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Struttura, interazione, narrazione nel talk show televisivo Giornalismo Radiotelevisivo Prof. Christian Ruggiero – a.a.2016-2017

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Struttura, interazione, narrazione nel talk show televisivo

Giornalismo Radiotelevisivo Prof. Christian Ruggiero – a.a.2016-2017

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Il talk, istruzioni per l’uso

Il talk show televisivo è «un macrogenere, che, a partire dalla seconda metà degli anni ’70 e poi, con più decisione, negli anni ’80 e ’90, modifica e ingloba l’informazione politica (Samarcanda, Funari News, Milano, Italia, Porta a Porta, Circus), economica (Maastricht Italia), sportiva (Il Processo del lunedì, L’appello del martedì, Quelli che il calcio…), culturale (Match, Sotto il divano, Fluff, Babele, Parlato semplice), mette in scena il mondo privato della gente comune (Amici, I fatti vostri) o di persone note (Mezzanotte e dintorni, Sottovoce, Harem), o cerca di problematizzare temi controversi (Tempi moderni)».

Grasso, 2002, p. 718

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L’analisi conversazionale

La natura profonda del talk show sta nella stessa etichetta che identifica questo formato – e nelle sue variazioni concettuali. La parola e lo spettacolo, la parola che si fa spettacolo, lo spettacolo della parola, o ancora meglio la spettacolarizzazione della pratica discorsiva.

Quel che costituisce il motore narrativo del formato è l’interazione dialogica tra diversi soggetti che ricoprono un ruolo più o meno istituzionalizzato, e che si scambiano parole all’interno di uno spazio ritualizzato di discussione.

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L’analisi conversazionale

Erving Goffman introduce il concetto di «mossa», come «ogni segmento di parlato o di suoi sostituti che ha un distinto rapporto unitario con qualche insieme di circostanze in cui i partecipanti si trovano (con qualche “gioco” nel senso peculiare usato da Wittgenstein), come un sistema di comunicazione dei vincoli rituali, una negoziazione economica, un “ciclo di insegnamento”. Ne segue che un enunciato che costituisce una mossa in un gioco, lo può essere anche in un altro o essere solo parte di una mossa in quest’altro o contenere due o più mosse. E una mossa può coincidere a volte con una frase e a volte con il parlato all’interno di un turno, ma non necessariamente.

Goffman, 1987, p. 55

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L’analisi conversazionale

Tanto il ruolo del parlante quanto quello dell’ascoltatore vengono scomposti in :• uno schema di produzione, che comprende e tre diverse

funzioni: «l’animatore (la funzione di parlante in quanto macchina fonica), l’autore (l’entità che formula il testo) e il mandante (colui che, in qualche capacità sociale, assume piena responsabilità del contenuto del messaggio)» (Giglioli, 1987: 16).

• un analogo formato di partecipazione, che distingue tra ascoltatori ratificati e non-ratificati, a seconda del loro “diritto” a prendere parte alla conversazione

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Il talk, istruzioni per l’uso

Un conduttore, uno o più ospiti, un pubblico in studio, qualcosa di cui parlare: sono questi gli elementi base di un talk show televisivo (Haarman, 1999).

Come le categorie di parlante e ascoltatore nella riflessione goffmaniana, anche questi elementi rivelano una molteplicità di funzioni rituali.

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La modalità in cui introduce e gestisce la discussione dimostra uno stile autenticamente autoriale, rendendolo non solo uno dei partecipanti alla discussione, ma il più importante di essi, quello che più di tutti dimostra quelle qualità di conoscenza (l’essere informato su ciò di cui si parla) e performanza (l’essere in grado di sostenere efficacemente le sue opinioni sulla scena).

A proposito del conduttore

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Come rappresentante della trasmissione e in qualche misura della rete che la manda in onda (soprattutto per quanto riguarda i talk show in onda sulle reti del servizio pubblico), il conduttore ha insita nel suo ruolo la possibilità di diventare «qualcuno il cui punto di vista è definito dalle parole pronunciate, qualcuno di cui sono state comunicate le opinioni, qualcuno che si impegna nei riguardi di ciò che le parole esprimono» (Goffman, 1987: 200).

