STRUMENTI MUSICALI MECCANICI DOVE SI TROVAN n …

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STRUMENTI MUSI CALI MECCANI CI: DOVE SI TROVANO? Un censimento degli istituti che li conservano. Valentina Cioffi PREMESSA Per un convegno che ha come oggetto di studio gli strumenti musicali meccanici , tanto belli quanto sconosciuti ai più , mi è sembrato utile realizzare per l’evento un censimento che permetta di individuare quali sono gli enti che conservano queste meraviglie su tutto il territorio italiano. Un’impresa mossa da tale intento avrebbe necessitato innanzitutto di soldi per raggiungere i luoghi ma anche di molto tempo, per questa ragione chiarisco subito che è lontano da questo intervento qualsiasi carattere di esaustività , in quanto la sua reale funzione è quella di prima mappatura e sommaria descrizione . Non potendo recarmi in ogni Istituto italiano a mie spese , ho contattato telefonicamente e tramite e-mail tutti gli enti che ho trovato sul territorio: musei , accademie e teatri , conservatori ed anche privati . Riporto , dunque , notizie inviatemi come risposta dai soggetti conservatori che custodiscono strumenti musicali meccanici e ne restituisco la descrizione , minuziosa o parziale , così come l’ho ricevuta . Qual è stato il risultato? Meglio dire più di uno . 1) Certamente una grandissima sorpresa , infatti sono venuti alla luce enti poco conosciuti , a volte con delle mission conservative davvero bizzarre , oppure Istituti abbastanza famosi dei quali non si sospettava la presenza di strumenti musicali meccanici o macchine parlanti al loro interno, ne riporto alcuni come esempio: il Museo miscellaneo Fermo Galbiati per il quale l’attrattiva più grande è rappresentata dalla sua collezione di fonografi e grammofoni; il museo dedicato alla storia e l’arte medievale di Modena che pur non avendo nulla a che fare con il periodo storico che vede nascere i suddetti strumenti , conserva anche una serinette; i Civici Musei di arte e storia di Brescia che conservano una ricca collezione di carta forata di inni patriottici .

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STRUMENTI MUSICALI MECCANICI: DOVE SI TROVANO?

Un censimento degli istituti che li conservano.

Valentina Cioffi

PR EME SSA

Per un convegno che ha come oggetto di studio gli strumenti musicali meccanici, tanto belli quanto

sconosciuti ai più, mi è sembrato utile realiz zare per l’evento un censimento che permetta di

individuare quali sono gli enti che conservano queste meraviglie su tutto il territorio italiano.

Un’impresa mossa da tale intento avrebbe necessitato innanzitutto di soldi per raggiungere i luoghi

ma anche di molto tempo, per questa ragione chiarisco subito che è lontano da questo intervento

qualsiasi carattere di esaustività , in quanto la sua reale funzione è quella di prima mappatura e

sommaria descrizione . Non potendo recarmi in ogni Istituto italiano a mie spese , ho contattato

telefonicamente e tramite e-mail tutti gli enti che ho trovato sul territorio: musei, accademie e teatri,

conservatori ed anche privati. Riporto, dunque , notizie inviatemi come risposta dai soggetti

conservatori che custodiscono strumenti musicali meccanici e ne restituisco la descrizione ,

minuziosa o parziale , così come l’ho ricevuta .

Qual è stato il risultato? Meglio dire più di uno.

1) C ertamente una grandissima sorpresa , infatti sono venuti alla luce enti poco conosciuti, a

volte con delle “mission conservative” davvero bizzarre , oppure Istituti abbastanza famosi

dei quali non si sospettava la presenza di strumenti musicali meccanici o macchine parlanti

al loro interno, ne riporto alcuni come esempio: il Museo miscellaneo Fermo G albiati per il

quale l’attrattiva più grande è rappresentata dalla sua colle zione di fonografi e grammofoni;

il museo dedicato alla storia e l’arte medievale di Modena che pur non avendo nulla a che

fare con il periodo storico che vede nascere i suddetti strumenti, conserva anche una

serinette; i Civici Musei di arte e storia di Brescia che conservano una ricca colle zione di

carta forata di inni patriottici.

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2) Panoramica generale italiana che si presenta senza dubbio a macchia di Leopardo. Gli

istituti italiani che , sino ad oggi, conservano questi particolari strumenti si concentrano per

gran parte nel nord Italia , soprattutto in Emilia Romagna ed in Lombardia , seguono poi il

La zio e le rimanenti regioni. Alcune regioni quali la Sicilia , la Toscana , l’Umbria , il Molise , la

Basilicata , il Friuli Venezia Giulia , la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige , non hanno

fornito in questa prima indagine responsi positivi e confortanti, ma non si può ancora

affermare che in queste regioni non vi sia alcuna struttura che conservi strumenti

meccanici.

Possiamo affermare con certe zza che c’è stata un’emigra zione di buona parte dei nostri

strumenti meccanici verso paesi certamente più sensibili al loro fascino ed alla cultura

musicale , non a caso ormai fanno parte di musei tedeschi, americani e giapponesi. Le ragioni

della maggiore concentra zione di questi strumenti nelle regioni del nord Italia , piuttosto che al

sud, deve essere probabilmente ricercata nelle vicende storiche e nelle conseguenze

determinate dall’Unità d’Italia . La grande diffusione degli strumenti meccanici coincise con lo

sviluppo industriale e con la loro produzione in serie soprattutto al sud . Il Regno delle Due

Sicilie non solo era il regno più esteso, il più ricco e più popolato ma , prima della sua caduta ,

era fra le prime potenze industriali europee (importante fu la fabbrica tessile di S . Leucio, la

fabbrica della porcellana di C apodimonte , mentre la C alabria era la regione più ricca di

industrie). La corte borbonica subito si mostrò interessata a detti strumenti tanto era sensibile

alla musica ed alle sue innovazioni, ciò è dimostrato dalla volontà del Re di costruire un fastoso

teatro, ovvero il San C arlo. Evidentemente con l’a zione Unificatrice , ed il conseguente

depauperamento del sud, il meridione visse anni di speranze disattese che portarono larga

parte della popola zione ad emigrare , a lasciare ed abbandonare il presente nella loro terra per

proiettarsi in un futuro sperato migliore altrove . Inoltre fenomeni come il brigantaggio, acuitosi

con l’occupazione sabauda , con lo stato d’allarme e violenza , fece sì che la necessità di

sopravvivere vinse sul trovar diletto, tanto che gli strumenti musicali meccanici finirono per

sperdersi come le genti sopravvissute di quelle terre . In queste condizioni anche alcuni

cantastorie meridionali, non potendo esercitare vantaggiosamente la loro attività nelle loro terre

affamate , con i loro strumenti migrarono al nord, mentre rimasero, soprattutto in C ampania ed

in Sicilia , dei cantastorie girovaghi di origine rom e sinti, detti napulengre o camminanti, che

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vagavano accompagnati da pianole meccaniche vivendo di offerte di un pubblico che sempre

meno allungava il braccio per porre qualche soldino o pezzo di pane nel loro cappello.

