Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

17
Una lenta incubazione, un’esplosione improvvisa: questi i due tempi che scandiscono la diffusione dello strutturalismo e della semiotica nella cultura italiana. Grandi maestri della linguistica e della storia della lingua come Benvenuto Terracini, Bruno Migliorini e Giacomo De- voto conoscevano bene i testi di Ferdinand de Saussure o di Nikolaj Sergeevi™ Trubeckoj, ma in quelle opere non avevano mai ravvisato i fondamenti di un programma scientifico che, attraverso la descrizione del fatto linguistico e letterario, fos- se in grado di sostituirsi allo storicismo che fin dal principio del Novecento – l’Estetica di Benedetto Croce esce nel 1902 – dominava nella ricerca filologica. A quei libri, che essi aveva- no letto precocemente in lingua originale oppure in traduzio- ne francese o inglese, non riconoscevano neppure la capacità di pervenire a quella tortuosa forma di compromesso con il magistero crociano che fu la cosiddetta critica stilistica (Do- menico Petrini, Alfredo Schiaffini, Giuseppe De Robertis, Mario Fubini e l’austriaco Leo Spitzer ne sono gli esponenti più noti). Un ruolo pionieristico va riconosciuto a «La Cultura», ri- vista che dopo la scomparsa di Cesare De Lollis – lo studioso di letterature comparate che l’aveva diretta dal 1921 al 1928 – stabilì la sua sede a Milano e a Roma, con il fiorentino Mi- gliorini redattore capo. Negli anni successivi «La Cultura» andò raccogliendo, accanto a maestri più anziani come Ter- racini, Devoto, Vittorio Lugli, Giorgio Pasquali, Ferdinando Neri, Attilio Momigliano, Luigi Salvatorelli, Pietro Paolo Trompeo, una schiera di collaboratori molto giovani. Uno di essi, particolarmente precoce, il ventunenne slavista Leone Ginzburg, dedicò nel maggio 1930 un breve articolo alla con- tesa tra Formalisti e marxisti: «In Russia [sovietica] seguita la lotta per rendere ortodossamente marxistica anche la critica letteraria. I formalisti, costituendo come una scuola, sono i più presi di mira; ma del resto è accusato pubblicamente chiun- que sia sospetto d’idealismo». La cronaca si concludeva con un interrogativo lungimirante: «Senza dubbio i marxisti fini- ranno con lo schiacciare i formalisti; ma le idee di questi?» Poche settimane prima, a Mosca, il 14 aprile 1930, Vladi- mir Majakovskij si era tolto la vita con un colpo di pistola; il 5 giugno un suo giovane amico, Roman Jakobson, terminava il saggio Una generazione che ha dissipato i suoi poeti, dove al- lineava il destino di Majakovskij a quelli di Aleksandr Blok, Nikolaj Gumilëv, Sergej Esenin e Velimir Chlébnikov. Tre anni più tardi, proprio sulla «Cultura» (XII, luglio-settembre 1933, n. 3), Jakobson presentava ai lettori italiani La scuola linguistica di Praga: «si tratta di un sistema teorico bene svi- luppato, all’elaborazione del quale hanno partecipato lingui- sti, filosofi della lingua e cultori di estetica; di più, un siste- ma che non vuol perdere il contatto con l’empiria linguistica, e che non è, in fondo, che un esame dei fatti linguistici in quanto entità. […] La concezione strutturalistica trasforma notevolmente la linguistica: le ricerche scientifiche non sono tanto arricchite da nuovi materiali (la scienza d’anteguerra aveva messo in circolazione un materiale considerevole) quan- to fecondate dalla rivelazione di rapporti esistenti tra i fatti linguistici che sembravano precedentemente senza coerenza, e dai contatti istituiti tra fatti linguistici e fatti d’altro ordi- ne. […] È fuor di dubbio che la scuola linguistica di Praga è il risultato di una simbiosi del pensiero cèco e russo, come la linguistica russa contemporanea porta le tracce della simbiosi della scienza russa e polacca. È fuori di dubbio che la scuola di Praga ha tenuto anche conto dell’esperienza linguistica oc- cidentale: i lavori della scuola di Ginevra, la linguistica ame- ricana, l’anglistica moderna, le ricerche dei dotti olandesi: tut- to codesto non poteva restare senza influsso. […] L’organiz- zazione della collaborazione sistematica con i dotti che lavo- rano nella stessa direzione nei campi scientifici prossimi, e lo sviluppo della collaborazione con i linguisti stranieri d’analo- go orientamento, tali sono i compiti attuali del Circolo lin- guistico di Praga». L’articolo di Jakobson era stato tradotto da Bruno Mi- gliorini; benché offrisse il necessario per sollecitare la curiosi- tà degli studiosi italiani, la sua provocazione non ebbe segui- to. Tra i giovani scrittori di quegli anni, uno solo – Tomma- so Landolfi – aveva potuto leggere alcuni testi di formalisti russi (Boris Ejchenbaum, Viktor Vinogradov, Viktor æirmun- skij) mentre preparava la sua tesi di laurea sulla poesia di An- na Achmatova, discussa a Firenze nell’autunno 1932; ma nem- meno lui proseguì in quella direzione. In Italia, il silenzio qua- si completo su formalismo e linguistica strutturale durò per molti anni, fin dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1950 Mi- gliorini avrebbe, sì, incluso il termine tecnico strutturale (e il Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

description

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Transcript of Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Page 1: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Una lenta incubazione, un’esplosione improvvisa: questii due tempi che scandiscono la diffusione dello strutturalismoe della semiotica nella cultura italiana.

Grandi maestri della linguistica e della storia della linguacome Benvenuto Terracini, Bruno Migliorini e Giacomo De-voto conoscevano bene i testi di Ferdinand de Saussure o diNikolaj Sergeevi™ Trubeckoj, ma in quelle opere non avevanomai ravvisato i fondamenti di un programma scientifico che,attraverso la descrizione del fatto linguistico e letterario, fos-se in grado di sostituirsi allo storicismo che fin dal principiodel Novecento – l’Estetica di Benedetto Croce esce nel 1902 –dominava nella ricerca filologica. A quei libri, che essi aveva-no letto precocemente in lingua originale oppure in traduzio-ne francese o inglese, non riconoscevano neppure la capacitàdi pervenire a quella tortuosa forma di compromesso con ilmagistero crociano che fu la cosiddetta critica stilistica (Do-menico Petrini, Alfredo Schiaffini, Giuseppe De Robertis,Mario Fubini e l’austriaco Leo Spitzer ne sono gli esponentipiù noti).

Un ruolo pionieristico va riconosciuto a «La Cultura», ri-vista che dopo la scomparsa di Cesare De Lollis – lo studiosodi letterature comparate che l’aveva diretta dal 1921 al 1928 –stabilì la sua sede a Milano e a Roma, con il fiorentino Mi-gliorini redattore capo. Negli anni successivi «La Cultura»andò raccogliendo, accanto a maestri più anziani come Ter-racini, Devoto, Vittorio Lugli, Giorgio Pasquali, FerdinandoNeri, Attilio Momigliano, Luigi Salvatorelli, Pietro PaoloTrompeo, una schiera di collaboratori molto giovani. Uno diessi, particolarmente precoce, il ventunenne slavista LeoneGinzburg, dedicò nel maggio 1930 un breve articolo alla con-tesa tra Formalisti e marxisti: «In Russia [sovietica] seguita lalotta per rendere ortodossamente marxistica anche la criticaletteraria. I formalisti, costituendo come una scuola, sono ipiù presi di mira; ma del resto è accusato pubblicamente chiun-que sia sospetto d’idealismo». La cronaca si concludeva conun interrogativo lungimirante: «Senza dubbio i marxisti fini-ranno con lo schiacciare i formalisti; ma le idee di questi?»

Poche settimane prima, a Mosca, il 14 aprile 1930, Vladi-mir Majakovskij si era tolto la vita con un colpo di pistola; il5 giugno un suo giovane amico, Roman Jakobson, terminavail saggio Una generazione che ha dissipato i suoi poeti, dove al-

lineava il destino di Majakovskij a quelli di Aleksandr Blok,Nikolaj Gumilëv, Sergej Esenin e Velimir Chlébnikov. Treanni più tardi, proprio sulla «Cultura» (XII, luglio-settembre1933, n. 3), Jakobson presentava ai lettori italiani La scuolalinguistica di Praga: «si tratta di un sistema teorico bene svi-luppato, all’elaborazione del quale hanno partecipato lingui-sti, filosofi della lingua e cultori di estetica; di più, un siste-ma che non vuol perdere il contatto con l’empiria linguistica,e che non è, in fondo, che un esame dei fatti linguistici inquanto entità. […] La concezione strutturalistica trasformanotevolmente la linguistica: le ricerche scientifiche non sonotanto arricchite da nuovi materiali (la scienza d’anteguerraaveva messo in circolazione un materiale considerevole) quan-to fecondate dalla rivelazione di rapporti esistenti tra i fattilinguistici che sembravano precedentemente senza coerenza,e dai contatti istituiti tra fatti linguistici e fatti d’altro ordi-ne. […] È fuor di dubbio che la scuola linguistica di Praga èil risultato di una simbiosi del pensiero cèco e russo, come lalinguistica russa contemporanea porta le tracce della simbiosidella scienza russa e polacca. È fuori di dubbio che la scuoladi Praga ha tenuto anche conto dell’esperienza linguistica oc-cidentale: i lavori della scuola di Ginevra, la linguistica ame-ricana, l’anglistica moderna, le ricerche dei dotti olandesi: tut-to codesto non poteva restare senza influsso. […] L’organiz-zazione della collaborazione sistematica con i dotti che lavo-rano nella stessa direzione nei campi scientifici prossimi, e losviluppo della collaborazione con i linguisti stranieri d’analo-go orientamento, tali sono i compiti attuali del Circolo lin-guistico di Praga».

L’articolo di Jakobson era stato tradotto da Bruno Mi-gliorini; benché offrisse il necessario per sollecitare la curiosi-tà degli studiosi italiani, la sua provocazione non ebbe segui-to. Tra i giovani scrittori di quegli anni, uno solo – Tomma-so Landolfi – aveva potuto leggere alcuni testi di formalistirussi (Boris Ejchenbaum, Viktor Vinogradov, Viktor æirmun-skij) mentre preparava la sua tesi di laurea sulla poesia di An-na Achmatova, discussa a Firenze nell’autunno 1932; ma nem-meno lui proseguì in quella direzione. In Italia, il silenzio qua-si completo su formalismo e linguistica strutturale durò permolti anni, fin dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1950 Mi-gliorini avrebbe, sì, incluso il termine tecnico strutturale (e il

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Page 2: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

suo derivato strutturalismo) fra le ottomila voci dell’Appendiceda lui compilata per la nona edizione del Dizionario modernodi Alfredo Panzini. Ma un vero legame tra la cultura italianae le nuove discipline si doveva stabilire solo grazie all’operadi un giovane e però espertissimo filologo romanzo, nonchécritico letterario militante: Gianfranco Contini, nato a Domo-dossola nel 1912.

Già nel 1937, in un saggio sulle varianti dell’Orlando fu-rioso (Come lavorava l’Ariosto, 1937), Contini adoperava il ter-mine «sistema». Dieci anni più tardi, da una sua lettera pub-blicamente indirizzata al collega Giuseppe De Robertis, pren-derà le mosse un’analoga indagine su Giacomo Leopardi: Con-tini vi sostiene che le scelte correttorie di un poeta non van-no considerate in maniera atomistica, come semplici miglio-rie dipendenti dal suo gusto, ma come gli assestamenti pro-gressivi di un sistema. In questo modo si supera la dicotomiatra «lingua» intesa come norma e «stile» (individuale) intesocome scarto dalla norma, che era stata il motto fondativo del-la critica stilistica. Anche un singolo testo dovrà quindi esse-re inteso come un tutto integrato, come una struttura entro laquale la modifica di un singolo elemento comporta il cambia-mento di posizione – e di valore – di tutti gli altri elementi.

Negli anni trenta, il lavoro sulle correzioni manoscritte delFurioso era stato intrapreso da un grande maestro di Contini,Santorre Debenedetti. Scomparso quest’ultimo nel 1948, toc-cherà a un suo nipote appena ventenne, Cesare Segre, il com-pito di raccoglierne l’eredità, a cominciare dalla curatela del-le carte ariostesche. In questo vero e proprio rito di passag-gio, Contini avrà il ruolo di trait d’union fra la generazione diDebenedetti e la nuova leva di Segre e dei filologi suoi coeta-nei, come d’Arco Silvio Avalle, Maria Corti, padre GiovanniPozzi, Ezio Raimondi. Saranno loro, nella pratica del lavoroscientifico prima ancora che nei testi teorici, quei linguisti in-novatori che la cultura italiana aveva atteso tanto a lungo. Nerenderanno testimonianza, nel 1960, i due tomi dei Poeti delDuecento, curati da Contini per la collana «La letteratura ita-liana. Storia e testi» dell’editore Ricciardi, dove la nuova fi-lologia italiana si troverà schierata quasi al completo.

Ben prima, però, di completare quel lavoro di coordina-mento metodologico sui testi delle Origini che lo impegnò die-ci anni, Contini ebbe un guizzo altrettanto audace: tra il 1953e il 1954 suggerì a Giulio Einaudi una collezione di «classicidella linguistica» destinata a colmare il ritardo italiano te-nendosi via via aggiornata sugli studi più promettenti. Nelbrano decisivo della sua lettera al redattore einaudiano in cuiaveva completa fiducia, Daniele Ponchiroli (è il 22 febbraio1954), Contini osserva che in due antologie di studi linguisti-ci da lui proposte per la futura collana, allestite rispettiva-mente da Iorgu Iordan nel 1932 e da Leo Spitzer nel 1929-30,«manca, per ragion cronologica, la sezione della linguisticastrutturale, a cui si potrà pensare un giorno. E io penso che bi-sognerebbe proprio cominciare dal Cours de Linguistique Géné-rale di Ferdinand de Saussure. I Grundzüge der Phonologie diTrubetzkoy, del resto tradotti in un’ottima edizione france-

se, sono forse troppo tecnici; Br°ndal e Hjelmslev sono mol-to difficili; ma una buona scelta di ginevrini, praghesi, dane-si e parigini (segnalo, oltre ai nominati, Jakobson, Martinet,Frei, Kury¬owicz ecc.), da operare, meglio che nei volumi, nel-le riviste (Cahiers de Saussure, Travaux du Cercle Linguistique dePrague, Lingua ecc.), servirebbe bene allo scopo». In questobreve lacerto epistolare troviamo la massima porzione di quan-to nutrirà la linguistica, la filologia e la storia della lingua italia-ne nei decenni a venire. Si sarà notato che Contini – l’esten-sione e completezza delle cui letture, a quell’altezza di tempo,è sbalorditiva – non si limita a suggerire opere monografiche,ma indica gli studi più notevoli sparsi nelle riviste specializ-zate: tre riviste che corrispondono, rispettivamente, alle scuo-le linguistiche di Ginevra, di Praga e di Copenhagen.

La figura 1 allinea quindici delle sue proposte, documen-tando i destini di ciascuna e misurando lo scarto tra la primapubblicazione in lingua originale e quella in italiano, talvoltapresso una casa editrice diversa da Einaudi (che, di fatto, nonraccolse la proposta di Contini); alcuni fra gli autori e libri sug-geriti, peraltro, non appariranno mai in traduzione italiana.Dalla rappresentazione grafica emerge lampante l’entità delritardo peninsulare in un settore di studi che solo a partire daiprimi anni sessanta avrebbe registrato di anno in anno – an-zi, si direbbe, di mese in mese – progressi vistosi quanto tu-multuosi, sia nel campo degli studi sia nelle loro proiezionieditoriali.

