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STUDIO LEGALE DOMENICHINI

La Corporate Social Responsability e le certificazioni

Una visione globale dell’etica d’azienda

Avv. Pietro Domenichini, Pesaro 25 maggio 2006


CODICI ETICI E ATTIVITA’ D’IMPRESA NEL NUOVO SPAZIO GLOBALE DI MERCATO

• Documenti di riferimento

• -Guidelines for Multinational Enterprises elaborate dall’OCSE

• -ILO (International Labour Organization)

• Libertà di associazione ed effettivo riconoscimento del diritto di contrattazione collettiva

• Abolizione di tutte le forme di lavoro forzato o obbligatorio

• Effettiva abolizione del lavoro minorile

• Eliminazione della discriminazione in materia di impiego e professione

• -Global Compact



• “Non tutto ciò che è bene per l’impresa è bene per la società”

• “ciò che è bene per la società è bene per l’impresa”

• Questi i principi propugnati dalle Nazioni Unite come

parte integrante della propria strategia e delle proprie iniziative imprenditoriali, che si impegnano a cooperare con gli altri soggetti interessati al progetto



• (Policy Dialogue)

• I Forum per l’apprendimento (Learning Forum)

• La creazione di network locali (Local Network)

• Progetti di partnariato (Partnership Projects)

• “Race to the bottom”: una forsennata competizione tra gli ordinamenti nazionali che li induce a rimuovere e a eliminare quanti più vincoli e limiti all’attività di impresa in modo da creare le condizioni di mercato più appetibili per gli investitori stranieri



• “E’ caduta l’antica co-estensione di politica diritto economia”: l’economia, non più condizionata da una pluralità di territori, ha un respiro planetario, le relazioni economiche vivono una relazione globale, mentre gli altri elementi (politica e diritto) stentano a riconoscersi in un principio unitario o, quantomeno, in un sistema unitario di coordinamento che assicuri coerenza di azione (politica) e armonia di disciplina (diritto)

• La conseguenza più evidente di questa nuova realtà è l’incapacità della politica e l’inadeguatezza del diritto di impronta statuale a governare i processi economici che si realizzano nello spazio globale



• La deregulation è l’unica politica del diritto che, è stata perseguita nei confronti delle attività di impresa

• E’ per questo che la maggior parte dei governi nazionali sembrano

avere intrapreso una gara nel rimuovere vincoli e ostacoli allo svolgimento di attività economica

• Modelli di corporate governance molto più elastici • Anche in Italia si è cercato di attivare investitori• Misure estemporanee (ad es.: depenalizzazione dei reati connessi

all’esportazione di valuta)



• Recente riforma dei modelli di corporate governance (d. lgs. 17 gennaio 2003, n.6)

• Se le singole deliberazioni adottate dall’assemblea di una società per

azioni, senza intaccare lo statuto, assumono un oggetto illecito (art. 2379 ter, comma 2°, c.c.)

• Pertanto, è possibile ricollegare le forme di self regulation al processo di progressiva erosione del controllo

• L’etica appare se non l’unica fonte, sicuramente la più idonea e

plausibile al fine di proporre codici di valori comuni, decaloghi di prassi condivise, complessi di regole che non scaturiscano solo dalla logica dei rapporti di forza o dei compromessi di potere



• Le leggi naturali dell’economia o il cd. Principio di neutralità del mercato non consentono di per sé di giungere a un soddisfacente bilanciamento degli interessi in gioco e, soprattutto, non offrono alcuna garanzia di tutela di tutti quei soggetti che appaiono emarginati rispetto ai processi decisionali economici, siano essi singoli soci, minoranze, investitori, risparmiatori, consumatori

• SACCONI, Organizzazione etica economica, secondo cui il codice etico andrebbe apprezzato alla stregua di una “carta costituzionale” dell’impresa, che introduce, nelle forme di un contratto sociale, uno strumento capace di diradare l’incertezza e la sfiducia degli stakeholders e di scongiurare i rischi di opportunismo e di abuso di autorità



• L’impresa non costituisce una mera organizzazione di mezzi finalizzata a perseguire esclusivamente scopi di lucro, ma costituisce una realtà organizzativa chiamata a operare in un contesto complesso e dinamico, che richiede l’elaborazione di strategie molto più articolate

• Le imprese hanno iniziato a comprendere che una strategia esclusivamente votata al perseguimento di utili, senza la benché minima preoccupazione di instaurare un clima di fiducia con tutti gli interlocutori delle iniziative economiche da esse stesse adottate, è destinata all’insuccesso



• E’ bene sottolineare che le imprese che conformano le loro attività a standard di comportamento etico-sociali non vanno confuse con i soggetti plurimi che affollano la variegata e multiforme galassia del no profit

• Esse non sono limitate dal non distribution constraint (vincolo della non distribuzione degli utili) che, invece, appare la cifra caratteristica, anche dal punto di vista legislativo, degli organismi no profit



• Le imprese socialmente responsabili non vengono meno, solo per questo, alla loro oggettiva funzione produttiva, né tantomeno abdicano alla loro soggettiva vocazione lucrativa. Tutt’altro.

• E’ stato osservato che per “fondare la teoria giuridica e la disciplina dell’impresa basta la produttività dell’organizzazione e dell’impiego dei fattori di produzione”

• Le imprese socialmente responsabili non si limitano a perseguire una oggettiva funzione produttiva. Esse, almeno ordinariamente, mirano a ricompensare, rimunerare, con il profitto conseguito il rischio economico cui si espongono.



• L’adozione di comportamenti socialmente responsabili non comporta di per sé il venie meno del requisito della “economicità” dell’attività svolta (requisito, questo, che può dirsi inerente non già aderente all’attività d’impresa)

• L’impresa socialmente responsabile, quindi, non realizza uno scarto, una deviazione da questi tradizionali principi giuridico-economici



• Il confronto sempre più continuo e incalzante con la vasta e articolata platea degli interlocutori dei processi produttivi e distributivi della ricchezza che induce le imprese a rimeditare consolidate strategie operative, a riformulare le politiche aziendali e a rendere più complesse e integrate le proprie strutture organizzative



• Le pagine della cronaca economica e finanziaria di questi ultimi anni hanno segnalato finanche l’urgenza di perseguire comportamenti socialmente responsabili. E’ accaduto che alcune imprese multinazionali siano state costrette a modificare, de but en blanc, alcuni dei loro più consolidati processi produttivi, talune delle loro più radicate politiche aziendali e strategie industriali, per la necessità di adeguare le loro iniziative economiche a parametri etico-sociali

• Necessità e urgenza di scongiurare gravi pregiudizi di ordine economico



• Le proteste dei movimenti di pensiero diffidenti o anche apertamente ostili nei confronti della nuova realtà globale del mercato, le ferme prese di posizione delle organizzazioni non governative e delle associazioni dei consumatori, in definitiva, una più forte presenza dell’opinione pubblica hanno inciso sulle scelte imprenditoriali sino a condizionare le strategie aziendali, orientandole verso comportamenti, percepiti come socialmente responsabili



• La verità è che una politica imprenditoriale che punti esclusivamente sulla creazione di valore per gli azionisti è ritenuta ormai miope e di breve durata, perché espone l’azienda a confrontarsi con fenomeni potenzialmente assai dannosi per la sua stessa redditività

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