3) Aggiornamento sulla sorte di alcune collezioni molto importanti, ad esempio la dolorosa

notizia sullo stato dell’arte della colle zione più grande ed importante di pianini di Marino

Marini, infatti, dopo la sua acquisizione da parte della C ARISBO , ancora non viene esposta

al pubblico per mancanza di spazi.

4) Elenco sintetico distribuito al pubblico a scopo conoscitivo.

Il censimento, presentato in Power Point, fornisce per ogni istituto la descrizione della

colle zione musicale meccanica o solo di pochi esemplari; ma sembrava anche doveroso fornire

al pubblico un elenco degli enti interessati, sia per sanare la volatilità della memoria , sia per

recarsi di persona nelle sedi citate . Per questa ragione ho raccolto in un elenco tutti gli Istituti,

con una sintetica descrizione degli strumenti conservati, corredato dall’indiriz zo, i recapiti, gli

orari di apertura ed il sito web.

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ISTITUTI DIVISI PER REGIONI

LOMBARDIA

MUS E O D O NIZ E TTIAN O - Bergamo

Conserva in deposito due piani meccanici a cilindro dentato:

- uno realiz zato dalla ditta Pozzi di Treviglio e montato su carretto a ruote , dotato di due rulli con

dieci pe zzi musicali ciascuno;

- uno realiz zato dalla ditta F .lli Ratti di Erba , dotato di un rullo con dieci pe zzi musicali.

Entrambi erano in uso per spettacoli di strada nella prima metà del Novecento.

Recentemente l'Archivio etnografico della Regione Lombardia ha effettuato una registra zione dei

brani musicali ed ha elaborato schede dettagliate con immagini.

Indirizzo: Via Arena , 9 - B E RG AMO

Conserva anche:

Collezione cimeli della baronessa Rota Basoni Scotti e testimonianze della vita privata ed artistica di

Donizetti.

Orari d’apertura: Inverno: dal mar. al ven. 09.30 – 13.00

Estate: dal mar. al ven.09.30 – 13.00/ 14.00 – 17.00

Tutto l’anno: il sab. 09.30 – 13.00/ 14.00 – 17.00

Contatti:

Tel. 035 / 247116

www.fondazione .bergamoestoria .it

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MUS E O MIS C ELLAN E O F E RMO G ALBIATI – Brugherio (Milano)

Il museo fu inaugurato nel 1950 ed è , appunto, un museo miscellaneo nel quale si trovano animali

imbalsamati accanto a manichini automatiz zati che suonano antiche fisarmoniche , vecchi e

ricercati modelli di biciclette vicino a trecento organetti a manovella , grammofoni, fonografi, un

piano melodico Racca , trenta piani a cilindro e circa quindicimila dischi a 78 giri.

Indirizzo:

Via G . Mameli, 15 - BRUG H E RIO (MI)

Conserva anche:

Collezione miscellanea .

Orari d’apertura: SU PR E N OTAZIO N E

(ingresso libero)

Contatti: Tel. 039 / 870124

MUS E O DE GLI STRUME NTI MUSICALI, C AST ELLO S F O RZE S C O – Milano

Conserva:

-una serinette ( descritta nel catalogo del museo a cura di Andrea Gatti "Museo degli Strumenti

Musicali" , E lecta 1998);

- un mobile "giradischi" a pettine metallico verticale , della ditta Sirion, fornito di alcuni dischi

metallici traforati. Con l'inserimento di un gettone , sbloccando il meccanismo a molla , si mette in

funzione l'apparecchio ancora funzionante;

-24 rulli (di cartoncino) che sono pervenuti senza lo strumento meccanico sul quale dovevano

essere montati.

Indirizzo: Piazza C astello, 3 - MILANO

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Conserva anche:

Collezione di strumenti musicali dal XVI sec. sino al Novecento.

Orari d’apertura: Dal mar. alla dom. 9.00 - 17.30

Contatti:

Tel. 02 / 88463703

www.milanocastello.it

MUS E O DELLA MUSIC A “Q UATTR O TO RRI”- Travagliato (Brescia)

La collezione del signor Adolfo Staffoni, costituita in quarant’anni di colle zionismo, è stata

acquistata dal Comune di Travagliato nel 2002.

Il museo conserva:

-carillons;

-pianoforti meccanici a schede di cartone;

-organetto G avioli;

-piani a cilindro;

-automati (ballerina che suona il tamburello e scimmietta che suona il violino);

-orchestrion;

-grammofoni;

-fonografi;

-147 scatoline di puntine di grammofono di varie marche .

Indirizzo:

Piazzale Ospedale TRAVAGLIAT O (MI)

Conserva:

Ampia collezione di strumenti musicali meccanici, fonografi e grammofoni.

Orari d’apertura:

Mar. 09.00 - 11.00

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Ven. 15.00 – 17.00

(gradita prenotazione , ingresso libero)

Contatti:

C ell. 333 / 4786887

MUS E O C HITARRISTIC O D ELLA LIUT E RIA BR E S CIANA- Brescia

Conserva alcuni esemplari musicali meccanici.

F A C OLTA’ DI MUSIC OLO GIA – Cremona (Università di Pavia)

La F acoltà conserva un organo meccanico costruito nel 1833 da Gaetano Aveta ed un ampia

raccolta di rulli interamente catalogati.

Da segnalare anche i CIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA MEDIEVALE di Brescia che conservano

una ricca collezione di spartiti su carta forata di inni patriottici.

FRIULI VENEZIA GIULIA

CIVIC O MUS E O T EATRALE “C ARLO S C HMILD”- Trieste

Il museo è stato fondato nel 1924 da Carlo Schmidl, è visitabile dal 2006 nella nuova sede di

Pala zzo Gopcevich. Il Civico Museo Teatrale offre testimonianze della vita del teatro e della

musica a Trieste dal Settecento ai giorni nostri. Oltre a custodire l’archivio personale di Giorgio

Strehler il museo conserva un’importante se zione di strumenti musicali maggiormente provenienti

dalla colle zione Minardi datati tra il 1883 ed il 1925:

-pianola a dita meccaniche;

-piani a cilindro;

-autopiano;

-piano melodico;

-organetti a cilindro e a nastri di cartone;

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-scatole sonore;

-manopan;

-ariston a disci in cartone;

-herophone con dischi in cartone;

-grammofoni.