Tra i molti che mai giunsero in Italia ci fu un autore basi-lare, uno almeno, che era apparso fin dal 1949, e proprio daEinaudi: quell’anno la «Collezione di studi religiosi, etnolo-gici e psicologici» – la celebre «collana viola» coordinata daCesare Pavese e da Ernesto de Martino – presentava Le radi-ci storiche dei racconti di fate di Vladimir Ja. Propp. Era la pri-ma versione di Propp in una lingua occidentale, suggerita dal-lo storico Franco Venturi e destinata per lunghi anni a rimane-re la sola. L’edizione russa era recente, 1946; il libro, dunque,era stato scritto diciotto anni dopo Morfologia della fiaba,l’opera cui Propp deve tuttora la sua fama. Diciotto anni, eun clima politico radicalmente mutato. Nelle Radici la tracciamorfologica era sempre visibile, ma qui la storia schiacciavala morfologia: una storia delle basi materiali (sociali, econo-miche, folkloriche, mitologiche, religiose) del racconto di ma-gia, con tanto di menzioni esplicite dei patriarchi marxisti,Marx-Engels-Lenin-Stalin: anche di Stalin vivente e regnan-te sull’Unione Sovietica.

Il giovane scrittore Italo Calvino, provvisorio redattoreculturale del quotidiano comunista «l’Unità», edizione di To-rino, recensì Propp elogiandone appunto i «passi di piombo»:«Il vantaggio che un etnologo marxista come il Propp ha su-gli studiosi borghesi è che la minima variazione e contraddi-zione tra una favola e l’altra, lungi dall’essergli di impedimen-to, serve a spiegargli l’evoluzione storica dei riti». Non pote-va essere più diverso il parere di Benedetto Croce, che nei suoi«Quaderni della Critica» si lanciò in una recensione tra il sar-castico e l’inferocito: non gli sfuggirono affatto gli elementi

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970) 883

Page 3: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

195019251900 1975 2000

Storia della lingua inglese, a cura di Simona Milanese,con un saggio di Fausto Cercignani, Unicopli, Milano 1986

Lineamenti di storia della lingua greca, introduzione di DiegoLanza, traduzione di Emidio De Felice, Einaudi, Torino 1976

Il linguaggio. Introduzione alla linguistica,a cura di Paolo Valesio, Einaudi, Torino 1969

Iorgu Iordan e John Orr, Introduzione alla linguisticaromanza, con una nota di D’Arco Silvio Avalle, trad. it.di Luciana Borghi Cedrini, Einaudi, Torino 1973

Fondamenti di fonologia, a cura di Giuliana MazzuoliPorru, Einaudi, Torino 1971

Teoria delle preposizioni. Introduzione a una semanticarazionale, trad. dal francese di Amalia Ricca Ambrosini,Silva, Milano 1967

I fondamenti della teoria del linguaggio, a cura diGiulio C. Lepschy, Einaudi, Torino 1968

Corso di linguistica generale, a cura di Tullio De Mauro,Laterza, Bari 1967

Otto Jespersen, Growth and Structure of the English Language,Teubner, Leipzig 1905

Antoine Meillet, Aperçu d’une histoire de la langue grecque,Hachette, Paris 1913

Edward Sapir, Language: An Introduction to the Studyof Speech, Harcourt, Brace & Co., New York 1921

Il Circolo Linguistico di Praga, Le tesi del ’29,in «Travaux du Cercle Linguistique de Prague», n. 1 (1929),introduzione di Emilio Garroni, traduzione di SergioPautasso, Silva, Milano 1967

«Travaux du Cercle Linguistique de Prague»,rivista, Prague 1929

Iorgu Iordan, Introducere în studiul limbilor romanice.Evolutia si starea actualå a lingvisticii romanice,

Institutul de Filologie Românå, Iasi 1932

Nikolaj Sergeevi™ Trubeckoj, Grundzüge der Phonologie,in «Travaux du Cercle Linguistique de Prague», n. 7 (1939)

Viggo Brøndal, Prœpositionernes theori: Indledning til en rationaelbetydningslœre, Københavns Universitet, København 1940

Louis Hjelmslev, Omkring sprogteoriens grundlœggelse,Munksgaard, København 1943

«Cahiers Ferdinand de Saussure», rivista,Société Genevoise de Linguistique, Genève 1941

«Lingua: International Review of General Linguistics /Revue internationale de Linguistique générale»,

rivista, Elsevier, Haarlem-Amsterdam 1948

An Introduction to Romance Linguistics: Its Schoolsand Scholars, revised, translated and in parts recast

by John Orr, Methuen, London 1937

Principes de phonologie, traduits par J. Cantineau,Klincksieck, Paris 1949

Théorie des prépositions: Introduction à une sémantique rationnelle,a cura di Pierre Naert, Munksgaard, Copenhague 1950

Joseph Vendryès, Le Langage. Introduction linguistiqueà l’histoire, La Renaissance du livre, Paris 1921

Antoine Meillet, Esquisse d’une histoirede la langue latine, Hachette, Paris 1928

Hugo Schuchardt, Hugo Schuchardt-Brevier: ein Vademekumder allgemeinen Sprachwissenschaft, als Festgabe zum 80.Geburtstag des Meisters zusammengestellt und eingeleitet

von Leo Spitzer, Niemeyer, Halle an der Saale 1922

Ferdinand de Saussure, Cours de linguistique générale, publiépar Charles Bally et Albert Séchehaye avec la collaboration

de Albert Riedlinger, Payot, Lausanne-Paris 1916

Leo Spitzer, Meisterwerke der romanischenSprachwissenschaft, 2 voll., Hueber, München 1929-30

libro pubblicato da Einaudi libro pubblicato da un altro editore libro non tradotto in italiano

Figura 1. La collezione di linguistica progettata da Gianfranco Contini (1953-54). La pubblicazione del volume di Iordan e Orr è stata propiziata,più che dalle edizioni risalenti agli anni trenta, dal volume An Introduction to Romance Linguistics: Its Schools and Scholars (This book is a trans-lation, in parts augm. and rev. by John Orr; rev. with a supplement Thirty years on, by R. Posner), University of California Press, Berkeley 1970.

Page 4: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

morfologici dell’opera di Propp, ma si rifiutò esplicitamentedi entrare nel merito delle sue tesi: in parte per quella presen-za di Stalin («adulazioni che anche in Italia si facevano duran-te il fascismo»), in parte perché il cercare l’origine delle fiabeera secondo Croce (che se n’era occupato da giovane) uno sfor-zo privo di senso: «Non sembra, dunque, che gli “occidenta-li” debbano rammaricarsi troppo se a loro non è dato di disse-tarsi alla sterilizzata fonte scientifica delle università russe».

Sterilizzata quella fonte lo era forse allora, nel 1946, macerto era stata viva di sali scientifici soltanto venti o trent’an-ni prima: la verità è che il Propp del dopoguerra risultò sgra-dito così nel proprio paese – per il suo residuo formalismo –come qui da noi per i vistosi compromessi politici delle sueRadici storiche: le quali in Italia non attecchirono, tanto è ve-ro che quando lo stesso Calvino si trovò impegnato a racco-gliere e riscrivere, ancora per Einaudi, le fiabe della tradizio-ne italiana, fu indotto a costruirsi «un sistema di formule enumerazioni a mio uso»: «Nel mio lavoro procedo così: di ognifiaba che leggo, segno un rapido appunto; poi la classifico inbase a tipi numerati che mi sono fissato da me secondo le ne-cessità mie e che man mano aumento a ogni tipo nuovo cheincontro. Ogni tipo ha la sua scheda su cui segno il titolo del-la fiaba; quando tra poco comincerò la stesura, d’ogni tipo osottotipo prenderò la variante migliore eventualmente inte-grandola con le altre». Calvino stava aprendo il suo laborato-rio al folklorista Giuseppe Cocchiara, che lo aiutò grandemen-te nella sua ricerca sulle fiabe e che – coincidenza – aveva pre-fato a suo tempo le Radici di Propp. Quando Fiabe italiane uscìcome strenna Einaudi per il Natale 1956, Calvino specificònel saggio introduttivo che «la tecnica con cui la fiaba è co-struita si vale insieme del rispetto di convenzioni e della liber-tà inventiva. Dato il tema, esistono un certo numero di passag-gi obbligati per arrivare alla soluzione». Sappiamo ormai cheCalvino aveva delineato, appunto a proprio uso, un sistema diquei passaggi; molti anni più tardi gli sarebbe scappato di direche do it yourself, si era fabbricato da sé il suo Propp: quel“vero” Propp morfologo che nel 1956 era di là da venire.

È solo sulla soglia degli anni sessanta, cioè in concomi-tanza con il prepotente affermarsi dello strutturalismo in Fran-cia, che la nuova formula strutturalista diventa egemone an-che fra i critici italiani. Una parte notevole del merito va ri-conosciuta a Umberto Eco, uno studioso e consulente edito-riale non ancora trentenne (era nato ad Alessandria nel 1932)che si era formato a Torino presso la scuola dell’estetica er-meneutica di Luigi Pareyson e che fu presto in contatto, tra-mite la rivista milanese «il verri», con l’approccio fenomeno-logico di Luciano Anceschi che l’aveva fondata nel 1956. L’at-tesa stava per terminare. Da quel momento in poi, le traduzio-ni, gli articoli, i nuovi libri e le nuove riviste si moltipliche-ranno fino a mandare rapidamente – e un po’ frettolosamen-te – in soffitta l’egemonia crociana e la «linea De Sanctis -Gramsci» sostenuta fino a quel momento dalla politica cultu-rale di un Partito comunista sempre vigile su ciò che accade-va fra gli scrittori, i critici e gli artisti.

Sono due le differenze di rilievo fra lo strutturalismo e lasemiotica italiana e i loro omologhi francesi. La prima è che lenuove metodologie avrebbero fatto presa principalmente fragli studiosi di letteratura, diffondendosi poi, come in Francia,nella nascente disciplina dello studio delle comunicazioni dimassa. Di uno strutturalismo antropologico, filosofico o psico-analitico italiano non è il caso di parlare: Claude Lévi-Strauss,Louis Althusser o Jacques Lacan non hanno alcun equivalen-te nella penisola. La seconda differenza consiste nel fatto che,proprio perché propugnato da studiosi di impostazione filo-logica e storico-linguistica, lo strutturalismo italiano non si sa-rebbe mai messo in contrasto con il solido impianto storici-stico della loro formazione: sarebbe impensabile, in Italia, unapolemica “contro la storia” come quella condotta da ClaudeLévi-Strauss in una Francia dove, come testimoniano autoriquali Roland Barthes o Algirdas Julien Greimas, erano pursempre forti le ipoteche epistemologiche del razionalismo car-tesiano e della riflessione morale giansenista. Per questa me-desima ragione, d’altronde, in Italia conoscerà una fortuna so-lo tardiva e molto derivata quel post-strutturalismo (JacquesDerrida e Paul de Man, Michel Foucault e Michel de Certeauecc.) che si trovava già in pieno sviluppo nella seconda metàdegli anni sessanta; e contro cui polemizzava Umberto Eco,in un testo chiave come La struttura assente (1968), conside-randolo nulla più che una forma nichilistica e rovesciata diquella tendenza a ontologizzare le strutture già latenti in qua-si tutti i principali esponenti dello strutturalismo e della se-miologia francesi.

Gli intrecci fra lo strutturalismo e la letteratura italianadel secondo Novecento bisognerà andarli a cercare lungo pi-ste diverse da quelle troppo battute; è ben conosciuto, difat-ti, l’episodio di Calvino che completa un racconto di Le Co-smicomiche – titolo: Un segno nello spazio; siamo nel 1965 –ispirandosi a un recentissimo saggio di Emilio Garroni su Lacrisi semantica delle arti, e che per quello stesso racconto si me-rita l’elogio di Benvenuto Terracini sul paludato «ArchivioGlottologico Italiano». Allo stesso modo, una eccessiva noto-rietà ha riscosso l’impresa, dovuta ancora una volta a Calvi-no, di un racconto combinatorio come Il castello dei destini in-crociati, scritto dopo aver ascoltato a Urbino, nell’estate 1968,la relazione del giovane semiologo Paolo Fabbri su Il raccon-to della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi, nel corso deiseminari annuali promossi dall’ateneo urbinate e diretti da Al-girdas Julien Greimas.

L’impatto dei nuovi saperi fu più ampio, e fu ben piùprofondo; riguardò l’intera cultura italiana ben oltre i confinidella sua repubblica letteraria. Fu una mutazione dello sguar-do quella che allora, alla svolta degli anni sessanta, rapida-mente si verificò. In un breve lasso di tempo venne decreta-ta la sconfitta – a ogni livello – dell’arte come documento, co-me impressione fotografica, come referto o rispecchiamentodel mondo. Cambiò, quindi, la stessa percezione dell’arte e del-la realtà. Il trapasso non fu pacifico, fu anzi una battaglia chetra gli innovatori vide schierati – per tenersi alla sola lettera-

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970) 885

Page 5: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

886 L’età del benessere

Bologna

Trieste

Parma

FirenzeUrbinoPisa

Bari

Napoli

Berkeley

Harvard

Roma

Reading

1966: André Martinet, Elementi di linguisticagenerale, Laterza; Viktor \klovskij, Viaggiosentimentale, e Una teoria della prosa, De Donato

1967: Ferdinand de Saussure, Corso di linguisticagenerale, Laterza; Viktor \klovskij, La mossa delCavallo, De Donato

1968: Boris Ejchenbaum, Il giovane Tolstoj, e JurijTynjanov, Avanguardia e tradizione, De Donato

1969: Viktor \klovskij, Il punteggio di Amburgo, DeDonato

1970: Sebastian K. \aumjan, Linguistica dinamica,Laterza

1964: Ignazio Ambrogio, Il metodo formale nella teoria della letteratura, «Il Contemporaneo»;Emilio Garroni, La crisi semantica delle arti, Officina; Pier Paolo Pasolini, Nuove questionilinguistiche, «Rinascita»

1965: dibattito linguistico su «Il Contemporaneo» e «Rinascita»; inchiesta Come parleremodomani?, «La fiera letteraria»; Tullio De Mauro, Introduzione alla semantica, Laterza

1966: Alberto Arbasino, La maleducazione teatrale. Strutturalismo e drammaturgia, Feltrinelli;Guido Guglielmi e Elio Pagliarani, Manuale di poesia sperimentale, Mondadori

1968: Ignazio Ambrogio, Formalismo e avanguardia in Russia, Editori Riuniti; Emilio Garroni,Semiotica ed estetica, Laterza

1969: Raffaele Simone, Piccolo dizionario della linguistica moderna, Loescher

1932: Tommaso Landolfi si laurea in letteratura russa1933: Bruno Migliorini traduce Roman Jakobson, La scuola linguistica di Praga1950: prima menzione di «strutturale» e «strutturalismo» in un dizionarioitaliano

1963: Aldo Rossi, Storicismo e strutturalismo, «Paragone. Letteratura»1964: Aldo Rossi, Strutturalismo e analisi letteraria, «Paragone. Letteratura»1966: Paolo Fabbri, Le comunicazioni di massa in Francia, e Pier Paolo Giglioli,La sociologia delle comunicazioni di massa in Italia, «Rassegna Italiana diSociologia»

1967: Marcello Pagnini, Struttura letteraria e metodi critici, D’Anna1968: I ferri vecchi e quelli nuovi. Ventuno domande di Renzo Federici aGianfranco Contini, «Prisma»; Stephen Ullmann, Stile e linguaggio, Vallecchi

1969: Gianfranco Contini, Varianti e altra linguistica, Einaudi1970: Marcello Pagnini, Critica della funzionalità, Einaudi

1949: Benedetto Croce stronca Le radicistoriche dei racconti di fate di Propp,«Quaderni della Critica»

1968: Romano Luperini, Le aporie dellostrutturalismo e il marxismo, «Problemi»

1965: Jean Starobinski, Le parole sotto leparole. Gli anagrammi di Ferdinand deSaussure, «Palatina»

1966: Giulio C. Lepschy, La linguisticastrutturale, Einaudi

1969: «Rassegna Italiana di Sociologia»,numero dedicato alla sociolinguistica, acura di Pier Paolo Giglioli

1967: Paolo Valesio, Strutturedell’allitterazione, Zanichelli

1969: Tendenze attuali della criticaamericana, fascicolo di «Strumenticritici», a cura di Dante Della Terza;Roman Jakobson e Paolo Valesio,Vocabulorum Constructio in Dante’sSonnet «Se vedi li occhi miei», «Studidanteschi»

1968: tre fascicoli del bimestrale «Problemi»su linguistica, strutturalismo, antropologia

1967: seminario sui metodi dell’analisi del racconto; Algirdas Julien Greimas,Modelli semiologici, Argalìa

1968: secondo seminario, con la partecipazione di Italo Calvino; Paolo Fabbri,Linguaggio sociologico e semantica strutturale, «Rassegna Italiana di Sociologia»

1970: Paolo Fabbri e Giuseppe Paioni fondano, con Carlo Bo, il Centro Internazio-nale di Semiotica e Linguistica, direttore Greimas

1960: Paolo Valesio, Strutturalismo e critica letteraria, «il verri»1965: Gianni Celati, Salvazione e silenzio dei significati, «Marcatré»; André Martinet, Laconsiderazione funzionale del linguaggio, il Mulino; Luigi Rosiello, Struttura, uso e funzioni dellalingua, Vallecchi

1966: Luigi Heilmann fonda «Lingua e Stile»; Guido Guglielmi e Elio Pagliarani, Manuale di poesiasperimentale, Mondadori; Stephen Ullmann, La semantica, il Mulino

1967: seminario sullo strutturalismo all’Istituto Gramsci, con Umberto Eco; Lo strutturalismolinguistico, fascicolo de «il verri», a cura di Luigi Heilmann; Guido Guglielmi, La letteratura comesistema e come funzione, Einaudi; Ezio Raimondi, Tecniche della critica letteraria, Einaudi

1969: Gianni Celati, Struttura logica del racconto letterario, «sigma»; Viktor \klovskij, Lettura delDecameron, il Mulino

Figura 2. Geografia storica dello strutturalismo italiano: le opere e gli eventi (1930-70).

