 189,6

Tuttavia è importante tenere conto di come assumano rilevanza, oltre all’importo della spesa per la protezione della PI sostenuta dalle università considerata tout court, anche le dinamiche dei valori presentati dal rapporto tra tale dato ed il volume del portafoglio titoli attivi detenuti da ciascun ateneo al 31 dicembre di ciascun anno. Il rapporto in parola rappresenta infatti un indicatore del costo mediamente sostenuto dalle università italiane per mantenere attivi in portafoglio titoli di protezione della PI (sia concessioni attive che domande di brevetto depositate in attesa di concessione). In altre parole, procedendo a calcolare tale rapporto per un campione di 35 UTT ‘stabili’ nell’arco del periodo 2005-2009, tale elaborazione ci fornisce una rappresentazione del costo medio annuale ascrivibile a ciascun titolo attivo detenuto in portafoglio presso tali atenei, nonché l’evoluzione di tale proporzione nel periodo oggetto di analisi (figura 4.6).

Page 69: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

68

In particolare, nel 2009 si rileva come ciascun titolo attivo in portafoglio a fine anno abbia comportato per le università incluse nel panel considerato il sostenimento di costi per la protezione della PI pari 887 Euro, evidenziando un trend di spesa mediamente decrescente nell’intero periodo considerato (-19,2% rispetto al 2008 e -41,8% rispetto al 2005). Da un lato, tale riduzione negli importi di spesa media annuale associata a ciascun titolo attivo in portafoglio appare ascrivibile all’evoluzione della composizione del portafoglio nell’arco di tempo oggetto di indagine, durante il quale ad un aumento nel numero medio di concessioni annuali (cfr. ancora tabella 4.4) si è contrapposta una riduzione nel numero medio di priorities depositate (cfr. ancora tabella 4.2). È possibile cioè che attualmente il portafoglio degli atenei italiani si trovi in una fase di “maturità”, che risulta meno costosa: il costo annuale di una domanda di brevetto è infatti più alto della tassa di mantenimento. Dall’altro lato, tuttavia, si prospetta altresì la ricorrenza di una acquisita maggiore efficienza da parte degli UTT del campione, i quali con l’esperienza riescono a gestire ciascun titolo con un budget annuale progressivamente minore, grazie alla crescente condivisione dei costi con i licenziatari, via via più frequente nelle fasi di estensione ed internazionalizzazione.

Figura 4.6 - Andamento del rapporto tra spesa per la protezione della PI e il portafoglio brevetti attivi detenuti da un campione di UTT “stabili” nel periodo 2005-2009 (n=35)

887,0

1097,3

1391,3

1314,7

1523,5

0

400

800

1200

1600

2000

2005 2006 2007 2008 2009

Spes

a (i

n Eu

ro) p

er c

iasc

un t

itol

o at

tivo

Tali considerazioni circa una maggiore efficienza mostrata dagli UTT italiani nella gestione della spesa per la protezione della PI grazie all’acquisizione di una crescente capacità di ottenere una contribuzione maggiore da parte di terzi soggetti, appare confermata dall’analisi dell’evoluzione della quota percentuale mediamente sostenuta dai licenziatari, fatto pari a cento l’importo delle spese per la PI nel periodo 2004-2009(figura 4.7). Nel 2009, infatti, la quota media a carico dei licenziatari è stata pari al 21,2%, mostrandosi in netto aumento rispetto ai valori medi rilevati nel corso delle precedenti edizioni dell’indagine (in cui aveva oscillato fra il 12% ed il 18%). Anche a questo proposito, il riuscire a trasferire una crescente quota delle spese legate alla protezione delle

Page 70: Survey 2011 (dati 2009)

4. Dalle invenzioni ai brevetti

69

invenzioni verso i licenziatari può essere inteso come un indicatore di una sempre maggiore capacità di valorizzare i risultati della ricerca da parte delle università.

Figura 4.7 - Quota percentuale media della spesa per la protezione della PI a carico dei licenziatari

15,4%

21,2%

12,2%

17,8%

13,1% 13,3%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

2004 2005 2006 2007 2008 2009

Quo

ta %

med

ia

4.8. Accordi di riservatezza

Nel 2009 il numero complessivo di accordi di riservatezza conclusi dalle 45 università rispondenti è risultato pari a 179, con una media di 4 accordi per ateneo (figura 4.8). Nel periodo in esame, si è assistito ad un incremento degli accordi di riservatezza prodotti annualmente fino al 2006 (+108,6% in termini complessivi e +90,5% in termini medi), seguito da una leggera contrazione del numero di accordi conclusi nel corso del biennio 2007-2008 (-19,1% in termini complessivi e -20,8% in termini medi). Nel corso del 2009 si osservano tuttavia i segni di una buona ripresa (+14% in termini complessivi e +19,1% in termini medi rispetto al 2008).

Le evidenze relative alle università ‘top 5’ appaiono caratterizzate dal medesimo trend di crescita nel periodo 2004-2006 (+103,3% in termini sia complessivi che medi), seguito nel biennio successivo da una contrazione del numero di accordi conclusi annualmente (-24,2% in termini sia complessivi che medi nel periodo 2006-2008), che tuttavia ha registrato nel corso del 2009 variazioni percentuali di segno nettamente positivo (+18,1% rispetto al 2008 in termini sia complessivi che medi). In particolare, nel corso del 2009 le università ‘top 5’ hanno complessivamente concluso 111 accordi (con un’incidenza pari al 62% sui risultati relativi alla generalità del campione), per una media di 22,2 (oltre il quintuplo dei risultati medi ascrivibili al campione nel suo complesso).

Page 71: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

70

Figura 4.8 - Accordi di riservatezza conclusi dalle università

2,2

12,2

3,9

21

4,2

24,8

3,9

21,8

3,3

18,8

4,0

22,2

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

Intero campione Università "top five"

Num

ero

med

io c

onfid

enti

al a

gree

men

ts

2004 2005 2006 2007 2008 2009

Page 72: Survey 2011 (dati 2009)

71

5. Dai brevetti al licensing

5. Dai brevetti al licensing In una fase di aumento del numero dei brevetti presenti nel portafoglio delle università, il relativo sfruttamento mediante licenze riveste un ruolo cruciale, soprattutto alla luce dell’oggettiva complessità delle pratiche di commercializzazione della PI e della necessaria consapevolezza in merito agli obiettivi - che non hanno soltanto natura reddituale - piuttosto consolidata negli atenei italiani, ma non altrettanto al di fuori di essi. Non è possibile immaginare, semplicisticamente, che le università riescano nel breve periodo ad aumentare l’attività di licensing e i conseguenti risultati proporzionalmente al numero dei brevetti depositati29, soprattutto in questa che è ancora una fase di crescita professionale degli UTT italiani che però coincide con diminuzioni dei budget e delle risorse umane disponibili30. D’altro canto, sarebbe estremamente preoccupante registrare aumenti nel numero dei brevetti senza scorgere segnali di aumento, ancorché non direttamente proporzionali, anche nelle attività di licensing. La realtà rilevata nel 2009 è stata quella di una lieve diminuzione, rispetto al 2008, dell’attività brevettuale (con riferimento al numero medio di domande di priorità e di estensione annualmente depositate) congiuntamente ad una sensibile crescita nel volume delle domande di nazionalizzazione, nonché delle concessioni annuali, che si è tradotta in un fisiologico aumento del portafoglio brevettuale.

Ai fini della commercializzazione, le invenzioni originate presso i laboratori di ricerca delle università comportano la necessità di definizione del relativo posizionamento sul mercato e/o l’identificazione di una nicchia adeguata, la creazione di nuovi mercati, nonché la traduzione di risultati della ricerca accademica in business plan ‘investor friendly’: si tratta di attività per la cui realizzazione non sempre

29 L’ammontare di tempo e risorse necessari per commercializzare con successo le invenzioni risulta infatti estremamente più elevato rispetto agli sforzi richiesti per brevettarle. A tal proposito, un recente studio condotto da Swamidass e Vulasa (2009) sui tempi medi di commercializzazione delle tecnologie da parte delle università statunitensi riporta che si tratta di un processo ‘a lungo termine’, dato che passano - in media - dai sette ai dodici anni perché un’invenzione, una volta brevettata, generi entrate di importo rilevante per l’ateneo licenziante. 30 E’ stato infatti osservato che nel caso in cui gli UTT dispongano di quantità limitate e/o contenute di risorse (umane e finanziarie) rispetto a quanto richiesto dai volumi di attività che si propongono di svolgere, essi tenderanno a focalizzarsi sulle procedure – relativamente più semplici e di breve respiro – di disclosure e di brevettazione, a discapito del complesso set di attività richiesto dalle pratiche per la commercializzazione delle tecnologie e delle invenzioni (processo indubbiamente più lungo, faticoso e caratterizzato da maggiore incertezza nei risultati).

Page 73: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

72

gli atenei e i singoli ricercatori dispongono delle necessarie competenze, e la cui acquisizione richiede un investimento considerevole di tempo e risorse31.

In Italia alcune università vantano al loro interno competenze specialistiche e dedicate per questo tipo di attività, mentre più spesso cercano di gestire al meglio il proprio portafoglio brevetti percorrendo la soluzione della valorizzazione tramite imprese spin-off e quella di un ristretto parco di clienti industriali con i quali lavorare con continuità. Alcune università stanno anche sperimentando la collaborazione con soggetti esterni e società specializzate (la cui strategia è a loro volta quella di costruire “grappoli” di brevetti su temi omogenei per aumentare l’appetibilità del portafoglio), anticipando quella che potrebbe essere in futuro una pratica collaborativa di tipo ‘consortile’ tra più università (che consentirebbe altresì la condivisione dei costi di commercializzazione sostenuti).

Il TT attuato attraverso la concessione di licenze di brevetto (al quale possono essere associati il trasferimento di know-how o lo svolgimento di prestazioni di consulenza da parte degli stessi inventori) è un’attività dispendiosa da tutti i punti di vista, anche per le organizzazioni più strutturate e con maggiore esperienza. Questa constatazione deve andare a parziale integrazione degli elementi che servono per valutare i dati qui esposti e dovrebbe sensibilizzare gli attori istituzionali e governativi nell’investire in figure professionali e strutture necessarie per l’aumento di efficacia del TT.

5.1. Licenze e opzioni concluse

Nel 2009 sono stati complessivamente stipulati 65 contratti di licenza e/o opzione da parte delle 44 università italiane rispondenti (tabella 5.1), con una media di 1,5 accordi per ateneo. Tali performance risultano in calo (-23,7%) rispetto alla sostanziale stabilità osservata nel triennio precedente (in cui il numero medio di accordi conclusi annualmente era pari a circa due contratti per ateneo).

E’ noto come la stipula di accordi di licenza rappresenti forse l’azione più complessa tra quelle che gli UTT devono svolgere per il raggiungimento dei propri obiettivi. In particolare, nel 2009, 23 università delle 44 rispondenti (pari al 52,3% del campione) non hanno stipulato alcun accordo nell’anno (contro i 28 atenei rilevati in tale classe nel corso dell’indagine 2004). Delle 21 università che hanno stipulato accordi nel 2009, 14 hanno concluso non più di due accordi, 4 ne hanno registrati un numero compreso fra 3 e 5, una ne ha conclusi fra 6 e 10 ed infine due università ne hanno stipulati oltre 10. Le evidenze relative alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascuna edizione hanno esibito il maggior numero di contratti di licenza e/o opzione stipulati) mostrano che nel 2009 il 31 E’ in questa fase che all’estero, e gradualmente anche in Italia, vengono sperimentate collaborazioni con partner terzi, rispetto all’università e all’industria, quali fondazioni o istituzioni finanziarie, in grado di “accompagnare” l’invenzione (e i ricercatori), in questa delicata “terra di nessuno” (anche detta “valle della morte”), provando non solo ad avvicinare maggiormente l’invenzione alla relativa applicazione, attraverso idonee attività di R&S, contribuendo ad aumentarne sensibilmente il valore commerciale.

Page 74: Survey 2011 (dati 2009)

5. Dai brevetti al licensing

73

numero complessivo di accordi conclusi ammonta a 42 (con una incidenza pari al 64,6% sui risultati relativi alla generalità del campione), pari – in media – a 8,4 contratti per ateneo (performance pressoché raddoppiata rispetto al 2004, ma che tuttavia registra un decremento del 14,3% rispetto al 2008). I risultati ottenuti dalle cinque università in parola evidenziano un trend di crescita lineare nell’intero periodo 2004-2008 (+122,7%), caratterizzato da una graduale diminuzione della relativa incidenza sui volumi contrattuali complessivi ascrivibili all’intero campione (il relativo peso percentuale, pari al 61,1% nel 2004, risulta nel 2008 pari al 53,8%). E’ nel corso del 2009 che si registra un lieve calo (-14,3%) nel numero di accordi annualmente conclusi rispetto al picco (circa 10 accordi per UTT) osservabile nel 2008, a seguito del quale le performance medie delle università ‘top 5’ si attestano nuovamente ai livelli del biennio 2006-2007 (poco più di 8 accordi per ateneo). Nel 2009 l’incidenza dei risultati dei cinque atenei in parola rispetto all’intero campione assume nuovamente un peso importante (64,6%).

Tabella 5.1 - Numero di licenze e/o opzioni concluse in ciascun anno considerato

Numero di Numero di università licenze e/o opzioni 2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 28 23 21 17 17 23 1-2 13 11 13 20 20 14 3-5 2 6 6 7 6 4 6-10 0 2 6 3 2 1 >10 1 1 0 1 2 2 Numero di università 44 43 46 48 47 44 Totale contratti 36 60 89 90 91 65 Media contratti 0,8 1,4 1,9 1,9 1,9 1,5 Totale contratti top 5 22 33 41 42 49 42 Media contratti top 5 4,4 6,6 8,2 8,4 9,8 8,4

Se si pone l’attenzione sull’oggetto degli accordi conclusi nel 2009, si osserva che il 90,6% dei contratti di licenza e/o opzione stipulati nell’anno ha riguardato brevetti (tale percentuale risultava pari al 74,2% nel 2007). In generale, la prevalenza dei brevetti come oggetto dei contratti è una costante nel periodo considerato.

E’ noto come uno degli aspetti più delicati del licensing – ovviamente dopo quello relativo all’individuazione di interlocutori interessati alla PI – è quello relativo alla scelta tra la concessione di licenza a titolo esclusivo o non esclusivo. Si sospetta spesso, infatti, che un regime di licenze esclusive possa compromettere il carattere aperto di alcuni saperi e che siffatta conseguenza non sia compatibile con un sistema di finanziamento pubblico alla ricerca32. In realtà, il tema dell’esclusività 32 A tal proposito, negli Stati Uniti, la letteratura che si occupa di questi temi ha evidenziato come la preferenza degli atenei per la concessione di licenze esclusive testimoni una progressiva tendenza a prediligere il profitto come obiettivo del TT, a discapito della massima diffusione della tecnologia stessa che, al contrario, una politica di licenze non esclusive potrebbe consentire.

Page 75: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

74

degli accordi di licenza è uno di quegli aspetti sui quali concorrono considerazioni interdisciplinari e che richiedono, da parte di un UTT, competenze gestionali integrate. Il 60% delle licenze concluse nel 2009 ha carattere esclusivo, contro una quota del 40% registrata nel 2007 e del 51,6% nel 2008.

La figura 5.1, relativa alla provenienza geografica dei partner industriali con cui i contratti di licenza e/o opzione sono stati conclusi in ciascun anno, mostra come nel 2009 gli atenei abbiano stipulato accordi quasi esclusivamente con imprese italiane (i contratti in parola rappresentano infatti il 95,4% del numero totale di licenze e/o opzioni concluse nell’anno con partner industriali, con una incidenza in costante crescita sul numero totale di accordi conclusi dalle imprese del campione nel periodo considerato) ed in minor misura con imprese straniere (per il residuo 4,6%), localizzate sia in Paesi europei (1,5%) che extra-europei (3,1%). Questo dato è particolarmente importante nella logica del TT a supporto dell’innovazione del tessuto industriale italiano, anche se potrebbe indicare la difficoltà degli atenei a fare licensing su scala internazionale.

Figura 5.1 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con differenti partner industriali (n2005=42; n2009=44)

Infine, le imprese spin-off (figura 5.2) nel 2009 costituiscono il partner contrattuale di contratti di licenza e/o opzione conclusi dagli atenei rispondenti (n=41) in 13 accordi (il 12,3% del numero complessivo di licenze e/o opzioni stipulate nell’anno e il 12,9% dei contratti conclusi con imprese italiane), per una media di 0,3 contratti per UTT. Il dato in parola appare sostanzialmente stabile nell’intero periodo 2006-2009. Le evidenze relative alle università ‘top 5’ (ovvero ai cinque atenei che in ciascun anno hanno concluso il maggior numero di contratti di licenza e/o opzioni con imprese spin-off della ricerca pubblica) rispecchiano invece un trend ambivalente. In particolare, ad un sensibile incremento osservabile nel 2006 (+425% in termini sia complessivi che medi rispetto al 2005), è seguito un trend decrescente che ha caratterizzato il triennio 2006-2008 (-66,7% in termini complessivi e -73,6% in termini medi), sfociato in una sostanziale stabilità nel corso del 2009. Con riferimento all’incidenza rivestita da tali performance sui risultati relativi al campione nel suo complesso, il peso percentuale delle università ‘top 5’ è sceso progressivamente dal 100% registrato

Page 76: Survey 2011 (dati 2009)

5. Dai brevetti al licensing

75

nel 2005 al 58,3% nel 2008, per poi salire nuovamente al 61,5% nel corso del 2009. Alla luce di tali evidenze, è possibile osservare che – se all’inizio del periodo preso in esame sono soltanto le università più performanti a concludere un numero contenuto di accordi di licenza e/o opzione con imprese spin-off – nel corso del tempo si registra un graduale aumento nel volume contrattuale, a cui si è accompagnato un progressivo coinvolgimento anche da parte di altri UTT, come dimostrato dalla riduzione registrata nell’incidenza delle università ‘top 5’ sulle performance dell’intero campione.

Figura 5.2 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con imprese spin-off

5.2. Licenze e opzioni con ritorni

Con riferimento ai contratti di licenza e/o opzione stipulati che abbiano generato dei ritorni (tabella 5.2), il relativo numero per le 44 università rispondenti nel 2009 risulta pari a 36 (+16,1% rispetto al 2004 e -23,4% rispetto al 2008), per una media di 0,8 accordi per ateneo (+24% rispetto al 2004 e -16,4% rispetto al 2008). Con riferimento ai risultati medi per UTT, si osserva nell’intero periodo 2004-2009 una sostanziale stabilità: salvo lievi e fisiologiche variazioni annuali, il numero medio di accordi conclusi annualmente che abbiano generato dei ritorni nell’anno di stipula oscilla infatti fra 0,7 e 1 accordo.

Per quanto invece attiene le dinamiche che hanno caratterizzato il numero di contratti di licenze e/o opzione con ritorni conclusi annualmente dalle università ‘top 5’, queste ultime presentano un trend ambivalente nell’intero periodo oggetto di analisi (in cui il numero medio di accordi è variato tra i 4 e

Page 77: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

76

gli 8 contratti stipulati annualmente), con due picchi: nel 2005 (5,6 accordi per UTT) e nel 2008 (7,6 accordi per UTT). In particolare, sono complessivamente 31 gli accordi stipulati dalle università ‘top 5’ che abbiano generato ritorni nel 2009 (con un’incidenza pari all’86,1% sui risultati relativi alla generalità del campione), pari – in media - a 6,2 accordi per UTT (+40,9% rispetto al 2004 e -18,4% rispetto al 2008). Si tratta di un risultato estremamente positivo, soprattutto alla luce delle considerazioni precedentemente esposte circa i tempi mediamente lunghi e le difficoltà incontrate dagli atenei nella generazione di ritorni economici dalle licenze e opzioni stipulate nell’anno medesimo.

Tabella 5.2 - Numero di licenze e/o opzioni concluse nell’anno che hanno generato dei ritorni

Numero di licenze e/o opzioni

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 34 32 33 32 36 35

1-2 9 6 8 14 6 4

3-5 2 5 5 1 4 2

6-10 2 2 0 2 1 3

>10 0 0 0 0 1 0

Numero di università 47 45 46 49 48 44

Numero totale di contratti 31 41 31 40 47 36

Numero medio di contratti 0,7 0,9 0,7 0,8 1,0 0,8

Numero totale di contratti top 5 22 28 20 24 38 31

Numero medio di contratti top 5 4,4 5,6 4,0 4,8 7,6 6,2

5.3. Licenze e opzioni attive in portafoglio

Relativamente al numero di contratti di licenza e/o opzione attivi nel portafoglio delle università al 31 dicembre di ciascun anno (tabella 5.3), si riscontra come nel 2009 presso le 44 università rispondenti si contino complessivamente 284 accordi (+155,9% rispetto al 2004 e +11,8% rispetto al 2008), pari in media a 6,5 contratti in portafoglio per ateneo rispondente (+132,1% rispetto al 2004 e +20,4% rispetto al 2008). Si rileva dunque nel periodo oggetto di analisi un incremento costante ed estremamente rilevante nel numero di contratti attivi detenuti in portafoglio dalle università rispondenti, che nel corso dell’ultimo anno registrano un aumento in termini medi pari ad oltre il 20% rispetto al 2008. Benché 15 università delle 44 rispondenti nel 2009 (pari al 34,1% del campione) non contino ancora nessuna licenza e/o opzione attiva, 7 hanno in portafoglio meno di due accordi attivi, 8 un numero compreso fra 3 e 5, 6 atenei ne contano un numero variabile fra 6 e 10 ed infine per ben 8 università il portafoglio di licenze e/o opzioni attive è composto da oltre 10 accordi.

Page 78: Survey 2011 (dati 2009)

5. Dai brevetti al licensing

77

Tabella 5.3 - Numero di licenze e/o opzioni attive in portafoglio

Numero di licenze e/o opzioni in portafoglio

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 22 20 19 18 16 15

1-2 4 10 12 13 11 7

3-5 8 6 5 8 6 8

6-10 3 5 8 5 6 6

>10 3 3 4 6 8 8

Numero di università 40 44 48 50 47 44

Numero totale di contratti 111 134 183 216 254 284

Numero medio di contratti 2,8 3,0 3,8 4,3 5,4 6,5

Numero totale di contratti top 5 69 74 98 112 137 160

Numero medio di contratti top 5 13,8 14,8 19,6 22,4 27,4 32,0

Dall’analisi del numero di licenze e opzioni in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno (figura 5.3), si osserva come l’aumento rilevato nel volume dei contratti attivi derivi dalla compresenza di due dinamiche nel periodo considerato. Da un lato, si riduce infatti sensibilmente (-31,8%) il numero di università che alla fine di ciascun anno non detengono alcun accordo attivo in portafoglio. In particolare, la relativa incidenza percentuale sul campione – pari al 55% nel 2004 – nel 2009 risulta pari al 34,1%. Contestualmente, non solo cresce, come ovvia conseguenza, il numero di università dotate di un portafoglio contratti attivi al 31 dicembre di ciascun anno, ma soprattutto si nota una crescita con riferimento alle classi più alte della distribuzione, ossia a quegli UTT che a fine anno rilevano un numero significativamente alto di contratti attivi in portafoglio. A tal proposito, il numero di atenei per i quali il portafoglio titoli attivi include 1-2 contratti aumenta del 75% negli anni 2004-2009 (la relativa incidenza sul totale del campione, pari al 10% del campione nel 2004, raggiunge circa il 16% nel 2009), mentre si registra una sostanziale stabilità nel numero di UTT presso i quali il numero di accordi attivi risulta compreso tra 3 e 5 contratti (rappresentando sia una quota percentuale pari a circa un quinto del campione nell’intero periodo considerato, seppur con lievi oscillazioni annuali). Sono invece le fasce più alte della distribuzione a presentare gli incrementi più significativi. Il numero di università presso le quali il volume delle licenze e opzioni attive risulta compreso fra 6 e 10 accordi risulta infatti raddoppiato (il peso percentuale sulla generalità del campione passa dal 7,5% nel 2004 al 13,6% nel 2009), mentre un incremento pari al 166,6% è osservabile con riferimento al numero di UTT che a fine anno detengono nel proprio portafoglio oltre 10 contratti attivi (l’incidenza percentuale in questo subisce un aumento consistente, passando dal 7,5% del campione nel 2004 al 18,2% nel 2009).

Page 79: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

78

Figura 5.3 - Distribuzione delle università in base al numero di licenze e/o opzioni attive in portafoglio (n2004=40; n2005=44; n2006=48; n2007=50; n2008=47; n2009=44)

Per quanto infine attiene le università ‘top 5’ (ossia i cinque atenei che in ciascun anno vantano il maggior numero di contratti attivi in portafoglio; cfr. ancora tabella 5.3), alla fine del 2009 queste ultime contano un numero totale di 160 accordi attivi (per un’incidenza del 56,3% sui risultati relativi all’intero campione), pari – in media – a ben 32 licenze e/o opzioni per UTT (+131,9% rispetto al 2004 e +16,8% rispetto al 2008, in termini sia complessivi che medi). Si tratta dunque di un portafoglio contratti attivi caratterizzato da volumi medi estremamente elevati, assolutamente in linea rispetto agli standard europei. Nel corso del periodo di indagine, si rileva inoltre una riduzione dell’incidenza percentuale rivestita dai cinque atenei più performanti sui risultati raggiunti dalla generalità dei rispondenti (passata dal 62,2% nel 2004 al 56,3% nel 2009).

Le dinamiche sopra esposte rappresentano risultati estremamente positivi per gli UTT italiani, in quanto ciascun accordo stipulato rappresenta il frutto di specifiche competenze e attività di TT poste in essere con successo dagli atenei italiani, al di là della (eventuale) generazione di ritorni economici. Un mancato (o comunque modesto) conseguimento di entrate finanziarie da contratti di licenza e opzione attivi in portafoglio potrebbe infatti derivare da situazioni non direttamente dipendenti dall’abilità negoziale degli UTT e/o dall’innovatività delle invenzioni oggetto dei contratti di licenza conclusi. Ne è un caso, ad esempio, lo scarso volume di vendite registrate da parte dei soggetti licenziatari, con conseguenti ripercussioni sull’importo delle royalties incassate dall’ateneo licenziante. Si prospetta invece una situazione diversa (nella quale l’ammontare modesto degli

Page 80: Survey 2011 (dati 2009)

5. Dai brevetti al licensing

79

introiti economici da licensing deriva da specifici orientamenti strategici adottati dall’UTT) qualora importi contenuti delle entrate generate da accordi di licensing derivino dal crescente ricorso alla stipula di contratti di licenza e opzione con imprese spin-off gemmate dall’ateneo a condizioni particolarmente favorevoli per queste ultime. In questo caso, infatti, la conclusione del contratto di licenza rappresenta un ulteriore mezzo di trasferimento della tecnologia al mercato, e non un fine in quanto potenziale generatore di ritorni economici per l’UTT.

5.4. Entrate da licenze e opzioni concluse nell’anno

Con riferimento alle entrate derivanti da licenze e opzioni concluse in ciascun anno dalle università italiane rispondenti (tabella 5.4), nel 2009 esse ammontano complessivamente a circa 311 mila Euro (-53,5% rispetto al 2004 e -67,1% rispetto al 2008), per un valore medio pari a 7,4 mila Euro (-47,8% rispetto al 2004 e -65,5% rispetto al 2008). Si tratta dunque di importi mediamente contenuti e per i quali si rileva un decremento sensibile sia rispetto all’inizio del periodo considerato che rispetto all’anno precedente. Analizzando più nel dettaglio le dinamiche che hanno interessato le entrate da licenze e opzioni annualmente concluse nell’intero periodo indagato, si osserva come queste ultime presentino un trend ambivalente nell’intero periodo oggetto di indagine, esibendo due picchi: nel 2006 (importo medio delle entrate pari a circa 17 mila Euro per UTT) e nel 2008 (importo medio pari a 21,5 mila Euro).

I risultati relativi alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che nel corso di ciascuna indagine hanno registrato le entrate da licenze e/o opzioni di importo più elevato) mostrano come le entrate registrate da queste ultime, pur presentando importi annuali significativamente più elevati, siano caratterizzati dallo stesso trend ambivalente rilevabile per la generalità del campione. In particolare, nel 2009, gli atenei in parola hanno ottenuto introiti di importo complessivo pari a circa 308 mila Euro (pari a ben il 98,9% dei risultati relativi al campione nel suo complesso), per una media di 61,5 mila Euro per ateneo (-45,5% rispetto al 2004 e -60,9% rispetto al 2008). Alla luce di tali evidenze, emerge dunque come nel periodo considerato i valori relativi alla totalità degli atenei inclusi nel campione derivino per una quota mai inferiore al 75% dai risultati ottenuti dai cinque atenei più performanti, che risultano dunque esercitare una forte influenza sulle dinamiche esibite dalla totalità dei rispondenti e le cui continue variazioni annuali vanno altresì interpretate tenendo conto che nell’anno stesso di stipula i contratti di licenza e/o opzione potrebbero generare introiti di valore significativamente inferiore rispetto al loro effettivo potenziale, suscettibile di esplicarsi in tempi più lunghi.

Nell’intero periodo di analisi, si rileva dunque che, sebbene ancora caratterizzato da importi annuali mediamente contenuti e caratterizzati da trend altalenanti (in diminuzione nel corso dell’ultimo anno), l’ammontare delle entrate rilevate presso la generalità degli atenei rispondenti appare significativamente trainato dalle performance registrate dalle università ‘top 5’.

Page 81: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

80

Tabella 5.4 - Entrate derivanti da licenze e/o opzioni concluse in ciascun anno considerato

Classi di entrate (valori espressi in migliaia di Euro)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 36 32 34 32 31 35

>0-≤20 4 6 5 8 5 3

>20-≤60 3 3 2 4 2 2

>60-≤100 3 1 2 2 2 1

>100-≤140 0 0 1 1 2 1

>140-≤200 0 1 2 1 0 0

>200 1 0 0 0 1 0

Numero di università 47 43 46 48 44 42

Totale entrate (in migliaia di Euro) 668,9 428,9 785,6 648,4 944,7 311,1

Media entrate (in migliaia di Euro) 14,2 10,0 17,1 13,5 21,5 7,4

Totale entrate (in migliaia di Euro) top 5 565,0 366,4 645,0 486,8 787,1 307,7

Media entrate (in migliaia di Euro) top 5 113,0 73,3 129,0 97,4 157,4 61,5

5.5. Entrate da licenze e opzioni attive in portafoglio

Passando a considerare le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre di ciascun anno presso le università rispondenti (tabella 5.5), nel 2009 il loro ammontare complessivo supera la somma di 1,4 milioni di Euro (-9,1% rispetto al 2004 e +11,5% rispetto al 2008), per un valore medio pari a 33,1 mila Euro (-9% rispetto al 2004 e -3,7% rispetto al 2008) per ateneo rispondente (n=44). In particolare, 28 università (pari al 63,6% del campione) non hanno ottenuto nel 2009 alcuna entrata derivante dal portafoglio contratti attivi. Dei 16 atenei rimanenti, 9 hanno registrato ritorni non superiori ai 20 mila Euro; 1 università ha entrate di importo compreso tra i 20 ed i 60 mila Euro; 1 università tra i 100 ed i 140 mila Euro; 1 università tra i 140 ed i 200 mila Euro ed infine due atenei hanno registrato nell’anno entrate superiori ai 200 mila Euro.

L’ottenere rilevanti entrate dai contratti di licenza e/o opzione rimane quindi ancora un fenomeno concentrato in un numero relativamente modesto di università, il che deve fare riflettere sull’opportunità di coordinare e riunire le attività delle università in questo campo, per esempio a livello regionale.