Vi sono anche molti spartiti di carta forata di polke , mazurke , “Il trovatore” di Verdi e la “C armen” di

Bizet, provenienti dalla colle zione Buonincontro. Dalla collezione Minardi provengono gli spartiti del

“Mefistofele” di Boito, “Lucia di Lammermoor” di Donizetti, “Marcia Turca” di Mozart, il “Boccaccio”

di Suppé ed una Sinfonia di autore ignoto.

Indirizzo:

Via Rossini, 4 - TRIE ST E

Conserva anche:

Documenta la vita musicale del Teatro e della musica a Trieste dal ‘700 sino ai nostri giorni.

Orari d’apertura:

Sala espositiva: dal mar. al ven. 09.00 – 13.00

Contatti: Tel. 040 / 6754072

www.museoschmidl.it

LIGURIA

MUS E O DELLA CANZ O N E- Vallecrosia (Imperia)

Il museo fu fondato da Erio Tripodi ed inaugurato nel 1987 alla presenza di Luciano Pavarotti che

ne fu anche il presidente onorario.

Conserva l’archivio del F estival della C anzone italiana , ma la particolarità di questo museo è

l’esposizione di grammofoni, scatole musicali, organetti di barberia , piani meccanici, carillons,

dischi quadrati e rotondi, spartiti di cartone perforato, in antiche carrozze ferroviarie .

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Indirizzo:

Via Roma , 108 - VALLE C R O SIA (IM)

Conserva anche:

Strumenti musicali, dischi, spartiti, museo del F estival della C anzone Italiana e numerosi strumenti musicali

meccanici.

Orari d’apertura: SU PR E N OTAZIO N E

Contatti: Tel. 0184 / 291000

www.museodellacanzone .it

EMILIA ROMAGNA

MUS E O DE GLI O RSANTI- Parma

Il museo raccoglie la storia degli Orsanti, ovvero, della popola zione dell' Appennino settentrionale

che , presumibilmente , già nel XVIII secolo, fu costretta per sopravvivere a divenire girovaga . Per

secoli emigrarono in paesi lontani dedicandosi all’accattonaggio, al commercio ambulante , ai lavori

campestri e forestali, alla filatura , agli spettacoli di strada con animali - appunto per questo detti

Orsanti e Scimmmiari, a seconda degli animali presenti nelle esibizioni – accompagnati sempre

dalla musica e strumenti a manovella . Il museo conserva pochi esemplari di strumenti musicali

meccanici usati perlopiù durante le loro esibizioni.

Indirizzo:

Via Marco Rossi Sidoli, 6 - C OMPIANO (PR)

Conserva anche:

Collezione degli Orsanti.

Orari d’apertura: Da mag. a giu. e da set. ad ott. solo la domenica .

Luglio: dal mar. alla dom. 16.00 – 19.00

Agosto: dal mar. alla dom.16.00 – 19.00/ 21.00 – 24.00

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Contatti:

Tel. 0525 / 825513

www.museogliorsanti.it

MUS E O DE GLI STRUME NTI MUSICALI- Sestola (Modena)

Il Museo degli strumenti musicali meccanici è stato inaugurato nel luglio 1995, gli strumenti

musicali conservati provengono dalla colle zione di Eduard Thoenes.

Conserva organi meccanici, organi da fiera , organi di Barberia , piani a cilindro, autopiani,

orchestrion, scatole musicali, carillons, automati, radio, grammofoni e fonografi, automi di ballerine

e bambole che danzano al suono dei carillons; orologi ed un'ampia rulloteca e una raccolta di arti

grafiche di ispira zione prettamente musicale .

Indirizzo: Piazza Passerini, 18 - S E ST OLA (MO)

Conserva anche:

Strumenti musicali.

Orari d’apertura:

Tutto l’anno la dom.(gradita prenotazione):10.00 – 12.00/ 15.00 – 19.00

Estate: dal lun. al sab.10.00 – 12.00/ 16.00 – 19.00

Contatti: Tel. 0536 / 62324

www.museimodenesi.it

MUS E O CIVIC O DI ST O RIA E D ART E ME DIEVALE- Modena

Il museo conserva solamente una sirenette . Lo strumento veniva utiliz zato dalle ragazze del

tempo per insegnare il canto ai canarini.

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Indirizzo: Largo Porta S. Agostino 337 - 41121 Modena

Conserva anche: Reperti archeologici emersi dallo scavo delle "terramare" ma il museo, sorto con l'intento di "accogliere e conservare tutto quanto interessi l'intera popolazione", allarga i propri orizzonti formando una collezione di storia naturale e una di tipo "industriale", con l’aggiunta di raccolte artistiche e donazioni dell'aristocrazia cittadina.

Orari d’apertura: martedì a venerdì: ore 9 - 12 (con possibilità di apertura pomeridiana per gruppi di min. 20 persone su prenotazione); sabato, domenica e festivi: ore 10 - 13 e 15 - 18 (dal 1 ottobre al 31 maggio); 16 - 19 (dal 1 giugno al 30 settembre); chiuso i lunedì non festivi e le mattine del 25 dicembre e 1 gennaio

Contatti:

Tel. 059 / 2033100

http://www.comune .modena .it/museoarte

MUS E O D ELLA C OMUNIC AZIO N E E D EL MULTIME DIALE “MILLE V O CI..MILLE SU O NI” -

Bologna

Il museo è stato dichiarato patrimonio Unesco della cultura , raccoglie circa 1.300 macchine

parlanti e musicali (anche del Settecento ed Ottocento), un’altra se zione è dedicata alla storia

musicale dalla fonografia e al computer. La parte dedicata alle macchine musicali meccaniche del

’700- ’800 raccoglie orchestrion, organi a cilindro, carillon, automi anche di piccolissime

dimensioni, pianole , organetti di barberia ,grammofoni a manovella , grammofoni a tromba e

valigetta , teatrino delle marionette con grammofoni giocattolo, piano melodico ed infine un grande

orchestrin che raggiunge i 2,5 metri d’alte zza .

Indirizzo:

Via Col di Lana , 7-N

B OLO G NA

Conserva anche: Una sezione che ripercorre la storia della musica napoletana ed italiana , ampia collezione radio-video-audio

musicale e sezione dedicata agli strumenti musicali meccanici, fonografi e grammofoni.

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Orari d’apertura: SU PR E N OTAZIO N E

Contatti: Tel. 051 / 6491008

www.museopelagalli.com

MUS E O MARIN O MARINI – Ravenna

Attualmente il museo è chiuso.

Venne inaugurato nel 1972 e rimase aperto al pubblico sino al 1999, ad oggi è proprietà della

C ARISBO di Bologna che sta cercando un luogo adatto affinché la colle zione possa essere

adeguatamente sistemata al fine di esporla al pubblico.