Page 6: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970) 887

Milano

Domodossola

Pavia

Torino

Genova

1949: Charles Morris, Segni, linguaggio e comportamento, Longanesi1958-59: Umberto Eco legge il Cours de linguistique générale di Saussure1960: Roland Barthes, Il grado zero della scrittura, Lerici; Galvano Della Volpe, Critica del gusto,Feltrinelli; Claude Lévi-Strauss, Tristi tropici, il Saggiatore

1962: Roland Barthes, Miti d’oggi, Lerici; Umberto Eco, Opera aperta, Bompiani1963: Charles Bally, Linguistica generale e linguistica francese, il Saggiatore; Enzo Paci, Struttura,«aut aut»

1964: Claude Lévi-Strauss, Il pensiero selvaggio, il Saggiatore, e Il totemismo oggi, Feltrinelli1965: «aut aut», fascicolo su Claude Lévi-Strauss; Strutturalismo e critica, inchiesta a cura di CesareSegre, il Saggiatore; Usi e significati del termine «struttura», a cura di Roger Bastide, Bompiani;d’Arco Silvio Avalle, «Gli orecchini» di Montale, il Saggiatore; Umberto Eco, Le strutture narrativein Fleming, in Il caso Bond, Bompiani; Roman Jakobson e Claude Lévi-Strauss, «Les chats» diCharles Baudelaire, «Il Corpo»; Roman Jakobson, Aspetti linguistici della traduzione, «il verri»; OttoJespersen, Umanità, nazione e individuo dal punto di vista linguistico, Feltrinelli

1966: Stefano Agosti, Mallarmé e il linguaggio dell’ontologia, «sigma»; Il Circolo Linguistico di Praga,Le tesi del ’29, Silva; Victor Erlich, Il formalismo russo, Bompiani; Roman Jakobson, Saggi di linguisticagenerale, Feltrinelli; Claude Lévi-Strauss, Antropologia strutturale, e Il crudo e il cotto, il Saggiatore;Eugenio Montale, recensione negativa a \klovskij, Una teoria della prosa, «Corriere della Sera»

1967: Viggo Br°ndal, Teoria delle preposizioni, Silva; Armanda Guiducci, Dallo zdanovismo allostrutturalismo, Feltrinelli; Lazar´ Osipovi™ Reznikov, Semiotica e marxismo, Bompiani; Viktor\klovskij, Majakovskij, il Saggiatore

1968: Linguaggi nella società e nella tecnica, convegno nel centenario della nascita di Camillo Olivetti;Gianfranco Bettetini, Cinema: lingua e scrittura, Bompiani; Umberto Eco, La struttura assente,Bompiani; Georges Mounin, Storia della linguistica dalle origini al XX secolo, Feltrinelli; FerruccioRossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e come mercato, Bompiani; Viktor \klovskij, C’era una volta,il Saggiatore; Jurij Tynjanov, Il problema del linguaggio poetico, il Saggiatore

1969: L’analisi del racconto, a cura di Roland Barthes, Bompiani; I sistemi di segni e lo strutturalismosovietico, a cura di Umberto Eco e Remo Faccani, Bompiani; Algirdas Julien Greimas, La semanticastrutturale, Rizzoli; Claude Lévi-Strauss, Le strutture elementari della parentela, Feltrinelli

1970: Linguaggi nella società e nella tecnica, atti, Edizioni di Comunità; Franco Fortini, Frastrutturalismo e semiologia, «Uomini e libri»; Claude Lévi-Strauss, Dal miele alle ceneri,

il Saggiatore

1930: Leone Ginzburg, Formalisti e marxisti, «LaCultura»

1949: Vladimir Ja. Propp, Le radici storiche dei raccontidi fate, Einaudi

1954: Charles Morris, Lineamenti di una teoria deisegni, Paravia

1956: Charles Sanders Peirce, Caso, amore e logica,Taylor

1959: Nynfa Bosco, La filosofia pragmatica di Ch. S.Peirce, Edizioni di Filosofia

1960: d’Arco Silvio Avalle tiene un seminario su «Gliorecchini» di Montale

1965: Alberto Arbasino, Preziosi e ridicoli, VenerdìLetterari ACI; Gian Luigi Beccaria, voce «Struttu-ralismo», in Grande Dizionario Enciclopedico Utet;Georges Mounin, Teoria e storia della traduzione,Einaudi

1966: Roland Barthes, Elementi di semiologia, e Saggicritici, Einaudi; Propp, Morfologia della fiaba,Einaudi; Viktor \klovskij, Zoo, o lettere di non amore,Einaudi; Benvenuto Terracini, recensione di ItaloCalvino, Le Cosmicomiche, «Archivio glottologicoitaliano»

1967: Claude Lévi-Strauss, Razza e storia, Einaudi1968: I formalisti russi, a cura di Tzvetan Todorov,Einaudi; seminario autogestito di semiologiaall’università, nel pieno della contestazionestudentesca; Louis Hjelmslev, I fondamenti della teoriadel linguaggio, Einaudi; André Martinet, Economia deimutamenti fonetici, Einaudi

1969: Roland Barthes, Critica e verità, Einaudi; GérardGenette, Figure I. Retorica e strutturalismo, Einaudi

1970: d’Arco Silvio Avalle, L’analisi letteraria in Italia,Ricciardi; Roland Barthes, Sistema della Moda,Einaudi; Hjelmslev, Il linguaggio, Einaudi;Lévi-Strauss, La vita familiare e sociale degli IndianiNambikwara, Einaudi

1960: Piero Raffa, Struttura e semantica,«Nuova Corrente»

1965: Maria Corti, La nostra lingua: come funziona, in Feltrinelli 1955-651966: d’Arco Silvio Avalle, Maria Corti, Dante Isella e Cesare Segre fondano «Strumenticritici»

1967: Jurij M. Lotman, Metodi esatti nella scienza letteraria sovietica, «Strumenti critici»1969: Maria Corti, Metodi e fantasmi, Feltrinelli; Segre, I segni e la critica, Einaudi1970: I metodi attuali della critica in Italia, a cura di Maria Corti e Cesare Segre, Eri

1947: Gianfranco Contini, Implicazionileopardiane, «Letteratura»

Figura 3. Geografia storica dello strutturalismo italiano: le opere e gli eventi (1930-70).

Page 7: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

tura – anche scrittori che non esibirono legami vistosi con lenuove scienze umane d’importazione. Per fare un esempio sol-tanto: la forma del trattato, sulla quale Giorgio Manganellimodellò il suo primo libro (Hilarotragoedia, Feltrinelli, Mila-no 1964), si presentò sulla scena letteraria italiana con unapuntualità sconcertante rispetto a un tempo che appunto diquella forma pareva essere in attesa: e ciò accadde malgradole radici del trattato di Manganelli fossero tutt’altre. Struttu-ralismo e semiotica giunsero in Italia per indicare, in modi di-versi, la natura astratta del linguaggio: incoraggiavano a trat-tare la letteratura come oggetto altro e difforme dalla realtà,come un universo con le sue leggi da indagare, con un suo fun-zionamento complesso. Imponevano, in questa maniera, il di-vorzio tra la materia verbale e la cosa che essa pretendeva rap-presentare, o alla quale si piccava di equivalere. E fu proprioManganelli che approfittò con gioia liberatoria del nuovo sta-to di cose. Il suo saggio La letteratura come menzogna, che pu-re non è un testo di osservanza strutturalista, uscì nel 1967:e impresse una svolta.

La gioia però, e una gioia sbalordita, c’era chi aveva sapu-to esprimerla con toni squillanti qualche anno prima: «I For-malisti Russi apparvero prima di tutto come Leggenda. Finoa poco fa le loro teorie erano quasi ignote, gli scritti inesora-bilmente introvabili, inesistenti le traduzioni in qualche lin-gua accessibile. Nessuno ce ne aveva mai parlato: chi sapevateneva le informazioni gelosamente per sé, o più probabil-mente non se ne occupava affatto; dunque sembravano addi-rittura vaghi i nomi e i titoli, imprecisissimo il senso e l’arcodi quell’attività ormai favolosa… Per mettere le mani su qual-che testo bisognava ricorrere alla gentilezza e ai consigli di unoslavista particolarmente generoso e squisito: ah, le conseguen-ze d’una remota conversazione “seminale” con Ripellino suun lento treno austriaco da Salisburgo a Praga, seguita dal pre-stito del volume dell’Erlich!…» È la voce di Alberto Arbasi-no, che nel 1964 dedicava a Viktor √klovskij il primo di tantiarticoli. Arbasino sarà il più inventivo, il più entusiasta, il piùinfaticabile messaggero sulla scena dello strutturalismo italia-no. Fece quasi tutto da sé, perché anche colui che ci ha indi-cato come suo consigliere, lo slavista Angelo Maria Ripellino,citerà assai parcamente i formalisti nel suo saggio più celebredi quel periodo: Il trucco e l’anima. I maestri della regia nel tea-tro russo del Novecento, uscito nel 1965 da Einaudi.

Per alcuni scrittori l’avvento italiano dello strutturalismo,del formalismo, della semiologia fu una caccia al tesoro prima,una festa intellettuale poi. Non si contano le volte che Arbasi-no ha rievocato la sua ricerca di «quel tomo folto e azzurro estorico-dottrinario di Victor Erlich […], rimasto a lungo l’uni-co repertorio occidentale del Formalismo Russo: formalmen-te, romanzesca inchiesta e insieme collage ragionato di prezio-se rivistine apparse tra Leningrado e Mosca nel vortice degliAnni Venti, e smisurato intreccio di celebri articoli scomparsinei meandri delle biblioteche sovietiche. Come protagonisti,critici mitici; o meglio, miti di critici: sovente di nome Viktor– √klovskij, Vinogradov, æirmunskij – oltre a Roman Jakob-

son, Jurij Tynjanov, Boris Ejchenbaum, Boris Toma∫evskij.Come comprimari o comparse, Pasternàk e Achmatova, Proppe Belyi, √ostakovi™ e Mejerchol´d. E Majakovskij, che escla-ma “la poesia è un tipo di produzione, molto complicato, peròsempre produzione!” E poi: “l’arte non è una copia della na-tura, ma la decisione di deformare la natura secondo le rifles-sioni della coscienza individuale”».

Questa radice affettivo-infantile, questa elettricità adul-ta e stregata andrà tenuta in considerazione, anche perché ilcomplimento più schietto alle nuove dottrine lo ha dedicatouno scrittore per l’infanzia, Gianni Rodari, allorché nella suaGrammatica della fantasia viene a parlare di alcuni libri di Um-berto Eco: «Li ho letti, annotati e dimenticati, ma sono sicu-ro che qualcosa della loro festosità intellettuale mi ha grande-mente aiutato». Chi invece, giovane e onnivoro, niente smar-riva delle proprie letture era Gianni Celati, che nella sua Bo-logna seguiva un corso universitario di Luigi Heilmann sui dia-letti della Val di Fassa – e fu la rivelazione: le reti invisibiliche allacciano le persone – e che per proprio conto studiaval’Anthropologie structurale di Claude Lévi-Strauss. Qui, nel ca-pitolo sull’«efficacia simbolica», Celati trovava descritti i ri-ti sciamanici dei Cuna di Panama: le cure delle partorienti permezzo della parola. «Lo sciamano – scrive l’antropologo fran-cese – fornisce alla sua ammalata un linguaggio nel quale pos-sono esprimersi immediatamente certi stati non formulati, ealtrimenti non formulabili. E proprio il passaggio a questaespressione verbale […] provoca lo sbloccarsi del processo fi-siologico». Alla radice di tutto quanto Celati scriverà in futu-ro sono queste due letture: gli intrecci discorsivi degli incoltie la parola come partitura medicale. Nel primo saggio da luipubblicato, Salvazione e silenzio dei significati (1965), Celatigià prendeva posizione contro la «cultura dei significati» a fa-vore di una empatia del significante: fin dal principio Celaticrede nell’effetto curativo che la parola in quanto orchestra-zione di suoni saprà produrre sull’insieme di corpo e psiche.

Il saggio di Celati usciva su «Marcatré», rivista diretta daEugenio Battisti e legata alla neoavanguardia. A dispetto diquanto si potrebbe credere, il Gruppo 63 (con l’eccezione tan-to vistosa di Arbasino e con quella meno visibile di Manga-nelli) non accolse con troppo entusiasmo le nuove discipline.Il capofila del Gruppo, Edoardo Sanguineti, trent’anni dopoavrebbe spiegato che «in fondo, non ci fu uno strutturalismoitaliano, e quando questo agiva non agiva come strutturali-smo, dato che si assumevano quegli strumenti accanto ad al-tri e raramente in maniera esclusiva. Forse in Italia si è statipiù prudenti, con minori risultati ma anche con minori deri-ve». Questa diagnosi varrebbe di certo per il maggiore antago-nista teorico della neoavanguardia, Pier Paolo Pasolini: il qua-le, perfino quando sembrerebbe impugnare la strumentazio-ne linguistico-strutturale – così in una serie di saggi teorico-autobiografici destinati a confluire nella raccolta Empirismoeretico (1972), che si apre appunto con una sezione intitolataLingua – la adopera con scarso rigore, tanto da meritarsi unafrase sprezzante di Maria Corti: «la forza di Pasolini viene

888 L’età del benessere

Page 8: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

sempre dalla sua tendenza a semplificare, dovuta anche al fat-to che egli si documenta poco».

Nel presente saggio vengono offerti al lettore i documen-ti sulla fortuna italiana dello strutturalismo e della semioticafino a tutto il 1970. I dati bibliografici essenziali sono ripar-titi fra due mappe, che mettono in evidenza i principali cen-tri di quelle discipline, con ciò che di notevole vi accadde trail 1930 e il 1970. Si tratta, essenzialmente, di una geografiadi autori e di ricerche in corso. Le città segnate sulla cartinacorrispondono dunque alle sedi dove questi autori vivono, in-segnano e svolgono i loro studi, non alle case editrici che stam-pano le loro opere. Queste ultime – le case editrici – sono in-vece indicate sulla mappa allorché traducono opere straniere:in tali casi è la scommessa sull’ignoto, è il libro d’importazio-ne a “fare data”, contribuendo in una prima fase a recupera-re il cospicuo ritardo culturale e più tardi a garantire un tem-pestivo aggiornamento del lettore italiano. Lo stacco crono-logico tra le edizioni originali e le versioni italiane si farà manmano sempre più esiguo: la svolta definitiva giunge nel 1964,quando Umberto Eco ottiene da Roland Barthes il permessodi tradurre in italiano gli Éléments de sémiologie – che il loroautore considerava soltanto un brogliaccio di lavoro – appenapubblicati nella rivista «Communications»: in questa occa-sione, l’interlocutore straniero ha colto l’importanza del testocon un anticipo assoluto.

