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strumenti per il colloquio pnl Sistemico 1 Un modello integrato per il colloquio di aiuto, cambiamento, empowerment.

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strumenti per il colloquio pnl Sistemico

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Un modello integratoper il colloquio di aiuto, cambiamento, empowerment.

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Sommario: i passaggi del colloquio

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1. Accoglienza e cornici

2. Ascolto attivo, ridefinizione del problema e ipotizzazione

3. Esplorazione del problema in tutti i suoi aspetti (chunking)

4. Mappatura del sistema di riferimento (domande circolari)

5. Eventuali interventi di cambiamento e/o reframing (PNL e Sistemica)

6. Considerazioni finali (domande riflessive)

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Un percorso di agility

L’esperienza di ogni individuo, bella o brutta, nasce sia dal suo assetto interno sia dal contesto di relazioni in cui vive.

L’integrazione tra Programmazione Neurolinguistica e Teoria dei Sistemi è dunque particolarmente efficace, in quanto offre la possibilità di aiutare il cliente agendo sia sulla sua struttura esperienziale, sia sulla struttura della rete di relazioni che costituisce l’ambito della sua esperienza.

Ciò implica da parte di chi conduce il colloquio non solo la conoscenza di tecniche specifiche, ma anche l’adozione di un particolare mindset in cui il focus attentivo si sposta in continuazione dall’interno all’esterno e viceversa, alla ricerca di complementarietà e corrispondenze.

Il presupposto è che ogni fase critica è un’occasione evolutiva per “apprendere ad apprendere”: questo è l’Empowerment.

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I cinque principi rogersiani per un atteggiamento corretto (Da R.Mucchielli)

1. Accoglienza e non iniziativa

2. Essere centrati su ciò che è “vissuto” dal soggetto e non sui fatti che racconta

3. Interessarsi alla persona e non al problema da un punto di vista oggettivo

4. Rispettare il soggetto interessandosi a lui e non cercando di dimostrare la propria perspicacia e intuizione

5. Facilitare la comunicazione e non ascoltare allo scopo di rivelare o interpretare qualcosa

Sono un buon punto di riferimento, ma non coincidono esattamente con l’approccio PNL-Sistemico, rivolto all’ Empowerment.

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Neutralità, incredulità e curiosità

Occorre instaurare un clima di collaborazione tra consulente e cliente.E’ importante sottolineare che ciò NON significa alleanza, per evitare rischi di risonanze e collusioni.

Oltre a ciò, va considerato che se come dice C.Rogers “Il clienteè il miglior esperto del proprio problema”, non è detto che sia anche il maggior esperto nel farne una descrizione. Il racconto che porta della sua esperienza è solitamente viziato da stati d’animo e blocchi cognitivi.

Perciò il consulente sotto certi aspetti si comporta come un detective:

• non si “schiera” rispetto a ciò che il cliente dice;• non prende ciò che gli viene detto come verità assodata;• è molto curioso di conoscere dinamiche e presupposti della struttura

sistemica in cui il cliente matura il suo disagio.

Dunque rapport e direzione vs. empatia e gossip.

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Direzionalità: Ipotizzazione, NON ipotesi

Nel nostro modello di colloquio la direzionalità non è data da un’ipotesiche il consulente si formula. L'ipotesi (notare che la diagnosi è un tipo diipotesi) è una prefigurazione di cui si cerca conferma.

I rischi connessi sono tre:

• Trovare conferme manipolando-anche involontariamente- il cliente• Cadere nella fallacia logica dell’indizio• Ricadere in una logica esplicativa di causa/effetto lineare

L’ipotizzazione, per contro, è solo una supposizione posta a base di unragionamento, senza riferimento alla sua verità, come punto di partenzaper un'investigazione che non sappiamo dove ci porterà. E’ dunque uncriterio provvisorio di orientamento, un “come se”.