Lo scultore Marino Marini raccolse negli anni decine di esemplari di piani a cilindro; varie serinette;

organi da fiera; orchestrino di lusso (Piano orchestrino Regina) ; molti rulli cartacei; dischi in

metallo; automi del Settecento fino ai fonografi; i grammofoni; recenti “organi” automatici usati e

prodotti ancora oggi.

MUS E O DI VILLA SILVIA – Cesena

Il museo di Villa Silvia raccoglie la più grande colle zione in Italia di strumenti musicali meccanici.

Non a caso il museo è la sede dell’AMMI (Associazione Italiana Musica Meccanica).

Il museo conserva l’intera colle zione di Giovanni Racca , unico costruttore del piano melodico e

l’intera fabbrica e la colle zione di Giovanni Barbieri, inventore dell’organetto di Barberia .

Conserva inoltre: scatole meccaniche musicali; orchestrion; concert orchestrion (grandi

dimensioni); un’imita zione dell’organo idraulico progettato da Leonardo Da Vinci; organi da casa;

organi da strada; grammofono ed infine l’atlantic orchestrion (con annesso un teatro di marionette ,

ma è una ricostruzione).

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Indirizzo:

Via Lizzano - C E S E NA (F C)

Conserva:

Collezione Racca e collezione Barbieri, le più importanti in Italia .

Orari d’apertura: Sab. 16.00 - 19,00 e Dom.15.00 – 19.00

Contatti: Tel. 0547 / 323425

www.ammi-italia .com

MUS E O DEL DIS C O D’E P O CA -Sogliano

Il museo ripercorre tutta la storia del passaggio dal rullo al disco e conserva qualche esemplare

musicale meccanico.

Indirizzo:

Piazzetta San Girolamo -LO NGIANO (F C)

Conserva anche:

Materiale fonografico dagli esordi sino ad oggi.

Orari d’apertura: Domenica 15.00 – 19.00

Contatti: Tel. 0541 / 948418

www.museodeldiscodepoca .com

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MARCHE

MUS E O INTE RNAZIO NALE DELLA FISARMO NIC A – Castelfidardo

Questo importantissimo museo espone oltre che la vasta colle zione di fisarmoniche (costruite tra il

1840 ed il 1968) ed altri strumenti ad ancia libera , anche organetti a manovella ed un harmoniflute

del 1863.

Indirizzo:

Via Ciriaco Mordini, 1 - CASTELFIDARD O (AN)

Conserva anche:

Ricca collezione di fisarmoniche .

Orari d’apertura: Dal mar. alla dom. e festivi 10.00 – 12.15 / 15.30 – 18.30

Contatti:

Tel. 0717 / 808288

www.comune .castelfidardo.an.it

ABRUZZO

MUS E O E TN O G RA FIC O – Atri (Teramo)

Il museo conserva solamente un piano melodico Racca a quarantotto tasti

Indirizzo: Piazza S . Pietro - ATRI (T E)

Conserva anche:

Collezioni di tema agropastorale , industriale , religioso.

Orari d’apertura: Inverno: dal mar. al sab.13.00 - 10.00. Estate: dal mar. alla dom. 16.30 – 19.30

Contatti:

Tel. 085 / 870481

www.comune .atri.te.it

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LAZIO

A C C AD EMIA FILARMO NICA R OMANA – Roma

L’Accademia conserva un piano melodico Racca donato dalla famiglia Angelucci, vi sono vari

spartiti di carta forata di Verdi (Il trovatore , Un ballo in maschera , Ernani), di Bellini (La

sonnambula), di Bizet (C armen), di Rossini e varie polke , walzer e mazurke .

MUS E O NAZIO NALE D E GLI STRUME NTI MUSIC ALI – Roma

Esemplari meccanici come gli strumenti giocattolo, a ciondolo, a tabacchiera , a cassetta ed un

herophone , che necessita un restauro, contenente la marcia di G aribaldi.

Indirizzo:

Piazza Santa Croce in G erusalemme , 9/a - R OMA

Conserva:

Strumenti musicali di tutte le epoche e del mondo.

Orari d’apertura:

Dal mar. alla dom. 08.30 - 19,30

Contatti:

Tel. 06 / 7014796

www.museostrumentimusicali.it

A C C AD EMIA NAZIO NALE DI SANTA C E CILIA \ MUSA – Roma

L’Accademia conserva un pianino a cilindro Vosgien e a rulli di inizio Ottocento; un pregiato

C ecilian Piano F errand di inizio Novecento con rulli di opere di Verdi (La traviata , Rigoletto, Aida),

Rossini (Semiramide , William Tell), C atalani (Lorely, La Wally) e Bellini (La Norma , La

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Sonnambula) ed infine rulli di inni patriottici di Oliviero (Inno di G aribaldi) e Novaro (C anti patriottici

italiani) di Arona (C anzonetta – marcia patriottica) e di Gabetti (Marcia reale di ordinanza) della

F .I.R .S .T . (F abbrica Italiana Rulli Sonori Traforati) di Cremona .

Indirizzo:

Auditorium Parco della Musica , Viale de Coubertin - ROMA

Conserva:

Strumenti musicali di tutte le epoche e del mondo.

Orari d’apertura: Chiuso il mercoledì.

Aperto tutti gli altri giorni

11.00 – 18.00

Contatti: Tel. 06 / 80242382

www.santacecilia .it

ISTITUT O C E NTRALE B E NI S O NO RI E D AUDIOVISIVI (ICBSA) – Roma

L’Istituto è subentrato alla Discoteca di Stato e possiede una ricca colle zione di fonografi e

grammofoni partendo dalla donazione originaria dei fratelli Loreto di Napoli, avvenuta negli anni

Trenta , sino alla colle zione di Giuseppe Buonincontro acquisita nel 2003. L’istituto conserva anche

fonografi Edison Standard Phonograph, fonografi Pathé dei primi anni del Novecento, dei cilindri

contenenti una benedizione pronunciata da Leone XIII nel 1903. Infine: i primi registratori a nastro,

i dittafoni a rullo ed un raro incisore meccanico per matrici. La colle zione non è attualmente

esposta perché gli spazi non sono sufficienti per accoglierla ma gli strumenti sono stati tutti

fotografati e descritti.

Indirizzo:

Via Michelangelo C aetani, 32 – R OMA

Conserva:

Collezione F .lli Loreto e Collezione G . Buonincontro

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Orari d’apertura: Sezione espositiva visitabile su prenotazione (gruppi max 20 persone)

Contatti:

Tel. 06 / 68406923

www.icbsa .it

CAMPANIA

R E G GIA DI CASE RTA – Caserta

Due organi automatici viennesi di straordinaria musicalità costruiti dal viennese Beyer, di cui uno

restaurato di recente del 1820. Complessivamente la Reggia conserva 89 cilindri di musiche

ovvero è la più grande colle zione esistente di cilindri. Un altro organo si trovava anche nella

residenza a Capodimonte .