Page 82: Survey 2011 (dati 2009)

5. Dai brevetti al licensing

81

Tabella 5.5 - Entrate derivanti da licenze e/o opzioni attive in portafoglio

Classi di entrate (valori espressi in migliaia di Euro)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 24 29 31 26 32 28

>0 - ≤20 6 6 9 12 7 9

>20 - ≤60 1 2 2 6 5 2

>60 - ≤100 5 0 1 2 0 1

>100 - ≤140 1 2 1 2 1 1

>140 - ≤200 0 0 1 1 0 1

>200 3 5 3 1 2 2

Numero di università 40 44 48 50 47 44

Totale entrate (in migliaia di Euro) 1.603,5 2.946,0 1.481,1 1.148,7 1.306,6 1.457,0

Media entrate (in migliaia di Euro) 36,4 68,5 33,6 23,0 34,4 33,1

Totale entrate top 5 (in migliaia di Euro) 1.226,3 2.574,5 1.233,0 825,1 1.091,8 1.299,2

Media entrate top 5(in migliaia di Euro) 245,3 514,9 246,6 165,0 218,4 259,8

Dall’analisi della distribuzione di frequenza degli atenei rispondenti in base alle classi di entrate derivanti dalle licenze e opzioni in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno (figura 5.4), si evince che la diminuzione rilevata negli anni 2006-2009 nell’ammontare dei ritorni economici generati da contratti attivi (in termini sia complessivi che medi) deriva dall’aumento nel periodo considerato del numero di università che in ciascun anno conseguono modesti ritorni economici dai contratti attivi in portafoglio, soprattutto con riferimento alle classi più basse della distribuzione delle entrate (ossia a quegli UTT che a fine anno rilevano introiti di importo non superiore ai 100 mila Euro). A tal proposito, il numero di atenei per i quali le entrate annuali derivanti dal portafoglio titoli attivi risultano di importo non superiore ai 20 mila Euro aumenta del 50% negli anni 2004-2009 (la relativa incidenza sul totale dei rispondenti, pari a circa il 15% del campione nel 2004, supera il 20% nel 2009), mentre si registra un incremento del 100% (ossia: numerosità raddoppiata) nel numero di UTT presso i quali gli importi dei ritorni economici in parola assumono valori compresi tra 20 e 60 mila Euro (rappresentando nel 2009 una quota percentuale pari a circa il 4,5% del campione, contro il 2,5% rilevato nel 2004).

Per quanto invece riguarda le classi di entrate più elevate, queste sono caratterizzate da frequenze decisamente più basse, ed in diminuzione nell’arco di tempo considerato. A tal proposito, il numero di atenei per i quali le entrate annuali derivanti dal portafoglio titoli attivi risultano di importo compreso tra i 60 ed i 100 mila Euro si riduce dell’80% negli anni 2004-2009 (la relativa incidenza sul totale dei rispondenti, pari a circa il 12,5% del campione nel 2004, risulta di poco superiore al 2% nel 2009), mentre appare tendenzialmente stabile il numero di UTT che nel periodo considerato hanno registrato entrate annuali da licenze/opzioni attive di importo compreso tra i 100 ed i 200 mila Euro.

Page 83: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

82

Si registra inoltre un decremento del 33,3% nel numero di UTT presso i quali gli importi dei ritorni economici in parola assumono valori superiori ai 200 mila Euro (rappresentando nel 2009 una quota percentuale pari a circa il 4,5% del campione, contro il 7,5% rilevato nel 2004).

Figura 5.4 - Distribuzione delle università in base alle entrate da licenze e/o opzioni attive in portafoglio (n2004=44; n2005=43; n2006=44; n2007=50; n2008=47; n2009=44)

Con riferimento alle dinamiche delle entrate da licenze e/o opzioni attive in portafoglio nel periodo considerato (cfr. ancora tabella 5.5), si è rilevato un trend di crescita iniziale, culminato nel 2005, anno in cui gli importi dei ritorni economici da licensing hanno raggiunto i livelli massimi osservati nell’arco di tempo oggetto di analisi, risultando complessivamente pari a circa 2,9 milioni di Euro (+83,7% rispetto al 2004), per una media di 68,5 mila Euro per ateneo rispondente (+88,2% rispetto al 2004). Nel corso del biennio successivo (anni 2006-2007), le entrate da contratti attivi hanno registrato una significativa flessione, risultando pari a poco più di 1,1 milioni di Euro nel 2007 (-61% rispetto al 2005), pari – in media – a 23 mila Euro per UTT (-66,5% rispetto al 2005). Infine, nel corso del 2008 si è registrata una repentina ripresa, sia nei valori totali (+13,7% rispetto al 2007), che medi (+49,7%), a seguito della quale il volume delle entrate (pari complessivamente a circa 1,3 milioni di Euro ed in media a poco meno di 35 mila Euro per ateneo) ha raggiunto nuovamente i livelli osservati nel 2006. I risultati registrati nel corso del 2009 esibiscono volumi totali delle entrate (pari a circa 1,5 milioni di Euro) in aumento rispetto all’anno precedente (+11,5% rispetto al 2008), mentre l’importo medio delle entrate – pari a circa 33 mila Euro – appare sostanzialmente invariato (-3,7% rispetto al 2008).

Page 84: Survey 2011 (dati 2009)

5. Dai brevetti al licensing

83

I riscontri effettuati presso gli atenei rispondenti al fine di individuare le cause delle dinamiche osservate hanno messo in luce come il calo delle entrate registrato nel 2006, dopo l’aumento rilevato nel triennio precedente, è dovuto alla scadenza sopraggiunta nel corso del periodo considerato di licenze che generavano introiti di importi elevati. Tali contratti, che risultavano ancora attivi nel biennio 2004-2005, sono progressivamente giunti a scadenza negli anni successivi, con conseguenti variazioni di segno negativo sull’importo dei ritorni derivanti da licenze e/o opzioni attive in portafoglio. Tuttavia, la significativa ripresa osservata nel corso dell’ultimo anno farebbe presupporre che gli UTT rispondenti stiano attualmente sperimentando una nuova fase di espansione dei ritorni derivanti da contratti di licenza e opzione attivi in portafoglio. Le considerazioni sopra espresse risultano confermate osservando che nel 2004 ben tre università hanno registrato entrate di importo superiore ai 200 mila Euro annuali. Nel 2005 cinque atenei hanno esibito tale ottima performance, per poi scendere nuovamente a quota tre nel 2006. Nel 2007 soltanto un ateneo ha continuato a registrare livelli cosi elevati, mentre nel biennio 2008/2009 sono due i casi di UTT inclusi in tale classe di ritorni.

Alla luce di ciò, le dinamiche presentate dalle entrate derivanti dal portafoglio contratti attivi sembrerebbero collegate ad un fisiologico ‘ciclo di vita’ di questi ultimi. Gli accordi di licensing infatti generano introiti di importo tendenzialmente contenuto nel medesimo anno della relativa conclusione, e solo negli anni successivi sono suscettibili di produrre ritorni di importo significativamente elevato, finché non giungono a scadenza; nel frattempo ne vengono stipulati di nuovi, che necessitano di tempo prima che il loro pieno potenziale in termini di redditività possa completamente esplicarsi, e così via.

Infine, considerando le evidenze relative alle università ‘top 5’ (ovvero ai cinque atenei che in ogni anno hanno totalizzato i maggiori importi di entrate derivanti dal portafoglio contratti di licenza e/o opzione attivi), emerge come i ritorni economici registrati da queste ultime assumano importi annuali significativamente elevati, cosicché il gap esistente tra le performance medie dei cinque atenei più performanti e quelle ottenute dalla generalità dei rispondenti appare di notevole entità. In particolare, l’ammontare complessivo dei ritorni economici da contratti attivi al 31 dicembre 2009 è pari a circa 1,3 milioni di Euro (con una incidenza elevatissima, superiore all’89%, sui risultati relativi alla generalità dei rispondenti), pari - in media - a circa 260 mila Euro per UTT (+5,9% rispetto al 2004 e +19% rispetto al 2008, in termini sia totali che medi).

Con riferimento alle dinamiche rilevabili per le università ‘top 5’ nel periodo oggetto di analisi, ad un significativo incremento negli importi delle entrate annualmente rilevate nel corso del primo biennio in esame, culminato nel 2005 con importi totali incassati pari ad oltre 2,5 milioni di Euro (con una incidenza dell’87,4% sui risultati relativi alla generalità dei rispondenti), per una media di circa 515 mila Euro per ateneo (+109,9% rispetto al 2004), è seguita nel biennio 2006-2007 una riduzione delle entrate conseguite (-68% rispetto al 2005), per poi rilevare una immediata ripresa nel corso del biennio 2008-2009 (+57,5% rispetto al 2007).

Page 85: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

84

Passando a considerare le entrate derivanti dai contratti di licenza e/o opzione attivi al 31 dicembre di ciascun anno includendo nell’analisi le sole università rispondenti che esibiscano nell’anno considerato un portafoglio licenze/opzioni attive non nullo (tabella 5.6), è possibile notare che i trend sono esattamente gli stessi rilevati per la generalità dei rispondenti, sebbene le performance medie assumano valori più elevati. Nel 2009 (n=29) il loro ammontare medio è pari a 50,2 mila Euro per UTT (-40,5% rispetto al 2004 e +22,4% rispetto al 2008), contro i 33,1 mila Euro rilevati in media per l’intero campione (n=44). Anche con riferimento alle dinamiche subite dalle entrate da licenze e/o opzioni attive registrate dagli atenei che alla fine di ciascun anno nel periodo considerato detengono un portafoglio attivo, si è rilevato un trend di crescita iniziale, culminato nel 2005, anno in cui gli importi medi dei ritorni economici da licensing hanno raggiunto i livelli massimi osservati nell’arco di tempo oggetto di analisi, risultando pari a circa 123 mila Euro (+45,5% rispetto al 2004), contro i 68,5 mila Euro rilevati per la generalità dei rispondenti. Nel corso del biennio successivo (anni 2006-2007), le entrate medie da contratti attivi hanno registrato una significativa flessione, risultando pari a circa 36 mila Euro nel 2007 (-70,8% rispetto al 2005), contro i 23 mila Euro ascrivibili al campione nel suo complesso. Infine, nel corso del biennio 2008-2009 si è registrata una repentina ripresa (+40% rispetto al 2007), a seguito della quale il volume medio delle entrate (pari a 50,2 mila Euro nel 2009, contro i 33 mila Euro registrati in media al campione nella sua totalità) ha raggiunto nuovamente i livelli osservati nel 2006.

Tabella 5.6 - Entrate derivanti da licenze e/o opzioni attive in portafoglio (calcolato su un numero di uffici con un portafoglio non nullo nell'anno considerato)

Classi di entrate (valori espressi in migliaia di Euro)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 3 9 12 8 16 13

>0 - ≤20 6 6 9 12 7 9

>20 - ≤60 1 2 2 6 5 2

>60 - ≤100 5 0 1 2 0 1

>100 - ≤140 1 2 1 2 1 1

>140 - ≤200 0 0 1 1 0 1

>200 3 5 3 1 2 2

Numero di università 19 24 29 32 31 29

Totale entrate (in migliaia di Euro) 1.603,5 2.946,0 1.481,1 1.148,7 1.272,6 1.457,0

Media entrate (in migliaia di Euro) 84,4 122,7 51,1 35,9 41,1 50,2

Totale entrate top 5 (in migliaia di Euro) 1.226,3 2.574,5 1.233,0 825,1 1.091,8 1.299,2

Media entrate top 5 (in migliaia di Euro) 245,3 514,9 246,6 165,0 218,4 259,8

Page 86: Survey 2011 (dati 2009)

85

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

L’attività di valorizzazione della ricerca ha come sue componenti fondamentali, sebbene non esclusive, la protezione e l’utilizzo della PI e la costituzione di imprese spin-off, che sono peraltro strettamente connesse tra loro. Al fine di fornire informazioni anche su quest’ultima componente, oggetto di attività da parte degli UTT ed estremamente rilevante per il sistema universitario, ma solo in parte oggetto di analisi tramite il questionario Netval, vengono qui presentate alcune evidenze empiriche relative ad una banca dati curata dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna, nella quale da qualche anno vengono raccolte informazioni sulle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia e nella quale sono attualmente presenti informazioni su 873 imprese. Giova sottolineare come - ai fini della creazione e del continuo aggiornamento di tale banca dati nel corso degli anni - abbiano contribuito sensibilmente i dati raccolti di anno in anno attraverso la conduzione dell’indagine Netval, nonché le informazioni ottenute nel biennio 2009-2010 nell’ambito di un progetto di ricerca sull’evoluzione del fenomeno delle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia, finanziato dall’Istituto per la Promozione Industriale (IPI), ora parte dal Ministero per lo Sviluppo Economico (MSE) (Piccaluga et al., 2011)33.

Ai fini della presente analisi, con l’espressione “spin-off della ricerca pubblica” si intende una “impresa operante in settori high-tech costituita da (almeno) un professore/ricercatore universitario o da un dottorando/contrattista/studente che abbia effettuato attività di ricerca pluriennale su un tema specifico, oggetto di creazione dell’impresa stessa”. Secondo tale definizione l’utilizzo da parte dell’azienda di diritti di PI dell’università non è condizione necessaria ai fini della sua identificazione come spin-off, mentre nella generalità dei casi il fatto che l’università detenga una quota del capitale sociale aziendale è condizione sufficiente affinché si possa parlare di impresa spin-off della ricerca pubblica (ad eccezione dei casi in cui l’impresa sia palesemente non high-tech).

33 Ai fini di una maggiore chiarezza espositiva, giova precisare che nel prosieguo del presente capitolo, le evidenze empiriche ottenute nell’ambito di tale progetto di ricerca verranno citate come rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011).

Page 87: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

86

6.1. Nota metodologica

Ai fini dell’identificazione delle realtà produttive esistenti nel contesto nazionale appartenenti all’universo delle imprese spin-off della ricerca pubblica si è seguito un iter composto da più fasi, caratterizzate da un livello crescente di profondità e affidabilità delle rilevazioni, sul quale sono stati forniti dettagli nel precedente rapporto Netval. Al 31 dicembre 2009 sono state identificate 873 imprese spin-off attive, numero che riteniamo essere significativamente vicino all’effettivo universo di riferimento nel contesto italiano. Inoltre, nell’ambito del citato progetto di ricerca condotto nel corso del biennio 2009-2010 si è proceduto alla somministrazione di un questionario di indagine appositamente predisposto al fine di raccogliere le informazioni necessarie per analizzare e comprendere la consistenza nonché l’evoluzione subita da tale fenomeno nel nostro Paese. Il focus dell’analisi è stato rivolto, in particolare, all’identificazione delle variabili determinanti i processi di crescita di tali imprese. Pertanto, nel corso dell’intervista, alle aziende sono state richieste informazioni di tipo sia qualitativo, sia quantitativo. Concretamente, attraverso la conduzione di una indagine campionaria tramite interviste telefoniche (metodo CATI - Computer-Assisted Telephone Interview) affidate ad una società esterna (Format Srl) sono stati raccolti 289 questionari (dati di fonte primaria), che rappresentano il 33,1% del numero di spin-off complessivamente identificate34.

Oltre all’indagine campionaria, al fine di comprendere meglio un fenomeno ancora recente come quello delle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia, ed in particolare le dinamiche di crescita di queste imprese, si è proceduto ad utilizzare anche i dati resi disponibili dalla banca dati AIDA (Analisi Informatizzata Delle Aziende), Bureau van Dijk, con riferimento ai bilanci di 318 imprese spin-off della ricerca pubblica attive in Italia, aggiornati al 2008 (dati di fonte secondaria), che rappresentano il 36,4% del numero di spin-off complessivamente identificate nel complesso italiano35.

L’integrazione delle due basi di dati così ottenute ha richiesto operazioni di data cleaning relativamente agli importi del fatturato annuale delle aziende. A tal riguardo, in considerazione della provenienza dei dati AIDA da fonti ufficiali di bilancio (e dunque della loro presumibile maggiore attendibilità) si è proceduto alla sostituzione dei valori del fatturato annuale delle imprese spin-off incluse nel campione di fonte CATI con il corrispondente dato di fonte AIDA, qualora quest’ultimo risultasse discordante. Il risultato di tali operazioni di integrazione e data cleaning relativamente agli importi annuali del fatturato aziendale ha portato alla disponibilità del dato relativo ai ricavi annuali di vendita relativamente ad un panel di 347 imprese (che rappresentano il 39,7% del numero di spin-

34 Va sottolineato come - per motivi di privacy e/o di mancata disponibilità di specifiche informazioni richieste - alcune delle imprese rispondenti hanno risposto solo parzialmente al questionario, la numerosità del campione (n) varia da elaborazione a elaborazione.

35 Anche in questo caso tuttavia, poiché non tutte le aziende hanno reso disponibili presso le banche dati citate la totalità delle informazioni richieste, la numerosità del campione varia da elaborazione ad elaborazione.

Page 88: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

87

off complessivamente identificate nel complesso italiano). La figura 6.1 riporta schematicamente la numerosità di ciascuna base di dati adottata ai fini dell’analisi e la relativa incidenza percentuale rispetto all’universo di riferimento, rappresentato dal numero di imprese spin-off della ricerca pubblica attive in Italia al 31 dicembre 2009 (n=873).

Figura 6.1 - Rappresentatività delle basi di dati rispetto all’universo di riferimento

N=873

6.2. Le imprese spin-off in Italia: uno sguardo di insieme

Il processo di creazione delle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia rappresenta un fenomeno recente e in rapida crescita (tabella 6.1). Basti a tale proposito considerare che circa l’85% delle 873 imprese spin-off ad oggi rilevate e attive nel territorio nazionale è stato costituito nel corso degli ultimi nove anni. In particolare, nel 2009 sono state costituite 75 unità (pari all’8,6% del numero complessivo di imprese spin-off ad oggi identificate nel nostro Paese). Il tasso di sopravvivenza è particolarmente elevato. Peraltro, il dato relativo al 2009 è da considerarsi largamente provvisorio e destinato ad aumentare, poiché la visibilità di queste imprese spesso diventa effettiva alcuni mesi dopo la costituzione formale36.

36 L’esperienza maturata nelle passate attività di rilevazione indurrebbe a considerare come non completamente definitivo (in quanto suscettibile di essere temporaneamente sottostimato) anche il dato relativo all’anno 2008. Si sono ad esempio rilevati nel corso degli ultimi mesi numerosi casi di imprese spin-off che - sebbene costituite nel 2007 – non erano ancora state censite a cause della scarsa visibilità di cui godevano (spesso a causa della mancata attivazione di un sito web o di adeguate forme di pubblicità sui portali degli EPR di origine). Siamo dunque indotti a pensare che le imprese spin-off costituite nel corso del 2009 siano in effetti in numero maggiore di 75. Nel corso dei prossimi mesi saremo in grado di fornire un dato aggiornato.

Page 89: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

88

Tabella 6.1 - Anno di costituzione delle imprese spin-off della ricerca pubblica in Italia (n=873)

Anno di costituzione

Frequenza assoluta Frequenza cumulata

Numero di imprese

Quota percentuale

Numero di imprese

Quota percentuale

Fino al 1979 5 0,6 5 0,6

1980-1989 13 1,5 18 2,1

1990-1999 72 8,2 90 10,3

2000 42 4,8 132 15,1

2001 30 3,4 162 18,6

2002 30 3,4 192 22,0

2003 57 6,5 249 28,5

2004 81 9,3 330 37,8

2005 89 10,2 419 48,0

2006 117 13,4 536 61,4

2007 141 16,2 677 77,6

2008 121 13,9 798 91,4

2009 (dato provvisorio) 75 8,6 873 100,0

Totale imprese spin-off al 31.12.2009 873 100,0 -- --

I risultati relativi alla localizzazione geografica (tabella 6.2) delle imprese mostrano come le regioni nelle quali si è assistito inizialmente al fiorire più intenso di imprese spin-off, siano quelle che - anno per anno - hanno mantenuto un tasso di natalità sostenuto sino ad oggi. Infatti, il fenomeno di creazione di imprese spin-off della ricerca pubblica appare tuttora concentrato e consolidato principalmente al Centro-Nord, ma in recente espansione anche al Sud e nelle Isole: oltre il 50% delle imprese identificate è localizzato nell’Italia Settentrionale (con un’età media superiore ai 6 anni di attività, lievemente più elevata nel Nord-Ovest rispetto al Nord-Est), il Centro ne ospita il 26,9% (la cui età media è pari a 5,6 anni), mentre nella parte meridionale ed insulare del Paese risiede il residuo 22,5% (con un’età media di 4,3 anni). Ne deriva un quadro abbastanza sbilanciato, ma in leggero riequilibrio rispetto agli anni precedenti.

Le considerazioni sopra esposte appaiono supportate anche dall’analisi delle regioni di localizzazione delle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009 (n=873): è infatti l’Emilia Romagna la regione che ospita il maggior numero di spin-off (13,6%). Livelli di concentrazione minori, seppure elevati, si registrano in Lombardia (11,5%), Toscana (10,2%), Piemonte (9,6%), Lazio (6,8%) e Friuli Venezia Giulia (6,1%). Quote percentuali più contenute si rilevano in Sardegna (5,7%), Puglia (5,6%), Veneto (4,8%), Marche (4,6%) ed Umbria (4,1%). Si registrano presenze più modeste in Campania (3,7%), Calabria (3,3%), Liguria (3,2%), Sicilia (3,2%), Trentino Alto Adige (1,8%) e Abruzzo (1,3%), mentre le percentuali relative a Basilicata (0,5%) e Molise (0,4%) rivestono un peso trascurabile, anche alla luce del coinvolgimento estremamente recente di queste ultime regioni nel fenomeno di creazione di imprese spin-off della ricerca pubblica.

Page 90: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

89

A tal proposito, le evidenze relative all’età media delle imprese in base alla localizzazione geografica appaiono confermare tale considerazione. Le imprese spin-off italiane più giovani sono infatti quelle localizzate nell’Italia Centro-Meridionale, e in particolare quelle lucane (età media pari a 2,8 anni), seguite dalle aziende ubicate in Sardegna (3,5 anni), Campania (3,9), Puglia (4,3), Marche (4,4), Abruzzo (4,5), Friuli Venezia Giulia (4,7), Lazio (4,7), Molise (4,8) e Umbria (4,8). L’età media estremamente ridotta delle imprese sarde, pugliesi e laziali, alla luce dell’incidenza non trascurabile da esse rivestita sul numero complessivo di imprese spin-off esistenti in Italia, è indice della recente e rapida diffusione del fenomeno in tali regioni.

Tabella 6.2 – Localizzazione geografica delle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009 (n=873)

Localizzazione geografica Numero di imprese Quota percentuale Età media (in anni)

Lombardia 100 11,5 7,1

Piemonte 84 9,6 5,1

Liguria 28 3,2 9

Nord Ovest 212 24,3 6,6

Emilia Romagna 119 13,6 6,8

Friuli Venezia Giulia 53 6,1 4,7

Veneto 42 4,8 5,1

Trentino Alto Adige 16 1,8 7

Nord Est 230 26,3 6,0

Toscana 89 10,2 7,1

Lazio 59 6,8 4,7

Marche 40 4,6 4,4

Umbria 36 4,1 4,8

Abruzzo 11 1,3 4,5

Centro 235 26,9 5,6

Puglia 49 5,6 4,3

Sardegna 50 5,7 3,5

Calabria 29 3,3 5,9

Campania 32 3,7 3,9

Sicilia 28 3,2 5

Basilicata 4 0,5 2,8

Molise 4 0,5 4,8

Sud e isole 196 22,5 4,3

Totale Italia al 31.12.2009 873 100,0 5,6

Età mediamente più elevate si registrano per le imprese spin-off localizzate in Sicilia (5), Piemonte (5,1), Veneto (5,1) e Calabria (5,9 anni). Anche in questo caso la giovane età mediamente presentata dalle imprese piemontesi rispetto alla relativa incidenza sul totale italiano, testimonia come il fenomeno - pur essendosi sviluppato nella regione sin dalla prima metà degli anni Ottanta - abbia ricevuto nuovo e rinnovato impulso nel corso degli ultimi anni. Per quanto infine attiene le regioni

Page 91: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

90

caratterizzate da spin-off di più consolidata esperienza, è la Liguria a presentare l’età mediamente più elevata (9 anni), seguita dalla Lombardia (7,1), dalla Toscana (7,1), dal Trentino Alto Adige (7) e dall’Emilia Romagna (6,8).

Il fatto che le imprese liguri presentino un’età media superiore rispetto a quella registrata nelle regioni che hanno visto sbocciare per prime il fenomeno in Italia (Emilia Romagna, Lombardia e Toscana) è da attribuire al fatto che – come sopra osservato – presso queste ultime, di anno in anno, il tasso di creazione di nuove imprese si è mantenuto a livelli significativamente elevati, incidendo al ribasso sull’età media delle imprese spin-off localizzate nel territorio regionale.

Relativamente ai settori di attività (tabella 6.3) delle spin-off attive in Italia al 31 dicembre 2009 (n=873), circa un terzo di tali imprese (il 32,8% per la precisione) è attivo nel campo delle ICT. Il peso relativo di tale settore è progressivamente diminuito nel tempo e sono cresciute le imprese attive nei comparti energia e ambiente (attualmente il secondo settore più rappresentato, con un’incidenza del 16,2% sul totale) e delle life sciences (15%, in costante aumento). Seguono i comparti dell’elettronica (9,3%), dei servizi per l’innovazione (7,4%) e del biomedicale (7,3%), mentre si rilevano quote più modeste per l’automazione industriale (5,2%), il settore delle nanotecnologie e dei nuovi materiali (3,4%), della conservazione dei beni culturali (1,6%) ed - infine - dell’aerospaziale (0,7%).

Le evidenze circa l’età media delle imprese spin-off operanti nei diversi settori high-tech mostrano come sia proprio l’aerospaziale il comparto popolato da imprese mediamente più anziane (età media pari a 8,3 anni), seguito a breve distanza dall’elettronica (8,1 anni) che - come abbiamo visto in precedenza - ha rappresentato il campo di attività in cui le prime esperienze di imprese high-tech sono state avviate, verso la fine degli anni Sessanta, insieme al settore energia e ambiente. Tuttavia le aziende attive in quest’ultimo campo risultano mediamente più giovani (età media pari a 4,8 anni), a dimostrazione del continuo impulso che il comparto in parola ha continuato a ricevere anche negli anni più recenti attraverso la creazione di nuove imprese ogni anno operanti in tale ambito.

Le spin-off attive nel campo delle ICT - il settore più popolato nel contesto italiano - hanno in media 6,3 anni, mentre appaiono mediamente più giovani le attività imprenditoriali rilevabili nel nostro Paese nei comparti del biomedicale (5 anni), dei servizi per l’innovazione (4,8 anni), delle life sciences (4,8 anni) e della conservazione dei beni culturali (4,4 anni). Infine, per le imprese spin-off operanti nel settore emergente delle nanotecnologie e dei nuovi materiali (che abbiamo visto rappresentare oggetto di attività da parte delle imprese spin-off italiane a partire dalla seconda metà degli anni Novanta), l’età media è di 4 anni.

Page 92: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

91

Tabella 6.3 - Settori di attività delle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009 (n=873)

Settori di attività Numero di imprese Quota percentuale Età media (in anni)

ICT 286 32,8 6,3

Energia e Ambiente 141 16,2 4,8

Life sciences 131 15,0 4,8

Elettronica 81 9,3 8,1

Biomedicale 64 7,3 5,0

Servizi per l'innovazione 65 7,4 4,8

Automazione industriale 45 5,2 6,5

Nanotecnologie e nuovi materiali 30 3,4 4,0

Beni culturali 14 1,6 4,4

Aerospaziale 6 0,7 8,3

Altro 10 1,1 3,0

Totale imprese spin-off al 31.12.2009 873 100,0 5,6

Relativamente alle università e/o altro EPR di origine (tabella 6.4), alcune università nel corso degli anni si sono progressivamente consolidate come vere e proprie ‘fucine di imprenditori high-tech’. Il numero di spin-off nate dai loro laboratori è infatti influenzato da vari fattori, quali la qualità della ricerca svolta, l’effetto imitazione innescato da alcuni casi di successo, la fornitura di specifici servizi da parte degli EPR, l’introduzione di specifici programmi a livello regionale, nonché la presenza di operatori specializzati a livello locale e regionale. Rimandando ad analisi più dettagliate il tentativo di comprendere il peso di tali fattori, è abbastanza immediato notare i casi di università che hanno puntato molto sulle imprese spin-off, in tempi diversi, come il Politecnico di Torino (le cui spin-off rappresentano il 6,9% del totale nazionale), le Università di Bologna (4,8), Perugia (4%), Padova (4%), Udine (3,8%) e Cagliari (3,7%), la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (3,2%), l’Università di Milano (3,2%), il Politecnico di Milano (3,1%), l’Università di Pisa (2,9%), della Calabria (2,9%) e l’Università Politecnica delle Marche (2,9%).

Ricordando innanzitutto che un’approfondita analisi sul fenomeno delle imprese spin-off deve affrontare anche il tema del loro percorso di crescita dimensionale e non solo il numero di imprese costituite, è noto che sono diversi i fattori che hanno inciso sui risultati appena descritti. Il Politecnico di Torino e l’Università di Bologna – per esempio - hanno fatto valere la loro “massa critica” di ricerca di qualità, sfruttando anche azioni politiche per l’innovazione lanciate a livello regionale, mentre la Scuola Superiore Sant'Anna ha da molto tempo puntato su una forte cultura dell’imprenditorialità nei propri laboratori di ricerca, investendo sulle imprese spin-off fin dai primissimi anni Novanta.

Interessanti anche i casi di università che hanno incoraggiato la creazione di imprese spin-off in tempi più recenti, ottenendo peraltro interessanti risultati, come Perugia, Padova, Udine, Cagliari, Milano, Pisa e l’Università Politecnica delle Marche.

Page 93: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

92

Tabella 6.4 - EPR di origine delle spin-off della ricerca pubblica in Italia37 (n=873)

EPR di origine n % EPR di origine n %

Politecnico di Torino 60 6,9 Università del Piemonte Orientale 10 1,1

CNR (escluso ex INFM) 47 5,4 Università di Palermo 10 1,1

Università di Bologna 42 4,8 Università di Sassari 10 1,1

Ex INFM (ora CNR) 36 4,1 Università di Camerino 9 1,0

Università di Perugia 35 4,0 Università di Napoli "Federico II" 8 0,9

Università di Padova 35 4,0 Università di Brescia 8 0,9

Università di Udine 33 3,8 Università di Pavia 7 0,8

Università di Cagliari 32 3,7 Università di Urbino 6 0,7

Scuola Superiore Sant'Anna 28 3,2 Università di Foggia 6 0,7

Università di Milano 28 3,2 INFN 5 0,6

Politecnico di Milano 27 3,1 Università San Raffaele di Milano 5 0,6

Università di Pisa 25 2,9 SISSA - Trieste 5 0,6

Università Politecnica delle Marche 25 2,9 Università di Verona 5 0,6

Università della Calabria 25 2,9 Università di Roma Tre 4 0,5

Università di Ferrara 22 2,5 Università del Molise 4 0,5

Università di Siena 18 2,1 Università di Messina 4 0,5

Università di Modena e Reggio Emilia 18 2,1 Università di Bergamo 4 0,5

Università di Bari 16 1,8 Università di Trento 3 0,3

Università di Genova 16 1,8 Università Cattolica del Sacro Cuore 3 0,3

Università di Roma "Tor Vergata" 15 1,7 Università di Salerno 3 0,3

Università di Trieste 15 1,7 Università ‘Magna Graecia’ di Catanzaro 3 0,3

Università di Roma "La Sapienza" 15 1,7 Università della Tuscia di Viterbo 3 0,3

Università di Parma 14 1,6 Seconda Università di Napoli 3 0,3

Università di Torino 14 1,6 Università di Cassino 2 0,2

Università del Salento 13 1,5 Università della Basilicata 2 0,2

Università di Firenze 13 1,5 Università di Venezia "Ca' Foscari" 1 0,1

Politecnico di Bari 12 1,4 Università di Teramo 1 0,1

ENEA 12 1,4 Università 'D'Annunzio' di Chieti-Pescara 1 0,1

Università de L'Aquila 11 1,3 Libera Università di Bolzano 1 0,1

Università di Catania 11 1,3 INFS - Istituto Nazionale di Fauna Selvatica 1 0,1

Università del Sannio 11 1,3 INAF - Istituto Nazionale di Astro-Fisica 1 0,1

Università di Milano-Bicocca 10 1,1 Università 'Insubria' di Varese-Como 1 0,1

Totale spin-off italiane al 31.12. 2009 873 100,0

37 In presenza di imprese spin-off scaturite da più di un EPR, è stato considerato come EPR di origine quello da cui la spin-off sia stata ufficialmente accreditata. In assenza di un avvenuto accreditamento, oppure nell'ipotesi in cui tutti gli EPR di origine abbiano annoverato l'impresa nel proprio parco spin-off, si è proceduto ad indicare l'EPR che vanta la maggiore densità del proprio personale accademico e/o di ricerca nell'ambito della compagine proprietaria di ciascuna azienda.

Page 94: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

93

Il caso dell’INFM-CNR (che complessivamente incide per il 9,5% sul numero totale di imprese spin-off ad oggi rilevabili nel contesto italiano) è forse diverso da quello delle università, e rappresentativo di una specifica azione strategica e innovativa per la promozione di questo tipo di imprese, lanciata in forma originale e in tempi in cui il fenomeno delle imprese spin-off non era ancora così popolare.

Con riferimento alle evidenze relative alle università ‘top 5’ (ovvero ai cinque atenei e/o altri EPR che al 31 dicembre 2009 esibiscono il maggior numero di spin-off attive in portafoglio), da queste ultime sono state ad oggi gemmate complessivamente 220 imprese spin-off (con un’incidenza pari al 25,2% sul totale nazionale), pari – in media – ad un portafoglio di 44 imprese attive per EPR di origine. Ovviamente, va ricordato come in questo campo non conti solo la “quantità” delle imprese, ma anche - e secondo alcuni, soprattutto - la “qualità” delle iniziative, la loro sostenibilità economico-aziendale e il loro potenziale innovativo.