La seconda data importante è subito successiva, 1965.Tocca stavolta a Giacomo Debenedetti il ruolo di regista, indue occasioni diverse e per una stessa casa editrice, il Saggia-tore di Alberto Mondadori: il cui Catalogo generale, 1958-1965si apre, grazie all’iniziativa del direttore letterario Debene-detti, con una inchiesta destinata a fare epoca, Strutturalismoe critica, a cura di Cesare Segre. È il mese di agosto; prendo-no la parola studiosi di tutte le discipline umanistiche, italia-ni e stranieri, tra i quali spiccano una volta di più i nomi diBarthes e di Lévi-Strauss, che nel corso degli anni sessanta èil saggista più conteso dagli editori italiani. Il 1965 del Sag-giatore di Debenedetti si concluderà, in dicembre, con la stam-pa del primo vero esercizio italiano di critica strutturale appli-cata: il saggio di D’Arco Silvio Avalle «Gli orecchini» di Mon-tale, accolto nella elegantissima «Biblioteca delle Silerchie»,collana ormai conclusa ma che per l’occasione aggiunge un nu-mero – il centounesimo – alla serie. Scriveva Debenedetti al-l’autore qualche mese prima, il 21 giugno: «Per uno come me,dell’altra generazione, esso [il saggio sugli Orecchini] suscitauna quantità di problemi; soprattutto invita a riflettere sullaplausibilità della via da noi battuta, e se valga la pena di insi-stervi. Forse proprio l’essere nati sotto la copertura di Croce,ci ha fatto dimenticare la necessità dell’esercizio che Lei com-pie di continuo, e in maniera tanto fruttuosa: cioè la verificadegli strumenti simultanea al loro impiego».

Come facilmente prevedibile, le città decisive per questemovimentate vicende risultano Milano – anche per la presen-za dell’industria editoriale, in particolare di Bompiani, dovegrande è stata l’influenza di Eco – e Torino, che a partire dal

1966 ha rappresentato, con l’editore Einaudi, il luogo di mas-sima confluenza di autori italiani e traduzioni straniere ricon-ducibili allo strutturalismo, laddove in Bompiani si concen-travano per lo più i titoli legati alla semiotica (in realtà, però,non sussisteva una netta distinzione). Seguono Firenze, Bo-logna e altri centri minori, con “finestre” affacciate sulla GranBretagna (Reading) e sugli Stati Uniti (Berkeley e Harvard).Risulterà inoltre evidente, in questa geografia storica dellostrutturalismo italiano, l’importanza di Pavia, nella cui univer-sità hanno insegnato a lungo Maria Corti, Cesare Segre e Dan-te Isella; altrettanto vale per Urbino sullo scorcio del decen-nio, grazie all’opera di giovani studiosi come Paolo Fabbri eGiuseppe Paioni, e alla già ricordata presenza di Greimas.

Un discorso completamente diverso andrebbe svolto sequesta ricognizione si spingesse oltre l’anno 1970. Dopo taledata infatti, pur perdurando egemone il paradigma struttura-le (nel frattempo cospicuamente trasfuso nell’insegnamentodella letteratura nelle scuole secondarie), l’edificio comincia amostrare le prime crepe, che saranno allargate da studiosi –per limitarsi all’Italia – come Franco Brioschi, Costanzo Di Gi-rolamo, Mario Lavagetto, mentre lo stesso Umberto Eco siandrà allontanando progressivamente dalla pretesa strutturali-sta di una descrizione esatta del fenomeno del senso, virandosempre più le sue ricerche semiotiche nella direzione di un

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970) 889

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

22

24

E ina

udi

F eltr

inell

iil

Sagg

iator

eB o

mp iani

D e D onato

L ater

z ail

Muli

no

Silv a

L eric

iV all

ecch

i

22

11 1110

65 5

32 2

Figura 4. Editori con il maggior numero di opere pubblicate fino al1970, individuali e collettanee; le riviste contano per una unità. Ildato di Einaudi comprende la rivista «Strumenti critici», quello diFeltrinelli la rivista «il verri» e il catalogo Feltrinelli 1955-65, quellodel Mulino le riviste «Lingua e Stile» e «Rassegna Italiana di Socio-logia», quello di Silva la rivista «sigma».

Page 9: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

pragmatismo interpretativo ispirato a Charles Sanders Peirce:un’impostazione, in fondo, non incompatibile con quella delsuo maestro torinese Luigi Pareyson. Ma qui si entrerebbe intutt’altra storia.

La nostra storia, invece, si conclude per l’appunto sul ter-minus ad quem del 1970 e in particolare sull’uscita del volumecollettivo, curato da Maria Corti e Cesare Segre, I metodi at-tuali della critica in Italia. Stampato a Torino dalla Eri, questolibro sancisce la definitiva egemonia della critica di impiantostrutturalistico e semiotico nella cultura italiana. L’imposta-zione del suo indice ha un andamento prevedibilmente croni-storico ma anche sottilmente teleologico: si comincia infatticol documentare quei metodi critici che, pur nella loro dure-vole dignità, appaiono più vetusti (le prime tre sezioni sonodedicate a La critica sociologica, La critica simbolica e La criti-ca psicanalitica) per terminare in crescendo con i metodi con-sacrati dall’attualità accademico-editoriale: La critica formali-stica, La critica strutturalistica, La critica semiologica. Gian-franco Contini è l’unico autore presente in due sezioni diver-se del libro, la quinta (La critica stilistica, a cura di Dante Isel-la, dove figura col saggio del 1955 Il linguaggio di Pascoli) el’ottava (La critica strutturalistica, a cura di Segre, che includele Implicazioni leopardiane del 1947).

Contini apparirebbe, insomma, maggiormente à la page invirtù di un saggio critico più vecchio di otto anni rispetto al-l’altro, che pare invece rappresentarlo in abiti intellettuali piùfrusti. È ovvio che le cose non stanno così, e che tantomenosi può parlare – per un lettore rigorosissimo quale Contini fusempre – di eclettismo onnivoro. È più giusto concludere che,sul finire degli anni cinquanta, l’Italia era entrata definitiva-mente nell’epoca in cui tutti i metodi efficaci vanno conside-rati contemporanei, e primeggerà fra gli studiosi chi risulteràcapace di innestare quelle opzioni critiche le une nelle altre,senza lasciarsi andare a esplicite professioni di fede, ma poten-ziandole e fecondandole a vicenda nell’attimo stesso in cui, perqualche verso almeno, le trasgredisce. È un possibile ritrattodi Gianfranco Contini, certo, ma è anche il possibile ritratto diun suo gemello antipodale che, direttore letterario di una ca-sa editrice milanese, lavorò con assidua umiltà per dare all’Ita-lia del dopoguerra i libri di cui essa aveva bisogno: GiacomoDebenedetti.

daniele giglioli e domenico scarpa

i. calvino, Vladimir Ja. Propp, «Le radici storiche dei racconti di fate»(«l’Unità», ed. piemontese, 6 luglio 1949), in id., Saggi, 1945-1985, acura di M. Barenghi, Mondadori, Milano 1995, pp. 1541-43; b. cro-ce, Recensione a v. i. propp, Le radici storiche dei racconti di fate, in«Quaderni della Critica», VI (novembre 1949), n. 15, poi in id., Ter-ze pagine sparse raccolte e ordinate dall’autore, Laterza, Bari 1955, to-mo II, pp. 21-27; i. calvino, Introduzione, in Fiabe italiane raccoltedalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lin-gua dai vari dialetti da Italo Calvino (1956), Einaudi, Torino 1982, p.xxxv; c. lévi-strauss, Antropologia strutturale (1958), il Saggiatore,Milano 1990, p. 222; u. eco, Opera aperta: il tempo, la società, in id.,Opera aperta (1962), Bompiani, Milano 1976, pp. v-xxiii; a. arbasi-

no, Viktor √klovskij (1964), in id., Sessanta posizioni, Feltrinelli, Mi-lano 1971, pp. 410-11; e. garroni, La crisi semantica delle arti, Offi-cina, Roma 1964; i. calvino, Le Cosmicomiche, Einaudi, Torino1965; g. celati, Salvazione e silenzio dei significati, in «Marcatré», n.14-15 (maggio-giugno 1965), pp. 118-23; p. p. pasolini, Dal labora-torio (Appunti «en poète» per una linguistica marxista) (1966), in id.,Empirismo eretico, Garzanti, Milano 1972, e ora in id., Saggi sulla let-teratura e sull’arte, a cura di W. Siti e S. De Laude, Mondadori, Mila-no 1999, pp. 1307-42; m. corti, Le orecchie della «neocritica» (1967),in id., Metodi e fantasmi, Feltrinelli, Milano 1969, p. 86; g. manga-nelli, La letteratura come menzogna, Feltrinelli, Milano 1967; i. cal-vino, Il castello dei destini incrociati, in Tarocchi. Il mazzo visconteo diBergamo e New York, analisi di S. S. Ludovici, testo di I. Calvino,Franco Maria Ricci, Parma 1969; g. rodari, Grammatica della fanta-sia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino 1973, pp.179-80; i. calvino, Cocchiara e le «Fiabe italiane», in aa.vv., Demo-logia e folklore. Studi in memoria di Giuseppe Cocchiara, Flaccovio, Pa-lermo 1974, pp. 397-404; b. terracini, I segni, la storia, Guida, Na-poli 1976; m. mincu (a cura di), La semiotica letteraria italiana, Fel-trinelli, Milano 1982; Cinquant’anni di un editore. Le edizioni Einaudinegli anni 1933-1983, Einaudi, Torino 1983; t. de mauro, Gli studidi linguistica, in Cento anni Laterza, 1885-1985. Testimonianze degliautori, Laterza, Roma-Bari 1985, pp. 102-5; c. segre (a cura di), Strut-turalismo e critica, in Casa editrice Il Saggiatore catalogo generale 1958-1965, il Saggiatore, Milano 1965, nuova ed. 1985; u. eco, La mae-stria di Barthes, in aa.vv., Mitologie di Roland Barthes. I Testi e gli Atti,a cura di P. Fabbri e I. Pezzini, Pratiche, Parma 1986, pp. 297-304;a. m. cirese, Italo Calvino studioso di fiabistica, in d. frigessi (a curadi), Inchiesta sulle fate. Italo Calvino e la fiaba, Lubrina, Bergamo 1988,pp. 17-26; g. contini, Lettere all’editore (1945-54), a cura di P. Di Ste-fano, Einaudi, Torino 1990; t. landolfi, Opere, vol. I, 1937-1959,a cura di I. Landolfi, Rizzoli, Milano 1990; g. debenedetti, Preludi.Le note editoriali alla «Biblioteca delle Silerchie», a cura di M. Guli-nucci, Theoria, Roma-Napoli 1991; g. contini, La critica degli scarta-facci e altre pagine sparse, a cura di A. Roncaglia, Scuola Normale Su-periore, Pisa 1992; b. stasi, Landolfi e i formalisti russi, in «Interse-zioni», XII (agosto 1992), n. 2, pp. 291-310; f. gambaro, Colloquiocon Edoardo Sanguineti. Quarant’anni di cultura attraverso i ricordi diun poeta intellettuale, Anabasi, Milano 1993, p. 101; e. montale, Ilsecondo mestiere. Prose, 1920-1979, a cura di G. Zampa, Mondadori,Milano 1996; g. l. beccaria (a cura di), Quando eravamo strutturali-sti, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1999; Catalogo generale Bompiani,1929-1999, Bompiani, Milano 1999; l. mangoni, Pensare i libri. Lacasa editrice Einaudi dagli anni trenta agli anni sessanta, Bollati Borin-ghieri, Torino 1999; c. segre, Per curiosità. Una specie di autobiografia,Einaudi, Torino 1999; i. calvino, lettera del 9 maggio 1955 a Giusep-pe Cocchiara e lettera del 26 ottobre 1965 a Emilio Garroni, in id.,Lettere, 1940-1985, a cura di L. Baranelli, Mondadori, Milano 2000,pp. 427-29, 890-92; r. j. west, Gianni Celati. The Craft of EverydayStorytelling, University of Toronto Press, Toronto 2000, p. 224; Leedizioni Laterza. Catalogo storico 1901-2000, a cura di R. Mauro, M.Menna e M. Sampaolo, Laterza, Roma-Bari 2001; l. leonardi (a cu-ra di), Per d’Arco Silvio Avalle. Ricordi lettere immagini, Edizioni delGalluzzo, Firenze 2005; l. meneghello, Opere scelte, progetto edito-riale di G. Lepschy, a cura di F. Caputo, Mondadori, Milano 2006;1958-2008, il Saggiatore, il Saggiatore, Milano 2008; c. segre, Intro-duzione (2008), in id., I segni e la critica. Fra strutturalismo e semiologia(1969), nuova ed., Einaudi, Torino 2008, pp. v-xxxv; g. celati, Me-moria su certe letture. Conversazione con Rebecca West, in «Riga», n. 28(2008), Gianni Celati, a cura di M. Belpoliti e M. Sironi, pp. 38-39.

890 L’età del benessere

Page 10: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

CronologiaGli eventi di uno stesso anno sono in ordine alfabetico per città, ilche potrà provocare qualche sfasatura nella cronologia. Per le cittàcon più eventi nello stesso anno, sono collocati per primi quelli lega-ti a riviste, opere collettive o incontri di studio, poi quelli riguardantigli autori di opere individuali: il tutto sempre in ordine alfabetico,nel primo caso per titolo e nel secondo per cognome.

1930 Torino. Leone Ginzburg pubblica in maggio, sulla rivistamensile «La Cultura», l’articolo Formalisti e marxisti.

1932 Firenze. Il 17 novembre Tommaso Landolfi si laurea in let-teratura russa con una tesi su Anna Achmatova, relatore lo slavistaEttore Lo Gatto.

1933 Firenze. Bruno Migliorini traduce per «La Cultura» (XII, lu-glio-settembre, n. 3) l’articolo di Roman Jakobson La scuola lingui-stica di Praga.

1947 Domodossola. Gianfranco Contini, Implicazioni leopardiane,in «Letteratura», IX (marzo-aprile), n. 33; il testo è datato «Domo-dossola, 11-14 aprile 1947». Saggio in forma di lettera a Giuseppe DeRobertis; Contini sostiene che le varianti di Leopardi indagate daDe Robertis non sono di gusto bensì di sistema. De Robertis rispon-derà nel fascicolo successivo con un Biglietto per Gianfranco Contini.

1949 Milano. Traduzione italiana di Charles Morris, Segni, linguag-gio e comportamento (Signs, Language and Behavior, Prentice-Hall, NewYork 1946); il volume appare presso Longanesi, a firmare la versio-ne è lo specialista di cibernetica Silvio Ceccato. Nel 1954 l’editore to-rinese Paravia tradurrà, di Morris, i Lineamenti di una teoria dei segni,a cura di Ferruccio Rossi-Landi (Foundation of the Theory of Signs,University of Chicago Press, Chicago 1938).

1949 Napoli. Benedetto Croce stronca («Quaderni della Critica»,V, novembre, n. 15) Le radici storiche dei racconti di fate di VladimirJa. Propp, contestandone sia il fondamento ideologico marxista sia iresidui d’impostazione formalista (pur senza ricorrere a questa quali-ficazione tecnica). A Propp toccano, in Italia, svariate recensioni chegli rimproverano la sua ortodossia stalinista, laddove nell’Unione So-vietica era stato invece attaccato come ex formalista “filo-occidenta-le”. L’articolo di Croce è oggi raccolto in Terze pagine sparse, Later-za, Bari 1955.

