Studio epidemiologico campo magnetico iss risultati
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ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’
CONTRATTO DI RICERCA STIPULATO TRA APAT E ISS
“STUDIO EPIDEMIOLOGICO DI POPOLAZIONI ESPOSTE
A CAMPO MAGNETICO A 50 Hz”
Rapporto Finale
7 dicembre 2006
ii
Si ringraziano il Comune di Roma, il XIII Municipio, l’ASL Roma D, l’ACEA e il
Comitato di Quartiere “Longarina” per il loro supporto a questo progetto, e si esprime un
particolare apprezzamento per la preziosa collaborazione fornita da parte della Sig.ra
Fernanda Pascolini, presidente del Comitato contro l’Elettrodotto di Longarina.
iii
GRUPPO DI STUDIO DEL PROGETTO LONGARINA
Comba Pietro (Resp. scientifico del progetto e dell’ UO1 “Studio epidemiologico”)
Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Belli Stefano, Benedetti Marta, Bruno Caterina, Carboni Cinzia, Corbo Massimo, De Nardo Paola,
(Resp. Scientifico UO3 “Studio veterinario”) De Santis Marco, Fazzo Lucia, Grignoli Mario,
Iavarone Ivano, Pasetto Roberto, Rossi Rossella, Savelli Daniele.
Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma
De Mei Barbara, Sampaolo Letizia, Vanacore Nicola (Resp. scientifico UO2 “Studio sullo stato di salute”)
Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di
Sanità, Roma
Ferrari Daniela, Malaguti Ludovica, Masciulli Rosalba
Servizio di Prevenzione e Protezione della Salute , Istituto Superiore di Sanità, Roma
Testa Ugo
Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Polichetti Alessandro (Resp scientifico UO4 “Valutazione dell’esposizione”); Pozzi Roberta
Dipartimento di Tecnologie e Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Bacosi Antonella, Di Carlo Simonetta, Pacifici Roberta,
Dipartimento del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità, Roma
Fabrizio Edito, Meco Giuseppe, Napolitani Isabella, Zuchegna Pierluigi
Dipartimento di Scienze Neurologiche, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma
Locuratolo Nicoletta,
Dipartimento di Scienze Neurologiche e Otorinolaringoiatria, Università degli Studi “La Sapienza”,
Roma
Giovani Andrea, Tubani Luigi,
Dipartimento di Medicina Clinica, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma
Isidori Aldo, Nordio Maurizio,
Dipartimento di Fisiopatologia Medica, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma
Del Giudice Ilaria, Foà Robin
Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia, Università La Sapienza Roma,
Gobba Fabriziomaria
Istituto di Scienze Igienistiche, Microbiologiche, Biostatistiche, Università di Modena
Raucci Umberto,
Dipartimento di Emergenza, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma
Santin Francesco, Stelletta Calogero, Schiano Cristina (Veterinario libero professionista)
Dipartimento Scienze Cliniche Veterinarie, Università di Padova
Botti Caterina
Dipartimento di Filosofia e Scienze Sociali, Università di Siena
iv
PREMESSA
Il presente Rapporto descrive l'attività svolta nell'ambito del progetto “Studio
epidemiologico di popolazioni esposte a campo magnetico a 50 Hz” svolto fra il 5 Gennaio 2005 e
il 15 novembre 2006, che rappresenta la fase attuativa di una metodologia messa a punto nel
biennio precedente all'interno del progetto di ricerca finalizzata Fondi 2000 del Ministero della
Salute "Effetti diretti ed indiretti dei campi elettromagnetici sulla salute".
Tale metodologia prevedeva l'indiduazione di popolazioni esposte a livelli di campo
magnetico a 50 Hz più elevati di quelli che si incontrano consuetamente, indicativamente
dell'ordine di alcune unità di microtesla (μT), e la conduzione di studi epidemiologici e clinici in tali
contesti, secondo le procedure descritte da Vanacore et al. (2004) e da Comba et al (2005). Il
razionale di questo approccio, in estrema sintesi, consisteva nel recepire le indicazioni di Ahlbom et
al (2000) e di Greenland et al (2000), sulla necessità di indirizzare le nuove ricerche su popolazioni
con un numero sufficientemente elevato di soggetti con livelli di esposizione superiori a 0.3-0.4 μT,
nonché la raccomandazione formulata dall'International Committee on Non-Ionizing Radiation
Protection (ICNIRP 2003), secondo la quale "i futuri studi per essere validi devono avere un’alta
qualità metodologica, un sufficiente numero di soggetti altamente esposti”. Si noti che questo
approccio sarebbe successivamente stato fatto proprio anche dalla Lega Italiana per la Lotta contro i
Tumori (LILT 2005), che affermava: “sembra quindi ragionevole concentrare l’attività di studio …
fra i soggetti compresi nelle fasce con i maggiori livelli di esposizione, indicativamente quelli
esposti a più di 0.5 μT”.
La scelta della popolazione e del territorio nel quale collocare lo studio ha richiesto un
lavoro piuttosto complesso. Numerose situazioni sono state esaminate e scartate per difficoltà legate
alla selezione dei soggetti, alla valutazione dell'esposizione, alla rilevazione dei dati di interesse
sanitario, alle dimensioni numeriche della popolazione oggetto di indagine. Nel giugno 2003 si è
stabilito un contatto fra il gruppo di lavoro "centrale" e il Comitato contro l'Elettrodotto di
Longarina (Ostia Antica) che ha consentito nell'arco di alcuni mesi di avere accesso ai dati
ambientali e sanitari.
Da allora si è stabilito un rapporto di collaborazione fra ricercatori e popolazione, ferma
restando l'autonomia di ognuno, secondo le più recenti indicazioni della letteratura internazionale
su questi temi (Lambert et al 2004 e qualche altro). Il contributo del Comitato è stato decisivo per la
realizzazione dello studio di coorte e dello studio sulla valutazione dello stato di salute della
popolazione attualmente residente nell'area di Longarina.
Il progetto di ricerca si è sin dall'inizio articolato in quattro Unità Operative (UO), i cui
contributi sono stati sinora relativamente autosufficienti, anche se è nella loro integrazione che si
trova il valore aggiunto del progetto.
Alla luce di quanto esposto, si ritiene ora opportuno effettuare una disamina dettagliata dei
risultati conseguiti dalle quattro UO, che sarà seguita da una discussione integrata.
1
Unità Operativa 1: STUDIO DI COORTE PER LA VALUTAZIONE DELLA
MORTALITA’ E DELLA MORBOSITA’ IN UNA POPOLAZIONE ESPOSTA
A CAMPO MAGNETICO A 50 Hz
1. STUDIO DI MORTALITA’
MATERIALI E METODI
L’area in studio
Il quartiere di Longarina è sorto alla metà degli anni ’50, in prossimità di un elettrodotto a
50 Hz di media tensione (60 kV). E’ stata considerata l’area che si estende a 100 metri a destra e a
sinistra dalla linea elettrica (Foto 1, ALLEGATO).
La popolazione in studio
La popolazione in studio è rappresentata dall’insieme dei soggetti che abbiano risieduto,
ovvero che abbiano abitato – pur senza acquisire la residenza – nell’area in studio, nel periodo tra il
1/1/1954 (anno in cui si stabilirono i primi nuclei familiari nel quartiere) e il 31/12/2003 (data della
rilevazione in base alla quale è stata ricostruita la coorte), e che fossero in vita al 1/1/1980.
E’ da sottolineare che, grazie alle caratteristiche della comunità in studio, quali la stabilità, la
coesione sociale e la fitta rete di interrelazioni, si è potuto effettuare una ricostruzione della coorte
di tipo domiciliare, ovvero includendo nella coorte i soggetti che, pur non avendo acquisito la
residenza, sono risultati aver abitato nell’area in studio.
In particolare, essendo state le abitazioni in esame costruite abusivamente, il solo criterio
dell’acquisizione della residenza anagrafica avrebbe potuto sottostimare il numero reale dei soggetti
che hanno vissuto nell’area. Inoltre, trattandosi per la maggior parte di abitazioni ad uso di singoli
nuclei familiari sin dall’anno di costruzione (dal 1954 in poi, e spesso soggette a successive
sopraelevazioni in occasione di espansioni delle famiglie stesse) le informazioni fornite dai soggetti
attualmente residenti, tramite questionario, sulla presenza di altre persone nell’abitazione è da
ritenersi affidabile e comunque è stato oggetto di verifiche crociate, con i dati dell’Anagrafe del
Municipio. Infine, per coloro che non sono risultati residenti in base ai documenti dell’Anagrafe ma
che risultano da questionario aver domiciliato a Longarina, è stato eseguito un controllo rispetto al
legame di parentela con coloro che avevano acquisito la residenza (ad esempio, la maggior parte
sono risultati essere figli di persone residenti nell’area alla data della loro nascita e che
successivamente hanno lasciato l’abitazione dei genitori, per trasferirsi altrove).
Il follow-up
Per ogni soggetto incluso nella coorte è stato accertato la stato in vita al 31/12/2003 (fine del
follow-up) e, per i deceduti, sono state ricercate le cause di morte.
Per l’accertamento delle cause di morte si è utilizzato per gli anni 1986-2003 il Registro
Nominativo delle Cause di Morte (ReNCaM) della popolazione residente nel Lazio, disponibile
presso il Dipartimento di Epidemiologia dell’ASL Roma E; per gli anni 1980-’85 si è effettuata la
ricerca direttamente sui dati di mortalità di fonte ISTAT, disponibili in forma anonima presso la
banca dati epidemiologica dell’ENEA, utilizzando un sistema di appaiamento basato sul luogo e
mese di nascita, luogo di residenza, luogo e mese di morte
2
La stima del campo magnetico residenziale
La stima del campo magnetico nelle abitazioni è stato effettuato dall’U.O. 4, secondo le
metodologie descritte nel capitolo “Valutazione dell’esposizione” del presente Rapporto. Sono stati
quindi individuati i soggetti con un’esposizione residenziale decrescente, ovvero che hanno
risieduto in tre subaree, a distanza decrescente dalla linea elettrica: A vicina alla linea, R lontana
dalla linea, B intermedia.
L’analisi della mortalità
Sono stati calcolati i Rapporti Standardizzati di Mortalità (SMR), utilizzando i tassi di
riferimento della popolazione generale del Lazio specifici per patologia, sesso, età e periodo di
calendario. Per i deceduti dopo il 1998, il calcolo del numero di decessi attesi è stato effettuato sulla
base dei tassi di mortalità del periodo 1995-1998.
La mortalità è stata successivamente esaminata separatamente per le tre sub-aree.
Nell’analisi stratificata per zona, i soggetti che nel corso della loro storia residenziale si sono
spostati da una sub-area ad un’altra, contribuiscono solo con il periodo di tempo trascorso in una
delle tre zone, secondo lo schema qui di seguito riportato: i soggetti che si sono spostati dalla zona
A alla R (o viceversa) e quelli che sono passati dalla zona A alla B (o viceversa) contribuiscono
solo per il periodo trascorso nella zona A; dei soggetti che si sono spostati dalla zona B alla zona R
(o viceversa) è stato considerato solo il periodo trascorso nella zona R.
Poiché la procedura di calcolo degli SMR utilizzata nel presente lavoro è finalizzata alle
coorti professionali, e non considera soggetti di età inferiore ai 14 anni, e peraltro in questa classe di
età non si sono verificati decessi nella coorte, l’analisi è stata ristretta ai soggetti di 15 o più anni.
RISULTATI
La stima del campo magnetico residenziale
Come descritto dettagliatamente dall’U.O.4 “Valutazione dell’esposizione”, in base alle
misurazioni effettuate e al modello basato sul carico di corrente della linea e la distanza delle
abitazioni dalla linea stessa, sono stati stimati i valori di campo magnetico presente nelle abitazioni.
Sono state così individuate tre sub-aree, a diversa esposizione residenziale stimata:
- la fascia A, costituita dalle abitazioni entro i 28 metri dalla linea, con induzione magnetica
stimata maggiore di 0.44 T;
- la fascia R, ovvero le abitazioni oltre i 33 metri dalla linea, con induzione magnetica
inferiore a 0.39 T
- la fascia B, i cui valori di induzione magnetica si sovrappongono ora a quelli della fascia A,
ora a quelli della fascia R.
L’analisi di mortalità
La coorte è costituita da 357 soggetti (176 uomini e 181 donne), dei quali 250 risultano
attualmente in vita e domiciliati a Longarina, e 67 in vita con domicilio fuori da Longarina.
Al termine del follow-up (31/12/2003) 40 soggetti (11%) risultano deceduti (25 uomini e 15
donne); nessun soggetto è risultato perso (Tabella 4). L’analisi si riferisce ai soggetti in vita al
1/1/1980 ed esclude coloro con meno di 15 anni; in conclusione, i soggetti inclusi nell’analisi
sull’intera coorte sono 322, di cui la maggior parte nella classi di durata e latenza 21 -30 anni.
I risultati dell’analisi della mortalità complessivi e separati per genere sono riportati in
Tabella 1 (ALLEGATO). La mortalità per tutte le cause non diverge da quella della popolazione del
Lazio; si registra un leggero incremento, non statisticamente significativo, della mortalità per i
3
tumori maligni (16 casi; SMR 1.34, IC 95%: 0.82-2.18). In particolare, la mortalità per tumori
maligni dell’apparato digerente e peritoneo risulta significativamente in eccesso sia nell’intera
coorte, che nei soli uomini. Tale incremento sembra ascrivibile in larga misura al tumore del
pancreas, con 4 decessi osservati rispetto a 0.5 attesi, tutti tra gli uomini. Per quanto riguarda i
tumori maligni del sistema linfoematopoietico si osservano 2 casi di leucemie, di cui una leucemia
linfoide e una leucemia mieloide. Tra le donne si osserva un caso di tumore maligno del Sistema
Nervoso Centrale, in particolare dell’encefalo, contro 0.1 casi attesi.
La mortalità per tutte le cause, per i tumori maligni e per i tumori dell’apparato digerente e
peritoneo, stratificata per durata di residenza e per latenza viene descritta in Tabella 2
(ALLEGATO); la mortalità per i tumori maligni risulta significativamente accresciuta nelle classi di
latenza e di durata di residenza pari a 31-40 anni.
Dei 357 soggetti inclusi nello studio 156 risiedevano nella fascia R, 142 nella fascia A e 59
nella fascia B. I risultati dell’analisi della mortalità per causa nelle tre sub-aree A, R e B sono
riportati in Tabella 3 (ALLEGATO). Dei 40 decessi, 16 sono risultati essere nella fascia R e 18
nella fascia A , mentre 6 soggetti deceduti risultano nella fascia B. Tra i residenti nella fascia A si
registra un eccesso non significativo della mortalità per i tumori maligni (SMR 1.94, IC95%: 0.97-
3.88, con 8 casi osservati vs. 4.13 attesi) e un incremento statisticamente significativo dei decessi
per tumori maligni dell’apparato digerente e del peritoneo. In particolare, 3 dei 4 casi di tumore
maligno del pancreas sono nella fascia A. Dei 3 casi di AIDS, 2 sono nella fascia A e nessuno nella
fascia R.
Tra i soggetti residenti nella sub-area R la mortalità per i tumori maligni non si discosta
significativamente dall’attesa. Permane un lieve incremento di rischio per i tumori dell’apparato
digerente, sebbene non statisticamente significativo. L’unico incremento significativo nella
mortalità tra i soggetti residenti nella fascia R riguarda le malattie dell’apparato respiratorio, con 3
osservati vs. 1 atteso. Dei due casi di leucemia, uno si trova nella sub-area R (1eucemia mieloide,
rispetto a 0.08 attesi) ed uno nella sub-area B (leucemia linfoide, rispetto a 0.03 attesi).
2. STUDIO DI MORBOSITA’
MATERIALI E METODI
Lo studio di morbosità si è basato sull’analisi delle Schede di Dimissione Ospedaliera
(SDO) dei soggetti della coorte, come definita nello studio di mortalità, in vita al 1/1/1998 (anno di
inizio del follow-up dell’analisi della morbosità).
Sono stati ricercati i soggetti nel Sistema Informativo Ospedaliero della Regione Lazio, con un
metodo di record linkage, per il periodo dal 1 gennaio 1998 al 31 dicembre 2003. Di ogni soggetto
sono state quindi considerate le schede ospedaliere della prima ospedalizzazione successiva
all’inizio della residenza nell’area in studio, con diagnosi principale una delle cause considerate.
Sono state selezionate complessivamente 21 cause, comprendenti grandi gruppi di patologie, diversi
siti di neoplasie e specifici items scelti a priori in base alle evidenze ad oggi disponibili con
possibile associazione con il campo magnetico a 50 Hz.
Sono stati quindi calcolati i Rapporti Standardizzati di Morbosità (SMR), considerando la
distribuzione dell’età e del genere, utilizzando la popolazione della Regione Lazio come
riferimento, stimando gli Intervalli di Confidenza al 95% (IC 95%), secondo una distribuzione di
Poisson.
4
RISULTATI
I principali risultati dello studio di morbosità possono essere riassunti come segue.
Dei 357 soggetti della coorte originale, 331 erano in vita all’inizio del follow-up dell’analisi delle
SDO (1/1/1998). Dal Sistema Informativo Ospedaliero della regione Lazio (SIO), per i 6 anni di
osservazione (1/1/1998–31/12/2003), sono state quindi selezionate 83 schede di prima
ospedalizzazione per le cause selezionate dei soggetti in studio, 42 corrispondenti a uomini e 41 a
donne.
La TAB. 4 (ALLEGATO) mostra i risultati della morbosità dell’intera coorte. Un
incremento non significativo è stato osservato per i tumori totali (SMR 1.25, 26 osservati), mentre
incrementi significativi sono stati osservati per i tumori primitivi del pancreas e dei tumori
secondari e non specificati negli uomini (SMR 16, 2 osservati; SMR 4.77, 4 osservati,
rispettivamente). Tra le patologie non neoplastiche si è osservato un incremento significativo per le
malattie ematologiche (SMR 3.13, 6 osservati).
La TAB. 5 (ALLEGATO) mostra l’analisi della morbosità per durata di residenza e tempo
di latenza (definita come tempo intercorso dall’inizio della residenza nell’area in studio. La
morbosità per i tumori primitivi totali ha mostrato un incremento significativo nei soggetti con più
di 30 anni di residenza (SMR 1.96, 10 osservati) o di latenza (SMR 1.94, 11 osservati); anche la
morbosità per malattie ematologiche ha mostrato un incremento significativo dopo 30 anni di
residenza (SMR 5.39, 4 osservati) o di latenza (SMR 5.80, 5 osservati).
L’analisi per subcoorti di residenza (TAB. 6: ALLEGATO) ha mostrato un aumento
significativo della morbosità per i tumori totali nei soggetti della zona A (SMR 1.94, 16 osservati);
questo risultato è parzialmente ascrivibile ai tumori primitivi (SMR 2.29, 9 osservati) e in parte ai
tumori secondari e non specificati (SMR 6.20, 4 osservati). Tra i tumori primitivi, risultano in
eccesso significativo i tumori dell’apparato digerente (SMR 1.83, 4 osservati) e, in particolare, i
due casi osservati di tumore del pancreas ha determinato un SMR significativo pari a 23. Nella
stessa zona A, è stato osservato un eccesso significativo di patologie ischemiche (SMR 2.82, 6
osservati).
3. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Lo studio, seppure basato su un piccolo numero di osservazioni, ha mostrato delle anomalie
nello stato di salute della popolazione in studio, che meritano alcune considerazioni.
I due sistemi di analisi si basano su banche dati indipendenti, utilizzate sia nella ricerca dei casi
della popolazione in studio, sia per i tassi di riferimento, ovvero quella di mortalità e il sistema
informativo ospedaliero, ed entrambi hanno dato risultati che si corroborano tra loro. In entrambi le
analisi i maggiori eccessi si sono osservati per i soggetti con più di 30 anni di residenza nell’area e
nei soggetti che hanno risieduto negli edifici più vicini alla linea elettrica (tra 0 e 28 metri).
In particolare, entrambi hanno evidenziato eccessi per i tumori totali e per quelli
dell’apparato digerente, questi ultimi ascrivibili in larga misura ai tumori del pancreas.
Informazioni aggiuntive si sono avute dall’analisi della morbosità, che ha evidenziato incrementi
specifici per i tumori primitivi, che sono risultati in eccesso nella zona A e nei soggetti con più di 30
anni di residenza e per i tumori secondari, più frequenti nella zona A. Inoltre, sono risultati in
eccesso le malattie ischemiche nella zona A e le patologie non neoplastiche ematologiche,
nell’intera coorte e nei soggetti con più di 30 anni di residenza.
Per avere un’informazione più complessiva sul carico di patologie presente nella
popolazione, nel periodo considerato, si possono evidenziare i soggetti che contribuiscono ad
entrambi le analisi, ferma restando la non comparabilità, dato il diverso periodo di riferimento e la
diversità delle banche dati. Con un metodo di record linkage, tra i dati di mortalità e quelli delle
Schede di Dimissione Ospedaliera, sono stati evidenziati i soggetti deceduti nel periodo 1/1/1998 e
il 31/12/2003, che risultano anche ospedalizzati e le rispettive cause di decesso e diagnosi principali
5
delle SDO. Si possono così valutare quei soggetti deceduti nel corso dello studio per i quali la causa
di ospedalizzazione rientrava tra le patologie di interesse. Tali soggetti sono quindi stati considerati
nel calcolo dei casi sia nell’analisi della mortalità che di quella di morbosità (TAB. 7 ALLEGATO).
Complessivamente, risultano 37 casi di tumore maligno, dato che dei 16 deceduti, cinque
risultano tra i 26 ospedalizzati. Dei 4 soggetti ospedalizzati per tumore maligno dell’apparato
digerente, uno è tra i 9 deceduti, con un carico complessivo di 12 casi; per i tumori del pancreas, in
particolare, risultano complessivamente 4 casi, dato che entrambi i soggetti con ospedalizzazione
per questa causa risultano tra i 4 deceduti. Complessivamente, i casi di tumore del sistema
linfoematopoietico risultano essere 3, visto che uno dei due soggetti ospedalizzati risulta essere uno
dei due deceduti. Per quanto riguarda le patologie non neoplastiche, molte delle quali non letali,
solo le malattie ischemiche risultano tra le cause sia di ospedalizzazione che di mortalità nello
stesso soggetto: dei 5 deceduti, uno è tra i nove ospedalizzati per questa causa.
Le patologie che meritano particolare attenzione risultano, dunque, essere principalmente i
tumori totali, primitivi e secondari, e in particolare i tumori maligni del pancreas, e, tra le patologie
non neoplastiche, le malattie ematologiche e quelle ischemiche. Per queste patologie vengono
riportate qui di seguito le evidenze ad oggi disponibili in letteratura sull’associazione
all’esposizione ai campi magnetici a 50 Hz.
La IARC, nella Monografia sui campi magnetici a 50 Hz, pur valutando il rischio
cancerogeno negli adulti con “inadeguata evidenza”, indica che alcuni studi in ambito
occupazionale hanno evidenziato incrementi di rischio per alcune patologie tumorali nei gruppi di
popolazione maggiormente esposti; uno studio di coorte mostra inoltre un aumento di tumori totali
nei dipendenti di un ufficio situato sopra un locale con alcuni trasformatori, che determinavano un
campo magnetico di alcuni microtesla (Milham et al, 1996). L’incremento osservato dei tumori
secondari, si ritiene che possa essere letto nell’ambito del recente dibattito sul ruolo che i campi
ELF hanno nelle fasi di progressione della patologia neoplastica; in tal senso va ricordato il recente
articolo di Foliart et al. (2006) sulla sopravvivenza dei pazienti con leucemia infantile residenti in
abitazioni a diversi livelli di esposizione ad ELF, che include l’insorgenza di tumori secondari tra i
parametri che definiscono la sopravvivenza.
Per quanto riguarda le specifiche sedi tumorali, nel presente studio è stato osservato un
incremento del tumore del pancreas, che alcuni recenti studi hanno evidenziato in coorti esposte
professionalmente a campi a 50 Hz (Zhang Y et al, 2005; Ji BT et al, 1999); per tale patologia
comunque sono riportati diversi possibili fattori di rischio, per cui si rendono necessarie ulteriori
ricerche.
Per quanto concerne le patologie non neoplastiche di cui questo studio ha osservato eccessi,
per le malattie ischemiche, è in corso un ampio dibattito. A differenza di altri outcomes per cui è
stata ipotizzata l’associazione con l’esposizione a campi magnetici a bassa frequenza, studi
sperimentali hanno suggerito un meccanismo fisiopatologico di interferenza con la variabilità del
ritmo cardiaco, e quindi potenzialmente sul rischio di mortalità per malattie cardiache (Ahlbom A,
2001). Nel 1999 Savitz ha pubblicato i risultati di eccessi, in particolare di effetti cardiaci acuti, in
volontari esposti ad elevati livelli di campo a 50 Hz (Savitz DA, 1999). L’ipotesi è che i campi
magnetici a bassa frequenza riducano la normale variabilità cardiaca, osservata negli studi
sperimentali (Ahlbom A, 2001), e che questa intervenga sul rischio di patologie cardiache acute. La
mortalità risulta accresciuta nel lavoro di Savitz per quattro categorie di disturbi cardiaci: aritmia,
infarto acuto del miocardio, arteriosclerosi, e malattia coronarica e sub-coronarica. Tali risultati non
sono stati replicati in studi successivi, che hanno esplorato i diversi effetti con riferimento a
esposizioni professionali (Johansesn C, 2002; Ahlbom A, 2004; Sorahan, 2004).
Il presente studio ha documentato un incremento significativo di malattie ematologiche basato su
sei casi (due trombocitopenie, tre anemie e una porpora non trombocitopenica). In precedenza le
alterazioni ematologiche osservate fra i soggetti esposti a campi ELF avevano riguardato
principalmente un decremento del numero totale dei linfociti e dei linfociti CD2, CD3 e CD4 e un
incremento del numero totale delle cellule naturali killers. Leucopenia e neutropenia sono state
6
osservate in due soggetti esposti durante le ore lavorative a campi magnetici tra 1.2 e 6.6 μT, effetti
strettamente legati alla presenza del campo magnetico (IARC, 2002; Bonhomme-Faivre, 1998).
Una discussione più esaustiva del quadro ematologico della popolazione residente a Longarina è
presentata nel capitolo seguente del presente Rapporto relativo al lavoro svolto dall’U.O.2.