Dalla tabella 6.4 emerge inoltre come delle 873 imprese spin-off della ricerca pubblica ad oggi attive nel nostro Paese, l’88,3% sia stato generato da università ed il residuo 11,7% derivi da altri EPR. A tal proposito, nella tabella 6.5 sono riportate le evidenze empiriche relative al numero di imprese spin-off annualmente costituite nel periodo 2004-2009 presso le 69 università che hanno partecipato almeno una volta all’indagine Netval. A tal proposito, il numero complessivo di nuove spin-off avviate nel 2009 è stato pari a 72, per una media di una impresa per ateneo (-5,3% rispetto al 2004 e -38,5% rispetto al 2008).

In particolare, nel 2009 sono 35 gli atenei che non hanno registrato la costituzione di nessuna nuova impresa spin-off: si riduce dunque nell’arco del periodo indagato la quota percentuale di atenei che in ciascun anno non hanno dato origine ad alcuna attività imprenditoriale. Dei rimanenti 34 presso i quali sono rilevabili nell’anno episodi di imprenditorialità accademica, 17 università hanno generato una nuova impresa; 12 università, 2-3 nuove spin-off; 3 università, 4-5 spin-off e 2 università 6-7 spin-off.

Con riferimento alle dinamiche presentate dalle nuove imprese annualmente costituite nell’intero periodo preso in esame, appare come - in media - ciascun ateneo generi ogni anno fra una e due nuove imprese spin-off. In particolare, ad una perfetta stabilità nel biennio 2004-2005, segue un significativo trend di crescita progressiva negli anni 2006-2007 (+64,6% rispetto al 2005, in termini sia complessivi, che medi), seguito da una leggera flessione nel corso del biennio 2008-2009 (-44,6% rispetto al 2007 in termini sia totali che medi). Si è tuttavia già avuto modo di precisare in sede di presentazione dei risultati circa l’anno di costituzione dello stock di imprese spin-off della ricerca pubblica ad oggi rilevabili nel nostro Paese (n=873), come siano frequenti i casi di iniziative imprenditoriali la cui visibilità è rilevabile solo in tempi successivi rispetto alla costituzione. E’ dunque probabile che il dato ad oggi disponibile sia suscettibile di ulteriori correzioni in aumento nel corso dei prossimi mesi.

Le evidenze relative alle università ‘top 5’ (ossia ai cinque atenei che in ciascun anno hanno dato vita al maggior numero di imprese spin-off), mostrano come queste ultime nel corso nel 2009 abbiano contribuito alla creazione di 26 spin-off (con un’incidenza pari al 36,1% sul valori relativi alla

Page 95: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

94

generalità degli UTT), pari - in media - a 5,2 nuove imprese per ateneo (-16,1% rispetto al 2004 e-23,5% rispetto al 2008). In particolare, nell’intero periodo considerato, i trend che hanno caratterizzato le cinque università più performanti sono i medesimi rilevati per la totalità del campione (n=69). Valgono dunque le medesime considerazioni espresse in tale sede, soprattutto relativamente alla possibilità di eventuali correzioni di segno positivo di cui potrebbe essere suscettibile il dato relativo al 2008 nel corso dei prossimi mesi.

In generale, nell’arco di tempo oggetto di analisi, il numero medio di nuove imprese spin-off annualmente generate dalle università ‘top 5’ varia dalle 6 alle 9 unità, risultando nel 2009 pari ad oltre il quintuplo rispetto ai valori medi osservati per la generalità dei rispondenti. Nel corso del periodo di analisi, si osserva inoltre una progressiva riduzione dell’incidenza percentuale delle università ‘top 5’ sui risultati complessivamente ottenuti dai 69 atenei inclusi nell’analisi (il relativo peso percentuale scende infatti dal 40,8% nel 2004 al 36,1% nel 2009), congiuntamente ad una diminuzione del gap proporzionale esistente tra il numero medio di nuove costituzioni rilevato presso i cinque atenei più performanti e il corrispondente valore relativo alla generalità dei rispondenti (passando dal 462,9% nel 2004 al 398,3% nel 2009), seppur continuando a mantenere livelli particolarmente elevati.

Tabella 6.5 - Numero di imprese spin-off annualmente costituite presso ciascuna università (n=69)

Numero di spin-off Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 38 34 31 25 27 35

1 16 18 16 12 16 17

2-3 7 10 13 22 11 12

4-5 5 4 7 5 11 3

6-7 2 1 1 3 2 2

8-10 1 2 0 1 2 0

>10 0 0 1 1 0 0

Numero di università 69 69 69 69 69 69

Numero totale di spin-off 76 79 107 130 117 72

Numero medio di spin-off 1,1 1,1 1,6 1,9 1,7 1,0

Numero totale di spin-off top 5 31 32 39 43 34 26

Numero medio di spin-off top 5 6,2 6,4 7,8 8,6 6,8 5,2

6.3. La genesi delle imprese spin-off: l’idea, gli imprenditori, il rapporto con l’EPR di origine

I risultati dell’indagine CATI svolta nell’ambito del progetto di ricerca Sant’Anna-IPI forniscono maggiori dettagli circa le motivazioni che portano alla genesi delle imprese spin-off (figura 6.2). In particolare, la tipologia più frequente di impresa spin-off riscontrata è quella che ha origine dall’iniziativa di docenti e giovani ricercatori, che intravedono nell’attività di ricerca svolta nei propri

Page 96: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

95

laboratori l’opportunità di fornire servizi basati sulle competenze di ricerca maturate (32,1%). Tuttavia, all’interno di questa tipologia è possibile individuare situazioni diverse tra loro, a seconda che sia soprattutto iniziativa del docente o dei giovani ricercatori, delle quote di capitale sociale rispettivamente possedute, del coinvolgimento concreto in azienda da parte di ciascuno dei soci, ecc.

Si rilevano frequenze percentuali più contenute relativamente alle ipotesi di iniziativa imprenditoriale da parte dei docenti, ai fini del proseguimento dell’attività di ricerca con giovani ricercatori (23%) o da parte di dottori di ricerca e/o contrattisti di ricerca, dotati di competenze scientifico-tecnologiche da sviluppare (18,5%). Nel 17,4% dei casi, la creazione di impresa è finalizzata alla commercializzazione di un prodotto/servizio in fase di sviluppo, mentre nel residuo 9,1% essa si propone la commercializzazione di un prodotto/servizio già disponibile.

Figura 6.2 – Motivazioni alla costituzione dell’impresa (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

La compagine societaria al momento della costituzione - in base ai dati raccolti nell’ambito del progetto di ricerca Sant’Anna-IPI - è costituita da 540 persone fisiche che prima della costituzione dell’impresa avevano una posizione permanente in università; il che vuol dire che su 287 imprese spin-off rispondenti, in media si riscontrano tra i soci fondatori 1,9 soggetti provenienti dal mondo della ricerca. Per la maggior parte di questi soci fondatori la decisione di costituire l’impresa non costituisce tuttavia motivo di abbandono del proprio ruolo all’interno dell’EPR di origine. È infatti pari al 92% la percentuale di essi che mantiene la propria posizione accademica anche dopo la costituzione dell’azienda. Solo il residuo 8%, dunque, abbandona la propria posizione nell’università/EPR di origine.

Page 97: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

96

L’analisi delle competenze del team dei fondatori mostra che la percentuale più elevata di essi (il 90%), aveva al momento della costituzione una pregressa esperienza pluriennale nel campo della ricerca; ma si registrano anche figure che provengono per il 28,9% da ruoli nella produzione e per il

23,7% nel marketing38. Nella compagine societaria, inoltre, si rileva una progressiva crescita del numero di imprese che presentano nel team dei fondatori dei soggetti che hanno precedenti esperienze imprenditoriali e che decidono di investire in queste imprese (figura 6.3). Spesso si tratta di “imprenditori seriali”, ovvero di persone che hanno al loro attivo la costituzione di più imprese spin-off, frequentemente docenti che offrono il proprio sostegno a più aziende attivando un’iniziativa con i propri ricercatori, ma anche privati che hanno quote di capitale in società operanti in settori e mercati prossimi e che investono in queste iniziative imprenditoriali scommettendo sul loro sviluppo. In ogni caso, l’andamento crescente di questo fenomeno è indicativo di una progressiva acquisizione di fiducia nelle opportunità di successo delle imprese spin-off.

Figura 6.3 – Numero di imprese con soci con precedente esperienza imprenditoriale per anno di costituzione dell’azienda e percentuale sul totale imprese costituite nell’anno (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Gli accordi formali che le aziende intrattengono con l’EPR di origine al momento della costituzione (figura 6.4) riguardano prevalentemente l’utilizzo di spazi fisici resi disponibili dall’ente stesso, quali incubatori e laboratori (60,3%), nonché relazioni legate alle procedure di accreditamento ufficiale e al riconoscimento del “marchio” di impresa spin-off dell’Istituto (50,5%). Dopo questa fase iniziale, i rapporti sembrano orientarsi verso un maggiore coinvolgimento dell’EPR nell’attività operativa dell’azienda, con accordi finalizzati all’attività di ricerca congiunta (38,7%) e alla sua struttura finanziaria, attraverso la partecipazione al capitale sociale (32,1%). Naturalmente, aumentano anche i rapporti informali/personali tra i due soggetti, che spesso sostituiscono gli accordi iniziali (ad esempio l’incubazione) legati alla fase di start-up dell’impresa.

38 Questa domanda prevedeva ovviamente la possibilità di risposte multiple.

Page 98: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

97

Figura 6.4 – Tipologia di legame esistente con l’EPR alla costituzione e ad oggi (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

6.4. Fatturato e addetti

Le osservazioni relative all’universo di riferimento illustrate nel paragrafo precedente ci forniscono l’immagine di un gruppo di imprese mediamente giovane, operante in settori fortemente tecnologici, con una prevalenza dei servizi rispetto alle attività manifatturiere. In linea con queste caratteristiche (tabella 6.6), i risultati ottenuti nell’ambito del progetto di ricerca Sant’Anna-IPI evidenziano un numero medio di addetti pari a 10 unità ETP; un fatturato medio di 776,1 mila Euro; una quota media di fatturato derivante dall’export pari al 10% e una quota media di fatturato investito in R&S pari al 45,9%. A livello settoriale, le imprese operanti nell’automazione industriale appaiono quelle con il valore medio di addetti (14,3 ETP) e quota di export (24,2%) più elevati del campione, mentre sono le imprese dell’elettronica ad esibire i valori medi del fatturato (circa 1,6 milioni di Euro nel 2008) e la quota di fatturato spesa in R&S (56%) maggiori.

Page 99: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

98

Tabella 6.6 – Distribuzione delle imprese per settore, addetti, fatturato, export e spesa in R&S nel 2008

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Con riferimento alla distribuzione delle imprese spin-off per classe di addetti nel 2008 (tabella 6.7), il 45,3% delle imprese del campione registra un numero di addetti compreso tra 1 e 5 addetti e complessivamente sono quasi l’80% quelle con meno di dieci addetti. La consistente presenza di piccole imprese nel campione si contrappone ad un piccolo gruppo di realtà con oltre 30 addetti, composto da 15 imprese (ovvero il 5,2% del campione).

Tabella 6.7 – Distribuzione delle imprese per classe di addetti (ETP) 2008 (n=289)

Classe di addetti (ETP) Numero di imprese Quota % sul totale

0 - ≤1 2 0,7

>1 - ≤5 131 45,3

>5 - ≤10 97 33,6

>10 - ≤15 22 7,6

>15 - ≤30 22 7,6

>30 15 5,2

Totale 287 100,0

Totale addetti 2.877

Media addetti 10,0

Valore max 200 Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Settore Addetti Fatturato Quota %

media export

Quota % media R&S

Valore medio

Valore assoluto

Valore medio (K €)

Valore assoluto (M €)

Automazione industriale 14,3 229 1.113,6 20,0 24,2 35,0

n 16 18 13 14

Elettronica 10,8 271 1.555,6 45,1 9,5 56,0

n 25 29 22 24

Energia e ambiente 7,2 354 394,7 19,3 2,6 41,6

n 49 49 43 40

ICT 10,2 971 934,6 134,6 9,4 46,0

n 95 144 87 82

Life sciences 11,5 770 526,5 37,9 13,1 46,8

n 67 72 52 47

Nanotech 10,2 112 398,6 5,2 16,6 48,9

n 11 13 11 9

Servizi per l'innovazione 7,6 170 324,2 7,1 7,7 45,3

n 24 22 21 16

Totale settori 10,0 2.877 776,1 269,3 10,0 45,9

n 287 347 249 232

Page 100: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

99

In merito al fatturato prodotto nell’anno 2008 (tabella 6.8), i quasi 270 milioni di Euro prodotti dalle 347 imprese del campione, restituiscono un valore medio di 776,1 mila Euro per azienda: oltre il 30% delle imprese ha un fatturato compreso tra 150 mila e 500 mila Euro. Le imprese di dimensioni maggiori - con un fatturato superiore a 10 milioni di Euro - sono 4 (l’1,2% del campione) e il valore più alto registrato è pari a 33,7 milioni di Euro.

Tabella 6.8 – Distribuzione delle imprese per classe di fatturato 2008 (n=347)

Classi di fatturato 2008 (migliaia di Euro) Numero di imprese Quota % sul totale

≥0 - ≤25 42 12,1

>25 - ≤50 20 5,8

>50 - ≤100 39 11,2

>100 - ≤150 48 13,8

>150 - ≤300 66 19,0

>300 - ≤500 41 11,8

>500 - ≤1.000 45 13,0

>1.000 - ≤3.000 27 7,8

>3.000 - ≤5.000 10 2,9

>5.000 - ≤10.000 5 1,4

>10.000 4 1,2

Totale 347 100,0

Totale fatturato (milioni di Euro) 269,3

Media fatturato (migliaia di Euro) 776,1

Valore max (milioni di Euro) 33,7 Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

La distribuzione territoriale (figura 6.5) evidenzia che i territori in cui si riscontra la maggiore percentuale (densità) di addetti delle imprese spin-off sono la Lombardia e l’Emilia Romagna, mentre le imprese con la dimensione media di addetti più elevata si trovano in Friuli Venezia Giulia. Riguardo al fatturato sono ancora la Lombardia, l’Emilia Romagna ed anche la Toscana i territori con le percentuali più elevate di fatturato sul totale complessivamente prodotto, mentre l’osservazione del valore medio del fatturato a livello regionale pone la Puglia in una posizione di rilievo (con più di 3 milioni di Euro) seguita dalla Toscana (poco più di 1 milione di Euro).

Page 101: Survey 2011 (dati 2009)

Figu

ra 6

.5 –

Val

ori m

edi d

egli

adde

tti (

n=28

7) e

del

fatt

urat

o (n

=347

) per

reg

ione

di l

ocal

izza

zion

e ne

l 200

8

Fatt

urat

o

A

ddet

ti

Font

e: r

appo

rto

di r

icer

ca S

ant’

Ann

a-IP

I (20

11)

Page 102: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

101

Per valutare l’andamento del fatturato medio realizzato nel periodo 2006-2008 (figura 6.6) sono stati considerati i dati ottenuti su un campione di imprese composto da 169 aziende “stabili”, ovvero presenti in tutto il periodo di osservazione. Questi valori permettono di affermare che c’è stata una crescita dei ricavi medi prodotti nell’intero triennio (2006-2008) pari al 23,8%, che rappresenta il portato di un incremento annuale significativamente più consistente nell’anno 2007 (+19,3% rispetto al 2006) ed uno più contenuto nel 2008 (+3,8% rispetto al 2007).

Figura 6.6 – Trend del fatturato medio (‘000 Euro) nel periodo 2006-2008 (n=169)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Si tratta di un dato di assoluto rilievo se si considera il tasso di crescita medio delle imprese italiane. Il calcolo della variazione di fatturato registrata da ciascuna azienda nel periodo in esame consente di approfondire ulteriormente le capacità di variazione del volume di affari delle realtà indagate e di scoprire che ben il 71,6% delle imprese ha subito dal 2006 al 2008 una crescita superiore a +1%.

Inoltre, è stata esaminata l’età aziendale per verificare l’esistenza o meno di paths di crescita in relazione alla maggiore o minore esperienza delle imprese, rappresentata dagli anni di presenza della stessa sul mercato. Il risultato di questo esercizio è mostrato nella figura 6.7, che evidenzia la presenza di quattro diverse modalità di crescita del fatturato medio in relazione a quattro categorie di età considerate (su un campione di 245 imprese). In particolare:

• le imprese più anziane (con oltre 5 anni di età), evidentemente anche quelle con i valori più elevati del fatturato e livello medio, esibiscono dei tassi di crescita consistenti nel periodo esaminato;

• le imprese con un’età compresa tra i 4 e i 5 anni, mostrano invece una certa stabilità;

• le imprese di età pari a 3 anni, caratterizzate da andamenti crescenti del fatturato medio, in particolare nell’ultimo biennio osservato;

Page 103: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

102

• le imprese più giovani, con 2 anni di vita, che nel 2008 mostrano tassi di crescita consistenti rispetto all’anno precedente.

Figura 6.7 – Trend del fatturato medio (‘000 Euro), nel periodo 2005-2008 per età dell’azienda

2006 2007 2008

impr

ese≤

5 an

ni

0

300

1.000

4-5 anni

> 5 anni

3 anni

2005

100

200

2 anni

impr

ese

>5

anni

1.200

1.400

1.600

Fatt

urat

o m

edio

ann

uale

(mig

liaia

di E

uro)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Provando a interpretare queste osservazioni in un’ottica dinamica potremmo concludere che le evidenze empiriche suggeriscono che le imprese spin-off, a parità di condizioni, mostrano una crescita consistente, in termini percentuali nei primi anni di vita - nonostante i fatturati iniziali siano molto bassi - crescita che tende a ridursi dopo la fase di start-up. Quando e se le imprese superano questo periodo di relativa stabilità, in cui probabilmente le imprese si organizzano per una maggiore crescita, investono in risorse umane e finanziarie, cercano mercati e sviluppano prodotti, esse crescono in modo consistente e crescente. Una considerazione quest’ultima che risulta dall’osservazione dell’andamento del fatturato delle imprese più anziane del campione.

I dati raccolti non permettono di costruire una serie storica relativa al numero di addetti ETP; tuttavia è possibile osservare (tabella 6.9) la variazione del numero complessivo di soggetti occupati dalle imprese del campione (n=287) dalla costituzione ad oggi. In base a questi risultati, le aziende spin-off hanno incrementato il numero di addetti complessivamente impiegati del 59,7%, passando da una

Page 104: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

103

dimensione media di 6,3 ETP al momento della costituzione alle 10 unità alla data odierna. La tipologia contrattuale maggiormente interessata da questa variazione positiva sono i dipendenti, per i quali il valore medio è più che raddoppiato, ma cresce di 1,5 volte anche il numero di collaboratori a tempo determinato.

Tabella 6.9 – Variazione degli addetti ETP per tipologia contrattuale, dalla costituzione ad oggi (n=287) - Età media 5,6 anni

Tipologia contrattuale Numero medio ETP

Alla costituzione Al 31.12.2008 ∆% media

Soci lavoratori 3,9 3,0 -23,7

Dipendenti 1,1 3,4 +223,8

Collaboratori a tempo determinato 0,9 2,2 +152,6

Altri 0,4 0,7 +57,2 Numero medio addetti complessivamente impiegati presso ciascuna impresa (n=287)

6,3 10,0 +59,2

Numero totale di addetti complessivamente impiegati presso tutte le imprese rispondenti (n=287)

1.801 2.877 +59,7

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

6.5. Export e attività di R&S

Considerando le performance relative alla quota di fatturato derivante da esportazioni realizzata nell’anno 2008, si osserva che il valore medio rilevato su 249 imprese del campione (tabella 6.10) è pari al 10%, ma che sono poco meno del 30% le imprese che nel corso dell’anno hanno intrattenuto scambi commerciali con l’estero. Sono inoltre 16 (ovvero il 6,4%) le aziende che hanno una percentuale di fatturato derivante dall’export superiore al 50%. Il residuo 70,3% delle imprese spin-off censite non ha registrato esportazioni nel corso del 2008: la capacità di raggiungere i mercati esteri rappresenta dunque un aspetto che manifesta ancora una certa debolezza delle imprese. Se è vero che la dimensione prevalentemente piccola di queste imprese e la loro giovane età può costituire un limite alla capacità di rivolgersi a mercati internazionali, quando le imprese riescono a raggiungere dimensioni maggiori, i mercati esteri dovrebbero rappresentare una tappa obbligata di sviluppo.

Page 105: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

104

Tabella 6.10 – Distribuzione delle imprese per classe di export in percentuale sul fatturato 2008

Classi di quota export su fatturato 2008 Numero di imprese Quota % sul totale

0 175 70,3

>0 - ≤ 10 25 10,0

>10 - ≤ 25 16 6,4

>25 - ≤ 50 17 6,8

>50 - ≤ 75 8 3,2

>75 - < 100 4 1,6

100 4 1,6

Totale imprese 249 100,0

Percentuale media sul fatturato 10,0 Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

La contrapposizione evidenziata in precedenza tra i risultati ottenuti dalle piccole imprese spin-off e quelle di dimensioni più elevata si riduce nettamente considerando l’impegno in R&S espresso dalla percentuale media di fatturato che esse dichiarano di aver impiegato a tale scopo (tabella 6.11). Infatti, su 232 imprese, la quota media è piuttosto elevata e pari al 45,9%, e quasi il 71% delle imprese investe più del 25% del fatturato.

Tabella 6.11 – Distribuzione delle imprese per classe di spesa in R&S in percentuale sul fatturato 2008

Classi di spesa in R&S, espresse in % sul fatturato 2008 Numero di imprese Quota % sul totale

0 10 4,3

>0 - ≤ 10 26 11,2

>10 - ≤ 25 32 13,8

>25 - ≤ 50 82 35,3

>50 - ≤ 75 36 15,5

>75 - ≤ 100 46 19,9

Totale imprese 232 100,0

Percentuale media sul fatturato 45,9 Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

È possibile interpretare in modo più approfondito i risultati mostrati, esaminando il contributo in

termini di consistenza, addetti, fatturato, esportzioni e spesa in R&S39 (figura 6.8). rispettivamente apportato nel corso del 2008 da parte di tre raggruppamenti di aziende, ossia:

o le imprese “minori”, ossia le imprese con meno di 5 addetti; 39 I contributi delle singole aziende relativamente a queste due variabili, così come i totali complessivi, sono stati stimati attraverso il prodotto tra le quote di fatturato che le imprese hanno dichiarato nell’indagine per ciascuna variabile e il fatturato dell’anno.

Page 106: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

105

o le imprese “medie”, ossia le imprese con un numero di addetti compreso fra 5 e 15;

o le imprese “maggiori”, ossia le imprese con oltre i 15 addetti.

Le aziende maggiori (il 12,9% del campione) raggiungono quote prossime al 50% in relazione agli addetti, al fatturato e al totale della spesa in R&S e realizzano quasi l’85% delle entrate derivanti dagli scambi commerciali con l’estero intrattenuti dalle aziende spin-off del campione.

Le imprese medie (il 41,1% del campione) contribuiscono al 34,8% degli addetti complessivi; hanno un peso di poco superiore al 21% sia in relazione al fatturato che alla spesa in R&S, mentre è pari al 13,5% la percentuale di fatturato prodotto dalle esportazioni.

Infine, le imprese minori che pure rappresentano il gruppo più consistente del campione (il 46%), raggiungono una quota pari al 18,8% in relazione agli addetti, producono il 25,6% del fatturato complessivo e il 21,5% della spesa in R&S, mentre marginale è il peso sul fatturato derivante dall’export (2,1%).

Figura 6.8 – Peso percentuale delle piccole, medie e grandi imprese spin-off sul totale degli addetti, fatturato, totale esportazioni e totale spesa in R&S nel 2008 (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Page 107: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

106

In definitiva, ciò che emerge da questi confronti è il peso consistente delle imprese di dimensioni maggiori in termini di capacità di esportazione, in contrapposizione alla quota limitata prodotta dalle imprese più piccole: una evidenza che sembra suggerire che le imprese spin-off hanno un forte potenziale che nasce dall’elevato contenuto tecnologico dell’attività svolta e che si manifesta con intensità nel momento in cui riescono a superare una dimensione “critica”.

6.6. Composizione societaria

Il capitale sociale delle imprese spin-off al momento della costituzione dell’azienda (figura 6.9) risulta ampiamente composto dalla quota investita dai soci fondatori che contribuiscono, in media e sulla base delle evidenze empiriche raccolte su 200 imprese, all’85,2% del capitale stesso. La quota restante è finanziata per l’8% da partner industriali, per il 4,8% dall’ente di origine e per il 2% da investitori di natura finanziaria. Successivamente alla costituzione alcune imprese sono capaci di attirare capitali dall’esterno: in media si riduce la percentuale posseduta dai soci e quella dell’EPR a favore dei finanziatori industriali e istituzionali. In particolare, la quota finanziata da partner finanziari, che alla costituzione rappresenta in media il 2,0% del capitale delle imprese, passa al 2,6% della data odierna; analogamente, i partner industriali, che contribuivano all’8,0% del capitale alla nascita dell’azienda, rappresentano oggi in media l’8,5%.

Figura 6.9 – Composizione percentuale media del capitale sociale alla costituzione e ad oggi (n=200)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

La composizione attuale del capitale sociale delle imprese spin-off indagate rivela differenti caratteristiche in relazione alle diverse tipologie di socio: accademico, industriale o finanziario. Vediamole nel dettaglio.

Page 108: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

107

Su 287 imprese spin-off censite, 88 (pari al 30,7%) sono partecipate, alla data odierna, dall'università o altro EPR di origine. Nell'ambito di tali imprese partecipate dall'ateneo di riferimento (n=88), la quota media detenuta dall'EPR è pari al 15% del relativo capitale sociale. La quota media detenuta dalle università di origine risulta invece pari al 4,6% del capitale sociale qualora si consideri la totalità (n=287) delle spin-off del campione (partecipate e non).

Su 287 imprese spin-off censite, 72 (pari al 25,1%) annoverano (almeno) un socio industriale nella propria compagine proprietaria. Nell'ambito di tali spin-off partecipate da una o più imprese (n=72), la quota media detenuta dal socio industriale è pari al 34,6% del relativo capitale sociale. La quota media detenuta dal socio industriale risulta invece pari all’8,7% del capitale sociale qualora si consideri la totalità (n=287) delle spin-off del campione (partecipate e non).

Delle 287 imprese spin-off censite, 21 (pari al 7,3%) annoverano (almeno) un socio finanziario nella propria compagine proprietaria. Nell'ambito di tali spin-off partecipate da una o più imprese (n=21), la quota media detenuta dal socio industriale è pari al 36,3% del relativo capitale sociale. La quota media detenuta dal socio industriale risulta invece pari al 2,7% del capitale sociale qualora si consideri la totalità (n=287) delle spin-off del campione (partecipate e non).

Su 287 imprese spin-off censite, sono 160 (pari al 55,7%) le imprese che non risultano partecipate né dall'università di riferimento, né da un eventuale socio industriale, ma solo dai soci, mentre 41 (pari al 14,3%) sono partecipate sia dall'EPR di origine che da una o più imprese. Altre 31 imprese (pari al 10,8%) sono partecipate da (almeno) un socio industriale, ma non annoverano l'ateneo di origine nella propria compagine societaria. Ulteriori 47 imprese (pari al 16,4%) sono partecipate dall'EPR di origine, ma non vedono la presenza di alcun socio industriale. Le rimanenti 8 (2,8%) imprese sono finanziate sia dal socio fisico che dal socio finanziario.

Delle 287 imprese spin-off censite, 21 sono finanziate da un socio finanziario e di queste: 5 imprese sono partecipate sia dall’ateneo (o EPR di origine) che dal socio finanziario (1,7% del totale), ma non è presente il socio industriale; 3 imprese sono finanziate sia dal partner industriale che finanziario (1,0%); 5 imprese vedono la presenza di tutte e tre le tipologie di soci (finanziario, industriale e universitario; le rimanenti 8 (2,8% del totale) sono finanziate esclusivamente dal socio fisico e dal partner finanziario.

Con riferimento alla composizione societaria per settore di attività, l’analisi a livello di singola azienda (tabella 6.12), mostra invece che sono 16 (ovvero l’8%) le imprese che hanno sin dalla costituzione un partner finanziario tra i soci fondatori; sei di esse appartengono al settore delle life sciences (ovvero il 37,5% delle imprese interessate da questo tipo di finanziamento e il 9% delle imprese del settore), con un investimento medio pari al 4,3% del capitale sociale.

Più numerosi invece, i casi di investitori di origine industriale fin dalla costituzione dell’azienda: 70 imprese, ovvero il 24,4% del campione di riferimento appartenenti per lo più al settore dell’ICT (31,4% delle imprese partecipate da questa tipologia di soggetti). Tuttavia, gli investimenti medi più consistenti si riscontrano nel settore delle nanotecnologie e dei nuovi materiali (il 16,4% del capitale

Page 109: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

108

sociale), dove peraltro si osserva la frequenza maggiore del fenomeno, nel senso che sono più della metà (54,5%) le imprese del settore che hanno tra i loro soci fondatori un partner industriale.

Riguardo, infine, all’investimento da parte dell’EPR di origine, le 90 imprese partecipate operano per il 35,6% nel settore dell’ICT. Ancora una volta, però, la quota più elevata di capitale partecipato appartiene al settore delle life sciences (6,1%), ambito in cui il 34,3% delle imprese ha fra i suoi soci fondatore l’EPR di appartenenza.

Tabella 6.12 – Investimenti finanziari, industriali e dell’EPR di origine alla costituzione, per settore di appartenenza (n=287)

Settore

Investitori finanziari Investitori industriali Università/EPR di origine Numero imprese (quota % sul

totale)

Quota % media

capitale investito

Quota % imprese

sul totale settore

Numero imprese

(% sul totale)

Quota % media

capitale investito

Quota % imprese

sul totale

settore

Numero imprese

(% sul totale)

Quota % media

capitale investito

Quota % imprese

sul totale settore

Automazione industriale

1 (6,3%)

0,6 6,3 4

(5,7%) 7,5 25,0

3 (3,3%)

1,9 18,8

Elettronica 2

(12,5%) 1,2 8,0

5 (7,1%)

5 20,0 6

(6,7%) 2,8 24,0

Energia e ambiente

1 (6,3%)

0,5 2,0 13

(18,6%) 9,8 26,5

15 (16,7%)

3,6 30,6

ICT 5

(31,3%) 2 5,3

22 (31,4%)

7,6 23,2 32

(35,6%) 5,9 33,7

Life sciences 6

(37,5%) 4,3 9,0

14 (20,0%)

8,3 20,9 23

(25,6%) 6,1 34,3

Nanotech 1

(6,3%) 2,7 9,1

6 (8,6%)

16,4 54,5 3

(3,3%) 4,0 27,3

Servizi per l'innovazione

0 (0,0%)

0 0,0 6

(8,6%) 6,7 25,0

8 (8,9%)

3,7 33,3

Totale 16

(100,0%) 2,0 5,6

70(100,0%)

8,0 24,4 90

(100,0%) 4,8 31,4

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Se poi, si considerano le variazioni medie percentuali nella composizione del capitale sociale dalla costituzione ad oggi (tabella 6.13), emerge che è il settore dell’elettronica quello in cui si registra il più elevato incremento percentuale del capitale sociale da parte di soggetti fisici, mentre il settore delle nanotecnologie e dei nuovi materiali si presenta maggiormente interessato da variazioni positive a favore dei finanziamenti di soci industriali e soprattutto finanziari. Anche il comparto delle life sciences riscuote l’interesse crescente degli investitori istituzionali, tenuto conto che la variazione nella composizione del capitale sociale dalla costituzione ad oggi è positiva e pari all’1,5%.

Page 110: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

109

Tabella 6.13 – Variazione media percentuale per settore della composizione percentuale del capitale sociale dalla costituzione ad oggi (n=287)

Settore Tipologia di socio

Persona fisica Industriale Finanziario Accademico

Automazione industriale +0,7 -0,1 -0,6 0,0

Elettronica +3,0 -2,2 +0,0 -0,8

Energia e ambiente -0,3 +0,3 +0,4 -0,4

ICT -1,3 +0,8 +0,2 +0,4

Life sciences -1,2 +0,1 +1,5 -0,4

Nanotech -5,6 +3,5 +4,5 -2,4

Servizi per l'innovazione -3,3 +2,9 +0,8 -0,4 Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

6.7. Offerta e mercato

Accade di frequente che le imprese neo-costituite operanti in settori ad elevato contenuto tecnologico non dispongano immediatamente di un prodotto/servizio con un proprio mercato e le aziende ed in queste fasi di ingegnerizzazione delle tecnologie o definizione dei servizi da commercializzare, realizzino la maggior parte del proprio business in attività di consulenza o su commessa. Le imprese spin-off possono avvalersi nella fase di start-up del sostegno, soprattutto in termini di risorse umane e scientifiche, dell’EPR di origine e ciò può permettere loro di arrivare più velocemente alla fase di ingegnerizzazione e sviluppo della tecnologia.