PUGLIA

MUS E O DE GLI STRUME NTI MUSICALI – Montemesola (Taranto)

Il museo altro non è che la colle zione del dott. Francesco Spada , costituita da circa settecento

pezzi suddivisi in quattordici famiglie , che vanno dalla metà del XVIII secolo al primo Novecento.

Tutti gli strumenti sono stati catalogati, raggruppandoli per ambiti omogenei, utiliz zando i millimetri

per le dimensioni, le note nella terminologia italiana e il segno / per indicare il rigo successivo per

le scritte dei marchi, il riferimento alla provenienza dello strumento in modo da poter risalire ai

precedenti proprietari e certificarne la liceità dell’acquisizione , ed infine è riportata una stima del

valore dello strumento.

Conserva un’intona (cassetta musicale a manovella , funziona con dischi metallici forati in senso

negativo); un melo phon; un organo positivo processionario napoletano; piani a cilindro; il

fonografo Edison e relativi rulli di cera; grammofono Pathè; una serinette; gem roller organo

(organo meccanico a cilindro chiodato di origine americana); rolmonica (sorta di armonica a bocca

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che suona con un rullo di carta forata costruita negli Stati Uniti); playsax (piccolo sax che suona

tramite rulli di carta forata a zionati da una manovella).

Indirizzo:

Via Donizetti, 6 - MO NT EME SOLA (TR)

Conserva anche:

Estesa collezione di strumenti musicali.

Orari d’apertura:

SU PR E N OTAZIO N E

Contatti: Tel. 099 / 5664581

www.collezionespada .it

CALABRIA

MUS E O DELLO STRUME NT O MUSIC ALE- Reggio Calabria

Le notizie sul museo sono molto vaghe (non ho ricevuto risposta né tramite mail né per telefono), è

certo solo che vi sono pochissimi esemplari musicali meccanici.

Indirizzo: Viale D . G enoese Zerbi (pineta) - R E G GIO C ALABRIA

Conserva: Ampia collezione di strumenti musicali, compresi strumenti musicali meccanici.

Orari d’apertura:

Dal lun. alla dom. 10.00 - 12.00

Contatti: Tel. 0965 / 893233

www.mustrumu.it

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SARDEGNA

C ASA-MUSE O DI GIUS E PP E G ARIBALDI – La Maddalena

L’istituto conserva l'organetto a manovella "Ariston" , detto di "Barberia”; il fonografo Pathé 30 con

motore a molla acquistato a Livorno da Garibaldi, sono presenti anche brani tratti dai Puritani e la

Marsigliese .

Due pianoforti verticali, il primo reca scritto " Exsposition Universal 1855" , mentre il secondo è del

1854 ed infine la pianola " G . Mola " , acquistata intorno al 1860 a Torino, recentemente restaurata .

Indirizzo: CAPR E RA

(Isola di La Maddalena)

Conserva: I cimeli ed alcuni strumenti musicali meccanici di G aribaldi.

Orari d’apertura:

Dal mar. alla dom. 09.00 – 20.00

Contatti:

Tel. 0789.727162

www.compendiogaribaldino.it

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IL CANTASTORIE TRA MANOVELLE E FOGLI VOLANTI

Come raccontare dell’Italia e degli italiani

Valentina Cioffi

Quando si parla degli strumenti musicali meccanici e quindi di organetti di Barberia , di organi

G avioli, di piani a cilindro ecc.., il comune sentire è naturalmente portato ad immaginare spazi

aperti con atmosfera di festa: la fiera . Il cantastorie era certamente il protagonista dello scenario

appena citato ed atteso al tempo, ma rappresentava anche l’esatto anello di congiunzione tra i due

temi che hanno ispirato questo convegno: gli strumenti meccanici ed i repertori risorgimentali.

L’esibizione del cantastorie era una finestra sul mondo, un giornale parlante ed emozionante , un

ponte tra la quotidianità e la realtà del tempo, impreziosito dalla musica dello strumento

meccanico. Musica democratica dunque , anche per chi non aveva , come i ricchi signori,

l’opportunità ed il privilegio di poter usufruire di un musicista personale , mentre in pia zza con il

cantastorie c’era solo una manovella che girava per tutte le persone appartenenti alle più disparate

classi sociali inventate dagli uomini.

Il cantastorie , così come i colportori, nelle loro esibizioni pubbliche raccontavano fatti di cronaca ,

storie drammatiche o storie d’amore , canzonette satiriche e ballate , sperando nella buona offerta

del pubblico, inoltre vendevano fogli volanti riportanti anche quanto era stato appena udito.

Svolgevano un ruolo di informatori e formatori delle masse popolari, infatti, quando il repertorio si

colorava di attualità politica e storia , esercitavano un’attività di propaganda a favore o contro chi si

desiderava elevare o malfamare .

Le origini dei cantastorie sono antiche , possiamo farli discendere dagli antichi rapsodici greci,

oppure dai medioevali trovatori. Le incisioni di Giovanni Ambrogio Brambilla , risalenti all’incirca alla

fine del XVI secolo, testimoniano la diffusa presenza di saltimbanchi e venditori di lunari

concentrati nella loro attività . L’incisore per quest’ultimi si è divertito a scrivere in basso “per un

baiocco do un lunario nuovo, né per questo nessun guadagno trovo” facendo riferimento alla

grama vita condotta dal venditore di lunari e simili, mentre , nel dipinto di Pietro Oliviero, risalente al

XVIII sec. si raffigura ufficialmente una donna cantastorie , anche se già si avevano notizie di

trobairitz dal medioevo. Non v’è dubbio che il cantastorie di metà Ottocento era inevitabilmente più

consapiente dell’attività che esercitava , dei modi per svolgerla , dei gusti del pubblico, come

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raggiungerli, ed era appunto sfruttando a pieno la stampa , le storie d’attualità e la musica che il

pubblico forniva mance più laute .

Oltre ad allietare le piazze , attraverso la vendita dei fogli volanti il cantastorie riusciva ad “entrare

nelle case” degli italiani: l’acquirente del foglio volante memorizzava la ballata o la canzone o

l’ottava rima , spesso nel ricantarla e ripeterla si scoprivano significati su cui il lettore poteva

cominciare a meditare su quanto imparato ed infine il lettore realiz zava una propria idea , una

coscienza personale , o un’idea che doveva esser uguale per tutti, a seconda del fine a cui si

auspicava .