1949 Torino. L’editore Einaudi pubblica Le radici storiche dei rac-conti di fate di Vladimir Ja. Propp, apparso tre anni prima presso l’Edi-zione dell’Università Statale di Leningrado dell’ordine di Lenin. Laprefazione è del folklorista Giuseppe Cocchiara, la traduzione di Cla-ra Coïsson. Il volume è il settimo della «Collezione di studi religio-si, etnologici e psicologici» diretta da Ernesto de Martino e CesarePavese: la celeberrima «collana viola». A suggerire la pubblicazioneera stato lo storico Franco Venturi.

1950 Firenze. «Strutturale» entra per la prima volta fra i lemmi diun dizionario italiano, con la seguente definizione: «Della struttura,che concerne la struttura. Der. strutturalismo (= linguistica struttu-rale)». Il merito spetta al linguista fiorentino Bruno Migliorini, il qua-le include il termine nell’Appendice di ottomila voci che completa lanona edizione del Dizionario moderno di Alfredo Panzini, pubblica-to per la prima volta nel 1905. Il volume esce da Hoepli, Milano, acura di Migliorini e del suo collega Alfredo Schiaffini.

1956 Torino. Per iniziativa di Nicola Abbagnano, che ne cura an-che la traduzione con sua moglie Marion Taylor Abbagnano, di origi-ne statunitense, viene pubblicato Caso, amore e logica, prima antolo-gia italiana di Charles Sanders Peirce, uno dei due padri della semio-tica (l’altro essendo Ferdinand de Saussure). L’edizione originale,Chance, Love, and Logic: Philosophical Essays, era uscita a New Yorknel 1923 presso Barnes & Noble, con una introduzione di Morris R.Cohen e un saggio di John Dewey ripresi anche nell’edizione italia-na, stampata dalla casa editrice Taylor che era diretta dalla signoraAbbagnano.

1958-59 Milano. Umberto Eco, che collabora con il musicista Lu-ciano Berio alla sede Rai di Milano (firmeranno insieme l’«esperimen-to sonoro» Omaggio a Joyce), legge svogliatamente – su una copia pre-statagli proprio da Berio – il Cours de linguistique générale di Ferdinandde Saussure, senza trarne per il momento una grande impressione.

1959 Torino. Nynfa Bosco, La filosofia pragmatica di Ch. S. Peirce.Pubblicata dalle Edizioni di Filosofia, è la prima monografia dedica-ta a Peirce.

1960 Bologna. Paolo Valesio, Strutturalismo e critica letteraria, in «ilverri», IV (giugno), n. 3. Quando pubblicò questo saggio sulla rivi-sta milanese diretta da Luciano Anceschi, il ventunenne Valesio stu-diava presso la facoltà di lettere dell’Università di Bologna; e in ef-fetti il testo era un paper universitario redatto l’anno precedente. Piùtardi «il verri» affiderà a Valesio la rubrica di linguistica.

1960 Genova. Piero Raffa, Struttura e semantica, in «Nuova Cor-rente», n. 19 (luglio-settembre).

1960 Milano. Presso l’editore Lerici esce la prima opera di RolandBarthes tradotta in italiano, Il grado zero della scrittura (Le Degré zéro del’écriture, Seuil, Paris 1953; la versione italiana è di Giuseppe Barto-lucci), cui farà seguito nel 1962, sempre da Lerici, Miti d’oggi (Mytholo-gies, Seuil, Paris 1957, trad. it. di Lidia Lonzi). È ancora un Barthesprestrutturalista – ma semiologo ante litteram, dato il grande rilievoofferto alla questione del segno.

1960 Milano. Traduzione presso il Saggiatore di Tristi tropici diLévi-Strauss (Tristes Tropiques, Plon, Paris 1955; la versione italianaè della psicoanalista Bianca Garufi, la Leucò degli omonimi Dialoghidi Cesare Pavese). Anche se Lévi-Strauss ha già alle spalle da più die-ci anni svariati tentativi di elaborare un’antropologia strutturale, va-le lo stesso discorso appena svolto per Barthes: Tristi tropici non èun’analisi modellizzante bensì un resoconto etnografico.

1960 Torino. Nella primavera, D’Arco Silvio Avalle tiene un se-minario su Gli orecchini di Eugenio Montale, primo saggio italianodi analisi strutturale applicata a un testo poetico. L’esercizio interpre-tativo di Avalle confluirà nel volume «Gli orecchini» di Montale (ilSaggiatore, Milano 1965) voluto da Giacomo Debenedetti nella sua«Biblioteca delle Silerchie». Nato nel 1920 e formatosi a Ginevra do-ve fu allievo di Albert Séchehaye, co-editore del Cours de linguistiquegénérale, Avalle aveva letto Saussure fin da ragazzo, nel 1939; nove-centista sul principio della sua carriera, a partire dai primi anni cin-quanta brillantissimo filologo romanzo, nel 1971 diverrà titolare del-la prima cattedra di semiologia istituita in Italia, a Torino.

1962 Milano. Umberto Eco pubblica Opera aperta presso Bompia-ni; ancora una volta, un testo che Eco in persona definisce «pre-se-miotico». Il volume esce in giugno sollevando discussioni vivacissi-me, pro e contro le sue tesi estetiche, i suoi accostamenti fra cultura

Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 11: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

alta e bassa, e – soprattutto – il suo stesso titolo. Prenderanno la pa-rola, fra gli altri, Eugenio Montale ed Eugenio Battisti, Elio Paglia-rani e Lamberto Pignotti, Angelo Guglielmi e Renato Barilli, EmilioGarroni e Bruno Zevi, Walter Pedullà e Carlo Levi. François Wahl,traduttore dell’edizione francese, farà notare poco più tardi a Eco lacontiguità delle sue ricerche con quelle degli strutturalisti francesi,che egli continua a non conoscere. Intorno al 1963 leggerà infine LaPensée sauvage di Claude Lévi-Strauss, i saggi linguistici di RomanJakobson, e il manuale di Victor Erlich sul formalismo russo: tre li-bri non ancora tradotti in italiano, «tre shock» per sua stessa am-missione. Anche il successivo libro di Eco, Apocalittici e integrati. Co-municazioni di massa e teorie della cultura di massa, apparso nuovamen-te da Bompiani nel ’64, rimane un’opera pre-semiotica. Eco non hafatto in tempo a trasfondere nelle sue analisi – presto celeberrime –di Superman e di Salgari e della tivù, di Charlie Brown e di JamesBond e della fantascienza americana, il nutrimento (e la strumenta-zione critica, e il glossario tecnico) che ha ricavato dalle sue recen-tissime letture di linguistica strutturale e di semiologia.

1963 Firenze. Aldo Rossi, Storicismo e strutturalismo, in «Parago-ne. Letteratura», XIV (ottobre), n. 166. Nel dicembre 1964, sempresu «Paragone. Letteratura» (XV, n. 180), apparirà Strutturalismo eanalisi letteraria. Fra i primi a interessarsi delle metodologie struttu-rali, il 29 marzo 1963 Rossi aveva però recensito assai negativamen-te Opera aperta di Eco su «Paese Sera». Nel settembre 1966 parteci-perà come rappresentante della critica italiana ai Colloqui di Cerisy-la-Salle, in Normandia, diretti da Georges Poulet e dedicati a LesChemins actuels de la critique.

1963 Milano. Il filosofo Enzo Paci analizza il termine «struttura»nella rivista «aut aut» (XIII, gennaio, n. 73). È il primo approdo del-lo strutturalismo su questa rivista, fondata e diretta dallo stesso Paci,che negli anni sessanta tentava di coniugare fenomenologia e marxi-smo. L’articolo compare nella rubrica «Il senso delle parole», che Pa-ci redigeva personalmente.

1963 Milano. Su suggerimento di Giacomo Debenedetti, CesareSegre cura e introduce per il Saggiatore Linguistica generale e lingui-stica francese di Charles Bally (Linguistique générale et linguistiquefrançaise, Leroux, Paris 1932, trad. it. di Giovanni Caravaggi), gettan-do un ponte fra la critica stilistica (in Italia, rappresentata soprattuttoda Domenico Petrini, Alfredo Schiaffini, Giuseppe De Robertis, Gia-como Devoto, Benvenuto Terracini, Gianfranco Contini; con la for-te influenza di romanisti come Karl Vossler e Leo Spitzer) e la nascen-te critica strutturalista. Filologo romanzo, allievo di Santorre Debe-nedetti e di Benvenuto Terracini, Segre ricorda di aver letto già al-l’università, su indicazione di Terracini (che aveva recensito fin dal1919, sul n. 25 del «Bollettino di filologia classica», il Cours di Saus-sure), autori fondamentali per la linguistica strutturalista come ap-punto Saussure e Trubeckoj. Sempre nel 1963, sempre a Milano, Se-gre pubblicava da Feltrinelli una raccolta di saggi d’impostazione pre-strutturalista: Lingua, stile e società.

1964 Roma. Ignazio Ambrogio pubblica Il metodo formale nella teo-ria della letteratura nel fascicolo di maggio de «Il Contemporaneo»,supplemento mensile del settimanale «Rinascita», legato al Pci; il sag-gio confluirà più tardi nel suo volume Formalismo e avanguardia inRussia, Editori Riuniti, Roma 1968. Variegato, in generale, l’atteg-giamento della critica marxista. Nel 1968 Romano Luperini, giova-ne studioso vicino alle posizioni della sinistra extraparlamentare, pub-blica sul n. 7 della rivista «Problemi» (gennaio-febbraio) l’articolo Le

aporie dello strutturalismo e il marxismo: anche allo strutturalismo, ar-gomenta Luperini, è sottesa un’ideologia che lo costringe a formula-re giudizi di valore sulla realtà, tanto più insidiosi quanto più impli-citi, tanto più normativi quanto più si pretendono avalutativi. Lostrutturalismo, insomma, non è oggettivo. Con queste premesse, Lu-perini riafferma il «punto di vista marxista, la sua oggettiva garan-zia, e la stessa possibilità di fare non solo (come lo strutturalismo ele altre attuali ideologie neocapitalistiche) un discorso constatativo,ma alternativo». Avverso allo strutturalismo era stato anche un mae-stro dell’estetica marxista, pur non organico all’egemonia della lineaDe Sanctis - Croce - Gramsci, come Galvano Della Volpe (Critica delgusto, Feltrinelli, Milano 1960). Più conciliante lo slavista VittorioStrada (Stile, struttura, storia, in «sigma», n. 9, marzo 1966). Decisa-mente interlocutoria, infine, la posizione di Franco Fortini, quale ri-sulta dalla sua recensione a Cesare Segre, I segni e la critica. Fra strut-turalismo e semiologia (Einaudi, Torino 1969: la si legge in «Uominie libri», VI, dicembre 1970, n. 31, e sarà ripresa col titolo Critica let-teraria e scienza della letteratura, in Saggi italiani, De Donato, Bari1974). Con un misto di curiosità, diffidenza, piacere intellettuale etimore reverenziale, Fortini accoglie i risultati dello strutturalismolinguistico, ma non vorrebbe rinunciare a impugnarli come strumen-ti dell’antagonismo politico che gli sta a cuore: «il critico letterarionon potrà non servirsi dei contributi della filologia e di una possibi-le scienza letteraria (oggi, della linguistica, della semiologia, delle in-dagini strutturali), ma a patto di servirsene nel loro volgare, non nelloro latino; di impadronirsene, ove sappia e possa, con l’ostinazionedello specialista ma per usarne solo per quanto di sapere comune, opiù comune, contengano, comportino o anticipino».

1964 Roma. Emilio Garroni, La crisi semantica delle arti, Officina.Garroni è un’importante figura di raccordo tra la disciplina dell’este-tica e il campo semiologico. Un anno più tardi, la lettura di questosuo primo libro si rivelerà feconda per Italo Calvino, allora impegnatoa scrivere Le Cosmicomiche.

1964 Roma. Pier Paolo Pasolini, Nuove questioni linguistiche, in «Ri-nascita», XXI (26 dicembre), n. 51. L’articolo – dal quale ha origi-ne una «nuova questione della lingua» che si protrarrà per oltre unanno su molti quotidiani, settimanali, riviste accademiche e di cul-tura generale, e su cui interverranno decine di scrittori e studiosi – èil testo di una conferenza tenuta la prima volta a Torino il 27 novem-bre per l’Associazione Culturale Italiana e replicate nei giorni succes-sivi a Milano, Roma e Napoli. Confluirà nella raccolta Empirismo ere-tico (Garzanti, Milano 1972) dove occupa la posizione di apertura.

1965 Bologna. Gianni Celati, Salvazione e silenzio dei significati, in«Marcatré», n. 14-15 (maggio-giugno). Celati esordisce simultanea-mente come narratore e come saggista: nella rivista diretta da Euge-nio Battisti precedono Salvazione alcune pagine tratte dal «pararo-manzo» al quale sta lavorando; il titolo è, infatti, Studi per «Gli an-negati della baia blu».

1965 Bologna. André Martinet, La considerazione funzionale del lin-guaggio, il Mulino (A Functional View of Language, Clarendon Press,Oxford 1962, trad. it. di Giovanna Madonia).

1965 Bologna. Luigi Rosiello pubblica Struttura, uso e funzioni del-la lingua (Vallecchi, Firenze).

1965 Milano, La rivista «aut aut» dedica l’intero numero 88 (lu-glio) a Claude Lévi-Strauss. Il fascicolo comprende il testo della le-zione inaugurale pronunciata da Lévi-Strauss al Collège de France il

2

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 12: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

5 gennaio 1960, quando gli venne affidata la cattedra di antropolo-gia sociale. Intitolata Anthropologie et Histoire, la lezione sarà tradot-ta col titolo Elogio dell’antropologia e inclusa nel volume Razza e sto-ria e altri studi di antropologia (Einaudi, Torino 1967). Un anno pri-ma del fascicolo di «aut aut», nel ’64, si erano rese disponibili in ita-liano altre due opere di Lévi-Strauss: Il pensiero selvaggio presso il Sag-giatore (La Pensée sauvage, Plon, Paris 1962, trad. it. di Paolo Caru-so), e Il totemismo oggi da Feltrinelli (Le Totémisme aujourd’hui, Puf,Paris 1962, trad. it. di Danilo Montaldi).

1965 Milano. Per il Catalogo generale 1958-1965 della casa editri-ce il Saggiatore, Cesare Segre cura l’inchiesta Strutturalismo e critica,il cui tema è stato suggerito da Giacomo Debenedetti. Intervengo-no, fra gli altri, D’Arco Silvio Avalle, Giulio Carlo Argan, Maria Cor-ti, Enzo Paci, Luigi Rosiello, Jean Starobinski, Vittorio Strada, Ma-rio Bortolotto, Hugo Friedrich, Roland Barthes, Claude Lévi-Strauss.In ottobre (il volume del Saggiatore è stampato in agosto) sarà distri-buito in libreria Feltrinelli 1955-1965. Guida alla lettura e catalogo ge-nerale delle edizioni Feltrinelli, che include il saggio di Maria Corti Lanostra lingua: come funziona.

1965 Milano. Umberto Eco pubblica il saggio Le strutture narrativein Fleming in un volume collettaneo dedicato a Il caso Bond, di cui hapromosso la pubblicazione da Bompiani firmandone la curatela conOreste Del Buono.

1965 Milano. Sul primo numero della rivista «Il Corpo», datatomarzo, appare la traduzione dell’ormai celeberrimo articolo firmatoa quattro mani da Roman Jakobson e Claude Lévi-Strauss e dedica-to all’analisi di «Les chats» de Charles Baudelaire. Pubblicato origina-riamente nel fascicolo di gennaio-aprile della rivista parigina di an-tropologia «L’Homme», quel saggio è ormai assurto a punto di rife-rimento esemplare di ogni successivo esercizio di analisi strutturaledel testo poetico. Direttore responsabile de «Il Corpo» era il poe-ta Giancarlo Majorino, affiancato in redazione dal filosofo LucianoAmodio, dallo storico Sergio Caprioglio e dallo psicoanalista ElvioFachinelli; l’impostazione grafica era di Tullio Pericoli.