Questa tendenza è confermata dalle evidenze empiriche (figura 6.10): la percentuale di imprese che al momento della costituzione non possedeva ancora un prototipo si contrae nel tempo, passando dal 29,6% al 3,1% alla data odierna, così come si riduce drasticamente la percentuale di quelle realtà che aveva solo il prototipo ma non ancora un prodotto, passando dal 50,5% al 26,5% della data odierna. Parallelamente cresce il numero di imprese che dispone oggi di un prodotto standardizzato e disponibile per il mercato.

Page 111: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

110

Figura 6.10 – Stadio di sviluppo del core product/technology alla costituzione e ad oggi (n=286)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

La capacità delle imprese di “industrializzare” la tecnologia posseduta alla fase di costituzione, di portare avanti il ciclo di sviluppo del prodotto/servizio, consente loro di incrementare rapidamente la quota di fatturato derivante dalla vendita di prodotti, quota che passa dal valore medio del 17,4% alla costituzione (su un campione di 287 unità) al 24,2% della data odierna, e contemporaneamente si contrae la vendita di servizi/consulenze passando dal 75,4% al 68,5%.

I prodotti/servizi sviluppati dalle imprese spin-off hanno un mercato di riferimento di nicchia per il 74% di esse (talvolta solo in fase transitoria, in previsione di un ampliamento del mercato); esiste però anche una quota di aziende (circa l’11%) che nel corso dell’attività è passato da un numero ristretto di clienti ad un mercato più esteso. Tale mercato è costituito in modo prevalente da altre imprese (B2B), a cui si rivolgono il 67,4% delle spin-off del campione, mentre i soggetti pubblici rappresentano il 24,4% e la quota restante si rivolge al consumatore finale.

Una percentuale ridotta di aziende può contare su una rete di distribuzione strutturata (l’11,4%), ma il canale più utilizzato è la vendita diretta (anche via web) che interessa il 76,3% delle aziende.

Riguardo alla localizzazione geografica del mercato, si è osservato in precedenza come la clientela sia prevalentemente dislocata sul territorio nazionale mentre è ancora piuttosto ristretta la quota di imprese che si rivolge all’estero. Ciononostante la figura 6.11 mette in luce che la capacità di export delle imprese spin-off cresce nel tempo e che decisamente consistente (figura 6.12) e pari al 57,0% è la quota media di concorrenti localizzati all’estero.

Page 112: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

111

Figura 6.11 – Ripartizione % del mercato per area geografica, alla costituzione e ad oggi (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Figura 6.12 – Ripartizione % della concorrenza per area geografica, alla data attuale (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Page 113: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

112

6.8. Networking

Se si esclude l’EPR di origine, con cui appare ragionevole riscontrare da parte delle aziende intervistate delle relazioni piuttosto frequenti, le evidenze empiriche mostrano che le imprese spin-off sono impegnate nella ricerca di interazione con altre imprese soprattutto dello stesso settore (figura 6.13). Sono invece di marginale rilevanza, i rapporti con altri soggetti come le associazioni di categoria, le istituzioni finanziarie e le agenzie di sviluppo di nuove imprese.

Figura 6.13 – Intensità delle relazioni con alcuni soggetti, dove: = nessuna relazione; = relazioni molto frequenti (n=287)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

6.9. Approfondimento sulle imprese di dimensioni maggiori

È stato realizzato anche un tentativo di ulteriore approfondimento delle aziende “maggiori” per dimensioni di fatturato, al fine di cogliere la presenza di eventuali regolarità. Occorre tuttavia tener presente, nell’interpretare questi risultati e come è stato più volte sottolineato nel rapporto, che l’eterogeneità è una caratteristica intrinseca di queste aziende.

Con l’obiettivo di realizzare una prima possibile analisi esplorativa delle caratteristiche comuni alle imprese con fatturato più elevato, sono state selezionate alcune variabili (quantitative e qualitative); si è proceduto ad evidenziare il rispettivo valore per ciascuna azienda del gruppo nel confronto con i dati ottenuti sull’intero campione. Questi risultati, non consentono evidentemente considerazioni

Page 114: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

113

esaustive circa l’esistenza delle regolarità sopracitate, ma forniscono qualche iniziale indicazione in merito.

Dal punto di vista metodologico, inoltre, merita di essere sottolineato che le aziende oggetto di osservazione sono quelle che hanno registrato un volume dei ricavi nel 2008 superiore al milione di Euro, fra quelle aziende per le quali si disponeva anche di tutte (o quasi) le variabili scelte per l’analisi. Per questi motivi i risultati presentati possono riferirsi ad un campione diverso da quello sul quale sono state realizzate le elaborazioni mostrate nelle pagine precedenti, sulla distribuzione territoriale e settoriale delle imprese maggiori.

La tabella 6.14 mostra le caratteristiche delle 17 imprese del campione con fatturato superiore al milione di Euro nell’anno, in relazione alla localizzazione, settore di appartenenza, età, quota di spesa in R&S sul fatturato, quota di fatturato derivante dalle esportazioni e gli addetti ETP, considerando come anno di riferimento l’ultimo anno osservato (2008). In relazione a queste variabili è possibile osservare che:

• esiste una forte eterogeneità del gruppo delle imprese “maggiori” rispetto alla localizzazione, (con presenze al Nord, al Centro e al Sud) anche se le imprese di dimensioni maggiori si trovano più frequentemente nelle regioni in cui queste realtà sono presenti in percentuali più più elevate e in cui il fenomeno è più datato nel tempo (figura 6.14) ;

• il settore di appartenenza di queste imprese è più frequentemente quello dell’ICT, in linea con il dato osservato per l’intero campione, ma con una concentrazione leggermente superiore (41,1% per le imprese “maggiori”, rispetto al 33,2% del campione nel complesso) (figura 6.15);

• si tratta di imprese tendenzialmente più anziane, come evidenzia sia l’età media (12,9 anni rispetto a 6 anni del campione) che il valore mediano (12 anni rispetto a 5);

• l’attività di R&S, espressa dalla quota di fatturato spesa a questo scopo, si rivela più contenuta di quella calcolata su tutto il campione, con una valore medio pari a 24,9% ed un valore mediano pari al 20%;

• decisamente più consistente l’attività di export svolta da queste imprese, che risulta pari in media al 30,9% (rispetto al 10% che si registra a livello complessivo), e confermata anche dal valore mediano pari a 20% (mentre il dato riscontrato con maggiore frequenza sul tutto il campione è di una assenza di mercato internazionale da parte delle imprese);

• come è ragionevole attendersi, infine, la consistenza occupazionale si mostra più elevata per le imprese con i livelli maggiori di fatturato, con un numero medio di addetti ETP pari a 25,6 ed un valore mediano pari a 18.

Page 115: Survey 2011 (dati 2009)

Tabe

lla 6

.14

- Sin

tesi

di a

lcun

e ca

ratt

eris

tich

e de

lle im

pres

e de

l cam

pion

e co

n un

fatt

urat

o ≥1

M €

Rank

fatt

urat

o Re

gion

e Se

ttor

e Et

à Fa

ttur

ato

2008

%

spe

sa

R&S

% e

xpor

t 20

08

Add

etti

20

08

1 To

scan

a El

ettr

onic

a 32

13

.770

.450

60

60

72

2 To

scan

a A

utom

azio

ne in

dust

rial

e12

5.

160.

173

50

80

60

3 Em

ilia

Rom

agna

Li

fe s

cien

ces

19

4.99

7.34

9 20

0

4

4 Pi

emon

te

Aut

omaz

ione

indu

stri

ale

12

3.88

0.29

0 10

25

40

5 Li

guri

a IC

T 25

3.

633.

593

10

5 46

6 Fr

iuli

Vene

zia

Giu

lia

ICT

12

3.28

8.09

7 15

75

35

7 To

scan

a IC

T 22

2.

899.

400

20

10

41

8 Lo

mba

rdia

Li

fe s

cien

ces

15

2.43

5.00

0 -

- 4

9 Ve

neto

El

ettr

onic

a 5

1.98

0.09

1 20

60

18

10

Emili

a Ro

mag

na

Ener

gia

e am

bien

te

11

1.88

8.52

6 20

20

11

11

Mar

che

Life

sci

ence

s 3

1.73

4.00

5 .

0 4

12

Tren

tino

Alto

Adi

ge

ICT

4 1.

652.

963

10

1 20

13

Tren

tino

Alto

Adi

ge

ICT

6 1.

407.

188

8 75

16

14

Lom

bard

ia

ICT

10

1.40

6.87

5 5

- 35

15

Sici

lia

ICT

15

1.36

9.87

5 60

0

4

16

Emili

a Ro

mag

na

Nan

otec

h 8

1.18

1.84

6 -

40

15

17

Lom

bard

ia

Nan

otec

h 8

1.11

2.67

1 40

12

10

Valo

re m

edio

del

gru

ppo

- -

12,9

3.

164.

611

24,9

30

,9

25,6

Va

lore

med

io d

i tut

to il

ca

mpi

one

- -

6 46

3.47

5(*)

45

,9

10

10

Med

iana

del

gru

ppo

- -

12

1.98

0.09

1 20

20

18

Med

iana

di t

utto

il c

ampi

one

- -

5 19

2.35

0 50

0

6

Mod

a de

l gru

ppo

Emili

a Ro

mag

na,

Tosc

ana,

Lom

bard

ia

ICT

(41,

1%)

- -

- -

-

Mod

a di

tutt

o il

cam

pion

e Em

ilia

Rom

agna

IC

T (3

3,2%

) -

- -

- -

Not

a: (*

) Tal

e va

lore

non

coi

ncid

e co

n il

dato

med

io d

el fa

ttur

ato

calc

olat

o su

ll’in

tero

cam

pion

e di

rife

rim

ento

(tab

ella

6.8

), pe

rché

ca

lcol

ato

su u

n ca

mpi

one

di im

pres

e pe

r le

qua

li si

dis

pone

va d

i tut

te le

var

iabi

li es

amin

ate

e no

n so

lo d

el d

ato

sul f

attu

rato

.

Page 116: Survey 2011 (dati 2009)

6. La valorizzazione tramite imprese spin-off

115

Figura 6.14 - Distribuzione territoriale del numero di imprese con fatturato ≥1 M di Euro nel 2008 e quota percentuale sul totale delle imprese spin-off della regione (n=347)

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

11,1%

8,3%

13,3%

6,7%

12,5%

17,8%

12,7%

9,5%

10,0%22,0%

6,7%

45,5%

18,2%

11,1%

8,3%

13,3%

6,7%

12,5%

17,8%

12,7%

9,5%

10,0%22,0%

6,7%

45,5%

18,2%

11,1%

8,3%

13,3%

6,7%

12,5%

17,8%

12,7%

9,5%

10,0%22,0%

6,7%

45,5%

18,2%

oltre 10

da 5 a 10

da 3 a 5

2

1

0

oltre 10

da 5 a 10

da 3 a 5

2

1

0

Page 117: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

116

Figura 6.15 – Percentuale delle imprese con fatturato ≥ 1 M di Euro nel 2008 sul totale, per settore di appartenenza (n=347)

22

13

49

18

29

72

144

347

4,5%

15,4%

6,1%

22,2%

17,2%

8,3%

17,4%

4,5%

Servizi per l 'innovazione

Nanotech

Energia e ambiente

Automazione industria le

Elettronica

Li fe sciences

ICT

Totale

Imprese con più di 1 M di fatturato 2008Totale imprese del settore

Fonte: rapporto di ricerca Sant’Anna-IPI (2011)

Nella tabella 6.15, sono presentate alcune caratteristiche dei soci fondatori, nonché relative alla composizione del capitale sociale e le sue variazioni fino alla data odierna. In sintesi, si evidenzia che:

• i soci fondatori delle imprese maggiori non mostrano di avere, nella grande maggioranza dei casi, competenze pregresse nel marketing o nell’amministrazione (circostanza che si riscontra rispettivamente per l’82,4% e l’88,2% delle imprese): una tendenza evidenziata anche a livello complessivo, sebbene in misura meno marcata (76% e 81,2%). Riguardo alla presenza di soci con precedenti esperienze imprenditoriali, i dati mostrano che essi compongono il team dei fondatori in poco più del 40% dei casi, con una frequenza leggermente superiore di quella complessivamente registrata;

• la presenza di soggetti esterni in qualità di finanziatori dell’azienda alla costituzione, è in media più frequente nelle imprese con fatturato più elevato; in particolare si registra in media, una presenza più consistente dei partner industriali (con un investimento medio del 13,4% del capitale sociale) e dell’EPR (9,4%). Queste considerazioni valgono ancora, considerando la composizione del capitale sociale alla data odierna.

Page 118: Survey 2011 (dati 2009)

Tabe

lla 6

.15

- Sin

tesi

di a

lcun

e ca

ratt

eris

tich

e de

lle im

pres

e de

l cam

pion

e co

n fa

ttur

ato ≥

1 M

Rank

fa

ttur

ato

Cara

tter

isti

che

dei s

oci f

onda

tori

: are

e di

m

atur

azio

ne d

i pre

cede

nti e

sper

ienz

e Co

mpo

sizi

one

% d

el c

apit

ale

ad o

ggi

Com

posi

zion

e %

del

cap

ital

eal

la c

osti

tuzi

one

Espe

rien

za

mar

keti

ng

Espe

rien

za

amm

inis

traz

.Es

peri

enze

im

pren

dito

rial

iPe

rson

e fis

iche

So

ci

indu

stri

ali

Soci

fin

anzi

ari

Soci

ac

cade

mic

iPe

rson

e fis

iche

So

ci

indu

stri

ali

Soci

fin

anzi

ari

Soci

ac

cade

mic

i1

10

0 0

0 0

100

0 0

0

2

100

0 0

0 90

0

10

0

3

100

0 0

0 10

0 0

0 0

4

70

30

0 0

70

30

0 0

5

100

0 0

0 10

0 0

0 0

6

65

35

0 0

65

35

0 0

7

100

0 0

0 10

0 0

0 0

8

100

0 0

0 10

0 0

0 0

9

100

0 0

0 60

40

0

0

10

0

100

0 0

0 85

0

15

11

10

0 0

0 0

100

0 0

0

12

10

0 0

0 0

100

0 0

0

13

0

0 0

100

0 0

0 10

0

14

90

0

0 10

90

0

0 10

15

10

0 0

0 0

100

0 0

0

16

60

0

40

0 66

10

0

24

17

62

30

0

8 63

27

0

10

Quo

ta %

m

edia

del

gr

uppo

-

- -

79,2

11

,5

2,4

6,9

76,7

13

,4

0,6

9,4

Quo

ta %

m

edia

de

ll’in

tero

ca

mpi

one

- -

- 84

,1

8,7

2,7

4,6

85,0

8,

1 2,

0 4,

8

Font

e: r

appo

rto

di r

icer

ca S

ant’

Ann

a-IP

I (20

11)

Page 119: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

118

La tabella 6.16 si riferisce ad alcune caratteristiche tecnologiche indagate presso le aziende:

• la produzione brevettuale alla data di costituzione non mostra sostanziali differenze tra le imprese più grandi e l’intero campione, mentre suggerisce la presenza di un portafoglio relativamente più elevato alla data odierna per le aziende con fatturato più elevato (2,2 in media rispetto a 1,3), ma ciò anche in virtù della maggiore anzianità di queste aziende e dei tempi necessari per completare le procedure brevettuali;

• riguardo allo stadio di sviluppo tecnologico del prodotto/servizio si osserva che il gruppo delle 17 imprese maggiori è caratterizzato da una rilevante presenza di imprese che alla data odierna dispongono di un prodotto/servizio commercializzato (76,4%), in misura maggiore di quanto non si verifichi a livello complessivo (57,8%);

• quasi il 53% delle imprese, inoltre opera in un mercato di nicchia e ciò è in controtendenza rispetto a quanto rilevato per l’intero campione in cui invece, non si riscontra una posizione così a favore della specializzazione tecnologica, ma si osserva una maggiore eterogeneità.

Infine, nella tabella 6.17 sono riportate le indicazioni raccolte nell’indagine in merito a quelle che le imprese giudicano come tappe decisive per lo sviluppo aziendale. In questa rappresentazione emerge il ruolo che le imprese in esame attribuiscono agli investimenti nello sviluppo commerciale (52,9%) e alla collaborazione con un partner industriale (52,9%) a differenza del ruolo più marginale che viene attribuito a queste strategie dalle imprese considerate nel complesso.

Page 120: Survey 2011 (dati 2009)

Tabe

lla 6

.16-

Sin

tesi

di a

lcun

e ca

ratt

eris

tich

e de

lle im

pres

e de

l cam

pion

e co

n fa

ttur

ato ≥1

M €

Rank

fatt

urat

o

Brev

etti

(UIB

M, E

PO, U

SPTO

)St

adio

di s

vilu

ppo

tecn

olog

ico

Tipo

logi

a di

mer

cato

ad

oggi

Alla

co

stit

uzio

neA

d og

gi

Alla

cos

titu

zion

e A

d og

gi

Nic

chia

Nic

chia

te

mpo

rane

aM

erca

to

ampi

o 1

0 2

Prot

otip

o Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

2 0

1 Pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

3 0

0 Pr

odot

to/s

ervi

zio

stan

dard

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

4 0

1 N

essu

n pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

5 0

2 N

essu

n pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

6 1

2 Pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

7 0

0 Pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

8 0

2 Pr

otot

ipo

Prot

otip

o

9 0

8 N

essu

n pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

10

0 3

Prot

otip

o Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

11

0 0

Nes

sun

prot

otip

o Pr

otot

ipo

12

0 0

Prod

otto

/ser

vizi

o st

anda

rdPr

odot

to/s

ervi

zio

stan

dard

13

0 0

Prod

otto

/ser

vizi

o st

anda

rdPr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

14

0 0

Prot

otip

o Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

15

0 0

Prot

otip

o Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

16

3 16

Pr

otot

ipo

Prod

otto

/ser

vizi

o co

mm

erc.

17

0 0

Nes

sun

prot

otip

o Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

Valo

re m

edio

del

gru

ppo

0,2

2,2

- -

- -

- Va

lore

med

io d

ell’i

nter

o ca

mpi

one

0,4

1,3

- -

- -

-

Med

iana

del

gru

ppo

0 1

- -

- -

-

Med

iana

del

l’int

ero

cam

pion

e 0

0 -

- -

- -

Mod

a de

l gru

ppo

(quo

ta %

di f

requ

enza

) -

- Pr

otot

ipo

(5

2,9%

) Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

(76,

4%)

(52,

9%)

(76,

5%)

(76,

5%)

Mod

a de

ll’in

tero

cam

pion

e

(quo

ta %

di f

requ

enza

) -

- Pr

otot

ipo

(5

0,7%

) Pr

odot

to/s

ervi

zio

com

mer

c.

(57,

8%)

(56,

4%)

(69,

7%)

(73,

9%)

Font

e: r

appo

rto

di r

icer

ca S

ant’

Ann

a-IP

I (20

11)

Page 121: Survey 2011 (dati 2009)

Tabe

lla 6

.17

- Sin

tesi

di a

lcun

e ca

ratt

eris

tich

e de

lle im

pres

e de

l cam

pion

e co

n fa

ttur

ato ≥1

M €

Rank

fatt

urat

o

Tapp

e de

cisi

ve p

er l'

impr

esa

Entr

ata

di u

n so

cio

con

preg

ress

a es

peri

enza

im

pren

dito

rial

e e/

o m

anag

eria

le

Inve

stim

enti

ne

llo

svilu

ppo

com

mer

cial

e

Colla

bora

zion

e co

n un

par

tner

in

dust

rial

e

Colla

bora

zion

e co

n un

EPR

di

vers

o da

qu

ello

di

orig

ine

Entr

ata

in

un n

uovo

m

erca

to

Inve

stim

enti

ne

lla

gest

ione

de

lla P

I

Alla

rgam

ento

de

ll'of

fert

a di

pr

odot

ti/s

ervi

zi

(o in

vest

imen

ti

nello

svi

lupp

o di

pr

odot

ti/s

ervi

zi)

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

Mod

a de

l gru

ppo

(quo

ta %

di f

requ

enza

)

(70,

6%)

(5

2,9%

)

(52,

9%)

(6

4,7%

)

(58,

8%)

(6

4,7%

)

(76,

5%)

Mod

a de

ll’in

tero

cam

pion

e (q

uota

% d

i fre

quen

za)

(6

9,0%

)

(72,

0%)

(5

1,9%

)

(76,

0%)

(6

5,9%

)

(85,

7%)

(7

4,2%

)

Font

e: r

appo

rto

di r

icer

ca S

ant’

Ann

a-IP

I (20

11)

Page 122: Survey 2011 (dati 2009)

121

7. Benchmark nazionale

7. Benchmark nazionale Le elaborazioni mostrate nei precedenti paragrafi hanno evidenziato il processo di maturazione e crescita nell’attività di TT realizzato negli ultimi anni dagli atenei italiani. In questo capitolo vengono proposti alcuni esercizi di benchmarking ed una serie di indicatori che possono facilitare il confronto tra le performance ottenute dai diversi UTT.

Più precisamente, è convinzione diffusa nell’ambito di Netval – e non solo – che l’attività di valorizzazione dei risultati della ricerca pubblica debba rispondere ad una serie di obiettivi, tra i quali spicca quello di trasferire le invenzioni all’ambito applicativo. Spesso, però, questi obiettivi non sono perfettamente compatibili tra loro. Basti pensare alle scelte relative alla concessione di licenze, a fronte di richieste provenienti dalle aziende caratterizzate da diverso importo economico e diverse modalità di diffusione dei prodotti/servizi finali, oppure alla scelta tra la diffusione gratuita di risultati brevettati e la loro concessione in licenza. In altri termini, l’attività di valorizzazione dei soggetti pubblici non può e non deve essere analizzata solo in termini quantitativi. Non è per esempio necessariamente quello di massimizzazione dei ricavi da licensing l’unico indicatore rilevante, né, singolarmente considerato, quello di avvio del maggior numero possibile di imprese spin-off. Piuttosto, la “qualità” e la “performance” di un UTT sono determinati dalla combinazione di una serie di attività e competenze, molte delle quali riconosciute oggettivamente come rilevanti, ma il cui “peso specifico” può variare in funzione della tipologia di ateneo. Tuttavia, analisi di tipo quantitativo possono e devono essere utilizzate dalle singole istituzioni di uno stesso Paese o di diversi Paesi per operare confronti in termini di efficacia ed efficienza, avendo però sempre ben presenti le peculiarità di ogni situazione e la necessità di approfondire l’analisi del mero dato numerico.

Nelle pagine che seguono saranno presentati dapprima i giudizi espressi da ogni UTT sulla qualità degli altri uffici italiani e sull’intensità delle relazioni con essi intrattenute. Il questionario proposto prevedeva infatti che ogni UTT indicasse: (i) i cinque uffici ritenuti “punti di riferimento” per la comunità delle strutture d’ateneo preposte al TT e (ii) i cinque uffici con i quali sono più intense le collaborazioni. L’incrocio di queste due dimensioni permette di individuare quattro diverse tipologie di UTT (paragrafo 7.1).

Il risultato di questa operazione di “benchmarking”, basata sulle percezioni degli UTT e indipendente dalle loro reali performance, sarà poi esteso proponendo l’uso di alcuni indicatori di performance specifici. I risultati calcolati per ciascun UTT saranno in questo caso mantenuti anonimi, ma sarà comunque possibile evidenziare alcune caratteristiche relative all’intero campione di riferimento ed agli atenei più performanti (paragrafo 7.2).

Page 123: Survey 2011 (dati 2009)

Rapporto annuale per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria - 2010

122

Infine, verranno presentati i risultati di un esercizio di benchmarking brevettuale (paragrafo 7.3) in ambito nazionale, mettendo a confronto le performance delle università associate a Netval con quelle sia degli atenei non associati, che del CNR (EPR, divenuto recentemente membro dell’associazione), attingendo a dati di fonte secondaria (portale di ricerca‘Orbit Patents’, banca dati FAMPAT, 2011).

7.1. Indicatori di percezione

Il primo esercizio proposto consiste nella valutazione incrociata degli UTT delle università rispondenti. In particolare, alla richiesta di indicare gli atenei italiani i cui UTT sono considerati “punti di riferimento” nel campo del TT a livello nazionale (tabella 7.1), è emerso come il Politecnico di Milano rappresenti un modello a cui molti atenei italiani guardano come esempio a cui ispirarsi nello svolgimento delle attività di valorizzazione della ricerca. L’UTT del Politecnico di Milano è stato infatti indicato dall’88,4% dei rispondenti all’edizione 2009 dell’indagine. Altri atenei italiani i cui UTT vengono percepiti come punti di riferimento nel campo del TT sono il Politecnico di Torino (41,9%), la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa (37,2%), le Università di Udine e Padova (indicate entrambe dal 32,6% dei rispondenti nel 2009) e l’Università della Calabria (20,9%).

Tabella 7.1 - Principali “punti di riferimento” a livello nazionale (n=43)

# UTT dell'ateneo di… Quota % di UTT che indicano l'ateneo come principale riferimento

2007 (n=42) 2008 (n=40) 2009 (n=43)

1° Politecnico di Milano 85,7 90,0 88,4

2° Politecnico di Torino 45,2 52,5 41,9

3° Scuola Superiore Sant'Anna 31,0 35,0 37,2

4° Università di Udine 23,8 35,0 32,6

4° Università di Padova 21,4 27,5 32,6

5° Università della Calabria 23,8 27,5 20,9

E’ stato poi chiesto a ciascun rispondente di indicare i cinque UTT di altri atenei italiani con i quali vengono intrattenute relazioni più frequenti (tabella 7.2): si è ottenuto così un quadro di massima del network di rapporti ad oggi esistenti tra gli UTT delle università italiane, nel quale oltre a momenti di mero contatto formale, risultano incluse occasioni di confronto, condivisione di esperienze, mutuo apprendimento e scambio di best practices, con ricadute positive per i soggetti coinvolti, attraverso meccanismi di esternalità di rete40. In considerazione di ciò, risulta di grande interesse l’individuazione nel panorama italiano di quegli atenei i cui UTT - interagendo di frequente con numerosi UTT di altre università - costituiscono i nodi centrali di tali network di relazioni.

40 In questo ambito, con l’espressione ‘esternalità di rete’ si fa riferimento ad una situazione in cui i benefici che ciascun UTT trae dalle relazioni intrattenute con altri UTT risultano positivamente correlati al numero di altri UTT complessivamente coinvolti nel network di relazioni in parola.

Page 124: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

123

Dalle evidenze empiriche ottenute nel corso dell’indagine relativa all’anno 2009, emerge come l’UTT del Politecnico di Milano rappresenti il fulcro della rete di rapporti attualmente esistenti nel campo del TT in Italia. Esso intrattiene infatti relazioni frequenti con il 65,2% delle università rispondenti (n=46). Anche l’UTT dell’Università di Padova vanta un numero considerevole di interazioni con altri atenei italiani, risultando coinvolto in relazioni frequenti con il 32,6% del campione. Altri atenei italiani i cui UTT partner interagiscono di frequente con UTT di altre università sono l’Università di Milano e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (in entrambi i casi, menzionate dal 23,9% dei rispondenti all’indagine 2009), l’Università di Bologna (19,6%) ed infine il Politecnico di Torino, le Università ‘La Sapienza’ di Roma e di Udine (in ex-aequo al quinto posto con il 17,4%).

Tabella 7.2 - Principali ‘nodi’ del network degli UTT italiani (n=46)

# UTT dell'ateneo di… Quota % di UTT che dichiarano di avere relazioni

2007 (n=48) 2008 (n=43) 2009 (n=46)

1° Politecnico di Milano 60,4 69,8 65,2

2° Università di Padova 22,9 30,2 32,6

3° Università di Milano 20,8 25,6 23,9

3° Scuola Superiore Sant’Anna 14,6 18,6 23,9

4° Università di Bologna 20,8 20,9 19,6

5° Politecnico di Torino 12,5 18,6 17,4

5° Università ‘La Sapienza’ - Roma 18,8 14,0 17,4

5° Università di Udine 6,3 16,3 17,4

Considerando gli atenei che nell’ambito di ciascuna indagine svolta nel corso dell’ultimo triennio (anni 2007-2009) hanno ricevuto almeno una segnalazione in entrambe le analisi precedenti (ossia che sono stati menzionati almeno una volta sia come ‘punto di riferimento’ per altre università nel campo del TT, sia come principale partner con cui gli UTT rispondenti intrattengono relazioni frequenti), è stato ottenuto un elenco di 15 atenei, per i quali è stata costruita una matrice che mette in relazione i giudizi espressi relativamente ad entrambe queste dimensioni, consentendo di visualizzarne la relativa evoluzione nel triennio 2007-2009 (figura 7.1)41.

In particolare, dalle possibili combinazioni ottenute incrociando le valutazioni espresse circa la rappresentatività degli UTT come ‘punti di riferimento’ nel campo del TT in Italia da un lato e sull’intensità delle relazioni da essi intrattenute con gli UTT di altri atenei dall’altro, sono individuabili quattro categorie di UTT:

- gli UTT che abbiamo definito “collaborativi”, con i quali gli UTT italiani intrattengono più frequentemente delle relazioni, ma che non emergono come principali punti di riferimento nazionali;

41 I punteggi sono stati attribuiti calcolando la frequenza con cui ciascun UTT viene citato, sul totale degli uffici indicati dalle università rispondenti in ciascuna edizione dell’indagine. Si è dunque proceduto a normalizzare le tre distribuzioni di punteggi ‘relazione-percezione’ ed a costruire la matrice.

Page 125: Survey 2011 (dati 2009)

Rapporto annuale per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria - 2010

124

- i “leader”, e cioè UTT con i quali altri UTT intrattengono relazioni molto frequenti e che rappresentano anche esempi di best practices per il campione di riferimento;

- gli “isolati”, ovvero UTT che hanno pochi contatti con altri UTT e che non figurano tra i più citati come punti di riferimento;

- gli UTT “un po’ meno integrati”, ovvero quelli che sono giudicati molto importanti in termini di competenze, ma con i quali le relazioni sono relativamente ridotte.

Con riferimento alla distribuzione dei 15 UTT in parola tra le quattro categorie sopra esposte ed alle ‘traiettorie’ da essi presentate nel corso degli ultimi tre anni, talvolta addirittura spostandosi da un quadrante all’altro della matrice, si è scelto di riportare nella matrice unicamente l’indicazione dei nomi degli atenei che in almeno una edizione dell’indagine abbiano riportato un punteggio positivo (ovvero superiore alla media) nella dimensione dell’intensità delle relazioni (asse delle ascisse) o nella dimensione valutazione del proprio UTT come ‘punto di riferimento’ (asse delle ordinate). Si è invece ritenuto opportuno per questioni di riservatezza omettere l’indicazione dell’identità delle università che in nessuna delle edizioni dell’indagine considerate ai fini dell’analisi abbiano conseguito un punteggio positivo sia con riferimento alla dimensione della relazione, che riguardo la dimensione della percezione. È per questo motivo che – mentre gli atenei che in occasione di almeno una edizione dell’indagine si sono collocati nei quadranti degli UTT ‘leader’, dei ‘collaborativi’ o dei ‘meno integrati’ sono puntualmente identificabili nello scatter riportato in figura 7.1 – le università che nell’intero triennio si sono collocate nel quadrante degli UTT ‘isolati’ sono rappresentate in forma completamente anonima.

Page 126: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

125

Figura 7.1 - Matrice relazione-percezione (n=15)

Page 127: Survey 2011 (dati 2009)

Rapporto annuale per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria - 2010

126

Dall’analisi della matrice, è possibile osservare come anche tra gli stessi atenei collocati nel quadrante attribuito ai ‘leader’, il Politecnico di Milano si distingua nettamente dagli altri UTT inclusi in questa tipologia, avendo ricevuto nell’intero triennio valutazioni significativamente superiori rispetto ad essi relativamente ad entrambe le dimensioni monitorate. Sempre nel quadrante dei ‘leader’, si rileva come la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa abbia registrato incrementi prevalentemente dal punto di vista relazionale nel corso del 2008 e successivamente soprattutto in termini di reputazione. Anche per l’Università di Padova si osservano variazioni di segno positivo in entrambe le direzioni nell’arco del triennio considerato. L’Università di Udine, collocata nel 2007 nel quadrante degli UTT ‘meno integrati’ consegue negli anni successivi incrementi significativi sia in termini relazionali e che di percezione da parte degli altri atenei, tanto da venire annoverata tra i ‘leader’ nel 2009.