I fogli volanti venivano venduti già dal XV secolo e da sempre sono stati l’incubo dei censori,

avevano infatti una veloce distribuzione , erano sfuggenti e tanto pericolosi perché alimentati dal

passaparola . La censura puniva severamente le tipografie sorprese a stampare fogli volanti

clandestini e spesso questo controllo non era neanche efficace , soprattutto perché solo a Napoli

erano presenti ben 116 tipografie . Senza dubbio la vendita dei fogli fu incrementata dopo la

Riforma C asati del 1860, infatti questa sanciva l’obbligo delle scuole elementari, ed anche se al

sud rimase pura utopia perché gran parte della popola zione non emigrata era analfabeta ,

soprattutto le donne , al nord negli anni successivi cominciarono ad intravedersi i primi risultati della

Riforma , e questo fu un ulteriore motivo che spinse i cantastorie meridionali a trasferirsi al nord: più

popola zione , più soldi, più lettori.

I fogli volanti erano poco più grandi del nostro formato A4, la parte superiore conteneva il titolo e

l’immagine , la parte inferiore conteneva il testo. Erano scritti solo da un lato, disegnati e colorati,

riportanti spesso storie d’amore , di cronaca , storie d’Italia e d’italiani, cominciarono a divenire una

sempre più sicura fonte di guadagno per il cantastorie . Dagli anni ottanta dell’Ottocento nessun

cantastorie era sprovvisto della ballata di C aserio: Sante C aserio era un anarchico italiano che nel

1984 uccise il presidente della Repubblica francese , Marie François Sadi C arnot, per vendicarsi

della morte di un suo amico anarchico e delle dure misure che il governo d’oltralpe aveva preso nei

confronti degli immigrati.

La storia commosse l’Italia intera e divenne un canto sociale , infatti, proprio sotto questa categoria

è classificata la ballata di C aserio, conservata negli archivi di etnomusicologia dell’Accademia di

Santa C ecilia .

Purtroppo i canti dei cantastorie erano così soggetti a cambiamenti che non fu possibile

memorizzare le melodie , i loro canti mancarono totalmente della caratteristica della

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sedimenta zione , che invece è propria del canto popolare . Accade così che canti diversi di genere e

contenuti venivano cantati con la stessa melodia di una canzone molto conosciuta , perdendo

quella per la quale erano nati.

Il cantastorie con i sui racconti patriottici rinsaldava lo spirito nazionale , dirigeva i sentimenti

collettivi ad una morale comune , diffondendo le interpreta zioni autoriz zate da quelle che non lo

erano, discernendo gli atteggiamenti considerati leciti nei confronti dell’Italia da quelli illeciti. E

probabilmente erano questi i sentimenti che portarono alla nascita rigogliosa di tipografie , spinte

forse dal bisogno evangelico di dover informare , indiriz zare la pubblica opinione , o semplicemente

sfruttare per fini economici l’emozione collettiva .

Ragionamenti introspettivi sul valore del soldato, l’amore per la Patria , l’atto d’amore più grande

come quello di donare la vita per la propria terra , si ritrovano in alcuni fogli volanti. Sono emozioni

e valori spesso riportati nelle canzoni o nelle poesie , così si legge in quella dedicata al Giovine

coscritto “ Su coraggio giovinetto, dell’Italia sei l’onor, già risplende sul tuo petto, la medaglia del

valor..”.

Inoltre i cantastorie vendevano fogli volanti con ballate e canzoni, come quella dedicata al tricolore

da cui si ricavano questi versi “Viva sempre Garibaldi/ che sa farci guadagnare/ sia per terra sia

per mare/ la vittoria è nostra già ./ Se si muore per la patria/ è la morte gloriosa/ ne la rende

dolorosa/ un rimorso di viltà”.

Oppure si decantava l’impresa dei Mille come in questo inno a G aribaldi su foglio volante intitolato

ALL’ARMI ALL’ARMI “Se ancora dall’Alpi tentasser gli spaldi/ Il grido dall’armi darà Garibaldi:/ E

s’arma allo squillo che vien da C aprera/ Dei Mille la schiera – che l’Etna assaltò./ E dietro la rossa

vanguardia dei bravi/ si muovon d’Italia le tende e le navi/ Già ratto sull’orma del fido guerriero/

L’ardente destriero – Vittorio spronò/ Va fuori d’Italia , va fuori chè l’ora/ Va fuori d’Italia , va fuori o

stranier.”

Da una foglio volante scritto in napoletano intitolato “Canzona nova n’copp la munificenza de lu Re

Curazzone”, firmato da Menichiello Potenzano, si riportano alcuni versi colmi di speranza “E biva

dell’Italia/ Lu Re che ‘nce vò bene/ N’cia rotto le catene/ Viva la libertà ./ Pozza stu Re risbrennere/

Chiù chiaro de la luna/ Pecchè l’Italia una/ Vittorio facerrà”.

C acciato un re borbone ed instauratosi un nuovo regno, però, nulla giovò alla popola zione

meridionale che , schiacciata dalle tasse e senza le terre promesse da G aribaldi, cantava contro di

lui “…G aribalde , ch’ è un infame e traditor, nui vulimm o Rre borbone ca rispiett’ ‘a religione”.

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In un altro foglio volante ironico ed allo stesso tempo amareggiante del 1869 - stampato a Firenze

nella stamperia di Adriano Salani, uno dei più grandi editori popolari dell’Ottocento e conosciuto al

tempo dalle guardie per aver stampato libretti plagiati illegalmente - troviamo una lettera che

C avour, dal Paradiso, invia alla maschera fiorentina Stenterello, lamentandosi di come i posteri

abbiano concluso l’Unità d’Italia “Io che ho lasciato l’Italia accomodata in una maniera , che non

v’era di che ridirne , questi F arabutti me l’hanno guastata e ridotta in un modo da far pietà .

Avessero almeno avuto, non dico capacità ma , almeno, un poco di buon senso, a quest’ora ci

scommetto che potrebbe esser una delle prime nazioni al mondo. Invece me l’hanno rovinata ,

infangata , malmenata in fine , in un modo così orrendo che le più volte quando mi affaccio dal

finestrino del Paradiso per guardare in giù, sento venirmi addosso un gran tremito, da digradarne

un paralitico. Birbanti e Canaglia! E questa la maniera che vi ho insegnato io di Far L’Italia?”

Tranne qualche foglio volante clandestino sfuggito ai controlli e stampato da tipografie coraggiose ,

la patria unita aveva principalmente due nemici: il papa Pio IX ed i briganti.