A proposito del conduttore

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A proposito di «esperti» e «testimoni»

Una posizione di protagonista per la “persona comune” viene creata nel momento in cui il pubblico in studio “racconta la sua storia”. Viene così costruita una figura popolare di enunciatore entro la quale animatore, autore e mandante sono la stessa persona, e in questo modo tale figura acquisisce un potere comunicativo attraverso la costruzione dell’autenticità [segue]

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A proposito di «esperti» e «testimoni»

Dal momento che gli esperti parlano sovente in nome di altri esperti, la loro figura è ridotta a quella di un portavoce, l’animatore, che parla per altri esperti […] o, con vaghezza ancora maggiore, parla in difesa della “competenza” o della “professione” […] In poche parole, gli esperti parlano in nome di altri mentre il pubblico parla in nome di se stesso. Di conseguenza, è difficile per un esperto costruire sullo schermo un personaggio credibile e autentico, e simultaneamente le regole del discorso non riguardano più, per esempio, l’argomentazione intellettuale o l’esperienza certificata, ma piuttosto l’autenticità e la credibilità.

(Livingstone, Lunt, 1994: 129-130)

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Il trionfo del senso comune

Il senso comune è un insieme di conoscenze, di regole, di abitudini e di convinzioni che non hanno bisogno di essere interrogate, e che formano il substrato della nostra esistenza. Si tratta di presupposti taciti del nostro agire quotidiano, tanto più efficaci quanto meno sono tematizzati.

(Jedlowski, 1994, p. 19)

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Tipi di talk

1. Evening or celebrity formatThe Tonight Show(Johnny Carson, David Letterman, Jay Leno) Maurizio Costanzo Show

2. Issue-oriented formatJonathan DimblebyThe Oprah Winfrey ShowJerry Springer

3. Audience discussion formatKilroy

(Haarman 1999)

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Evening or celebrity formatThe Tonight Show, condotto ininterrottamente da Johnny Carson tra il 1962 e il 1992, e poi affidato, a fasi alterne, a Jay Leno, Conan O’Brien e Jimmy Fallon.

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Evening or celebrity format

Lo studio ha le sembianze di un teatro: • un palco per il conduttore, che di norma prende posto

dietro una scrivania; • poltrone e divanetti per gli ospiti, in genere personaggi

famosi o comunque “notiziabili”.

The Tonight Show

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Evening or celebrity format

Il conduttore apre ogni puntata con un saluto al pubblico che è al tempo stesso un introduzione del tema della serata (“Avete sentito parlare di…”), un invito a seguire la discussione e un momento di intrattenimento.

Il rapporto di familiarità con il pubblico è ottenuto anche attraverso aperture ricche di umorismo, provocazioni e allusioni a sfondo sessuale.

The Tonight Show

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Evening or celebrity format

Il pubblico è collocato in un piano spazialmente separato rispetto a quello del conduttore e dei suoi ospiti: il modello teatrale di comunicazione è quindi formalmente rispettato.

Se nell’apertura gli interventi del pubblico, sotto forma di fischi e applausi, sono numerosi, durante la discussione il meccanismo del talk sembra richiedere al pubblico in sala il rispetto di una performance, appunto, teatrale.

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Issue oriented format

What kind of issue?

Current affairs Jonathan Dimbleby

Social issues in a personal perspective Oprah

Personal and social problems as spectacle Jerry Springer

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Issue oriented format

Jonathan Dimbleby

Il controllo del conduttore sulla trasmissione è dato non solo dalla posizione dominante nel contratto comunicativo assegnatagli dalla costruzione dello studio, ma anche e soprattutto dalla sua capacità di gestire la progressiva focalizzazione del tema oggetto di discussione.

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Issue oriented format

Oprah

A prevalere è la volontà del conduttore di creare e coltivare un senso di profonda intimità con il pubblico.«Esperti» come psicologi, terapeuti, avvocati, giornalisti, medici e operatori del sociale offrono spiegazioni e consigli con lo stile divulgativo che utilizzerebbero nelle rubriche di una rivista femminile. Il pubblico è elevato al rango di destinatario di “confessioni” degli ospiti di Oprah.