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Funzioni dell’ipotizzazione

• Orientare l'indagine e l'attività

• Cogliere il funzionamento, l'organizzazione dell’individuo nel suo sistema di riferimento

• Evidenziare la circolarità e l’omeostasi del problema/obiettivo rispetto al sistema di riferimento

• Costruire una mappa delle relazioni in cui figuri la posizione dei vari individui all'interno del gruppo e di questo all'interno di altri sistemi

• Portare in superficie la struttura dell’esperienza del cliente

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Utilità vs. Verità

L’ipotizzazione è provvisoria e funzionale, e indipendentemente dal fattoche venga confermata o confutata o modificata, produce apporto diconoscenza all'operatore e introduce complessità e novità in tutto ilsistema.

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“Morta un’ipotizzazione, se ne fa un’altra!”

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Via da un problema o verso un obiettivo?

Problema e obiettivo sono due facce di un’unica medaglia.Portare il focus su una o sull’altra dipende dalle esigenze del clientein uno specifico momento.

• Si lavora sul problema ridefinendolo con domande opportune

• Si lavora sull’obiettivo aiutando a specificarlo (Obiettivo ben formato,Livelli Logici, GROW).

Il passaggio da uno stato problema (via da) a uno stato obiettivo (verso)può essere effettuato con un’unica, elegante domanda: “Se non vuoi questo problema, cosa vuoi allora?”

Ma spesso il cliente deve poter attingere uno stato di risorsa per poter fornire risposte utili.

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Primo problema, la definizione del problema

La definizione di uno stato problema fornita dal cliente è essa stessaparte del problema, nel senso che contribuisce a renderlo irresolubile perlui.

In particolare quando:

• E’ una affermazione assoluta o non specificata (Sono triste; La gente è malvagia)

• Non è riferito o non appartiene al soggetto (Mia moglie non trovalavoro; Il capo è una belva)

• E’ una conclusione di un presupposto senza uscita (Mio marito mi halasciata e non troverò più nessuno che mi voglia bene; La situazione mi rende impossibile continuare)

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Esempi di Domande ridefinenti : dal generico…

Esempi di prima definizione: “Mia madre e mia moglie non vanno d’accordo”; “Il mio capo ce l’ha con me”; “Mio figlio è esageratamente timido”

Così formulato, il problema è INDEFINITO e FUORI dal cliente

Domanda ridefinente 1 : “In che senso?” (Specificazione)

La risposta di solito è specificata come evento, ma comunque vistosempre dalla terza posizione.

Esempi di risposta: “Trovano motivi di discussione su ogni cosa”; “Il miocapo mi sta facendo mobbing nel mio team”; “La timidezza di mio figlionon l’aiuta a scuola ”.

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…al contestuale...

In questi casi l’obiettivo successivo del counselor o del coach è quello diottenere dal cliente una formulazione dello stato problema che neevidenzi le conseguenze negative che lui punteggia.

Domanda ridefinente 2 : “E quindi che succede?” (Punteggiaturacausa/effetto)

La risposta può espressa ancora come una causa-effetto o come unaequivalenza complessa in cui l’antecedente o il conseguente o entrambisono variabili di contesto piuttosto che personali, quindi FUORI dallapossibilità di azione del soggetto.

Esempi di seconde risposte : “Il disaccordo tra mia madre e mia moglierende la vita domestica insopportabile” ; “Il mio team non è piùmotivato come prima”; “Mio figlio si sta demotivando rispetto allostudio”.

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…al soggettivo

Alla fine l’obiettivo è quello di ottenere dal cliente una formulazionedello stato problema che lo porti sotto la sua titolarità.

Domanda ridefinente 3 : “Tutto questo in che modo è un problema perLEI?” (Presa in carico)

Esempi di terze risposte : “Il disaccordo tra mia madre e mia moglie miimpone una decisione che non so prendere” ; “Non so difendermi dalmio capo”; “Mio figlio va male e mi sento una madre inutile”.

Così formulato, il problema E’ del cliente.

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riassumendo

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Qual è il problema? In che senso?

E quindi chesuccede?

In che modo è un problema

per LEI?

