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ARACNE STRATIGRAFIA PER IL RESTAURO ARCHITETTONICO Il metodo dell’analisi stratigrafica delle superfici murarie per la conoscenza e la conservazione del costruito storico Presentazione di FRANCO TOMASELLI ALESSANDRA ALAGNA

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ARACNE

STRATIGRAFIA PER IL RESTAURO ARCHITETTONICO

Il metodo dell’analisi stratigrafica delle superfici murarieper la conoscenza e la conservazione del costruito storico

Presentazione diFRANCO TOMASELLI

ALESSANDRA ALAGNA

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(06) 93781065

ISBN 978–88–548–1992–4

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Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: agosto 2008

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Indice

Presentazione p. 7Franco Tomaselli

Introduzione p. 9

Capitolo I p. 13ARCHEOLOGIA GLOBALE: PAESAGGI CULTURALI, CITTÀ,ARCHITETTURE1.1 Percorsi di “archeologia globale”1.2 Il paesaggio come palinsesto: lo “statuto dei luoghi”1.3 Archeologia urbana

Capitolo 2 p. 33ARCHEOLOGIA DEL COSTRUITO:TEORIA, METODI, FONTI DIRETTE E INDIRETTE2.1 La conoscenza per la conservazione della materia, testimonianza di arte e di storia2.2 Metodi e strumenti della ricerca per la datazione del costruito storico2.3 Orientamento all’uso delle fonti indirette

Capitolo 3 p. 55IL METODO DELL’ANALISI STRATIGRAFICA PER IL COSTRUITO STORICO3.1 Principi di stratigrafia: dalla geologia, all’archeologia, all’architettura3.2 Il concetto di stratigrafia in geologia3.3 Il concetto di stratigrafia in archeologia3.4 Il concetto di stratigrafia, dall’archeologia agli alzati murari3.5 Il ruolo delle fonti documentarie nell’archeologia del costruito3.6 Le unità stratigrafiche murarie3.7 I gradi di leggibilità stratigrafica dell’organismo architettonico3.8 Codici identificativi utilizzati per l’applicazione del metodo dell’analisi stratigrafica

al costruito storico3.9 Modalità di identificazione e numerazione delle unità stratigrafiche murarie

e degli elementi architettonici3.10 Rapporti stratigrafici diretti e indiretti

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3.11 Il rilievo critico per la graficizzazione dei rapporti stratigrafici3.12 Il diagramma stratigrafico o Matrix di Harris3.13 Simbologia da utilizzarsi per la redazione del diagramma relativo di Harris3.14 La legge di successione stratigrafica3.15 Indicatori cronologici per la datazione del costruito storico3.16 Le tecniche di documentazione per l’archiviazione dei dati derivanti dalla lettura stratigrafica

del costruito storico

Capitolo 4 p. 123INDAGINI DIAGNOSTICHE PER LA CONOSCENZA DELLA STRATIFICAZIONENELL’ARCHITETTURA STORICA4.1 Integrazione delle indagini diagnostiche con la stratigrafia del costruito storico4.2 Il radar verticale4.3 La termografia all’infrarosso4.4 Le prospezioni endoscopiche4.5. La caratterizzazione mineralogico petrografica dei materiali lapidei

Capitolo 5 p. 143ESPERIENZE DI ANALISI STRATIGRAFICA DELLE SUPERFICIE MURARIEPER LA CONOSCENZA DEL MANUFATTO ARCHITETTONICO5.1 L’applicazione del metodo dell’analisi stratigrafica per lo studio del costruito storico5.2 Palazzo Forcella De Seta, Palermo5.3 Villa Alliata Cardillo a Ciaculli, Palermo5.4 Torre del “Milinciana” e Fattoria del Gabriele nell’ex Riserva borbonica di Boccadifalco, Palermo

Capitolo 6 p. 195IL CONTRIBUTO DELLA STRATIGRAFIA AL RESTAURO ARCHITETTONICO6.1 Conservare per conoscere, conoscere per conservare.