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Issue oriented format

Jerry Springer

Offre la presa di parola ad esponenti di classi e gruppi sociali ben definiti (operai o soggetti a basso livello di istruzione, neri o ispanici), i cui tratti sono esasperati da un registro linguistico che sconfina nella volgarità.

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Issue oriented format

Jerry Springer

Nonostante i richiami formali all’ordine (“Watch yourlanguage, you’re on national television”), si tratta evidentemente di una scelta volta ad aumentare la spettacolarizzazione della discussione attraverso un’amplificazione dei suoi elementi conflittuali e trash.

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Audience discussion format

Gli argomenti di discussione spaziano da problemi politici e sociali come l’autonomia scozzese a questioni intime e private come il sesso occasionale – il che pone il format a cavallo tra il modello “current affairs” e quello “social issues and personal problems”

Kilroy

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Audience discussion format

Nello studio, una disposizione semicircolare di poltroncine, tra le quali il conduttore può sia muoversi che prendere posto, spostando fisicamente il focus della discussione su uno dei partecipanti, sia questi “riconosciuto” o “inconsapevole”.

Kilroy

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Talk, Italia

Pezzini (1999) offre una tipizzazione del formato talk (politico e non politico) basata su un’analisi di tipo conversazionale.

• Il quadro comunicativo della conversazione televisiva » setting + purpose

• Il quadro partecipativo della conversazione televisiva » “ratified participants” vs “bystanders”conduttore “vs” publico

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Cornice implicita: l’essere in televisione.Le regole dell’interazione discorsiva rimangono valide, ma sono calate entro un contesto comunque artificiale,

Cornice esplicita: la costruzione della scenografia.Il fatto che il talk sia ambientato in un salotto piuttosto che in una piazza, in uno studio che si dichiara apertamente televisivo o che cerca di riprodurre nella maniera più fedele possibile un luogo dell’interazione quotidiana incornicia l’interazione in modo esplicito

Il setting

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Ricostruire la scena di un luogo fisico, identificabile all’interno della concreta esperienza quotidiana dello spettatore (piazza o salotto) informazioni esperibili sul tipo di conversazione

messa in scena immediatamente rilevabili;competenze dello spettatore (o dell’analista

televisivo) immediatamente attivate in un processo di cooperazione semiotica che lega la piazza ad un confronto animato e “pubblico”, il salotto ad un dibattito rilassato ed “intimo”, etc.

Il setting

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Evidenziare la cornice dell’enunciazione televisiva, attraverso una strategia di astrazione: lo spazio del programma è costruito ed arredato per

essere anzitutto uno studio televisivo, un luogo a metà tra il contesto di produzione e di ricezione;

le distanze tra la regia del programma, o la redazione giornalistica che ne produce e ne cura i contenuti, e lo spettatore, sono ridotte al minimo;

una sovrabbondanza di monitor, schermi, postazioni multimediali gestiscono un flusso di dati in entrata e in uscita.

Il setting

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Un talk condotto in un «salotto» avrà lo scopo di mettere in luce gli aspetti più privati dei protagonisti della “chiacchierata” (Amici, ma anche Porta a Porta).

Un talk condotto in una «piazza» darà maggior spazio al confronto con le voci del pubblico in studio e a casa, e quindi, potenzialmente, al conflitto tra la Piazza e il Palazzo (Michele Santoro, Gad Lerner).

Un talk che avvenga in uno studio marcatamente televisivo giocherà su accorgimenti tecnici che enfatizzino il ruolo e la potenza del mezzo (Mixer).

Lo scopo (purpose)

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I partecipanti alla discussione possono essere o no “ufficialmente” ammessi a farne parte; nel primo caso, Goffman (1987) parla di ratified

participants (partecipanti riconosciuti) nel secondo, di bystanders (astanti).