Pio IX era considerato il papa che aveva tradito l’Italia , perchè al principio del suo pontificato aveva

mostrato un liberalismo che non aveva . Spesso diveniva protagonista di storielle satiriche , molto

apprezzate del resto dagli ebrei che , in quegli anni, speravano trepidanti ed indignati la restituzione

del piccolo Mortara “strappato” alla famiglia ebrea d’origine dal Papa . Inoltre Pio IX era inviso ai

non cattolici (ai cattolici fu fatto divieto di partecipare ad a zioni politiche) per aver pubblicato il c.d.

Sillabo, scomunicando tutti i protagonisti del Risorgimento e condannando ciò che venne fatto

dagli uomini dalla Rivoluzione francese sino a quel momento.

I racconti a cui i cantastorie dedicavano gran parte del loro repertorio erano però quelli dei briganti,

certamente i loro preferiti negli anni dell’unifica zione e quelli poco dopo a seguire .

Solitamente quando si parla di brigantaggio subito si pensa alle bande armate nate nel

Mezzoggiorno e formate da ex braccianti e ex militari fedeli al Regno delle due Sicilie per ribellarsi

all’unifica zione/occupazione italiana . Come è ben noto il brigantaggio esisteva anche prima , già dal

medioevo e si manifestava in tutta la sua forza confluendo la miseria comune in rivolte popolari.

Ci ritroviamo storie come quella di Robin Hood ed il suo motto “rubo ai ricchi per dare ai poveri”, o

Ghino di Tacco , definito dallo stesso Boccaccio “brigante gentiluomo”; storie dell’età moderna sui

briganti come l’Abate C esare , ricordato alla maniera dell’eroe delle fasce povere , o la leggenda del

Passatore romagnolo, che se pur dotato di ineguagliabile efferate zza , combatteva le angherie dei

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potenti e ricchi difendendo se stesso e le povere genti con cui divideva il “bottino”, definito per

questo dal Pascoli “Passator cortese”.

Vi fu anche il brigantaggio appoggiato dalla Chiesa , come quello dei sanfedisti, movimento nato

per contrapporsi ai francesi difendendo il regno borbonico. Contestuale alla Repubblica

Napoletana la figura di Frà Diavolo, protagonista dell’iniziale libera zione di Napoli dai francesi,

catturato in seguito dai francesi e da questi impiccato con l’uniforme di brigadiere borbonico. Tutte

le storie di briganti, stampate su fogli volanti e cantate dai cantastorie , presentano la caratteristica

di mito e leggenda in una commistione di eroismo e romanticismo. Il fuorilegge , senza nessun

ossimoro, rappresentava nei racconti la legalità .

Cresceva lo stupore del pubblico ascoltando storie nelle quali questi rei venivano accare zzati dalla

mano divina , quando l’afflato mistico portava il bandito a chiedere perdono al Signore o ai Santi,

cosicchè potesse essere affrancato dai delitti che pur commise . Questo è quanto si legge nella

ballata “La storia avventurosa di Giuseppe Mastrilli che dopo aver commesso molti delitti, morì

pentito e confortato dai sacramenti”:

“Qui la storia di questo sventurato/ Ha termine ed il lavoro mio à finito:/ Molto ei peccò, però del

suo passato/ Al Signore chiese venia , e il cor contrito/ Offerse , ad espiare il suo peccato./ Nel suo

amore dolcissimo e infinito/ Pei peccatori, Iddio buono e pietoso/ Dia a quell’anima povera il

riposo”.

Questo era il brigante pre-unitario, così come venne definito il fuorilegge Angiolillo da Benedetto

Croce “buon brigante” o “brigante umanitario”.

Era un eroe che aveva lasciato la vita civile per rifugiarsi nella “macchia” ovvero nei boschi o sulle

montagne , colpevole di essersi vendicato personalmente – atto comune ai tempi - di ingiustizie

inferte a lui o ad altri incapaci di difendersi.

Il brigante post-unitario, invece , non poteva contare sulla comprensione di nessuno, non gli era

concesso né romanticismo né giustifica zione , era “nemico della Patria e della libertà” tout court.

G eneralmente così vennero apostrofati il brigante Chiavone (Luigi Alonzi) fedele a re

Franceschiello, o il brigante Crocco, su cui pendeva una taglia di 20.000£, che i cantastorie del

tempo, nel descrivere la sua ferocia , puntualmente aggiungevano “te fa tremmà a lu sulo

nommenà”, oppure , “terrore delle province napoletane”. Non poteva essere altrimenti, la censura

era severa ed i cantastorie come “voce del popolo” dovevano descrivere i briganti come bestie

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feroci non come un “esercito” di disperati traditi, non doveva trapelare nessuna ribellione allo Stato,

nessuna rimostranza personale , solo ferocia disumana disinteressata . Dai loro esempi non si

doveva imparare nulla , mentre dai fogli volanti e dalle loro storie si doveva comprendere che

nessun nemico della Patria poteva trovare scampo, nessun sovvertitore dell’ordine stabilito si

sarebbe preso gioco della “giustizia”, la pena capitale per questi crimini era esemplare , dunque

d’esempio, per questo le impiccagioni avvenivano in pubblico lasciando i corpi nudi, appesi per

molte ore in pia zza , il “messaggio” doveva essere di monito a tutti.

Quanto detto si constata nel foglio volante: “STORIA di tutti i misfatti commessi dal famoso ladro

Girolamo Luchini con la dichiarazione della sentenza di morte e sua esecuzione in Bologna. Il tutto

estratto dal suo Processo ed esposto in ottava rima a maggior diletto de' Leggitori”, oppure dal

foglio volante intitolato “La terribile morte del brigante Tiburzi”.

Gramsci scrisse: “Lo Stato italiano è una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia

meridionale e le isole , squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori

salariati tentano di infamare con il marchio di briganti”.

La legge Pica , emanata nel 1863 ed attuata sino al 1865, stabiliva una dura repressione non solo

del brigantaggio, ma di ogni resistenza . Venne contrastata per la sua brutalità da molti politici che

proponevano altre soluzione e proposte ai problemi del sud rimasto inascoltato, eliminando così

definitivamente le cause del brigantaggio ed evitando allo stesso tempo le fosse comuni. I briganti

cominciarono ad essere processati da tribunali militari, veniva fucilato chiunque resistesse

all’arresto, veniva considerato brigante chiunque venisse trovato armato in un gruppo di almeno tre

persone , i vagabondi ed i sospettati erano condannati ad un anno di domicilio coatto, divennero

perseguibili anche i renitenti alla leva ed i loro parenti e venne resa efficace la punizione collettiva

per colpa del singolo. In sostanza , la legge Pica , non faceva alcuna distinzione tra briganti,

assassini, contadini, renitenti, complici veri o presunti. Per questo motivo da vari anni si è creata

una sorta di lega meridionale che sta procedendo e chiede una rivisita zione ufficiale della storia , il

loro desiderio è quello di riscattare i briganti da un una fama spregevole , infatti, gli riconoscono un

valore da cui riscattare tutta la dignità meridionale , perchè protagonisti di una importante

resistenza patriottica .