Il Politecnico di Torino, caratterizzato da un punteggio significativo per quanto attiene la dimensione della reputazione, registra nel periodo di analisi una lieve contrazione dei punteggi di percezione ottenuti, congiuntamente ad un calo nell’intensità delle relazioni intrattenute con altri UTT, che lo portano a collocarsi tra gli atenei ‘meno integrati’. Nel medesimo quadrante, rileviamo altresì l’Università della Calabria, per la quale si osserva tuttavia un incoraggiante aumento dell’intensità delle relazioni intrattenute. L’Università di Bologna, collocata tra i ‘leader’ nel 2007, registra un calo dei punteggi medi di percezione quale punto di riferimento nel panorama del TT in Italia ed – in minor misura – una contrazione nell’intensità delle relazioni intrattenute, comparendo nel 2009 tra gli UTT ‘collaborativi’. Nel medesimo quadrante è identificabile anche il caso dell’Università di Milano, che a parte qualche fisiologica oscillazione annuale nella dimensione relazionale, presenta una dinamica sostanzialmente stabile nel triennio indagato, e la cui reputazione appare esattamente in linea rispetto alla reputazione media dell’intero panel di università (n=15) che ci hanno fornito stabilmente i dati relativamente a queste due dimensioni nel corso delle ultime tre edizioni. Infine, l’Università di Roma ‘La Sapienza’, che nel 2007 compariva tra gli UTT ‘collaborativi’, registra nel corso degli anni successivi alcune oscillazioni relativamente all’intensità delle relazioni con altri UTT, spostandosi nel quadrante degli UTT ‘isolati’, sebbene nel corso del 2009 si assista ad una incoraggiante ripresa nel numero di relazioni con altri atenei tale da riavvicinarne il punteggio ai valori medi attribuibili all’intero gruppo di università considerate (n=15).

7.2. Indicatori di performance

In questa sezione vengono presentati alcuni indicatori (tabella 7.3), costruiti rapportando gli output tipici degli UTT ad alcuni input ritenuti rilevanti. E’ noto – vale la pena ribadirlo spesso – che gli UTT non devono essere valutati unicamente in funzione dei loro output tangibili e più facilmente misurabili, poiché buona parte del valore che essi aggiungono alle dinamiche di TT viene prodotto attraverso attività molto difficilmente quantificabili. Tuttavia, non sarebbe corretto esimersi dal presentare alcuni esercizi volti a misurare gli output quantificabili e rapportarli agli input presumibilmente utilizzati per produrli. Giova inoltre ricordare che gli output che un UTT e/o una

Page 128: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

127

università riescono a produrre dipendono da un’ampia gamma di fattori che vanno ben oltre quelli di seguito indicati, come per esempio la qualità della ricerca scientifica, il contesto industriale territoriale, le facoltà presenti, le forme organizzative adottate, ecc. L’esercizio svolto, comunque, per quanto parziale, può essere di utilità sia ai policy maker che in un’ottica di benchmarking tra EPR.

Si procederà innanzitutto a presentare i valori totali e medi per ciascuna tipologia di output dei processi di TT inclusi nell’analisi - in particolare: (a) disclosures e domande di priorità (sezione 7.2.1), (b) concessioni e portafoglio titoli attivi (sezione 7.2.2), (c) licenze e opzioni annualmente concluse, (d) portafoglio contratti di licensing attivi a fine anno ed entrate da essi generate (sezione 7.2.3), (e) nuove imprese spin-off create nell’anno e (f) parco spin-off attive al 31 dicembre (sezione 7.2.4) - calcolati sia sull’intero campione, sia limitando l’analisi ai soli atenei caratterizzati da valori non nulli per ciascuna elaborazione, nonché alle università ‘top 5’.

Successivamente verranno proposte alcune evidenze circa la produttività di diversi input delle attività di TT in rapporto agli output sopra menzionati. A tal fine si è proceduto a calcolare dei ratios costruiti rapportando le perfomance degli UTT ad alcune risorse rilevanti dell’ateneo e/o dell’UTT, rappresentate dal corpo docente in discipline scientifico-tecnologiche (sezione 7.2.5), dall’importo annuale dei fondi per la ricerca (sezione 7.2.6), dallo staff degli UTT (sezione 7.2.7) e dal budget di cui questi ultimi sono dotati (sezione 7.2.8) ed infine dalla spesa per la protezione della PI sostenuta dalle università (sezione 7.2.9). E’ stata in tal modo costruita una serie di indicatori, nella consapevolezza che alcuni di essi possono risultare meno rilevanti di altri per questioni legate a sfasature temporali o per debolezza della connessione diretta tra output e input di TT.

Page 129: Survey 2011 (dati 2009)

Tabe

lla 7

.3 -

Indi

cato

ri c

alco

lati

sul

cam

pion

e di

UTT

che

han

no p

arte

cipa

to a

ll’in

dagi

ne 2

009

Rati

o To

tale

ca

mpi

one

Per

Top

5

(% s

ul to

tale

)

Per

UTT

(in

tero

ca

mpi

one

Per

UTT

(v

alor

i no

n nu

lli)

Per

1.00

0 do

cent

i S&

T

Per

10 M

di s

pesa

in

R&S

Per

ETP

dell'

UTT

Per

100

K €

di b

udge

t de

ll'U

TT

Per

10 K

di s

pesa

per

pr

otez

. PI

Inve

nzio

ni id

entif

icat

e

400

36 (4

5%)

8,7

9,5

13,8

2,

7 2,

3 3,

6 1,

7 n

46

5 46

42

45

36

45

31

41

Dom

ande

di p

rior

ità

243

19,8

(40,

7%)

5,0

6,1

7,9

1,6

1,3

2,4

1,1

n 49

5

49

40

49

40

47

31

43

Brev

etti

conc

essi

27

7 27

,4 (4

9,5%

) 5,

5 8,

7 8,

8 1,

7 1,

5 2,

8 1,

2 n

50

5 50

32

50

40

47

31

43

Brev

etti

attiv

i al 3

1.12

2.

541

218,

2 (4

2,9%

)52

,9

54,1

84

,0

16,3

14

,1

25,1

10

,7

n 48

5

48

47

48

40

48

31

42

Lice

nze/

opzi

oni c

oncl

use

65

8,4

(64,

6%)

1,5

3,1

2,2

0,5

0,4

0,7

0,4

n 44

5

44

21

44

35

43

29

41

Lice

nze/

opzi

oni a

ttiv

e

al 3

1.12

28

4 32

,0

(56,

3%)

6,5

9,8

10,3

2

1,7

3,1

1,3

n 44

5

44

29

44

35

42

29

38

Rito

rni d

a lic

enze

/opz

ioni

at

tive

al 3

1.12

(K €

) 1.

457

259,

8 (8

9,2%

) 33

,1

91,1

65

,2

10,3

12

,6

20,8

7,

4

n 29

5

44

16

29

22

28

21

27

Nuo

ve s

pin-

off c

reat

e 72

5,

2 (3

6,1%

) 1,

0 2,

1 2,

0 0,

5 0,

4 0,

7 0,

3 n

69

5 69

34

61

44

50

31

43

Spin

-off

att

ive

al 3

1.12

77

1 41

,0 (2

6,6%

) 11

,2

13,3

21

,7

5,6

3,9

7,3

2,9

n 69

5

69

58

61

44

50

31

43

Page 130: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

129

7.2.1. Invenzioni e domande di priorità

Concretamente, nell’anno 2009 sono state identificate 400 invenzioni (n=46), mentre il numero di domande di priorità presentate è stato pari a 243; semplificando al massimo42 il rapporto tra numero di domande e invenzioni nell’anno 2009 è quindi pari a 0,61 il che suggerisce che circa il 60% delle invenzioni identificate nell’anno ha dato luogo a domande di brevetto presso un qualsiasi ufficio brevettuale. In media, ciascun UTT ha registrato nell’anno 8,7 disclosures (n=46) e 5 priorities (n=49); tuttavia, tali performance risultano rispettivamente pari a 9,5 invenzioni (n=42) e 6,1 domande di priorità (n=40) qualora si considerino unicamente gli UTT che relativamente a ciascuno degli output considerati abbiano riportato valori non nulli nel corso del 2009. Per quanto attiene i risultati raggiunti nell’anno dalle università ‘top 5’, queste ultime hanno identificato in media 36 invenzioni (con un’incidenza del 45% sui volumi ascrivibili all’intero campione, n=46) ed hanno depositato mediamente circa 20 domande di priorità nell’anno (rappresentando il 40,7% dei totali relativi alla generalità dei rispondenti, n=49).

7.2.2. Concessioni e portafoglio titoli attivi

Il numero complessivo di concessioni registrato nel 2009 dalle università del campione è pari a 277 brevetti, per una media di 5,5 brevetti concessi per ateneo rispondente (n=50). Il dato medio sale a 8,7 concessioni per UTT qualora si includano nel computo solo gli atenei che nell’anno hanno ottenuto risultati non nulli (n=32). Per le università ‘top 5’, il numero di grants nell’anno è pari in media a 27,4 concessioni per UTT, con un’incidenza pari a poco meno del 50% sulle performance dell’intero campione (n=50). Alla fine del 2009, presso le università rispondenti si contavano complessivamente 2.541 titoli attivi (brevetti concessi più domande in attesa di concessione), per un portafoglio medio pari a 52,9 brevetti per ateneo (n=48). Il volume medio risulta di poco superiore (54,1 titoli) qualora si considerino ai fini del computo solo le università con almeno un brevetto attivo in portafoglio al 31 dicembre (n=47). Nettamente più consistente (218,2 titoli attivi) risulta il portafoglio medio delle università ‘top 5’, che rivestono un’incidenza del 42,9% sui risultati del campione nel suo complesso (n=48).

42 Si tratta infatti di una semplificazione, poiché non si può certo assumere che tutte le invenzioni vengano identificate all’inizio dell’anno, con vari mesi a disposizione per decidere se presentare domanda di priorità o meno. Più realisticamente, in un certo anno vengono brevettate sia invenzioni realizzate nell’anno stesso che nell’anno precedente.

Page 131: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

130130

130

7.2.3. Contratti ed entrate da licensing

Nel 2009, sono stati complessivamente conclusi 65 contratti di licenza e/o opzione (n=44), mentre al 31 dicembre il numero di accordi attivi in portafoglio ammonta a 284 licenze/opzioni (n=44), dai quali sono state generate entrate di importo pari ad oltre 1,4 milioni di Euro (n=29). In media, ciascun UTT ha concluso nell’anno 1,5 licenze/opzioni (n=44), gestendo un portafoglio medio composto da 6,5 accordi di licensing attivi (n=44) da cui sono stati ottenuti ritorni medi pari a poco più di 33 mila Euro per UTT (n=44). Qualora si includano nel computo unicamente gli atenei che hanno ottenuto risultati non nulli nell’anno, il numero medio di licenze/opzioni concluse ammonta a 3,1 accordi (n=21), mentre il volume medio del portafoglio contratti attivi risulta pari a 9,8 licenze/opzioni (n=29), con ricavi di importo medio pari ad oltre 90 mila Euro per ateneo (n=16). Infine, le università ‘top 5’ hanno stipulato nell’anno un numero medio di contratti di licenza/opzione pari ad 8,4 accordi (con un’incidenza del 64,6% sui risultati dell’intero campione), detenendo al 31 dicembre un portafoglio contratti attivi di volume medio pari a 32 accordi (56,3%), che ha generato nell’anno entrate di importo medio pari a circa 260 mila Euro per ateneo (89,2%).

7.2.4. Imprese spin-off

Con riferimento alla valorizzazione tramite imprese spin-off, al 31 dicembre 2009 il numero complessivo di imprese gemmate dai 69 atenei del campione è pari a 771 spin-off, di cui 72 (pari al 9,3% del parco spin-off esistenti) sono state create nel corso dell’ultimo anno. Il numero medio di spin-off generate da ciascuna università (n=69) è pari a 11,2 imprese (13,3 qualora si includano nel computo solo gli UTT con valori non nulli, n=58), di cui in media una è stata costituita nel corso del 2009 (il valore corrispondente limitando l’analisi ai soli atenei con performance positive nell’anno è pari a 2,1 imprese, n=34). Presso le università ‘top 5’ risultano mediamente attive 41 imprese spin-off (con una incidenza del 26,6% sul parco spin-off attive relativo al campione nel suo complesso, n=69), di cui 5,2 costituite nell’ultimo anno (36,1%).

7.2.5. Produttività dei docenti S&T

La capacità inventiva del corpo docente appartenente alle aree S&T, misurata dal numero di invenzioni identificate nell’anno sul totale dei docenti in tali discipline, mostra che nel 2009 ogni mille docenti sono state generate 13,8 invenzioni (n=45), mentre il corrispondente ratio calcolato per le domande di priorità depositate nell’anno ammonta a 7,9 domande per migliaio di docenti in discipline S&T (n=49). Inoltre, nell’anno, sono stati concessi 8,8 brevetti ogni mille docenti (n=50), mentre il volume medio di titoli attivi al 31 dicembre (inclusivo di domande e concessioni) è pari a 84 brevetti per migliaio di docenti S&T (n=48). Il numero di licenze/opzioni concluse nel 2009 è pari a 2,2 contratti per migliaio di docenti S&T (n=44), mentre i corrispondenti ratios calcolati con riferimento

Page 132: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

131

131

agli accordi di licensing attivi al 31 dicembre ed all’importo medio delle revenues da essi generato sono pari rispettivamente a 10,3 contratti (n=44) ed a 65,2 mila Euro (n=29). Infine, in merito alle imprese spin-off, nell’anno sono state costituite 2 spin-off per migliaio di docenti in S&T (tasso di imprenditorialità dei docenti), mentre il numero di spin-off attive al 31 dicembre è pari a 21,7 imprese per mille docenti S&T (n=61).

7.2.6. Produttività dei fondi per la ricerca

In termini di risorse economiche, i dati raccolti circa la produttività dei fondi di ricerca evidenziano che ogni 10 milioni di Euro spesi in R&S vengono identificate 2,7 invenzioni (n=36); depositate 1,6 domande di brevetto (n=40); registrate 1,7 concessioni (n=40); detenuti in portafoglio 16,3 brevetti attivi (n=40); conclusi 0,5 contratti di licenza/opzione (n=35); gestiti in portafoglio 2 accordi attivi di licensing (n=35); incassati 10,3 mila Euro di entrate da licenze/opzioni attive in portafoglio (n=22); create 0,5 nuove imprese spin-off (n=44), per un parco spin-off attive al 31 dicembre pari a 5,6 imprese (n=44)43.

7.2.7. Produttività del personale degli UTT

Relativamente al carico di lavoro del personale degli UTT, i rapporti calcolati sul totale degli UTT che hanno risposto all’indagine indicano che - in media - nell’anno in corso ciascuna unità di personale ha gestito 2,3 invenzioni (n=45); 1,3 domande di brevetto (n=47); 1,5 concessioni (n=47); 14,1 brevetti attivi in portafoglio (n=48); 0,4 licenze/opzioni concluse nell’anno (n=42); 1,7 accordi attivi in portafoglio (n=43); 12,6 mila Euro di entrate da licensing (n=28); 0,4 nuove imprese spin-off create nell’anno (n=50) ed un parco di 3,9 spin-off attive al 31 dicembre (n=50).

7.2.8. Produttività del budget degli UTT

Ricordando che il budget dell’UTT esprime la spesa per gli stipendi e il funzionamento dell’UTT, i rapporti evidenziano che nel 2009 la disponibilità finanziaria degli atenei per questo tipo di costi (ogni cento mila Euro) ha permesso di ottenere in media 3,6 invenzioni (n=31); 2,4 domande di priorità (n=31); 2,8 concessioni (n=31); 25,1 brevetti in portafoglio (n=31); 0,7 licenze/opzioni concluse nell’anno (n=29); 3,1 accordi attivi in portafoglio (n=29); 20,8 mila Euro di entrate da licensing (n=21); 0,7 nuove imprese spin-off create nel 2009 (n=31) e 7,3 spin-off attive al 31 dicembre (n=31).

43 Anche in questo caso il calcolo degli indicatori è un po’ “forzato”, poiché le invenzioni realizzate nell’anno dipendono dagli investimenti in R&S effettuati in anni precedenti e non nell’anno stesso. Ciò vale, a maggior ragione, per il portafoglio brevetti.

Page 133: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

132132

132

7.2.9. Produttività della spesa per la protezione della PI

Infine, rapportando gli output di TT all’ammontare della spesa per la protezione della PI sostenuta nel corso del 200944, i dati raccolti circa la produttività di tale investimento, evidenziano che ogni 10 mila Euro spesi a tal fine, vengono identificate 1,7 invenzioni (n=41); depositate 1,1 domande di brevetto (n=43); registrate 1,2 concessioni (n=43); detenuti in portafoglio 10,7 brevetti attivi (n=42); conclusi 0,4 contratti di licenza/opzione (n=41); gestiti in portafoglio 1,3 accordi attivi di licensing (n=38); incassati 7,4 mila Euro di entrate da licenze/opzioni attive in portafoglio (n=27); create 0,3 nuove imprese spin-off (n=43), per un parco spin-off attive al 31 dicembre pari a 2,9 imprese (n=43).

In particolare, il fatto che il rapporto tra la spesa per la protezione della PI sostenuta dagli UTT e il numero di brevetti in portafoglio nell’anno sia pari a 10,7 evidenzia come il costo medio della gestione della PI per ogni brevetto in portafoglio nell’anno 2009 sia stato pari a circa 935 Euro. Infine, il confronto tra l’ammontare dei ritorni derivanti da licenze attive in portafoglio alla fine dell’anno e la spesa sostenuta per la PI (equilibrio tra ricavi e costi della PI) è pari a 7,4: ciò suggerisce che in media per generare mille Euro di ritorni occorrono circa 1.350 Euro di spesa per la protezione della PI.

7.3. Benchmark brevettuale45

Verranno presentati in questa sezione i risultati di un esercizio svolto in collaborazione con Questel46 ed effettuato sulla base di dati raccolti dal portale di ricerca ‘Orbit Patents’ dal quale si accede alla banca dati FAMPAT e al modulo di analisi statistica47. In particolare, vengono presentati alcuni dati di confronto tra le performance brevettuali delle università associate a Netval, degli atenei non associati e del CNR (EPR, divenuto recentemente membro dell’associazione). Giova precisare sin da ora che la presente sezione è esemplificativa di alcune ulteriori informazioni circa le performance brevettuali delle università italiane, che possono essere ottenute mediante ricerca nella banca dati FAMPAT ed elaborazione con modulo di analisi statistica, entrambi disponibili in Orbit. Si tratta di informazioni che esulano dall’oggetto di rilevazione del questionario di indagine Netval.

Si ritiene opportuno sottolineare come le evidenze presentate nella presenta sezione rappresentano il risultato di specifiche strategie di ricerca ed elaborazioni statistiche realizzate da parte degli autori utilizzando portale di ricerca ‘Orbit Patents’.

44 La spesa per la protezione della PI sostenuta dagli UTT indica, infatti, i costi relativi a consulenze legali esterne, costi di brevettazione e consulenze.

45 La presente sezione è stata redatta in co-authorship da Chiara Balderi, Rossella Osella e Andrea Piccaluga.

46 Per maggiori informazioni, visitare il sito: www.questel.com. 47 Maggiori informazioni circa la banca dati FAMPAT, sono disponibili al link:

http://www.questel.com/customersupport/userdoc/fctsht/FamPat.pdf

Page 134: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

133

133

Innanzitutto, la figura 7.2 mostra la distribuzione di famiglie brevettuali pubblicate (di titolarità/co-titolarità degli atenei italiani, nonché del CNR) per anno, per il periodo 1985-2010. È possibile notare come - al di là di fisiologiche fluttuazioni annuali di entità più o meno marcata - il numero di famiglie brevettuali pubblicato annualmente sia progressivamente aumentato sensibilmente nell’arco di tempo considerato ai fini dell’analisi, raggiungendo il suo picco massimo nel 2008, anno in cui sono state pubblicate ben 315 famiglie brevettuali

Figura 7.2 – Distribuzione delle famiglie brevettuali di (co-)titolarità delle università italiane e del CNR per data di pubblicazione (1985-2010)

197

294

315

292

133132

206

100117

162

133

10081

26

54

878669

65

83

73

89

74

69

63

102

0

50

100

150

200

250

300

350

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Num

ero

di fa

mig

lie b

reve

ttua

li

Fonte: elaborazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

Andando ad analizzare la composizione di tali famiglie in base all‘EPR titolare o co-titolare di tali diritti di PI (figura 7.3), si osserva come nel periodo in esame ben il 52% delle famiglie brevettuali pubblicate sia di titolarità delle università associate a Netval, un ulteriore 39,2% annoveri tra i propri titolari il CNR (a sua volta socio Netval) ed il residuo 8,8% sia attribuibile ad atenei che ad oggi non hanno aderito all’associazione. Emerge dunque in maniera netta il rilevante peso percentuale (pari ad oltre il 90%) degli attuali soci Netval sulle famiglie brevettuali pubblicate nel periodo 1985-2010.

Page 135: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

134134

134

Figura 7.3 – Composizione percentuale delle famiglie brevettuali per data di pubblicazione (anni 1985-2010) in base alla tipologia di università/CNR (co-)titolari

CNR39,2% Università

associate Netval52,0%

Università non associate Netval

8,8%

Fonte: elaborazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

Tuttavia, l’incidenza percentuale delle diverse tipologie di EPR titolari è ben lungi dal presentarsi omogenea nell’arco di tempo oggetto di analisi. Procedendo infatti a considerare l’evoluzione temporale delle famiglie brevettuali in base alla tipologia di enti titolari (figura 7.4), si osserva come il CNR registri una quota percentuale via via decrescente nel periodo considerato (passando dal 91,2% nel 1985 al 12,7% nel 2010), bilanciata specularmente da trend crescenti esibiti dalle università, sia associate (che rilevano un incremento decisamente più marcato, passando dal 4,9% nel 1985 al 75,1% nel 2010) che non associate a Netval (per le quali si assiste ad una crescita più contenuta: dal 3,9% nel 1985 al 12,2% nel 2010). In particolare, se fino al 1998 il CNR ha rappresentato il principale EPR titolare di famiglie brevettuali in Italia, a partire dal 1999 sono gli atenei associati a Netval ad esibire l’incidenza percentuale più elevata nel periodo considerato, giungendo a rappresentare stabilmente dal 2006 in poi oltre il 75% delle famiglie brevettuali pubblicate in Italia da università e CNR.

Page 136: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

135

135

Figura 7.4 – Distribuzione delle famiglie brevettuali per data di pubblicazione (1985-2010) in base alla tipologia di università/CNR (co-)titolari

93

58 61 5785

68 71 60 63 69 68

3614

43 3750 49

26 23 31 24 2351

36 33 25

127 13 14

13

10

31 52

7086

8563

156

93 100

219 241226

148

7

11

13

27

6

14

19

15 10

2238

35

24

4 555

1

3

5

4 5

35 4 5

5

2

4

2 1

0

50

100

150

200

250

300

350

1985

1986

1987

1988

1989

1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Num

ero

di fa

mig

lie b

reve

ttua

li

CNR Università associate Netval Università non associate Netval

Fonte: elaborazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

L’analisi delle timeline delle famiglie brevettuali in base al Paese di pubblicazione nel periodo 1985-2010 consente di osservare l’evoluzione temporale della pubblicazione dei brevetti nei diversi contesti geografici, nazionale e internazionale (figure 7.5; 7.6; 7.7). Si rileva innanzitutto come tratto comune a tutti gli EPR considerati (soci e non soci Netval) sia la tendenza a depositare le proprie domande di brevetto prevalentemente presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (Italia), ed - in minor misura, ma pur sempre con intensità significativa, e via via crescente nel corso degli ultimi anni - presso EPO (European Patent Office), WIPO (World Intellectual Property Organisation) e USPTO (United States Patent and Trademark Office).

In particolare, con riferimento alle università associate a Netval (figura 7.5), si registra come nel corso dell’ultimo decennio si sia intensificata la tendenza a depositare le proprie domande di brevetto anche in numerosi altri contesti geografici internazionali, sia europei che extra-europei,

Page 137: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

136136

136

quali: Germania, Austria, Giappone, Australia, Canada, Cina, India, Corea, Federazione Russa, Spagna e Israele.

Figura 7.5 – Timeline delle famiglie brevettuali di titolarità e co-titolarità delle università associate a Netval in base al Paese di pubblicazione

Anno di pubblicazione

India

Federazione Russa

CoreaBrasile

Rep. Pop. CineseIsraele

Norvegia

MondoPortogallo

EuropaDanimarca

SpagnaAustralia

Giappone

Italia

CanadaRegno Unito

GermaniaStati Uniti

Austria

Anno di pubblicazione

India

Federazione Russa

CoreaBrasile

Rep. Pop. CineseIsraele

Norvegia

MondoPortogallo

EuropaDanimarca

SpagnaAustralia

Giappone

Italia

CanadaRegno Unito

GermaniaStati Uniti

Austria

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

Per quanto invece attiene gli atenei non associati a Netval (figura 7.6), l’orientamento internazionale ai fini del deposito delle proprie domande di brevetto appare sensibilmente più ristretto e caratterizzato da minore intensità, interessando nell’arco degli ultimi dieci anni prevalentemente gli uffici brevettuali di Austria, Germania, Australia, Spagna e Giappone.

Page 138: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

137

137

Figura 7.6 – Timeline delle famiglie brevettuali di titolarità e co-titolarità delle università non associate a Netval in base al Paese di pubblicazione

Anno di pubblicazione

India

Federazione Russa

Corea

Danimarca

Rep. Pop. Cinese

Israele

Australia

MessicoPortogallo

Europa

Rep. Sudafrica

Spagna

Mondo

Giappone

Italia

Canada

Regno Unito

Germania

Stati Uniti

Austria

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

Infine, relativamente al CNR (EPR associato a Netval dal 2010; figura 7.7), si rileva come ad un periodo iniziale caratterizzato da una considerevole vivacità nell’attività di deposito delle domande brevettuali - che si è prolungato sino ai primi anni Duemila ed ha interessato prevalentemente l’Ufficio Italiano Brevetti (Italia) – è seguito un rallentamento nell’intensità della brevettazione da parte dell’EPR, che ha visto tuttavia crescere recentemente il numero di domande brevettuali depositate presso EPO, WIPO e USPTO. Oltre a tali ambiti geografici, si osserva un numero discreto di brevetti pubblicati nel corso dell’ultimo decennio presso gli uffici brevettuali di Germania, Austria, Australia, Canada, Giappone, Spagna, Portogallo e Repubblica Popolare Cinese.

Page 139: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

138138

138

Figura 7.7 – Timeline delle famiglie brevettuali di titolarità e co-titolarità del CNR in base al Paese di pubblicazione

Anno di pubblicazione

Rep. Pop. Cinese

Grecia

Mondo

Austria

Portogallo

Giappone

Danimarca

Europa

Canada

Australia

Italia

Israele

Spagna

Francia

Stati Uniti

Germania

Belgio

Svizzera

Regno Unito

Paesi Bassi

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

La tabella 7.4 mostra i top 35 depositanti tra gli EPR italiani in base al numero di famiglie brevettuali aventi data di priorità nel periodo 2000-2010. Il CNR spicca al primo posto, con ben 347 famiglie brevettuali aventi priorità depositata nel decennio preso in esame. Tale numero cresce a ben 386 famiglie brevettuali se si includono i depositi ascrivibili all’ex INFM, ora CNR. Volumi più contenuti, sebbene di notevole entità, sono osservabili per il Politecnico di Milano (212 famiglie) e le Università di Milano (161), di Roma ‘La Sapienza’ (113) e di Bologna (112), che occupano i primi cinque posti tra gli EPR italiani che vantano il maggior numero di famiglie brevettuali aventi domande di priorità presentate nel periodo in esame. Da rilevare come dei 35 top depositanti, ben 30 siano rappresentati da EPR associati a Netval e come tutti i top 10 depositanti siano membri dell’associazione.

Page 140: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

139

139

Tabella 7.4 – Top 35 EPR depositanti in base al numero assoluto di famiglie brevettuali aventi data di priorità nel periodo 2000-2010

# Top 35 depositanti Numero di famiglie brevettuali aventi data di priorità nel periodo 2000-2010

1 CNR (escluso ex INFM) 347

2 Politecnico di Milano 212

3 Università di Milano 161

4 Università 'La Sapienza' – Roma 113

5 Università di Bologna 112

6 Politecnico di Torino 85

7 Università di Padova 66

8 Università di Pisa 65

9 Università di Siena 62

10 Università di Torino 51 11 Università 'Tor Vergata' – Roma 51

12 Università di Firenze 50

13 Università di Genova 49

14 Università di Udine 43

15 Ex INFM (ora CNR) 39

16 Università di Salerno 39

17 Università di Trieste 38

18 Università di Pavia 37

19 Università di Catania 37

20 Università di Ferrara 36

21 Università di Palermo 34

22 Università di Bari 34

23 Università 'Federico II' – Napoli 28

24 Università di Milano-Bicocca 27

25 Università della Calabria 27

26 Università di Cagliari 27

27 Scuola Superiore Sant'Anna – Pisa 27

28 Università di Brescia 18

29 ENEA 17

30 Università 'Roma Tre' – Roma 15

31 Università di Perugia 14

32 Università Cattolica del Sacro Cuore 12

33 Università di Modena e Reggio Emilia 12

34 Università 'Magna Graecia' – Catanzaro 11

35 Università di Trento 10 Fonte: elaborazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

Page 141: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

140140

140

Nella tabella 7.5 è riportata la lista dei nominativi dei top 50 inventori (e loro affiliazione) in base al numero di famiglie brevettuali di titolarità e co-titolarità della generalità delle università italiane e del CNR48. Al primo posto si colloca Alessandro Moretta (Università di Genova), inventore di ben 28 famiglie brevettuali, seguito a breve distanza da Paolo La Colla (Università di Cagliari, 26 famiglie brevettuali). Le posizioni immediatamente successive fino alla dodicesima sono occupate da inventori affiliati al CNR, ad eccezione della sesta, dove figura un docente della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Analizzando la tabella in base all’incidenza degli EPR di affiliazione, si registra come ben il 44,3% delle 524 famiglie brevettuali attribuite ai top 50 inventori sia attribuito a ricercatori del CNR. Quote percentuali più contenute, seppur significative, sono rivestite dal Politecnico di Milano (9,7%), dalle Università di Genova (6,9%) e Cagliari (6,7%) e dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (6,3%).

Tabella 7.5 – Lista dei top 50 inventori (e loro affiliazione) in base al numero di famiglie brevettuali di titolarità e co-titolarità della generalità delle università italiane e del CNR

# Top 50 inventori Numero di famiglie Affiliazione degli inventori

1 Moretta Alessandro 28 Università di Genova

2 La Colla Paolo 26 Università di Cagliari

3 Gleria Mario 20 CNR

4 Minto Francesco 20 CNR

5 Martuscelli Ezio 17 CNR

6 Dario Paolo 16 Scuola Superiore Sant'Anna - Pisa

7 Brenci Massimo 14 CNR

8 Satta Giuseppe 12 CNR

9 Ferraro Pietro 11 CNR

10 Matacotta Francesco Cino 11 CNR

11 Nicola Giordano 11 CNR

12 Salvetti Giuseppe 11 CNR

13 Botta Maurizio 10 Università di Siena

14 Cingolani Roberto 10 Università del Salento

15 Giro Gabriele 10 CNR

16 Mignani Anna Grazia 10 CNR

17 Vozzi Giovanni 9 Università di Pisa

18 Guerra Gaetano 9 Università di Salerno

19 Reverchon Ernesto 9 Università di Salerno

20 Ferruti Paolo 9 Università di Milano

21 Pedotti Antonio 9 Politecnico di Milano

22 Tubaro Stefano 9 Politecnico di Milano

48 Giova sottolineare come al fine di stilare la lista dei nominativi dei top 50 inventori (e loro affiliazione), siano state considerate tutte le famiglie brevettuali di titolarità e co-titolarità della generalità delle università italiane e del CNR.