NB. laddove i ratified participants occupano uno spazio ben definito sulla scena, separato da quello del pubblico e collocato in posizione utile per dialogare con il conduttore, i bystanders, per accedere alla discussione, devono essere introdotti

«Ratified participants» vs «bystanders»

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La «presa di parola» del pubblico può essere gestita dal conduttore secondo tre strategie: riconoscendo il “disturbatore” come partecipante alla

discussione e inserendolo nel circuito delle prese di parola (Dimbleby);

blandendolo per indurlo a rientrare nel suo ruolo, attraverso l’arma dell’ironia (Costanzo);

censurando il suo intervento e rivendicando il proprio ruolo di autorità garante del rispetto delle regole della conversazione (Vespa).

«Ratified participants» vs «bystanders»

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Conversazione: colloquio amichevole o familiare […] breve discorso a carattere divulgativo diretto ad un pubblico

Discussione: esame approfondito di una questione da parte di due o più presone che espongono ciascuna le proprie vedute

Dibattito: pubblica discussione su argomenti prestabiliti, a proposito dei quali sia concesso a ogni partecipante di esprimere e motivare il proprio giudizio

Tipi conversazionali

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Colloquio: scambio di idee e di opinioni col fine più o meno esplicito di un avvicinamento o un accordo tra correnti, partiti politici, etc.

Incontro: relazione casuale o volontaria di avvicinamento e contatto, suscettibile di sviluppi o definizioni nell’ambito di rapporti o significati particolari

Intervista: colloquio tra una persona ritenuta importante o interessante e un giornalista, a scopo informativo o anche reclamistico

Tipi conversazionali

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Setting: salotti più o meno artificialmente borghesi

Quadro partecipativo: conduttore centrale, con adiuvanti il cui ruolo è sempre molto ben definito

Modelli di interazione: colloquialità a vari grado, modello dominante cooperativo-consensuale

Esempi: Maurizio Costanzo Show, Harem

Incontro/conversazione

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Setting: studi televisivi, di cui talvolta viene svelato il retroscena, es. la cabina di regia

Quadro partecipativo: ruolo dominante del conduttore, che riconosce l’importanza dell’esperto o del leader d’opinione

Modelli di interazione: simmetria degli scambi presentata come un valore; conflittualità solo evocata

Esempi: Funari News, Uomini e donne

Incontro/discussione

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Setting: salotti virtuali, incontri al caffè, semplici sedie in ambiente neutro

Quadro partecipativo: intervistatori-conduttori, il cui ruolo è dar spazio agli ospiti, che siano personaggi pubblici o “testimoni comuni”

Modelli di interazione: atmosfera colloquiale; modello dominante cooperativo, effetti passionali ricercati e stimolati nel pubblico

Esempi: Le news di Funari, I fatti vostri

Incontro/intervista

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Setting: ambientazioni neutre volte a confermare il pubblico come destinatario reale dell’interazione

Quadro partecipativo: protagonismo dei partecipanti, conduttori che abdicano al ruolo di moderatori per divenire interlocutori

Modelli di interazione: dissimmetria stabilita per contratto, mantenuta o meno in funzione del tono generale da dare all’incontro

Esempi: Mixer, Braccio di ferro

Faccia a Faccia

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Setting: spazi semicircolari che enfatizzano la loro natura di spazi televisivi

Quadro partecipativo: forte autorialità del conduttore verso la trasmissione e la conduzione del dibattito

Modelli di interazione: controllo dell’interazione affidato a “custodi del dibattito” o “padroni di casa”

Esempi: Il rosso e il nero, Porta a Porta

Dibattito

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Setting: spazio fortemente figurativo, che cerca una connotazione precisa

Quadro partecipativo: conduttori soli o assistiti da astanti destinati a tacere anche se interpellati

Modelli di interazione: valorizzazione della competenza dell’enunciatore

Esempi: Cartolina, Sgarbi quotidiani

Allocuzione/Invettiva

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Incontro conversazioneIncontro discussioneDibattito

Incontro intervistaFaccia a faccia

Pezzini (1999) Bionda et alii (1998)

C. Ruggiero, La macchina della parola, 2014

Una proposta di ri-lettura

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Un modello di analisi testuale del talk show televisivo