7
BIBLIOGRAFIA
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population-based case-control study in Iowa. J. Occup. Environ. Med. 2005; 47:392-398
8
ALLEGATI
Foto 1: area in studio
9
TABELLA 1: Analisi della mortalità, anni 1980-2003
Uomini Donne Totale
Elenco cause (ICD IX rev) Oss attesi SMR IC 95% Oss attesi SMR IC 95% Oss attesi SMR IC 95%
Tutte le cause (0001-9999) 25 25,3 0,99 0,67 1,46 15 15,01 1,00 0,60 1,66 40 40,28 0,99 0,73 1,35
Tutti Tumori maligni (1400-2089) 12 7,64 1,57 0,89 2,77 4 4,33 0,92 0,35 2,46 16 11,97 1,34 0,82 2,18
T.M. App. digerente e peritoneo (1500-1599) 8 2,51 3,18 1,59 6,36 1 1,54 0,65 0,09 4,61 9 4,05 2,22 1,16 4,27
T.M. Stomaco (1510-1519) 2 0,66 3,02 0,76 12,09 1 0,34 2,97 0,42 21,11 3 1,00 3,01 0,97 9,32
T.M. Intestino e retto (1520-1548) 2 0,75 2,67 0,67 10,68 0 0,5 2 1,25 1,60 0,40 6,38
T.M. Intestino tenue (1520-1529) 1 0,01 113,95 16,05 808,91 0 0,01 1 0,02 66,20 9,33 469,98
T.M. Colon e sigma (1530-1539) 1 0,5 2,00 0,28 14,20 0 0,35 1 0,85 1,18 0,17 8,35
T.M. Pancreas (1570-1579) 4 0,29 13,61 5,11 36,25 0 0,19 4 0,49 8,19 3,08 21,83
T.M. App. respiratorio (1600-1659) 1 2,63 0,38 0,05 2,70 1 0,5 2,02 0,28 14,31 2 3,13 0,64 0,16 2,56
T.M.Trachea, bronchi e polmoni (1620-1629) 1 2,4 0,42 0,06 2,96 1 0,46 2,18 0,31 15,46 2 2,85 0,70 0,18 2,80
T.M.Organi genitourinari (1790-1899) 2 1,11 1,79 0,45 7,17 0 0,59 2 1,71 1,17 0,29 4,69
T.M.Vescica (1880-1889) 1 0,38 2,67 0,38 18,93 0 0,06 1 0,44 2,28 0,32 16,21
T.M. del rene e di altri e non spec. Org. Urinari (1890-1899) 1 0,17 5,87 0,83 41,69 0 0,07 1 0,24 4,24 0,60 30,11
T.M. Sistema Nervoso Centrale (1900-1929) 0 0,17 1 0,11 9,41 1,33 66,83 1 0,27 3,67 0,52 26,09
T.M.Encefalo (1910-1919) 0 0,15 1 0,1 10,11 1,43 71,79 1 0,25 3,94 0,56 27,99
T.M.Sistema linfoematopoietico (2000-2089) 1 0,58 1,72 0,24 12,25 1 0,37 2,70 0,38 19,15 2 0,95 2,10 0,53 8,41
Leucemie (2040-2089) 1 0,28 3,57 0,50 25,36 1 0,17 5,97 0,84 42,38 2 0,45 4,47 1,12 17,88
Leucemia linfoide (2040-2049) 1 0,09 11,34 1,60 80,48 0 0,04 1 0,13 7,57 1,07 53,76
Leucemia mieloide (2050-2059) 0 0,11 1 0,07 13,55 1,91 96,20 1 0,19 5,34 0,75 37,90
Diabete (2500-2509) 0 0,79 1 0,74 1,35 0,19 9,57 1 1,53 0,65 0,09 4,63
AIDS (2790-2799) 2 0,32 6,34 1,59 25,33 1 0,09 10,53 1,48 74,77 3 0,41 7,31 2,36 22,65
Mal. Cardiovascolari (3900-4599) 5 9,9 0,51 0,21 1,21 7 6,39 1,10 0,52 2,30 12 16,29 0,74 0,42 1,30
Cardiopatie ischemiche (4100-4149) 4 4,06 0,98 0,37 2,62 1 1,9 0,53 0,07 3,73 5 5,97 0,84 0,35 2,01
Dist. circol. Encefalo (4300-4389) 0 2,34 3 1,77 1,69 0,55 5,25 3 4,11 0,73 0,24 2,26
Mal. dell'apparato respiratorio (4600-5199) 1 1,59 0,63 0,09 4,46 2 0,65 3,08 0,77 12,30 3 2,24 1,34 0,43 4,15
Bronchite, enfisema, asma (4900-4939) 0 0,91 2 0,3 6,62 1,66 26,46 2 1,21 1,65 0,41 6,59
Mal. dell'apparato digerente (5200-5799) 2 1,48 1,35 0,34 5,42 0 0,75 2 2,23 0,9 0,22 3,59
Cirrosi (5710-5719) 1 0,79 1,26 0,18 8,93 0 0,34 1 1,13 0,89 0,12 6,28
Cirrosi epatica senza menzione di alcol (5715-5715) 1 0,66 1,52 0,21 10,79 0 0,29 1 0,95 1,06 0,15 7,51
Cause violente (8000-9999) 3 1,68 1,83 0,59 5,67 0 0,75 3 2,4 1,25 0,4 3,88
10
TABELLA 2: Analisi della mortalità, per durata di residenza e tempo di latenza, 1980-2003
Durata residenza Latenza
Cause (ICD IX rev.) Anni oss attesi SMR IC 95% oss attesi SMR IC 95%
0-10 4 4,04 0,99 0,37 2,64 3 3,61 0,83 0,27 2,57
11-20 7 7,39 0,95 0,45 1,99 7 7,01 1,00 0,48 2,09
Tutte le cause 21-30 9 15,09 0,60 0,31 1,15 8 15,22 0,53 0,26 1,05 (0001-9999) 31-40 18 12,62 1,43 0,90 2,26 20 13,15 1,52 0,98 2,36
41-50 2 1,13 1,77 0,44 7,06 2 1,28 1,56 0,39 6,23
0-10 2 1,23 1,62 0,41 6,48 1 1,07 0,94 0,13 6,65
11-20 2 2,26 0,89 0,22 3,54 2 2,12 0,94 0,24 3,77 Tumori maligni 21-30 4 4,29 0,93 0,35 2,48 4 4,32 0,93 0,35 2,47
(1400-2089) 31-40 8 3,82 2,09 1,05 4,19 9 4,03 2,24 1,16 4,30
41-50 0 0,37 - - - 0 0,43 0,00 - -
0-10 2 0,4 4,94 1,24 19,76 1 0,36 2,78 0,39 19,71
11-20 1 0,74 1,35 0,19 9,59 1 0,7 1,43 0,20 10,13
T.M. App. dig. e Perit. 21-30 3 1,46 2,05 0,66 6,36 3 1,47 2,04 0,66 6,34
(1500-1599) 31-40 3 1,32 2,28 0,73 7,05 4 1,38 2,90 1,09 7,74
41-50 0 0,13 - - - 0 0,15 0,00 - -
11
TABELLA 3: Analisi della mortalità, per sub-coorti di residenza, 1980-2003
zona A zona R zona B
Cause (ICD IX rev) oss attesi SMR IC 95% oss attesi SMR IC 95% oss attesi SMR IC 95%
Tutte le cause (0001-9999) 16 16,74 0,96 0,59 1,57 18 14,18 1,27 0,80 2,01 6 7,99 0,75 0,34 1,67
Tutti Tumori maligni (1400-2089) 6 5,15 1,17 0,52 2,59 8 4,13 1,94 0,97 3,88 2 2,47 0,81 0,20 3,24
T.M. App. digerente e peritoneo (1500-1599) 3 1,73 1,74 0,56 5,38 5 1,4 3,57 1,49 8,58 1 0,83 1,21 0,17 8,59 T.M. Stomaco (1510-1519) 2 0,42 4,72 1,18 18,89 1 0,34 2,93 0,41 20,78 0 0,21 - T.M. Intestino e retto (1520-1548) 1 0,53 1,88 0,26 13,32 1 0,43 2,30 0,32 16,34 0 0,25 - T.M. Intestino tenue (1520-1529) 0 0,01 - 1 0,01 183,36 25,83 1301,69 0 0,00 -
T.M. Colon e sigma (1530-1539) 1 0,36 2,76 0,39 19,57 0 0,29 - 0 0,17 -
T.M. Pancreas (1570-1579) 0 0,21 - 3 0,17 17,56 5,66 54,44 1 0,1 10,07 1,42 71,48 T.M. App. respiratorio (1600-1659) 1 1,39 0,72 0,10 5,10 1 1,04 0,96 0,14 6,83 0 0,67 - T.M.Trachea, bronchi e polmoni (1620-1629) 1 1,27 0,78 0,11 5,57 1 0,95 1,05 0,15 7,48 0 0,61 - T.M.Organi genitourinari (1790-1899) 1 0,75 1,33 0,19 9,46 1 0,56 1,78 0,25 12,66 0 0,36 - T.M.Vescica (1880-1889) 1 0,2 5,06 0,71 35,95 0 0,14 - 0 0,1 -
T.M. del rene e di altri e non spec. Org. Urinari (1890-1899) 0 0,1 - 1 0,08 12,44 1,75 88,29 0 0,05 -
T.M. Sistema Nervoso Centrale (1900-1929) 0 0,11 - 1 0,1 10,22 1,44 72,55 0 0,06 - T.M.Encefalo (1910-1919) 0 0,11 - 1 0,09 10,96 1,54 77,79 0 0,05 - T.M.Sistema linfoematopoietico (2000-2089) 1 0,41 2,46 0,35 17,47 0 0,34 - 1 0,19 5,21 0,73 36,96 Leucemie (2040-2089) 1 0,19 5,25 0,74 37,28 0 0,16 - 1 0,09 10,99 1,55 78,05
Leucemia linfoide (2040-2049) 0 0,06 - 0 0,05 - 1 0,03 37,19 5,24 264,00 Leucemia mieloide (2050-2059) 1 0,08 12,64 1,78 89,76 0 0,07 - 0 0,04 - Diabete (2500-2509) 1 0,63 1,58 0,22 11,23 0 0,54 - 0 0,29 - AIDS (2790-2799) 0 0,18 - 2 0,16 12,40 3,10 49,60 1 0,06 15,63 2,20 110,94 Mal. Cardiovascolari (3900-4599) 4 6,59 0,61 0,23 1,62 6 5,79 1,04 0,47 2,31 2 3,16 0,63 0,16 2,53
Cardiopatie ischemiche (4100-4149) 2 2,52 0,80 0,20 3,18 3 2,05 1,46 0,47 4,54 0 1,2 -
Dist. circol. Encefalo (4300-4389) 1 1,64 0,61 0,09 4,33 1 1,46 0,68 0,10 4,86 1 0,8 1,25 0,18 8,87 Mal. dell'apparato respiratorio (4600-5199) 3 0,94 3,18 1,03 9,85 0 0,75 - 0 0,47 - Bronchite, enfisema, asma (4900-4939) 2 0,52 3,86 0,96 15,42 0 0,4 - 0 0,26 - Mal. dell'apparato digerente (5200-5799) 1 0,94 1,06 0,15 7,54 1 0,77 1,30 0,18 9,24 0 0,46 -
Cirrosi (5710-5719) 0 0,48 - 1 0,39 2,57 0,36 18,27 0 0,24 -
Cirrosi epatica senza menzione di alcol (5715-5715) 0 0,41 - 1 0,32 3,09 0,44 21,96 0 0,2 - Cause violente (8000-9999) 1 0,96 1,04 0,15 7,41 1 0,91 1,10 0,15 7,80 1 0,45 2,22 0,31 15,74
12
TABELLA 4: Analisi della morbosità, anni 1998-2003
Cause (ICD IX rev.) totali uomini donne
oss attesi SMR IC (95%) oss attesi SMR IC (95%) oss attesi SMR IC (95%)
Tumori totali (140-239) 26 20,87 1,25 0,85 1,83 15 9,67 1,55 0,93 2,57 11 11,19 0,98 0,54 1,77
Tumori maligni primitivi (140-208,escl. 196-198) 16 9,96 1,61 0,98 2,62 9 5,53 1,63 0,85 3,13 7 4,44 1,58 0,75 3,31
TM app.digerente e peritoneo (150-159) 4 2,19 1,83 0,69 4,86 3 1,30 2,32 0,75 7,18 1 0,9 1,12 0,16 7,92
TM pancreas (157) 2 0,22 9,01 2,25 36,04 2 0,12 16,01 4,00 64,00 0 0,1 0,00 . .
TM.encefalo e altre parti sist.nervoso (191-192) 0 0,23 0,00 . . 0 0,13 0,00 . . 0 0,1 0,00 . .
TM.gh.tiroide e altre gh.endo-str. conn. (193-194) 1 0,36 2,80 0,39 19,87 0 0,1 0,00 . . 1 0,26 3,83 0,54 27,21
TM sist.linfoematopoietico (200-208) 2 0,98 2,05 0,51 8,18 1 0,55 1,83 0,26 12,96 1 0,43 2,32 0,33 16,50
Leucemie totali (204-208) 1 0,33 3,00 0,42 21,30 0 0,19 0,00 . . 1 0,14 7,03 0,99 49,89
TM sec. e natura non spec. (196-198 e 239) 4 1,62 2,47 0,93 6,57 4 0,84 4,77 1,79 12,71 0 0,78 0,00 . .
Tumori benigni (210-229) 6 7,94 0,76 0,34 1,68 2 2,66 0,75 0,19 3,01 4 5,28 0,76 0,28 2,02
TB app.digerente e peritoneo (211) 0 0,79 0,00 . . 0 0,43 0,00 . . 0 0,35 0,00 . .
TB pancreas (211.6-211.7) 0 0,01 0,00 . . 0 0 0,00 . . 0 0 0,00 . .
TB encefalo e altri parti sist.nervoso (225) 0 0,17 0,00 . . 0 0,06 0,00 . . 0 0,11 0,00 . .
TB gh.tiroide e altre gh.endo-str.conn. (226-227) 0 0,27 0,00 . . 0 0,08 0,00 . . 0 0,19 0,00 . .
Disturbi ghiandola tiroide (240-246) 3 2,59 1,16 0,37 3,59 0 0,54 0,00 . . 3 2,05 1,46 0,47 4,53
Malattie ematologiche (280-289) 6 1,92 3,13 1,41 6,97 2 0,88 2,28 0,57 9,12 4 1,04 3,85 1,45 10,26
Malattie sist.nervoso e org. di senso (320-389) 19 17,42 1,09 0,70 1,71 11 7,92 1,39 0,77 2,51 8 9,5 0,84 0,42 1,68
Malattie sist.circolatorio (390-459) 22 27,4 0,80 0,53 1,22 11 15,73 0,70 0,39 1,26 11 11,67 0,94 0,52 1,70
Malattie ischemiche (410-414) 9 5,47 1,65 0,86 3,16 7 3,76 1,86 0,89 3,91 2 1,71 1,17 0,29 4,68
Complicanze della gravidanza (630-639) 3 7,46 0,40 0,13 1,25 0 0 0,00 . . 3 7,45 0,40 0,13 1,25
Malattie perinatali (760-779) 4 2,53 1,58 0,59 4,22 3 1,4 2,15 0,69 6,66 1 1,13 0,89 0,12 6,29
13
TABELLA 5: Analisi della morbosità per durata di residenza e tempo di latenza, 1998-2003
Cause (ICD IX rev) durata Oss Attesi SMR IC (95%) latenza Oss Attesi SMR IC (95%)
Tumori totali 0-9 4 2,84 1,41 0,53 3,75 0-9 2 1,83 1,09 0,27 4,38
(140-239) 10-19 3 3,88 0,77 0,25 2,40 10-19 1 3,37 0,30 0,04 2,11
20-29 4 3,96 1,01 0,38 2,69 20-29 3 3,56 0,84 0,27 2,61
30-39 12 9,04 1,33 0,75 2,34 30-39 16 10,63 1,50 0,92 2,46
+40 3 1,15 2,61 0,84 8,09 +40 4 1,48 2,71 1,02 7,21
Tumori maligni primitivi 0-9 1 1,02 0,98 0,14 6,94 0-9 0 0,67 0,00 . .
(I140-208,escl. 196-198) 10-19 3 1,55 1,94 0,62 6,00 10-19 1 1,32 0,76 0,11 5,38
20-29 1 1,55 0,65 0,09 4,59 20-29 2 1,41 1,42 0,36 5,69
30-39 10 5,11 1,96 1,05 3,63 30-39 11 5,66 1,94 1,08 3,51
+40 1 0,73 1,36 0,19 9,69 +40 2 0,91 2,20 0,55 8,81
TM app.digerente e peritoneo 0-9 1 0,19 5,13 0,72 36,43 0-9 0 0 0,14 0,00 .
(150-159) 10-19 1 0,31 3,18 0,45 22,60 10-19 0 1 0,27 3,73 0,53
20-29 0 0,3 0,00 . . 20-29 0 0 0,28 0,00 .
30-39 2 1,2 1,67 0,42 6,69 30-39 3 3 1,29 2,33 0,75
+40 0 0,18 0 . . +40 0 0 0,22 0,00 .
TM pancreas 0-9 1 0,02 49,49 6,97 351,31 0-9 0 0,01 0 . .
(157) 10-19 0 0,03 0 . . 10-19 0 0,03 0 . .
20-29 0 0,03 0 . . 20-29 0 0,03 0 . .
30-39 1 0,12 8,41 1,18 59,67 30-39 2 0,13 15,55 3,89 62,154
+40 0 0,02 0 . . +40 0 0,02 0 . .
TM.gh.tiroide e altre gh.endo. 0-9 0 0,06 0 . . 0-9 0 0,04 0 . .
(193-194) 10-19 1 0,07 14,115 1,99 100,20 10-19 0 0,06 0 . .
20-29 0 0,08 0 . . 20-29 1 0,07 13,81 1,95 98,01
30-39 0 0,13 0 . . 30-39 0 0,17 0 . .
+40 0 0,01 0 . . +40 0 0,02 0 . .
TM sist.linfoematopoietico 0-9 0 0,12 0 . . 0-9 0 0,09 0 . .
(200-208) 10-19 0 0,18 0 . . 10-19 0 0,15 0 . .
20-29 0 0,17 0 . . 20-29 0 0,16 0 . .
30-39 2 0,44 4,5 1,13 17,99 30-39 2 0,5 3,98 1,00 15,92
+40 0 0,06 0 . . +40 0 0,08 0 . .
Leucemie totali 0-9 0 0,05 0 . . 0-9 0 0,03 0 . .
(204-208) 10-19 0 0,06 0 . . 10-19 0 0,06 0 . .
20-29 0 0,05 0 . . 20-29 0 0,05 0 . .
30-39 1 0,15 6,58 0,93 46,73 30-39 1 0,17 5,95 0,84 42,22
+40 0 0,02 0 . . +40 0 0,03 0 . .
TM sec. e natura non spec. 0-9 1 0,17 5,75 0,81 40,79 0-9 0 0,11 0 . .
(196-198 e 239) 10-19 0 0,26 0 . . 10-19 0 0,22 0 . .
20-29 1 0,26 3,77 0,53 26,80 20-29 1 0,24 4,15 0,59 29,48
30-39 1 0,81 1,24 0,17 8,80 30-39 2 0,9 2,21 0,55 8,84
+40 1 0,11 8,75 1,23 62,12 +40 1 0,14 6,98 0,98 49,54
Tumori benigni 0-9 2 1,46 1,37 0,34 5,46 0-9 2 0,92 2,18 0,54 8,71
(210-229) 10-19 0 1,84 0,00 . . 10-19 0 1,63 0,00 . .
20-29 2 1,9 1,05 0,26 4,21 20-29 0 1,7 0 . .
30-39 1 2,52 0,40 0,06 2,82 30-39 3 3,37 0,89 0,29 2,76
+40 1 0,22 4,51 0,64 32,03 +40 1 0,32 3,08 0,43 21,85
(continua)
14
Disturbi ghiandola tiroide 0-9 0 0,44 0 . . 0-9 0 0,25 0 . .
(ICD IX rev. 240-246) 10-19 1 0,52 1,93 0,27 13,67 10-19 1 0,45 2,22 0,31 15,74
20-29 1 0,56 1,78 0,25 12,60 20-29 0 0,49 0,00 . .
30-39 1 0,98 1,02 0,14 7,23 30-39 2 1,28 1,57 0,39 6,26
+40 0 0,09 0 . . +40 0 0,13 0 . .
Malattie ematologiche 0-9 0 0,39 0 . . 0-9 0 0,31 0 . .
(ICD IX rev. 280-289) 10-19 0 0,36 0 . . 10-19 0 0,33 0 . .
20-29 1 0,33 3,04 0,43 21,60 20-29 0 0,3 0 . .
30-39 4 0,74 5,39 2,02 14,35 30-39 5 0,86 5,8 2,4 13,9
+40 1 0,09 10,56 1,49 74,97 +40 1 0,12 8,5 1,2 60,3
Malattie sist.nerv. e org. senso 0-9 8 2,83 2,83 1,42 5,66 0-9 7 2,15 3,26 1,56 6,84
( 320-389) 10-19 5 3,18 1,57 0,65 3,78 10-19 2 2,77 0,72 0,18 2,88
20-29 2 3,01 0,66 0,17 2,66 20-29 5 2,8 1,79 0,74 4,29
30-39 4 7,42 0,54 0,20 1,44 30-39 5 8,48 0,59 0,25 1,42
+40 0 0,99 0 . . +40 0 1,23 0 . .
Malattie sist.circolatorio 0-9 1 3,21 0,31 0,04 2,21 0-9 1 2,25 0,44 0,06 3,15
(390-459) 10-19 4 4,76 0,84 0,32 2,24 10-19 3 4,02 0,75 0,24 2,31
20-29 4 4,49 0,89 0,33 2,37 20-29 5 4,14 1,21 0,50 2,90
30-39 12 13,1 0,92 0,52 1,61 30-39 12 14,68 0,82 0,46 1,44
+40 1 1,84 0,54 0,08 3,85 +40 1 2,31 0,43 0,06 3,08
Malattie ischemiche 0-9 0 0,51 0 . . 0-9 0 0,34 0 . .
(410-414) 10-19 0 0,85 0 . . 10-19 0 0,69 0 . .
20-29 4 0,86 4,63 1,74 12,34 20-29 4,00 0,77 5,20 1,95 13,86
30-39 5 2,81 1,78 0,74 4,28 30-39 5,00 3,11 1,61 0,67 3,86
+40 0 0,44 0 . . +40 0 0,56 0 . .
Complicanze della gravidanza 0-9 0 1,93 0 . . 0-9 0 1,5 0 . .
(630-639) 10-19 1 1,67 0,60 0,08 4,25 10-19 1 1,75 0,57 0,08 4,05
20-29 1 2,77 0,36 0,05 2,57 20-29 1 2,23 0,45 0,06 3,19
30-39 1 1,08 0,93 0,13 6,60 30-39 1 1,97 0,51 0,07 3,61
+40 0 0,01 0 . . +40 0 0,01 0,00 . .
Malattie perinatali 0-9 4 2,48 1,61 0,61 4,30 0-9 4 2,47 1,62 0,61 4,31
(760-779) 10-19 0 0,01 0 . . 10-19 0 0,01 0 . .
20-29 0 0,02 0 . . 20-29 0 0,02 0 . .
30-39 0 0,01 0 . . 30-39 0 0,02 0 . .
+40 0 0 0 . . +40 0 0 0 . .
15
TABELLA 6: Analisi della morbosità, per sub-coorti di residenza, 1998-2003
Cause (ICD IX rev) zona R zona A zona B
oss attesi SMR IC (95%) oss attesi SMR IC (95%) oss attesi SMR IC (95%)
Tumori totali (140-239) 7 9,03 0,77 0,37 1,63 16 8,23 1,94 1,19 3,17 3 3,6 0,83 0,27 2,58
T.M primitivi (140-208,escl. 196-198) 4 4,27 0,94 0,35 2,50 9 3,92 2,29 1,19 4,41 3 1,77 1,69 0,55 5,24
TM app.digerente e peritoneo (150-159) 1 0,94 1,07 0,15 7,57 3 0,86 3,50 1,13 10,85 0 0,4 0 . .
TM pancreas (157) 0 0,09 0 . . 2 0,09 22,82 5,71 91,26 0 0,04 0 . .
TM.gh.tiroide e altre gh. (193-194) 0 0,16 0 . . 1 0,14 6,96 0,98 49,42 0 0,06 0 . .
TM sist.linfoematopoietico (193-194) 2 0,42 4,73 1,18 18,91 0 0,38 0 . . 0 0,17 0 . .
Leucemie totali (204-208) 1 0,15 6,88 0,97 48,84 0 0,13 0 . . 0 0,06 0 . .
TM sec. e natura non spec. ( 196-198 e 239) 0 0,69 0 . . 4 0,65 6,2 2,33 16,52 0 0,29 0 . .
Tumori benigni (210-229) 3 3,5 0,86 0,28 2,66 3 3,14 0,96 0,31 2,96 0 1,31 0 . .
Disturbi ghiandola tiroide (240-246) 0 1,1 0 . . 2 1,06 1,88 0,47 7,53 1 0,43 2,35 0,33 16,69
Malattie ematologiche (280-289) 3 0,86 3,50 1,13 10,86 1 0,73 1,37 0,19 9,69 2 0,33 6,13 1,53 24,49
Malattie sist.nerv. e org. Senso (320-389) 10 7,61 1,31 0,71 2,44 9 6,79 1,33 0,69 2,55 0 3,02 0 . .
Malattie sist.circolatorio (390-459) 8 11,96 0,67 0,33 1,34 10 10,67 0,94 0,50 1,74 4 4,77 0,84 0,31 2,23
Malattie ischemiche (410-414) 1 2,35 0,42 0,06 3,01 6 2,13 2,82 1,27 6,27 2 0,98 2,04 0,51 8,14
Complicanze della gravidanza (630-639) 1 3,75 0,27 0,04 1,89 1 2,57 0,39 0,05 2,76 1 1,13 0,88 0,12 6,26
Malattie perinatali (760-779) 2 0,79 2,52 0,63 10,09 2 1,13 1,76 0,44 7,06 0 0,6 0 . .
16
TABELLA 7: le cause di decesso e di ospedalizzazione, 1998-2003
ID sogg. n.osp. datadim Causa ospedalizzazione (ICD) Causa decesso (ICD) ddec
20 1° osp. 13-dic-02 M.sist. Circ.(4371) 2507 13-dic-02
39 1° osp. 31-lug-03 M.sist.circ.(4281) M.sist.circ.(4281) 31-lug-03
81 1° osp. 09-mar-01 TM prim.(1730)
81 2° osp. 14-dic-02 M. ischemiche (41031) M. ischemiche (4100) 14-dic-02
83 M.sist.circ (4360) 26-apr-00
87 M.sist. circ.(4372) 16-apr-00
133 1° osp. 25-gen-98 TM linfoemato(2050) TM linfoemato (2050) 10-feb-98
143 5715 06-lug-00
174 M.sist.circ.(4291) 10-mar-99
185 1° osp. 01-ott-01 TM app.dig.(1541) TM app.dig. (1539) 02-set-02
263 1° osp. 08-giu-98 TM prim.(1882)
263 2° osp. 12-mag-
2000 TM sec.e non spec (1977) TM prim.(1892) 11-ago-00
264 8050 15-giu-98
331 1° osp. 14-ott-00 TM pancreas (1570) 24-ago-02
331 2° osp. 23-giu-02 TM sec e non spec (1976) TM pancreas (1579) 24-ago-02
332 1° osp. 30-giu-01 TM pancreas (1570) TM pancreas (1579) 30-giu-01
337 4860 20-lug-02
17
Unità operativa 2: STUDIO TRASVERSALE SULLO STATO DI SALUTE IN
UNA POPOLAZIONE ESPOSTA A CAMPO MAGNETICO A 50 Hz
1. STUDIO TRASVERSALE
L’obiettivo principale dello studio sullo stato di salute della popolazione di Longarina è quello di
valutare l’ipotesi di una possibile associazione tra l’esposizione a campo magnetico a 50 Hz e la
presenza di una serie di disturbi comportamentali nei soggetti maggiormente esposti rispetto a
quelli con livelli stimati di esposizione minori. L’obiettivo secondario dello studio è quello di
considerare negli stessi soggetti alcuni parametri ematologici, immunologici e cardiologici.
2. MATERIALI E METODI
Gli end-point principali dello studio sullo stato di salute sono:
- qualità della vita tramite la somministrazione del questionario General Health Questionnaire
- sintomatologia depressiva tramite il questionario Beck Depression Inventory
- cefalea
- qualità del sonno tramite il questionario Pittsburgh Sleep Quality Index
Gli end-point secondari dello studio sullo stato di salute sono:
- parametri ematologici
- parametri immunologici
- dosaggio urinario della 6 sulfossimelatonina
- variabilità del ciclo cardiaco mediante tecnica HRV
- variabilità della pressione arteriosa
I possibili fattori confondenti nella relazioni tra esposizione a campo magnetico ed end-point
principali e secondari sono:
- età, sesso, scolarità, patologie pregresse e concomitanti raccolte tramite il questionario
anamnestico
- eventi stressanti raccolti tramite il questionario sugli eventi stressanti della vita
- stato dell’ansia valutato tramite i questionari StateTrait Anxiety Inventory – Forma Y1 e Y2
- profilo della personalità valutato tramite il questionario Minnesota Multiphasic Personality
Inventory
18
La schema riassuntivo di queste relazioni è riportato nella figura successiva.
Esposizione
a campo magnetico
Fattori confondenti
MMPI Quest.
Avvenimenti vitaAnsia stato e tratto
STAI-Y1 e Y2
Sesso, età, scolarità Patologie pregresse
e concomitanti
Fattori confondenti
Stato di salute
(GH)
End point
secondari
End point
principali
Depressione
(BDI)
Cefalea
Sonno
(PSQI)
Melatonina
Linfociti
Variabilità
cardiaca
Variabilità
pressoria
STUDIO SULLO STATO DI SALUTE DELLA
POPOLAZIONE DI LONGARINA
Ematologici
Il dettaglio degli strumenti utilizzati come end-point principali e secondari e come fattori di confondimento è descritto nei paragrafi seguenti.
Questionario sulla qualità della vita (GHQ28) Il “General Health Questionnaire” utilizzato in
questo studio è la versione composta da 28 items (GHQ28) ognuno con quatto risposte (Golberg
DP, 1972). Lo score che viene applicato al GHQ è di due tipi: il primo utilizza un punteggio
convenzionale 0,1,2,3 (max score = 84) a seconda della riposta fornita, il secondo invece applica la
sequenza 0,0,1,1 (max score 28). Il GHQ28 si suddivide in quattro componenti che misurano
complessivamente gli aspetti di benessere generali quali quello somatico, dell’ansia, sociale e della
depressione. In base alle evidenze di letteratura lo score del GHQ 28 può essere utilizzato come
variabile continua per indicare la severità dl disturbo o applicando un cut-point di 6 (tutti i soggetti
che hanno avuto un punteggio di almeno 6 possono essere considerati positivi allo screening sui
disturbi psicologici)
Questionario sulla valutazione della sintomatologia depressiva (BDI) Il “Beck Depression
Inventory” è un questionario composto da 21 items ed ha lo scopo di stimare il tono dell’umore del
soggetto (Beck AT et al, 1961). Ogni domanda ha quattro risposte con un punteggio che va da 0 a 3
(mas score = 63).