1965 Milano. Bompiani pubblica la traduzione italiana del volumecurato da Roger Bastide, Usi e significati del termine «struttura». Nellescienze umane e sociali, apparso in Francia tre anni prima (Sens et usagedu terme structure: dans les sciences humaines et sociales, Mouton & Co.,’s Gravenhage 1962, trad. it di Lidia Basso Lonzi). I diciannove saggiqui raccolti spaziano dalla biologia all’economia, dalla psicopatologiaalla storia, dal diritto alla linguistica. Fra gli autori troviamo Henri Le-febvre, Claude Lévi-Strauss, Raymond Aron e Lucien Goldmann. Ilsaggio introduttivo di Bastide era stato anticipato nel n. 18 (dicembre1964) de «il verri», rivista pubblicata in quegli anni da Feltrinelli.

1965 Milano. Il fascicolo de «il verri» dedicato a Classicità e contem-poraneità (n. 19, ottobre) comprende il saggio di Roman JakobsonAspetti linguistici della traduzione, risalente al 1959 e tradotto dall’in-glese dal poeta Fernando Bandini.

1965 Milano. Otto Jespersen, Umanità, nazione e individuo dal pun-to di vista linguistico, Feltrinelli (Mankind, Nation and Individual froma Linguistic Point of View, Aschehoug, Oslo 1925, trad. it. di PieroBernardini).

1965 Parma. «Palatina», rivista trimestrale di lettere e arti pubbli-cata fra il 1957 e il 1966, traduce – collocandolo in apertura del suofascicolo di aprile-giugno (IX, n. 30) – il saggio di Jean Starobinski

Le parole sotto le parole. Gli anagrammi di Ferdinand de Saussure, appar-so in versione originale sul «Mercure de France» di febbraio 1964. Di-retta dal critico d’arte Roberto Tassi, nel ’65 la rivista aveva fra i suoiredattori un giovane Mario Lavagetto. Su «Palatina» Pier Paolo Paso-lini pubblicava nel 1959 (III, aprile-giugno, n. 10) una Nota su Spitzer.

1965 Roma. «Il Contemporaneo» risponde nel fascicolo di gennaioalle Nuove questioni linguistiche di Pasolini, apparse il 26 dicembre1964 in «Rinascita», con l’editoriale – anonimo, ma di Michele Ra-go – Lingua e società. Nello stesso fascicolo intervengono quattro scrit-tori; nell’ordine: Italo Calvino (L’italiano, una lingua fra le altre lin-gue), Vittorio Sereni (Un’esperienza poetica), Elio Vittorini (È il la-voro che giudica il mondo), Franco Fortini (Scritto e parlato), mentreVittorio Spinazzola affronta il tema Lingua e film: dal romanesco alneoitaliano, e Tiziano Rossi offre Dati statistici sull’unità della lingua.«Il Contemporaneo» esce a fine gennaio: pochi giorni più tardi «Ri-nascita» (XXII, 6 febbraio, n. 6) entrerà a sua volta nella discussionecon Linguistica e sociologia di Mario Spinella. Luigi Rosiello, che inter-viene nella medesima sede su Il processo di unificazione, sarà il solo,fra quanti prendono la parola nelle due riviste, a servirsi di strumen-ti linguistico-strutturali. Il dibattito su «Rinascita» proseguirà a lun-go; da menzionare, il 17 aprile, un intervento di Lamberto Pignottisul tema Un centro-sinistra culturale con l’esclusione dell’avanguardia?

1965 Roma. Il settimanale «La fiera letteraria» lancia l’inchiestaCome parleremo domani? Articolata in quattro domande, si sviluppanei fascicoli del 21 febbraio e del 7 e 28 marzo. Interpellati – fra itecnici – Avalle, Migliorini, Rosiello, Segre, Terracini, Isella, Corti.Edoardo Sanguineti svolge un discorso sociopolitico, terminando conuna citazione da Lukács. Maria Corti denuncia il ritardo culturaleitaliano, che porta da noi nel 1963 un’opera di Charles Bally, Lin-guistica generale e linguistica francese, risalente al 1932.

1965 Roma. Tullio De Mauro, Introduzione alla semantica, Later-za, Bari.

1965 Torino. Alberto Arbasino tiene il 29 gennaio, ai Venerdì Let-terari dell’Associazione Culturale Italiana, la conferenza Preziosi e ri-dicoli, «mostrando le tavole di Lévi-Strauss sulla struttura sociale deiBororo, applicate alla società non solo letteraria italiana». Replicata aMilano, Firenze, Roma e Napoli, viene pubblicata a cura dell’Aci in unfascicolo che include anche le Nuove questioni linguistiche di Pasolini.

1965 Torino. Gian Luigi Beccaria, «Strutturalismo», voce pubbli-cata nell’Appendice 1964 al Grande Dizionario Enciclopedico Utet fon-dato da Pietro Fedele. Il testo verrà ripreso in forma ampliata nel sag-gio Origini e caratteri dello strutturalismo, in «sigma», n. 18, giugno1968.

1965 Torino. Georges Mounin, Teoria e storia della traduzione, Ei-naudi (Les Problèmes théoriques de la traduction, Gallimard, Paris 1963,trad. it. di Stefania Morganti). Tre anni più tardi Feltrinelli tradurràStoria della linguistica dalle origini al xx secolo (Histoire de la linguis-tique: des origines au xxe siècle, Puf, Paris 1967, trad. it. di Maria Ma-glione).

1966 Bologna. Luigi Heilmann fonda presso il Mulino il quadri-mestrale «Lingua e Stile», legato ai «Quaderni dell’Istituto di Glot-tologia» dell’Alma Mater; il primo fascicolo è datato gennaio-aprile.Con il suo allievo Luigi Rosiello, Heilmann è il punto di riferimentodella ricerca strutturalistica bolognese. Il comitato di direzione è com-posto da Boris Cazacu (Bucarest), Gustav Herdan (Bristol), Alberto

3

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 13: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

Pasquinelli (Bologna), Ezio Raimondi (Bologna) e Harald Weinrich(Colonia). Dalla Presentazione: «Nei due termini “lingua” e “stile” iltitolo intende indicare le dimensioni della ricerca sul piano della lin-gua comune, della lingua poetica e, più in generale, del sistema lingui-stico. La rivista affronterà dunque questioni linguistiche e stilistiche(sino, naturalmente, alla linguistica matematica e alla linguistica ap-plicata), ma farà largo posto a un tempo ai problemi di logica ed epi-stemologia, di semiologia e di comunicazione, che possano contribui-re a illuminare il fenomeno centrale del “linguaggio”». Ai fascicoli suc-cessivi collaboreranno fra gli altri Renato Barilli, Gianni Celati (conun saggio su Northrop Frye), Emidio De Felice, Tullio De Mauro,Guido Guglielmi, Marcello Pagnini, Paolo Valesio e lo studioso di lo-gica Enzo Melandri.

1966 Bologna. Stephen Ullmann, La semantica: introduzione allascienza del significato, il Mulino (Semantics: An Introduction to theScience of Meaning, Blackwell, Oxford 1962; ed. it. a cura di LuigiRosiello, trad. it. di Anna Baccarani e Luigi Rosiello).

1966 Pavia. D’Arco Silvio Avalle, Maria Corti, Dante Isella e Ce-sare Segre fondano la rivista quadrimestrale «Strumenti critici», ilcui primo numero esce in ottobre. Pubblicata da Einaudi, diventa ilprincipale house organ dello strutturalismo italiano. Il titolo si ispiraalla raccolta poetica Gli strumenti umani di Vittorio Sereni, apparsanel ’65, anch’essa da Einaudi. Oltre ai contributi degli studiosi ita-liani, la rivista tradurrà importanti voci straniere, ospitando in brevetempo capostipiti come Roman Jakobson e Benvenuto Terracini non-ché figure prestigiose della nuova generazione come Algirdas JulienGreimas, Jurij M. Lotman e Jurij Tynjanov, affiancati da grandi stu-diosi non propriamente strutturalisti come Giovanni Macchia, Gio-vanni Nencioni, Francesco Orlando, Jean Rousset, Jean Starobinski ePaul Zumthor. La presentazione del primo numero, non firmata, co-mincia con queste parole: «“Strumenti critici” sono quelli che oc-corrono per accostare e comprendere un’opera d’arte, un movimen-to letterario o culturale. Gli “strumenti” devono essere continuamen-te rettificati, perché la posizione del critico, il contesto in cui egliopera, la natura stessa degli oggetti d’osservazione vanno mutandosenza sosta». Una sezione della rivista, «Microfilm», ospita testi crea-tivi inediti: vi appaiono a più riprese gruppi di nuove poesie di Mon-tale destinate a confluire in Satura. 1962-1970 (Mondadori, Milano1971). Montale le affida a Maria Corti in una forma lievemente prov-visoria, con puntini sospensivi e con date abbreviate, consentendo afarle stampare insieme con la riproduzione dei manoscritti: materia-li pronti (magari con un’ombra d’ironia) per l’affondo di quegli stru-menti critici che vorranno esercitarvisi.

1966 Milano. Per iniziativa di Umberto Eco, Bompiani pubblica ilprofilo storico-critico dedicato da Victor Erlich a Il formalismo russo(Russian Formalism, Mouton & Co., ’s Gravenhage 1954, 2ª ed. 1964,trad. it. di Marcella Bassi). È il primo grande bilancio pervenuto inItalia.

1966 Bari. André Martinet, Elementi di linguistica generale, a curadi Giulio C. Lepschy, Laterza (Éléments de linguistique générale, Co-lin, Paris 1963). Dello stesso autore Einaudi pubblicherà nel 1968Economia dei mutamenti fonetici. Trattato di fonologia diacronica, a cu-ra di Giovanni Caravaggi (Économie des changements phonétiques:Traité de phonologie diachronique, Francke, Berne 1955).

1966 Bari. Prima traduzione italiana di Viktor √klovskij, Una teo-ria della prosa, presso De Donato. Il titolo originale è O teorii prozy,la data della prima apparizione è il 1925, il duplice sottotitolo della

versione italiana – firmata da Maria Olsoufieva – è L’arte come arti-ficio. La costruzione del racconto e del romanzo. Con qualche mese dianticipo sulla sua opera principale, gli editori De Donato ed Einau-di avevano già stampato, rispettivamente, Viaggio sentimentale: ricordi1917-1922 (Sentimental´noe pute∫estvie, 1923, a cura di M. Olsoufie-va), e Zoo, o lettere di non amore (Zoo, ili Pis´ma ne o ljubvi, 1923,trad. it. di Sergio Leone e Sergio Pescatori). Di qui alla fine deglianni sessanta, tre editori stamperanno cinque ulteriori opere di √klov-skij; nell’ordine: La mossa del Cavallo. Libro di articoli, De Donato,Bari 1967 (Chod Konja, 1923, trad. it. di M. Olsoufieva); Majakov-skij, il Saggiatore, Milano 1967 (O Majakovskom, 1940, trad. it. diM. Olsoufieva); C’era una volta, il Saggiatore, Milano 1968 (æili-Byli,1964, a cura di Sergio Leone); Il punteggio di Amburgo, De Donato,Bari 1969 (Gamburgsky s™ët, 1928, trad. it. di M. Olsoufieva); Lettu-ra del Decameron: dal romanzo d’avventura al romanzo di carattere, ilMulino, Bologna 1969 (saggio tratto dalla raccolta Chudo∆estvennajaproza: razmy∫lenija i razbory, 1959, trad. it. di Alessandro Ivanov).

1966 Bologna-Roma. Guido Guglielmi e Elio Pagliarani, Manualedi poesia sperimentale, Mondadori. Sotto l’etichetta del manuale i duecuratori presentano un’antologia della poesia italiana contempora-nea, per la quale firmano il saggio introduttivo La funzione poeticadella lingua. L’indice generale prevede due macro-sezioni, La funzio-ne dell’espressione (testi di Erba, Orelli, Zanzotto, Cattafi, Volponi,Risi, Giudici, Raboni, Crovi, Giuseppe Guglielmi, Giuliani, Pasoli-ni, Vivaldi) e La funzione della comunicazione (sezione 1, Significanti:Giuliani, Sanguineti, Vivaldi, Balestrini, Porta, Pagliarani, Spatola;sezione 2, Significati: Pasolini, Risi, Roversi, Volponi, Leonetti, Gu-glielmi, Pagliarani, Majorino, Pignotti, Sanguineti, Spatola). Spiega-no i curatori: «I poeti dell’antologia [nati dopo il 1920] sono ripartitiin due gruppi: quelli che hanno portato avanti la poetica dell’espres-sione da una parte; quelli che se ne sono distaccati o hanno inteso di-staccarsene dall’altra, a loro volta distinti nelle sezioni dei significantie dei significati. Per poetica dell’espressione s’intende una poeticadei valori linguistici piuttosto che degli elementi semantici della lin-gua. […] Le sezioni dell’antologia saranno pertanto sezioni aperte. Inciascun poeta si troveranno elementi semantici accanto a elementi ex-trasemantici e espressivi. La distribuzione è fatta secondo il prevale-re dei primi o dei secondi; spesso, laddove le ambiguità non consen-tono una definizione rigorosa, anche sulla base di preoccupazioni dipoetica, secondo che i poeti si siano posti o no un problema di co-municazione». Un anno più tardi, nel saggio Le orecchie della «neo-critica» (in «Strumenti critici», I, giugno 1967, n. 3; poi in Metodi efantasmi, Feltrinelli, Milano 1969) Maria Corti rimprovera a Gugliel-mi-Pagliarani «un’assunzione del tutto esteriore e decorativa dellostrutturalismo, che si trasforma così in sovrastrutturalismo; dall’al-tra la frequenza, stucchevole persino per un linguista che si interes-si di letteratura, della terminologia specialistica fa sì che il vocaboloscientifico sia usato ora in senso tecnico, ora paratecnico, ora meta-forico, ora nebuloso e impressionistico, con allusione a qualcosa chenon si sa bene che cosa sia, ma comunque non è il concetto scientifi-co che corrisponde a quel dato linguistico. Siamo cioè di fronte a unuso mistificato della scienza linguistica».

1966 Firenze. Nel primo fascicolo (VII, gennaio-marzo) della tri-mestrale «Rassegna Italiana di Sociologia», edita dal Mulino e diret-ta da Camillo Pellizzi, l’allora ventisettenne Paolo Fabbri pubblicaLe comunicazioni di massa in Francia. Antropologia - Sociologia - Se-miologia. Nello stesso fascicolo, Pier Paolo Giglioli firma La sociolo-gia delle comunicazioni di massa in Italia. Fabbri e Giglioli erano en-

4

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 14: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

trambi, a quell’epoca, assistenti di sociologia nella facoltà di scienzepolitiche di Firenze.

1966 Milano. Il Circolo Linguistico di Praga, Le tesi del ’29, pub-blicato dall’editore milanese Silva con introduzione di Emilio Gar-roni, come terzo volume dei quaderni della rivista «sigma», stampa-ta anch’essa da Silva. I quaderni sono diretti da Sergio Pautasso, chefirma la versione italiana dei testi. In apertura è riprodotto il fron-tespizio del primo fascicolo della rivista «Travaux du Cercle Lingui-stique de Prague», Praga 1929, dal titolo Mélanges linguistiques dé-diés au Premier congrès des philologues slaves. La stesura delle Tesi sideve a Vilém Mathesius, che aveva fondato nel 1926 il circolo, conla collaborazione di Nikolaj Sergeevi™ Trubeckoj, Roman Jakobson eSergej Karcevskij.