Page 142: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

141

141

# Top 50 inventori Numero di famiglie Affiliazione degli inventori

23 Menciassi Arianna 9 Scuola Superiore Sant'Anna - Pisa

24 Cannelli Giovanni Bosco 9 CNR

25 Degani Iacopo 9 Università di Torino

26 Falciai Riccardo 9 CNR

27 Minisci Francesco 9 Politecnico di Milano

28 Papucci Fabio 9 CNR

29 Pini Roberto 9 CNR

30 Pompei Raffaello 9 Università di Cagliari

31 Tombari Elpidio 9 CNR

32 Bottino Cristina 8 Università di Genova

33 Riccardi Claudia 8 Università di Milano-Bicocca

34 Forzatti Pio 8 Politecnico di Milano

35 Aliverti Andrea 8 Politecnico di Milano

36 Sarti Augusto 8 Politecnico di Milano

37 Manetti Fabrizio 8 Università di Siena

38 Carrozza Maria Chiara 8 Scuola Superiore Sant'Anna - Pisa

39 Cavalli Roberta 8 Università di Torino

40 Gambari Roberto 8 Università di Ferrara

41 Artico Marino 8 Università 'La Sapienza' - Roma

42 Tonoli Andrea 8 Politecnico di Torino

43 Bianchi Nicoletta 8 Università di Ferrara

44 Alesse Vittorio 8 CNR

45 Braca Giuseppe 8 Università di Pisa

46 Cricenti Antonio 8 CNR

47 De Nicola Sergio 8 CNR

48 Fochi Rita 8 Università di Torino

49 Lora Silvano 8 CNR

50 Malinconico Mario 8 CNR Fonte: elaborazione degli autori su dati raccolti dal portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

Infine, con riferimento alle collaborazioni intrattenute dagli atenei nell’ambito delle attività di brevettazione (documenti brevettuali in co-titolarità), si riportano nelle pagine seguenti le rappresentazioni grafiche (figure 7.8 e 7.9) dei network delle collaborazioni sviluppate da alcune università italiane con altri enti co-depositanti, in base al numero sia dei documenti (famiglie brevettuali) che del numero di collaborazioni. In particolare, si è ritenuto opportuno selezionare a titolo esemplificativo i casi di due università, una di grandi ed una di medie dimensioni, ossia rispettivamente il Politecnico di Milano e l’Università di Udine. Giova precisare che nei grafici il numero in nero riportato in corrispondenza di ciascun link tra depositanti indica il numero di collaborazioni intrattenute, mentre il numero in bianco sullo sfondo rosa indica il numero di documenti (famiglie brevettuali) per ciascun (co-)depositante.

Page 143: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

142142

142

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

È possibile osservare come il Politecnico di Milano (figura 7.8), oltre ad esibire un volume particolarmente significativo (212 documenti) di famiglie brevettuali in co-titolarità con terzi soggetti, vanti un numero particolarmente elevato di collaborazioni, intrattenute con una notevole varietà di enti, rappresentati soprattutto da imprese. Tra i partner principali, possiamo citare: Tecnomagnete (11 famiglie brevettuali in co-titolarità), ST MicroElectronics (8), Pirelli (8), Siemens (4), Polimeri Europa (4), Piaggio (3), TeleRilevamento Europa (3) e Thule (3).

Figura 7.8 – Network di collaborazioni tra il Politecnico di Milano ed altri partner nell’ambito delle attività di brevettazione49

49 Il numero in nero riportato in corrispondenza di ciascun link tra depositanti indica il numero di collaborazioni intrattenute, mentre il numero in bianco sullo sfondo rosa indica il numero di documenti (famiglie brevettuali) per ciascun (co-)depositante.

Page 144: Survey 2011 (dati 2009)

7. Benchmark nazionale

143

143

Sono invece 43 le famiglie brevettuali che l’Università di Udine (figura 7.9) detiene in co-titolarità con terzi soggetti, provenienti sia dal mondo industriale (fra cui: EuroTech, 2 documenti; Nuova Romano Bolzicco, 2 documenti), che accademico (Università di Trieste, 2 documenti) e della ricerca (CNR, 2 documenti).

Figura 7.9 – Network di collaborazioni tra l’Università di Udine ed altri partner nell’ambito delle attività di brevettazione50

Fonte: portale di ricerca Orbit-Patents (2011)

50 Il numero in nero riportato in corrispondenza di ciascun link tra depositanti indica il numero di collaborazioni intrattenute, mentre il numero in bianco sullo sfondo rosa indica il numero di documenti (famiglie brevettuali) per ciascun (co-)depositante.

Page 145: Survey 2011 (dati 2009)

Rapporto annuale per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria - 2010

144

8. Benchmark internazionale

8. Benchmark internazionale In questo capitolo si propone un confronto tra i risultati relativi alle perfomance ottenute dagli UTT italiani che hanno partecipato all’indagine Netval ed analoghi risultati rilevabili nell’ambito di indagini sulle attività di valorizzazione della ricerca pubblica svolte in ambito internazionale (tabella 8.1)51. In particolare, i risultati ottenuti dagli UTT delle università del nostro Paese nel corso dell’ultima edizione dell’indagine Netval sono stati in prima istanza posti a confronto con le corrispondenti performance (dati relativi al 2009) rilevate in altre indagini nazionali, condotte in Spagna, Danimarca, Irlanda, Regno Unito e Francia. Si è poi proceduto a considerare le evidenze statistiche ottenute da indagini multi-nazionali, condotte a livello europeo, fra cui: ProTon Europe (per la quale si dispone di dati aggiornati all’anno 2009), ASTP (per la quale le evidenze ad oggi disponibili si riferiscono all’anno 2008) e CEMI-EPFL (dati relativi all’anno 2007).

Il passo successivo è rappresentato dall’analisi dei risultati relativi ad altri contesti nazionali, localizzati in diversi continenti, per i quali si dispone di evidenze empiriche relativamente ad alcuni indicatori di performance: Stati Uniti e Canada nel Nord America; Cina, Giappone e Corea del Sud nel Sud-Est Asiatico ed Australia nell’Oceania.

Siamo consapevoli che si tratta di contesti estremamente diversi, non solo in ragione della differente localizzazione geografica, ma anche - e soprattutto - della peculiarità dell’evoluzione storica che ciascuno di essi presenta, nonché dello specifico framework legislativo-istituzionale che li caratterizza, nell’ambito del quale il ruolo ivi giocato nelle attività di TT dal tessuto industriale, dalle università, dal governo centrale, e da tutta una serie di altri stakeholder non meno importanti (in primis, la società nel suo complesso, in considerazione della natura pubblica dei risultati della ricerca delle università ed altri EPR oggetto di analisi) varia sensibilmente, assumendo di volta in volta connotati estremamente variegati. Riteniamo tuttavia che la disponibilità di dati tanto eterogenei, se da un lato rende fisiologicamente difficile effettuare raffronti tout court fra le performance dei vari Paesi in considerazione dell’elevata incidenza delle variabili ambientali e di contesto sullo sviluppo e sullo stadio di evoluzione raggiunto dal fenomeno del TT in ciascun ambito geografico, dall’altro rappresenta una ricchezza considerevole in termini di spunti di riflessione e di esempi di modelli di TT attuati in diverse regioni del mondo, anche al fine di iniziare - seppur in via ancora del tutto esplorativa - a ‘guardare oltre’ il consueto

51 Giova sottolineare che ai fini della redazione del presente capitolo, le fonti da cui si è attinto sono riportate dettagliatamente nella nota posta in calce alla tabella 8.1 (pagine 146-147).

Page 146: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

145145

orizzonte euro-americano (frequentemente oggetto di analisi da parte degli studiosi della materia), allargando il focus di ricerca ed includendo nell’analisi evidenze relative anche a Paesi del Sud-Est Asiatico ed all’Australia.

8.1. Europa

8.1.1. Indagini nazionali a livello di singoli Paesi europei

Procedendo al confronto tra le performance rilevate da varie indagini nazionali condotte in ambito europeo a livello di singoli Paesi (Italia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Regno Unito e Francia), come si è già avuto l’opportunità di sottolineare in più occasioni, i risultati dell’indagine condotta da Netval nell’anno 2009 derivano dalla partecipazione all’analisi da parte di 57 università italiane. Si tratta di UTT di recente costituzione (età media di circa sei anni), tanto che gli UTT italiani risultano essere – insieme agli irlandesi (5,1 anni) - i più “giovani” rispetto agli altri contesti nazionali considerati. La corrispondente età media rilevata nel corso di analoghe indagini nazionali condotte negli altri Paesi europei nel 2009 è infatti pari a circa 11 anni per gli UTT danesi ed a circa 17 anni per gli UTT localizzati in Spagna e nel Regno Unito.

Per quanto attiene il numero medio di addetti ETP impiegati presso gli UTT nel corso del 2009, si rilevano per gli atenei italiani dimensioni medie contenute (pari a 3,7 unità di personale), come nelle università irlandesi (3,6 ETP) e lievemente inferiori rispetto alle evidenze danesi (5,1 ETP)52, mentre gli UTT spagnoli presentano dimensioni significativamente maggiori (contando in media circa 13 addetti ETP per UTT). Infine, gli UTT francesi presentavano nel 2007 dimensioni medie pari a circa 6 addetti ETP per UTT.

Passando a considerare i risultati delle procedure del canale invenzione-brevettazione-licensing, nel 2009 gli UTT italiani hanno identificato in media 8,7 invenzioni, contro le 17,5 disclosures rilevate dalle università irlandesi, le 18,3 registrate nell’anno dagli atenei spagnoli e le oltre 20 invenzioni identificate presso gli UTT localizzati in Danimarca e nel Regno Unito. Nel corso del 2007, gli UTT francesi hanno in media identificato 3,6 invenzioni. Per quanto invece attiene le domande di priorità depositate nell’anno, gli UTT italiani ne registrano in media 5, contro un numero pari a 6 rilevato in Irlanda, circa 10 in Spagna e Danimarca e 13,3 nel Regno Unito. Il dato medio francese relativo al 2007 era pari a 3,3 priorities per UTT. Il numero medio di concessioni rilevate nel 2009 dalle università italiane ammonta a ben 5,5 brevetti, in linea con le performance spagnole (5,8 grants per UTT), contro 3,7 concessioni annuali registrate in media dagli UTT inglesi e circa una concessione per gli atenei irlandesi. Il portafoglio brevetti detenuti al 31 dicembre 2009 presso le università italiane include 52,9 titoli attivi, mentre la consistenza media registrata per la Spagna risulta di maggiore entità (60 brevetti attivi).

52 Nonostante gli UTT istituiti presso gli atenei danesi abbiano un’età media pari a circa 12 anni.

Page 147: Survey 2011 (dati 2009)

Rapporto annuale per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria - 2010

146

Tabella 8.1 - Confronto tra alcuni parametri di performance derivanti da indagini sulle attività

Europa Singoli Paesi europei Indagini a livello europeo

Italia Spagna Danimarca Irlanda UK Francia ProTon ASTP CEMI

2009 2009 2009 2009 2009 2007 2009 2008 2007 Età media UTT (anni) 5,9a 17,7c 10,9d 5,1e 17,0f n.d. 14,0h 9,0i n.d. Totale addetti ETP dell'UTT

186,7 a 815,8c 66,2d 83,1e n.d. 583g 1.151,8h 1.059,3i 2.203,2k

Media addetti ETP dell'UTT

3,7 a 13,4c 5,1d 3,6e n.d. 6,3g 7,8h 10,7i 10,8k

Totale invenzioni 400a 1.114c 291d 455e 3.779f 233g 6.039h 3.373i n.d. Media invenzioni 8,7 a 18,3c 22,4d 17,5e 23,9f 3,6g 19,9h 36,7i n.d. Totale priorità 243a 610c 129d 150e 2.095f 259g 3.227h 1.328i n.d. Media priorità 5,0 a 10,0c 9,9d 6,0e 13,3f 3,3g 10,6h 13,8i n.d. Totale concessioni 277 a 329c n.d. 21,0e 595f n.d. 1.222h 498i n.d. Media concessioni 5,5 a 5,8c n.d. 0,9e 3,7f n.d. 4,2h 6,3i n.d. Totale brevetti in portafoglio

2.541 a 3.361c 109d 1.025e 14.274f 2.269g 21.310h n.d. n.d.

Media brevetti in portafoglio

52,9a 60,0c 8,4d 41,0e 90,9f 32,9g 70,6h n.d. n.d.

Totale licenze/opzioni 65a 182c 74d 100e 4.451f 115g 4.872h 1.129i 1.443k Media licenze/opzioni 1,5a 3,1c 5,7d 4,2e 28,2f 1,7g 16,4h 13,0i 7,8k Totale entrate da licensing (M €)

1,5a 2,6c 11,1d n.d. 55,4f 8,5g 70,6h 89,2j n.d.

Media entrate da licensing (K €)

33,1a 48,4c 857,0d n.d. 350,3f 130,3g 262,3h 929,2j n.d.

Totale spin-off create nell'anno

72b 118c 8d 33e 244f 99g 473h 228i 640k

Media spin-off create nell'anno

1,0b 2,1c 0,6d 1,4e 1,5f 1,5 g 1,5h 2,5i 4,1k

Page 148: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

147147

di valorizzazione della ricerca pubblica svolte in ambito internazionale53

53 Nella tabella è stato riportato per ciascun indicatore il valore relativo all’anno più recente per cui si dispone di evidenze statistiche. Il riferimento temporale di ciascun dato può dunque variare da indicatore a indicatore, anche relativamente allo stesso Paese. L’anno cui ciascun dato si riferisce, la fonte da cui esso proviene e la numerosità del campione di analisi sono indicati con precisione nelle note (a, b, c, …, y, z, aa, ab) poste in corrispondenza di ciascun indicatore e riportate di seguito. Alla luce di tali considerazioni, giova sottolineare come il riferimento annuale riportato in testa di ciascuna colonna della tabella 8.1, rappresenti indicativamente l’anno per il quale si dispone delle informazioni più recenti per ciascun contesto geografico di analisi delle attività di valorizzazione della ricerca pubblica. Ciò non toglie tuttavia che nella relativa colonna possano essere riportate anche evidenze relative ad anni precedenti.

America Asia Oceania

USA Canada Cina Giappone Corea

del Sud Australia

2009 2009 2009 2009 2007 2007

Età media UTT (in anni) 18,5l 12,2o n.d. n.d. 4,2y n.d.

Totale addetti ETP dell'UTT

2.092m 365p 448r 616u 696z 493ab

Media addetti ETP dell'UTT

11,0m 9,9p 7,4r 15,8u 4,8z 6,4ab

Totale invenzioni 20.309n 1.921q n.d. 6.883v n.d. 1.206ab

Media invenzioni 112,2n 51,9q n.d. 48,8v n.d. 16,3ab

Totale priorità 12.109n 872q 40.610s 6.652v 7.326y 776ab

Media priorità 66,9n 23,6q 51,9s 47,2v 52,3y 10,9ab

Totale concessioni 3.417n 120q 17.418s 980w 4.052y 522ab

Media concessioni 18,9n 3,2q 22,2s 13,2w 28,9y 7,4ab

Totale brevetti in portafoglio

n.d. n.d. 20.308r 4.584v n.d. 11.237ab

Media brevetti in portafoglio

n.d. n.d. 338,5r 32,5v n.d. 151,9ab

Totale licenze/opzioni 5.328n 621q 1.311s 4.284v 951y 553ab

Media licenze/opzioni 29,4n 16,8q 1,7s 30,4v 6,8y 7,6 ab

Totale entrate da licensing (M €)

1.663,1n 44,5q 72,0s 5,4v 11,8y 136,3ab

Media entrate da licensing (K €)

9.188,6n 1.201,9q 91,9s 38,5v 84,3y 1.866,9ab

Totale spin-off create nell'anno

596n 48q 2.429t 140x 47aa 37ab

Media spin-off create nell'anno

3,3n 1,3q 4,3t 4,0x 0,4aa 0,5ab

Page 149: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

148148

Fonti tabella 8.1: Europa: singoli Paesi Europei: Italia: (a) Netval (2011), Potenziamo la catena del valore, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=57); (b) Piccaluga, Balderi (2011), banca dati (dati relativi all’anno 2009; n=69); Spagna: (c) RedOTRI Universidades – CRUE (2010), Informe de la encuesta RedOTRI 2009, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=62); Danimarca: (d) Ministry of Science, Technology and Innovation – Danish Agency for Science, Technology and Innovation – DASTI (2010), Public Research Commercialisation Survey. Denmark 2009. Summary, Executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=13); Irlanda: (e) Enterprise Ireland (2010), 2009 Irish Commercialization Survey, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=26); UK: (f) Higher Education Funding Council for England – HEFCE (2010), Higher Education – Business and Community Interaction (HE-BCI) Survey, 2008-09, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=162); Francia: (g) Université de Strasbourg, Bureau d’économie théorique et appliquée – BETA, Centre Nationale de la Recherche Scientifique – CNRS (2010), Les activités de recherche contractuelle et de transfert de technologie dans les établissements français d’enseignement supérieur. Enquête 2006/07, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2007; n=111); indagini a livello Europeo: (h) ProTon Europe (2011), The ProTon Europe Seventh Annual Survey Report (FY 2009), rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=320); (i) Association of European Science and Technology Transfer Professionals – ASTP (2010), Summary Respondent Report: ASTP Survey for Fiscal Year 2008, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2008; n=99); (j) ASTP (2008), Final results of the ASTP Survey for Fiscal Year 2007, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2007; n=140); (k) École Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) – College du Management de la Technologie - Chaire en Economie et Management de l’Innovation – CEMI (2008), The CEMI Survey of University Technology Transfer Offices in Europe, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2007; n=211); America: Stati Uniti: (l) Association of University Technology Managers – AUTM (2008), AUTM U.S. Licensing Activity Survey FY 2007. Survey Summary, executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2007; n=194); (m) AUTM (2009), AUTM U.S. Licensing Activity Survey FY 2008. Survey Summary, executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2008; n=191); (n) AUTM (2010), AUTM U.S. Licensing Activity Survey FY 2009. Survey Summary, executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=181); Canada: (o) AUTM (2007), AUTM Canadian Licensing Activity Survey FY 2006. Survey Summary, executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2006; n=39); (p) AUTM (2009), AUTM Canadian Licensing Activity Survey FY 2008. Survey Summary, executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2008; n=37); (q) AUTM (2010), AUTM Canadian Licensing Activity Survey FY 2009. Survey Summary, executive summary del rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=37); Asia: Cina: (r) Science and Technology Development Center (TDC) of Ministry of Education (MOE) of China (2009), Intellectual Property Report of Chinese Universities, FY 2008, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2008; n=60); (s) Science and Technology Development Center (TDC) of Ministry of Education (MOE) of China (2010), Intellectual Property Report of Chinese Universities, FY 2009, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=783); (t) Ministry of Education (MOE) of China (2007), “Chinese University Technology Transfer”, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2006, n=569); Giappone: (u) Senoo D. et al. (2009), “Strategic Diversity in Japanese University Technology Licensing Offices”, International Journal of Knowledge Management Studies, Vol. 3, N. 1/2, Inderscience Enterprises Ltd. (dati relativi all’anno 2004; n=39); (v) Japan Ministry of Education, Culture, Sports, Science and Technology – MEXT (2010), State of University Technology Transfer in Japan. FY 2009, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2009; n=141); (w) Japan University Technology Transfer (UNITT) Association (2009), banca dati (dati relativi all’anno 2007; n=74); (x) Japan Ministry of Economy, Trade and Industry – METI (2006), Basic Survey Report on University Ventures, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2005; n=35); Corea del Sud: (y) Korea Association of University Technology Transfer Management - KAUTM (2009), “Growth of Korean University TLO & Activities of KAUTM”, Proceedings of the International Patent Licensing Seminar 2009, 19-20 gennaio 2009, Tokyo (dati relativi all’anno 2007; n=140); (z) Korea Government – Ministry of Commerce, Industry and Energy – MOCIE (2005), The Survey on the Technology Transfer of Public Research Institutes, rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2005; n=145); (aa) Small & Medium Business Administration - SMBA (2007), Official Statistics, banca dati (dati relativi all’anno 2006; n=121); Oceania: Australia: (ab) Australian Government - Department of Innovation, Industry, Science and Research (2009), National Survey of Research Commercialization (2005-2007), rapporto di ricerca (dati relativi all’anno 2007; n=77).

Page 150: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

149149

Mediamente più basso è invece il numero di brevetti attivi detenuti dagli atenei irlandesi (41 titoli attivi) ed – in maggior misura - danesi (8,4 titoli attivi), mentre sono le università localizzate nel Regno Unito a esibire un portafoglio brevetti attivi mediamente più consistente (90,9 titoli). Al 31 dicembre 2007, la consistenza del portafoglio brevetti detenuti dalle università francesi includeva mediamente 32,9 titoli attivi.

Relativamente al numero di domande di priorità e di concessioni, nonché alla consistenza del portafoglio brevetti attivi, si nota come gli UTT italiani – sebbene caratterizzati da età e dimensioni mediamente minori rispetto a quanto rilevato per gli altri contesti nazionali inclusi nell’analisi – abbiano registrato nel 2009 performance medie incoraggianti, che non si discostano significativamente rispetto a quelli ottenuti da analoghi uffici esteri (che abbiamo visto essere mediamente più esperti e strutturati dal punto di vista delle risorse umane impiegate), soprattutto con riferimento agli UTT localizzati in Spagna, Irlanda, Danimarca e Francia.

Gli aspetti in cui i risultati medi italiani evidenziano margini di miglioramento rispetto ai colleghi europei sono rappresentati dal numero di licenze concluse nell’anno (1,5 in media in Italia, rispetto a 3,1 contratti in Spagna, 4,2 in Irlanda, 5,7 in Danimarca e 28,2 nel Regno Unito) e la capacità di generare ritorni da licenze attive in portafoglio: gli UTT italiani realizzano in media un ammontare pari a 33,1 mila Euro dalle licenze attive nell’anno 2009, inferiore a quanto si registra per la Spagna (con una media di 48,4 mila Euro per UTT), ma soprattutto per la Gran Bretagna (350,3 mila Euro) e per la Danimarca (857 mila Euro)54. Nel corso del 2007, gli UTT francesi hanno stipulato un numero medio di licenze e opzioni pari ad 1,7 accordi, registrando revenues generate dal portafoglio contratti di licensing attivi al 31 dicembre di importo medio pari a 130,3 mila Euro.

Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off costituite nel 2009, le performance degli atenei italiani (con una media di una nuova impresa costituita nell’anno) sono sostanzialmente allineate – salvo fisiologiche variazioni osservabili fra un contesto nazionale ed un altro - rispetto a quelle registrate dagli altri Paesi europei inclusi nell’analisi (0,6 nuove spin-off costituite mediamente in Danimarca; 1,4 imprese in Irlanda; 1,5 nel Regno Unito e 2,1 in Spagna). Nel corso del 2007, gli UTT francesi hanno generato in media 1,5 nuove imprese spin-off per ateneo.

54 A seguito di un approfondimento qualitativo sull’exploit registrato dagli UTT danesi relativamente al valore annuale delle revenues da licensing rilevate (nel corso del biennio 2008-2009 l’importo annuale infatti appare più che raddoppiato rispetto ai corrispondenti risultati relativi all’anno 2007) è emerso come circa il 63% dei ritorni economici ottenuti nel 2009 sia da attribuire alle performance particolarmente positive di un unico EPR. Qualora si escludesse tale outlier dal campione dei rispondenti, il valore complessivo delle royalties nel 2009 risulterebbe pari a 4,1 milioni di Euro, per una media pari a 342,9 mila Euro per UTT (n=12), allineandosi dunque rispetto ai valori medi rilevati per il Regno Unito.

Page 151: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

150150

8.1.2. Indagini multinazionali condotte a livello europeo

Passando a considerare le evidenze relative alle indagini multinazionali condotte a livello europeo (ProTon Europe, ASTP e CEMI-EPFL), giova precisare come nei diversi casi la composizione del campione vari significativamente, influenzando dunque sensibilmente i rispettivi valori degli indicatori di performance.

L’indagine realizzata annualmente da ProTon Europe riceve infatti un contributo importante da parte delle cinque indagini nazionali condotte rispettivamente da Netval in Italia, RedOtri in Spagna, DASTI in Danimarca, Enterprise Ireland in Irlanda ed HEFCE nel Regno Unito (i cui rispondenti - complessivamente considerati - rappresentano il 100% del campione ProTon nell’anno 2009; n=320), che puntualmente forniscono i propri dati, consentendone il consolidamento in un unico dataset a livello europeo. In occasione della conduzione dell’indagine relativa all’anno 2009, la Francia ha fornito i dati raccolti nell’ambito dell’indagine nazionale condotta congiuntamente da Università di Strasburgo, BETA e CNRS (n=111), che tuttavia sono relativi all’anno 2007 e che dunque vengono presentati nel rapporto come l’evidenza più recente relativa al sistema Paese Francia, senza venire inclusi nel campione multinazionale a livello europeo oggetto di presentazione nel rapporto ProTon.

Le evidenze empiriche fornite dall’indagine condotta da ProTon Europe, se dunque da un lato rispecchiano le dinamiche mediamente osservabili nei cinque contesti nazionali in parola, dall’altro annoverano nel campione dei rispondenti un’ampia varietà di uffici, caratterizzati da diversi gradi di esperienza maturata e livelli di strutturazione, nonché da differenti performance in termini di output di TT. Per quanto invece attiene le indagini realizzate da ASTP e CEMI-EPFL (per le quali i dati più recenti ad oggi disponibili risalgono rispettivamente agli anni 2008 e 2007), il relativo campione include una più ampia varietà di rispondenti dal punto di vista della localizzazione geografica. Tuttavia, trattasi generalmente degli UTT più performanti in ciascun contesto nazionale.

Di conseguenza, i valori medi ottenuti dalle due indagini in parola presentano livelli mediamente più elevati rispetto alle evidenze presentate da ProTon Europe per la maggioranza degli indicatori oggetto di analisi (fatte salve – come vedremo – alcune eccezioni).

In particolare, l’età media dei 320 UTT che nel corso dell’edizione relativa all’anno 2009 hanno preso parte all’indagine annuale curata da ProTon Europe è pari a circa 14 anni. Ciascuno di essi impiega mediamente 7,8 unità di personale ETP.

Mediamente più giovani, ma anche più strutturati dal punto di vista delle risorse umane dedicate alle attività di TT risultano invece i 99 rispondenti all’indagine ASTP, la cui età media nel 2008 risultava pari a 9 anni ed il cui organico risultava composto da un numero di addetti mediamente pari a circa 11 ETP. Tale dimensione media appare esattamente in linea rispetto alle evidenze relative ai 211 rispondenti all’indagine CEMI-EPFL relativa all’anno 2007 (10,8 ETP).

Per quanto attiene le attività di identificazione delle invenzioni e le procedure di brevettazione poste in essere nell’anno, anche alla luce delle considerazioni sopra esposte circa la diversa

Page 152: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

151151

composizione del campione nell’ambito delle varie indagini, le evidenze ottenute da ASTP nel 2008 presentano risultati mediamente superiori rispetto a quanto rilevato da ProTon Europe nel 2009. In base a quest’ultima indagine, infatti, nel corso dell’anno 2009 gli UTT rispondenti (n=320) hanno identificato in media circa 20 invenzioni, presentato 10,6 domande di priorità e registrato 4,2 concessioni di brevetto. Infine, il portafoglio brevetti attivi da essi detenuto al 31 dicembre 2009 include in media circa 71 brevetti. I risultati presentati da ASTP relativamente all’anno 2008 (n=99) mostrano invece che nel corso dell’anno gli UTT hanno registrato in media 36,7 disclosures, circa 14 domande di priorità e 6,3 brevetti concessi.

Con riferimento alle attività di licensing poste in essere dagli UTT europei, i risultati dell’indagine condotta da ProTon Europe esibiscono i risultati medi più elevati relativamente al numero di licenze e opzioni annualmente concluse (pari a 16,4 accordi per rispondente nel 2009, contro 13 accordi mediamente rilevati da ASTP nel 2008 e circa 8 accordi registrati da CEMI-EPFL nel 2007), mentre raggiungono livelli più contenuti rispetto alle evidenze fornite dall’indagine ASTP riguardo gli importi medi annualmente generati dalle attività di licensing. Il valore medio delle royalties rilevato da ProTon Europe nel 2009 ammonta infatti a 262,3 mila Euro per UTT. Il corrispondente importo medio, registrato da ASTP nel 2007 (n=140), è pari a circa 930 mila Euro per ateneo rispondente.

Infine, riguardo al numero medio di imprese spin-off annualmente costituite, le evidenze fornite dall’indagine condotta da ProTon Europe mostrano come nel corso del 2009 ciascun UTT abbia generato - in media - 1,5 nuove imprese spin-off. Relativamente all’anno 2008, dai rispondenti all’indagine ASTP sono gemmate mediamente 2,5 neo-imprese, mentre gli UTT inclusi nel campione EPFL-CEMI hanno in media dato vita a oltre 4 nuove spin-off nel corso del 2007.

8.2. Nord America

Ampliando il focus dell’analisi al Nord America, le evidenze annualmente prodotte dall’indagine condotta da AUTM sulle attività di TT poste in essere negli Stati Uniti ed in Canada mettono in luce due realtà operative caratterizzate da performance estremamente diverse nonostante la prossimità geografica, le quali sicuramente stanno attraversando differenti stati di sviluppo in un ipotetico ‘ciclo di vita’ della valorizzazione della ricerca pubblica in un contesto nazionale.

8.2.1. Stati Uniti

Gli UTT statunitensi stanno attualmente sperimentando una fase di maturità nelle attività di TT, caratterizzata da una lunga esperienza (l‘età media nel 2007 era infatti pari a 18,5 anni), consolidata attraverso processi di apprendimento e sviluppo di competenze professionali pluriennali, che hanno aumentato nel tempo il bagaglio di conoscenze dello staff impiegato presso gli uffici. Proprio con riferimento a quest’ultimo, gli UTT sembrano avere ormai raggiunto il proprio dimensionamento medio ottimale (pari a circa 11 addetti ETP nel 2008), tendenzialmente stabile nel corso degli ultimi anni e sostanzialmente in linea rispetto alle evidenze europee. Si tratta tuttavia di una maturità

Page 153: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

152152

fruttuosa (e ancora ben lontana dal raggiungimento di livelli di saturazione), in quanto caratterizzata da performance significativamente elevate nelle varie attività di valorizzazione della ricerca pubblica.

E’ in particolare nei livelli considerevoli di output raggiunti con riferimento al canale invenzione-brevettazione-licensing che si osserva con maggiore incisività il portato dell’expertise maturata dagli UTT statunitensi. Questi ultimi nel corso dell’anno 2009 hanno infatti mediamente identificato circa 112 invenzioni, presentato circa 67 domande di priorità, ottenuto la concessione di circa 19 brevetti. Ciascun UTT ha concluso nell’anno oltre 29 contratti di licenza e opzione e registrato entrate da attività di licensing mediamente pari a circa 9,2 milioni di Euro.

Soprattutto con riferimento agli importi delle royalties, giova tuttavia sottolineare in questa sede come l’elevato gap proporzionale osservabile tra i valori mediamente rilevati in ambito europeo e le performance statunitensi, se in parte è da ascrivere alla sopra descritta esperienza maggiormente consolidata da parte di questi ultimi nelle attività di valorizzazione e dunque ad una acquisita maggiore capacità selettiva e negoziale nelle procedure di licensing, in parte è anche da attribuire ad una diversa ratio che guida le attività di TT nei due diversi contesti geografici. Se infatti la generazione di appropriati ritorni economici per l’università ed i suoi dipartimenti rappresenta uno dei principali obiettivi istituzionali che guida le attività di valorizzazione della ricerca pubblica da parte degli atenei americani, negli atenei europei esiste una maggiore tendenza a favorire il trasferimento sul mercato del maggior numero possibile di invenzioni generate in ambito accademico, attraverso i principali canali della valorizzazione: brevetti, licenze e spin-off. Questa differenza spiega però solo una parte della differenza nella performance. Infatti, anche negli Stati Uniti sta crescendo la tendenza a non considerare gli importi delle royalties come l’indicatore più importante e in Europa, dall’altra parte, questo obiettivo interessa molte università, pur nella consapevolezza delle difficoltà ad esso connesse.

Relativamente alle imprese spin-off, i risultati mediamente registrati dalle università statunitensi (ciascuna delle quali nel corso del 2009 ha creato in media circa 3,3 nuove imprese) appaiono - sostanzialmente allineati rispetto alle evidenze europee.

8.2.2. Canada

Le considerazioni sopra esposte circa l’obiettivo di massimizzazione delle revenues generate dalle attività di licensing sono valide anche con riferimento al Canada55. A tal proposito, le evidenze presentate dall’indagine AUTM relativamente all’anno 2006 (n=39) mostrano come in tale Paese le attività di TT presentino un’origine più recente rispetto agli Stati Uniti (l’età media degli UTT canadesi nel 2006 era infatti pari a circa 12 anni), sostanzialmente in linea rispetto a quanto osservato nel contesto europeo. Allineati rispetto alle evidenze europee e statunitensi appaiono altresì la

55 E, come si avrà modo di commentare più avanti nella trattazione, all’Australia.

Page 154: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

153153

dimensione media degli UTT in termini di risorse umane impiegate (pari a circa 10 addetti ETP nel 2008).