19
Lo score di questo strumento può essere applicato sia in maniera continua che categorica secondo lo
schema di seguito riportato:
0-9 assenza di depressione
10-18 lieve depressione
19-29 moderata depressione
30-63 severa depressione
Cefalea Con la somministrazione del questionario anamnestico il clinico valuterà se il soggetto
riferisce o meno una cefalea. In caso positivo verrà compilato il questionario specifico per la
caratterizzazione clinica del disturbo. Nello studio epidemiologico la variabile verrà utilizzata in
maniera dicotomica (presenza/assenza della cefalea).
Questionario sulla qualità del sonno (PSQI) Il “Pittsburgh Sleep Quality Index” è un
questionario che è in grado di fornire informazioni sulla qualità soggettiva del sonno, la durata del
sonno, le cause di interruzione del sonno, sulla stanchezza diurna e sull’uso dei farmaci per il
sonno (Buysse D et al. 1988). Il PSQI contiene 24 domande, 19 per l’autovalutazione e 5 per la
valutazione da parte di terzi. Lo score del PSQI viene utilizzato in maniera categorica. I soggetti con
un punteggio > 5 vengono considerati “poor sleepers”, mentre quelli con un punteggio ≤ 5 “good
sleepers”.
Parametri ematologici Un prelievo ematico per la determinazione di alcuni parametri ematologici
ed immunologici è stato effettuato ai soggetti inclusi nello studio. Per ogni soggetto sono stati
raccolti circa 25 cc di sangue in provette con EDTA Per quanto riguarda il prelievo in soggetti
femminili in età fertile (presenza del ciclo mestruale) il prelievo è stato effettuato dal terzo giorno
dalla cessazione del ciclo mestruale. I seguenti valori emocromocitometrici sono stati misurati:
Ematocrito
Eritrociti
Volume globulare medio
Ampiezza dispersione volume globulare
Emoglobina
Concentrazione media emoglobina globulare
Piastrine
Piastrinocrito
Volume piastrinico medio
Ampiezza dispersione volume piastrinico
Leucociti
Linfociti
Neutrofili
Eosinofili
Basofili
Monociti
Cellule atipiche
Cellule immature
I parametri ematochimici sono stati utilizzati sia in maniera continua che applicando il rispettivo
range di normalità. In questo secondo caso si potranno considerare tutti i soggetti con un valore ipo
o iper.
20
Parametri immunologici Per ridurre il rischio della variazione circadiana nella risposta
immunitaria l’orario del prelievo si è collocato in un arco di tempo compreso tra le 7.00 e le 10.00
a.m. Le seguenti popolazioni sottopopolazioni linfocitarie sono state considerate:
CD3
CTL
CD4
CD4-DR
CD8
CD8-DR
CD8dim
T4/T8
NK
CD19
I seguenti test di linfoproliferazione sotto stimolo con mitogeni sono stati utilizzati:
PHA
ConA
La seguente misura dell’attività citotossica delle cellule natural killer (NK) presenti nel sangue
periferico è stata considerata:
UL50
Dosaggio urinario della 6 sulfossimelatonina La valutazione delle concentrazioni di melatonina
viene generalmente eseguita determinando nelle urine del periodo notturno il suo principale
metabolita (melatonina-6-solfato). Questo avviene essenzialmente per due motivi. Il primo è di
ordine tecnico: è poco proponibile dover eseguire per ciascun soggetto, oltre ad un prelievo
ematico diurno, anche uno notturno (di solito alle ore 3.00 , quando i livelli di melatonina sono
massimi), senza svegliarlo e praticamente al buio. Il secondo motivo deriva dai dati presenti in
letteratura, i quali indicano una correlazione significativa fra livelli plasmatici di melatonina e
concentrazioni urinarie del suo metabolita (Baskett et al. 1998). Pertanto, da quanto accennato, allo
scopo di valutare gli eventuali effetti dell’esposizione a campo magnetico sulla secrezione di
melatonina nell’uomo, è possibile utilizzare la determinazione della melatonina solfato nelle urine.
Ciascun soggetto incluso nello studio ha eseguito la raccolta delle urine delle 24 ore (la raccolta è
iniziata alle ore 8 am,). Le urine sono state raccolte in due frazioni di orario: una prima ha compreso
le urine raccolte a partire dalle ore 8 am alle ore 20 pm, la seconda dalle ore 20 pm alle ore 8 am.
Entrambi i volumi di urina sono stati accuratamente misurati e registrati, poi un’aliquota (circa 5
ml) è stata centrifugata ed il sopranatante conservato a -20 °C fino al momento del dosaggio. La
melatonina solfato nelle urine è stata determinata mediante metodica radioimmunologica (Arendt et
al. 1985), impiegando uno dei kit in commercio (Stockgrand Ltd, Guildford).
Valutazione della variabilità del ciclo cardiaco mediante tecnica HRV L’analisi della variabilità
della frequenza cardiaca mediante tecnica HRV è in grado di dare informazioni sul controllo
autonomico della funzione cardiovascolare e in particolare delle interazioni delle componenti
simpato-vagali sul nodo seno-atriale. La metodica si basa sul rilevamento nelle 24 ore di un
tracciato Holter mediante l’applicazione sul torace del soggetto esaminato di 7 elettrodi monouso
collegati ad un opportuno registratore portatile, nel nostro caso il supporto di registrazione è una
nastrocassetta audio da 60 minuti, i soggetti di sesso maschile dovranno preventivamente depilare
il torace per poter applicare gli elettrodi. La fase successiva consiste nella lettura Holter della
registrazione mediante opportuno lettore computerizzato. L’analisi HRV è stata suddivisa in tre
periodi: l’intera giornata, il periodo diurno e il periodo notturno, per tali periodi vengono scelti
intervalli di 5 minuti per ogni ora di registrazione, con un valore di Beat Interpolation di 1.8, in cui
21
sono assenti artefatti tecnici o imputabili alla presenza di aritmie. La misura della variabilità della
frequenza cardiaca viene eseguita nel dominio del tempo e nel dominio della frequenza, in accordo
con le Linee Guida rilasciate nel 1996 dalla Task Force dell’ European Society of Cardiology. La
valutazione del dominio del tempo si basa sulla misurazione del ciclo cardiaco e delle sue
variazioni battito-battito misurate in millisecondi. Parametri del dominio del tempo: SDNN:
deviazione standard della media di tutti gli RR consecutivi dei battiti sinusali misurati all’Holter. r-
MSSD: differenza quadratica media fra gli intervalli RR adiacenti. pNN50: percentuale delle
differenze di intervalli adiacenti maggiori di 50 msec. Gli ultimi due indici vengono considerati
misure che riflettono principalmente la componente parasimpatica dell’HRV. L’analisi HRV del
dominio della frequenza permette una valutazione qualitativa e quantitativa delle componenti
autonomiche simpatica e parasimpatica, che hanno un’attività ciclica con lunghezze d’onda a
diversa frequenza. Per ottenere l’analisi HRV nel dominio della frequenza vengono plottati tutti gli
intervalli RR successivi e mediante l’analisi di Fourier si identificano le singole frequenze che
compongono il segnale. Tali frequenze, mediante opportuno software, vengono raggruppate in
bande a cui è associato un diverso significato fisiopatologico. Parametri del dominio della
frequenza: Alte Frequenze (HF) comprese tra nella banda tra 0.15 e 0.45 Hz. vengono considerate
espressione dell’attività vagale e sono correlate agli atti respiratori. Basse Frequenze (LF)
comprese nella banda tra 0.04 e 0.15 Hz. sono espressione dell’attività efferente simpatica diretta al
cuore. Rapporto tra LF e HF (LF/HF) rappresenta un indice dell’equilibrio simpato-vagale.
Variabilità della pressione arteriosa Il monitoraggio dinamico della pressione arteriosa è una
tecnica strumentale incruenta che permette di avere misurazioni della pressione arteriosa (PA))
durante le ore diurne e notturne, durante lo svolgimento delle attività lavorative e durante il sonno e
non determina una reazione d’allarme significativa contrariamente alle misurazioni pressorie
tradizionali. Il sistema di rilevamento dei valori pressori utilizzato in questo studio è di tipo
oscillometrico: questo sistema, mediante un manicotto sfingomanometrico connesso ad un
registratore portatile ed applicato al braccio del volontario, permette la misurazione automatica dei
valori pressori previa programmazione degli intervalli di misurazione, che in accordo con la
letteratura internazionale, sono stati fissati in ogni 15 minuti per le misurazioni diurne e ogni 30
minuti per quelle notturne. I dati così ottenuti verranno elaborati mediante un programma statistico
fornendo i valori medi di PA e di FC nelle 24 ore, i valori medi per ogni ora, i valori medi diurni e
notturni e la valutazione del ritmo circadiano. Per l’attendibilità dell’esame occorre che almeno il
70% delle misurazioni sia valido (minimo 2 misurazioni per ora durante il giorno ed 1 durante la
notte). I parametri che sono stati considerati sono:
- pressione arteriosa sistolica (24h, giorno e notte)
- pressione arteriosa diastolica (24h, giorno e notte)
- pressione arteriosa media (24h, giorno e notte)
Inoltre dei precedenti parametri pressori sono stati considerati la mediana, la varianza e l’ampiezza.
Questionario Anamnestico Il questionario è di tipo semistrutturato, composto da domande close-
ended e open-ended.. Sono state considerate le seguenti variabili
- sesso
- età
- scolarità (nessuna, elementare,media inferiore, media superiore, università)
- anni di residenza (da modificare in base alla storia residenziale nelle tre aree)
- ore in casa
- ore in camera da letto
- autovalutazione dello stato di salute (pessimo,abbastanza soddisfacente, soddisfacente,
buono, eccellente)
- vicinanza elettrodotto (effetti negativi, effetti abbastanza negativi, nessun effetto, effetto
abbastanza positivo, effetto positivo)
22
Questionario avvenimenti della vita La somministrazione del questionario ha la finalità di
individuare quegli eventi di vita che potrebbero avere una relazione con lo stato attuale del soggetto.
Il questionario è stato messo a punto da Biondi et al. che hanno tradotto, modificato e ampliato due
scale utilizzate nella pratica psichiatrica (Life Experiences Survey e Schedule of Recent
Experiences). (Biondi et al, 1993)
Le categorie di eventi indagati si dividono in tre gruppi: cambiamenti nella vita affettiva, familiare e
personale (24 items); eventi di lavoro ed economici (15 items); cambiamenti generali nella vita (12
items).
STAI-Y1 e Y2 Il Questionario per la misura dell’ansia (State Trait Anxiety Inventory) è uno
strumento finalizzato alla rilevazione e misurazione dell’ansia. (Spielberg CD, Gorsuch RL, Lushene
RE). Il questionario è formato da 40 items suddiviso in due scale per l’Ansia di Stato (Y-1) e
l’Ansia di Tratto (Y-2). Ogni item di ciascuna sezione viene valutato secondo una scala da 1 a 4,
una gradazione d’intensità nella sezione che valuta l’ansia di stato e una gradazione di frequenza
nella parte che considera l’ansia di tratto.
Alcuni item consistono di affermazioni che depongono per la presenza di ansia, altri item sono
formulati in modo di indicarne l’assenza. Per ogni item del primo tipo il punteggio corrisponde
semplicemente al numero contrassegnato, mentre per gli item del secondo tipo il punteggio va
assegnato in modo opposto (vale a dire che se è stato contrassegnato il 4 il punteggio sarà1).
Il punteggio minimo per ciascuna delle sezioni sarà ovviamente pari a 20 e quello massimo a 80.
MMPI Il Questionario sul profilo della personalità (Minnesota Multiphasic Personality Inventory)
(MMPI) è un questionario che ha lo scopo di valutare le principali caratteristiche strutturali di
personalità e i disordini di tipo emotivo (Hathaway SR, et al, 1951). È composto da tre scale di
validità che servono ad accertare con quale accuratezza e sincerità il soggetto ha completato il
questionario e dieci scale di base che valutano le dimensioni più significative della personalità.
Aspetti etici Lo studio è stato eseguito nel rispetto di tutti i codici deontologici connessi alla
ricerca su soggetti umani (Botti, 1998), e nel rispetto della normativa vigente in materia di tutela
della riservatezza (legge 275 del 1996 e successive modificazioni).
Lo studio è stato presentato nei suoi obiettivi e modalità di attuazione in due riunioni pubbliche con
gli abitanti di Longarina presso il centro sociale del quartiere.
Ogni soggetto che ha partecipato allo studio è stato contattato ed ha ricevuto un’informazione
completa, che gli ha consentito di fornire il proprio consenso informato.
Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico del Policlinico Universitario “Umberto I” di Roma. Ad ogni soggetto partecipante è stata assicurata la possibilità di contattare un referente in grado, in ogni
momento dello studio, di fornire qualunque chiarimento inerente lo studio stesso. Al termine dello studio
verranno comunicati ai partecipanti, i risultati ottenuti chiarendone il significato in relazione alle
conoscenze scientifiche attualmente disponibili.
Analisi statistica Verranno schematicamente effettuate due diverse analisi statistiche: la prima verrà eseguita nell’ipotesi che la variabilità degli end point principali e secondari sia distribuita in maniera
significativa tra i soggetti residenti nella zona A rispetto a quelli della zona R dopo opportuno controllo dei fattori confondenti. La variabile indipendente legata quindi all’esposizione sarà di tipo categorico (residenza zona A vs R) e le stime di esposizione al campo magnetico avranno il solo fine di caratterizzare dal punto di vista descrittivo il contrasto tra le due aree ma non verranno incluse nel modello di analisi; la seconda verrà invece eseguita considerando come variabile indipendente una stima del campo magnetico attribuibile a tutti i soggetti inclusi nello studio (n= 209) secondo le diverse metriche che verranno elaborate dall’unità operativa n.4 sulla base del modello di esposizione che verrà proposto.
23
Le analisi statistiche verranno effettuate in una prima fase considerando gli end point principali e
secondari non correlati tra loro, successivamente si valuterà la possibile relazione tra alcuni
parametri biochimici e strumentali e gli end-point principali.
Per questo studio non è stato possibile eseguire un calcolo di potenza al fine di individuare un
numerosità adeguata per evidenziare le ipotetiche differenze nella distribuzione di un fenomeno in
quanto il disegno dello studio presenta una tale originalità che non trova al momento riscontro nelle
evidenze scientifiche disponibili.
In questa relazione è stato eseguito un confronto relativamente ai soli soggetti delle zone A (esposti) e R (non esposti). Vengono di seguito riportati i risultati ottenuti dal confronto dei due gruppi di soggetti, in forma grafica e tabellare. Va ricordato, per una agevole lettura delle tabelle, quanto segue:
le dizioni “test di Fisher” e “test di Kruskal-Wallis” stanno ad indicare i test statistici usati per
saggiare eventuali differenze fra i due gruppi considerati (Zona A e Zona R);
la voce “probabilità associata” esprime, in termini percentuali compresi tra 0 e 1 (ad es.: 0.33
equivale al 33%), la probabilità di sbagliare sostenendo una diversa distribuzione del parametro
nei due gruppi confrontati, quando invece tale diversità non esiste.
Ad esempio (dati tratti dalla tabella seguente):
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 19.66 19.77
Probabilità associata (test di Kruskal-Wallis):
0.93
se si sostiene che il valore del parametro studiato è mediamente più alto nei soggetti della Zona
R (19.77) che in quelli della Zona A (19.66), si rischia di sbagliare con una probabiità del 93%.
In altri termini, il suddetto valore (93%) rappresenta la probabilità che la differenza osservata sia
del tutto casuale e non legata a reali differenze fra i due gruppi.
La popolazione in studio
In base al censimento effettuato per lo studio di coorte risultano residenti al 31.12.03, nella zona di
Longarina individuata per lo studio, 252 soggetti (129 femmine e 123 maschi). Questi individui
vivono complessivamente in 44 edifici. La distribuzione per fascia d’età e sesso è riportata nelle
tabella successiva
Classe d’età
MASCHI
FEMMINE
TOTALE
0 – 10 12 8 20
11 – 18 9 14 23
19 – 30 19 15 34
31 – 40 24 29 53
41 – 50 18 16 34
51 – 60 17 15 32
61 – 70 11 15 27
71 – 80 9 17 27
> 81 4 - 4
totale 123 129 252
24
A tutti i soggetti con una età superiore ai 18 anni (n=209) è stata proposta la partecipazione allo
studio con l’applicazione dell’intero protocollo, questionari ed esami strumentali e biochimici.
Questi soggetti sono suddivisi in tre gruppi a seconda della loro zona di residenza al 31.12.03:
La fascia A identifica le abitazioni entro i 28 metri dalla linea elettrica (il minimo valore
dell’induzione magnetica è stato stimato pari a 0,44μT); la fascia R le abitazioni oltre i 33 metri
dalla linea (il massimo valore dell’induzione magnetica è stato stimato pari a 0,34μT) e la fascia B
le cui abitazioni sono comprese tra 28 e 33 metri (i valori di induzione magnetica si sovrappongono
in parte con i valori della fascia A e in parte con quelli della fascia R).
Nella fascia A risultano risiedere al 31.12.03 67 individui, nella fascia B 44 soggetti e nella fascia R 98.
In base alla storia residenziale l’intero gruppo di 209 soggetti potrebbe essere ricollocato nelle tre aree
nelle quali è stata suddivisa la zona di Longarina.
Ogni soggetto residente nella zona A, B e R è stato identificato da un codice composto da una lettera e
da un numero. Tale codice è stato riportato sui questionari e su tutto il materiale utilizzato nello studio
(provette, referti ECG, ecc.) ed è quello presente nel data-base generale.
Per i soggetti con età inferiore ai 18 anni (n = 43) è stato somministro il questionario anamnestico e
proposto un prelievo di un campione ematico.
Lo studio ha avuto una durata di 22 mesi e si è svolto per quanto riguarda le valutazioni cliniche e la
somministrazione dei questionari presso il centro sociale del quartiere di Longarina. I prelievi del
campione ematico e le valutazioni cardiologiche sono state invece eseguite nella residenza dei partecipanti
allo studio. Per controllare al meglio un possibile bias nell’acquisizione dei dati si evidenzia quindi come i
clinici hanno operato in cieco rispetto alla residenza del soggetto così come in cieco sono state effettuate
tutte le determinazioni dei parametri ematologici, immunologici e della 6-sulfossimelatonina.
Si sottolinea che grazie al rapporto di collaborazione che si è stabilito tra il gruppo di ricercatori e la
popolazione di Longarina il tasso di adesione allo studio è stato pari all’81%.
Si fa presente inoltre che la popolazione di Longarina evidenzia una notevole coesione sociale
consolidatasi nel tempo, senza alcuna differenza nelle diverse aree oggetto dello studio, rappresentando
quindi una realtà favorevole per la valutazione di determinanti di salute che sono strettamente connessi
con gli stili di vita ed il livello socio-economico quali quelli previsti nella definizione degli end point
principali e secondari.
25
3. RISULTATI
Nella conduzione dello studio trasversale i soggetti inclusi nello studio hanno partecipato con
modalità diverse alle diverse fasi della ricerca programmate per il perseguimento degli end-point
principali e secondari. Di seguito è riportato il livello di partecipazione per ogni specifico end-point
nella popolazione adulta di Longarina
Esame n /totale %
Visite mediche e somministrazione dei
test neurocomportamentali
Visite mediche 161/209 77.0%
Esami ematochimici ed
Prelievi 1 170/209 81.3%
Prelievi 2 21/209 10.0%
totale prelievi = 191
Raccolta delle urine
Urine 1 158/209 75.6%
Urine 2 139/209 66.5%
Urine 3 26/209 12.4%
totale esami urine = 323
Valutazione cadiovascolare
Holter cardiaco 1 161/209 77.0%
Holter cardiaco 2 122/209 58.3%
totale esami Holter = 283
Monitoraggio della pressione arteriosa 1 160/209 76.5%
Monitoraggio della pressione arteriosa 2 122/209 58.3%
totale esami MAP = 282
Per gli esami ematochimici il prelievo è stato ripetuto su 21 soggetti che presentavano alla prima
determinazione un parametro al di fuori del range di normalità. Allo stesso modo per 26 soggetti è
stata effettuata una terza determinazione della creatinina urinaria che risultava essere al di fuori del
range di normalità in una delle due precedenti valutazioni.
Per quanto riguarda il dosaggio urinario della 6 sulfossimelatonina e dei parametri cardiovascolari,
cardiaci e pressori, è stata proposta ai soggetti inclusi nello studio una seconda valutazione al fine di
valutare la riproducibilità nella stima della misura dei parametri previsti dalle rispettive metodiche.
26
Ai genitori dei soggetti con età inferiore ai 18 anni è stato proposto per i loro figli una visita medica
ed un prelievo di un campione ematico Le percentuali di adesioni a questa fase dello studio sono
state le seguenti:.
Esame n /totale %
Visite mediche 34/43 79.1%
Prelievi 23/43 53.4%
Infine su un gruppo di 13 soggetti adulti non inclusi nello studio trasversale in quanto residenti
attualmente a Longarina ma non nell’area oggetto dello studio sono state eseguite le seguenti
valutazioni:
Visite mediche e test neurocomportamentali (n=12)
Monitoraggio della pressione arteriosa (n=13)
Holter cardiaco (n=12)
In questa relazione vengono riportati i risultati ancora preliminari relativi ai seguenti end-point :
a) end-point principali:
- qualità della vita (figure e tabelle 1,2)
- sintomatologia depressiva (figura e tabella 3)
- cefalea (figura e tabella 4)
- qualità del sonno (figura e tabella 5)
b) end-point secondari:
- parametri ematologici (figure e tabelle 6-23)
- parametri immunologici (figure e tabelle 24-45)
- variabilità della pressione arteriosa (figure e tabelle 46-78)
- variabilità del ciclo cardiaco (figure e tabelle 79-81)
Si sottolinea che il confronto in questa fase preliminare è stato eseguito tra i gruppi di soggetti che
risiedono nella zona A rispetto a quelli che si trovano nella zona R senza alcuna valutazione
dell’azione dei possibili fattori confondenti al di fuori del sesso e dell’età che risultano essere
statisticamente non significativi.
27
I risultati degli esami ematologici effettuati riguardano 166 soggetti così suddivisi per zona di
residenza:
Uomini Donne
Zona A 23 31
Zona B 20 22
Zona R 31 39
Totale: 74 92
Un primo confronto è stato eseguito relativamente ai soli soggetti delle zone A (esposti) e R (non
esposti). I 124 soggetti risultano così distribuiti per sesso e zona di residenza:
Uomini Donne
Zona A 23 31
Zona R 31 39
Totale: 54 70
L’età media dei soggetti nelle due zone ed il sesso non differisce in modo statisticamente
significativo (Zona A= 48.87; Zona R= 48.68)
05
10
20 40 60 80 20 40 60 80
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(anni)Graphs by zonal
28
Dall’analisi statistica emerge una differenza significativa nel confronto dei soggetti delle due zone
(A vs R) in alcuni parametri relativi ai seguenti end-point secondari:
- parametri ematologici
si evidenzia che i soggetti che risiedono nella zona A hanno un valore medio più elevato nella
concentrazione delle piastrine rispetto a quelli della zona R (p = 0.02)(figura 12 e tabella 12a).
Inoltre gli stessi soggetti della zona A presentano una distribuzione dei punteggi normali e
patologici delle piastrine ai limiti della significatività rispetto ai soggetti dell’area R
(p = 0.08)(figura 12 e tabella 12b). Infine il corrispondente valore di piastrinocrito è più elevato nei
soggetti della zona A rispetto a quelli della R (p = 0.01)(figura 13 e tabella 13a).
Si rileva infine una riduzione dei basofili dei soggetti della zona A rispetto a quelli della zona R (p
= 0.01)(figura 20 e tabella 20a).
- parametri immunologici
Il valore medio della percentuale dei CD3 è statisticamente ridotto nei soggetti della zona A rispetto
a quelli della zona R sia per quanto riguarda il totale dei soggetti (p =0.01, figura e tabella 25) che
per le donne (p = 0.01, figura e tabella 25). Il parametro UL50 è invece elevato in modo
significativo nei soggetti della zona A sia nel gruppo totale (p = 0.01) che negli uomini (p = 0.01) e
nelle donne (p = 0.03)(figura e tabella 45).
Il valore medio della percentuale dei CD4 è statisticamente ridotto nelle donne della zona A rispetto
a quelle della zona R (p = 0.03) mentre è ai limiti della significatività se si considera il gruppo dei
soggetti nel suo insieme (p = 0.06)(tabella e figura 27). La percentuale dei CD19 risulta essere
superiore, ai limiti della significatività, nelle donne della zona A rispetto a quelle che risiedono
nella zona R (p = 0.09)(figura e tabella 37).
La percentuale delle cellule NK è più elevata nel gruppo dei soggetti della zona A (p = 0.09) e nelle
donne in particolare (p = 0.09), ai limiti della significatività, rispetto agli analoghi soggetti della
zona R (figura e tabella 41).
Infine il rapporto T4/T8 è ridotto ai limiti della significatività (p = 0.09) nelle donne della zona A
rispetto a quelle della zona R (figura e tabella 42).
- variabilità della pressione arteriosa
La varianza della pressione media notturna è statisticamente ridotta nelle donne della zona A
rispetto a quelle della zona R (p = 0.01) mentre è ai limiti nell’intero gruppo dei soggetti (p =
0.09)(figura e tabella 76).
Si rileva inoltre una riduzione della varianza della pressione diastolica notturna nelle donne della
zona A rispetto a quelle della R (p = 0.01)(figura 65 e tabella 65). Infine ai limiti della
significatività si osserva una riduzione della varianza della pressione sistolica notturna nelle donne
della zona A rispetto a quelle della zona R (p = 0.08)(figura e tabella 54).
- variabilità del ciclo cardiaco
Il rapporto LF/HF durante il giorno mostra una riduzione ai limiti della significatività negli uomini
della zona A rispetto a quelli della zona R (p = 0.06)(figura e tabella 80).
29
4. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Lo studio trasversale sullo stato di salute della popolazione residente a Longarina ha un tipico
disegno di uno studio cross-sectional e come tale si prefigge lo scopo di associare ad un livello di
esposizione a campo magnetico, così come definito a priori nella classificazione delle diverse aree
dello studio, la distribuzione di una serie di end point principali e secondari rilevati nella
conduzione dello stesso.
Lo studio si colloca in quella area dell’attività di ricerca che indaga sui possibili effetti non
cancerogeni associati all’esposizione a campo magnetico a 50 Hz. In particolare nella
classificazione degli end-point principali e secondari si è voluto esplicitare che i primi hanno una
rilevanza soprattutto clinica e sono stati valutati con strumenti ampiamente utilizzati nella comunità
scientifica quali il “General Health Questionnaire” per la qualità della vita, il “Beck Depression
Inventory” per la sintomatologia depressiva, il “Pittsburgh Sleep Quality Index” per la valutazione
della qualità del sonno ed infine una specifica visita medica per la caratterizzazione della cefalea.
Come end-point secondari sono stati invece definiti una serie di parametri ematologici,
immunologici, biochimici e cardiologici che hanno la finalità di indagare, ad un livello decisamente
subclinico, possibili effetti dell’esposizione a campo magnetico sui meccanismi fisiologici che sono
soprattutto riconducibili all’ipotesi che i campi magnetici possano indurre un’alterazione del ritmo
della secrezione della melatonina e perturbare l’attività delle cellule della linea ematopoietica
(International Agency for Research on Cancer. 2002 ; Bonhomme-Faivre L et al 1998; Ciejka E et
al., 2005).
L’originalità dello studio è rappresentata fondamentalmente dall’innesto su una solida base
epidemiologica che identifica e caratterizza dal punto di vista dell’esposizione gruppi di soggetti
residenti nell’area di Longarina, di una serie di valutazione cliniche difficili per loro stessa natura
da indagare come la cefalea, i disturbi del sonno e la sintomatologia depressiva, e di una serie di
parametri biochimici e strumentali che, in base alle evidenze scientifiche disponibili, sono stati
associati all’esposizione a campo magnetico a 50 HZ nella conduzione di singoli studi ma non nel
contesto di uno stessa attività di ricerca (Asanova TR et al, 1966; Korobkova VP et al., 1972;
Sazonova TE 1975; Baroncelli P et al., 1985; Baroncelli P et al., 1986; Gamberale F 1990; Poole C
et al., 1993; McMahan S et al 1994; Savitz DA et al., 1994; Beale IL et al. 1997; Verkasalo PK et
al. 1997; Leone M et al.1998).
Inoltre l’architettura dell’intero progetto, così come definita nelle attività delle quattro unità
operative consente, per la prima volta, una lettura integrata dei determinanti di salute sia di tipo
cancerogeno che non in una popolazione esposta ad elevati livelli di campo magnetico con un
approccio quindi multidisciplinare di tipo misto con evidenti connotazioni epidemiologiche e
cliniche.
Questa lunga premessa si è resa necessaria per collocare nel giusto ambito i primi risultati che
emergono dallo studio trasversale.