“Mia madre e mia moglie non vanno d’accordo”

“Trovano motivi di discussione su ogni cosa”

“La vita domestica è insopportabile”

“Il disaccordo mi impone una decisione che non so prendere”

“Il mio capo ce l’ha con me”

“Mi sta facendo mobbing nel mio team”

“Il mio team non è più motivato come prima”

“Non so difendermi dal mio capo”

“Mio figlio è esageratamente timido”

“La timidezza di mio figlio non l’aiuta a scuola ”.

“Si sta demotivando rispetto allo studio”.

“Mi sento una madre inutile”

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Domande ridefinitorie Ricorsive

Domande che applicano il processo a se stesso. Sono molto utili ma richiedono un ottimo rapport.

Es. “Qual è la difficoltà?”“X”“In che modo X è una difficoltà?”“Y”“In che modo Y è una difficoltà?”“Z”“Se non vuole Z, cosa vuole allora?”

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Esplorazione: Utili domande di chunking

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• In quali ambiti si riflette (casa, lavoro, socialità…) ?

• Qual è l’elemento più/meno saliente del problema/obiettivo?

• Il problema/obiettivo di quale contesto è parte? Chi ne fa parte?

• Quali altri fattori/elementi/persone nel contesto favoriscono/ostacolano il

problema/obiettivo?

• In quel contesto ci sono altri elementi più/meno problematici/favorenti?

• Il problema/obiettivo è un esempio di cosa?

• Che tipo di problema/obiettivo è questo? (categorizzare)

• A quali altri problemi/obiettivi assomiglia? (andare nel contesto di vita del

cliente, anche nel passato)

• Di cos’altro potrebbe essere un esempio?

• A quali altri problemi dà origine? Questo obiettivo quali prospettive

aprirebbe?

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Possibili ri-definizioni del problema

Il problema, a seconda della tipologia, può essere ri-descritto secondo 4macro-ipotizzazioni :

1. Come obiettivo prefissato da una struttura interna non più funzionale. Se il cliente non vuole <definizione problema> ma l’ottiene regolarmente, quale struttura mette involontariamente in atto?

2. Come obiettivo mal formulato. Se il problema è un obiettivo che nonsi riesce a raggiungere, è probabile che si abbia a che fare che unacattiva formulazione dello stesso.

3. Come stato indesiderato con vantaggi secondari che viene raggiuntoe mantenuto grazie a una determinata struttura di livelli logici.(Adesempio, non reagire al capo prepotente può voler dire sicurezza dellavoro).

4. Come processo di significazione non ecologico legato a credenzepersonali. (Sempre nello stesso caso, credenze di bassa autostima obassa autoefficacia, oppure aspettative irragionevoli)

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Indagine sistemica: Le domande circolari

L’esplorazione col chunking serve anche a fornire una prima descrizionedel sistema in cui il disagio ha origine nonché dei suoi partecipanti.(Chi c’è oltre al cliente nel contesto in cui il disagio prende corpo?)

Le domande circolari sono utili per costruire una mappa sistemica dellerelazioni in cui il cliente costruisce il problema o deve conseguire unobiettivo.

Per mezzo di domande circolari, si aggira l’egocentrismo del soggettoaccompagnandolo verso altre posizioni percettive e altri panoraminella sua mappa.

Tanto il cliente quanto il counselor/coach, attraverso le domande,cambiano costantemente sulla base dell’informazione offerta dell’altro.La circolarità è indispensabile allo sviluppo di un’ipotizzazione sistemica.

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Circolari triadiche

Le circolari triadiche sono domande con le quali si chiede alla persona dicommentare la relazione tra altri due membri del gruppo o su unasituazione in particolare o sul rapporto tra un membro della gruppo e glialtri. (3°pos)

Es.: “ Come descriverebbe la relazione tra sua moglie e sua suocera? Etra sua suocera e sua figlia?”“Come vede la relazione del suo collega con gli altri collaboratori?”