1966 Milano. Eugenio Montale recensisce negativamente Una teo-ria della prosa di Viktor √klovskij sul «Corriere della Sera» del 13 no-vembre, titolo redazionale Il pathos non più sovrano: «se Croce “sca-valcava” l’arte intesa come forma tecnica risolvendo in puro conte-nutismo l’iniziale rigoroso formalismo del suo punto di partenza, ilbrillantissimo Sklovskij [sic] scavalca a sua volta quei contenuti cheuna lunga tradizione romantica, non in tutto rinnegata dal Croce, ave-va reso inseparabili dall’idea di un’arte letteraria intesa nelle sue va-rie forme storiche». Se questa è la riserva teorica avanzata da Mon-tale, più interessante risulta un suo affondo pratico-autobiografico:«L’artista non ha un programma e non ha uno scopo definibile in par-tenza. Quello che lo muove è il senso di un vuoto da riempire, il pre-sentimento di una forma ch’egli conoscerà solo quando sarà raggiun-ta. E i congegni di cui si serve non sono gratuiti, ma appartengono aun fondo ch’è sempre stato a disposizione degli uomini nati per crea-re. Di qui la sola e vera garanzia delle forme che divengono Formaquando si organizzano in un contesto che entra nella storia viva – perpoi uscirne provvisoriamente. E proprio in questo senso della conte-stualità dei vari elementi che concorrono a formare un’opera d’artenoi possiamo scorgere il primo germe di quella che poi sarà la teoriastrutturalista dell’arte».

1966 Milano. Stefano Agosti, Mallarmé e il linguaggio dell’ontolo-gia, in «sigma», n. 10 (giugno). Agosti – le cui analisi degli anni ses-santa confluiranno nell’influente volume Il testo poetico, Rizzoli, Mi-lano 1972 – è la principale figura di contatto fra la metodologia strut-turalista e la critica psicoanalitica di ispirazione lacaniana.

1966 Milano. Roman Jakobson, Saggi di linguistica generale, Feltri-nelli. Prima opera organica di Jakobson ad apparire in lingua italia-na, a cura di Luigi Heilmann. La traduzione – dall’inglese – è dellostesso Heilmann e di Letizia Grassi. Questo volume antologico rac-coglie undici testi del periodo 1948-62 preceduti da un breve scrittoA guisa di prefazione, datato «Ossabaw Island, aprile 1966».

1966 Milano. Claude Lévi-Strauss, Antropologia strutturale, il Sag-giatore (Anthropologie structurale, Plon, Paris 1958: la versione ita-liana è di Paolo Caruso). Seguono di Lévi-Strauss varie altre opere,di qui al 1970: Il crudo e il cotto. Mitologica 1, il Saggiatore, Milano1966 (Le Cru et le cuit: Mythologiques 1, Plon, Paris 1964, trad. it. diAndrea Bonomi); Razza e storia e altri studi di antropologia, Einaudi,Torino 1967 (volume antologico allestito, a cura di Paolo Caruso, peril lettore italiano; il saggio eponimo, Race et Histoire, veniva scrittonel 1952 per incarico dell’Unesco); Le strutture elementari della pa-rentela, a cura di Alberto M. Cirese, Feltrinelli, Milano 1969 (LesStructures élémentaires de la parenté, Puf, Paris 1949); Dal miele alleceneri. Mitologica 2, il Saggiatore, Milano 1970 (Du miel aux cendres:

Mythologiques 2, Plon, Paris 1966, trad. it. di Andrea Bonomi); Lavita familiare e sociale degli Indiani Nambikwara, Einaudi, Torino 1970(La Vie familiale et sociale des Indiens Nambikwara, Société des Amé-ricanistes, Paris 1948, trad. it. di Paolo Caruso).

1966 Reading. Giulio C. Lepschy, La linguistica strutturale, Einau-di, Torino. Il Dipartimento di studi italiani dell’Università di Readingfu istituito nel 1961. Lo dirigeva Luigi Meneghello in qualità di SeniorLecturer in Charge, affiancato da John Scott (Senior Lecturer) e daFranco Marenco (Assistant Lecturer). Giulio C. Lepschy approda aReading nel 1964, chiamato da Meneghello a coprire il ruolo di Lec-turer; sarà promosso Reader nel 1967. Nel ’65 si aggiunge StuartWoolf – traduttore di Primo Levi in inglese – come Reader in ItalianHistory, e nel 1968 Lino Pèrtile. Meneghello, cui nel 1964 è stata of-ferta la cattedra di Professor, dirigerà il dipartimento fino al 1980.Lepschy descrive Reading come «un istituto di studi italiani fra i piùfiorenti della Gran Bretagna, per numero d’insegnanti e studenti, vi-vacità di ricerca, e varietà di interessi». I primi importanti saggi diLepschy erano apparsi nella rivista «L’Italia dialettale»: Fonematicaveneziana, XXV (1962); Morfologia veneziana, XXVI (1963); Notesulla fonetica italiana, XXVII (1964).

1966 Roma. Arbasino, La maleducazione teatrale. Strutturalismo edrammaturgia, Feltrinelli. Si può considerare come una tarda postil-la a questo volume (che esce in maggio) l’articolo Fonazioni (Primi ap-punti per una sociologia della glottide), apparso in «Nuovi Argomen-ti», n.s., n. 3-4 (luglio-dicembre 1966). In epigrafe, Arbasino collo-ca brani di Jakobson, di Fant & Halle (da Preliminaries to SpeechAnalysis) e dai Principes de Phonologie di Trubetzkoy. Il testo riguardail birignao dell’attore italico – Arbasino lo battezza «morellismo»,dal cliché interpretativo di Rina Morelli e dall’«abbaglio di ravvisar-vi una concentrazione di valori poetici esemplari» –, che qui è esami-nato in base ai Sistemi Fonologici e alle Opposizioni Foniche Distin-tive (le maiuscole sono di Arbasino). Il morellismo è dunque uno «stru-mento» che, «studiato coi metodi delle scienze naturali, si riduce al-la velarizzazione enfatica, ottenuta rigonfiando la radice della lingua fi-no a provocare uno spostamento della laringe, per esibire l’opposizio-ne emotiva tra consonanti enfatiche e non enfatiche, nelle serie apica-li, gutturali, sibilanti e laringee». Seguono esperimenti di trascrizio-ne fonetica condotti su battute di dialogo russe (Ωechov) e italiane, iquali condurranno Arbasino a dimostrare che il morellismo è, in tea-tro, ciò che l’ermetismo e la prosa d’arte – e più tardi il neorealismo –sono stati e sono in letteratura: «il morellismo e l’ermetismo hannoricoperto un medesimo ufficio nell’economia dell’equivoco neoreali-stico. Hanno cioè impastato di trasognatezza un imbarazzante veri-smo importato dall’America (Arthur Miller è qui l’inappuntabile pen-dant del “caso” Saroyan). Un identico lirismo impregnava le primeregìe di Visconti e i primi “coralli” di Einaudi: tutto un pervadere. Lostesso equivoco ha generato dunque la paradossale confusione degli an-ni quaranta e cinquanta: una dolorosa intensità piccolo-borghese, sen-timentalmente scambiata per Realismo, poiché fra la Pausa e il Simbo-lo timidamente s’affacciava la civetteria stilistica dell’Apposizione».

1966 Torino. B.T. [Benvenuto Terracini] recensisce Le Cosmico-miche di Italo Calvino in uno «stelloncino» di cronaca della rivista «Ar-chivio Glottologico Italiano», LI, n. 1. Tra i dodici racconti del vo-lume, apparso nel 1965 da Einaudi, Terracini si sofferma sul terzo, Unsegno nello spazio: «un segno che sa di saussuriano lontano un miglio».

1966 Torino. Escono da Einaudi gli Elementi di semiologia di Ro-land Barthes, originariamente apparsi nel 1964 sul quarto fascicolo

5

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 15: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

di «Communications». Umberto Eco, amico di Barthes, glieli chiesesubito per pubblicarli nella rivista «Marcatré», ma nella primavera1966 (il libro fu stampato in maggio, nella traduzione di Andrea Bo-nomi) finirono per approdare in Einaudi, in quanto Elio Vittorini, pre-maturamente scomparso il 12 febbraio di quell’anno, aveva espressoil desiderio di accoglierli nella collana «Nuovo Politecnico» appenavarata da Giulio Bollati. Solo in seguito alla richiesta italiana Barthessi era deciso a stamparli in volume anche in francese: Éléments de sé-miologie, Gonthier, Paris 1965. Il nuovo Barthes, semiologo struttu-ralista a titolo pieno, pubblicherà da questo momento in poi con Ei-naudi le sue opere maggiori. Già al principio del 1966 l’editore tori-nese stampava i Saggi critici (Essais critiques, Seuil, Paris 1964) nellatraduzione di Lidia Lonzi. Seguiranno, nel 1969, Critica e verità, conuna premessa scritta appositamente per i lettori italiani (Critique etvérité, Seuil, Paris 1966, trad. it. di Clara Lusignoli e Andrea Bono-mi) e, nel 1970, Sistema della Moda (Système de la Mode, Seuil, Paris1967, trad. it, di Lidia Lonzi).

1966 Torino. Einaudi pubblica l’opera maggiore di Vladimir Ja.Propp, Morfologia della fiaba, con uno scritto di Claude Lévi-Strauss(La struttura e la forma) e con una replica polemica di Propp. Morfo-logija skazki è del 1928: Gian Luigi Bravo cura l’edizione italiana.

1967 Bari. Con la fondamentale curatela di Tullio De Mauro, esceda Laterza il Corso di linguistica generale di Ferdinand de Saussure. DeMauro ha raccontato che furono l’editore Vito Laterza e il suo colla-boratore Donato Barbone a proporgli, nel 1963, l’edizione italiana diSaussure: «Con grande ingenuità, risposi che si trattava dell’operachiave dei nostri studi, che tutti i possibili interessati in Italia cono-scevano e, certamente, possedevano in francese. Insomma, la traduzio-ne era inutile. Prudentemente l’editore scrisse all’editore francese delCours, Payot, per chiedergli notizie sulle vendite in Italia. Arrivò la ri-sposta, fui cortesemente e allegramente sbeffeggiato, risultava che incinquant’anni il Cours in Italia si era venduto in assai poche copie,qualche decina. Fui spinto a mettermi al lavoro». Nel 1972, cinque an-ni dopo quella versione italiana, lo stesso editore Payot avrebbe ripre-so il commento di De Mauro in versione francese. Saussure (1857-1913) aveva tenuto a Ginevra fra il 1906 e il 1911 i tre corsi dai qua-li i suoi allievi Charles Bally e Albert Séchehaye ricavarono, con la col-laborazione di Albert Riedlinger, il Cours de linguistique générale qualenoi lo conosciamo, apparso postumo nel 1916 (Payot, Lausanne-Paris).

1967 Bologna. Presso l’Istituto Gramsci viene organizzato un se-minario sullo strutturalismo, cui partecipa fra gli altri Umberto Eco.

1967 Bologna. «il verri» dedica il numero 24, pubblicato in giugno,a Lo strutturalismo linguistico, affidandone la cura a Luigi Heilmannche lo introduce con un saggio dallo stesso titolo. Gli altri testi raccol-ti sono di Giulio C. Lepschy, Paolo Valesio, André Martinet, GustavHerdan e Pelio Fronzaroli. Nell’Intervento di presentazione, non fir-mato, Luciano Anceschi rivendica alla rivista la precocità del suo in-teresse per la materia (ricordando il saggio su Strutturalismo e criticaletteraria pubblicato dal giovanissimo Paolo Valesio, saggio che per laverità rimase in quegli anni, perlomeno sul «verri», un caso isolato)e manifesta la sua opzione per uno strutturalismo «fenomenologico».

1967 Bologna. Guido Guglielmi, La letteratura come sistema e comefunzione, Einaudi, Torino. Il volume inaugura la nuova collana «Laricerca critica» – la cosiddetta collana verde, dal colore delle sue co-pertine – dedicata agli studi più vicini ai nuovi metodi. «La ricercacritica» era stata preceduta dall’omologa «La ricerca letteraria», coor-dinata da Guido Davico Bonino e ripartita in due serie, straniera e

italiana; nella seconda esordiscono fra gli altri, in questi anni, AliceCeresa, Giuliano Scabia, Sebastiano Vassalli e Gianni Celati.

1967 Bologna. Ezio Raimondi, Tecniche della critica letteraria, Ei-naudi. Secondo volume de «La ricerca critica».

1967 Firenze. Marcello Pagnini, Struttura letteraria e metodi critici,D’Anna, Firenze-Messina. Con Aldo Rossi e Alessandro Serpieri, Pa-gnini è il principale rappresentante del polo fiorentino dello struttura-lismo italiano. Nel 1970 Pagnini pubblicherà da Einaudi il suo Criti-ca della funzionalità.

1967 Harvard. Paolo Valesio, Strutture dell’allitterazione: grammati-ca, retorica e folklore verbale, Zanichelli, Bologna.

1967 Milano. Viggo Br°ndal, Teoria delle preposizioni. Introduzio-ne a una semantica razionale, Silva (Pr^positionernes theori: Indledningtil en rationael betydningsl^re, K°benhavns Universitet, K°benhavn1940; trad. dal francese di Amalia Ricca Ambrosini). La versionefrancese su cui è stata condotta quella italiana è la seguente: Théoriedes prépositions. Introduction à une sémantique rationnelle, a cura diPierre Naert, Munksgaard, Copenhagen 1950. Una parte del testoera stata anticipata nel 1965 sulla rivista «sigma» (n. 5, marzo) edi-ta anch’essa da Silva.

1967 Milano. Armanda Guiducci, Dallo zdanovismo allo struttura-lismo, Feltrinelli.

1967 Milano. Lazar´ Osipovi™ Reznikov, Semiotica e marxismo: iproblemi gnoseologici della semiotica, Bompiani (Gnoseologi™eskie vo-prosy semiotiki, 1964, trad. it. di Alberto Pescetto).

1967 Pavia. In febbraio, sul numero 2 di «Strumenti critici», esceil primo saggio di Jurij M. Lotman pubblicato in italiano: Metodi esat-ti nella scienza letteraria sovietica. Tradotto e presentato da VittorioStrada, è stato scritto appositamente per la rivista pavese. Il fascico-lo comprende anche Sulla composizione dell’Evgenij Onegin di JurijTynjanov, ancora inedito in Russia.

1967 Urbino. L’università organizza il primo Seminario sui meto-di dell’analisi del racconto. L’anno successivo parteciperà alla secon-da edizione Italo Calvino, rimanendo colpito dalla relazione di Pao-lo Fabbri su Il racconto della cartomanzia e il linguaggio degli emblemi.Da questa sollecitazione intellettuale nascerà entro breve tempo ilracconto combinatorio Il castello dei destini incrociati, pubblicato nel1969 da Franco Maria Ricci, Milano.

1967 Urbino. Esce presso l’editore Argalìa Modelli semiologici diAlgirdas Julien Greimas, a cura di Paolo Fabbri e Giuseppe Paioni.Questa raccolta di saggi rappresenta una svolta nella storia – edito-riale, in primis – dello strutturalismo in Italia, trattandosi di saggi chel’autore non ha ancora riunito in volume nella lingua originale. Valequindi la pena darne l’elenco analitico: Elementi per una teoria dell’in-terpretazione del mondo mitico, in «Communications», n. 8 (1966); Ladescrizione della significazione e la mitologia comparata, in «L’Homme»,III (settembre-dicembre 1963), n. 3; La linguistica strutturale e la poe-tica, in «Revue internationale des Sciences sociales», I (1967); Strut-tura e storia, in «Les Temps Modernes», XXII (novembre 1966), n.246; Considerazioni sulla teoria del linguaggio, in Atti del Convegnodi Semiologia, Varsavia 1966; La scrittura cruciverbista, in To HonorRoman Jakobson: Essays on the Occasion of His Seventieth Birthday, 11October 1966, Mouton, The Hague - Paris 1967 sgg. Nell’estate 1967(Modelli semiologici ha un «finito di stampare» del 20 luglio) l’edito-

6

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 16: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

ria intellettuale italiana, per di più situata in provincia, si ritrova al-l’avanguardia in Europa. Pochi mesi più tardi, un ulteriore saggio diGreimas ancora inedito in Francia – Semiotica o metafisica? – saràpubblicato in «Strumenti critici» (II, febbraio 1968, n. 5).

1968 Bari. Boris Ejchenbaum, Il giovane Tolstoj: la teoria del meto-do formale, De Donato (Molodoj Tolstoj, 1922, trad. it. di Maria Ol-soufieva).