Innanzitutto le preliminari analisi statistiche, eseguite controllando per i principali fattori
confondenti (sesso ed età), evidenziano che non vi sono differenze tra i soggetti che risiedono nella
zona A rispetto a quelli che risiedono nella zona R nella distribuzione dei diversi end-point
principali (qualità della vita, sintomatologia depressiva, qualità del sonno e cefalea) mentre al
contrario emergono una serie di differenze statisticamente significative o ai limiti della
significatività nella distribuzione dei parametri ematologici (piastrine, piastrinocrito, basofili),
immunologici (riduzione dei CD3, CD4 e del rapporto T4/T8 ed incremento dei CD19, NK e
dell’attività UL50) e cardiologici (riduzione della varianza della pressione arteriosa sistolica,
diastolica e media durante la notte e del rapporto LF/HF durante il giorno) nelle due suddette
popolazioni.
Questi dati, seppure con tutte le cautele dovute ad un analisi preliminare che quindi deve essere
confermata o meno con approcci statistici di natura multivariata, possono essere inseriti nel
contesto delle evidenze scientifiche disponibili.
30
In particolare alcuni autori hanno effettuato ricerche sull’associazione fra esposizione a campi
magnetici e alterazioni di parametri ematochimici ed immunitari , anche al fine di chiarire un
meccanismo di possibile rilevanza eziologica sul piano della cancerogenesi.
La maggior parte degli studi sono stati condotti su modello animale e hanno preso in considerazione
le cellule effettrici e le molecole più coinvolte nei meccanismi di immunosorveglianza della
cancerogenesi; i linfociti T citotossici, le cellule Natural Killer (NK), i macrofagi e alcuni anticorpi
secreti dai linfociti B.
Gli studi sulla capacità dei linfociti T e B di rispondere proliferando a diversi stimoli mitogenici, in
modelli murini e ratti, hanno dato risultati nettamente contrastanti (Haussler M et al., 1999, Murthy
BN et al., 1995).
L’attività antitumorale specifica dei linfociti T citotossici è stata valutata in due studi in vivo su
modello murino; nessun effetto rilevante è stato dimostrato in correlazione ad un’esposizione
prolungata a campi elettromagnetici a bassa frequenza (House RV et al., 1996).
L’attività delle cellule NK è stata anche saggiata in diversi studi su modello murino e in ratti.
Mentre alcuni studi riportano una invariata attività citotossica delle cellule NK, altri mostrano una
netta diminuzione dell’attività citotossica principalmente rilevante e significativa nelle femmine di
topo e meno consistente e non significativa nel modello maschile (House RV et al., 2000, McLean
JR et al, 1991). Alcune recenti evidenze sperimentali sottolineano ancora che l’esposizione a campi
magnetici a 50 HZ possano ridurre l’attività delle cellule NK (Canvesen AG et al, 2006).
Due studi su modello murino hanno anche indagato sulla produzione di anticorpi da parte dei
macrofagi dimostrando l’assenza di correlazione tra esposizione e attività macrofagica (Tremblay L
et al., 1996) al contrario una recente evidenza sperimentale suggerisce un’alterazione delle funzioni
cellulari dei macrofagi dopo l’esposizione a campi magnetici a 50 Hz (Frahm et al., 2006).
In diversi studi su modello animale condotti per dimostrare una relazione tra esposizione ai campi
elettromagnetici e alterazione della risposta immune e crescita tumorale, gli autori suggeriscono che
i cambiamenti immuno-ematologici osservati sono indice di possibile sviluppo di patologie tumorali
(leucemie o linfoma) ma le condizioni sperimentali molto diverse e le correlazioni non sempre
significative non consentono una univoca interpretazione (House RV et al., 1996, House RV et al.,
2000, McLean JR et al, 1991, McCormick DL et al., 1999).
Recentemente alcuni dati documentano che l’esposizione a campi magnetici può influenzare
l’attività dei linfociti nella riposta agli stimoli mutageni (Roman A et al., 2005).
Sull’uomo sono stati condotti pochi studi, anch’essi spesso con risultati non concordi. Uno studio
relativo alla valutazione dei disturbi neurocomportamentali riguarda 13 soggetti esposti a campi
magnetici a 50 Hz per almeno 8 ore giornaliere per 1-5 anni. Il campo magnetico era generato da un
trasformatore posto al piano inferiore a quello dove lavoravano i soggetti in esame; si osservavano
1.2-6.6 µT all’altezza del pavimento e 0.3-1.5 µT a 150 cm dal livello del pavimento. In questi
soggetti si osserva leucopenia, neutropenia, una riduzione significativa delle sottopopolazioni
linfocitarie CD4+, CD3+ e CD2+ e un incremento del numero di cellule NK circolanti rispetto ad
una popolazione di 13 controlli appaiati per sesso, età e stato socio-economico (Bonhomme-Faivre
L et al 1998). Tra i dati più interessanti appare il monitoraggio dei parametri immunologici in due
soggetti esposti permanentemente e seguiti per circa sei anni. Questo monitoraggio dimostra che
l’allontanamento dall’esposizione riconduce i parametri ematologici ai valori normali e la
riesposizione ripristina il deficit osservato sotto esposizione.
È importante notare che sei dei tredici soggetti esposti a campi ELF dopo sei mesi dalla cessazione
dell’esposizione presentano un aumento dei valori di linfociti CD4+, CD3+, CD2+ e una riduzione
delle cellule NK avvicinandosi ai valori della popolazione di controllo (Bonhomme-Faivre L et al
2003).
Un altro studio è stato condotto su quindici soggetti, sette uomini e otto donne, addetti alla
sorveglianza di un museo. I soggetti erano esposti a campi magnetici indotti da una cabina elettrica
(360 v, 50 Hz, 0.2-3.6 µT) per 20 ore a settimana (Boscolo et al., 2001).
31
Le donne e gli uomini esposti mostravano oltre ad una riduzione significativa di linfociti B, una
riduzione di cellule NK che negli uomini era più consistente che nelle donne. Inoltre, in tutti i
soggetti esposti, i livelli ematici e la produzione sotto stimolo mitogenico di interferone da parte
delle cellule mononucleate del sangue periferico, erano significativamente ridotti rispetto ai soggetti
di controllo. Viceversa, in entrambi i sessi, nessuna differenza significativa si riscontrava nel
numero e percentuale di linfociti T, linfociti T helper e suppressor allo stato basale o in condizioni
di attivazione.
In un altro studio condotto su sedici saldatori, di età compresa tra i 20 e i 40 anni, esposti a campi
elettromagnetici (50 Hz, 0.1-0.25 µT) per almeno 10 anni (Dasdag et al., 2002).
I saldatori non presentavano rispetto ai controlli significative differenze nel numero di linfociti T
maturi ma una diminuzione dei linfociti CD4+ e CD8+ che non alterava comunque il rapporto
CD4/CD8 e non risultava, secondo gli autori, rilevante dal punto di vista clinico.
Gli studi sinora svolti sull’argomento suggeriscono un legame tra l’esposizione a campi
elettromagnetici e risposta immune probabilmente mediato dal sistema neuroendocrino e i fattori
neuroimmuni solubili (Boscolo P et al. 2001, Morimoto K et al. 2001), tuttavia, il numero esiguo di
studi, l’eterogeneità delle condizioni di esposizione, la scarsa numerosità del campione esaminato,
la mancanza di notizie puntuali sugli stili di vita dei soggetti esaminati, importanti fattori di
confondimento sulla risposta immune umana, e la mancanza spesso di gruppi di controllo adeguati,
sono tra i principali ostacoli per formulare ad oggi una ipotesi consistente.
Le anomalie nei parametri ematologici e immunologici osservate in questa fase preliminare delle
analisi, su soggetti residenti nella zona A di Longarina rilevano in maniera più puntuale:
a) un incremento delle piastrine e del piastrinocrito ed una riduzione dei granulociti basofili
denotano un possibile interessamento degli aspetti della coagulazione e di reazione a stati
infiammatori;
b) una riduzione in percentuale nel sangue periferico di linfociti T totali (CD3). I linfociti T
sono cellule preposte alla immunità cellulo-mediata e possono risultare ridotti in
svariatissime situazioni di deficit immunitario, sia congenito che acquisito;
c) una riduzione in percentuale nel sangue periferico di linfociti T “Helper” (CD4). I linfociti T
helper sono una subpopolazione linfocitaria T che ha il compito di stimolare, mediante la
produzione di particolari fattori solubili, sia i linfociti T che i linfociti B ad attuare una
risposta immune contro antigeni T dipendenti ;
d) un incremento in percentuale nel sangue periferico delle cellule “Natural Killer”(NK). Le
cellule NK sono dotate di azione citotossica diretta in particolare contro le proliferazioni
neoplastiche e i virus. Queste cellule sono infatti in grado di riconoscere e ledere cellule
appartenenti a vari tipi di tumore, specie di origine linfoide. La loro determinazione risulta
utile nella valutazione complessiva dello stato immunitario del soggetto in corso di malattie
o trattamenti immunodepressivi.
e) incremento in percentuale nel sangue periferico delle cellule identificati dal marcatore di
superficie CD19. Queste cellule sono precursori della serie B di origine midollare e sono
scarsamente presenti (15%) nel sangue circolante; il processo di attivazione è regolato dai
linfociti T helper (stimolazione) e T suppressor (inibizione); in seguito a contatto con
l'antigene vanno incontro a proliferazione, trasformandosi in plasmacellule destinate alla
produzione di immunoglobuline;
f) diminuzione del rapporto tra i linfociti CD4 e CD8 (T4/T8); questo rapporto è estremamente
utile nella diagnosi precoce di infezione e nel monitoraggio del sistema immunitario;
g) incremento al test UL50 che misura l’attività citotossica delle cellule NK contro cellule
tumorali umane sensibili (cellula mieloide target K562)
32
Per quanto riguarda i parametri cardiologici il monitoraggio della pressione Arteriosa (MAP) si è
rivelato uno strumento utile per la valutazione del profilo pressorio nelle 24 ore in soggetti
sottoposti a campi elettromagnetici. Nel soggetto normoteso esiste un ritmo circadiano sonno-veglia
della pressione arteriosa,consistente in un calo fisiologico dei valori pressori durante il sonno
notturno, che raggiunge il suo valore massimo intorno alle ore 4 di mattina, quando inizia una
graduale risalita, più marcata al momento del risveglio; la riduzione pressoria durante le fasi del
sonno è di circa il 10% rispetto ai valori diurni (10 mmHg per la sistolica e 5 mmHg per la
diastolica).
Si possono osservare oscillazioni nei valori pressori, alcune di piccola entità e fugaci altre più
marcate e durature; queste variazioni sono più evidenti di giorno in quanto durante il riposo
l’attività simpatica si riduce in rapporto ad una diminuzione dell’attività catecolaminica.
Il maggior contributo alla variabilità pressoria è dato da fattori comportamentali come l’esercizio
fisico, il fumo di sigaretta, l’ansia e lo stress.
I dati della letteratura internazionale mostrano una riduzione nel periodo diurno della variabilità
pressoria, esaminata con la metodica Cosinor, e della frequenza cardiaca nei soggetti esposti a
campi elettromagnetici, tali alterazioni sono considerate correlabili con sospette alterazioni
neurovegetative, da confermare con studi su popolazioni più ampie (Gadzicka E et al., 1997,
Szmigielski S et al., 1998).
La riduzione della varianza della pressione arteriosa sistolica, diastolica e media durante la notte in
questo studio lascia ipotizzare per i soggetti residenti nella zona A di Longarina una associazione
tra l’esposizione a campi magnetici a 50 HZ e i meccanismi del sistema neurovegetativo che
regolano il ritmo circadiano della pressione arteriosa.
Per quanto concerne lo studio della variabilità del ritmo cardiaco (Heart Rate Variability, HRV) si è
dimostrato un importante metodo per la valutazione dei meccanismi di interazione tra la funzione
cardiaca e il Sistema Nervoso Autonomo (SNA), risultando un buon metodo predittivo sia per la
mortalità e la morbosità cardiovascolare, sia per la funzionalità del SNA (Task Force of the
European Society of Cardiology and North American Society of Pacing and Electrophysiology
1988, Mastrocola C et al. 1999). L’analisi HRV del dominio della frequenza permette una
valutazione qualitativa e quantitativa delle componenti autonomiche simpatica e parasimpatica, che
hanno un’attività ciclica con lunghezze d’onda a diversa frequenza. Il rapporto tra LF e HF (LF/HF)
rappresenta un indice dell’equilibrio simpato-vagale.
I dati della letteratura internazionale in materia di HRV e campi elettromagnetici sono discordanti
tra loro, per alcuni autori (Bortkiewicz A et al., 1996, Sait ML et al. 1999) esisterebbe una relazione
tra l’esposizione a campi elettromagnetici e le modificazioni dell’organismo umano riguardanti
l’HRV, il ritmo circadiano e l’insorgenza di anomalie elettrocardiografiche, mentre per altri
(Graham C et al., 2000, a,b,c,d) questo legame non esisterebbe.
Alcuni autori recentemente dopo aver condotto un’attività di ricerca utilizzando la tecnica HRV su
volontari sani e su lavoratori esposti a campi magnetici a bassa frequenza ritengono che vi possa
essere un’influenza sull’attività del sistema nervoso autonomo nella regolazione del sistema
cardiovascolare (Baldi E et al, 2006; Bortkiewicz A et al, 2006).
In questo studio la riduzione ai limiti della significatività del rapporto LF/HF durante il giorno negli
uomini che risiedono nella zona A rispetto a quelli della zona R rileva uno sbilanciamento
dell’equilibrio simpato-vagale.
In conclusione si può ritenere che le analisi preliminari relative allo stato di salute della popolazione
attualmente residente a Longarina evidenzia delle anomalie in alcuni parametri ematologici,
immnunologici e cardiologici sopratutto per la popolazione femminile della zona A
33
Le analisi successive con l’inclusione anche dei soggetti residenti nella zona B, intermedia tra
quella A e R, e ad un maggior controllo dei possibili fattori confondenti oltre ad una maggiore
caratterizzazione del profilo d’esposizione consentiranno di valutare l’ipotesi di una possibile
associazione tra alcuni determinati della salute, clinici e non, con l’esposizione a campi magnetici
a 50 HZ.
Al riguardo si evidenzia che poiché l’elettrodotto risulta in attività negli ultimi anni per breve
periodi, così some è descritto nella relazione della U.O. 4 , sarà interessante speculare se la
suddetta ipotetica associazione sia da attribuire ad una esposizione acuta o cronica.
E’ necessario sottolineare, a complemento dei risultati finora descritti, che durante la conduzione
dello studio due bambini di 4 e 8 anni d’età hanno ricevuto rispettivamente una diagnosi di
leucemia acuta e di papulosi linfomatoide, una lesione cutanea precancerosa che rientra nel gruppo
dei linfomi non Hodgkin. I due bambini risiedono attualmente, il primo nella zona A il secondo
nella zona B di Longarina. L’insieme delle evidenze che provengono dai risultati dello studio
trasversale e da quanto emerge dall’attività della U.O 1 che ha documentato un eccesso per la
morbosità delle malattie ematologiche, rafforza l’ipotesi che l’esposizione a campo magnetico a 50
Hz possa indurre un’alterazione delle attività delle cellule della linea ematopoietica.
Infine sempre durante la conduzione dello studio trasversale due soggetti di 68 e 77 anni sono
deceduti rispettivamente per un carcinoma alla prostata ed uno all’intestino. I due soggetti
risiedevono nella zona B di Longarina.
34
5. TABELLE E FIGURE
Questionario sulla qualità della vita
(General Health Questionnaire- punteggio convenzionale)
Figura 1 –
05
10
05
10
0 20 40 60 0 20 40 60
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
ose
rva
zio
ni
(score)Graphs by Zona and Sesso
Tabella 1 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 19.66 19.77
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.93
Uomini Valore medio: 17.10 16.83
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.75
Donne Valore medio: 21.39 22.20
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.88
35
Questionario sulla qualità della vita
(General Health Questionnaire- punteggio 0,0,1,1,)
Figura 2 –
05
10
05
10
0 10 20 30 0 10 20 30
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
ose
rva
zio
ni
(score)Graphs by Zona and Sesso
Tabella 2a -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 3.81 4.34
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.67
Uomini Valore medio: 3.00 3.13
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.75
Donne Valore medio: 4.36 5.34
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.55
Tabella 2b -
Zona A
Zona R
Negativi: 33
(31.5) 34
(35.5)
Positivi: 14
(15.5) 19
(17.5)
Totale: 47 53 Probabilità associata (test di Fisher): 0.53
36
Questionario sulla depressione (BDI, Beck Depression Inventory)
Figura 3 –
05
10
05
10
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
ose
rva
zio
ni
(score)Graphs by Zona and Sesso
Tabella 3a -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 5.71 5.63
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.74
Uomini Valore medio: 4.00 4.44
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 8.65
Donne Valore medio: 6.90 6.49
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.72
Tabella 3b -
Sindrome depressiva Zona A
Zona R
Assente 36
(38.7) 50
(47.3)
Lieve 12
(9.0) 8
(11.0)
Moderata 1
(0.9) 1
(1.1)
Grave 0
(0.4) 1
(0.6)
Totale: 49 60 Probabilità associata (test di Fisher): 0.38
37
Questionario sulla cefalea
Tabella 4a -
Uomini + Donne Zona A
Zona R
Si 20
(18.1) 20
(21.9)
No 31
(32.9) 42
(40.1)
Totale: 51 62 Probabilità associata (test di Fisher): 0.55
Tabella 4b -
Uomini Zona A
Zona R
Si 5
(4.5) 5
(5.5)
No 16
(16.5) 21
(20.5)
Totale: 21 26 Probabilità associata (test di Fisher): 0.73
Tabella 4c -
Donne Zona A
Zona R
Si 15
(13.6) 15
(16.4)
No 15
(16.4) 21
(19.6)
Totale: 30 36 Probabilità associata (test di Fisher): 0.62
38
Questionario sulla qualità del sonno (PSQI, Pittsburgh sleep quality index)
Figura 5 –
05
10
05
10
0 5 10 15 20 0 5 10 15 20
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
(score)Graphs by Zona and Sesso
Tabella 5a -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 4.88 4.67
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.87
Uomini Valore medio: 3.76 4.42
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.55
Donne Valore medio: 5.62 4.87
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.56
Tabella 5b -
Qualità del sonno Zona A
Zona R
Buona 27
(29.8) 37
(34.2)
Scarsa 21
(18.2) 18
(20.8)
Totale: 48 55 Probabilità associata (test di Fisher): 0.31
39
Ematocrito
Figura 6 -
05
10
30 35 40 45 50 30 35 40 45 50
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(percentuale)Graphs by zonal
Tabella 6a -
Zona A Zona R
Valore medio: 40.32 40.50 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.016
Probabilità associata: 0.90
Tabella 6b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 5
(3.9) 4
(5.1)
Valori “normali” 49
(50.1) 66
(64.9)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.50
40
Globuli rossi
Figura 7 -
05
10
15
20
3 4 5 6 3 4 5 6
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1.000.000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 7a -
Zona A Zona R
Valore medio: 4.70 4.65 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.269
Probabilità associata: 0.60
Tabella 7b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 7
(5.2) 5
(6.8)
Valori “normali” 46
(48.3) 65
(62.7)
Valori superiori a quelli “normali” 1
(0.4) 0
(0.6)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.28
41
Volume globulare medio
Figura 8 -
05
10
15
20
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(micron cubi)Graphs by zonal
Tabella 8a -
Zona A Zona R
Valore medio: 86.34 87.29 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.002
Probabilità associata: 0.96
Tabella 8b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 7
(5.7) 6
(7.3)
Valori “normali” 45
(47.5) 64
(61.5)
Valori superiori a quelli “normali” 2
(0.9) 0
(1.1)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.16
42
Ampiezza della dispersione del volume globulare
Figura 9 -
05
10
15
10 15 20 10 15 20
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(percentuale)Graphs by zonal
Tabella 9a -
Zona A Zona R
Valore medio: 13.54 13.74 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 2.293
Probabilità associata: 0.13
Tabella 9b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 54 70
Totale: 54 70
43
Emoglobina Figura 10 -
05
10
15
10 12 14 16 18 10 12 14 16 18
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(gr / 100ml)Graphs by zonal
Tabella 10a -
Zona A Zona R
Valore medio: 13.49 13.69 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.277
Probabilità associata: 0.60
Tabella 10b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 4
(2.6) 2
(3.4)
Valori “normali” 50
(51.4) 68
(66.6)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.23
44
Concentrazione globulare media di emoglobina
Figura 11 -
05
10
15
20
28 30 32 34 36 28 30 32 34 36
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(gr / 100 ml di soli eritrociti)Graphs by zonal
Tabella 11a -
Zona A Zona R
Valore medio: 33.45 33.80 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 1.286
Probabilità associata: 0.26
Tabella 11b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 2
(0.9) 0
(1.1)
Valori “normali” 48
(50.1) 67
(64.9)
Valori superiori a quelli “normali” 4
(3.0) 3
(4.0)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.18
45
Piastrine
Figura 12 -
05
10
15
20
0 100 200 300 400 0 100 200 300 400
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 12a -
Zona A Zona R
Valore medio: 247.00 222.24 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 5.166
Probabilità associata: 0.02
Tabella 12b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 2
(4.8) 9
(6.2)
Valori “normali” 51
(48.8) 61
(63.2)
Valori superiori a quelli “normali” 1
(0.4) 0
(0.6)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.08
46
Piastrinocrito
Figura 13 -
05
10
15
.1 .2 .3 .4 .1 .2 .3 .4
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(percento)Graphs by zonal
Tabella 13a -
Zona A Zona R
Valore medio: 0.239 0.212 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 6.329
Probabilità associata: 0.01
Tabella 13b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 13
(17.3) 30
(25.7)
Valori “normali” 34
(29.7) 40
(44.3)
Totale: 47 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.12
47
Volume piastrinico medio
Figura 14 -
05
10
15
8 10 12 14 8 10 12 14
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(micron cubi)Graphs by zonal
Tabella 14a -
Zona A Zona R
Valore medio: 9.04 9.29 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 2.48
Probabilità associata: 0.16
Tabella 14b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 48
(45.7) 57
(59.3)
Valori superiori a quelli “normali” 6
(8.3) 13
(10.7)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.32
48
Ampiezza della dispersione del volume piastrinico
Figura 15 -
05
10
15
10 15 20 25 10 15 20 25
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(percento)Graphs by zonal
Tabella 15a -
Zona A Zona R
Valore medio: 14.74 15.45 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 2.67
Probabilità associata: 0.10
Tabella 15b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 41
(40.1) 62
(62.9)
Valori superiori a quelli “normali” 3
(3.9) 7
(6.1)
Totale: 44 69 Probabilità associata (test di Fisher): 0.74
49
Leucociti
Figura 16 -
05
10
15
0 5 10 15 0 5 10 15
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 16a -
Zona A Zona R
Valore medio: 7.10 6.95 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.008
Probabilità associata: 0.93
Tabella 16b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 51
(52.3) 69
(67.7)
Valori superiori a quelli “normali” 3
(1.7) 1
(2.3)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.32
50
Linfociti
Figura 17 -
05
10
15
0 2 4 6 0 2 4 6
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 17a -
Zona A Zona R
Valore medio: 2.50 2.57 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.33
Probabilità associata: 0.57
Tabella 17b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 54
(53.1) 68
(68.9)
Valori superiori a quelli “normali” 0
(0.9) 2
(1.1)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.50
51
Neutrofili
Figura 18 -
05
10
15
2 4 6 8 10 2 4 6 8 10
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 18a -
Zona A Zona R
Valore medio: 3.85 3.61 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.302
Probabilità associata: 0.58
Tabella 18b -
Zona A Zona R
Valori inferiori a quelli “normali” 1
(0.4) 0
(0.6)
Valori “normali” 52
(53.1) 70
(68.9)
Valori superiori a quelli “normali” 1
(0.4) 0
(0.6)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 0.19
52
Eosinofili
Figura 19 -
05
10
15
0 .2 .4 .6 .8 0 .2 .4 .6 .8
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 19a -
Zona A Zona R
Valore medio: 0.235 0.225 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.044
Probabilità associata: 0.83
Tabella 19b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 46
(47.9) 64
(62.1)
Valori superiori a quelli “normali” 8
(6.1) 6
(7.9)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher):
53
Basofili
Figura 20 -
05
10
15
20
0 .1 .2 .3 0 .1 .2 .3
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 20a -
Zona A Zona R
Valore medio: 0.053 0.071 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 5.986
Probabilità associata: 0.01
Tabella 20b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 26
(26.1) 34
(33.9)
Valori superiori a quelli “normali” 28
(27.9) 36
(36.1)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 1.00
54
Monociti
Figura 21 -
05
10
15
0 .5 1 0 .5 1
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 21a -
Zona A Zona R
Valore medio: 0.45 0.46 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.197
Probabilità associata: 0.66
Tabella 21b -
Zona A Zona R
Valori “normali” 54
(53.6) 69
(69.4)
Valori superiori a quelli “normali” 0
(0.4) 1
(0.6)
Totale: 54 70 Probabilità associata (test di Fisher): 1.00
55
Cellule atipiche
Figura 22 -
05
10
15
0 .05 .1 .15 0 .05 .1 .15
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 22 -
Zona A Zona R
Valore medio: 0.0668 0.0669 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.085
Probabilità associata: 0.77
56
Cellule immature
Figura 23 -
05
10
15
0 .05 .1 .15 0 .05 .1 .15
Zona A Zona R
n°
osse
rva
zio
ni
(x1000 / microlitro)Graphs by zonal
Tabella 23 -
Zona A Zona R
Valore medio: 0.044 0.038 Test per l’uguaglianza delle popolazioni
(test di Kruskal-Wallis): chi-quadro = 0.902
Probabilità associata: 0.34
57
CD3
Figura 24 –
05
10
05
10
0 1000 2000 3000 4000 0 1000 2000 3000 4000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 24 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 1789.65 1921.11
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.15
Uomini Valore medio: 1842.26 1964.78
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.41
Donne Valore medio: 1750.62 1884.32
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.26
58
CD3 %
Figura 25 –
02
46
80
24
68
50 60 70 80 90 50 60 70 80 90
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD3 %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 25 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 71.25 74.46
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.01
Uomini Valore medio: 71.95 72.96
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.35
Donne Valore medio: 70.73 75.16
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.01
59
CD4
Figura 26 –
05
10
05
10
0 1000 2000 3000 0 1000 2000 3000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 26 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 1065 1177
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.20
Uomini Valore medio: 1091 1186
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.62
Donne Valore medio: 1046 1168
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.32
60
CD4 %
Figura 27 –
05
10
05
10
20 40 60 20 40 60
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD4 percentoGraphs by Zona and Sesso
Tabella 27 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 42.62 45.31
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.06
Uomini Valore medio: 42.73 44.02
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.76
Donne Valore medio: 42.53 46.42
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.03
61
CD4-DR
Figura 28 –
05
10
15
20
05
10
15
20
0 500 1000 0 500 1000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 28 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 80.65 114.66
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.46
Uomini Valore medio: 88.96 132.85
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.63
Donne Valore medio: 74.49 99.85
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.75
62
CD4-DR %
Figura 29 –
05
10
15
05
10
15
0 20 40 0 20 40
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD4-DR %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 29 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 8.03 8.23
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.38
Uomini Valore medio: 8.79 9.07
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.79
Donne Valore medio: 7.46 7.51
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.29
63
CD8
Figura 30 –
05
10
05
10
0 500 1000 1500 2000 0 500 1000 1500 2000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 30 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 735.99 761.23
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.76
Uomini Valore medio: 753.09 798.40
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.80
Donne Valore medio: 723.35 729.93
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.88
64
CD8 %
Figura 31 –
05
10
05
10
20 40 60 80 20 40 60 80
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD8 %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 31 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 29.61 29.37
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.95
Uomini Valore medio: 29.71 29.54
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.84
Donne Valore medio: 29.52 29.22
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.81
65
CD8-DR
Figura 32 –
05
10
15
05
10
15
0 500 1000 0 500 1000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 32 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 122.65 129.88
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 1.00
Uomini Valore medio: 129.78 159.35
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.35
Donne Valore medio: 117.36 105.06
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.31
66
CD8-DR %
Figura 33 –
05
10
05
10
0 20 40 60 0 20 40 60
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD8-DR %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 33 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 16.29 16.33
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.76
Uomini Valore medio: 16.13 18.73
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.39
Donne Valore medio: 16.41 14.24
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.18
67
CD8-DIM
Figura 34 –
05
10
15
05
10
15
0 500 1000 0 500 1000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 34 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 203.50 233.56
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.57
Uomini Valore medio: 199.70 253.19
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.26
Donne Valore medio: 206.32 217.03
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.74
68
CD8-DIM %
Figura 35 –
05
10
05
10
0 20 40 60 80 0 20 40 60 80
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD8-DIM %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 35 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 26.93 27.76
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.70
Uomini Valore medio: 24.72 28.47
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.15
Donne Valore medio: 28.56 27.14
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.52
69
CD19
Figura 36 –
02
46
80
24
68
0 200 400 600 0 200 400 600
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 36 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 255.13 236.30
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.62
Uomini Valore medio: 242.75 261.04
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.39
Donne Valore medio: 264.32 215.46
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.11
70
CD19 %
Figura 37 –
02
46
80
24
68
0 10 20 30 0 10 20 30
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CD19 %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 37 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 10.21 9.29
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.44
Uomini Valore medio: 9.48 9.70
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.55
Donne Valore medio: 10.74 8.92
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.09
71
CTL
Figura 38 –
01
02
03
00
10
20
30
0 500 1000 0 500 1000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / mlGraphs by Zona and Sesso
Tabella 38 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 70.98 60.97
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.95
Uomini Valore medio: 56.83 83.17
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.42
Donne Valore medio: 81.48 53.34
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.43
72
CTL %
Figura 39 –
05
10
15
05
10
15
0 10 20 30 0 10 20 30
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
CTL %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 39 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 3.38 3.43
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.95
Uomini Valore medio: 3.51 4.03
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.41
Donne Valore medio: 3.28 2.92
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.37
73
NK
Figura 40 –
05
10
15
05
10
15
0 500 1000 0 500 1000
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
cellule / microlitroGraphs by Zona and Sesso
Tabella 40 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 261.70 229.38
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.13
Uomini Valore medio: 253.25 261.67
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.62
Donne Valore medio: 267.97 202.18
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.11
74
NK %
Figura 41 –
05
10
15
05
10
15
0 10 20 30 40 0 10 20 30 40
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
NK %Graphs by Zona and Sesso
Tabella 41 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 11.04 9.02
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.09
Uomini Valore medio: 10.88 9.84