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Circolari Dislocate

Le circolari dislocate sono un’ipotesi che viene fatta formulareall’intervistato/a rispetto a cosa pensano o vorrebbero fare altricomponenti del sistema

(Es. “ Immagini di essere il capo: che opinione ha del suo collega? E di lei?Se lei fosse sua figlia, cosa farebbe? Come si sentirebbe al suo posto?)(2° pos)

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Circolari di Differenza

Le circolari di differenza riguardano comportamenti o qualità riferiti alconfronto tra due o più persone.

(esempio: “chi pensa che potrebbe aiutare di più il suo reparto rispettoai suoi problemi?” “Chi si lamenta maggiormente per la situazione?”)

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Circolari Graduatorie

Sono graduatorie dei vari membri del gruppo rispetto a uncomportamento o un’interazione specifica

(Es.” Mi fa una classifica delle persone più brillanti nel team diprogetto?” “Può dirmi, in ordine di frequenza, chi si presta a farestraordinari nei giorni festivi?”

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Circolari di Cambiamento

Sono un’indagine diacronica, prima o dopo uno specifico evento, su uncambiamento nelle relazioni

(Es. “andava d’accordo con suo marito prima dell’arrivo del nuovo figlio?E dopo?” “Lei come stava col vecchio direttore?”)

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Circolari sul Futuro

Domande aperte sul futuro e al possibile, che sfidano la prospettivaimmobilistica del cliente.

(Es. “Che cosa pensa che potrebbe accadere in famiglia quando suamadre andrà nell’ospizio?” “Cosa si aspetta dalla fusione societaria?”“Come pensa che cambierà la vostra vita quando avrà risoltoil suo problema di lavoro?”)

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Interventi di riformulazione

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Secondo C.Rogers:

1. riformulazione-riflesso:Risposta-eco: ripetere semplicemente le ultime parole del soggetto Riformulazione-parafrasi: vengono ripresentati esattamente gli stessi concetti con parole diverse: “non so se sono stanco o triste” “non le è chiaro se questo stato d’animo sia dovuto a stanchezza o a tristezza”

2. riformulazione riassunto :consiste nel riassunto dell'essenziale di ciò che è stato detto (spesso ciò conduce ad un rovesciamento del rapporto figura-sfondo)

3. riformulazione-chiarificazione : serve a mettere in luce il senso della comunicazione e presenta il rischio di sconfinare in un'interpretazioneo un suggerimento implicito. Questa tecnica confina con il SOM.

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Riformulazione: un intervento in sicurezza

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La riformulazione permette di assicurarci che non stiamo introducendo niente di estraneo nel colloquio. Non importa se sbagliamo riformulazione, l’importante è chiedere e avere l’approvazione del cliente. Se sbagliamo e riproviamo dimostriamo davvero il desiderio autentico di comprendere i significati che l’altro dà alla propria esistenza.

Contrariamente alla ruminazione, che porta alla solitudine, la riflessione all’interno della relazione rompe questa sensazione.

"La riformulazione, da questo punto di vista, può essere intesa come una vera educazione (o rieducazione) della capacità riflessiva della coscienza. [...] L'arte di riflettere dell'operatore è un modo per stimolare nel soggetto adeguate capacità di autonoma riflessione razionale". (R. Mucchielli, 1983)

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Reframing con il SOM

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Lo Sleight of Mouth è uno strumento duttile e potente per riformulare.Per contro presenta i rischi seguenti:

• Induzione: il suggerimento della proposta suggestiona il cliente che lo accetta.

• Collusione: il counselor guida il cliente verso uno scenario condiviso ma non reale.

• Chiusura: a fronte del SOM, il cliente prova sensazioni spiacevoli che lo portano ad allontanarsi.

Dunque occorre maneggiare questo strumento con particolare attenzione e sensibilità, solo dopo aver stabilito un contesto adeguato.

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Chiudere il cerchio: Esempi di Domande riflessive

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Alla fine di ogni sessione, oppure dopo insight importanti, le domande riflessive aiutano il cliente a capitalizzare ed elaborare.

• Cosa pensi di ciò che abbiamo detto?

• Quali risorse utili hai individuato?