Con riferimento agli indicatori medi di performance relativi alle attività di invenzione-brevettazione-licensing nel 2009, gli UTT canadesi hanno in media identificato circa 52 disclosures; presentato circa 24 domande di priorità; registrato 3,2 concessioni; concluso circa 17 contratti di licenza e opzione ed incassato revenues da contratti di licenza attivi in portafoglio al 31 dicembre 2009 pari a circa 1,2 milioni di Euro per ateneo. Ad eccezione dunque del numero annuale di grants registrati, il valore di tutti gli altri indicatori relativi alle attività di brevettazione e di licensing - seppure ancora lontano rispetto alle performance statunitensi - appaiono sensibilmente superiori rispetto a quanto osservato per gli UTT europei. Infine, con riferimento al numero di nuove imprese spin-off create nell’anno (pari in media a 1,3 nuove unità nel 2008), le università canadesi sostanzialmente allineate rispetto agli atenei europei e statunitensi.

8.3. Sud-Est Asiatico

Passando a considerare le attività di valorizzazione della ricerca pubblica poste in essere in alcuni contesti nazionali localizzati nella regione del Sud-Est Asiatico (e più precisamente: Cina, Giappone e Corea del Sud), appare sin da ora opportuno precisare che in tali ambiti il framework istituzionale, l’evoluzione industriale ed il quadro legislativo di riferimento differiscono sensibilmente rispetto all’Occidente. Se infatti è vero che a partire dagli anni Duemila si è registrata nei contesti in parola una progressiva apertura verso le attività di TT poste in essere dalle università, con l’introduzione di provvedimenti legislativi che - sulla scia del Bayh-Dole Act statunitense - hanno per la prima volta attribuito agli atenei la titolarità dei diritti di PI sulle opere dell’ingegno generate nel corso delle attività di ricerca condotte dai ricercatori universitari (fino ad allora attribuita per legge al governo centrale), giova ricordare il forte ruolo di controllo tutt’ora esercitato dallo Stato in tali contesti, decisamente più marcato rispetto a quanto rilevabile nelle economie occidentali. Da tali considerazioni, pur nell’effettuare raffronti con le performance ottenute in Paesi caratterizzati da variabili di contesto sensibilmente diverse, non si può dunque prescindere nell’analizzare le evidenze relative a tali realtà.

8.3.1. Repubblica Popolare Cinese

Per quanto riguarda la Repubblica Popolare Cinese, il numero medio di addetti ETP impiegati presso ciascun UTT ammontava nel 2008 a 7,4 unità di personale (n=60). A fronte di una dimensione media lievemente inferiore rispetto a quanto registrato mediamente nel Nord America ed in Europa, i volumi medi delle attività connesse alle procedure di brevettazione appaiono significativamente più elevati rispetto agli standard europei e – con riferimento al numero annuale di grants – tendenzialmente in linea rispetto ai risultati statunitensi. In particolare, nel corso del 2009 ciascuna

Page 155: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

154154

università cinese ha depositato circa 52 domande di priorità e registrato circa 22,2 concessioni di brevetto.

Il portafoglio medio di brevetti attivi alla fine del 2008 includeva complessivamente 338,5 titoli. Da un approfondimento qualitativo in merito è tuttavia emerso come nel 98,4% dei casi l’ufficio brevettuale di competenza fosse rappresentato dal Chinese Patent Office: si trattava dunque quasi esclusivamente di brevetti nazionali. Il residuo 1,6% era costituito da titoli internazionali, depositati presso l’EPO (0,8%) e l’USPTO (0,8%) da parte di un ristretto numero di ‘top universities’ cinesi.

A fronte di un’attività brevettuale (seppur in ambito nazionale) tanto intensa, il numero medio di contratti di licenza e opzione stipulati nel 2009 è molto contenuto, pari a 1,7 accordi per UTT, risultando dunque allineato rispetto alle performance italiane (nel 2009) e francesi (nel 2007). Nel corso dell’anno, gli importi medi delle entrate derivanti dalle attività di licensing ammontano a circa 92 mila Euro per ateneo. Si tratta di dunque di flussi di introiti più elevati rispetto ai ritorni economici mediamente rilevati dagli UTT italiani e francesi, sebbene risultino ancora al di sotto rispetto agli standard medi europei, ed - a maggior ragione - nord americani.

Infine, con riferimento alla creazione di imprese spin-off, il numero medio di neo-imprese operanti in settori S&T generate dalle università cinesi nel corso del 2006 (n=569) appare estremamente consistente rispetto alle evidenze relative agli altri contesti inclusi nell’analisi56, risultando superiore alle 4 unità. Giova tuttavia sottolineare l’estrema eterogeneità nelle accezioni di ‘impresa spin-off della ricerca pubblica’ adottate in ambito europeo, americano e asiatico.

8.3.2. Giappone

Tra i Paesi inclusi nell’esercizio di benchmarking, sono gli UTT giapponesi a presentare le dimensioni medie maggiori: nel 2004 ciascuno di essi impiegava in media circa 16 addetti ETP (n=39). L’attività inventiva e brevettuale presenta nel corso del 2009 (n=141) volumi medi particolarmente significativi, superando i valori relativi al contesto europeo, ma mantenendosi comunque al di sotto dei livelli osservati per i Paesi del Nord America e per la Cina. In particolare, il numero medio di invenzioni identificate dalle università giapponesi nel corso del 2009 ammonta a circa 49 disclosures per UTT, mentre le domande di priorità risultano in media pari a 47,2 depositi annuali. Nel corso del 2007 (n=74), il numero medio di concessioni rilasciate dall’Ufficio Brevetti Giapponese57 è risultato pari a circa 13 brevetti per ateneo.

La consistenza media del portafoglio brevetti attivi (nazionali e internazionali) presso gli UTT giapponesi al 31 dicembre 2009 (n=141) appare invece sensibilmente più contenuta rispetto alle

56 Una performance simile si è infatti registrata solo da parte delle università europee più performanti nel corso del 2007 (cfr. risultati indagine CEMI-EPFL). 57 Giova sottolineare che il dato qui riportato - in quanto riferito esclusivamente ai brevetti nazionali - sottostima il dato effettivo.

Page 156: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

155155

evidenze relative agli altri contesti europei, americani e asiatici analizzati, includendo 32,5 titoli attivi, soprattutto in ragione degli elevati volumi rilevati con riferimento a disclosures, priorities e grants58.

Con riferimento alle attività di licensing, il numero medio di contratti di licenza e opzione stipulati dagli atenei giapponesi nel corso del 2009 è particolarmente alto (pari ad oltre 30 accordi per UTT), risultando sostanzialmente allineato rispetto ai volumi medi osservati per il Regno Unito e gli Stati Uniti. Ad una attività negoziale particolarmente serrata da un lato, si associano tuttavia entrate da licensing abbastanza contenute dall’altro: il valore medio degli importi incassati nel 2009 è stato infatti pari a poco meno di 40 mila Euro per ateneo (in linea rispetto alle evidenze relative a Italia e Spagna, nel contesto europeo).

Per quanto infine attiene la creazione di nuove imprese spin-off, si osservano risultati significativamente alti, simili a quanto rilevato per la Cina. Il numero medio di nuove imprese create dalle università giapponesi nel 2005 è stato infatti pari a 4 unità per UTT. Anche in questo caso, valgono le considerazioni espresse trattando le evidenze relative alla Repubblica Popolare Cinese circa le diverse definizioni del concetto di ‘impresa spin-off’ adottate in differenti regioni del mondo.

8.3.3. Corea del Sud

La valorizzazione della ricerca pubblica costituisce un fenomeno recente per le università localizzate nella Corea del Sud (l’età media dei relativi uffici infatti era pari a poco più di 4 anni nel 2007; n=140), le quali stanno attualmente sperimentando uno stadio del proprio ciclo di vita (dal punto di vista dell’esperienza maturata nel campo del TT svolto dagli atenei in maniera organizzata, attraverso la formale costituzione di UTT) simile a quanto rilevato per i casi italiano e irlandese. Si tratta infatti in entrambi i casi di UTT mediamente giovani e poco strutturati dal punto di vista delle risorse umane.

A tal proposito, presso gli uffici coreani il numero medio di addetti ETP impiegati nel 2005 (n=145) era pari a circa cinque unità di personale. Tuttavia, nonostante l’attraversamento da parte dei tre contesti nazionali in parola di una fase simile nel proprio ciclo di sviluppo, si rileva come gli indicatori relativi alle attività di brevettazione e licensing siano più elevati nella Corea del Sud rispetto a quanto rilevato per Italia e Irlanda, mentre è relativamente alla creazione di imprese spin-off che gli UTT italiani e irlandesi appaiono più ‘prolifici’ (seppur con tutte le cautele sopra espresse relativamente alle differenti definizioni di ‘impresa spin-off della ricerca pubblica’ adottate nelle diverse regioni del mondo).

In particolare, nel corso del 2007 (n=140) gli UTT coreani hanno in media presentato circa 52 domande di priorità e registrato circa 29 concessioni di brevetto (i dati resi disponibili dall’indagine

58 Tra le possibili cause a cui tale fattispecie potrebbe essere ascrivibile possiamo citare – ad esempio - l’eventualità di una intensa attività di cessione brevetti da parte degli atenei giapponesi. Tuttavia le evidenze a nostra disposizione non ci permettono di verificare tale ipotesi.

Page 157: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria – 2010

156156

annualmente condotta da KAUTM non forniscono purtroppo nessuna informazione aggiuntiva circa la composizione dei titoli in base all’ufficio brevettuale di competenza).

Per quanto attiene le attività di licensing poste in essere dalle università della Corea del Sud nel corso del 2007, sono stati circa 7 i contratti di licenza e opzione mediamente conclusi da ciascun UTT, mentre l’importo medio delle royalties nell’anno è risultato pari a circa 84 mila Euro per ateneo. Infine, nel corso del 2006 (n=121) il numero medio di nuove imprese spin-off costituite nell’anno è stato pari a 0,4 unità.

8.4. Oceania

8.4.1. Australia

L’ultimo Paese incluso nell’esercizio di benchmarking internazionale tra diverse macro-regioni a livello mondiale è l’Australia, i cui indicatori di performance appaiono sostanzialmente allineati rispetto alla media europea, con riferimento sia alla dimensione degli UTT (in termini di risorse umane), sia al volume delle attività di identificazione delle invenzioni, di brevettazione e di stipulazione di contratti di licenza e opzioni. In particolare, presso gli UTT australiani risultavano in media impiegati nel 2007 (n=77) 6,4 addetti ETP.

Nello stesso anno, ciascuna università ha in media identificato circa 16 invenzioni, depositato circa 11 domande di priorità e registrato la concessione di 7,4 brevetti. Il portafoglio brevetti attivi mediamente detenuto dalle università australiane al 31 dicembre 2007 (che includeva circa 152 titoli) risulta invece superiore rispetto alle medie europee, ma ancora inferiore rispetto al dato cinese.

Sono stati 7,6 i contratti di licenza e opzione mediamente stipulati nell’anno da parte degli atenei australiani, i quali nel corso del 2007 hanno registrato entrate dalle attività di licensing pari a circa 1,9 milioni di Euro. Si tratta di un risultato significativo (l’importo medio – sebbene ancora lontano dal raggiungere i livelli registrati dagli Stati Uniti - è infatti superiore alle performance osservate nei Paesi europei, del Sud Est Asiatico ed in Canada), soprattutto in considerazione del numero abbastanza contenuto di contratti mediamente stipulati nell’anno (in linea rispetto alle evidenze mediamente rilevate a livello europeo e nella Corea del Sud).

Se dunque con riferimento a tutti gli indicatori di performance presentati finora le evidenze australiane appaiono simili a quanto osservato mediamente in Europa, relativamente all’obiettivo di massimizzazione delle revenues da licensing (e all’effettivo conseguimento di concreti risultati in merito), l’esperienza dell’Australia si avvicina maggiormente ai casi rilevati nella regione nord americana (Canada, ma – soprattutto – Stati Uniti).

Infine, il tasso di creazione annuale di nuove imprese spin-off, particolarmente contenuto (nel corso del 2007 ciascun UTT ha dato vita in media a 0,5 nuove imprese spin-off), appare simile a quanto

Page 158: Survey 2011 (dati 2009)

8. Benchmark internazionale

157157

rilevato per la Corea del Sud ed il Canada, attestandosi a livelli sensibilmente inferiori rispetto alle evidenze presentate con riferimento a tutti gli altri ambiti nazionali inclusi nell’analisi.

8.5. Nota metodologica

Si è già avuto modo di sottolineare nell’introduzione al presente esercizio di benchmarking come il confronto tra indicatori di performance relativamente alle attività di valorizzazione della ricerca pubblica poste in essere in un set di contesti territoriali estremamente eterogeneo rispetto a tutta una serie di variabili di contesto (evoluzione storica, ruolo del governo centrale, framework istituzionale, provvedimenti legislativi adottati, e così via) sia da interpretare come un primo tentativo di comprendere - in via del tutto indicativa - la varietà di modelli di TT adottati in differenti macro-regioni a livello mondiale da parte delle università, nonché lo stadio del ciclo di sviluppo nelle attività di valorizzazione raggiunto dai diversi sistemi nazionali dell’innovazione inclusi nell’analisi. Siamo tuttavia consapevoli delle limitazioni che tale esercizio incontra sul piano metodologico, soprattutto in considerazione dell’elevato impatto sortito sulle performance dei vari Paesi da variabili ambientali esterne, che non vengono qui considerate ai fini dell’analisi. Alla luce di ciò, ci si è limitati ad un confronto puramente descrittivo, raffrontando valori totali e medi relativi ai diversi contesti indagati.

Page 159: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

158

Appendice

A. Il questionario d’indagine

Ottava indagine annuale del Network per la Valorizzazione

della Ricerca Universitaria (relativa all’anno 2009)

L’associazione Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria svolge un’indagine annuale sull’attività delle università italiane nel campo della valorizzazione dei risultati della ricerca scientifica, giunta ormai alla settima edizione. I rapporti di ricerca relativi alle precedenti indagini sono disponibili sul sito: www.netval.it.

In appendice al presente questionario è disponibile un glossario per i termini che possono dar luogo ad interpretazioni dubbie.

Per ulteriori chiarimenti ai fini della compilazione e per la restituzione del questionario compilato (da effettuarsi entro il 15 maggio 2010) si prega di scrivere all’indirizzo: [email protected]

Informazioni generali sul soggetto rispondente:

Nome del rispondente: ………………………………………………………………………………………………..………….………………… Nome dell’ufficio: ………………………………….……………………………………………………………….…………………………………………… Nome dell’università:…………………………………………………………………………………………………………………………………………… Indirizzo: …………………………………………………………………………………………………………………………….……………..……………….. Codice postale: ……………………..……Città: …………………………………………………….………………….……………………………………. Sito web: www.…………………...………………….………………………………………………...........................................................… Telefono: ……………………………………………………........................................................................................................... Fax: ……………………………………………………………….…………………………………………………………………………………………………. e-mail del rispondente:………….………….………….@……………………………………………………………………………………………….…

Page 160: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

159

Siamo consapevoli del fatto che alcune delle domande presenti nel questionario si riferiscono a dati che potrebbero essere considerati riservati. Per questo motivo, le chiediamo di indicare l’utilizzo che desidera venga fatto dei dati stessi indicando tutte le opzioni scelte:

Desidero che i dati vengano utilizzati SOLO in forma aggregata nel rapporto finale.

Desidero mettere i dati ANCHE a disposizione di altre università che, su base di reciprocità, mettano a disposizione i loro dati.

N.B. Per favore, risponda “n.a.” (“non applicabile”) quando una determinata attività non viene svolta dal suo UTT (per es. “non ci occupiamo di brevetti”) e risponda invece “0” quando un’attività viene effettivamente svolta, ma non ha prodotto specifici output (per es. “ci occupiamo di brevetti, ma non abbiamo brevettato niente nell’anno considerato”).

1. Il profilo dell’istituzione universitaria

Informazioni sull’università

2008 2009

1.1 Budget totale annuale dell’università (in Euro) € €

1.2 Numero di dottorandi

1.3 Numero di contrattisti, assegnisti ed altre figure professionali impegnate nelle attività di ricerca (ETP – Equivalente Tempo Pieno)

1.4 L’università comprende una facoltà di medicina? (SI/NO)

1.5 L’università comprende o partecipa ad un parco scientifico? (SI/NO)

1.6 L’università comprende o partecipa ad un incubatore di impresa? (SI/NO)

Attività di ricerca

1.7. Indichi per favore il totale dei fondi per la ricerca (compresi sia i finanziamenti pubblici che quelli privati, in Euro), e – qualora disponga delle relative informazioni – ne suddivida l’ammontare tra le differenti fonti di finanziamento di seguito riportate.

2008 2009

Fondi provenienti dalla Regione € €

Fondi provenienti dal governo centrale (Mur, ecc.) € €

Fondi provenienti dall’Unione Europea € €

Donazioni € €

Contratti per ricerche e consulenze finanziate da terzi e servizi tecnici € €

Fondi propri dell’università € €

Altro € €

Totale dei fondi per la ricerca (in Euro) € €

Page 161: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

160

Sezione 2. Il profilo dell’Ufficio di Trasferimento Tecnologico (UTT)

Informazioni generali

2.1 Presso la sua università è presente un UTT? Si No

2.2 Se sì, in che anno è stato costituito tale ufficio? ……………………………………………………………………..……………………

2.3 L’UTT presenta un orientamento settoriale? In altri termini, lo staff dell’UTT è dedicato (anche parzialmente) a seguire diverse aree? Si No

2.4 Se sì, indicare quali aree: ……………………………………………………………………..………………………………………………………

Informazioni sul personale dell’UTT

2.5 Indichi per favore il numero di addetti ETP (Equivalenti a Tempo Pieno) presenti nello staff dell’UTT (inclusi i collaboratori) e - qualora disponga delle relative informazioni - li suddivida tra addetti strutturati e non strutturati:

2008 2009

Numero di addetti ETP strutturati a tempo indeterminato

Numero di addetti ETP strutturati a tempo determinato

Numero di addetti ETP non strutturati

Numero totale di addetti ETP presenti nello staff dell’UTT (inclusi i collaboratori)

2.6 Indichi per favore la tipologia contrattuale degli addetti ETP (Equivalenti a Tempo Pieno) non strutturati

presenti nello staff dell’UTT:

2008 2009

Numero di addetti ETP con contratto a progetto

Numero di addetti ETP con assegno di ricerca

Numero di addetti ETP con borsa di ricerca

Numero di addetti ETP con contratto interinale

Numero di addetti ETP con contratto di collaborazione occasionale

Numero di addetti ETP in stage

Numero di addetti ETP con altra tipologia di contratto

Numero totale di addetti ETP presenti nello staff dell’UTT (esclusi gli strutturati)

Page 162: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

161

2.7 Indichi per favore come è complessivamente suddiviso il personale ETP dell’UTT (strutturato e non) fra le seguenti funzioni (il totale deve essere pari a 100%):

2008 2009

Personale ETP dedicato alla protezione della Proprietà Intellettuale (PI) % %

Personale ETP dedicato ai contratti di ricerca e consulenza (con l’industria) % %

Personale ETP dedicato al licensing % %

Personale ETP dedicato alle imprese spin-off % %

Personale ETP dedicato ad altre mansioni (es. management, finanza, formazione, etc.)

% %

Totale 100% 100%

2.8 L’UTT ricorre anche a servizi esterni per consulenze di tipo professionale su specifiche questioni legali,

finanziarie, commerciali e/o legate alla protezione della PI? Si No

Informazioni di carattere finanziario

2. L’UTT ha un budget dedicato? Si No

2. Se sì, indichi per favore il valore del bilancio totale annuale dell’UTT (in Euro) e - qualora disponga delle relative informazioni - ne suddivida l’ammontare tra le differenti fonti di finanziamento di seguito riportate:

2008 2009

Dotazione dell’ateneo (budget dell’UTT + costi del personale strutturato) € €

Autofinanziamento da progetti + conto terzi € €

Autofinanziamento da brevetti / know-how € €

Bilancio totale annuale (in Euro) € €

9

10

Page 163: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

162

Obiettivi istituzionali, mission e politiche dell’UTT59

2.11 In base alla strategia del suo UTT, assegni un valore all’importanza attribuita ai seguenti obiettivi

( =poco importante; =molto importante):

2.12 Qual è la missione dell’UTT (è possibile fornire ANCHE PIU’ DI UNA risposta):

Promuovere la valorizzazione in chiave economica dei risultati e delle competenze della ricerca scientifica e tecnologica.

Potenziare le capacità dell’università, e dei singoli dipartimenti, di stipulare contratti e/o convenzioni di ricerca con imprese ed altre organizzazioni.

Sostenere le politiche di brevettazione dei risultati della ricerca e potenziare le capacità dell’università di sfruttare commercialmente i diritti derivanti dal proprio portafoglio brevetti (cessioni e licensing).

Diffondere una cultura imprenditoriale della ricerca e sostenere le iniziative di spin-off.

Promuovere il trasferimento tecnologico e i processi di sviluppo economico a livello locale e regionale.

2.13 Indichi per favore per quali dei seguenti argomenti nella sua università sono state definite e scritte

delle specifiche politiche e/o regolamenti (è possibile fornire ANCHE PIU’ DI UNA risposta):

Proprietà delle invenzioni

Proprietà del copyright

Collaborazione con l’industria e ricerche a contratto

Creazione di imprese spin-off

Conflitti di interesse

59 E’ noto che alcune università adottano altre denominazioni, quali Liaison Office, Ufficio per la Valorizzazione della Ricerca, Knowledge Transfer Office, ecc.

Punteggio

Generare ricavi per il personale accademico Generare risorse aggiuntive per l’università e i suoi dipartimenti Generare ricadute sull’economia regionale Generare ricadute sull’economia nazionale Gestire in modo appropriato i risultati di ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale

Poco importante Molto importante

Page 164: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

163

Rapporti tra l’università e l’Ufficio di Trasferimento Tecnologico (UTT)

2.14 Qual è il rapporto tra l’università e l’UTT? (è possibile indicare SOLO UNA risposta)

L’UTT è un ufficio interno all’università

L’UTT è un’organizzazione non profit controllata dall’università

L’UTT è una società profit esterna ma controllata dall’università

L’UTT è una società non-profit legata all’università da un accordo formale

L’UTT è una società profit legata all’università da un accordo formale

2.15 Quali sono le funzioni svolte dall’UTT per l’università? (è possibile indicare anche PIU’ DI UNA risposta)

Gestione dei fondi per la ricerca

Gestione dei contratti di ricerca in collaborazione con l’industria

Gestione della Proprietà Intellettuale (PI)

Gestione delle attività di licensing

Gestione dei contratti di ricerca e consulenza

Fornitura di servizi tecnici

Supporto alla creazione di imprese spin-off

Gestione di Parchi Scientifici/Incubatori

Accordi con fondi di seed capital o business angel network

Sviluppo professionale continuo

2.16 L’UTT fornisce servizi anche ad altre università od enti di ricerca pubblici? Si No

2.17 Se sì, potrebbe indicare il numero di enti serviti dal vostro UTT appartenenti alle seguenti categorie:

………… Università generiche

………… Università tecniche

………… Ospedali

……….. Altro (specificare): ………………..………………………………………………………………………………………………….

Sezione 3. La gestione della Proprietà Intellettuale (PI)

3.1 L’UTT adotta specifiche procedure e regole in merito alle invenzioni valutate/esaminate? Si No

2008 2009

3.2 Numero di invenzioni identificate (invention disclosures)

3.3 Numero di accordi di riservatezza (confidentiality agreements)

Page 165: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

164

3.4. Indichi per favore il numero totale di domande di priorità presentate e – qualora disponga delle relative informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di competenza

2008 2009

Domande di priorità presentate in Italia

Domande di priorità presentate in Europa

Domande di priorità presentate negli Stati Uniti

Domande di priorità presentate in altri Paesi

Numero totale di domande di priorità presentate nell’anno

3.5. Indichi per favore il numero totale delle domande di brevetto: estensioni (procedura PCT I) presentate e – qualora disponga delle relative informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di competenza

2008 2009

Domande di brevetto: estensioni (PCT I) presentate in Italia

Domande di brevetto: estensioni (PCT I) presentate in Europa

Domande di brevetto: estensioni (PCT I) presentate alla WIPO

Numero totale di brevetto: estensioni (PCT I) presentate nell’anno

3.6. Indichi per favore il numero totale delle domande di brevetto: nazionalizzazioni (procedura PCT II) presentate e – qualora disponga delle relative informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di competenza

2008 2009

Domande di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate in Europa

Domande di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate negli Stati Uniti

Domande di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate in altri Paesi

Numero totale di brevetto: nazionalizzazioni (PCT II) presentate nell’anno

3.7. Indichi per favore il numero totale di brevetti concessi e – qualora disponga delle relative informazioni – ne suddivida il numero in base all’ufficio brevettuale di competenza

2008 2009

Numero di brevetti concessi in Italia

Numero di brevetti concessi in Europa

Numero di brevetti concessi negli Stati Uniti

Numero di brevetti concessi in altri Paesi

Numero totale di brevetti concessi nell’anno

Page 166: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

165

3.8. Numero di brevetti attivi (domande in attesa di concessione e brevetti concessi) di titolarità/co-titolarità dell’università complessivamente attivi in portafoglio al 31 dicembre di ciascun anno (totale dei titoli attivi, decurtato dei casi di dismissione, cessione e vendita):

al 31.12.2008 al 31.12.2009

Brevetti Italia (domande di priorità + estensione PCT I + concessioni)

Brevetti Europa, diretti o fase unificata EPC (domande di priorità + estensione PCT I + nazionalizzazioni PCT II + concessioni)

Brevetti Stati Uniti (domande di priorità + estensione PCT I + nazionalizzazioni PCT II + concessioni)

Validazioni nazionali (post fase II PCT)

Numero totale di brevetti attivi in portafoglio al 31 dicembre di ogni anno

2008 2009

3.9 Ammontare della spesa per la protezione della PI (spese legali esterne, costi di brevettazione e consulenze) sostenuta dall’UTT (in Euro)

€ €

3.10 Percentuale della spesa per la protezione della PI coperta da (il totale deve essere pari a 100%):

2008 2009

Licenziatari ……...………% ……...………%

Sussidi o fondi propri dell’ateneo ……...………% ……...………%

Totale spesa per la protezione della PI 100% 100%

Sezione 4. Licensing, contratti di Ricerca & Consulenza (R&C) e di ricerca collaborativa

2008 2009

4.1 Numero di licenze/opzioni concluse nell’anno

4.2 Numero di licenze/opzioni attive in portafoglio al 31 dicembre 4.3 Numero di contratti di cessione stipulati nell’anno

4.4. Quante licenze/opzioni sono state oggetto di contratti conclusi nell’anno con:

2008 2009

Imprese spin-off italiane

Altre imprese e organizzazioni localizzate in Italia Imprese e organizzazioni estere, localizzate intra-UE Imprese e organizzazioni estere, localizzate extra-UE

Totale (ATTENZIONE: il numero totale deve essere uguale a quello indicato al punto 4.1):

Page 167: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

166

Con riferimento ai contratti di licenza e/o opzione conclusi nell’anno potrebbe indicare:

2008 2009

4.5 Numero di licenze esclusive

4.6 Numero di licenze e/o opzioni che hanno generato ritorni nell’anno

4.7 Numero di licenze e/o opzioni aventi per oggetto brevetti

2008 2009

4.8 Entrate da licenze/opzioni stipulate nell’anno (in Euro; IVA esclusa) € €

4.9 Entrate da licenze/opzioni attive in portafoglio al 31 dicembre (in Euro; IVA esclusa)

€ €

4.10 Entrate da contratti di cessione stipulati nell’anno (in Euro; IVA esclusa) € €

4.11 Entrate da contratti di ricerca collaborativa stipulati nell’anno alla cui negoziazione ha partecipato l’UTT (in Euro; IVA esclusa)

€ €

4.12 Entrate da contratti di ricerca e consulenza (ricerca collaborativa esclusa) stipulati nell’anno alla cui negoziazione ha partecipato l’UTT (in Euro; IVA esclusa)

€ €

4.13. Fatto 100 il totale delle entrate da licenze registrato nell’anno, potrebbe indicare i criteri di ripartizione delle entrate da licenze adottati presso il vostro Ateneo tra le seguenti categorie di soggetti:

2008 2009

Ateneo e/o facoltà ……...………% ……...………%

UTT ……...………% ……...………%

Inventori ……...………% ……...………%

Dipartimenti degli inventori ……...………% ……...………%

Totale delle entrate da licenze 100% 100%

Sezione 5. Il supporto alle imprese spin-off

ATTENZIONE: nel significato utilizzato da questa indagine, le imprese spin-off sono imprese operanti in settori high-tech costituite da (almeno) un professore/ricercatore universitario e/o da un dottorando/contrattista/ studente che abbia effettuato attività di ricerca pluriennale su un tema specifico, oggetto di creazione dell’impresa stessa. Non è quindi sufficiente che un’impresa sia localizzata in un incubatore universitario ai fini della definizione di impresa spin-off.

2008 2009

5.1 Numero di imprese spin-off dell’università costituite nell’anno

5.2 Numero di imprese spin-off cessate nell’anno 5.3 Numero complessivo di imprese spin-off attive al 31 dicembre 5.4 Numero di imprese spin-off attive nella stessa regione dell’università 5.5 Numero di spin-off attive partecipate dal vostro ateneo

Page 168: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

167

5.6 Con riferimento alle imprese spin-off attive al 31 dicembre 2009, indicare la denominazione e il settore di attività e – se possibile – anche le altre informazioni richieste:

Denominazione impresa

Settore di attività

Fatturato 2008

Fatturato 2009

Numero di addetti ETP 2008

Numero di addetti ETP 2009

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

€ €

5.7 Qual è il numero delle imprese spin-off costituite nel corso dell’anno nelle quali è stato previsto:

2008 2009

Il coinvolgimento formale di ricercatori/professori dell’università

Un accordo formale (licenza) con l’università

L’uso di infrastrutture dell’università

L’affitto di spazi nell’incubatore gestito dall’università

5.8 Nel corso del 2009 il suo ateneo o il suo UTT ha realizzato cessioni di quote detenute nel capitale sociale delle imprese spin-off partecipate? Si No

5.9 Nel corso del 2009, in quanti casi l’UTT ha collaborato con imprese spin-off dell’ateneo in occasione dell’entrata nel capitale sociale di partner finanziari (es. VC)?..................................................................................

Sezione 6. Gli incentivi al Trasferimento Tecnologico (TT)

SI NO

6.1 I docenti possono trattenere una quota dei proventi derivanti dai contratti di ricerca e consulenza?

6.2 I docenti possono ricevere compensi anche per altre attività di trasferimento della conoscenza (come ad esempio la docenza in programmi di formazione continua)?

6.3 I docenti vengono ricompensati se generano entrate dalla ricerca oltre un livello prestabilito?

6.4 Se sì, vengono ricompensati con premi monetari?

6.5 O magari attraverso l’attribuzione di altri fondi per la ricerca?

6.6 Il personale accademico può far parte del capitale sociale di un’impresa spin-off?

6.7 Il personale accademico può ricevere incentivi finanziari per la creazione di imprese

Page 169: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

168

SI NO

spin-off (aggiuntivi rispetto alla partecipazione al capitale sociale da parte dell’università)?

6.8 Il coinvolgimento nell’attività di trasferimento tecnologico viene preso in considerazione nel valutare la possibilità di avanzamenti di carriera dei docenti?

6.9 Vengono utilizzati altri incentivi per stimolare il coinvolgimento di docenti e ricercatori nelle attività di trasferimento tecnologico?

6.10 Lo staff dell’UTT riceve incentivi finanziari in funzione dei risultati raggiunti nelle attività di supporto al TT?

6.11 I docenti possono ottenere periodi “sabbatici” per lavorare in imprese spin-off di cui sono soci?

Sezione 7. Il ruolo dell’UTT nell’ateneo

7.1 L’UTT persegue per definizione una mission molto ambiziosa, e cioè quella di agevolare il trasferimento dei risultati della ricerca accademica verso ambiti applicativi. A tal proposito, potrebbe per favore indicare la applicabilità delle seguenti caratteristiche alla realtà del Vostro ateneo? ( = per niente; = poco; = abbastanza; = molto).

Punteggio

Ritiene che le risorse assegnate dall’università al Vostro UTT siano adeguate rispetto alla Vostra mission?

Ritiene che il Vostro UTT sia un punto di riferimento per il personale accademico della Vostra università?

In particolare, ritiene che il Vostro UTT sia percepito come una sorta di passaggio obbligato (in termini di utilità e non dal punto di vista amministrativo) per i ricercatori interessati a trasferire al mercato i risultati delle proprie attività di ricerca?