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.52
Donne Valore medio: 11.16 8.31
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.09
75
T4 / T8
Figura 42 –
05
10
05
10
0 1 2 3 4 0 1 2 3 4
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
T4 / T8Graphs by Zona and Sesso
Tabella 42 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 1.57 1.70
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.29
Uomini Valore medio: 1.61 1.69
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.87
Donne Valore medio: 1.53 1.71
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.09
76
PHA
Figura 43 –
02
46
80
24
68
50 100 150 200 50 100 150 200
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
Indice di stimolazioneGraphs by Zona and Sesso
Tabella 43 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 75.85 77.67
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.97
Uomini Valore medio: 70.16 68.86
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.89
Donne Valore medio: 80.08 85.31
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.68
77
ConA
Figura 44 –
05
10
05
10
0 20 40 60 80 0 20 40 60 80
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
Indice di stimolazioneGraphs by Zona and Sesso
Tabella 44 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 34.77 37.31
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.22
Uomini Valore medio: 32.58 33.72
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.69
Donne Valore medio: 36.39 40.43
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.18
78
UL50
Figura 45 –
05
10
05
10
0 20 40 60 0 20 40 60
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
Unità liticheGraphs by Zona and Sesso
Tabella 45 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 36.70 29.91
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.00
Uomini Valore medio: 38.52 29.99
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.01
Donne Valore medio: 35.35 29.84
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.03
79
Pressione sistolica nelle 24 ore
Pressione sistolica media
Figura 46 –
02
46
02
46
100 120 140 160 100 120 140 160
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 46 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 122.3 121.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.93
Uomini Valore medio: 130.1 124.7
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.49
Donne Valore medio: 114.5 118.4
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
80
Pressione sistolica mediana
Figura 47 –
02
46
02
46
80 100 120 140 160 80 100 120 140 160
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 47 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 121.7 121.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.70
Uomini Valore medio: 130.6 125.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.62
Donne Valore medio: 112.8 118.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.30
81
Varianza della pressione sistolica
Figura 48 –
02
46
80
24
68
0 200 400 600 800 0 200 400 600 800
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 48 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 264.1 262.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.88
Uomini Valore medio: 287.7 278.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.93
Donne Valore medio: 240.4 250.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 1.00
82
Pressione sistolica nelle ore diurne
Pressione sistolica media Figura 49 –
02
46
02
46
100 120 140 160 100 120 140 160
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 49 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 125.4 124.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.83
Uomini Valore medio: 134.1 128.4
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.54
Donne Valore medio: 116.6 121.9
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.29
83
Pressione sistolica mediana
Figura 50 –
0
50
5
100 120 140 160 100 120 140 160
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 50 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 124.4 124.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.59
Uomini Valore medio: 134.8 128.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.50
Donne Valore medio: 114.1 121.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.12
84
Varianza della pressione sistolica
Figura 51 –
0
24
68
02
46
8
0 200 400 600 800 0 200 400 600 800
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 51 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 245.9 227.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.46
Uomini Valore medio: 249.5 244.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.46
Donne Valore medio: 242.3 215.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.60
85
Pressione sistolica nelle ore notturne
Pressione sistolica media Figura 52 –
05
05
80 100 120 140 80 100 120 140
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 52 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 112.8 109.4
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.44
Uomini Valore medio: 118.6 112.9
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.30
Donne Valore medio: 107.1 106.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.95
86
Pressione sistolica mediana
Figura 53 –
0
51
00
51
0
80 100 120 140 160 80 100 120 140 160
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 53 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 113.0 109.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.55
Uomini Valore medio: 118.8 112.9
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
Donne Valore medio: 107.2 107.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.92
87
Varianza della pressione sistolica
Figura 54 –
05
10
05
10
0 200 400 600 0 200 400 600
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 54 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 119.5 136.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.56
Uomini Valore medio: 151.7 134.4
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.70
Donne Valore medio: 87.2 137.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.08
88
Maggior valore di pressione sistolica [MESOR]
Figura 55 –
02
46
02
46
100 120 140 160 100 120 140 160
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 55 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 122.2 121.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.92
Uomini Valore medio: 130.1 1260
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.49
Donne Valore medio: 114.4 118.4
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
89
Variabiità della pressione sistolica [AMPIEZZA]
Figura 56 –
02
46
80
24
68
0 10 20 30 0 10 20 30
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 56 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 10.24 10.73
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.65
Uomini Valore medio: 11.09 11.85
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.54
Donne Valore medio: 9.38 9.92
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.97
90
Pressione diastolica nelle 24 ore
Pressione diastolica media
Figura 57 –
02
46
80
24
68
50 100 50 100
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 57 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 74.8 72.4
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.34
Uomini Valore medio: 78.8 75.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.38
Donne Valore medio: 70.7 70.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.72
91
Pressione diastolica mediana
Figura 58 –
02
46
80
24
68
60 80 100 60 80 100
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 58 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 75.4 73.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
Uomini Valore medio: 80.8 77.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.47
Donne Valore medio: 70.1 70.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.96
92
Varianza della pressione diastolica
Figura 59 –
05
10
05
10
0 100 200 300 400 0 100 200 300 400
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 59 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 156.2 141.7
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.90
Uomini Valore medio: 183.6 149.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.70
Donne Valore medio: 128.7 136.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.84
93
Pressione diastolica nelle ore diurne
Pressione diastolica media
Figura 60 –
05
10
05
10
50 100 50 100
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 60 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 77.3 74.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.39
Uomini Valore medio: 81.9 78.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.57
Donne Valore medio: 72.7 72.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.73
94
Pressione diastolica mediana
Figura 61 –
02
46
80
24
68
60 80 100 60 80 100
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 61 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 78.3 75.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.37
Uomini Valore medio: 83.8 79.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.28
Donne Valore medio: 72.8 72.9
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 1.0
95
Varianza della pressione diastolica
Figura 62 –
02
46
80
24
68
0 100 200 300 0 100 200 300
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 62 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 146.8 128.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.38
Uomini Valore medio: 156.1 137.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.76
Donne Valore medio: 137.5 121.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.37
96
Pressione diastolica nelle ore notturne
Pressione diastolica media
Figura 63 –
02
46
80
24
68
50 60 70 80 90 50 60 70 80 90
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 63 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 66.9 64.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.29
Uomini Valore medio: 69.9 67.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.54
Donne Valore medio: 63.9 62.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.44
97
Pressione diastolica mediana
Figura 64 –
02
46
80
24
68
50 60 70 80 90 50 60 70 80 90
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 64 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 67.3 64.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.28
Uomini Valore medio: 70.3 66.7
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.50
Donne Valore medio: 64.2 62.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
98
Varianza della pressione diastolica
Figura 65 –
05
10
15
05
10
15
0 100 200 300 400 0 100 200 300 400
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 65 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 78.8 72.9
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.31
Uomini Valore medio: 126.8 69.9
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.13
Donne Valore medio: 30.8 75.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.01
99
Maggior valore di pressione diastolica [MESOR]
Figura 66 –
02
46
80
24
68
50 100 50 100
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 66 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 74.7 72.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.33
Uomini Valore medio: 78.8 75.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.38
Donne Valore medio: 70.7 70.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.69
100
Variabiità della pressione diastolica [AMPIEZZA]
Figura 67 –
02
46
80
24
68
0 5 10 15 20 0 5 10 15 20
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 67 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 6.45 7.45
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.19
Uomini Valore medio: 7.30 8.29
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.43
Donne Valore medio: 5.60 6.84
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.28
101
Pressione media nelle 24 ore
Pressione media media
Figura 68 –
02
46
80
24
68
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 68 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 90.3 88.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.71
Uomini Valore medio: 95.6 91.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.49
Donne Valore medio: 84.9 85.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.79
102
Pressione media mediana Figura 69 –
02
46
02
46
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 69 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 90.7 89.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.90
Uomini Valore medio: 97.2 92.7
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.44
Donne Valore medio: 84.1 86.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
103
Varianza della pressione media Figura 70 –
02
46
80
24
68
0 100 200 300 400 0 100 200 300 400
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 70 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 148.5 142.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.78
Uomini Valore medio: 173.7 152.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.93
Donne Valore medio: 123.2 135.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.82
104
Pressione media nelle ore diurne
Pressione media media
Figura 71 –
02
46
80
24
68
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 71 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 93.0 91.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.74
Uomini Valore medio: 99.0 94.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.41
Donne Valore medio: 87.0 88.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.63
105
Pressione media mediana
Figura 72 –
02
46
02
46
80 100 120 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 72 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 93.5 91.7
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.86
Uomini Valore medio: 100.8 95.5
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.40
Donne Valore medio: 86.3 89.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.44
106
Varianza della pressione media
Figura 73 –
02
46
02
46
0 100 200 300 400 0 100 200 300 400
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 73 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 131.1 119.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.55
Uomini Valore medio: 137.1 130.3
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.90
Donne Valore medio: 125.2 112.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.41
107
Pressione media nelle ore notturne
Pressione media media
Figura 74 –
02
46
02
46
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 74 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 81.9 79.0
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.26
Uomini Valore medio: 85.8 82.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.41
Donne Valore medio: 78.0 76.7
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.52
108
Pressione media mediana Figura 75 –
02
46
80
24
68
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 75 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 81.8 79.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.38
Uomini Valore medio: 85.6 81.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.54
Donne Valore medio: 78.1 77.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.60
109
Varianza della pressione media
Figura 76 –
05
10
05
10
0 100 200 300 0 100 200 300
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 76 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 68.4 75.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.09
Uomini Valore medio: 103.0 70.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.49
Donne Valore medio: 33.8 79.1
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.00
110
Maggior valore di pressione media [MESOR]
Figura 77 –
02
46
80
24
68
60 80 100 120 60 80 100 120
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 77 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 90.2 88.2
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.68
Uomini Valore medio: 95.5 91.6
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.49
Donne Valore medio: 84.9 85.8
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.82
111
Variabiità della pressione media [AMPIEZZA]
Figura 78 –
02
46
80
24
68
0 5 10 15 20 0 5 10 15 20
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
mm HgGraphs by Zona and Sesso
Tabella 78 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 7.52 8.39
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.34
Uomini Valore medio: 8.35 9.26
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.49
Donne Valore medio: 6.69 7.76
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.68
112
Rapporto LF / HF nelle 24 ore
Figura 79-
02
46
02
46
0 5 10 0 5 10
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
LF / HFGraphs by zona and sesso
Tabella 79 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 2.66 3.21
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
Uomini Valore medio: 3.24 4.56
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.36
Donne Valore medio: 2.35 2.31
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.85
113
Rapporto LF / HF durante il giorno
Figura 80 –
02
46
02
46
0 5 10 15 0 5 10 15
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
LF / HFGraphs by zona and sesso
Tabella 80 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 3.00 3.82
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.26
Uomini Valore medio: 3.47 5.61
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.06
Donne Valore medio: 2.74 2.62
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.85
114
Rapporto LF / HF durante la notte
Figura 81 –
05
10
05
10
0 5 10 15 0 5 10 15
Zona A, Donne Zona A, Uomini
Zona R, Donne Zona R, Uomini
n°
osse
rva
zio
ni
LF / HFGraphs by zona and sesso
Tabella 81 -
Zona A
Zona R
Uomini + Donne Valore medio: 2.06 2.35
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.82
Uomini Valore medio: 2.80 3.17
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.60
Donne Valore medio: 1.66 1.81
Probabilità associata
(test di Kruskal-Wallis): 0.45
115
6. BIBLIOGRAFIA
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Unità operativa 3: EPIDEMIOLOGIA AMBIENTALE VETERINARIA
INTRODUZIONE
Le popolazioni animali esposte insieme all'uomo a contaminanti nell'ambiente, i cui dati
vengano regolarmente e sistematicamente raccolti ed analizzati, possono essere definiti "sistemi
sentinella animali” (SSA) ed essere utilizzati per identificare o monitorare una ampia varietà di
inquinanti ambientali pericolosi per la salute umana, per le diverse specie animali e per gli
ecosistemi (De Nardo P. 2003).
Gli approcci scientifici e metodologici allo studio degli effetti dei campi magnetici a 50Hz
sugli animali sono vari e comprendono numerosi ambiti e non esiste in effetti una metodologia
standardizzata e validata. In generale gli studi condotti hanno cercato di individuare gli effetti
dell’esposizione attraverso la valutazione dei livelli centrali ed ematici di melatonina, nonché della
risposta immunitaria e delle capacità carcinogenetiche. Tutti gli studi in oggetto hanno considerato i
principali meccanismi di interazione dei campi magnetici con gli esseri viventi che possono essere
riassunti in tre gruppi principali: una maggiore produzione e persistenza dei radicali liberi,
l’apertura dei canali cationici cellulari ed infine la presenza di interazioni con le magnetiti
biogeniche. Per una descrizione più dettagliata si rimanda a Santin et al 2005 e Stelletta et al 2004.
Oggetto delle attività della U.O.3 costituisce un esempio di approccio metodologico al
monitoraggio ambientale basato sugli animali residenti in una area ritenuta a rischio. In particolare
si è affrontata la tematica riguardante la individuazione di popolazioni animali esposte, la
valutazione del loro stato di salute, la valutazione di parametri comportamentali e, per quanto
attiene alcuni parametri ematici soggiacenti ad una certa e naturale ritmicità temporale, la
valutazione della possibile influenza dell’esposizione a campi elettromagnetici sulla perturbazione
della stessa. I materiali e metodi, nonché i risultati e le discussioni, sono riferiti soltanto ad una
parte dei parametri presi in considerazione (esame emocromocitometrico con formula e una serie di
antigeni differenziali di superficie leucocitaria) che, nel totale, potranno fornire la possibilità di
un’analisi integrata in concomitanza con i risultati delle altre indagini proposte ( melatonina
ematica, 6-SULFOSSIMELATONINA URINARIA e salivare,stress ossidativo, glicemia,
trigliceridi colesterolo)
MATERIALI E METODI
Nell’area oggetto dello studio è stata individuata una popolazione animale promuovendo
incontri di quartiere per la presentazione delle attività e successivi incontri individuali con i
proprietari per la raccolta di una serie di adesioni e di dati preliminari. (Allegato 1). I soggetti sono
stati sottoposti a visita medica (esame obiettivo generale) per valutarne lo stato di salute generale e
provvedere ad un contatto diretto con l’animale al fine di verificare l’idoneità del soggetto per le
indagini strumentali e gli esami di laboratorio (valutazioni dei parametri emocromocitometrici,
immunologici, dosaggio della melatonina, valutazione dello stress ossidativi e valutazione della
variabilità della frequenza cardiaca).
Sono stati valutati i tempi di compilazione e la esaustività di un questionario e di una scheda
di notifica.
Tranne sporadici casi non è stato possibile avere i nominativi dei medici veterinari da parte
dei proprietari perché non sempre portano i loro animali dai veterinari, non sempre se ne occupano
loro direttamente ma spesso i figli od altri componenti della famiglia, molto raramente ricordavano
il nome oppure avrebbero dovuto cercare in documenti ormai persi o comunque non a portata di
mano. I proprietari che avevano espresso il desiderio di inserire i loro animali nello studio sono stati
incontrati singolarmente al fine di definire una scheda anamnestica (Allegato 1 bis).
Successivamente si è proceduto alla valutazione delle stesse per l’individuazione dei soggetti da
sottoporre alle analisi diagnostiche e strumentali oggetto dello studio.
120
I proprietari disponibili al prelievo di sangue dei loro animali sono stati contattati in fasi
successive per effettuare la visita medica, il prelievo di sangue.(Allegato 2 e Allegato 2 bis) e la
visita comportamentale (Allegato 3 e 4)
I prelievi di sangue sono stati effettuati durante i giorni festivi per poter adeguatamente
coinvolgere i proprietari dei soggetti da monitorare.
Per i soggetti con carattere più difficile sono stati utilizzati modesti mezzi di contenzione,
quali la museruola, ed in altri casi si è proceduto al prelievo di sangue direttamente a casa per
rendere meno traumatico l’impatto sia per gli animali che per dare meno disturbo possibile ai
proprietari.
I prelievi di sangue sono stati ottenuti con il metodo a goccia cadente, che rende molto più
agevole la raccolta di sangue in condizioni così differenti dall’ideale (illuminazione, tosatura,
contenzione..).
I campioni di sangue venivano in parte centrifugati e conservati a temperatura ambiente
oppure refrigerati, grazie alla possibilità di usufruire del frigorifero di un proprietario.
In una prima giornata sono avvenuti i contati con i proprietari, visione del locale a
disposizione, valutazione dei materiali e mezzi necessari e definito l’orario dell’appuntamento
appuntamento.
I prelievi di sangue sono stati effettuati considerando in parte i ritmi circadiani ed in parte
considerando le necessità di ottenere materiale pronto per essere lavorato nelle 24 ore successive.
In particolare sono stati effettuati, due prelievi ematici, per ogni soggetto, a differenti ore
della giornata (mattina e sera). I campioni, refrigerati, sono stati trasportati presso i laboratori di
analisi per la determinazione.
Sono stati presi in considerazione 12 soggetti (Allegato 2) che vivono nel quartiere a diversa
distanza dalla linea elettrica. I campionamenti sono stati effettuati tramite venipuntura a livello della
vena cefalica antebrachiale.
I parametri presi in considerazione sono stati: indici eritrocitari (Numero totale di globuli
rossi –RBC; Emoglobina – HGB; Volume corpuscolare medio – MCV; Emoglobina corpuscolare
media – MCH; Concentrazione emoglobinica corpuscolare media – MCHC; Ampiezza
distribuzione dei globuli rossi – RDW), conta dei globuli bianchi (WBC) e relativo leucogramma
(Numero totale di neutrofili – NEU; Numero totale di linfociti – LYM; Numero totale di monociti –
MONO; Numero totale di eosinofili – EOS; Numero totale di basofili – BASO). Per tali parametri i
campioni ematici sono stati posti in provette contenenti EDTA, come anticoagulante, ed analizzati
con un contaglobuli automatico (Cell Dyne) .
121
L’esame citofluorimetrico ha compreso la determinazione delle percentuali e del numero
assoluto dei clusters differenziali:
- CD45+ (antigene panleucocitario)(percentuale - %CD45+);
- CD3+ (antigene panlinfocitario)( percentuale - % CD3+);
- CD4+ (antigene linfociti T-Helper) (percentuale sul totale dei linfociti - %CD4+; numero
assoluto sul totale dei linfociti - N° CD4/tot Lym);
- CD8+ (antigene linfociti T-Citotossici) (percentuale sul totale dei linfociti - %CD8+;
numero assoluto sul totale dei linfociti - N° CD8/tot Lym);
- Rapporto tra CD4+ e CD8+ (CD4+/CD8+).
Per separare i leucociti si è proceduto a centrifugare i campioni, trattati con soluzione di emolisi
per quindici minuti, a 1200 rpm per 10 minuti. Quindi gli stessi sono stati lavati con PBS e dopo
nuova centrifugazione, risospesi in 1 ml di PBS.
I gruppi di differenziazione o CD (clusters of differentiation) sono antigeni linfocitari, espressi
in modo variabile a seconda del momento funzionale della cellula. La loro presenza è rilevata grazie
all’uso di anticorpi monoclonali marcati con fluorocromi, da aggiungere al campione nella
proporzione indicata dalla ditta produttrice (SEROTEC LTD) e secondo il numero di cellule stesse
presente nel campione.
Lo strumento, Epics-XL-MCL della Beckman Coulter®, definito anche FAC (fluorescence-
activated cell sorter = classificatore di cellule attivato dalla fluorescenza) è costituito da cinque
compartimenti fondamentali : la fonte di luce (generalmente un laser ad argon che emette una luce
azzurra a 488 nm); la fluidica che è un sistema regolabile di pressioni, che creano un flusso
laminare tale per cui le cellule incrociano il raggio laser perpendicolarmente, allineate ad una ad una
e rimanendo al centro del capillare (nel caso dell’EPICS XL la fluidica utilizza soltanto una
combinazione di aria e vuoto); il sistema ottico che è un insieme di lenti, specchi e filtri in grado di
separare la luce di diverse frequenze; un insieme di rilevatori, amplificatori e processatori di segnali
luminosi, elettrici ed analogicici riconoscono e trasformano la luce in segnali digitalizzati, che
vengono processati dal computer collegato all’apparecchio; il sistema informatico: per acquisire,
analizzare ed archiviare i dati. Il passaggio della cellula attraverso il raggio laser fa sì che la luce si
disperda in tutte le direzioni, e l’apparecchio è in grado di rilevare contemporaneamente due
parametri morfologici ed almeno tre parametri riguardanti la presenza degli antigeni cellulari che
sfruttano la fluorescenza (in questo caso si è indagata la presenza di un cluster differenziale alla
volta). Nel caso della luce dispersa frontalmente (“Forward Scatter”o FSC) la quantità di luce
rilevata è associata a delle caratteristiche fisiche cellulari come diametro, opacità, asimmetria,
vitalità e presenza all’interno delle cellule di determinate sostanze in grado di assorbire la luce.
Nel caso della luce dispersa lateralmente (“Side Scatter “ o SSC), essa è correlata alla
“complessità interna“cellulare, cioè un insieme di fattori integrati tra cui la presenza e il tipo di
granuli citoplasmatici, la membrana cellulare, e la composizione citoplasmatica. I fluorocromi sono
sostanze eccitabili dalla luce con una lunghezza d’onda specifica che, assorbendo parte dell’energia
incidente, emettono fotoni con lunghezza d’onda maggiore, perciò con minore energia;
l’isotiocianato di fluorescina (FITC) è quello più comunemente utilizzato ed emette luce a 525 nm.
Il sistema informatico procede quindi all’acquisizione, grazie al programma EXPO 32 ADC XL 4
col, utilizzando un protocollo di acquisizione in scala logaritmica, contenente dei pannelli con
l’elenco dei marcatori usati, insieme al campione di controllo. La fase di analisi dei dati avviene in
un secondo momento, grazie al programma EXPO 32 ADC ANALISIS. I dati sono visualizzati
grazie a degli istogrammi, frequentemente a due parametri, come ad esempio quelli dot-plots
(tracciati a punti ). Questi tipi di istogrammi possono rappresentare insieme le caratteristiche
morfologiche delle cellule: FSC (luce dispersa frontalmente), sull’asse delle ordinate, e SSC (luce
dispersa lateralmente), sull’asse delle ascisse. Il tracciato risultante è una rappresentazione delle
diverse popolazioni cellulari presenti nel campione, in chiave logaritmica. Una certa popolazione si
122
considera positiva, e quindi realmente presente, se essa si colloca a valori superiori al logaritmo di
100, sia delle ascisse che delle ordinate.
Per ottenere i valori percentuali relativi alle singole popolazioni, nella fase di analisi,
l’operatore ha proceduto ad isolare quelle di interesse mettendo in atto l’operazione conosciuta
come “regolazione delle griglie di acquisizione “ (Cambrosio e Keating, 2000) ed in particolare
sono state seguite metodiche standardizzate specifiche per i cani e gatti (Byrne et al., 2000).
L’analisi statistica è stata effettuata con la procedura GLM del software Sigma.Stat 2.03.
L’ANOVA per dati ripetuti ha avuto come variabili indipendenti la zona (1- limitrofa alla linea
elettrica, 3 – distante dalla stessa) ed il prelievo (1-serale, 2 mattutino) mentre come variabili
dipendenti i parametri suddetti. Inoltre è stata effettuata l’ANOVA per dati ripetuti prendendo in
considerazione le classi di età (1< 5 anni; 2> 5anni) ed i prelievi. La significatività è stata valutata
con un P<0,05 attraverso il test di Tukey.
RISULTATI
Nelle tabelle 1., 2. e 3. vengono riportate le medie dei valori riscontrati. Nei grafici 1., 2., 3.
e 4. vengono riportati i valori di quei parametri che hanno evidenziato una differenza tra il prelievo
serale e mattutino. Non sono state messe in evidenza differenze statisticamente significative tra le
zone prese in considerazione ma nelle tabelle vengono evidenziati alcune differenze tra prelievi che
sussistono soltanto per le singole zone.
I parametri hanno presentato valori che non si discostano da quelli ritenuti di riferimento
(Byrne et al. 2000, Faldyna et al. 2001). L’età dei soggetti considerati varia da 1 a 14 anni ma la
media ± D.S. non differisce tra le zone considerate (7,5 ± 4,7 vs 6,75 ± 4,2). Nella zona
immediatamente limitrofa alla linea elettrica (zona 1 - Fascia A) sono stati presi in considerazione
3 femmine e 4 maschi, mentre nella zona 3 - Fascia B ed Altro (Allegato 2) sono stati monitorati 2
femmine e 4 maschi.
Le percentuali di CD4+ evidenziate nelle due classi di età non differiscono
significativamente anche se si è riscontrato un valore maggiore negli animali più giovani (28,5 ±
1,03 vs 25,5 ± 1,03 per le classi 1 e 2 rispettivamente), mentre il valore dei CD8+ ha un
comportamento inverso, infatti nei soggetti con una età maggiore di 5 anni si è riscontrato un valore
maggiore ( 18,2 ± 2,87 vs 20,45 ± 2,87 per le classi 1 e 2 rispettivamente).
Per la valutazione del comportamento che ha riguardato 14 soggetti, 13 cani e un gatto, si è
proceduto ad una visita comportamentale che consisteva in:
1) raccolta dati di segnalamento, descrizione ambientale, anamnesi medica e comportamentale
remota e recente, che sono stati registrati tramite un formulario standard adottato per le
visite comportamentali. Tale formulario è stato tratto dalla letteratura in materia e
modificato secondo l’esigenze dello studio in oggetto.
2) osservazione diretta del comportamento del soggetto durante la visita da parte del
veterinario
3) effettuazione di alcuni semplici test per valutare l’attenzione del soggetto e la capacità di
risolvere un semplice problema di localizzazione di un rinforzo in cibo nascosto alla vista.
Alcuni proprietari hanno lamentato comportamenti indesiderati del loro animale, come
eliminazione inappropriata, aggressività, iperattività, paura dei rumori improvvisi (petardi), ma per
nessuno dei proprietari tale comportamento risultava essere un problema di entità sufficiente da
voler intraprendere una terapia comportamentale correttiva. Nessun proprietario ha riferito sintomi
riferibili ad alterazione dei cicli sonno/veglia, ma alcuni dei cani non vivevano in casa coi
proprietari, per cui questi potevano non essere a conoscenza dei livelli di attività, soprattutto
notturna, dei loro animali.
La prevalenza di comportamenti indesiderati lamentati dai proprietari, malgrado
apparentemente alta, è di difficile confronto coi dati in letteratura. Infatti quest’ultima si riferisce a
soggetti portati spontaneamente e specificamente alla visita di un comportamentista, mentre gli
123
animali oggetto di questo studio sono stati sottoposti a visita comportamentale nell’ambito di una
valutazione integrata di epidemiologia ambientale veterinaria.
Durante la visita e i test alcuni cani si presentavano molto eccitati e mostravano scarsa
capacità di concentrazione. Tuttavia ciò è compatibile con la situazione ambientale in cui si sono
svolte le visite (presenza di estranei, di altri animali, etc).
Per una migliore valutazione sarebbe opportuno procedere ad osservazioni videoregistrate
del comportamento dei soggetti nel loro ambiente di vita abituale, in assenza di persone estranee, a
diverse ore del giorno e della notte.
DISCUSSIONE
In generale gli studi condotti hanno cercato di individuare gli effetti dell’esposizione
attraverso la valutazione dei livelli centrali ed ematici di melatonina (Reiter e Tan 1998, Kato et al.
1993 e 1994, Selmaoui et al. 1995 e 1999, Stelletta et al. 2002), nonché della risposta immunitaria,
(Bronzo et al. 2000, Zeni et al. 2000, Tremblay et al. 1996, Stelletta et al. 2004) viste le note
capacità immunostimolanti e immunopoietiche dell’ormone (Maestroni et al. 1998), e delle capacità
antiossidanti (Reiter, 1998).