• Cosa hai capito adesso rispetto alla tua situazione?

• A questo punto che idee ti vengono per realizzare le tue aspirazioni?

• Come descrivi ora il problema/obiettivo?

• Applicando tutto ciò che hai capito alla tua vita nei differenti contesti, cosa potresti fare?

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Le tre fasi del processo di cambiamento

Secondo Michael Reddy (1987) e altri autori (IAC,2005) un processo dicambiamento può prevedere tre fasi.

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FASE COMPITODELCONDUTTORE

COMPITODELCLIENTE

1 Comprendere,esplorare,formulareun’ipotizzazione

Definire

2 Stimolare/motivare/ristrutturare

Aprirsiallepossibilità,definireobiettivi

3 Dareriferimenti,forniresupporti

Agire

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I comportamenti del conduttore

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FASE COMPITODELCONDUTTORE

COMPORTAMENTI

1 Comprendere,esplorare,formulareun’ipotizzazione

SospendereilgiudizioAscoltare,approfondireAccettare

2 Stimolare/motivare/riformulare

AttivarerisorseConfrontare,precisareRistrutturarecredenzelimitanti

3 Dareriferimenti,forniresupporti

CrearerisorseVagliareIndirizzare

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I tre tipi di colloquio

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FASE COMPITODELCONDUTTORE

TIPO DICOLLOQUIO

1 Comprendere,formulareun’ipotizzazione

Counseling

2 Stimolare/motivare/ristrutturare

Coaching

3 Dareriferimenti,forniresupporti

Consulenziale/Informativo

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Più sequenze possibili

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La sequenza delle fasi1-2-3 può avvenire in tanti modi: in più incontri,in un solo incontro, più volte in un solo incontro.L’attenta calibrazione del cliente- e le sue verbalizzazioni- consentono di capire se procedere o meno, o se anche riprendere la sequenza daccapo.

In generale è bene che il conduttore non abbia fretta di concluderela sequenza, perché il cliente deve avere tutto il tempo necessarioper integrare i cambiamenti che si susseguono.

Possiamo vedere il Counseling PNL Sistemico come modello integrato delle tre fasi.

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ESEMPI DI Tecniche per la fase di “counseling”

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• Rapport e Guida• Accessi oculari• Ricalco dei predicati• Induzione emotiva non verbale• Linguaggio non direttivo• Metamodello (soprattutto cancellazioni e generalizzazioni)• Linguaggio accrescitivo• Livelli logici• Domande Circolari• Domande di chunking• Metaprogrammi• Domande riflessive

Le tecniche non devono essere percepite come tali dal cliente

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ESEMPI DI Tecniche per la fase di “coaching”

• Metamodello (tutto)• SOM• Ancoraggi• Modello per parti• Posizioni percettive• Linguaggio persuasivo (Milton Model)• Associazione/dissociazione• Stati emotivi• Chunking• Livelli Logici• Strategie VAK• Timeline• Obiettivi ben formulati• Domande circolari

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Le tecniche possono essere percepite come tali dal cliente

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ESEMPI DI Tecniche per la fase di “consulenza”

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Dare informazioni su risorse disponibili nel contesto (caregiving)

Le eventuali tecniche devono essere dichiarate e concordate col cliente

Qual’impiegodelletecnichepuòessereintesocome:• Finalizzatoainstallarenelclienteuna

nuovarisorsainternausandopatterncomelaTimeline,il CambiodiStoria,ilModelloperParti,ilReimprinting,induzioniipnoticheecc.

• FinalizzatoainsegnarealclientefacilistrumentidiprontoimpiegoperaccedereaStatidirisorsa(switchemotivi,ancoraggi,dissociazionivelociecc.)

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Accountability nelLe tre fasi

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FASE CONDUTTORE CLIENTE

1 Processo Statoiniziale,Percorso,StatoFinale

2 ProcessoeStatoFinale StatoIniziale, Percorso

3 Percorso StatoIniziale,StatoFinale

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By Camillo Sperzagni, 2016

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