Il progetto di restauro come nuova stratificazione distinguibile6.2 Villa Poiana a Poiana Maggiore: stratigrafia e restauro6.3 Palazzo della Ragione a Milano: la conservazione della stratificazione e delle testimonianze materiali6.4 Ingresso al Palazzo comunale di Modena: conoscenza e conservazione6.5 Tempio Duomo nel Rione Terra di Pozzuoli: storia e restauro

Bibliografie p. 213

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«La testimonianza concreta colpisce la fantasia assai più delle memorie edelle tradizioni che hanno bisogno di uno sforzo intellettuale riflesso (...). Iresti materiali e la trattazione scritta costituiscono i fondamenti su cui siricostruisce la storia del passato. Senza le parole della tradizione la storiaè come un paesaggio muto. Ma senza i resti materiali la storia è come un’e-co di cose raccontate e riportate, non viste, per le quali manca il sapore del-l’esperienza diretta. Le memorie si trasmettono di bocca in bocca, di libro inlibro, attraverso le generazioni, soggette a tutte le usure del tempo, a tuttele alterazioni dei narratori; appaiono deformate dalle dimenticanze, daglierrori, dalle aggiunte di fantasia, dalle interpretazioni soggettive dei contem-poranei e dei posteri.Viceversa l’oggetto antico, se giunge fino a noi e perquanto in esso conservato, costituisce una verità certa, intatta: una testimo-nianza allo stato puro».

M. Pallottino, Che cos’è l’archeologia?, Firenze 1963

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Presentazione

La necessità della conservazione del nostro patrimonio storico-artistico deriva dal bisogno di assicura-re la permanenza della materia autentica nella sua complessità in quanto risorsa inesauribile di conoscenza.Una conoscenza globale, a cui non viene posta alcuna censura storiografica o estetica, la quale può derivaresolo da un approccio di tipo “archeologico” nei confronti dei manufatti del passato. Manufatti che oggi pos-siamo indagare attraverso una notevole serie di metodologie non distruttive che, al contrario dello scavoarcheologico, restituiscono il massimo grado di informazioni sul nostro passato senza che ne vengano altera-ti o cancellati i segni del fare e del sapere empirico.

Già nella Carta del Restauro di Venezia del 1964, viene manifestata per la prima volta l’esigenza diffusa disostituire alla “storia” fatta di grandi eventi, di emergenze monumentali il cui valore storico-culturale è dichia-rato e tutelato, una serie di “storie” minori, un mosaico composto da culture materiali e saperi empirici le cuitessere rischiano di perdersi nell’oblio collettivo o a causa di interventi che ne decretano l’inevitabile “sacrifi-cio”. Si tratta di un patrimonio che vediamo scorrere inesorabilmente su un binario secondario della nostrastoria e della cui lenta perdita siamo tutti distrattamente colpevoli, un patrimonio autentico a rischio di cuiogni giorno si perdono frammenti nei quali riconosciamo il valore di testimonianza insostituibile e quindi unica.

L’analisi stratigrafica delle murature è una metodologia di indagine non distruttiva e non invasiva che per-mette la lettura sincronica dei segni delle azioni costruttive, distruttive e trasformative che si sono succedu-te sul manufatto, il quale non si presenta mai nelle condizioni originarie, in quanto esso è il risultato di alme-no tre o quattro cicli di uso e abbandono: momenti non gerarchizzabili, che hanno prodotto stratificazioni dipari dignità e portata epistemologica dal punto di vista dell’archeologia del costruito.

La ricerca archeologica, partendo dal forte legame con la ricerca storica, si avvale oggi anche delle infor-mazioni derivanti da altri studi scientifici (archeometria) in grado di restringere il campo di una datazione odi fornire la spiegazione delle “regole dell’arte” del costruire: saperi di bottega tramandati a voce o con gestisapienti, di generazione in generazione, che hanno prodotto organismi architettonici compiuti, strutture seco-lari in equilibrio armonico, per successiva eliminazione delle possibili alternative.