I cantastorie non erano sprovvisti di repertori di briganti particolari, quali furono alcune importanti

brigantesse come Michelina De Cesare e Filomena Pennacchio e di altre donne coraggiose che

giunsero a divenire il capo di una banda di masnadieri.

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I fogli volanti vennero stampati sino al 1960 , pian piano andarono scemando anche le esibizioni dei

cantastorie nelle pia zze ed alcuni di loro incisero i loro canti su disco. Finì il giro della manovella ,

sposa del foglio volante , finirono le avventure ascoltate in pia zza a bocca aperta , ma il fascino del

cantastorie e dei fogli volanti è ancor vivo e sano come dimostrano i tanti colle zionisti.

Negli anni Settanta fu particolare la scelta artistica e creativa di Arrigo Bugiani, vennero dati alle

stampe dei fogli volanti, piegati ed in più parti stampati, tranne che nel retro, in modo che una

volta spiegato il foglio si avesse di fronte il testo e l’immagine . Vennero chiamati i Libretti di

Mal’Aria , non vendibili, che facevano riferimento, non a caso, ad un programma di poetica molto

vasto.

Termino riportando i versi di un foglio volante intitolato “LO STIVALE D’ITALIA descritto in un

proverbio” di un venditore sordomuto italiano ambulante (con la preghiera di comprare il

documento):

“Cominciam dai piemontesi:/ Ordunque i torinesi/ F an liquori e fan grissini/ Cioccolatini

sopraffini./Di C aluso i vin son cari/ F anno stoffe e gran denari/ I biellesi molto acuti./ Quei di Cuneo

sono astuti/ E non c’è lode che basti/ Per dir ben del vino d’Asti./ Molto mangiai a Milano/ La

busecca e vin nostrano/ Gran risotti e panettoni/ Per dir vero molto buoni/ Lo stracchin di

Gorgonzola/ F a venir secca la gola ./ E di Monza il salsicciotto/ Anche Ippocrate fu ghiotto./

Bergamaschi gran cantanti/ E girovaghi ambulanti./ Quei di Crema linaroli/ Di Soncin mangia

fagioli./ G enerosi e di cuor buono/ i bresciani tutti sono,/ E di Brescia tutti quanti/ Armaroli e gran

mercanti./ Quei dei laghi marmorini/ Molti poi spazzacamini./ A Salò v’ha gran limone ./ Buon degli

Orzi è l’anesone ./ F a mostarda il Cremonese ,/ Buon torrone e li maggese ./ F an buon vino il

mantovano,/ Latte e panna il lodigiano./ Oh, il buon cacio Codognino,/ Pane e vin del Piacentino!/

Di Voghera i peperoni/ Son davvero molto buoni./ Ramolacci da Pavia/ lingue lunghe e tiriam via ./

F an salame i veronesi/ Buono assai .In quei paesi/ Chi non beve alla campagna/ E ’ poi goffo se

sen lagna ./ Dà Vicenza buoni frutti./ Volentier ne beviam tutti/ Nei bicchieri di Murano./ Bei capelli

ha il padovano/ Gran dottori, e pane buono,/ In Venezia ricchi sono./ Bei cavalli i friulani,/ Corridori

e molto strani./ Bella gente de Ravenna ./ Buon birrone di Chiavenna ./ Buone trippe da Treviso,/ E

la gente fa buon viso,/ Ai salami ferraresi,/ Ai zampetti modenesi,/ E alle coppe parmigiane ./ Teste

quadre le reggiane!/ Grassa assai e bella gente/ Ha Bologna certamente ,/ Mortadella ed agnolotti./

Pescator sono i chiozzotti,/ Ma e le pesche di Rovigo?/ Nominiamole , ve digo./ Belle balie ha la

Toscana ,/ Quel biscotto alla pisana!/ Parlan bene quei di Siena ,/ Gran città di torri piena ./ Pur di

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Siena è il pan pepato!/ Ranocchiaj son quei di Prato,/ Polentaj i pistoiesi, / Marinai i genovesi/ E i

giardini di Savona?/ Bella gente quei d’Ancona ./ Mercatanti i fiorentini, mezzi matti li aretini/

Saponati gli empolesi,/ di gran traffico i lucchesi./ Gran miniere Volterrane ./ A Viterbo gran fontane .

/ Non toccare i livornesi/ che ben presto sono accesi./ Da Cesena il moscadello,/ Montefiasco l’ha

pur bello./ Buoni piatti i fa entini,/ Prodi molto i perugini./ Son di Gubbio i panettieri,/ Quei di Terni

gran guerrieri./ Di Foligno gli stringari,/ E di Lecce i valletari./ La cipolle da Marino./ Pannaroli in

C amerino./ F a Loreto divozione ,/ E da Rimini le ocone/ Dà Velletri i cotti vini,/ Saponette i

damaschini/ Bei pala zzi sono in Trani./ Buon confetti i Tivolani./ Roma bella , Roma grande/ D’ogni

intorno il nome spande ./ Essa è antica e sempre nuova ,/ Ogni ben vi si ritrova ./ Monumenti d’ogni

parte/ Di grandezza somma ed arte;/ Ed in essa il Re risiede/ Ed il papa pure ha sede ./ Tiene in

pia zza montanari,/ Fuor di porta i suoi ciucciari./ Gran boccali ha il cingolano,/ Da Sulmona il

zafferano./ Ha buon pesce i tarentini./ Un bel porto i brindisini./ Ci dà C apua i bufalari,/ Ci dà Nola i

campanari./ Quella Napoli gentile/ Ha un aspetto signorile:/ Belle donne , maccheroni,/ Molti aranci

e ..la zzaroni./ C ava cessi, quei Norcini!/ Da Bitonto ed olii e vini./ Altamura le cicogne ./ Benevento

le zampogne ./ S’hanno in Bari buoni vini,/ E in Palermo bei giardini./ I bastardi di Barletta/

Fuoriusciti di Molfetta ./ Vini pur di Terracina ,/ Di Venosa e di Messina ,/ Lussuriosi i catanesi,/ Di

buon cuor però e cortesi./ G aleotti i pozzuolani,/ E da Fondi i cortigiani./ Belle donne le gaetane ,/

Grasse , londe e molto sane ./ Dagli Abruzzi bravosi./ di Nocera sono pomposi./ Caldo a Foggia

anche d’inverno./ Buona pasta fa Salerno./ Dopo questi resto muto/ E ai lettori fò il saluto”.

VIVA L’ITALIA