Rodriguez e collaboratori (2002) hanno studiato nelle vacche da latte gli effetti
dell’esposizione a CEMBF sul metabolismo energetico e i processi patologici ad esso correlati, con
una indicazione specifica riguardante l’aumento dei livelli del fattore di crescita insulino-simile di
tipo 1 (IGF-1) a causa della mancata azione inibitoria della melatonina a livello ipotalamico.
Tavares De Lucena et al. (2002) hanno riscontrato un aumento dei livelli sierici dell’ormone
adenocorticotropo (ACTH), del cortisolo e del glucosio in ratti esposti ad un CEMBF di 3 µT per
29 giorni (2 ore al giorno) rispetto agli animali controllo osservando come il CEMBF agisca come
un evento stressante, andando quindi ad attivare l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.
Tra i principali meccanismi regolati da processi nervosi a livello centrale esistono i ritmi
biologici. Tali meccanismi, scaturiti dall’attività del nucleo soprachiasmatico (Plautz et al., 1997;
Delaunay et al., 2001; Jin et al., 1999; Lee et al., 2000; Whitmore et al., 2001), oltre che regolare
l’attività di numerosi nuclei ipotalamici, informano gli organi periferici attraverso messaggi di
natura endocrina (ACTH) e nervosa (sistema nervoso autonomo). Detto nucleo è di estrema
importanza per la sincronizzazione delle attività ritmiche endogene con le informazioni ambientali
(luce, temperatura) (Reinsing et al 2002, Piccione et al 2002) portando alla definizione di ritmi con
frequenza diversa (circadiana, circatrigentana, circannuale) (Nelson et al, 1979).
Molti studi hanno cercato di dimostrare che gli effetti dell’esposizione ad onde
elettromagnetiche a bassa frequenza (ELF-EMF) si esplicano con un’azione simile alla luce,
ipotizzando che le stesse hanno la capacità di stimolare il tratto nervoso retino-ipotalamico e di
conseguenza il nucleo soprachiasmatico. La maggior parte di questi lavori, però, ha mostrato molte
incongruenze e risultati contrastanti. La possibile spiegazione, come suggerito da Warman et al.
(2003), potrebbe essere attribuita alla poca considerazione della valutazione di alcuni parametri,
come i livelli plasmatici di melatonina (ormone che segue un ritmo nictimerale), senza tenere bene
in mente che i meccanismi di produzione sono temporalmente variabili e che quindi singole
valutazioni danno scarse informazioni. Inoltre come indicato da alcuni Autori (Bubenik et al, 1980,
1996, 2000; Sjöblom M.e Flemström G. 2004) la produzione di melatonina, e quindi il livello
plasmatico, non è soltanto di origine pineale ma può derivare da altri apparati come ad es. quello
gastro-intestinale.
Naturalmente oltre al predetto ormone altri parametri presentano un andamento ritmico;
esempi tipici possono essere la temperatura, la frequenza cardiaca ed alcune popolazioni
leucocitarie. Detti parametri possono essere influenzati dalle informazioni centrali e quindi dare una
indicazione delle azioni di disturbo da attribuire all’applicazione di un agente stressogeno. In tale
contesto, l’effetto centrale dell’esposizione ad onde elettromagnetiche a bassa frequenza si potrebbe
124
tradurre in un cambiamento della normale ritmicità presentata da alcuni parametri clinici ed
ematologici.
Quindi l’approccio che il nostro gruppo di lavoro reputa più utile per la valutazione degli
effetti biologici dei CEMBF è quello basato sul riscontro dell’alterazione dei ritmi circadiani
regolati dal nucleo ipotalamico soprachiasmatico (NSC).
Per quanto attiene gli aspetti ematologici studiati si considera che mentre i linfociti T CD4+
riconoscono solo antigeni espressi con molecole MCH di classe II quindi interagiscono soltanto con
cellule presentanti l’antigene, i linfociti T CD8+ possono interagire con quasi tutte le cellule
nucleate cioè quelle esprimenti molecole MCH di classe I. Quando viene evidenziata una
diminuzione del numero assoluto del numero di linfociti T CD4+ si può sostenere la presenza di
una diminuita capacità di risposta da parte del sistema immunitario considerando che il cluster CD4
viene espresso dai linfociti T helper mentre il CD8 viene espresso dai linfociti T citotossici e
soppressori.
I risultati ottenuti non permettono di indicare effetti diretti dell’esposizione ai campi
magnetici sui parametri presi in considerazione. Le differenze riscontrate sono infatti tutte
evidenziabili tra i prelievi. Da sottolineare risulta essere un importante differenza tra le zone prese
in considerazione; il valore percentuale di CD8+ evidenzia una differenza statisticamente
significativa tra i prelievi soltanto nella zona 3 mentre nella zona limitrofa la linea elettrica non
mostra alcuna differenza.
Le variazioni tra i prelievi riscontrati nella totalità della popolazione presa in considerazione,
ma non nelle singole zone (ematocrito, volume corpuscolare medio, %CD4+ e %CD8+), possono
essere considerate fisiologiche.
Alcuni Autori, in studi condotti per evidenziare gli effetti dell’esposizione ai campi
elettromagnetici, indicano che la causa di alcuni risultati non significativi non sia da imputare a
problemi di natura sperimentale, ma all’utilizzo di un approccio statistico lineare (che tiene conto
delle differenze interindividuali tra i soggetti analizzati) nello studio di fenomeni regolati da leggi
non lineari (Marino et al. 2001/a e 2001/b). Nel presente monitoraggio si è scelto di utilizzare le
misure ripetute (2 per singolo soggetto) per poter far acquistare peso statistico ad ogni singolo
soggetto ed alla singola significativa differenza tra prelievi. Naturalmente un numero maggiore di
“rilievi” tali da poter descrivere l’eventuale perturbazione della normale ritmicità avrebbe potuto
dare maggiori informazioni.
Le differenze evidenziate tra le classi di età possono essere anch’esse considerate
fisiologiche come riportato anche da altri Autori (Byrne et al.2000). Si assiste ad una variazione
legata all’età per ciò che concerne i valori dei CD8+ che tendono ad aumentare mentre i valori di
CD4+ tendono a rimanere inalterati all’aumentare dell’età. Questo determina ovviamente una
diminuzione del rapporto CD4+/CD8+ in dipendenza dell’età.
Prima di passare alle conclusioni vale la pena considerare alcuni limiti procedurali che
hanno caratterizzato il monitoraggio effettuato a Longarina.
- La possibilità di avere un mezzo attrezzato con degli strumenti idonei a questo tipo di
monitoraggio sarebbe stato maggiormente opportuno. Tale considerazione permette tuttavia di
enfatizzare l’esperienza che si è dimostrata efficiente, collaborativa basata sulla fiducia e di alto
valore umano (garage trasformato in ambulatorio – laboratorio).
- I soggetti: gli animali monitorati risultano essere eterogenei ma nella maggior parte dei casi di
piccole taglie;
- Le condizioni nelle quali sono stati effettuati i prelievi non hanno sempre permesso di raccogliere
125
campioni idonei (non si è raccolta saliva ed urina sufficiente per il saggio della melatonina). Nel
primo caso i tamponi salivari dovevano essere preceduti dalla stimolazione della salivazione e
quindi si dovrà pensare in futuro alla raccolta in periodo in cui normalmente i soggetti sono abituati
ad alimentarsi. Nel secondo caso si dovrà provvedere alla distribuzione di contenitori per l'urina agli
stessi proprietari in modo tale da poter raccogliere i campioni nei periodi di maggiore stimolo.
- La scelta di procedere alla raccolta di tre tipologie di campioni a lunga conservazione (siero,
plasma in eparina ed in EDTA) con un contenuto medio di 500 microlitri. Deriva dalla necessità di
effettuare le determinazioni in un unico periodo perchè è impossibile pensare di effettuare
determinazioni in tempi successivi in quanto si potrebbero avere degradazioni di vario grado dei
campioni raccolti.
- L’esperienza preliminare con i Cardiofrequenzimetri con precisione ecg suggerisce di prevedere
l'utilizzo di Holter che hanno maggiore precisione di risultato.
- Con la cadenza di prelievi effettuati (2 al giorno - mattina e sera) si possono evidenziare le
variazioni diurne soltanto per quei parametri che non hanno secrezione tonica volendo saggiare gli
ormoni ipofisari sarà necessitano provvedere ad un numero maggiore di prelievi).
- La necessità di confrontare e valori di melatonina ematica salivare e della 6- sulfossimelatonina
urinaria obbliga a condurre prelievi simultanei quindi i campionamenti sono strettamente connessi
e così le conseguenze degli insuccessi degli stessi.
Per il futuro si suggerisce di valutare anche dei parametri metabolici quali la glicemia, i
trigliceridi e il colesterolo. Tale interesse si spiega in quanto il NSC, tra le sue innumerevoli
funzioni, regola sia direttamente (Morgan et al. 2003), sia indirettamente (attraverso il controllo del
ritmo circadiano della melatonina) i loro ritmi circadiani. La melatonina, da una parte aumenterebbe
la desaturazione degli acidi grassi di membrana (aumento dell’attività dell’enzima δ -5 desaturasi -
Nishida et al. 2002-) a livello muscolare col conseguente aumento della fluidità di membrana e
quindi della sensibilità dei recettori del glucosio all’insulina da cui deriverebbe una variazione della
glicemia, dall’altra altererebbe la lipolisi a livello degli adipociti (recettori MT2 della melatonina
sono stati trovati negli adipociti umani –Brydon et al. 2001-) e quindi la lipidemia (riduzione dei
livelli sierici di trigliceridi e colesterolo in seguito a somministrazione di melatonina -Hoyos et al.
2000; Nishida et al. 2002- o aumento del colesterolo plasmatico ed epatico in ratti pinealectomizzati
– Damian et al. 1979-).
Recentemente sono stati riportati gli effetti di somministrazioni di melatonina sul
metabolismo energetico dei ratti (Nishida et al. 2002, Sanchez-Campos et al. 2001).
Zanquetta et al. (2003) hanno registrato recentemente in ratti pinealectomizzati (mancata
produzione della melatonina) una diminuzione della sensibilità all’insulina negli adipociti dovuta ad
una minore espressione genica dei recettori di membrana del glucosio.
Al fine di approfondire gli effetti dei CEMBF su alcuni parametri metabolici e sulla
melatonina sierica sono stati valutati i dati riguardanti “consumo d’acqua”, “consumo di cibo”,
“peso corporeo”, glicemia, trigliceridemia, colesterolemia, melatonina sierica, registrati nell’arco di
un anno d’osservazione (sperimentazione tuttora in corso), su ratti Sprague-Dawley di 24 mesi di
età provenienti dall’allevamento del Centro di Ricerca sul Cancro della Fondazione Ramazzini e
sottoposti a diverse condizioni espositive (0, 100 µT, 1000 µT).
Dall’interpretazione dei risultati finora raccolti sembra delinearsi una significativa
alterazione del ritmo circadiano della glicemia nei soggetti esposti ad una intensità di campo
magnetico pari a 1000 µT, mentre non si sono ancora ottenute variazioni significative per i ritmi
circadiani dei trigliceridi e del colesterolo.
126
CONCLUSIONI
L’esempio del quartiere Longarina ha mostrato la possibilità di un monitoraggio residenziale
che può fornire utili informazioni riguardanti gli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici.
Integrando i risultati riportati con altri dati derivanti da contemporanei rilievi sarà possibile
escludere l’effetto dell’esposizione, ovvero circoscriverlo, quantificandolo.
In un progetto di tale portata sarebbe auspicabile poter contattare agevolmente e collaborare
con i medici veterinari curanti dei soggetti presi in esame.
Animali esposti ai contaminanti ambientali possono essere regolarmente e sistematicamente
controllati attraverso la raccolta e l’analisi dei dati per identificare i potenziali rischi per la salute di
altri animali o dell’uomo. È auspicabile una maggiore attenzione al concetto del “sistema animale
sentinella” perché oltre alla possibilità di monitorare l’ambiente si pongono le basi per ciò che è
indicata come medicina preventiva.
127
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130
Allegato 1
PROPRIETARIO NOME SPECIE E SESSO DATA DI
ANIMALE RAZZA NASCITA
OLIVER
RM D 6432
BARBONCINO,
indole buona
MASCHIO 28/08/1997, EOG
nella norma
SNOOPY METICCIO,
indole buona
MASCHIO 01/05/1996 EOG
nella norma
MICIO EUROPEO DSH,
indole media
MASCHIO 10/04/2003 EOG
nella norma,
aumento volume
popliteo sx
SPOLVERINO PERSIANO,
indole buona
MASCHIO 01/01/2000 EOG
nella norma,
dermatite da pulci
SCHONI BARBONCINO,
indole buona
MASCHIO 01/02/2000 EOG
nella norma, otite
bilaterale, pulci
GRIGNO EUROPEO DSH,
indole non buona
MASCHIO 01/06/2002. EOG
nella norma,
riportano 3
episodi
convulsivi
. TOMMY BARBONCINO,
indole buona
MASCHIO 15/09/2001 EOG
nella norma, un
episodio di
dermatite
BILLY YORKSHIRE
TERRIER, indole
aggressiva
MASCHIO 01/01/1990,
EOG: soffio
mitralico,
131
insuff.renale
MIMMINA EUROPEO DSH,
indole media
FEMMINA/S 01/04/2000 EOG
nella norma,
sovrappeso
CHICCA EUROPEO DSH,
indole buona
FEMMINA 01/04/1997 EOG
nella norma
PACO DALMATA,
indole media
MASCHIO 08/06/1999 EOG
nella norma, otite
orecchio sx
BRICI METICCIO,
indole media
MASCHIO 01/03/1992, EOG
nella norma,
sovrappeso
MINA BASSOTTO
TEDESCO
FEMMINA 01/02/1991 EOG
nella norma, ma
aspetto scadente,
sottopeso, grave
dermatite con
pachidermia
LALLA METICCIO,
indole buona.
FEMMINA 01/07/2003
SCHEGGIA METICCIO,
indole buona
FEMMINA 01/03/2000 EOG
nella norma
BARTOLO METICCIO,
indole aggressiva
MASCHIO 01/12/2002 EOG
nella norma
DOLLY
RM D 6451
METICCIO,
indole non buona
FEMMINA 01/03/1997, EOG
nella norma
FREDDY METICCIO,
indole buona
MASCHIO 09/05/1994, EOG
nella norma,
sovrappeso
BAGUEERA EUROPEO DSH,
indole buona
MASCHIO/C 01/10/2000
LILLI YORKSHIRE
TERRIER, indole
FEMMINA 01/09/1999, EOG
nella norma
132
buona
MICIO EUROPEO DSH,
indole
MASCHIO Disfagia,
probabile
patologia
infiammatoria
cronica,
regredisce con
cortisonici
MENELAO METICCIO,
taglia piccola,
indole buona
MASCHIO/C 01/04/1993, EOG
nella norma,
sovrappeso
BIRBA SHIH-TZU,
indole buona
FEMMINA 21/12/2002, EOG
nella norma
PIPPO EUROPEO DSH,
indole selvatica
MASCHIO 01/06/1995,
EOG: esoftalmo
sx, retropulsione
neg sx, assenza
della minaccia sx,
sospetto ksc
planum nasale
DAISY METICCIO,
indole buona
FEMMINA 01/03/2004, EOG
nella norma
MAX METICCIO,
indole buona
MASCHIO 10/01/1995,
EOG: presenza di
nodulo cute dorso
e prepuzio, sosp.
mastocitoma
BILLY YORKSHIRE
TERRIER, indole
buona
MASCHIO 15/03/1992, EOG
nella norma,
dermatiti
ricorrenti
133
Allegato 1bis
134
Allegato 2
SOGGETTI CONTATTATI
La tabella seguente fornisce i nominativi dei soggetti contattati, gli animali e la zona di distribuzione.
FASCIA A: fascia entro 28 metri (muro distale): v. Passeri dispari, v.Pernier 31 e 29; v.Sestini 32
FASCIA R: fascia oltre 33 metri (muro prossimale): v.Minto, v.Sestini dispari; v.Passeri 28, 32, 34, 38, 40 e v.Pernier 59.
FASCIA B: fascia intermedia tra i 28 e i 33 metri: via Passeri 4, 20 e 22; v.Sestini 4, 8, 12, 14, 16, 22 e 24; v.Pernier 25-27A
PROPRIETARIO ANIMALE SPECIE/RAZZA SESSO NASCITA/DECESSO
FASCIA A OLIVER
RM D 6432
BARBONCINO MASCHIO 28/08/1997
FASCIA A SNOOPY METICCIO MASCHIO 01/05/1996
FASCIA A MICIO EUROPEO DSH MASCHIO 10/04/2003
FASCIA A SPOLVERINO PERSIANO MASCHIO 01/01/2000
CONTU
FASCIA A
SCHONI BARBONCINO MASCHIO 01/02/2000
GRIGNO EUROPEO DSH MASCHIO 01/06/2002
ALTRO TOMMY BARBONCINO MASCHIO 15/09/2001
FASCIA A
BILLY
CAIO
YORKSHIRE
TERRIER
JACK RUSSELL
TERRIER
MASCHIO
MASCHIO
01/01/1990-
DECEDUTO
2005
SETTEMBRE
135
2005
ALTRO MIMMINA EUROPEO DSH FEMMINA/S 01/04/2000
ALTRO CHICCA EUROPEO DSH FEMMINA 01/04/1997
FASCIA A PACO
CUCCIOLO
DALMATA
MAREMMANO
MASCHIO
MASCHIO
08/06/1999-
FINE
GENN.2006
GENNAIO 2006
BRICIOLA METICCIO MASCHIO 01/03/1992
FASCIA B MINA BASSOTTO
TEDESCO
FEMMINA 01/02/1991
FASCIA B LALLA METICCIO FEMMINA 01/07/2003
ALTRO SCHEGGIA METICCIO FEMMINA 01/03/2000
BARTOLO METICCIO MASCHIO 01/12/2002
FASCIA R DOLLY
RM D 6451
METICCIO FEMMINA 01/03/1997
FASCIA B FREDDY METICCIO MASCHIO 09/05/1994
BAGUEERA EUROPEO DSH MASCHIO/C 01/10/2000
FASCIA A LILLI YORKSHIRE
TERRIER
FEMMINA 01/09/1999
MICIO EUROPEO DSH MASCHIO
FASCIA B MENELAO METICCIO MASCHIO/C 01/04/1993
FASCIA A BIRBA
SNOOPY
SHIH-TZU
METICCIO
FEMMINA
MASCHIO
21/12/2002
01/01/1996
136
ALTRO PIPPO EUROPEO DSH MASCHIO 01/06/1995
FASCIA A DAISY METICCIO FEMMINA 01/03/2004
FASCIA A MAX METICCIO MASCHIO 10/01/1995
DECEDUTO
2005
FASCIA B BILLY YORKSHIRE
TERRIER
MASCHIO 15/03/1992
NUMERO INIZIALE DECEDUTI NUOVI
FASCIA A 14 3 2
FASCIA R 1
FASCIA B 6
ALTRO 6
TOT. 27
PER « ALTRO » SI INTENDONO LE ZONE NON DESCRITTE NELLA FASCIA A, B, e R
NON E’ STATO POSSIBILE CONTATTARE TUTTI I SOGGETTI NEI SUCCESSIVI INCONTRI PER DIVERSE RAGIONI:
- CANE MAX PRESENTAVA ALLA PRIMA VISITA UNA GRANDE TUMEFAZIONE DELLA REGIONE PARAPREPUZIALE ED
EDEMA DEL PREPUZIO, CLINICAMENTE SUGGESTIVA DI NEOPLASIA, SOSPETTO MASTOCITOMA. IL CANE E’ STATO
SOTTOPOSTO AD EUTANASIA NEL 2005 SENZA ULTERIORI INDAGINI.
- CANE BILLY E’ DECEDUTO PER PANCREATITE CRINICA, INSUFFICIENZA RENALE E CARDIACA.
- CANE PACO DECEDUTO PER EUTANASIA NEL GENNAIO 2006 CON GRAVE LINFOADENOMEGALIA DEI LINFONODI
ESPLORABILI SENZA ULTERIORI INDAGINI.
- GLI ALTRI SOGGETTI NON ERANO VALUTABILI O PER ASENZA DEL PROPRIETARIO, O PER SCOMPARSA DEL
SOGGETTO ( SOPRATTUTTO GATTI) OPPURE PER IMPOSSIBILITA’ DI CONTENZIONE.
137
Allegato 2 bis
SOGGETTI VISITATI
Vengono contattati i proprietari che saranno poi disponibili al prelievo di sangue dei loro animali. I nomi, le fasce di distribuzione e i dati degli
animali vengono riportati qui di seguito.
I prelievi di sangue si eseguono in parte casualmente ed in parte secondo orari stabiliti per valutare le possibili oscillazioni degli ormoni tiroidei e
della melatonina.
Nella stessa sede ogni singolo animale viene sottoposto a visita clinica e a visita comportamentale.
Nella tabella vengono riportati gli animali a cui sono stati eseguiti prelievi di sangue.
SOG . COGNOME NOME SPECIE/SEX RAZZA ETA’ FASCIA
1 BRICIOLA CANE M METICCIO 14 ANNI A
2 MENELAO CANE M METICCIO 13 ANNI B
3 BILLY CANE M YORKSHIRE
TERRIER
14 ANNI B
4 OLIVER CANE M BARBONCINO 9 ANNI A
5 DAISY CANE F METICCIO 2 ANNI A
6 CAIO CANE M JACK
RUSSELL
TERRIER
8 MESI A
7 BIRBA CANE F SHIH TZU 2 ANNI A
8 SNOOPY CANE M METICCIO 10 ANNI A
9 CHICCA GATTO F EUROPEO 9 ANNI ALTRO
10 SCHEGGIA CANE F METICCIO 6 ANNI ALTRO
11 BARTOLO CANE M METICCIO 4 ANNI ALTRO
12 TOMMY CANE M BARBONCINO 5 ANNI ALTRO
13 LILLY CANE F YORKSHIRE
TERRIER
6 ANNI A
TOT. 13 soggetti, di cui - 7 appartenenti alla fascia A
- 2 appartenenti alla fascia B
- 4 appartenenti ad ALTRO
138
Allegato 3
SCHEDA COMPORTAMENTALE DEL GATTO
Data…………….
Numero di registro………
Nome del proprietario……………………...
Indirizzo……………………………………
……………………………………………..
Telefono……………………………………
Nome del gatto…………………………….
Razza
Sesso…………Sterilizzata/castrato……….
Età
Veterinario curante Dr…………………….
Indirizzo
Telefono
Problema comportamentale per cui è stata richiesta la visita
Qual è il problema comportamentale o indesiderato più importante?
Quanto è problematico questo comportamento?
Esistono altri problemi comportamentali?
Se sì, quanto gravi sono gli altri eventuali problemi comportamentali?
PROBLEMA COMP. MOLTO GRAVE GRAVE NON GRAVE
139
Quando ha notato per la prima volta il problema principale (indicare l’età del gatto)?
Descriva cronologicamente il problema comp., come si è sviluppato nel tempo:
Quando venne considerato per la prima volta un problema serio?
In quali circostanze il gatto presenta il comportamento alterato?
Con quale frequenza il/i problema/i si manifesta/no? Quante volte al giorno, alla settimana, al mese?
a. problema frequenza
b. problema frequenza
c. problema frequenza
La frequenza con cui si manifesta il problema è cambiata?
L’intensità del problema è mutata?
Questo comportamento è cambiato in altri modi?
Descriva alcuni esempi del comportamento nei dettagli:
1. l’episodio più recente (data………….):
2. il penultimo episodio (data……………):
3. il terz’ultimo episodio (data……………):
140
Altri episodi significativi:
Cosa ha fatto fino ad ora per cercare di risolvere il rpoblema?
Come ha corretto il gatto per questo problema?
Problema eliminatorio
Il suo gatto usa la cassettina igienica?
Come ha educato il suo gatto ad utilizzare la cassettina igienica?
Il suo gatto hai mai sporcato in casa fuori dalla cassettina igienica?
Se sì, in che modo? Con le urine con le feci con entrambe
Quante cassettine igieniche ha a disposizione?
Dove sono posizionate (specificare la stanza ed il tipo di pavimento)?
Che tipo di cassettina ha? Semplice cassettina
Cassettina con bordo removibile
Casettina coperta, aperta da un lato
Cassettina coperta munita di sportellino
Scatola di cartone
Altro………………………………….
Quanto vecchia è ciascuna cassettina?
141
Usa un sacchetto?
Se sì, di che tipo? carta plastica
Che tipo di lettiera usa?
Ha recentemente cambiato marca?
Con quale frequenza viene rimosso lo sporco?
Con quale frequenza viene completamente sostituita?
Con quale frequenza pulisce la cassettina?
Come pulisce la cassettina?
Il gatto copre le proprie urine e/o feci nella cassettina?
Background del gatto
Perchè ha deciso di prendere il gatto?
Dove è stato preso il gatto? Gattile
Allevamento
Allevamento riferito
Negozio per animali
Da amici
Trovato per caso
Altro………………
Ha mai posseduto altri gatti prima di questo?
Quanti anni aveva il gatto quando è stato preso?
Se ne è a conoscenza, quanti erano i gattini della cucciolata?
quanti maschi?
quante femmine?
Quanti era possibile sceglierne?
Per quale motivo ha scelto di prendere un gatto?
Perché ha scelto questa razza, di questo colore e di quest’età?
142
Perché ha scelto proprio questo gatto?
Descriva il comportamento del gatto da cucciolo:
Il gatto ha avuto altri proprietari prima di lei?
Se sì, quanti?
Se sì, per quale motivo ora non è più con questo proprietario?
Da quanto tempo avete questo gatto?
Dieta ed alimentazione
Cosa mangia il suo gatto (specificare la marca del prodotto)?
Quanto mangia al giorno?
Con quale frequenza?
Quando mangia?
Dove mangia?
Dove beve?
Chi dà da mangiare al gatto?
Qual è il cibo preferito del gatto?
Ambiente in cui vive il gatto
Elenchi le persone che oltre a lei vivono nella casa dove vive il gatto:
143
Elenchi per ciascuna di esse l’ora in cui lasciano la casa:
NAME HOURS AWAY FROM HOME
Elenchi gli altri animali che vivono nella stessa casa (in ordine di arrivo):
SPECIE RAZZA SESSO ETA’ ETA’ADOZIONE
Com’è la relazione del gatto con gli altri animali?
socievole ostile di paura
Dove vive?
città periferia/paese località rurale
Com’è la casa in cui vive?
appartamento monolocale bilocale bifamiliare
casa singola roulotte fattoria altro…….
Si è mai assentato da casa da quando ha il gatto?
Se sì, per quanto tempo?
Qualcuno tra gli animali o le persone della casa è cambiato da quando c’è il gatto?
Se sì, descriva:
144
Attività giornaliera
Come gioca con il gatto?
Il gatto esce di casa?
Se sì, viene controllato quando esce di casa?
Come Fa capire il gatto che vuole uscire?
Il gatto usa uno sportellino apposito per gatti?
Il gatto è stato addestrato ad andare al guinzaglio/imbragatura?
Quanto tempo (espresso in percentuale) il gatto spende dentro e fuori casa? dentro……….%
fuori.…..…….%
Comportamento sociale
Dove dorme il gatto di notte?
Dove si trova il gatto quando vi sono ospiti in casa?
Come si comporta con gli adulti estranei?
Come si comporta con i bambini estranei?
Come si comporta con il veterinario?
Dove si trova quando è solo in casa?
Come si comporta quando tornate a casa?
Come si comporta quando vede dei gatti fuori dalla finestra?
Quando miagola?
Quando soffia?
Quali giochi ha a disposizione?
145
Il gatto considera gli altri animali come giochi o come la madre?
Qual è il grado di attività del gatto in generale?
basso normale alto eccessivo
Come descriverebbe la personalità del suo gatto?
Comportamento sessuale
A quale età è stato/a castrato/sterilizzata?
Per quale motivo?
Alcuni comportamenti sono cambiati dopo l’intervento?
Se sì, quali?
Il gatto monta altri gatti?
E le persone? Chi?
Il gatto, se intero, si è mai accoppiato?
Se è una femmina che ha partorito, è una buona madre?
Prevede di far nascere dei gattini in futuro?
Toelettatura
Il gatto si pulisce, lecca o morde eccessivamente?
Il gatto increspa la cute?
Il gatto è stato deungulato chirurgicamente?
146
Se sì, solo le zampe anteriori o tutte e quattro?
Il gatto usa una cassettina igienica?
Le zampe hanno si sono infettate dopo questo intervento?
Gli vengono tagliate le unghie?
Il gatto usa un apposito strumento o ha un posto preferito per farsi le unghie?
Anamnesi clinica
Attualmente il gatto sta seguendo qualche terapia?
Ha subito trattamenti farmacologici in passato?
Dove si posiziona lei in questo elenco?