Se i dati archeologici così ricavati vengono messi a confronto con le vicende politiche, sociali ed econo-miche di un ambito territoriale, allora è davvero possibile rileggere la storia del manufatto architettonico; sto-ria che possiederà un più alto grado di oggettività in quanto appresa direttamente sui “libri di pietra” (Hugo).

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La conoscenza della cultura materiale e la comprensione delle regole dell’arte empirica rappresentanofondamentali punti di partenza per il progetto di conservazione e restauro, così procediamo dalle ragioni dellapermanenza di materia, segni e significati, alle ragioni di un progetto di restauro che non deve assolutamenteprodurre ripristini falsificanti o cancellazioni arbitrarie ma essere in grado di produrre una nuova stratificazio-ne autentica, distinguibile (e magari anche reversibile), che si sedimenti entrando a far parte della materia e del-l’immagine del manufatto storico al fine di restituirgli nuova vita, nel rispetto delle sue vite precedenti.

Il significato e il valore di un testo come questo, consiste appunto nel fornire uno strumento didatticoma soprattutto operativo, il metodo dell’analisi stratigrafica del costruito, laddove la conoscenza non deveintendersi solamente come premessa svincolata dall’operare, ma momento propedeutico alla conservazioneche si realizza nel successivo cantiere di restauro.

Restauro che deve essere guidato dalla volontà di lasciare la possibilità ad altri di esperire le testimonian-ze autentiche del proprio passato, di acquisirne l’eredità materiale e testimoniale, di non perderne la memo-ria a cui è legata la propria identità, ma soprattutto di consentire che questo avvenga all’infinito attraverso unuso anche solo culturale della preesistenza, cosa questa che, nonostante il succedersi delle generazioni, costi-tuisce la prima e la più importante azione conservativa.

Questo volume di Alessandra Alagna, strumento pratico di conoscenza, fornisce allo stesso tempo nume-rosi spunti di riflessione a tutti coloro che si accostano alla disciplina con il desiderio di apprendere le ragio-ni della conservazione: conseguenza della formazione di coscienze sensibili a valori inalienabili e condivisi, chevadano oltre giudizi preconcetti, opponendosi a distruzioni immotivate e ad aberranti rifacimenti in “falso”antico, affinché il restauro ritorni nel solco della tradizione culturale e sia di nuovo frutto di teorie e di cono-scenze scientifiche e tecniche.

Franco Tomaselli

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Introduzione

Obiettivo principale di questo lavoro è quello di essere uno strumento didattico operativo nell’ambitodegli studi e delle analisi preliminari per il progetto di restauro. Strumento che serve per la conoscenza delcostruito storico, monumentale e non, poiché consente l’applicazione di un metodo d’indagine non distrutti-va: l’analisi stratigrafica delle superficie murarie.Analisi che, rispettosa della portata epistemologica insita nellamateria storica, registra e interpreta in maniera oggettiva i segni del fare, del sapere empirico, degli usi e delletrasformazioni che hanno interessato nel tempo il manufatto storico.

Tracce incise sulla materia autentica che sono solo degli indizi di momenti costruttivi e/o distruttivi a cuiè andata incontro la fabbrica architettonica, mai autografa ma non per questo meno soggetta a responsabilitàe attenzioni che si riservano alle emergenze monumentali o alle opere d’arte, la cui presenza ci aiuta a com-prendere e a ritrovare la chiave di lettura per il nostro passato.

Tracce intese come testimonianze materiali che ritroviamo nei paesaggi culturali, nelle città, nell’architet-tura e che significano ancora, sono ancora vive e portatrici di valori sociali, economici, culturali, laddove con-servate come “intero” e non come “totale” (Brandi). Ecco perché nel primo capitolo si guarda al paesaggioantropico e alla città, luoghi densi di segni che lentamente e inesorabilmente, per sopravvivere, si trasforma-no apparentemente in modo caotico, eppure sempre indagabili e comprensibili attraverso i percorsi della“archeologia globale”.

