Sudafrica, un viaggio per ripensare l’Aids - Provincia di Roma - Nicola Zingaretti

2

Click here to load reader

description

Dal 30 novembre 2009al 6 gennaio 2010Palazzo Valentinivia IV Novembre 119RomaDomenica chiusoIngresso libero

Transcript of Sudafrica, un viaggio per ripensare l’Aids - Provincia di Roma - Nicola Zingaretti

Page 1: Sudafrica, un viaggio per ripensare l’Aids - Provincia di Roma - Nicola Zingaretti

VOLTI POSITIVISudafrica, un viaggioper ripensarel’Aids

Fotografie diSilvia Amodio

Mostra a cura diMaura CrudeliSilvia Amodio

Stampe fotograficheCenterchromeCalenzano

Strutture espositiveOMCFCampi Bisenzio

ImmagineSocialDesignFirenze

Evento promosso daAssociazione Rinascimento

In collaborazione conAzienda Ospedaliera San Camillo - Forlanini

Dal 30 novembre 2009al 6 gennaio 2010

Palazzo Valentinivia IV Novembre 119Roma

Domenica chiusoIngresso libero

Azienda Ospedaliera

Roma

Assessorato alle Politiche Sociali e per la Famiglia

www.provincia.roma.it

REGIONELAZIO

Sudafrica,un viaggioper ripensarel’AidsFotografie di

Silvia Amodio

Page 2: Sudafrica, un viaggio per ripensare l’Aids - Provincia di Roma - Nicola Zingaretti

In occasione della 22a Giornata Mondiale della lotta all’Aids, la Provincia di Roma, come ogni anno, mette in campo una serie di iniziative per informare e sensibilizzare sul grave problema del virus dell’HIV. Quest’anno abbiamo pensato di proporre una campagna che avesse un approccio “alternativo” nei riguardi del delicato tema dell’Aids, un dramma che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo. Abbiamo scelto di esporre la mostra-documentario della fotografa Silvia Amodio VOLTI POSITIVI, Sudafrica, un viaggio per ripensare l’Aids per il suo stile delicato e non pietistico. Il titolo era già convincente, la mostra, il documentario e l’installazione della fotografa-giornalista ancora di più. Silvia Amodio ci ha restituito, attraverso il suo lavoro, volti, espressioni e sentimenti “positivi” dell’Africa subsahariana, la zona più colpita dall’Aids, dove si concentra il 70% dei malati di tutto il mondo. A farne le spese sono soprattutto i bambini che, a causa della trasmissione verticale del virus, nascono già infettati dalle madri.Occuparsi dell’Aids partendo da questi paesi letteralmente flagellati, dove il virus ha spazzato via intere generazioni, è l’iniziativa giusta per “ri-pensare” l’Aids e far

“ri-partire” un’opera di sensibilizzazione forte e costruttiva, prendendo spunto proprio dai volti ritratti da Silvia Amodio che, nonostante tutto, non hanno perso la speranza di combattere, di vivere e di sconfiggere il virus. C’è bisogno di “ri-partire” perché, in questi ultimi anni, si è registrato un abbassamento dei livelli di attenzione nei confronti del virus e l’Aids è considerato una delle tante malattie croniche con cui si deve convivere. Le cure antiretrovirali hanno allungato la vita dei malati, ma dall’ Aids non si guarisce. A causa di una carente informazione, il virus non si arresta, anzi, i contagi sono in aumento anche nel nostro paese, soprattutto tra i giovani L’augurio è quello di riuscire a riportare l’attenzione sulla prevenzione e su una corretta informazione, anche grazie a questa mostra, perché il 1° dicembre sia ogni giorno dell’anno e perché solo la conoscenza può combattere l’ignoranza e la presunzione di considerarsi immuni. Claudio CecchiniAssessore alle Politiche Sociali e per la Famigliadella Provincia di Roma

L’Aids rappresenta nel mondo una grave minaccia, in particolare in Sudafrica, dove il contagio riguarda oltre 5 milioni di persone su una popolazione di quasi 52 milioni. Ultimamente il Paese è al centro dell’attenzione perchè ospiterà i prossimi mondiali di calcio, in questa occasione presta il suo volto migliore anche grazie ad uno sviluppo economico senza precedenti. In realtà, nonostante la fine dell’apartheid nel 1994, nasconde ancora disparità agghiaccianti tra “bianchi” e “neri”. Differenze ben visibili anche in ambito sanitario, in cui soltanto una minima parte delle persone bisognose di cure riesce ad accedervi. I dati sono chiari: a morire di Aids sono soprattutto i ceti più poveri. Occuparsi di Aids significa dunque parlare di qualità della vita, di sviluppo ineguale, di una lotta alla povertà che il Sudafrica non può compiere da solo.Ma questo dramma riguarda anche i cosiddetti paesi ricchi: dobbiamo recuperare la consapevolezza che il virus non è stato sconfitto. Purtroppo le campagne informative sull’ esistenza di questo nemico e sui mezzi necessari per contrastarlo hanno subito negli ultimi anni un calo preoccupante.Per questo abbiamo creduto nel lavoro di Silvia Amodio, in un progetto artistico che ha lo scopo di arrivare dritto al cuore e di comunicare con molte persone in modo empatico e diretto. Questo è il potere della fotografia.Nei volti dignitosi di uomini, donne e bambini ritratti dall’ artista, che rifuggono dallo stereotipo del malato sofferente, si intravede uno stato d’animo positivo verso la vita. Persone, non sterili dati statistici, che si presentano di fronte all’obiettivo, per rappresentarsi a noi, in quanto Occidente.Gianluca Peciola Consigliere provinciale

L’AIDS è molto più di un problema di salute. È una gravissima minaccia per lo sviluppo, con devastanti costi umani, sociali ed economici, in particolare per le persone più povere e vulnerabili del mondo. La lotta all’HIV/AIDS è uno degli

“Obiettivi di Sviluppo del Millennio”, stabiliti dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000, da raggiungere entro il 2015. Ma il traguardo è ancora molto lontano.

Più della metà dei 40 milioni che vivono con l’HIV sono donne (il 61% nell’Africa sub-sahariana); 1/3 delle madri sieropositive prive di cure trasmette il virus al neonato; circa 15 milioni di bambini sono rimasti orfani a causa dell’HIV; 4/5 di tutte le nuove infezioni da HIV che colpiscono le donne si verificano all’interno del matrimonio; le ragazze tra i 15 e i 24 anni hanno un rischio di contagio 6 volte maggiore dei ragazzi; ogni 6 secondi avviene una nuova infezione; 340 milioni di persone tra i i 15 e i 49 anni contraggono infezioni a trasmissione sessuale.

I programmi di prevenzione non riescono a raggiungere totalmente chi è più a rischio; donne e giovani non accedono ai servizi e ai mezzi di prevenzione, compresi l’informazione e i contraccettivi; restrizioni commerciali, diritti sui brevetti, costi elevati rendono ancora inaccessibile per milioni di persone la terapia retrovirale per l’HIV/AIDS; lo stigma verso i sieropositivi ostacola l’accesso universale ai servizi di salute sessuale e riproduttiva.

Dr. Luigi MacchitellaDirettore GeneraleAzienda Ospedaliera San Camillo - Forlanini