Ritiene che l’intensità e la qualità del confronto tra il Vostro UTT e gli organi direttivi di ateneo (ad esempio il Rettore) per la condivisione della mission e delle scelte strategiche dell’Ufficio siano sufficienti?

Ritiene che l’intensità e la qualità del confronto tra il Vostro UTT e gli UTT di altre università siano sufficienti?

Per niente Molto

7.2 A tal proposito, potrebbe indicare i cinque atenei italiani con cui il Vostro UTT intrattiene relazioni più frequenti?

….……………………………………………………………………………………………………………………………….……………………………………

………………….…………………………………………………………………………………………………………………………………….………………

………………………………………………………………………………………………………………………………………………….…………………… ……..…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

Page 170: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

169

7.3 Infine, quali UTT di atenei italiani possono essere considerati “punti di riferimento” nel campo del trasferimento tecnologico?

……………………………………………………………………………………………………………………………….………………………………………

….…………………………………………………………………………………………………………………………………………………….……………… ….……………………………………………………………………………………………………………………………………………….…………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….……….… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Page 171: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

170

B. Il peso delle università rispondenti

Tabella B.1 - Numero di studenti iscritti e numero di docenti di ruolo presso le 57 università rispondenti all’indagine 2009 (fonte: elaborazione su dati MIUR)60

Università

Studenti61 Docenti62 Docenti S&T63

Freq. assoluta

Quota % sul totale nazionale

Freq. assoluta

Quota % sul totale nazionale

Freq. assoluta

Quota % sul totale nazionale

1 Università di Roma "La Sapienza" 133.052 7,47 4.434 7,28 2.672 7,47

2 Università di Napoli "Federico II" 89.420 5,02 2.876 4,72 2.016 5,64

3 Università di Bologna 81.461 4,57 3.111 5,11 1.791 5,01

4 Università di Catania 61.449 3,45 1.593 2,62 1.057 2,96

5 Università di Padova 60.901 3,42 2.309 3,79 1.525 4,26

6 Università di Torino 60.369 3,39 2.125 3,49 1.173 3,28

7 Università di Milano 59.398 3,34 2.339 3,84 1.614 4,51

8 Università di Palermo 55.486 3,12 1.974 3,24 1.184 3,31

9 Università di Bari 54.385 3,05 1.849 3,04 1.090 3,05

10 Università di Firenze 53.666 3,01 2.117 3,48 1.191 3,33

11 Università di Pisa 52.904 2,97 1.731 2,84 1.213 3,39

12 Università di Salerno 36.767 2,06 1.004 1,65 428 1,20

13 Università di Roma III 34.988 1,96 936 1,54 268 0,75

14 Università di Genova 34.769 1,95 1.494 2,45 957 2,68

15 Politecnico di Milano 34.663 1,95 1.356 2,23 923 2,58

16 Università della Calabria 34.627 1,94 836 1,37 490 1,37

17 Università di Cagliari 34.439 1,93 1.127 1,85 676 1,89

18 Università di Roma "Tor Vergata" 31.688 1,78 1.544 2,54 1.047 2,93

19 Università di Milano-Bicocca 30.669 1,72 910 1,49 424 1,19

20 Università di Perugia 29.793 1,67 1.229 2,02 839 2,35

21 Università di Messina 29.428 1,65 1.365 2,24 906 2,53

22 Università di Parma 29.288 1,64 1.029 1,69 729 2,04

23 Seconda Università di Napoli 29.257 1,64 1.054 1,73 703 1,97

24 Politecnico di Torino 25.312 1,42 868 1,43 688 1,92

25 Università del Salento 23.396 1,31 726 1,19 255 0,71

26 Università di Verona 23.128 1,30 791 1,30 382 1,07

27 Università di Pavia 21.925 1,23 1.058 1,74 734 2,05

60 Fonte: MIUR, Ufficio di Statistica, http://www.miur.it. 61 Dati al 31 gennaio 2010, relativi al numero di studenti iscritti all’anno accademico 2009-2010. 62 Dati al 31 dicembre 2009. 63 Dati al 31 dicembre 2009.

Page 172: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

171

Università

Studenti61 Docenti62 Docenti S&T63

Freq. assoluta

Quota % sul totale nazionale

Freq. assoluta

Quota % sul totale nazionale

Freq. assoluta

Quota % sul totale nazionale

28 Università de L'Aquila 20.127 1,13 616 1,01 466 1,30

29 Università di Modena e Reggio Emilia 19.385 1,09 864 1,42 602 1,68

30 Università di Venezia "Ca' Foscari" 18.369 1,03 518 0,85 116 0,32

31 Università di Trieste 18.225 1,02 824 1,35 463 1,29

32 Università di Ferrara 17.827 1,00 659 1,08 467 1,31

33 Università Politecnica delle Marche 16.632 0,93 552 0,91 465 1,30

34 Università di Siena 16.450 0,92 1.022 1,68 571 1,60

35 Università di Udine 16.319 0,92 732 1,20 442 1,24

36 Università di Bergamo 15.558 0,87 338 0,56 88 0,25

37 Università di Trento 14.843 0,83 567 0,93 218 0,61

38 Università di Sassari 14.777 0,83 699 1,15 436 1,22

39 Università di Brescia 14.045 0,79 566 0,93 429 1,20

40 Università "Bocconi" di Milano 12.925 0,73 211 0,35 0 0,00

41 Università "Magna Graecia" di Catanzaro 11.374 0,64 224 0,37 170 0,48

42 Università Telematica "G. Marconi" 11.198 0,63 17 0,03 3 0,01

43 Università di Cassino 11.087 0,62 334 0,55 107 0,30

44 Università di Macerata 10.963 0,62 314 0,52 0 0,00

45 Università di Foggia 10.797 0,61 369 0,61 173 0,48

46 Università del Piemonte Orientale 9.507 0,53 388 0,64 204 0,57

47 Università della Basilicata 8.715 0,49 321 0,53 256 0,72

48 Università di Teramo 8.377 0,47 256 0,42 91 0,25

49 Università della Tuscia 7.777 0,44 300 0,49 162 0,45

50 Università di Camerino 7.496 0,42 277 0,45 205 0,57

51 Università del Molise 7.485 0,42 284 0,47 132 0,37

52 Università del Sannio 7.428 0,42 192 0,32 112 0,31

53 Libera Università di Bolzano 2.957 0,17 87 0,14 24 0,07

54 Università della Valle d'Aosta 1.194 0,07 55 0,09 0 0,00

55 Scuola Normale Superiore di Pisa 0 0,00 93 0,15 36 0,10

56 Scuola Superiore Sant'Anna - Pisa 0 0,00 67 0,11 33 0,09

57 SISSA - Tireste 0 0,00 62 0,10 62 0,17

Totale rispondenti all'indagine 2009 1.578.465 88,65 55.593 91,31 33.508 93,70

Totale nazionale 1.780.653 -- 60.882 -- 35.762 --

Page 173: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

172

C. Approfondimento statistico

C.1. Il ruolo degli UTT negli atenei italiani

Tabella C.1.1 - Anno di costituzione degli UTT (n=58)

Anno di riferimento Numero di università Quota percentuale Percentuale cumulata

Fino al 2000 5 8,6 8,6

2001 5 8,6 17,2

2002 4 6,9 24,1

2003 4 6,9 31,0

2004 7 12,1 43,1

2005 15 25,9 69,0

2006 9 15,5 84,5

2007 7 12,1 96,6

2008 2 3,4 100,0

2009 0 0,0 100,0

Numero di università 58 100,0 --

Tabella C.1.2 - Budget totale annuale delle università

Classi di budget totale annuale (valori espressi in milioni di euro)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

≤50 10 10 11 10 8 7

>50 - ≤100 10 12 11 12 11 9

>100 - ≤200 14 13 13 15 14 8

>200 - ≤300 7 8 9 8 8 12

>300 - ≤500 8 7 8 7 9 5

>500 2 3 5 7 6 7

Numero di università 51 53 57 59 56 48

Budget totale annuale (milioni di Euro) 9.738,5 10.066,5 12.102,7 12.461,4 12.662,9 11.569,4

Budget medio annuale (milioni di Euro) 191,0 189,9 212,3 211,2 226,1 241,0

Budget totale top 5 (milioni di Euro) 2.947,4 3.167,6 3.513,1 3.396,8 3.549,8 3.691,5

Budget medio top 5 (milioni di Euro) 589,5 633,5 702,6 679,4 710,0 738,3

Page 174: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

173

Tabella C.1.3 - Presenza di facoltà di medicina, parchi scientifici ed incubatori di impresa

Quota percentuale di università

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 L'università include una facoltà di medicina

58,5 (n=65)

59,7 (n=67)

61,8 (n=68)

61,8 (n=68)

62,3 (n=69)

62,3 (n=69)

62,3 (n=69)

L'università possiede o partecipa ad un parco scientifico

44,6 (n=56)

53,1 (n=64)

52,3 (n=65)

53,0 (n=66)

53,1 (n=64)

62,5 (n=56)

57,9% (n=57)

L'università possiede o partecipa ad un incubatore di impresa

23,3 (n=56)

33,8 (n=65)

34,4 (n=64)

38,5 (n=65)

38,5 (n=65)

38,5 (n=57)

47,4% (n=57)

Tabella C.1.4 - Fondi per la ricerca delle università

Classi di fondi per la ricerca (valori espressi in milioni di Euro)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

≤10 21 25 29 30 21 18

>10 - ≤25 19 17 18 15 19 15

>25 - ≤50 10 6 3 5 2 5

>50 - ≤75 1 4 5 5 5 5

>75 - ≤100 0 0 3 3 6 1

>100 0 0 0 0 0 1

Numero di università 51 52 58 58 53 45

Totale fondi per la ricerca (milioni di Euro) 784,7 778,4 1.090,8 1.162,0 1.274,2 1.065,9

Media fondi per la ricerca (milioni di Euro) 15,4 15,0 18,8 20,0 24,0 23,7

Totale fondi top 5 (milioni di Euro) 233,2 261,9 383,4 391,6 436,5 408,5

Media fondi top 5 (milioni di Euro) 46,6 52,4 76,7 78,3 87,3 81,7

Media docenti S&T (n=69) 507,3 526,3 537,2 534,7 533,4 514,4

Tabella C.1.5 - Provenienza dei fondi per la ricerca nelle università ‘top 5’

Provenienza

Quota percentuale sul totale dei fondi per la ricerca

2004 2005 2006 2007 2008 2009

(n=5) (n=5) (n=5) (n=5) (n=5) (n=5)

Governo centrale 36,0 37,7 35,7 37,5 27,0 28,2

Contratti di R&C finanziati da terzi e servizi tecnici

21,1 24,1 23,9 24,9 25,3 19,5

Fondi propri dell’università 17,6 13,1 15,0 17,0 16,4 26,0

Unione Europea 8,2 8,3 10,5 8,4 11,8 9,7

Regione e altri enti locali 1,2 4,2 2,2 1,7 7,9 4,0

Donazioni 2,6 2,1 1,3 1,1 1,2 1,1

Altre fonti 13,3 10,5 11,4 9,5 10,4 11,4

Totale fondi per la ricerca 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Page 175: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

174

Tabella C.1.6 - Importanza degli obiettivi istituzionali degli UTT ( = poco importante; = molto importante)64

Obiettivi istituzionali Punteggio medio

2004 (n=32)

2005 (n=44)

2006 (n=49)

2007 (n=54)

2008 (n=44)

2009 (n=49)

Generare risorse aggiuntive per università e dipartimenti 4,7 4,5 4,3 4,3 4,3 4,4

Generare ricadute sull'economia regionale 3 3,6 3,7 4,1 4,1 4,1

Generare ricadute sull'economia nazionale 2 3,2 3,1 3,4 3,3 3,3

Generare ricavi per il personale accademico 2,3 2,4 2,2 2,3 2,0 2 Gestire in modo appropriato i risultati di ricerca da un punto di vista sia legale che commerciale

4,4 4,5 4,4 4,5 4,5

Tabella C.1.7 - Politiche per il TT

Definizione di regolamenti specifici in riferimento a…

Quota percentuale di università

2004 (n=43)

2005 (n=47)

2006 (n=52)

2007 (n=57)

2008 (n=46)

2009 (n=52)

Creazione di imprese spin-off 81,4 80,9 84,6 87,7 93,5 96,2

Proprietà delle invenzioni 83,7 83 86,5 80,7 84,8 86,5

Collaborazione con l'industria e ricerche a contratto 67,4 57,4 80,8 77,2 76,1 71,2

Conflitti di interesse 18,6 25,5 21,2 19,3 32,6 25,0

Proprietà del copyright 18,6 14,9 15,4 14 10,9 9,6

Tabella C.1.8 - Funzioni svolte dagli UTT65

L'UTT si occupa di…

Quota percentuale di università

2004 (n=43)

2005 (n=46)

2006 (n=49)

2007 (n=56)

2008 (n=46)

2009 (n=51)

Supporto alla creazione di imprese spin-off 79,1 87 89,8 91,1 93,5 92,2

Gestione della Proprietà Intellettuale 79,1 78,3 87,8 89,3 91,3 94,1

Gestione delle attività di licensing 72,1 63 63,3 69,6 80,4 76,5 Gestione dei contratti di ricerca e collaborazione con l'industria

56,5 63,3 44,6 43,5 45,1

Gestione dei contratti di ricerca e consulenza 48,8 43,5 49 30,4 23,9 41,2

Sviluppo professionale continuo 18,6 15,2 20,4 28,6 28,3 27,5

Fornitura di servizi tecnici 9,3 15,2 16,3 25 15,2 23,5

Gestione dei fondi per la ricerca 23,3 21,7 22,4 17,9 21,7 23,5

Gestione di parchi scientifici/incubatori 9,3 13 10,2 8,9 10,9 25,5

Gestione di fondi di seed capital 11,6 4,3 8,2 7,1 15,2 9,8

64 L'area azzurra si riferisce a dati non richiesti nello specifico anno di riferimento. 65 L’area azzurra si riferisce a dati non richiesti nello specifico anno di riferimento.

Page 176: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

175

C.2. Le risorse a disposizione degli UTT

Tabella C.2.1 - Distribuzione del personale ETP dell'UTT per tipologia di attività svolta

Tipologia di attività svolta Quota percentuale media di addetti ETP

2004 (n=35)

2005 (n=44)

2006 (n=47)

2007 (n=49)

2008 (n=49)

2009 (n=48)

Contratti di R&C 31,5 30,5 29,0 27,9 28,8 28,1

Protezione della PI 20,4 20,2 19,7 18,3 20,0 19,2

Spin-off 13,8 11,6 11,5 13,5 11,3 11,4

Attività di licensing 22,3 22,1 25,9 22,9 22,1 25,1

Altre mansioni 12,0 15,6 13,8 17,4 17,8 16,2

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Tabella C.2.2 – Fonti di finanziamento del bilancio degli UTT (periodo 2004-2007)

Fonti di finanziamento del bilancio degli UTT Quota percentuale media del bilancio

2004 2005 2006 2007 Fondi pubblici di ateneo 78,6 80,0 61,9 57,1 Finanziamenti pubblici 8,4 6,2 18,4 28,7 OH sui contratti di R&C 5,6 3,4 9,4 4,4 Entrate da attività di licensing 5,3 2,6 1,9 2,5 Vendita di servizi 1,6 2,4 0,4 0,9 Entrate da partecipazioni azionarie 0,0 0,4 0,2 0,5 Altro 0,6 5,0 7,9 6,0 Totale bilancio annuale 100,0 100,0 100,0 100,0

Tabella C.2.3 – Fonti di finanziamento del bilancio degli UTT (periodo 2007-2009)

Provenienza del bilancio dell'UTT 2007

(n=20) 2008

(n=27) 2009

(n=27)

Dotazione dell'ateneo 77,2 71,3 76,6

Autofinanziamento da progetti e conto terzi 17,7 20,3 16,9

Autofinanziamento da brevetti escluso il know-how 5,1 8,4 6,5

Totale 100,0 100,0 100,0

Page 177: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

176

C.3. Dalle invenzioni ai brevetti

Tabella C.3.1 – Portafoglio brevetti attivi al 31 dicembre di ciascun anno

Portafoglio brevetti

Al 31 Dicembre 2006 Al 31 Dicembre 2007 Brev.

IT Brev. USA

Brev. EUR.

Valid. Naz.

Tot. Brev.

IT Brev. USA

Brev. EUR.

Valid. Naz.

Tot.

0 8 22 17 31 9 9 20 14 31 6

1-5 10 17 17 11 7 11 18 18 11 10

6-10 9 6 8 3 5 6 7 12 5 6

11-15 8 2 3 1 4 8 3 2 2 3

16-20 1 1 2 1 4 5 0 1 1 4

21-30 6 1 1 1 6 2 3 2 1 9

31-40 4 1 2 1 3 3 1 1 0 4

>40 5 1 1 1 13 8 0 2 1 12 Numero di università

51 51 51 50 51 52 52 52 52 54

Totale brevetti 929 244 354 200 1.725 1.029 244 405 185 1.881

Media brevetti 18,2 4,8 6,9 4 33,82 19,8 4,7 7,8 3,6 34,8 Totale brevetti top 5

415 148 196 141 808 466 128 232 122 851

Media brevetti top 5

83 29,6 39,2 28,2 161,6 93,2 25,6 46,4 24,4 170,2

Portafoglio brevetti

Al 31 Dicembre 2008 Al 31 Dicembre 2009 Brev.

IT Brev. USA

Brev. EUR.

Valid. Naz.

Tot. Brev.

IT Brev. USA

Brev. EUR.

Valid. Naz.

Tot.

0 6 17 14 24 2 4 8 15 23 1

1-5 13 21 19 7 12 10 16 13 9 9

6-10 9 3 4 5 3 7 7 6 1 5

11-15 2 4 2 2 4 6 5 7 4 5

16-20 4 0 4 1 4 3 2 2 4 2

21-30 0 1 1 0 1 1 4 1 1 2

31-40 5 1 1 0 5 2 0 0 1 2

>40 8 0 2 1 13 12 3 1 1 22 Numero di università

47 47 47 46 51 45 45 45 44 48

Totale brevetti 988 204 352 237 2.161 1.155 256 429 293 2.541

Media brevetti 21,0 4,3 7,5 5,2 42,4 25,7 5,7 9,5 6,7 52,9 Totale brevetti top 5

482 186 112 152 1008 516 190 118 185 1.091

Media brevetti top 5

96,4 37,2 22,4 30,4 201,6 103,2 38 23,6 37 218,2

Page 178: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

177

Figura C.3.2 - Quota percentuale media a carico dei licenziatari della spesa per la protezione della PI sostenuta dalle università

Quota percentuale di spesa per la protezione della PI a carico dei licenziatari

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0% 17 18 19 18 20 18

>0% - ≤25% 5 3 9 14 8 10

>26% - ≤50% 2 3 2 2 3 4

>51% - ≤75% 0 3 0 0 0 1

>75% - ≤100% 2 2 2 2 3 4

Numero di università 26 29 33 37 34 37

Quota percentuale media di spesa a carico dei licenziatari 12,2% 17,8% 13,1% 13,3% 15,4% 21,2%

Tabella C.3.3 - Accordi di riservatezza conclusi dalle università

Numero di accordi riservati (confidential agreements)

Numero di università

2004 2005 2006 2007 2008 2009

0 25 24 24 27 17 20

1-5 12 9 13 9 22 15

6-10 3 2 2 7 4 5

11-15 1 3 3 1 2 1

16-20 0 1 0 2 0 2

21-30 1 3 3 1 1 1

>30 0 0 1 1 1 1

Numero di università 42 42 46 48 47 45

Numero totale di accordi 93 165 194 188 157 179

Numero medio di accordi 2,2 3,9 4,2 3,9 3,3 4,0

Numero totale di accordi top 5 61 105 124 109 94 111

Numero medio di accordi top 5 12,2 21 24,8 21,8 18,8 22,2

Page 179: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

178

C.4. Dai brevetti al licensing

Tabella C.4.1 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con differenti partner industriali (calcolato su tutti gli UTT del campione)

Numero di licenze e/o opzioni

Numero di università

Imprese italiane Imprese europee

(esclusa Italia) Imprese extra-europee

2005

2006

2007

2008

2009

2005

2006

2007

2008

2009

2005

2006

2007

2008

2009

0 29 25 22 16 24 38 40 44 37 43 38 39 42 34 42

1-2 8 16 18 21 13 4 6 5 5 1 4 6 5 7 2

3-5 3 4 6 5 4 0 0 0 1 0 0 1 0 1 0

>5 1 3 2 1 3 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0

Numero università 41 48 48 43 44 42 46 49 41 44 42 46 49 41 44

Totale contratti 26 61 62 64 62 4 8 7 12 1 6 10 19 10 2

Media contratti 0,6 1,3 1,3 1,5 1,4 0,1 0,2 0,1 0,3 0,0 0,1 0,2 0,4 0,2 0,0

Tabella C.4.2 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con differenti partner industriali (calcolato su gli UTT con un numero di licenze positivo nell'anno)

Numero di licenze e/o opzioni

Numero di università

Imprese italiane Imprese europee

(esclusa Italia) Imprese extra-europee

2007 2008 2009 2007 2008 2009 2007 2008 2009

0 5 4 1 25 24 20 23 22 19

1-2 18 21 13 5 5 1 5 7 2

3-5 6 5 4 0 1 0 0 1 0

>5 2 1 3 0 0 0 2 0 0

Numero università 31 31 21 30 30 31 30 30 21

Totale contratti 62 64 62 7 12 1 19 9 2

Media contratti 2,0 2,1 3,0 0,2 0,4 0,0 0,6 0,3 0,1

Page 180: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

179

Tabella C.4.3 - Numero di licenze e/o opzioni concluse con imprese spin-off

Numero di licenze e/o opzioni Numero di università

2005 2006 2007 2008 2009

0 37 38 37 36 31

1-2 4 7 10 9 9

3-5 0 2 2 0 1

>5 0 1 0 0 0

Numero università 41 48 49 45 41

Totale contratti 4 23 18 12 13

Media contratti 0,1 0,5 0,4 0,3 0,3

Totale contratti top 5 4 21 11 7 8

Media contratti top 5 0,8 4,2 2,2 1,4 1,6

Quota % sul totale licenze concluse nell'anno 11,1% 29,1% 29,2% 7,7% 12,3%

Quota % sul totale licenze concluse con imprese italiane 15,4% 37,7% 41,3% 10,9% 12,9%

Page 181: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

180

D. Glossario

Accordo di riservatezza

E’ un contratto attraverso il quale le parti si impegnano a non svelare le informazioni indicate dall'accordo. La stipulazione di tali accordi rende possibile da parte di terzi soggetti la valutazione/l’esame di know-how di docenti e di ricercatori dell’ateneo. Altre denominazioni comunemente usate sono accordo di non divulgazione (in inglese: NDA ovvero Non-disclosure agreement), anche detto accordo di divulgazione confidenziale (in inglese: CDA ovvero confidentialilty disclosure agreement), accordo di confidenzialità (confidentiality agreements) o accordo di segretezza (secrecy agreements).

Budget totale annuale dell’università

Si intende il totale dei finanziamenti (non solo quelli per la ricerca) provenienti dal MUR, più ogni altro finanziamento, compresi quelli provenienti per attività in conto terzi.

Bilancio totale annuale dell’UTT

Comprende: (i) la dotazione di fondi dell’ateneo (costi del personale strutturato + budget dell’UTT, inclusivo delle spese di funzionamento quali: telefono, cancelleria, pubblicazioni, eventuale affitto, viaggi); (ii) l’auto-finanziamento da progetti di ricerca e dalle attività conto terzi (entrate da contratti per ricerche e consulenze finanziate da terzi e servizi tecnici); (iii) l’autofinanziamento da brevetti/know-how (entrate derivanti da attività di licensing, cessioni di brevetti, partecipazioni al capitale sociale di imprese spin-off).

Consulenza Attività svolta – a fronte di uno specifico compenso - dalle università, su incarico di enti esterni, basata su conoscenza già esistente presso l’università stessa.

Contratti di ricerca Contratti tramite i quali enti esterni all’università (per es. imprese) finanziano attività di ricerca presso l’università, diventando - nella maggior parte dei casi, ma non sempre - titolari di eventuali brevetti generati dai risultati ottenuti.

Contratti di ricerca collaborativa

Contratti di ricerca finanziati dall’industria che prevedono la fattiva collaborazione dell’industria stessa (diritti di protezione della PI in co-titolarità).

Page 182: Survey 2011 (dati 2009)

Appendice

181

Domanda di priorità Per un inventore italiano è possibile depositare la prima domanda di brevetto (domanda di priorità) sia in Italia, all'Ufficio Brevetti e Marchi, sia all'estero. La domanda prioritaria, che se non estesa all'estero condurrà ad un brevetto valido solamente nel Paese in cui è stata depositata, è così definita in quanto la sua data di deposito (data di priorità) potrà essere rivendicata in successive domande depositate all'estero. Essa da diritto al cosiddetto Diritto di Priorità. La Convenzione di Parigi ha infatti stabilito che chi abbia depositato per la prima volta una domanda di brevetto in uno Stato della Convenzione ha un anno di tempo per depositare domande corrispondenti in altri Stati e gli effetti di tali domande, per quello che riguarda la divulgazione ed anticipazione di altri brevetti, partono dalla data di deposito della prima domanda (Priorità). In pratica grazie a questa convenzione si hanno 12 mesi di tempo dalla data del primo deposito per depositare all'estero le domande corrispondenti.

Entrate da licensing

Includono i costi di concessione della licenza (licence issue fees), i pagamenti di opzioni (payments under options), i pagamenti fissi all’atto della stipula (lump sum payments), i pagamenti minimi garantiti (annual minimums), i pagamenti percentuali (royalties), i pagamenti finali (termination payments), e le entrate derivanti dalla vendita di partecipazioni in società (equity). Non sono inclusi i fondi di ricerca, il rimborso delle spese di brevettazione, la valutazione delle partecipazioni non incassate, le royalties derivanti dalla cessione in licenza dei marchi dell’università.

Equity Per le finalità di questa indagine, si riferisce ad una quota del capitale sociale (partecipazione) di una impresa.

Invenzioni identificate dall’UTT (o invention disclosures)

Tale espressione si riferisce al fatto che presso l’UTT venga compilata una nota o una scheda relativa ad un’invenzione “promettente”, suscettibile di essere brevettata e/o commercializzata, a prescindere dal fatto che l’identificazione sia avvenuta in seguito all’iniziativa da parte di un ricercatore oppure grazie all’UTT, nell’ambito di periodiche visite ai laboratori.

Licensing Attività di gestione e concessione di licenze e/o opzioni (vedi voci corrispondenti) sulla PI.

Licenza Accordo in base al quale un licenziante (ad esempio l’università) concede ad un terzo soggetto (detto licenziatario) il diritto di utilizzare una tecnologia sotto licenza in un ben determinato campo di applicazione e territorio.

Page 183: Survey 2011 (dati 2009)

Netval - Rapporto annuale sulla valorizzazione dei risultati della ricerca universitaria - 2010

182

Opzione Accordo in base al quale un licenziante concede un licenziatario potenziale un periodo di tempo durante il quale quest’ultimo può valutare la tecnologia e negoziare i termini dell’accordo di licenza.

Partner Enti o organizzazioni pubbliche o private con le quali l’UTT ha ottenuto finanziamenti su progetti nazionali, europei, internazionali.

Procedura PCT Il PCT (Patent Cooperation Treaty) è una convenzione internazionale che permette, mediante una procedura unificata di deposito e pubblicazione di una domanda di brevetto, denominata "Domanda Internazionale", di effettuare con un unico deposito una sorta di "prenotazione" per la successiva richiesta di brevettazione negli Stati prescelti fra quelli contraenti. Il PCT, a differenza di Brevetto Europeo, non porta alla concessione di un Brevetto sovranazionale, ma, al termine della procedura unificata, rimanda ai singoli Stati o Organizzazioni Regionali designati il compito finale della concessione dei brevetti (fasi nazionali o regionali). La procedura PCT si articola nelle seguenti fasi: (i) deposito della domanda PCT; (ii) emissione di un rapporto di ricerca e di un parere preliminare (written opinion) sulla brevettabilità del trovato; (iii) eventuale modifica dell'ambito di protezione del testo depositato; (iv) eventuale richiesta di un parere sulla brevettabilità del trovato e ottenimento dello stesso; (v) entrata nelle fasi regionali o nazionali. La pubblicazione della Domanda Internazionale ha luogo nel più breve tempo possibile, trascorsi 18 mesi dalla data di deposito o di priorità, se questa è rivendicata. A questo punto il titolare della Domanda Internazionale ha due possibilità: una consiste nel passaggio alla fase nazionale (o regionale) secondo il Primo Capitolo PCT (PCT I), l'altra consiste nella richiesta d'esame come previsto nel Secondo Capitolo PCT (PCT II).

Seed capital Il capitale che viene offerto per sostenere l’avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale.

Spin-off Nel significato utilizzato da questa indagine, le imprese spin-off sono imprese costituite (1) da professori universitari (o comunque da persone con esperienza pluriennale nei laboratori universitari) e/o (2) basate su PI dell’università e/o (3) al cui capitale sociale partecipa l’università. Non è quindi sufficiente che un’impresa sia localizzata in un incubatore universitario ai fini della definizione di impresa spin-off.

Page 184: Survey 2011 (dati 2009)
Page 185: Survey 2011 (dati 2009)

Network per la Valorizzazione della Ricerca UniversitariaP.zza Leonardo da Vinci, 3220133 Milanowww.netval.it

Soci

Consiglio Nazionale delle Ricerche ENEA

IMT - Alti Studi LuccaIULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione

Libera Università di Bolzano Politecnica delle Marche

Politecnico di Bari Politecnico di Milano Politecnico di Torino

Scuola Normale Superiore di Pisa Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste

Scuola Superiore Studi Universitari e Perfezionamento “S. Anna” Università Ca’ Foscari di Venezia

Università Commerciale “Luigi Bocconi” Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”

Università del Salento Università dell’Aquila

Università della Calabria Università della Magna Grecia Catanzaro

Università di Bari Università di Bergamo Università di Bologna Università di Brescia Università di Cagliari

Università di CamerinoUniversità di CataniaUniversità di FerraraUniversità di Foggia

Università “Gabriele d’Annunzio” Chieti Pescara Università di Genova

Università di Messina Università di Milano

Università di Milano BicoccaUniversità di Modena e Reggio

Università di PadovaUniversità di Pavia

Università di PerugiaUniversità di Pisa

Università di Roma “La Sapienza”Università di Roma “Tor Vergata”

Università di Salerno Università di Sassari

Università di Siena Università di TorinoUniversità di TrentoUniversità di TriesteUniversità di Udine

Università di VeronaUniversità Mediterranea di Reggio Calabria

Page 186: Survey 2011 (dati 2009)

NETVAL - Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria

NETVAL nasce nel settembre del 2007 come Associazione, dopo una prima fase sperimentale, iniziata nel 2002, come Network per la Valorizzazione della Ricerca Universitaria, costituito in seguito alla progres-siva riduzione dei fondi pubblici destinati alla ricerca e la crescente sensibilizzazione sull’utilizzo dello strumento brevettuale per il trasferimento dei risultati della ricerca scientifica.Oggi NETVAL comprende 50 soci e vive una fase matura e consapevole della propria missione, contri-buendo alla creazione di un Sistema Università per rilanciare il ruolo di responsabilità della ricerca pub-blica nei processi di sviluppo industriale, imprenditoriale, sociale ed economico del paese. Tra i principali strumenti a disposizione degli atenei per raggiungere questo scopo figurano la protezione della proprietà intellettuale, la generazione di imprese innovative e il trasferimento tecnologico, argomenti sui quali NETVAL è impegnato a fornire un contributo di consolidamento e innovazione delle competenze e delle buone pratiche.

Il rapporto annuale NETVAL nasce con l’obiettivo di rappresentare dettagliatamente le attività di valoriz-zazione della ricerca universitaria e ad oggi costituisce il documento più ricco di informazioni aggiornate e di valutazioni interpretative sui risultati conseguiti in Italia nell’ambito del trasferimento tecnologico pubblico-privato. E’ diventato negli anni uno dei report più attendibili sullo stato dell’arte del trasfe-rimento tecnologico in Italia, sul ruolo della ricerca pubblica nello sviluppo dell’economia nazionale e fonte preziosa di informazioni e per la stampa di settore, per gli organi di analisi statistica e per quelli di governo.Il rapporto viene pubblicato annualmente grazie al lavoro di un gruppo di ricerca operante presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ma in realtà rappresenta il frutto di un impegno corale di molte persone che quotidianamente lavorano nelle università e in altri enti pubblici di ricerca italiani per contribuire, attraverso i processi di trasferimento tecnologico, allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese.

Network per la Valorizzazione della Ricerca UniversitariaP.zza Leonardo da Vinci, 3220133 Milanowww.netval.it ISBN 978-88-6550-063-7