0. Non c’è nessun problema
1. Sono qui solo per curiosità, il problema non è così serio
2. Vorrei correggere il problema anche se non è così serio
3. Il problema è serio ed io vorrei correggerlo ma se non ci riesco non importa
4. Il problema è molto serio e vorrei correggerlo ma se non ci riesco mi terrò ugualmente il gatto
5. Il problema è molto serio e vorrei correggerlo ma se non ci riesco farò l’eutanasia al gatto o lo lascerò a lei.
il gatto dorme durante la notte?
Quante volte si sveglia?
Dorme in altri periodi della giornata?
Qual è il grado di attività del gatto in generale?
basso normale alto eccessivo
Allegato 4
147
SCHEDA COMPORTAMENTALE DEL CANE
Data…………….
Numero di registro………
Nome del proprietario……………………...
Indirizzo……………………………………
……………………………………………..
Telefono……………………………………
Nome del cane…………………………….
Razza
Sesso…………Sterilizzata/castrato……….
Età
Veterinario curante Dr…………………….
Indirizzo
Telefono
Problema comportamentale per cui è stata richiesta la visita
Qual è il problema comportamentale o indesiderato più importante?
Quanto è problematico questo comportamento?
Esistono altri problemi comportamentali?
Se sì, quanto gravi sono gli altri eventuali problemi comportamentali?
PROBLEMA COMP. MOLTO GRAVE GRAVE NON GRAVE
Quando ha notato per la prima volta il problema principale (indicare l’età del gatto)?
148
Descriva cronologicamente il problema comp., come si è sviluppato nel tempo:
Quando venne considerato per la prima volta un problema serio?
In quali circostanze il cane presenta il comportamento alterato?
Con quale frequenza il/i problema/i si manifesta/no? Quante volte al giorno, alla settimana, al mese?
a. problema frequenza
b. problema frequenza
c. problema frequenza
La frequenza con cui si manifesta il problema è cambiata?
L’intensità del problema è mutata?
Questo comportamento è cambiato in altri modi?
Descriva alcuni esempi del comportamento nei dettagli:
4. l’episodio più recente (data………….):
5. il penultimo episodio (data……………):
6. il terzultimo episodio (data……………):
149
Altri episodi significativi:
Cosa ha fatto fino ad ora per cercare di risolvere il problema?
Come ha corretto il cane per questo problema?
Ambiente in cui vive il cane
Elenchi le persone che oltre a lei vivono nella casa dove vive il cane:
Elenchi per ciascuna di esse l’ora in cui lasciano la casa:
NOME ORE CHE STANNO VIA DA CASA
Elenchi gli altri animali che vivono nella stessa casa (in ordine di arrivo):
SPECIE RAZZA SESSO ETA’ ETA’ADOZIONE
Dove vive?
città periferia/paese località rurale
150
Com’è la casa in cui vive?
appartamento monolocale bilocale bifamiliare
casa singola roulotte fattoria altro…….
Si è mai assentato da casa da quando ha il cane?
Se sì, per quanto tempo?
Qualcuno tra gli animali o le persone della casa è cambiato da quando c’è il cane?
Se sì, descriva:
Background del cane
Perché ha deciso di prendere un cane?
Perché ha scelto questa razza?
Dove è stato preso il cane? Canile
Allevamento
Allevamento riferito
Negozio per animali
Da amici
Trovato per caso
Altro………………
Ha mai posseduto altri cani prima di questo?
Quanti anni aveva il cane quando è stato preso?
Se ne è a conoscenza, quanti erano i cuccioli?
quanti maschi?
quante femmine?
Quanti era possibile sceglierne?
Per quale motivo ha scelto proprio questo?
151
E’ stato sottoposto a qualche test comportamentale per la valutazione del temperamento?
Se sì, qual è stato il risultato?
Descriva il comportamento del cane quando era cucciolo:
Ha mai avuto notizie sul comportamento degli altri cuccioli?
Ha mai visto i genitori del cane?
Se sì, descriva il loro comportamento:
Il cane ha avuto altri proprietari prima di lei?
Se sì, quanti?
Se sì, per quale motivo ora non è più con questo proprietario?
Da quanto tempo avete questo cane?
Dieta ed alimentazione
Cosa mangia il suo cane (specificare la marca del prodotto)?
Quanto mangia al giorno?
Con quale frequenza?
Quando mangia?
Dove mangia?
Dove beve?
Chi dà da mangiare al cane?
Qual è il cibo preferito del cane?
152
Comportamento sessuale
A quale età è stato/a castrato/sterilizzata?
Per quale motivo?
Alcuni comportamenti sono cambiati dopo l’intervento?
Se sì, quali?
Il cane, se intero, si è mai accoppiato?
Se è una femmina che ha partorito, è una buona madre?
Prevede di far nascere dei cuccioli in futuro?
Se è una femmina intera, quando ha avuto l’ultimo calore?
E’ stato normale?
Attività giornaliera
Descriva una giornata tipo del suo cane:
Comportamento sociale
Dove dorme il cane di notte?
153
Dove si trova il cane quando vi sono ospiti in casa?
Come si comporta con le persone che frequentano abitualmente la casa?
Come si comporta con gli sconosciuti (adulti o bambini)?
Come si comporta con il veterinario?
Dove si trova quando è solo in casa?
Come si comporta quando state per uscire di casa?
Come si comporta quando tornate a casa?
Come gioca con il suo cane?
Quali giochi ha a disposizione?
Che tipo di attività fisica fa afre al suo cane?
Il cane è libero in un cortile?
O legato fuori di casa?
Il cane corre liberamente?
Il cane ha mai sporcato in casa?
Se sì, in che modo? Con le urine con feci con entrambe
Il cane è stato educato in casa?
Com’è stata l’educazione?
Quale livello di addestramento ha il suo cane?
154
Nessuno Addestrato a casa Ha iniziato un corso ma non l’ha finito primo livello secondo (o più) livello
addestramento privato
Quanti anni aveva il cane quando ha iniziato l’addestramento?
Chi è in famiglia il principale addestratore?
Il cane ha qualche premio o titolo?
Ha seguito corsi di addestramento per caccia, pastore, difesa, attacco?
Esprima in percentuale le volte in cui il cane risponde ai seguenti comandi impartiti dai diversi membri della famiglia:
MEMBRO SEDUTO TERRA RESTA PIEDE
Il cane conosce qualche trucco?
Se sì, quale?
Ha mai portato il cane a delle mostre canine?
Ha intenzione di farlo?
Il cane salta addosso alle persone senza averne il permesso?
Il cane dà la zampa?
Il cane la lecca?
Il cane monta qualche persona, animale od oggetto?
Se sì, chi o che cosa?
Il cane le ha mai abbaiato?
Se sì, quando?
155
Il cane ha mai abbaiato a qualcuno?
Se sì, descriva la circostanza:
Qual è il grado di attività del cane in generale?
basso normale alto eccessivo
il cane dorme durante la notte?
Quante volte si sveglia?
Dorme in altri periodi della giornata?
Presenta problemi di concentrazione?
In condizioni normali, per quanto tempo si riesce ad avere l’attenzione del cane e fargli eseguire qualche semplice comando, prima che il cane si
distragga?
156
TABELLA 1. Valori (media ± e.s.m.) degli indici eritrocitari nelle zone prese in considerazione.
Lettere diverse tra i prelievi all’interno di una zona indicano una differenza significativa a,b: P<0,05.
TABELLA 2. Valori (media ± e.s.m.) del conta leucocitaria e del relativo leucogramma nelle zone prese in considerazione.
Lettere diverse tra i prelievi all’interno di una zona indicano una differenza significativa a,b: P<0,0
RBC HGB HCT MCV MCH MCHC RDW
Prelievo 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2
ZONA
1
7,2 ±
0,1 7 ± 0,1
16,9 ±
0,3
17,1 ±
0,3
49,4 ±
0,7
47,5 ±
0,7
68,9 ±
0,4°
67,3 ±
0,4b
23,6 ±
0,3
24,1 ±
0,3 34,3 ± 0,6
35,9 ±
0,6
16,7 ±
0,2
16,4 ±
0,2
ZONA
3
7,2 ±
0,1
6,9 ±
0,1
17,3 ±
0,5
16,7 ±
0,5 51,3 ± 1
48,3± 1
71,9 ±
0,5
70,3 ±
0,5
24,3 ±
0,4
24,3 ±
0,4
33,9 ± 0,9
34,6 ±
0,9
15,7 ±
0,3
15,4 ±
0,3
WBC NEU LYM MONO EOSI BASO
Prelievo 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2
ZONA
1 10,5 ± 0,3 9,6 ± 0,3 7,6 ± 0,4 7 ± 0,4 1,9 ± 0,2 1,9 ± 0,2 0,6 ± 0,1 0,6 ± 0,1 0,2 ± 0,1 0,03 ± 0,1
0,04 ±
0,02
0,02 ±
0,02
ZONA
3 9,4 ± 0,4 9,8 ± 0,4 5,9 ± 0,6 6,9 ± 0,6 2,2 ± 0,3 1,9 ± 0,3 0,8 ± 0,1 0,9 ± 0,1 0,5 ± 0,2 0 ± 0 0 ± 0
0,02 ±
0,03
157
TABELLA 3. Valori percentuali ed assoluti (media ± e.s.m.) dei clusters differenziali e del rapporto CD4+/CD8+ nelle zone prese in
considerazione.
Lettere diverse tra i prelievi all’interno di una zona indicano una differenza significativa a,b: P<0,05.
%CD45 %CD11b %CD3 %CD4 CD4/tot Lym %CD8 CD8/tot Lym CD4/CD8
Prelievo 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2 1 2
ZONA
1
71,1 ±
2,1
68,5 ±
2,1
65 ±
2,8
63,2 ±
2,8
11,5 ±
0,3
11,9 ±
0,3
26,8 ±
1,2
24,6 ±
1,2
0,6 ±
0,02
0,6 ±
0,02
20 ±
0,5
19,3 ±
0,5
0,4 ±
0,02
0,4 ±
0,02
1,5 ±
0,06
1,6 ±
0,06
ZONA
3
61,5 ±
3a
71,2 ±
3b
63,2 ±
3
63 ±
3,9
14,7 ±
0,4
13,4 ±
0,4
31,6 ±
1,7
26,7 ±
1,7
0,7 ±
0,04
0,6 ±
0,04
20,7 ±
0,7a
17,9 ±
0,7b
0,5 ±
0,03
0,4 ±
0,03
1,7 ±
0,09
1,6 ±
0,09
158
Grafico 1. Differenza tra prelievi nel valore di ematocrito. Grafico 2. Differenza tra prelievi nel valore di volume corpuscolare
medio
HCT
45
46
47
48
49
50
51
52
Serale Mattutino
prelievo
%
MCV
67
67,5
68
68,5
69
69,5
70
70,5
71
Serale Mattutino
Prelievo
159
Grafico 3. Differenza tra prelievi nel valore percentuale di CD4+. Grafico 4. Differenza tra prelievi nel valore percentuale di CD8+.
%CD4
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
Serale Mattutino
prelievo
%
%CD8
16,5
17
17,5
18
18,5
19
19,5
20
20,5
21
Serale Mattutino
prelievi
%
160
Unità Operativa 4: VALUTAZIONE DELLE ESPOSIZIONI AL CAMPO
MAGNETICO A 50 HZ GENERATO DA UNA LINEA ELETTRICA A
MEDIA TENSIONE
4.1 Introduzione
La conoscenza dei livelli di esposizione ai campi magnetici a 50 Hz è una condizione
imprescindibile per effettuare studi epidemiologici condotti per indagare eventuali associazioni tra
campi magnetici e patologie di varia natura, associazioni che potrebbero riflettere un soggiacente
nesso di causalità tra esposizione e malattia. La valutazione dei livelli di esposizione al campo
magnetico a 50 Hz generato dalla linea elettrica a 60 kV che attraversa il quartiere di Longarina,
condotta dalla presente Unità Operativa, rappresenta quindi un’attività necessaria ai fini degli studi
epidemiologici condotti dalle Unità Operative 1, 2 e 3 del presente progetto di ricerca.
La stima dell’esposizione è stata condotta per mezzo di valutazioni teoriche, supportate da
misure sperimentali, come sarà descritto nel seguito. Parte integrante di questa attività è la verifica
dell’affidabilità delle valutazioni effettuate, effettuata anche mediante interconfronti delle diverse
modalità di valutazione delle esposizioni al campo magnetico a 50 Hz generato da una linea
elettrica. Questa attività è quindi in primo luogo finalizzata agli studi epidemiologici condotti a
Longarina, ma ci si è proposti nel contempo di dare un contributo scientifico al problema più
generale della valutazione dell’esposizione ai campi magnetici a 50 Hz.
Il problema dell’esposizione ai campi magnetici non è tuttavia riducibile alla sola
conoscenza dei livelli di campo magnetico esterni al corpo del soggetto esposto, ma è più in
generale riconducibile anche alla conoscenza delle grandezze fisiche, quali il campo elettrico e la
corrente elettrica che fluisce nel corpo, che vengono ad essere perturbate all’interno del corpo a
seguito dell’esposizione: Per questo motivo l’attività di questa Unità Operativa era rivolta anche al
problema di natura dosimetrica della valutazione dei campi elettrici e delle correnti elettriche indotti
nel corpo di soggetti esposti al campo magnetico a 50 Hz generato da una linea elettrica, problema
quest’ultimo molto più generale, che non può essere risolto nell’ambito del presente progetto di
ricerca.
4.2 L’area in esame
In collaborazione con l’U.O. 1 è stato raccolto materiale documentario, acquisito
digitalmente ed elaborato al PC per la produzione di un video relativo all’individuazione e
descrizione del corridoio esposto e dell’area di riferimento.
La valutazione dell’esposizione è stata condotta in relazione alle unità abitative comprese,
almeno parzialmente, in un corridoio largo 80 metri parallelo alla linea elettrica e centrato su di
essa, cioè in quella parte di Longarina in cui è stato inizialmente ipotizzato, e successivamente
verificato, che i livelli di campo magnetico potessero discostarsi, a causa della presenza della linea,
dai normali livelli di fondo presenti nelle abitazioni (identificabili, con un certo grado di arbitrarietà
dovuto alla mancanza di dati sufficientemente numerosi sui livelli di esposizione ai campi
magnetici a 50 Hz nella realtà italiana, con i livelli non superiori a circa 50 nT).
L’area completa di Longarina, su cui sono stati condotti gli studi epidemiologici da parte
delle altre Unità Operative, è costituita da una fascia larga 200 m parallela alla linea elettrica e
centrata su di essa e corrisponde a via Luigi Pernier (limitatamente ai numeri civici: 25A, 27, 29,
31, 59, 79), via Giovanni Battista Passeri, via Domenico Sestini e via Antonio Minto. Tutte le case
di via Minto, i numeri civici dispari di via Sestini e i civici 59 e 79 di via Pernier hanno una distanza
dalla linea elettrica maggiore o uguale a 40 m, e pertanto non fanno parte dell’area su cui effettuare
la valutazione teorica dell’esposizione, limitandosi quindi in questo caso ad effettuare ispezioni
visive, e misure estemporanee, per determinare l’eventuale presenza di altre sorgenti.
161
Figura 4.1. Mappa della sottoarea di Longarina in cui è stata effettuata la valutazione dell’esposizione
al campo magnetico a 50 Hz generato dalla linea elettrica (rappresentata da una linea orizzontale al
centro della mappa, un pilone di sostegno si trova tra le case di via Passeri 13 e 21).
Sulla base di misure effettuate in loco è stata creata una mappa (Figura 4.1) dell’area su cui effettuare
la valutazione dell’esposizione, costituita per quanto detto sopra da tutte le case di via Passeri, i numeri civici
pari di via Sestini e via Luigi Pernier limitatamente ai civici 25A, 27, 29, 31.
L’analisi della mappa rivela alcune importanti caratteristiche dell’area in esame:
1) le vie sono quasi parallele alla linea elettrica;
2) alcune case sono molto vicine alla linea, e questo fa sì (a priori, ma è stato verificato a posteriori) che il
campo magnetico possa variare molto all’interno della stessa casa;
3) le case sono definite con risoluzione non sufficiente a discriminare le diverse famiglie che abitano nello
stesso edificio.
Preliminarmente alla valutazione del campo magnetico si è cercato di stabilire se potessero essere
classificate le varie abitazioni in base alla loro distanza dalla (proiezione al suolo della) linea elettrica,
cercando di ottenere due gruppi di case, uno costituito dalle case più vicine, l’altro costituito dalle case più
lontane. Una difficoltà è costituita dal fatto che alcune case sono molto vicine alla linea e le loro dimensioni
sono dello stesso ordine di grandezza delle distanze dalla linea: per questo motivo più che considerare una
distanza unica (intesa come distanza dalla linea elettrica di un punto che rappresenti il “centro” della casa) è
stato necessario considerare la distanza prossimale (quella del punto della casa più vicino alla linea) e la
distanza distale (quella del punto della casa più lontano dalla linea).
Le unità abitative dei numeri civici dispari di via Passeri e di via Pernier 29 e 31 hanno distanze dalla
linea variabili da una distanza prossimale minima di 0 m (via Passeri 33, al di sotto della linea) ad una
distanza distale massima di 24 m (via Passeri 53).
162
Le distanze prossimali dalla linea delle abitazioni con numero civico pari di via Passeri variano da un
minimo di 28 m (via Passeri 4) ad un massimo di 36 m (via Passeri 40).
La casa di via Sestini 32 ha una distanza distale dalla linea di 28 m, corrispondente alla distanza
prossimale di via Passeri 4, per cui una prima classificazione, basata sulla distanza di 28 m, porta a
raggruppare insieme i numeri civici dispari di via Passeri, le case di via Pernier 29 e 31 e la casa di via Sestini
32: tutte queste unità abitative, costituenti quella che è stata definita sub-area A, sono infatti completamente
contenute entro una distanza di 28 m dalla linea.
Il passo successivo potrebbe essere quello di raggruppare insieme le case che sono completamente al
di fuori di questa fascia larga 56 m, e cioè i numeri civici pari di via Passeri più tutte le case più lontane che si
trovano al di fuori del corridoio di 80 m contenente la linea.
In realtà sono presenti abitazioni (i numeri civici pari di via Sestini, 32 escluso, e via Pernier 25a e
27) che non sono né completamente dentro, né completamente fuori della fascia larga 56 m, in quanto le loro
distanze prossimali sono inferiori a 28 m (per cui non sono catalogabili come “case più lontane”) ma nello
stesso tempo le distanze distali sono superiori a 28 m (per cui non sono catalogabili come “case più vicine”).
Questa prima analisi della situazione, basata esclusivamente sulla distanza dalla linea (che pur essendo un
parametro geometrico importante, non è l’unico ai fini della determinazione del campo magnetico), indica
che la categorizzazione delle abitazioni non può essere di tipo dicotomico, cioè basata solo su una sub-area A
di case più esposte ed una sub-area R di riferimento di case meno esposte, ma deve contenere una categoria
“intermedia” (sub-area B) costituita da case in cui i livelli di campo magnetico possono assumere valori,
all’interno della stessa abitazione, sia “alti” (come quelli delle case della sub-area A) che “bassi” (come quelli
delle case della sub-area R). L’identificazione delle sub-aree R e B sarà descritta nel seguito, essendo stata
effettuata sulla base della valutazione dei livelli di campo magnetico.
4.3 Strumentazione utilizzata
Le misure di induzione magnetica sono state effettuate per mezzo di strumenti di misura
dell’induzione magnetica modello Emdex Lite (Figura 4.2), prodotti dalla ditta Enertech
Consultants. Questi strumenti permettono di misurare, e memorizzare, le tre componenti ortogonali
x,y,z e il valore risultante efficace dell’induzione magnetica nell’intervallo di frequenza
40 - 1000 Hz. L’intervallo di misura è 0.01 - 70 μT, con una risoluzione di 0.01 μT. L’accuratezza
tipica dichiarata dal costruttore è del 2%.
Figura 4.2. Uno degli strumenti Emdex Lite utilizzati a Longarina.
163
Alcune misure sono state effettuate anche per mezzo di uno strumento di misura del campo
elettrico e dell’induzione magnetica modello Emdex II, prodotto dalla Enertech Consultants, che
permette di misurare, nell’intervallo di frequenza 40 - 800 Hz, livelli di induzione magnetica
compresi tra 0.01 e 300 μT, con una risoluzione di 0.01 μT. L’accuratezza tipica dichiarata dal
costruttore è dell’1%. Con il probe di misura del campo elettrico, l’Emdex II permette di misurare
intensità del campo elettrico nell’intervallo 10 – 18 kV/m, con risoluzione 1 V/m, nell’intervallo di
frequenza 40-1000 Hz. L’accuratezza tipica dichiarata dal costruttore è del 2%.
4.4 Misure preliminari
Sono state effettuate misure preliminari di induzione magnetica estemporanee (della durata
di qualche minuto) e prolungate (durata dell’ordine della settimana). In particolare, uno strumento
posto in una postazione fissa permetteva di monitorare nel tempo il campo magnetico generato dalla
linea e quindi l’andamento temporale (a meno di un fattore di scala) della corrente trasportata dalla
linea stessa (si ricorda infatti che il campo magnetico generato da una linea elettrica è proporzionale
alla corrente trasportata). Misure prolungate sono state effettuate ogni minuto con sei diversi
misuratori nel periodo 30 luglio – 5 agosto 2004: per la maggior parte del tempo gli strumenti
misuravano valori di induzione magnetica praticamente nulli: in questo modo ci si è accorti (prima
di averne una successiva conferma da parte del gestore della linea) che la linea elettrica non era
sempre attiva (nel senso di non trasportare corrente, perché misure di campo elettrico hanno
mostrato che anche quando la linea non trasportava corrente i conduttori erano comunque in
tensione).
0
0.5
1
1.5
2
2.5
03/08/04
00:00
03/08/04
08:00
03/08/04
16:00
04/08/04
00:00
04/08/04
08:00
04/08/04
16:00
05/08/04
00:00
B (
µT
)
Misuratore 1
Misuratore 2
Misuratore 3
Misuratore 4
Misuratore 5
Misuratore 6
Figura 4.3. Misure di induzione magnetica (B) effettuate contemporaneamente per mezzo di sei
Emdex Lite posti in sei differenti punti di Longarina.
La Figura 4.3, relativa al periodo 3 agosto – 5 agosto 2004, mostra che quando la linea è in
funzione il profilo temporale dell’induzione magnetica misurata contemporaneamente in differenti punti
è praticamente lo stesso: questa è un’ulteriore conferma del fatto che a Longarina esiste una sorgente
prevalente di induzione magnetica, e che questa è effettivamente la linea elettrica a 60 kV (infatti gli
strumenti che misuravano i valori maggiori erano quelli posti più in vicinanza della linea).
Programma CAMPI per il calcolo del campo elettrico e dell’induzione magnetica
È stato utilizzato il programma di calcolo CAMPI, prodotto dall’Istituto di Fisica Applicata
“Nello Carrara” del CNR di Firenze (CNR/IFAC), che permette di valutare i campi elettrici e i
164
campi di induzione magnetica generati da una linea elettrica di cui si conoscano i dati di tensione, di
corrente e la configurazione geometrica dei conduttori elettrici.
Tale programma è messo dal CNR/IFAC gratuitamente a disposizione delle istituzioni
pubbliche che operano nel settore delle radiazioni non ionizzanti, con l’avvertenza che lo stesso
CNR/IFAC non avalla certificazioni o pareri ufficiali rilasciati unicamente sulla base di valutazioni
eseguite con esso. Come utile riferimento, il CNR/IFAC sottolinea che, per quanto riguarda la
corrispondenza tra i valori calcolati con il programma CAMPI ed eventuali misure, sia il
programma che le misure forniscono valori tanto più vicini alla realtà (e quindi tra di loro) quanto
più la situazione reale è vicina, nel caso del programma, al modello semplificato adottato per il
calcolo e, nel caso dello strumento di misura, alla condizione di misura prevista dal progettista dello
stesso. Una situazione tipica è, secondo il CNR/IFAC, che il programma fornisca una stima
superiore di un 10-20% rispetto allo strumento di misura (ciò a patto che sia il programma sia lo
strumento di misura siano usati correttamente).
Non si entra nel dettaglio del metodo di calcolo, per il quale si rimanda al manuale del
programma reperibile sul sito web del CNR/IFAC: http://www.ifac.cnr.it/pcemni/manuale.pdf.
4.5 Raccolta dati per la valutazione teorica dell’esposizione
L’induzione magnetica generata da una linea elettrica in un dato punto (“punto di
osservazione”), ed in un dato istante, dipende da vari parametri costituiti dalla configurazione
geometrica della linea stessa (distanze fra i piloni di sostegno, lunghezza dei conduttori o,
equivalentemente, parametro di tesatura, loro posizioni relative e altezza dal suolo del conduttore
più basso), dalla corrente elettrica che scorre nei conduttori in quell’istante, e posizione del punto di
osservazione relativamente alla linea.
I dati relativi alla configurazione geometrica della linea elettrica e alla corrente da essa
trasportata dal gennaio del 1995 al settembre 2004 sono stati forniti dal gestore della linea, l’ACEA
S.p.A. Sono stati richiesti dati più recenti, necessari anche per la validazione dei risultati, ma questi,
al momento della stesura del presente rapporto, non sono ancora stati forniti.
La linea elettrica in questione è una linea a 60 kV a singola terna, costituita da tre conduttori
sospesi ad altezze diverse (ognuno dei quali trasporta una corrente sfasata di ±120° rispetto agli altri
due) e a diverse distanze dal centro della linea. In Figura 4.4 è mostrata la configurazione dei piloni
di sostegno.
Figura 4.4. Configurazione dei piloni di sostegno della linea elettrica che attraversa Longarina
(lunghezze espresse in metri).
165
Figura 4.5. Una campata della linea elettrica (a sinistra il traliccio da cui parte, verso sinistra, la
campata che attraversa Longarina).
I conduttori, nella campata tra un pilone e l’altro, si dispongono lungo una curva catenaria
(Figura 4.5), per cui la loro altezza varia raggiungendo un minimo tra un pilone e l’altro.
I dati di corrente elettrica sono sotto forma di valori mediati ogni 15 minuti. In Tabella 4.1
sono mostrati i risultati di alcune analisi condotte su questi dati.
Anno tempo di
attivazione (%)
I massima
(A)
I media
(A)
I media (A)
(linea attiva)
I mediana
(A)
I mediana (A)
(linea attiva)
1995 98.0 480 174.3 178 178 179
1996 86.3 307 149.5 173 165 173
1997 85.9 295 138.8 162 157 170
1998 96.3 342 174.0 181 179 180
1999 98.2 326 182.1 185 186 187
2000 98.8 332 186.2 188 190 191
2001 73.7 334 141.5 192 170 195
2002 44.6 376 92.7 208 0 211
2003 34.1 355 60.2 177 0 201
2004 14.0 389 29.2 209 0 216
Tabella 4.1. Dati storici relativi alla corrente elettrica (I) trasportata dalla linea elettrica a 60 kV di Longarina dal gennaio 1995 al settembre 2004.
Il dato più evidente della Tabella 4.1 è rappresentato dal fatto che la linea elettrica negli
ultimi anni viene ad essere utilizzata sempre meno frequentemente (come confermatoci dall’ACEA
S.p.A.): dal 2002 al settembre 2004 la linea risulta infatti accesa per meno del 50% del tempo (la
corrente mediana è infatti nulla).
166
0
50
100
150
200
250
300
350
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
6:00 8:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00
Corrente elettrica I Induzione magnetica B
I (a
mpere
)B
(mic
rote
sla)
Figura 4.6. Corrente trasportata dalla linea elettrica di Longarina in data 4 agosto 2004 e induzione
magnetica misurata con Emdex Lite (mediata su periodi di 15 minuti).
Il confronto con dati di corrente in una giornata con i valori misurati con gli Emdex Lite
posti in diversi punti (in Figura 4.6 sono riportati i valori misurati da uno di questi strumenti,
mediati su periodi di 15 minuti per essere meglio confrontabili con i dati di corrente elettrica),
conferma il fatto che la sorgente rilevante è la linea (andamento temporale analogo, compresi i
valori nulli quando la linea non trasportava corrente), come confermato da misure estemporanee,
praticamente nulle, effettuate nell’area di Longarina quando la linea non era attiva.
4.6 Valutazione teorica dell’induzione magnetica generata dalla linea elettrica
Sulla base di misure di posizione dei tralicci, incrociate con i dati ricavabili dalla mappa
riportata in Figura 4.1 sono state ricavate le posizioni relative alla linea elettrica dei vari punti di
osservazione in cui è stata calcolata l’induzione magnetica.
Ai fini della categorizzazione dell’area in studio, può essere utilizzato un qualunque valore
di corrente elettrica, infatti in ogni punto dell’area, dove l’unica sorgente di rilievo è la linea
elettrica, il valore di induzione magnetica è proporzionale alla corrente elettrica trasportata dalla
linea. Il valore utilizzato nel seguito è quello del massimo valore di corrente trasportata durante il
2004 (anno più recente per il quale sono disponibili i dati) pari a 389 A.