C. Ruggiero, La macchina della parola, 2014

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Il salotto

Porta a Porta, di Bruno Vespa

Nato dall’esplicita volontà di mettere in scena la commistione tra informazione politica e intrattenimento, declina in forma spettacolare e personalistica elementi del discorso informativo quali l’intervista, la testimonianza e la biografia

L’incipit: attenzione al programma, alla capacità spettacolare del mezzo, all’istanza autoriale del conduttore

Il setting: Il tavolo stile notiziario televisivo implica un riconoscimento della professionalità di Vespa come giornalista, le poltroncine e la presenza di un maggiordomo rimandano all’interazione amichevole tipica di un talk show

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Il salotto

Porta a Porta, di Bruno Vespa

Un modello narrativo così riassumibile:

«un protagonista (la Tv, il conduttore), ospita un soggetto che diviene co‐protagonista (il politico) e lo mette in scena in un confronto con degli antagonisti (altri politici, i giornalisti) e degli adiuvanti (i testimoni) perché mostri le sue competenze, che sono soprattutto competenze televisive (saper rispettare le regole, sapersi mettere in gioco) di fronte a un pubblico che osserva con attenzione e valuterà personalmente in un futuro (con il suo voto)»

M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica, ERI, 1998, p. 84

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Tre modelli di giornalismo e politicaBruno Vespa

Il giornalismo: è pacatezza, sorriso sulle labbra, educazione verso l’intervistato

mix di infotainment e tv anni Ottanta

La politica: è quella del salotto buono, ha per protagonisti “vip” politici e non, si basa sui retroscena, sull’aneddotica

Porta a Porta è una finestra su questo salotto, uno scorcio del retroterra umano-mondano dei protagonisti

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La macchina della verità

Mixer, di Giovanni Minoli

Incipit: nella sigla compare il nome del conduttore, elemento non solo di riconoscibilità ma di garanzia e fiducia

Modalità interattiva prevalente: il faccia a faccia, l’intervista incalzante

L’escamotage spettacolare: l’immagine del politico riflessa e ingigantita nel videowall

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La macchina della verità

Mixer, di Giovanni Minoli

Minoli si pone come l’unico attore sulla scena in grado di chiarificare la realtà della politica, l’unico nel diritto di controllare la punteggiatura della trasmissione

Al politico è richiesto «di fare da vittima, di esporsi allo sguardo: non gli si chiede una vera competenza ma soltanto di esserci e si getta poi questa sua nuda presenza interamente sul palcoscenico»

M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica, ERI, 1998, p. 103

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Tre modelli di giornalismo e politicaGiovanni Minoli

Il giornalismo è aggressività formale, ritmo incalzante, uso strumentale dei primi piani

new journalism, enfasi sul personaggio come cavia per verificarne le reazioni

La politica: è i suoi protagonisti, è un conflitto di individualità, basato sul capacità di reazione e tempi rapidi

Mixer è la vetrina in allestimento di queste parole d’ordine

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La macchina della verità

Linea3, di Lucia Annunziata

Il setting: la presenza di schermi televisivi, di un telefono e delle poltroncine rosse destinate agli ospiti rimandano alla costruzione di uno spazio marcatamente televisivo

La redazione del programma, visibile attraverso la parete di vetro che costituisce il fondo della visione prospettica dello spettatore, indica la presenza di una istanza autoriale diffusa

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La macchina della verità

Linea3, di Lucia Annunziata

«La mossa strategica del testo sta nel raccogliere con certosina pazienza tutte quelle informazioni utili per comprendere l’agire politico, le sue decisioni. Il luogo della raccolta è l’arena mediale, è qui che si può (si deve?) andare a caccia di informazioni, non altrove»

M. L. Bionda, A. Bourlot, V. Cobianchi, M. Villa, Lo spettacolo della politica, ERI, 1998, p. 116

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Tre modelli di giornalismo e politicaLucia Annunziata

Il giornalismo è interpretazione, ragionamento, indagine; il giornalista è politico quanto il politico, è un critico letterario i cui testi sono i fatti del giorno, della settimana, dell’anno

La politica è strategie di lungo respiro, una scacchiera in perenne evoluzione senza spazio per le semplificazioni

Linea Tre è una ristretta agorà su cui si affaccia lo spettatore per lanciare un grido

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La piazza

Il setting: il quadro comunicativo genera spettacolarità

• richiamando luoghi reali come la piazza (ma anche il cantiere) e quindi stili conversazionali non regolati;

• introducendo diverse gerarchie di partecipanti ratificati, fisicamente dislocati a distanze diverse dal centro dell’azione.