1968 Bari. Jurij Tynjanov, Avanguardia e tradizione, De Donato(Archaisty i novatory, 1967, trad. it. di Sergio Leone), con un saggiointroduttivo di Viktor √klovskij. Nello stesso anno esce anche (pres-so il Saggiatore, Milano) un altro saggio di Tynjanov, Il problema dellinguaggio poetico (Problema stihotvornogo jazyka, stat´i, 1963). La tra-duzione italiana è di Ljudmila Kortikova e Giovanni Giudici, poetafortemente interessato ai nuovi metodi critici, grazie fra l’altro allasua attività di traduttore da lingue come il ceco e il russo.

1968 Firenze. I ferri vecchi e quelli nuovi. Ventuno domande di Ren-zo Federici a Gianfranco Contini, in «Prisma. Rassegna mensile del li-bro», n. 1/2. Tanto sul piano storico-ricostruttivo quanto sul pianoteorico-proiettivo, l’intervista vale un ampio, denso trattato: «E al-lora constatiamo che la critica, tanto la buona quanto la cattiva, sitrasferisce in laboratorio. Quale può essere la teleologia, il traguardofinale, di una simile operazione? Evidentemente non quella di co-struire, come si è pur proposto nel momento immediatamente suc-cessivo al primo Croce, un “equivalente” letterario dei cosiddettimondi poetici. Credo che si dovrebbe arrivare, a norma di logica, atutt’altro esito, cioè a quello della “esecuzione” dei testi». Prima dilaurearsi in storia dell’arte alla Normale di Pisa, Federici aveva se-guito a Friburgo i corsi di filologia romanza di Contini; lavorò poiper molti anni per Einaudi, come iconografo e come traduttore.

1968 Firenze. Stephen Ullmann, Stile e linguaggio, Vallecchi (Lan-guage and Style: Collected Papers, Blackwell, Oxford 1964, trad. it. diOlga Rossi Devoto).

1968 Milano. Linguaggi nella società e nella tecnica, convegno pro-mosso dalle industrie Olivetti per celebrare il centenario della nasci-ta del fondatore, ingegner Camillo Olivetti. Il convegno ha luogo alMuseo nazionale della scienza e della tecnica fra il 14 e il 17 ottobre.Gli atti usciranno da Edizioni di Comunità, Milano, nel 1970; e quivale la pena trascrivere per intero l’indice della prima sezione, Struttu-ra del linguaggio e struttura della società, che offre un’idea plastica del-lo stato dell’arte e della compresenza fra studiosi maturi e giovani ri-cercatori: Roman Jakobson, Language in Relation to Other Communi-cation Systems; Émile Benveniste, Structure de la langue et structure dela société; Giacomo Devoto, Lingua e società nell’antichità indoeuropea;Tullio De Mauro, Proposte per una teoria formalizzata del noema lessi-cale e della storicità e socialità dei fenomeni linguistici; Ferruccio Rossi-Landi, Problemi dell’alienazione linguistica; Thomas A. Sebeok, Zoo-semiotic Structures and Social Organization; Umberto Eco, Codici e ideo-logie; Lucien Goldmann, Structuralisme génétique et analyse stylistique.

1968 Milano. Gianfranco Bettetini, Cinema: lingua e scrittura, Bom-piani.

1968 Milano. Umberto Eco, La struttura assente. Introduzione allaricerca semiologica, Bompiani. Così Alberto Arbasino accolse questolibro: «Uscita con fortunato tempismo un mese prima del maggio1968, La struttura assente si leggerà a lungo come l’ultimo dei grandiromanzi-conversazione capaci di fissare con la precisione d’una Sum-

ma e con l’attenzione di un Huxley i lineamenti culturali di un’epo-ca, restituendo intatte le maggiori idee correnti e il tono esatto dellepolemiche intellettuali fino alle minuzie che costituiscono – somma-te – l’Air du Temps…» (Umberto Eco e altri, 1968, in Sessanta posi-zioni, Feltrinelli, Milano 1971). Importante opera di sistemazione ericapitolazione delle ricerche in corso, La struttura assente si caratteriz-za per il tentativo di distinguere uno strutturalismo «metodologico»da uno strutturalismo «ontologico», che a parere di Eco domina nelpanorama intellettuale francese (Claude Lévi-Strauss, Jacques Lacan,Louis Althusser, Michel Foucault). A una sintesi fra lo strutturalismodi matrice hjelmsleviana (ripreso in Francia da Algirdas J. Greimas,impegnato nel progetto di fondare una semantica strutturale che per-metta di compiere, sul piano del contenuto, le stesse operazioni didescrizione esatta che la fonologia consente sul piano dell’espressio-ne) e la semiotica del padre del pragmatismo americano Charles San-ders Peirce (orientata invece alla costruzione di un modello abdutti-vo-intepretativo), Eco perverrà alcuni anni più tardi nel suo Trattatodi semiotica generale (Bompiani, Milano 1975). Da quel momento inpoi, la matrice-Peirce sarà sempre più evidente nelle sue ricerche.

1968 Milano. Ferruccio Rossi-Landi, Il linguaggio come lavoro e co-me mercato. Una teoria della produzione e della alienazione linguistiche,Bompiani. Il saggio che dà il titolo al volume era apparso nella rivi-sta «Nuova Corrente» (n. 36, 1965), di cui Rossi-Landi era redatto-re. Altri due saggi erano usciti fra il 1966 e il 1967 in «Nuovi Argo-menti», mentre Ideologia come progettazione sociale era apparso nel-l’aprile 1967 come editoriale nel primo fascicolo di «Ideologie», larivista che Rossi-Landi fondò con Mario Sabbatini, e che ebbe sediredazionali a Roma e a Padova.

1968 Roma. Emilio Garroni, Semiotica ed estetica. L’eterogeneità dellinguaggio e il linguaggio cinematografico, Laterza, Bari.

1968 Torino. Esce da Einaudi, a cura di Tzvetan Todorov, I forma-listi russi. Teoria della letteratura e metodo critico, con prefazione diRoman Jakobson. In ordine alfabetico, gli studiosi rappresentati inquesto volume antologico sono, oltre lo stesso Jakobson, i seguenti:Osip Brik, Boris Ejchenbaum, Vladimir Propp, Viktor √klovskij, JurijTynjanov, Boris Toma∫evskij e Viktor Vinogradov. L’antologia diTodorov, destinata al pubblico francese, era uscita nel 1965 (Seuil,Paris) col titolo Théorie de la littérature. Textes des formalistes russes.La cura editoriale della versione italiana è di Gian Luigi Bravo.

1968 Torino. Presso l’Istituto di filologia romanza, da febbraio amaggio, si tiene un Seminario interdisciplinare di semiologia: animatida D’Arco Silvio Avalle, autogestiti, gli incontri si svolgono nel pie-no della contestazione studentesca.

1968 Torino. A cura di Giulio C. Lepschy, Einaudi traduce LouisHjelmslev, I fondamenti della teoria del linguaggio (Omkring sprog-teoriens grundl^ggelse, Munksgaard, K°benhavn 1943; ma la versioneitaliana è stata condotta sull’edizione inglese: Prolegomena to a Theoryof Language, Waverly Press, Baltimore 1953). Nuovamente a cura diLepschy e nella traduzione di Anna Debenedetti Woolf, uscirà sem-pre da Einaudi, nel 1970, Il linguaggio (Sproget: En introduktion, Ber-lingske Forlag, K°benhavn 1963, edizione italiana condotta questavolta sulla versione francese: Le Langage: une introduction, a cura diAlgirdas Julien Greimas, Éditions de Minuit, Paris 1966).

1968 Trieste. Giuseppe Petronio, comunista, titolare della cattedradi letteratura italiana nell’università giuliana nonché fondatore dellarivista «Problemi» (con redazione a Roma), dedica largo spazio ai nuo-

7

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it

Page 17: Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970)

vi temi linguistici, strutturali e antropologici offrendone una letturaimprontata ai principî marxisti ma ospitando voci illustri delle varie di-scipline. Nel fascicolo n. 7 (gennaio-febbraio) apre la discussione Gia-como Devoto (La linguistica ieri e oggi), proseguita dal già citato artico-lo di Luperini (Le aporie dello strutturalismo e il marxismo) e da testi delmedesimo Petronio (La struttura del linguaggio poetico) e di Bruno Por-celli (Per un esempio d’analisi strutturale). Nel n. 8 (marzo-aprile) inter-vengono Cesare Vasoli (A proposito di Althusser, del marxismo e dellostrutturalismo) e Paolo Ramat (Teoria e prassi nella ricerca linguistica),mentre il n. 10 (luglio-agosto) si apre con saggi di Vittorio Lanternari(Antropologia culturale) e Corrado Maltese (Strutturalismo e figurazio-ne). L’attenzione si manterrà costante negli anni successivi; qui si puòsegnalare, sul n. 13 del gennaio-febbraio 1969, l’articolo di Tullio DeMauro Quel che non sappiamo… sulla linguistica, apparso in una rubri-ca di aggiornamento dedicata ai nuovi strumenti della ricerca. Petro-nio raccoglierà gran parte di questi materiali nel volume Lo struttura-lismo fra ideologia e tecnica, da lui curato nel 1972 per l’editore paler-mitano Palumbo, che stampava «Problemi» fin dal primo fascicolo.

1969 Berkeley. «Rassegna Italiana di Sociologia», aprile-giugno(IX, n. 2), numero speciale dedicato alla sociolinguistica, a cura di PierPaolo Giglioli, che stava preparando in California un dottorato in so-ciologia. Dopo la sua Introduzione, il primo dei saggi – Per una socio-logia del senso comune – è firmato da Algirdas Julien Greimas. PaoloFabbri, ora incaricato di filosofia del linguaggio all’Università di Ur-bino, contribuisce con Linguaggio sociologico e semantica strutturale.

1969 Bologna. Gianni Celati, Struttura logica del racconto letterario,in «sigma», n. 22 (giugno). In questo lungo saggio, datato giugno-ot-tobre 1968 e mai ripreso in volume, Celati incrocia le sue letture di an-tropologia, da Edward Burnett Tylor a Claude Lévi-Strauss, con i pro-cedimenti logici che va apprendendo dal suo maestro bolognese EnzoMelandri e con la padronanza della cultura linguistico-semiotica di que-gli anni, da Propp a Greimas, fino alla Anatomy of Criticism di North-rop Frye. Ne risulta un trattato di narratologia stilato a uso proprio enutrito anche dalla partecipazione ai seminari di Urbino sul racconto.

1969 Firenze. Gianfranco Contini, Varianti e altra linguistica. Unaraccolta di saggi (1938-1968), Einaudi. Benché non contenga opzioniesplicite – né, tantomeno, esclusive – a favore della linguistica strut-turale, questa prima importante campionatura del lavoro critico-filo-logico di Contini riunisce studi (a cominciare dalle Implicazioni leo-pardiane del 1947) che hanno fatto tesoro delle sue lezioni di meto-do e che segnano una data nella linguistica italiana contemporanea.

1969 Harvard. Tendenze attuali della critica americana, fascicolo mo-nografico di «Strumenti critici» (III, giugno, n. 9) a cura di DanteDella Terza, che nell’ateneo di Boston insegna lingue e letteratureromanze. I saggi principali qui raccolti portano le firme di Harry T.Levin, Northrop Frye, Angus Fletcher e Roy Harvey Pearce, men-tre l’ospite d’onore della sezione «Microfilm» è I. A. Richards.

1969 Harvard. Roman Jakobson e Paolo Valesio, VocabulorumConstructio in Dante’s Sonnet «Se vedi li occhi miei», in «Studi dan-teschi», XLIII.

1969 Roma. Raffaele Simone, Piccolo dizionario della linguistica mo-derna, Loescher, Torino.

1969 Milano. L’analisi del racconto, Bompiani. Questo volume col-lettaneo è la traduzione del fascicolo n. 8 di «Communications»: L’A-nalyse structurale du récit: recherches sémiologiques, 1966. Curato e in-

trodotto da Roland Barthes, contiene scritti di Claude Bremond, Um-berto Eco, Gérard Genette, Algirdas Julien Greimas, Jules Gritti,Christian Metz, Tzvetan Todorov.

1969 Milano. I sistemi di segni e lo strutturalismo sovietico, Bompia-ni. Volume antologico, curato da Umberto Eco e Remo Faccani: rac-coglie testi provenienti da sei diverse opere collettanee apparse nel-la Russia sovietica tra il 1962 e il 1968. Una parte cospicua del ma-teriale è frutto delle ricerche condotte dalla scuola di Tartu, in Esto-nia, il cui più illustre rappresentante è Jurij M. Lotman.

1969 Milano. Algirdas Julien Greimas, La semantica strutturale. Ri-cerca di metodo, Rizzoli (Sémantique structurale: recherche de méthode,Larousse, Paris 1966, trad. it. di Italo Sordi).

1969 Pavia. Maria Corti, Metodi e fantasmi, Feltrinelli, Milano. Al-lieva del filosofo Antonio Banfi, co-fondatrice di «Strumenti criti-ci», Maria Corti è con Cesare Segre la più prestigiosa animatrice del-la critica strutturalistica di scuola pavese.

1969 Pavia. Cesare Segre, I segni e la critica. Fra strutturalismo e se-miologia, Einaudi, Torino. Un primo bilancio metodologico.

1969 Torino. Gérard Genette, Figure I. Retorica e strutturalismo,Einaudi (Figures: essais, Seuil, Paris 1966, trad. it. di Franca Mado-nia). Il titolo italiano reca l’ordinale perché la seconda serie delle Fi-gures di Genette era apparsa proprio nel ’69, di nuovo presso Seuil.

1970 Bari. Sebastian Konstantinovi™ √aumjan, Linguistica dinami-ca, a cura di Eddo Rigotti, Laterza (Strukturnaja lingvistika, 1958).

1970 Pavia. I metodi attuali della critica in Italia, a cura di Maria Cor-ti e Cesare Segre, Eri, Torino. Sulla soglia degli anni settanta, il volu-me sancisce la definitiva egemonia della critica di impostazione forma-listica: a un’unica sezione dedicata ai metodi “estrinseci” di analisi let-teraria – La critica sociologica, affidata a Cesare Cases – fanno segui-to: La critica simbolica, di Ezio Raimondi; La critica psicanalitica, diMichel David (vi figura fra gli altri Giacomo Debenedetti, con un sag-gio su Svevo); La critica stilistica, di Dante Isella; La critica e la storiadella lingua italiana, di Gian Luigi Beccaria; La critica formalistica, diMarcello Pagnini; La critica strutturalistica, di Cesare Segre; La criticasemiologica, di Umberto Eco. Apre il volume Maria Corti con uno scrit-to su Le vie del rinnovamento critico in Italia; concludono a firma con-giunta i due curatori con La critica e la vita letteraria (Consuntivo informa di dialogo). Il volume reca il corredo di un essenziale Glossarioterminologico. Vale la pena notare che gli unici due scrittori-saggistiinclusi nell’antologia figurano entrambi, con Debenedetti, nel capito-lo sulla critica psicoanalitica: sono due poeti, Umberto Saba (con unascelta di testi da Scorciatoie e raccontini, 1946, e da Storia e cronistoriadel Canzoniere, 1948, alla quale è assegnato il titolo Eros e gli scrittori)e Andrea Zanzotto (con un saggio del 1965 su Giacomo Noventa).

1970 Torino. D’Arco Silvio Avalle, L’analisi letteraria in Italia. For-malismo, Strutturalismo, Semiologia, Ricciardi, Milano-Napoli. Una mes-sa a punto teorica, preceduta da una sorta di preistoria dello struttu-ralismo italiano, dove si narra come la metodologia strutturalista di-scenda – con una discontinuità che non arriva mai alla rottura – daldoppio tronco della critica stilistica e della filologia di impostazionestoricistica.

1970 Urbino. Paolo Fabbri e Giuseppe Paioni fondano, con CarloBo, il Centro Internazionale di Semiotica e Linguistica. Il direttorescientifico è A. J. Greimas.

8

Daniele Giglioli e Domenico Scarpa, Strutturalismo e semiotica in Italia (1930-1970), in Atlante della letteratura italiana, vol. III, pp. 882-91. www.einaudi.it