L’analisi stratigrafica del costruito storico è un metodo di recente formazione, poiché i suoi principi,mutuati dall’archeologia, vengono applicati agli alzati murari dell’architettura solo a partire degli anni ‘80 inItalia, ma già le sperimentazioni e le applicazioni effettuate in questi trent’anni offrono un ampio panorama diesperienze a cui si fa riferimento nell’ambito della conoscenza propedeutica al progetto di restauro. Il meto-do dell’analisi stratigrafica, attraverso il riconoscimento del valore e del significato di ogni fase costruttiva, èsicuramente uno dei mezzi più efficaci per sensibilizzare ed educare alla cultura della conservazione delcostruito architettonico, dove nulla è da considerarsi “di sacrificio” ma dove tutto può essere conservatonelle relazioni che instaura con ciò che viene prima e dopo di esso.

Nel secondo capitolo vengono illustrate, attraverso una ricognizione puntuale e sufficientemente esau-stiva, le teorie, i metodi, le fonti dirette e indirette utili all’archeologia del costruito, in modo da sottolinearel’importanza della permanenza della materia autentica, fonte diretta di conoscenza della cultura materiale,

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La permanenza del costruito storico, testimonianza autentica di cultura materiale:la tonnara di San Vito, ieri e oggi (foto L.Vivona).

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Archeologia glogale: paesaggi culturali, città, architetture

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cronologicamente determinata attraverso le analisi archeometriche. Si evidenzia inoltre la necessità di appro-fondire la ricerca archivistica e iconografica come indispensabile completamento della metodologia di indagi-ne sull’architettura storica.

Successivamente, nel terzo capitolo, vengono forniti i principi, gli strumenti operativi e le fasi applicativedel metodo dell’analisi stratigrafica degli alzati murari facendo riferimento alla codificazione del metodomesso a punto dai maestri della disciplina (Edward C. Harris,Tiziano Mannoni, Riccardo Francovich, RobertoParenti, Gian Pietro Brogiolo, Francesco Doglioni, Anna Boato), sintetizzando a fini didattici e mediando leeventuali differenze.

Il quarto capitolo è dedicato alle potenzialità di analisi e di conoscenza offerte dall’interazione tra la stra-tigrafia delle superficie architettoniche e le tecniche di indagini diagnostiche non distruttive (termografia, radarverticale, endoscopia, ultrasuoni). L’interazione tra le diverse metodiche di indagine consente non solo il con-fronto e la verifica dei dati rilevati mediante la lettura stratigrafica, ma diventa un indispensabile strumento ana-litico per superare i limiti di leggibilità stratigrafica che in molti casi il costruito architettonico presenta.

Vengono quindi illustrate, nel quinto capitolo, alcune esperienze di analisi stratigrafica condotte su alcu-ni significativi edifici della città di Palermo, al fine di esemplificare quanto detto nei capitoli precedenti, por-tando un personale contributo al metodo che risulta sempre passibile di adattamenti e nuove elaborazioni.Tali esperienze dimostrano la validità dello strumento conoscitivo della stratigrafia al fine della relazione ditavole tematiche ed elaborati grafici necessari alla comprensione del palinsesto del costruito storico.

Infine vengono illustrati, nel sesto capitolo, alcuni interventi di restauro esemplari in cui le indaginiarcheologiche e archeometriche sono state utilizzate per orientare il progetto di restauro verso la conser-vazione consapevole del palinsesto antico, a cui poi si accostano nuove strutture e impianti funzionali allarestituzione del manufatto storico ad un uso che ne garantisca il mantenimento nel tempo.

Nei restauri presentati il punto di partenza è stato la volontà di non alterare l’autenticità della materia pre-sente, riconosciuta come monumento-documento, senza diminuire la leggibilità stratigrafica ed utilizzando accor-gimenti che fanno sì che l’intervento, che si realizza come espressione della nostra epoca, si ponga come unanuova stratificazione distinguibile e reversibile nel rispetto e nel mantenimento delle stratificazioni precedenti.