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La piazza

Le gradinate de Il Rosso e il Nero rendono virtualmente possibile al conduttore introdurre nel dibattito gli spettatori delle file più interne.

L’emiciclo a più livelli de Il Raggio Verde disloca gli ospiti stessi su piani diversi, a seconda del segmento di trasmissione nei quali sono chiamati a intervenire, o del ruolo a loro riservato.

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La piazza

Il quadro partecipativo è animato

• dalle diverse gerarchie attribuite agli ospiti; • dall’uso della diretta come segno dell’immediatezza

della ricezione delle sollecitazioni esterne; • dal massimo coinvolgimento possibile del pubblico• dalla scelta del moderatore di assumere un ruolo sempre più

“d’opinione” e sempre meno “di mediazione”.

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Vitalità della piazza e crisi del faccia a faccia La telepolitica in Italia, 2001-2006Porta a Porta: la terza Camera della Repubblica

L’8 maggio 2001, lo studio subisceuna radicale trasformazione: via la postazione centrale e le poltroncine,per far spazio alla scrivania di ciliegiosu cui Silvio Berlusconi firma, alla presenza del notaio Vespa, il Contratto con gli Italiani. Un vero e proprio media event,annunciato e posizionato con cura nel palinsesto; la messa in scena del simulacro degli «Italiani»

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Vitalità della piazza e crisi del faccia a faccia La telepolitica in Italia, 2001-2006Il raggio verde, di Michele Santoro

Le puntate settimanali prevedono interviste in studio o in esterni, servizi filmati, telefonate in diretta, presentazione di sondaggi, e tutti questi elementi ruotano intorno alla figura di Michele Santoro, che «controlla con forza l’interazione [...] sempre tesa e polemica, spesso apertamente conflittuale»

A. Marioni, Il pubblico della telepolitica. Poca campagna per pochi interessatiin P. Mancini, La posta in gioco. Temi, personaggi e satira nella campagna elettorale 2001, Carocci, Roma, 2003

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Vitalità della piazza e crisi del faccia a faccia La telepolitica in Italia, 2001-2006

«Lei adesso mi fa la cortesia di lasciarmi parlare, sennò mi alzo e me ne vado»

Lucia Annunziata perde ogni interesse nei confronti della nutrita scaletta della puntata, rifiuta di parlare della campagna elettorale e pretende, formalmente, che Berlusconi ritiri la sua affermazione

«Che lei si alzi e se ne vada è una cosa che non può dire»

In Mezz’ora, 12 marzo 2006

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Stagnazione dei formati e tentativi di controrivoluzione La telepolitica in Italia, 2008-2013

A Porta a Porta, giovedì 10 aprile, Berlusconi tende una trappola spettacolare a Vespa: lo invita a “sentire col naso” la mano che gli tende, edesclama verso il pubblico “è odore di santità”

Elezioni politiche del 2008: il Cavaliere inarrestabile e i conduttori delegittimati

C. Ruggiero, Le sorti della videocrazia, 2014

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Stagnazione dei formati e tentativi di controrivoluzione La telepolitica in Italia, 2008-2013

Elezioni politiche 2013: la precampagna

Il 23 dicembre 2012, Berlusconi è ospite de L’Arena, segmento informativo di Domenica In condotto da Massimo Giletti

Lo scontro tra i due si consuma ancora una volta sui toni del “mi alzo e me ne vado”, con due differenze: • il contesto di intrattenimento• la gestione del conflitto da parte del

conduttore

C. Ruggiero, Le sorti della videocrazia, 2014

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Stagnazione dei formati e tentativi di controrivoluzione La telepolitica in Italia, 2008-2013