Oltre alla distanza della proiezione al suolo del punto di osservazione dalla proiezione al
suolo della linea elettrica, è necessario considerare l’altezza dal suolo h del punto di osservazione e
l’altezza dal suolo h0 del conduttore più basso (che si ricorda essere variabile lungo la linea
elettrica, la quale si dispone lungo una catenaria) nel punto in cui la linea elettrica attraversa il piano
verticale perpendicolare alla linea stessa e contenente il punto di osservazione.
Si è considerata un’altezza standard dei piani delle abitazioni di 3 m, e altezze di 1 m dei
punti di osservazione rispetto al pavimento. Pertanto le altezze dei punti di osservazione rispetto al
suolo sono 1 m per i piani terra, 4 m per i primi piani, 7 m per i secondi piani.
La scelta delle sub-aree non è univoca, dipendendo anche da considerazioni circa una
sufficiente numerosità della popolazione in esse residente, e dalla necessità di evitare
misclassificazioni che porta a separare le sub-aree (in termini di livelli di induzione magnetica)
forse più di quanto potrebbe essere strettamente necessario.
167
La scelta iniziale è stata quella di raggruppare nella sub-area A, come descritto nel paragrafo 4.2,
le unità abitative completamente contenute entro una distanza di 28 m dalla linea elettrica. Si è quindi
utilizzato il programma CAMPI per valutare il livello di induzione magnetica minimo in queste case,
considerando i piani terra (punti di osservazione a 1 m da terra) e la più alta altezza minima dei
conduttori (15 m) (Figura 4.7): il valore così determinato a 28 m di distanza dalla linea è 0.44 µT.
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
1.2
1.4
1.6
1.8
2
-50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50
distanza laterale dalla linea (m)
B (
µT
)
Figura 4.7. Induzione magnetica generata dalla linea elettrica a un metro di altezza dal suolo
(altezza dal suolo del conduttore più basso di 15 m).
Ai fini dell’allocazione delle unità abitative alla categoria R sono state considerate, nel
valutare teoricamente i livelli di induzione magnetica, le distanze prossimali delle abitazioni, le
altezze di riferimento dei piani più alti (h =7 m per il secondo piano) e altezza dal suolo del
conduttore più basso h0 = 10 m. Come mostrato in Figura 4.8, il valore di 0.44 µT (valore minimo
della sub-area A) corrisponde ad una distanza pari a 31.7 m.
0.4
0.41
0.42
0.43
0.44
0.45
0.46
0.47
0.48
0.49
0.5
26 27 28 29 30 31 32 33 34
distanza laterale dalla linea (m)
B (
µT
) h=1m; h0=15m
h=7m; h0=10m
Figura 4.8. Induzione magnetica calcolata in due differenti condizioni di altezza del punto di
osservazione h e altezza dal suolo del conduttore più basso h0.
168
Il massimo livello di induzione magnetica nella sub-area R deve essere inferiore o uguale a
0.44 µT, per cui le distanze prossimali delle unità abitative della sub-area R devono essere superiori
a 31.7 m. Pertanto le abitazioni di via Passeri 4, 20 e 22, che hanno distanze prossimali inferiori a
31 m devono essere escluse dalla sub-area R e sono allocate nella sub-area B. La casa la cui
distanza prossimale più si avvicina superiormente al valore di 31.7 m è quella di via Passeri 28, la
cui distanza prossimale è di 33 m, corrispondente a un livello di induzione magnetica (sempre a 7 m
di altezza dal suolo, per un’altezza di 10 m del conduttore più basso) pari a 0.39 µT. Si può quindi
concludere che la sub-area R è caratterizzata da livelli di induzione magnetica inferiori a 0.39 µT.
Le unità abitative appartenenti alle tre diverse sub-aree così individuate sono rappresentate
in Figura 4.9. Nelle condizioni di corrente pari a 389 A, le unità abitative della fascia R sono
esposte ad un campo di induzione magnetica inferiore a 0.39 µT, mentre quelle della fascia A sono
esposte a livelli superiori a 0.44 µT. Al variare della corrente trasportata dalla linea, questi valori
estremi di induzione magnetica variano proporzionalmente, mantenendosi sempre una differenza
(anch’essa proporzionale alla corrente) tra i due.
Figura 4.9. Allocazione delle unità abitative di Longarina nelle differenti sub-aree A (rosso), B
(bianco) e R (azzurro). Tutte le case di Longarina non rappresentate appartengono alla sub-area R.
4.7 Misurazioni prolungate in posizione fissa e tempo di attivazione della linea elettrica
Sono state effettuate misurazioni prolungate in posizione fissa, lasciando per lunghi periodi
uno degli strumenti Emdex Lite all’interno dell’abitazione di via Passeri 27, al primo piano, al di
sotto del conduttore ad altezza intermedia della linea elettrica (pavimento ad altezza misurata di
3.4 m da terra, strumento a 6 m da terra). Queste misurazioni hanno permesso di stabilire quando
era accesa la linea elettrica anche nei periodi per i quali non sono ancora stati forniti i dati di
corrente da parte dell’ACEA S.p.A.
I dati di corrente elettrica relativi ai primi tre trimestri del 2004 indicavano 38.4 giorni di
accensione della linea su un totale di 274 giorni (tempo di attivazione del 14% come riportato in
Tabella 4.1). Nel trimestre ottobre-dicembre 2004, i dati di induzione magnetica indicano che in un
169
periodo di osservazione di 83.6 giorni la linea è stata accesa per 65.2 giorni. Integrando questi dati
con i precedenti si ottiene per il 2004, su un periodo di osservazione di 357.6 giorni, che la linea era
accesa per 103.6 giorni, corrispondenti al 29.0% del tempo totale.
Nel 2005, in un periodo di osservazione di 330.2 giorni (mancano i dati relativi al periodo 4
febbraio – 8 marzo), la linea è risultata essere attivata per 19.5 giorni, corrispondenti ad un tempo di
attivazione pari al 5.9% del totale.
Nel 2006, in un periodo di osservazione di 326.7 giorni (fino al 23 novembre), la linea è
stata attiva per 21 giorni, corrispondenti ad un tempo di attivazione pari al 6.4% del totale.
4.8 Interconfronti tra diverse modalità di valutazione dell’esposizione
Uno degli obiettivi di questa Unità Operativa 4 è la validazione mediante interconfronti di
diverse modalità di valutazione delle esposizioni al campo magnetico a 50 Hz generato da una linea
elettrica. La ditta Vector S.r.l. (Gruppo CITEC) ha fornito gratuitamente per le finalità del presente
progetto il software WinELF, da essa prodotto, che permette di calcolare il campo di induzione
magnetica generato da una linea elettrica mediante due metodi: un metodo più semplificato,
conforme alla Norma CEI 211-4 “Guida ai metodi di calcolo dei campi elettrici e magnetici generati
da linee elettriche”, e analogo a quello del programma CAMPI del CNR/IFAC, in cui si
considerano i conduttori come fili paralleli e orizzontali, ed un metodo più raffinato basato
sull’integrazione numerica lungo la catenaria.
Sono state effettuate, mediante il software WinELF, stime dell’induzione magnetica negli
angoli di tutte le abitazioni riportate in Figura 4.1, con entrambi i metodi di calcolo. L’accordo tra i
due metodi è molto buono, con le massime differenze, come era prevedibile, nelle vicinanze della
sezione trasversale alla linea contenente il pilone di sostegno dove è maggiore la pendenza dei
conduttori e quindi ci si discosta maggiormente dall’ipotesi di parallelismo al terreno dei conduttori
su cui si basa il metodo indicato dalla norma CEI.
Figura 4.10. Induzione magnetica, calcolata secondo la norma CEI 211-4, nei quattro angoli
dell’abitazione di via Passeri 21 (I = 200 A).
170
Figura 4.11. Induzione magnetica, calcolata mediante integrazione numerica lungo la catenaria, nei
quattro angoli dell’abitazione di via Passeri 21 (I = 200 A).
Nell’esempio mostrato nelle Figure 4.10 e 4.11, relative all’abitazione di via Passeri 21, si
osserva la massima differenza relativa tra i risultati ottenuti con i due metodi nel punto A, che è
quello più vicino alla perpendicolare alla linea elettrica passante per il pilone di sostegno. Le
differenze tra i due metodi sono comunque contenute entro il 5%.
Sono state inoltre effettuate misure in alcuni punti in prossimità della linea elettrica allo
scopo di confrontare i risultati delle misure con i valori stimati teoricamente al momento delle
misure stesse. Per effettuare questa stima teorica sono però necessari i dati dell’ACEA successivi al
settembre 2004 che ancora non sono stati forniti. Il confronto tra i risultati delle valutazioni
sperimentali e teoriche delle esposizioni non è quindi ancora stato effettuato.
4.9 Valutazione del campo elettrico in relazione a rischi su portatori di pacemaker
Sebbene non previsto inizialmente, è stato affrontato anche il problema della valutazione
dell’esposizione in relazione a possibili rischi per la salute riconducibili ad effetti di interferenza
elettromagnetica su dispositivi elettronici impiantabili quali i pacemaker (è stato infatti segnalato
che alcuni dei soggetti residenti nella zona in studio sono portatori di pacemaker). In relazione a
detti rischi, la valutazione dell’esposizione deve essere effettuata con modalità differenti da quelle
già utilizzate in relazione a possibili rischi connessi ad esposizioni prolungate ai campi magnetici
generati dalla linea elettrica, essendo i possibili effetti di interferenza praticamente istantanei:
invece di determinare solo i valori di induzione magnetica all’interno delle abitazioni, è necessario
determinare i massimi valori cui possono essere esposte persone che possono trovarsi anche per
brevi periodi nelle vicinanze della linea elettrica, ed è necessario inoltre tenere conto anche del
campo elettrico generato dalla linea che, per quanto riguarda i possibili rischi connessi ad
esposizioni prolungate nelle abitazioni, non è stato preso in considerazione in quanto viene
schermato dalle pareti degli edifici.
In letteratura non sono riportati malfunzionamenti di pacemaker causati da livelli di
induzione magnetica inferiori a 40 μT, valori questi molto superiori a quelli che è possibile
incontrare sotto una linea elettrica. Non si può escludere la possibilità che la modalità di
funzionamento di un pacemaker venga influenzata dal campo elettrico generato da una linea ad alta
tensione se il campo elettrico raggiunge intensità pari a circa 1.7 kV/m: si tratta comunque di un
effetto transitorio perché cessata l’interferenza il pacemaker ritorna a funzionare regolarmente.
171
Le valutazioni teoriche del campo elettrico sono state effettuate per mezzo del programma di
calcolo CAMPI del CNR/IFAC già utilizzato per il calcolo dell’induzione magnetica.
Il campo elettrico non dipende dall’intensità della corrente trasportata dalla linea,
circostanza che rende più semplice il calcolo, d’altra parte le valutazioni del campo elettrico sono
più difficili in quanto il campo elettrico, a differenza del campo magnetico, è perturbato dagli
oggetti conduttori presenti nell’area di interesse. Non avendo a disposizione il dato relativo al
raggio dei conduttori (inutile ai fini della valutazione del campo magnetico) sono state effettuate
valutazioni ipotizzando valori diversi, variabili da un minimo di 0.6 cm ad uno massimo di 1 cm,
sulla base di indicazioni di letteratura.
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
-50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50
distanza laterale dalla linea (m)
E (
V/m
)
Figura 4.10. Campo elettrico calcolato a 7 m di altezza dal suolo per un’altezza di 10 m dal suolo
del conduttore più basso.
Il campo elettrico massimo si ottiene considerando il conduttore più basso a 10 m di altezza.
A 7 m dal suolo (altezza di riferimento per un secondo piano, ma il calcolo è stato effettuato
pensando ad un terrazzo a questa altezza, essendo il campo elettrico schermato dalle pareti degli
edifici), il campo elettrico massimo determinato teoricamente varia (al variare del raggio dei
conduttori, come descritto in precedenza) da 1260 a 1370 V/m ad una distanza laterale di 2 m dal
centro della linea (Figura 4.10). A 1 m dal suolo, il campo elettrico massimo varia da 300 a 330
V/m.
In data 20 aprile 2006, giorno in cui lo strumento Emdex Lite in posizione fissa indica che
non c’era passaggio di corrente elettrica nella linea, come confermato dalle misure di induzione
magnetica praticamente nulle ottenute con l’Emdex II, sono state effettuate misure di campo
elettrico ad 1 m di altezza dal piano stradale al di sotto della linea elettrica: i valori misurati sono
sempre inferiori ai 145 V/m, valore misurato sotto i due conduttori dallo stesso lato (sotto il
conduttore intermedio sono stati misurati 88 V/m). Sul terrazzo dell’edificio di via Passeri 27
(Figura 4.11), ad un’altezza di circa 7 m dal suolo, sono stati misurati 683 V/m al di sotto del
conduttore intermedio.
In conclusione, essendo i livelli di campo elettrico misurati sempre inferiori a 700 V/m, e le
valutazioni teoriche che sembrano sovrastimare i valori misurati forse per via dell’indeterminazione
sul raggio dei conduttori, ma anche perché non tengono conto della presenza di edifici ed altri
172
oggetti che perturbano il campo elettrico, si mantengono comunque al di sotto di 1.4 kV/m nella
condizione più sfavorevole di esposizione, non sembrano sussistere rischi di malfunzionamenti di
pacemaker connessi alle esposizioni al campo elettrico generato dalla linea elettrica che attraversa il
quartiere di Longarina.
Figura 4.11. Il terrazzo dove è stato misurato il massimo valore di campo elettrico.
4.10 Dosimetria dei campi magnetici generati da una linea elettrica
Il problema della valutazione teorica dei campi elettrici e delle correnti elettriche indotti nel
corpo di soggetti esposti a campi magnetici a 50 Hz (dosimetria) è stato affrontato in primo luogo
effettuando una ricognizione della bibliografia più recente relativa a questa problematica che,
essendo un prodotto di questa Unità Operativa, è riportata alla fine del presente capitolo.
Sulla base della conoscenza delle caratteristiche dielettriche dei tessuti biologici
(conducibilità e costante dielettrica), è possibile realizzare modelli numerici del corpo umano da
utilizzare nelle valutazioni teoriche effettuate mediante opportuni codici di calcolo.
Un aspetto importante delle caratteristiche dielettriche dei tessuti biologici è la loro
variabilità con la frequenza del campo cui sono esposti. La costante dielettrica relativa, connessa ai
meccanismi di polarizzazione elettrica del particolare tessuto considerato, alle più basse frequenze
può raggiungere valori superiori a 106 o 10
7 per poi decrescere al progressivo disattivarsi dei
meccanismi di polarizzazione, che si verifica quando aumenta la frequenza, secondo tre curve note
173
come dispersioni e. Un andamento opposto è quello della conducibilità che assume alle più
basse frequenze valori più bassi connessi al contenuto ionico del tessuto, per poi aumentare con la
frequenza secondo le stesse dispersioni e. La dispersione , osservabile alle più basse
frequenze, è associata con i processi di diffusione ionica sulla superficie della membrana cellulare.
La dispersione , nell’intervallo delle radiofrequenze, è dovuta principalmente alla polarizzazione
spaziale dovuta all’addensarsi di cariche elettriche sulle membrane cellulari che agiscono da
barriera al flusso di ioni tra i mezzi intra- ed extra-cellulari. Altri contributi alla dispersione
provengono dalla polarizzazione delle proteine e di altre macromolecole organiche. La dispersione
, nell’intervallo di frequenze delle microonde, è dovuta alla polarizzazione delle molecole d’acqua.
L’analisi della letteratura scientifica sulle caratteristiche dielettriche dei tessuti biologici,
nella quale rivestono un ruolo di rilievo i lavori di Gabriel et al. (1996a, 1996b e 1996c), ha
evidenziato come i dati relativi alle frequenze inferiori a 100 kHz siano, in confronto ad altri
intervalli di frequenza, limitati. Ciò è dovuto principalmente alle tecniche di misura che spesso non
sono state sviluppate per fronteggiare sorgenti di errore sistematico a bassa frequenza
(polarizzazione degli elettrodi). Tali problematiche sono da tenere in considerazione anche per
quanto riguarda le previste attività sperimentali di misura per cui si stanno valutando gli opportuni
accorgimenti sperimentali.
Un particolare aspetto da tenere presente per la ricerca futura è che i dati disponibili sono
ottenuti da misure sperimentali su tessuti adulti sia umani che animali, per cui è ipotizzabile uno
studio delle modificazioni con l’età delle caratteristiche dielettriche a 50 Hz, quale quello svolto da
Gabriel (2005) che però è limitato alle frequenze superiori a 300 kHz.
In considerazione del fatto che lo scopo di tali attività sperimentali è quello di consolidare le
conoscenze già esistenti, si ritiene che valutazioni dosimetriche possano essere effettuate sulla base
dei dati già esistenti. Seguendo le indicazioni di alcuni autori, è preferibile cercare di determinare la
dipendenza in frequenza dei valori di conducibilità e costante dielettrica più che operare una
semplice media dei valori determinati da differenti autori ad una frequenza fissa (in questo caso, i
50 Hz). Alcune importanti indicazioni al riguardo sono disponibili in letteratura (Gabriel et al.,
1999c), e alcuni programmi di calcolo delle caratteristiche elettriche dei tessuti biologici alle varie
frequenze sono reperibili sul web, ad esempio le applicazioni Web-On-Line, sviluppate dal
CNR/IFAC e reperibili all’indirizzo http://niremf.ifac.cnr.it/tissprop, per la determinazione delle
proprietà dielettriche dei tessuti umani nell'intervallo di frequenza da 10 Hz a 100 GHz, basate sul
modello parametrico sviluppato da Gabriel et al. (1999c).
Per mezzo di una delle applicazioni del CNR/IFAC si possono ottenere le caratteristiche
dielettriche di tutti i tessuti ad una singola frequenza, 50 Hz nel caso di interesse in questa sede
(come riportato in Tabella 4.2).
Per quanto riguarda lo sviluppo di modelli numerici del corpo umano, l’analisi della
letteratura rivela che recentemente sono stati prodotti modelli anatomici dell’uomo ad alta
risoluzione ottenuti anche sulla base di immagini ottenute con tomografia a Risonanza Magnetica.
Gli sviluppi più recenti riguardano modelli della donna, e della donna in gravidanza (Dimbylow,
2005, 2006).
Un esame della letteratura scientifica sui metodi di calcolo esistenti per la determinazione
dei campi e delle correnti indotte indica che le indeterminazioni sui valori delle caratteristiche
dielettriche dei tessuti influenzano maggiormente la determinazione delle correnti indotte più che
quella dei campi elettrici indotti (Stuchly & Gandhi, 2000).
L’attività nell’ambito della dosimetria dei campi magnetici svolta nell’ambito del presente
progetto è evidentemente preliminare ad ulteriori attività di ricerca di base.
174
4.11 Conclusioni
Il risultato principale dell’attività dell’Unità Operativa 4 è stato quello di fornire, ai fini
degli studi epidemiologici condotti dalle altre Unità Operative, una classificazione delle abitazioni
di Longarina dal punto di vista dell’esposizione al campo magnetico. L’area di Longarina è stata
suddivisa in tre sub-aree. La sub-area A è costituita dalle unità abitative maggiormente esposte,
completamente contenute in una fascia ampia 56 m parallela alla linea elettrica che attraversa il
quartiere di Longarina e centrata su di essa, i cui livelli di induzione magnetica sono superiori a
0.44 µT per una corrente di 389 A, pari al massimo dell’ultimo anno, il 2004, per il quale sono
attualmente disponibili i dati di corrente elettrica trasportata dalla linea. La sub-area R è costituita
dalle unità abitative più lontane dalla linea, almeno 33 m intesi come distanza prossimale, esposte a
livelli di induzione magnetica inferiori a 0.39 µT. È stato necessario definire una categoria
“intermedia” (sub-area B) costituita da case in cui i livelli di campo magnetico possono assumere
valori, all’interno della stessa abitazione, sia “alti” (come quelli nelle case della sub-area A) che
“bassi” (come quelli nelle case della sub-area R).
Si è inoltre cercato di dare un primo contributo, da sviluppare per mezzo di attività futura
successiva alla conclusione del presente progetto, al problema più generale, di interesse scientifico e
protezionistico, della valutazione dell’esposizione ai campi generati da linee elettriche.
175
Tessuto Conducibilità (S/m) Costante dielettrica relativa Aria 0 1
Aorta 0.2611 8.096e+06 Bile della cistifellea 1.4 120
Cartilagine 0.1714 1.638e+06
Cervice 0.3445 3.214e+07
Cervello 0.09526 1.211e+07
Cistifellea 0.9 1449
Colon 0.05454 3.21e+07
Cornea 0.4214 1.642e+06
Cristallino 0.3214 1.737e+06
Cuore 0.08273 8.665e+06
Denti 0.02005 8868
Digiuno, ileo 0.5215 2.032e+06
Duodeno 0.5214 1.637e+06
Dura 0.5005 4.837e+04
Esofago 0.5214 1.637e+06
Fegato 0.03668 1.832e+06
Fluido cerebro spinale 2 109
Ghiandola 0.5214 1.638e+06
Grasso 0.01955 1.473e+06 Grasso del seno 0.02265 1.137e+06
Linfa 0.5214 1.638e+06
Lingua 0.2714 1.639e+06
Liquidi organici 1.5 99
Materia bianca del cervello 0.05327 5.29e+06
Materia grigia del cervello 0.07526 1.211e+07
Membrana mucosale 0.0004272 5.127e+04
Midollo osseo 0.001649 1.667e+05
Midollo spinale 0.0274 1.609e+06
Milza 0.0857 1.019e+07
Muscoli 0.2333 1.772e+07
Nervi 0.0274 1.609e+06
Osso della corteccia 0.02005 8868
Osso poroso 0.0807 7.889e+05
Ovario 0.3214 1.634e+06
Pancreas 0.5214 1.638e+06
Parte bianca dell’occhio 0.5027 2.93e+05
Pelle disidratata 0.0002 1136 Pelle idratata 0.0004272 5.127e+04
Polmone insufflato 0.06842 5.759e+06
Polmone sgonfio 0.2055 8.686e+05
Prostata 0.4214 1.64e+06
Reni 0.08924 1.012e+07
Retina 0.5027 2.93e+05
Sangue 0.7 5260
Stomaco 0.5214 1.637e+06
Tendine 0.2698 1.71e+07
Testicoli 0.4214 1.64e+06
Timo 0.5214 1.638e+06
Tiroide 0.5214 1.638e+06
Trachea 0.3005 8.867e+04
Umor vitreo 1.5 99
Unghie 0.02005 8868
Utero 0.2293 3.179e+07
Vasi sanguigni 0.2611 8.096e+06
Vescica 0.2054 4.816e+05
Tabella 4.2. Caratteristiche dielettriche dei tessuti a 50 Hz, ottenute utilizzando l’applicazione
elaborata dal CNR/IFAC.
176
4.12 Bibliografia relativa al paragrafo 4.10
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177
CONCLUSIONI
Alla luce di quanto esposto nei precedenti capitoli, è ora possibile formulare alcune
considerazioni conclusive.
Lo studio di Longarina ha rappresentato un modello innovativo di indagine epidemiologica e
clinica su una popolazione omogenea per tutti i principali determinanti di salute, ma con una netta
disomogeneità nella distribuzione dei livelli di campo magnetico a 50 Hz generati da una linea
elettrica di distribuzione a 60 kV.
La valutazione dell’esposizione al campo magnetico è stata effettuata integrando le misure
sperimentali con la modellizzazione, fondata sulla conoscenza della geometria dei conduttori, del
carico di corrente, e della distanza delle abitazioni dalla linea.
L’area di Longarina è stata suddivisa in tre sub-aree. La sub-area A è costituita dalle unità
abitative maggiormente esposte, a distanze dalla linea inferiori a 28 m, i cui livelli di induzione
magnetica sono superiori a 0.44 µT per una corrente di 389 A, pari al massimo dell’ultimo anno, il
2004, per il quale sono attualmente disponibili i dati di corrente elettrica trasportata dalla linea. La
sub-area R è costituita dalle unità abitative più lontane dalla linea, a distanze di almeno 33 m,
esposte a livelli di induzione magnetica inferiori a 0.39 µT (calcolati per 389 A di corrente). È stato
necessario definire una categoria “intermedia” (sub-area B) costituita da case in cui i livelli di
campo magnetico possono assumere valori, all’interno della stessa abitazione, sia “alti” (come
quelli presenti nelle case della sub-area A) che “bassi” (come quelli presenti nelle case della sub-
area R).
L’indagine epidemiologica, basata sulle cause di morte e di ricovero ospedaliero, ha
evidenziato un aumento dei tumori totali nella popolazione residente entro 28 metri dalla linea, e nei
soggetti con oltre trenta anni di residenza o tempo di latenza. A tale incremento contribuiscono in
particolare i tumori maligni del pancreas, già risultati in eccesso in alcuni studi su popolazioni
professionalmente esposte al campo magnetico a 50/60 Hz. Altre segnalazioni di possibile interesse
eziologico riguardano le malattie ematologiche dei soggetti con oltre 30 anni di residenza o di
tempo di latenza, e le malattie ischemiche dei soggetti residenti nella fascia maggiormente esposta.
Si può ritenere che le analisi preliminari relative allo stato di salute della popolazione
attualmente residente a Longarina evidenzino delle anomalie in alcuni parametri ematologici,
immnunologici e cardiologici sopratutto per la popolazione femminile della zona A.
Lo studio trasversale nella definizione degli obiettivi e nelle diverse fasi di attuazione ha
rappresentato la dimostrazione di come sia possibile svolgere un’attività di ricerca in sanità
pubblica in un ambito così delicato come quello della valutazione dei possibili effetti sanitari
associati all’esposizione a campi magnetici.
Ciò ha prodotto da un lato il raggiungimento di un elevato livello di partecipazione della
popolazione inclusa nello studio, dall’altro la definizione di un rapporto di collaborazione tra il
gruppo dei ricercatori ed i quattro medici di medicina generale che operano nel territorio di
Longarina ed i responsabili del Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica della ASL competente.
In questo modo è stato definito un continuum tra l’attività di ricerca in sanità pubblica e l’opportuno
livello di assistenza sanitaria necessario per gruppi di persone che sono esposti a livelli
probabilmente elevati d’esposizione a campi magnetici.
178
Anche sotto il profilo dello studio veterinario, l’esempio del quartiere Longarina ha mostrato
la possibilità di un monitoraggio residenziale che può fornire utili informazioni riguardanti gli
effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici. Integrando i risultati riportati sugli animali da
compagnia con altri dati derivanti da contemporanei rilievi sarà possibile escludere l’effetto
dell’esposizione, ovvero circoscriverlo, quantificandolo.
In un progetto di tale portata sarebbe auspicabile poter contattare agevolmente e collaborare
con i medici veterinari curanti dei soggetti presi in esame. Animali esposti ai contaminanti
ambientali possono essere regolarmente e sistematicamente controllati attraverso la raccolta e
l’analisi dei dati per identificare i potenziali rischi per la salute di altri animali o dell’uomo. È
auspicabile una maggiore attenzione al concetto del “sistema animale sentinella” perché oltre alla
possibilità di monitorare l’ambiente si pongono le basi per ciò che è indicata come medicina
preventiva.
L’insieme di queste osservazioni rappresenta un contributo originale al quadro delle
conoscenze disponibili sullo stato di salute delle popolazioni residenti in aree caratterizzate da un
livello di campo magnetico a 50 Hz superiore a quello chi si incontra consuetamente nel territorio.
Si sono quindi forniti elementi conoscitivi nuovi per andare incontro all’esigenza, menzionata nella
premessa, di una migliore caratterizzazione epidemiologica delle popolazioni esposte a elevati
livelli di campo a 50 Hz.
Oltre a produrre conoscenze nuove, il Progetto Longarina ha fornito un contributo originale
su tre ulteriori piani.
E’ stata messa a punto una metodologia di indagine ora esportabile ad altre situazioni.
E’ stata costruita un’esperienza di lavoro multidisciplinare che ha visto operare insieme
fisici, epidemiologici, clinici con diverse specializzazioni (ematologi, endocrinologi, cardiologi,
neurologi, psichiatri), psicologi, biologi e veterinari.
E’ stato sperimentato un rapporto con la popolazione oggetto dello studio fondato sulle
nozioni di partecipazione, accesso all’informazione e ascolto reciproco, coerentemente con gli
orientamenti espressi a livello internazionale dalla comunità scientifica. Tale approccio si è rivelato
valido anche dal punto di vista dell’alta adesione della popolazione allo studio, e del basso numero
di non rispondenti. Da sottolineare in questo quadro l’importanza del processo di comunicazione,
fondato sulla veridicità, trasparenza e assunzione dei margini di incertezza associati alle
problematiche in esame. I risultati dello studio, anche provvisori, sono stati comunicati alla
popolazione attraverso incontri periodici. E’ stato inoltre sviluppato un approccio multimediale alla
comunicazione del rischio, che ha portato alla realizzazione di un documentario disponibile per ora
in forma di trailer.
Appare fondamentale a questo punto procedere nella direzione della replicazione dello
studio di Longarina in altri contesti territoriali analoghi, per validare la riproducibilità dei risultati
sin qui conseguiti.
179
Interventi delle Istituzioni durante gli incontri con la popolazione