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CAPITOLO 1

Archeologia globale: paesaggi culturali, città, architetture

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1.1 Percorsi di “archeologia globale”

La conoscenza dei processi storico/culturali di costruzione e/o distruzione, trasformazione, ricostruzio-ne che hanno dato vita al manufatto oggi esistente è l’obiettivo dell’analisi stratigrafica delle superfici mura-rie. L’analisi stratigrafica del costruito è una delle metodologie d’indagine che concorrono all’analisi prelimi-nare di un edificio storico, ai fini del progetto di conservazione che si pone le finalità, ormai consolidate dapiù di un secolo di riflessioni sui beni culturali e sostenute dalla Carta di Venezia del 1964, della permanenzadella materia autentica come valore da trasmettere alle generazioni future.

Questa metodologia d’indagine appartiene alle categorie di analisi che fanno capo alla “archeologia glo-bale” (Mannoni), i cui metodi conoscitivi vengono ormai applicati a diversi campi di studio, dai paesaggi cul-turali ai siti archeologici, dagli ambiti rurali alle città storiche, dai sistemi produttivi (archeologia industriale)ai sistemi insediativi e così via.

Il metodo dell’analisi stratigrafica è anche noto con il nome di “rilievo critico” (Doglioni), in quanto lesue finalità vanno oltre quelle del rilievo geometrico e sono riassumibili nella ricerca di un metodo sistema-tico e verificabile di conoscenza diretta che consenta la restituzione in forma grafica e la datazione del manu-fatto sulla base dei diversi livelli di informazione che provengono da tutte le fonti materiali ed immateriali inesso contenute: incrociando poi i risultati ottenuti con i vari apporti multidisciplinari (la ricerca storica, il rilie-vo diretto e indiretto, le indagini diagnostiche), si ha la possibilità di rendere l’intervento di conservazionecontemporaneamente consapevole ed efficace. L’analisi stratigrafica infatti si completa ed è supportata dalleinformazioni ricavate dalle fonti bibliografiche, archivistiche ed iconografiche al fine di delineare una storia ilpiù possibile oggettiva del manufatto, sulla base degli indizi e delle prove che oggi siamo in grado di raccoglie-re direttamente su di esso.

Attraverso una corretta e scientifica applicazione del metodo della lettura stratigrafica della muratura in alza-to è possibile colmare alcune lacune spesso fondamentali per comprendere a fondo la vicenda storico costrutti-va di un monumento o di un edificio storico in genere, in quanto documento testimoniale insostituibile.

L’analisi stratigrafica delle superfici murarie mutua i suoi principi dalla stratigrafia archeologica, ma al con-trario di essa, che presuppone un atto distruttivo nei confronti degli strati che indaga al fine della individua-zione e lettura della storia del sito archeologico, l’analisi archeologica del costruito è un’indagine totalmentenon distruttiva, che riconosce ad ogni fase costruttiva dell’edificio pari dignità e valore storico.

Questo tipo d’indagine si rivolge a tutti gli edifici storici non necessariamente monumentali, più o menostratificati, nei cui confronti il progetto di restauro architettonico si pone il problema di come intervenire edi cosa e quanto conservare della materia su cui è scritta la storia del manufatto. L’applicazione del metodoriguarda sostanzialmente gli alzati murari, ma comprende evidentemente tutto l’edificio e quindi anche lestrutture orizzontali, la copertura, le finiture e gli elementi decorativi.