La gestione del conflitto. Giletti rivendica, quasi come Annunziata nel 2006, il diritto del giornalista a fare delle domande e a pretendere risposte, e il rispetto dell’ospite in collegamento (Massimo Franco), ma al tempo stesso opera delle ritirate strategicheesprimendo attraverso il linguaggio verbale e non verbale un certo grado di subordinazione al suo ospite, allo scopo dichiarato di mantenere aperto il processo di mediazione

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Elezioni politiche 2013: la precampagna

Il 9 gennaio 2013, Berlusconi è a Porta a PortaStavolta, è il conduttore a mettere in campo una strategia di delegittimazione del leader: chiesto a Berlusconi perché non abbia provveduto alle riforme che chiede ora nei suoi quattro anni di governo, e di fronte alla risposta “standard” del Cavaliere, lo fronteggia con un ironico

“Lei muove la bocca e io ripeto”a “dimostrazione” della perfetta sovrapponibilità della funzione del giornalista a quella del politico-format

C. Ruggiero, Le sorti della videocrazia, 2014

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Stagnazione dei formati e tentativi di controrivoluzione La telepolitica in Italia, 2008-2013

“Lei muove la bocca e io ripeto”

è la “dimostrazione” della perfetta sovrapponibilità del ruolo del giornalista a quello del politico-format

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Stagnazione dei formati e tentativi di controrivoluzione La telepolitica in Italia, 2008-2013

Elezioni politiche 2013: la precampagna

Il 10 gennaio 2013, Berlusconi è a Servizio Pubblico: è la resa dei conti con Michele Santoro e Marco Travaglio

Il momento di maggiore spettacolarità avviene nella seconda parte della puntata: dopo aver ascoltato il monologo di Travaglio, Berlusconi ottiene di prendere il suo posto alla scrivania, per leggere una lettera

C. Ruggiero, Le sorti della videocrazia, 2014

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Stagnazione dei formati e tentativi di controrivoluzioneLa telepolitica in Italia, 2008-2013

L’interazione con Santoro assume toni apertamente aggressivi quando Berlusconi approfitta del palco appena conquistato per un intervento tutto politico, sganciato dalle “accuse” di Travaglio e dalle modalità discorsive “richieste” da quella postazione.

Il conduttore si infuria di fronte al mancato rispetto delle regole concordate e allo “spreco” televisivo

(“Abbiamo buttato via un quarto d’ora di trasmissione”)

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Alcune ipotesi interpretative

Rivendicazione della mediazione giornalistica

Gestione aggressiva della conversazione

Fallimento dell’interazione discorsiva

Rivendicazione della mediazione giornalistica

Gestione alternata aggressiva/remissiva della

conversazioneFelicità dell’interazione discorsiva

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Alcune ipotesi interpretative

Manipolazione del setting della trasmissione ad opera dell’ospite

Mancata cooperazione ospite/conduttore Fallimento della

spettacolarizzazione televisiva

Manipolazione del setting della trasmissione ad opera dell’ospite

Cooperazione ospite/conduttoreFelicità della spettacolarizzazione

televisiva

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Piazzapulita, 9 maggio 2016: Alessandro Di Battista, in collegamento, attacca Renzi, “[…] credibile come i mafiosi”; Filippo Taddei, responsabile economia PD, attacca il conduttore, Corrado Formigli, che ribatte “Purtroppo è il linguaggio di questa politica che, diciamo da molte parti, da tutte le parti, sta usando toni troppo accesi […] È evidente che io prendo le distanza, dopodiché, in diretta, un esponente politico, purtroppo… Voi vi dovreste levare l’immunità, così queste cazzate, scusate il termine, non le direste più”

Antipolitica o

antigiornalismo?

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Porta a Porta, 23 giugno 2016: Renato Brunetta contesta la scelta dell’economista Davide Serra come opinionista sul tema della Brexit, perché “amico di Renzi”; Serra si interrompe perplesso, le telecamere tornano in studio e inquadrano lo scontro tra Vespa e Brunetta: “Stia al suo posto! […] Mi scusi, ma lei che titolo ha per interrompere una persona? […] Perché, se fosse amico suo avrebbe maggiore legittimità? […] Roba dell’altro mondo!”

Antipolitica o

antigiornalismo?