Laddove è mancato questo atteggiamento archeologico nei confronti dell’architettura storica si sonoprodotti esiti troppo spesso negativi, come la perdita dell’identità dei nostri centri storici, ormai diventati

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simulacri di se stessi (vedi gli interventi previsti dai Piani del Colore). Questa indagine che ha come fine laconsoscenza della storia del manufatto letta sulle sue stesse pietre naturali e artificiali, contribuisce alla rea-lizzazione di interventi più consapevolmente conservativi poiché basati su una conoscenza molto più appro-fondita dell’edificio. Infatti, per la sua impostazione tecnico – metodologica, l’analisi stratigrafica muraria è unsupporto indispensabile al restauro, anche se non ne condiziona le scelte in modo meccanico, in quanto silimita a documentare e scrivere criticamente le evidenze fisiche dell’edificio e le sue trasformazioni.Tale docu-mentazione è un corredo fondamentale per le decisioni progettuali che hanno così la possibilità di una mag-giore fondatezza scientifica e culturale.

La convinzione che ogni restauro, anche quello architettonico, debba essere puramente di conservazione enon di ripristino o di sostituzione è un concetto che viene mutuato dall’ambito archeologico gia dalla fine delXIX secolo.Tra i restauratori che si fanno propugnatori di questo concetto ritroviamo Camillo Boito che, a suavolta influenzato dal pensiero rigorista degli archeologi francesi e di Didron e Falloux, afferma che è «meglio con-servare, mantenendo tutte le stratificazioni storiche, che restaurare»1. Per la prima volta, attraverso il riconoscimen-to dell’importanza dell’autenticità della materia storica, quasi sempre pluristratificata, si afferma il concetto cheil restauro non deve creare dei falsi, ingannevoli agli occhi dei profani, nella consapevolezza che sui resti del pas-sato è scritta l’unica vera storia, che va oltre i possibili fraintendimenti storiografici. La materia quindi “hic etnunc” è l’unica fonte di documentazione attendibile per comprendere e ricostruire la nostra storia.

Allora qualsiasi intervento di restauro sul costruito storico che non sia di carattere conservativo, sot-trae alle generazioni future la possibilità di studiare e comprendere i significati e le conoscenze costruttivestratificate sul documento costituito dalla materia autentica e, come affermava Ruskin nella seconda metàdell’Ottocento, si configura come «la più totale distruzione (...) accompagnata dalla falsa descrizione della cosache abbiamo distrutto»2.

La specifica potenzialità della materia autentica e dei suoi segni, di costituire una continua ed inesauribi-le fonte di informazione è quanto sta alla base delle ricerche sulla cultura materiale che indaga anche i mate-riali più modesti: dai manufatti architettonici alle tracce degli interventi antropici che strutturano il territorioe definiscono lo statuto dei luoghi, ai fattori naturali che modellano il paesaggio.

L’esigenza di conoscere le vicende storico culturali e produttive di un territorio, le sue risorse, le sue tra-sformazioni è alla base del concetto di “archeologia globale” sviluppato da Tiziano Mannoni, archeologo cheha dedicato la sua attività allo studio della cultura materiale, studio che procede dal particolare al generale,dalla macro alla microscala e viceversa. Nel suo libro “Caratteri costruttivi dell’edilizia storica” egli propone dueschemi, laddove il primo dimostra come gli ambiti dell’archeologia, dell’urbanistica, degli scavi, dell’architettu-ra, degli indicatori e delle prospezioni, siano tra di loro legati da rapporti biunivoci di interconnessione costi-tuiti dai sistemi di comunicazione, dai caratteri costruttivi dei manufatti e dai segni del paesaggio. L’idea diarcheologia globale elaborata da Tiziano Mannoni comporta l’ampliamento delle conoscenze oggettive: l’ar-cheologo-architetto-stratigrafo dovrà perlustrare il territorio, tutto ciò che su di esso è ancora costruito, isegni sulla sua superficie (ad esempio le tracce degli usi antropici del territorio e delle sue risorse, le cave,gli antichi tracciati viari, le coltivazioni) e registrare tutte le informazioni su opportuni strumenti georeferen-ziati (GIS) quali i sistemi informativi territoriali.Tutto ciò al fine di comprendere appieno la complessità deipaesaggi che vengono ormai considerati palinsesti culturali dove si sovrappongono diversi sistemi di elemen-ti che hanno tutti una loro ragione storica e le cui tracce si sono conservate poiché coerenti e interrelate.